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PDF - Matematica e Applicazioni

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" " o&<br />

peripheria circuli<br />

exponentialis<br />

Leonardo Colzani<br />

LA QUADRAT URA DEL CERCHIO<br />

E DELL 0 IP ERBOLE<br />

3; 1415926535 8979323846<br />

2643383279 5028841971<br />

6939937510 5820974944<br />

5923078164 0628620899<br />

8628034825 3421170679 :::<br />

2; 7182818284 5904523536<br />

0287471352 6624977572<br />

4709369995 9574966967<br />

6277240766 3035354759<br />

4571382178 5251664274 :::<br />

1


Sassi gettati in acqua formano cerchi<br />

che si intersecano lungo iperboli.<br />

”Qual è ’l geometra che tutto s’a¢ ge per misurar lo cerchio, e non ritrova,<br />

pensando, quel principio ond’elli indige,...”<br />

”Il quadrato è il …ne del travagliamento delle super…tie geometriche... Quella<br />

super…tie è sempre quadrabile in se medesima, alla quale si dà quadrato eguale<br />

a lei...”<br />

”Frustra laborant quotquot se calculationibus fatigant pro inventione quadraturae<br />

circuli...”<br />

”Madama, veramente, in questo mondo, conciossia cosa quando fosse che il<br />

quadro non è tondo.”<br />

Ci siamo serviti di queste dotte citazioni dal XXXIII canto del ”Paradiso” di<br />

Dante Alighieri, da Leonardo da Vinci, ”omo sanza lettere”, da Michael Stifel,<br />

ed in…ne dal ”Don Giovanni”di Wolfgang Amadeus Mozart e Lorenzo da Ponte,<br />

per introdurre il problema della retti…cazione e quadratura del cerchio, cioè la<br />

costruzione di un segmento con la stessa lunghezza di una data circonferenza<br />

e di un quadrato con la stessa area di un dato cerchio. Denotiamo con ,<br />

” " " o&”, ”peripheria circuli”, il rapporto tra la lunghezza della circonferenza<br />

ed il diametro di un cerchio, o che è lo stesso, il rapporto tra l’area ed<br />

il quadrato del raggio,<br />

= circonferenza<br />

diametro<br />

= area del cerchio<br />

2<br />

quadrato del raggio :


Albrecht Durer 1554 Leonardo da Vinci<br />

Joanne Keplero<br />

1615<br />

Un cerchio può essere scomposto in triangoli con altezza il raggio<br />

e somma delle basi la circonferenza. L’area è il prodotto del raggio<br />

per metà circonferenza. Il perimetro è proporzionale al raggio, 2 R,<br />

e l’area è proporzionale suo quadrato, R 2 . Il problema è la natura<br />

della costante di proporzionalità .<br />

La quadratura del cerchio è stata uno dei problemi centrali della matematica<br />

per più millenni e ha dato origine ad una vera e propria malattia, il ”morbus<br />

cyclometricus”, che in certe epoche ha assunto dimensioni di epidemia, non ancora<br />

completamente debellata. Anzi, in epoche più recenti è anche comparso<br />

il ”morbus decimalium”, la spasmodica ricerca delle cifre decimali. Anche noi<br />

contagiati, senza alcuna pretesa di rigore …lologico ed in modo un po’disordinato,<br />

vogliamo presentare qualche notizia sulla storia, sul calcolo numerico, ed<br />

altre curiosità su questo numero e, già che ci siamo, anche sul suo fratello<br />

naturale, il numero e, ”exponentialis”. Non sappiamo dare referenze precise per<br />

tutto quanto segue, anzi forse qualcosa lo abbiamo frainteso o ce lo siamo pure<br />

inventato. Comunque, l’indice della nostra esposizione è il seguente:<br />

0- Cronologia di .<br />

1- Quadratura di cerchio e iperbole. Babilonesi, egizi, ebrei. <strong>Matematica</strong><br />

greca. <strong>Matematica</strong> in Asia. Ultimi seguaci di Archimede. Logaritmi. Nascita<br />

3


del calcolo. Analisi. Costruzioni con riga e compasso. Numeri algebrici e<br />

trascendenti. Equiscomponibilità e decomposizioni paradossali. Morbo decimale.<br />

Morbo ciclometrico.<br />

2- Metodo di esaustione.<br />

3- Tavole di corde e logaritmi.<br />

4- Prodotti in…niti.<br />

5- Serie di logaritmi e arco tangenti.<br />

6- Serie dei reciproci di potenze.<br />

7- Frazioni continue.<br />

8- Metodi Montecarlo.<br />

9- Problema del cerchio.<br />

10- Lemniscata e medie aritmetico geometriche.<br />

11- Catenaria e problema isoperimetrico.<br />

12- Cicloide.<br />

13- Numeri razionali, algebrici, trascendenti.<br />

14- Riga, compasso, origami.<br />

15- Lunule.<br />

16- De…nizione astratta di .<br />

Il capitolo zero è una tabella con vari valori numerici attribuiti a . Il primo<br />

capitolo copre circa quattromila anni di storia ed è piuttosto discorsivo, gli altri<br />

sono brevi ma un poco più tecnici. In ogni caso, ogni capitolo è indipendente<br />

dagli altri.<br />

4


Lunule nel Codice Atlantico di Leonardo da Vinci<br />

5


CRONOLOGIA<br />

= 3; 1415926535:::<br />

2000 a.C. Babilonesi 3 + 1=8 = 3; 125<br />

2000 a.C. Egizi (16=9) 2 = 3; 160:::<br />

1200 a.C. Cinesi 3<br />

550 a.C.<br />

380 a.C.<br />

Ebrei<br />

Platone<br />

p p<br />

3<br />

2 + 3 = 3; 146:::<br />

250 a.C. Archimede 3 + 10=71 < < 3 + 1=7 = 3; 142:::<br />

150 d.C.<br />

250<br />

Tolomeo<br />

Chung Hing<br />

377=120<br />

p<br />

= 3; 1416:::<br />

10 = 3; 162:::<br />

250 Wang Fau 142=45 = 3; 155:::<br />

263 Liu Hui 3927=1250 = 3; 1416<br />

480 Zu Chongzhi 3; 1415926 < < 3; 1415927<br />

499<br />

640<br />

Aryabhata<br />

Brahmagupta<br />

62832=20000<br />

p<br />

= 3; 1416<br />

10 = 3; 162:::<br />

800 Al Khowarizmi 3; 1416<br />

1220 Leonardo Pisano 864=275 = 3; 1418:::<br />

1429<br />

1464<br />

Al Kashi<br />

Nicola da Cusa<br />

16 decimali<br />

(3=4) p 3 + p 6 = 3; 13:::<br />

1573 V. Otho 355=113 = 3; 1415929:::<br />

1583 S. Duchesne (39=22) 2 = 3; 142:::<br />

1593 F. Viete 9 decimali<br />

1593 A. van Rooman 15 decimali<br />

1609 L. van Ceulen 35 decimali<br />

1630 Grienberger 39 decimali<br />

1674 Seki 10 decimali<br />

1723 Takebe 41 decimali<br />

1730 Kamata 25 decimali<br />

1739 Matsunaga 50 decimali<br />

6


= 3; 1415926535:::<br />

1665 I. Newton 16 decimali<br />

1699 A. Sharp 71 decimali<br />

1706 J. Machin 100 decimali<br />

1719 F. de Lagny 127 decimali (112 corretti)<br />

1794 G. von Vega 140 decimali<br />

1824 W. Ruthenford 208 decimali (152 corretti)<br />

1844 M.Z. Dase 200 decimali<br />

1847 T. Clausen 248 decimali<br />

1853 W. Lehmann 261 decimali<br />

1853 W. Ruthenford 440 decimali<br />

1874 W. Shanks 707 decimali (527 corretti)<br />

1947 D.S. Ferguson & J.W. Wrench 808 decimali<br />

1949 L.B. Smith & J.W. Wrench 1120 decimali<br />

1949 G.W. Reitwiesner (ENIAC) 2037 decimali<br />

1958 F. Genuys (IBM) 10020 decimali<br />

1961 D. Shanks & J.W. Wrench (IBM) 100265 decimali<br />

1973 J. Guilloud & M. Bouyer (CDC7600) Un milione di decimali<br />

1989 D. Chudnovsky & G. Chudnovsky Un miliardo di decimali<br />

2002 Y. Kanada (Hitachi). Mille miliardi di decimali<br />

e = 2; 7182818284:::<br />

1714 R. Cotes 12 decimali<br />

1739 L. Eulero 23 decimali<br />

1794 G. von Vega 42 decimali<br />

1854 W. Shanks 205 decimali (187 corretti)<br />

1926 D.H. Lehmer 707 decimali<br />

1949 J. von Neumann (ENIAC) 2010 decimali<br />

1994 R. Nemiro¤ and J. Bonnell Un milione di decimali<br />

2010 S. Kondo & A.J. Yee Un miliardo di decimali<br />

7


QUADRAT URA<br />

DI CERCHIO<br />

E IP ERBOLE<br />

Il titolo 3,1415926535... è lungo perché è lunga la storia da raccontare e poi<br />

la quadratura del cerchio risulta così strettamente connessa alla storia di tutta<br />

la matematica che ad ogni passo si cade nella tentazione di qualche digressione.<br />

Non tutti i numeri sono nati uguali, e questo vale in particolar modo per e<br />

per e. Entrambi sembrano essere dei …gli di nessuno e non sappiamo darne una<br />

precisa data di nascita, il secondo può essere stato concepito con il problema<br />

dell’interesse composto ed è venuto alla luce solo dopo la comparsa dei logaritmi,<br />

il primo deve essere vecchio quanto il cerchio ed anche il luogo di nascita è<br />

sconosciuto.<br />

8


Ossi di babbuino,<br />

Lembobo,<br />

35000 a.C.<br />

Ossi di babbuino,<br />

Ishango, 20000 a.C.<br />

PREISTORIA:<br />

11 + 21 + 19 + 9<br />

11 + 13 + 17 + 19<br />

3 + 6 + 4 + 8 + 10 + 5 + 5 + 7<br />

Australopithecus<br />

Afarensis (Lucy),<br />

3,4 milioni di anni.<br />

Ossi di lupo,<br />

Dolni Vestonice,<br />

30000 a.C.<br />

Nel paleolitico ci sono già i numeri, ma sono interi e non c’è traccia di .<br />

9


BABILONESI; EGIZI; EBREI:<br />

YBC 7289 YBC 7302<br />

Iniziamo la nostra storia in Mesopotamia. Sembra che nel quarto millennio<br />

a.C. sia comparsa la ruota. E il cerchio? Nella tavoletta d’argilla YBC 7302,<br />

2000 a.C., c’è un cerchio con numeri in caratteri cuneiformi. L’area 45=60 è un<br />

dodicesimo di 9, che è il quadrato della circonferenza 3, R 2 = (2 R) 2 =12, cioè<br />

= 3. In un’altra si stima il rapporto tra i perimetri di un esagono inscritto ed<br />

una circonferenza circoscritta, da cui si deduce = 3 + 7=60 + 30=3600 = 3; 125.<br />

In un’altra ancora si legge: ”La lunghezza è 4 e la diagonale 9. Quant’è la<br />

larghezza? 4 per 4 è 16, 5 per 5 è 25, se da 25 si toglie 16 rimane 9 e per ottenere<br />

9 si deve moltiplicare 3 per 3. La larghezza è 3”. Nella tavoletta Plimpton 322 ci<br />

sono delle liste di numeri che possono essere interpretati come terne pitagoriche<br />

a 2 + b 2 = c 2 , con i rapporti a 2 =b 2 che sono i quadrati della cotangente di un<br />

angolo del triangolo con lati (a; b; c). Nella tavoletta YBC 7289, accanto alla<br />

diagonale di un quadrato, si trova il numero 1 + 24=60 + 51=60 2 + 10=60 3 =<br />

1; 414212:::. Se il lato è uno, la diagonale è p 2 = 1; 414213:::. Nella tavoletta AO<br />

6770 compare un’equazione esponenziale: ”Si presta con interesse un gur. Dopo<br />

quanti anni capitale e interesse saranno uguali?”. Il codice di Hammurabi del<br />

10


XVIII secolo a.C. …ssa un interesse massimo del 20%, con pene per i trasgressori.<br />

Si ottiene quindi l’equazione (1 + 20=100) x = 2 con soluzione x = 3; 80:::. La<br />

soluzione babilonese, ottenuta probabilmente tabulando (6=5) n ed interpolando<br />

linearmente tra 3 e 4, è invece 3 + 47=60 + 13=60 2 + 20=60 3 = 3; 78:::, 3 anni 9<br />

mesi 13 giorni. Infatti (6=5) 3 = 216=125, (6=5) 4 = 1296=625, (x 3) = (4 3) =<br />

(2 216=125) = (1296=625 216=125), x = 409=108.<br />

Papiro Rhind<br />

e Golenishchev<br />

Il papiro Golenischef del 1850 a.C. contiene la formula esatta del volume<br />

di un tronco di piramide, V = a 2 + ab + b 2 h=3. Anche nel papiro Rhind<br />

datato intorno al 1700 a.C., ”per la conoscenza di tutte le cose e gli oscuri<br />

segreti... copiato da Ahmes nel 4 o mese della stagione dell’inondazione nel 33 o<br />

anno del regno del re dell’alto e basso Egitto Auserre...”, ci sono alcuni problemi<br />

collegati alla costruzione delle piramidi. ”La base di una piramide è 360 cubiti e<br />

l’altezza 250. Quant’è l’inclinazione? Dividi 360 per 2, 180, dividi 180 per 250,<br />

1/2+1/5+1/50, moltiplica per 7, 5+1/25.” L’inclinazione viene misurata dal<br />

rapporto tra lo spostamento orizzontale in palmi e quello verticale in cubiti e,<br />

siccome un cubito sono sette palmi, questa inclinazione è 7 volte la cotangente<br />

dell’angolo. Per il calcolo dell’area di un cerchio nel papiro copiato dallo scriba<br />

Ahmes si trova la seguente regola:<br />

”Modo di operare per un campo rotondo di 9 khet. Quant’è l’area? Sottrai<br />

1/9 di esso, cioè 1, il resto è 8, moltiplica 8 per 8, il risultato è 64. Questa è l’<br />

area, 64 setat.<br />

11


Fai così:<br />

setat.”<br />

1 1=9<br />

9 1<br />

, tolto questo rimane 8, 1 2 4 8<br />

8 16 32 64<br />

, l’ area è 64<br />

Secondo Ahmes, un cerchio con diametro 9<br />

ha la stessa area di un quadrato con lato 8.<br />

Di fatto l’area del cerchio è poco meno di 64,<br />

(9=2) 2 = 63; 617:::.<br />

Un setat è un khet quadrato, un khet è cento cubiti, un cubito sono sette<br />

palmi ed un palmo quattro dita. Misurandosi le dita si arriva alla stima di un<br />

campo del diametro di 450 metri. Generalizzando, per quadrare un cerchio basta<br />

togliere 1/9 del diametro e costruire un quadrato sul rimanente. Se D = 2R<br />

è il diametro, la stima per l’area è (D D=9) 2 = 256=81R 2 = 3; 16:::R 2 . Gli<br />

egizi usano solo frazioni con numeratore uno, se invece di 1/9 del diametro si<br />

toglie 1/8 o 1/10 l’approssimazione peggiora. La piramide di Cheope ha base<br />

di 440 cubiti e altezza 280, il rapporto tra perimetro di base e altezza 44/7 è<br />

molto prossimo a 2 . Questo ed altro danno adito a parecchie speculazioni sui<br />

costruttori della grande piramide, ma secondo Erodoto le dimensioni sono tali<br />

che la super…cie di ogni faccia è uguale al quadrato dell’altezza. Se L ed A sono<br />

il lato e l’altezza, 2L=A = pp 20 2 = 3; 144:::. Anche il rapporto tra lato e<br />

altezza della piramide del sole maya è prossimo a . La congettura naturale è<br />

che per ogni " > 0 esiste un n tale che ogni insieme di n misure contiene una<br />

combinazione che di¤erisce da per meno di ".<br />

Nel ”Libro dei Re”e nelle ”Cronache”, descrivendo un vaso di bronzo a forma<br />

emisferica, chiamato il mare a motivo della sua capacità e posto all’ingresso del<br />

Tempio di Salomone (X secolo a.C.), si stima che il rapporto tra circonferenza<br />

e diametro sia circa 3:<br />

”Salomone fece venire Chiram da Tiro... Questi si recò dal re ed eseguì le<br />

sue commissioni... Fece un bacino di metallo fuso di dieci cubiti da un orlo<br />

all’altro, rotondo; la sua altezza era di cinque cubiti e la circonferenza di trenta<br />

cubiti.”<br />

Il cubito è la misura dell’avanbraccio, circa 44 cm. e 10 30 cubiti sono<br />

circa 62 cm. Per alcuni commentatori il diametro è esterno e la circonferenza<br />

interna, tenendo conto dello spessore di un palmo il conto torna. Per altri più<br />

fondamentalisti il rapporto tra circonferenza e diametro è cambiato nel tempo,<br />

12


prima lo spazio era più curvo e la circonferenza più corta. Per i più tolleranti<br />

un errore relativo ( 3) = inferiore al 5% è solo un peccato veniale.<br />

13


Il teorema di Pitagora negli Elementi d’Euclide<br />

di Federico Commandino MDLXXV<br />

14


MATEMATICA GRECA:<br />

La scuola di Atene, con Ra¤aello tra i matematici a destra.<br />

Nel VI secolo a.C. Talete di Mileto e Pitagora di Samo importano in Grecia<br />

le conoscenze matematiche egizie e babilonesi ed alla scuola pitagorica si<br />

attribuisce la scoperta che non esiste un sottomultiplo comune del lato e della<br />

diagonale di un quadrato non è un rapporto tra numeri interi. Questa è forse<br />

15


la prima dimostrazione di impossibilità in matematica. Se il rapporto tra diagonale<br />

e lato di un quadrato è un numero complicato, …guriamoci il rapporto tra<br />

circonferenza e diametro di un cerchio. Nel V secolo a.C. tra i primi a cercare<br />

di quadrare un cerchio, cioè costruire un quadrato con la stessa area di un dato<br />

cerchio, troviamo Anassagora di Clazomene. Secondo Plutarco, ”nessun luogo<br />

può privare un uomo della sua felicità, virtù o saggezza. Infatti Anassagora<br />

ha scritto della quadratura del cerchio in prigione”. L’accusa è di empietà per<br />

opinioni cosmologiche contrarie alla natura divina degli astri, il Sole è un sasso<br />

incandescente e la Luna è fatta di terra e non brilla di luce propria. Sempre<br />

nel V secolo a.C. il so…sta Antifonte enuncia, più o meno, il principio di esaustione.<br />

Si parte da un poligono regolare inscritto in un cerchio e su ogni lato si<br />

costruisce un triangolo isoscele con vertice sul punto medio dell’arco, ottenendo<br />

in questo modo un poligono regolare con un numero doppio di lati. Ripetendo<br />

più volte la costruzione, il poligono tende a confondersi con la circonferenza,<br />

quindi se è possibile quadrare un poligono, allora deve anche essere possibile<br />

quadrare un cerchio. Secondo Aristotele (384-322 a.C.), ”anche ammettendo la<br />

quadratura del cerchio possibile”, l’argomentazione ”non è fondata sui principi”.<br />

Ma se dal punto di vista di un logico la conclusione non è corretta, l’algoritmo<br />

funziona, perché i triangoli che si costruiscono ad ogni passo riempiono più della<br />

metà della regione tra cerchio e poligono e l’errore si riduce di più della metà.<br />

Brisone di Eraclea ritiene che l’area di un cerchio sia la media aritmetica delle<br />

aree dei poligoni inscritti e circoscritti. Ippia di Elide costruisce una curva poi<br />

usata da Dinostrato, Nicomede, e altri, per trisecare gli angoli e quadrare i cerchi.<br />

Aristofane nella commedia ”Uccelli” si prende gioco di questi geometri che<br />

sprecano il loro tempo cercando di trasformare un cerchio in quadrato.<br />

La quadratrice di Ippia è l’intersezione<br />

tra una retta uniformemente traslata ed<br />

una uniformemente ruotata. Se queste rette<br />

hanno equazioni x = 1 # e y=x = tan ( #=2) ,<br />

l’intersezione è y = x cot ( x=2) ed al limite<br />

limx!0 x cot ( x=2) = 2= .<br />

Ippocrate di Chio, omonimo e contemporaneo del medico, dopo vani sforzi<br />

di quadrare un cerchio per primo riesce a quadrare delle regioni curve, le lunule.<br />

In particolare, è attribuito ad Ippocrate un risultato poi riscoperto dal matematico<br />

arabo medioevale Ibn Al Haitham (965-1039) e da Leonardo da Vinci<br />

(1452-1519). Se sui lati di un triangolo rettangolo si tracciano tre semicerchi,<br />

per il teorema di Pitagora la somma delle aree dei semicerchi costruiti sui<br />

cateti è uguale all’area del semicerchio costruito sull’ipotenusa. La somma delle<br />

aree delle due lunule interne ai semicerchi sui cateti ed esterne al semicerchio<br />

16


sull’ipotenusa che passa per i tre vertici del triangolo è uguale all’area del triangolo.<br />

Per quadrare queste lunule basta poi quadrare il triangolo.<br />

Lunule di<br />

Ippocrate.<br />

Se sui lati di un quadrato inscritto in un cerchio si tracciano quattro<br />

semicirconferenze, le quattro lunule hanno area uguale al quadrato.<br />

Se sui lati di un esagono regolare inscritto in un cerchio si tracciano<br />

sei semicirconferenze, sei lunule più due semicerchi hanno area<br />

uguale all’esagono.<br />

Codice Atlantico<br />

di Leonardo.<br />

”Qui sempre li due semicirculi a, b insieme sono equali al terzo,<br />

dov’è fatto l’ortogonio. E se a cose equali si leva la parte equale, il<br />

rimanente saranno equali. Se dunque che tolto il depennato (ch’è<br />

doppio) allo a e tolto al b restano le e lunole; e di poi, tolto il<br />

depennato al semicirculo maggiore n che vale a due predetti,<br />

seguita che n, ortogonio resta equale alle due lunole a, b;<br />

resta a dare la parte dell’ortogonio a esse due lunole che sia<br />

quadrabile, la qual si farà nell’angolo delle proporzioni.”<br />

17


ABD = F BC;<br />

ABD = (1=2) BD BL;<br />

F BC = (1=2) AB BF:<br />

Nessuna opera matematica ha avuto tante edizioni ed un in‡usso paragonabile<br />

agli ”Elementi” di Euclide (III secolo a.C.). Non si hanno molte notizie<br />

della sua vita, ma sembra sia vissuto ad Alessandria d’Egitto. Si racconta che<br />

quando un allievo gli chiese che utilità avesse lo studio della geometria, Euclide<br />

ordinò al suo schiavo di dare all’allievo una moneta: ”Ha bisogno di trarre<br />

guadagno da ciò che impara”. Ed al re Tolomeo I che chiedeva di imparare<br />

in fretta e senza fatica la matematica rispose: ”Non c’è una via regia per la<br />

geometria”. Proclo lo colloca tra i discepoli di Platone (427-347 a.C.):<br />

”Euclide raccolse gli ”Elementi”, ne ordinò in sistema molti di Eudosso, ne<br />

perfezionò molti di Teeteto, e ridusse a dimostrazioni inconfutabili quelli che<br />

suoi predecessori avevano dimostrato poco rigorosamente. Visse al tempo del<br />

primo Tolomeo, perché Archimede, che visse dopo Tolomeo primo, cita Euclide.<br />

Si racconta anche che a Tolomeo che gli chiedeva se non ci fossero delle vie<br />

più brevi degli Elementi per apprendere la geometria, egli rispose che non esistevano<br />

vie regie per la geometria. Euclide era dunque più giovane dei discepoli<br />

18


di Platone, ma più anziano di Eratostene e di Archimede che erano fra loro<br />

contemporanei, come a¤erma in qualche luogo Eratostene. Per le idee Euclide<br />

era platonico ed era molto familiare con questa …loso…a, tanto che si propose<br />

come scopo …nale di tutta la raccolta degli Elementi la costruzione delle …gure<br />

chiamate platoniche.”<br />

Euclide<br />

Libro Secondo<br />

Propositione 5<br />

”Se’l serà segata una linea retta un due parti equali, & in due altre non<br />

equale, il rettangolo che è contenuto sotto alle settioni inequali, di tutta<br />

la linea, con il quadrato che vien descritto da quella linea che è fra l’una,<br />

& l’altra settione, è equale al quadrato che vien descritto dalla mità di<br />

tutta la linea dutta in se medesima”. Cioè, xy + (x y) 2 =4 = (x + y) 2 =4,<br />

ma i greci non conoscono il calcolo simbolico e l’algebra.<br />

Le lunghezze hanno dimensione uno, le aree dimensione due, i volumi dimensione<br />

tre. In particolare, il perimetro di un cerchio deve essere proporzionale<br />

al raggio e l’area al quadrato del raggio, la super…cie di una sfera deve essere<br />

proporzionale al quadrato del raggio ed il volume al cubo. Infatti, nel XII Libro<br />

degli ”Elementi” di Euclide, insieme alla determinazione dei volumi di cilindri<br />

e coni si trovano le seguenti proposizioni:<br />

”De ogni duoi circuli, la proportione di l’uno all’altro, e si come la proportione<br />

del quadrato del suo diametro, al quadrato del diametro dell’altro.”<br />

”Di ogni due sphere, la proportione di una a l’altra, e si come la proportione<br />

treppiata del suo diametro al diametro di l’altra.”<br />

Pare che questi enunciati, riproposti nella traduzione di Nicolo Tartalea<br />

Brisciano, la prima in italiano, siano essenzialmente dovuti ad Ippocrate, ma le<br />

dimostrazioni sono basate sulla teoria della proporzioni e sul principio di esaustione<br />

di Eudosso di Cnido (IV secolo a.C.). Alla base di questo principio sta la<br />

proposizione: ”Se da due proposte quantità inequale, dalla maggiore sia detratto<br />

piu della mita, & del rimanente anchora sia levado via piu della mita, & da li<br />

indietro seguitando per el medesimo modo, …nalmente è necessario che rimanga<br />

una quantità minore, della proposta minore”. La dimostrazione che le aree<br />

dei cerchi sono proporzionali ai quadrati dei diametri utilizza la proposizione<br />

19


analoga per poligoni: ”De ogni due super…cie simili de molti angoli descritte<br />

dentro di duoi cerchii, la proportione di l’una all’altra, e si come la proportione<br />

de li quadrati che pervengono dalli diametri di cerchii circonscribenti quelle”.<br />

Questo enunciato per i poligoni segue facilmente dall’analogo enunciato per i<br />

triangoli: il rapporto tra le aree di triangoli simili è il quadrato del rapporto tra<br />

i lati. Dati due cerchi con aree C e e C e diametri D e e D, se C : e C 6= D 2 : e D 2 ,<br />

esiste un’area X 6= e C tale che C : X = D 2 : e D 2 . Se X < e C, si iscrive in questo<br />

cerchio un poligono di area e P , con X < e P < e C. Questo segue dalla proposizione,<br />

inscrivendo nel cerchio un quadrato e raddoppiando ripetutamente i<br />

lati. Si iscrive poi nel cerchio C un poligono di area P simile a e P . Quindi, per<br />

la proposizione sui poligoni simili, P : e P = D 2 : e D 2 = C : X. Ma se X < e P<br />

per costruzione e P < C, perché il poligono è inscritto nel cerchio, si ha anche<br />

P : e P < C : X.<br />

”Petizione prima. Adimandiamo che ce sia concesso, che da qualunque ponto<br />

in qualunque ponto si possi condurre una linea retta.”<br />

”Petizione 2. Anchora adimandiamo che ci sia concesso, che si possi slongare<br />

una retta linea terminata direttamente in continuo quanto ne pare.”<br />

”Petizione 3. Anchora adimandiamo che ce sia concesso, che sopra a qualunque<br />

centro ne piace puotiamo designare un cerchio di che grandezza ci pare.”<br />

”Petizione 4. Similmente adimandiamo che ci sia concesso tutti li angoli<br />

retti esser fra loro equali.”<br />

”Petizione 5. Adimandiamo etiam che ci sia concesso, che se una linea retta<br />

cascarà sopra due linee rette, & duoi angoli da una parte siano minori di duoi<br />

angoli retti, che quelle due linee senza dubbio, protratte in quella medesima parte<br />

sia necessario congiongersi.”<br />

Il primo ed il terzo di questi postulati di Euclide sono alla base delle costruzioni<br />

con riga e compasso. Problemi classici della geometria greca sono la trisezione<br />

dell’angolo, la duplicazione del cubo, la retti…cazione e quadratura del cerchio,<br />

possibilmente con il solo utilizzo di questi mezzi. Scrive Pappo di Alessandria<br />

(IV secolo d.C.):<br />

20


”Ci sono tre tipi di problemi in geometria, piani, solidi, lineari. Quei problemi<br />

che possono essere risolti utilizzando linee rette e circonferenze di cerchi<br />

sono chiamati piani, perché le linee con cui sono risolti hanno origine nel piano.<br />

Invece, quei problemi che richiedono l’utilizzo di una o più sezioni di cono sono<br />

chiamati solidi, perché utilizzano super…ci di …gure solide, cioè super…ci coniche.<br />

In…ne, ci sono i problemi chiamati lineari, perché nelle loro costruzioni si utilizzano,<br />

oltre a quelle menzionate, altre linee con origini più complicate e meno<br />

naturali, generate da super…ci più irregolari e da movimenti complicati... Luoghi<br />

su super…ci... Spirali, quadratrici, cocloidi e cissoidi...”<br />

Duplicazione<br />

del cubo di<br />

Ippocrate e<br />

Menecmo.<br />

Per costruire un cubo con volume x 3 : a 3 = b : a basta trovare due medie<br />

proporzionali tra i dati a e b, a : x = x : y = y : b. Infatti, a 3 : x 3 = (a : x) 3<br />

= (a : x)(x : y)(y : b) = a : b. Il punto (x; y) è l’intersezione tra le parabole<br />

x 2 = ay e y 2 = bx e l’iperbole xy = ab.<br />

Ippocrate osserva che, se per duplicare un quadrato basta inserire una media<br />

proporzionale tra 1 e 2, 1 : x = x : 2, per duplicare un cubo basta inserirne due,<br />

1 : x = x : y = y : 2. Una piccola digressione: per ottenere una scala musicale<br />

temperata, Johan Sebastian Bach divide un’ottava in 12 semitoni inserendo 11<br />

medie proporzionali tra 1 e 2. Menecmo (IV secolo a.C.), tagliando un cono<br />

con base circolare, scopre le coniche e dimostra che intersecando queste curve si<br />

possono sia duplicare i cubi che trisecare gli angoli. Sempre per risolvere questi<br />

problemi, Diocle (II secolo a.C.) introduce la cissoide (a x)y 2 = x 3 , e Nicomede<br />

(II secolo a.C.) la concoide (a x) 2 x 2 + y 2 = b 2 x 2 . Per esempio, i punti<br />

della cissoide y= (a x) = (y=x) 3 sono intersezione delle rette y=(a x) = t e<br />

y=x = 3p t. Se la prima retta interseca l’asse x = 0 in (0; at), la seconda interseca<br />

l’asintoto x = a in a; a 3p t . Quindi con la cissoide, o con qualche altra curva<br />

di terzo grado, si possono estrarre le radici cubiche.<br />

21


Edera,<br />

cissoide<br />

di Diocle.<br />

Se A e B sono due punti di intersezione di una retta per un punto O con<br />

due curve e e se P è un punto sulla retta tale che jP Oj = jA Bj ,<br />

al variare della retta il luogo dei punti P è a cissoide di e rispetto<br />

ad O. Partendo da un cerchio, una sua tangente ed il punto sul cerchio<br />

opposto al punto di contatto, si ottiene la cissoide di Diocle.<br />

Conchiglia,<br />

concoide di<br />

Nicomede.<br />

Se A è un punto di intersezione di una retta per un punto …sso O con una<br />

curva , sulla retta esistono due punti P e Q tali che jP Aj = jQ Aj =<br />

k, costante …ssata. Al variare della retta il luogo di questi punti P e Q è<br />

la concoide di rispetto ad O. Quella di Nicomede è la concoide di una<br />

retta rispetto ad un punto. Se la costante k è minore, uguale, o maggiore<br />

della distanza del polo dalla retta, la concoide presenta un punto isolato,<br />

una cuspide, un nodo. La concoide di Nicomede è anche la cissoide di<br />

una retta ed un cerchio rispetto al centro del cerchio.<br />

Accanto a queste curve algebriche, i greci ne introducono anche di trascendenti.<br />

La quadratrice di Ippia e Dinostrato è il luogo dei punti intersezione<br />

di una retta traslata ed una ruotata con moto uniforme. Se i fasci di rette<br />

traslate e ruotate hanno equazioni x = 1 # e y=x = tan ( #=2), l’intersezione<br />

è y = x cot ( x=2) ed al limite per x ! 0 si ha x cot ( x=2) ! 2= . È semplice<br />

costruire dei dispositivi che permettono di tracciare la cissoide e la concoide, un<br />

poco più complicato è tracciare la quadratrice di Ippia. Anzi, nella de…nizione<br />

di rotazione uniforme sembra essere implicitamente già presente la misura degli<br />

archi di cerchio che si vogliono misurare. Comunque, con queste curve è possibile<br />

trisecare gli angoli e quadrare i cerchi, ma in modo ”meccanico”, non ”geometrico”.<br />

Questo contrasta con l’ideologia dell’Accademia di Platone: ”Procedendo<br />

in modo meccanico si perde il meglio della geometria”. Insomma, le costruzioni<br />

geometriche perfette sono solo quelle con riga e compasso. Il problema della<br />

22


trisezione dell’angolo è quello di dividere un dato angolo in tre parti uguali utilizzando<br />

solo la riga ed il compasso. Il problema della duplicazione del cubo è<br />

quello di costruire con riga e compasso il lato di un cubo con volume doppio<br />

di un cubo dato. Il problema della retti…cazione e quadratura del cerchio è<br />

quello di costruire con riga e compasso un segmento con la stessa lunghezza di<br />

una data circonferenza ed un quadrato con la stessa area di un dato cerchio.<br />

Insomma, …ssata una unità di misura, si tratta di costruire con riga e compasso<br />

dei segmenti di lunghezza 2 e p .<br />

Secondo Leonardo da Vinci, il doppio<br />

di un cubo con lato di quattro braccia<br />

è un cubo di cinque braccia, più una<br />

piccola quantità inde…nibile:<br />

3p 2 4 3 = 5; 039:::<br />

A parte le lunule di Ippocrate, la prima quadratura esatta di una regione<br />

curva sembra essere quella della parabola, dovuta ad Archimede di Siracusa<br />

(287-212 a.C.). A lui si attribuiscono le famose a¤ermazioni ”eureka” e ”datemi<br />

un punto d’appoggio e solleverò il mondo”. In e¤etti, con leve reali Archimede<br />

costruisce macchine da guerra per difendere la sua città, e con leve immaginarie<br />

trova una quadratura meccanica della parabola. Questa quadratura meccanica<br />

viene presentata nel trattato sulla ”Quadratura della parabola”, insieme ad una<br />

quadratura geometrica basata sul principio di esaustione.<br />

23


”Se mi date un<br />

punto d’appoggio,<br />

vi sollevo il mondo”.<br />

Su un segmento di parabola si costruisce un triangolo rettangolo con<br />

ipotenusa sulla tangente alla parabola ed un cateto sulla base del segmento,<br />

poi si raddoppia il segmento di base. Se si considera questo doppio segmento<br />

come una leva con fulcro nel punto di mezzo, le sezioni di triangolo con rette<br />

parallele ad un cateto bilanciano le sezioni di parabola spostate all’estremo<br />

della leva. Quindi tutto il triangolo lasciato dove sta bilancia esattamente il<br />

segmento di parabola spostato all’estremo della leva. Siccome il baricentro<br />

del triangolo si trova ad un terzo dell’altezza, il triangolo ha un’area tripla<br />

del segmento di parabola.<br />

24


La quadratura<br />

della parabola<br />

di Archimede.<br />

Se '(x) =<br />

2x se 0 x 1=2;<br />

2 2x se 1=2 x 1;<br />

' 3 (x) = '('('(x))),..., allora x(1 x) =<br />

e se ' 2 (x) = '('(x)),<br />

+1X<br />

4 n'n (x).<br />

Per dimostrare la formula basta osservare che un triangolo iscritto nella<br />

parabola y = x(1 x) con vertici di ascisse a, b, (a + b)=2, ha altezza<br />

a + b<br />

2<br />

1<br />

a + b<br />

2<br />

a(1 a) + b(1<br />

2<br />

b)<br />

= (b a)2<br />

:<br />

4<br />

In un segmento di parabola delimitato da una corda AB si iscrive un triangolo<br />

ABC, con C il punto della parabola con tangente parallela alla corda<br />

AB. Questo punto C è l’intersezione tra la parabola e la retta parallela all’asse<br />

passante per il punto medio di AB. Le corde AC e CB delimitano due nuovi<br />

segmenti di parabola e i triangoli inscritti in questi segmenti hanno ciascuno<br />

area 1/8 del precedente. Iterando la costruzione si ottiene un’in…nità di triangoli<br />

che riempiono il segmento di parabola e la somma delle aree di questi<br />

triangoli è una serie geometrica,<br />

n=1<br />

1 + 1=4 + 1=4 2 + 1=4 3 + ::: ABC = 4=3 ABC:<br />

Nella matematica greca le lunghezze, aree e volumi non sono numeri, ma<br />

grandezze che vengono confrontate con grandezze della stessa specie. Il formalismo<br />

algebrico a cui siamo abituatiZè piuttosto recente. Comunque, la formula<br />

x<br />

ottenuta è equivalente all’integrale x2dt = x3 =3. Nel trattato ”Sulle spirali”<br />

0<br />

Archimede de…nisce una curva descritta da un punto che si muove uniformemente<br />

su una semiretta che a sua volta ruota uniformemente intorno al suo<br />

estremo, in coordinate polari = #. L’area e la lunghezza di un tratto di<br />

spirale sono rispettivamente<br />

Z # q<br />

0<br />

Z #<br />

0<br />

(d ) 2 + ( d#) 2 =<br />

2 =2 d# = 2 =2<br />

Z #<br />

0<br />

# 2 d# = 2 # 3 =6;<br />

Z # p p<br />

1 + # 2d# = ( =2) # 1 + # 2 log p 1 + # 2 # :<br />

0<br />

Anche la lunghezza del tratto di parabola y = x2 Z<br />

=2 dal vertice al punto (x; y)<br />

xp<br />

è data dall’integrale 1 + x2dx. Non conoscendo i logaritmi, Archimede<br />

calcola le aree ma non le lunghezze.<br />

0<br />

25


”Se si traccia nel piano una linea<br />

retta, se con un’estremo …sso questa<br />

viene ruotata con velocità costante,<br />

e se al tempo stesso sulla linea che<br />

ruota si trasporta con moto uniforme<br />

un punto a partire dall’estremo …sso,<br />

il punto descrive una spirale.”<br />

”L’area delimitata dalla spirale e dalla retta ritornata nella posizione<br />

da cui è partita è la terza parte del cerchio con centro nel punto …sso<br />

e raggio uguale alla distanza percorsa lungo la retta dal punto mobile<br />

in una rivoluzione. L’area delimitata dalla prima rivoluzione è un sesto<br />

di quella aggiunta nella seconda. Le aree aggiunte nelle rivoluzioni<br />

successive sono multipli dell’area aggiunta nella seconda, l’area<br />

della terza è il doppio della seconda, la quarta il triplo,...”<br />

Sempre di Archimede sono le formule per il perimetro e l’area del cerchio e<br />

per la super…cie ed il volume della sfera. La ”Misura del cerchio” contiene tre<br />

sole proposizioni:<br />

”Ogni cerchio è uguale ad un triangolo rettangolo se ha il raggio uguale ad<br />

un cateto e la circonferenza uguale alla base.”<br />

”Il cerchio ha con il quadrato del diametro il rapporto che 11 ha con 14.”<br />

”La circonferenza di un cerchio è tripla del diametro e lo supera ancora di<br />

meno di un settimo del diametro e di più di dieci settantunesimi.”<br />

3 + 10=71 < < 3 + 1=7:<br />

Secondo un commentatore, anche Apollonio di Perga (262-190 a.C.) ha ottenuto<br />

stime simili, se non più precise. Comunque, quest’opera di Archimede<br />

ha uno scopo pratico: ”È un libro necessario per i bisogni della vita”. È poi<br />

probabile che l’opera pervenutaci sia un sunto e qualche copista abbia invertito<br />

l’ordine delle proposizioni, infatti la seconda proposizione presuppone la prima,<br />

la terza poi non è un risultato esatto ma una stima dell’area con 22=7.<br />

26


I poligoni regolari con n lati<br />

inscritti e circoscritti in un<br />

cerchio di raggio uno hanno<br />

perimetri<br />

n sin ( =n) < < n tan ( =n) :<br />

Raddoppiando il numero dei<br />

lati l’approssimazione di<br />

migliora di un fattore quattro,<br />

n tan ( =n) n sin ( =n) < 3 =n 2 :<br />

Archimede ottiene delle approssimazioni per difetto ed eccesso di iscrivendo<br />

e circoscrivendo ad un cerchio dei poligoni regolari. I poligoni regolari con n<br />

lati iscritti e circoscritti in una circonferenza di raggio uno hanno lati 2 sin( =n)<br />

e 2 tan( =n), quindi i perimetri di questi poligoni inscritti e circoscritti sono<br />

rispettivamente P (n) = 2n sin( =n) e Q(n) = 2n tan( =n), si ha P (n) < 2 <<br />

Q(n) e aumentando il numero dei lati l’approssimazione migliora. Archimede<br />

ricava Q(2n) prendendo la media armonica tra P (n) e Q(n) e poi ricava P (2n)<br />

prendendo la media geometrica tra P (n) e Q(2n):<br />

Q(2n) =<br />

2Q(n)P (n)<br />

Q(n) + P (n) ; P (2n) = p Q(2n)P (n):<br />

La veri…ca di queste formule è un esercizio di trigonometria. Un modo<br />

alternativo per ottenere P (2n) in funzione di P (n) e Q(2n) in funzione di Q(n)<br />

consiste nell’applicare le formule di bisezione del seno e della tangente,<br />

r<br />

q<br />

P (2n) = 4n sin ( =2n) = 2n 2 2 1 sin 2 ( =n)<br />

= 2n<br />

r<br />

2<br />

q<br />

4 (P (n)=n) 2 :<br />

In questo modo, partendo dall’esagono regolare iscritto in un cerchio che ha<br />

27


perimetro sei volte il raggio e raddoppiando ripetutamente i lati si ottiene<br />

6 sin( =6) = 3;<br />

q<br />

12 sin( =12) = 6 2 p 3;<br />

r<br />

q<br />

24 sin( =24) = 12 2 2 + p 3;<br />

48 sin( =48) = 24<br />

s<br />

2<br />

r<br />

q<br />

2 + 2 + p 3;<br />

96 sin( =96) = 48<br />

v<br />

u<br />

t<br />

2<br />

s<br />

r<br />

q<br />

2 + 2 + 2 + p 3; :::<br />

Il calcolo numerico di radici senza un adeguato sistema di numerazione non è<br />

banale. Partendo dagli esagoni inscritti e circoscritti con perimetri 12 sin( =6) =<br />

6 e 12 tan( =6) = 12= p 3, Archimede approssima 1= p 3 = 0; 5773502::: dal di<br />

sotto con 780=1351 = 0; 5773501::: e dal di sopra con 153=265 = 0; 5773584:::.<br />

Una possibile spiegazione per queste frazioni è (1351) 2<br />

3 (780) 2 = 1 e (265) 2<br />

3 (153) 2 = 2. Poi, utilizzando un’aritmetica degli intervalli per controllare gli<br />

errori, Archimede stima per difetto ed eccesso il perimetro di poligoni con 12,<br />

24, 48, 96 lati. Il risultato …nale 3 + 10=71 = 3; 140::: < < 3 + 1=7 = 3; 142:::<br />

è un’approssimazione di a meno di 22=7 223=71 = 1=497. Per diagnosticare<br />

una forma maligna del ”morbus cyclometricus”, il più delle volte è su¢ ciente<br />

confrontare una presunta quadratura del cerchio con queste stime, ma spesso<br />

non ci si arrende neanche di fronte all’evidenza. Se in un cilindro con base<br />

circolare ed altezza metà del diametro di base si iscrive una semisfera e nella<br />

semisfera si iscrive un cono, il volume del cono risulta uguale ad un terzo del<br />

cilindro e si può congetturare che la sfera, intermedia tra cono e cilindro, sia<br />

due terzi del cilindro. Questa congettura è corretta. Nel trattato ”Sul cilindro<br />

e la sfera”, ideale continuazione del XII Libro degli ”Elementi” di Euclide, si<br />

trovano le seguenti proposizioni:<br />

”La super…cie di una sfera è quadrupla del suo cerchio massimo.”<br />

”La sfera è quadrupla del cono con base uguale al cerchio massimo e altezza<br />

uguale al raggio.”<br />

”Un cilindro con base il cerchio massimo della sfera e altezza il diametro è<br />

una volta e mezza la sfera e la sua super…cie, comprese le basi, è una volta e<br />

mezza la super…cie della sfera.”<br />

28


”Sul cilindro e la sfera”.<br />

”Un cilindro con base il cerchio massimo<br />

di una sfera ed altezza il diametro è una<br />

volta e mezza la sfera e la sua super…cie,<br />

basi comprese, è una volta e mezza<br />

la super…cie della sfera.”<br />

Più in generale, Archimede trova anche volumi ed aree di calotte sferiche:<br />

”La super…cie di un segmento sferico è uguale ad un cerchio con raggio la<br />

distanza tra il vertice del segmento e la circonferenza di base.”<br />

”Un settore sferico è uguale ad un cono con base uguale alla super…cie del<br />

segmento sferico ed altezza il raggio della sfera.”<br />

Nel secondo libro ”Sul cilindro e la sfera” si a¤rontano problemi del tipo:<br />

”Tagliare una sfera in modo che i due segmenti di sfera abbiano un dato rapporto”.<br />

Questo conduce ad una equazione cubica x 2 (a x) = b, che Archimede<br />

risolve intersecando la parabola y = x 2 con l’iperbole y (a x) = b. Archimede<br />

dimostrare anche che il prodotto x 2 (a x) è massimo quando x = 2a=3. Poi il<br />

libro si chiude con una proprietà isoperimetrica della sfera: ”Tra tutti i segmenti<br />

sferici compresi da super…ci uguali, il maggiore è l’emisfera”. Questi risultati<br />

sono dimostrati in modo rigorosamente geometrico, ma nel ”Metodo”Archimede<br />

spiega ad Eratostene di Cirene (276-194 a.C.) come sia arrivato a ”scoprire certe<br />

verità matematiche per mezzo della meccanica”.<br />

Il palinsesto di Archimede del X secolo.<br />

Sotto le preghiere ci sono: ”Equilibrio dei<br />

piani”, ”Spirali”, ”Misura del cerchio”,<br />

”Sfera e cilindro”, ”Corpi galleggianti”,<br />

”Il metodo”, ”Stomachion”.<br />

29


”Archimede ad Eratostene salute...<br />

Ti scrivo per esporti un certo metodo<br />

che ti darà la possibilità di trattare<br />

problemi matematici per mezzo della<br />

meccanica...”<br />

Tagliamo il cilindro y 2 + z 2 4R 2 ; 0 x 2R , il cono<br />

y 2 + z 2 x 2 ; 0 x 2R e la sfera x 2 + y 2 + z 2 2Rx con la<br />

famiglia di piani fx = tg . Pensando all’asse x come una leva con fulcro<br />

in x = 0, le sezioni di sfera 2Rt t 2 e cono t 2 spostate in x = 2R<br />

bilanciano la sezione del cilindro 4 R 2 lasciata in x = t, quindi la sfera<br />

ed il cono con baricentri in x = 2R bilanciano il cilindro con baricentro<br />

in x = R. Se il volume del cilindro 8 R 3 è il doppio del cono 8=3 R 3 più<br />

la sfera, il volume della sfera è 4=3 R 3 . In modo analogo è anche possibile<br />

calcolare il volume di segmenti di sfera. In…ne, come un cerchio è equivalente<br />

ad un triangolo con base il perimetro del cerchio ed altezza il raggio, così<br />

una sfera è equivalente ad un cono con base la super…cie della sfera ed<br />

altezza il raggio. Quindi la super…cie della sfera è 4 R 2 .<br />

Compiaciuto dell’elegante rapporto tra volume e area del cilindro e della<br />

sfera, Archimede chiede che sulla sua tomba sia incisa una sfera inscritta in un<br />

cilindro. Non sappiamo se ultime parole di Archimede al soldato che lo avrebbe<br />

ammazzato siano state pronunciate in greco: ”M o o & o & ”,<br />

o latino: ”Noli tangere circulos meos”, ma tradotte in varie lingue sono entrate<br />

nell’uso comune.<br />

”Il centro del corpo umano è l’ombelico. Se un uomo allarga le braccia e<br />

le gambe, le dita delle mani e dei piedi toccano la circonferenza descritta da<br />

un compasso centrato nell’ombelico. E come il corpo umano dà un contorno<br />

30<br />

0<br />

0


circolare, così è possibile trovarvi una …gura quadrata. Se si misura l’altezza dai<br />

piedi alla testa e la larghezza delle braccia distese, queste risultano le stesse.”<br />

Oltre a queste interessanti speculazioni, nel ”De architectura” Marcus Pollio<br />

Vitruvius (I secolo a.C.) descrive l’odometro, un congegno che contando i giri<br />

di una ruota permette di misurare le distanze, e usa 3 + 1=8 come approssimazione<br />

di . Di fatto, questa frazione è meno precisa, ma di più semplice uso<br />

della frazione 3 + 1=7 di Archimede. Se in molte applicazioni pratiche una semplice<br />

formula approssimata può essere più e¢ ciente di una complicata formula<br />

esatta, nei calcoli astronomici è spesso richiesta la miglior precisione possibile.<br />

In particolare, la creazione della trigonometria piana e sferica è stimolata dalla<br />

necessità di una geometria ed astronomia quantitative.<br />

Antologia Palatina<br />

IX 577, attribuito a Tolomeo:<br />

”So che sono mortale e non duro<br />

che un giorno. Ma quando indago<br />

le corse circolari degli astri, i miei<br />

piedi non toccano più la terra ma<br />

accanto a Zeus stesso mi sazio di<br />

ambrosia, il cibo degli dei.”<br />

Aristarco e Copernico Tolomeo<br />

31


Aristotele osserva che durante le eclissi di Luna il bordo dell’ombra della<br />

Terra è sempre circolare, indipendentemente dalle posizioni di Sole Terra Luna.<br />

Se la Terra fosse un disco piatto, si vedrebbero anche ombre ellittiche. Deduce<br />

quindi che la terra è una sfera. Argomenta anche che il raggio della Terra non<br />

può essere troppo grande, perché ci sono stelle visibili in Grecia ed invisibili<br />

in Egitto, e viceversa. Aristarco di Samo (III secolo a.C), un precursore di<br />

Nicolaus Copernicus (1473-1543) nel formulare l’ipotesi eliocentrica, scrive un<br />

trattato ”Sulle dimensioni e distanze di Sole e Luna”.<br />

”Ipotesi:<br />

) La Luna riceve la sua luce dal Sole.<br />

) La Terra è al centro della sfera su cui la Luna si muove.<br />

) Quando la Luna ci appare dimezzata, il cerchio che divide le parti della<br />

Luna in ombra ed illuminate è nella direzione dei nostri occhi.<br />

) Quando la luna ci appare dimezzata, la sua distanza dal sole è minore di<br />

un quadrante per un trentesimo di quadrante.<br />

") L’ampiezza dell’ombra della Terra è il doppio della Luna.<br />

) La Luna sottende la quindicesima parte di un segno dello Zodiaco.<br />

Tesi:<br />

La distanza del Sole dalla Terra è maggiore di 18 volte, ma minore di 20<br />

volte la distanza della Luna dalla Terra. Questo segue dall’ipotesi della mezza<br />

Luna. Ed il diametro del Sole ha con quello della Luna la stessa proporzione.<br />

Ed il diametro del Sole sta a quello della Terra in un rapporto maggiore di 19<br />

a 3, ma minore di 43 a 6. Questo segue dal rapporto tra le distanze, l’ipotesi<br />

sull’ombra, e l’ipotesi che la Luna sottende la quindicesima parte di un segno<br />

dello Zodiaco”.<br />

Dimensioni e distanze di Sole e Luna<br />

Zodiaco (VI secolo d.C.)<br />

La mezza Luna si presenta un poco prima della metà dell’intervallo tra quella<br />

nuova e quella piena. Stimando questo anticipo, Aristarco calcola che quando<br />

la Luna ci mostra esattamente metà della sua faccia l’angolo Terra Luna Sole<br />

è retto e l’angolo Luna Terra Sole è 87 o , deducendo che l’angolo Luna Sole<br />

Terra è 3 o ed il rapporto tra le distanze Terra Luna e Terra Sole è sin ( =60), e<br />

32


1=20 < sin ( =60) < 1=18: ”La distanza del Sole dalla Terra è maggiore di 18<br />

volte, ma minore di 20 volte la distanza della Luna dalla Terra”. Inoltre, Sole<br />

e Luna visti dalla Terra sembrano avere lo stesso diametro, infatti durante le<br />

eclissi di Sole il disco della Luna copre quasi esattamente quello del Sole. Dai<br />

rapporti tra le distanze si può quindi risalire ai rapporti tra le dimensioni: ”Il<br />

diametro del Sole è maggiore di 18 volte, ma minore di 20 volte il diametro<br />

della Luna”. In…ne, nelle eclissi di Luna l’ombra della Terra sembra avere un<br />

diametro doppio della Luna. Questo permette di confrontare le dimensioni di<br />

Sole e Luna con la Terra: ”Il rapporto tra il diametro del Sole e della Terra è<br />

maggiore di 19 a 3, ma minore di 43 a 6... Il rapporto tra il diametro della Terra<br />

e della Luna è maggiore di 108 a 43, ma minore di 60 a 19”. La conclusione di<br />

Aristarco è che se il Sole è molto più grande della Terra, forse siamo noi a girare<br />

intorno a lui, e non il viceversa. Archimede osserva che l’ipotesi di una Terra<br />

mobile e la mancanza di un parallasse osservabile delle stelle …sse implicano un<br />

universo enormeme. Tutti questi ragionamenti sono corretti, ma le conclusioni<br />

risultano viziate da errori di misura. L’angolo Luna Terra Sole è circa 89 o 50 0 ed<br />

il rapporto tra le distanze circa 1/350. Anche la stima di 2 o per la dimensione<br />

angolare della Luna è errata. La Luna impiega circa due minuti a tramontare,<br />

cioè vista dalla Terra sottende un angolo che è 1/720 un angolo giro, mezzo<br />

grado. Per passare dalle distanze relative a quelle assolute, basta osservare la<br />

Luna impiega circa un mese a ruotare intorno alla Terra ed al massimo tre ore<br />

per transitare nel cono d’ombra della Terra durante le eclissi. Siccome il cono<br />

d’ombra ha un diametro circa uguale al diametro terrestre, segue che la distanza<br />

della Luna è circa 60 volte il raggio della Terra.<br />

Un calcolo più fortunato è dovuto a Eratostene. Questi misura al solstizio<br />

d’Estate l’altezza del Sole ad Alessandria e a Siene, una a Nord e l’altra a Sud<br />

sullo stesso meridiano. Quindi dalle di¤erenti altezze del Sole, un cinquantesimo<br />

di cerchio, e dalla distanza tra le due città, 5000 stadi (circa 740 km), deduce<br />

che la circonferenza della Terra è circa 250000 stadi, un errore del 1% rispetto<br />

al valore reale di 40000 km. Altri fanno conti simili, misurando l’altezza di<br />

certe stelle sull’orizzonte a diverse latitudini. Posidonio (II secolo a.C.) osserva<br />

che la stella Canopus a Rodi non si alza dall’orizzonte, mentre ad Alessandria<br />

33


aggiunge un’altezza di 7 o 30 0 . Stimando in 5000 stadi la distanza tra Rodi<br />

ed Alessandria, ricava una circonferenza della Terra di 240000 stadi. Di fatto<br />

l’angolo è 5 o 15 0 ed anche la distanza è minore, ma questi errori si compensano.<br />

Stime più precise della lunghezza di un meridiano terrestre sono ottenute solo<br />

nel XVII secolo d.C., utilizzando una tecnologia più so…sticata ma ancora la<br />

stessa matematica di Eratostene. Anche Fidia, il padre di Archimede, si occupa<br />

delle dimensioni del cosmo ed il …glio nell’”Arenario”, dopo aver introdotto un<br />

opportuno sistema di numerazione, stima che si possa riempire l’intero universo<br />

con al più 10 63 granelli di sabbia. Ipparco di Nicea (II secolo a.C.), basandosi su<br />

osservazioni astronomiche babilonesi, scopre la precessione degli equinozi, che<br />

stima di 57 00<br />

l’anno. Poi, confrontando le osservazione di Aristarco del solstizio<br />

del 280 a.C. con le proprie nel 135 a.C., stima in 365 + 1=4 1=300 giorni la<br />

lunghezza di un anno solare, cioè 365 giorni, 5 ore e 55 minuti e 12 secondi.<br />

Il passaggio del Sole tra due equinozi di primavera si accorcia di circa mezzo<br />

secondo ogni secolo ed oggi ha una durata di circa 365 giorni 5 ore 48 minuti<br />

e 45 secondi. Calcola anche la durata del mese lunare in 29 giorni 12 ore 44<br />

minuti e 2 secondi e mezzo, che di¤erisce di circa un secondo dal valore attuale.<br />

Sia Ipparco che Menelao (I secolo a.C.) costruiscono delle tavole di corde in un<br />

cerchio. Anche la ”Sintassi matematica”, o ”Almagesto”, di Claudio Tolomeo<br />

(87-165 d.C.) contiene una tavola delle corde:<br />

”Costruiremo ora una tavola di queste rette, dividendo la circonferenza in<br />

360 parti. Tutti gli archi della nostra tavola andranno crescendo di mezzo grado<br />

e daremo per ognuno di questi archi il valore della corda, supponendo il diametro<br />

diviso in 120 parti... Adopereremo la divisione sessagesimale per evitare<br />

le frazioni, e nelle moltiplicazioni e divisioni prenderemo sempre i valori più<br />

approssimati...”<br />

360 è un numero con tanti divisori vicino a 365 ed il Sole si sposta nello<br />

zodiaco di circa un grado al giorno. La stima per la corda di un grado è 1+2=60+<br />

50=60 2 , da cui si ricava, moltiplicando per 360 gradi e dividendo per il diametro<br />

120, il rapporto tra circonferenza e diametro 3 + 8=60 + 30=60 2 = 3:141666:::.<br />

Se ai numeratori delle ultime frazioni si aggiungono o tolgono delle unità le<br />

approssimazioni peggiorano.<br />

Meccanismo<br />

di Antikythera<br />

(II secolo a.C.)<br />

34


Euclide, Elementi, Libro II Proposizione 12:<br />

In li triangoli che hanno un angolo ottuso tanto è piu potente quella<br />

linea che sotto tende a l’angolo ottuso, de ambi li altri duoi lati che<br />

contengono l’angolo ottuso, quanto è quello che è contenuto sotto uno<br />

di quelli lati, & quella linea a se direttamente congionta a l’angolo<br />

ottuso tagliata perpendicolare di fora del triangolo due volte.<br />

BC 2 = AB 2 + AC 2 + 2AB AD;<br />

BC 2 = AB 2 + AC 2 2AB AC cos \BAC :<br />

La formula di Erone per<br />

l’area di un triangolo con<br />

lati A, B, C, e perimetro 2P .<br />

Area = 1<br />

1<br />

AB sin ( ) =<br />

2 2 ABp1 cos2 ( )<br />

= 1<br />

2 AB<br />

s<br />

A<br />

1<br />

2 + B2 C2 2<br />

=<br />

2AB<br />

1<br />

q<br />

4A<br />

4<br />

2B2 (A2 + B2 C2 ) 2<br />

= 1p<br />

(A + B + C) (B + C A) (A + C B) (A + B C)<br />

4<br />

= p P (P A) (P B) (P C):<br />

L’area di un segmento<br />

di cerchio nella<br />

”Metrica” di Erone.<br />

Se la base b è molto più grande dell’altezza a, si può approssimare il segmento<br />

di cerchio con una parabola con area 4=3 del triangolo di base b e altezza a.<br />

Se la base è comparabile all’altezza, si può approssimare l’area con<br />

a (a + b)=2 + (b=2) 2 =14. Per l’area di un semicerchio di raggio R<br />

si ottiene la stima di Archimede 22=14R 2 .<br />

35


”Collezione <strong>Matematica</strong>”<br />

di Pappo d’Alessandria.<br />

”Se nello spazio tra tre semicerchi tra loro tangenti, che viene detto Arbelo,<br />

si tracciano dei cerchi tangenti ai semicerchi e tra loro, il diametro del primo<br />

cerchio risulta uguale alla distanza del suo centro dalla base, il diametro del<br />

secondo cerchio uguale al doppio della distanza del suo centro dalla base,<br />

quello del terzo il triplo,...” Una dimostrazione moderna utilizza l’inversione<br />

rispetto ad un cerchio con centro in un estremo della base ed ortogonale al<br />

cerchio che si vuole considerare.<br />

Terminiamo l’excursus sulla matematica greca con un problema aritmetico<br />

attribuito ad Archimede, scoperto nel 1773 e risolto nel 1880:<br />

”O amico, se sei sapiente calcola esattamente il numero dei bovini del Sole.<br />

Calcola in qual numero pascolavano un giorno nei campi dell’isola di Trinacria,<br />

distribuiti in quattro mandrie di diversi colori, bianco latte, nero splendente,<br />

bruno dorato, screziato. In ogni mandria i tori erano in quantità considerevole<br />

distribuiti secondo i seguenti rapporti. I bianchi erano la metà e la terza parte di<br />

tutti i neri più i bruni, i neri la quarta e quinta parte degli screziati più i bruni,<br />

gli screziati la sesta e settima parte dei bianchi più i bruni. Invece le giovenche<br />

erano distribuite nei seguenti rapporti. Le bianche erano la terza e quarta parte<br />

di tutta la mandria nera, le nere la quarta e quinta parte della mandria screziata,<br />

le screziate la quinta e sesta parte della mandria bruna, le brune la metà<br />

della terza e la settima parte della mandria bianca. Quando avrai determinato<br />

esattamente quanti erano i tori e le giovenche del Sole, distinti per ciascun colore,<br />

non ti si chiamerà certamente ignorante nè incapace nei numeri, però non<br />

ti si ascriverà ancora fra i sapienti. Ma ora bada bene a questi altri rapporti<br />

fra i tori del Sole. Quando i tori bianchi si mescolavano ai neri formavano<br />

una …gura uguale in lunghezza e larghezza ed il loro numero riempiva le vaste<br />

pianure della Trinacria. Invece i tori bruni con gli screziati costituivano una<br />

…gura triangolare. Amico, se sarai capace di trovare tutto questo, esponendolo<br />

in forma intelligibile, sarai coronato di gloria come un vincitore e considerato<br />

ricco di scienza”.<br />

36


8<br />

><<br />

>:<br />

A = (1=2 + 1=3) B + C<br />

B = (1=4 + 1=5) D + C<br />

D = (1=6 + 1=7) A + C<br />

E = (1=3 + 1=4) (B + F )<br />

F = (1=4 + 1=5) (D + H)<br />

H = (1=5 + 1=6) (C + G)<br />

G = (1=6 + 1=7) (A + E)<br />

A + B = I 2<br />

C + D = L (L + 1) =2<br />

Il sistema lineare delle prime 7 equazioni nelle prime 8 incognite ha in…nite<br />

soluzioni, 8> <<br />

>:<br />

A = 7460514 k<br />

B = 10366482 k<br />

C = 4149387 k<br />

D = 7358060 k<br />

E = 7206360 k<br />

F = 4893246 k<br />

G = 5439213 k<br />

H = 3515820 k<br />

Un totale di A+B +C +D +E +F +G+H = 50389082 k capi di bestiame.<br />

Fin qui, anche se non ci siamo mostrati ignoranti, non possiamo ancora dirci<br />

sapienti.<br />

I 2 = A + B = (7460514 + 10366482) k = 2 2 3 11 29 4657 k:<br />

Questo numero è un quadrato se e solo se<br />

In…ne,<br />

k = 3 11 29 4657 m 2 = 4456749 m 2 :<br />

L (L + 1) =2 = C + D = (4149387 + 7358060) k = 51285802909803 m 2 ;<br />

L = 1 + p 1 + 410286423278424 m2 :<br />

2<br />

Il numero è triangolare solo se quanto sotto radice è un quadrato,<br />

1 + 410286423278424 m 2 = n 2 :<br />

37<br />

:<br />

:


Per mostrarci sapienti dobbiamo risolvere questa equazione. Se X non è un<br />

quadrato, l’equazione n 2 X m 2 = 1 ha in…nite soluzioni, ed una soluzione<br />

fondamentale si può ricavare dalle frazioni parziali n=m dello sviluppo in frazioni<br />

continue di p X. In particolare, la più piccola soluzione del problema è stata<br />

calcolata nel 1981 ed ha 206545 decimali,<br />

A + B + C + D + E + F + G + H 7; 7::: 10 206544 :<br />

Epigrammi di Metrodoro<br />

nella Antologia Palatina:<br />

”Ecco la tomba che racchiude Diofanto, una<br />

meraviglia da contemplare! Con arti…cio<br />

aritmetico la pietra insegna la sua età: Dio<br />

gli concesse di rimanere fanciullo un sesto<br />

della sua vita. Dopo un altro dodicesimo le<br />

sue guance germogliarono. Dopo un settimo<br />

accese la …accola del matrimonio. Dopo<br />

cinque anni gli nacque un …glio. Ma questo<br />

giovane disgraziato e pur tanto amato morì<br />

appena raggiunta la metà dell’età cui doveva<br />

arrivare suo padre. Mitigando il dolore coll’<br />

occuparsi della scienza dei numeri, quattro<br />

anni ancora attese Diofanto prima di<br />

giungere al termine della sua esistenza”.<br />

Attribuito ad Euclide:<br />

”Un asino e un mulo viaggiavano insieme,<br />

portando sacchi di grano, od otri di vino.<br />

Il mulo disse all’asino che si lamentava<br />

per il carico eccessivo: ”Di che ti lamenti?<br />

Se mi dessi uno solo dei tuoi sacchi, ne<br />

avrei il doppio di te. Ma se ti dessi uno<br />

dei miei, ne avremmo uguali”. O sapiente<br />

lettore, dimmi quanti sacchi portava<br />

l’asino e quanti il mulo”.<br />

38


”Archimedis Circuli Dimensio” per Nicolaum Tartaleam Brixianum<br />

39


MATEMATICA IN ASIA:<br />

Liu Hui (264d.C.) Zhu Shi Jie 1303 XII secolo<br />

Sia in India che in Cina si ottengono ottime approssimazioni di . Apastamba<br />

(IV secolo a.C.) in una costruzione di un quadrato uguale ad un cerchio<br />

implicitamente pone uguale a 3,09. Nei ”Nove capitoli dell’arte matematica”<br />

di Liu Hui (III secolo d.C.) si trova la seguente regola pratica per stimare l’area<br />

di un campo circolare:<br />

”Per trovare l’area di un cerchio... moltiplica metà circonferenza per metà<br />

diametro. Oppure moltiplica il diametro per sé stesso, poi per tre e dividi per<br />

quattro. Oppure moltiplica la circonferenza per sé stessa e dividi per dodici.”<br />

Il primo metodo è corretto, gli altri due presuppongono uguale a 3, comunque<br />

Liu Hui sa che questa è solo un’approssimazione.<br />

L’approssimazione<br />

dell’area di un cerchio<br />

di Liu Hui.<br />

Se l(n) e a(n) sono lato ed apotema di un poligono<br />

q<br />

regolare con n<br />

lati inscritto in un cerchio di raggio r, si ha a(n) = r2 (l(n)=2) 2 q<br />

e<br />

l(2n) = (l(n)=2) 2<br />

(r a(n)) 2 . Se A(n) = na(n)l(n)=2 è l’area del<br />

poligono ed A l’area del cerchio, si ha anche A(2n) = nrl(n)=2 e<br />

A(2n) < A < A(n) + 2 (A(2n) A(n)) .<br />

Utilizzando il teorema di Pitagora, Liu Hui calcola le aree dei poligoni regolari<br />

con 6, 12, 24, 48, 96 e 192 lati inscritti in un cerchio di raggio 10 ed ottiene la<br />

40


stima (314 + 4=25) =100 = 3; 1416. La stessa stima 62832=20000 = 3; 1416<br />

è ottenuta da Aryabhata (475-550) con un poligono di 384 lati:<br />

”Aggiungi 4 a 100, moltiplica la somma per 8 e aggiungi 62000. Il risultato<br />

è approssimativamente la circonferenza di un cerchio con diametro 20000.<br />

Somayaji Nilakantha (1444-1544) commenta: ”Perché diamo un valore approssimato<br />

invece di uno esatto? Perché il rapporto tra circonferenza e diametro<br />

non si può esprimere come rapporto tra numeri interi”. Brahmagupta (VI secolo<br />

d.C.) suggerisce 3 come ”valore pratico” e p 10 = 3; 162::: come ”valore<br />

esatto”. Questa è una stima piuttosto popolare per tutto il medio evo, sia in<br />

oriente che in occidente. Zu Chongzhi (430-501) con il metodo di Liu Hui ed<br />

un poligono di 24576 lati trova le approssimazioni 3; 1415926 < < 3; 1415927.<br />

Con queste stime a partire dal raggio si potrebbe calcolare la circonferenza della<br />

Terra con un’approssimazione inferiore al metro. Zu Chongzhi suggerisce anche<br />

le approssimazioni razionali 22/7 e 355/113. La frazione 355=113 = 3; 1415929:::<br />

è ritrovata da Adrian Metius (1527-1607), che dimostra in modo archimedeo la<br />

disuguaglianza 333=106 < < 377=120 e poi prende la media aritmetica dei numeratori<br />

e dei denominatori. Per meglio apprezzare questi risultati osserviamo<br />

che 22/7 e 355/113 sono ridotte dello sviluppo in frazioni continue di ,<br />

= 3 + 0; 1415926535::: = 3 +<br />

1<br />

1<br />

0; 1415926535:::<br />

1<br />

= 3 +<br />

1<br />

7 +<br />

1<br />

0; 0625133059:::<br />

1<br />

= 3 +<br />

1<br />

7 +<br />

1<br />

15 +<br />

1<br />

1 +<br />

292 + :::<br />

Le ridotte dello sviluppo in frazioni continue di danno le approssimazioni<br />

3 < 333 355 22<br />

< < <<br />

106 113 7 :<br />

La stima ”inaccurata” 3 + 1=7 = 22=7 è la migliore approssimazione di<br />

con frazioni con denominatori minori di 57, mentre la stima ”accurata” 3 +<br />

1=(7 + 1=(15 + 1=1)) = 355=113 è la migliore approssimazione con frazioni con<br />

denominatori minori di 16604. Questa approssimazione è molto buona perché<br />

il termine successivo nello sviluppo in frazioni continue 292 è piuttosto grande.<br />

Aggiungendo anche questo termine si ottiene l’approssimaziome 103993/33102<br />

con nove decimali corretti. Tutte queste approssimazioni con numeri via via più<br />

grandi sembrano suggerire che non è una frazione.<br />

Lasciamo ora il cerchio per occuparci della sfera. Nei ”Nove capitoli dell’arte<br />

matematica” di Liu Hui si trova la seguente regola, che ha un errore relativo di<br />

poco superiore al 2%:<br />

”Moltiplica il volume della sfera per 16 e dividi per 9, poi prendi la radice<br />

cubica. Il risultato è il diametro.”<br />

41<br />

:


L’idea è la seguente. Si parte da una sfera inscritta in un cilindro inscritto<br />

in un cubo. Le sezioni del cilindro e del cubo con piani paralleli alle basi hanno<br />

rapporto =4, quindi anche il rapporto tra i volumi del cilindro e del cubo è<br />

=4. Assumendo che anche il rapporto tra i volume della sfera e del cilindro sia<br />

circa =4, si arriva ad un rapporto tra i volumi della sfera e del cubo di 2 =16,<br />

che diventa 9/16 se si stima uguale a 3. Comunque Liu Hui è ben cosciente<br />

che queste sono solo approssimazioni. Infatti osserva che se si intersecano i due<br />

cilindri x 2 + z 2 1 e y 2 + z 2 1 , le sezioni di questa …gura con i piani<br />

di normale z sono quadrati di area 4 1 z 2 . Questi stessi piani tagliano la<br />

sfera x 2 + y 2 + z 2 1 in cerchi di area 1 z 2 . Quindi il rapporto tra il<br />

volume della sfera ed il volume dell’intersezione dei cilindri è esattamente =4.<br />

Il volume dell’intersezione dei cilindri, già noto ad Archimede, è poi calcolato<br />

da Zu Gengzhi (VI secolo d.C.), …glio di Zu Chongzhi, che osserva che le sezioni<br />

con i piani di normale z della regione interna al cubo fjxj 1; jyj 1; jzj 1g<br />

ed esterna all’intersezione tra i cilindri hanno area 4z 2 , esattamente come le<br />

sezioni di una piramide con base di area 4 ed altezza 1. Quindi il volume<br />

dell’intersezione tra i cilindri è uguale al volume del cubo meno il volume di<br />

due piramidi, quindi il volume di una sfera di raggio uno è (4=3) . Osserviamo<br />

che nella dimostrazione di questi risultati sia Liu Hui che Zu Gengzhi utilizzano<br />

sistematicamente il principio di Bonaventura Cavalieri (1598-1647), che<br />

Zu Gengzhi enuncia così:<br />

”Se si costruiscono dei volumi sovrapponendo delle aree e se le aree corrispondenti<br />

sono uguali, allora i volumi non possono essere diversi”.<br />

1671<br />

I raggi A, B, C, di tre cerchi tangenti ad<br />

una retta e tra loro sono legati dalla<br />

relazione 1= p A + 1= p B = 1= p C:<br />

42


”Nove capitoli dell’arte matematica”<br />

Un bambù alto 10 syaku si spezza e<br />

la cima tocca terra a distanza 3 syaku<br />

dalla radice. A che altezza si è spezzato?<br />

3 2 + x 2 = (10 x) 2 ; x = 4 + 11=20:<br />

43


ULTIMI SEGUACI DI ARCHIMEDE:<br />

Nelle ”Propositiones ad acuendos juvenes” di Alcuino da York (VIII secolo<br />

d.C.), insieme alla ”Propositio de lupo et capra et fasciculo cauli”, si trova la<br />

seguente proposizione:<br />

”Est campus rotundus, qui habet in gyro perticas CCCC. Dic, quot aripennos<br />

capere debet. Solutio I: ... LXVIIII. Solutio II: ... XCVI”.<br />

Se A è l’area e C la circonferenza e se A = C 2 =4 , nella prima soluzione<br />

= 4 e nella seconda = 3, ed anche in altri problemi ci sono errori di calcolo.<br />

In un testo dell’anno 1000 si ritrova la regola di Ahmes per la quadratura del<br />

cerchio: ”Circumducto quantolibet circulo, alterum circulum interiorem exteriori<br />

circulo nona parte contractiorem, aequos habebis quadratum et circulum”.<br />

In altri testi le regole sono di¤erenti e c’è chi commenta: ”Hi omnes a veritate<br />

longe absunt”. Ed anche Dante Alighieri (1265-1321) nel ”Convivio” stigmatizza<br />

questo paradosso della geometria: ”Lo cerchio è perfettissima …gura...”,<br />

Ciò nonostante: ”Lo cerchio per lo suo arco è impossibile a quadrare perfettamente”.<br />

Nel ”Libro d’abaco” di Leonardo da Pisa, il Fibonacci (1180-1250), si<br />

trova il seguente problema: ”Quot paria coniculorum in uno anno ex uno pario<br />

germinentur”.<br />

”Quante coppie di conigli si generano in un anno se, iniziando con una coppia,<br />

ciascuna coppia produce ogni mese una nuova coppia che diviene produttiva<br />

al secondo mese della sua esistenza?... 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144,<br />

233, 377.”<br />

Il modello teorico prevede la crescita esponenziale, ma nella realtà dopo<br />

qualche mese le simpatiche bestiole sono pronte per essere cucinate. Il Fibonacci<br />

importa dall’oriente in Italia il sistema di numerazione decimale: ”Novem …gure<br />

indorum he sunt 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Cum his itaque novem …guris, et cum hoc<br />

signo 0, quod arabice zephirum appellatur, scribitur quilibet numerus, ut inferius<br />

44


demonstratur”. Con questo sistema il calcolo numerico risulta facilitato e Fibonacci,<br />

dichiarando di poter far meglio di Archimede, trova un’approssimazione<br />

di con tre decimali corretti. Dai poligoni inscritti e circoscritti con 96 lati ottiene<br />

i valori 1440=(458 + 4=9) e 1440=(458 + 1=5) e, prendendo una media,<br />

1440=(458 + 1=3) = 3; 1418:::. Inizia a di¤ondersi il ”morbus decimalium”. A<br />

