Numero 110 - Anno XIX, Gennaio/Febbraio 2011 - Club Plein Air BdS
Numero 110 - Anno XIX, Gennaio/Febbraio 2011 - Club Plein Air BdS
Numero 110 - Anno XIX, Gennaio/Febbraio 2011 - Club Plein Air BdS
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Associazione dei camperisti e<br />
degli amanti del plein air del<br />
Rapporti associativi con<br />
Sede sociale<br />
Via Rosolino Pilo n. 33<br />
90139 Palermo<br />
Tel 091.608.5152<br />
Internet: www.pleinairbds.it<br />
E-mail: info@pleinairbds.it<br />
Facebook:<br />
http://www.facebook.com/<br />
pages/<strong>Club</strong>-<strong>Plein</strong>-<strong>Air</strong>-<br />
<strong>BdS</strong>/167612983261417<br />
Comitato di Coordinamento<br />
Maurizio Karra (Presidente);<br />
Giangiacomo Sideli (Vice Presidente);<br />
Pippo Campo, Massimiliano<br />
Magno, Luigi Pastorelli,<br />
Giovanni Pitré ed Elio<br />
Rea (Consiglieri); Emanuele<br />
Amenta, Rossella Costanza<br />
Romano, Mimma Ferrante,<br />
Pietro Messina, Marcello Oddo,<br />
Vittorio Parrino e Alfio<br />
Triolo (Collaboratori)<br />
Collegio sindacale<br />
Luigi Fiscella (Presidente);<br />
Sergio Campagna e Adele<br />
Crivello (Componenti)<br />
Collegio dei Probiviri<br />
Rino Tortorici (Presidente);<br />
Giuseppe Carollo e Pietro<br />
Inzerillo (Componenti)<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 2<br />
IL CLUB<br />
<strong>Anno</strong> <strong>XIX</strong> n. <strong>110</strong> (gennaio/febbraio <strong>2011</strong>)<br />
Bimestrale di informazione per i soci del <strong>Club</strong> <strong>Plein</strong> <strong>Air</strong> <strong>BdS</strong><br />
Pubblicazione periodica a circolazione interna<br />
inviata anche ad altre associazioni di campeggio e alla stampa<br />
Responsabile editoriale<br />
Maurizio Karra<br />
Redazione<br />
Mimma Ferrante, Giangiacomo Sideli e Alfio Triolo<br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
Emanuele Amenta, Luigi Fiscella, Enza Messina,<br />
Larisa Ponomareva, Giuseppe Eduardo Spadoni e Pasquale Zaffina<br />
In questo numero<br />
Editoriale pag. 3<br />
Vita del <strong>Club</strong><br />
Fra auguri e ceramiche d’arte 4<br />
Un brindisi lungo un anno 9<br />
Passando da Caltagirone 12<br />
Un tuffo nel medioevo 13<br />
Tecnica e Mercato<br />
Parliamo di tecnica 16<br />
Compatto e innovativo 17<br />
No limits 20<br />
Viaggi e Turismo<br />
Il nostro viaggio in Russia 22<br />
Il fascino segreto delle Alpi 27<br />
Terra di Sicilia<br />
Le fortezze medievali del trapanese 34<br />
Il castello di Calatabiano 37<br />
La leggenda di Ciane 38<br />
Rubriche<br />
Terza pagina 40<br />
Viaggiare in modo responsabile 42<br />
Il mio camper 43<br />
Musica in camper 55<br />
Riflessioni 46<br />
Cucina in camper 46<br />
Internet, che passione 47<br />
News, notizie in breve 49<br />
L’ultima parola 52<br />
In copertina<br />
“Fiori sul lago” – Annecy (Francia) – Foto di Maurizio Karra<br />
Questo numero è anche on-line sul nostro sito Internet www.pleinairbds.it
I<br />
l settore dei viaggi e del<br />
turismo è stato uno di quelli che ha<br />
tenuto banco nel mondo dell’editoria<br />
per decenni. Non parlo solo delle pubblicazioni<br />
specifiche, come carte stradali<br />
e guide dedicate da case editrici<br />
specializzate (come TCI, Loney Planet,<br />
Michelin, ecc.) a nazioni o regioni, ma<br />
parlo anche di tutte quelle riviste che<br />
hanno fatto sognare tanti di noi già<br />
ammirandone la copertina quando<br />
passavamo davanti a un’edicola.<br />
“<strong>Plein</strong>air”, “Autocaravan”,<br />
“Camper & Caravan”, “In Camper”,<br />
“Turismo all’aria aperta”, “Viaggiare in<br />
camper”...; e poi “TuttoTurismo”,<br />
“Gente Viaggi”, “Qui Touring”, “Viaggi<br />
e sapori”, “Meridiani”, “<strong>Air</strong>one”, “Dove”,<br />
“Week-end”, “Bell’Italia”,<br />
“Bell’Europa”, “Viaggiare”: potrei scrivere<br />
righe su righe solo per citare il<br />
nome dei mensili di turismo, specializzati<br />
e non, che hanno fatto la storia in<br />
questi anni del giornalismo italiano di<br />
settore. Diciamo pure che per anni<br />
non solo c’è stato l’imbarazzo della<br />
scelta da parte dei lettori, ma forse c’è<br />
stata anche un’euforia da parte degli<br />
editori (anche persone senza esperienza)<br />
nel gettarsi nella mischia, nel<br />
proporre una nuova rivista magari con<br />
articoli targetizzati in modo specifico<br />
per specifici lettori; questo ha causato<br />
la proliferazione delle riviste per camperisti,<br />
per enoturisti, per cicloturisti,<br />
per viaggiatori snob in cerca solo di<br />
hotel di charme, per naturalisti, ecc..<br />
Tutto è andato bene fin<br />
quando i primi venti di crisi non hanno<br />
iniziato a soffiare. Ma ben presto ai<br />
venti sono seguiti gli uragani e in po-<br />
Editoriale<br />
chi anni, in effetti, tutto è cambiato e<br />
sta continuando a cambiare nel mondo<br />
dell’editoria (e non solo, com’è ovvio,<br />
in quella dedicata al turismo): la<br />
crisi economica ha dato la spallata finale<br />
alla spietata concorrenza delle<br />
testate fra loro e la carta stampata<br />
ha trovato sempre più filo da torcere<br />
nelle potenzialità straripanti della rete,<br />
all’interno della quale siti web<br />
specializzati, giornali on line, blog e<br />
community di viaggiatori si mescolano<br />
in una guazzabuglio nel quale i<br />
motori di ricerca di Internet riescono<br />
comunque sempre a trovare il bandolo<br />
della matassa e a fornire a<br />
chiunque i risultati desiderati.<br />
Che bisogno c’è, quindi, di<br />
andare in edicola ad acquistare una<br />
rivista se gratuitamente e da casa<br />
puoi soddisfare curiosità o voglia di<br />
leggere o l’esigenza di trovare informazioni<br />
utili solo utilizzando il tuo<br />
computer? E d’altronde, che bisogno<br />
c’è di andare in un’agenzia di viaggi o<br />
in un’agenzia marittima a prenotare o<br />
acquistare un tour, un biglietto aereo<br />
o di un traghetto, se tutto questo ormai<br />
lo puoi fare da casa e pure risparmiando<br />
soldi? E’ ovvio che sono in<br />
crisi le redazioni giornalistiche, gli editori,<br />
così come le agenzie di viaggio.<br />
Insomma, se è vero che dopo questa<br />
crisi nulla rimarrà com’era, anche in<br />
questo mondo sicuramente tutto è<br />
cambiato (e cambierà ancora).<br />
Con che risultati? Hanno finito<br />
col chiudere grandi tour operator come<br />
“I Viaggi del Ventaglio”, sono entrate<br />
in crisi compagnie aeree e marittime<br />
(pensate all’Alitalia o negli USA a<br />
PanAm e TWA ormai chiuse, a Tirrenia<br />
e Siremar, ecc.) e non dovrebbero essere<br />
in crisi i giornali di turismo? Se a<br />
chiudere, pochi mesi fa, è stato perfino<br />
il mensile “TuttoTurismo”, che per<br />
decenni è stato il più blasonato in Italia<br />
(io ho a casa, meticolosamente<br />
raccolti e archiviati, tutti i numeri nel<br />
tempo pubblicati!), se un altro mensile<br />
famoso come “Gente Viaggi” non è<br />
più pubblicato su carta ma solo sul<br />
web e se anche “Turismo all’aria aperta”<br />
ha comunicato il passaggio al web,<br />
se perfino “Bell’Italia” e “Bell’Europa”<br />
che escono ancora in edicola da parecchio<br />
lo fanno con un numero di pagine<br />
che fa sorridere, capirete che<br />
davvero lo tsunami sta devastando<br />
tutto e tutti.<br />
Francamente, anche come<br />
giornalista, mi vengono i brividi e non<br />
so cosa pensare. Io per primo sono un<br />
grande navigatore della rete e sfrutto<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 3<br />
ogni angolo del web per reperire informazioni<br />
per un viaggio o per un<br />
semplice week-end (anche in favore<br />
del nostro <strong>Club</strong>); ma cerco di valutare<br />
con serenità se un diario di viaggio di<br />
un camperista sia “affidabile” oltre che<br />
interessante dal punto di vista dei<br />
contenuti o se invece sia più o meno<br />
inutile (cosa che ovviamente può accadere<br />
anche per un articolo scritto da<br />
un giornalista iscritto all’albo professionale,<br />
ma ovviamente è molto più<br />
raro che accada). Cosa voglio dire?<br />
Quante volte vi sarà capitato di leggere<br />
un diario di viaggio su internet o<br />
anche su “AutoCaravan” (nella sezione<br />
dei diari dei lettori, dove almeno<br />
già sono selezionati dalla redazione);<br />
e quante volte sarete rimasti delusi<br />
dalla mancanza di informazioni vere<br />
(concrete, che possono essere utili a<br />
tutti), mentre le pagine del diario sono<br />
piene di aneddoti personali di chi<br />