Samarcanda l’astronomo Al Kashi (XV secolo), che calcola con la stessa facilità<br />

con cui le aquile volano, per calcolare la circonferenza di un cerchio grande come<br />

l’intero universo con un’approssimazione inferiore ad un crine di cavallo, con un<br />

poligono di 3 2 28 lati calcola le prime sedici cifre decimali di 2 ,<br />

6 + 16<br />

60<br />

+ 59<br />

60<br />

28 1 34 51 46 14 50<br />

+ + + + + + + :<br />

2 603 604 605 606 607 608 609 Di fatto, il rapporto tra la distanza della Terra dal Sole e lo spessore di un<br />

capello è dell’ordine di 10 16 , sedici decimali sono appena su¢ cienti per calcolare<br />

con l’approssimazione di un capello l’orbita della Terra intorno al Sole. Adrian<br />

Rooman (1561-1615) con un poligono di 2 30 lati trova quindici decimali di .<br />

Nel 1584 S.van der Eycke stima = 1521=484 = 3; 142:::, ma nel 1585 con un<br />

poligono di 192 lati Ludolph van Ceulen (1540-1610) dimostra che < 1521=484,<br />

van der Eycke replica con la stima = 3; 1416055 e van Ceulen nel 1586 dimostra<br />

che 3; 14103 < < 3; 142732. Poi van Ceulen calcola il perimetro di un poligono<br />

di 60 2 33 lati e pubblica nel 1596 i primi venti decimali di , in…ne ne calcola<br />

trentacinque che vengono anche inscritti sulla sua pietra tombale.<br />

”Hic iacet sepultus Mr. Ludol¤ van Ceulen, professor belgicus dum viveret<br />

mathematicarum scientiarum in athenaeo huius urbis, natus hildeshemia anno<br />

1540 die XXVIII ianuarii et denatus XXXI decembris 1610, qui in vita sua<br />

multo labore circumferentiae circuli proximam rationem ad diametrum invenit<br />

sequentem: quando diameter est 100000000000000000000000000000000000 tunc<br />

circuli circumferentia plus est quam 3141592653589793233846264338327950288<br />

et minus quam 3141592653589793233846264338327950289.”<br />

Dopo tanta fatica, ”requiescat in pace”. La quadratura del cerchio è nella<br />

sua formulazione originaria un problema geometrico, ma nel XVI secolo entrano<br />

in gioco l’algebra e l’analisi.<br />

”L’aritmetica è una scienza tanto quanto lo è la geometria. Alle grandezze<br />

razionali sono associati i numeri razionali ed alle irrazionali gli irrazionali. Se<br />

qualcuno misura delle grandezze con numeri ed ottiene valori di¤erenti da quelli<br />

reali, non è colpa dei calcoli ma del calcolatore. Come dice Proclo, l’aritmetica<br />

è più esatta della geometria. Per un calcolatore accurato, se il diametro è una<br />

unità, il perimetro del dodecagono inscritto è la radice del binomio 72 p 3888.<br />

Chiunque a¤ermi qualcosa di diverso sbaglia, sia il geometra con le sue misure<br />

o il calcolatore con i suoi numeri.”<br />

45


François Viète (1540-1603) con poligoni di 6 2 16 lati stima compreso tra<br />

3,1415926535 e 3,1415926537 e nel 1593 pubblica una formula che, almeno in<br />

Europa, è forse la prima espressione analitica in…nita di :<br />

=<br />

r 1<br />

2<br />

s r<br />

1 1 1<br />

+<br />

2 2 2<br />

2<br />

v<br />

u s<br />

u<br />

r<br />

t1 1 1 1 1<br />

+ +<br />

2 2 2 2 2<br />

Anche questa formula viene ottenuta con un procedimento archimedeo, partendo<br />

dall’area di un quadrato iscritto in un cerchio di raggio uno ed ottenendo<br />

in modo ricorsivo l’area dei poligoni regolari con 8, 16, 32,... lati. L’area del<br />

quadrato è 2, l’area dell’ottagono è 2= p 1=2, l’area del poligono con sedici lati<br />

è 2= p q<br />

1=2 1=2 + 1=2 p 1=2 ,...<br />

La quadratura del<br />

cerchio di Cartesio.<br />

”Per quanto riguarda la quadratura del cerchio, non trovo niente di<br />

più appropriato che aggiungere ad un quadrato dato di base AB il<br />

rettangolo di base BC con vertice sul prolungamento della diagonale<br />

del quadrato ed area un quarto del quadrato, poi un altro rettangolo<br />

di base CD con vertice sul prolungamento della diagonale del quadrato<br />

ed area un quarto del rettangolo precedente, e così via all’in…nito. Tutti<br />

questi rettangoli saranno uguali ad un terzo del quadrato e la base AX<br />

sarà il diametro di una circonferenza uguale al perimetro del quadrato.<br />

Infatti AC è il diametro di un cerchio inscritto in un ottagono con lo<br />

stesso perimetro del quadrato, OC il diametro di un cerchio inscritto<br />

in una …gura con sedici lati, e così via all’in…nito.”<br />

René Descartes (1596-1650) esprime seri dubbi sulla possibilità di quadrare<br />

esattamente delle regioni curve: ”La geometria non dovrebbe occuparsi di linee<br />

che sono come corde, un po’ dritte e un po’ storte, perché i rapporti tra<br />

linee dritte e curve non sono noti e credo che neanche possano essere scoperti,<br />

quindi nessuna conclusione su questi rapporti può essere considerata rigorosa<br />

ed esatta”. Comunque Cartesio invece di quadrare un cerchio trova il modo di<br />

rendere rotondo un quadrato. Il diametro del cerchio inscritto in un poligono<br />

regolare di perimetro p e m lati è d = p=m cot ( =m). Se xn è il diametro del<br />

46<br />

:


cerchio inscritto in un poligono regolare con perimetro 4x0 e 2 n+2 lati, allora<br />

xn (xn xn 1) = 4 n x 2 0. Si possono così ottenere in modo ricorsivo i diametri<br />

dei cerchi inscritti in poligoni isoperimetrici con 4, 8, 16,..., lati e questi diametri<br />

convergono al diametro del cerchio isoperimetrico al quadrato.<br />

Nel 1634 Cartesio comunica alla principessa<br />

Elisabetta di Boemia che se A, B, C, D, sono i<br />

reciproci dei raggi di cerchi tangenti tra loro,<br />

(A + B + C + D) 2 = 2 A 2 + B 2 + C 2 + D 2 :<br />

Per esempio, i cerchi con curvatura 18, 23, 27,<br />

sono tangenti al cerchio interno con curvatura<br />

146 e a quello esterno con curvatura 10.<br />

In uno spazio con dimensione d i raggi di d + 2 sfere mutuamente tangenti<br />

0 12<br />

Xd+2<br />

Xd+2<br />

veri…cano l’equazione @ 1=R(j) A = d (1=R(j)) 2 .<br />

j=1<br />

Il problema della retti…cazione della circonferenza consiste nel cercare di<br />

stimare un arco di cerchio, che è storto ed intrinsecamente di¢ cile da misurare,<br />

con delle combinazioni di segmenti dritti ad esso collegati ed esplicitamente<br />

misurabili, come il seno ed il coseno. In particolare, il metodo di calcolo della<br />

lunghezza di una circonferenza con poligoni inscritti e circoscritti si basa sul<br />

fatto che un arco di cerchio è compreso tra il seno e la tangente dell’angolo, ma<br />

nella ”Perfezione matematica” il Cardinale Nicola da Cusa (1401-1464) trova<br />

un’approssimazione migliore:<br />

”Il rapporto tra tre semidiametri e tre semidiametri meno una freccia è minore<br />

del rapporto tra arco e corda”.<br />

In un cerchio di raggio uno ad un arco 2x corrispondono una corda 2 sin(x)<br />

ed una freccia 1 cos(x) e si ha la disuguaglianza 3 sin(x)= (2 + cos(x)) < x, che<br />

è una disuguaglianza più stretta di sin(x) < x,<br />

sin(x) <<br />

3 sin(x)<br />

< x:<br />

2 + cos(x)<br />

La disuguaglianza sin(x) < 3 sin(x)= (2 + cos(x)) è equivalente a cos(x) < 1.<br />

Per dimostrare la disuguaglianza 3 sin(x)= (2 + cos(x)) < x utilizzando la nostra<br />

tecnologia, basta osservare che la funzione x 3 sin(x)= (2 + cos(x)) si annulla<br />

in zero ed è crescente,<br />

d<br />

dx x<br />

3 sin(x)<br />

2 + cos(x)<br />

47<br />

j=1<br />

(1 cos(x))2<br />

= 2 :<br />

(2 + cos(x))


Ponendo x = =6 nell’uguaglianza approssimata x 3 sin(x)= (2 + cos(x))<br />

si ottiene 18= 4 + p 3 = 3; 140:::. Per trovare i primi due decimali di<br />

Archimede deve utilizzare un poligono con 96 lati, a Nicola da Cusa basta<br />

l’esagono. E conclude: ”Ora la scienza delle corde emerge perfettamente fondata.<br />

La quadratura del cerchio ha raggiunto il suo scopo”. Sostenitore della<br />

concordanza dei contrari, Nicola da Cusa congettura anche una relazione tra il<br />

poligono con il minimo numero di lati e quello con il massimo, il triangolo ed<br />

il cerchio. Inscrive un quadrato in un cerchio e stima questo cerchio uguale al<br />

triangolo equilatero inscritto in un cerchio di diametro il lato del quadrato più il<br />

raggio del cerchio dato. La costruzione fornisce per il valore 3 p 3 + p 6 =4,<br />

ma nel 1464 Johann Müller Regiomontano (1436-1476) dimostra che questa<br />

quadratura non è corretta e a sua volta propone il valore 3,14343.... A Regiomontano<br />

si deve anche una rinascita dell’interesse per la trigonometria piana<br />

e sferica.<br />

Nel “Ciclometricus”del 1621 Willebrord Snell (1580-1626) completa la scoperta<br />

di Nicola da Cusa, trovando che<br />

3 sin(x)<br />

2 + cos(x)<br />

tan(x) + 2 sin(x)<br />

< x < :<br />

3<br />

Queste stime corrispondono alle seguenti costruzioni geometriche. Dato il<br />

cerchio x 2 + y 2 = 1, la retta per A = (cos(#); sin(#)) e B = ( 2; 0) interseca<br />

la tangente al cerchio x = 1 nel punto di ordinata 3 sin(#)= (2 + cos(#)).<br />

Invece la retta per A = (cos(#); sin(#)) e C = ( 2 cos(#=3); 0) interseca x =<br />

1 nel punto di ordinata tan(#=3) + 2 sin(#=3). Quest’ultima costruzione coincide<br />

con la trisezione dell’angolo attribuita ad Archimede. Il punto D =<br />

( cos(#=3); sin(#=3)) è la seconda intersezione della retta BC con la circonferenza,<br />

il segmento CD ha lunghezza uno e forma con l’asse delle ascisse un angolo<br />

#=3. Con queste disuguaglianze Snell scopre anche un e¢ ciente metodo per<br />

accelerare la convergenza nel calcolo di . Se con poligoni di 96 lati Archimede<br />

trova due decimali di , con gli stessi poligoni Snell ne trova sei,<br />

3 sin( =96)<br />

3; 1415926::: = 96<br />

2 + cos( =96)<br />

< < 96tan( =96) + 2 sin( =96)<br />

3<br />

= 3; 1415928::::<br />

Se con poligoni di 60 2 33 van Ceulen calcola 20 decimali, con poligoni di<br />

2 30 lati Snell ne trova 34. Anche se Snell non dimostra in modo soddisfacente i<br />

suoi risultati, queste applicazioni numeriche che forniscono le stesse cifre di van<br />

Ceulen sono un convincente indizio della loro correttezza.<br />

48


La retti…cazione di<br />

un arco di cerchio<br />

di Nicola da Cusa<br />

e Snell.<br />

Un arco di cerchio # ha lunghezza compresa tra sin(#) e tan(#).<br />

Se A = (1; 0), B = (cos(#); sin(#)) , C = (1; #) , l’arco AB è uguale al<br />

segmento AC. La retta BC interseca l’asse y = 0 nel punto di ascissa<br />

(cos(#) sin(#)) = (# sin(#)) e questa ascissa tende a 2 se # ! 0.<br />

Viceversa, se B = (cos(#); sin(#)) e D = ( 2; 0), la retta BD interseca<br />

la retta x = 1 nel punto di ordinata 3 sin(#)= (2 + cos(#)) . Invece, se<br />

l’angolo tra la retta per B e l’asse orizzontale è #=3, questa retta<br />

interseca x = 1 nel punto di ordinata tan(#=3) + 2 sin(#=3).<br />

Christiaan Huygens (1629-1695) dimostra rigorosamente con metodi di geometria<br />

elementare i risultati di Snell e nel 1654 pubblica ”La scoperta della grandezza<br />

del cerchio”, con 20 proposizioni, cioè 14 teoremi più 4 problemi.<br />

Stimando di esserci occupati recentemente con qualche successo dell’antico<br />

problema della quadratura del cerchio, il più celebre di tutti anche agli occhi di<br />

quelli che non si intendono di <strong>Matematica</strong>, e avendo ottenuto alcuni risultati<br />

migliori di quelli trovati …no ad oggi, almeno secondo noi, vogliamo comunicarli<br />

ai geometri insieme alle loro dimostrazioni...<br />

”Teorema 1: Se in un segmento di cerchio minore di metà cerchio si iscrive il<br />

più grande triangolo possibile e similmente si iscrivono dei triangoli nei segmenti<br />

restanti, il primo triangolo risulta minore del quadruplo della somma degli altri<br />

due.”<br />

”Teorema 2: Dato un segmento di cerchio minore di metà cerchio e sulla base<br />

un triangolo con i due altri lati tangenti al segmento, tracciata una tangente<br />

al segmento nella sua sommità, questa retta taglia nel triangolo un triangolo<br />

maggiore della metà del più grande triangolo che si può iscrivere nel segmento.”<br />

”Teorema 3: Il rapporto tra un segmento di cerchio minore di metà cerchio<br />

ed il più grande triangolo che si può iscrivere nel segmento è più grande di<br />

quattro a tre.”<br />

”Teorema 4: Un segmento di cerchio minore di metà cerchio è minore dei<br />

due terzi del triangolo con la stessa base ed i due altri lati tangenti al segmento.”<br />

”Teorema 5: Un cerchio è maggiore di un poligono equilatero iscritto più<br />

un terzo della di¤erenza tra questo poligono ed un poligono inscritto con metà<br />

lati.”<br />

49


”Teorema 6: Un cerchio è minore dei due terzi di un poligono equilatero<br />

circoscritto più un terzo del poligono simile inscritto.”<br />

”Teorema 7: La circonferenza di un cerchio è maggiore del perimetro di un<br />

poligono equilatero iscritto più un terzo della di¤erenza tra i perimetri di questo<br />

poligono e di un poligono inscritto con metà lati.”<br />

”Teorema 8: Se all’estremità del diametro di un cerchio si traccia la tangente<br />

e dall’estremità opposta si tira una retta che taglia il cerchio ed incontra la<br />

tangente, i due terzi della tangente intercettata più un terzo della retta che a<br />

partire del punto di intersezione cade ad angolo retto sul diametro sono maggiori<br />

dell’arco tagliato adiacente.”<br />

”Teorema 9: La circonferenza di un cerchio è minore dei due terzi del<br />

perimetro di un poligono equilatero iscritto più un terzo del perimetro di un<br />

poligono simile circoscritto.”<br />

”Problema 1:Trovare il rapporto tra la circonferenza ed il diametro, quanto<br />

si voglia vicino al vero.”<br />

”Problema 2: Prendere una retta uguale alla circonferenza di un dato cerchio.”<br />

”Problema 3: Prendere una retta uguale ad un arco qualsiasi.”<br />

”Teorema 10: Il lato di un poligono equilatero iscritto in un cerchio è medio<br />

proporzionale tra il lato del poligono simile circoscritto e la metà del lato del<br />

poligono inscritto con metà lati.”<br />

”Teorema 11: La circonferenza di un cerchio è minore della più piccola delle<br />

due medie proporzionali tra i perimetri di poligoni regolari simili, uno inscritto<br />

nel cerchio e l’altro circoscritto. E il cerchio è più piccolo del poligono simile a<br />

questi, con perimetro uguale alla più grande delle medie.”<br />

”Teorema 12: Se fra il prolungamento del diametro di un cerchio e la circonferenza<br />

si pone una retta uguale al raggio, che prolungata taglia ancora il cerchio<br />

ed incontra la tangente ad esso nell’estremità opposta del diametro, questa retta<br />

intercetta sulla tangente una parte più grande dell’arco adiacente formato.”<br />

”Teorema 13: Se al diametro di un cerchio si aggiunge un semidiametro e<br />

a partire dall’estremità della retta aggiunta si conduce una retta che taglia il<br />

cerchio incontrando la tangente al cerchio nell’estremità opposta del diametro,<br />

questa retta intercetta sulla tangente una parte più piccola dell’arco adiacente<br />

formato.”<br />

”Teorema 14: Il centro di gravità di un segmento di cerchio divide il diametro<br />

del segmento in modo tale che la parte al vertice è più grande dell’altra e minore<br />

una volta e mezzo dell’altra.”<br />

”Teorema 15: Un segmento di cerchio minore di un semicerchio sta al triangolo<br />

massimo inscritto in un rapporto più grande di quattro a tre, ma più<br />

piccolo del rapporto tra tre ed un terzo del diametro del segmento restante ed il<br />

diametro del cerchio con il triplo della retta dal centro del cerchio alla base del<br />

segmento.”<br />

”Teorema 16: Un arco qualunque, più piccolo di una semicirconfernza, è più<br />

grande della corda sottesa aumentata di un terzo della di¤erenza tra la corda ed<br />

il seno. Ma un tale arco è minore della corda più la retta che sta al detto terzo<br />

50


come il quadruplo della corda più il seno sta al doppio della corda più il triplo<br />

del seno.”<br />

”Problema 4: Trovare il rapporto tra la circonferenza e il diametro e, per<br />

mezzo di corde date inscritte in un cerchio, trovare la lunghezza degli archi ai<br />

quali esse sono sottese.<br />

Denotando con A(n) = n sin( =n) cos( =n) e B(n) = n tan( =n) le aree dei<br />

poligoni regolari con n lati inscritti e circoscritti ad un cerchio di raggio uno<br />

e con P (n) = 2n sin( =n) e Q(n) = 2n tan( =n) i perimetri di questi poligoni<br />

inscritti e circoscritti, i teoremi 5 e 6 si traducono nelle disuguaglianze<br />

A(2n) + 1<br />

3<br />

1 2<br />

(A(2n) A(n)) < < A(n) +<br />

3 3 B(n):<br />

Ponendo poi x = =n, questi teoremi si riducono alle disuguaglianze trigonometriche<br />

8 sin(x) sin(2x) sin(2x) + 4 tan(x)<br />

< x < :<br />

6<br />

6<br />

Similmente, i teoremi 7 e 9 si traducono nelle disuguaglianze<br />

P (2n) + 1<br />

(P (2n)<br />

3<br />

P (n)) < 2<br />

2 1<br />

< P (n) +<br />

3 3 Q(n);<br />

8 sin(x=2)<br />

3<br />

sin(x) 2 sin(x) + tan(x)<br />

< x < :<br />

3<br />

Il teorema 11 si traduce nelle disuguaglianze<br />

2 < 3p Q(n)P 2 (n); < 3p A(n)B 2 (n);<br />

x < sin(x)<br />

p :<br />

3 cos(x)<br />

Nel teorema 14, nel cerchio x 2 + y 2 1 il segmento con vertice (1; 0) ed<br />

estremi (cos(#); sin(#)) ha diametro con estremi (cos(#); 0) e (1; 0) e l’ascissa<br />

del baricentro è<br />

Z 1<br />

2<br />

2<br />

cos(#)<br />

Z 1<br />

cos(#)<br />

x p 1 x 2 dx<br />

p 1 x 2 dx<br />

Le disuguaglianze nel teorema sono dunque<br />

1<br />

2 sin 3 (x)<br />

3x 3 sin(x) cos(x)<br />

2 sin 3 (x) 3<br />

<<br />

3x 3 sin(x) cos(x) 2<br />

=<br />

cos(x) < 1<br />

2 sin 3 (#)<br />

3# 3 cos(#) sin(#) :<br />

2 sin 3 (x)<br />

3x 3 sin(x) cos(x) ;<br />

2 sin 3 (x)<br />

3x 3 sin(x) cos(x)<br />

51<br />

cos(x) :


Svolgendo i conti, la prima disuguaglianza si trasforma nella disuguaglianza<br />

già contenuta nei teoremi 5 e 7, 4 sin(x) sin(x) cos(x) < 3x. Invece la seconda<br />

disuguaglianza si trasforma in<br />

x < sin(x) 10 + 6 cos(x) cos2 (x)<br />

6 + 9 cos(x)<br />

In…ne, i teoremi 15 e 16 si traducono in disuguaglianze contenute nei teoremi<br />

precedenti. Tutti questi teoremi sono dimostrati da Huygens utilizzando<br />

solo la geometria euclidea, ma una volta tradotti in formule trigonometriche<br />

non è di¢ cile dimostrarli con un po’ d’analisi. Per esempio, per dimostrare<br />

l’ultima disuguaglianza, che è la più precisa tra quelle presentate da Huygens,<br />

è su¢ ciente osservare che la funzione<br />

si annulla in x = 0 ed è crescente<br />

d<br />

dx<br />

sin(x) 10 + 6 cos(x) cos 2 (x)<br />

6 + 9 cos(x)<br />

sin(x) 10 + 6 cos(x) cos 2 (x)<br />

6 + 9 cos(x)<br />

x<br />

!<br />

= 2 (1 + cos(x)) (1 cos(x))3<br />

x<br />

:<br />

4 + 12 cos(x) + 9 cos 2 (x)<br />

E dopo la teoria Huygens passa alla pratica. Nel problema 1 si osserva che<br />

il perimetro di un esagono regolare inscritto in un cerchio di raggio 10000 è<br />

60000 ed il perimetro di un dodecagono è circa 62116 + 1=2 ed un terzo della<br />

di¤erenza dei perimetri è 705 + 1=2. Quindi, applicando il teorema 7, si deduce<br />

un rapporto tra circonferenza e diametro un poco maggiore di 62822=20000 =<br />

3; 1411, un risultato migliore di quello ottenuto da Archimede con poligoni di<br />

96 lati. Poi nel problema 4, utilizzando il teorema sui baricentri di segmenti di<br />

cerchio, si ottengono stime ancora più precise. Comunque dopo Huygens tutti<br />

questi metodi vengono sostituiti dalle nuove tecniche del calcolo di¤erenziale ed<br />

integrale. In particolare, Isaac Newton (1642-1727) nella sua corrispondenza con<br />

Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716) osserva che le disuguaglianze di Snell ed<br />

i teoremi di Huygens si possono dimostrare facilmente sviluppando in serie di<br />

potenze le funzioni interessate:<br />

”Per trovare un’approssimazione di un arco con corda A e con B la corda<br />

di metà arco, se z è l’arco e r il raggio del cerchio, allora A, il doppio del seno<br />

della metà di z, e B sono<br />

B = z<br />

2<br />

A = z<br />

z 3<br />

+<br />

4 6r2 z 5<br />

&c:<br />

4 4 120r4 z3 z<br />

+<br />

2 16 6r2 5<br />

&c:<br />

2 16 16 120r4 Moltiplichiamo B per un numero …ttizio n, dal prodotto sottraiamo A, poi<br />

poniamo uguale a zero il termine nz 3 = 2 16 6r 2 z 3 = 4 6r 2 . Da questo<br />

risulta n = 8 e<br />

8B A = 3z<br />

3z5 + &c:<br />

64 120r4 52<br />

0:


Quindi z = (8B A) =3, con un errore per eccesso di solo z 5 =7680r 4 &c.<br />

Questo è il teorema di Huygens.”<br />

Poi Newton dimostra come far meglio di Huygens. Per stimare la misura<br />

dell’arco di cerchio x 2 + y 2 = 1 da (0; 0) a (cos(#); sin(#)), che ha lunghezza #,<br />

si traccia la retta per i punti ( + cos (#) ; 0) e (cos(#); sin(#)), che interseca<br />

la tangente al cerchio x = 1 in un punto di ordinata<br />

= # +<br />

sin(#) (<br />

y =<br />

+ (<br />

1 + cos (#))<br />

1) cos (#)<br />

+<br />

6 (1<br />

+ 2<br />

) #3 +<br />

( + 11 + 4) ( + 1) 10 ( + + 2) ( 1)<br />

120 ( + 1) 2 # 5 + :::<br />

Scegliendo = 9=5 e = 1=5 si annullano i coe¢ cienti di # 3 e # 5 e si<br />

ottiene<br />

sin(#) (14 + cos (#))<br />

9 + 6 cos (#)<br />

= # # 7 =2100 # 9 =18000 + :::<br />

Se nell’uguaglianza approssimata # sin(#) (14 + cos (#)) = (9 + 6 cos (#)) si<br />

sostituisce # = =6 si ottiene 81 25 p 3 =12 = 3; 14156:::. Alla luce di<br />

queste osservazioni di Newton, torniamo ad analizzare il metodo di Archimede<br />

ed i successivi ra¢ namenti di Nicola da Cusa, Snell, Huygens. Iniziamo con le<br />

disuguaglianze utilizzate da Archimede:<br />

sin(x) = x x 3 =6 + x 5 =120 x 7 =5040 + x 9 =362880 + :::<br />

tan(x) = x + x 3 =3 + 2x 5 =15 + 17x 7 =315 + 62x 9 =2835 + :::<br />

Quindi, sostituendo all’arco x il seno o la tangente si commette un errore<br />

per difetto dell’ordine di x 3 =6 o per eccesso dell’ordine di x 3 =3. Veniamo ora<br />

alle disuguaglianze di Nicola da Cusa e Snell:<br />

3 sin(x)<br />

2 + cos(x) = x x5 =180 x 7 =1512 x 9 =25920 + :::<br />

tan(x) + 2 sin(x)<br />

3<br />

= x + x 5 =20 + x 7 =56 + 7x 9 =960 + :::<br />

In entrambi i casi le approssimazione dell’arco x è dell’ordine di x 5 , se l’arco è<br />

piccolo il guadagno rispetto alle approssimazioni di Archimede è notevole. Consideriamo<br />

in…ne alcune delle disuguaglianze di Huygens, iniziando dai teoremi<br />

5 e 6:<br />

8 sin(x) sin(2x)<br />

6<br />

sin(2x) + 4 tan(x)<br />

6<br />

= x x 5 =30 + x 7 =252 x 9 =4320 + :::<br />

= x + 2x 5 =15 + 2x 7 =63 + 2x 9 =135 + :::<br />

In entrambi i casi l’approssimazione dell’arco x è dell’ordine di x 5 ed anche<br />

nei teoremi 7, 9, 11 l’ordine dell’approssimazione è lo stesso. Invece nel teorema<br />

53


14 l’approssimazione è dell’ordine di x 7 :<br />

sin(x) 10 + 6 cos(x) cos 2 (x)<br />

6 + 9 cos(x)<br />

= x + x 7 =350 + x 9 =4500 + :::<br />

A questo punto risulta naturale congetturare che esistono approssimazioni<br />

ancora migliori. Un semplice modo per ottenerle è di partire dall’identità x =<br />

arcsin (sin(x)) o x = arctan (tan(x)) e sviluppare in serie di potenze l’arco seno<br />

o l’arco tangente. È chiaro che allontanandoci dalla tradizione greca stiamo<br />

incontrando una nuova matematica.<br />

54


LOGARITMI:<br />

Per il matematico policefalo Nicolas Bourbaki gli esponenziali ed i logaritmi<br />

sono degli isomor…smi tra il gruppo additivo R ed il gruppo moltiplicativo<br />

R+. Detto in modo più popolare, gli esponenziali ed i logaritmi trasformano<br />

i prodotti in somme. I prodotti sono operazioni più complicate delle somme e<br />

prima dell’introduzione<br />

dei logaritmi si sono usate delle tavole dei quadrati e delle tavole trigonometriche<br />

per trasformare questi in quelle,<br />

a b = (a + b)2 (a b) 2<br />

4<br />

;<br />

cos(<br />

cos( ) cos( ) =<br />

) + cos(<br />

2<br />

+ )<br />

:<br />

Georg Joachim Rheticus (1514-1576), discepolo e collaboratore di Copernico,<br />

inizia la compilazione di tavole trigonometriche con 15 decimali, poi completate<br />

nel 1596.<br />

55


Nell’”Arenario” di Archimede si trova la seguente a¤ermazione:<br />

Albrecht<br />

Dürer<br />

1554.<br />

”Siano dati dei numeri in proporzione continua A, B, C, D, E, F, G, H,<br />

I, K, L,..., a partire dall’unità A. Si moltiplichi D per H e si prenda nella<br />

proporzione il termine L distante da H quanto D dista dall’unità, allora L è<br />

uguale al prodotto D per H.”<br />

L’”Arithmetica integra” di Michael Stifel (1487-1567) contiene la tavola<br />

3 2 1 0 1 2 3 4 5 6<br />

1=8 1=4 1=2 1 2 4 8 16 32 64<br />

”L’addizione in progressioni aritmetiche corrisponde alla moltiplicazione in<br />

progressioni geometriche... La sottrazione corrisponde alla divisione... La moltiplicazione<br />

all’elevamento a potenza... La divisione all’estrazione di radice...”<br />

Una tavola di numeri simile ma abbastanza densa rende possibile e conveniente<br />

la trasformazione di prodotti in somme. Nel 1614 John Napier (1550-<br />

1617) pubblica la ”Descrizione del meraviglioso canone dei logaritmi”e nel 1619<br />

la ”Costruzione del meraviglioso canone dei logaritmi”, con la de…nizione:<br />

”I logaritmi sono numeri che associati a proporzioni conservano uguali differenze.”<br />

" 0<br />

o o<br />

` # 0<br />

o&", numero del rapporto. I logaritmi di progressioni geo-<br />

metriche sono progressioni aritmetiche. In una progressione geometrica a, ax,<br />

ax 2 , ax 3 ,..., il rapporto x tra due termini consecutivi è la ragione, x 2 la ragione<br />

seconda, x 3 la ragione terza,..., i numeri 0, 1, 2, 3,... sono i numeri della<br />

ragione. Nepero dà anche una descrizione cinematica dei suoi logaritmi, che<br />

sono logaritmi di seni di angoli. Se un punto x si muove tra r e 0 con velocità<br />

decrescente x e se contemporaneamente un punto y si muove tra 0 e +1<br />

56


con velocità uniforme r, allora y è il logaritmo di x. Si tratta del sistema di<br />

equazioni di¤erenziali<br />

dx=dt = x;<br />

x(0) = r;<br />

dy=dt = r;<br />

y(0) = 0;<br />

con soluzioni x(t) = r exp( t) e y(t) = rt, cioè x = r exp( y=r) e y = r log(r=x).<br />

In questa de…nizione il logaritmo del prodotto non è la somma dei logaritmi,<br />

ma quasi, se x1 e x2 hanno logaritmi y1 e y2, allora y1 + y2 è il logaritmo di<br />

r 1 x1x2. In particolare, se r è una potenza di 10 ed i numeri sono scritti in<br />

frazioni decimali, la conversione da r 1 x1x2 a x1x2 è immediata. Infatti la<br />

scelta di Nepero per r è 10 7 ed a lui si deve l’odierna notazione decimale:<br />

”Nei numeri con un punto in mezzo, quello che viene dopo il punto è una<br />

frazione, il denominatore della quale è una unità con tanti zeri quante sono le<br />

cifre dopo il punto. Per esempio, 10000000:04 è lo stesso che 10000000 4<br />

100 ”.<br />

In…ne, Nepero osserva che per calcolare il logaritmo di un numero intero è<br />

su¢ ciente conoscere i logaritmi dei fattori primi, è quindi possibile costruire<br />

una tavola di logaritmi a partire da un numero ridotto di logaritmi primitivi.<br />

Nepero non ha una precisa idea di base per il suo sistema di logaritmi, le sue<br />

tavole fanno semplicemente corrispondere una progressione aritmetica ad una<br />

geometrica. Il legame tra il logaritmo e la funzione esponenziale e la de…nizione<br />

di logaritmo come esponente da dare ad una base per ottenere un numero si trova<br />

in James Gregory (1638-1675), ”gli esponenti sono come logaritmi”, poi in John<br />

Wallis (1616-1703) che nella sua ”Algebra” del 1685 considera le progressioni<br />

aritmetiche 0, 1, 2, 3,... e geometriche r 0 , r 1 , r 2 , r 3 ,... ed osserva:<br />

”Gli esponenti si chiamano logaritmi. Questi sono numeri arti…ciali che<br />

sono associati ai numeri naturali in modo tale che le loro addizioni e sottrazioni<br />

corrispondono alle moltiplicazioni e divisioni dei numeri naturali”.<br />

In…ne, nella ”Introduzione all’analisi dell’in…nito”pubblicata nel 1748 Leonhardo<br />

Eulero (1707-1783) de…nisce esplicitamente le funzioni esponenziali ed i<br />

logaritmi:<br />

”Le quantità esponenziali non sono nient’altro che potenze con esponente<br />

variabile e dalla loro inversione si arriva in modo naturale i logaritmi... a z è la<br />

potenza di una quantità costante a con un esponente variabile z... Se a z = y...<br />

questo valore z si chiama logaritmo di y...ed a si chiama base del logaritmo”.<br />

La base dei logaritmi naturali è il numero e, ”il numero il cui logaritmo iperbolico<br />

è uguale ad uno”. In quest’opera, dopo il capitolo ”Sulle quantità esponenziali<br />

ed i logaritmi”, nel capitolo ”Sulle quantità trascendenti che nascono dal<br />

cerchio”si de…niscono anche le funzioni trigonometriche nel modo tuttora in uso.<br />

Joost Bürgi (1552-1632) sembra sia arrivato alla scoperta dei logaritmi qualche<br />

anno prima di Nepero, ma pubblica le sue tavole solo nel 1620. Le prime tavole di<br />

logaritmi neperiani sono basate sulla progressione geometrica 10 7 1 10 7 n ,<br />

cioè il logaritmo neperiano di 10 7 1 10 7 n è n, mentre quelle di Bürgi sono<br />

57


asate sulla progressione 10 8 1 + 10 4 n . In entrambi i casi si intravede in<br />

embrione la de…nizione di e = limn! 1 (1 + 1=n) n e dei logaritmi naturali<br />

compaiono in appendice all’opera di Nepero, con l’osservazione che numeri con<br />

rapporto 2 hanno logaritmi con di¤erenza 6931469; 22 e numeri con rapporto<br />

10 hanno logaritmi con di¤erenza 23025842; 34. Infatti log(2) = 0; 693147::: e<br />

log(10) = 2; 302585:::..<br />

I logaritmi suscitano un immediato e generale entusiasmo:<br />

”La matematica ha ricevuto considerevoli vantaggi prima dall’introduzione<br />

dei caratteri indiani e poi delle frazioni decimali. Ora dall’invenzione dei logaritmi<br />

sta raccogliendo almeno tanto quanto dalle altre due assieme. Per mezzo<br />

di questi, come tutti sanno, dei numeri quasi in…niti ed in altro modo intrattabili<br />

sono trattati facilmente e rapidamente. Il marinaio governa il suo vascello,<br />

il geometra investiga la natura delle curve, l’astronomo determina la posizione<br />

delle stelle, il …losofo spiega i fenomeni naturali e, per …nire, l’usuraio calcola<br />

gli interessi dei suoi soldi”.<br />

Nepero e Henry Briggs (1561-1639) si accordano per costruire delle tavole<br />

con il logaritmo di 1 uguale a 0 e quello di 10 uguale a 1. Prendendo delle<br />

radici iterate p 10, pp<br />

qpp 2 10, 10,..., Briggs arriva a calcolare 10 54<br />

e, posto<br />

54<br />

2 log10 (1) = 0 e log10 10 = 2 54 , utilizzando il fatto che il logaritmo del<br />

prodotto di due numeri è la somma dei logaritmi, costruisce delle tavole di logaritmi<br />

in base 10 con quattordici decimali. Le tavole di Briggs sono pubblicate<br />

nel 1624. All’amico ed ex insegnante Michael Maestlin (1550-1631), che esprime<br />

dubbi sulla teoria di questi logaritmi e che osserva che non è poi il caso<br />

di entusiasmarsi tanto per un mero aiuto al calcolo, Johannes Keplero (1571-<br />

1630) replica dimostrando le proprietà dei logaritmi a partire dalla teoria delle<br />

proporzioni nel Libro V degli ”Elementi” di Euclide. Poi calcola delle tavole<br />

di logaritmi con otto cifre. Queste ”Tabulae Rudolphinae”, insieme a tabelle<br />

e regole per predire la posizione dei pianeti ed un catalogo con più di mille<br />

stelle, sono pubblicate dal 1624 al 1627. Per il povero Keplero, che ha pagato di<br />

tasca propria la pubblicazione, non è un gran successo editoriale: ”I compratori<br />

58


sono pochi. È sempre così con delle opere di matematica, specialmente in questi<br />

tempi di caos”. Quale ausilio alla navigazione, nel 1620 Edmund Gunter (1581-<br />

1626) costruisce dei regoli rudimentali e qualche anno dopo William Oughtred<br />

(1574-1660) ne costruisce di più perfezionati. Nel 1653 viene pubblicato il primo<br />

trattato sui logaritmi in Cina e nel 1722 i logaritmi raggiungono il Giappone.<br />

Concludiamo con qualche curiosità. Nel XIX secolo si scopre che nostra<br />

risposta a stimoli luminosi, acustici, o altri, non dipende dalla di¤erenza tra<br />

le intensità di questi stimoli, ma dal loro rapporto, cioè la scala delle nostre<br />

percezioni è logaritmica. Anche senza saperlo, abbiamo sempre avuto i logaritmi<br />

nel cervello. Nel 1881 l’astronomo Simon Newcomb (1835-1909), osservando che<br />

le prime pagine delle sue tavole dei logaritmi sono più sporche e consunte delle<br />

ultime, formula la legge empirica che le frequenze dei numeri che iniziano con<br />

una data cifra d = 1; 2; 3; :::; 9 non sono tutte uguali a 1=9 = 0; 111:::, ma la cifra<br />

d ha una frequenza log 10(1 + 1=d), in particolare l’uno compare più del due, il<br />

due più del tre,..., il nove meno di tutti.<br />

Cifra 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />

Frequenza 0,301 0,176 0,124 0,096 0,079 0,066 0,057 0,051 0,045<br />

”I numeri in natura sono quozienti di quantità. Quindi, invece di scegliere a<br />

caso un numero, dobbiamo sceglierne due, e dobbiamo chiederci qual’è la probabilità<br />

che la prima cifra signi…cativa del loro rapporto sia n”. Scrivendo i numeri<br />

come potenze di 10, per calcolarne un rapporto basta sottrarre gli esponenti.<br />

La prima cifra dipende solo dalla parte frazionaria degli esponenti, e Newcomb<br />

congettura che questa parte frazionaria sia equidistribuita: ”Le mantisse dei<br />

logaritmi sono equiprobabili”. Nel 1938 il …sico Frank Benford (1883-1948), analizzando<br />

le più disparate tavole di numeri, comprese le statistiche dell’American<br />

League di baseball, arriva a formulare la stessa legge. Se una variabile aleatoria<br />

X ha una distribuzione uniforme in [0; 1], allora 10 X soddisfa la legge di<br />

Benford. Insomma, viviamo in un mondo logaritmico.<br />

59


Regolo di Oughtred<br />

60<br />

Compasso geometrico di Galileo


P. Gregorii a S to Vincentio Opus Geometricum Quadreaturae Circuli<br />

Et Sectionum Coni Decem Libris Comprehensum MDCXLVII<br />

61


NASCITA DEL CALCOLO:<br />

Il problema di calcolare la velocità conoscendo lo spazio percorso in funzione<br />

del tempo ed il problema inverso di calcolare lo spazio conoscendo la velocità<br />

conducono in modo naturale allo studio delle tangenti e delle aree sottese dalle<br />

curve che descrivono il moto. Anche i problemi di ri‡essione e rifrazione in ottica<br />

conducono allo studio delle tangenti. Nel XVII secolo, con la meccanica di<br />

Galileo Galilei (1564-1642) e la geometria analitica di Descartes e Pierre Fermat<br />

(1601-1665), vengono studiate molte nuove curve e per mezzo del nascente calcolo<br />

se ne tracciano le tangenti e misurano il perimetro e l’area. I risultati sono<br />

così numerosi e si susseguono con tale rapidità che risulta di¢ cile assegnarne la<br />

paternità.<br />

”La …gura ovale esser doppia del circolo<br />

posto nel medesimo parallelo di tal …gura<br />

ovale... e questa tal prova resta persuasiva<br />

immaginando esser diviso il circolo in<br />

istrettissimi paralleli, a modo di sottilissimi<br />

capelli in continuo contatto tra loro e che<br />

il moto di ciascun parallelo sia rectamente<br />

duplicato nel medesimo parallelo...”.<br />

62<br />

Codice Atlantico


La scodella di Galileo<br />

ed il volume della sfera<br />

secondo Luca Valerio.<br />

Tagliando il cilindro x 2 + y 2 R 2 ; 0 x R , il cono x 2 + y 2 z 2 ;<br />

0 z Rg e la semisfera x 2 + y 2 + z 2 R 2 ; 0 x R con i piani<br />

fz = tg , si ottengono sezioni di area R 2 , t 2 , R 2 t 2 . Quindi le<br />

sezioni della semisfera sono uguali alle sezioni del cilindro meno il<br />

cono, la semisfera ha volume uguale al cilindro meno il cono.<br />

L’area di un triangolo<br />

sferico secondo<br />

Albert Girard.<br />

Tre archi di cerchio massimo dividono una sfera di raggio R nei triangoli<br />

A, B, C, T , più altri quattro triangoli antipodali uguali. In particolare,<br />

T + A + B + C = 2 R 2 . I triangoli A e T formano uno spicchio di angolo<br />

ed area A + T = 2 R 2 . Similmente, B + T = 2 R 2 e C + T = 2 R 2 .<br />

Sommando, A + B + C + 3T = 2 ( + + ) R 2 , e sempli…cando,<br />

T = ( + + ) R 2 .<br />

Le quadrature di parabole ed ellissi sono opera di Archimede. Fermat,<br />

Cavalieri e Evangelista Torricelli (1608-1647) quadrano le parabole ed iperboli<br />

generalizzate ym = xn e ymxn Z b<br />

= 1. In notazione moderna x dx =<br />

b +1 a +1 = ( + 1), se +1 6= 0. Torricelli osserva anche che dalla conoscenza<br />

della quadratura si ricava la regola per la costruzione delle tangenti, e viceversa.<br />

Ecco come Cavalieri calcola l’area sotto la curva y = x 2 . Sommando le ordinate<br />

dell’identità x 2 + (a x) 2 = a 2 =2 + 2 (x a=2) 2 , noi diremmo integrando,<br />

Z a<br />

x 2 Z a<br />

dx +<br />

0<br />

0<br />

(a x) 2 dx = a 2 =2<br />

Z a Z a<br />

dx + 2 (x a=2) 2 dx:<br />

I primi due integrali sono uguali al volume di una piramide con base quadrata<br />

di lato a e altezza a. Il terzo integrale è il volume di un parallelepipedo con lati<br />

63<br />

0<br />

0<br />

a


a, a, a=2. L’ultimo integrale, a parte il fattore 2, è il volume di due piramidi con<br />

basi e altezza a=2. Per la similitudine tra le piramidi, se quelle grandi hanno<br />

volume V , quelle piccole hanno volume V=8. Si ottiene quindi l’uguaglianza<br />

2V = a 3 =2 + V=2, da cui si ricava V = a 3 =3. Anche se è un risultato già<br />

noto ai greci, il metodo è nuovo e si presta ad essere generalizzato a potenze<br />

superiori alla seconda. Per calcolare l’area sotto la curva y = x , Fermat divide<br />

l’intervallo 0 < x < a in una progressione geometrica a, aq, aq 2 , aq 3 ,..., con<br />

q < 1, ed approssima la regione sotto la curva con i rettangoli di base aq n aq n+1<br />

e altezza (aq n ) . Quindi, sommando rispetto ad n e prendendo il limite per<br />

q ! 1 ,<br />

Z a<br />

0<br />

x dx = lim<br />

q!1<br />

= a +1 lim<br />

q!1<br />

(<br />

+1X<br />

(aq n ) aq n<br />

aq n+1<br />

n=0<br />

+1<br />

1 q a<br />

=<br />

1 q +1 + 1 :<br />

In questo conto > 1, ma un conto analogo permette di calcolare<br />

)<br />

Z +1<br />

a<br />

x dx<br />

con < 1. Il calcolo dell’integrale di x 1 è opera del Gesuita Gregorio di San<br />

Vincenzo (1584-1667). Nella sua ”Opera geometrica per la quadratura del cerchio<br />

e delle sezioni di cono” del 1647, insieme a presunte quadrature del cerchio<br />

subito contestate da Cartesio e confutate da Huygens, si trova anche una vera<br />

quadratura dell’iperbole:<br />

”Se delle parallele ad un asintoto di una iperbole tagliano segmenti di area<br />

uguale, queste parallele sono in progressione continua”.<br />

Se da un asintoto di una iperbole si tracciano delle parallele all’altro asintoto<br />

e se le aree dei quadrilateri mistilinei che si vengono a formare sono uguali, allora<br />

64


le lunghezze dei segmenti paralleli sono in progressione geometrica e viceversa,<br />

se le lunghezze sono in progressione geometrica, allora le aree sono uguali. Si<br />

Z b<br />

dx<br />

tratta della relazione<br />

x =<br />

Z ab<br />

dx<br />

che si può dimostrare con un cambio di<br />

x<br />

1<br />

a<br />

variabile x ax, se la base dx si dilata di un fattore a e l’altezza 1=x si contrae<br />

di 1=a, l’area dx=x non cambia. La dimostrazione di Gregorio utilizza il metodo<br />

di esaustione, dividendo le basi dei segmenti di iperbole in una progressione<br />

geometrica. Nell’iperbole y = 1=x l’area compresa tra le ascisse qn e qn+1 è<br />

compresa tra q n 1 qn+1 qn e q n qn+1 qn , cioè 1 q 1 e q 1. Quindi<br />

l’area da qm a qn è compresa tra (n m) 1 q 1 e (n m) (q 1), se le ascisse<br />

crescono un modo geometrico, le aree crescono in modo aritmetico.<br />

Marin Mersenne (1588-1648) pone il problema: ”Date tre grandezze, razionali<br />

o irrazionali, ed i logaritmi di due di queste, trovare geometricamente il<br />

logaritmo della terza”. Alfonso Antonio de Sarasa (1618-1667) risolve il problema,<br />

traducendo la proposizione del confratello Gregorio in termini di logaritmi,<br />

l’area sotto un’iperbole soddisfa l’equazione funzionale del logaritmi,<br />

Z ab<br />

1<br />

dx<br />

x =<br />

Z a<br />

1<br />

dx<br />

x +<br />

Z ab<br />

a<br />

dx<br />

x =<br />

Z a<br />

1<br />

dx<br />

x +<br />

L’area<br />

Z<br />

sotto l’iperbole equilatera y = 1=x de…nisce i logaritmi iperbolici<br />

x<br />

dt<br />

log(x) = e la base di questi logaritmi è il numero e. Di fatto i logar-<br />

1 t<br />

itmi così de…niti sono l’unica funzione di¤erenziabile che trasforma i prodotti in<br />

somme, L(x y) = L(x)+L(y). Infatti, ponendo x = y = 1 in questa uguaglianza,<br />

si ricava L(1) = 0. Derivando rispetto a y si ottiene xL0 (x y) = L0 (y) e, per<br />

y = 1, si ottiene anche L0 (x) = L0 (1)=x. Quindi, L(x) = L0 Z x<br />

dt<br />

(1) e la scelta<br />

1 t<br />

naturale per la costante L0 (1) è 1. Nella ”Geometria speciosa” del 1659 Pietro<br />

Mengoli (1625-1686) de…nisce esplicitamente i logaritmi naturali come limiti di<br />

successioni,<br />

1 1 1<br />

log(p=q) = lim + + ::: +<br />

n!+1 qn qn + 1 pn :<br />

Infatti, dividendo l’area sotto<br />

Z<br />

la curva y = 1=x in rettangoli con base<br />

pn<br />

dx<br />

uno si vede che log(p=q) = è maggiore dell’ipologaritmo e minore<br />

qn x<br />

dell’iperlogaritmo,<br />

1 1 1<br />

+ + ::: +<br />

qn + 1 qn + 2 pn <<br />

Z pn<br />

dx 1 1<br />

< + + ::: +<br />

x qn qn + 1 1<br />

pn 1 :<br />

qn<br />

65<br />

Z b<br />

1<br />

dx<br />

x :


di<br />

Per dimostrare la formula log(xy) = log(x) + log(y) basta poi osservare che<br />

lim<br />

n!+1<br />

log a<br />

b<br />

c<br />

d<br />

1<br />

+ ::: +<br />

bdn<br />

= lim<br />

n!+1<br />

1<br />

adn 1<br />

= log a<br />

b<br />

1<br />

1<br />

+ ::: +<br />

bdn acn 1 =<br />

+ lim<br />

n!+1<br />

+ log c<br />

d :<br />

1<br />

+ ::: +<br />

dan<br />

1<br />

can 1<br />

In particolare, Mengoli osserva che il logaritmo di 2 è il limite per n ! +1<br />

1=n + 1=(n + 1) + ::: + 1=2n<br />

= (1 + 1=2 + ::: + 1=2n) (1 + 1=2 + ::: + 1=(n 1))<br />

= (1 + 1=3 + 1=5 + ::: + 1=(2n 1)) (1=2 + 1=4 + 1=6 + ::: + 1=2n)<br />

= 1 1=2 + 1=3 1=4 + ::: + 1=(2n 1) 1=2n:<br />

Cavalieri si fa divulgatore dei logaritmi in Italia e Torricelli per primo studia<br />

le proprietà della curva esponenziale, che chiama semi iperbole logaritmica<br />

perché si costruisce con i logaritmi ed assomiglia ad una iperbole con un solo<br />

asintoto, ne traccia il gra…co, calcola l’area sottostante, determina il volume<br />

del solido generato dalla rotazione della curva attorno all’asse delle ascisse. Nel<br />

1638 Florimond de Beaune (1601-1652) pone a Cartesio il problema di determinare<br />

una curva con sottotangente costante. La sottotangente è il rapporto<br />

tra l’ordinata e la pendenza, si tratta quindi di risolvere l’equazione di¤erenziale<br />

dy=dx = y=m. Nel 1644 Torricelli dimostra che soluzione è la curva log-<br />

aritmica, se y = a x si ha dy=dx = a x log(a) e la sottotangente è 1= log(a).<br />

Torricelli dimostra anche che l’area Z tra due ascisse è la di¤erenza tra le ordi-<br />

q<br />

nate per la sottotangente, cioè<br />

p<br />

a x dx = (a q a p ) = log(a). Nel 1661 Huygens<br />

de…nisce una curva con la proprietà che l’ordinata del punto medio tra due<br />

ascisse è media proporzionale tra le ordinate di queste ascisse e, come Torricelli,<br />

chiama questa curva logaritmica. Utilizzando delle tavole di logaritmi,<br />

Huygens calcola il rapporto tra la sottotangente ed il tempo di dimezzamento,<br />

1= log(2) che approssima con 13/9. Calcola anche 17 cifre decimali del logaritmo<br />

in base 10 di e, ma apparentemente non considera questa costante come<br />

il logaritmo di un numero, poi il numero e appare esplicitamente in una lettera<br />

di Leibniz a Huygens. In…ne, nel 1684 Leibniz pubblica le sue ricerche<br />

sul calcolo di¤erenziale, con la sua soluzione del problema di de Beaune, una<br />

curva con sottotangente costante è esponenziale. Il numero e corrisponde alla<br />

sottotangente uno. La funzione esponenziale fa la sua apparizione anche in<br />

…sica. Nel 1668 Huygens studia la caduta di un corpo soggetto ad una gravità<br />

costante e ad una resistenza proporzionale alla velocità. Risolvendo l’equazione<br />

a(t) = g k R t<br />

a(s)ds, con a(t) l’accelerazione, riconosce nella soluzione la fun-<br />

0<br />

zione logaritmica. La teoria non si accorda però con gli esperimenti e Huygens<br />

sostituisce una resistenza proporzionale al quadrato della velocità, ma la<br />

66


soluzione si complica. Nel 1701 Newton presenta i risultati dei suoi esperimenti<br />

sulla di¤usione del calore che mostrano che un oggetto riscaldato si riavvicina<br />

alla temperatura ambiente in modo approssimativamente esponenziale. In particolare,<br />

Newton congettura una perdita di calore del corpo proporzionale alla<br />

di¤erenza tra la temperatura del corpo e dell’ambiente e da questo deduce che<br />

il logaritmo della di¤erenza di temperatura varia uniformemente col tempo. Le<br />

applicazioni …siche dell’esponenziale si moltiplicano e risulta di¢ cile farne un<br />

elenco, per esempio la scoperta di E.Rutherford (1871-1937) del decadimento<br />

radioattivo è del 1903. L’interpretazione probabilistica del fenomeno è che gli<br />

atomi non hanno memoria e la probabilità di decadere in un certo intervallo di<br />

tempo ha una distribuzione esponenziale.<br />

Se un oggetto è trascinato con una fune con un estremo che si muove<br />

lungo una retta, la traiettoria è la trattrice di Huygens. Se la fune ha<br />

lunghezza uno ed un estremo sull’asse delle ascisse, le coordinate (x; y)<br />

dell’oggetto soddisfano l’equazione di¤erenziale dy=dx = y= p 1 y 2 ,<br />

con soluzione x c = log 1 + p 1 y 2 =y p 1 y 2 .<br />

Nell’opera ”Aritmetica degli in…niti” pubblicata nel 1665 Wallis de…nisce<br />

le potenze con esponenti negativi o frazionari. Con un complicato processo di<br />

induzione ed interpolazione passa dall’area sotto le curve y = 1 x 2 n a quella<br />

sotto le curve y = 1 x 2 n=2 ed esprime l’area del semicerchio y = p 1 x 2<br />

sotto forma di prodotto in…nito,<br />

2<br />

= 2 2 4 4 6 6 8 8 :::<br />

1 3 3 5 5 7 7 9 ::: ;<br />

67


ottenendo anche le approssimazioni<br />

8<br />

><<br />

4 3<br />

<<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9<br />

8<br />

9<br />

10<br />

11<br />

10<br />

11<br />

12<br />

13<br />

12<br />

13<br />

14<br />

>:<br />

4 3<br />

><br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9<br />

8<br />

9<br />

10<br />

11<br />

10<br />

11<br />

12<br />

13<br />

12<br />

13<br />

14<br />

2 n=2<br />

Le curve y = 1 x<br />

ed il prodotto in…nito di Wallis.<br />

Z +1<br />

1 x<br />

1<br />

2 1=2 dx = 1<br />

2 ;<br />

Z +1<br />

1 x<br />

1<br />

2 3=2 1 3<br />

dx =<br />

Z +1<br />

1 x<br />

1<br />

2 5=2 dx =<br />

Z +1<br />

1 x<br />

lim<br />

n!+1<br />

1<br />

2 n+1=2 dx<br />

Z +1<br />

(1<br />

1<br />

x2 ) n dx<br />

2 4 ;<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6 ;<br />

= 1;<br />

r<br />

1 + 1<br />

13 ;<br />

r<br />

1 + 1<br />

14 :<br />

Z +1<br />

1 x<br />

1<br />

2 1 dx = 2<br />

3 2;<br />

Z +1<br />

1 x<br />

1<br />

2 2 2 4<br />

dx =<br />

Z +1<br />

1<br />

1 x2 3 dx =<br />

2<br />

3 5 2;<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

2; :::<br />

7<br />

= 2 2 4 4 6 6 :::<br />

1 3 3 5 5 7 ::: :<br />

Dopo il cerchio x 2 + y 2 = 1, Wallis a¤ronta l’iperbole x 2 y 2 = 1, questa<br />

volta senza successo. Comunica le sue scoperte a William Brouncker (1620-<br />

1684), il primo presidente della Royal Society, che riesce a calcolare l’area tra 1<br />

e 2 sotto l’iperbole xy = 1 sotto forma di serie 1 1=2 + 1=3 1=4 + ::: e riesce<br />

a trasformare il prodotto in…nito di Wallis nello sviluppo in frazioni continue<br />

4<br />

= 1 +<br />

2 +<br />

1 2<br />

3 2<br />

2 + 52<br />

2 + :::<br />

Le frazioni continue sono implicitamente contenute nell’algoritmo euclideo<br />

per la ricerca del massimo comun divisore tra due numeri e sono introdotte nel<br />

”L’Algebra” da Raphael Bombelli (1526-1573) come ”modo di formare il rotto<br />

nella estrattione delle radici quadrate”. Sono poi esplicitamente de…nite, ”rotti,<br />

& rotti di rotti...”, da Pietro Antonio Cataldi (1548-1626) nel ”Trattato del modo<br />

brevissimo di trovare la radice quadra delli numeri, et regole da approssimarsi<br />

di continuo al vero nelle radici de’ numeri non quadrati...”. Prima di scoprire<br />

le frazioni continue, nel ”Trattato della quadratura del cerchio” Cataldi cerca di<br />

68<br />

:


trasformare i primi venti decimali di in frazioni. Nella progettazione degli ingranaggi<br />

di un planetario, Huygens utilizza le frazioni continue per approssimare<br />

i rapporti tra i periodi di rivoluzione dei pianeti con frazioni di denominatore<br />

basso.<br />

I triangoli ABD e ABF sono simili. Se l è<br />

il lato e d la diagonale, d : l = l : (d l).<br />

Se d : l = x, si ha x2 x 1 = 0, ed anche<br />

x = 1 + 1=x = 1 + 1= (1 + 1=x) = :::. Quindi<br />

1 + p 5<br />

2<br />

1<br />

= 1 +<br />

1<br />

1 +<br />

1 + 1<br />

.<br />

1 + :::<br />

Se L e D sono il lato e la<br />

diagonale di un quadrato,<br />

D D L 1<br />

= 1 + = 1 +<br />

L L L<br />

D L<br />

1<br />

= 1 +<br />

= 1 +<br />

2L D<br />

1 +<br />

D L<br />

1<br />

1 + D<br />

:<br />

p L<br />

2 è soluzione dell’equazione<br />

x = 1 + 1= (1 + x) .<br />

p 1<br />

2 = 1 +<br />

1<br />

2 +<br />

2 + 1<br />

:<br />

2 + :::<br />

Trascuriamo ancora per un momento il cerchio e l’iperbole per occuparci<br />

brevemente di qualche altra curva. Una spirale è una curva descritta in coordinate<br />

polari da un’equazione = f(#). La prima ad essere studiata è stata la<br />

spirale di Archimede = #, per le altre si è dovuto aspettare quasi 1800 anni.<br />

Nella navigazione lossodromica, descritta dal cartografo Pedro Nunes (1502-<br />

1578) e da Thomas Harriot (1560-1621), seguendo la bussola si tagliano i meridiani<br />

con angoli costanti e si percorre una spirale sulla sfera terrestre. Nel 1590<br />

Harriot calcola anche l’area e la lunghezza della spirale logaritmica, l’immagine<br />

su una carta geogra…ca della spirale sulla sfera attraverso una proiezione cilindrica<br />

di Gerardus Mercator (1512-1594).<br />

69


Portolano del XVI secolo. Pedro Nunes.<br />

Nel ”Dialogo dei massimi sistemi” Galileo Galilei, discorrendo del moto di<br />

un proiettile, osserva che un corpo che ruota attorno ad un centro con velocità<br />

angolare uniforme e cade verso il centro con velocità uniforme descrive una<br />

spirale di Archimede, ma se la velocità verso il centro è uniformemente accelerata<br />

la curva descritta è di¤erente. Galileo ritiene che sia un semicerchio, invece è<br />

ancora una spirale, # = t e = t 2 , quindi = 2 # 2 . Fermat calcola<br />

l’area spazzata da questa spirale e ne studia altre, m = # n . Nel 1638 Cartesio,<br />

forse insoddisfatto della teoria di Galileo e pensando che il moto dei pianeti sia<br />

provocato da immensi vortici di etere, de…nisce una curva con la proprietà di<br />

essere tagliata con angoli costanti da rette per l’origine, d =( d#) = , quindi<br />

log( ) = # + . È una spirale logaritmica, che ad angoli in progressione<br />

aritmetica associa raggi in progressione geometrica. Cartesio dimostra che la<br />

lunghezza di un tratto di spirale è proporzionale alla distanza dal centro ed<br />

anche Torricelli studia questa curva, calcolandone la lunghezza e l’area spazzata<br />

dal raggio. In notazione in…nitesimale, la lunghezza di un tratto in…nitesimo<br />

di spirale = exp( # + ) è<br />

q<br />

(d ) 2 + ( d#) 2 = p 1 + 2 d e un elemento<br />

in…nitesimo di area è 2 1 2 d# = 2 1 1 d . In particolare, la lunghezza di un<br />

tratto di curva è direttamente proporzionale all’incremento del raggio e l’area<br />

spazzata dal raggio è proporzionale al quadrato del raggio.<br />

70


Broccolo romano. Ammonite (Giurassico). Galassia M101.<br />

”Spirali<br />

in…nite” di<br />

Torricelli.<br />

Quadratura e retti…cazione<br />

della spirale logaritmica di<br />

Thomas Harriot: L’area della<br />

spirale è uguale al triangolo<br />

isoscele con vertice X, e la<br />

lunghezza della spirale è la<br />

somma dei lati AX + XO.<br />

Le tangenti ad una spirale logaritmica hanno un angolo costante con<br />

i raggi per il polo O. Se P è un punto sulla spirale e Q l’intersezione<br />

tra la tangente alla spirale in P e la retta per O perpendicolare al<br />

raggio OP , il segmento P Q è lungo quanto il tratto di spirale da P<br />

ad O e l’area del triangolo OP Q è doppia dell’area spazzata dal<br />

raggio nei suoi in…niti avvolgimenti da P a O.<br />

71


”Indivisibili”<br />

di Cavalieri e<br />

”Iperboli in…nite”<br />

di Torricelli.<br />

Il ”solido iperbolico acutissimo” ottenuto ruotando l’iperbole<br />

f0 < y < 1=xg intorno all’asintoto y = 0 può essere scomposto<br />

nnegli<br />

”indivisibili curvi” formati dalle super…ci laterali dei cilindri<br />

0 < x < t; p y2 + z2 o<br />

= 1=t , che sono tutte uguali a 2 . Il solido<br />

n<br />

in…nito x > 0; p y2 + z2 o<br />

< min f1=a; 1=xg ha area in…nita ma<br />

volume …nito 2 =a. Si può riempire di vernice, ma non pitturare!<br />

Z +1 q<br />

Area = 2 y 1 + (dy=dx)<br />

a<br />

2 Z +1<br />

dx<br />

dx > 2 = +1;<br />

Z a x<br />

+1<br />

V olume = y2 Z +1<br />

dx<br />

dx =<br />

x2 = a :<br />

a<br />

Anche Newton, come Cartesio e Torricelli, all’inizio pensa che la traiettoria<br />

di un proiettile soggetto ad una forza centripeta sia una spirale, invece R.Hooke<br />

(1635-1703) avanza l’ipotesi di una traiettoria ellittica. Newton ci ripensa e<br />

sostituendo ad una accelerazione uniforme una inversamente proporzionale al<br />

quadrato della distanza riesce a dare ragione delle leggi di Keplero.<br />

Una curva molto studiata è la cicloide, descritta da un punto di un cerchio<br />

che rotola lungo una retta. Questa Elena dei matematici, bella ma fonte di<br />

dispute, suscita l’interesse di Nicola da Cusa e poi di Galileo Galilei, Gilles<br />

Personne de Roberval (1602-1675), Blaise Pascal (1623-1662), Chistopher Wren<br />

(1632-1723), Fermat, Cartesio, Torricelli, Huygens, Wallis, Leibniz, Newton,<br />

dell’intera famiglia Bernoulli e di tanti altri.<br />

72<br />

a


La cicloide di<br />

Galileo Galilei.<br />

”Quella linea arcuata sono più di cinquant’anni che mi venne in mente<br />

il descriverla, e l’ammirai per una curvità graziosissima per adattarla<br />

agli archi di un ponte. Feci sopra di essa e sopra lo spazio da lei e dalla<br />

sua corda compreso diversi tentativi per dimostrarne qualche passione,<br />

e parve da principio che tale spazio potesse essere triplo del cerchio<br />

che lo descrive ma non fu così, benché la di¤erenza non sia molta.”<br />

Evangelista<br />

Torricelli.<br />

Gilles<br />

Personne de<br />

Roberval.<br />

La cicloide riceve il suo nome da Galileo, che nel 1599 osserva come un<br />

modello di un arco di cicloide pesi circa tre volte più del suo cerchio generatore.<br />

Conscio dei possibili errori di misura e nella costruzione dei modelli e forse<br />

sospettoso per un numero così semplice, congettura che il rapporto tra l’area<br />

73


della cicloide e del cerchio sia . Invece Roberval, e poi Cartesio, Fermat, Torricelli,<br />

provano che l’area sotto la cicloide è proprio tre volte quella del cerchio<br />

generatore. Oltre alla quadratura, questi studiosi riescono anche a determinare<br />

le tangenti alla cicloide. In particolare, per studiare la cicloide Roberval introduce<br />

e studia la sua curva compagna, la sinusoide. Tiene però segrete le sue<br />

ricerche, salvo poi accusare di plagio Torricelli quando questi riscopre gli stessi<br />

risultati. Cartesio giudica il risultato di Roberval ”bello, uno che non avevo<br />

ancora notato, ma che non avrebbe causato di¢ coltà ad un geometra di media<br />

abilità” e rende pubblica la sua soluzione solo ”per far vedere a quelli che fanno<br />

troppo rumore che questa è molto facile”. Wren, architetto della cattedrale di<br />

S.Paolo a Londra, prova che la lunghezza dell’arco di cicloide è otto volte il<br />

raggio del cerchio generatore. Infatti, la cicloide di equazioni x = # sin(#) e<br />

Z 2<br />

Z 2 p<br />

y = 1 cos(#) ha area ydx = 3 e lunghezza dx2 + dy2 = 8. Pascal<br />

0<br />

trova molte altre proprietà di questa curva, che lo distraggono dall’insonnia e<br />

dal mal di denti. O¤re poi premi in denaro per la soluzione di problemi su aree<br />

e centri di gravità di parti di cicloide sopra segmenti paralleli alla base e su<br />

volumi e centri di gravità dei solidi di rotazione generati da queste parti. Wallis<br />

ottiene solo soluzioni parziali ma niente soldi. Huygens scopre che l’evoluta di<br />

una cicloide è ancora una cicloide e scopre anche l’isocronia delle oscillazioni su<br />

un arco di cicloide, poi progetta e costruisce a partire dal 1657 orologi a pendolo<br />

cicloidali. Pubblica in…ne nel 1673 le sue scoperte di dinamica nel trattato<br />

”Horologium oscillatorium”. Mentre gli orologi con bilanciere a verga prima di<br />

Huygens hanno una imprecisione di qualche minuto al giorno, gli orologi di Huygens,<br />

i primi a pendolo, hanno una imprecisione di qualche secondo al giorno.<br />

Si studiano anche cicloidi accorciate o allungate, descritte da un punto interno<br />

o esterno ad un cerchio che rotola lungo una retta. Roberval ne trova l’area e<br />

Pascal osserva che la loro lunghezza dipende da quella delle ellissi. Newton utilizza<br />

queste cicloidi per ”trovare ad un dato tempo la posizione di un corpo che si<br />

muove lungo una ellisse”, cioè risolvere l’equazione di Keplero t = A# B sin(#).<br />

Cicloidi accorciate e allungate<br />

0<br />

x = r# d sin(#);<br />

y = r d cos(#):<br />

Invece di rotolare lungo una retta il cerchio può anche rotolare lungo un’altra<br />

curva. Per esempio, il moto dei pianeti intorno alla Terra è composizione di moti<br />

quasi circolari uniformi. Se al moto del Pianeta intorno al Sole si somma il moto<br />

del Sole intorno alla Terra, con raggi delle orbite A e B e periodi di rivoluzione<br />

74


e ,<br />

P T = (P S) + (S T ) = A exp 2 i t + B exp 2 i t :<br />

Gli epicicli di Tolomeo sono i progenitori delle serie di Jjean Baptiste Joseph<br />

Fourier (1768-1830). Le orbite della Terra, eccentricità 1/60, e di Venere, eccentricità<br />

1/150, sono praticamente circolari ed i conti tornano. Al contrario,<br />

l’eccentricità dell’orbita di Marte è 1/11 e per vincere la sua ”guerra contro<br />

Marte” Keplero deve cambiare sistema.<br />

Visto da Terra, il moto di Marte<br />

contro il cielo delle stelle …sse.<br />

Le osservazioni di Tycho Brahe<br />

dell’angolo Sole Terra Marte e la vera orbita.<br />

L’anno marziano è 1,88 volte il terrestre<br />

e la distanza media di Marte dal Sole è<br />

1,52 volte la distanza del Sole dalla Terra.<br />

75


Torniamo alle curve algebriche. Cartesio e Fermat sanno che un’equazione<br />

di primo grado in (x; y) rappresenta una retta ed una di secondo grado una<br />

conica. Sanno anche che con opportune traslazioni e rotazioni degli assi queste<br />

equazioni si posso portare a delle forme canoniche, la parabola y = ax2 , l’ellisse<br />

(x=a) 2 + (y=b) 2 = 1, l’iperbole (x=a) 2<br />

(y=b) 2 = 1. Nella ”Classi…cazione delle<br />

curve del terz’ordine” Newton asserisce che tutte le curve piane di terzo grado si<br />

possono ricondurre con appropriate scelte degli assi a quattro forme canoniche:<br />

xy 2 + ey = ax 3 + bx 2 + cx + d;<br />

xy = ax 3 + bx 2 + cx + d;<br />

y 2 = ax 3 + bx 2 + cx + d;<br />

y = ax 3 + bx 2 + cx + d:<br />

A seconda degli zeri del polinomio di destra, Newton trova 72 tipi di cubiche.<br />

Nel 1717 James Stirling (1692-1770) trova quattro nuove cubiche ed il catalogo<br />

viene completato nel 1740 con l’aggiunta di altre due. Newton asserisce anche<br />

che tutte queste curve si possono ottenere da y 2 = ax 3 + bx 2 + cx + d per mezzo<br />

di opportune proiezioni. Per risolvere le equazioni di grado …no al quarto grado,<br />

ax 4 + bx 3 + cx 2 + dx + e = 0, si possono intersecare due coniche, y = x 2 e<br />

ay 2 + bxy + cy + dx + e = 0. Similmente, per risolvere le equazioni …no al nono<br />

grado si possono intersecare due cubiche.<br />

Cubiche y 2 = ax 3 + bx 2 + cx + d<br />

2 zeri complessi: y 2 = x x 2 + 1 . 3 zeri coincidenti: y 2 = x 3 .<br />

2 zeri coincidenti: y 2 = x 2 (x + 1) . 3 zeri distinti: y 2 = x (x + 1) (x 1) .<br />

Intorno al 1640 Robenval e Torricelli dimostrano che il primo giro della spirale<br />

= # ha la stessa lunghezza dell’arco di parabola 2 y = x 2 con 0 x<br />

76


2 , ma non calcolano esplicitamente questa lunghezza. Nel 1657 Hendrich van<br />

Heuraet (1633-1660) e William Neil (1637-1670), smentendo il dogma cartesiano<br />

sull’impossibilità di retti…care esattamente delle linee curve, retti…cano la<br />

parabola semicubica. La lunghezza dell’arco di curva y 2 = x 3 dall’origine a<br />

Z x<br />

Z<br />

p xp<br />

(x; y) è 1 + (dy=dx) 2 3=2<br />

dx = 1 + 9 x=4dx = (4 + 9 x)<br />

8 =27 .<br />

0<br />

0<br />

Di fatto, tutte le lunghezze delle parabole generalizzate y2n = x2n+1 sono calcolabili<br />

algebricamente. Nel 1658 Huygens e Wallis dimostrano che l’area tra la<br />

cissoide di Diocle e l’asintoto è tre volte l’area del Z cerchio generatore, l’area tra<br />

p<br />

( x) 3 2 =xdx = 3 =4.<br />

la cissoide xy 2 = ( x) 3 e l’asintoto x = 0 è 2<br />

Poi Newton dimostra che anche la lunghezza di un arco di cissoide si può calcolare<br />

in modo elementare. Un’altra cubica la cui quadratura è riconducibile a<br />

quella del cerchio è la ”versaria” o ”curva con seno verso”, che si incontra in<br />

Fermat, Huygens, Guido Grandi (1671-1742) e nelle ”Instituzioni analitiche ad<br />

uso della gioventù italiana di D.na Maria Gaetana Agnesi Milanese...” (1718-<br />

1799), pubblicate nel 1748. Si tratta della curva y = a p (a x)=x, cioè x =<br />

a3 = a2 + y2 Z +1<br />

. L’area tra la versiera e l’asintoto è a<br />

1<br />

3 a2 + y2 1<br />

dy = 2 a .<br />

Insomma, le quadrature dell’ellisse, della cicloide, della versiera e di molte altre<br />

curve si riconducono a quella del cerchio, ma questo sembra resistere imperterrito<br />

ad ogni tentativo di quadratura elementare.<br />

I …ori geometrici che G.Grandi<br />

dedica alla contessa Clelia Borromeo,<br />

= sin (k#) :<br />

”La rodonea è generata da un duplice movimento, uno di un raggio che<br />

ruota con moto circolare intorno al centro, l’altro di un punto che si muove<br />

su e giù su questo raggio, sollecitato da una forza armonica uguale al seno<br />

di un angolo in un dato rapporto …sso con l’angolo descritto dal raggio.”<br />

”L’area di una foglia di rodonea = sin (#a=b) sta al quadrante di<br />

cerchio come b sta ad a.”<br />

77<br />

0


Leonardo<br />

Durer<br />

78<br />

Keplero


ANALISI:<br />

Leibniz 1682 Newton 1723 Eulero 1748<br />

”Ci sono 7 case e in ogni casa 7 gatti, ogni gatto mangia 7 topi, ogni topo ha<br />

mangiato 7 chicchi di grano ed ogni chicco avrebbe prodotto 7 misure di grano.<br />

Quant’è il totale? 7 case + 49 gatti + 343 topi + 2401 chicchi di grano + 16807<br />

misure di grano = 19607.”<br />

Nel papiro copiato dello scriba Ahmes c’è 2301 invece di 2401, ma noi ci<br />

siamo permessi di correggere l’errore. Questo è comunque uno dei primi esempi<br />

di somma di una progressione geometrica. Nel IX libro degli ”Elementi” di<br />

Euclide si trova la seguente proposizione:<br />

”Dati quanti si voglia numeri in proporzione continua, la di¤erenza fra il<br />

secondo e il primo sta al primo come la di¤erenza tra l’ultimo e il primo sta<br />

alla somma di tutti i termini che precedono l’ultimo.”<br />

Cioè, data la progressione geometrica a, ax, ax 2 ,..., ax n , si ha<br />

ax a<br />

a<br />

=<br />

axn a<br />

a + ax + ax2 :<br />

+ ::: + axn 1<br />

La dimostrazione di Euclide, basata sulla teoria delle proporzioni, può essere<br />

sostituita da una veri…ca diretta:<br />

(1 x) 1 + x + ::: + x n 1 n 1<br />

= 1 + x + ::: + x<br />

Quindi, per ogni x 6= 1 si ha<br />

X<br />

x + ::: + x n 1 + x n = 1 x n :<br />

n 1<br />

xk = (1 xn ) = (1 x) e, come osserva<br />

k=0<br />

Viète, se jxj < 1 e n ! +1 si ottiene<br />

+1X<br />

k=0<br />

x k = 1= (1 x). Questa serie geo-<br />

metrica è la capostipite di una lunga dinastia. In particolare, Gregorio di San<br />

80


Vincenzo propone una soluzione dei paradossi di Zenone di Elea (V secolo a.C.)<br />

sommando delle serie geometriche e calcola l’istante esatto in cui il pie’veloce<br />

Achille raggiunge e sorpassa la tartaruga. Secondo Zenone non può esistere<br />

movimento perché per passare da un punto iniziale ad uno …nale si deve prima<br />

passare per il punto medio e, anche ammesso che ci arrivi, si deve poi passare<br />

per il punto medio del rimanente, e così via ad in…nitum. Per Aristotele non ha<br />

senso dividere inde…nitivamente lo spazio e il tempo, per Gregorio, se ha senso<br />

una divisione in…nita deve avere anche senso una somma in…nita. Se la distanza<br />

iniziale è 1, la metà è 1/2, la metà della metà 1/4, la metà della metà della metà<br />

1/8 e, sommando la serie geometrica, 1=2 + 1=4 + 1=8 + ::: = 1. Nell’opera di<br />

Gregorio di San Vincenzo si trova anche una delle prime de…nizioni limite e di<br />

serie.<br />

Nel 1668 Nicola Mercatore (1620-1687) pubblica lo sviluppo in serie del logaritmo,<br />

log(1 + x) = x x 2 =2 + x 3 =3 x 4 =4 + ::::<br />

Da Gregorio di San Vincenzo si sa che l’area sotto l’iperbole è un logaritmo.<br />