scrive, inutili per chiunque altro? Ovviamente<br />
ci deve pur essere una differenza<br />
fra un giornalista (di turismo<br />
o di altro) e uno che non scrive per<br />
professione. Anche se a volte capita<br />
di leggere cose scritte da non giornalisti<br />
che sono fantastiche e, al contrario,<br />
articoli di giornalisti anche famosi<br />
che straparlano senza dire nulla...<br />
L’esperienza maturata con<br />
questo nostro bimestrale, giunto al<br />
suo 19° anno di vita, mi rincuora: noi<br />
abbiamo una redazione “vera” e tanti<br />
nostri soci, pur non essendo giornalisti,<br />
hanno imparato pian piano a scrivere<br />
proprio come veri giornalisti,<br />
puntando a essere utili a chi legge,<br />
interessanti nei contenuti, arricchendo<br />
i testi con belle immagini. E chi impagina<br />
e partorisce ogni numero de “IL<br />
CLUB” ha lavorato in tutti questi anni<br />
con grande soddisfazione non per un<br />
compenso ma solo per il piacere di<br />
farlo e di condividere con gli altri le<br />
varie esperienze. E’ ovvio che un editore<br />
non può operare senza fini di lucro,<br />
né un giornalista che lavora in<br />
una redazione può lavorare gratis. Ma,<br />
anche con tutto il potenziale di<br />
Internet di cui ormai non potremmo<br />
fare a meno, pensate che se non ci<br />
fossero più i giornali e le riviste, il nostro<br />
mondo sarebbe lo stesso? Io onestamente<br />
non lo credo, e mi viene<br />
l’angoscia a pensare a un mondo che<br />
riesca a fare a meno della carta; o<br />
peggio della lettura.<br />
Maurizio Karra
Fra auguri e ceramiche d’arte<br />
Serenità e armonia hanno contraddistinto il week-end prenatalizio del nostro <strong>Club</strong> fra Castel<br />
di Tusa e Santo Stefano di Camastra, un week-end nel quale ci siamo scambiati gli auguri<br />
per l’imminente Natale nel corso della cena sociale di fine anno presso il ristorante “Da<br />
Giannino”, dove gli ottimi piatti hanno fatto da contraltare alle splendide ceramiche della<br />
cittadina e agli spazi emozionali del particolarissimo Atelier sul mare di Castel di Tusa<br />
L’<br />
anno che si è chiuso,<br />
il 2010, è stato decisamente un<br />
anno pieno di colpi di scena, di<br />
mutamenti, in poche parole di<br />
transizione, che hanno toccato<br />
l’aspetto sociale, economico e<br />
spesso anche lavorativo delle famiglie,<br />
portando un carico di novità<br />
non sempre positivo; in questo<br />
clima incerto i problemi sembrano<br />
aumentare a dismisura, grazie ad<br />
un contesto sociale in grado di dare<br />
ben poche certezze, ed è con<br />
sincero piacere che invece<br />
all’interno del nostro <strong>Club</strong> si assiste<br />
ad una inversione di tendenza,<br />
dato che l’anno si è concluso in un<br />
clima di serenità ed armonia che<br />
non può passare inosservato. E chi<br />
ha partecipato al raduno di Santo<br />
Stefano di Camastra, propiziato<br />
anche da un tempo atmosferico<br />
bellissimo e ben lontano dalle nevicate<br />
impietose che si sono abbattute<br />
sul nord Italia e su mezza Europa,<br />
si è accorto ampiamente della<br />
piacevolissima atmosfera che ha<br />
permeato tutto il week-end, tra<br />
scoperte artistiche, gioia di vivere<br />
L’incontro dei nostri soci con Antonio Presti, l’ideatore dell’Atelier sul Mare<br />
di Castel di Tusa; in basso una delle tante camere dell’hotel-museo<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 4<br />
e mangiate pantagrueliche che<br />
hanno fatto da sottofondo allo<br />
scambio di auguri per le imminenti<br />
festività natalizie.<br />
Ma andiamo per ordine:<br />
l’appuntamento per la carovana di<br />
camper partecipanti al raduno era<br />
la mattina di sabato 18 dicembre<br />
sul suggestivo lungomare di Castel<br />
di Tusa, lungo il litorale messinese;<br />
qui, dopo i saluti di rito e il pranzo<br />
“di magra” consigliato nel programma<br />
(in previsione<br />
dell’abbondante cena prevista per<br />
la sera), si è dato il via alla visita<br />
di un’autentica chicca, l’hotel Atelier<br />
sul mare, un albergo-museo di<br />
arte contemporanea unico al mondo.<br />
Tra le mura di questa eclettica<br />
costruzione voluta da Antonio Presti<br />
alberga l’utopia dell’arte, grazie<br />
alla presenza di 20 delle 40 camere<br />
disponibili che sono state trasformate<br />
in capolavori unici, frutto<br />
del talento e dell’ispirazione di artisti<br />
internazionali, sotto la regia di<br />
Presti, ispiratore anche della vicina<br />
Fiumara d’Arte, il parco di sculture<br />
di arte moderna all’aperto più<br />
grande d’Europa.<br />
Così, all’interno dell’hotel,<br />
cultura, paesaggio e arte si fondono<br />
per far vivere ai visitatori<br />
l’indimenticabile emozione dell’arte<br />
vissuta come un sogno; in questo<br />
modo si può passare la notte<br />
all’interno di un museo per addormentarsi<br />
dentro un’opera d’arte,<br />
entrando a farne parte. Ed è davvero<br />
un’esperienza unica penetrare<br />
all’interno di questi spazi emozionali,<br />
vivendo una nuova dimensione<br />
dello spirito ed immergendosi<br />
nella pura creatività che dà vita ad<br />
un universo onirico. E’ un luogo<br />
dove il viaggio comincia tra le sale<br />
incantate della struttura, lungo le<br />
scale, dentro le stanze, in un crescendo<br />
di stupore e di meraviglia.<br />
Si susseguono davanti agli<br />
occhi stupefatti dei visitatori la<br />
hall, un antro foderato di carta<br />
stampata, che mostra gli articoli<br />
nazionali ed internazionali dedicati<br />
a Fiumara d’Arte, lo splendido<br />
hamman mediorientale di Sislej<br />
Xhafa, il bianco assoluto del Nido
Ancora due immagini dell’hotel-museo di Castel di Tusa: ogni camera,<br />
realizzata con la collaborazione di alcuni dei più grandi artisti internazionali,<br />
è essa stessa un’opera d’arte unica<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 5<br />
di Paolo Icaro, con un letto irreale,<br />
immenso, a galla sul mare, la Camera<br />
del profeta, dedicata a Pier<br />
Paolo Pasolini, dalle suggestioni<br />
mediorientali e dai muri di terra e<br />
paglia su cui si inseguono caratteri<br />
arabi, l’isola celeste della Linea<br />
d’ombra, con un letto immenso<br />
lambito dalla vasca da bagno che si<br />
affaccia sul mare e così via lungo<br />
una carrellata di sogni trasformati<br />
in realtà. E dall’originale struttura,<br />
che ingloba anche un laboratorio di<br />
ceramica, si esce con la sensazione<br />
di risvegliarsi da un sogno, reso<br />
possibile ancora una volta dal nostro<br />
camper che ci permette di scoprire<br />
incredibili tesori anche a pochi<br />
chilometri da casa.<br />
Non è stato facile concludere<br />
questa visita affascinante, ma<br />
eravamo a Santo Stefano di Camastra<br />
dall’Assessore Fausto Pellegrino<br />
e dalla signora Caterina Palmisano,<br />
responabile dell’Ufficio Turistico<br />
del Comune, che ci hanno dato<br />
il benvenuto insieme alla guida<br />
Pippo Bianca - che è poi stata un<br />
autentico angelo custode nel corso<br />
della successiva visita della cittadina<br />
- e alla Polizia Municipale che ci<br />
attendeva per accompagnarci nel<br />
vasto spazio di parcheggio a noi<br />
riservato.<br />
Il tempo di sistemare i camper<br />
e subito hanno avuto inizio le<br />
esplorazioni dell’abitato, costruito<br />
presso la costa lungo le terre del<br />
duca di Camastra in seguito ad una<br />
rovinosa frana che nel 1682 distrusse<br />
il precedente insediamento; la<br />
nuova pianta dell’abitato attuava le<br />
utopie urbanistiche del tempo, con<br />
due rombi iscritti nei quadrati a caratterizzare<br />
il centro storico, scandito<br />
anche dal lungo corso che lo attraversa<br />
da Porta Palermo a Porta<br />
Messina. Santo Stefano di Camastra<br />
è una delle più importanti città della<br />
ceramica della nostra bell’Italia: qui<br />
la tradizione dell’arte ceramica risale<br />
al ‘400, come dimostra la presenza<br />
di numerose fabbriche e di coloratissimi<br />
negozi che mettono in mostra<br />
un ricchissimo repertorio di<br />
forme, figure e colori che coesistono<br />
con i motivi tradizionali. E anche<br />
l’arredo urbano rispecchia questa<br />
peculiarità, dato che molti angoli del<br />
paese sono in maiolica, come le targhe<br />
delle vie, i pannelli che si ammirano<br />
nelle ville o sui marciapiedi, i<br />
fregi che corrono sui palazzi e il Muro<br />
della Storia, un rivestimento in<br />
mattonelle che racconta la sequenza<br />
degli avvenimenti della conquista<br />
normanna in Sicilia.