Basta quindi integrare termine a termine la serie armonica 1=(1 + x) =<br />

1 x + x 2 x 3 + :::. Queste serie di potenze sono fondamentali nell’opera<br />

matematica di Newton. ”Applicando all’algebra la dottrina delle frazioni decimali,...<br />

ed osservando l’analogia tra numeri decimali e termini algebrici continuati<br />

all’in…nito...”, intuisce che, come i numeri possono essere sviluppati in<br />

somme di potenze di 10, così le funzioni possono essere sviluppate in somme di<br />

potenze delle variabili. Negli anni 1665 e 1666, tornato a casa dall’università di<br />

Cambridge chiusa per peste, scopre la formula delle potenze di un binomio:<br />

”Le estrazioni di radici possono essere molto abbreviate dal seguente teorema:<br />

(P + P Q) m=n = P m=n + m<br />

n<br />

AQ + m n<br />

2n<br />

BQ + m 2n<br />

3n<br />

m 3n<br />

CQ + CQ + etc:<br />

4n<br />

P + P Q è la quantità di cui si deve ricercare la radice... P indica il primo<br />

termine di tale quantità, Q i rimanenti termini divisi per il primo, m=n l’indice<br />

numerico della potenza di P + P Q... il termine A è P m=n , il termine B è<br />

(m=n)AQ, e cosí per gli altri termini.”<br />

81


Ispirato dalle ricerche di Wallis sulle aree sotto le curve y = 1 x 2 n=2 ,<br />

Newton scopre la formula del binomio estendendo all’indietro il triangolo aritmetico<br />

di Pascal e riempiendo gli spazi tra le righe,<br />

::: 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 :::<br />

::: 2 3=2 1 1=2 0 1=2 1 3=2 2 5=2 3 :::<br />

::: 3 15=8 1 3=8 0 1=8 0 3=8 1 15=8 3 :::<br />

::: 4 35=16 1 5=16 0 1=16 0 1=16 0 5=16 1 :::<br />

::: ::: ::: ::: ::: ::: ::: ::: ::: ::: ::: ::: :::<br />

I numeri in colonna sono i coe¢ cienti di xn nello sviluppo del binomio (1 +<br />

x) ,<br />

( 1)<br />

(1 + x) = 1 + x + x<br />

1 1 2<br />

2 ( 1)( 2)<br />

+ x<br />

1 2 3<br />

3 + ::::<br />

Newton non ha una dimostrazione rigorosa della sua formula, ma si limita<br />

a veri…carne la validità per esponenti razionali positivi e negativi, con divisioni<br />

82


ed estrazioni di radice. Una pseudo dimostrazione, che presuppone l’esistenza<br />

di uno sviluppo in serie e l’unicità della soluzione di una equazione di¤erenziale,<br />

è la seguente:<br />

(1 + x) = 1 + ax + bx 2 + cx 3 + :::;<br />

(1 + x) d<br />

(1 + x) = (1 + x) ;<br />

dx<br />

(1 + x) a + 2bx + 3cx 2 + ::: = 1 + ax + bx 2 + cx 3 + ::: ;<br />

a + (a + 2b) x + (2b + 3c) x 2 + ::: = + ax + bx 2 + cx 3 + :::;<br />

8<br />

><<br />

>:<br />

a =<br />

a + 2b = a<br />

2b + 3c = b<br />

:::<br />

;<br />

8<br />

><<br />

>:<br />

a = =<br />

1<br />

1<br />

b =<br />

2 a = 1<br />

2<br />

c = b =<br />

3 1<br />

:::<br />

1<br />

2<br />

1<br />

2<br />

2<br />

3<br />

Forse le prime dimostrazioni rigorose della formula del binomio per esponenti<br />

qualsiasi sono dovute a Augustin Louis Cauchy (1789-1857) e a Niels Henrik<br />

Abel (1802-1829). Comunque, dalla serie binomiale Newton ricava parecchi altri<br />

sviluppi in serie. Integrando termine a termine una serie geometrica (1+x) 1 =<br />

1 x + x 2 :::, Newton ottiene l’area sotto l’iperbole z = x x 2 =2 + x 3 =3 :::.<br />

Ponendo poi x = az + bz 2 + cz 3 + ::: ed uguagliando le potenze di z dello stesso<br />

grado,<br />

z = az + bz 2 + cz 3 + ::: az + bz 2 + cz 3 + ::: 2 =2 + az + bz 2 + cz 3 + ::: 3 =3 :::<br />

= az + b a 2 =2 z 2 + c ab + a 3 =3 cz 3 + :::;<br />

ricava i primi termini dello sviluppo della funzione inversa x = z+z 2 =2+z 3 =6+:::<br />

ed indovina lo sviluppo completo. In modo simile, integrando termine a termine<br />

lo sviluppo in serie della funzione (1 x 2 ) 1=2 , ottiene la lunghezza di un arco<br />

di cerchio e quindi l’arco seno, poi per inversione ricava lo sviluppo di seno e<br />

coseno,<br />

cos(x) = 1 x 2 =2! + x 4 =4! x 6 =6! + :::; sin(x) = x x 3 =3! + x 5 =5! x 7 =7! + ::::<br />

83<br />

:


La serie dell’arco seno,<br />

del seno e coseno di<br />

Newton.<br />

Nel semicerchio y = p 1 x2 , il triangolo con lati fx; y; 1g è simile al<br />

triangolo fdy; dx; dsg , in particolare ds=dx = 1= p 1 x2 Z<br />

. Sviluppando<br />

x<br />

in serie ed integrando si ottiene arcsin(x) = 1 t<br />

0<br />

2 1=2<br />

dt<br />

Z x<br />

= 1 +<br />

0<br />

1<br />

2 t2 1 3<br />

+<br />

2 4 t4 1 3 5<br />

+<br />

2 4 6 t6 1 3 5 7<br />

+<br />

2 4 6 8 t8 + ::: dt<br />

= x + 1<br />

2 3 x3 1 3<br />

+<br />

2 4 5 x4 1 3 5<br />

+<br />

2 4 6 7 x7 1 3 5 7<br />

+<br />

2 4 6 8 9 x9 + :::<br />

Risolvendo poi rispetto a z l’equazione z = x + x 3 =6 + 3x 5 =40 + :::, si ottiene<br />

sin(z) = z x 3 =3! + x 5 =5! ::: e similmente cos(z) = 1 x 2 =2! + x 4 =4! :::.<br />

84


Nel ”Metodo delle ‡ussioni e serie in…nite”, terminato nel 1671 ma pubblicato<br />

solo nel 1736, Newton sviluppa un calcolo per somme, sottrazioni, moltiplicazioni,<br />

divisioni, estrazioni di radici per serie in…nite e dedica due corti<br />

paragra… alla quadratura dell’iperbole e del cerchio.<br />

”Data la quantità aa+xx, si può estrarne la radice quadrata in questo modo,<br />

p aa + xx = a + x 2<br />

2a<br />

x4 x6<br />

+<br />

8a3 16a5 Dato un semicerchio di diametro a, denotati con x l’ascissa ed y l’ordinata<br />

si ha<br />

y = p ax xx = p ax<br />

x p<br />

ax<br />

2a<br />

x2 8a2 p<br />

ax<br />

x3 16a3 p<br />

ax :::<br />

Data un’iperbole di equazione p x + xx = z, l’area sottesa risulta uguale a<br />

2<br />

3 x3=2 + 1<br />

5 x5=2<br />

1<br />

28 x7=2 + 1<br />

72 x9=2<br />

:::<br />

5<br />

704 x11=2<br />

Dato il cerchio di equazione p x xx = z, l’area sottesa risulta uguale a<br />

2<br />

3 x3=2 1<br />

5 x5=2<br />

1<br />

28 x7=2<br />

1<br />

72 x9=2<br />

L’area del cerchio di¤erisce dall’area dell’iperbole solo per i segni ... Benché<br />

queste aree non siano comparabili geometricamente, si possono trovare con lo<br />

stesso calcolo aritmetico.”<br />

85<br />

:::<br />

:::


La quadratura del cerchio<br />

y = p x x 2 di Newton.<br />

p 3<br />

32 +<br />

24 =<br />

p<br />

3<br />

=<br />

32 +<br />

Z 1=4<br />

x<br />

0<br />

1=2<br />

p<br />

3 2<br />

= +<br />

32 3 (1<br />

4 )3=2 1<br />

5 (1<br />

= 3p3 1<br />

+ 24<br />

4 3 22 Z 1=4<br />

0<br />

p x x 2 dx<br />

1<br />

2 x3=2 1<br />

8 x5=2<br />

4 )5=2<br />

1<br />

5 2 5<br />

1<br />

28 (1<br />

4 )7=2<br />

1<br />

7 2 9<br />

1<br />

16 x7=2 ::: dx<br />

1<br />

72 (1<br />

4 )9=2 + :::<br />

1<br />

+ ::: :<br />

9 212 Integrando 22 termini dello sviluppo in serie di y = p x x 2 tra 0 e 1/4<br />

Newton ottiene = 3; 1415926535897928:::, gli ultimi due decimali sono errati.<br />

Similmente, sviluppando in serie l’area iperbolica calcola i logaritmi<br />

(log (1 + 1=10) log (1 1=10)) =2 = 1=10 + (1=10) 3 =3 + (1=10) 5 =5 + :::;<br />

(log (1 + 1=10) + log (1 1=10)) =2 = (1=10) 2 =2 + (1=10) 4 =4 + (1=10) 6 =6 + ::::<br />

Da cui ricava log (0; 9) = 0; 1053605156577::: e log (1; 1) = 0; 0953101798043:::.<br />

Poi calcola log (0; 8) = 0; 2231435513142::: e log (1; 2) = 0; 1823215567939::: e<br />

ricava<br />

log(2) = log<br />

1; 2<br />

0; 8<br />

1; 2<br />

0; 9<br />

= 2 log (1; 2) log (0; 8) log (0; 9) = 0; 6931471805597:::;<br />

log(10) = log<br />

2 2<br />

0; 8<br />

2<br />

= 3 log (2) log (0; 8) = 2; 3025850929933::::<br />

Ed ancora log(9) = log(0; 9) + log(10) e log(11) = log(1; 1) + log(10), ottenendo<br />

quindi i logaritmi dei numeri primi 2, 3, 5, 11. Similmente, calcola i<br />

logaritmi di altri numeri primi da cui si possono dedurre con somme i logaritmi<br />

di numeri composti. Più tardi scrive: ”Ho vergogna di confessare …no a quante<br />

cifre ho portato avanti questi calcoli, non avendo a quel tempo nient’altro da<br />

fare. Allora mi compiacevo troppo in queste ricerche”. Infatti dal 1665 al 1666<br />

Newton resta a casa in campagna, perché l’università di Cambridge è chiusa per<br />

peste.<br />

86


Leggi di Keplero:<br />

(1608) L’orbita di un pianeta è una<br />

ellisse con il Sole in uno dei fuochi.<br />

(1609) Il raggio dal Sole al pianeta<br />

descrive aree uguali in tempi uguali.<br />

(1619) I quadrati dei periodi di<br />

rivoluzione sono proporzionali ai<br />

cubi dei semiassi maggiori delle orbite.<br />

Nei ”Principi matematici della …loso…a naturale”, pubblicati nel 1687, Newton<br />

deduce le leggi di Keplero dalla legge di gravitazione universale. L’orbita di<br />

un pianeta intorno al sole è ellittica con il sole in un fuoco e l’area spazzata dal<br />

raggio vettore dal sole al pianeta è proporzionale al tempo impiegato a percorrerla.<br />

Nel Lemma XXVIII dimostra che quest’area non è una funzione algebrica<br />

del tempo.<br />

”Non esiste alcuna …gura ovale la cui area, tagliata da rette tracciate a piacere,<br />

possa in generale trovarsi mediante equazioni …nite per numero di termini<br />

e di dimensioni. All’interno dell’ovale si prenda un punto intorno al quale,<br />

come ad un polo, si ruoti con moto uniforme una linea retta e su questa retta un<br />

punto mobile esca dal polo e prosegua con velocità proporzionale al quadrato della<br />

parte di retta nell’ovale. In tal modo il punto descriverà una spirale con in…niti<br />

avvolgimenti. Se una porzione dell’area dell’ovale tagliata dalla retta si potesse<br />

trovare mediante un’equazione …nita, con la stessa equazione si troverebbe anche<br />

la distanza del punto dal polo, distanza che è proporzionale all’area, e perciò<br />

tutti i punti della spirale potrebbero essere trovati mediante un’equazione …nita.<br />

Ma ogni retta inde…nitamente prolungata taglia la spirale in un numero in…nito<br />

di punti e l’equazione con la quale si trova l’intersezione tra due linee esibisce le<br />

intersezioni come radici, perciò arriva a tante dimensioni quante sono le intersezioni...<br />

Quindi le in…nite intersezioni di una retta con una spirale richiedono<br />

equazioni con un numero in…nito di dimensioni... Analogamente, se l’intervallo<br />

tra il polo ed il punto che descrive la spirale è preso proporzionale al perimetro<br />

dell’ovale tagliato, si può dimostrare che la lunghezza del perimetro non può<br />

essere in generale esibita mediante un’equazione …nita... Di conseguenza, l’area<br />

dell’ellisse, che è descritta mediante un raggio condotto dal fuoco verso il corpo<br />

mobile, non può essere espressa a partire dal tempo per mezzo di un’equazione<br />

…nita, e perciò non può essere determinata mediante la descrizione di curve<br />

geometricamente razionali.”<br />

Il termine trascendente fa il suo ingresso in matematica con Leibniz, che si<br />

propone di ”svelare l’origine delle quantità trascendenti e mostrare perché certi<br />

87


problemi non sono nè piani, nè solidi, nè più che solidi, nè di alcun grado determinato,<br />

ma sorpassano ogni equazione algebrica”. E a proposito del lemma<br />

di Newton, Leibniz commenta: ”L’impossibilità di integrare una generica parte<br />

di cerchio o ellisse mi pare su¢ cientemente dimostrata, ma non ho ancora visto<br />

una dimostrazione della non integrabilità dell’intero cerchio o di una sua parte<br />

determinata”. Invece Huygens osserva perplesso che il risultato non si applica a<br />

semplici curve quali un triangolo o un quadrato, o ad una curva a forma di otto<br />

come la parabola virtuale di Gregorio di S.Vincenzo y 2 = x 2 x 4 . Infatti l’area<br />

Z<br />

px<br />

sotto questa curva è data dall’integrale 2 x4dx = 1 x2 3=2 =3. Visti<br />

i dubbi di un così autorevole esperto, e considerato che lo stesso Newton accenna<br />

all’esistenza di controesempi, ripetiamo più in dettaglio la sua argomentazione.<br />

Gli ovali considerati sono curve analitiche chiuse, convesse, senza punti singolari.<br />

Se = (#) è l’equazione dell’ovale in coordinate polari, se l’angolo # è<br />

proporzionale al tempo t e la velocità è proporzionale al quadrato del raggio ,<br />

al tempo t il punto si trova ad una distanza dal polo proporzionale all’area spaz-<br />

Z #<br />

zata dal raggio che ruota attorno al polo A(#) = 1=2 2 (#)d#. Se l’ovale è<br />

analitico, anche l’area spazzata dal raggio è una funzione analitica dell’angolo di<br />

rotazione, ma non è una funzione algebrica dei coseni direttori del raggio. Cioè<br />

non esiste un polinomio in tre variabili P (x; y; z) con P (cos(#); sin(#); A(#)) = 0<br />

per ogni #. Denotiamo infatti con z1(#), z2(#), z3(#),..., zn(#) le radici di un<br />

polinomio P (cos(#); sin(#); z) di grado n nella variabile z. Se A(#), che è una<br />

funzione analitica, è radice del polinomio in un qualunque intervallo di valori<br />

di #, per il principio di identità delle funzioni analitiche quest’area è radice del<br />

polinomio per ogni valore di #. Se A(#) = z1(#) per # vicino a zero, dopo<br />

un giro l’area aumenta di una quantità uguale all’area totale nella curva e si<br />

trasforma in una seconda radice z2(#) diversa dalla prima, dopo due giri in una<br />

terza radice z3(#) diversa dalle due precedenti,..., e dopo n giri si raggiunge<br />

una contraddizione. L’argomento non si applica alla parabola virtuale di Gre-<br />

gorio di S.Vincenzo y 2 = x 2 x 4 , che ha un punto doppio nell’origine, perché<br />

Z<br />

l’integrale dell’area ydx prolungato analiticamente lungo un giro di curva è<br />

zero. Cioè, per gli ovali A(# + 2k ) = A(#) + kA con A 6= 0, per le …gure<br />

a forma di 8 si ha invece A(# + 2k ) = A(#). Un altro esempio di curva a<br />

cui l’argomento non si applica è la foglia di Cartesio x 3 xy + y 3 = 0, che ha<br />

un punto doppio nell’origine e due rami che vanno all’in…nito. Intersecando la<br />

curva con un fascio di rette per il punto doppio y = tx si ottiene la rappresentazione<br />

parametrica (x; y) = t= t 3 + 1 ; t 2 t 3 + 1 , che permette di calcolare<br />

algebricamente l’area,<br />

Z Z<br />

t<br />

ydx =<br />

2<br />

t3 d<br />

+ 1 dt<br />

t<br />

t 3 + 1<br />

dt =<br />

0<br />

4t 3 + 1<br />

6 (t + 1) 2 (t 2 t + 1)<br />

Quindi, per il lemma di Newton è impossibile Z quadrare algebricamente un<br />

p1<br />

generico spicchio di cerchio, cioè l’integrale x2dx de…nisce una fun-<br />

88<br />

2 :


zione trascendente. Al contrario, come mostrato da Archimede, il volume di<br />

un segmento sferico è una funzione algebrica della distanza tra il piano che<br />

taglia il segmento di Zsfera<br />

ed il centro della sfera. Infatti, questo volume<br />

dipende dall’integrale 1 x2 dx. Anche Gregory cerca di dimostrare che<br />

la lunghezza della circonferenza non è una funzione algebrica del raggio e nella<br />

”Vera quadratura del cerchio e dell’iperbole” del 1667 trova un algoritmo per<br />

calcolare in modo archimedeo l’area di un settore di ellisse o iperbole. Dati due<br />

punti A e B su una conica di centro O, si denota con x0 l’area del triangolo<br />

OAB e y0 l’area del quadrilatero con lati OA, OB, e le due tangenti alla conica<br />

per A e B. Poi si de…niscono ricorsivamente<br />

xn+1 = p xnyn; yn+1 = 2xn+1yn<br />

xn+1 + yn<br />

Queste medie armonico geometriche convergono all’area del settore di conica<br />

individuato dai punti OAB ed opportune combinazioni di xn e yn aumentano<br />

la velocità di convergenza. Nel caso di un cerchio l’area è un arco tangente<br />

e nel caso di un’iperbole l’area è un logaritmo, uno stesso processo analitico<br />

può generare sia funzioni trigonometriche che logaritmi. In una lettera del 15<br />

Febbraio 1671 a John Collins (1624-1683), che gli ha fatto conoscere le ricerche<br />

di Newton, Gregory scrive:<br />

”Sia il raggio = r, l’arco = a, la tangente = t, la secante = s, allora<br />

a = t<br />

t3 t5<br />

+<br />

3r2 5r4 t 7<br />

7r<br />

6 + t9<br />

:<br />

etc:::<br />

9r8 t = a + a3 2a5 17a7 3233a9<br />

+ + + etc:::<br />

3r2 15r4 315r6 181440r8 s = r + a2<br />

2r<br />

+ 5a4<br />

24r<br />

61a6 277a8<br />

+ + etc:::"<br />

3 720r5 8064r7 Il coe¢ ciente di nono grado nello sviluppo della tangente non è corretto. La<br />

serie dell’arco tangente si trova anche in una lettera di Leibniz del 27 Agosto<br />

1676 e in precedenti corrispondenze di questi con Huygens, ma viene pubblicata<br />

senza dimostrazione solo nel 1682 negli ”Acta eruditorum”.<br />

”La quadratura aritmetica del cerchio è contenuta nel seguente teorema: Essendo<br />

il raggio unitario e t la tangente di un arco, la grandezza dell’arco sarà<br />

t=1 t 3 =3 + t 5 =5 t 7 =7 + t 9 =9 etc. Trovati gli archi, è facile trovare gli spazi,<br />

ed un corollario del teorema è che se il diametro e il suo quadrato sono uno, il<br />

cerchio è 1=1 1=3 + 1=5 1=7 + 1=9 etc.”<br />

La quadratura è aritmetica perché utilizza solo i numeri interi e le quattro<br />

operazioni elementari. Alla formula =4 = 1 1=3 + 1=5 1=7 + ::: Leibniz<br />

aggiunge il commento: ”Dio ama i numeri dispari”. Nel 1684 Leibniz pubblica<br />

89


un ”Nuovo metodo per i massimi e minimi e per le tangenti, che non si arresta di<br />

fronte a quantità frazionarie o irrazionali, ed un singolare genere di calcolo per<br />

questi problemi”. In questa memoria si de…niscono i di¤erenziali dy e dx come<br />

segmenti il cui rapporto dy=dx è uguale al rapporto tra ordinata e sottotangente,<br />

cioè il coe¢ ciente angolare della retta tangente, e si enunciano le regole di calcolo<br />

con queste quantità.<br />

”Siano date più curve con ordinate v, w, y, z,... ed ascissa x... Preso un<br />

segmento arbitrario dx, siano dv, dw, dy, dz,... dei segmenti che stanno a dx<br />

come le ordinate stanno alle sottotangenti... Ciò posto, le regole del calcolo sono<br />

queste:<br />

Se a è una quantità costante, si ha da = 0 e dax = adx...<br />

Somme e Sottrazioni: Se v = z y + w + x, si ha dv = dz dy + dw + dx...<br />

Moltiplicazioni: Se y = xv, si ha dy = xdv + vdx...<br />

Divisioni: Se z = v=y, si ha dz = ( ydv vdy) =y 2 ...<br />

Potenze: dx a = ax a 1 dx... Radici: d bp x a = (a=b) bp x a b dx...<br />

Poiché le ordinate v a volte crescono ed altre volte decrescono, dv è positivo<br />

o negativo... E quando le ordinate v non crescono né decrescono ma sono<br />

90


stazionarie, dv = 0... Se crescendo le ordinate v crescono anche gli incrementi o<br />

di¤erenziali dv, se cioè le di¤erenze delle di¤erenze ddv sono positive, la curva<br />

volge all’asse la sua concavità, o nel caso contrario la sua convessità... Si trova<br />

quindi un punto di ‡esso quando ddv = 0... Dalla conoscenza di questo algoritmo,<br />

o di questo calcolo che io chiamo di¤erenziale, si possono ricavare tutte le<br />

altre equazioni di¤erenziali per mezzo del calcolo comune, ed ottenere i massimi<br />

e minimi e le tangenti... La dimostrazione di tutte le regole esposte è facile per<br />

chi è versato in questi studi. Una sola cosa non è stata …n qui enfatizzata a<br />

su¢ cienza, cioè che si possono prendere dx, dy, dv, dw, dz proporzionali alle<br />

di¤erenze o incrementi o diminuzioni istantanee di x, y, v, w, z,...”<br />

Mancando una precisa convenzione sull’uso dei segni in geometria analitica,<br />

Leibniz spiega come scegliere i ”segni ambigui in d(v=y) = ( ydv vdy) =y2 ”.<br />

Poi prosegue trovando il minimo della funzione h p a2 + x2 q<br />

+ k b2 + (c x) 2 ,<br />

problema già risolto da Fermat nello studio della rifrazione della luce: ”La natura<br />

sceglie sempre la via più breve”. In…ne Leibniz risolvere l’equazione di¤erenziale<br />

dy=dx = y=m e dimostra che una curva con sottotangente costante è logaritmica.<br />

Anche questo è un problema già risolto da Torricelli.<br />

La soluzione di Leibniz del<br />

problema di de Beaune sulla<br />

curva con sottotangente costante.<br />

”Si tratta di trovare una curva Y Y tale che, condotta all’asse una tangente<br />

Y C, la sottotangente XC sia uguale ad un segmento costante a. Ora XY ,<br />

cioè y, sta a XC, cioè a, come dy sta a dx. Se dunque dx, che si può<br />

prendere ad arbitrio, si assume costante uguale a b, allora y = (a=b)dy,<br />

per cui le ordinate y risultano proporzionali alle loro stesse di¤erenze o<br />

incrementi, cioè se le x formano una progressione aritmetica, allora le y<br />

formano una progressione geometrica. In altre parole, se y sono i numeri,<br />

allora x sono i logaritmi, la linea è logaritmica.”<br />

A poco a poco i rapporti tra isola e continente cominciano a guastarsi e scoppiano<br />

delle polemiche con accuse incrociate di plagio sulla priorità dell’invenzione<br />

del calcolo, con le parti in causa e gli amici delle parti in causa che danno il<br />

meglio di se. Newton osserva che le serie di Gregory e Leibniz sono casi particolari<br />

di risultati più generali di cui è in possesso:<br />

”Io sono capace di comparare geometricamente alle sezioni coniche tutte le<br />

91


curve con ordinate<br />

n 1 dx<br />

e + fxn ; :::<br />

+ gx2n n 1 dx<br />

p :::<br />

e + fxn + gx2n 2n 1 dx<br />

e + fxn ; :::<br />

+ gx2n dxn 1pe + fxn g + hxn n 1<br />

; ::: dx<br />

d p e + fxn + gx2n ; :::<br />

rx n e + fx<br />

; :::<br />

g + hxn qualunque sia n, intero o frazionario, positivo o negativo... Questi risultati<br />

generano delle serie in più di un modo. Nel primo esempio, se n = 1 e f = 0<br />

si ottiene d= e + gx 2 , da cui proviene la serie che mi è stata comunicata.<br />

Similmente, se n = 1 e 2eg = f 2 , per la lunghezza di un quarto di cerchio con<br />

corda uno si ottiene la serie 1 + 1=3 1=5 1=7 + 1=9 + 1=11 1=13 1=15 + :::<br />

Comunque, queste proposizioni mi sembrano più belle che utili e tutti questi<br />

problemi possono esser risolti con minor fatica... Per ottenere archi di cerchio,<br />

o settori di sezioni coniche, io preferisco le serie di seni. Infatti, se si volesse<br />

calcolare la lunghezza di un quadrante con 20 decimali per mezzo della serie<br />

1+1=3 1=5 1=7+1=9+1=11 1=13 1=15+:::, occorrerebbero circa 5000000000<br />

termini e sarebbero appena su¢ cienti mille anni. Il calcolo con la serie della<br />

tangente di 45 gradi sarebbe ancora più lento. Invece, con il seno di 45 gradi<br />

basterebbero 50 o 60 termini della serie p 1=2 (1 + 1=12 + 3=160 + 5=896 + :::)<br />

e penso che questo calcolo dovrebbe richiedere solo tre o quattro giorni.”<br />

Per calcolare 1 + 1=3 1=5 1=7 + 1=9 + 1=11 1=13 1=15 + ::: si può<br />

trasformare la serie in integrale,<br />

=<br />

=<br />

1 + 1=3 1=5 1=7 + 1=9 + 1=11 1=13 1=15 + :::<br />

Z 1<br />

0<br />

Z 1<br />

0<br />

1 + x 2<br />

1 + x 2<br />

Z 1<br />

x 4<br />

1 x 4 + x 8<br />

x 6 + x 8 + x 10<br />

x 12<br />

x 12 + ::: dx =<br />

Z 1<br />

x 14 + ::: dx<br />

Z 1<br />

1 + x<br />

0<br />

2<br />

dx<br />

1 + x4 1=2<br />

=<br />

0 1 p 1=2<br />

dx +<br />

2x + x2 0 1 + p dx<br />

2x + x2 = arctan p 2x 1 + arctan p 2x + 1 = p 2 1<br />

0 = = 2p 2 :<br />

Nell’ultima uguaglianza si è utilizzata la formula arctan (x) + arctan (1=x) =<br />

=2. Raggruppando i termini 1 + (1=3 1=5) (1=7 1=9) + (1=11 1=13)<br />

::: si ottiene una serie a segni alterni con termini 1=(4k 1) 1=(4k + 1) =<br />

2= 16k 2 1 e questi termini sono minori di 10 20 solo per k > 10 10 = p 8.<br />

Questo sono i termini da sommare per ottenere circa 20 decimali.<br />

Sia la serie dell’arco tangente di Leibniz e di Gregory che le serie di Newton<br />

sono casi particolari della formula di Brook Taylor (1685-1731) apparsa nel 1715<br />

sul ”Medodo diretto ed inverso degli incrementi”ed ancora nel 1742 sul ”Trattato<br />

sulle ‡ussioni” di Colin MacLaurin (1698-1746),<br />

f(x) =<br />

+1X<br />

n=0<br />

f (n) (a)<br />

(x a)<br />

n!<br />

n :<br />

92


Taylor ottiene questo sviluppo in serie come limite di una formula di Gregory<br />

e Newton sull’interpolazione di una funzione con polinomi. MacLaurin utilizza<br />

invece il metodo dei coe¢ cienti indeterminati. Ponendo x = 0 nella serie f(x) =<br />

a+bx+cx 2 +dx 3 +:::, si ottiene f(0) = a. Derivando, f 0 (x) = b+2cx+3dx 2 +::: e<br />

ponendo x = 0 si ottiene poi f 0 (0) = b. E derivando ancora, f 00 (x) = 2c + 6dx +<br />

:::, con x = 0 si ricava f 00 (0) = 2c.... Anche questa formula scatena polemiche<br />

ed accuse di plagio con la famiglia Bernoulli. È comunque pericoloso litigare<br />

sulla priorità delle proprie scoperte, infatti sia la serie dell’arco tangente che le<br />

serie di altre funzioni trigonometriche compaiono in India già nel XV secolo,<br />

attribuite a Madhava sono pubblicate da Nilakantha nel libro sanscrito in versi<br />

”Tantrasangraha”:<br />

”Prendi un arco circolare, con ascissa non inferiore all’ordinata. Moltiplica<br />

l’ordinata per metà diametro e dividi per l’ascissa, questo è il primo termine.<br />

Moltiplica questo termine per il quadrato dell’ordinata e dividi per il quadrato<br />

dell’ascissa, questo è il secondo termine. Ripeti il processo di moltiplicare per<br />

il quadrato dell’ordinata e dividere per il quadrato dell’ascissa. Ottieni quindi<br />

i termini successivi che devi dividere per i numeri dispari 1, 3, 5,... Se si<br />

sommano i termini di posto dispari e si sottraggono quelli di posto pari, quello<br />

che si ottiene è la circonferenza.”<br />

Di più, ci sono interessanti stime per l’errore di troncamento della serie,<br />

= 4 1<br />

1 1<br />

+<br />

3 5<br />

1<br />

+ :::<br />

7<br />

1<br />

2n 1<br />

E(n) ;<br />

E(n) 1=4n; E(n) n= 4n 2 + 1 ; E(n) n 2 + 1 = 4n 3 + 5n :<br />

Dieci termini della serie più l’ultima formula di correzione dell’errore danno<br />

sei decimali corretti, mentre senza correzione l’errore è già al primo decimale.<br />

Nilakantha propone anche l’approssimazione 104348=33215 con nove decimali<br />

corretti ed altre serie, tra cui<br />

= 3 + 4<br />

= 16<br />

1<br />

3 3 3<br />

1<br />

1 5 + 4<br />

1<br />

53 1<br />

+<br />

5 73 7<br />

1<br />

35 + 12 +<br />

1<br />

55 + 20<br />

1<br />

93 + :::<br />

9<br />

;<br />

1<br />

75 + :::<br />

+ 28<br />

:<br />

In…ne, Nilakantha esprime seri dubbi sulla razionalità del rapporto tra circonferenza<br />

e diametro:<br />

”Se il diametro, misurato in una qualche unità di misura, è commensurabile<br />

con l’unità, allora la circonferenza non può essere misurata con la stessa<br />

unità e viceversa, se è possibile misurare la circonferenza non si può misurare<br />

il diametro”.<br />

93


La serie dell’arco tangente di Nilakantha.<br />

Iscritto un quarto di cerchio in un quadrato<br />

di lato uno, diviso il lato in segmenti lunghi ",<br />

e congiunti i punti di divisione al centro del<br />

cerchio, il k-esimo arco di cerchio risulta circa<br />

uguale a "= 1 + ("k) 2 ed un arco con tangente<br />

x circa uguale a<br />

x="<br />

X<br />

k=0<br />

"<br />

=<br />

1 + ("k) 2<br />

+1X<br />

x=" X<br />

( ) n " 2n+1k2n n=0k=0<br />

+1X<br />

n=0<br />

( ) nx2n+1 :<br />

2n + 1<br />

Anche se eleganti, sia il prodotto di Wallis che la serie di Leibniz non sono<br />

dei metodi pratici per il calcolo numerico di . Su suggerimento di Edmund<br />

Halley (1656-1742), con la serie di arctan 1= p 3 = =6 nel 1699 Abraham<br />

Sharp (1653-1742) calcola 71 decimali di . Nel 1706 John Machin (1680-1751)<br />

osserva che<br />

=4 = 4 arctan(1=5) arctan(1=239)<br />

e con le serie di arctan(1=5) e arctan(1=239) che convergono rapidamente calcola<br />

le prime cento cifre decimali di .<br />

Una formula di Eulero (1738):<br />

=4 = arctan (1=2) + arctan (1=3) :<br />

4<br />

1<br />

2<br />

1 1<br />

+<br />

3 23 5 25 +4<br />

1<br />

3<br />

1<br />

3 33 = 3; 142:::<br />

Sempre nel 1706 in ”Una nuova introduzione alle matematiche” di W.Jones<br />

viene introdotta la notazione per il rapporto tra circonferenza e diametro,<br />

mentre la notazione e per il numero con logaritmo iperbolico uguale ad uno è del<br />

1728 e si trova nelle ”Meditazioni su recenti esperimenti di spari di cannoni” di<br />

Eulero. Adottate da Eulero nella ”Introduzione all’analisi dell’in…nito”, queste<br />

notazioni divengono poi d’uso comune.<br />

Logaritmi ed esponenziali compaiono in modo naturale in problemi di interesse<br />

semplice o composto. Nella ”Summa de arithmetica, geometria, proportioni<br />

et proportionalità” di Luca Pacioli (1445-1514) si trova la seguente regola:<br />

94


”A voler sapere ogni quantità a tanto per 100 l’anno, in quanti anni sarà<br />

tornata doppia tra utile e capitale, tieni per regola 72, a mente, il quale sempre<br />

partirai per l’interesse, e quello che ne viene, in tanti anni sarà raddoppiato.<br />

Esempio: Quando l’interesse è a 6 per 100 l’anno, dico che si parta 72 per 6;<br />

ne viene 12, e in 12 anni sarà raddoppiato il capitale.”<br />

Con un interesse del y per cento, il tempo x in cui il capitale raddoppia<br />

è soluzione dell’equazione esponenziale (1 + y=100) x = 2. La soluzione esatta<br />

è x = log(2)= log(1 + y=100), ma ponendo log(1 + y=100) y=100 si ottiene<br />

una soluzione approssimata x 100 log(2)=y. Invece di 100 log(2) = 69; 314:::<br />

può essere comodo usare 72 che è un numero intero con molti divisori. Questo<br />

problema riguarda il calcolo dell’interesse semplice. Nel 1690 Jakob Bernoulli<br />

(1654-1705) pubblica la seguente questione sull’interesse composto:<br />

”Se qualcuno presta i suoi soldi ad usura, con la condizione che il suo capitale<br />

aumenti in ogni istante di una parte proporzionale all’interesse annuo, quanto<br />

deve ricevere alla …ne dell’anno?”<br />

Se x è l’interesse annuo, dopo un anno il capitale è moltiplicato per il fattore<br />

limn!+1 (1 + x=n) n . Bernoulli non collega immediatamente<br />

Z<br />

questa espressione<br />

y<br />

dt<br />

ai logaritmi, comunque questo limite e l’equazione x = de…niscono la<br />

1 t<br />

Z E(x;")<br />

stessa funzione y. Infatti, perturbando l’equazione si ottiene x =<br />

t<br />

1<br />

" 1dt, da cui ricava E(x; ") = (1 + "x) 1=" . Osserviamo che t " 1 decresce se " decresce,<br />

quindi E(x; ") cresce. Osserviamo in…ne che, per la formula del binomio,<br />

lim<br />

n! 1<br />

1 + x<br />

n<br />

n<br />

= lim<br />

nX<br />

n(n 1):::(n k + 1)<br />

n! 1<br />

k!n<br />

k=0<br />

k x k +1X<br />

=<br />

k=0<br />

Z y<br />

dt<br />

Quindi l’integrale di Gregorio di S.Vincenzo x = , la serie di Newton<br />

t<br />

1<br />

+1X<br />

x<br />

k=0<br />

k =k! e la successione di Bernoulli f(1 + x=n) n g +1<br />

n=1<br />

xk k!<br />

de…niscono una stessa<br />

funzione y = exp(x). L’interesse è proporzionale all’integrale rispetto al tempo<br />

del capitale. Nella serie esponenziale il termine 1 rappresenta il capitale iniziale,<br />

x l’interesse, x 2 =2 l’interesse sull’interesse,...<br />

95


Un problema dei fratelli Bernoulli:<br />

Trovare le traiettorie ortogonali alle<br />

curve logaritmiche per un punto<br />

dato e con un dato asintoto.<br />

La famiglia di curve y = exp ( x) soddisfa l’equazione di¤erenziale<br />

dy=dx = y log(y)=x, quindi la famiglia ortogonale soddisfa l’equazione<br />

dy=dx = x=y log(y), con soluzioni x = p y 2 =2 y 2 ln y + C.<br />

A partire dal 1694 Johann Bernoulli (1667-1748), fratello del precedente,<br />

inizia ad interessarsi del calcolo esponenziale e, insieme agli esponenziali semplici<br />

ax , studia anche funzioni più complicate del tipo (f(x)) g(x) . In particolare,<br />

per la quadratura della curva esponenziale y = xx sviluppa in serie<br />

xx = exp (x log(x)) = 1 x log(x) + x2 log 2 termini, ottenendo<br />

Z 1<br />

(x)=2 ::: ed integra per parti i vari<br />

x<br />

0<br />

x dx = 1 1=2 2 + 1=3 3<br />

1=4 4 + :::<br />

Nel 1697, de…nita logaritmica la curva con sottotangente costante, o quella<br />

che a successioni aritmetiche in ascissa fa corrispondere successioni geometriche<br />

in ordinata, ne de…nisce le regole di calcolo,<br />

log (m n ) = n log (m) ; d log (m) = dm<br />

m ; d (mn ) = nm n 1 dm + m n log (m) dn:<br />

Nel 1702 Bernoulli osserva che l’integrazione di funzioni razionali si può<br />

ridurre all’integrazione di frazioni con denominatori semplice e genera solo funzioni<br />

razionali, logaritmi, arcotangenti.<br />

”Dato il di¤erenziale pdx : q, con p e q quantità razionali di una variabile x<br />

ed altre costanti, se ne ricerca l’integrale o come somma algebrica o lo si riduce<br />

alla quadratura dell’iperbole o del cerchio”<br />

Poi osserva che un di¤erenziale che dipende dalla quadratura del cerchio si<br />

può anche scomporre in due di¤erenziali di logaritmi immaginari,<br />

adz<br />

b2 1<br />

=<br />

+ z2 2b<br />

adz 1 adz<br />

+<br />

b + iz 2b b iz :<br />

96


Con la sostituzione z = ib (t 1) = (t + 1) il di¤erenziale adz= b 2 + z 2 si<br />

trasforma in (ia=2b) dt=t, quindi con i numeri complessi si può esprimere l’integrale<br />

sia come arco tangente che come logaritmo. Bernoulli comunica questa sua<br />

scoperta dell’integrazione delle funzioni razionali a Leibniz, che risponde di<br />

essere già a conoscenza del risultato dai tempi della sua quadratura aritmetica<br />

del cerchio. Poi dal 1702 al 1712 Bernoulli e Leibniz si interrogano, senza<br />

venirne a capo, della possibile esistenza di logaritmi di numeri negativi o immaginari.<br />

Per Leibniz i logaritmi dei numeri negativi non esistono, perché un<br />

logaritmo positivo corrisponde ad un numero maggiore di 1 ed un logaritmo<br />

negativo ad un numero tra 0 e 1. Per Bernoulli log( x) = log(x), infatti<br />

2 log( x) = log ( x) 2 = log x 2 = 2 log(x). Formule per i logaritmi di<br />

numeri complessi sono pubblicate da Rogerg Cotes (1682-1716) nel 1714,<br />

log (cos(#) + i sin(#)) = i#;<br />

ed anche Giulio Carlo de’Toschi di Fagnano (1682-1766) nel 1719 trova le formule<br />

2i log(i) = 2i log ((1 i) = (1 + i)) = :<br />

Nel 1714 Cotes de…nisce esplicitamente il numero e ed utilizzando la serie<br />

di potenze dell’esponenziale ne calcola 12 cifre decimali, poi nel 1748 Eulero ne<br />

calcola 23. Il XVIII secolo è il secolo di Eulero, è l’autore di circa un terzo delle<br />

pubblicazioni di matematica e meccanica del secolo ed ha una parte di primo<br />

piano anche nella storia di e di e. Nel 1736 Eulero riesce a calcolare la somma<br />

dei reciproci dei quadrati, poi di tutte le potenze pari,<br />

+1X<br />

k=1<br />

k 2 =<br />

2<br />

6 ;<br />

+1X<br />

k=1<br />

k 4 =<br />

4<br />

90 ;<br />

+1X<br />

k=1<br />

k 6 =<br />

6<br />

945 ;<br />

+1X<br />

k=1<br />

8<br />

k 8 = ; :::<br />

9450<br />

Nel 1737 Eulero scopre come trasformare delle serie in frazioni continue e<br />

97


viceversa,<br />

A<br />

A<br />

B =<br />

1 + B<br />

;<br />

A B<br />

A B + C =<br />

1 +<br />

A<br />

A<br />

B<br />

B + AC<br />

;<br />

B C<br />

A B + C D =<br />

1 +<br />

A<br />

A<br />

B<br />

AC<br />

B +<br />

B C + BD<br />

C D<br />

A B + C D + E =<br />

1 +<br />

A B +<br />

A<br />

B<br />

AC<br />

BD<br />

Similmente,<br />

1<br />

A<br />

1 1<br />

+<br />

B C<br />

1<br />

+ ::: =<br />

D<br />

B C +<br />

C D + CE<br />

D E<br />

1<br />

:<br />

AA<br />

A +<br />

BB<br />

B A +<br />

CC<br />

C B +<br />

D C + :::<br />

In particolare, le frazioni parziali dello sviluppo in frazioni continue di Lord<br />

Brouncker coincidono con le somme parziali della serie di Gregory e Leibniz,<br />

x<br />

x 3<br />

3<br />

+ x5<br />

5<br />

= 1<br />

4<br />

x 7<br />

7<br />

+ x9<br />

9<br />

1 1<br />

+<br />

3 5<br />

::: =<br />

1 +<br />

x<br />

x2 3 x2 +<br />

9x2 5 3x2 +<br />

1 1<br />

+<br />

7 9<br />

1<br />

::: =<br />

1<br />

1 +<br />

9<br />

2 +<br />

2 + 25<br />

2 + :::<br />

98<br />

;<br />

; :::<br />

25x 2<br />

7 5x 2 + :::<br />

:<br />

;


In modo empirico Eulero congettura lo sviluppo in frazioni continue di e,<br />

1<br />

e = 1 +<br />

1<br />

0 +<br />

1<br />

1 +<br />

1<br />

1 +<br />

1<br />

2 +<br />

1<br />

1 +<br />

1<br />

1 +<br />

4 + 1<br />

1 + :::<br />

Poi, utilizzando le equazioni di¤erenziali di Riccati, trova anche lo sviluppo<br />

di e 1=q ,<br />

e 1=q 1<br />

= 1 +<br />

1<br />

q 1 +<br />

1<br />

1 +<br />

1<br />

1 +<br />

1<br />

3q 1 +<br />

1<br />

1 +<br />

1<br />

1 +<br />

5q 1 + 1<br />

1 + :::<br />

Da questo sviluppi segue immediatamente l’irrazionalità di e 1=q con q intero,<br />

perché lo sviluppo in frazioni continue semplici di un numero razionale è …nito.<br />

La regolarità di questi sviluppi contrasta con quella di = 3 + 1=(7 + 1=(15 +<br />

1=(292 + :::))). Anche se non c’entra molto con quanto segue, osserviamo in…ne<br />

che accanto alle frazioni continue discendenti esistono anche quelle ascendenti,<br />

e = 2 + 1 1<br />

+<br />

2 2 3 +<br />

1<br />

1 +<br />

+ ::: = 2 +<br />

2 3 4<br />

1 +<br />

:<br />

1 + :::<br />

4<br />

3<br />

2<br />

Con la formula di Abraham de Moivre (1667-1754) (cos(#) + i sin(#)) n =<br />

cos(n#) + i sin(n#), Eulero dimostra che l’equazione z n = a + ib nel campo complesso<br />

ha n radici. Se = p a 2 + b 2 e se si de…nisce # in modo da avere cos(#) =<br />

a e sin(#) = b, allora np a + ib = np (cos ((# + 2k ) =n) + i sin ((# + 2k ) =n))<br />

con k = 0; 1; :::; n 1. Eulero scopre che exp(x) = limn!+1 (1 + x=n) n e inversamente<br />

log(y) = limn!+1 n y 1=n 1 . Poi intuisce che nel campo complesso<br />

la funzione logaritmo ha in…niti valori, perché log(x) = limn!+1 n x 1=n 1 e<br />

ci sono due radici quadrate, tre radici cubiche,.... In…ne, studiando le equazioni<br />

di¤erenziali a coe¢ cienti costanti, nel 1743 Eulero scopre la relazione tra funzioni<br />

esponenziali e trigonometriche e tra i numeri 0, 1, i, e, ,<br />

exp(ix) = cos(x) + i sin(x);<br />

exp(i ) + 1 = 0:<br />

99<br />

:<br />

:


Infatti le funzioni exp(ix) e cos(x) + i sin(x) soddisfano la stessa equazione<br />

di¤erenziale d 2 y=dx 2 +y = 0 con condizioni iniziali y(0) = 1 e y 0 (0) = i ed hanno<br />

lo stesso sviluppo in serie 1 + ix x 2 =2 ix 3 =6 + :::. Questo risolve l’enigma<br />

dei logaritmi di numeri complessi. Se a + ib = exp(x + iy), allora a = e x cos(y)<br />

e b = e x sin(y), la parte reale del logaritmo x = log p a 2 + b 2 è univocamente<br />

de…nita, mentre la parte immaginaria y = arctan(b=a) è solo de…nita a meno di<br />

multipli di 2 , log(a + ib) = x + i(y + 2k ) con k = 0; 1; 2; :::. Le seguenti<br />

formule si ritrovano nella ”Introduzione all’analisi dell’in…nito”:<br />

La formula di Eulero<br />

exp(ix) = cos(x) + i sin(x):<br />

e x = (1 + x<br />

i )i ;<br />

e +vp 1 = cos :v + p 1 sin :v;<br />

e vp 1 = cos :v p 1 sin :v;<br />

cos :v = e+vp 1 v + e p 1<br />

;<br />

2<br />

sin :v = e+vp 1 e vp 1<br />

2 p :<br />

1<br />

(1 + ix=n) n ha modulo 1 + x 2 =n 2 n=2 ! 1 e argomento n arctan(x=n) ! x<br />

se n ! +1. Quindi exp(ix) = limn!+1 (1 + ix=n) n = cos(x) + i sin(x).<br />

La dimostrazione di Eulero è leggermente diversa. Nella formula<br />

(cos(#) + i sin(#)) n = cos(n#) + i sin(n#), assumendo # piccolo e n<br />

grande, con n# = x, e sostituendo cos(x=n) 1 e sin(x=n) x=n,<br />

si ottiene cos(x) + i sin(x) (1 + ix=n) n<br />

exp(ix).<br />

Jacopo Francesco Riccati (1676-1754) è noto per i sui studi sulle equazioni<br />

di¤erenziali. Il …glio Vincenzo Riccati (1707-1775) nel 1757 de…nisce il coseno e<br />

seno iperbolico,<br />

cosh(x) =<br />

exp(x) + exp( x)<br />

; sinh(x) =<br />

2<br />

exp(x) exp( x)<br />

:<br />

2<br />

Le funzioni iperboliche si possono ottenere da quelle trigonometriche per<br />

mezzo della formula di Eulero, cosh(#) = cos(i#) e sinh(#) = i sin(i#). Come<br />

le funzioni trigonometriche (cos(#); sin(#)) sono una parametrizzazione del cerchio<br />

x 2 + y 2 = 1 ed il parametro # è il doppio dell’area del settore di cerchio con<br />

100


vertici (0; 0), (1; 0), (x; y), così le funzioni iperboliche (cosh(#); sinh(#)) sono<br />

una parametrizzazione dell’iperbole x 2 y 2 = 1 e # è il doppio dell’area del<br />

settore d’iperbole (0; 0), (1; 0), (x; y).<br />

Le funzioni trigonometriche<br />

y = cos(x); y = sin(x); Le funzioni iperboliche<br />

y = cosh(x); y = sinh(x):<br />

Nel capitolo VIII ”Sulle quantità trascendenti che nascono dal cerchio” della<br />

”Introduzione all’analisi dell’in…nito”, Eulero riporta le prime 127 cifre decimali<br />

di , 112 corrette, calcolate nel 1719 da Thomas Fantet de Lagny (1660-1734).<br />

Non rilevando alcuna periodicità in questo sviluppo, Eulero conclude: ”Se il<br />

raggio di un cerchio, o il seno totale, è uguale a uno, è chiaro che il perimetro<br />

di questo cerchio non si può esprimere in numeri razionali”. Poi nel 1755 scrive:<br />

”Sembra quasi certo che il perimetro del cerchio è una così peculiare quantità<br />

trascendente, che in nessun modo può essere comparata con altre quantità, siano<br />

esse radici o altre quantità trascendenti”. Basandosi probabilmente sui lavori di<br />

Eulero, ma senza citarlo, nel 1761 Johann Heinrich Lambert (1728-1777) ottiene<br />

lo sviluppo in frazione continua della tangente dividendo gli sviluppi in serie di<br />

seno e coseno,<br />

sin(x)<br />

cos(x) = x x3 =6 + x 5 =120 :::<br />

1 x 2 =2 + x 4 =24 ::: =<br />

=<br />

1<br />

=<br />

1<br />

x<br />

x 2 =3 x 4 =30 :::<br />

1 x 2 =6 + x 4 =120 :::<br />

3<br />

x<br />

x2 x 2 + :::<br />

5 x 2 =2 + :::<br />

101<br />

=<br />

1<br />

=<br />

1<br />

1<br />

x<br />

x2 =2 + x4 =24 :::<br />

1 x2 =6 + x4 =120 :::<br />

x<br />

x 2<br />

3 x 2 =2 + :::<br />

1 x2 =10 :::<br />

x<br />

x2 3<br />

x2 :::<br />

5 + :::<br />

1 + :::


Quindi,<br />

tan(x) =<br />

1<br />

3<br />

x<br />

x2 5<br />

x2 x2 7 :::<br />

Poi dimostra che se dei razionali a=b, c=d, e=f,... sono strettamente compresi<br />

tra 0 e 1, allora la frazione continua a c e<br />

::: è irrazionale. Posto infatti<br />

b d f<br />

X = a c e<br />

::: = a= (b Y ), se fosse X = A=B, con A < B interi, allora<br />

b d f<br />

Y = c e<br />

::: = (aB bA)=A sarebbe una frazione con denominatore A < B.<br />

d f<br />

Iterando un numero su¢ ciente di volte si otterrebbe una contraddizione. Questi<br />

risultati implicano il seguente.<br />

”Tutte le volte che un arco di cerchio è commensurabile al raggio, la tangente<br />

di questo arco è incommensurabile; reciprocamente, ogni tangente commensurabile<br />

non è quella di un arco commensurabile.”<br />

Cioè, se x è un razionale non nullo allora tan(x) non è razionale. Similmente,<br />

se x è un razionale non nullo allora exp(x) non è razionale. In particolare<br />

exp(1) = e non è razionale. Similmente, tan( =4) = 1, quindi anche non è<br />

razionale. Ai suoi teoremi Lambert aggiunge una congettura: ”La lunghezza<br />

dell’arco è una quantità trascendente, cioè non riconducibile a qualche quantità<br />

razionale o radicale, e per questo non ammette alcuna costruzione geometrica”.<br />

E c’è anche un ironico commento: ”Ho buone ragioni di dubitare che il presente<br />

lavoro sarà letto o compreso da coloro i quali potrebbero trarne maggior pro…tto,<br />

cioè da chi spende tempo e fatica cercando di quadrare il cerchio”.<br />

La retti…cazione<br />

approssimata di<br />

una curva di<br />

Lambert.<br />

La lunghezza di un tratto di curva può essere approssimata dalla<br />

somma di due terzi della base più un terzo dei lati obliqui del<br />

triangolo formato dalla corda e dalle tangenti.<br />

La ricerca di Lambert viene ripresa da Adrien Marie Legendre (1752-1833),<br />

che nel 1794 dimostra anche l’irrazionalità di 2 . Ecco come queste dimostrazioni<br />

vengono presentate nei suoi ”Elementi di geometria”. Si parte osservando che<br />

la serie<br />

'(z) = 1 + a<br />

z<br />

1 a<br />

+<br />

2<br />

2 1 a<br />

+<br />

z (z + 1) 2 3<br />

3<br />

+ :::<br />

z (z + 1) (z + 2)<br />

102<br />

:


veri…ca l’equazione funzionale '(z) '(z+1) = a'(z+2)= (z(z + 1)). Dividendo<br />

questa equazione per '(z + 1) e ponendo<br />

(z) =<br />

a'(z + 1)<br />

z'(z)<br />

si ricava la frazione continua<br />

= a<br />

z<br />

1 + a 1 a<br />

+<br />

z + 1 2<br />

2<br />

(z + 1) (z + 2)<br />

1 + a 1 a<br />

+<br />

z 2<br />

2<br />

+ :::<br />

z (z + 1)<br />

+ :::<br />

;<br />

a<br />

(z) =<br />

z + (z + 1) =<br />

a<br />

a<br />

a =<br />

a<br />

= :::<br />

z +<br />

z +<br />

z + 1 + (z + 2)<br />

a<br />

z + 1 +<br />

z + 2 + (z + 3)<br />

Con z = 1=2, si ottiene<br />

2a<br />

Quindi<br />

1 + 4a 16a2<br />

+<br />

2 3 2 3 4 5 +<br />

1 + 4a<br />

2<br />

64a3 + :::<br />

2 3 4 5 6 7<br />

16a2<br />

+<br />

2 3 4 +<br />

64a3 2a<br />

=<br />

4a<br />

+ ::: 1 +<br />

2 3 4 5 6 4a<br />

3 +<br />

5 + 4a<br />

7 + :::<br />

2 p a exp (2p a) exp ( 2 p a)<br />

exp (2 p a) + exp ( 2 p a) =<br />

In…ne, con 4a = x 2 e 4a = x 2 ,<br />

exp (x) exp ( x)<br />

exp (x) + exp ( x) =<br />

tan(x) =<br />

1<br />

3<br />

1 +<br />

x<br />

x2 4a<br />

4a<br />

1 +<br />

3 + 4a<br />

:<br />

5 + :::<br />

x<br />

x2 3 + x2<br />

5 + :::<br />

x 2<br />

5 :::<br />

Se i razionali a=b, c=d, e=f,... sono strettamente compresi tra 0 e 1, allora la<br />

frazione continua a c e<br />

::: è irrazionale. Posto infatti X =<br />

b d f<br />

a c e<br />

::: =<br />

b d f<br />

a= (b Y ), se fosse X = A=B, con A < B interi, allora Y = c e<br />

::: =<br />

d f<br />

(aB bA)=A sarebbe una frazione con denominatore A < B. Iterando un<br />

numero su¢ ciente di volte si otterrebbe una contraddizione, con l’eccezione<br />

103<br />

:<br />

;<br />

:


a c e<br />

della frazione continua<br />

::: = 1. Ovviamente la frazione<br />

a + 1 c + 1 e + 1<br />

continua è irrazionale anche quando a=b, c=d, e=f,... sono minori di uno solo da<br />

un certo posto in poi. E, dopo questi preliminari, un teorema: ”Se un arco è<br />

commensurabile con il raggio, la sua tangente è incommensurabile con il raggio”.<br />

Infatti<br />

m<br />

tan(m=n) =<br />

m<br />

n<br />

2<br />

m<br />

3n<br />

2<br />

:<br />

5n :::<br />

In particolare, da tan ( =4) = 1 si deduce che ”il rapporto tra circonferenza<br />

e diametro è un numero irrazionale”. In…ne, da tan( ) = 0 e dallo sviluppo in<br />

frazioni continue uguagliato a zero si ricava<br />

0 = 3<br />

Se fosse 2 = m=n, si avrebbe<br />

3 =<br />

5n<br />

5<br />

7<br />

2<br />

2<br />

2<br />

9 :::<br />

m<br />

m :<br />

m<br />

7n<br />

9n :::<br />

Quindi, ”il quadrato del rapporto tra circonferenza e diametro è un numero<br />

irrazionale”. In…ne, anche Legendre si associa a chi esprime dubbi sulla<br />

quadratura algebrica del cerchio:<br />

”È probabile che il numero non sia contenuto tra le irrazionalità algebriche,<br />

cioè non sia radice di una equazione con un numero …nito di termini<br />

con coe¢ cienti razionali. Ma questa proposizione sembra piuttosto di¢ cile da<br />

dimostrare rigorosamente”.<br />

104<br />

:


Nella ”Enciclopedia metodica” di Denis Diderot (1713-1784) e Jean le Rond<br />

d’Alembert (1717-1783), alla voce ”Quadratura del cerchio” si legge:<br />

”Il rapporto tra diametro e circonferenza è impossibile, perché queste due<br />

linee sono per la loro natura intellettuale incommensurabili. La linea curva<br />

circolare non può avere un rapporto esatto con la linea retta, per la ragione<br />

che una è curva e l’altra è dritta, non si può applicare una misura comune<br />

all’una ed all’altra. Una linea curva si può misurare soltanto con una curva,<br />

una retta con una retta, un piano con un piano, un solido con un solido. Per<br />

quanto piccola sia la misura che si utilizza per misurare prima la retta e poi la<br />

curva, questa non potrà misurarle entrambe esattamente, la curva sarà sempre<br />

un poco più lunga della retta. Più questa misura sarà piccola, più si avvicinerà<br />

ad una misura comune tra le due, ma mancherà sempre qualcosa per quanto<br />

esatta possa essere la misura. Questa è la ragione per cui ci si può avvicinare<br />

arbitrariamente al rapporto tra diametro e circonferenza, senza però riuscire a<br />

determinarlo esattamente.”<br />

E viene anche presentata una curiosa pseudo dimostrazione dell’impossibilità<br />

di quadrare un cerchio:<br />

”Tra tutte le …gure con lo stesso perimetro, il cerchio è quella che racchiude<br />

più super…cie... Poiché la super…cie di un cerchio è sempre più grande di<br />

quella dei poligoni con un qual si voglia numero di lati ed uguale perimetro,<br />

non si troverà mai un poligono con la stessa super…cie, per quanti lati possa<br />

avere... Se lo spirito umano arriverà a trovare una …gura rettilinea con super…cie<br />

uguale a quella del cerchio, così come si sono quadrate le lunule di Ippocrate,<br />

105


i lati di questa …gura rettilinea saranno necessariamente incommensurabili con<br />

la circonferenza.”<br />

In…ne si ripropone l’argomento di Newton sull’impossibilità di quadrare una<br />

generica porzione di cerchio:<br />

”Se la quadratura inde…nita del cerchio fosse possibile, si avrebbe una equazione<br />

algebrica con un numero …nito di termini tra un arco x ed il suo seno y. Questa<br />

equazione potrebbe essere resa razionale con un numero …nito di operazioni algebriche<br />

e conseguentemente per un dato valore di y non darebbe che un numero<br />

…nito di valori di x. Ma per un dato seno ci sono in…niti archi.”<br />

Il sospetto sull’impossibilità della quadratura del cerchio cresce insieme al<br />

numero delle supposte soluzione così tanto che nel 1775 l’Accademia Reale delle<br />

Scienze di Parigi, immediatamente imitata da altre accademie e società, si trova<br />

costretta a rilasciare una lunga dichiarazione in proposito:<br />

”L’Accademia ha preso quest’anno la risoluzione di non esaminare più alcuna<br />

soluzione dei problemi della duplicazione del cubo, trisezione dell’angolo, o<br />

quadratura del cerchio, né alcuna macchina annunciata come un moto perpetuo.<br />

Crediamo anche opportuno rendere conto dei motivi che hanno determinato<br />

questa decisione. Il problema della duplicazione del cubo è stato celebre presso i<br />

greci. Si dice che l’oracolo di Delo, consultato dagli ateniesi sul modo di far cessare<br />

la peste, avesse loro prescritto di consacrare al Dio di Delo un altare doppio<br />

di quello che si vedeva nel tempio... Il problema della trisezione dell’angolo fu<br />

ugualmente celebre presso gli antichi, e lo si risolve con una costruzione che<br />

richiede la descrizione di una curva di terzo grado... Siccome gli antichi consideravano<br />

come geometriche solo le costruzioni con la linea retta ed il cerchio,<br />

la riga ed il compasso, questo ha fatto nascere un pregiudizio che regna ancora<br />

tra gli uomini meno illuminati. Continuano a cercare delle soluzioni geometriche<br />

di questi problemi; gli uni, non impiegando che riga e compasso, danno<br />

delle soluzioni errate; gli altri ne danno di vere, ma senza saperlo impiegano<br />

delle curve e le loro soluzioni rientrano tra quelle già note... Il problema della<br />

quadratura del cerchio è invece di un ordine di¤erente. La quadratura della<br />

parabola trovata da Archimede, quella delle lunule di Ippocrate di Chio, danno<br />

delle speranze di quadrare il cerchio, cioè di conoscere la misura della sua super-<br />

…cie. Archimede ha mostrato che questo problema e quello della retti…cazione del<br />

cerchio dipendono l’uno dall’altro, e per questo i due problemi sono stati confusi.<br />

Non si conoscono che dei metodi approssimati per quadrare il cerchio, il primo<br />

è dovuto ad Archimede ed un gran numero di geometri famosi ne hanno proposti<br />

di nuovi, molto ingegnosi, molto semplici, molto comodi nella pratica. È possibile<br />

perfezionare ancora questi metodi; l’Accademia non esclude questo genere<br />

di ricerche. Ma quelli che si occupano della quadratura del cerchio non cercano<br />

dei metodi di approssimazione, aspirano invece ad una soluzione rigorosa del<br />

problema... Senza conoscere la natura e la di¢ coltà di questi problemi, i metodi<br />

da costoro impiegati non possono condurre ad una soluzione, sempre che questa<br />

sia possibile... Comunque, la quadratura del cerchio è il solo dei problemi ri…utati<br />

dall’Accademia che possa dar luogo a delle ricerche utili, e se un geometra<br />

106


la venisse a trovare, la delibera dell’Accademia non farebbe che aumentare la<br />

sua gloria, mostrando quale opinione i geometri hanno della di¢ coltà, per non<br />

parlare dell’insolubilità del problema.”<br />

107


COSTRUZIONI CON RIGA E COMPASSO:<br />

Facciamo una digressione sulle costruzioni geometriche con riga e compasso,<br />

iniziando dal primo e terzo dei postulati negli ”Elementi” di Euclide.<br />

”Si può condurre una linea retta da un qualunque punto ad un qualunque<br />

altro punto.”<br />

”Si può descrivere un cerchio con qualsiasi centro e qualsiasi distanza.”<br />

Nel Libro VI degli ”Elementi” si spiega come moltiplicare, dividere, estrarre<br />

radici quadre.<br />

”Date tre rette, trovare la quarta proporzionale dopo di esse.”<br />

”Date due rette, trovare la media proporzionale.”<br />

Moltiplicazioni, divisioni, estrazioni di radici quadre<br />

negli ”Elementi” di Euclide.<br />

Per risolvere l’equazione a : b = c : x,<br />

dato un triangolo con lati a e c basta<br />

costruirne uno simile con lati b e x.<br />

Per risolvere l’equazione a : x = x : b<br />

basta costruire un triangolo rettangolo<br />

con proiezioni dei cateti sull’ipotenusa<br />

a e b ed altezza relativa all’ipotenusa x.<br />

Il metodo di Cartesio è di trasformare le costruzioni geometriche in equazioni,<br />

infatti l’indice del Libro I della ”Geometria” è il seguente:<br />

108


”Problemi la cui costruzione non utilizza che linee rette e cerchi.”<br />

”Come i calcoli dell’aritmetica si rapportano alle operazioni della geometria.”<br />

”Come si fanno geometricamente le moltiplicazioni, divisioni, estrazioni di<br />

radici quadrate.”<br />

”Come si possono utilizzare i numeri in geometria.”<br />

”Come occorre arrivare a delle equazioni per risolvere i problemi...”<br />

Con la riga e il compasso di Euclide si possono solo tracciare rette e cerchi,<br />

che nel piano di Cartesio sono curve descritte da equazioni di primo e secondo<br />

grado. Le intersezioni di rette e cerchi si ottengono risolvendo equazioni di<br />

primo o secondo grado. Viceversa, le equazioni di primo o secondo grado, o<br />

scomponibili in equazioni di primo e secondo grado, si possono risolvere intersecando<br />

rette e cerchi. Con riga e compasso si possono costruire tutti e soli i<br />

numeri in estensioni quadratiche iterate del campo numerico di partenza, cioè<br />

numeri che si possono ottenere a partire dal numero uno con un numero …nito<br />

di addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni, estrazioni di radici quadre.<br />

Nel ”General trattato di numeri et misure” di Nicolo Tartalea (1500-1557)<br />

”si mostra il modo di essequire con il compasso, et con la regha tutti li problemi<br />

geometrici di Euclide et da altri philosophi, et con modi più espedienti, e<br />

brevi di quelli dati da esso Euclide. Materia non men’ utile che necessaria à<br />

Geometrici, Designatori, Prospettivi, Architettori, Ingenieri, et Machinatori, si<br />

naturali, come Mathematici”. Il suo allievo Giovanni Battista Benedetti (1530-<br />

1590) nel 1553 pubblica ”La soluzione di tutti i problemi di Euclide con un solo<br />

cerchio di apertura data”. Georg Mohr (1640-1697) nel ”Euclide Danico” del<br />

1672 e poi Lorenzo Mascheroni (1750-1800) nella ”Geometria del compasso”<br />

109


del 1797 dimostrano che ogni costruzione con riga e compasso si può anche ottenere<br />

col solo compasso. Ovviamente con un compasso non si può tracciare<br />

una retta, ma una retta è individuata da due punti e col compasso è possibile<br />

trovare l’intersezione di rette con rette o rette con circonferenze, se di ogni retta<br />

si conoscono due punti. La motivazione di Mascheroni è di carattere pratico,<br />

perché le costruzioni col compasso sono in genere più precise di quelle con la<br />

riga. L’opera è dedicata ”a Bonaparte l’italico”, che subito provvede a publicizzarla<br />

in Francia. Pierre Simon Laplace (1749-1827) rivolgendosi al suo ex<br />

allievo commenta: ”Da voi generale potevamo aspettarci di tutto, salvo che delle<br />

lezioni di matematica”.<br />

Nella direzione opposta Jean Victor Poncelet (1788-1867) e Jakob Steiner<br />

(1796-1863) dimostrano che, dati un cerchio col suo centro, ogni altra costruzione<br />

con riga e compasso si può anche ottenere con la sola riga. Infatti, da un<br />

punto di vista analitico, le quattro operazioni elementari si possono eseguire<br />

intersecando delle rette e per calcolare la radice quadra di un dato numero a<br />

basta intersecare la retta x = (1 a)=(1 + a) con il semicerchio y = p 1 x 2 ,<br />

il risultato è p a = y(1 + a)=2. Con la sola riga non si può però far tutto, per<br />

esempio non si può trovare il centro di un cerchio. Una presunta costruzione<br />

dovrebbe consistere di un dato numero di rette due delle quali si intersecano<br />

nel centro del cerchio. Esistono però trasformazioni proiettive che mandano<br />

rette in rette, …ssano il cerchio ma ne muovono il centro. Quindi la costruzione<br />

trasformata non funzionerebbe più.<br />

La costruzione di poligoni regolari con 3, 4, 5, 6, 8, 10 lati è già nota ai<br />

pitagorici e per altri poligoni sono note delle costruzioni approssimate. Per<br />

esempio, nella ”Metrica” di Erone di Alessandria (II secolo d.C.) si danno i<br />

rapporti esatti o approssimati tra lato e apotema dei poligoni regolari da tre a<br />

dodici lati. In particolare, la diagonale di un quadrato è il diametro del cerchio<br />

circoscritto, l’esagono ha lato uguale al raggio ed il decagono ha lato uguale<br />

alla parte aurea del raggio. Poi, partendo da un poligono con n lati si può<br />

facilmente costruire quello con 2n lati, e con n=2 lati se n è pari. Cotes e<br />

DeMoivre mostrano che queste costruzioni si possono ricondurre alle soluzioni<br />

110


dell’equazione ciclotomica z n = 1, con radici z = cos(2k =n) + i sin(2k =n),<br />

e Alexandre Théophile Vandermonde (1735-1796) veri…ca …no ad n 11 che<br />

questa equazione può essere risolta per radicali. I diari di Carl Friedrich Gauss<br />

(1777-1855) iniziano il 30 Marzo 1796 con ”I principi da cui dipende la divisione<br />

del cerchio e la divisibilità geometrica dello stesso in diciassette parti, etc”. Nel<br />

Giugno dello stesso anno annuncia la scoperta nella ”Gazzetta letteraria” di<br />

Jena:<br />

”Nuove scoperte: Ogni novizio in geometria sa che è possibile costruire geometricamente,<br />

cioè con riga e compasso, diversi poligoni regolari, un triangolo,<br />

un pentagono, un poligono con 15 lati, ed ogni altro poligono ottenibile a partire<br />

da questi raddoppiando ripetutamente il numeri dei lati. Questo era già noto<br />

ai tempi di Euclide e, a partire da allora, sembra che l’opinione comune sia<br />

stata che il dominio della geometria elementare non sorpassasse questi limiti, o<br />

almeno io non sono a conoscenza di tentativi riusciti di sorpassarli. Mi sembra<br />

quindi degno di nota che, oltre a questi poligoni regolari, è possibile costruirne<br />

molti altri, per esempio un poligono con 17 lati. Questa scoperta è essenzialmente<br />

un mero corollario di una teoria ben più estesa, ma non ancora completa.<br />

Una volta completata, sarà o¤erta al pubblico. C.F. Gauss, da Braunschweig,<br />

studente a Göttingen.”<br />

Nelle ”Disquisizioni aritmetiche”, pubblicate nel 1801, Gauss dimostra che<br />

l’equazione ciclotomica zn = 1 è sempre risolubile per radicali. Inoltre, se<br />

n = 2mp1p2::: con pj numeri primi distinti della forma 22k + 1, l’equazione è<br />

risolubile con radicali quadratici. In particolare, è possibile costruire con riga<br />

e compasso ogni poligono regolare con 2 m p1p2::: lati se i pj sono numeri primi<br />

distinti della forma 22k + 1. In…ne, Gauss a¤erma che nessun altro poligono è<br />

costruibile. La congettura di Fermat è che ogni numero della forma 22k + 1 sia<br />

primo e questo è vero per k = 0, 1, 2, 3, 4, ma Eulero mostra che 225 + 1 è<br />

composto. In particolare, i poligoni costruibili in modo elementare sono quelli<br />

con lati 3, 4, 5, 6, 8, 10, 12, 15, 17, 20, 24, 30, 32, 34, 40,... Le lunghezze dei lati<br />

dei poligoni regolari con 3, 4, 5, 6, 8, 10 lati iscritti in un cerchio di raggio uno<br />

sono rispettivamente p 3, p q<br />

2, 5 p 5 =2, 1, p 2 p 2, p 5 1 =2. Anche<br />

2 sin( =17) è una combinazione di radicali quadratici, quindi l’eptadecagono è<br />

costruibile ed una costruzione esplicita che utilizza solo la geometria sintetica è<br />

pubblicata nel 1803. Similmente, nel 1832 viene pubblicata una costruzione del<br />

poligono regolare con 257 lati.<br />

111


Costruzioni approssimate di un pentagono regolare.<br />

Leonardo da Vinci.<br />

Albrecht Dürer.<br />

sin \BOD = 5= p 73 = 0:585:::<br />

r p<br />

5 5<br />

sin ( =5) = = 0:587:::<br />

8<br />

\BAH = 108 o 21 0 58 00 :::<br />

A partire dal 1714 Fagnano studia archi di curve con somme o di¤erenze determinabili<br />

algebricamente. In particolare trova degli archi di iperbole e di ellissi<br />

che non si riescono a misurare algebricamente ma la cui di¤erenza è algebrica.<br />

Fagnano studia poi la lemniscata di Bernoulli x 2 + y 2 = p x 2 y 2 e questo<br />

lo porta a considerare delle formule di addizione per integrali ellittici. Anche<br />

Eulero, Gauss ed Abel, si interessano agli integrali ellittici ed alla divisione con<br />

riga e compasso di archi della lemniscata. In particolare, Gauss a¤erma che la<br />

112


sua teoria sulla divisione delle funzioni circolari si applica anche Z ad una più vasta<br />

classe di funzioni trascendenti ”che dipendono dall’integrale dt= p 1 t4 ”. Nel<br />

1837 Pierre Laurent Wantzel (1814-1848) dimostra l’impossibilità di risolvere<br />

una generica equazione di terzo grado con solo riga e compasso, ed in particolare<br />

risolve in negativo il problema della duplicazione del cubo, x 3 = 2, e della<br />

trisezione dell’angolo, sin(#) = 3 sin(#=3) 4 sin 3 (#=3). Geometricamente, la<br />

duplicazione del cubo si ottiene intersecando le parabole x 2 = y e y 2 = 2x,<br />

mentre la trisezione dell’angolo si ottiene intersecando la parabola y 2 = x=4<br />

col cerchio x 2 + y 2 13=4x + 4 sin(#) = 0. Cartesio dimostra che intersecando<br />

due coniche si possono risolvere, oltre alle equazioni di primo e secondo grado,<br />

anche quelle di terzo e quarto, anzi, sono su¢ cienti la riga, il compasso, ed una<br />

conica diversa dal cerchio. Eulero e poi nel 1840 Thomas Clausen (1801-1855)<br />

scoprono due lunule quadrabili con riga e compasso che si aggiungono alle tre<br />

trovate da Ippocrate. Dei classici problemi della matematica greca resta ancora<br />

aperto quello della retti…cazione e quadratura del cerchio, ma almeno risulta<br />

chiarita la natura algebrica del problema geometrico.<br />

”Una costruzione geometrica<br />

approssimata per ” del 1685<br />

di A.A.Kochansky:<br />

q<br />

40=3 2 p 3 = 3; 14153:::<br />

”Tracciamo le perpendicolari alle estremità del diametro di un cerchio<br />

e costruiamo un angolo di trenta gradi con vertice nel centro e lato sul<br />

diametro. Congiungiamo il punto di intersezione tra l’altro lato e la<br />

perpendicolare col punto sull’altra perpendicolare che dista tre raggi<br />

dalla base. La linea così ottenuta è un’ottima approssimazione di<br />

metà circonferenza.”<br />

113


La costruzione di<br />

J. de Gelder del 1849:<br />

355<br />

= 3; 141592920:::<br />

113<br />

In una cerchio di raggio uno si traccia il diametro AOB ed il raggio<br />

OC perpendicolare al diametro. Sul raggio si prende un segmento<br />

OD = 7=8 e sulla retta per AD un segmento AE = 1=2. Tracciata la<br />

perpendicolare EF al diametro, si congiunge F con D e si traccia<br />

la parallela a DF per E. Questa parallela interseca il diametro<br />

in un punto G con AG = 355=113 3.<br />

114


NUMERI RAZIONALI; ALGEBRICI; TRASCENDENTI:<br />

I numeri interi sono i numeri 0, 1, 2, 3,..., i numeri razionali sono rapporti di<br />

numeri interi, i numeri algebrici sono le radici di equazioni algebriche a coe¢ cienti<br />

interi, tutti gli altri numeri sono trascendenti. In particolare, un razionale<br />

p=q è radice dell’equazione di primo grado qx p = 0 e una radice np p=q è<br />

radice dell’equazione qx n p = 0. Le soluzioni di equazioni di primo e secondo<br />

grado sono note …n dall’antichità. In particolare dal 2000 a.C. i sumeri ed i<br />

babilonesi sanno trovare i lati di un rettangolo, dati il perimetro e l’area. Sanno<br />

cioè risolvere il sistema u + v = p e u v = q, che è equivalente all’equazione<br />

x 2 px + q = 0.<br />

(BM 13901 XVIII secolo a.C.)<br />

Sommo super…cie e lato del quadrato: 0.45...<br />

x2 + x = 45=60; x = 1=2:<br />

Sommo le super…ci di due quadrati: 21.40.<br />

Incrocio i lati: 10...<br />

x 2 + y 2 = 21 + 40=60;<br />

xy = 10:<br />

115<br />

x = p 15;<br />

y = p 20=3:


Il calcolo di una radice quadrata nei<br />

”Nove capitoli dell’arte matematica”<br />

di Liu Hui (III secolo d.C.).<br />

Per calcolare la radice quadrata di un numero N con 2k + 1 o 2k + 2<br />

cifre, si cerca il più grande A = a 10k con A2 N, poi il più grande<br />

B = b 10k 1 con A2 + B2 + 2AB k N, poi il più grande C = c 10 2<br />

con A2 + B2 + C2 p<br />

+ 2AB + 2AC + 2BC N...<br />

k k 1 k 2 N = a 10 + b 10 + c 10 :::<br />

”Algebra” di Al-Khowarizmi ( 780-850):<br />

Un quadrato e dieci sue radici sono uguali<br />

a trentanove. Prendi metà delle radici, 5, e<br />

moltiplica questo numero per se stesso, 25,<br />

aggiungi a 39, il risultato è 64, prendi la<br />

radice, 8, sottrai la metà del numero delle<br />

radici, 5. Il risultato è 3, questa è la radice”.<br />

Per risolvere l’equazione x 2 + 2bx = c, al quadrato x 2 e ai due rettangoli bx<br />

si aggiunge un altro quadrato b 2 . Il risultato è un quadrato (x + b) 2 = b 2 + c.<br />

Quindi x = p b 2 + c b.<br />

Algebra geometrica di Omar Khayyam (1048-1131):<br />

In un cerchio trovare un punto con rapporto tra<br />

raggio e normale dal punto al raggio uguale al<br />

rapporto tra i segmenti sul piede della normale.<br />

sin (#) : 1 = (1 cos (#)) : cos (#) ;<br />

cos 3 (#) + cos 2 (#) + cos (#) 1 = 0:<br />

L’equazione si può risolvere intersecando<br />

un cerchio con una iperbole.<br />

116


Piero della Francesca Leonardo da Vinci<br />

Formula di<br />

Erone per<br />

l’area A di<br />

un triangolo<br />

col lati d (i; j) :<br />

Formula di<br />

Piero della<br />

Francesca e<br />

Tartaglia per<br />

il volume V di<br />

un tetraedro<br />

con lati d (i; j) :<br />

4A2 2<br />

0 d (1; 2)<br />

=<br />

6<br />

4<br />

2<br />

d (1; 3) 2<br />

1<br />

d (2; 1) 2<br />

0 d (2; 3) 2<br />

d (3; 1)<br />

1<br />

2<br />

d (3; 2) 2<br />

3<br />

0<br />

7<br />

1 5<br />

1 1 1 0<br />

288V 2 2<br />

0 d (1; 2)<br />

=<br />

6<br />

4<br />

2<br />

d (1; 3) 2<br />

d (1; 4) 2<br />

1<br />

d (2; 1) 2<br />

0 d (2; 3) 2<br />

d (2; 4) 2<br />

d (3; 1)<br />

1<br />

2<br />

d (3; 2) 2<br />

0 d (3; 4) 2<br />

d (4; 1)<br />

1<br />

2<br />

d (4; 2) 2<br />

d (4; 3) 2<br />

3<br />

0<br />

7<br />

1<br />

5<br />

1 1 1 1 0<br />

Nel XVI secolo ad un facoltoso mercante tedesco preoccupato per l’educazione<br />

del …glio viene dato il seguente consiglio: ”Per imparare le somme e le sottrazioni<br />

bastano le università francesi o tedesche, ma per andare oltre, se il ragazzo è<br />

sveglio, è meglio l’Italia”. Nel ”Fiore”Leonardo da Pisa reinterpreta in forma algebrica<br />

la teoria geometrica degli incommensurabili nel Libro X degli ”Elementi”<br />

di Euclide e studia una equazione di terzo grado: ”Si trovi un certo numero cubo<br />

che con due suoi quadrati e dieci radici sia uguale a venti”, x 3 +2x 2 +10x = 20.<br />

Il Fibonacci dimostra che la radice positiva non è razionale, e neanche un irrazionale<br />

quadratico. Se la radice fosse un irrazionale quadratico, x = p n,<br />

nell’uguaglianza x x 2 + 10 = 20 2x 2 il termine a sinistra sarebbe irrazionale<br />

e quello a destra razionale. E, non riuscendo a risolvere esattamente l’equazione,<br />

ne calcola numericamente un’approssimazione con 10 decimali corretti,<br />

x 1 + 22<br />

60<br />

+ 7<br />

60<br />

42 33 4 40<br />

+ + + + :<br />

2 603 604 605 606 Il ”Trattato d’abaco” di Piero della Francesca (1415-1492) contiene un problema<br />

più concreto: ”Uno presta ad un altro 100000 lire per 5 anni a fare capo<br />

d’anno; in capo de’5 anni quello gli rende, tra merito e capitale, 161051. Domando<br />

a che ragione fu prestata la libra il mese”. È l’equazione di quinto grado<br />

100000 (1 + x) 5 = 161051, con soluzione x = 1=10. Una lira sono 240 denari, ”E<br />

117


a denari 2 la lira fu prestata il mese”. Nella ”Summa de Arithmetica” del 1494<br />

Luca Pacioli denota l’incognita x ”cosa”, x 2 ”censo”, x 3 ”cubo”, x 4 ”censo de<br />

censo”,... e ritiene ”impossibile censo de censo e censo uguale a cosa.... impossibile<br />

censo de censo e cosa uguale a censo...”, cioè ritiene impossibile trovare<br />

una regola generale per risolvere le equazioni ax 4 + bx 2 = cx e ax 4 + bx = cx 2 .<br />

Questa s…da suscita l’interesse della comunità matematica italiana e nella prima<br />

metà del XVI secolo vengono risolte sia le equazioni di terzo grado che quelle<br />

di quarto. Il primo che risolve delle particolari equazioni cubiche ax 3 + bx = c,<br />

”cose e cubo eguale a numero”, è Scipione dal Ferro (1465-1526), che non pubblica<br />

la soluzione ma la comunica in punto di morte ad un suo allievo, Antonio<br />

Maria Fior.<br />

”Il capitolo di cose e cubo eguale a numero: Quando le cose e li cubi si<br />

eguagliano al numero ax 3 + bx = c , ridurai la equatione a 1 cubo partendo per<br />

la quantità delli cubi x 3 + px = q , poi cuba la terza parte delle cose (p=3) 3 ,<br />

poi quadra la metà dil numero (q=2) 2<br />

e questo suma con il detto cubato<br />

(p=3) 3 + (q=2) 2 , et la radice di detta summa più la metà del numero fa un<br />

binomio p p3 =27 + q2 =4 + q=2 et la radice cuba di tal binomio, men la radice<br />

qpp 3<br />

cuba del suo residuo<br />

3 =27 + q2 =4 q=2 val la cosa”.<br />

Cioè, la soluzione di x3 + px = q è<br />

q<br />

pp 3<br />

3 =27 + q2 =4 + q=2<br />

q<br />

pp 3<br />

3 =27 + q2 =4 q=2:<br />

Avuto sentore della cosa, nel 1535 Niccolò Tartaglia (1499-1557) trova a sua<br />

volta la soluzione. L’incredulo Fior lancia una pubblica dis…da matematica a<br />

Tartaglia con in premio un banchetto o¤erto dal perdente al vincitore con tanti<br />

invitati quanti i quesiti risolti. Tartaglia risolve i trenta quesiti proposti da Fior,<br />

tutti del capitolo di cosa e cubo uguale a numero: ”Trovame uno numero che<br />

azontoli la sua radice cuba venghi 6”. Al contrario, Fior non riesce a risolvere<br />

i quesiti di Tartaglia che, già sazio di gloria, rinuncia al banchetto. Nel 1539,<br />

con lusinghe e promesse di denaro, Hieronimo Cardano (1501-1576) convince<br />

Tartaglia a rivelargli la sua scoperta con la garanzia di mantenere il segreto:<br />

”Io vi giuro, ad sacra Dei evangelia, et da real gentil’huomo, non solamente di<br />

non pubblicar giammai tali vostre inventioni, se me le insegnate, ma anchora<br />

vi prometto, et impegno la fede mia da real cristiano, da notarmela in zifera,<br />

acciocchè da poi la mia morte alcuno non la possa intendere”. Il sospettoso<br />

Tartaglia nasconde la sua scoperta in un sonetto piuttosto criptico, che Cardano<br />

riesce però a decifrare. Venuto poi a conoscenza delle ricerche di del Ferro,<br />

Cardano si ritiene sciolto dal giuramento e pubblica la soluzione delle equazioni<br />

di terzo grado nell’”Ars magna” del 1545, attribuendola a Dal Ferro ma dando<br />

il dovuto credito anche a Tartaglia. Nel libro, ”scritto in cinque anni, possa durarne<br />

altrettante migliaia”, compare anche la soluzione delle equazioni di quarto<br />

118


grado attribuita al suo discepolo Ludovico Ferraro (1522-1565). Tartaglia furioso<br />

nel vedersi imbrogliato accusa Cardano di plagio ed aggiunge una serie di<br />

improperi: ”Poverello, huomo che tien poco sugo e di poco discorso”. Cardano<br />

cerca di tirarsi fuori dalla polemica, ”credo... che stati uscito di cervello forsi<br />

per il vostro troppo studiare”, ma Ferrari, un orfano che a Cardano deve ”loco<br />

et foco”, prendendo le sue difese accusa a sua volta Tartaglia di aver plagiato<br />

del Ferro e nel 1547 lancia una pubblica dis…da a Tartaglia, che si dichiara ben<br />

felice di ”disputar con ambidue largamente in geometria, in arithmetica,..., astronomia,<br />

musica, cosmogra…a,... et altre,..., ma anchora sopra le mie nuove<br />

inventioni...”, proponendosi di ”lavarve ottimamente el capo ad ambidui in un<br />

sol colpo, cosa che non sapria fare alcun barbier de Italia”. La dis…da in sei<br />

cartelli, contro…rmati da testimoni ed inviati nei principali capoluoghi italiani,<br />

dura circa due anni. Gli argomenti dibattuti sono di algebra, geometria, astronomia<br />

e …loso…a. Alcuni dei quesiti posti dal Ferrari richiedono la soluzione<br />

di equazioni di quarto grado.<br />

”Trovatemi sei quantità continue proportionali che la prima e la sesta giunte<br />

facciano 6, et la seconda e terza giunte facciano 2”.<br />

Se le quantità sono a, ax, ax 2 , ax 3 , ax 4 , ax 5 , e se a+ax 5 = 6 e ax+ax 2 = 2,<br />

allora 1+x 5 = 3 x + x 2 e dividendo per 1+x si ottiene x 4 x 3 +x 2 4x+1 = 0,<br />

equazione che Tartaglia non è in grado di risolvere. In un altro dei quesiti<br />

Ferrari chiede di scomporre 8 nella somma x + y rendendo massimo il prodotto<br />

x y (x y), cioè trovare il massimo del polinomio di terzo grado x(8 x)(2x 8)<br />

nell’intervallo 0 x 8. La risposta di Tartaglia è x = 4 + p 5 + 1=3.<br />

”Fatemi di otto due tal parti, che’l prodotto dell’una nel altra moltiplicato<br />

nella loro di¤erenza, faccia più che possibil sia, dimostrando il tutto.”<br />

”Ve rispondo che la maggior parte fu 4 più R.(5+1/3) et la menore fu 4<br />

men R.(5+1/3), el produtto è 10+2/3, qual moltiplicato nella di¤erentia che<br />

è R.(21+1/3) fa R.2423+7/27, et questa è di frutto della nostra pianta con li<br />

quali pensavati farmi guerra, ma el vi ha fallato el pensiero.”<br />

Piegando un foglio con lati A e B lungo le linee<br />

tratteggiate si ottiene una scatola di altezza x.<br />

Il volume x (A 2x) (B 2x) è massimo quando<br />

x = A + B p A2 + B2 AB<br />

:<br />

6<br />

Tra i quesiti posti da Tartaglia a Ferrari, si richiedono delle costruzioni<br />

geometriche con il terzo postulato di Euclide modi…cato: ”Sopra a qual si voglia<br />

centro ve pare vi concedo che gli possiati designare un cerchio secondo la quantità<br />

della data appertura di compasso, cioe proposta dal aversario, secondo che a<br />

lui pare”. Questo dà al Ferrari l’opportunità di dimostrare tutto Euclide con<br />

119


un compasso ad apertura …ssa, non prima di aver malignamente osservato che<br />

questa bella invenzione di operare senza mutare l’apertura del compasso è già<br />

nota da almeno cinquant’anni, al Dal Ferro e ad altri. In de…nitiva il Ferrari si<br />

dimostra un osso ben più duro del Fior e la guerra si conclude senza vincitori né<br />

vinti. Ecco la soluzione dell’equazione di terzo grado messe in versi da Tartaglia,<br />

con tra parentesi la traduzione in formule:<br />

”Quando chel cubo con le cose appresso<br />

Se agguaglia à qualche numero discreto x 3 + px = q<br />

Trovan dui altri di¤erenti in esso. (u v = q)<br />

Da poi terrai questo per consueto<br />

Che’l lor produtto sempre sia eguale<br />

Al terzo cubo delle cose neto, u v = (p=3) 3<br />

El residuo poi suo generale<br />

Delli lor lati cubi ben sottratti<br />

Varrà la tua cosa principale. ( 3p 3 u<br />

p v = x)<br />

In el secondo de cotesti atti<br />

Quando che’l cubo restasse lui solo x3 = px + q<br />

Tu osservarai quest’altri contratti,<br />

Del numer farai due tal part’à volo (u + v = q)<br />

Che l’una in l’altra si produca schietto<br />

El terzo cubo delle cose in stolo u v = (p=3) 3<br />

Delle qual poi, per commun precetto<br />

Torrai li lati cubi insieme gionti<br />

Et cotal somma sarà il tuo concetto. ( 3p u + 3p v = x)<br />

El terzo poi de questi nostri conti x3 + q = px<br />

Se solve col secondo se ben guardi<br />

Che per natura son quasi congionti.<br />

Questi trovai et non con passi tardi<br />

Nel mille cinquecente, quatro e trenta<br />

Con fondamenti ben sald’è gagliardi<br />

Nella città dal mar’intorno centa.”<br />

Con questi versi di Tartaglia, Cardano ricostruisce la dimostrazione, ”quod<br />

di¢ cillimum fuit”. Col senno di poi, cioè con il nostro simbolismo, non è così<br />

di¢ cile. Si può partire dall’identità (a+b) 3 = 3ab (a + b)+ a 3 + b 3 . Se 3ab = p<br />

e a 3 +b 3 = q, allora x = a+b è soluzione dell’equazione x 3 = px+q. Per trovare<br />

a e b, basta osservare che a 3 +b 3 = q e a 3 b 3 = p 3 =27, quindi a 3 e b 3 sono soluzioni<br />

dell’equazione di secondo grado y 2 qy + p 3 =27 = 0. In…ne, nel passare da a 3 e<br />

b 3 a a e b, occorre ricordare che nel campo complesso le radici cubiche hanno tre<br />

determinazioni, che danno nove determinazioni di a + b, ma dovendo richiedere<br />

che il prodotto ab sia p=3, si ottengono tre soluzioni. Il Ferrari osserva che ogni<br />

equazione di terzo grado t 3 + at 2 + bt + c = 0 con la sostituzione t = x a=3<br />

perde il termine di secondo grado e prende la forma x 3 + px + q = 0. Se p 0<br />

la funzione x 3 + px + q è crescente, mentre se p < 0 la funzione ha massimo<br />

in x = p p=3 e minimo in x = p p=3. Inoltre, se q 2 + 4p 3 =27 < 0 nel<br />

massimo la funzione è positiva e nel minimo negativa. Concludendo, il polinomio<br />

120


x 3 + px + q ha un solo zero reale quando q 2 + 4p 3 =27 0 e tre zeri reali quando<br />

q 2 + 4p 3 =27 < 0. In quest’ultimo ”casus irreducibilis”, anche se tutti e tre gli<br />

zeri sono reali, la formula risolutiva dell’equazione contiene delle radici quadrate<br />

di numeri negativi.<br />

Messer Zuanne de Tonini da Coi propone a Tartaglia il seguente problema:<br />

”Sono tre che hanno comprato L.20 di carne e tante ne ha comprate uno di<br />

loro, che moltiplicato tal numero di lire in sè medesimo tal prodotto è uguale alla<br />

moltiplicazione delle lire che hanno comprato gli altri due, cioè quelle dell’uno<br />

per quelle dell’altro, e moltiplicate ancora le due minor quantità di lire l’una per<br />

l’altra fanno precisamente 8”.<br />

Cioè, x + y + z = 20, x x = y z, x y = 8, ed eliminando y e z si ottiene<br />

x 4 +8x 2 +64 = 160x. La risposta di Tartaglia si fa attendere e Cardano, venuto<br />

a conoscenza del problema, lo propone al Ferrari che lo risolve. Ecco il suo<br />

procedimento. Data un’equazione di quarto grado,<br />

x 4 + ax 3 + bx 2 + cx + d = 0;<br />

con la traslazione x = y a=4 si elimina il termine di terzo grado,<br />

y 4 + py 2 + qy + r = 0:<br />

Trasformando y 4 + py 2 in un quadrato perfetto ed aggiungendo una nuova<br />

variabile si ottiene<br />

y 2 + p + z 2 = (2z + p)y 2<br />

qy + z 2 + 2pz + p 2<br />

Ora basta scegliere z in modo da avere anche a destra un quadrato perfetto.<br />

Per far questo basta risolvere l’equazione di terzo grado in z, la risolvente cubica<br />

di Ferrari,<br />

q 2<br />

4(2z + p) z 2 + 2pz + p 2<br />

r = 0:<br />

Si è così ottenuta un’equazione y 2 + p + z 2 = (2z + p) (y s) 2 che è facilmente<br />

risolubile. Un metodo alternativo per risolvere una equazione di quarto<br />

grado, suggerito da Cartesio, consiste nello scomporre il polinomio di quarto<br />

grado y 4 +py 2 +qy+r in due fattori di secondo grado y 2 + ay + b y 2 ay + c ,<br />

che si ottiene risolvendo un’equazione di terzo grado in a. Comunque, le equazioni<br />

di quarto grado sono considerate solo una curiosità perché, secondo Cardano,<br />

”conseguito lo scioglimento delle equazioni cubiche, l’arte analitica ne ha a suf-<br />

…cienza, perché …no al cubo vi è una graduazione in natura, essendovi linee,<br />

super…ci e corpi,... quindi le equazioni... sopra al cubo ascendono non per loro<br />

medesime, ma per accidente”. Nel ”Ars Magna”, insieme alle formule risolutive<br />

delle equazioni di terzo e quarto grado, c’è anche una ”regola aurea” per la<br />

risoluzione approssimata di equazioni che consiste nel cercare intervalli i cui estremi<br />

siano soluzioni approssimate per difetto e per eccesso e nel trovare poi una<br />

nuova approssimazione con una interpolazione lineare. In…ne, in questa opera<br />

si introducono anche i numeri complessi, che Cardano considera ”una tortura<br />

mentale” e ”tanto sottili quanto inutili”.<br />

121<br />

r :


”Se qualcuno ti chiede di dividere 10 in due parti, che moltiplicate una<br />

nell’altra diano 40, è evidente che questo è impossibile, ciò nonostante operiamo...<br />

Le parti sono 5+ p 15 e y = 5 p 15... Dimostrazione:... Eliminando<br />

i prodotti incrociati... 5 + p 15 5 p 15 = 25 ( 15) = 40”.<br />

”La radice quadra di 9 è sia +3 che 3, poiché più per più e meno per meno<br />

fanno più. Pertanto la radice quadra di 9 non è +3 e nemmeno 3, ma è<br />

qualcosa di una terza natura sconosciuta”.<br />

Anche Bombelli ritiene che questi numeri siano ”un’idea assurda... basata<br />

su considerazioni so…stiche”, ma nel’”Algebra” del 1572 ne stabilisce le regole<br />

di calcolo. Lo scopo è di trasformare un’espressione p a + ib nella forma c + id,<br />

per risolvere il caso irriducibile della formula di Cardano. Comunque questi<br />

numeri, per Cartesio ”immaginari”, per Leibniz ”un an…bio tra l’essere ed il<br />

non essere”, per Gauss ”complessi”, rimangono misteriosi almeno …no alla loro<br />

interpretazione geometrica come punti del piano di Gauss, Caspar Wessel (1745-<br />

1818), Jean Robert Argand (1768-1822).<br />

Bombelli mostra che la costruzione di un poligono regolare con 9 lati porta a<br />

risolvere una equazione cubica. Se 2x è il lato del poligono e p 192 il diametro del<br />

cerchio circoscritto, allora x 3 +72 = 36x. Viète scopre una semplice relazione tra<br />

il caso irriducibile delle equazioni di terzo grado con tre radici reali e la trisezione<br />

dell’angolo. La sostituzione x = y a=3 trasforma l’equazione x 3 +ax 2 +bx+c =<br />

0 in y 3 + dy + e = 0 e, se d < 0, l’ulteriore sostituzione y = p 4d=3z trasforma<br />

l’equazione in z 3 3=4z f=4 = 0. L’equazione ha tre radici reali se e solo se jfj <<br />

1. Per l’identità trigonometrica cos 3 (#) 3=4 cos(#) 1=4 cos(3#) = 0, posto<br />

cos(3#) = f, si ottiene z = cos(#) = cos (arccos (f) =3). La formula cosh 3 (#)<br />

3=4 cosh(#) 1=4 cosh(3#) = 0 permette di risolvere le equazioni di terzo grado<br />

con una radice reale. In particolare, queste formule suggeriscono la possibilità<br />

di risolvere problemi algebrici con metodi trascendenti. Nel 1757 Lambert trova<br />

degli sviluppi in serie di potenze per soluzioni di equazioni trinomie z n z + t =<br />

0 e nel 1769 Giuseppe Lodovico Lagrangia (1736-1813) trova gli sviluppi in<br />

serie di soluzioni di equazioni z = x + y'(z). In particolare, una generica<br />

equazione di quinto grado si può ricondurre con trasformazioni algebriche alla<br />

122


forma z 5 z + t = 0 e lo sviluppo in serie della soluzione è<br />

z =<br />

+1X<br />

k=0<br />

5k<br />

k<br />

t 4k+1<br />

4k + 1 :<br />

Il rapporto tra i coe¢ cienti di due potenze successive di t è una funzione<br />

razionale di k, quindi la serie de…nisce una funzione ipergeometrica generalizzata.<br />

Anche le equazioni trinomie z n + z m + t = 0 si possono risolvere in modo<br />

simile. Riassumendo, per risolvere le equazioni di primo grado bastano le quattro<br />

operazioni elementari, somme sottrazioni prodotti divisioni. Le equazioni<br />

di secondo, terzo e quarto grado si possono risolvere con le quattro operazioni<br />

elementari più le radici, che sono le funzioni z = (t) de…nite dall’equazione<br />

z n t = 0. Per risolvere le equazioni di quinto grado si possono utilizzare gli<br />

iper radicali de…niti dalla funzione z = '(t) con z 5 + z + t = 0, per le equazioni<br />

di sesto grado la funzione di due variabili z = (u; v) con z 6 + z 2 + uz + v = 0,<br />

e così per le equazioni di grado sette, otto, nove,....<br />

Il risolutore meccanico<br />

di equazioni algebriche<br />

di J.Segner (1704-1777),<br />

nella ”Enciclopedia” di<br />

Diderot e D’Alembert.<br />

Peter Roth (1580-1617) nel 1608 e Albert Girard (1590-1633) nel 1629 enunciano<br />

il teorema fondamentale dell’algebra: ”Ogni equazione di grado n ha n<br />

radici, e nessuna di più”, ”Ogni equazione algebrica ha tante radici, quante indicate<br />

dall’esponente più alto”. Anche nella ”Geometria” di Cartesio si trova<br />

l’enunciato: ”Ogni equazione può avere tante radici distinte quanto la dimensione<br />

dell’incognita... Ma alcune di queste radici possono essere false, cioè minori<br />

di zero”. I tentativi di dimostrare questo risultato sono diversi e, anche se<br />

non completamente rigorosa, particolarmente signi…cativa è una dimostrazione<br />

di D’Alembert nel 1746, poi ripresa e perfezionata da Argand nel 1814. Per dimostrare<br />

che un’equazione algebrica P (z) = 0 ha soluzioni, assumendo l’esistenza<br />

minimo per il modulo jP (a)j, basta mostrare che se P (a) 6= 0 allora in un<br />

qualche intorno di a esistono punti jP (z)j < jP (a)j. Se infatti P (1) (a) = ::: =<br />

P (k 1) (a) = 0 e P (k) (a) 6= 0, allora P a + e i# = P (a)+ k e ik# P (k) (a)=k!+:::.<br />

Se è piccolo e e ik# P (k) (a) ha direzione opposta a P (a), allora P a + e i#<br />

risulta più vicino all’origine di P (a). Dopo aver criticato le dimostrazioni<br />

precedenti, nella sua dissertazione di dottorato del 1797 Gauss presenta una<br />

dimostrazione geometrica del teorema fondamentale dell’algebra, ”Una nuova<br />

123


dimostrazione del teorema che ogni funzione algebrica razionale intera di una<br />

variabile si può scomporre in fattori reali di primo o secondo grado”. La dimostrazione<br />

non utilizza esplicitamente i numeri complessi, ma implicitamente<br />

si identi…cano questi numeri con punti in un piano. Le radici del polinomio<br />

(x + iy) n + a (x + iy) n 1 + ::: + b (x + iy) + c = A(x; y) + iB(x; y) sono intersezioni<br />

tra le curve algebriche A(x; y) = 0 e B(x; y) = 0. La curva A(x; y) = 0<br />

è l’intersezione della super…cie z = A(x; y) col piano z = 0 e per passare da<br />

una regione (x; y) con A(x; y) < 0 ad una regione con A(x; y) > 0 si deve necessariamente<br />

attraversare la curva A(x; y) = 0. I rami di questa curva non<br />

possono terminare bruscamente ed ogni ramo che viene dall’in…nito deve essere<br />

collegato ad un altro ramo che va all’in…nito. Altrimenti sarebbe possibile<br />

passare da A(x; y) > 0 ad A(x; y) < 0, senza passare da zero. In coordinate<br />

polari i rami A( cos(#); sin(#)) = n cos(n#) + ::: = 0 sono asintotici alle rette<br />

# = (k + 1=2) =n, ed i rami B( cos(#); sin(#)) = n sin(n#) + ::: = 0 sono<br />

asintotici a # = k =n, con k = 0; 1; :::; 2n 1. All’in…nito i rami di A(x; y) = 0<br />

e B(x; y) = 0 si alternano, e questo non è possibile senza che al …nito si intersechino.<br />

Oltre a questa geometrica, Gauss pubblica anche una dimostrazione<br />

algebrica ed una analitica. Una versione sempli…cata è la seguente. Se P (z) è<br />

un polinomio, la funzione zP 0 (z)=P (z) è armonica in ogni disco privo di zeri del<br />

denominatore ed il valor medio nel disco risulta uguale al valore nel centro. Ma<br />

questa funzione si annulla nell’origine e tende al grado del polinomio all’in…nito.<br />

Quindi la funzione non può essere armonica dappertutto, cioè il denominatore<br />

ha degli zeri.<br />

Nelle ”Ri‡essioni sulla risoluzione algebrica delle equazioni” del 1770 Lagrange<br />

mostra come le soluzioni delle equazioni di secondo, terzo, quarto grado,<br />

si possano ricondurre ad un medesimo principio, che però non si applica a quelle<br />

di quinto. Lagrange osserva che se x1; x2; :::; xn sono le radici un polinomio<br />

P (x), e se un polinomio X (x1; x2; :::; xn) assume k valori distinti y1; y2; :::; yk<br />

quando queste radici vengono permutate, allora ogni polinomio simmetrico in<br />

y1; y2; :::; yk è anche simmetrico in x1; x2; :::; xn, ed i suoi coe¢ cienti sono funzioni<br />

razionali dei coe¢ cienti P (x). In particolare, per risolvere una equazione<br />

di grado n si possono cercare delle espressioni razionali delle radici che assumono<br />

al più n 1 valori quando queste radici vengono permutate. Questi n 1 valori<br />

sono poi radici di una equazione di grado n 1. Se x1 e x2 sono le radici<br />

dell’equazione x2 + ax + b = 0, il risolvente X = (x1 x2) 2 rimane invariato<br />

per le 2! permutazioni delle radici ed è una funzione razionale dei coe¢ cienti,<br />

(x1 x2) 2 = (x1 + x2) 2<br />

4x1x2 = a2 4b. Quindi, da x1 + x2 = a e<br />

x1 x2 = p a2 4b, si possono ricavare x1 e x2. Se x1, x2, x3, sono le radici<br />

dell’equazione x3 + ax2 + bx + c = 0, si de…nisce<br />

X = (x1 + exp (2 i=3) x2 + exp (4 i=3) x3) 3 :<br />

Permutando le radici nei 6 modi possibili l’espressione X prende solo 2 valori,<br />

R = (x1 + exp (2 i=3) x2 + exp (4 i=3) x3) 3 ;<br />

S = (x1 + exp (4 i=3) x2 + exp (2 i=3) x3) 3 :<br />

124


Le funzioni simmetriche R + S e R S sono invarianti per permutazioni delle<br />

radici e sono funzioni razionali dei coe¢ cienti a, b, c. Risolvendo un’equazione<br />

di secondo grado, si possono ricavare R e S, e risolvendo il sistema con x1 +<br />

x2 + x3 = a, si possono ricavare x1, x2, x3. Se x1, x2, x3, x4, sono le<br />

radici dell’equazione x 4 + ax 3 + bx 2 + cx + d = 0, il risolvente naturale sarebbe<br />

(x1 + ix2 x3 ix4) 4 , ma ce n’è uno più semplice. Permutando le radici nei 24<br />

modi possibili X = (x1 + x2 x3 x4) 2 prende solo 3 valori, R = (x1 + x2 x3 x4) 2 ,<br />

S = (x1 x2 + x3 x4) 2 , T = (x1 x2 x3 + x4) 2 . Le funzioni simmetriche<br />

R+S+T , RS+ST +T R, RST , sono invarianti per permutazioni e sono funzioni<br />

razionali dei coe¢ cienti dell’equazione. Risolvendo una equazione di terzo grado,<br />

si possono ricavare R, S, T , e risolvendo il sistema con x1 + x2 + x3 + x4 = a,<br />

si possono ricavare x1, x2, x3, x4. Permutando le radici di una equazione di<br />

quinto grado, il risolvente di Lagrange prende sei valori distinti. Quindi, da una<br />

equazione di quinto grado si arriva ad una di sesto. Basandosi sulle ricerche<br />

di Lagrange, nel 1799 Paolo Ru¢ ni (1765-1822), di professione medico come<br />

Cardano, pubblica la ”Teoria generale delle equazioni in cui si dimostra impossibile<br />

la soluzione algebrica delle equazioni generali di grado superiore al<br />

quarto”. Il lavoro, un po’ oscuro e con alcune lacune, è accolto con generale<br />

sospetto, con l’eccezione di un entusiasta Cauchy. Comunque, il sorprendente<br />

risultato è riscoperto da Abel nel 1824, che trova anche condizioni su¢ cienti per<br />

la risolubilità con radicali di equazioni algebriche. In…ne, nel 1830 Évariste Galois<br />

(1811-1832), enuncia delle condizioni necessarie e su¢ cienti. Un’equazione<br />

ax n + bx n 1 + ::: + cx + d = 0 con coe¢ cienti in un campo K è risolubile con<br />

radicali in K se e solo se è risolubile il gruppo degli automor…smi del campo<br />

di spezzamento del polinomio che …ssano il campo base. Il gruppo di questi<br />

automor…smi è un sottogruppo del gruppo delle permutazioni delle radici, ed<br />

il gruppo delle permutazioni di n elementi è risolubile solo per n < 5. Nel<br />

1854 Enrico Betti (1823-1892) trasforma delle equazioni algebriche in equazioni<br />

di¤erenziali e mostra che le soluzioni di una equazione di quinto grado sono<br />

funzioni ellittiche con argomento logaritmico. Anche Charles Hermite (1822-<br />

1901) e Leopold Kronecker (1823-1891) nel 1858 risolvono le equazioni di quinto<br />

grado utilizzando le funzioni ellittiche, poi Francesco Brioschi (1824-1897) risolve<br />

quelle di sesto.<br />

Leibniz a¤erma che ”il numero 2 1=p 2 è trascendente”, ed Eulero nella ”Introduzione<br />

all’analisi dell’in…nito” scrive:<br />

”È chiaro che non ci sono logaritmi razionali, se non di potenze della base...<br />

Nessun numero, razionale o irrazionale, può essere il logaritmo di un numero<br />

non potenza della base. Per questo motivo si annoverano i logaritmi tra le<br />

quantità trascendenti.”<br />

Sia Leibniz che Eulero non danno una precisa de…nizione del termine trascendente,<br />

e non dimostrano le loro a¤ermazioni. Nel 1840 Joseph Liouville (1809-<br />

1882) dimostra che la base dei logaritmi naturali non è radice di nessun polinomio<br />

di secondo grado a coe¢ cienti interi. Poi, nel 1844, dimostra che esistono<br />

numeri trascendenti, cioè non radici di polinomi a coe¢ cienti interi. Più precisamente,<br />

se un numero è radice di un polinomio di grado n a coe¢ cienti interi,<br />

125


ax n + bx n 1 + ::: + cx + d = 0, allora esiste " > 0 tale che per ogni razionale<br />

p=q 6= x si ha jx p=qj > "=q n . Questo implica che ogni numero irrazionale<br />

ben approssimabile con frazioni con denominatore piccolo non è algebrico. Un<br />

esempio esplicito è<br />

+1X<br />

n=1<br />

10 n! = 0; 110001000000000000000001000000:::<br />

Si può anche ridimostrare questo risultato direttamente osservando i decimali<br />

delle potenze di questo numero:<br />

x = 0; 110001000000000000000001000000:::;<br />

x 2 = 0; 012100220001000000000000220002:::;<br />

x 3 = 0; 001331036300330001000000036300::::<br />

I decimali non nulli di queste potenze sono con…nati in piccole isole in un<br />

oceano di zeri, ed i decimali non nulli di x, x 2 , ..., x n 1 , sono così tanti di<br />

meno dei decimali non nulli di x n , che nessuna combinazione di questi numeri<br />

può annullarsi. Liouville non studia solo i numeri, ma anche le funzioni trascen-<br />

denti. In particolare Z dimostra che le primitive di certe funzioni elementari, come<br />

l’integrale ellittico dx= p 1 x4 Z<br />

o la funzione errore exp x2 dx, o più in<br />

generale le soluzioni di certe equazioni di¤erenziali, non sono composizione di<br />

funzioni elementari.<br />

Simplicio: ”Ora questo darsi un in…nito maggior dell’in…nito mi par concetto<br />

da non poter esser capito in verun modo.”<br />

Salviati: ”Queste son di quelle di¢ coltà che derivano dal discorrere che noi<br />

facciamo col nostro intelletto …nito attorno a gl’in…niti, dandogli quegli attributi<br />

che noi diamo alle cose …nite e terminate... Io suppongo che voi benissimo<br />

sappiate quali sono i numeri quadrati e quali i non quadrati... Io non veggo<br />

a che altra decisione si possa venire, che a dire, in…niti essere tutti i numeri,<br />

in…niti i quadrati, in…nite le loro radici, nè la moltitudine dè quadrati esser<br />

minore di quella di tutti i numeri, ne questa maggior di quella.”<br />

Sagredo: ”Stanti le cose dette sin qui, parmi che non solamente non si<br />

possa dire, un in…nito esser maggiore d’un altro in…nito, ma nè anco che è sia<br />

maggiore d’un …nito.”<br />

Dopo Galileo, anche Georg Cantor (1845-1918) si preoccupa di mettere un<br />

po’d’ordine nelle gerarchie tra in…niti. Il punto di partenza è una caratterizzazione<br />

degli insiemi di convergenza di serie trigonometriche, quello d’arrivo è<br />

la teoria degli insiemi. In particolare, nel 1874 Cantor dimostra che l’insieme<br />

dei numeri algebrici è numerabile, mentre l’insieme di tutti i numeri reali non<br />

lo è. Non solo esistono numeri trascendenti, ma questi sono molti di più degli<br />

algebrici. Nel 1873 Hermite dimostra che e è trascendente ma stranamente si ri-<br />

…uta di a¤rontare : ”Non voglio neanche tentare di dimostrare la trascendenza<br />

di ”. Invece la distanza tra e e è più breve del previsto. Dalla trascendenza<br />

126


di e segue immediatamente la trascendenza di ep=q se p=q è un razionale non<br />

nullo. Utilizzando le tecniche di Hermite, nel 1882 Carl Louis Ferdinand Lindemann<br />

(1852-1939) dimostra che ex è trascendente anche quando x è algebrico:<br />

”I logaritmi neperiani di tutti i numeri razionali, unità esclusa, e di tutti gli<br />

irrazionali algebrici, sono numeri trascendenti”. Lindemann a¤erma anche che<br />

se , ,..., sono numeri complessi algebrici distinti e se a, b,..., c sono numeri<br />

complessi algebrici non nulli, allora ae + be + ::: + ce non può essere zero.<br />

In particolare, log ( 1) = i non è algebrico e, siccome somme e prodotti di<br />

numeri algebrici sono algebrici, anche è trascendente. Più in generale, da<br />

eix e ix 2 sin(x) = 0 si ricava che se la corda 2 sin(x) è algebrica non nulla,<br />

l’arco x è trascendente. Viceversa, se l’arco x è algebrico non nullo, la corda<br />

2 sin(x) è trascendente. Estensioni e sempli…cazioni dei teoremi di Hermite e<br />

Lindemann vengono pubblicate da Karl Theodor Wilhelm Weierstrass (1815-<br />

1897) nel 1885, poi da David Hilbert (1862-1943) nel 1893, ed altri ancora. Sui<br />

lavori di Cantor, Lindemann, ed in generale sulla matematica non costruttiva,<br />

c’è un interessante commento di Kronecker: ”Dio ha creato i numeri interi,<br />

tutto il resto è opera dell’uomo”. E poi: ”A cosa serve questa bella ricerca su<br />

? Perché studiare queste cose se i numeri irrazionali non esistono?”. Comunque,<br />

il teorema di Lindemann pone …ne al problema della quadratura del<br />

cerchio, almeno quella con riga e compasso. Per il teorema di Abel Ru¢ ni,<br />

le radici di polinomi possono essere numeri più complicati di combinazioni di<br />

radici quadrate o cubiche. Ma è un numero ancora più complicato. Non<br />

solo non appartiene ad estensioni quadratiche iterate del campo dei razionali,<br />

questi sono i numeri costruibili con riga e compasso, ma neppure appartiene<br />

ad estensioni algebriche. Il pronostico di Stifel, ”invano faticano tutti quanti si<br />

a¤aticano in calcoli per trovare la quadratura del cerchio”, si è rivelato errato<br />

e con il paziente contributo di generazioni di matematici si è venuti a capo del<br />

problema. Comunque, risolto un problema ne sorgono altri.<br />

I teoremi di Hermite e Lindemann forniscono una risposta parziale alla domanda<br />

formulata da Leibniz a proposito del lemma XXVIII dei ”Principia<br />

Mathematica” di Newton su una possibile relazione tra la trascendenza di una<br />

funzione e la trascendenza dei valori assunti da tale funzione. Se gli estremi<br />

(cos(#); sin(#)) di un segmento di cerchio x2 + y2 = 1 sono algebrici, l’area<br />

Z 1<br />

2<br />

cos(#)<br />

p 1 x 2 dx = # sin(#) cos(#) è trascendente. Nel 1886 Weierstrass di-<br />

mostra che esistono funzioni trascendenti che prendono valori razionali nei punti<br />

razionali ed a¤erma anche che esistono funzioni trascendenti che prendono valori<br />

algebrici nei punti algebrici. Nel settimo dei 23 problemi presentati al congresso<br />

internazionale dei matematici del 1900, Hilbert ripropone le intuizioni di Leibniz<br />

ed Eulero:<br />

”Sospetto che le funzioni trascendenti prendono in generale dei valori trascendenti<br />

per valori algebrici dell’argomento. Benché esistano funzioni intere trascendenti<br />

che prendono valori razionali in tutti i numeri algebrici, ritengo molto<br />

probabile che una funzione come exp( iz), che prende valori algebrici per z<br />

razionali, prenda valori trascendenti per z irrazionali algebrici. A questo enun-<br />

127


ciato si può dare una veste geometrica: In un triangolo isoscele, se il rapporto<br />

tra l’angolo al vertice e la base è un irrazionale algebrico, il rapporto tra la<br />

base e gli altri lati è trascendente. Nonostante la semplicità dell’enunciato e<br />

la somiglianza con i problemi risolti da Hermite e Lindemann, questo mi pare<br />

estremamente di¢ cile da dimostrare, come mi pare di¢ cile dimostrare che se<br />

la base è algebrica e l’esponente è algebrico irrazionale, per esempio 2 p 2 o<br />

e = i 2i , allora è trascendente, o almeno irrazionale.”<br />

Hilbert ritiene questo problema più ostico dell’ultimo teorema di Fermat o<br />

dell’ipotesi di Riemann, ma è di¢ cile fare previsioni, specie riguardo al futuro.<br />

Infatti, nel 1934 Aleksandr Osipovich Gelfond (1906-1968) e Theodor Schneider<br />

(1911-1988) dimostrano la congettura: Se e sono numeri algebrici, con<br />

diverso da 0 o 1 e irrazionale, allora ogni determinazione di è trascendente.<br />

L’irrazionalità o trascendenza di tante altre costanti in matematica è ancora<br />

un mistero. Per esempio, nel 1979 Roger Apéry (1916-1994) dimostra che<br />

+1X<br />

n=1<br />

1=n 3 = 1; 202056::: è irrazionale, ma niente si sa di<br />

+1X<br />

n=1<br />

Ed è ancora un mistero la costante di Eulero Mascheroni<br />

0<br />

1<br />

lim<br />

nX<br />

@ 1=j log(n) A = 0; 577215:::<br />

n!+1<br />

j=1<br />

128<br />

1=n 5 = 1; 036927:::.


EQUISCOMPONIBILITA E DECOMPOSIZIONI PARADOSSALI:<br />

Il teorema di Pitagora<br />

con l’equiscomponibilità<br />

e l’equicompletamento.<br />

Scrive Plutarco:<br />

”Date due …gure, costruirne una terza con area uguale alla prima e simile<br />

alla seconda. Pitagora ha o¤erto un sacri…cio per la scoperta di questo teorema,<br />

che è più ra¢ nato ed elegante di quello che prova che il quadrato sull’ipotenusa<br />

è uguale a quelli sui lati che racchiudono l’angolo retto”.<br />

Il risultato è anche riportato da Euclide:<br />

”Proposta una linea retta, sopra quella puotemo designare una super…cie de<br />

lati equidistanti, in uno angolo dato, & che essa super…cie sia equale à uno<br />

triangolo assignato”.<br />

Nel 1832 Farkas Bolyai (1775-1856) pubblica un saggio in cui, tra l’altro, dimostra<br />

che poligoni con area uguale sono equiscomponibili, cioè decomponibili<br />

in un numero …nito di pezzi poligonali a due a due uguali. L’equiscomponibilità<br />

è una relazione di equivalenza, un poligono è decomponibile in triangoli, un triangolo<br />

è equiscomponibile con un rettangolo e rettangoli con area uguale sono<br />

equiscomponibili. In appendice al saggio del padre, János Bolyai (1802-1860)<br />

pubblica le sue ricerche sul postulato delle parallele, introduce una geometria<br />

non euclidea e dimostra che in questa geometria la quadratura del cerchio è a<br />

volte possibile. Nella geometria iperbolica la lunghezza di una circonferenza<br />

di raggio R è 2 k sinh(R=k) e l’area k 2 sinh 2 (R=2k), mentre nella geometria<br />

ellittica la lunghezza di una circonferenza di raggio R è 2 k sin(R=k) e<br />

l’area 4 k 2 sin 2 (R=2k), la costante k 2 è la curvatura gaussiana. In geometria<br />

euclidea un quadrato e un cerchio hanno la stessa area se il rapporto tra lato<br />

del quadrato e raggio del cerchio è p . In geometria non euclidea i rapporti<br />

tra lati e raggi di quadrati e cerchi di area uguale non sono costanti. Se per<br />

esempio questo rapporto è un intero, la quadratura del cerchio diventa possibile.<br />

Il rovescio della medaglia è che altre semplici costruzioni euclidee risultano<br />

impossibili.<br />

129


La geometria<br />

non euclidea<br />

iperbolica di<br />

H.Poincaré<br />

e M.Escher.<br />

Torniamo allo spazio euclideo. Per comparare i volumi di poliedri è su¢ ciente<br />

l’equiscomponibilità o è necessaria l’esaustione? Due tetraedri con stessa area di<br />

base e stessa altezza sono equiscomponibili? Questo problema di Gauss è il terzo<br />

dei 23 problemi presentati al congresso internazionale dei matematici del 1900<br />

da Hilbert ed il primo ad essere risolto. Nel 1896 Raoul Bricard (1870-1944)<br />

pubblica una dimostrazione sbagliata di un enunciato poi rivelatosi corretto: Se<br />

due poliedri A e B con angoli diedri 1; :::; r e 1; :::; s sono equidecomponibili,<br />

allora esistono interi positivi m1; :::; mr e n1; :::; ns e un intero p tali che m1 1 +<br />

::: + mr r = n1 1 + ::: + ns s + p . Nel 1902 Max Dehn (1878-1952) dimostra<br />

che per l’equiscomponibilità, oltre all’uguaglianza dei volumi occorrono anche<br />

condizioni sulla lunghezza degli spigoli e sugli angoli tra le facce. L’idea è di<br />

de…nire un funzionale additivo sull’insieme dei poliedri con (A) = (B) se A<br />

e B sono congruenti e (C [ D) = (C) + (D) se C e D sono disgiunti. Un<br />

tale funzionale assume uguale valore su poliedri equiscomponibili e, viceversa,<br />

se il funzionale assume valori diversi i poliedri non sono equiscomponibili. Ad<br />

un poliedro P con spigoli di lunghezza ed angoli tra le facce si associa<br />

(P ) = P<br />

, tensore in R Q (R= Q). Per esempio, se Q è un cubo,<br />

(Q) = 8 =2 = 0, mentre se T è un tetraedro regolare, (T ) = 6<br />

arccos (1=3) 6= 0, perché arccos (1=n) non è commensurabile con per ogni<br />

intero n > 2. Viceversa, due poliedri con lo stesso volume e lo stesso invariante<br />

di Dehn sono equiscomponibili. In particolare, un tetraedro e un cubo non sono<br />

scomponibili in parti uguali.<br />

Per scomporre un rettangolo<br />

con lati x e y in quadrati, basta<br />

sviluppare x=y in frazioni continue.<br />

130


M.Dehn: Un rettangolo è quadrabile se e solo se ha lati commensurabili.<br />

Per ogni rettangolo R con lati x e y si<br />

de…nisce (R) = ' (x) ' (y) , con ' (x)<br />

funzionale Q lineare su R. Se a e b sono<br />

incommensurabili, esiste un funzionale con<br />

' (a) = +1 e ' (b) = 1. Se un rettangolo<br />

ha lati a e b, (R) = 1 < 0. Ma se un<br />

rettangolo è scomponibile in quadrati,<br />

(R) = ([Qj) = X ' (sj) 2<br />

0:<br />

Georg Friedrich Bernhard Riemann (1826-1866) nella memoria ”Sulla possibilità<br />

di rappresentare una funzione per mezzo di una serie trigonometrica” del<br />

1854 de…nisce l’integrale che porta il suo nome, e nel 1902 Henri Léon Lebesgue<br />

(1875-1941) pubblica una più so…sticata teoria della misura e dell’integrazione.<br />

Nel 1905 Giuseppe Vitali (1875-1932), costruendo un insieme non misurabile,<br />

mostra che non esistono misure numerabilmente additive invarianti per traslazioni<br />

de…nite su ogni sottoinsieme della retta. Poi, nel 1914 Felix Hausdor¤ (1868-<br />

1942) mostra che non esistono misure …nitamente additive invarianti per rotazioni<br />

de…nite su tutti i sottoinsiemi di una sfera.<br />

Il grafo di Cayley di un gruppo libero<br />

con due generatori f ; g . Se I è l’origine<br />

e G ( ) il ramo che inizia con ,<br />

G = I [ G ( ) [ G 1 [ G ( ) [ G 1<br />

= G ( ) [ G 1 = G ( ) [ G 1 :<br />

Due generiche rotazioni f ; g generano un sottogruppo libero del gruppo<br />

delle rotazioni e questo gruppo libero ha delle decomposizioni paradossali. Se<br />

I è l’identità e G ( ) sono le parole che iniziano con , allora G = I [ G ( ) [<br />

G 1 [G ( )[G 1 , ma anche G = G ( )[ G 1 = G ( )[ G 1 .<br />

Si può quindi decomporre il gruppo in cinque parti, con due di queste parti si<br />

può ricostruire una copia del gruppo e con altre due parti un’altra copia. A<br />

questa decomposizione paradossale del gruppo è associata una decomposizione<br />

paradossale dello spazio. Sia S = fjxj = 1g la sfera di raggio uno con centro<br />

nell’origine. Sia P l’insieme dei punti di S che restano …ssi per qualche rotazione<br />

in G, cioè gli assi delle rotazioni. In…ne, sia Q un dominio fondamentale per<br />

l’azione del gruppo G sullo spazio S P , cioè Q contenga uno ed un solo punto<br />

131


di ogni orbita Gx con x in S P . Per costruire Q occorre scegliere un rappresentante<br />

in ogni orbita, bisogna quindi utilizzare l’assioma della scelta. Si<br />

1 1 ha S P = GQ = Q [ G ( ) Q [ G Q [ G ( ) Q [ G Q, ma an-<br />

1 1 che GQ = G ( ) Q [ G Q = G ( ) Q [ G Q. Essendo le unioni<br />

disgiunte, segue l’impossibilità di assegnare delle misure …nite non nulle ed in-<br />

1 1 varianti per rotazioni agli insiemi G Q e G Q. Nel 1924 Stefan<br />

Banach (1892-1945) e Alfred Tarsky (1902-1983) mostrano che due qualsiasi<br />

insiemi di punti nello spazio limitati e con punti interni possono essere decomposti<br />

in un numero …nito di insiemi congruenti. Per esempio, si può dividere<br />

una sfera in cinque pezzi e con questi ricomporre due sfere uguali a quella di<br />

partenza, si può dividere un pisello in tanti pezzi e con questi ricostruire il Sole<br />

con tutti i suoi pianeti. Come in Vitali ed Hausdor¤, la dimostrazione utilizza<br />

l’assioma della scelta ed il paradosso si spiega con il fatto che le parti in cui<br />

si decompongono gli insiemi non sono misurabili. Banach osserva anche che,<br />

contrariamente al caso dello spazio, sulla retta e nel piano è possibile de…nire<br />

delle misure …nitamente additive su tutti gli insiemi limitati, che estendono la<br />

misura classica ed assegnano la stessa misura a insiemi congruenti. L’idea è la<br />

seguente. Nell’insieme di tutte le funzioni limitate e periodiche di periodo uno in<br />

1 < x < +1 si de…nisce una relazione di equivalenza ponendo f(x) g(x) se<br />

nX<br />

(f (x + aj) g (x + aj)) < "<br />

per ogni " > 0 esistono a1; :::; an tali che n 1<br />

per ogni x. L’insieme delle classi di equivalenza de…nisce lo spazio vettoriale<br />

delle iperfunzioni. Il funzionale che associa ad una funzione f(x) integrabile<br />

j=1<br />

secondo Riemann o secondo Lebesgue il suo integrale<br />

Z 1<br />

0<br />

f(y)dy è lineare, pos-<br />

itivo, invariante per traslazioni. Con un processo di induzione trans…nita, si<br />

può estendere il funzionale dal sottospazio delle funzioni integrabili allo spazio<br />

di tutte le iperfunzioni e, poiché f(x) f(x + a), l’estensione è invariante per<br />

traslazioni. In…ne, il valore del funzionale sulle funzioni indicatrici di sottoinsiemi<br />

di numeri reali de…nisce una misura …nitamente additiva ed invariante<br />

per traslazioni. Queste misure invarianti sono incompatibili con le decomposizioni<br />

paradossali. John von Neumann (1903-1957) scopre che la di¤erenza tra<br />

le varie dimensioni è legata alla struttura dei rispettivi gruppi di trasformazioni.<br />

In particolare, se le trasformazioni contengono un gruppo libero, allora ci sono<br />

decomposizioni paradossali.<br />

Móricz Réthy (1846-1925) nel 1890 dimostra l’impossibilità di decomporre un<br />

cerchio ed un quadrato della stessa area in un numero …nito di regioni uguali,<br />

anche se queste hanno bordi curvi. L’idea è semplice. Per ogni punto sul<br />

bordo di un dominio A si de…nisce una funzione (x) che vale +1 se in x il<br />

bordo è convesso, 1 se è concavo, 0 se èZ piatto. L’integrale di questa funzione<br />

sul bordo de…nisce una misura (A) = (x)ds invariante per traslazioni e<br />

rotazioni e tale che se A e B sono equiscomponibili allora (A) = (B). Per<br />

un disco di raggio R si ha (D) = 2 R e per un quadrato si ha (Q) = 0,<br />

quindi cerchio e quadrato non sono equiscomponibili. Questa dimostrazione<br />

132<br />

@A


si estende anche a più dimensioni, ma vale solo per decomposizioni in domini<br />

con bordo retti…cabile. Nel 1990 Miklós Laczkovich dimostra che un cerchio<br />

ed un quadrato della stessa area, o più in generale due …gure con la stessa<br />

area delimitate da curve abbastanza lisce, sono equiscomponibili in un numero<br />

…nito di parti congruenti, ma questi insiemi di punti sono molto irregolari. Con<br />

l’in…nito tutto è più semplice. Ad ogni coppia di insiemi con la stessa misura di<br />

Lebesgue si possono sottrarre degli insiemi di misura nulla tali che gli insiemi<br />

restanti sono equiscomponibili in una in…nità numerabile di pezzi. In…ne, c’è<br />

chi commenta che sono meglio i paradossi dei pregiudizi.<br />

133


Abaco romano<br />

Calcolatrice di Leonardo<br />

MORBO DECIMALE:<br />

Margarita Philosophica 1503<br />

Torniamo ora ad occuparci dei decimali di e e , iniziando con delle curiosità.<br />

2e 3 + e 8 1=7 di¤erisce da per meno di 10 3 , mentre 4 + 5 1=6<br />

di¤erisce da e per meno di 10 7 . Indicando con = 1 + p 5 =2 la sezione<br />

aurea, si ha 2 + 1=10 = 2; 7180::: e 6 2 =5 = 3; 1416:::. Non è di¢ cile ottenere<br />

delle buone approssimazioni razionali di e a partire dallo sviluppo in<br />

frazioni continue o dalla serie dell’esponenziale. Consideriamo ora le approssimazioni<br />

di . Le approssimazioni razionali di Archimede 22=7 = 3; 142::: e di<br />

Metius 355=113 = 3; 14159292::: sono le migliori approssimazioni con frazioni<br />

di denominatore minore di 57 e di 16604, la migliore approssimazione successiva<br />

è solo 52163=16604 = 3; 14159238:::. Partendo dallo sviluppo decimale<br />

di e dall’approssimazione di Archimede 22/7, il giovane Gauss risolve<br />

l’equazione = (22=7) = (x + 1)=x, x = 2485; 4:::, e trova l’approssimazione<br />

(22=7) (2484=2485). Iterando poi il procedimento, trova l’approssimazione con<br />

13 decimali corretti (22=7) (2484=2485) (12983009=12983008). In modo simile,<br />

ma partendo dall’approssimazione 355/113, Srinivasa Ramanujan (1887-1920)<br />

trova che (1 3=35330000) (355=113) è maggiore di di circa 10 15 . Una semplice<br />

approssimazione algebrica è p 10 = 3; 162:::, la migliore approssimazione<br />

di con la radice quadrata di un intero. Passando da una a due radici troviamo<br />

p 2 + p 3 = 3; 146:::. Questa approssimazione, attribuita a Platone, è la media<br />

aritmetica dei perimetri del quadrato inscritto e dell’esagono circoscritto ad una<br />

circonferenza di diametro uno. Altre buone approssimazioni sono p 146 13=50 =<br />

134


q<br />

3; 141591:::,<br />

40 6 p 3 =3 = 3; 14153:::,<br />

Hardy: ”Il numero del mio<br />

taxi è piuttosto stupido: 1729”.<br />

Ramanujan: ”No! È molto<br />

interessante. È il più piccolo<br />

numero scomponibile in somma<br />

di due cubi in due modi diversi:<br />

1729 = 1 3 + 12 3 = 9 3 + 10 3 :<br />

q<br />

7 + p 6 + p 5 = 3; 14163:::.<br />

La dea Namagiri comunica in sogno a Ramanujan il vero valore di<br />

alle seguenti approssimazioni:<br />

, insieme<br />

19p<br />

7 = 3; 1418:::;<br />

16<br />

99 7<br />

80 7 3<br />

p !<br />

7 3<br />

1 + = 3; 1416:::;<br />

3 5<br />

p = 3; 1415927:::;<br />

2<br />

63 17 + 15<br />

25<br />

p 5<br />

7 + 15 p 9<br />

5<br />

!<br />

= 3; 1415926538:::;<br />

5<br />

+<br />

r<br />

9<br />

= 3; 1416:::;<br />

5<br />

r<br />

4 2143<br />

= 3; 141592652::::<br />

22<br />

E la dea suggerisce anche le approssimazioni 3 log (5280) = p 67 con 8 decimali<br />

corretti, 3 log (640320) = p 163 con 15 decimali corretti, e l’approssimazione con<br />

31 decimali<br />

0<br />

4<br />

p log @ 5<br />

522 p 29 + 11 p 5 +<br />

6<br />

p ! 3 p p p p ! 1<br />

6<br />

29 9 + 3 6 + 5 + 3 6<br />

p A :<br />

2<br />

2<br />

135


Le serie di Ramanujan o¤rono un e¢ ciente metodo per il calcolo di ,<br />

1 1<br />

=<br />

16<br />

p<br />

1 8<br />

=<br />

9801<br />

n=0<br />

+1X<br />

2n<br />

n<br />

3<br />

42n + 5<br />

;<br />

212n n=0<br />

+1X (4n)!(1103 + 26390n)<br />

(n!) 4 (396) 4n :<br />

I termini della prima serie hanno un ordine di grandezza di 2 6n . La seconda<br />

serie converge ancora più velocemente, i termini hanno un ordine di grandezza<br />

di (99) 4n , il primo termine dà già le prime cinque cifre decimali di ed ogni<br />

termine successivo ne aggiunge circa otto.<br />

Nei diari del giovane Gauss compaiono delle medie aritmetico geometriche.<br />

Dati 0 x0 < y0, si de…niscono le medie aritmetiche xn+1 = (xn + yn) =2 e<br />

geometriche yn+1 = p xn+1yn. Allora xn < xn+1 < yn+1 < yn e<br />

q<br />

y 2 n+1<br />

x 2 n+1 =<br />

s<br />

xn + yn<br />

yn<br />

arccos (xn+1=yn+1) = arccos<br />

2<br />

2 p<br />

xn + yn y2 n x<br />

=<br />

2<br />

2 n<br />

;<br />

2<br />

r !<br />

1 + (xn=yn)<br />

=<br />

2<br />

arccos (xn=yn)<br />

:<br />

2<br />

L’ultima uguaglianza segue dall’identità cos (z=2) = p (1 + cos (z)) =2. Da<br />

queste formule segue che la quantità p y 2 x 2 = arccos (x=y) si conserva,<br />

q<br />

y2 n+1 x2 n+1<br />

arccos (xn+1=yn+1) =<br />

Ma lim fxn=yng = 1 e lim<br />

Quindi,<br />

8<br />

<<br />

lim fxng = lim fyng = lim<br />

p y 2 n<br />

p y 2 0<br />

x2 n<br />

arccos (xn=yn) =<br />

x2 0<br />

arccos (x0=y0) :<br />

q<br />

1 (xn+1=yn+1) 2 = arccos (xn+1=yn+1) = 1.<br />

: yn<br />

q<br />

1 (xn=yn) 2<br />

9<br />

=<br />

arccos (xn=yn) ; =<br />

p y 2 0<br />

x 2 0<br />

arccos (x0=y0) :<br />

In…ne, da p y2 n x2 n = 2 npy2 0 x2 0 si ricava la velocità di convergenza<br />

yn xn = 4 n y 2 0 x 2 0 = (yn + xn) < 4 n (y0 x0) :<br />

Per esempio, se x0 = 0 e y0 = 1=2, si ha lim fxng = lim fyng = 3= (2 ). Un<br />

altro e¢ ciente algoritmo per il calcolo di con le medie aritmetico geometriche<br />

di Gauss è dovuto a Richard Brent e Eugene Salamin. Dati 0 x0 < y0, si<br />

de…niscono ricorsivamente xn+1 = (xn + yn) =2 e yn+1 = p xnyn. Queste successioni<br />

convergono velocemente ad uno stesso limite AGM(x0; y0). In particolare,<br />

136


partendo da x0 = 1= p 2 e y0 = 1, si ottiene<br />

4y 2 1<br />

1 4 (y2 1 x2 4y<br />

1 2 2<br />

1 4 (y2 1 x2 1 ) 8 (y2 2 x2 4y<br />

2 2 3<br />

) = 3; 187672642:::;<br />

1 4 (y 2 1 x 2 1 ) 8 (y2 2 x 2 2 ) 16 (y2 3 x 2 3<br />

= lim<br />

n!+1<br />

1<br />

nX<br />

k=1<br />

4y 2 n<br />

2 k+1 (y 2 k<br />

x 2 k )<br />

) = 3; 141680294:::;<br />

) = 3:141592646:::;<br />

= 4 AGM(1=p 2; 1) 2<br />

1<br />

+1X<br />

2k+1 (y2 k<br />

Per il calcolo di sono state molto utilizzate formule di addizione per<br />

l’arcotangente del tipo Machin = 16 arctan(1=5) 4 arctan(1=239) insieme<br />

allo sviluppo di Taylor arctan(x) = x x 3 =3 + x 5 =5 :::. Con carta e penna si<br />

è arrivati a calcolare 707 cifre decimali di e con calcolatrici meccaniche 1120<br />

decimali. Su suggerimento di John von Neumann (1903-1957) nel Luglio del<br />

1949 ENIAC (Electronic Numerical Integrator And Computer, 18000 valvole<br />

termoioniche, 1500 relè, 200 kw) calcola in 20 ore 2010 cifre decimali di e utilizzando<br />

la serie dei reciproci dei fattoriali. Poi, nel Settembre del 1949 ENIAC<br />

calcola in 70 ore 2035 cifre decimali di utilizzando la formula di Machin. Nei<br />

cinquant’anni successivi al primo calcolatore elettronico le cifre decimali di<br />

conosciute sono raddoppiate ogni due anni. Nel 1973 Martine Bouyer e Jean<br />

Guilloud, con una formula tipo Machin, infrangono il muro del milione di cifre e<br />

nel 1989 i fratelli David e Gregory Chudnovsky, con una formula tipo Ramanu-<br />

jan, quello del miliardo,<br />

=<br />

k=1<br />

+1X<br />

n (6n)!(13591409 + 545140134n)<br />

12 ( )<br />

n=0<br />

(3n)!(n!) 3 (640320) 3n+3=2<br />

! 1<br />

Il XX secolo si chiude con un record di Patrick Demichel, più di un miliardo<br />

di decimali di e, ed un analogo record di Yasumasa Kanada e Daisuke Takahashi,<br />

più di 206 miliardi di decimali di con le medie aritmetico geometriche di Gauss.<br />

In…ne, il XXI secolo si apre con un nuovo record del team di Kanada, in 600 ore<br />

più di mille miliardi di cifre esadecimali di , convertite in più di 1200 miliardi<br />

di decimali, calcolati e controllati utilizzando due formule di tipo Machin,<br />

= 48 arctan<br />

= 176 arctan<br />

1<br />

49<br />

1<br />

57<br />

+ 128 arctan<br />

+ 28 arctan<br />

1<br />

57<br />

1<br />

239<br />

20 arctan<br />

48 arctan<br />

1<br />

239<br />

1<br />

682<br />

x 2 k )<br />

:<br />

:<br />

+ 48 arctan<br />

+ 92 arctan<br />

1<br />

110443<br />

1<br />

12943<br />

Con un programma di calcolo formale nel 1995 David Bailey, Peter Borwein,<br />

e Simon Plou¤e trovano che<br />

=<br />

+1X<br />

n=0<br />

1<br />

16n 4<br />

8n + 1<br />

2<br />

8n + 4<br />

137<br />

1<br />

8n + 5<br />

1<br />

8n + 6<br />

:<br />

;<br />

:


Per veri…care l’identità basta osservare che<br />

+1X<br />

16 n (8n + k) 1 +1X<br />

=<br />

n=0<br />

n=0<br />

2 k=2<br />

Z 2 1=2<br />

0<br />

x 8n+k 1 dx = 2 k=2<br />

Z 2<br />

1=2<br />

0<br />

k 1 x<br />

dx;<br />

1 x8 poi calcolare gli integrali. Con questa formula è possibile calcolare una singola<br />

cifra binaria o esadecimale di senza bisogno di tutte le precedenti. Nel 1996<br />

Plou¤e ottiene un algoritmo per calcolare le cifre di in una base arbitraria in<br />

un tempo O(n 3 log 3 (n)) e nel 1997 Fabrice Bellard migliora il tempo a O(n 2 ).<br />

Il calcolo di diventa quasi un test per misurare l’a¢ dabilità dei calcolatori e<br />

l’e¢ cienza degli algoritmi di calcolo. I decimali di sono anche sottoposti a<br />

svariati test statistici e sembra emergere un paradosso: questo numero è perfettamente<br />

deterministico, ma le sue cifre decimali appaiono del tutto aleatorie. In<br />

si possono cercare le date di nascita di parenti e amici, per esempio, la data<br />

22 11 1995 compare a partire dal 5357329-esimo decimale, la data 04 09 1989<br />

compare a partire dal 59509146-esimo decimale, la data 12 09 1986 compare a<br />

partire dal 91237138-esimo decimale.<br />

A questo punto può essersi generata l’impressione che, utilizzando solo le<br />

quattro operazioni elementari e magari le estrazioni di radici, è piuttosto semplice<br />

calcolare miliardi di decimali di , di e, o di altri numeri. Per suggerire che<br />

non è proprio così, accenniamo a problemi di complessità computazionale che<br />

mostrano come alcuni algoritmi di calcolo tradizionali non hanno necessariamente<br />

una e¢ cienza ottimale. Le somme, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni,<br />

con numeri piccoli non costituiscono un problema, ma con numeri grandi le cose<br />

si complicano. Per sommare o sottrarre due numeri si sommano o sottraggono<br />

le cifre di un numero a quelle dell’altro e si eseguono dei riporti. Sommare o<br />

sottrarre due numeri di n cifre richiede circa n operazioni elementari, e non si<br />

può sperare di meglio. La moltiplicazione è più complicata, si deve moltiplicare<br />

ogni cifra di un numero per tutte le cifre dell’altro e poi sommare i risultati. In<br />

de…nitiva la moltiplicazione di due numeri di n cifre richiede circa n 2 operazioni<br />

elementari. Osserviamo le formule<br />

(10 n a + b) (10 n c + d) = 10 2n ac + 10 n (ad + bc) + bd;<br />

(10 n a + b) (10 n c + d) = 10 2n ac + 10 n ((a b)(d c) + ac + bd) + bd:<br />

La prima formula è quella che corrisponde all’algoritmo di moltiplicazione<br />

tradizionale, sembra più naturale e richiede il calcolo di tre somme e quattro<br />

moltiplicazioni, ac, ad, bc, bd. Con questo algoritmo di moltiplicazione raddoppiando<br />

le cifre si quadruplicano le operazioni. La seconda formula sembra<br />

più complicata perché richiede sei somme o sottrazioni ma solo tre moltiplicazioni,<br />

ac, bd, (a b)(d c). Con questo algoritmo raddoppiando le cifre si<br />

triplicano le operazioni, la moltiplicazione di due numeri di n cifre richiede circa<br />

n log 2 (3) operazioni elementari. Si può fare di meglio, cn log(n), ma gli algoritmi<br />

si complicano.<br />

Dei metodi e¢ cienti per dividere o estrarre radici sono basati sul metodo<br />

delle tangenti di Newton per calcolare gli zeri di una funzione. Per trovare gli zeri<br />

138


di una funzione y = f(x) si parte da una approssimazione a dello zero cercato e si<br />

sviluppa in serie y = f(a)+f 0 (a)(x a)+:::. Si risolve poi l’equazione linearizzata<br />

f(a) + f 0 (a)(x a) = 0, con la speranza che la soluzione x = a f(a)=f 0 (a)<br />

di questa equazione sia una migliore approssimazione della vera soluzione. Di<br />

fatto se x0 è abbastanza vicino alla soluzione di f(x) = 0 e se f 0 (x) 6= 0, le<br />

iterate xn+1 = xn f(xn)=f 0 (xn) convergono quadraticamente alla soluzione,<br />

jxn+1 xj c jxn xj 2 , perché nello sviluppo in serie si trascurano i termini<br />

quadrati. Più precisamente,<br />

xn+1 x = (xn f(xn)=f 0 (xn)) (x f(x)=f 0 (x))<br />

= f (y) f 00 (y)=f 0 (y) 2<br />

(xn x) ;<br />

con y compreso tra x e xn. Se f(x) = 0, allora jf (y)j c jxn xj e quindi<br />

jxn+1 xj c jxn xj 2 . Grosso modo ogni iterazione raddoppia il numero di<br />

decimali corretti. Per il calcolo degli inversi il metodo di Newton applicato<br />

all’equazione y 1=x = 0 fornisce le iterazioni xn+1 = xn (2 yxn). Queste<br />

iterazioni si calcolano solo con somme e moltiplicazioni e convergono velocemente<br />

a 1=y, quindi si possono ridurre le divisioni a delle moltiplicazioni. Similmente<br />

il metodo di Newton applicato all’equazione x 2 y = 0 fornisce le<br />

iterazioni xn+1 = (xn + y=xn) =2 e coincide con il metodo di Erone per il calcolo<br />

di p y. È anche possibile calcolare le radici quadre senza utilizzare divisioni.<br />

Dall’equazione x 2 y = 0 si ricavano le iterazioni xn+1 = xn 3 x 2 ny =2 che<br />

convergono a y 1=2 e con un’ultima moltiplicazione si ottiene y y 1=2 = p y.<br />

Osserviamo che oltre a somme e moltilicazioni si sono utilizzate solo divisioni<br />

per 2, che in base 2 sono uno spostamento delle cifre. Ci sono algoritmi per<br />

radici di ogni indice. Per esempio, le iterazioni xn+1 = xn 3 x 3 ny 2 =2 convergono<br />

a y 2=3 e con una moltiplicazione per y si ottiene 3p y. Il risultato è<br />

che il calcolo di 1=y o di p y con una precisione di n cifre ha essenzialmente<br />

la stessa complessità computazionale della moltiplicazione di due numeri con n<br />

cifre. In de…nitiva, calcolare n decimali di non è troppo più complicato che<br />

moltiplicare due numeri di n cifre. Ma è così banale moltiplicare numeri con<br />

miliardi di cifre?<br />

Concludiamo con un curioso metodo per calcolare . Il frattale di Benoît<br />

Mandelbrot (1924-2010) è l’insieme dei parametri complessi c tali che l’orbita<br />

del punto 0 rispetto alla trasformazione z 2 + c è limitata, z(0) = 0 e z(n + 1) =<br />

z(n) 2 +c. Di fatto, un punto c è nell’insieme di Mandelbrot se e solo se z(n) 2<br />

per ogni n. Per esempio, c = 3=4 appartiene all’insieme, ma c = 3=4+i" con<br />

" 6= 0 non è nell’insieme. Calcolando il numero di iterate necessarie per avere<br />

z(n) > 2, si ha una sorpresa: lim f" Iterazionig = .<br />

139


L’insieme di Mandelbrot<br />

sono i punti c con orbita<br />

fz(n)g limitata: z(0) = 0<br />

e z(n + 1) = z(n) 2 + c:<br />

" Iterazioni<br />

1 3<br />

0; 1 33<br />

0; 01 315<br />

0; 001 3143<br />

0; 0001 31417<br />

0; 00001 314160<br />

0; 000001 3141593<br />

::: :::<br />

140


MORBO CICLOMETRICO:<br />

Delle più importanti costanti …siche non si conoscono che poche cifre decimali.<br />

Della più importante costante matematica si conoscono miliardi di cifre e<br />

di tanto in tanto compare qualcuno che crede di aver …nalmente trovato l’ultima.<br />

Abbiamo accennato a quadrature errate di persone competenti come Nicola da<br />

Cusa o Gregorio di San Vincenzo, ma ci sono molti altri esempi più o meno<br />

famosi.<br />

Folgorato dalla lettura di Euclide, il …losofo Thomas Hobbes (1588-1679)<br />

pubblica a partire dal 1655 una dozzina di soluzioni della quadratura del cerchio<br />

con diversi valori per , 3 + 1=5, p 10,... e nel 1669 a¤ronta anche la<br />

duplicazione del cubo, ”Quadratura circuli, cubatio sphaerae, duplicatio cubi<br />

breviter demonstrata”. Wallis, ”homo homini lupus”, dà allora inizio ad una feroce<br />

polemica che si chiude solo dopo un quarto di secolo alla morte del …losofo<br />

novantenne. Hobbes pubblica ”Sei lezioni al professore di matematica...”, ”Osservazioni<br />

sulla geometria assurda, il linguaggio rurale etc. del Dottor Wallis”,<br />

141


”Esame ed emendamento della matematica odierna”, ”Sui principi e ragioni<br />

delle geometrie, contro i falsi professori di geometria”,... e Wallis replica con<br />

”Punizioni da in‡iggere al Signor Hobbes per non aver appreso correttamente<br />

la sua lezione” e commenti del tipo: ”Non posso non osservare l’abitudine di<br />

Hobbes a contraddirsi. Trovo vergognoso che un sì grande pretendente a tali<br />

alte cose in geometria, sia poi così miseramente ignorante delle comuni operazioni<br />

dell’aritmetica pratica”. Newton si tiene lontano da questa polemica: ”La<br />

…loso…a è una signora così impertinente e litigiosa, che per un uomo è meglio<br />

esser citato in giudizio che aver a che fare con lei”. Ma qualche anno dopo<br />

inizia la sua polemica con Hooke per la priorità delle scoperte sull’ottica e la<br />

gravitazione e poi con Leibniz per il calcolo di¤erenziale ed integrale.<br />

Facciamo ora una piccola digressione, dalla misura del cerchio in geometria<br />

alla misura delle distanze sulla sfera terrestre. La determinazione della latitudine<br />

è un problema relativamente semplice, che si può ridurre alla misura<br />

dell’altezza della Stella Polare rispetto all’orizzonte, oppure l’altezza del Sole<br />

a mezzogiorno. La determinazione della longitudine è più problematica e nei<br />

secoli delle grandi scoperte geogra…che molti stati europei hanno o¤erto grossi<br />

premi per la soluzione di questo problema di grande importanza per la navigazione.<br />

Per determinare la longitudine si possono utilizzare le eclissi di Luna,<br />

che sono viste dovunque allo stesso istante, ma ad ore locali diverse. Se in A<br />

l’eclisse avviene all’ora x ed in B all’ora y, la di¤erenza tra le longitudini di A<br />

e B è proporzionale a x y, 1ora = 15 gradi. Galileo nel 1610 scopre le lune di<br />

Giove, ”Sidera Medicea”, e ne studia i movimenti. Ha poi l’intuizione di utilizzare<br />

le eclissi di questi satelliti che regolarmente compaiono e scompaiono dietro<br />

al pianeta come un orologio astronomico, che visto da ogni punto della Terra<br />

segna la stessa ora. Con questo orologio è semplice risalire alla longitudine, che<br />

risulta proporzionale alla di¤erenza tra questa ora astronomica e l’ora solare.<br />

Nel 1616 cerca di vendere senza successo la sua idea alla Spagna. Ritenta poi con<br />

l’Olanda, che ha o¤erto un premio di 30.000 scudi per la soluzione del problema.<br />

Non riceve il premio in denaro, ma una catena d’oro. Il metodo di calcolo della<br />

longitudine proposto da Galileo è laborioso, comunque Gian Domenico Cassini<br />

(1625-1712) nel 1668 pubblica le ”Efemeridi delle stelle medicee”, poi utilizzate<br />

in varie spedizioni geogra…che. Anche Ole Romer (1644-1710) osserva circa 140<br />

eclissi di Io che orbita intorno a Giove ogni 42,5 ore e constata con sorpresa<br />

che questo periodo non è uniforme. Io anticipa le previsioni quando Giove è<br />

in opposizione al Sole e ritarda quando è in congiunzione. Romer intuisce che<br />

questo è dovuto alla variazione della distanza Giove Terra ed alla velocità di<br />

propagazione …nita della luce e nel 1675 Cassini scrive: ”La luce sembra impiegare<br />

tra dieci e undici minuti per percorrere una distanza uguale alla metà<br />

del diametro dell’orbita terrestre”. Di fatto la luce, con una velocità di 299792<br />

km/sec, impiega circa 8 minuti e 20 secondi dal Sole alla Terra.<br />

142


Giove e Io,<br />

Io e Ganimede.<br />

Quaderno di Galileo<br />

con le osservazioni<br />

degli astri medicei<br />

Nel 1714 il parlamento britannico o¤re £ 20.000 per un metodo di determinazione<br />

della longitudine in mare con un’approssimazione inferiore a mezzo<br />

grado, £ 15.000 per un’approssimazione inferiore a due terzi di grado e £ 10.000<br />

per un’approssimazione inferiore ad un grado. Uno dei metodi proposti, che in<br />

verità si rivela poco pratico, si basa sulla tabulazione della direzione del moto<br />

della Luna rispetto alle stelle …sse. Nel 1762 Eulero e Tobias Mayer (1723-1762)<br />

ricevono £ 3.000 per delle tavole dei movimenti lunari. Finalmente John Harrison<br />

(1693-1776) nel 1765 riceve £ 10.000 per la costruzione di un cronometro<br />

che, a di¤erenza degli orologi a pendolo, riesce a funzionare anche sulle navi. Di<br />

fatto, molti fraintendono il problema della longitudine con quello della misura<br />

del cerchio e, trovata una misura più o meno precisa, chiedono la ricompensa.<br />

Accade spesso che Tizio trovi una o più quadrature, magari distinte, se poi<br />

queste vengono contestate da Caio, non è per aver violato il principio di non<br />

contraddizione, ma semplicemente perché non coincidono con la vera quadratura<br />

trovata da Caio stesso o da Sempronio. Molti tra quelli che presentano delle<br />

quadrature del cerchio promettono ricompense a chi trova l’errore, tanto anche<br />

se perdono poi non pagano, molti altri vogliono essere pagati per il contributo<br />

dato al sapere. Nel 1724 J.Mathulon, di professione medico, presenta un paio di<br />

presunte quadrature del cerchio, insieme ad una macchina che promette il moto<br />

perpetuo e ad altre interessanti invenzioni. Lamentandosi per lo scarso interesse<br />

suscitato dalle sue scoperte, che ”se fossero state portate a conoscenza di sua<br />

maestà, avrebbero già potuto essere utilizzate in tutto il regno”, deposita 1000<br />

scudi presso un notaio per chi trova l’errore. L’errore si trova ed i soldi sono<br />

devoluti ai poveri. Comunque il lupo perde il pelo ma non il vizio e qualche<br />

anno dopo lo scacco subito presenta all’Accademia Reale delle Scienze una terza<br />

quadratura. Nel 1753 J.L.V.de Mauléon de Causans propone una sottoscrizione<br />

di 4000 quote da 1000 lire ciascuna per rivelare la sua quadratura del cerchio, impegnandosi<br />

a restituire a ciascun sottoscrittore 1500 lire nel caso si dimostrasse<br />

falsa. Visto lo scarso successo della sottoscrizione, tappezza i muri di Parigi con<br />

143


l’avviso che sono state depositate presso un notaio 1000 lire per chi dimostra la<br />

falsità della sua quadratura, cosa non di¢ cile visto che il quadrato circoscritto<br />

risulta uguale al cerchio inscritto. Citato in giudizio da chi vuole riscuotere il<br />

premio, viene salvato dal tribunale che dichiara nulle le promesse fatte. Non<br />

contento per lo scampato pericolo, trova una seconda quadratura con = 25=8<br />

ed una terza ancora ed invia delle suppliche al re accusando l’Accademia Reale<br />

delle Scienze di mala fede. Nel 1773 D.Lafrenaye, dopo aver de…nito la radice<br />

quadrata come l’ottava parte di un numero, dimostra un cerchio ha la stessa<br />

area di un quadrato tale che il lato più la sua radice siano uguali al diametro.<br />

Ha ritrovato cioè la regola di Ahmes, se D = L + L=8 è il diametro del cerchio,<br />

l’area è L 2 . Anche questa scoperta provoca una polemica con l’Accademia Reale<br />

delle Scienze, che in…ne nel 1775 reagisce con la dichiarazione: ”L’Accademia ha<br />

preso quest’anno la risoluzione di non esaminare più alcuna soluzione dei problemi<br />

della duplicazione del cubo, della trisezione dell’angolo, o della quadratura<br />

del cerchio, né alcuna macchina annunciata come un moto perpetuo”. Nel 1836<br />

M.J.Lacomme, uno scavatore di pozzi analfabeta, chiede ad un matematico<br />

quante pietre occorrono per pavimentare il fondo di un pozzo circolare. Non<br />

comprendendo la risposta, studia da solo il problema e trova il valore 3 + 1=8.<br />

Già si conoscono più di cento cifre decimali di , ma il tentativo viene premiato<br />

con delle medaglie. Un tale Recalcati di Milano o¤re la quadratura del cerchio<br />

a chiunque versi cinque franchi, con garanzia di restituzione in caso di soluzione<br />

non completamente rigorosa. Il garante è un banchiere.<br />

Un altro caso di quadratura del cerchio è quello di Edward Johnston Goodwin<br />

(1828-1902), un medico nello stato dell’Indiana, il quale molto umilmente<br />

dichiara che, non per merito ma per pura grazia, ”nella prima settimana di<br />

Marzo del 1888 è stato in modo soprannaturale illuminato sulla esatta misura<br />

del cerchio... nessuna autorità nella scienza dei numeri può dire come il rapporto<br />

è stato scoperto...”. Su richiesta dell’autore la scoperta viene pubblicata<br />

nel 1894 sull’”American Mathematical Monthly” e nel 1895 dopo la quadratura<br />

del cerchio è la volta della trisezione dell’angolo e della duplicazione del cubo:<br />

”Un’area circolare è uguale al quadrato su di una linea uguale al quadrante<br />

della circonferenza; e l’area di un quadrato è uguale all’area del cerchio la cui<br />

circonferenza è uguale al perimetro del quadrato. (Copyrighted by the author,<br />

1889. All rights reserved.)”<br />

”Trisezione di un angolo: La trisezione della corda di ogni arco di cerchio<br />

triseca l’angolo dell’arco. Duplicazione del cubo: Duplicare la dimensione di<br />

un cubo ottuplica il suo contenuto, e duplicare il suo contenuto aumenta la sua<br />

dimensione del venticinque più uno per cento.”<br />

Se la circonferenza 2 r è uguale al perimetro del quadrato, il lato del quadrato<br />

è un quadrante r=2 e l’area del quadrato è 2 r 2 =4. Se l’area del quadrato è<br />

uguale all’area del cerchio, 2 r 2 =4 = r 2 e si ricava = 4. Il dottor Goodwin<br />

cerca il riconoscimento del governo per le sue scoperte e chiede di includerle nei<br />

programmi di studio delle accademie di West Point ed Annapolis. Riesce poi a<br />

144


convincere il suo deputato locale a presentare una proposta di legge per …ssare<br />

il valore legale di .<br />

”Progetto di legge n o 246. Presentato da T.I.Record. Letto per la prima<br />

volta alla Camera il 18/1/1897. Inviato al Comitato per i Canali ed inviato al<br />

Comitato per l’Educazione il 19/1/1897. Letto per la seconda e terza volta il<br />

5/2/1897. Approvato il 5/2/1897, Si 67, No 0. Letto per la prima volta al Senato<br />

il 18 Gennaio 1897. Inviato al Comitato per la Temperanza il 11/2/1897.<br />

Parere favorevole il 12/2/1897. Letto per la seconda e rimandato a tempo inde…nito<br />

il 12/2/1897.”<br />

”Progetto di legge per introdurre una nuova verità matematica ed o¤erto<br />

come contributo all’educazione, da essere usato senza costi o diritti d’autore dal<br />

solo Stato dell’Indiana se accettato ed adottato dalla legislatura nel 1897... Si<br />

è trovato che l’area circolare sta al quadrante della circonferenza come l’area di<br />

un rettangolo equilatero sta al quadrato su un lato. Secondo la presente regola<br />

l’uso del diametro come unità lineare per il calcolo dell’area del cerchio è completamente<br />

sbagliato... Prendendo il quadrante della circonferenza del cerchio<br />

come unità lineare si soddisfano i requisiti richiesti per la quadratura e la retti-<br />

…cazione della circonferenza del cerchio. Inoltre, si è rivelato che il rapporto tra<br />

la corda ed un arco di novanta gradi è come sette a otto, e anche che il rapporto<br />

tra la diagonale ed un lato di un quadrato è come dieci a sette, questo rivela<br />

l’importante fatto che il rapporto tra diametro e circonferenza è come cinque<br />

quarti a quattro. Per questo ed altro, la regola …nora in uso non funziona sia<br />

matematicamente che nelle applicazioni pratiche...”<br />

Il rapporto tra corda ed arco di novanta gradi è p 2r = ( r=2). Se 2 p 2= =<br />

7=8 si ricava che = 16 p 2=7. Inoltre, se il rapporto tra diagonale e lato di<br />

un quadrato è dieci a sette, = 16 p 2=7 = 160=49. Sono valori diversi dal<br />

= 4 ottenuto precedentemente, ma non è certo il caso di arrendersi davanti<br />

al principio di non contraddizione. L’”Indianapolis Sentinel” del 20/1/1897<br />

titola: ”Quadrare il cerchio, ci sono voci che questo vecchio problema sia stato<br />

risolto”. Per caso la proposta di legge viene mostrata ad un matematico in<br />

visita alla Camera, con la preghiera di scrivere una presentazione del dotto<br />

autore, ma questi declina l’invito con la scusa che di pazzi ne conosce già troppi.<br />

A questo punto i senatori cominciano ad aver qualche dubbio ed uno di loro<br />

pubblicamente confessa: ”Può essere che io sia particolarmente ignorante su<br />

questa questione di <strong>Matematica</strong>”. L’assemblea unanime si associa decidendo,<br />

pur senza entrare nel merito dell’argomento, di rimandare a tempo inde…nito<br />

l’approvazione de…nitiva. Di fatto, tutti quelli che pagano le tasse su proprietà<br />

tonde e subiscono passivamente interessi irrisori sui depositi e da usura sui debiti<br />

possono essere piuttosto interessati ai valori legali dei numeri ed e.<br />

Augustus De Morgan (1806-1871) osserva che ”è più facile quadrare un<br />

cerchio che arrotondare un matematico” e propone una spiegazione astrologica<br />

ai diversi valori di apparsi in epoche di¤erenti. Il rapporto tra circonferenza<br />

e diametro non è costante, ma varia col tempo secondo la formula<br />

145


= 3 + 13=80 + 3=80 cos(S L), con S e L longitudini del Sole e della Luna.<br />

Ma forse le perturbazioni di qualche pianeta sono responsabili di valori minori<br />

di 3,125 o maggiori di 3,2.<br />

Terminiamo questa breve introduzione con l’ovvia osservazione che la soluzione<br />

del problema della quadratura del cerchio non pone …ne alla storia di il cui<br />

studio, insieme a quello di tanti altri numeri interessanti, continuerà ancora per<br />

molto.<br />

146


Archimede (287-212 a.C.)<br />

MET ODO DI<br />

ESAUST IONE<br />

Approssimando un cerchio con poligoni regolari inscritti e circoscritti è possibile,<br />

almeno in linea di principio, calcolare con una approssimazione arbitrariamente<br />

piccola ed Archimede è tra i primi ad implementare questo metodo<br />

da un punto di vista numerico. Nell’esposizione che segue, traduciamo il suo<br />

linguaggio geometrico in trigonometria. Un poligono regolare con n lati iscritto<br />

in una circonferenza di raggio uno si ottiene dividendo un angolo giro in n parti<br />

uguali. Il lato risulta lungo 2 sin( =n) ed il perimetro 2n sin( =n). Analogamente,<br />

il lato di un poligono regolare con n lati circoscritto ad una circonferenza<br />

di raggio uno risulta lungo 2 tan( =n) ed il perimetro 2n tan( =n). I perimetri<br />

dei poligoni iscritti sono una stima per difetto ed i perimetri dei poligoni circoscritti<br />

sono una stima per eccesso della lunghezza della circonferenza,<br />

n sin( =n) < < n tan( =n):<br />

Tanto più grande è il numero dei lati, tanto meglio i poligoni iscritti e circoscritti<br />

approssimano la circonferenza. In particolare, dagli sviluppi in serie<br />

sin(x) = x x 3 =6 + ::: e tan(x) = x + x 3 =3 + ::: si ricava che la discrepanza<br />

tra i perimetri dei poligoni e la circonferenza è dell’ordine di n 2 ,<br />

n sin( =n) 3 =6n 2 e n tan( =n) 3 =3n 2 .<br />

147


Archimede ottiene i perimetri dei poligoni regolari di 6, 12, 24, 48, 96 lati<br />

per mezzo di un procedimento che permette di passare dal perimetro di un<br />

poligono con un certo numero di lati al perimetro di un poligono con un numero<br />

doppio di lati. Il processo ricorsivo, formalizzato da J.F.Pfa¤ (1765-1825), è<br />

il seguente. Indicando con P (n) = 2n sin( =n) e con Q(n) = 2n tan( =n), è<br />

possibile ricavare Q(2n) prendendo la media armonica tra P (n) e Q(n) e poi<br />

ricavare P (2n) prendendo la media geometrica tra P (n) e Q(2n):<br />

tan(x) =<br />

sin(2x) tan(2x)<br />

sin(2x) + tan(2x) ; 2 sin(x) = p 2 sin(2x) tan(x);<br />

Q(2n) =<br />

2Q(n)P (n)<br />

Q(n) + P (n) ; P (2n) = p Q(2n)P (n):<br />

Un altro modo di procedere è il seguente. Per conoscere P (n) basta conoscere<br />

sin( =n) e, noto sin( =n), si può ricavare sin( =2n) dalle formule di bisezione,<br />

r<br />

q<br />

P (2n) = 4n sin ( =2n) = 2n 2 2 1 sin 2 ( =n)<br />

r<br />

q<br />

= 2n 2 4 (P (n)=n) 2 :<br />

In particolare, partendo con sin( =4) = 1= p 2, si ottiene ricorsivamente<br />

P (4) = 4 p 2;<br />

q<br />

P (8) = 8 2 p 2;<br />

r<br />

q<br />

P (16) = 16 2 2 + p 2;<br />

s<br />

P (32) = 32 2<br />

r<br />

q<br />

2 + 2 + p 2;<br />

v<br />

u<br />

t<br />

P (64) = 64 2<br />

s<br />

r<br />

q<br />

2 + 2 + 2 + p 2; :::<br />

148


Similmente, partendo con sin( =6) = 1=2,<br />

P (6) = 6;<br />

q<br />

P (12) = 12 2 p 3;<br />

r<br />

q<br />

P (24) = 24 2 2 + p 3;<br />

s<br />

P (48) = 48 2<br />

r<br />

q<br />

2 + 2 + p 3;<br />

v<br />

u<br />

t<br />

P (96) = 96 2<br />

s<br />

r<br />

q<br />

2 + 2 + 2 + p 3; :::<br />

Osserviamo che l’approssimazione P (n)=2 è dell’ordine di n 2 :<br />

P (n)=2 = n sin ( =n) =<br />

3 =6n 2 + 5 =120n 4<br />

Per accelerare la convergenza delle successioni fP (n)g e fQ(n)g, si può partire<br />

dalle identità x = arcsin (sin(x)) e x = arctan (tan(x)) e sviluppare in serie<br />

di potenze l’arco seno o l’arco tangente. In questo modo si ottiene<br />

= n arcsin (P (n)=2n) = P (n)=2 + P (n) 3 =48n 2 + 3P (n) 5 =1280n 4 + :::;<br />

= n arctan (Q(n)=2n) = Q(n)=2 + Q(n) 3 =24n 2 + Q(n) 5 =160n 4 + ::::<br />

Con k termini di queste serie si hanno approssimazioni dell’ordine di n 2k .<br />

Per esempio, P (6)=2 = 3 è l’approssimazione biblica, P (6)=2 + P (6) 3 =48 6 2 =<br />

3 + 1=8 è quella babilonese, l’approssimazione successiva 3 + 1=8 + 9=640 =<br />

3; 139::: è quasi buona come quella di Archimede. Per accelerare la convergenza<br />

di questi processi di approssimazione si può anche utilizzare il metodo di Snell<br />

e Huygens, che ha un’approssimazione dell’ordine di n 4 ,<br />

2<br />

P (2n)<br />

3<br />

1<br />

P (n) = (8n=3) sin ( =2n) (n=3) sin ( =n) =<br />

6<br />

:::<br />

5 =480n 4 + :::<br />

Il metodo di Snell e Huygens si presta ad immediate generalizzazioni. Nel<br />

1770 Lambert pubblica una memoria sulla retti…cazione di curve, che estende alcuni<br />

dei risultati di Huygens. Se una liscia curva congiunge due punti vicini A =<br />

(0; 0) e B = ("; 0), si può scriverne l’equazione nella forma y = x (" x) '(x),<br />

con '(x) = + x + x 2 + x 3 :::. Per stimare la lunghezza dell’arco di curva da<br />

A a B, osserviamo che ordinando i termini " m x n con potenze m + n crescenti<br />

si ha<br />

dy d<br />

=<br />

dx dx x (" x) + x + x2 + x 3 + :::<br />

= " 2 x + 2 "x 3 x 2 + 3 "x 2<br />

4 x 3 + 4 "x 3<br />

149<br />

5 x 4 + :::


La lunghezza dell’arco di curva ha quindi lo sviluppo in serie<br />

Z " q<br />

1 + (dy=dx)<br />

0<br />

2 Z "<br />

dx =<br />

0<br />

Z "<br />

=<br />

0<br />

1 + (dy=dx) 2 =2 (dy=dx) 4 =8 + ::: dx<br />

1 + 2 " 2 =2 2 2 "x + 2 2 x 2 + 2 " 2 x 7 "x 2 + 6 x 3 + ::: dx<br />

= " + 2 " 3 =6 + " 4 =6 + :::<br />

La tangente alla curva in A è y = "'(0)x, quella in B è y = "'(") (" x), e<br />

l’intersezione tra le tangenti C = "'(")= ('(0) + '(")) ; " 2'(0)'(")= ('(0) + '(")) .<br />

Si ha<br />

s<br />

AC =<br />

"'(")<br />

'(0) + '(")<br />

2<br />

+ "2 '(0)'(")<br />

'(0) + '(")<br />

= "<br />

2 + 4 "2 + 2 4 2 + 2<br />

8 2 " 3 + 2 4 + 4 2 4 + 3<br />

16 3<br />

Similmente si ha<br />

BC =<br />

s<br />

"'(0)<br />

'(0) + '(")<br />

2<br />

+ "2 '(0)'(")<br />

'(0) + '(")<br />

= "<br />

2 4 "2 + 2 4 2 + 2<br />

8 2 " 3 + 6 4 4 2 3<br />

+ 4<br />

16 3<br />

2<br />

2<br />

" 4 + :::<br />

" 4 + :::<br />

Una media ponderata tra le lunghezze dei segmenti inscritti AB e circoscritti<br />

AC + BC è<br />

2 1<br />

AB +<br />

3<br />

3 (AC + BC) = " + 2 " 3 =6 + " 4 =6 + :::<br />

Quindi la di¤erenza tra la lunghezza della curva<br />

Z " q<br />

1 + (dy=dx) 2 dx e<br />

2=3AB + 1=3 (AC + BC) è dell’ordine di " 5 . Se la curva è un cerchio, si ritrova<br />

uno dei risultati di Huygens.<br />

Nel 1927 L.F.Richardson osserva che se una certa quantità P è limite per<br />

x ! 0 di una funzione f(x) con sviluppo asintotico<br />

f(x) = P + Ax + Bx + Cx + :::;<br />

con 0 < < < :::, allora f(y) approssima P meglio di f(x) se y < x,<br />

ma è possibile ottenere un’approssimazione ancora migliore con una opportuna<br />

combinazione lineare tra f(x) e f(y) che elimina la potenza ,<br />

x f(y) y f(x)<br />

x y<br />

x y y x<br />

= P + B<br />

x y<br />

0<br />

x y y x<br />

+ C<br />

x y<br />

+ ::::<br />

È interessante notare che per applicare il metodo è su¢ ciente conoscere gli<br />

esponenti dello sviluppo asintotico e non è necessario conoscerne i coe¢ cienti.<br />

150


Per esempio, il calcolo numerico di un integrale con il metodo dei trapezi con<br />

passo (b a)=n porta ad una formula del tipo<br />

Z b<br />

f(t)dt = T (n) + n<br />

a<br />

2 + n 4 + n 6 + ::::<br />

I trapezi T (n) approssimano l’integrale a meno di n 2 , ma (4T (2n) T (n)) =3<br />

è un’approssimazione a meno di n 4 ed iterando il procedimento si può anche<br />

eliminare questo termine ed i successivi.<br />

Ci sono altri metodi, anche non lineari, per accelerare la convergenza di una<br />

successione. Nel 1674 Takakazu Seki (1642-1708), calcolati P 2 15 , P 2 16 ,<br />

P 2 17 , ottiene dieci cifre decimali di utilizzando la formula<br />

P (2n) +<br />

(P (2n) P (n)) (P (4n) P (2n))<br />

(P (2n) P (n)) (P (4n) P (2n)) :<br />

Il metodo di Seki è riscoperto nel 1926 da Alexander Craig Aitken (1895-<br />

1967), il quale osserva che se fx(n)g converge a z in modo geometrico, x(n) =<br />

z + n con j j < 1, allora<br />

x(n) x(n 1) x(n) z<br />

=<br />

x(n 1) x(n 2) x(n 1) z ;<br />

z =<br />

x(n)x(n 2) x(n 1)2<br />

x(n) 2x(n 1) + x(n 2) :<br />

Questo suggerisce di associare alla successione fx(n)g la successione<br />

y(n) = x(n)<br />

(x(n) x(n 1)) 2<br />

x(n) 2x(n 1) + x(n 2) :<br />

In generale, se fx(n)g ! z anche fy(n)g ! z, ma la convergenza è più<br />

veloce, (y(n) z) = (x(n) z) 1. Confrontiamo numericamente i metodi di<br />

Archimede, Huygens, Seki, ricordando che = 3; 1415926535:::.<br />

Archimede: x(n) = (6 2 n ) sin ( = (6 2 n )) :<br />

4x(n) x(n 1)<br />

Huygens: y(n) = :<br />

3<br />

(x(n) x(n 1))<br />

Seki: z(n) = x(n)<br />

2<br />

x(n) 2x(n 1) + x(n 2) :<br />

n x(n) y(n) z(n)<br />

0 3<br />

1 3; 105828541::: 3; 141104721:::<br />

2 3; 132628613::: 3; 141561970::: 3; 141717032:::<br />

3 3; 139350203::: 3; 141590732::: 3; 141600361:::<br />

4 3; 141031950::: 3; 141592533::: 3; 141593134:::<br />

151


Con dei metodi iterativi non solo è possibile stimare , ma anche calcolare<br />

funzioni trigonometriche e logaritmi. Per esempio,<br />

lim<br />

n!+1 2n tan 2 n arctan(x) = arctan(x):<br />

Inoltre tan(y=2) = tan(y)= 1 + p 1 + tan 2 (y) . Quindi arctan(x) è limite<br />

della successione de…nita ricorsivamente da<br />

Similmente,<br />

2An(x)<br />

A0(x) = x; An+1(x) = q<br />

1 + 1 + (2 nAn(x)) 2<br />

:<br />

lim<br />

n!+1 2n n<br />

2<br />

(1 + x)<br />

1 = log(1 + x):<br />

Quindi log(1 + x) è limite della successione de…nita ricorsivamente da<br />

L0(x) = x; Ln+1(x) =<br />

2Ln(x)<br />

1 + p 1 + 2 n Ln(x) :<br />

Ma torniamo<br />

Z<br />

al metodo di esaustione ed a . L’area di un cerchio di raggio<br />

1p<br />

uno è 4 1 x2dx e si può stimare questo integrale con qualche metodo<br />

0<br />

Z b<br />

numerico. Per stimare un integrale f(x)dx si possono utilizzare i metodi di<br />

esaustione con rettangoli o trapezi,<br />

Z b<br />

f(x)dx<br />

a<br />

Z b<br />

f(x)dx<br />

a<br />

b a<br />

n<br />

a<br />

b<br />

n<br />

a<br />

1<br />

n<br />

k=0<br />

f(a) + f(b)<br />

2<br />

X<br />

f (a + k(b a)=n) ;<br />

!<br />

X<br />

f (a + k(b a)=n) ;<br />

n 1<br />

+<br />

che danno errori dell’ordine di n 1 e n 2 , o metodi più so…sticati. Per esempio,<br />

con il metodo di Thomas Simpson (1710-1761) con passo 1/4 si ottiene già una<br />

buona approssimazione di ,<br />

12<br />

= 12<br />

Z 1=2<br />

0<br />

k=1<br />

p 1 x 2 dx<br />

p !<br />

3<br />

p 1 (0=4) 2 + 4 p 1 (1=4) 2 + p 1 (2=4) 2<br />

12<br />

= 1 + p 15 p 3 = 3; 140932:::<br />

8<br />

p !<br />

3<br />

Il metodo di Simpson è basato sull’interpolazione e quadratura con parabole,<br />

è quindi un metodo archimedeo.<br />

152<br />

8


Tolomeo (II secolo d.C) Nepero (1550-1617)<br />

T AV OLE DI<br />

CORDE E<br />

LOGARIT MI<br />

Utilizzando la formula di Taylor, non è di¢ cile calcolare numericamente le<br />

funzioni trigonometriche ed i logaritmi. Per esempio, il polinomio x x 3 =6 +<br />

x 5 =120 approssima sin(x) nell’intervallo 0 x =2 con un errore inferiore<br />

a 5 10 3 . Modi…cando opportunamente i coe¢ cienti si può anche migliorare<br />

l’approssimazione. Per esempio, per approssimare log(1 + x), invece del polinomio<br />

di Taylor x x 2 =2 + x 3 =3 x 4 =4 + x 5 =5, si può utilizzare ax + bx 2 +<br />

cx 3 + dx 4 + ex 5 , con a = 0; 99949556, b = 0; 49190896, c = 0; 28947478,<br />

d = 0; 13606275, e = 0; 03215841. L’approssimazione in 0 x 1 è a meno di<br />

10 5 . Ma non è così che sono state calcolate le prime tavole di queste funzioni.<br />

In un cerchio di raggio r una corda sottesa da un angolo # misura 2r sin(#=2).<br />

Le tavole di corde sono quindi tavole di seni. Ecco come Tolomeo calcola le sue<br />

tavole, con l’avvertenza che in Tolomeo il diametro del cerchio è 120 e gli angoli<br />

sono in gradi, mentre qui il raggio è uno e gli angoli sono in radianti. Tolomeo<br />

conosce degli equivalenti delle formule trigonometriche<br />

cos 2 (#) + sin 2 (#) = 1;<br />

cos(# ') = cos(#) cos(') sin(#) sin(');<br />

sin(# ') = cos(#) sin(') cos(') sin(#);<br />

sin 2 (#=2) = (1 cos(#)) =2:<br />

Poi sa da Euclide che il quadrato sul lato del pentagono regolare iscritto in<br />

una circonferenza è uguale alla somma dei quadrati sui lati dell’esagono e del<br />

decagono. In particolare,<br />

p p p<br />

10 2 5<br />

5 1<br />

sin( =6) = 1=2; sin( =5) =<br />

; sin( =10) = :<br />

4<br />

4<br />

Con la formula di sottrazione si ottiene sin( =5 =6) = sin( =30), poi<br />

con bisezione sin( =60), sin( =120), sin( =240). Per ottenere una stima di<br />

153


sin( =180) basta interpolare tra =120 e =240. Aristarco ha mostrato che se<br />

0 < ' < # < =2, allora sin( )= sin(') < =' < tan( )= tan('). Questo segue<br />

dal fatto che le funzioni sin(x)=x e tan(x)=x sono rispettivamente decrescenti e<br />

crescenti nell’intervallo 0 < x < =2. In particolare,<br />

sin( =120) sin( =180) sin( =240)<br />

< < ;<br />

=120 =180 =240<br />

2<br />

4<br />

sin( =120) < sin( =180) < sin( =240):<br />

3 3<br />

2=3 sin( =120) = 0; 017451::: e 4=3 sin( =240) = 0; 017452:::, l’approssimazione<br />

per sin( =180) è dell’ordine di 10 6 . Poi, con passi di mezzo grado Tolomeo<br />

completa le sue tavole di corde, con cinque decimali corretti. Un modo alternativo<br />

per calcolare sin( =180) partendo da sin( =60) utilizza la formula sin(#) =<br />

3 sin(#=3) 4 sin 3 (#=3). Risolvendo numericamente l’equazione sin( =60) =<br />

3x 4x 3 Al Kashi trova che sin( =180) è circa<br />

1<br />

60<br />

+ 2<br />

60<br />

49 43 11 14 44 16 19 16<br />

+ + + + + + + + + :::<br />

2 603 604 605 606 607 608 609 6010 L’errore è solo dalle potenze 60 9 in poi.<br />

Veniamo ora alle prime tavole dei logaritmi di Nepero. Queste sono basate<br />

sulla progressione geometrica 10 7 1 10 7 n ed i conti in linea di principio<br />

sono semplici, perché la moltiplicazione per 1 10 7 si riduce alla sottrazione<br />

1 10 7 x = x 10 7 x ed in notazione decimale, Nepero è tra i primi ad<br />

adottare in Europa tale notazione, le cifre di 10 7 x sono le stesse cifre di x con<br />

la virgola spostata.<br />

”Dal raggio 10000000.0000000, con aggiunte sette cifre per maggiore accuratezza,<br />

si sottrae 1.0000000 e si ottiene 9999999.0000000; da questo si sottrae<br />

0.9999999 e si ottiene 9999998.0000001;...”<br />

Il metodo si rivela troppo laborioso e Nepero passa subito dal rapporto<br />

1 10 7 al rapporto 1 10 5 . Le tavole di Bürgi sono simili, ma basate<br />

sulla successione 10 8 1 + 10 4 n . Le tavole dei logaritmi di Briggs sono in<br />

base 10, con log 10(1) = 0 e log 10(10) = 1. Poiché log 10(x 1 ) = log 10(x),<br />

è su¢ ciente calcolare log 10(x) con 1 x 10. Briggs calcola questi logaritmi<br />

con delle estrazioni iterate di radici quadrate, utilizzando la formula<br />

log 10( p xy) = (log 10(x) + log 10(y)) =2.<br />

10 0 = 1 log 10(1) = 0<br />

10 1 = 10 log 10(10) = 1<br />

10 1=2 = 3; 162277::: log 10(3; 162277:::) = 1=2<br />

10 1=4 = 1; 778279::: log 10(1; 778279:::) = 1=4<br />

10 3=4 = 5; 623413::: log 10(5; 623413:::) = 3=4<br />

10 1=8 = 1; 333521::: log 10(1; 333521:::) = 1=8<br />

10 3=8 = 2; 371373::: log 10(2; 371373:::) = 3=8<br />

10 5=8 = 4; 216965::: log 10(4; 216965:::) = 5=8<br />

10 7=8 = 7; 498942::: log 10(7; 498942:::) = 7=8<br />

154


54<br />

2 Briggs arriva …no a 10 , un numero molto prossimo a uno, poi osserva<br />

che per x piccolo, log10(1 + x) risulta circa proporzionale a x, log10(1 + x)<br />

(0; 434294:::)x. È il primo termine dello sviluppo in serie<br />

log 10(1 + x) = log 10(e) x x 2 =2 + x 3 =3 ::: :<br />

Per calcolare il logaritmo di un numero y basta allora prendere un certo<br />

n<br />

2 numero di radici quadre y = 1 + x per poi ottenere log10(y) = 2n log10(1 +<br />

x) 2n (0; 434294:::)x. In…ne, anticipando Newton, per calcolare le radici Briggs<br />

trova la formula p 1 + y = 1 + y=2 y2 =8 + :::.<br />

I logaritmi si possono calcolare facilmente anche utilizzando lo sviluppo in<br />

serie di Mercatore e Newton log(1 + x) = x x2 =2 + x3 =3 :::. Per esempio,<br />

per calcolare il fattore di conversione tra i logaritmi naturali e quelli di Briggs<br />

log10(e) = 1= log(10), seguendo il suggerimento di Newton è su¢ ciente calcolare<br />

per serie log (1 1=10) e log (1 2=10), poi sommando log(2) = 2 log (12=10)<br />

log (8=10) log (9=10) ed in…ne log(10) = 3 log (2) log (8=10).<br />

Oggi le tavole di seni e logaritmi sono diventate quasi un oggetto di antiquariato,<br />

sostituite da un qualche algoritmo di calcolo nella memoria dei calcolatori.<br />

Siccome anche i regoli sono scomparsi dal mercato, terminiamo illustrandone<br />

brevemente il funzionamento. Su due righe che possono scorrere parallele sono<br />

segnate delle tacche numerate, per esempio 1, 2, 3,..., 9, 10, nelle posizioni<br />

log10(1) = 0, log10(2) = 0; 301:::, log10(3) = 0; 477:::, log10(9) = 0; 954::::,<br />

log10(10) = 1.<br />

j1 j2 j3 j4 j5 j6 j7 j8 j9 j10<br />

j1 j2 j3 j4 j5 j6 j7 j8 j9 j10<br />

Per moltiplicare due numeri, si fanno scorrere le righe facendo coincidere la<br />

tacca 1 sulla riga sotto con quella x sopra, allora la tacca y sotto coincide con<br />

quella xy sopra. Viceversa, per dividere si muove la tacca y sotto quella x, allora<br />

la tacca 1 risulta sotto x=y. Se nel calcolare prodotti o divisioni si …nisce fuori<br />

scala, basta dividere o moltiplicare per 10.<br />

Concludiamo illustrando brevemente un algoritmo per il calcolo di funzioni<br />

elementari che utilizza solo un numero …sso di addizioni o sottrazioni e<br />

di traslazioni della virgola. Questo algoritmo CORDIC (Coordinate Rotation<br />

Digital Computer) è stato introdotto nel 1959 per risolvere dei problemi trigonometrici<br />

legati alla navigazione ed è stato poi implementato in molte calcolatrici<br />

tascabili. Ruotando un vettore [x; y] di un angolo # si ottiene<br />

cos(#) sin(#)<br />

sin(#) cos(#)<br />

x<br />

y =<br />

1<br />

p<br />

2 1 + tan (#)<br />

1 tan(#)<br />

tan(#) 1<br />

In particolare [cos(#); sin(#)] è la rotazione di un angolo # del vettore [1; 0].<br />

L’idea è di approssimare una rotazione arbitraria con una successione di rotazioni<br />

elementari. Partendo da [X(0); Y (0)] = [1; 0] e ponendo tan(#(j)) =<br />

155<br />

x<br />

y


2 j , si de…nisce la successione<br />

X(j) = X(j 1) 2 j Y (j 1);<br />

Y (j) = 2 j X(j 1) + Y (j 1):<br />

Osserviamo che in numerazione binaria la moltiplicazione per delle potenze di<br />

due si riduce ad una traslazione della virgola, quindi il calcolo degli [X(j); Y (j)]<br />

richiede solo queste traslazioni e delle somme e sottrazioni. Se dopo n iterazioni<br />

nY<br />

si moltiplica il vettore [X(n); Y (n)] per il fattore 1 + 2 2j 1=2<br />

, il risultato<br />

è la rotazione del vettore [1; 0] di un angolo<br />

nX<br />

j=1<br />

j=1<br />

arctan 2 j . L’algoritmo per<br />

il calcolo di cos(#) e sin(#) è dunque il seguente. Fissata la precisione 2 n con<br />

cui si vuole operare, si calcolano le costanti "(j) = arctan 2 j ed il fattore<br />

K =<br />

nY<br />

1 + 2 2j 1=2<br />

. Questi dati sono immagazzinati nella memoria del<br />

j=1<br />

calcolatore. Per calcolare cos(#) e sin(#) occorre poi scegliere i segni (j) = 1<br />

nX<br />

in modo da avere (j)"(j) #. Quindi, dato # e posto #(0) = 0, basta<br />

j=1<br />

de…nire ricorsivamente<br />

8<br />

><<br />

>:<br />

(j) = 1 se #(j 1) > #, (j) = +1 se #(j 1) #;<br />

#(j) = #(j 1) + (j)"(j);<br />

X(j) = X(j 1) 2 j (j)Y (j 1);<br />

Y (j) = 2 j (j)X(j 1) + Y (j 1):<br />

In…ne,<br />

0<br />

1<br />

0<br />

1<br />

nX<br />

cos @ (j)"(j) A = KX(n);<br />

nX<br />

sin @ (j)"(j) A = KY (n):<br />

j=1<br />

La possibilità di approssimare # con<br />

nX<br />

j=1<br />

j=1<br />

seguente. Se "(1) "(2) ::: "(n) > 0 e "(k) "(n) +<br />

1 k n, se j#j<br />

(j)"(j) dipende dall’osservazione<br />

nX<br />

j=k+1<br />

"(j) per ogni<br />

nX<br />

"(j), se #(0) = 0 e #(j) = #(j 1) + (j)"(j), con<br />

j=1<br />

(j) = 1 se #(j 1) > # e (j) = +1 se #(j 1) #, allora j# #(n)j "(n).<br />

Questo algoritmo non si applica solo al seno e coseno, ma anche al calcolo di<br />

altre funzioni trigonometriche dirette ed inverse, radici quadrate, esponenziali<br />

e logaritmi. Per esempio, per calcolare exp(#) basta applicare l’algoritmo alle<br />

funzioni iperboliche cosh(#) e sinh(#). Con un algoritmo simile si possono anche<br />

156


calcolare moltiplicazioni e divisioni. Dati X e Z, posto Y (0) = 0 e Z(0) = Z, si<br />

de…niscono ricorsivamente<br />

8<br />

><<br />

>:<br />

(j) = 1 se Z(j 1) < 0, (j) = +1 se Z(j 1) 0;<br />

Z(j) = Z<br />

jX<br />

(k)2 k ;<br />

Y (j) = X<br />

jX<br />

k=1<br />

k=1<br />

(k)2 k :<br />

Quando Z(n) 0, allora Y (n) = XZ.<br />

157


Viete (1540-1603) Wallis (1617-1702)<br />

P RODOT T I<br />

INF INIT I<br />

Il metodo di Viète per stimare è simile a quello di Archimede, ma utilizza<br />

le aree invece dei perimetri. Qui, seguendo Eulero, traduciamo la geometria in<br />

analisi. Si parte dalle identità<br />

sin(x) = 2 cos(x=2) sin(x=2) = 4 cos(x=2) cos(x=4) sin(x=4)<br />

= 2 n cos(x=2) cos(x=4)::: cos(x=2 n ) sin(x=2 n ):<br />

Da cos(#=2) = p (1 + cos(#)) =2 e 2 n sin(2 n #) ! #, si ricava<br />

sin(x)<br />

= cos(x=2) cos(x=4) cos(x=8):::<br />

x<br />

r<br />

s<br />

v<br />

r u s<br />

u<br />

r<br />

1 cos(x) 1 1 1 cos(x) t1 1 1 1 1 cos(x)<br />

= + + + + + + :::<br />

2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2<br />

Ponendo x = =2 si ottiene la formula di Viète,<br />

r<br />

s<br />

v<br />

r u s<br />

u<br />

r<br />

2 1 1 1 1t1<br />

1 1 1 1<br />

= + + +<br />

2 2 2 2 2 2 2 2 2 :::<br />

Questa è forse la prima espressione di mediante un prodotto in…nito. Poi<br />

c’è il prodotto in…nito di Wallis, che ha ottenuto la formula<br />

2<br />

= 2 2 4 4 6 6 8 8 :::<br />

1 3 3 5 5 7 7 9 ::: ;<br />

studiando le aree sotto le curve y = (1 x 2 ) m=2 . Il cambio di variabili x cos(#)<br />

porta a studiare gli integrali<br />

Z =2<br />

I(n) = sin n (#)d#:<br />

0<br />

158


Integrando per parti si ha<br />

Z =2<br />

I(n) = sin n (#)d#<br />

= cos(#) sin n 1 (#)<br />

Z =2<br />

= (n 1)<br />

0<br />

=2<br />

0<br />

0<br />

Z =2<br />

+ (n 1)<br />

0<br />

cos 2 (#) sin n 2 (#)d#<br />

(1 sin 2 (#)) sin n 2 (#)d# = (n 1) (I(n 2) I(n)) :<br />

Quindi I(0) = =2, I(1) = 1, I(n) = ((n 1) =n) I(n 2), e iterando,<br />

I(2n) =<br />

I(2n + 1) =<br />

1 3 5 ::: (2n 1)<br />

2 4 6 ::: (2n) 2 ;<br />

2 4 6 ::: (2n)<br />

1 3 5 ::: (2n + 1) :<br />

Da queste uguaglianze e dalle disuguaglianze<br />

si ottiene<br />

I(2n + 2) < I(2n + 1) < I(2n);<br />

1 < I(2n)=I(2n + 1) < I(2n)=I(2n + 2) = (2n + 2)=(2n + 1);<br />

1 <<br />

2<br />

1 3 5 ::: (2n 1)<br />

2 4 6 ::: (2n)<br />

1 3 5 ::: (2n + 1) 2n + 2<br />

< ! 1:<br />

2 4 6 ::: (2n) 2n + 1<br />

Gli integrali<br />

Z =2<br />

sin n (#)d# hanno a che fare con il volume della sfera in<br />

0<br />

uno spazio euclideo ad n dimensioni. Se indichiamo con V (n) il volume di una<br />

sfera di raggio uno, allora V (n)rn è il volume di una sfera di raggio r. La misura<br />

dell’intervallo [ 1; 1] è V (1) = 2 e per ricorrenza si può calcolare V (n),<br />

Z<br />

Z 1 Z<br />

V (n) =<br />

dx =<br />

= V (n 1)<br />

fx2Rn :jxj 1g<br />

1 fy2Rn 1 :jyj p 1 t2g dydt<br />

Z 1<br />

(1 t<br />

1<br />

2 ) (n 1)=2 Z =2<br />

dt = 2V (n 1)<br />

0<br />

sin n (#)d#:<br />

Il volume della buccia di sfera, cioè dell’insieme di punti a distanza h dal<br />

bordo, è V (n)(r + h) n V (n)(r h) n . Dividendo questo volume per l’altezza<br />

2h si ottiene una approssimazione dell’area della buccia. L’area della super…cie<br />

sferica A(n)r n 1 è la derivata del volume V (n)r n ,<br />

A(n)r n 1 V (n)(r + h)<br />

= lim<br />

h!0<br />

n V (n)(r h) n<br />

= nV (n)r<br />

2h<br />

n 1 :<br />

In particolare,<br />

V (1) = 2 V (2) = V (3) = 4 =3<br />

A(1) = 2 A(2) = 2 A(3) = 4<br />

159


In generale, se (x) =<br />

A(n) =<br />

Z +1<br />

t<br />

0<br />

x 1 exp( t)dt è la funzione Gamma di Eulero,<br />

n=2<br />

n=2<br />

2 2<br />

; V (n) =<br />

(n=2) n (n=2) :<br />

C’è un legame tra gli integrali di Wallis e la funzione Beta di Eulero,<br />

In particolare,<br />

B(x; y) =<br />

Z 1<br />

t<br />

0<br />

x 1 (1 t) y 1 dt = (x) (y)= (x + y):<br />

Z 1<br />

(1 u<br />

1<br />

2 ) m=2 Z 1<br />

du = t<br />

0<br />

1=2 (1 t) m=2 dt =<br />

(1=2) (m=2 + 1)<br />

:<br />

(m=2 + 3=2)<br />

C’è anche un legame con la formula asintotica di Stirling per il fattoriale<br />

n! n n e np 2 n. Si può usare Wallis per dimostrare Stirling, e viceversa,<br />

2 2 4 4 ::: (2n) (2n)<br />

1 3 3 5 ::: (2n 1) (2n + 1) =<br />

2 4n n n e np 2 n 4<br />

2 4n (n!) 4<br />

(2n)!(2n + 1)!<br />

(2n) 2n e 2np 2 (2n) (2n + 1) 2n+1 e 2n 1p 2 (2n + 1) 2 :<br />

Come ultima applicazione degli integrali di Wallis e del binomio di Newton,<br />

calcoliamo la lunghezza dell’ellisse (x=a) 2 + (y=b) 2 = 1, cioè (x; y) =<br />

(a cos(#); b sin(#)). La lunghezza dell’ellisse è un integrale ellittico che si può<br />

sviluppare in serie di potenze dell’eccentricità p (a2 b2 ) =a2 , se a b > 0:<br />

Z<br />

p<br />

dx2 + dy2 0<br />

f(x=a) 2 +(y=b) 2 =1g<br />

Z =2q<br />

= 4 a2 sin 2 (#) + b2 cos2 Z r<br />

=2<br />

(#)d# = 4a<br />

+1X<br />

= 4a<br />

n=0<br />

1=2<br />

n<br />

b 2 a 2<br />

a 2<br />

n Z =2<br />

0<br />

0<br />

cos 2n (#)d# = 2 a<br />

1 + b2 a 2<br />

+1X<br />

n=0<br />

1=2<br />

n<br />

a 2<br />

2n<br />

n<br />

cos 2 (#)d#<br />

b 2 a 2<br />

4a 2<br />

La serie converge tanto più velocemente quanto più l’eccentricità è piccola<br />

e se questa è nulla si riottiene il perimetro del cerchio. Questa formula per<br />

la lunghezza di un’ellisse è del 1742 ed è dovuta a MacLaurin. Una formula<br />

equivalente è data dalla serie di Gauss-Kummer<br />

+1X<br />

(a + b)<br />

n=0<br />

1=2<br />

n<br />

2<br />

a b<br />

a + b<br />

Un’ellisse di semiassi a e b ed un cerchio di raggio p ab hanno la stessa area<br />

ab ma, per la proprietà isoperimetrica del cerchio, il perimetro dell’ellisse è<br />

160<br />

2n<br />

:<br />

n<br />

:


maggiore del perimetro del cerchio 2 p ab. Inoltre la media aritmetica (a + b) =2<br />

è maggiore di quella geometrica p ab. Con queste motivazioni, nel 1609 Keplero<br />

propone per il perimetro dell’ellisse il valore (a + b), che è il primo termine<br />

della serie di Gauss-Kummer. Nel 1914 Ramanujan propone un’approssimazione<br />

migliore,<br />

(a + b)<br />

3<br />

s<br />

4<br />

(a b) 2<br />

(a + b) 2<br />

!<br />

:<br />

Un’altra buona approssimazione senza radici è<br />

(a + b) 16(a + b)2 + 3(a b) 2<br />

16(a + b) 2 :<br />

(a b) 2<br />

Se l’eccentricità è nulla questa formula dà il valore esatto 2 a, se l’eccentricità<br />

è uno la formula approssimata dà a 19=15 = a 3; 979::: contro il valore esatto<br />

4a. L’orbita di Mercurio è circa un’ellisse con eccentricità 1/5 e la formula approssima<br />

la lunghezza dell’orbita con un errore di pochi millimetri. L’eccentricità<br />

dell’orbita di Venere è circa 1/150, la Terra 1/60, Marte 1/11, Giove 1/21, Saturno<br />

1/18„Urano 1/22, Nettuno 1/88, Plutone 1/4.<br />

161


Newton (1642-1727) Gregory (1638-1675) Leibniz (1646-1716)<br />

nX 1<br />

Per ogni x 6= 1 si ha<br />

k=0<br />

SERIE DI<br />

LOGARIT MI E<br />

ARCO T ANGENT I<br />

x k = (1 x n ) = (1 x) ed integrando questa serie<br />

geometrica si può ottenere lo sviluppo in serie del logaritmo di Mercatore e<br />

Newton,<br />

Z x<br />

Z x<br />

dt<br />

log(1 + x) =<br />

0 1 + t<br />

= 1 t + t<br />

0<br />

2<br />

t 3 + ::: + ( t) n + ( t) n+1 (1 + t) 1 dt<br />

Z x<br />

= x x 2 =2 + x 3 =3 x 4 =4 + ::: + ( ) n x n+1 =(n + 1) + ( ) n+1<br />

Z x<br />

tn+1 (1 + t) 1 dt ! 0 se 1 < x 1 e n ! +1. Quindi<br />

0<br />

log(1 + x) = x x 2 =2 + x 3 =3 x 4 =4 + ::::<br />

0<br />

t n+1 (1 + t) 1 dt:<br />

Questa serie converge solo se 1 < x 1, ma la formula log(z) = log(1=z)<br />

riduce il calcolo dei logaritmi dei numeri maggiori di uno a quello dei logaritmi<br />

minori di uno. Comunque Gregory osserva che è possibile calcolare il logaritmo<br />

di ogni numero positivo anche con la serie<br />

log<br />

1 + x<br />

1 x = log (1 + x) log (1 x) = 2 x + x3 =3 + x 5 =5 + x 7 =7 + ::: :<br />

162


La serie dell’arco tangente di Gregory, Leibniz, Madhava, Nilakantha, si può<br />

ottenere in modo simile:<br />

Z x<br />

=<br />

0<br />

1 t 2 + t 4<br />

Z x<br />

dt<br />

arctan(x) =<br />

1 + t2 0<br />

t 6 + ::: dt = x x 3 =3 + x 5 =5 x 7 =7 + ::::<br />

Osserviamo la somiglianza tra le due serie x x 3 =3 + x 5 =5 + ::: e x + x 3 =3 +<br />

x 5 =5 + :::. La prima è arctan(x) e la seconda arctanh(x). Con la sostituzione<br />

ix x = tan(#) si ottiene<br />

arctan(x) = 1<br />

2i log<br />

1 + ix<br />

1 ix ;<br />

1<br />

2i log<br />

cos(#) + i sin(#)<br />

cos(#) i sin(#)<br />

= #:<br />

Queste formule sono anche conseguenza dell’identità di Eulero exp(i#) =<br />

cos(#) + i sin(#), o della scomposizione di Bernoulli<br />

Z x Z x<br />

dt 1<br />

arctan(x) = =<br />

1 + t2 2<br />

0<br />

0<br />

1 1<br />

+<br />

1 + it 1 it<br />

dt = 1<br />

2i log<br />

1 + ix<br />

1 ix :<br />

Ma torniamo al campo reale. La serie dell’arco tangente converge per 1<br />

x +1 e la convergenza è tanto più rapida quanto più x è piccolo. In particolare,<br />

=4 = arctan(1) = 1 1=3 + 1=5 1=7 + 1=9 :::;<br />

=6 = arctan 1= p 3 = 1<br />

p 3<br />

1<br />

1 1<br />

+<br />

3 3 5 32 1 1<br />

+<br />

7 33 9 34 :::: :<br />

La prima serie non si presta al calcolo numerico di perché converge troppo<br />

lentamente. La di¤erenza tra il valore della serie e quello delle somme parziali è<br />

dell’ordine del primo termine che si trascura e per ottenere con questa serie una<br />

approssimazione di a meno di un centesimo bisogna sommare un centinaio di<br />

termini. La seconda serie converge già abbastanza velocemente, ma è possibile<br />

far di meglio. Dalla formula di addizione della tangente si ricava, per x e y<br />

piccoli,<br />

tan( + ) =<br />

tan( ) + tan( )<br />

1 tan( ) tan( ) ;<br />

arctan(x) + arctan(y) = arctan<br />

arctan(x) + arctan<br />

1 x<br />

1 + x<br />

x + y<br />

1 xy<br />

= arctan(1) = =4:<br />

Possiamo usare quest’ultima formula per calcolare l’arco tangente di 0 <<br />

x < +1 usando la serie dell’arco tangente di 1 < (x 1) = (x + 1) < 1, ma<br />

possiamo anche usare questa formula per calcolare . Un modo sistematico per<br />

163<br />

;


ottenere formule di questo tipo si basa sulla fattorizzazione degli interi di Gauss<br />

+ i , con e interi relativi, in fattori primi di Gauss,<br />

+ i = ( 1 + i 1) ::: ( n + i n)<br />

arctan ( = ) = arctan ( 1= 1) + ::: + arctan ( n= n) + 2 k:<br />

In particolare, poiché i primi di Gauss sono 1 i, 2 i, 3, 3 2i, 4 i, 5 2i,<br />

6 i, 5 4i, 7,..., si può scomporre arctan ( = ) in una somma di arctan(1),<br />

arctan(1=2), arctan(1=3), arctan(2=3),.... Fissato n, il numero delle soluzioni<br />

dell’equazione arctan (1= 1) + ::: + arctan (1= n) = è …nito, in particolare si<br />

può decomporre = a arctan (1=m) b arctan (1=n) con a, b, m e n interi, solo<br />

in cinque modi,<br />

(1 + i) 4 = 4; = 4 arctan (1) ;<br />

(2 + i) 4 (3 + i) 4 = 2500; = 4 arctan (1=2) + 4 arctan (1=3) ;<br />

4(2 + i) 8 = (7 + i) 4 ; = 8 arctan (1=2) 4 arctan (1=7) ;<br />

(3 + i) 8 (7 + i) 4 = 25000000; = 8 arctan (1=3) + 4 arctan (1=7) ;<br />

(5 + i) 16 = 64(239 + i) 4 ; = 16 arctan (1=5) 4 arctan (1=239) :<br />

La seconda formula del 1738 è di Eulero, la terza del 1706 è di Jakob Hermann<br />

(1678-1733), la quarta del 1776 è di Charles Hutton (1737-1823), la quinta del<br />

1706 è di Machin, e ci sono molte altre formule, di Eulero, Gauss ed altri, con<br />

tre o più addendi. Sviluppando in serie l’arco tangente, dalla formula di Machin<br />

si ottiene<br />

= 16<br />

1<br />

5<br />

1 1<br />

+<br />

3 53 5 55 1<br />

+ ::: 4<br />

7 57 1<br />

239<br />

::: :<br />

Queste due serie convergono abbastanza velocemente ed essendo a termini alterni,<br />

le somme parziali di¤eriscono dal valore delle serie per meno dei primi<br />

termini trascurati. La somma dei termini indicati è 1231847548=392109375 =<br />

3; 141591:::, una approssimazione di per difetto a meno di 16= 9 5 9 +<br />

4= 3 239 3 , circa un milionesimo. Con la formula di Machin, nel 1873 William<br />

Shanks (1812-1882) calcola 707 cifre decimali di , ma solo 527 sono corrette.<br />

Abbiamo detto che 1 1=3 + 1=5 1=7 + ::: converge molto lentamente, ma<br />

si può accelerare la convergenza di questa ed altre serie con delle trasformazioni<br />

di Eulero. L’idea è di aggiungere la metà di un termine alla metà del termine<br />

successivo ed iterare,<br />

= 1 1<br />

+<br />

2 2<br />

= 1 1<br />

+ 1<br />

2 4<br />

= 1 1<br />

+<br />

2 4<br />

1<br />

1<br />

3<br />

1<br />

1 1<br />

+<br />

3 5<br />

1<br />

+ :::<br />

7<br />

1<br />

1<br />

3<br />

1<br />

2<br />

1<br />

3<br />

1<br />

5<br />

1<br />

+<br />

2<br />

1<br />

5<br />

1<br />

7<br />

:::<br />

1<br />

3<br />

1<br />

+<br />

4<br />

1<br />

2 1<br />

+<br />

3 5<br />

1<br />

4<br />

1<br />

3<br />

2 1<br />

+<br />

5 7<br />

+ :::<br />

1<br />

+<br />

8<br />

1<br />

2 1<br />

+<br />

3 5<br />

1<br />

+<br />

16<br />

1<br />

3 3<br />

+<br />

3 5<br />

1<br />

7<br />

+ :::<br />

164


In questo modo si ottiene<br />

+1X<br />

n=0<br />

( ) n<br />

2n + 1 =<br />

+1X<br />

n=0<br />

2 n 1 (n!) 2<br />

(2n + 1)! ;<br />

ma la seconda serie converge più velocemente della prima, dieci termini della<br />

seconda serie sono meglio di cento termini della prima. Questa serie è un caso<br />

particolare di un’altra formula di Eulero del 1755,<br />

arctan(x) = x<br />

1 + x2 +1X 22n (n!) 2<br />

n=0<br />

(2n + 1)!<br />

x 2<br />

1 + x 2<br />

Con questa serie e la formula = 20 arctan(1=7) + 8 arctan(3=79), Eulero<br />

calcola 20 decimali di in un’ora!<br />

Concludiamo con una curiosità. C’è una relazione tra , l’arco tangente e<br />

i numeri di Fibonacci, F (1) = F (2) = 1, F (n + 2) = F (n) + F (n + 1). Si ha<br />

infatti<br />

arctan (1=F (2n)) = arctan (1=F (2n + 1)) + arctan (1=F (2n + 2)) ;<br />

= 4 arctan (1=F (2)) = 4<br />

+1X<br />

n=1<br />

165<br />

n<br />

:<br />

arctan (1=F (2n + 1)) :


Eulero (1707-1783)<br />

SERIE DEI<br />

RECIP ROCI DI<br />

P OT ENZE<br />

La media geometrica tra due numeri positivi a e b è p ab e la media armonica<br />

è 2ab= (a + b). Nella serie geometrica 1 + x + x 2 + x 3 + ::: ogni termine è<br />

la media geometrica dei termini contigui e, similmente, nella serie armonica<br />

1 + 1=2 + 1=3 + 1=4 + ::: ogni termine è la media armonica dei termini contigui.<br />

La prima dimostrazione della divergenza della serie armonica è forse quella di<br />

Nicola Oresme (1323-1382).<br />

”Spostati di un piede, poi di un mezzo, un terzo, un quarto,... La somma<br />

totale è in…nita. Infatti è possibile formare un numero in…nito di gruppi di<br />

termini con somma maggiore di un mezzo. 1=3 + 1=4 è maggiore di 1=2, 1=5 +<br />

1=6 + 1=7 + 1=8 è maggiore di 1=2, 1=9 + 1=10 + 1=11 + 1=12 + 1=13 + 1=14 +<br />

1=15 + 1=16 è maggiore di 1=2, e così all’in…nito”.<br />

La somma dei reciproci dei numeri triangolari è dovuta a Mengoli,<br />

1 1 1 1<br />

+ + + ::: =<br />

1 2 2 3 3 4 1<br />

1<br />

2<br />

+ 1<br />

2<br />

1<br />

3<br />

+ 1<br />

3<br />

1<br />

4<br />

+ ::: = 1:<br />

Dal risultato di Mengoli segue facilmente che la somma dei reciproci dei<br />

quadrati 1 + 1=4 + 1=9 + 1=16 + ::: è …nita e compresa tra uno e due. Più<br />

precisamente, Wallis calcola che la somma è circa 1; 645, ma trovare il valore<br />

esatto della serie non è banale. Comunque, nel 1736 Eulero riesce dove Mengoli,<br />

Wallis, Huygens, Leibniz, i Bernoulli, ed altri, hanno fallito:<br />

”In maniera inaspettata ho trovato un’elegante espressione per la somma<br />

della serie 1 + 1=4 + 1=9 + 1=16 + etc, che dipende dalla quadratura del cerchio...<br />

Sei volte la somma di questa serie è uguale al quadrato della circonferenza di<br />

un cerchio con diametro uno”.<br />

1 + 1=4 + 1=9 + 1=16 + 1=25 + 1=36 + ::: = 2 =6:<br />

166


L’idea della dimostrazione è semplice. Si parte dallo sviluppo in serie di<br />

potenze della funzione seno,<br />

sin(x) = x x 3 =3! + x 5 =5! :::;<br />

sin( p x)<br />

p x = 1 x=3! + x 2 =5! ::::<br />

Uguagliando a zero l’ultima espressione si ottiene una equazione con radici<br />

x = 2 ; 4 2 ; 9 2 ; :::,<br />

0 = 1 x=6 + x 2 =120 :::<br />

In un polinomio con termine noto uno, il coe¢ ciente del termine di primo<br />

grado cambiato di segno è uguale alla somma degli inversi delle radici. Quindi<br />

è naturale congetturare che<br />

+1X<br />

k 2 = 2 =6. Per convincersi che il risultato è<br />

k=1<br />

corretto basta un riscontro numerico ed Eulero dal 1731 sa che la somma degli<br />

inversi dei quadrati è circa 1,644934..., conclude quindi che anche se si può avere<br />

qualche perplessità sul metodo, non è lecito dubitare del risultato.<br />

Illustriamo più in dettaglio i lavori di Eulero. Nel 1673 Leibniz osserva che<br />

Z x<br />

0<br />

log(1 t)<br />

dt = x + x<br />

t<br />

2 =4 + x 3 =9 + x 4 =16 + :::<br />

Seguendo questo suggerimento, Eulero ottiene<br />

Se x = 1=2,<br />

+1X<br />

Z x<br />

1 log(1 t)<br />

=<br />

dt<br />

k2 k=1<br />

0 t<br />

Z x<br />

log(1 t)<br />

= log(x) log(1 x)<br />

dt<br />

t<br />

= log(x) log(1 x) +<br />

+1X<br />

k=1<br />

k 2 =<br />

0<br />

Z 1<br />

x<br />

log(1 t)<br />

dt<br />

t<br />

Z 1 x<br />

log(1 t)<br />

dt<br />

t<br />

0<br />

+1X<br />

k 2 x k +1X<br />

+ k 2 (1 x) k :<br />

k=1<br />

+1X<br />

k 1 2 k<br />

!2<br />

k=1<br />

k=1<br />

+1X<br />

+ 2<br />

k=1<br />

k 2 2 k :<br />

Le serie a destra convergono più rapidamente di quella a sinistra e perme-<br />

ttono di ottenere la stima numerica<br />

+1X<br />

k=1<br />

k 2 = 1; 644934::: In seguito Eulero<br />

scopre una formula di sommazione che permette di comparare una serie ad un<br />

integrale e riottiene più semplicemente questa stima.<br />

Se di un polinomio si conoscono gli zeri, questo polinomio può essere scomposto<br />

in fattori lineari. Eulero congettura una simile scomposizione anche per<br />

167


certe funzioni trascendenti. In particolare, la funzione sin(x) ha gli zeri in<br />

x = 0; ; 2 ; ::: e sin(x) x se x è piccolo, quindi<br />

sin(x) = x 1 + x<br />

= x 1<br />

x 2<br />

2<br />

1<br />

1<br />

x<br />

x 2<br />

4 2<br />

1 + x<br />

2<br />

1<br />

1<br />

x 2<br />

9 2<br />

Uguagliando lo sviluppo in serie di potenze al prodotto in…nito, Eulero ottiene<br />

= x 1 x 2 = 2<br />

x x 3 =6 + x 5 =120 :::<br />

1 x 2 =4 2<br />

x<br />

2<br />

:::<br />

1 x 2 =9 2 :::<br />

= x (1 + 1=4 + 1=9 + :::)= 2 x 3 + :::<br />

In…ne, uguagliando i coe¢ cienti di x 3 Eulero ottiene il valore della serie dei<br />

reciproci dei quadrati,<br />

+1X<br />

k 2 = 2 =6. Uguagliando i coe¢ cienti di x5 Eulero<br />

k=1<br />

ricava anche il valore della serie dei reciproci delle quarte potenze,<br />

:::<br />

+1X<br />

k=1<br />

k 4 =<br />

4 =90 e, più in generale, i valori delle serie dei reciproci delle potenze pari.<br />

Ponendo x = =2 nel suo prodotto in…nito, Eulero ottiene il prodotto in…nito<br />

di Wallis,<br />

sin(x) = x 1 + x<br />

1 = 2<br />

1<br />

1<br />

2<br />

Poi, confrontando i termini lineari in<br />

x<br />

3<br />

2<br />

1 + x<br />

2<br />

3 5<br />

4 4 :::<br />

1 sin(x) = 1 x + x 3 =6 ::: = (1 2x= ) 2 (1 + 2x=3 ) 2 (1 + 2x=5 ) 2 :::;<br />

ottiene la serie di Leibniz =4 = 1 1=3 + 1=5 :::. Viceversa, è possibile<br />

ottenere il prodotto di Eulero a partire da una variante degli integrali di Wallis.<br />

= n 2 x 2<br />

Z =2<br />

0<br />

Z =2<br />

J(n; x) = cos(x#) cos n (#)d#<br />

cos(x#) cos n (#)d# n(n 1)x 2<br />

0<br />

1<br />

Z =2<br />

0<br />

x<br />

2<br />

:::;<br />

cos(x#) cos n 2 (#)d#:<br />

Quindi n 2 x 2 J(n; x) = n(n 1)J(n 2; x), da cui si ricava<br />

J(n 2; x)<br />

= 1<br />

J(n 2; 0)<br />

168<br />

x 2<br />

n 2<br />

J(n; x)<br />

J(n; 0) :


Partendo da J(0; x) = x 1 sin ( x=2) ed iterando si ottiene il prodotto in-<br />

…nito di sin(x),<br />

sin ( x=2)<br />

x=2<br />

J(0; x)<br />

= = 1<br />

J(0; 0)<br />

x 2<br />

2 2<br />

J(2; x)<br />

= 1<br />

J(2; 0)<br />

x 2<br />

2 2<br />

1<br />

x 2<br />

4 2<br />

J(4; x)<br />

= :::<br />

J(4; 0)<br />

Similmente, partendo da J(1; x) = 1 x 2 1 cos ( x=2) si ottiene il prodotto<br />

in…nito di cos(x),<br />

cos ( x=2) J(1; x)<br />

= = 1<br />

1 x2 J(1; 0)<br />

x 2<br />

3 2<br />

J(3; x)<br />

= 1<br />

J(3; 0)<br />

x 2<br />

3 2<br />

1<br />

x 2<br />

5 2<br />

J(5; x)<br />

= :::<br />

J(5; 0)<br />

Nel 1743 Eulero presenta un’altra dimostrazione della somma dei reciproci<br />

dei quadrati. Si parte dalla formula (d=dx) arcsin 2 (x) = 2 arcsin(x)= p 1 x2 .<br />

Sviluppando in serie di Taylor l’arco seno ed integrando termine a termine si<br />

ottiene<br />

=<br />

Z 1<br />

0<br />

2<br />

8 =<br />

Z 1<br />

Z 1<br />

0<br />

arcsin(x)<br />

p 1 x 2 dx<br />

x<br />

p<br />

1<br />

1<br />

dx +<br />

x2 2 3 0<br />

x3 1 3<br />

p dx +<br />

1 x2 2 4 5<br />

= 1 + 1 1<br />

+ + :::<br />

3 3 5 5<br />

Z 1<br />

0<br />

x5 p dx + :::<br />

1 x2 Per ottenere la somma dei reciproci dei quadrati basta osservare che<br />

X = 1 + 1=4 + 1=9 + 1=16 + 1=25 + 1=36 + :::<br />

= (1 + 1=9 + 1=25 + :::) + (1 + 1=4 + 1=9 + :::) =4 = 2 =8 + X=4:<br />

Tutti questi risultati si possono ridimostrare facilmente con un po’di analisi<br />

complessa. La funzione cot ( z) è dispari, ha periodo 1, ed ha dei poli semplici<br />

nei punti z = 0; 1; 2; ::: con tutti i residui uguali ad 1,<br />

cot ( z) = z 1<br />

2<br />

3 z<br />

4<br />

45 z3 2 6<br />

945 z5 + :::<br />

Inoltre, questa funzione è uniformemente limitata sul bordo del quadrato<br />

Q(N) con vertici (N + 1=2) ( 1 i),<br />

Anche la funzione<br />

exp (2 ix) + exp (2 y)<br />

cot ( (x + iy)) = i<br />

exp (2 ix) exp (2 y) :<br />

+1X<br />

n= 1<br />

1= (z n) = 1=z +<br />

+1X<br />

2z= z2 n2 è dispari, ha<br />

periodo 1, ha poli semplici con residui 1 nei punti z = 0; 1; 2; :::, ed è limitata<br />

sul bordo di Q(N). Le due funzioni di¤eriscono quindi per una costante, ed<br />

essendo dispari la costante è 0. Cioè<br />

cot ( z) =<br />

+1X<br />

n= 1<br />

1<br />

z n<br />

169<br />

n=1<br />

1<br />

=<br />

z +<br />

+1X<br />

n=1<br />

2z<br />

z2 :<br />

n2


La funzione z 2 cot ( z) ha residuo 2 =3 in z = 0 e residui 1=n 2 nei<br />

punti z = n = 1; 2; :::, e se @Q(N) è il bordo del quadrato con vertici<br />

(N + 1=2) ( 1 i),<br />

(<br />

2 i<br />

NX<br />

2<br />

=3 + 2 1=n 2<br />

!)<br />

lim<br />

N!+1<br />

Quindi<br />

n=1<br />

= lim<br />

N!+1<br />

( Z<br />

z<br />

@Q(N)<br />

2 cot ( z) dz<br />

)<br />

= 0:<br />

+1X<br />

1=n2 = 2 =6. Con gli stessi conti applicati alla funzione z 4 cot ( z)<br />

n=1<br />

si ottiene anche<br />

+1X<br />

1=n4 = 4 =90, e da z 6 +1X<br />

cot ( z) si ricava<br />

n=1<br />

n=1<br />

1=n 6 =<br />

6 =945.... Il prodotto in…nito della funzione seno segue facilmente dallo sviluppo<br />

in serie della cotangente. Infatti,<br />

F (z) =<br />

+1 Y<br />

G (z) = z<br />

d<br />

dz<br />

n=1<br />

F (z)<br />

G(z)<br />

1 sin ( z) ;<br />

1 z 2 =n 2 ;<br />

= F (z)<br />

G(z)<br />

dF (z) =dz<br />

F (z)<br />

dG (z) =dz<br />

G (z)<br />

dF (z) =dz<br />

F (z)<br />

= cot ( z) ;<br />

1<br />

=<br />

z +<br />

+1X<br />

n=1<br />

dG (z) =dz<br />

G (z)<br />

2z<br />

z2 ;<br />

n2 = 0:<br />

Quindi F (z) di¤erisce da G(z) per una costante, che è 0 perché entrambe le<br />

funzioni si annullano in z = 0.<br />

Mostriamo in…ne come è semplice calcolare la somma dei reciproci delle<br />

potenze pari con l’aiuto dei polinomi di Bernoulli e delle serie di Fourier. De…niamo<br />

i polinomi f n(x)g +1<br />

n=0 ricorsivamente:<br />

8<br />

><<br />

>:<br />

0(x) = 1;<br />

d<br />

dx n+1(x) = n(x);<br />

Z 1<br />

n+1(x)dx = 0:<br />

0<br />

Per esempio, 1(x) = x 1=2, 2(x) = x 2 =2 x=2 + 1=12,... Lo sviluppo in<br />

serie di Fourier nell’intervallo 0 x 1 di x 1=2 è<br />

Integrando si ricava<br />

x<br />

1<br />

2 = 1 +1 X sin(2 kx)<br />

:<br />

k<br />

k=1<br />

2n(x) = ( ) n+1 2<br />

+1X<br />

k=1<br />

2n+1(x) = ( ) n+1 +1X<br />

2<br />

170<br />

k=1<br />

cos(2 kx)<br />

;<br />

(2 k) 2n<br />

sin(2 kx)<br />

:<br />

(2 k) 2n+1


In particolare, per x = 0 e x = 1=4 si ottengono le serie<br />

+1X<br />

k 2n = ( ) n+1 2 2n 1 2n 2n(0);<br />

+1X<br />

(<br />

k=1<br />

) k (2k + 1) 2n 1 = ( ) n+1 2 2n 2n+1 2n+1(1=4):<br />

k=0<br />

Questi sviluppi in serie di Fourier dei polinomi di Bernoulli sono dovuti ad<br />

Eulero, il quale osserva che se siamo capaci di sommare una serie di potenze,<br />

siamo anche capaci di sommare le serie trigonometriche corrispondenti. Se z =<br />

r (cos(#) + i sin(#)), allora<br />

+1X<br />

k=0<br />

ckz k =<br />

+1X<br />

k=0<br />

ckr k cos(k#) + i<br />

+1X<br />

k=0<br />

ckr k sin(k#):<br />

Eulero non si preoccupa nel prendere valori di z sul bordo del cerchio di<br />

convergenza della serie e questo lo porta a considerare delle serie divergenti che<br />

poi integra e deriva a piacimento. In particolare,<br />

1 + z + z 2 + z 3 + ::: = 1=(1 z);<br />

cos(#) cos(2#) + cos(3#) ::: = 1=2;<br />

sin(#) sin(2#)=2 + sin(3#)=3 ::: = #=2:<br />

La seconda serie si ottiene ponendo z = exp(i#) nella serie geometrica. La<br />

terza si ottiene integrando la seconda ed osservando in # = 0 che la costante<br />

di integrazione è nulla. Questi sviluppi sono validi in < # < , traslando e<br />

riscalando si possono ottenere gli sviluppi in altri intervalli.<br />

Dieci termini della serie di Eulero-Fourier x<br />

2 =<br />

+1X<br />

k=1<br />

( ) k+1 sin(kx)<br />

,<br />

k<br />

con il fenomeno di Wilbraham-Gibbs nei punti di discontinuità x = .<br />

Abbiamo visto come Eulero calcola le serie dei reciproci delle potenze pari.<br />

E le potenze dispari? ”Tutti i miei sforzi sono stati vani...”. Anche Eulero ha<br />

i suoi limiti.<br />

171


Eulero (1707-1783) Lagrange (1736-1813)<br />

F RAZIONI<br />

CONT INUE<br />

Le migliori approssimazioni di con denominatori via via crescenti sono:<br />

3<br />

1<br />

; 13<br />

4<br />

; 16<br />

5<br />

; 19<br />

6<br />

; 22<br />

7<br />

; 179<br />

57<br />

; 201<br />

64<br />

; 223<br />

71<br />

; 245<br />

78<br />

; 267<br />

85<br />

; 289<br />

92<br />

; 311<br />

99<br />

; 333<br />

106<br />

355<br />

; ; :::<br />

113<br />

Tra queste approssimazioni, 3, 22=7, 333=106, 355=113,..., sono le frazioni<br />

parziali dello sviluppo di in frazioni continue,<br />

1<br />

= 3 +<br />

:<br />

1<br />

7 +<br />

1<br />

15 +<br />

1<br />

1 +<br />

292 + :::<br />

Le frazioni continue compaiono implicitamente nell’algoritmo di Euclide per<br />

la determinazione del massimo comun divisore. Dati due interi a e b, esistono<br />

due interi c ed r con a = b c+r e 0 r < b. Esistono poi d ed s con b = r d+s<br />

e 0 s < r... I resti decrescono e l’ultimo resto non nullo è il massimo comun<br />

divisore tra a e b. Si può riscrivere l’algoritmo come una frazione continua,<br />

a r 1<br />

= c + = c +<br />

b b b<br />

r<br />

= c + 1<br />

d + s<br />

r<br />

= c + 1<br />

d + 1 r<br />

s<br />

= :::<br />

In un linguaggio funzionale più astratto, se [y] è la parte intera di y e F (x) =<br />

172


1=x [1=x] la parte frazionaria di 1=x, allora per ogni 0 < x < 1 si ha<br />

1<br />

x =<br />

[1=x] + F (x) =<br />

1<br />

1<br />

[1=x] +<br />

[1=F (x)] + F 2 (x)<br />

1<br />

=<br />

1<br />

[1=x] +<br />

1<br />

[1=F (x)] +<br />

[1=F 2 :<br />

(x)] + :::<br />

In particolare, i numeri razionali hanno sviluppi in frazioni continue semplici<br />

…nite e viceversa. Per comodità tipogra…ca si usa anche scrivere<br />

1<br />

a(0) +<br />

1<br />

a(1) +<br />

1<br />

a(2) +<br />

a(3) + :::<br />

= a(0) + 1 1 1<br />

a(1)+ a(2)+ a(3)+ :::<br />

= [a(0); a(1); a(2); a(3); :::] :<br />

Le n esime convergenti p(n)=q(n) = [a(0); a(1); a(2); a(3); :::; a(n)] si possono<br />

calcolare in modo ricorsivo ponendo<br />

p(0) = a(0); p(1) = a(0)a(1) + 1; p(n) = a(n)p(n 1) + p(n 2);<br />

q(0) = 1; q(1) = a(1); q(n) = a(n)q(n 1) + q(n 2):<br />

Per dimostrare queste formule per induzione, basta scrivere la frazione con n<br />

termini [a(0); :::; a(n)] nella forma con n 1 termini [a(0); :::; a(n 1) + 1=a(n)].<br />

Se x = [a(0); a(1); a(2); a(3); :::] e x(n) = [a(n); a(n + 1); a(n + 2); a(n + 3); :::],<br />

risulta<br />

x<br />

x =<br />

p(n + 1)<br />

q(n + 1)<br />

x(n + 1)p(n) + p(n 1)<br />

x(n + 1)q(n) + q(n 1) ;<br />

p(n)<br />

q(n) =<br />

( ) n<br />

q(n)q(n + 1) ;<br />

p(n + 1)<br />

q(n + 1) =<br />

q(n)<br />

x(n + 2)q(n + 1) x<br />

p(n)<br />

q(n)<br />

Quindi p(n + 1)=q(n + 1) dista da x meno di p(n)=q(n) e<br />

p(0) p(2) p(4)<br />

p(5) p(3) p(1)<br />

< < < ::: < x < ::: < < <<br />

q(0) q(2) q(4) q(5) q(3) q(1) ;<br />

1<br />

< x<br />

2q(n)q(n + 1)<br />

p(n)<br />

q(n) <<br />

1<br />

q(n)q(n + 1) :<br />

Le frazioni continue possono essere utilizzate per approssimare dei numeri<br />

irrazionali con delle frazioni, o dei numeri razionali con denominatore alto con<br />