E sempre inseguendo il filo<br />
di Arianna della ceramica abbiamo<br />
ammirato già nel corso del pomeriggio<br />
la facciata di Palazzo Armao,<br />
la cui sommità è caratterizzata da<br />
due fregi di mattoni maiolicati sul<br />
primo dei quali sono raffigurate<br />
coppie di leoni insieme a vasi greci,<br />
mentre sul secondo vi è raccontata<br />
la morte di Ettore. Anche<br />
l’interno del palazzo, che ospita la<br />
biblioteca comunale, merita una<br />
visita per ammirare i pavimenti in<br />
maiolica e i tetti affrescati in stile<br />
liberty di grande eleganza, che ben<br />
testimoniano la ricchezza e il buon<br />
gusto della classe nobiliare della<br />
cittadina. Quindi siamo andati a<br />
zonzo tra le vie cittadine, ammirando<br />
le vetrine delle botteghe dei<br />
maestri ceramisti e alcuni presepi<br />
in terracotta, su cui ancora non era<br />
visibile il bambinello perché la sua<br />
nascita era ancora da venire.<br />
Con l’oscurità è giunto anche<br />
il momento più atteso, quello<br />
dell’appuntamento con la cena sociale<br />
che si sarebbe svolta presso il<br />
ristorante “Da Giannino”, situato<br />
nel cuore del centro storico; e qui<br />
si è svolta una delle cene sociali<br />
più memorabili dei quasi 19 anni di<br />
vita del nostro <strong>Club</strong>, sia per la qualità<br />
e la quantità del menù che per<br />
l’atmosfera di armonia e di serenità<br />
che è subito scesa e ha “riscaldato”<br />
a dovere l’ambiente.<br />
Il piatto degli antipasti servito durante<br />
la cena sociale al ristorante<br />
“Da Giannino”<br />
Infatti, cominciando dalla<br />
successione dei piatti, c’è stato<br />
pane e …abbondante companatico<br />
per le nostre cavallette, che si sono<br />
viste sfilare davanti agli occhi<br />
estasiati, per poi essere spazzolate<br />
a tempo di record, un insieme di<br />
pietanze di raffinati sapori, a cominciare<br />
dal prosecco con i vol au<br />
vent con i gameri, dai numerosi<br />
antipasti mare e monti al paradisiaco<br />
risotto ai crostacei profumato<br />
di agrumi, dai garganelli con carciofi<br />
e speck e profumo di finocchietto<br />
selvatico al girello di vitello<br />
I nostri soci nel cortile di Palazzo Armao a Santo Stefano di Camastra; in<br />
basso uno dei saloni del palazzo, che ospita adesso la Biblioteca Comunale<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 6
Il ristorante “Da Giannino” a Santo Stefano di Camastra, che ha ospitato<br />
la cena sociale di fine anno del nostro <strong>Club</strong>; in basso Emanuele<br />
Amenta, premiato come socio dell’anno <strong>2011</strong><br />
che si scioglieva in bocca, per concludere<br />
con la composta di frutta<br />
fresca e il panettone artigianale e<br />
il brindisi con il Moscato Passito,<br />
caffè e amaro, in una goduria ipercalorica<br />
crescente.<br />
E alla fine, con le panze<br />
debitamente ricolme e le mandibole<br />
sfinite c’è stato anche il discorso<br />
di apprezzamento del presidente<br />
per le attività svolte nel<br />
corso dell’anno e per l’atmosfera<br />
di serenità che si è respirata nel<br />
corso della cena sociale, cui è seguito<br />
un brindisi collettivo con gli<br />
auguri reciproci per le imminenti<br />
festività natalizie. E’ stata poi la<br />
volta delle premiazioni per i soci<br />
più presenti alla vita associativa,<br />
come Eduardo Spadoni, Alfio Triolo,<br />
Francesco Bonsangue e Paolo<br />
Carabillò, culminate con la premiazione<br />
del socio dell’anno, premio<br />
che quest’anno è andato meritatamente<br />
a Larisa ed Emanuele<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 7<br />
Amenta, ai quali è stato certificato<br />
così l’apprezzamento per la grande<br />
disponibilità e voglia di fare in<br />