173<br />

:


azionali con denominatore basso. Riportiamo al proposito un interessante esempio<br />

che compare nel ”Saggio sulle frazioni continue” di Eulero, aggiornando<br />

un poco i numeri. Un anno solare ha durate di¤erenti, a seconda del tipo di<br />

misura ed anche variabile di anno in anno per l’in‡uenza della gravità della<br />

Luna e degli altri pianeti. L’anno anomalo è il periodo di rivoluzione della<br />

Terra intorno al Sole misurato rispetto agli apsidi, il perielio quando la Terra<br />

è più vicina al Sole è attorno al 2 Gennaio e l’afelio quando è più lontana è<br />

attorno al 2 Luglio. Quest’anno anomalo è circa 365 giorni 6 ore 13 minuti 52<br />

secondi. L’anno siderale è il periodo di rivoluzione della Terra intorno al Sole<br />

misurato rispetto al sistema di riferimento delle stelle …sse. Quest’anno siderale<br />

è circa 365 giorni 6 ore 9 minuti 10 secondi. In…ne c’è l’anno tropico, il periodo<br />

di rivoluzione dato dall’intersezione tra l’eclittica, cioè il piano dell’orbita, ed<br />

il piano dell’equatore, perpendicolare all’asse di rotazione della Terra. Le due<br />

interzezioni sono nell’equinozio di Primavere attorno al 21 Marzo e l’equinozio<br />

di Autunno attorno al 23 Settembre. Questo è l’anno del calendario ed ha una<br />

durata di circa 365 giorni 5 ore 48 minuti 45 secondi, cioè, in giorni,<br />

365 + 5 48<br />

+<br />

24 24 60 +<br />

45 46751<br />

1<br />

= = 365 +<br />

24 60 60 128 1<br />

4 +<br />

7 + 1<br />

1 + 1<br />

:<br />

3<br />

La prima ridotta della frazione è 1/4 e la terza 8/33. Nel 46 a.C. Giulio<br />

Cesare introduce un calendario con un anno bisestile ogni 4, e Omar Khayyam<br />

(1048-1131) propone 8 anni bisestili ogni 33. Il nostro calendario è meno preciso<br />

ma più semplice: 8/33 è circa 24/100 ma più precisamente 97/400. Questo<br />

suggerisce di porre un anno bisestile ogni 4 e di eliminarne uno ogni 100 aggiungendone<br />

uno ogni 400. L’anno ha quindi 365 + 97=400 giorni e di¤erisce<br />

dall’anno solare per 1/3200 giorni. Il calendario giuliano in 15 secoli accumula<br />

un ritardo di 10 giorni e crea problemi con la data della Pasqua, che il concilio<br />

di Nicea del 325 d.C. …ssa nella prima Domenica che segue il plenilunio dopo<br />

l’equinozio di primavera. Su suggerimento di Luigi Lilio (1510-1576), Ignazio<br />

Danti (1536-1586), Christophorus Clavius (1537-1612), che utilizzano le tavole<br />

astonomiche dell’Accademia di Toledo con un anno di 365 giorni 5 ore 49 minuti<br />

16 secondi, nel 1582 il Papa Gregorio XIII riforma il calendario giuliano introducendo<br />

la seguente regola: Gli anni divisibili per quattro sono bisestili, con<br />

l’eccezione degli anni divisibili per 100 ma non per 400. I giorni dal 5 Ottobre<br />

1582 al 14 Ottobre 1582 sono cancellati dal calendario. I protestanti denunciano<br />

il furto di 10 giorni di vita ma poi si adeguano, gli ortodossi ancora resistono.<br />

174


L’orbita della Luna<br />

intorno alla Terra.<br />

La durata del mese sinodico da Luna nuova a Luna nuova è<br />

29,53059 giorni. Il mese draconico da nodo a nodo è 27,21222.<br />

Il mese anomalistico da perigeo a perigeo è 27,55455. Il ciclo del<br />

Saros è 223 mesi sinodici, che corrispondono quasi esattamente a<br />

242 mesi draconici o 239 mesi anomalistici. Questo ciclo, scoperto<br />

dai caldei, governa le eclissi di Sole e Luna ed anche le maree.<br />

2953059=2721222 = [1; 11; 1; 2; 1; 4; 3; 4; 1; 3; 10; 6]<br />

[1; 11; 1; 2; 1; 4] = 242=223<br />

223 29; 53059 = 6585; 32157<br />

242 27; 21222 = 6585; 35724<br />

239 27; 55455 = 6585; 53745<br />

Per il calcolo delle radici quadrate Bombelli e Cataldi propongono la formula<br />

p b<br />

a2 + b = a +<br />

:<br />

b<br />

2a +<br />

b<br />

2a +<br />

2a + :::<br />

Basta osservare che p a 2 + b è la soluzione positiva dell’equazione x = a +<br />

b= (a + x) e sostituire ripetutamente<br />

x = a + b<br />

= a +<br />

a + x<br />

b<br />

a + a + b<br />

a + x<br />

= a +<br />

2a +<br />

b<br />

b<br />

a + a + b<br />

a + x<br />

= :::<br />

Il metodo è semplice ed e¢ ciente. Per esempio, le approssimazioni 265=153 <<br />

p 3 < 1351=780 nella ”Misura del cerchio” di Archimede si possono ricavare<br />

dalle ridotte dello sviluppo di p 3 = 1 + 2= (2 + 2= (2 + :::)). Per risolvere<br />

l’equazione x 2 ax 1 = 0 si può trasformarla in x = a + 1=x ed iterare,<br />

x = a + 1= (a + 1=x),.... Nel 1770 Lagrange mostra che ogni frazione continua<br />

e periodica da un certo posto in poi è radice di una equazione di secondo grado<br />

a coe¢ cienti interi, e viceversa. Nel 1829 Galois dimostra che una frazione<br />

continua è puramente periodica se e solo se è la radice maggiore di 1 di una<br />

175


equazione di secondo grado a coe¢ cienti interi e la radice coniugata è compresa<br />

tra 1 e 0. Nel 1769 Lagrange propone un algoritmo per trovare lo sviluppo in<br />

frazioni continue delle radici di un generico polinomio a coe¢ cienti interi. Se un<br />

polinomio P (x) di grado n ha una sola radice nell’intervallo < x < , allora<br />

il polinomio (1 + x) n P (( + x) = (1 + x)) ha una sola radice in 0 < x < +1.<br />

Consideriamo ora un polinomio Q(x) di grado n con una sola radice positiva e<br />

denotiamo con a la parte intera di questa radice. Questa parte intera è determinata<br />

dalla disequazione Q(a) 0 < Q(a + 1), o dalla disequazione inversa.<br />

Operiamo la sostituzione x = a + 1=y e poniamo R(y) = y n Q (a + 1=y). Anche<br />

questo polinomio ha una sola radice positiva, con parte intera b. Se y = b + 1=z,<br />

anche S(z) = z n R (b + 1=z) ha una sola radice positiva, con parte intera c... In<br />

questo modo si ottiene lo sviluppo in frazione continua della radice Q(x) = 0,<br />

x = a +<br />

1<br />

b + 1<br />

:<br />

c + :::<br />

Nel 1776 Lagrange propone il seguente metodo per ottenere lo sviluppo in<br />

frazioni continue della soluzione di un’equazione di¤erenziale. Sia dy=dx =<br />

F (x; y). Assumendo y(x) a(x) per jxj piccolo, si pone y = a= (1 + z) e sostituendo<br />

questa espressione nell’equazione di¤erenziale si ottiene un’equazione<br />

di¤erenziale dz=dx = G(x; z). Assumendo z(x) b(x), si pone z = b= (1 + z),<br />

e così via. In questo modo si ottiene lo sviluppo y = a= (1 + b= (1 + :::)). Non è<br />

semplice ottenere una formula generale per i termini a, b,..., ma a volte il metodo<br />

funziona. La classe delle equazioni di¤erenziali di Riccati dy=dx = a(x)+b(x)y+<br />

c(x)y 2 è invariante per i cambi di variabili y = ( (x) + (x)z) = ( (x) + (x)z).<br />

Assumiamo k + 2n 6= 0 per n = 1; 2; ::: e consideriamo l’equazione<br />

x dy<br />

dx + ky + y2 + x 2 = 0; y(0) = 0:<br />

Inserendo una serie di potenze a+bx+cx 2 +::: nell’equazione ed uguagliando<br />

a zero le potenze di x si ottiene lo sviluppo y = x 2 = (k + 2) + :::. Ponendo<br />

y = x 2 = (k + 2 + z), si ottiene poi un’equazione per z analoga a quella per y,<br />

ma con k + 2 al posto di k,<br />

x dz<br />

dx + (k + 2)z + z2 + x 2 = 0; z(0) = 0:<br />

Si può iterare il procedimento ponendo z = x 2 = (k + 4 + w), e così via...<br />

In tal modo si ottiene lo sviluppo<br />

x<br />

y =<br />

2<br />

x<br />

k + 2 +<br />

2<br />

x<br />

k + 4 +<br />

2<br />

:<br />

k + 6 + :::<br />

Consideriamo ora l’equazione di¤erenziale a variabili separabili<br />

dy<br />

dx = 1 + y2 ; y(0) = 0:<br />

176


La soluzione è y = tan(x), ma procediamo come sopra. Ponendo y =<br />

x= (1 + z), si ottiene un’equazione per z,<br />

x dz<br />

dx + z + z2 + x 2 = 0; z(0) = 0:<br />

Quindi z = x 2 = 3 x 2 = 5 x 2 =(7 :::) e<br />

tan(x) =<br />

1<br />

3<br />

x<br />

x2 5<br />

x2 x2 7 :::<br />

Questa frazione continua converge per ogni x e sostituendo x con ix si<br />

ottengono anche gli sviluppi in frazioni continue di tanh(x) e exp(x),<br />

exp(x) exp(<br />

exp(x) + exp(<br />

x)<br />

=<br />

x)<br />

x<br />

i tan(ix) =<br />

x<br />

1 +<br />

2<br />

x<br />

3 +<br />

2<br />

5 + x2<br />

;<br />

7 + :::<br />

exp(x) =<br />

1<br />

1<br />

1<br />

2<br />

1<br />

i tan(ix=2)<br />

=<br />

1<br />

1<br />

2x<br />

x<br />

2 + x +<br />

2<br />

x<br />

6 +<br />

2<br />

10 + x2<br />

14 + :::<br />

Questi sviluppi sono scoperti nel 1737 da Eulero e sono poi riottenuti nel<br />

1761 da Lambert e nel 1794 da Legendre, che li utilizzano per dimostrare<br />

l’irrazionalità di e di e, e più in generale l’irrazionalità di tan(p=q) e di exp(p=q)<br />

per ogni razionale p=q. Qui osserviamo solo che ponendo x = 1 nello sviluppo<br />

di exp(x) e x = 1 in quello di tanh(x) si ottengono degli sviluppi in frazioni<br />

continue semplici,<br />

e 1<br />

2 =<br />

1<br />

;<br />

1<br />

1 +<br />

1<br />

6 +<br />

1<br />

10 +<br />

14 + :::<br />

e 2 1<br />

e 2 + 1 =<br />

:<br />

1<br />

1<br />

1 +<br />

1<br />

3 +<br />

5 + 1<br />

:<br />

7 + :::<br />

Da questi sviluppi segue immediatamente che sia e che e 2 sono irrazionali.<br />

Inoltre questi numeri non sono radici di un polinomio di secondo grado a coe¢ cienti<br />

interi, perché tali radici dovrebbero avere uno sviluppo in frazioni continue<br />

periodico. Scriviamo ora e 1 = 2= (1 + 1= (6 + 1= (10 + :::))) e cerchiamo di<br />

177<br />

:


moltiplicare per due uno sviluppo in frazioni continue. Si ha<br />

2<br />

(2a + 1) + 1<br />

b<br />

1<br />

=<br />

1<br />

a +<br />

1<br />

1 +<br />

1 + 2<br />

:<br />

b 1<br />

In particolare, con a = 0 e b = 6 + 1= (10 + 1=(14 + :::)), si ottiene<br />

2<br />

e 1 =<br />

1<br />

1 +<br />

6 + 1 1<br />

10+ 14+ :::<br />

1<br />

= 1 +<br />

2<br />

1 +<br />

5 + 1 1<br />

10+ 14+ :::<br />

:<br />

Similmente, con a = 2 e b = 10 + 1= (14 + 1=(18 + :::)),<br />

1<br />

e 1 = 1 +<br />

2<br />

1 +<br />

5 + 1 1<br />

10+ 14+ :::<br />

1<br />

= 1 +<br />

1<br />

1 +<br />

1<br />

2 +<br />

1<br />

1 +<br />

2<br />

1 +<br />

9 + 1<br />

14+ :::<br />

:<br />

Iterando si ottiene lo sviluppo in frazioni continue di e 1, quindi di e. Questi<br />

sviluppi si possono anche ottenere più direttamente nel modo seguente. Se una<br />

successione fX(n)g +1<br />

n=0 veri…ca una relazione di ricorrenza con tre termini<br />

(an + A)X(n) = (bn + B)X(n + 1) + (cn + C)X(n + 2);<br />

ponendo Y (n) = X(n)=X(n + 1) ed iterarando la relazione<br />

(an + A) X(n)<br />

+ 2)<br />

= (bn + B) + (cn + C)X(n<br />

X(n + 1) X(n + 1) ;<br />

(bn + B)<br />

Y (n) =<br />

(an + A) +<br />

(cn + C)<br />

(an + A)Y (n + 1) ;<br />

si ottiene uno sviluppo in frazioni continue per Y (0). In particolare, de…niamo<br />

X(n; x) = 2n<br />

xn +1X<br />

k=0<br />

(n + k)!<br />

k!(2n + 2k)! x 2k X(n; x)<br />

; Y (n; x) =<br />

X(n + 1; x) :<br />

178


Si ha X(0; x) = cosh(1=x), X(1; x) = sinh(1=x), ed anche<br />

Quindi,<br />

X(n; x) = (2n + 1)xX(n + 1; x) + X(n + 2; x);<br />

1<br />

Y (n; x) = (2n + 1)x +<br />

Y (n + 1; x) :<br />

1<br />

1<br />

Y (0; x) = x + = x +<br />

Y (1; x) 1<br />

3x +<br />

Y (2; x)<br />

1<br />

= x +<br />

1<br />

3x +<br />

1<br />

5x +<br />

Y (3; x)<br />

exp(1=x) + exp(<br />

exp(1=x) exp(<br />

1=x)<br />

1<br />

= x +<br />

:<br />

1=x) 1<br />

3x +<br />

5x + :::<br />

Le frazioni continue sono un metodo di approssimazione spesso più e¢ -<br />

ciente delle serie di Taylor, che danno solo approssimazioni locali. Per esempio,<br />

le frazioni parziali x, 3x= 3 x 2 , 15x x 3 = 15 6x 2 ,..., dello sviluppo<br />

in frazioni continue tan(x) = x x<br />

1<br />

2 x<br />

3<br />

2<br />

::: approssimano questa funzione an-<br />

5<br />

che oltre le singolarità in =2, 3 =2,.... tan(x) ha un polo in =2 mentre<br />

15x x3 = 15 6x2 ha un polo in p p<br />

10=2, in particolare 10 = 3; 162:::.<br />

Lo sviluppo in frazioni continue della tangente.<br />

105x 10x3<br />

y =<br />

105 45x2 + x4 ; y = 945x 105x3 + x5 945 420x2 ; y = tan(x):<br />

+ 15x4 Descriviamo in…ne un semplice algoritmo di D.Shanks per calcolare lo sviluppo<br />

in frazioni continue di logaritmi. Per calcolare logb0 (b1), con 1 < b1 < b0,<br />

troviamo n1 tale che b n1<br />

1 < b0 b n1+1<br />

1 . Si ha allora b0 = b n1+1=x1<br />

1 con<br />

x1 1, e in particolare logb0 (b1) = 1= (n1 + 1=x1). Determinati fb0; b1; :::; bk 1g<br />

e fn1; :::; nk 1g, de…niamo bk = bk 2b nk 1<br />

k 1 e troviamo nk tale che b nk<br />

k <<br />

bk 1 b nk+1<br />

k . Allora bk 1 = b nk+1=xk<br />

k con xk 1. Ora osserviamo che<br />

bk = b nk+1+1=xk+1<br />

k+1 e bk+1 = bk 1b nk<br />

k<br />

179<br />

= b 1=xk<br />

k , quindi xk = nk+1 + 1=xk+1.


Da questa relazione di ricorrenza si conclude che<br />

log b0 (b1) =<br />

1<br />

n1 + 1<br />

x1<br />

=<br />

n1 +<br />

1<br />

1<br />

n2 + 1<br />

180<br />

x2<br />

=<br />

n1 +<br />

1<br />

n2 +<br />

1<br />

1<br />

n3 + :::


Bu¤on (1707-1788)<br />

MET ODI<br />

MONT ECARLO<br />

Alla domanda di un assicuratore su come stimare l’aspettativa di vita di<br />

un assicurato, un matematico risponde che se e sono la media e lo scarto<br />

quadratico, la probabilità che la durata sia tra a e b è descritta approssimativamente<br />

dall’area sotto una curva a campana,<br />

1<br />

p 2<br />

Z b<br />

a<br />

exp (x ) 2 =2 2 dx:<br />

Non tenta neanche di spiegare cos’è la funzione esponenziale, ma ricorda<br />

che è quel numero che nasce dalla misura del cerchio. A questo punto<br />

l’interlocutore perplesso osserva che ci deve essere un errore, cosa c’entra la<br />

vita di una persona con un cerchio? Che relazione ci può essere tra e, e la<br />

probabilità?<br />

La curva a campana<br />

di Gauss:<br />

y = exp( x 2 ).<br />

Una variabile aleatoria normale con media e varianza 2<br />

ha densità di probabilità<br />

1<br />

p 2<br />

Lanciando 2n volte una moneta non truccata, la probabilità di ottenere<br />

esattamente n teste ed n croci è esattamente<br />

2n<br />

n 2 2n e, per la formula di<br />

181<br />

exp<br />

1<br />

2<br />

x<br />

2 !<br />

.


Stirling, si ha<br />

2n<br />

n 2 2n (2n) 2ne 2np4 n<br />

22n nne np 1<br />

2 = p :<br />

2 n n<br />

Non è un metodo e¢ ciente per calcolare , ma dimostra comunque una<br />

relazione tra questo numero e la probabilità.<br />

All’interno di un quadrato tracciamo un cerchio. Se scegliamo ”a caso” un<br />

numero grande di punti nel quadrato e contiamo quanti di questi punti sono<br />

anche nel cerchio, è ragionevole supporre che il rapporto tra il numero di punti<br />

nel cerchio ed il numero di punti nel quadrato è circa uguale al rapporto tra<br />

l’area del cerchio e quella del quadrato:<br />

numero di punti nel cerchio<br />

numero di punti nel quadrato<br />

area del cerchio<br />

area del quadrato :<br />

Questa uguaglianza approssimata, per un numero di punti che cresce all’in…nito<br />

diventa esatta. Probabilmente abbiamo quadrato il cerchio... Se l’area è una<br />

misura dell’insieme dei punti che intersecano una …gura, il perimetro è una<br />

misura dell’insieme delle rette che intersecano una …gura convessa. La probabilità<br />

che una retta che interseca un quadrato intersechi anche un cerchio interno al<br />

quadrato è uguale al rapporto tra il perimetro del cerchio e quello del quadrato.<br />

Probabilmente abbiamo retti…cato il cerchio... Per la stima dell’errore in un<br />

metodo Montecarlo si può solo parlare di errore probabile. Supponiamo che un<br />

esperimento abbia probabilità di successo p e probabilità di insuccesso 1 p.<br />

Ripetendo N volte l’esperimento si ha un numero atteso di Np successi, con<br />

uno scarto quadratico medio p Np(1 p).<br />

Un punto nel quadrato è anche<br />

nel cerchio con probabilità<br />

area del cerchio<br />

area del quadrato .<br />

Una retta nel quadrato interseca<br />

il cerchio con probabilità<br />

perimetro del cerchio<br />

perimetro del quadrato .<br />

Probabilità geometrica.<br />

Scegliere a caso un oggetto equivale a scegliere a caso le sue coordinate. La<br />

de…nizione di numero casuale è piuttosto problematica perché una de…nizione<br />

in genere descrive una qualche proprietà, mentre un numero casuale dovrebbe<br />

essere un numero senza proprietà particolari. Comunque, le stelle sembrano<br />

quasi gettate a caso nel cielo così che le coordinate stellari dovrebbero essere<br />

182


numeri casuali. Anche i numeri generati dalle roulettes del Casinò di Montecarlo<br />

dovrebbero essere casuali. Un’altra successione di numeri casuali sembra essere<br />

la successione delle cifre decimali di . Se le cifre decimali di sono casuali, tra<br />

i primi N decimali ogni cifra deve comparire circa N=10 volte, con uno scarto<br />

quadratico medio p N3=10. Per esempio, tra i primi 100 decimali di ogni cifra<br />

compare circa 10 volte, con scarti inferiori a cinque,<br />

= 3; 1415926535 8979323846 2643383279 5028841971 6939937510<br />

5820974944 5923078164 0628620899 8628034825 3421170679:::<br />

Anche tra il primo milione di cifre decimali di ogni cifra compare circa<br />

centomila volte, con scarti inferiori a cinquecento. In un numero a caso di<br />

9X<br />

N cifre la somma degli scarti quadratici pesati 10=N (Xk N=10) 2 tra le<br />

frequenze Xk delle cifre k e le frequenze attese N=10 ha media 9 e varianza 18.<br />

Applichiamo questo test statistico chi quadro ai decimali di con N = 100 e<br />

N = 1000000,<br />

Cifra Frequenza<br />

Scarto<br />

quadrato<br />

0 8 4<br />

1 8 4<br />

2 12 4<br />

3 11 1<br />

4 10 0<br />

5 8 4<br />

6 9 1<br />

7 8 4<br />

8 12 4<br />

9 14 16<br />

Totale 100 42<br />

k=0<br />

Cifra Frequenza<br />

Scarto<br />

quadrato<br />

0 99959 1681<br />

1 99758 58564<br />

2 100026 676<br />

3 100229 52441<br />

4 100230 52900<br />

5 100359 128881<br />

6 99548 204304<br />

7 99800 40000<br />

8 99985 225<br />

9 100106 11236<br />

Totale 1000000 550908<br />

In entrambi i casi lo scarto quadratico pesato ha un valore prossimo a 5,<br />

inferiore al valore 9 per un numero a caso. Con possiamo anche giocare<br />

a poker, dividendo i suoi decimali in blocchi di cinque. I primi dieci milioni<br />

di decimali danno due milioni di mani, tra queste le coppie sono 1007151, i<br />

tris 144375, i poker sono 8887, contro dei valori attesi di 1008000, 144000,<br />

9000. All’apparenza non c’è niente di strano, pare onesto. Un numero si dice<br />

normale se nel suo sviluppo decimale ogni cifra compare con frequenza 1/10<br />

e, più in generale, ogni combinazione di cifre compare con la frequenza dovuta.<br />

Quasi ogni numero è normale ed anche ed e sembrano normale, anzi i decimali<br />

di questi due numeri speciali sembrano del tutto casuali.<br />

La relazione tra e la probabilità sembra aver origine da un gioco d’azzardo<br />

descritto da Georges Louis Leclerc, Comte de Bu¤on (1707-1788): Si getta una<br />

moneta sul pavimento di una stanza, c’è chi scommette che la moneta cade<br />

all’interno di una piastrella, chi scommette che la moneta tocca due piastrelle e<br />

183


chi scommette che ne tocca più di due. Quali sono le possibilità di vincite dei<br />

ognuno di questi scommettitori? Su incarico del conte un ragazzo ha dovuto fare<br />

più di duemila lanci... Un problema più semplice è quello dell’ago di Bu¤on:<br />

”Io suppongo che in una stanza, con il pavimento semplicemente diviso in<br />

linee parallele, si getta per aria un bastoncino, e uno dei giocatori scommette<br />

che il bastoncino non toccherà nessuna delle linee parallele sul pavimento, l’altro<br />

al contrario scommette che il bastoncino toccherà qualcuna di queste parallele;<br />

mi chiedo quale è la sorte di questi due giocatori. Si può giocare questo gioco<br />

con un ago da cucito...”<br />

Sia D la distanza tra le linee sul pavimento e L la lunghezza dell’ago, supponiamo<br />

per semplicità L < D. Denotiamo con x la distanza tra il centro<br />

dell’ago e la linea più vicina, 0 x D=2, e denotiamo con # l’angolo tra ago<br />

e linea, 0 # . Gettare a caso l’ago equivale a scegliere a caso x e # e<br />

2dxd#= D è una misura di probabilità su f0 x D=2g f0 # g. L’ago<br />

interseca la linea quando x L=2 sin(#) e la probabilità di questo evento è<br />

P x<br />

Z<br />

L<br />

2<br />

sin(#) =<br />

2 D 0<br />

Z L<br />

2 sin(#)<br />

0<br />

dxd# = 2L<br />

D :<br />

In particolare, indicando con P la probabilità di intersezione, si ottiene<br />

= 2L=DP . Con esperimenti ripetuti è in principio possibile ottenere delle<br />

approssimazioni di e sono molti quelli che ci hanno provato. Nel 1901 Mario<br />

Lazzarini. in ”Un’applicazione del calcolo della probabilità all ricerca sperimentale<br />

di un valore approssimato di ” ripete l’esperimento di Bu¤on con<br />

L=D = 5=6 e in 3408 lanci ottiene 1808 intersezioni. Da questo si deduce la<br />

stima 2(5=6)(3408=1808) = 355=113 che approssima con sei decimali corretti.<br />

È un risultato troppo preciso per non far nascere qualche sospetto, a parte gli<br />

errori di misurazione delle lunghezze e l’ambiguità sulla presenza o meno di<br />

intersezioni, c’è anche il fatto che questi esperimenti danno il risultato sotto<br />

forma di frazione e non sono molte le frazioni con un denominatore basso che<br />

approssimano bene . Per esempio, dallo sviluppo in frazioni continue si hanno<br />

le approssimazioni 3=1 < 333=106 < < 355=113 < 22=7. La migliore approssimazione<br />

successiva è solo 52163/16604. Insomma, tutti questi numeri fanno<br />

nascere il sospetto che l’esperimento di Lazzarini sia stato costruito a tavolino.<br />

Generalizzando il risultato di Bu¤on, nel 1812 Laplace dimostra che la probabilità<br />

che un ago di lunghezza L intersechi una griglia rettangolare con dimensioni<br />

A e B è 2L= A + 2L= B L 2 = AB, se l’ago ha dimensioni minori della<br />

griglia. Se invece l’ago è molto lungo e la griglia quadrata unitaria, per ogni<br />

angolo # tra ago e griglia ci sono circa L cos(#) intersezioni con le linee orizzontali<br />

e L sin(#) intersezioni con quelle verticali ed i valori attesi del numero di<br />

184


intersezioni X e del quadrato X 2 sono circa<br />

E (X)<br />

E X 2 2L 2 Z =2<br />

2L Z =2<br />

(cos(#) + sin(#)) d# = 4L= ;<br />

0<br />

0<br />

(cos(#) + sin(#)) 2 d# = (1 + 2= ) L 2 :<br />

Quindi il valore atteso di X=L risulta 4= e la varianza 1 + 2= 16= 2 =<br />

0; 015::: è piuttosto piccola. Questo metodo per stimare risulta più accurato<br />

dei precedenti.<br />

Un problema simile all’ago di Bu¤on è contare le intersezioni tra delle linee<br />

parallele ed una curva gettata a caso su di esse. Denotando con X la variabile<br />

aleatoria che conta il numero di intersezioni di un segmento col sistema<br />

di parallele, il valore atteso di intersezioni è una funzione della lunghezza del<br />

segmento, E (X) = (L). Gettando a caso n segmenti il numero atteso di intersezioni<br />

è E (X1 + ::: + X1) = E (X1) + ::: + E (Xn) = (L1) + ::: + (Ln) e<br />

questo vale anche se le variabili aleatorie non sono indipendenti, come quando<br />

gli estremi dei segmenti sono concatenati e formano una poligonale. D’altra<br />

parte, se i segmenti sono esattamente allineati e formano un unico segmento<br />

si ha anche E (X1 + ::: + X1) = (L1 + ::: + Ln). Quindi, (L1 + ::: + Ln) =<br />

(L1) + ::: + (Ln), la funzione (L) = cL è lineare. Concludendo, il numero<br />

atteso di intersezioni di una poligonale col sistema di parallele risulta proporzionale<br />

alla lunghezza della poligonale e, prendendo il limite di poligonali,<br />

anche per ogni curva retti…cabile si ha E (X) = cL. Per calcolare la costante<br />

di proporzionalità basta osservare che se la distanza tra le parallele è D e la<br />

curva è un cerchio di diametro D, con probabilità uno il numero di intersezioni<br />

è due, quindi c = 2= D, cioè per ogni curva retti…cabile E (X) = 2L= D. Quasi<br />

senza far conti abbiamo riottenuto il risultato di Bu¤on, e con degli aghi storti!<br />

In particolare, se una curva chiusa e convessa ha in ogni direzione diametro<br />

costante uguale a D le intersezioni sono sempre 2, quindi il perimetro è legato<br />

al diametro dalla relazione L = D. Le curve con spessore costante D hanno<br />

perimetro D. Il cerchio non è la sola curva con spessore costante. De…nendo<br />

metà curva in modo pressoché arbitrario, si può completare l’altra metà ottenendo<br />

uno spessore costante in ogni direzione.<br />

185


La formula di Cauchy per l’area<br />

di una super…cie convessa:<br />

Z<br />

A(C) =<br />

(n 1) ((n 1)=2)<br />

2 (n 1)=2<br />

Sn 1<br />

n 1 (C; #) d#:<br />

In questa formula C è un convesso in R n , n 1 (C; #) la misura della<br />

proiezione di C sul sottospazio ortogonale a #, S n 1 l’insieme dei vettori<br />

di norma uno, 2 (n 1)=2 =(n 1) ((n 1)n=2) il volume della sfera unitaria<br />

in R n 1 . Se C è un poliedro con facce Fj di area A (Fj) e normali nj,<br />

Z<br />

Sn 1<br />

0<br />

Z<br />

@<br />

Sn 1<br />

1<br />

1<br />

X<br />

A (Fj) jnj #jA<br />

d#<br />

2<br />

j<br />

= 1<br />

0<br />

Z<br />

jn #j d# @<br />

2 Sn 1<br />

X<br />

1<br />

A (Fj) A .<br />

n 1 (C; #) d# =<br />

In particolare, una curva chiusa con spessore costante D ha lunghezza D.<br />

Nel 1881 Ernesto Cesaro (1859-1906) descrive una interessante relazione tra<br />

probabilità, teoria dei numeri, e . Quale è la probabilità che due interi positivi<br />

scelti a caso siano primi tra loro? Indichiamo con P (n) la cardinalità dell’insieme<br />

delle coppie di numeri minori o uguali ad n e primi tra loro. La probabilità<br />

che due numeri siano primi tra loro è data dal limite limn!+1 P (n)=n 2 = p.<br />

Assumendone l’esistenza, calcoliamo questo limite. Calcoliamo la probabilità<br />

pk che il massimo comun divisore tra due numeri interi positivi a e b sia uguale<br />

a k. Vogliamo che sia a che b siano multipli di k e che a=k e b=k siano primi tra<br />

loro. I primi due eventi hanno probabilità 1=k mentre il terzo ha probabilità p,<br />

inoltre questi eventi sono indipendenti. Quindi pk = 1=k 1=k p e sommando<br />

otteniamo<br />

1 =<br />

+1X<br />

+1X<br />

pk = k 2 p = p 2 =6:<br />

k=1<br />

k=1<br />

La probabilità che due numeri siano primi tra loro è quindi 6= 2 = 0; 607927:::<br />

Questa probabilità ha la seguente interpretazione geometrica. Nel piano cartesiano<br />

consideriamo il reticolo dei punti a coordinate intere. Si può vedere<br />

(a; b) da (c; d) se e solo se ja cj e jb dj sono relativamente primi. Denotiamo<br />

con (n) la funzione di Eulero che conta i numeri tra 1 e n primi<br />

con n. Dividendo un quadrato in otto triangoli si mostra che il numero di<br />

punti nel quadrato fjaj x; jbj xg visibili dall’origine è 8 X<br />

(n). La stima<br />

186<br />

j<br />

1 n x


X<br />

1 n x<br />

(n) 3 2 x 2 divisa per l’area del quadrato 4x 2 fornisce la percentuale<br />

dei punti visibili dall’origine. Di fatto questi risultati sono essenzialmente contenuti<br />

nei diari di Gauss in data 6 Settembre 1796 e sono pubblicati nel 1849 da<br />

Peter Gustav Lejeune Dirichlet (1805-1859). Più in generale, la probabilità che<br />

n interi positivi scelti a caso abbiano massimo comune multiplo uno è uguale a<br />

+1X<br />

k=1<br />

k n<br />

! 1<br />

.<br />

Torniamo al Casinò di Montecarlo per una partita a carte. Due giocatori<br />

con due mazzi di n carte identiche le scoprono una ad una. Uno scommette che<br />

ogni volta le due carte scoperte saranno diverse ed uno che qualche volta compariranno<br />

carte uguali. Qual’è la sorte di ciascuno dei due giocatori? Il calcolo<br />

di queste probabilità si riduce alla determinazione del numero di permutazioni<br />

con e senza punti …ssi ed è dovuto a Nikolaus Bernoulli (1687-1759) ed Eulero.<br />

Se denotiamo con Ai le permutazioni con i …sso, la probabilità che i1, i2,..., ik<br />

n<br />

siano …ssi è P [Ai1 \ Ai2 \ ::: \ Aik ] = (n k)!=n! e ci sono sottoinsiemi di<br />

k elementi scelti tra n. Per il principio di inclusione ed esclusione, la probabilità<br />

che ci sia qualche punto …sso è<br />

P [A1 [ A2 [ ::: [ An]<br />

= X<br />

P [Ai] X<br />

P [Ai \ Aj] +<br />

X<br />

P [Ai \ Aj \ Ak] :::<br />

i<br />

= n<br />

1<br />

i6=j<br />

(n 1)!<br />

n!<br />

n<br />

2<br />

i6=j;j6=k;k6=i<br />

(n 2)!<br />

n!<br />

+ n<br />

3<br />

(n 3)!<br />

n!<br />

= 1 1=2! + 1=3! ::: + ( ) n =n! 1 1=e:<br />

La probabilità di vincere di chi scommette su carte diverse è circa 1=e =<br />

0; 367879:::.<br />

Un altro problema molto concreto in cui compare inaspettatamente il numero<br />

e è quello della scelta del miglior partito. Assumiamo che ogni ragazza<br />

in età da marito abbia diritto a n pretendenti, non contemporaneamente ma<br />

in successione. Dopo aver conosciuto un pretendente ha due possibilità, o ne<br />

accetta la corte o lo pianta, ma ogni lasciato è perso! La strategia per scegliere<br />

il miglior partito è di scartare i primi k pretendenti e poi scegliere il primo tra<br />

i rimanenti migliore dei primi k, ed il problema è trovare il k che massimizza<br />

la probabilità di successo. Se il miglior partito è tra i primi k, con la strategia<br />

descritta è perso. Se il miglior partito è al posto j > k, allora la strategia ha<br />

successo qualora il migliore tra i primi j 1 partiti sia tra i primi k. Denotando<br />

con A l’evento di riuscire a scegliere il miglior partito e con Bj l’evento che il<br />

miglior partito è il j-esimo, si ha quindi<br />

P [A] =<br />

nX<br />

P [Aj Bi] P [Bj] =<br />

j=1<br />

187<br />

nX<br />

j=k+1<br />

k<br />

k 1<br />

j 1 n :<br />

:::


Se n e k sono grandi questa probabilità risulta approssimativamente uguale<br />

a (k=n) log(n=k). Quando n=k e la probabilità è massima ed è circa 1=e.<br />

La controindicazione a questa strategia è una probabilità di rimaner zitella piuttosto<br />

alta, k=n 1=e, mentre la probabilità di non sposar l’uomo giusto è<br />

minore, circa 1 2=e. Ma torniamo alla storia. Dopo aver perso la prima<br />

moglie, Keplero analizza scienti…camente per un paio d’anni pregi e difetti di<br />

undici possibili candidate, per poi tornare sui suoi passi alla quinta da cui poi<br />

ha sette …gli. Osservando che 11=e = 4; 046:::, si sarebbe risparmiato tempo<br />

e fatica e non avrebbe corso il rischio di trovare la sua bella già sposata con<br />

qualcun altro. La morale, se proprio ci si vuole sposare, è di non dir subito di<br />

sì al primo venuto, ma anche di non tirar troppo per le lunghe.<br />

188


Gauss (1777-1855)<br />

P ROBLEMA DEL<br />

CERCHIO<br />

Un metodo elementare per stimare l’area di una …gura è di riportarla su<br />

della carta a quadretti di lato uno contando poi i quadretti contenuti nella<br />

…gura stessa. Sorge però il problema di quei quadrati che intersecando il bordo<br />

della …gura danno un contributo minore di una all’area e risulta conveniente<br />

contare non i quadrati ma i centri di tali quadrati, che in un opportuno sistema<br />

di coordinate cartesiane sono punti a coordinate intere.<br />

Lo Stomachion di Archimede:<br />

”Disegniamo un quadrato ABCD,<br />

bisechiamo BC in E, tracciamo la<br />

perpendicolare EF , le diagonali AC,<br />

BF e CF ,... Ognuna delle quattordici parti<br />

è in rapporto razionale con il quadrato.”<br />

Nel 1899 Georg Pick (1859-1942) osserva che un poligono semplice con vertici<br />

in punti interi ha area A = I + B=2 1, con I i punti interi interni e B quelli sul<br />

bordo. Si può dimostrare il risultato per i triangoli e poi estenderlo alle …gure<br />

triangolabili, osservando che le funzioni A e I +B=2 1 sono entrambe additive.<br />

Se X e Y sono poligoni disgiunti adiacenti,<br />

A(X [ Y ) = A(X) + A(Y );<br />

I(X [ Y ) + B(X [ Y )=2 1 = (I(X) + B(X)=2 1) + (I(Y ) + B(Y )=2 1) :<br />

189


Infatti, se dei punti su un tratto di bordo comune ad X e Y risultano interni<br />

a X [ Y , nella formula I + B=2 1 per X e Y contano 1=2 + 1=2 e in quella<br />

per X [ Y contano 1, e il conto torna. Ci sono poi i due estremi del tratto di<br />

bordo comune a X e Y che contano 1=2 + 1=2 sia per X e Y che per X [ Y , e<br />

il conto torna sottraendo 1. Per una dimostrazione alternativa, basta associare<br />

ad ogni punto intero la proporzione di questo punto nel poligono. Se il punto<br />

è interno la proporzione è 1, se il punto è su un lato la proporzione è 1/2, se il<br />

punto è un vertice con angolo la proporzione è =2 . Siccome con n vertici<br />

la somma degli angoli interni è (n 2) , il contributo dei vertici è n=2 1, e il<br />

conto torna.<br />

Il teorema di Pick: Un poligono semplice con vertici in punti<br />

interi ha area A = I + B=2 1, con I i punti interi interni e B<br />

quelli sul bordo. Per la dimostrazione basta osservare che sia A<br />

che I + B=2 1 sono funzioni additive, e coincidono sui triangoli.<br />

Un triangolo rettangolo con cateti<br />

paralleli agli assi è metà rettangolo<br />

ed ha area A = I + B=2 1.<br />

Un poligono può essere scomposto in<br />

triangoli ed ha area A = I + B=2 1.<br />

La formula A = I + B=2 1 vale per<br />

quadrati di area uno e per rettangoli<br />

con lati paralleli agli assi.<br />

Un triangolo è un rettangolo<br />

meno tre triangoli rettangoli<br />

ed ha area A = I + B=2 1.<br />

Il teorema di Pick non si estende dai poligoni a …gure generiche. Non si<br />

può sperare di calcolare in modo esatto l’area semplicemente contando i punti<br />

interi, ma questa è pur sempre una buona approssimazione. Infatti nel 1947<br />

Vojt¼ech Jarnik (1897-1970) e Hugo Steinhaus (1887-1972) dimostrano che se<br />

è una curva piana, chiusa, semplice, retti…cabile di lunghezza L 1, l’area A<br />

racchiusa dalla curva ed il numero N di punti a coordinate intere interni alla<br />

curva di¤eriscono al più per il perimetro, jN Aj < L. Se inoltre il dominio<br />

racchiuso dalla curva è convesso, allora L=2 < N A L=2+1 e l’uguaglianza<br />

190


vale solo per rettangoli con vertici interi e lati paralleli agli assi. L’idea della dimostrazione<br />

è la seguente. Si associa ad ogni punto intero il quadrato con centro<br />

nel punto e lati di lunghezza uno paralleli agli assi. Se un quadrato è interno alla<br />

curva, allora contribuisce +1 sia all’area che al numero di punti interi, quindi<br />

contribuisce 0 all’errore N A. Similmente, anche i quadrati esterni alla curva<br />

non danno contributo all’errore. Gli unici quadrati che danno un contributo<br />

all’errore sono quelli che intersecano la curva e il contributo all’errore di uno di<br />

questi quadrati è minore della lunghezza di quella parte della curva contenuta<br />

nel quadrato.<br />

Il teorema di Jarnik e Steinhaus:<br />

Se A è l’area, P il perimetro,<br />

N i punti interi interni, allora<br />

jN Aj < P .<br />

La lunghezza di un tratto di curva in un quadrato di lato uno è sempre<br />

maggiore dell’area della parte di quadrato che non contiene il centro.<br />

Infatti, la lunghezza è maggiore dell’altezza che è maggiore dell’area.<br />

Applichiamo questo metodo per stimare un’area al calcolo di . Su un foglio<br />

di carta a quadretti disegniamo una circonferenza di raggio R quadretti, poi<br />

contiamo i punti interi interni alla circonferenza. Il numero di questi punti N<br />

di¤erisce dall’area del cerchio R 2 per meno di metà circonferenza R, quindi<br />

dividendo per R 2 si ottiene l’approssimazione R 2 N < R 1 + R 2 .<br />

Parecchi problemi in teoria dei numeri conducono alla stima del numero di<br />

punti interi contenuti in una regione del piano o dello spazio. Per studiare una<br />

data successione a(0), a(1), a(2),..., si può immergerla in una serie di potenze<br />

a(0) + a(1)w + a(2)w 2 + :::, e dalla funzione generatrice si può tornare alla<br />

successione. Per esempio, in quanti modi si può cambiare una banconota da<br />

$ n in monete da $ , , ? Si tratta di contare le soluzioni intere (x; y; z)<br />

dell’equazione x + y + z = n, cioè il numero di punti interi nel triangolo<br />

fx; y; z 0; x + y + z = ng. La formula esatta per il numero di soluzioni<br />

191


ha la funzione generatrice<br />

0<br />

+1X<br />

@<br />

X<br />

n=0 x 0; y 0; z 0; x+ y+ z=n<br />

+1X<br />

!<br />

+1X<br />

!<br />

+1X<br />

=<br />

x=0<br />

w x<br />

= (1 w ) 1<br />

y=0<br />

1 w<br />

w y<br />

1<br />

1A<br />

w n<br />

z=0<br />

w z<br />

!<br />

1 (1 w ) 1 :<br />

1 (1 w ) 1 in frazioni elementari<br />

Si può scomporre (1 w ) 1<br />

1 w<br />

con poli nei punti fw = 1g, w = 1 , fw = 1g, c’è un polo triplo in w = 1 e,<br />

nell’ipotesi che il massimo comun divisore tra f ; ; g sia 1, le altre singolarità<br />

hanno ordine minore. E osservando che 1 w = (1 w) 1 + w + ::: + w 1<br />

(1 w) se w ! 1, si ottiene<br />

(1 w ) 1<br />

1 w<br />

=<br />

+1X<br />

n=0<br />

1 (1 w ) 1 = ( ) 1 (1 w) 3 + :::<br />

(n + 2) (n + 1)<br />

w<br />

2<br />

n + :::<br />

In particolare, se n ! +1 il numero di soluzioni è asintotico a n 2 = (2 ).<br />

Si può ottenere la stessa stima in modo più geometrico ed elementare, osservando<br />

che il numero di punti interi nel tetraedro fx; y; z 0; x + y + z ng<br />

è asintotico al volume n 3 = (6 ), ed il numero dei punti interi sulla faccia<br />

fx 0; y 0; z 0; x + y + z = ng è asintotico all’area della faccia, che<br />

è la derivata del volume: d<br />

dn n3 = (6 ) = n 2 = (2 ).<br />

Un altro esempio classico è un problema studiato da Fermat, Eulero, Lagrange,<br />

Legendre, Gauss, Jacobi, ed altri. È possibile decomporre un dato<br />

numero intero nella somma di due quadrati? Un certo numero può non essere<br />

rappresentabile come somma di due quadrati, per esempio un numero congruo a<br />

3 modulo 4 non è somma di due quadrati, al contrario altri numeri possono avere<br />

parecchie rappresentazioni. Per esempio, 25 = 0 2 + 5 2 = 3 2 + 4 2 e 26 = 1 2 + 5 2 ,<br />

ma 27 non è somma di due quadrati, 83 e 84 non sono somme di due quadrati,<br />

mentre 85 = 2 2 + 9 2 = 6 2 + 7 2 . Denotiamo con r(n) il numero delle decomposizioni<br />

di n nella somma di due quadrati,<br />

r(n) = (x; y) 2 Z Z : x 2 + y 2 = n :<br />

Si può mostrare che un numero è somma di quadrati se e solo se nella<br />

sua scomposizione in fattori primi ogni primo della forma 4n + 3 compare un<br />

numero pari di volte. Più precisamente Legendre ha dimostrato che r(n) =<br />

4 (d1(n) d3(n)), dove d1(n) e d3(n) sono i numeri dei divisori di n della forma<br />

4n + 1 e 4n + 3. Questa funzione aritmetica dipende quindi dalla scomposizione<br />

in fattori primi ed è piuttosto irregolare, ma l’irregolarità viene mitigata considerandone<br />

il valor medio. La somma r(0) + r(1) + r(2) + ::: + r(n) è il numero<br />

192


di soluzioni intere della disequazione x 2 + y 2 n ed è uguale al numero di punti<br />

a coordinate intere in un cerchio con centro nell’origine e raggio p n. Il numero<br />

di punti interi in un cerchio è approssimativamente uguale all’area del cerchio,<br />

quindi un numero ha in media rappresentazioni come somma di quadrati,<br />

r(0) + r(1) + r(2) + ::: + r(n)<br />

lim<br />

= :<br />

n!+1<br />

n + 1<br />

Dalla formula r(n) = 4 (d1(n) d3(n)), denotando con [x] il più grande<br />

intero minore o uguale a x, si ricava la seguente formula di Gauss,<br />

r(0) + r(1) + r(2) + ::: + r(n) = 1 + 4 ([n=1] [n=3] + [n=5] [n=7] + :::) :<br />

Al limite per n ! +1 si riconosce la serie di Leibniz 1 1=3+1=5 1=7+::: =<br />

=4. È anche possibile calcolare esplicitamente r(0) + r(1) + r(2) + ::: + r(n)<br />

con un semplice metodo, sempre di Gauss del 1834. Dividiamo i punti interi<br />

nel cerchio in quattro sottoinsiemi: A = { l’origine }, B = { i punti sugli assi,<br />

esclusa l’origine }, C = { i punti nel quadrato di lato 2 p n=2 iscritto nel cerchio,<br />

esclusi i punti sugli assi }, D = { i punti restanti }. Denotando con [x] il più<br />

grande intero minore o uguale a x, si ha<br />

X<br />

r(k) = jAj + jBj + jCj + jDj<br />

0 k n<br />

= 1 + 4 p n + 4<br />

hp i2 n=2<br />

+ 8<br />

X<br />

p n=2 0, mentre Godfrey Harold<br />

Hardy (1877-1947) e Edmund Landau (1877-1937) hanno mostrato che può essere<br />

molto maggiore di cn1=4 . Sempre Hardy ha mostrato che l’errore quadratico<br />

medio è dell’ordine di cn1=4 . Per dare un’idea di questi risultati, accenniamo<br />

ad una generalizzazione del problema del cerchio di Gauss ed al legame con le<br />

193


serie di Fourier. Quanti punti interi stanno in un dominio D in Rd ? Per complicare<br />

un poco la domanda chiediamoci quanti punti interi stanno in un traslato<br />

D t. Questo numero è una funzione periodica della traslazione t che possiamo<br />

sviluppare in serie di Fourier sul toro Td = Rd =Zd = [0; 1) d ,<br />

X<br />

D t(k) = X<br />

0<br />

Z<br />

@<br />

X<br />

D s(k) exp( 2 ij<br />

1<br />

s)dsA<br />

exp(2 ij t)<br />

k2Z d<br />

^<br />

f( ) =<br />

j2Z d<br />

= X<br />

0<br />

@ X<br />

Z<br />

j2Z d<br />

Z<br />

R d<br />

k2Z d<br />

= X<br />

j2Z d<br />

T d<br />

Z<br />

Td k2Zd D(k + s) exp( 2 ij (k + s))dsA<br />

exp(2 ij t)<br />

R d<br />

1<br />

D(x) exp( 2 ij x)dx exp(2 ij t)<br />

= jDj + X<br />

j2Z d f0g<br />

^<br />

D(j) exp(2 ij t):<br />

f(x) exp( 2 i x)dx è la trasformata di Fourier in R d ed il<br />

conto non è nient’altro che la formula di sommazione di Siméon Denis Poisson<br />

(1781-1840) X<br />

f(k) = X ^<br />

f(j). Gli esponenziali exp(2 ij t) hanno media<br />

k2Z d<br />

j2Z d<br />

nulla sul toro, quindi integrando sopravvive solo il termine jDj. Le traslate<br />

D t contengono in media tanti punti interi quanto la misura del dominio<br />

jDj e l’errore quadratico medio è, per l’uguaglianza di Marc Antoine Parseval<br />

(1775-1836),<br />

8<br />

>< Z<br />

>:<br />

T d<br />

0<br />

@ X<br />

k2Z d<br />

1 9<br />

2 >=<br />

D(k + t) jDjA<br />

dt<br />

>;<br />

1=2<br />

8<br />

<<br />

=<br />

:<br />

X<br />

j2Z d f0g<br />

^<br />

D(j) 2<br />

In particolare, la trasformata di Fourier della funzione caratteristica di una<br />

sfera è una funzione speciale,<br />

Z<br />

fx2Rd exp( 2 i x)dx = r<br />

;jxj rg<br />

d=2 j j d=2 Jd=2 (2 r j j) :<br />

Queste ubique funzioni prendono il nome da Friedrich Wilhelm Bessel (1784-<br />

1846), che le ha utilizzate nella risoluzione dell’equazione di Keplero t = A#<br />

B sin(#). È quindi possibile scrivere esplicitamente una serie di Fourier che rappresenta<br />

il numero di punti interi in una sfera e dalla disuguaglianza J d=2 (z)<br />

c jzj 1=2 segue poi che l’errore quadratico medio è dell’ordine di cr (d 1)=2 .<br />

Il problema del cerchio studia in quanti modi si può decomporre un numero in<br />

somma di due quadrati, quello della sfera studia le decomposizioni nella somma<br />

di tre o quattro quadrati. Salendo di dimensione il problema si sempli…ca.<br />

194<br />

9<br />

=<br />

;<br />

1=2<br />

:


Consideriamo ora dei problemi analoghi. In quanti modi si può decomporre un<br />

numero in un prodotto di due numeri, cioè quanti divisori ha un dato numero<br />

intero? Il numero dei divisori è legato alla scomposizione in fattori primi. Un<br />

numero primo ha due soli divisori, mentre i divisori di n = p a q b :::r c con p, q,...,<br />

r primi e a, b,..., c interi positivi, sono (a + 1)(b + 1):::(c + 1). Il numero dei<br />

divisori di n dipende da n in modo abbastanza irregolare. Riformuliamo allora<br />

la domanda. Quanti sono in media i divisori di un numero intero? Indichiamo<br />

con d(n) il numero dei divisori di n,<br />

d(n) = jf(x; y) 2 N N : xy = ngj :<br />

Questo numero è uguale al numero dei punti (x; y) a coordinate intere e<br />

positive sull’iperbole xy = n e d(1) + d(2) + ::: + d(n) è uguale al numero dei<br />

punti interi (x; y) con 0 < y n=x.<br />

Z<br />

Una approssimazione di questo numero<br />

n<br />

dx<br />

è data dall’area sotto l’iperbole n = n log(n), quindi in media il numero<br />

1<br />

x<br />

dei divisori di n è circa log(n). Di fatto, nel 1849 Dirichlet ha dimostrato un<br />

risultato più preciso. Scomponiamo la regione sotto l’iperbole nel quadrato<br />

di vertici (0; 0), (0; p n), ( p n; p n), ( p n; 0), nel trapezio curvilineo di vertici<br />

(0; p n), ( p n; p n), (1; n), (0; n), e nel trapezio curvilineo di vertici ( p n; 0),<br />

(n; 0), (n; 1), ( p n; p n). Siccome il numero di punti interi nei due trapezi è lo<br />

stesso, il numero di punti interi sotto l’iperbole 0 < y n=x è<br />

nX<br />

d(j) = p n 2 [<br />

+ 2<br />

p n]<br />

X<br />

j=1<br />

Per stimare<br />

L’integrale<br />

j=1<br />

j=1<br />

[n=j] p [<br />

n = 2<br />

p n]<br />

X<br />

[n=j]<br />

j=1<br />

j=1<br />

[<br />

= 2n<br />

p n]<br />

X<br />

[<br />

1=j n + 2<br />

p n]<br />

X<br />

([n=j] n=j) + n p n 2<br />

1<br />

nX<br />

1=j, si può sostituire alla serie un integrale,<br />

j=1<br />

Z n<br />

dx<br />

=<br />

x +<br />

Z +1<br />

1<br />

nX 1<br />

j =<br />

Z n<br />

dx<br />

x +<br />

Z n<br />

1<br />

j=1 1<br />

Z +1<br />

1<br />

x [x]<br />

x [x]<br />

x [x]<br />

x [x]<br />

1<br />

[x]<br />

1<br />

x<br />

Z +1<br />

dx + 1<br />

n<br />

p n 2<br />

dx<br />

n<br />

x [x]<br />

x [x]<br />

dx + 1<br />

n :<br />

0<br />

1<br />

nX<br />

dx = limn!+1 @ 1=j log(n) A de…nisce la<br />

costante di Eulero Mascheroni = 0; 577215:::, che con , e, p 2, 1 + p 5 =2,...,<br />

è una delle costanti importanti in matematica. Quindi in media il numero dei<br />

divisori di n è uguale a log(n) + (2 1),<br />

d(1) + d(2) + ::: + d(n)<br />

n<br />

j=1<br />

(log(n) + (2 1))<br />

195<br />

:<br />

c<br />

p n :


Come per il problema del cerchio, questa stima dell’errore può essere migliorata.<br />

I diari di Gauss in data 20 Giugno 1796 contengono la seguente a¤ermazione:<br />

”All’in…nito la somma dei fattori =<br />

6<br />

la somma dei numeri.”<br />

Indichiamo con (n) la somma dei divisori di n. La somma dei numeri interi<br />

nX<br />

da 1 ad n è k = n(n + 1)=2 n2 =2. I divisori di k sono tanti quanti i punti<br />

k=1<br />

(x; y) a coordinate intere e positive sull’iperbole xy = k e la somma dei divisori<br />

dei numeri positivi minori o uguali ad n è<br />

0 1<br />

nX<br />

nX [n=k] X nX<br />

(k) = @ jA<br />

1<br />

h<br />

n<br />

i h<br />

n<br />

i<br />

n<br />

=<br />

+ 1<br />

2 k k 2 nX 1<br />

2 k2 2 2 n<br />

12 :<br />

k=1<br />

k=1<br />

j=1<br />

k=1<br />

Quindi, come enunciato da Gauss, si ha<br />

lim<br />

n!+1<br />

nX<br />

k=1<br />

2<br />

(k)<br />

nX<br />

k<br />

k=1<br />

Un ulteriore esempio del legame tra la teoria dei numeri interi ed i numeri<br />

ed e è dato dal teorema dei numeri primi. I numeri primi hanno sempre<br />

ossessionato i matematici, e tra questi anche Eulero:<br />

”I matematici hanno cercato, …n qui invano, di scoprire un ordine qualunque<br />

nella successione dei numeri primi, e si è portati a credere che questo è un mistero<br />

che lo spirito umano non riuscirà mai a penetrare. Per convincersene basta<br />

gettare un occhio alle tavole dei numeri primi, che alcuni si sono dati la pena<br />

di calcolare …n oltre a centomila, e ci si accorge subito che non vi regna nessun<br />

ordine o regola. Questo è tanto più sorprendente, quanto l’aritmetica ci fornisce<br />

delle regole certe per mezzo delle quali si può continuare la successione di questi<br />

numeri tanto lontano quanto si desidera, senza tuttavia lasciare intravedere il<br />

minimo indizio di un ordine qualunque.”<br />

La prima dimostrazione dell’in…nità dei numeri primi è di Euclide: Se 2, 3,<br />

5,..., p sono primi, allora 2 3 5 ::: p+1 non è divisibile per 2, 3, 5,..., p, quindi<br />

c’è qualche altro primo. La seconda dimostrazione dell’in…nità dei primi è di<br />

Eulero, che mostra che la serie degli inverso dei primi diverge come il logaritmo<br />

della serie armonica, X<br />

+1X<br />

!<br />

1=p = log 1=p = log (log (1)). I numeri primi<br />

p primo<br />

n=1<br />

si diradano via via che diventano grandi ed hanno una distribuzione piuttosto<br />

irregolare. Per cercare una regolarità in questa irregolarità, facciamoci aiutare<br />

dal giovane Gauss.<br />

196<br />

=<br />

2<br />

6 :<br />

k=1


”Da ragazzo ho considerato il problema di quanti primi ci sono …no ad un<br />

certo numero e dai miei conti ho determinato che la densità dei primi intorno<br />

ad x è circa 1= log(x).”<br />

Dalle tavole dei numeri primi si osserva che se n cresce di un fattore 10, la<br />

distanza media tra i primi tra 1 e n cresce di circa 2; 3 e dalle tavole dei logaritmi<br />

risulta che 2; 3 è circa uguale a log(10).<br />

n<br />

(n) = numeri<br />

primi tra 1 e n.<br />

n= (n) = distanza<br />

media tra i primi.<br />

10 4 2; 5<br />

100 25 4<br />

1000 168 5; 952:::<br />

10000 1229 8; 136:::<br />

100000 9592 10; 425:::<br />

1000000 78498 12; 739:::<br />

10000000 664579 15; 047:::<br />

100000000 5761455 17; 356:::<br />

1000000000 50847534 19; 666:::<br />

10000000000 455052511 21; 975:::<br />

Si può quindi congetturare con Gauss che la densità dei primi Zintorno ad x è<br />

x<br />

circa 1= log(x) e che il numero dei numeri primi minori di x è circa dy= log(y),<br />

che è circa x= log(x). Anche Legendre formula una simile congettura e nel 1850<br />

Pafnutii Lvovich Cebicev (1821-1894) mostra che a meno di un fattore (1 ")<br />

l’ordine di grandezza è corretto. In…ne, seguendo la strada aperta Riemann nella<br />

memoria ”Sul numero di primi minori di una certa grandezza”, nel 1898 Charles<br />

Jean de la Vallée Poussin (1866-1962) e Jaques Salomon Hadamard (1865-1963)<br />

provano il teorema dei numeri primi. La dimostrazione si basa sullo studio della<br />

funzione, introdotta da Eulero e studiata nel campo complesso da Riemann,<br />

(s) =<br />

+1X<br />

k=1<br />

k s = Y<br />

p primo<br />

1 p 1 s :<br />

È possibile dare una giusti…cazione euristica del teorema dei numeri primi.<br />

I numeri tra 1 ed n divisibili per p sono circa n=p, quelli divisibili per p 2 sono<br />

circa n=p 2 ,... ed indicando con [n] p il più grande intero k tale che p k divide n,<br />

si ha<br />

[n!] p = [1] p + [2] p + [3] p + ::: + [n] p n=p + n=p 2 + n=p 3 + ::: n=p:<br />

Quindi<br />

0<br />

log (n!) = log @<br />

Y<br />

p n; p primi<br />

1<br />

p [n!] pA<br />

n X<br />

197<br />

p n; p primi<br />

2<br />

log (p)<br />

:<br />

p


D’altra parte, per la formula di Stirling,<br />

log (n!) =<br />

nX<br />

log (j) n log(n):<br />

j=1<br />

Confrontando le due approssimazioni di log (n!), si ottiene<br />

X<br />

p x; p primi<br />

p x; p primi<br />

log (p)<br />

p<br />

log(x):<br />

In…ne, assumendo che i primi abbiano una densità D(x), si ottiene<br />

log(x)<br />

X log (p)<br />

p<br />

Z x<br />

log (y)<br />

y D(y)dy:<br />

E, derivando a destra e a manca,<br />

1=x D(x) log (x) =x:<br />

Da questo segue che la presunta densità dei numeri primi è D(x) 1= log(x).<br />

Il difetto di questa derivazione euristica del teorema dei numeri primi è l’assunzione<br />

a priori dell’esistenza di una densità dei primi.<br />

Z x<br />

dy<br />

Li(x) = quasi coincide con<br />

2 y<br />

(x) = numero dei primi minori di x.<br />

x<br />

approssima (x) dal di sotto.<br />

log(x)<br />

Come per il problema del cerchio di Gauss e dei divisori di Dirichlet, trovata<br />

una stima asintotica per il numero di numeri primi, si cerca una stima dell’errore.<br />

In…ne, sempre sul problema dei divisori di un numero, Hardy e Ramanujan nel<br />

1917 dimostrano che un numero n ha in media log (log (n)) fattori primi distinti,<br />

poi nel 1940 Paul Erdös (1913-1996) e Mark Kac (1914-1984) mostrano che il<br />

numero di fattori primi distinti di n ha approssimativamente una distribuzione<br />

normale con media e varianza log (log (n)). ”I numeri primi giocano d’azzardo”!<br />

198<br />

2


Bernoulli (1654-1705) Bernoulli (1667-1748) Gauss (1777-1855)<br />

LEMNISCAT A E MEDIE ARIT MET ICO GEOMET RICHE<br />

Iniziamo con un breve richiamo sugli integrali e le funzioni ellittiche. Nel<br />

1694 i fratelli Bernoulli risolvono il problema, proposto da Leibniz, di determinare<br />

la curvatura di una sbarra elastica con una estremità …ssa e piegata da<br />

un peso attaccato all’estremità libera. La di¤erenza tra le tensioni in due facce<br />

opposte di un tratto in…nitesimo di sbarra risulta inversamente proporzionale<br />

al raggio di curvatura della sbarra ed in condizioni di equilibrio il momento di<br />

questa risultante deve eguagliare il momento del peso. Quindi in un sistema<br />

di coordinate con origine nell’estremo libero ed asse delle ordinate in direzione<br />

del peso si ottiene l’equazione di¤erenziale 1 + (dy=dx) 2 3=2 d 2 y=d 2 x = 2ax.<br />

Una prima integrazione dà (dy=dx) 1 + (dy=dx) 2 1=2 2 = ax + b, quindi<br />

dy=dx = ax2 + b 1 ax2 + b 2<br />

1=2<br />

y = c<br />

Z<br />

e con una seconda integrazione<br />

ax2 q<br />

+ b<br />

1 (ax2 + b) 2<br />

dx:<br />

In particolare, se a = 1 e b = c = 0 la curva elastica risulta uguale all’area<br />

sotto la curva y 2 1 x 4 = x 2 , ma gli sforzi dei Bernoulli per calcolare esplici-<br />

tamente quest’area in termini elementari Z risultano vani. Supponiamo di dover<br />

calcolare un integrale della forma R(x; y)dx con R(x; y) funzione razionale e y<br />

funzione algebrica di x, cioè Q(x; y) = 0 per un opportuno polinomio in due variabili.<br />

Se la curva Q(x; y) = 0 ha una parametrizzazione Z (x; y) = (A(t); B(t)),<br />

con A(t) e B(t) razionali, l’integrale si trasforma in R (A(t); B(t)) A0 (t)dt<br />

ed è quindi calcolabile in modo elementare scomponendo la funzione razionale<br />

R (A(t); B(t)) A0 (t) in frazioni semplici. In particolareZle coniche hanno parametrizzazioni<br />

razionali e quindi tutti gli integrali del tipo R x; p ax2 + bx + c dx<br />

199


sono calcolabili in modo elementare. Gli integrali ellittici sono integrali del tipo<br />

Z<br />

R x; p P (x) dx con R (x; y) razionale e P (x) polinomio di terzo o quarto<br />

grado. Se Q(x) è un polinomio di quarto grado con una radice , la sostituzione<br />

x = + 1=t trasforma Q(x) in t 4P (t) con P (t) di terzo grado e con ulteriori<br />

trasformazioni ci si può poi ricondurre alle tre forme canoniche di Legendre<br />

Z<br />

dx<br />

p P (x) ;<br />

Z<br />

xdx<br />

p P (x) ;<br />

Z<br />

dx<br />

(x ) p P (x) :<br />

Liouville ha mostrato che in generale non è possibile esprimere questi integrali<br />

per mezzo di funzioni elementari. Dato un polinomio P (x) senza radici<br />

multiple, de…niamo<br />

Z x<br />

dt<br />

f(x) = p :<br />

P (t)<br />

0<br />

Abel e Carl Gustav Jacob Jacobi (1804-1851) hanno l’idea di studiare la<br />

funzione inversa di questo integrale. Se x = g(z) è la funzione inversa di<br />

z = f(x), si ha g0 (f(x)) = 1=f 0 (x) = p P (x). In particolare, posto x = g(z) e<br />

y = g0 (z), si ottiene una parametrizzazione della curva y2 = P (x). Per esempio,<br />

se P (x) = 1 x2 allora f(x) = arcsin(x), e (g(z); g0 (z)) = (sin(z);<br />

Z<br />

cos(z)) sono<br />

x<br />

parametrizzazioni del cerchio. L’inversione dell’integrale ellittico dt= p P (t),<br />

con P (t) polinomio di terzo o quarto grado, genera le funzioni ellittiche che<br />

sono delle parametrizzazioni delle curve ellittiche. Se le funzioni trigonometriche<br />

sono semplicemente periodiche, nel campo complesso le funzioni ellittiche<br />

sono doppiamente periodiche, cioè esistono !1 e !2 linearmente indipendenti sui<br />

reali tali che g (z + !1) = g (z + !2) = g (z) e queste funzioni hanno delle formule<br />

di addizione simili alle formule di addizione delle funzioni trigonometriche.<br />

L’ellisse, curva di secondo grado, non è una curva ellittica, ma la lunghezza di<br />

un’ellisse, o di un’iperbole, è un’integrale ellittico.<br />

Gli ovali di Cassini<br />

sono intersezione tra<br />

un piano ed un toro.<br />

L’ellisse è il luogo dei punti in un piano con somma delle distanze da due<br />

punti …ssi costante e l’iperbole il luogo dei punti con di¤erenza delle distanze<br />

costante. Il luogo dei punti con costante il prodotto delle distanze da due<br />

punti …ssi sono gli ovali di Cassini, che non convinto delle teoria copernicana<br />

introduce queste curve nel 1680 per descrivere i moti del Sole e della Luna<br />

200<br />

0


intorno alla Terra. In particolare, se questi punti …ssi sono 1= p 2; 0 ed il<br />

prodotto delle distanze è 1=2, si ottiene la lemniscata di equazione cartesiana<br />

x 2 y 2 = x 2 + y 2 2 . Con x = cos(#) e y = sin(#), l’equazione diventa<br />

2 = cos(2#). In coordinate polari l’equazione = cos( #) descrive una iperbole<br />

se = 2, una retta se = 1, una parabola se = 1=2, un cerchio se<br />

= 1. La curva n = cos(n#) quando n è un intero positivo ha la forma di un<br />

…ore con n petali, quindi la nostra lemniscata di petali ne ha due.<br />

Se A = ( 1= p 2; 0) e B = (1= p 2; 0), la lemniscata<br />

è il luogo dei punti P con jAP j jBP j = 1=2.<br />

Se O = (0; 0), C = ( 1; 0) e D = (1; 0), la lemniscata<br />

è il luogo dei punti P con \CP O \DP O = =2.<br />

Se sulle circonferenze di raggio uno con centri in<br />

A = ( 1= p 2; 0) e B = (1= p 2; 0) si considerano due punti<br />

variabili M e N con jMNj = jABj e MN non parallelo ad AB,<br />

il punto medio del segmento MN descrive la lemniscata. Questo<br />

permette di tracciare la lemniscata con un sistema articolato.<br />

Applicando all’iperbole equilatera w 2 z 2 = 1 l’inversione<br />

circolare w = x= x 2 + y 2 e z = y= x 2 + y 2 , si ottiene la<br />

lemniscata x 2 y 2 = x 2 + y 2 2 .<br />

Nel 1694 i fratelli Bernoulli, indipendentemente, descrivono questa curva<br />

”fatta come un 8 o un nastro annodato” ed una disputa sulla priorità di questa<br />

ed altre scoperte, catenaria, brachistocrona, problema isoperimetrico,..., guasta<br />

i loro rapporti. All’interno della famiglia Bernoulli la matematica è un affare<br />

troppo serio. Il motto del fratello maggiore è ”Contro la volontà di mio<br />

padre studio le stelle”. Un …glio del fratello minore partecipa ad un concorso<br />

dell’Accademia delle Scienze di Parigi in cui anche il padre è concorrente, vince e<br />

viene cacciato da casa. Poi il …glio accusa il padre di averlo derubato dell’intera<br />

”Idrodinamica” mutandone solo il titolo in ”Idraulica”.<br />

201


La lunghezza di un arco di curva in coordinate polari n=2 Z Z = cos (n#=2) :<br />

pd<br />

Z<br />

d<br />

ds = 2 + 2d# = p<br />

1 m :<br />

1=2 = cos (#=2) = cos (#) 3=2 = cos (3#=2)<br />

2 = cos (2#)<br />

Dall’equazione della lemniscata in coordinate polari 2 = cos(2#) e la formula<br />

per l’elemento in…nitesimo di lunghezza ds2 = d 2 + 2d# 2 , si ricava<br />

ds = 1 4 1=2<br />

d . Quindi la lunghezza dell’arco di lemniscata dall’origine<br />

Z x<br />

…no al punto a distanza x è data dall’integrale<br />

Z 0<br />

x<br />

dell’integrale<br />

0<br />

1 t 4 1=2 dt, un analogo<br />

1 t 2 1=2 dt = arcsin(x) che dà la lunghezza di un arco di<br />

cerchio. Nel 1730 Stirling calcola le approssimazioni<br />

Z 1<br />

0<br />

Z 1<br />

ed Eulero dimostra che<br />

4<br />

0<br />

dx<br />

p = 1; 31102877714605987:::;<br />

1 x4 x2dx p = 0; 59907011736779611:::;<br />

1 x4 Z 1<br />

0<br />

dx<br />

p<br />

1 x4 Z 1<br />

0<br />

x2dx p<br />

1 x4 = 4 :<br />

Infatti con il cambio di variabile x t 1=4 i due integrali si riconducono<br />

alla funzione Beta, ( =2) 3=2 2 (3=4) il primo e (2 ) 1=2 2 (3=4) il secondo. Nel<br />

1718 Fagnano scopre come dividere con riga e compasso l’arco di lemniscata nel<br />

primo quadrante in due, tre, o cinque parti uguali e nel 1758 Eulero trova una<br />

formula di addizione per integrali ellittici,<br />

Z x<br />

0<br />

z = xp1 + ay2 y4 + y p 1 + ax2 x4 1 + x2y2 ;<br />

Z y<br />

Z z<br />

dt<br />

dt<br />

dt<br />

p + p = p :<br />

1 + at2 t4 1 + at2 t4 1 + at2 t4 0<br />

Per esempio, se a = 0 e x = y = pp 2 1, allora z = 1. L’arco di lemniscata<br />

in un quadrante è diviso in parti uguali dalla circonferenza con centro nell’origine<br />

e raggio pp 2 1. Anche Gauss si interessa alla lemniscata e dimostra che, come<br />

202<br />

0


per il cerchio, è possibile dividere con riga e compasso l’arco di lemniscata nel<br />

primo quadrante in 2 m p1p2:::pn parti uguali se i pj sono numeri primi distinti<br />

della forma 22k + 1. Questo risultato è poi riscoperto da Abel nel 1826. Dal<br />

1796 in poi i diari di Gauss contengono parecchie a¤ermazioni sugli integrali<br />

ellittici e le medie aritmetico geometriche:<br />

”La lemniscata si divide in cinque parti in modo geometrico.”<br />

”Sulla lemniscata abbiamo trovato le cose più eleganti al di là di tutte le<br />

aspettative e questo con un metodo che apre un intero nuovo campo.”<br />

”Abbiamo provato che la media aritmetico geometrica tra 1 e p 2 è =! …no<br />

a 11 cifre, una volta dimostrata la cosa si aprirà certamente un nuovo campo<br />

in analisi.”<br />

”La media aritmetico geometrica è una quantità integrale. Dimostrato!”<br />

! = 2<br />

= 2<br />

Z 1<br />

0<br />

Z 1<br />

0<br />

1 t 4 1=2 dt è la lunghezza di metà lemniscata, l’analogo di<br />

1 t 2 1=2 dt per il cerchio. Per dividere il cerchio in n parti uguali<br />

Z<br />

basta trovare sin(2 k=n), k = 0; 1; :::; n 1, e sin(x) è la funzione inversa di<br />

x<br />

1 t 2 1=2 dt. Analogamente, per dividere la lemniscata basta trovare<br />

0<br />

Z x<br />

(2!k=n), con (x) funzione inversa di<br />

0<br />

1 t 4 1=2 dt. La media aritmetico<br />

geometrica AGM(x0; y0) tra due numeri positivi x0 e y0 è il limite comune delle<br />

successioni de…nite ricorsivamente da xn+1 = (xn + yn) =2 e yn+1 = p xnyn. Il<br />

legame tra le medie aritmetico geometriche e gli integrali ellittici è trovato da<br />

Lagrange nel 1785 e riscoperto qualche anno dopo da Gauss,<br />

Z +1<br />

1<br />

dx<br />

p = :<br />

(a2 + x2 ) (b2 + x2 ) AGM(a; b)<br />

Per dimostrare l’uguaglianza basta mostrare che questi integrali sono invarianti<br />

rispetto alla trasformazione (a; b) (a + b) =2; p ab e questo segue dal<br />

cambio di variabile x (x ab=x) =2. Iterando la trasformazione gli integrali<br />

ellittici convergono a degli integrali elementari,<br />

=<br />

=<br />

Z +1<br />

1<br />

Z +1<br />

1<br />

Z +1<br />

1<br />

r<br />

dx<br />

p<br />

(a2 + x2 ) (b2 + x2 )<br />

dx<br />

((a + b)=2) 2 + x 2 (ab + x 2 )<br />

dx<br />

p :<br />

(AGM(a; b) 2 + x2 ) (AGM(a; b) 2 + x2 )<br />

Per illustrare la relazione tra le medie aritmetico geometriche e , si può<br />

203


partire dall’integrale ellittico<br />

H(a; b) = 1 Z +1<br />

dx<br />

p :<br />

(1 + x2 =a2 ) (1 + x2 =b2 )<br />

Il cambio di variabile x N=x mostra che<br />

Quindi<br />

Z p N<br />

0<br />

1<br />

dx<br />

p =<br />

(1 + x2 ) (1 + x2 =N 2 )<br />

Z +1<br />

p N<br />

dx<br />

p :<br />

(1 + x2 ) (1 + x2 =N 2 )<br />

H(1; N) = 4 Z p N<br />

dx<br />

p =<br />

0 (1 + x2 ) (1 + x2 =N 2 ) 4 Z p N<br />

1 x<br />

0<br />

2 =2N 2 + :::<br />

p dx<br />

1 + x2 = 4<br />

log( p N + p p p p<br />

N 2 + N log( N + N + 1)<br />

N + 1)<br />

4N 2<br />

!<br />

+ :::<br />

= 2 log(4N) + log(4N)<br />

2 N 2 + O N 2 :<br />

Per ottenere un’approssimazione di a partire dalla funzione H(1; N), basta<br />

osservare che<br />

N<br />

2 (H(1; N + 1) H(1; N)) = 1 + O(N 1 ):<br />

In de…nitiva, si può approssimare con (N (H(1; N + 1) H(1; N)) =2) 1 e<br />

si possono approssimare H(1; N +1) e H(1; N) per mezzo delle medie aritmetico<br />

geometriche. Malgrado le apparenze, questo algoritmo è e¢ ciente perché le<br />

medie aritmetico geometriche convergono rapidamente, con velocità quadratica,<br />

a + b<br />

2<br />

p<br />

ab =<br />

4<br />

(a b) 2<br />

a + b<br />

2 + p ab<br />

Grosso modo, ogni iterazione raddoppia il numero di decimali corretti. Una<br />

variante di questo algoritmo permette di calcolare in modo e¢ ciente i logaritmi,<br />

da cui si possono ricavare con il metodo iterativo di Newton gli esponenziali.<br />