seno al nostro <strong>Club</strong>. Il ritorno<br />
all’accampamento di camper è avvenuto<br />
in una dimensione trasognata,<br />
complici sia le migliaia di<br />
calorie ingurgitate che l’atmosfera<br />
della serata trascorsa bene insieme;<br />
e poi c’è stato soltanto il placido<br />
ronfare che proveniva dagli<br />
oltre trenta camper presenti.<br />
La mattina della domenica<br />
ci siamo spostati con qualche camper<br />
fino all’ingresso della cittadina,<br />
fermandoci nella fabbrica di ceramiche<br />
“Serravalle”, dove la proprietaria<br />
ci ha diffusamente spiegato<br />
come nascono le coloratissime<br />
ceramiche che poi vanno ad<br />
ornare le nostre case e quanto lavoro<br />
richiedano tra l’impasto,<br />
l’essiccatura, la prima cottura, il<br />
decoro e la seconda cottura; il che<br />
ci ha portato a comprendere meglio<br />
come poi si arrivi ai costi richiesti<br />
per queste vere e proprie<br />
opere d’arte in miniatura. Sempre<br />
a bordo dei camper siamo poi tornati<br />
verso il centro storico, fermandoci<br />
a visitare Palazzo Trabia,<br />
risalente al ‘700, che ospita il Museo<br />
della Ceramica in alcuni ed<br />
eleganti saloni dai pavimenti<br />
maiolicati e dai soffitti affrescati,<br />
in un mix di antico e di moderno<br />
che ingloba la raccolta di opere<br />
dei migliori ceramisti nazionali,<br />
esposte nelle diverse edizioni della<br />
mostra che il comune dedica ogni<br />
anno alla ceramica.<br />
Ceramiche di Santo Stefano di Camastra
Tre momenti della visita di Santo Stefano di Camastra dei nostri soci:<br />
in all’interno della fabbrica di ceramiche Serravalle, al centro fra le<br />
vie del centro storico, in basso in una delle sale del museo della ceramica<br />
ospitato all’interno di Palazzo Trabia<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 8<br />
E’ seguita poi una piacevole<br />
passeggiata tra le viuzze del<br />
centro storico, su cui si notano<br />
diversi pannelli di ceramica decorata,<br />
e il lungo corso su cui si affacciano<br />
numerose vetrine e la<br />
sagoma della Chiesa Madre, davanti<br />
a cui vi era un presepe in<br />
terracotta a grandezza naturale<br />
che ricordava la tradizione locale<br />
e le atmosfere natalizie. Il nostro<br />
giro esplorativo si è concluso poi<br />
davanti alla villa comunale, in cui<br />
i pilastri di terracotta e le formelle<br />
in maiolica che raccontano gli<br />
antichi mestieri ci hanno dato<br />
l’arrivederci della cittadina votata<br />
alla ceramica, in un crescendo di<br />
arte e bellezza.<br />
Alcune delle più belle botteghe<br />
dei maestri ceramisti del paese<br />
E sono stati proprio i magnifici<br />
colori della ceramica dei<br />
maestri camastrensi, la cui brillantezza<br />
sembra voler catturare il<br />
caldo sole – anche invernale -<br />
della nostra splendida isola, a rimanerci<br />
dentro l’anima mentre,<br />
nel pomeriggio dopo il pranzo,<br />
abbiamo iniziato pian piano a<br />
metterci su strada per il ritorno<br />
verso casa, grati di questa rasserenante<br />
fuga dalla realtà quotidiana<br />
e già pronti a cominciare a<br />
sognare la prossima…<br />
Testo di Mimma Ferrante<br />
Foto di Maurizio Karra
O<br />
gni occasione è buona<br />
per trascorrere il tempo libero a<br />
bordo dei nostri camper e non fa<br />
certo eccezione la fine dell’anno,<br />
tempo di bilanci, ma anche di “cambio<br />
pagina”: è infatti il momento delle<br />
speranze, dei buoni propositi, della<br />
voglia di rinnovare la propria vita,<br />
cancellando magari i brutti ricordi<br />
dell’anno appena trascorso per fare<br />
posto alle nuove aspettative per<br />
l’anno che sta per iniziare. E perché<br />
allora non festeggiare questo momento<br />
magico tutti insieme all’interno<br />
delle nostre case su ruote? Su<br />