204<br />

:


Huygens (1629-1695) Steiner (1796-1863) Minkowski (1864-1909)<br />

CAT ENARIA<br />

E P ROBLEMA<br />

ISOP ERIMET RICO<br />

Vogliamo presentare due esempi del ruolo di e e di nel calcolo delle variazioni.<br />

Qual’è la posizione di equilibrio di una catena sospesa ai due estremi?<br />

Galileo osserva che:<br />

205


”La corda così tesa, e poco o molto tirata, si piega in linee, le quali assai<br />

si avvicinano alle paraboliche,... e tale adattamento tanto più esser preciso,<br />

quanto la segnata parabola sarà men curva, cioè più distesa; sì che nelle parabole<br />

descritte con elevazioni sotto ai gr. 45, la catenella camina quasi ad unguem<br />

sopra la parabola”.<br />

Secondo Torricelli ”Corpi pesanti collegati tra di loro non si possono muovere<br />

se il baricentro comune non si abbassa”. Anche il diciassettenne Huygens<br />

nel 1646 postula che la posizione di equilibrio di una catena deve renderne il<br />

baricentro il più basso possibile e scopre che parabola e catena non possono<br />

coincidere in più di tre punti:<br />

”Due o più pesi appesi ad una corda …ssata ai due estremi possono avere<br />

una sola posizione di equilibrio, che rende il baricentro il più basso possibile”.<br />

”Si considerino dei pesi S, R, P, Q,..., appesi alla corda A, B, C, D... I<br />

prolungamenti di AB e CD si incontrano in un punto sulla verticale nel mezzo<br />

tra i pesi R e P... I punti di connessione A, B, C, D,..., non possono appartenere<br />

tutti ad una stessa parabola”.<br />

Nel 1691 i fratelli Bernoulli con Huygens e Leibniz trovano la forma esatta<br />

dalla catenaria e Leibniz ipotizza l’utilizzo di una catena per calcolare i logaritmi.<br />

In particolare, secondo Huygens:<br />

”Si possono trovare quanti punti si vogliono della catena se sono date le<br />

quadrature delle curve xxyy = a 4 aayy o xxyy = 4a 4 x 4 ”.<br />

206


”Le tangenti dell’inclinazione rispetto ad un piano orizzontale di un …lo senza<br />

gravità a cui sono attaccati dei pesi uguali crescono con di¤erenze uguali”.<br />

L’equazione<br />

di¤erenziale<br />

della catenaria<br />

di Huygens.<br />

Se x, y, s, sono ascissa, ordinata, e lunghezza della<br />

q<br />

curva,<br />

1 + (dy=dx) 2 .<br />

La soluzione è un coseno iperbolico: y = 1 cosh ( x + ) + .<br />

d=ds (dy=dx) = , cioè d 2 y=dx 2 = ds=dx, cioè d 2 y=dx 2 =<br />

La costruzione<br />

di Leibniz<br />

della catenaria<br />

y = ax + a x<br />

.<br />

2<br />

Dei segmenti verticali con base su una linea orizzontale equispaziati<br />

ed altezze in progressione geometrica continua generano una curva<br />

logaritmica. I punti sulla catenaria si ottengono prendendo per ogni<br />

coppia di ascisse simmetriche rispetto ad un’origine un’ordinata<br />

uguale alla semi somma delle ordinate sulla curva logaritmica.<br />

Viceversa, data una catenaria, si possono ottenere segmenti in<br />

progressione geometrica, cioè si possono trovare i logaritmi dei<br />

numeri ed i numeri dei logaritmi.<br />

Il più vecchio dei fratelli Bernoulli dimostra che tra tutte le curve per due<br />

punti e di data lunghezza, la catenaria è quella con il baricentro più basso e più<br />

tardi Eulero osserva che ”ogni e¤etto in natura segue un principio di massimo o<br />

minimo”. La dimostrazione seguente si trova nelle lezioni del più giovane dei due<br />

Bernoulli a G.F. Marquis de l’Hospital (1661-1704). Denotiamo con V = (v; w)<br />

il vertice e con Q = (x; y) un generico punto sulla catenaria. Le forze che<br />

agiscono sul pezzo di catena da V a Q sono le tensioni T (V ) e T (Q) nei punti V<br />

e Q ed il peso del pezzo di catena P (V; Q). Il pezzo di catena è in equilibrio se la<br />

somma delle forze che agiscono su di essa è nulla, T (V )+T (Q)+P (V; Q) = 0. Il<br />

207


peso ha direzione verticale ed è proporzionale alla lunghezza della curva L(V; Q).<br />

Le tensioni sono tangenti alla curva. La tensione nel vertice T (V ) è orizzontale<br />

e non dipende da Q. Per l’equilibrio, la componente orizzontale di T (Q) deve<br />

essere uguale a T (V ), mentre la componente verticale di T (Q) deve essere<br />

uguale a P (V; Q). Se indichiamo con dy=dx la derivata della curva nel punto<br />

Q, la condizione di equilibrio diventa<br />

dy P (V; Q)<br />

= = L(V; Q) =<br />

dx T (V )<br />

Z xq<br />

1 + (dy=dx) 2 dx:<br />

La costante dipende dalla tensione in V e dal peso speci…co della catena.<br />

Derivando si ottiene l’equazione di¤erenziale<br />

d2y =<br />

dx2 v<br />

q<br />

1 + (dy=dx) 2 :<br />

Con la sostituzione dy=dx = z l’equazione si abbassa di grado e diventa a<br />

variabili separabili, dz= p 1 + z 2 = dx. Quindi z = sinh( x + ) ed integrando<br />

nuovamente,<br />

y = 1 cosh( x + ) + :<br />

Le costanti e hanno il solo e¤etto di spostare la catena a destra o sinistra<br />

e in su o in giù, mentre il parametro è legato alla lunghezza della catena. Se<br />

= = 0,<br />

Z xq<br />

1 + (dy=dx) 2 Z xq<br />

dx = 1 + sinh 2 Z x<br />

( x)dx = cosh( x)dx = sinh( x) :<br />

0<br />

0<br />

Nei suoi lavori sulla catenaria Leibniz suggerisce di studiare la forma di<br />

una catena con densità variabile, di una fune elastica, di una vela al vento,<br />

lamentandosi di non aver abbastanza tempo da dedicare a questi problemi.<br />

Comunque i Bernoulli a¤rontano tutti questi problemi ed anche il problema<br />

inverso, data la forma della catena, determinarne la densità. In…ne, Huygens<br />

osserva che se il peso su un elemento di catena è proporzionale alla lunghezza<br />

della proiezione sull’asse delle ascisse, come nel caso dei cavi che sostengono un<br />

ponte, si ottiene l’equazione dy=dx = x con una parabola per soluzione. Hooke<br />

osserva che una catenaria rovesciata è la forma ideale per un arco e congettura<br />

che la forma ideale per una cupola si ottiene ruotando intorno all’asse delle<br />

ordinate una parabola cubica y = x3 . Invece, sostituendo alla lunghezza di<br />

una curva l’area di una super…cie di rotazione, si ottiene l’equazione<br />

Z x q<br />

dy<br />

= 2 x 1 + (dy=dx)<br />

dx v<br />

2 dx;<br />

Z x<br />

y = sinh x 2 + dx + :<br />

v<br />

La cupola di San Pietro in Vaticano, progetto di Michelangelo Buonarroti, è<br />

formata da un doppio guscio semisferico, con spessore il 15% del raggio. Anche<br />

208<br />

0


se la super…cie ideale è compresa in questo guscio, in questa cupola come in<br />

altre gli stress non tangenziali hanno provocato delle fessure.<br />

Veniamo al problema isoperimetrico, o problema di Didone. Dopo esser fuggita<br />

da Tiro ed approdata sulle coste africane, Didone contratta e compra tanta<br />

terra quanta si può cingere con la pelle di un toro. Questa pelle è allora ridotta<br />

in una sottile stringa e con essa si racchiude il suolo su cui sorge Cartagine.<br />

Tra tutte le curve semplici chiuse di data lunghezza, qual’è quella che racchiude<br />

l’area massima? Di fatto il problema è più antico di Didone. Nell’introdurre<br />

questo problema, Pappo osserva che:<br />

”Dio ha dato all’uomo la forma più perfetta di sapienza, in particolare nelle<br />

scienze matematiche, ma ne ha data un poco anche agli animali... Le api, per<br />

raccogliere il miele, costruiscono delle celle tutte uguali tra loro, contigue una<br />

all’altra e di forma esagonale... Solo tre tipi di …gure regolari possono riempire<br />

lo spazio intorno ad un punto. Le api, con il loro istinto, scelgono la …gura con<br />

più angoli, perché contiene più miele delle altre due.”<br />

Le api, per ottimizzare l’uso della cera nei favi che contengono il miele,<br />

costruiscono delle celle esagonali, perché tra i poligoni regolari che tassellano il<br />

piano, triangoli, quadrati, esagoni, questi ultimi a parità di perimetro rendono<br />

massima l’area. C’è anche chi sostiene che le api non conoscono la matematica<br />

e costruiscono favi esagonali solo perché hanno sei zampe. Ma smettiamola<br />

di disturbare queste laboriose creature e torniamo ad occuparci del problema<br />

isoperimetrico. Nel II secolo a.C. Zenodoro dimostra:<br />

”Tra i poligoni con uguale perimetro e uguale numero di lati, il poligono<br />

equilatero ed equiangolo è il più grande in area.”<br />

”Tra i poligoni regolari di uguale perimetro, il più grande in area è quello<br />

con il maggior numero di lati.”<br />

”Un cerchio è più grande di tutti i poligoni regolari di uguale perimetro.”<br />

”Tra tutte le …gure solide di uguale super…cie, la sfera ha il volume massimo.”<br />

Steiner a partire dal 1838 presenta diverse dimostrazioni elementari ed eleganti<br />

della proprietà isoperimetrica del cerchio. Una soluzione del problema<br />

isoperimetrico deve essere convessa, altrimenti l’involucro convesso avrebbe meno<br />

perimetro e più area. Inoltre, ogni retta che divide in parti uguali il perimetro<br />

divide in parti uguali anche l’area, e viceversa, altrimenti, ribaltando la parte<br />

con area maggiore si otterrebbe una …gura con ugual perimetro e più area. Si<br />

può allora dividere in due il problema, cercando una curva con estremi su una<br />

retta e di lunghezza data che racchiude area massima. Ogni punto A su questa<br />

curva deve vedere gli estremi B e C sulla retta secondo un angolo retto, perché<br />

tra i triangoli con due lati dati quello di area massima è rettangolo. Se il triangolo<br />

CAB non è rettangolo in A, senza variare la forma degli archi CA e AB<br />

e quindi la lunghezza della curva, si può aprire o chiudere l’angolo aumentando<br />

l’area del triangolo e quindi della …gura curvilinea CAB. Ma il luogo dei punti<br />

che vedono un segmento dato secondo un angolo retto è una semicirconferenza,<br />

quindi la curva isoperimetrica è un cerchio.<br />

209


La soluzione del problema isoperimetrico è convessa.<br />

Un segmento che divide in due il perimetro, divide in due anche l’area.<br />

Ogni punto del bordo guarda questo segmento ad angolo retto.<br />

Un’altra dimostrazione di Steiner è la seguente. Se una regione non è circolare,<br />

esistono quattro punti sul suo bordo che non sono ciclici. Se si pongono<br />

delle cerniere in questi punti, la regione si scompone in quattro lunule …sse ed<br />

un quadrilatero snodabile. Basta quindi mostrare che tra tutti i quadrilateri<br />

con lati …ssati, quello ciclico ha area massima. Questo fatto è conseguenza della<br />

formula di Brahmagupta per l’area di un quadrilatero piano con lati a, b, c, d,<br />

ed angoli , , , ,<br />

s<br />

(a + b + c d) (a + b c + d) (a b + c + d) ( a + b + c + d)<br />

16<br />

abcd cos 2<br />

Dati i lati a, b, c, d, l’area risulta massima quando + = + = , cioè<br />

se il quadrilatero è ciclico. Dimostriamo questa formula. La diagonale per e<br />

ha lunghezza<br />

p a 2 + b 2 2ab cos ( ) = p c 2 + d 2 2cd cos ( ):<br />

Questa diagonale divide il quadrilatero in due triangoli di area ab sin( )=2 e<br />

cd sin( )=2. Quindi, se A è l’area del quadrilatero,<br />

= a 2 b 2 + c 2 d 2<br />

4A 2 = (ab sin( ) + cd sin( )) 2<br />

(ab cos( ) cd cos( )) 2<br />

2abcd cos ( + ) :<br />

Osservando che 2 (ab cos( ) cd cos( )) = a 2 +b 2 c 2 d 2 e che cos ( + ) =<br />

2 cos 2 (( + ) =2) 1, si conclude che<br />

16A 2 = 4 a 2 b 2 + c 2 d 2<br />

a 2 + b 2<br />

c 2<br />

2 2<br />

d<br />

8abcd 2 cos 2 +<br />

2<br />

1 =<br />

(a + b + c d) (a + b c + d) (a b + c + d) ( a + b + c + d) 16abcd cos 2 +<br />

2<br />

210<br />

+<br />

2<br />

:<br />

:


In particolare, se d = 0 la formula di Brahmagupta si riduce a quella di<br />

Erone per l’area di un triangolo con lati a, b, c,<br />

r<br />

(a + b + c) (a + b c) (a b + c) ( a + b + c)<br />

:<br />

16<br />

Come osservano Dirichlet, Weierstrass, ed altri, queste dimostrazioni di<br />

Zenodoro e Steiner, per quanto convincenti, non sono completamente rigorose<br />

perché presuppongono l’esistenza di un massimo. Di fatto, ci sono esempi<br />

di problemi di massimo o minimo senza soluzioni. ”Sarebbe come asserire<br />

che 1 è il più grande numero naturale, perché per ogni altro numero x c’è<br />

x 2 che è più grande”. Comunque queste dimostrazioni possono essere completate<br />

utilizzando degli argomenti di compattezza. Se A è l’estremo superiore<br />

per l’area delle …gure con perimetro P , esiste una successione di …gure<br />

con perimetri j@ nj = P ed aree limn!+1 j nj = A. Queste …gure possono<br />

essere prese convesse e contenute in un insieme limitato, infatti prendendo<br />

l’involucro convesso di una …gura non convessa si diminuisce il perimetro<br />

ed aumenta l’area, inoltre una …gura con perimetro P può essere racchiusa<br />

in un cerchio con diametro P . In…ne, de…nita la distanza tra due insiemi<br />

d (X; Y ) = sup x2X infy2Y jx yj + sup y2Y infx2X jx yj, si può mostrare che<br />

da ogni successione di convessi contenuti in un insieme limitato si può estrarre<br />

una sottosuccessione convergente. Nel nostro caso la sottosuccessione converge<br />

ad una …gura con perimetro P ed area A. A questo punto si possono applicare<br />

gli argomenti di Steiner e concludere che una …gura di area massima deve essere<br />

un cerchio.<br />

Esistono molte altre dimostrazioni della disuguaglianza isoperimetrica. Per<br />

esempio, la seguente dimostrazione analitica è dovuta a Adolf Hurwitz (1859-<br />

1919), con un contributo di Lebesgue per una precisa de…nizione del dominio di<br />

applicabilità. Sia una regione piana delimitata da una curva semplice chiusa<br />

@ . Se la curva è retti…cabile con lunghezza uno, può essere parametrizzata<br />

dalla lunghezza d’arco e descritta da una funzione periodica di periodo uno<br />

s z(s) = x(s) + iy(s), Lipschitz, jz (s1) z (s2)j js1 s2j. In particolare<br />

questa funzione è assolutamente continua con jdz=dsj = 1 quasi ovunque ed ha<br />

uno sviluppo in serie di Fourier<br />

z(s) =<br />

+1X<br />

k= 1<br />

bz(k) exp(2 iks):<br />

Siccome jdz=dsj = 1, la lunghezza della curva è<br />

=<br />

j@ j =<br />

( +1X<br />

k= 1<br />

Z 1<br />

0<br />

( Z 1<br />

d<br />

z(s) ds =<br />

ds 0<br />

j2 ikbz(k)j 2<br />

)1=2<br />

= 2<br />

211<br />

d<br />

ds z(s)<br />

)<br />

2<br />

1=2<br />

ds<br />

( +1X<br />

k= 1<br />

k 2 jbz(k)j 2<br />

)1=2<br />

:


Similmente, l’area della regione delimitata dalla curva è<br />

ZZ<br />

j j = dxdy = 1<br />

Z<br />

2<br />

= Im<br />

1<br />

2<br />

@<br />

+1X<br />

k= 1<br />

(xdy ydx) = Im 1<br />

2<br />

!<br />

2 ikbz(k)bz(k)<br />

=<br />

Z 1<br />

0<br />

+1X<br />

k= 1<br />

z(s) d<br />

ds z(s)ds<br />

k jbz(k)j 2 :<br />

Comparando l’area con il quadrato del perimetro, si ottiene<br />

j@ j 2<br />

4 j j = 4 2<br />

+1X<br />

k= 1<br />

k 2<br />

k jbz(k)j 2 :<br />

Poiché tutti i termini della serie sono non negativi, si ha j@ j 2<br />

4 j j,<br />

con uguaglianza se e solo se z(s) = bz(0) + bz(1) exp(2 is), che è l’equazione di<br />

un cerchio. In…ne, se la disequazione j@ j 2<br />

4 j j è veri…cata per curve di<br />

lunghezza uno, per omogeneità è veri…cata per curve di lunghezza arbitraria.<br />

Questa dimostrazione suggerisce anche la possibilità di misurare quantitativamente<br />

la di¤erenza tra la curva z(s) ed il cerchio bz(0) + bz(1) exp(2 is),<br />

sup jz(s) (bz(0) + bz(1) exp(2 is))j<br />

0 s 1<br />

X<br />

jbz(k)j<br />

8<br />

<<br />

:<br />

k6=0;1<br />

4 2 1 X<br />

k 2<br />

k<br />

91=2<br />

(<br />

=<br />

1<br />

4<br />

;<br />

2<br />

+1X<br />

k 2<br />

k jbz(k)j 2<br />

)1=2<br />

k6=0;1<br />

= 2<br />

In particolare, se " = 2<br />

1=2 1 n<br />

j@ j 2<br />

n<br />

1=2 1 j@ j 2<br />

k= 1<br />

o1=2 4 j j<br />

:<br />

o1=2 4 j j<br />

è il de…cit isoperimet-<br />

rico, se S = jbz(1)j è il raggio del cerchio bz(0) + bz(1) exp(2 is), se r e R sono i<br />

raggi del più grande cerchio inscritto e del più piccolo cerchio circoscritto alla<br />

…gura, allora S " r R S + ". Una disuguaglianza un poco più precisa è<br />

dovuta a Tommy Bonnesen,<br />

j@ j<br />

q<br />

j@ j 2<br />

2<br />

4 j j<br />

r R<br />

j@ j +<br />

q<br />

j@ j 2<br />

2<br />

4 j j<br />

:<br />

Nello stesso spirito della dimostrazione di Hurwitz, mostriamo ora che se D<br />

è il diametro e L la lunghezza di una curva convessa, allora L D. Questa<br />

volta per descrivere la curva z(t) si sceglie come parametro l’angolo 2 t della<br />

tangente. Quindi, dz(t)=dt = jdz(t)=dtj exp (2 it) e la lunghezza della curva è<br />

Z 1<br />

0<br />

Z 1<br />

d<br />

d<br />

z(t) dt = z(t) exp ( 2 it) dt = 2 ibz(1):<br />

dt dt<br />

0<br />

212


D’altra parte, si ha anche<br />

bz(1) =<br />

Z 1<br />

0<br />

z(t) exp ( 2 it) dt = 1<br />

2<br />

Z 1<br />

0<br />

(z(t) z(t + 1=2)) exp ( 2 it) dt:<br />

Siccome jz(t) z(t + 1=2)j è minore o uguale al diametro della curva, si<br />

ottiene L D. Il cerchio non è l’unica curva che veri…ca l’uguaglianza.<br />

Questa infatti vale per ogni curva con spessore costante. In…ne, l’area interna<br />

ad una curva con diametro D è al più D2 =4. Assumendo che la curva<br />

passi per l’origine e sia contenuta nel semipiano superiore e sia descritta in<br />

coordinate polari dall’equazione = (#), per il teorema di Pitagora si ha<br />

2 2 (#) + (# + 1=2) 2 D , da cui segue che la stima dell’area<br />

Z Z<br />

d d# = 1<br />

Z<br />

2 0<br />

2<br />

(#)d#<br />

= 1<br />

2<br />

f0< < (#); 0


l’uguaglianza vale solo se ry1(x) = ry2(x) per ogni x in D, cioè se y1(x) =<br />

c y2(x), cioè se il corpo è già simmetrico. Se tra tutti i corpi di volume …ssato<br />

ce n’è uno che minimizza l’area, i suoi simmetrizzati rispetto a piani arbitrari<br />

per il suo baricentro devono coincidere con il corpo stesso. Se P e Q sono due<br />

punti sul bordo @ e se la simmetrizzazione rispetto al piano per il baricentro O<br />

e perpendicolare al segmento P Q lascia questi punti invariati, allora questi punti<br />

P e Q sono equidistanti dal baricentro O. Quindi, se un corpo è invariante per<br />

simmetrizzazione, tutti i punti del suo bordo sono equidistanti dal baricentro.<br />

Quindi, se tra tutti i corpi di volume …ssato ce n’è uno con area minima, questo<br />

è una sfera. Di fatto, si può dimostrare che questo minimo esiste.<br />

Una altra elegante dimostrazione della disuguaglianza isoperimetrica si può<br />

ricavare dalla disuguaglianza di Hermann Karl Brunn (1862-1939) e Hermann<br />

Minkowski (1864-1909). Se X e Y sono insiemi compatti non vuoti in Rd con<br />

volumi jXj e jY j, allora jX + Y j 1=d<br />

jXj 1=d + jY j 1=d . L’uguaglianza vale solo<br />

quando il volume della somma è zero, o un’insieme si riduce ad un solo punto,<br />

o gli insiemi sono omotetici. Dimostriamo la disuguaglianza quando X e Y<br />

sono parallelogrammi con spigoli paralleli agli assi di lunghezza fxjg e fyjg. In<br />

questo caso, anche X + Y è un parallelogrammo con spigoli fxj + yjg. Per la<br />

disuguaglianza tra le medie aritmetiche e geometriche,<br />

Quindi,<br />

0<br />

@<br />

dY<br />

xj<br />

xj + yj<br />

j=1<br />

dX 1<br />

d<br />

xj<br />

1<br />

A<br />

1=d<br />

xj + yj<br />

j=1<br />

jXj 1=d + jY j 1=d 0<br />

dY<br />

= @<br />

0<br />

@<br />

0<br />

dY<br />

+ @<br />

+ 1<br />

dX<br />

d<br />

j=1<br />

1<br />

dY<br />

(xj + yj) A<br />

j=1<br />

yj<br />

xj + yj<br />

j=1<br />

xj<br />

xj + yj<br />

j=1<br />

xj<br />

1=d<br />

1<br />

A<br />

1=d<br />

1<br />

A<br />

1=d<br />

= 1:<br />

0<br />

dY<br />

+ @<br />

j=1<br />

yj<br />

= jX + Y j 1=d :<br />

Dimostriamo ora la disuguaglianza quando X e Y sono unione di parallelogrammi<br />

con spigoli paralleli agli assi, per induzione sul numero di parallelogrammi<br />

in X [ Y . Traslando opportunamente X, si può assumere che<br />

l’iperpiano fxd = 0g lo divida in due parti X sopra e sotto questo iperpiano,<br />

che contengono ciascuna meno parallelogrammi di X. Traslando poi Y ,<br />

si può assumere che risulti diviso dall’iperpiano fxd = 0g in due parti Y con<br />

jX j = jXj = jY j = jY j. Si ha X + Y fxd 0g e X+ + Y+ fxd 0g ed il<br />

numero di parallelogrammi in X [ Y e in X+ [ Y+ risulta minore del numero<br />

214<br />

1<br />

A<br />

1=d


di parallelogrammi in X [ Y . Per l’ipotesi di induzione su questo numero si ha<br />

= jX j<br />

1 +<br />

jX + Y j jX + Y j + jX+ + Y+j<br />

jX j 1=d d<br />

1=d<br />

+ jY j<br />

jY j1=d<br />

jXj 1=d<br />

! d<br />

+ jX+j<br />

1 +<br />

+ jX+j 1=d d<br />

1=d<br />

+ jY+j<br />

jY j1=d<br />

jXj 1=d<br />

! d<br />

= jXj 1=d d<br />

1=d<br />

+ jY j :<br />

In…ne, con un processo di approssimazione la disuguaglianza si estende ad insiemi<br />

compatti arbitrari. Basta ricoprire X e Y con parallelogrammi con unioni<br />

X(") e Y (") tali che jX(")nXj < ", jY (")nY j < ", j(X(") + Y (")) n (X + Y )j <<br />

". Ricordiamo ora la de…nizione di area di Minkowski. Se = fjxj 1g è la<br />

sfera di raggio uno con centro nell’origine e se è un compatto arbitrario, si<br />

può de…nire l’area di @ come il limite, se esiste,<br />

j + j j j<br />

j@ j = lim<br />

:<br />

!0+<br />

Cioè il rapporto tra il volume e l’altezza della buccia f0 < d(x; ) < g tende<br />

all’area j@ j della super…cie @ . La derivata dell’area è il perimetro e la derivata<br />

del volume è l’area. Con questi strumenti la dimostrazione della disuguaglianza<br />

isoperimetrica è immediata. Per la disuguaglianza di Brunn-Minkowski e per la<br />

de…nizione di area di Minkowski,<br />

lim<br />

!0+<br />

j + j j j<br />

j@ j = lim<br />

!0+<br />

j j 1=d d<br />

1=d<br />

+ j j<br />

j j<br />

= d j j 1=d j j (d 1)=d :<br />

In altre parole, j@ j d<br />

dd j j j j d 1 . Quando è una sfera tutte queste<br />

disuguaglianze diventano uguaglianze. In particolare, se la dimensione è uno<br />

j@ j 2, se la dimensione è due j@ j 2<br />

4 j j, se la dimensione è tre j@ j 3<br />

36 j j 2 ,...<br />

Anche la catenaria compare nella teoria delle super…ci minime. Per un teorema<br />

di Pappo, ritrovato poi da Paulus Guldino (1577-1643), la super…cie generata<br />

dalla rotazione di una curva intorno ad un asse è uguale alla lunghezza della<br />

curva per la lunghezza del cerchio percorso dal baricentro della curva. C’è quindi<br />

una relazione tra le super…ci di rotazione minime e le curve con il baricentro<br />

basso. Una curva y = y(x) con a x b e y(a) = A e y(b) = B che ruota in-<br />

Z b q<br />

torno all’asse delle ascisse genera una super…cie di area 2 y 1 + (dy=dx) 2 dx.<br />

Per minimizzare questo integrale rispetto a tutte le curve per (a; A) e (b; B),<br />

si considera una variazione y + "z, si deriva l’integrale rispetto ad " ed impo-<br />

nendo alla derivata di essere nulla per ogni scelta di z con z(a) = z(b) = 0 si<br />

ottiene l’equazione di Eulero-Lagrange y d 2 y=dx 2 (dy=dx) 2<br />

1 = 0, che ha<br />

215<br />

a


come soluzione la catenaria. Questo è un risultato di Eulero. Un’altra super-<br />

…cie minima è l’elicoide (s cos(t); s sin(t); t) ed altre ancora si possono ottenere<br />

con esperimenti con lamine saponate. Con questi esperimenti Joseph Antoine<br />

Ferdinand Plateau (1801-1883) ha trovato un certo numero di proprietà delle<br />

super…ci minime, che sono state poi dimostrate rigorosamente.<br />

216


Roberval (1602-1675) Torricelli (1608-1647) Wren (1632-1723)<br />

Galileo Galilei (1564-1642)<br />

CICLOIDE<br />

La cicloide è la curva descritta da un punto di un cerchio che rotola lungo una<br />

retta. Se alla traslazione del centro del cerchio (#; 1) si somma la rotazione del<br />

punto intorno al centro (sin(#); cos(#)), si ottiene la rappresentazione parametrica<br />

x = # sin(#);<br />

y = 1 cos(#):<br />

In una lettera del 14 Febbraio 1640 Cavalieri scrive a Galileo: ”Mi sono stati<br />

mandati da Parigi due quesiti da quei matematici circa dei quali temo di farmi<br />

poco onore”. La risposta di Galileo è del 24 Febbraio 1640:<br />

”Dei quesiti mandatigli di Francia non so che sia stato dimostrato alcuno.<br />

Gli ho con lei per di¢ cili molto a essere sciolti. Quella linea arcuata sono più di<br />

cinquant’anni che mi venne in mente il descriverla, e l’ammirai per una curvità<br />

graziosissima per adattarla agli archi di un ponte. Feci sopra di essa e sopra lo<br />

spazio da lei e dalla sua corda compreso diversi tentativi per dimostrarne qualche<br />

passione, e parve da principio che tale spazio potesse essere triplo del cerchio<br />

che lo descrive ma non fu così, benché la di¤erenza non sia molta. Ebbi circa<br />

un anno fa una scrittura di un padre Mersenno dei Minimi di San Francesco di<br />

Paola mandatami da Parigi, ma scrittami in caratteri tali che tutta l’Accademia<br />

217


di Firenze non ne potesse intender tanto che se ne potesse trar costrutto alcuno...<br />

Io risposi all’amico che me la mandò che facesse intendere al detto padre che<br />

mi scrivesse in caratteri più intelligibili”.<br />

Se suggerimento di Mersenne, Roberval studia le proprietà di questa curva e<br />

nel 1634 trova l’area sottesa dalla cicloide ed il risultato è riscoperto da Torricelli<br />

nel 1644 :<br />

”Lo spazio compreso fra la cicloide e la sua retta di base è triplo del circolo<br />

generatore. Ovvero è sesquialtero del triangolo avente la sua stessa base ed<br />

altezza”.<br />

Similmente, Wren dimostra la lunghezza della cicloide è otto volte il raggio<br />

del cerchio generatore,<br />

Z 2 Z 2<br />

ydx = (1 cos(#)) 2 d# = 3 ;<br />

Z 2<br />

0<br />

0<br />

p dx 2 + dy 2 =<br />

0<br />

Z 2<br />

0<br />

q<br />

(1 cos(#)) 2 + (sin(#)) 2 d# = 8:<br />

La quadratura di Roberval utilizza gli indivisibili di Cavalieri e l’osservazione<br />

che sezioni parallele alla base della cicloide (# sin(#); 1 cos(#)) sono uguali<br />

a sezioni del cerchio (sin(#); 1 cos(#)) più sezioni della curva compagna della<br />

cicloide (#; 1 cos(#)), la sinusoide. Quindi l’area sotto la cicloide è uguale<br />

all’area del cerchio più l’area sotto la sinusoide e, per simmetria, questa sinusoide<br />

è la metà del rettangolo con base la circonferenza ed altezza il diametro.<br />

La cicloide è<br />

uguale al cerchio<br />

più la compagna,<br />

che è metà rettangolo.<br />

Robenval:<br />

x = # sin(#);<br />

y = 1 cos(#);<br />

x = sin(#);<br />

y = 1 cos(#);<br />

x = #;<br />

y = 1 cos(#):<br />

”La direzione del moto di un punto che descrive una linea curva è<br />

tangente alla curva... Esaminando i diversi movimenti del punto e<br />

tracciandone la risultante, si ottiene la tangente alla curva.”<br />

218


Componendo la rotazione intorno al centro del cerchio con la traslazione<br />

del centro, Roberval dimostra che la tangente ad una cicloide è la retta per il<br />

punto sulla cicloide ed il punto sul cerchio generatore diametralmente opposto al<br />

punto di contatto alla retta base. Poi trova anche il volume del solido generato<br />

dalla rotazione di un arco di cicloide intorno alla base, ma non pubblica le sue<br />

scoperte. Il motivo è che il Collegio Reale di Parigi mette a concorso ogni tre<br />

anni una cattedra con una competizione su argomenti scelti dal titolare. Vinta<br />

la cattedra nel 1634, Roberval riesce a conservala per quarant’anni. Quando<br />

poi le proprietà della cicloide vengono ritrovate da altri, scoppiano le polemiche.<br />

In particolare Torricelli osserva che il principio di composizione delle velocità<br />

di Roberval è già presente in Galileo ed anche Fermat utilizza questo principio<br />

ottenendo, in un certo senso, la nostra de…nizione di derivata. La tangente alla<br />

curva y = f(x) si ottiene componendo gli spostamenti orizzontali (x + h) x<br />

con quelli verticali f(x + h) f(x), il coe¢ ciente angolare della tangente è il<br />

limite dei rapporti incrementali (f(x + h) f(x)) =h.<br />

La lunghezza di un arco<br />

di cicloide secondo Wren.<br />

Se si tracciano le tangenti alla cicloide nel suo vertice V ed in un punto P<br />

e se le due tangenti si intersecano in un punto Q, l’arco di cicloide V P<br />

è il doppio del segmento V Q.<br />

Nel 1673 Huygens de…nisce l’evolvente e l’evoluta di una curva.<br />

”Se si considera un …lo avvolto su una linea concava, rimanendo un’estremità<br />

del …lo sempre attaccata alla curva e l’altra restando libera in modo che la parte<br />

non legata rimanga sempre tesa, è chiaro che questa estremità del …lo descriverà<br />

un’altra curva che sarà descritta per evoluzione. La linea alla quale il …lo era<br />

avvolta si chiama evoluta.”<br />

In termini moderni l’evoluta è il luogo dei centri di curvatura di una curva<br />

e, relativamente alle coniche, si trova già nelle Coniche di Apollonio. Dopo<br />

aver mostrato che le rette tangenti all’evoluta incontrano l’evolvente ad angoli<br />

retti, Huygens dimostra che l’evolvente di una cicloide è ancora una cicloide.<br />

In’altra curva con questa proprietà di autoriprodursi è la spirale logaritmica.<br />

Infatti, come mostrato da Bernoulli, l’evoluta di una spirale logaritmica è la<br />

stessa spirale.<br />

219


Huygens e l’evolvente ed<br />

evoluta di una cicloide.<br />

”Se una linea retta è tangente ad una cicloide nel suo vertice e su questa<br />

retta presa come base viene costruita un’altra cicloide uguale alla prima<br />

con inizio nel vertice, una qualunque retta tangente alla cicloide inferiore<br />

incontra ad angoli retti la cicloide superiore... Per evoluzione, a partire<br />

da una semicicloide si descrive un’altra semicicloide uguale all’evoluta,<br />

la cui base coincide con la retta che tocca la cicloide evoluta nel vertice.”<br />

La normale alla cicloide per il punto di parametro # ha equazione<br />

y (1 cos(#)) =<br />

cos(#) 1<br />

sin(#)<br />

(x (# sin(#))) ;<br />

x x cos(#) + y sin(#) + # cos(#) # = 0;<br />

e la normale in un punto in…nitesimamente vicino di parametro # + d#,<br />

(x x cos(#) + y sin(#) + # cos(#) #)<br />

+ (x sin(#) + y cos(#) + cos(#) # sin(#) 1) d# = 0:<br />

Il punto di intersezione di due normali in…nitamente vicine è una cicloide<br />

uguale alla prima ma traslata di ( ; 2), (x; y) = (sin(#) + #; cos(#) 1). Se<br />

A = (# sin(#); 1 cos(#)) è un punto sulla evolvente, B = (sin(#) + #; cos(#) 1)<br />

il punto corrispondente sulla evoluta, C = ( ; 2) il vertice della cicloide evoluta,<br />

la distanza tra A e B è 4 sin(#=2) e la lunghezza dell’arco di cicloide tra<br />

B e C è 4 4 sin(#=2). Quindi la somma del segmento AB più l’arco BC è<br />

costante e uguale a quattro volte il raggio.<br />

Huygens scopre anche che la cicloide è tautocrona.<br />

220


La tautocrona<br />

di Huygens.<br />

”In una cicloide rovesciata, i tempi di discesa di un corpo che parte da punti<br />

qualsiasi della curva e raggiunge il punto più basso sono uguali. Il rapporto<br />

tra questi tempi ed il tempo di caduta verticale lungo l’asse della cicloide<br />

è uguale al rapporto tra metà circonferenza e diametro del cerchio.”<br />

Scivolando senza attrito lungo una cicloide rovesciata (# sin(#); cos(#) 1)<br />

un corpo pesante raggiunge il punto più basso ( ; 2) in un tempo indipendente<br />

dal punto di partenza. Per la conservazione dell’energia cinetica e potenziale,<br />

se in un punto di parametro la velocità iniziale è v( ) = 0, in un punto<br />

di parametro # la velocità è v(#) = p 2g (y( ) y(#)). Siccome tempo =<br />

spazio=velocita, il tempo impiegato per scivolare lungo la cicloide da un punto<br />

di parametro al punto di parametro è<br />

Z<br />

q<br />

(1 cos(#)) 2 + ( sin(#)) 2<br />

p d#<br />

2g ((cos( ) 1) (cos(#) 1))<br />

= 1<br />

Z<br />

p<br />

g<br />

= 2<br />

p g<br />

sin(#=2)<br />

p cos 2 ( =2) cos 2 (#=2) d#<br />

Z 1<br />

0<br />

dw<br />

p<br />

1 w2 = p g :<br />

Il tempo di caduta lungo la verticale da ( ; 0) a ( ; 2) è invece 2= p g,<br />

quindi il rapporto tra il tempo di discesa lungo la cicloide e lungo l’asse verticale<br />

è =2. L’evoluta di una cicloide è ancora una cicloide e la cicloide è tautocrona.<br />

Questi sono i principi utilizzati da Huygens nella costruzione di orologi<br />

a pendolo cicloidali. Se un pendolo oscilla tra due guide cicloidali rovesciate,<br />

descrive una cicloide ed il periodo dell’oscillazione è indipendente dall’ampiezza<br />

dell’oscillazione stessa.<br />

I classici pendoli circolari sono solo approssimativamente tautocroni per piccole<br />

oscillazioni. Infatti il tempo impiegato da un corpo pesante per scivolare<br />

lungo un pendolo circolare (R sin(#); R R cos(#)) da un punto di parametro<br />

al punto di parametro 0 è un integrale ellittico,<br />

s<br />

Z<br />

R<br />

2g 0<br />

d#<br />

p cos(#) cos( ) =<br />

s<br />

R<br />

g<br />

221<br />

Z =2<br />

q<br />

d'<br />

0 1 sin 2 ( =2) sin 2 :<br />

(')


Per piccolo il termine sin 2 ( =2) sin 2 (') risulta trascurabile, quindi, come<br />

osservato da Galileo, il periodo delle piccole oscillazioni di un pendolo circolare<br />

è approssimativamente 2 p R=g. Al contrario, il periodo di tutte le oscillazioni<br />

di un pendolo cicloidale è esattamente 4 p R=g. Tenuto però conto dei vari<br />

attriti che in ogni caso compromettono la precisione di un orologio, le migliori<br />

prestazioni di un pendolo cicloidale sono più teoriche che reali.<br />

Nel 1696 Bernoulli pubblica la seguente s…da.<br />

”Si invitano i matematici a risolvere un problema nuovo. Dati due punti<br />

A e B in un piano verticale, trovare la curva AMB lungo la quale un corpo<br />

mobile M, che parte da A e scende per gravità, arriva a B nel più breve tempo<br />

possibile.”<br />

Il problema è di fatto già presente in Galileo, il quale congettura che ”il<br />

movimento più veloce da punto a punto non ha luogo lungo la linea più breve,<br />

cioè la retta, ma lungo un arco di cerchio”. La soluzione corretta viene data nel<br />

1697 da entrambi i fratelli Bernoulli, de l’Hospital, Leibniz, e da un anonimo:<br />

”Problema: Trovare la curva AB lungo la quale un corpo pesante scende per<br />

gravità da un punto A ad un punto B più velocemente.<br />

Soluzione: Per il punto A tracciare la linea orizzontale e su questa una<br />

cicloide che interseca la linea AB nel punto Q, poi una seconda cicloide con<br />

base e altezza rispetto alla base e altezza della prima cicloide come AB sta a<br />

AQ. Questa seconda cicloide passa per A e B ed è la curva lungo la quale il<br />

corpo discende più velocemente dal punto A a B.”<br />

Osserviamo che si è anche dimostrato che per due punti passa uno ed un solo<br />

arco di cicloide. ”Ex ungue leonem”, l’anonimo viene identi…cato con Newton.<br />

La soluzione del più giovane dei Bernoulli utilizza un’analogia con il principio<br />

di rifrazione di Fermat e ”l’ipotesi di Galileo” secondo la quale la velocità di un<br />

corpo che cade è proporzionale alla radice quadrata dell’altezza. Poniamo un<br />

sistema di assi cartesiani con origine nel punto di partenza ed asse delle ordinate<br />

rivolto verso il basso e denotiamo con ' l’angolo tra questo asse e la tangente<br />

alle curva. La velocità v e l’altezza y del corpo sono legate dalla relazione<br />

v = p 2gy. Se pensiamo a degli strati di materiali dove la velocità della luce è<br />

data da v = p 2gy, il cammino più rapido è quello che in ogni punto soddisfa<br />

la legge di rifrazione v= sin(') = k. Poiché sin(') = 1 + (dy=dx) 2<br />

ottiene l’equazione di¤erenziale<br />

r<br />

2gy 1 + (dy=dx) 2 = k;<br />

dy<br />

dx =<br />

r<br />

2r y<br />

:<br />

y<br />

1=2<br />

, si<br />

La soluzione per (0; 0) è la cicloide (x; y) = r (# sin(#); 1 cos(#)) e<br />

scegliendo il raggio r si può imporre il passaggio per un altro punto. Bernoulli osserva<br />

anche che se la velocità di caduta non è proporzionale alla radice quadrata<br />

222


dell’altezza ma alla radice cubica, allora la brachistocrona è algebrica e la tautocrona<br />

trascendente. Se invece la velocità di caduta è proporzionale all’altezza,<br />

sia la brachistocrona che la tautocrona sono algebriche, la prima è un cerchio<br />

e la seconda una retta. Nel 1715 Taylor osserva che l’equazione di¤erenziale<br />

ottenuta da Bernoulli ha più di una soluzione. Si può seguire la cicloide …no<br />

al vertice y = 2r, poi proseguire per un po’in piano con dy=dx = 0, ed in…ne<br />

risalire sulla cicloide. Comunque, queste soluzioni spurie non minimizzano il<br />

tempo.<br />

Consideriamo ora un modello più realistico di brachistocrona con attrito.<br />

Sia (x(s); y(s)) l’equazione parametrica di una curva, con lunghezza d’arco s.<br />

Sia T = x(s); y(s) la tangente e N = y(s); x(s) la normale alla curva,<br />

F = (0; mg) la forza di gravità e "(F N)T = "mgx(s) x(s); y(s) l’attrito.<br />

Le componenti del peso e dell’attrito lungo la curva sono mgy(s) e "mgx(s)<br />

e, per la legge di Newton,<br />

m d2s = mgy(s) "mgx(s):<br />

dt2 Sostituendo v = ds=dt e dv=dt = vdv=ds = d<br />

ds v2 =2 , si ottiene<br />

d<br />

ds<br />

0<br />

v 2<br />

2<br />

d<br />

= g (y "x) :<br />

ds<br />

Se nell’origine la velocità del corpo è zero si ottiene v = p 2g(y "x) ed il<br />

tempo T per percorrere un tratto L di curva da (0; 0) a (a; b) è<br />

Z L<br />

ds<br />

T =<br />

v =<br />

s<br />

Z a<br />

1 + (dy=dx) 2<br />

2g(y "x) dx:<br />

0<br />

La curva che rende minimo questo integrale si trova risolvendo un’equazione<br />

di Eulero-Lagrange,<br />

Brachistocrone<br />

con e senza attrito.<br />

x = r (# sin(#)) + "r (1 cos(#)) ;<br />

y = r (1 cos(#)) + "r (# + sin(#)) :<br />

Se c’è attrito ci sono punti non raggiungibili da una brachistocrona, se<br />

l’attrito è troppo il corpo non si muove.<br />

223


224


Dedekind (1831-1916) Cantor (1845-1918) Peano (1858-1932)<br />

NUMERI RAZIONALI; ALGEBRICI; T RASCENDENT I<br />

La matematica si è sempre occupata di numeri, ma cosa sia esattamente<br />

un numero non è mai stato chiaro, infatti l’introduzione di un qualche nuovo<br />

numero, lo zero, i negativi, gli irrazionali, gli immaginari, ha sempre creato<br />

sospetti e perplessità. Di fatto una de…nizione rigorosa di numero è relativamente<br />

recente e risale solo alla seconda metà del secolo XIX. Hermann Günther<br />

Grassmann (1808-1877) nel 1861, poi Julius Wilheln Richard Dedekind (1831-<br />

1916) nel 1888 e Giuseppe Peano (1858-1932) nel 1889, mostrano che molte delle<br />

proprietà dei numeri si possono derivare dal processo di induzione. In particolare,<br />

dimenticando l’a¤ermazione di Kronecker, ”Dio ha creato i numeri interi,<br />

tutto il resto è opera dell’uomo”, Peano introduce l’insieme dei numeri naturali<br />

con un sistema di assiomi:<br />

”I primi numeri che si presentano, e con cui si formano tutti gli altri, sono<br />

gli interi e positivi. E la prima questione è: possiamo noi de…nire l’unità,<br />

il numero, la somma di due numeri?... Se il numero non si può de…nire, si<br />

possono enunciare quelle proprietà da cui derivano come conseguenza tutte le<br />

innumerevoli e ben note proprietà dei numeri. I concetti, adunque, che noi<br />

de…niamo sono quelli di numero, N, di unità, 1, e di successivo di un numero<br />

a, che qui si indica per un istante con a+... Le proposizioni primitive, vale a<br />

dire le proposizioni esprimenti le più semplici proprietà dei numeri interi, da<br />

cui derivano tutte le altre, sono:<br />

1. ”L’unità è un numero”.<br />

2. ”Il segno + messo dopo un numero produce un numero”.<br />

3. ”Se a e b sono due numeri, e se i loro successivi sono uguali, anche essi<br />

sono uguali”.<br />

4. ”L’unità non segue alcun numero”.<br />

5. ”Se S è una classe che contiene l’unità, e se la classe formata dai successivi<br />

di S è contenuta in S, allora ogni numero è contenuto nella classe S”.<br />

... Questa proprietà è comunemente chiamata la regola di induzione matematica.”<br />

225


Se si vuole, nel de…nire i numeri naturali N si può anche partire da zero con<br />

i seguenti assiomi: 0 è un numero. Ogni numero a ha un successore S(a). Se<br />

S(a) = S(b) allora a = b. Per ogni a si ha S(a) 6= 0. Se un insieme di numeri<br />

ha la proprietà che 0 appartiene all’insieme e per ogni a nell’insieme anche<br />

S(a) è nell’insieme, allora questo insieme contiene tutti i numeri. L’addizione<br />

e la moltiplicazione tra numeri naturali si de…niscono ricorsivamente ponendo<br />

a + 0 = 0 e a + S(b) = S(a + b), a 0 = 0 e a S (b) = (a b) + a. Si dimostra<br />

poi per induzione che le operazioni così de…nite soddisfano le leggi associative,<br />

distributive, commutative, (a + b) + c = a + (b + c), (a b) c = a (b c),<br />

a (b + c) = (a b)+(a c), a+b = b+a, a b = b a. Per esempio, per dimostrare<br />

la proprietà associativa della somma basta mostrare che per ogni a e b l’insieme<br />

dei numeri c che veri…cano la legge (a + b) + c = a + (b + c) contiene c = 0 e se<br />

contiene c allora contiene anche S(c). In…ne, si può de…nire un ordine ponendo<br />

a < b se esiste c tale che a + c = b. Peano de…nisce poi i numeri interi relativi<br />

Z come coppie di interi (a; b), con addizione (a; b) + (c; d) = (a + c; b + d)<br />

e relazione di equivalenza (a; b) = (c; d) se a + d = b + c. La coppia (a; b)<br />

rappresenta quindi il numero a b. Sia Weierstrass che Peano de…niscono in<br />

modo astratto i numeri razionali Q come coppie ordinate di interi. Nell’insieme<br />

di tutte le coppie di interi relativi (a; b), con b > 0, si de…niscono le operazioni<br />

di somma e prodotto, (a; b) + (c; d) = (ad + bc; bd) e (a; b) (c; d) = (ac; bd).<br />

Si de…nisce poi una relazione di equivalenza, (a; b) = (c; d) se ad = bc, ed una<br />

relazione d’ordine, (a; b) > (c; d) se ad > bc. L’insieme delle coppie di interi<br />

relativi con questa somma e prodotto, quozientato rispetto alla relazione di<br />

equivalenza è il campo dei numeri razionali ed invece di (a; b) si scrive a=b. I<br />

razionali, più che su¢ cienti per tutti i problemi pratici, non esauriscono però<br />

l’insieme di tutti i numeri. Intuitivamente si possono de…nire i numeri reali come<br />

limiti di successioni razionali. Infatti Cantor nel 1872 de…nisce i numeri reali<br />

come classi di equivalenza di successioni di Cauchy di numeri razionali. Una<br />

successione è fondamentale se per ogni " > 0 tutti i suoi termini da un certo<br />

posto in poi di¤eriscono per meno di ", cioè fx(n)g +1<br />

n=1 è fondamentale se dato<br />

" > 0 esiste k tale che jx(n) x(m)j < " se n; m > k. Ogni successione fondamentale<br />

di numeri razionali è per de…nizione un numero reale e due successioni<br />

fx(n)g +1<br />

n=1 e fy(n)g+1 n=1 de…niscono lo stesso numero se jx(n) y(n)j tende a zero<br />

per n ! +1. Le operazioni sui numeri reali sono ereditate delle operazioni sulle<br />

successioni di razionali. In particolare, si può associare ad ogni numero reale<br />

la successione delle somme parziali del suo sviluppo decimale, quindi questa<br />

de…nizione astratta risulta più o meno equivalente alla de…nizione di numero<br />

reale come sviluppo decimale in…nito. Contemporaneamente a Cantor, nel 1872<br />

Dedekind pubblica le sue ri‡essioni su ”Continuità e numeri irrazionali”.<br />

”L’essenza della continuità è nel seguente principio: Se tutti i punti di una<br />

linea retta sono divisi in due classi in modo che ogni punto della prima sia<br />

a sinistra di ogni punto della seconda, allora esiste uno ed un solo punto che<br />

produce questa divisione in classi, questa sezione della retta in due parti.”<br />

Poi Dedekind estende questa osservazione apparentemente banale dalla retta<br />

ai numeri e de…nisce i numeri reali come elementi separatori tra classi contigue<br />

226


di razionali. Di fatto, senza presupporre a priori l’esistenza di un elemento<br />

separatore tra due classi contigue, è possibile de…nire un numero reale come<br />

una coppia di classi contigue di numeri razionali. Anzi, visto che una classe<br />

determina l’altra, è possibile de…nire i reali nel modo seguente. Una sezione del<br />

campo dei numeri razionali Q è un sottoinsieme proprio non vuoto di razionali<br />

con le proprietà: 1) Se x appartiene alla sezione, ogni razionale y minore di x<br />

appartiene alla sezione. 2) I razionali nella sezione non hanno massimo, cioè per<br />

ogni x nella sezione esiste y nella sezione maggiore di x. Denotiamo con , ,<br />

,..., le sezioni e con R l’insieme di tutte le sezioni. Ad ogni razionale z si può<br />

associare la sezione di tutti i razionali x < z. Questo permette di identi…care<br />

Q con un sottoinsieme di R, ma non tutte le sezioni sono ottenute in questo<br />

modo. Per esempio, l’insieme dei razionali negativi e positivi con x 2 < 2, che<br />

de…nisce p 2, non è una sezione razionale. Nell’insieme delle sezioni è possibile<br />

introdurre un ordinamento, ponendo < se è un sottoinsieme proprio di .<br />

Con questo ordinamento, ogni sottoinsieme non vuoto e superiormente limitato<br />

in R ha un estremo superiore de…nito dalla sezione sup 2A = [ 2A . La<br />

somma di due sezioni è la sezione + = fx + y; x 2 ; y 2 g. Il prodotto di<br />

sezioni positive è la sezione = fz < x y; x 2 ; y 2 ; x > 0; y > 0g. Poi,<br />

se < 0 e < 0, = ( ) ( ). Se > 0 e < 0, = ( ( )).<br />

L’insieme R con la somma ed il prodotto così de…niti risulta essere un campo,<br />

il campo dei numeri reali. De…niti i reali, si possono de…nire i numeri complessi<br />

C come coppie di numeri reali (a; b), con addizione (a; b) + (c; d) = (a + c; b + d)<br />

e moltiplicazione (a; b) (c; d) = (ac bd; ad + bc). Ponendo (0; 1) = i, invece<br />

(a; b) si può scrivere a + ib. Questa de…nizioni dei numeri complessi è dovuta<br />

a William Rowan Hamilton (1805-1865). Poiché i 2 = 1, si ha formalmente<br />

i = p 1, quindi si hanno i numeri complessi nella forma a + b p 1. In…ne,<br />

sostituendo x a p 1, si possono identi…care i numeri complessi con l’insieme<br />

dei polinomi a coe¢ cienti reali, modulo x 2 + 1, cioè con l’estensione algebrica<br />

del campo reale per mezzo delle radici di x 2 + 1. A questo punto sorge naturale<br />

una domanda. Si hanno le inclusioni N Z Q R C. C’è qualcosa sopra<br />

C? La risposta di Gauss a questa domanda è la seguente:<br />

”Le relazioni tra oggetti in insiemi con più di due dimensioni non possono<br />

dare origine ad una aritmetica generalizzata.”<br />

In particolare, non è possibile de…nire nello spazio tridimensionale una struttura<br />

di somma e prodotto compatibili con quelli sulla retta reale e sul piano<br />

complesso. Se così fosse, indicata con e = (1; 0; 0) l’unità di questa algebra,<br />

con i = (0; 1; 0) l’unità immaginaria, i i = e, con j = (0; 0; 1)<br />

una terza unità, si avrebbe i j = e + i + j con , , reali. E, assumendo<br />

la proprietà commutativa della somma ed associativa del prodotto,<br />

j = (i i) j = i (i j) = ( )e+( + )i+ 2 j. Quindi, per l’indipendenza<br />

dei vettori e, i, j, si dovrebbe avere 2 = 1, contrariamente all’ipotesi reale.<br />

Più in generale, se fosse possibile estendere le quattro operazioni dell’aritmetica<br />

da R a R n , si tratterebbe di una estensione algebrica e non si andrebbe al di là<br />

di C = R 2 . Comunque, i numeri complessi possono essere immersi nei quater-<br />

227


nioni di Hamilton, a + bi + cj + dk, con i 2 = j 2 = k 2 = 1, ij = ji = k.<br />

jk = kj = i, ki = ik = j, ma si perde la commutatività del prodotto. I<br />

quaternioni possono essere immersi negli ottetti di Arthur Caley (1821-1895),<br />

ma si perde anche la proprietà associativa.<br />

Ma, dopo queste de…nizioni astratte, torniamo ad occuparci di numeri in<br />

modo più concreto. I razionali sono rapporti di interi. Per esempio, gli antichi<br />

egizi usano solo frazioni con numeratore uno, ma ogni razionale può essere scomposto<br />

in somme di razionali distinti con numeratore uno e un algoritmo naturale<br />

per scomporre una frazione in frazioni egizie è dovuto al Fibonacci. Dato m=n,<br />

si sceglie a tale che 1=a m=n < 1=(a 1) e, se 1=a 6= m=n, si sceglie b tale<br />

che 1=b m=n 1=a < 1=(b 1),.... In un numero …nito di passi si ottiene<br />

m=n = 1=a + 1=b + ::: + 1=c. Per dimostrare che l’iterazione ha termine, basta<br />

osservare che m=n 1=a = p=q, con p < m. Infatti m=n 1=a = (ma n)=na<br />

e ma n < m se e solo se m=n < 1=(a 1). Comunque la scomposizione in<br />

frazioni egizie non è unica, per esempio 1=n = 1=(n + 1) + 1=(n 2 + n). Ogni numero<br />

razionale ha sviluppo decimale periodico. Per esempio, dividendo 22 per 7<br />

si ottiene 3 con resto 1, dividendo 10 per 7 si ottiene 1 con resto 3, dividendo 30<br />

per 7 si ottiene 4 con resto 2,..., il resto è sempre compreso tra 0 e 6 e quando si<br />

ripetere si ottiene il periodo, 22=7 = 3; 142857 142857::: Viceversa, ogni numero<br />

con sviluppo decimale periodico è razionale. Per esempio<br />

3; 142857 142857 142857::: = 3 + 142857<br />

1000000<br />

+1X<br />

n=0<br />

1000000 n = 3 + 142857<br />

999999<br />

= 22<br />

7 :<br />

Un corollario di quanto mostrato è che ogni numero con sviluppo decimale<br />

non periodico non è razionale. Lo sviluppo decimale è solo uno delle tante possibili<br />

rappresentazioni dei numeri. Nel 1703 Leibniz pubblica una ”Spiegazione<br />

dell’aritmetica binaria”, ma questa ed altre basi sono state utilizzate anche in<br />

precedenza. E ci sono anche sviluppi in basi variabili. Per ogni successione<br />

di interi fq(n)g +1<br />

n=1 , tutti maggiori di uno e per ogni numero reale 0 x < 1<br />

esistono degli interi 0 p(n) < q(n) tali che<br />

x =<br />

+1X<br />

n=1<br />

p(n)<br />

q(1)q(2):::q(n) :<br />

Se q(n) = 2 per ogni n si ha lo sviluppo binario e se q(n) = 10 quello<br />

decimale. Friedrich Engel (1861-1941) trova una generalizzazione delle frazioni<br />

egizie. Per ogni reale 0 < x < 1 esiste una ed una sola successione di interi<br />

q(1) q(2) q(3) ::: tale che<br />

x =<br />

+1X<br />

n=1<br />

1<br />

q(1)q(2):::q(n) :<br />

Inoltre, x è razionale se e solo se i q(n) sono costanti da un certo posto in<br />

poi. Cantor trova uno sviluppo di un numero in prodotto in…nito. Per ogni<br />

228


x > 1 esistono degli interi fq(n)g +1<br />

n=1 , con q(n + 1) q(n)2 tali che<br />

x =<br />

+1 Y<br />

n=1<br />

1 + 1<br />

q(n)<br />

Inoltre, x è razionale se q(n + 1) = q(n) 2 da un certo posto in poi.<br />

:<br />

Leibniz domanda<br />

ai Bernoulli se nello<br />

sviluppo binario di<br />

è presente qualche<br />

regola o struttura.<br />

Nel 1874 Cantor dimostra che i numeri razionali sono tanti quanti i naturali,<br />

ma gli irrazionali sono molti più. I numeri razionali sono numerabili, cioè possono<br />

essere messi in corrispondenza biunivoca con gli interi 1, 2, 3,... ed allineati<br />

in una successione. Infatti, per ogni n esiste solo un numero …nito di razionali<br />

p=q con jpj + jqj = n e questi possono essere ordinati per modulo crescente. In<br />

particolare, se n = 1 si ha solo 0=1, se n = 2 si ha 1=1 e 1=1, se n = 3 si ha<br />

2=1, 1=2, 1=2, 2=1,... In questo modo si ottiene l’ordinamento 0=1, 1=1,<br />

1=1, 2=1, 1=2, 1=2, 2=1, 3=1, 1=3, 1=3, 3=1, 4=1, 3=2, 2=3, 1=4, 1=4,<br />

2=3, 3=2, 4=1,... Più in generale, con questo processo diagonale Cantor dimostra<br />

che l’unione numerabile di insiemi numerabili è numerabile. Invece, i numeri<br />

reali non sono numerabili. Assumendo il contrario, esisterebbe un ordinamento<br />

di tutti i reali 0 < x < 1, con x(1) = 0; x11x12x13:::, x(2) = 0; x21x22x23:::,<br />

x(3) = 0; x31x32x33:::. A partire da questa lista numerabile è però possibile<br />

costruire un numero reale 0 < y < 1 non nella lista. Per esempio, ogni numero<br />

y = 0; y1y2y3::: con yj 6= xjj non è nella lista. Più in generale, Cantor dimostra<br />

che l’insieme delle parti di un dato insieme ha cardinalità maggiore dell’insieme<br />

di partenza. Infatti, per ogni funzione y = F (x) da un insieme X nell’insieme<br />

delle parti P (X), si può costruire un sottoinsieme A di X ponendo x 2 A se e<br />

solo se x =2 F (x). Se la funzione fosse suriettiva, si dovrebbe avere A = F (x)<br />

per un qualche x, ma per questi x ed A si avrebbe contemporaneamente x 2 A<br />

e x =2 A. Ogni numero reale 0 < x < 1 si può identi…care con la successione di<br />

0 e 1 del suo sviluppo binario. Questa corrispondenza non è uno a uno, perché<br />

gli sviluppi x0111::: e x1000::: rappresentano lo stesso numero, ma questo insieme<br />

dove la corrispondenza non è uno a uno è numerabile. Le successioni di<br />

0 e 1 sono in corrispondenza biunivoca con i sottoinsiemi dei naturali, dove le<br />

successioni valgono uno. Quindi i numeri reali 0 < x < 1 hanno la cardinalità<br />

dell’insieme delle parti dei numeri naturali. I numeri algebrici sono le radici di<br />

229


equazioni algebriche a coe¢ cienti interi. L’insieme di questi numeri è numerabile,<br />

infatti per ogni n esiste solo un numero …nito di equazioni algebriche a<br />

coe¢ cienti interi ax k + bx k 1 + cx + d = 0 con k + jaj + jbj + ::: + jcj + jdj = n,<br />

le soluzioni di queste equazioni possono essere ordinate per modulo crescente<br />

ed in questo modo si ottiene un ordinamento dei numeri algebrici. Un immediato<br />

corollario del fatto che i numeri algebrici sono numerabili ed i reali no, è<br />

l’esistenza di numeri trascendenti, non soluzioni di equazioni algebriche a coef-<br />

…cienti interi. In particolare, …ssato esplicitamente un ordinamento dei numeri<br />

algebrici, è possibile costruire esplicitamente un numero trascendente scegliendo<br />

la sua n esima cifra decimale di¤erente da quella del n esimo numero algebrico.<br />

Ma se è semplice dimostrare che esistono numeri irrazionali ed anche trascendenti,<br />

può essere più complicato mostrare che un particolare numero ha questa<br />

proprietà.<br />

Si attribuisce alla scuola pitagorica la scoperta che p 2, p 3, p 5,... non sono<br />

rapporti tra numeri interi p=q. Duemila anni dopo Stifel osserva che anche np m o<br />

è intero o è irrazionale. Questi numeri np m sono radici del polinomio x n m = 0<br />

e, come osserva Gauss, le radici razionali di un polinomio con coe¢ cienti interi<br />

si possono determinare esplicitamente in un numero …nito di tentativi. Infatti<br />

se un polinomio a coe¢ cienti interi ax n + bx n 1 + ::: + cx + d = 0 ha una<br />

radice razionale x = p=q, sostituendo p=q nell’equazione e moltiplicando per q n<br />

si ottiene<br />

dq n n 1<br />

= p cq<br />

ap n n 1<br />

= q bp<br />

::: bp n 2 q ap n 1 ;<br />

::: cpq n 2 + dq n 1 :<br />

Se p e q non hanno divisori comuni, dalla prima uguaglianza si ricava che p<br />

deve dividere d e dalla seconda che q deve dividere a. In particolare, se tra i<br />

divisori di a e d non si trovano radici p=q, il polinomio non ha radici razionali.<br />

Dimostriamo, per esempio che 2p 2 + 3p 3 non è razionale:<br />

x 6<br />

x = 2p 2 + 3p 3;<br />

x<br />

3 2p<br />

2 = 3;<br />

x 3 + 6x 3 = p 2 3x 2 + 2 ;<br />

6x 4<br />

6x 3 + 12x 2<br />

36x + 1 = 0:<br />

Per quanto visto sopra, poiché questo polinomio non ha radici intere, le<br />

radici non sono neanche razionali.<br />

Lo sviluppo in serie della funzione esponenziale exp(x) =<br />

+1X<br />

n=0<br />

x n =n! converge<br />

rapidamente e con la formula exp(x) = (exp(x=2)) 2 la convergenza è accelerata.<br />

È poi semplice calcolare per ricorrenza le somme parziali,<br />

nX xk k=0<br />

k!<br />

= A(x; n)<br />

n!<br />

n A(x; n 1) + xn<br />

= :<br />

n!<br />

230


Per esempio, se x = 1 si ha A(1; 10)=10! = 9864101=3628800. Questo approssima<br />

e per difetto a meno di 1= (10 10!), meno di tre centomilionesimi. Di<br />

fatto<br />

e = 2; 7182818284 5904523536 0287471352 6624977572 4709369995<br />

9574966967 6277240766 3035354759 4571382178 525166427:::<br />

I numeri razionali hanno uno sviluppo decimale periodico, ma almeno in<br />

queste cento cifre decimali non sembra essere presente nessuna periodicità. Con<br />

un poco di fatica, dallo sviluppo decimale si riescono ad ottenere i primi termini<br />

dello sviluppo in frazione continua e si intuisce anche quale è lo sviluppo completo.<br />

Dallo sviluppo in frazioni continue segue immediatamente l’irrazionalità<br />

di e. La semplice dimostrazione che segue è invece di Fourier del 1815. Poiché<br />

e =<br />

+1X<br />

n=0<br />

1=n!, si ha<br />

<<br />

1<br />

(N + 1)!<br />

0 < e<br />

NX<br />

1=n! =<br />

n=0<br />

+1X<br />

n=N+1<br />

1=n!<br />

1 + 1<br />

N + 2 +<br />

1<br />

1 N + 2<br />

+ ::: =<br />

(N + 2) 2 (N + 1)! N + 1 :<br />

Se per assurdo e fosse razionale, e = p=q, prendendo N q e moltiplicando<br />

NX<br />

per N! la disuguaglianza 0 < e 1=n! < 1=NN! si otterrebbe l’assurdo di<br />

n=0<br />

un intero maggiore di zero e minore di uno. A questa dimostrazione si può<br />

dare una veste geometrica. Partiamo dall’intervallo I(1) = [2; 3] e per induzione<br />

de…niamo I(n) dividendo I(n" 1) in n intervalli uguali e scegliendo il secondo<br />

nX nX<br />

#<br />

di questi intervalli, I(n) = 1=k!; 1=k! + 1=n! . Allora e = T +1<br />

n=1 I(n).<br />

k=0<br />

Da questa costruzione ricava che je<br />

k=0<br />

m=n!j > 1=(n + 1)!, in particolare e deve<br />

essere irrazionale. Similmente si può mostrare che e non è radice di un polinomio<br />

di secondo grado con coe¢ cienti interi, ae2 + be + c 6= 0. Sostituendo in ae +<br />

b + ce 1 = 0 gli sviluppi in serie di e e di e 1 , poi moltiplicando per N! con N<br />

grande si ottiene un assurdo. Il principio su cui si basa questa dimostrazione<br />

è così fondamentale, che vale la pena di enfatizzarlo. Ogni numero razionale<br />

non può essere approssimato troppo bene da altri razionali. In particolare, se<br />

m, n, p, q sono interi e se p=q 6= m=n, allora jp=q m=nj = j(pn mq) =qnj<br />

1=qn. Quindi, se per ogni q esistono frazioni m=n con 0 < jx m=nj < 1=qn,<br />

allora x non è razionale. Questo principio si applica anche alle dimostrazioni di<br />

trascendenza.<br />

Presentiamo ora una semplice dimostrazione dell’irrazionalità di dovuta a<br />

I.Niven. Partiamo dal polinomio P (x) = xn (1 x) n mente per parti P (x) sin( x),<br />

=n! ed integriamo ripetuta-<br />

Z 1<br />

P (0) + P (1)<br />

P (x) sin( x)dx =<br />

0<br />

:::<br />

P (2n) (0) + P (2n) (1)<br />

:<br />

2n+1<br />

231


Se 0 x 1 si ha jP (x)j < 1=n! e tutte le derivate di P (x) sono numeri<br />

interi se valutate in x = 0 o x = 1. Fissato un intero p, se n è abbastanza grande<br />

si ha<br />

0 < p 2n+1<br />

Z 1<br />

0<br />

P (x) sin( x)dx < p 2n+1 =n! < 1:<br />

Se fosse per assurdo = p=q, con p e q interi, la quantità<br />

p 2n+1<br />

Z 1<br />

0<br />

P (x) sin( x)dx<br />

= p 2n q (P (0) + P (1)) ::: q 2n+1 P (2n) (0) + P (2n) (1)<br />

sarebbe un intero maggiore di zero e minore di uno.<br />

In modo analogo si può mostrare che se m è intero allora exp(m) è irrazionale.<br />

Si parte dal polinomio P (x) = (m2 x2 ) n =n! e si osserva che tutte le derivate<br />

P (j) ( m) sono intere. Se per assurdo fosse exp (m) = p=q con p e q interi,<br />

pq exp( m) sarebbe un intero, e sarebbe un intero anche l’integrale<br />

Z +m<br />

2nX<br />

pq exp(x)P (x)dx = pq ( )<br />

m<br />

j=0<br />

j exp (m) P (j) (m) exp ( m) P (j) ( m) :<br />

Ma, se n ! +1,<br />

0 < pq<br />

Z +m<br />

m<br />

exp(x)P (x)dx pq exp (m) m2n<br />

n!<br />

! 0:<br />

Dimostriamo in…ne che non è commensurabile con arccos(1=p) per ogni<br />

primo p > 2. Dall’identità cos ((n + 1)x) = 2 cos(x) cos(nx) cos ((n 1)x)<br />

segue per induzione che cos(nx) è un polinomio in cos(x), il polinomio di<br />

Cebicev cos(nx) = Tn (cos(x)). Questo polinomio di grado n ha coe¢ cienti<br />

interi con coe¢ ciente del termine di grado massimo 2 n 1 . Per assurdo, assumiamo<br />

arccos(1=p) = m=n, con m e n interi e n 1. Segue allora che<br />

Tn (1=p) = cos(m ) = 1, cioè 1=p è radice del polinomio a coe¢ cienti interi<br />

0 = Tn (1=p) 1 = 2 n 1 p n + Ap (n 1) + ::: = p n 2 n 1 + pB :<br />

Da qui segue che p divide 2 n 1 .<br />

Ogni numero reale può essere approssimato arbitrariamente bene con razionali<br />

ma, interessati all’economia, cerchiamo approssimazioni con razionali di denominatore<br />

non troppo grande. Per esempio, ridimostriamo l’approssimazione<br />

di Archimede 3+10=71 < < 3+1=7 con un metodo non archimedeo. Partiamo<br />

dall’integrale<br />

Z x<br />

=<br />

0<br />

x 6<br />

Z x<br />

0<br />

x4 (1 x) 4<br />

1 + x2 dx<br />

4x 5 + 5x 4<br />

= 1<br />

7 x7 2<br />

3 x6 + x 5<br />

4x 2 + 4<br />

4<br />

1 + x2 4<br />

3 x3 + 4x 4 arctan(x):<br />

232


Ponendo x = 1 si ottiene<br />

Poi osserviamo che<br />

1=1260 = 1<br />

2<br />

Quindi<br />

Z 1<br />

0<br />

x 4 (1 x) 4<br />

1 + x 2 dx = 22=7 :<br />

Z 1<br />

x<br />

0<br />

4 (1 x) 4 Z 1<br />

x<br />

dx <<br />

0<br />

4 (1 x) 4<br />

1 + x2 Z 1<br />

dx < x<br />

0<br />

4 (1 x) 4 dx = 1=630:<br />

22=7 1=630 < < 22=7 1=1260:<br />

Una formula simile, ma più complicata, dà l’approssimazione di Metius,<br />

= 355<br />

113<br />

1<br />

3164<br />

Z 1 x8 (1 x) 8 25 + 816x2 0<br />

1 + x 2<br />

Un’altra ancora dà un’approssimazione dell’ordine di 10 9 ,<br />

Z 1<br />

0<br />

x12 (1 x) 12<br />

16 (1 + x2 431302721<br />

dx =<br />

) 137287920<br />

La frazione 22/7 è la migliore approssimazione di con denominatore minore<br />

o uguale a 7 e 355/113 la migliore approssimazione con denominatore al più<br />

113. Lagrange ha mostrato che dallo sviluppo in frazioni continue di un numero<br />

irrazionale x si possono costruire in…niti razionali p=q tali che jx p=qj < 1=q 2 .<br />

Per esempio je 2721=1001j < 1001 2 . Dirichlet ha ridimostrato questo risultato<br />

utilizzando il principio che se n scatole contengono n + 1 oggetti, allora<br />

c’è una scatola con almeno due oggetti. Le n scatole sono gli intervalli [0; 1=n),<br />

[1=n; 2=n),..., [(n 1)=n; 1) e gli n+1 oggetti sono le parti decimali dei numeri 0x,<br />

1x, 2x,..., nx, almeno due tra le parti decimali di 0x, 1x,..., nx di¤eriscono per<br />

meno di 1=n, cioè esistono interi h, k, j, con 0 h < k n e con jkx hx jj <<br />

1=n. Quindi jx j=(k h)j < 1=n(k h) 1=(k h) 2 . In particolare, per approssimare<br />

p m con una frazione p=q a meno di q 2 , basta risolvere l’equazione<br />

mq 2 p 2 = 1. Infatti, p m p=q = ( p m + p=q) 1 mq 2 p 2 q 2 . Questo<br />

metodo risale alla scuola pitagorica. Osserviamo che si è anche ottenuta la disuguaglianza<br />

j p m p=qj ( p m + p=q) 1 q 2 , il metodo pitagorico è ottimale,<br />

non si può approssimare p m con p=q a meno di q 2 . Similmente j 3p m p=qj<br />

3p<br />

m2 3 + p mp=q + p2 =q2 :<br />

dx:<br />

1<br />

q 3 , e così per le altre radici. Osserviamo in…ne<br />

che se m=n e p=q sono numeri razionali distinti, allora jm=n p=qj > 1=nq, un<br />

numero razionale può essere ben approssimato solo da se stesso. Liouville ha<br />

mostrato che se è un numero irrazionale algebrico di grado n, allora esiste<br />

una costante c tale che per ogni razionale p=q si ha j p=qj > c=q n . Infatti,<br />

se è radice di un polinomio irriducibile con coe¢ cienti interi P (x) =<br />

A (x 1) (x 2) ::: (x n), se p=q è un razionale diverso dalle radici f jg,<br />

233


e se jp=qj B e j jj B, allora<br />

q n<br />

0<br />

jP (p=q)j = @jAj Y<br />

1<br />

jp=q jjA<br />

jp=q j jAj (2B) n 1 jp=q j :<br />

j6=<br />

Quindi jp=q j jAj 1 (2B) 1 n q n . In particolare, se x è irrazionale e se<br />

per in…niti n e p=q si ha jx p=qj < q n , allora x è trascendente. Per esempio,<br />

+1X<br />

se x = 10 k! nX<br />

e p=q =<br />

+1X<br />

k=1<br />

k=1<br />

k=1<br />

10 k! , allora jx p=qj < q n . Il numero di Liouville<br />

10 k! è trascendente. Come osservato da P.Erdös, ogni numero è somma o<br />

prodotto di due numeri di Liouville. Infatti, se z =<br />

basta de…nire x =<br />

+1X<br />

n=1<br />

"(n) = 0 altrimenti, y =<br />

+1X<br />

n=1<br />

(n)2 n con (n) = 0; 1,<br />

"(n)2 n con "(n) = (n) se (2k 1)! n < (2k)! e<br />

+1X<br />

n=1<br />

(n)2 n con (n) = (n) se (2k)! n < (2k + 1)!<br />

e (n) = 0 altrimenti. Sia x che y sono numeri di Liouville e x + y = z.<br />

L’esponente nel teorema di Liouville non è il migliore possibile, infatti Klaus<br />

Friedrich Roth ha dimostrato che per ogni numero algebrico x ed ogni > 2<br />

esiste c > 0 tale che jx p=qj > c=q per ogni razionale p=q 6= x. Comunque<br />

la costante c nel teorema di Liouville è calcolabile esplicitamente, mentre quella<br />

di Roth non lo è. Un numero x è approssimabile se per in…niti p=q si ha<br />

jx p=qj < q . Un razionale è sono solo 1 approssimabile con razionali diversi<br />

dal numero stesso, se m=n 6= p=q allora jm=n p=qj 1=nq. Per il teorema di<br />

Dirichlet ogni irrazionale è 2 approssimabile, mentre i numeri di Liouville sono<br />

quelli approssimabili per ogni . Se '(q) > 0 e<br />

+1X<br />

q=1<br />

'(q) < +1, l’insieme degli<br />

x con jqx pj < '(q) per in…niti p e q ha misura nulla. Infatti, un 0 x 1<br />

con jqx pj < '(q) per in…niti 0 p q deve appartenere ad in…niti intervalli<br />

[p=q 1=q'(q); p=q + 1=q'(q)], la misura dell’unione di questi intervalli è …nita,<br />

+1X qX<br />

2=q'(q) < +1, quindi l’intersezione di un numero in…nito di questi inter-<br />

q=1p=0<br />

valli ha misura zero. In particolare, l’insieme dei numeri reali approssimabili<br />

ha misura di Lebesgue zero se > 2. Più precisamente, M.V.Jarnik e Abram<br />

Samoilovich Besicovitch hanno dimostrato che questo insieme ha dimensione di<br />

Hausdor¤ 2= . Se dal punto di vista della misura i numeri ben approssimabili<br />

sono pochi, dal punto di vista della categoria sono la maggioranza. Infatti i nu-<br />

meri di Liouville sono intersezione di aperti densi, T<br />

S<br />

n p=q fjx p=qj < q ng. Kurt Mahler ha dimostrato che non è approssimabile se è troppo<br />

grande, cioè non è un numero di Liouville. Anche il numero e non è un<br />

234


numero di Liouville, anzi per ogni > 2 esiste c > 0 tale che je p=qj > cq .<br />

Per mostrare questo occorre ricordare lo sviluppo in frazioni continue di e =<br />

1; 2n; 1 +1<br />

, di cui presentiamo una semplice dimostrazione. Le convergenti<br />

n=0<br />

p(j)=q(j) di [1; 0; 1; 1; 2; 1; 1; 4; :::] soddisfano le relazioni di ricorrenza:<br />

p(3n) = p(3n 1) + p(3n 2); q(3n) = q(3n 1) + q(3n 2);<br />

p(3n + 1) = 2np(3n) + p(3n 1); q(3n + 1) = 2nq(3n) + q(3n 1);<br />

p(3n + 2) = p(3n + 1) + p(3n); q(3n + 2) = q(3n + 1) + q(3n):<br />

De…niamo<br />

A(n) =<br />

B(n) =<br />

C(n) =<br />

Z 1<br />

xn (x 1) n<br />

n!<br />

0<br />

Z 1<br />

xn+1 (x 1) n<br />

n!<br />

0<br />

Z 1<br />

xn (x 1) n+1<br />

0<br />

n!<br />

exp(x)dx;<br />

exp(x)dx;<br />

exp(x)dx:<br />

Si ha A(0) = e 1, B(0) = 1, C(0) = 2 e, valgono inoltre le relazioni di<br />

ricorrenza:<br />

A(n) = B(n 1) C(n 1);<br />

B(n) = 2nA(n) + C(n 1);<br />

C(n) = B(n) A(n):<br />

Confrontando condizioni iniziali e relazioni di ricorrenza, si ricava:<br />

A(n) = e q(3n) p(3n);<br />

B(n) = p(3n + 1) e q(3n + 1);<br />

C(n) = p(3n + 2) e q(3n + 2):<br />

In…ne, da A(3n) ! 0 se n ! +1, si ricava p(3n)=q(3n) ! e.<br />

Se x = [a(0); a(1); a(2); a(3); :::] e se jxq pj < 1=2q, la frazione p=q è una<br />

convergente di x. Per ogni convergente p(n)=q(n) e per ogni p=q 6= p(n)=q(n)<br />

con 0 < q q(n) si ha jxq(n) p(n)j < jxq pj. Inoltre<br />

1<br />

< x<br />

2q(n)q(n + 1)<br />

p(n)<br />

q(n) <<br />

1<br />

q(n)q(n + 1) :<br />

Si ha anche q(n+1) = a(n+1)q(n)+q(n 1) < (a(n + 1) + 1) q(n) e quindi,<br />

x<br />

p(n)<br />

q(n) ><br />

1<br />

2q(n)q(n + 1) ><br />

1<br />

:<br />

2 (a(n + 1) + 1) q(n) 2<br />

Osserviamo in…ne che la successione fq(n)g ha una crescita almeno esponenziale,<br />

infatti deve crescere almeno come la successione di Fibonacci associata<br />

235


allo sviluppo di [1; 1; 1; 1; :::] = 1 + p 5 =2, F (1) = F (2) = 1, F (n + 2) =<br />

F (n + 1) + F (n),<br />

F (n) = 1<br />

p 5<br />

1 + p ! n<br />

5<br />

2<br />

1 p ! n!<br />

5<br />

:<br />

2<br />

Quindi, se x = [a(0); a(1); a(2); a(3); :::] e se la successione fa(n)g non ha<br />

crescita esponenziale, cioè per ogni " > 0 esiste c > 0 tale che ja(n)j c exp ("n),<br />

allora per ogni > 2 esiste c > 0 tale che jx p=qj > cq . Per esempio,<br />

dall’ottava convergente di (e 1)=2 = [0; 1; 6; 10; 14; :::] si ricava la stima<br />

e<br />

848456353<br />

= 2; 718281828459045234:::<br />

312129649<br />

L’ultima cifra corretta è 5. Con un denominatore di nove cifre si sono ottenuti<br />

quasi diciotto decimali corretti, come previsto l’errore è circa l’inverso del<br />

quadrato del denominatore.<br />

Nel 1873 Hermite dimostra che e è trascendente e nel 1882 Lindemann dimostra<br />

che anche è trascendente. Nel 1885 Weierstrass dimostra la trascendenza<br />

di log(2). Nel 1934 Gelfond e Schneider dimostrano che se e sono<br />

numeri algebrici, con diverso da 0 o 1 e irrazionale, allora è trascendente.<br />

In particolare 2 p 2 e e = ( 1) i sono trascendenti. Mahler dimostra<br />

che se P (x) è un polinomio a coe¢ cienti interi, allora il numero con sviluppo decimale<br />

0; P (1)P (2)P (3)::: è trascendente. In particolare 0,12345678910111213...<br />

è trascendente. Esiste una qualche relazione algebrica tra e e ? Per esempio,<br />

almeno uno dei due numeri e + e e deve essere irrazionale, perché e e<br />

sono radici di x2 p p<br />

p 2<br />

e e<br />

2<br />

(e + )x + e = 0. ? e ? ? 2<br />

236<br />

?...


Euclide (III secolo a.C.)<br />

Cartesio (1596-1650)<br />

RIGA;<br />

COMP ASSO;<br />

ORIGAMI<br />

La riga ed il compasso sono gli strumenti principe della geometria greca e<br />

l’origami è l’arte giapponese di piegare la carta. Nella geometria della riga e<br />

compasso si possono introdurre i seguenti postulati:<br />

(RC-1) Si può tracciare una retta per due punti.<br />

(RC-2) Si può trovare l’intersezione tra due rette.<br />

(RC-3) Si può tracciare una circonferenza di centro e raggio dati.<br />

(RC-4) Si può trovare l’intersezione tra una retta ed un cerchio.<br />

(RC-5) Si può trovare l’intersezione tra due cerchi.<br />

Questi postulati, geometricamente evidenti, hanno una semplice interpretazione<br />

algebrica. Partendo da due punti, con riga e compasso si può tracciare<br />

la retta congiungente e la perpendicolare a questa retta per uno dei punti. Si<br />

ottiene così in un sistema di assi cartesiani un punto di coordinate (0; 0) ed uno<br />

di coordinate (1; 0). È anche possibile identi…care questo piano cartesiano con<br />

il campo dei numeri complessi. Con riga e compasso si possono poi trovare i<br />

punti con coordinate ottenibili a partire dai numeri 0 e 1 con un numero …nito<br />

di somme, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni, estrazioni di radici quadrate.<br />

Questo è conseguenza del fatto che analiticamente l’intersezione tra rette e cerchi<br />

porta a risolvere equazioni di primo e secondo grado, cosa che richiede appunto<br />

delle somme, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni, estrazioni di radici quadrate.<br />

Ricordiamo ora qualche nozione di teoria dei campi. Dati due campi H K,<br />

si può vedere il più grande come spazio vettoriale sul più piccolo. Se [K : H]<br />

è la dimensione di questo spazio vettoriale e se H K L, allora [L : H] =<br />

[L : K] [K : H]. Un numero è radice di un polinomio di grado n con coe¢ cienti<br />

in K se e solo 1, , a 2 ,..., n sono linearmente dipendenti su K. Se inoltre<br />

1, , a 2 ,..., n 1 sono linearmente indipendenti, gli elementi del più piccolo<br />

237


campo K( ) che contiene sia K che hanno la rappresentazione k0 + k1 +<br />

::: + kn 1 n 1 , con kj in K. In particolare, è algebrico su K se e solo se<br />

[K( ) : K] < +1. L’equazione [K( ; ) : K] = [K( ; ) : K( )] [K( ) : K]<br />

mostra in…ne che se e sono algebrici su K, allora anche , e<br />

= sono algebrici. Quindi i numeri algebrici formano un campo. Se K è un<br />

campo e k un elemento di K con p k non in K, l’estensione quadratica di K<br />

con p k è il più piccolo campo che contiene sia K che p k. Questa estensione<br />

K p k può essere identi…cata con le espressioni della forma u + v p k, con<br />

u e v in K. Un punto (x; y) è costruibile con riga e compasso a partire dai<br />

punti (0; 0) e (1; 0) se e solo se il numero complesso x + iy è in una estensione<br />

quadratica iterata del campo dei numeri razionali. In particolare, siccome ogni<br />

estensione quadratica ha grado due, la dimensione di un campo K costruibile<br />

con riga e compasso come spazio vettoriale sui razionali Q è una potenza di due,<br />

[K : Q] = 2 n . Un corollario di questo fatto è l’impossibilità di risolvere con riga<br />

e compasso delle generiche equazioni con grado primo p > 2, che portano ad<br />

estensioni di grado multiplo di p. Se pp n è contenuto in un campo K, allora<br />

[K : Q] = [K : Q ( pp n)] [Q ( pp n) : Q]. In parole povere, non si possono ottenere<br />

le radici cubiche mettendo insieme delle radici quadrate. Ridimostriamo in altro<br />

modo questo risultato. Se un’equazione cubica a coe¢ cienti razionali non ha<br />

radici razionali, allora nessuna radice appartiene ad una estensione quadratica<br />

iterata del campo razionale. Per dimostrare questa proposizione, assumiamo<br />

che x sia una radice di un polinomio x 3 +ax 2 +bx+c = 0 a coe¢ cienti razionali<br />

ed esista una catena di campi Q = K0 K1 ::: Kn con Kj estensione<br />

quadratica di Kj 1 e x in Kn. Assumiamo inoltre questo indice n minimale, cioè<br />

nessuna radice del polinomio appartenga ad estensioni quadratiche di lunghezza<br />

minore di n. Posto x = u + v p k e y = u v p k, con u, v, k in Kn 1 ma p k<br />

non in Kn 1, si ha<br />

u v p k 3<br />

+ a u v p k 2<br />

+ b u v p k + c<br />

= u 3 + 3uv 2 k + au 2 + av 2 k + bu + c 3u 2 v + v 3 k + 2auv + bv p k:<br />

Se x = u + v p k è una radice del polinomio, allora u 3 + 3uv 2 k + au 2 + av 2 k +<br />

bu + c = 0 e 3u 2 v + v 3 k +2auv + bv = 0. Quindi anche y = u v p k è una radice<br />

e questo implica che la terza radice del polinomio z = x y a = 2u a<br />

appartiene a Kn 1, in contraddizione con la minimalità di n.<br />

Applichiamo questo risultato alla duplicazione del cubo. L’equazione x 3<br />

2 = 0 non ha radici razionali, quindi neppure in estensioni quadratiche del<br />

campo razionale. La duplicazione del cubo con riga e compasso è impossibile.<br />

Applichiamo ora il risultato alla trisezione dell’angolo. Ricordando la formula<br />

cos(#) = 4 cos 3 (#=3) 3 cos(#=3), si deduce che se # è l’angolo da dividere in<br />

tre parti uguali e x = cos(#=3) l’incognita, si deve avere 4x 3 3x = cos(#). In<br />

particolare, se # = =3 si ha 8x 3 6x = 1. Sostituendo ad x un numero razionale<br />

p=q si ottiene 2p 4p 2 3q 2 = q 3 , ma questa uguaglianza con p e q primi tra<br />

loro è impossibile. Quindi il polinomio 8x 3 6x 1 = 0 non ha radici razionali,<br />

e neppure in estensioni quadratiche del campo razionale. È impossibile trisecare<br />

238


con riga e compasso un angolo di sessanta gradi.<br />

Nel pentagono regolare<br />

la diagonale è 1 + p 5<br />

2<br />

volte il lato, quindi si<br />

può costruire con<br />

riga e compasso.<br />

I triangoli ABD e ABF sono simili. Se l è il lato e d la diagonale,<br />

d : l = l : (d l), quindi d = 1 + p 5<br />

l.<br />

2<br />

Consideriamo in…ne il problema della costruzione dei poligoni regolari. Iniziamo<br />

osservando che se è possibile costruire un poligono regolare con pq lati,<br />

allora congiungendo i vertici di indici 1, p, 2p,..., si ottiene un poligono regolare<br />

con q lati. Viceversa, se sono costruibili i poligoni con p e q lati, p e q<br />

primi tra loro, anche il poligono con pq lati è costruibile. Basta infatti costruire<br />

due poligoni con p e q lati inscritti nella stessa circonferenza e con un vertice in<br />

comune, congiungendo un opportuno vertice del primo poligono con uno del secondo<br />

si ottiene il lato cercato. Infatti, w m = exp(2 im=p) e z n = exp(2 in=q)<br />

sono i vertici di poligoni regolari con p e q lati inscritti nella circonferenza<br />

con centro nell’origine e raggio uno. Si ha w m z n = z n (w m z n 1) e<br />

w m z n = exp (2 i(mq np)=pq) e, se p e q sono primi tra loro, esistono m<br />

e n con mq np = 1. Quindi dati exp(2 i=p) e exp(2 i=q) è possibile trovare<br />

exp (2 i=pq). In…ne, dato un poligono con p lati, bisecando gli angoli al centro se<br />

ne costruisce uno con 2p lati. Concludendo, si possono costruire tutti i poligoni<br />

regolari con 2 n pq::: lati, se p, q,... sono primi distinti e se i poligoni con questi<br />

numeri primi di lati sono costruibili. Le lunghezze dei lati dei poligoni regolari<br />

con 3, 4, 5, 6 lati iscritti in un cerchio di raggio uno sono rispettivamente p 3,<br />

p q<br />

2,<br />

5 p 5 =2, 1, questi poligoni sono costruibili con riga e compasso. Per<br />

procedere in modo più sistematico, osserviamo che i punti z = exp (2 ik=n),<br />

k = 0; 1; 2; :::, sono le radici del polinomio z n 1 = 0 e sono i vertici di un<br />

poligono regolare con n lati inscritto nella circonferenza jzj = 1. Per individuare<br />

questi vertici è su¢ ciente determinarne le ascisse (z + 1=z) =2 = cos (2 k=n), o<br />

le ordinate.(z 1=z) =2i = sin (2 k=n). Il polinomio z n 1 si fattorizza in<br />

z n<br />

In particolare, se n = 3 si ha<br />

1 = (z 1) z n 1 + z n 2 + ::: + z + 1 :<br />

z 2 + z + 1 = z ((z + 1=z) + 1) :<br />

Quindi cos (2 =3) = (z + 1=z) =2 = 1=2. Se n = 5 si ha<br />

z 4 + z 3 + z 2 + z + 1 = z 2<br />

(z + 1=z) 2 + (z + 1=z) 1 :<br />

239


Quindi cos (2 =5) = (z + 1=z) =2 = p 5 1 =4. Se n = 7,<br />

z 6 + z 5 + z 4 + z 3 + z 2 + z + 1 = z 3<br />

(z + 1=z) 3 + (z + 1=z) 2<br />

2 (z + 1=z) 1 :<br />

Quindi, se z 6= 1 è un vertice dell’eptagono, x = z + 1=z è soluzione<br />

dell’equazione x3 + x2 2x 1 = 0. Sostituendo ad x un numero razionale<br />

p=q si ottiene p p2 + pq 2q2 = q3 , un’uguaglianza impossibile. L’equazione<br />

non ha radici razionali e quindi neanche radici in estensioni quadratiche iterate<br />

del campo razionale. Se z fosse costruibile, anche x = z + 1=z lo sarebbe,<br />

cosa che abbiamo appena mostrato essere falsa. Quindi l’eptagono regolare non<br />

è costruibile con riga e compasso. Per la costruzione è però su¢ ciente risolvere<br />

un’equazione di terzo grado, o trisecare un angolo. Infatti dalle formule di<br />

Cardano o da quelle di Viète si ottiene<br />

cos(2 =7) = 1<br />

q<br />

3p 3<br />

28 1 + 3<br />

12<br />

p 3i + 3<br />

q<br />

1 3 p 3i 2<br />

=<br />

6p<br />

21952<br />

cos<br />

6<br />

arctan 3 p 3<br />

3<br />

Accenniamo in…ne alla costruzione dell’eptadecagono di Gauss. Si ordinano<br />

le potenze di z = exp (2 i=17) secondo la successione 3 n modulo 17,<br />

z; z 3 ; z 9 ; z 10 ; z 13 ; z 5 ; z 15 ; z 11 ; z 16 ; z 14 ; z 8 ; z 7 ; z 4 ; z 12 ; z 2 ; z 6 :<br />

Poi si costruiscono i periodi:<br />

!<br />

1<br />

6 :<br />

(0) = z + z 9 + z 13 + z 15 + z 16 + z 8 + z 4 + z 2 ;<br />

(1) = z 3 + z 10 + z 5 + z 11 + z 14 + z 7 + z 12 + z 6 ;<br />

8<br />

><<br />

>:<br />

(0) = z + z 13 + z 16 + z 4 ;<br />

(1) = z 3 + z 5 + z 14 + z 12 ;<br />

(2) = z 9 + z 15 + z 8 + z 2 ;<br />

(3) = z 10 + z 11 + z 7 + z 6 ;<br />

8<br />

><<br />

>:<br />

(0) = z + z 16 ;<br />

:::<br />

(4) = z 13 + z 4 ;<br />

:::<br />

Con calcoli noiosi, o come Gauss ”concentrandosi profondamente”, si può<br />

veri…care che (0) + (1) = 1 e (0) (1) = 4, (0) + (2) = (0) e<br />

(0) (2) = 1, (1) + (3) = (1) e (1) (3) = 1, (0) + (4) = (0)<br />

e (0) (4) = (1),... Quindi i periodi (j) sono soluzioni di una equazione<br />

quadratica con coe¢ cienti interi, i (j) sono soluzioni di equazioni quadratiche<br />

con coe¢ cienti (j) ed i (j) sono soluzioni di equazioni quadratiche con coef-<br />

…cienti (j). In…ne, (0) = 2 cos (2 =17),<br />

1<br />

16<br />

cos (2 =17) =<br />

1 + p q<br />

17 + 34 2 p r<br />

17 + 2 17 + 3 p 17<br />

240<br />

q<br />

34 2 p q<br />

17 2 34 + 2 p !<br />

17 :


Veniamo ora all’origami, l’arte giapponese di piegare la carta. Nel 1936<br />

Margherita Piazzolla Beloch mostra come applicare quest’arte alla matematica:<br />

”Sul metodo del ripiegamento della carta per la risoluzione dei problemi<br />

geometrici”, ”Sulla risoluzione dei problemi di terzo e quarto grado col metodo<br />

del ripiegamento della carta”. Poi, nel 1989, H.Huzita e Benedetto Scimeni<br />

propongono dei veri e propri postulati:<br />

(O-1) Si può trovare la piega che congiunge due punti.<br />

(O-2) Si può trovarne il punto d’intersezione tra due pieghe.<br />

(O-3) Si può trovare la piega che porta un punto su un altro punto.<br />

(O-4) Si può trovare una piega che porta una piega su un’altra piega.<br />

(O-5) Si può trovare una piega che …ssa un punto e porta un altro punto su<br />

una piega.<br />

(O-6) Si può trovare una piega che manda un punto su una piega ed un altro<br />

punto su un’altra piega.<br />

In…ne, K.Hatori ne aggiunge un altro:<br />

(O-7) Si può trovare una piega perpendicolare ad una prima piega che manda<br />

un dato punto su una seconda piega.<br />

Prima di analizzare in dettaglio questi postulati, vediamoli all’opera nel<br />

problema della trisezione di un angolo, che è un problema di terzo grado insolubile<br />

con riga e compasso. Date due rette y = 0 e y=x = tan(#), con<br />

=4 # =2, si costruisce la retta x = 0 ortogonale a y = 0, poi altre<br />

due rette, y = 1 e y = 2. Fin qui si sono utilizzati solo i primi postulati. Ora<br />

entra in gioco l’ultimo. Si costruisce la piega che porta il punto A = (0; 2) in<br />

un punto Q sulla retta y=x = tan(#) ed il punto O = (0; 0) in un punto P sulla<br />

retta y = 1. In…ne, si costruisce la piega da O a P . Il trapezio OP QA è un<br />

241


isoscele, quindi OQ = P A, ma anche P A = OP . Se ' è l’angolo tra l’asse y = 0<br />

ed il segmento OP , risulta 2' = [OP A = \P OQ, quindi 3' = #. In particolare, la<br />

piega da O a P ha equazione y=x = tan(#=3) e realizza la trisezione dell’angolo.<br />

Per trisecare un angolo minore di =4 o maggiore di =2, basta trisecarne un<br />

opportuno multiplo o sottomultiplo con =4 2 n # =2.<br />

La trisezione dell’angolo<br />

nel ”Libro di Lemmi” di<br />

Archimede.<br />

”Prolungando una corda AB di un cerchio con centro O …no ad un punto<br />

C, con BC uguale al raggio, se la retta CO incontra la circonferenza<br />

prima in D e poi in E, l’arco AE risulta lungo tre volte l’arco BD”.<br />

La trisezione dell’angolo piegando<br />

la carta. Si costruiscono le pieghe<br />

x = 0 e y = 0, y = 1,y = 2, poi la<br />

piega che manda O = (0; 0) su y = 1<br />

e A = (0; 2) sulla retta y=x = tan (#)<br />

che si vuole trisecare. Se P è simmetrico<br />

ad O rispetto all’ultima piega, la retta<br />

per OP ha equazione y=x = tan (#=3) .<br />

Per illustrare il signi…cato algebrico dei postulati dell’origami, immaginiamo<br />

un foglio molto grande che identi…chiamo con il piano cartesiano. Una piega<br />

non spiegazzata è una retta e realizza una simmetria del piano rispetto a questa<br />

retta. I postulati (O-1) e (O-2) dell’origami sono i corrispondenti dei postulati<br />

(RC-1) e (RC-2) di riga e compasso, si può tracciare la retta per due punti e<br />

trovare l’intersezione tra due rette. La piega in (O-3) realizza l’asse del segmento<br />

con i due punti per estremi. In (O-4) le possibili pieghe sono le due bisettrici tra<br />

le due rette, ma ce n’è una sola se le rette sono parallele. In (O-5), se un punto è<br />

…sso l’altro si muove su una circonferenza. È l’intersezione tra una retta ed una<br />

circonferenza. Quindi i primi cinque postulati dell’origami permettono di trovare<br />

le intersezioni di rette con rette e rette con cerchi. Siccome in geometria analitica<br />

l’intersezione tra due circonferenze si riduce all’intersezione tra una retta ed<br />

una circonferenza, i primi cinque postulati dell’origami risultano equivalenti<br />

242


ai cinque postulati di riga e compasso. Rimane in…ne da analizzare il sesto<br />

postulato, ma per far questo diamo un’altra interpretazione del quinto. Una<br />

piega che …ssa un punto P e manda un altro punto F su una retta d è tangente<br />

ad una parabola con fuoco F e direttrice d. Per un punto ci sono due tangenti<br />

ad una parabola e trovarle è un problema di secondo grado. Una piega che<br />

manda un punto su una retta ed un altro punto su un’altra retta è tangente a<br />

due parabole. Due parabole hanno, in generale, tre rette tangenti in comune<br />

e trovarle è un problema di terzo grado. Questo suggerisce che con il sesto<br />

postulato dell’origami si possono estrarre le radici cubiche. Dato un numero<br />

a, la parabola con fuoco (0; a) e direttrice y = a ha equazione y = x 2 =4a e<br />

quella con fuoco (1; 0) e direttrice x = 1 equazione x = y 2 =4. Queste parabole<br />

hanno una sola tangente comune y = a 1=3 x a 1=3 e la radice cubica 3p a<br />

si trova intersecando la tangente con gli assi. Con i primi quattro postulati<br />

dell’origami si possono risolvere le equazioni di primo grado, anzi, bastano i<br />

primi tre se in partenza si hanno a disposizione tre punti non allineati. Con i<br />

primi cinque postulati si possono risolvere le equazioni di secondo grado ed il<br />

sesto postulato permette di risolvere le equazioni di terzo grado ed anche quelle<br />

di quarto. Infatti queste ultime si risolvono con estrazioni di radici quadrate<br />

e cubiche, perché le radici quarte sono radici quadrate iterate. In particolare,<br />

con l’origami si possono duplicare cubi e trisecare angoli. In…ne, un poligono<br />

regolare è costruibile con riga e compasso se e solo se ha 2 n pq::: lati, con p,<br />

q,... primi distinti della forma 2 m + 1. Un poligono regolare è costruibile con<br />

l’origami se e solo se ha 2 n 3 m pq::: lati, con p, q,... primi distinti della forma<br />

2 h 3 k + 1.<br />

Terminiamo con una digressione, illustrando il metodo di Lagrange per la<br />

risoluzione in serie dell’equazione z = x + y'(z), con '(0) = 0. Si tratta di<br />

trovare lo sviluppo di Taylor centrato in (x; 0) e valutato in (x; y) della soluzione<br />

z = z(x; y) di questa equazione. Derivando l’equazione si ottiene<br />

(1 y' 0 (z)) @z=@y = '(z); (1 y' 0 (z)) @z=@x = 1:<br />

Da queste formule si ricava che per ogni (z) e (z), con (0) = (z) = 0,<br />

@<br />

@x<br />

Poi, per induzione,<br />

(z) @<br />

@y<br />

(z) = @<br />

@y<br />

(z) @<br />

@x<br />

@k @yk 1<br />

@k @<br />

(z) = '(z)k<br />

@xk 1 @x<br />

(z) :<br />

(z) :<br />

Poiché z = x se y = 0, sviluppando (z) in serie di potenze di y si ottiene<br />

(z(x; y)) = (x) +<br />

+1X<br />

k=1<br />

yk k!<br />

k 1 @ @<br />

'(x)k<br />

@xk 1 @x<br />

(x) :<br />

Se '(z) e (z) sono funzioni analitiche, le derivate che compaiono nella formula<br />

crescono al più come c k k!, quindi la serie converge almeno per y abbastanza<br />

243


piccolo. In particolare, una generica equazione algebrica az N + bz N 1 + ::: +<br />

cz + d = 0 con dei cambi di variabili si può riportare alla forma<br />

z = 1 + z 2 + ::: + z N :<br />

Per il teorema della funzione implicita, in un intorno di = ::: = = 0<br />

c’è una soluzione analitica z = z ( ; ::; ) con z (0; ::; 0) = 1 e, per la formula di<br />

Lagrange con x = y = 1 e '(z) = z 2 + ::: + z N ,<br />

z = 1 +<br />

n 1<br />

I termini (d=dx)<br />

+1X<br />

n=1<br />

n d 1<br />

dxn 1<br />

x2 + ::: + x<br />

n!<br />

N n<br />

!<br />

x=1<br />

x 2 + ::: + x N n =n! x=1 sono polinomi omogenei di<br />

grado n in ; :::; . In particolare, la soluzione dell’equazione trinomia z =<br />

1 + tz N è<br />

z = 1 +<br />

+1X<br />

n=1<br />

n d 1<br />

dxn 1<br />

t n x Nn<br />

= 1 +<br />

n! x=1<br />

+1X<br />

n=1<br />

Nn(Nn 1):::(Nn n + 2)<br />

t<br />

n!<br />

n :<br />

Il rapporto tra i coe¢ cienti di due potenze successive t n+1 e t n è una funzione<br />

razionale di n, quindi la serie è ipergeometrica.<br />

244<br />

:


I postulati di riga e compasso. Si possono trovare:<br />

Una retta r<br />

per due punti A e B.<br />

Una circonferenza c<br />

con centro A e raggio r.<br />

245<br />

L’intersezione A<br />

tra due rette r e s.<br />

Le intersezioni A e B tra<br />

una retta r ed un cerchio c.<br />

Le intersezioni A e B tra<br />

due circonferenze c e d.


La piega r che<br />

congiunge due punti A e B.<br />

La piega r che porta un punto<br />

A su un altro punto B.<br />

La piega r che …ssa un punto A e<br />

porta un punto B su una retta s.<br />

I postulati dell’origami. Si possono trovare:<br />

246<br />

L’intersezione A<br />

tra due pieghe r e s.<br />

La piega t che porta una retta<br />

r su un’altra retta s.<br />

La piega t che manda un punto A su<br />

una retta r ed un punto B su una retta s.


Ippocrate (V secolo a.C.)<br />

Duomo di Monza (1300)<br />

LUNULE<br />

Una lunula è una …gura piana concava convessa delimitata da due archi di<br />

cerchio. Nel 1724 D.Bernoulli (1700-1782), poi Eulero ed altri, traducono in<br />

formule le quadrature geometriche delle lunule di Ippocrate. Se un arco ha<br />

raggio R e angolo 2' e l’altro ha raggio S e angolo 2 , la corda comune misura<br />

2R sin(') = 2S sin( ) e l’area della lunula è<br />

R 2 ' R 2 sin(2')=2 S 2 S 2 sin(2 )=2 :<br />

La lunula è una parte di piano delimitata<br />

da archi di cerchio. Se (R; 2') e (S; 2 )<br />

sono i raggi e gli angoli degli archi di<br />

cerchio, l’area della lunula è<br />

R 2 (' sin(2')=2) S 2 ( sin(2 )=2) :<br />

Una lunula è costruibile e quadrabile algebricamente, se la corda con i<br />

due raggi e l’area sono numeri algebrici, è costruibile e quadrabile in modo<br />

elementare con riga e compasso se la corda con i due raggi e l’area stanno<br />

in estensioni quadratiche iterate del campo razionale. Le aree dei triangoli<br />

R 2 sin(2')=2 e S 2 sin(2 )=2 sono già funzioni algebriche dei raggi R e S e della<br />

corda 2R sin(') = 2S sin( ). Quindi, le lunule algebriche sono quelle con R, S,<br />

R 2 ' S 2 algebrici. Nel 1903 Landau osserva che se raggi e area e rapporto tra<br />

gli angoli '= sono algebrici, allora anche = R 2 ' S 2 = R 2 '= S 2<br />

247


è algebrico. Ma, per il teorema di Lindemann, se e algebrico e non nullo,<br />

allora sin( ) = 1=S è trascendente. Per evitare questa contraddizione si deve<br />

quindi avere R 2 ' = S 2 . Per il teorema di Gelfond e Schneider, se e sono<br />

numeri algebrici, con diverso da 0 o 1 e irrazionale, allora è trascendente.<br />

Quindi, se exp (i ) = p 1 1=S 2 + i=S è algebrico e '= è algebrico<br />

e irrazionale, allora p 1 1=R 2 + i=R = exp (i') = (exp (i )) '= è trascendente.<br />

Per evitare questa contraddizione, si deve quindi assumere che se '=<br />

è algebrico, allora è anche razionale. In…ne, nel 1966 A.Baker dimostra che<br />

ogni combinazione lineare con coe¢ cienti algebrici di logaritmi di numeri algebrici<br />

o è zero o è trascendente. Da questo segue che se exp (i') e exp (i )<br />

sono algebrici e se R e S sono algebrici, allora R 2 ' S 2 o è zero, o è trascendente.<br />

Riassumendo, nelle lunule algebriche, R 2 ' = S 2 e '= = S 2 =R 2 è<br />

razionale. Si può quindi porre ' = m# e = n#, con m e n interi, e la condizione<br />

R sin(') = S sin( ) si trasforma in n sin 2 (m#) = m sin 2 (n#). Con le<br />

sostituzioni sin(k#) = exp 2k (i#) 1 = 2i exp k (i#) e exp (i2#) = z, si ottiene<br />

una equazione algebrica con coe¢ cienti interi,<br />

nz n (z m 1) 2 = mz m (z n<br />

1) 2 :<br />

Questa equazione si abbassa immediatamente di grado eliminando le radici<br />

z = 0 e z = 1 e si possono anche eliminare le radici che non corrispondono a<br />

lunule reali. Quando l’equazione ridotta è risolubile per radicali quadratici, la<br />

lunula risulta costruibile e quadrabile con riga e compasso. In particolare sono<br />

costruibili e quadrabili elementarmente le lunule con rapporto '= uguale a 2/1,<br />

3/1, 3/2, 5/1, 5/3. Le prime tre sono di Ippocrate e le ultime due di Eulero,<br />

poi ritrovate da Clausen:<br />

'= = 2=1; cos(') = 1<br />

p ;<br />

2<br />

'= = 3=1; cos(') = 1 p p<br />

1 + 3 ;<br />

2<br />

'= = 3=2; cos(') = 1 p<br />

33 1 ;<br />

8<br />

'= = 5=1; cos(2') = 1 p p<br />

5 + 4 5 1 ;<br />

4<br />

'= = 5=3; cos( 2<br />

0s<br />

1<br />

') = @<br />

20<br />

3 4 3 +<br />

r<br />

20<br />

3 +<br />

r<br />

5<br />

3<br />

1<br />

1A<br />

:<br />

Applicando la teoria di Galois all’equazione sopra ricavata, L.Chakalov,<br />

N.G.Cebotarev e A.W.Dorodnov dimostrano che queste cinque sono le sole<br />

lunule costruibili e quadrabili con riga e compasso. In particolare, come già<br />

osservato da Viète, le lunule con '= = 4=1, 4=3, 7=1, 7=3, 7=5, conducono ad<br />

equazioni cubiche e sono quindi quadrabili per mezzo di sezioni coniche. Nel<br />

248


caso 4=1,<br />

4z 4 (z 1) 2<br />

z z 4<br />

= 4z 4 (z 1) 2<br />

1 2 = z (z 1) 2 z 6 + 2z 5 + 3z 4 + 3z 2 + 2z + 1<br />

2<br />

z + z 1<br />

2<br />

3<br />

+ 2<br />

z + z 1<br />

Ponendo cos (2#) = z + z 1 =2 = x, si ottiene l’equazione cubica 2x 3 +<br />

2x2 1 = 0, la cui sola soluzione reale x = 1 p p 3<br />

2<br />

46 + 6 57 +<br />

6<br />

3 3p 46 + 6 p 1<br />

57 3 .<br />

Due archi di cerchi con centri da parti opposte della corda comune danno<br />

una …gura a forma di lente. Se un arco ha raggio R e angolo 2' e l’altro ha<br />

raggio S e angolo 2 , la corda comune misura 2R sin(') = 2S sin( ) e l’area<br />

della lente è<br />

R 2 ' R 2 sin(2')=2 + S 2 S 2 sin(2 )=2 :<br />

Con un’analisi simile a quanto sopra, si può mostrare che nessuna lente è<br />

costruibile e quadrabile elementarmente. Esistono comunque altre …gure delimitate<br />

da archi di cerchio quadrabili in modo elementare o la cui quadratura si<br />

può ricondurre a quella del cerchio. In particolare, gli appunti di Leonardo da<br />

Vinci contengono molte di queste …gure.<br />

Lune falcate di Leonardo. Se<br />

gli archi sono simili e il più<br />

grande è doppio dei piccoli,<br />

le regioni hanno la stessa area.<br />

La rosa camuna con otto archi di cerchio<br />

ha perimetro 10 e area 16 + .<br />

249<br />

2<br />

2<br />

1<br />

!<br />

Un rosone con sei archi<br />

di cerchio ha perimetro<br />

4 ed area 2 3 p 3.<br />

:


”Libro dei Lemmi”<br />

di Archimede.<br />

”Sia AB il diametro di un semicerchio e<br />

C un punto di AB. Nel semicerchio si<br />

traccino due altri semicerchi con diametri<br />

AC e CB e la perpendicolare al diametro<br />

CD. Se due cerchi toccano da parti opposte<br />

il segmento CD e due semicirconferenze,<br />

questi due cerchi sono uguali”.<br />

”Se AB è il diametro di un semicerchio e<br />

C un punto di AB, e se nel semicerchio si<br />

tracciano due altri semicerchi con diametri<br />

AC e CB, la …gura delimitata dalle tre<br />

semicirconferenze è quella che Archimede<br />

chiama Arbelo ed ha area uguale al cerchio<br />

con diametro CD perpendicolare dal<br />

semicerchio al diametro”.<br />

Il Fuso, il Salino ed il Drepanpide di Archimede. Trova l’area!<br />

250


Hermite (1822-1901) Lindemann (1852-1939) Hilbert (1862-1943)<br />

DEF INIZIONE AST RAT T A DI<br />

Abbiamo de…nito come il rapporto tra lunghezza della circonferenza e<br />

diametro di un cerchio, o il rapporto tra area e quadrato del raggio. Questa<br />

de…nizione è solo apparentemente elementare, perché di fatto presuppone le<br />

nozioni di lunghezza e di area, che per quanto intuitive non sono banali. Poi,<br />

per il calcolo di abbiamo sistematicamente usato il calcolo di¤erenziale ed<br />

integrale. In particolare, se è una curva semplice che circonda un punto w e<br />

se f(z) è una funzione olomorfa, si ha la formula di Cauchy<br />

Z<br />

1 f(z)<br />

dz = f(w):<br />

2 i z w<br />

Questo spiega perché compare così spesso nel calcolo di integrali. Anzi, si<br />

può de…nire come valore di certi integrali, per esempio,<br />

8<br />

Z +1<br />

0<br />

4<br />

Z +1<br />

1<br />

Z 1<br />

0<br />

dx<br />

=<br />

1 + x2 ;<br />

p<br />

1 x2dx = ;<br />

Z b<br />

dx<br />

p = ;<br />

(x a)(b x)<br />

a<br />

Z +1<br />

1<br />

sin(x 2 )dx<br />

exp( x 2 )dx<br />

2<br />

= 8<br />

Z +1<br />

0<br />

2<br />

= ;<br />

sin(x 2 )dx<br />

2<br />

= :<br />

Abbiamo visto come per molti secoli si sia cercato di costruire con riga<br />

e compasso o, più in generale, si sia cercato di esprimere questo numero come<br />

251


adice di un polinomio a coe¢ cienti interi. Ma se con i polinomi non funziona,<br />

perchè non provare con altre funzioni? Landau nelle sue lezioni all’università<br />

di Göttingen de…nisce =2 come il primo zero positivo della funzione cos(x) =<br />

1 x 2 =2 + x 4 =24 ::: e con questo ed altri pretesti nel 1934 viene brutalmente<br />

allontanato dall’insegnamento. Un suo collega tenta di giusti…care l’accaduto<br />

a¤ermando che ”Il suo stile non germanico di insegnamento e ricerca è diventato<br />

intollerabile per la sensibilità germanica... Si devono ri…utare insegnanti<br />

di un’altra razza che lavorano per imporre idee estranee...”. Da Cambridge<br />

Hardy commenta amaramente: ”Molti di noi, sia inglesi che tedeschi, durante<br />

la guerra hanno detto cose che a malapena volevamo dire che ora ricordano con<br />

rincrescimento. L’ansia per la propria posizione, il timore di essere lasciati indietro<br />

il nascente torrente di follia, la determinazione a tutti i costi di non essere<br />

da meno, possono essere delle scusanti naturali anche se non particolarmente<br />

eroiche. La reputazione del professor Bieberbach esclude tali spiegazioni per le<br />

sue a¤ermazioni ed io sono portato alla non caritatevole conclusione che lui le<br />

creda vere”. Casi simili a questo descritto si sono veri…cati in molti altri paesi,<br />

compreso il nostro. Ma torniamo a . Anche se un po’astratta e niente a¤atto<br />

geometrica, la de…nizione di Landau è rigorosa e da questa seguono le principali<br />

proprietà di questo numero.<br />

Iniziamo col de…nire in modo astratto le funzioni trigonometriche e la funzione<br />

esponenziale, la funzione più importante dell’analisi. Ecco più o meno<br />

come Eulero introduce la formula del binomio di Newton e gli sviluppi in serie<br />

della funzione esponenziale a z e del logaritmo l(1 + x) nella ”Introduzione<br />

all’analisi dell’in…nito”.<br />

”Le funzioni irrazionali si possono trasformare in serie per mezzo di questo<br />

teorema universale,<br />

P m<br />

n + m<br />

n<br />

P m n<br />

n Q +<br />

(P + Q) m<br />

n =<br />

m(m n) m 2n<br />

P n Q<br />

n 2n 2 +<br />

m(m n)(m 3n) m 3n<br />

P n Q<br />

n 2n 3n<br />

3 + etc:<br />

... Poiché a 0 = 1... se ! è in…nitamente piccolo... a ! = 1 + k!... a i! =<br />

(1 + k!) i qualunque sia i. Quindi<br />

a i! = 1 + i i(i 1)<br />

k! +<br />

1 1 2 k2 ! 2 +<br />

i(i 1)(i 2)<br />

k<br />

1 2 3<br />

3 ! 3 + etc:<br />

Ponendo i = z=!, se z è un numero …nito e ! un numero in…nitamente<br />

piccolo, i diventa un numero in…nitamente grande...<br />

a z = 1 + kz<br />

i<br />

i<br />

= 1 + 1 1(i 1)<br />

kz +<br />

1 1 2i k2z 2 +<br />

1(i 1)(i 2)<br />

k<br />

1 2i 3i<br />

3 z 3 + etc:<br />

... Poiché i è in…nitamente grande, (i 1) =i = 1, (i 2) =i = 1,...<br />

a z = 1 + kz<br />

1 + k2z2 1 2 + k3z3 1 2 3 + k4z4 + etc: all’in…nito.<br />

1 2 3 4<br />

252


... Ponendo a i! = (1 + k!) i = 1 + x, si ha l(1 + x) = i!...<br />

... Inoltre<br />

(1 + k!) i = 1 + x; ::: i! = i<br />

k<br />

(1 + x) 1=i = 1 + 1<br />

i x<br />

1(i 1)<br />

i 2i x2 +<br />

(1 + x)1=i<br />

1 :<br />

1(i 1)(2i 1)<br />

x<br />

i 2i 3i<br />

3<br />

Se i è in…nito, (i 1) =2i = 1=2, (2i 1) =3i = 2=3,... conseguentemente<br />

l(1 + x) = 1<br />

k<br />

x<br />

1<br />

xx<br />

2<br />

+ x3<br />

3<br />

x 4<br />

4<br />

+ etc: :<br />

... Poiché si può scegliere arbitrariamente la base a dei logaritmi, si può fare<br />

questa scelta in modo da avere k = 1. Ponendo k = 1 nella serie sopra trovata,<br />

a = 1 + 1 1<br />

+<br />

1 1 2 +<br />

1<br />

1 2 3 +<br />

1<br />

+ etc:<br />

1 2 3 4<br />

= 2; 71828182845904523536028 etc:<br />

I logaritmi in questa base si chiamano naturali o iperbolici, perché con essi è<br />

possibile quadrare l’iperbole. Per brevità chiamiamo questo numero 2,718281828459<br />

etc. con la lettera e...”<br />

In notazione odierna si sono dimostrate le formule<br />

(1 + z) =<br />

exp(z) = lim<br />

n!+1<br />

log(1 + z) =<br />

+1X<br />

n=0 n zn ;<br />

1 + z<br />

n<br />

n<br />

=<br />

+1X<br />

+1X ( )<br />

n=0<br />

n 1zn n=1<br />

zn n! ;<br />

Osserviamo che Eulero deriva tutti questi sviluppi in serie a partire dalla formula<br />

del binomio di Newton, ma di fatto non è in possesso di una dimostrazione<br />

completamente rigorosa di questa formula, per ogni esponente reale o complesso.<br />

Tra l’altro non è su¢ ciente dimostrare che la serie binomiale è la serie di Taylor<br />

della funzione (1 + z) . Esistono infatti funzioni con serie di Taylor che non<br />

convergono alle funzioni che le hanno generate. Un esempio di Cauchy è la<br />

funzione exp 1=x 2 , che ha tutte le derivate nell’origine nulle e quindi anche<br />

il suo sviluppo in serie nell’origine è identicamente nullo. Il paradosso è<br />

reale, nel campo complesso la funzione exp 1=z 2 ha una singolarità essenziale<br />

nell’origine. Osserviamo anche che ponendo a ! = 1 + k! si assume implicitamente<br />

la di¤erenziabilità della funzione esponenziale. Per evitare questi<br />

problemi, può essere conveniente partire direttamente dallo sviluppo in serie<br />

253<br />

n<br />

:<br />

etc:


per de…nire l’esponenziale e ricavare dallo sviluppo in serie le altre proprietà di<br />

questa funzione.<br />

TEOREMA: De…niamo<br />

cos(z) =<br />

sin(z) =<br />

exp(z) =<br />

+1X<br />

n=0<br />

exp(iz) + exp( iz)<br />

2<br />

exp(iz) exp( iz)<br />

2i<br />

zn n! ;<br />

=<br />

+1X ( )<br />

n=0<br />

nz2n ;<br />

(2n)!<br />

+1X ( )<br />

n=0<br />

nz2n+1 (2n + 1)! :<br />

1) Queste serie convergono per ogni numero complesso.<br />

2) Le funzioni esponenziali e trigonometriche veri…cano le equazioni di¤erenziali<br />

d<br />

exp(z) = exp(z);<br />

dz<br />

=<br />

d<br />

sin(z) = cos(z);<br />

dz<br />

d<br />

cos(z) = sin(z):<br />

dz<br />

3) Le funzioni esponenziali e trigonometriche veri…cano le equazioni funzionali<br />

exp(z + w) = exp(z) exp(w);<br />

cos(z + w) = cos(z) cos(w) sin(z) sin(w);<br />

sin(z + w) = sin(z) cos(w) + cos(z) sin(w);<br />

cos 2 (z) + sin 2 (z) = 1:<br />

4) Esiste un numero positivo tale che exp(z+2 i) = exp(z) e exp(z+iy) 6=<br />

exp(z) se 0 < y < 2 .<br />

5) La funzione esponenziale ristretta all’asse reale è positiva e crescente,<br />

con limx! 1 exp(x) = 0+ e limx!+1 exp(x) = +1. Inoltre, applica l’asse<br />

immaginario sulla circonferenza jwj = 1, cioè jexp(iy)j = 1 se y è reale. In…ne,<br />

per ogni w 6= 0 esistono in…niti z tali che w = exp(z).<br />

Dimostrazione: 1) z n+1 =(n + 1)! = jz n =n!j = jzj =(n + 1) ! 0 e per il<br />

criterio del rapporto la serie esponenziale converge per ogni z.<br />

2)Derivando termine a termine si veri…ca che (d=dz) exp(z) = exp(z) e<br />

analogamente si veri…cano le altre relazioni.<br />

3) Per dimostrare la formula di addizione dell’esponenziale basta moltiplicare<br />

due serie,<br />

+1X<br />

n=0<br />

(z + w) n<br />

=<br />

n!<br />

+1X<br />

n=0<br />

1<br />

n!<br />

nX n!<br />

k!(n k)! zkw k=0<br />

254<br />

n k<br />

!<br />

=<br />

+1X<br />

n=0<br />

zn n!<br />

! +1X<br />

n=0<br />

wn !<br />

:<br />

n!


Per dimostrare le formule di addizione del seno e coseno basta osservare che<br />

cos(z + w) + i sin(z + w) = exp (i (z + w))<br />

= exp(iz) exp(iw) = (cos(z) + i sin(z)) (cos(w) + i sin(w))<br />

= (cos(z) cos(w) sin(z) sin(w)) + i (sin(z) cos(w) + cos(z) sin(w)) :<br />

Si ha inoltre il teorema di Pitagora,<br />

cos 2 (z) + sin 2 (z) =<br />

exp(iz) + exp( iz)<br />

2<br />

2<br />

+ exp(iz) exp( iz)<br />

2i<br />

2<br />

= 1:<br />

Le formule di addizione sono anche conseguenza immediata della formula di<br />

Taylor f(z + w) =<br />

+1X<br />

f (n) (z)wn =n!. La relazione cos2 (z) + sin 2 (z) = 1 si può<br />

n=0<br />

veri…care osservando che cos2 (z)+sin 2 (z) vale 1 nell’origine ed ha derivata nulla.<br />

Di fatto si può dimostrare che le equazioni funzionali per l’esponenziale e delle<br />

funzioni trigonometriche caratterizzano quasi completamente queste funzioni.<br />

Per esempio, derivando '(x + y) = '(x)'(y) rispetto a y si ottiene '(x + y) =<br />

'(x)'(y) e ponendo y = 0 si ricava '(x) = '(0)'(x). Quindi, per il teorema<br />

di unicità per soluzioni di un’equazione di¤erenziale, '(x) = C exp '(0)x<br />

e dalla relazione '(0 + 0) = '(0)'(0) si deduce che C = 0 o C = 1. In<br />

de…nitiva, '(x) = 0 oppure '(x) = a x , con a = exp '(0) . Di fatto l’ipotesi di<br />

derivabilità di '(x) può essere sostituita dalla misurabilità, ma esistono soluzioni<br />

non misurabili.<br />

4) Si ha cos(1) > 1 1=2! = 1=2 e cos(2) < 1 2 2 =2! + 2 4 =4! = 1=3, quindi<br />

la funzione coseno ha uno zero tra 1 e 2. Denotiamo con =2 il primo zero<br />

positivo del coseno, cos( =2) = 0. Siccome la funzione seno cresce se il coseno è<br />

positivo e siccome cos 2 (y) + sin 2 (y) = 1, nell’intervallo 0 y =2 la funzione<br />

sin(y) cresce da 0 a 1, mentre cos(y) decresce da 1 a 0. Inoltre, per le formule<br />

di addizione,<br />

cos(y) = sin(y + =2) = cos(y + ) = cos(y + 2 );<br />

sin(y) = cos(y + =2) = sin(y + ) = sin(y + 2 ):<br />

In particolare, le funzioni seno e coseno sono periodiche di periodo 2 e la<br />

funzione esponenziale è periodica di periodo 2 i,<br />

exp(z + 2 i) = exp(z) exp(2 i) = exp(z) (cos(2 ) + i sin(2 )) = exp(z):<br />

Una dimostrazione complessa della periodicità della funzione esponenziale è<br />

la seguente. Se F (z) = z 1 Z z<br />

exp w<br />

1<br />

1dw , allora dF (z)=dz = 0, quindi F (z)<br />

Z<br />

è costante. D’altra parte w 1dw = 2 i se la curva compie un giro intorno<br />

all’origine. Quindi exp(z) è periodica con periodo 2 i.<br />

255


5) Se x > 0 allora exp(x) > 0, inoltre exp(x) > x n =n! ! +1 se x !<br />

+1. Dalla relazione exp(x) exp( x) = 1 si ricava che anche exp( x) > 0 e<br />

exp( x) ! 0+ se x ! +1. Da (d=dx) exp(x) = exp(x) > 0 si deduce in…ne<br />

che sull’asse reale la funzione esponenziale è monotona crescente. Se y è reale,<br />

exp(iy) = cos(y) + i sin(y) è un numero complesso di modulo uno e, per la<br />

continuità delle funzioni seno e coseno, ogni numero complesso di modulo uno<br />

si può ottenere in questo modo. Per concludere, se w è un numero complesso<br />

non nullo, per opportuni x e y si ha<br />

p a 2 + b 2 = exp(x);<br />

a<br />

p = cos(y);<br />

a2 + b2 b<br />

p = sin(y):<br />

a2 + b2 x è unicamente determinato e y è determinato a meno di multipli di 2 .<br />

Quindi,<br />

w = a + ib = p a 2 + b 2<br />

a<br />

p a 2 + b 2<br />

b<br />

+ ip<br />

a2 + b2 = exp(x) (cos(y) + i sin(y)) = exp(x) exp(iy) = exp(x + iy):<br />

Dopo aver introdotto in modo astratto i numeri e e e le funzioni esponenziali<br />

e trigonometriche, riproponiamo un rompicapo proposto da Clausen nel<br />

1827:<br />

e 1+2 i = e =) e 1+2 i 2 i = e 2 i 2<br />

2 i 4<br />

=) e = e 2 i =) e<br />

4 2<br />

= 1:<br />

La soluzione sta in una precisa de…nizione di se e sono numeri complessi.<br />

TEOREMA: De…niamo<br />

log(1 z) =<br />

Questa serie converge per jzj 1, z 6= 1, inoltre si ha (d=dz) log(z) = 1=z e<br />

log (exp(z)) = exp (log(z)) = z.<br />

+1X<br />

n=1<br />

z n<br />

n :<br />

Dimostrazione: Per il criterio del rapporto la serie<br />

+1X<br />

n=1<br />

z n =n converge per<br />

ogni jzj < 1 e si può mostrare che converge anche se jzj = 1 e z 6= 1. Derivando<br />

la serie del logaritmo si ottiene la serie geometrica,<br />

+1X<br />

d<br />

d z<br />

(log(1 z)) =<br />

dz dz<br />

n<br />

!<br />

+1X<br />

= z<br />

n<br />

n 1 1<br />

=<br />

1 z :<br />

n=1<br />

Per dimostrare che log (exp(z)) = exp (log(z)) = z basta poi osservare che<br />

d<br />

dz<br />

exp (log(z))<br />

z<br />

= 0;<br />

n=1<br />

d<br />

(log (exp(z)) z) = 0:<br />

dz<br />

256


TEOREMA: Se de…niamo (1 + z) = exp ( log(1 + z)), si ha (1 + z) 1 =<br />

1 + z e (1 + z) (1 + z) = (1 + z) + . Inoltre,<br />

(1 + z) = 1 + 1 z +<br />

( 1)<br />

z<br />

1 2<br />

2 +<br />

( 1)( 2)<br />

z<br />

1 2 3<br />

3 + ::::<br />

Dimostrazione: Le formule (1 + z) 1 = 1+z e (1+z) (1 + z) = (1 + z) +<br />

sono conseguenza della formula di inversione exp(log(w)) = w e di addizione<br />

exp( w) exp( w) = exp(( + )w). Per dimostrare lo sviluppo in serie basta osservare<br />

che sia la serie 1+ z+ ( 1)z2 soddisfano l’equazione di¤erenziale<br />

=2+::: che la funzione exp ( log(1 + z))<br />

(<br />

(1 + z) dw<br />

=<br />

dz<br />

w(0) = 1:<br />

w;<br />

La dimostrazione di Abel, ”oserei dire la prima dimostrazione rigorosa della<br />

formula del binomio”, è di¤erente. La serie<br />

jzj < 1, infatti<br />

+1X<br />

n=0<br />

+1X<br />

n=0 n zn converge almeno per<br />

n + 1 zn+1 = n z n ! jzj se n ! +1. Inoltre,<br />

nX<br />

+1X<br />

zn<br />

n<br />

n=0 n zn +1X<br />

=<br />

n=0k=0<br />

k n k zn +1X<br />

=<br />

n=0<br />

Quindi, per z …ssato ed variabile, entrambi complessi, la serie binomiale<br />

veri…ca l’equazione funzionale '( + ) = '( )'( ), cioè, a meno di multipli di<br />

2 i, log ('( + )) = log ('( )) + log ('( )). Si può dimostrare che le soluzioni<br />

misurabili di questa equazione funzionale sono lineari, log ('( )) = c , con<br />

c = log ('(1)) = log (1 + z). Quindi '( ) = exp ( log (1 + z)).<br />

Torniamo ora ad occuparci della quadratura del cerchio.<br />

TEOREMA: La lunghezza della circonferenza x 2 + y 2 = R 2 è 2 R e<br />

l’area del cerchio x 2 + y 2 R 2 è R 2 .<br />

Dimostrazione: Parametrizziamo la circonferenza x 2 + y 2 = R 2 ponendo<br />

x = R cos(#);<br />

y = R sin(#);<br />

0 # < 2 :<br />

L’elemento in…nitesimale di lunghezza è p dx 2 + dy 2 = Rd#, quindi la lunghezza<br />

dell’arco con estremi (R; 0) e (R cos(#); R sin(#)) è R# e la lunghezza dell’intera<br />

circonferenza x 2 + y 2 = R 2 è<br />

Z<br />

fx 2 +y 2 =R 2 g<br />

p dx 2 + dy 2 =<br />

257<br />

Z 2<br />

0<br />

Rd# = 2 R:<br />

+<br />

n<br />

z n :


L’area del cerchio x 2 + y 2 R 2 è<br />

Z Z<br />

fx 2 +y 2 R 2 g<br />

Z Rp<br />

dxdy = 4 R2 x2dx = 4R 2<br />

Z =2<br />

0<br />

0<br />

sin 2 (#)d# = R 2 :<br />

In particolare le funzioni trigonometriche sopra de…nite coincidono con quelle<br />

introdotte in geometria e la de…nizione astratta di coincide con quella classica.<br />

Per …nire, seguendo le dimostrazioni di Hilbert ed altri, mostriamo che i numeri<br />

di Archimede e di Nepero sono trascendenti.<br />

TEOREMA: Il numero e è trascendente.<br />

Dimostrazione: Per ogni polinomio P (x) si ha<br />

Z x<br />

P (t) exp(x t)dt = exp(x)<br />

0<br />

+1X<br />

j=0<br />

P (j) (0)<br />

+1X<br />

j=0<br />

P (j) (x):<br />

Per dimostrare questa identità di Hermite si può integrare per parti, oppure<br />

osservare che exp( t)P (t) = d<br />

0<br />

@exp(<br />

dt<br />

+1X<br />

t) P (j) 1<br />

(t) A. Se, per assurdo, e fosse<br />

j=0<br />

radice di un polinomio a coe¢ cienti interi c0 + c1e + c2e2 + ::: + cnen = 0 con<br />

c0 6= 0, si avrebbe<br />

nX<br />

k=0<br />

ck<br />

Z k<br />

P (t) exp(k t)dt =<br />

0<br />

nX<br />

+1X<br />

k=0j=0<br />

ckP (j) (k):<br />

Scelto un numero primo p maggiore di c0 e di n, in questa identità si pone<br />

P (x) = x p 1 (x 1) p (x 2) p :::(x n) p :<br />

Se 0 x n, allora jP (x)j (n!) p . Quindi<br />

nX<br />

k=0<br />

Ora valutiamo<br />

ck<br />

Z k<br />

P (t) exp(k t)dt (n!) p<br />

0<br />

nX<br />

nX<br />

k=0<br />

e k<br />

1 jckj :<br />

+1X<br />

ckP (j) (k). Si ha P (0) = ::: = P (p 2) (0) = 0 e<br />

P<br />

k=0j=0<br />

(p 1) (0) = ( ) np (n!) p (p 1)!, le altre derivate da P (p) (0) in poi sono di-<br />

visibili per p!. Similmente si mostra che tutte le derivate P (j) (k), k = 1; 2; :::; n,<br />

nX +1X<br />

sono divisibili per p!. In conclusione ckP (j) (k) è un intero divisibile per<br />

k=0j=0<br />

258


(p 1)! ma non per per p. Quindi<br />

=<br />

nX<br />

k=0<br />

ck<br />

(p 1)!<br />

nX<br />

+1X<br />

k=0j=0<br />

ckP (j) (k)<br />

Z k<br />

P (x) exp(t k)dx (n!) p<br />

0<br />

nX<br />

k=0<br />

e k<br />

1 jckj :<br />

Per concludere la dimostrazione basta osservare che (p 1)! cresce più rapidamente<br />

di (n!) p se p ! +1.<br />

La dimostrazione della trascendenza di è un poco più complicata ed utilizza<br />

le proprietà dei polinomi simmetrici, cioè invarianti per permutazioni delle<br />

variabili P (x1; x2; :::; xn) = P x (1); x (2); :::; x (n) . I polinomi simmetrici ele-<br />

mentari sono s1 = X<br />

1 i n<br />

de…niti dalle relazioni<br />

= x n<br />

0<br />

@ X<br />

1 i n<br />

xi<br />

xi, s2 = X<br />

1 i


coe¢ cienti interi in a, b, c,.... Se a, b, c,... sono interi, anche un polinomio<br />

a coe¢ cienti interi e simmetrico nelle variabili ax1, ax2,..., axn ha un valore<br />

intero.<br />

TEOREMA: Il numero è trascendente.<br />

Dimostrazione: Per rendere la dimostrazione più digeribile, la dividiamo<br />

in una serie di passi.<br />

(1) I numeri algebrici formano un campo. In particolare, se x è algebrico,<br />

anche ix lo è.<br />

Questo si può anche veri…care direttamente come segue:<br />

a(ix) n<br />

a(ix) n<br />

ax n + bx n 1 + cx n 2 + dx n 3 + ::: = 0;<br />

c(ix) n 2 n 1<br />

+ ::: + i b(ix)<br />

c(ix) n 2 + ::: 2 n 1<br />

+ b(ix)<br />

d(ix) n 3 + ::: = 0;<br />

d(ix) n 3 + ::: 2 = 0:<br />

La terza uguaglianza deriva dalla seconda perché U 2 +V 2 = (U iV )(U+iV ).<br />

(2) Se fosse algebrico, esisterebbe un polinomio c(x y1)(x y2):::(x ym)<br />

con coe¢ cienti interi e radici y1, y2,..., ym non nulle, ed un intero k non nullo<br />

tali che e y1 + e y2 + ::: + e ym = k.<br />

Se è algebrico, lo è anche i . Se i è una delle radici x1, x2,..., xn di un<br />

polinomio irriducibile a coe¢ cienti interi, per la formula di Eulero e i + 1 = 0,<br />

Quindi,<br />

1 + X<br />

1 i n<br />

(e x1 + 1) (e x2 + 1) ::: (e xn + 1) = 0;<br />

e xi + X<br />

1 i


multiplo dei denominatori, si ottiene un polinomio a coe¢ cienti interi con le<br />

radici non nulle y1, y2,..., ym.<br />

(3) Se c e fykg sono come in (2), se p è un numero primo su¢ cientemente<br />

grande, se<br />

P (x) = x p 1 (c(x y1)(x y2):::(x ym)) p ;<br />

e se<br />

X =<br />

mX<br />

Z yk<br />

P (x) exp (yk x) dx;<br />

k=1<br />

0<br />

allora X è un intero divisibile per (p 1)!, ma non per p. In particolare, jXj<br />

(p 1)!.<br />

Ricordando che le usuali regole di integrazione valgono anche nel campo<br />

complesso ed integrando per parti, si ottiene<br />

mX<br />

Z yk<br />

P (x) exp (yk<br />

0<br />

mX<br />

x) dt = @e yk<br />

+1X<br />

P (j) (0)<br />

+1X<br />

P (j) 1<br />

(yk) A<br />

k=1<br />

0<br />

=<br />

mX<br />

e yk<br />

! 0<br />

@<br />

k=1<br />

+1X<br />

j=0<br />

k=1<br />

1<br />

P (j) (0) A<br />

j=0<br />

+1X<br />

j=0<br />

j=0<br />

mX<br />

P (j) !<br />

(yk) :<br />

mX<br />

eyk è un intero non nullo. Il polinomio P (x) ha coe¢ cienti interi, quindi<br />

k=1<br />

ogni P (j) (0) è un intero. In particolare, P (j) (0) = 0 se j < p 1, P (p 1) (0) =<br />

(p 1)! (( ) mcy1y2:::ym) p è divisibile per (p 1)! ma non per p se questo primo<br />

non divide cy1y2:::ym, e P (j) (0) è divisibile per p! se j > p 1. Ed anche<br />

mX<br />

P (j) 2<br />

(yk) =<br />

n<br />

X<br />

P (j) (yk) (2n m) P (j) (0) è un intero divisibile per p!, perché<br />

k=1<br />

k=1<br />

è un polinomio simmetrico nelle variabili ay1,..., ay2 n, e perché P (j) (yk) 6= 0 solo<br />

se il fattore (x yk) p è derivato almeno p volte. Quindi X è un intero divisibile<br />

per (p 1)! ma non per p.<br />

(4) Se P (x) = x p 1 (c(x y1)(x y2):::(x ym)) p , esiste una costante C =<br />

C (c; y1; :::; ym) indipendente da p, tale che<br />

Infatti,<br />

jXj =<br />

k=1<br />

mX<br />

Z yk<br />

P (t) exp (yk t) dt C p :<br />

k=1<br />

Z x<br />

P (t) exp(x t)dt = x<br />

0<br />

0<br />

Z 1<br />

0<br />

P (sx) exp ((1 s) x) ds<br />

jxj e jxj max<br />

0 s 1 jP (sx)j jcj jxj ejxj max<br />

0 s 1 fjsx y1j jsx y2j ::: jsx ymjg<br />

261<br />

p<br />

:


(5) La disuguaglianza (p 1)! jXj C p è assurda se p ! +1.<br />

Più in generale, i precedenti risultati sono contenuti nel seguente.<br />

TEOREMA: Se , ,..., sono numeri complessi algebrici distinti e se a,<br />

b,..., c sono numeri complessi algebrici non nulli, allora ae +be +:::+ce 6= 0.<br />

Dimostrazione: Scomponiamo la dimostrazione in una serie di passi, premettendo<br />

qualche de…nizione. I coniugati di un numero algebrico sono le radici<br />

f (j)g di un polinomio irriducibile a coe¢ cienti interi di cui è radice. Un<br />

insieme …nito di numeri complessi f ; ; ; :::g si dice coniugato completo se<br />

questi numeri sono radici di un polinomio a coe¢ cienti interi, anche non irriducibile.<br />

Scomponendo questo polinomio in fattori irriducibili, si ottiene una<br />

scomposizione di f ; ; ; :::g in blocchi di coniugati di numeri algebrici.<br />

(1) Se fa; b; c; :::g sono interi e se f ; ; :::g sono algebrici, allora, al variare<br />

di (i) tra i coniugati di , di (j) tra i coniugati di , di (k) tra i<br />

coniugati di ,..., l’insieme fa (i) + b (j) + c (k) + :::g è coniugato completo.<br />

Basta mostrare che il polinomio<br />

Y<br />

(x (a (i) + b (j) + c (k) + :::))<br />

(i) coniugato di ; (j) coniugato di ;:::<br />

ha coe¢ cienti razionali.<br />

=<br />

=<br />

Y<br />

(i) coniugato di ; (j) coniugato di ;:::<br />

Y<br />

(j) coniugato di ;:::<br />

=<br />

=<br />

Y<br />

(j) coniugato di ;:::<br />

Y<br />

0<br />

@<br />

(j) coniugato di ;:::<br />

Y<br />

Y<br />

(i) coniugato di :<br />

0<br />

@<br />

(j) coniugato di ;:::<br />

Y<br />

(i) coniugato di :<br />

(x a (i) + b (j) + :::)<br />

1<br />

((x b (j) :::) a (i)) A<br />

1<br />

(y a (i)) A<br />

y n + Ry n 1 + Sy n 2 + :::<br />

(x b (j) :::) n + R (x b (j) :::) n 1 + ::: :<br />

Siccome i numeri fR; S; :::g sono razionali, i coe¢ cienti di questo polinomio<br />

non dipendono da . Ma esattamente per lo stesso motivo, scambiando con<br />

, ,..., si ricava che questi coe¢ cienti non dipendono da , ,....<br />

(2) Date due collezioni f (1) ; (2) ; :::g e f (1) ; (2) ; :::g di numeri complessi<br />

distinti, e due collezioni f (1) ; (2) ; :::g e f (1) ; (2) ; :::g di numeri<br />

262


non nulli, si consideri il prodotto<br />

X<br />

i<br />

= X<br />

0<br />

@<br />

k<br />

(i) exp ( (i))<br />

X<br />

(i)+ (j)="(k)<br />

! 0<br />

@ X<br />

j<br />

1<br />

(j) exp ( (j)) A<br />

1<br />

(i) (j) A exp (" (k)) :<br />

Se si sono raccolti i termini con lo stesso esponente in modo da avere tutti gli<br />

esponenti f" (1) ; " (2) ; :::g distinti, almeno una somma<br />

X<br />

(i) (j)<br />

(i)+ (j)="(k)<br />

non è nulla.<br />

Se si ordinano gli esponenti ponendo x > y se Re(x) > Re(y), o se Re(x) =<br />

Re(y) e Im(x) > Im(y), nella somma associata a " (k) = max f<br />

c’è un solo addendo non nullo.<br />

(i)g+max f (j)g<br />

(3) Se f (1) ; (2) ; :::g sono le radici non nulle di un polinomio con coe¢ -<br />

cienti interi e se e sono interi non nulli, allora<br />

+ X<br />

exp ( (j)) 6= 0:<br />

j<br />

Se f (j)g sono le radici di un polinomio a coe¢ cienti interi P (x) = ux n +<br />

::: + v con u e v non nulli, e se p è un numero primo, si de…niscono<br />

Q(x) = xp 1 un 1P (x) p<br />

= xp 1 (ux u (1)) p ::: (ux u (n)) p<br />

(p 1)!<br />

Z z<br />

(p 1)!<br />

I(z) = Q(x) exp(z x)dx:<br />

0<br />

Sostituendo al numero complesso z le radici (j) ed integrando per parti si<br />

ottiene<br />

0<br />

nX<br />

I ( (j)) =<br />

j=1<br />

= @ +<br />

nX<br />

+1X<br />

j=1k=0<br />

1<br />

nX<br />

exp ( (j)) A<br />

j=1<br />

In particolare, se +<br />

+1X<br />

k=0<br />

exp ( (j)) Q (k) (0)<br />

Q (k) (0)<br />

+1X<br />

k=0<br />

Q (k) (0)<br />

nX<br />

exp ( (j)) = 0, allora<br />

j=1<br />

nX<br />

I ( (j)) =<br />

j=1<br />

+1X<br />

k=0<br />

Q (k) (0)<br />

263<br />

nX<br />

+1X<br />

j=1k=0<br />

nX<br />

+1X<br />

j=1k=0<br />

nX<br />

Q (k) ( (j))<br />

+1X<br />

j=1k=0<br />

Q (k) ( (j)) :<br />

;<br />

Q (k) ( (j)) :


Per ottenere una contraddizione basta mostrare che gli integrali a sinistra<br />

I ( (j)) tendono a 0 se p ! +1, mentre le somme a destra sono un intero non<br />

nullo. Infatti, Q (k) (0) = 0 per ogni k < p 1, Q (p 1) (0) = v (m 1)pP (0) p<br />

è un intero non divisibile per p se p è grande, e Q (k) (0) è divisibile per p se<br />

k p. Quindi<br />

+1X<br />

k=0<br />

Q (k) (0) è un intero non nullo e non divisibile per p. In…ne,<br />

mX<br />

Q (k) ( (j)) è un polinomio simmetrico delle radici (j), quindi è un intero,<br />

j=1<br />

ed è divisibile per p perché Q (k) ( (j)) 6= 0 solo se il fattore (x (j)) p è stato<br />

derivato p volte. In particolare<br />

+1X<br />

Q (k) (0) +<br />

nX +1X<br />

Q (k) ( (j)) è un intero<br />

k=0<br />

j=1k=0<br />

non divisibile per p, quindi non nullo. In…ne,<br />

jI(z)j =<br />

Z z<br />

Q(x) exp(z x)dx<br />

exp (jzj) (jzj juz u 1j + ::: + juz u nj) p<br />

(p 1)!<br />

:<br />

0<br />

Quindi per I (z) ! 0 se p ! +1.<br />

(4) Se f (j; 1) ; (j; 2) ; :::g sono le radici non nulle di polinomi con coef-<br />

…cienti interi Pj(x) = u(j)xn(j) + ::: + v(j) con u(j) e v(j) non nulli, e se<br />

f (1); (2); :::g e sono interi non nulli, allora<br />

+ X<br />

(j) X<br />

exp (<br />

!<br />

(j; k)) 6= 0<br />

j<br />

k<br />

Si può assumere v(j)u(j) n(j) 1 = U per ogni j. Basta moltiplicare Pj(x)<br />

per v(j)u(j) n(j) 1 1 Y<br />

i<br />

v(i)u(i) n(i) 1 . Come in (3), si de…nisce<br />

Qj(x) = xp 1 u(j) n(j) 1Pj(x) p<br />

; Ij(z) =<br />

(p 1)!<br />

Allora, per ogni scelta di (j),<br />

X<br />

= (j)<br />

n(j) X<br />

(j) (Ij (j; i))<br />

n(j) +1X<br />

exp (<br />

i=1<br />

(j; i)) Q<br />

i=1 k=0<br />

(k)<br />

j (0)<br />

n(j) X+1X<br />

(j)<br />

0<br />

n(j)<br />

i=1 k=0<br />

1<br />

+1X<br />

X<br />

= @ (j) + (j) exp ( (j; i)) A<br />

k=0<br />

i=1<br />

+1X<br />

(j) Q (k)<br />

X<br />

j (0) (j)<br />

264<br />

n(j) +1X<br />

i=1 k=0<br />

Z z<br />

Qj(x) exp(z x)dx:<br />

0<br />

k=0<br />

Q (k)<br />

j ( (j; i))<br />

Q (k)<br />

j (0)<br />

Q (k)<br />

j ( (j; i)) :


Come in (3) si ha<br />

+1X<br />

k=0<br />

Q (k)<br />

j (0) = v(j)u(j)<br />

n(j) +1X<br />

X<br />

i=1 k=0<br />

n(j) 1 p<br />

+ (multipli di p) ;<br />

Q (k)<br />

j ( (j; i)) = (multipli di p) :<br />

Quindi, per la de…nizione di U, se p > U e se X<br />

j<br />

i=1<br />

j<br />

n(j)<br />

XX<br />

(j)Ij ( (j; i))<br />

i=1<br />

j<br />

(j) = si ha<br />

0<br />

= @ + X<br />

1<br />

n(j) X<br />

(j) exp ( (j; i)) A U p + (intero non nullo) :<br />

Come in (3), I (z) ! 0 se p ! +1, e se + XX<br />

(j) exp ( (j; i)) = 0 si<br />

ottiene una contraddizione.<br />

(5) Se f (1) ; (2) ; :::g sono algebrici distinti e se f (1) ; (2) ; :::g sono<br />

interi non nulli, allora X<br />

(j) exp ( (j)) 6= 0:<br />

j<br />

Dividendo per un esponenziale, basta mostrare che se f (j)g sono algebrici<br />

distinti non nulli e se f (j)g e sono interi non nulli, allora<br />

+ X<br />

(j) exp ( (j)) 6= 0:<br />

j<br />

Assumendo il contrario, se f (j; k)g sono i coniugati di (j), con (j; 1) =<br />

(j) e se è una funzione che ad ogni (j) associa una coniugata (j; k), si<br />

ha<br />

0<br />

Y<br />

@ + X<br />

1<br />

(j) exp ( ( (j))) A = 0:<br />

j<br />

Il prodotto è su tutte le scelte, e tra queste scelte c’è ( (j)) = (j) per<br />

ogni j, ed in questo caso il fattore è per ipotesi 0. Sviluppando il prodotto e<br />

ricordando (2), si ottiene<br />

" + X<br />

(j) X<br />

!<br />

exp ( (j; k)) = 0:<br />

j<br />

k<br />

265<br />

j<br />

n(j)<br />

i=1


I coe¢ cienti " e f (j)g sono interi non nulli e gli esponenti f (j; k)g sono<br />

somme di f (j; k)g. Se con una combinazione #(1) (1; 1) + #(2) (2; 1) + :::,<br />

con f#(j)g interi, si ottiene un coe¢ ciente (j), allora tutte le analoghe combinazioni<br />

di coniugati #(1) (1; h) + #(2) (2; k) + ::: danno lo stesso coe¢ ciente<br />

(j). Inoltre, per (1), f#(1) (1; h) + #(2) (2; k) + :::g è un insieme coniugato<br />

completo. La contraddizione segue da (4).<br />

(6) Se f (1) ; (2) ; :::g sono algebrici distinti e se f (1) ; (2) ; :::g sono<br />

algebrici non nulli, allora<br />

X<br />

(j) exp ( (j)) 6= 0:<br />

j<br />

La dimostrazione è simile a quella in (5). Assumendo il contrario, se f (j; k)g<br />

sono i coniugati di (j), con (j; 1) = (j), e se è una funzione che ad ogni<br />

(j) associa una coniugata (j; i), si ha<br />

0<br />

Y<br />

@ X<br />

1<br />

( (j)) exp ( (j)) A = 0:<br />

j<br />

Il prodotto è su tutte le scelte, tra queste scelte c’è ( (j)) = (j) per ogni<br />

j, ed in questo caso il fattore è per ipotesi 0. Ricordando (2) e sviluppando il<br />

prodotto, si ottiene una somma del tipo<br />

X<br />

(j) exp ( (j)) = 0:<br />

j<br />

I coe¢ cienti f (j)g sono non nulli e gli esponenti f (j)g sono distinti.<br />

I numeri f (j)g sono polinomi a coe¢ cienti interi simmetrici nelle variabili<br />

f (h; k)g. Quindi sono razionali. Moltiplicando per il minimo comun denominatore,<br />

ci si riconduce a degli interi, e quindi a (5).<br />

COROLLARIO: Se x è algebrico non nullo, allora exp(x), log(x), cos (x),<br />

sin (x), tan (x), sono trascendenti.<br />

266


In un interessante saggio del 1974 Achille Campanile ha analizzato in dettaglio<br />

le relazioni tra asparagi e immortalità dell’anima, giungendo alla sorprendente<br />

conclusione che, da qualunque parte si esamini la questione, non c’è nulla<br />

in comune tra gli asparagi e l’immortalità dell’anima. Noi, al contrario, speriamo<br />

di aver dimostrato ad abundantiam l’esistenza di molteplici relazioni tra<br />

i numeri e, ed il resto della matematica. Le relazioni sono comunque molte<br />

di più di quelle a cui abbiamo accennato e certamente abbiamo dimenticato<br />

qualcosa di importante.<br />

267

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