queste basi si è organizzato anche<br />
l’ultimo raduno a cavallo fra 2010 e<br />
<strong>2011</strong>, sia come segno di continuità<br />
delle attività sociali, sia per il genui-<br />
Un brindisi lungo un anno<br />
Il Capodanno <strong>2011</strong> in camper fra Piazza Armerina e Centuripe<br />
no piacere di stare insieme e di<br />
scambiarsi gli auguri anche nella<br />
notte di Capodanno.<br />
Anche se alcuni nostri soci si<br />
erano dati una bella premessa al raduno,<br />
ritrovandosi già il 30 dicembre<br />
a Caltagirone per visitare la città nella<br />
magica atmosfera natalizia (cfr. box),<br />
l’appuntamento per tutti i partecipanti<br />
era stato fissato nel pomeriggio<br />
del 31 dicembre nel parcheggio alle<br />
spalle del campo sportivo di Piazza<br />
Armerina, distante poche centinaia<br />
di metri dall’hotel “Villa Romana”, al<br />
cui interno si sarebbe svolto il cenone<br />
di fine anno. Il pomeriggio è trascorso<br />
passeggiando a zonzo nel<br />
cuore della cittadina, prima di ritornare<br />
ai camper per tirarsi a lucido<br />
per il cenone; e all’inizio della serata<br />
Due immagini del cenone di San Silvestro a Piazza Armerina<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 9<br />
eravamo tutti presenti nell’elegante<br />
salone dell’hotel, che ci aveva riservato<br />
un angolo tutto per noi.<br />
Quindi, in un clima di grande<br />
allegria, ha avuto inizio il rito<br />
dell’ultimo pasto dell’anno, consumato<br />
con un menù a base di pesce,<br />
tra rollò di salmone, tortino di neonata,<br />
tonno fumè, cestino di verdure<br />
in pastella, sformato di riso al nero<br />
di seppia, ravioloni con ripieno di<br />
cernia, dentice al pepe rosa, spigola<br />
con crema al pistacchio, sorbetto al<br />
limone, cassatelle di ricotta, pera al<br />
marsala e panettone con cioccolata,<br />
senza dimenticare la tradizionale<br />
coppa di lenticchie per evocare tanti<br />
bei soldini e lo spumante con cui<br />
brindare alla mezzanotte dell’anno<br />
nuovo.<br />
Indubbiamente un menù ricco<br />
e adeguato all’occasione, anche se<br />
l’esagerata ricercatezza dei piatti ha<br />
secondo alcuni soci presenti coperto<br />
a tratti il sapore delle pietanze, mentre<br />
la musica a tutto volume rendeva<br />
difficile la conversazione. Allo scoccare<br />
della mezzanotte c’è stato il brindisi<br />
augurale tra tutti i presenti, con<br />
baci, abbracci e propositi per il nuovo<br />
anno che, come sempre, si spera sia<br />
migliore di quello che se ne va. E poi,<br />
per i più volenterosi, musica e danze<br />
fino alle ore piccole, mentre il ritorno<br />
ai camper avveniva alla spicciolata.<br />
Il mattino dopo ci siamo<br />
svegliati sotto un cielo nuvoloso ed<br />
incombente che ci ha ricordato che<br />
ormai eravamo a gennaio; pian piano<br />
ci siamo messi in moto, spostandoci<br />
a Centuripe, piccolo borgo adagiato<br />
scenograficamente su un sistema<br />
montuoso a 700 metri di altitudine e<br />
racchiuso da cinque ampie vallate<br />
che conferiscono all’abitato l’aspetto<br />
di una grande stella, circondata da<br />
cinque grandi “C”. Le sue origini sono<br />
remote, dato che le prime frequentazioni<br />
umane risalgono ai siculi e ancora<br />
più indietro nel tempo; ma la<br />
cittadina è stata anche un fiorente<br />
centro romano, in particolare in epoca<br />
ellenistica, quando la città di Kentoripa<br />
visse anni floridi, grazie<br />
all’economia basata sull’agricoltura e<br />
sulle pregevoli opere di terracotta<br />
giunte fino a noi, come le maschere<br />
teatrali e i vasi decorati.<br />
Il passato cittadino è testimoniato<br />
ai nostri giorni dai numerosi<br />
siti di interesse archeologico
che punteggiano il borgo, come i<br />
resti monumentali di una tomba di<br />
età ellenistica chiamata di Corradino,<br />
visibile nei pressi del parcheggio<br />
di viale Corradino, dove la carovana<br />
di camper si è sistemata con<br />
l’aiuto dei gentilissimi vigili urbani<br />
che ci attendevano puntuali all’ingresso<br />
del paese. D’altro canto le<br />
testimonianze archeologiche locali<br />
sono rimaste cristallizzate e perfettamente<br />
conservate, grazie al fatto<br />
che la cittadina venne abbandonata<br />
nel XIII secolo, per rinascere solamente<br />
nel 1548 come centro agricolo;<br />
così i suoi tesori in pietra, che<br />
coprono un intervallo temporale che<br />
va dal VIII secolo a.C fino al XIII<br />
secolo d.C., si sono perfettamente<br />
conservati giungendo fino a noi.<br />
La particolare pianta di Centuripe<br />
Ma la cittadina è famosa anche<br />
per la tradizione dei presepi che<br />
ornano nel periodo fra fine anno e<br />
l’Epifania ogni angolo dell’abitato,<br />
dovuti all’impegno di parrocchie, associazioni,<br />
scuole, negozianti e comitati<br />
di quartiere, che quest’anno<br />
ne hanno allestito ben 37 in ogni parte<br />
del borgo, scandito da vicoli acciottolati,<br />
da archi e da facciate barocche.<br />
Davanti ai nostri occhi meravigliati<br />
sono sfilati così presepi di ogni<br />
dimensione, da quelli lillipuziane a<br />
quelli a grandezza naturale, in ogni<br />
tipo di materiale e di ambientazione<br />
che ci ha fatto tornare tutti bambini.<br />
Le guide che ci hanno accompagnato<br />
nella visita del borgo,<br />
Maria Chiechio e Graziella Valore<br />
(del Progetto Centuripe Nostra), ci<br />
hanno condotto per mano a visitare i<br />
più interessanti fra i 37 presepi allestiti<br />
nei vari rioni, dal piccolo presepe<br />
sormontato dalla sagoma sbuf-<br />
fante dell’Etna al presepe in lana, da<br />
quello racchiuso tra pentole e posate<br />
a quello in tessuti pregiati, da quello<br />
che occupava un intero angolo cittadino,<br />
circondato dalle botteghe artigiane<br />
e visitato dai Re Magi, a quello<br />
incorniciato da un intero villaggio in<br />
miniatura in cui l’interno di ogni casetta<br />
era arredato e corredato dagli<br />
oggetti di un determinato mestiere,<br />
come quelli di una piccola sartoria o<br />
quelli di un minuscolo caseificio fino<br />
a quelli di un fabbro e così via; per<br />
proseguire con il piccolo presepe<br />
sorvegliato da un’autentica colonna<br />
romana nell’atrio del Municipio e<br />
concludere con il grandioso presepe<br />
sistemato in una grotta nella scenografia<br />
che ripercorreva perfettamente<br />
piazza Duomo, distante appena<br />
poche centinaia di metri, con la rosa<br />
facciata barocca della chiesa madre<br />
e gli edifici che la circondano ripresi<br />
con perfetta dovizia di particolari.<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 10<br />
Insomma, tutta Centuripe,<br />
con le sue scalinate e le sue strade<br />
in perenne salita e discesa, si è mostrata<br />
a noi con tanti presepi, anche<br />
quelli minuscoli incorniciati in un angolo<br />
di balcone o dietro una finestra<br />
e commoventi nella loro essenzialità,<br />
data spesso da un semplice cesto di<br />
vimini che faceva da quinta scenografica<br />
alla Sacra Famiglia, mentre<br />
numerose edicole votive incorniciate<br />
da ghirlande di arance benedette<br />
segnavano gli angoli delle novene<br />
che dal 16 al 24 dicembre la banda<br />
cittadina intonava nell’attesa di Gesù<br />
Bambino.<br />
Dopo aver esplorato l’intero<br />
borgo nel corso di un faticoso e continuo<br />
saliscendi che segue le diverse<br />
colline su cui l’abitato è costruito,<br />
siamo giunti attorno alla vasta piazza<br />
Duomo, sui cui si affacciano anche<br />
alcune pasticcerie, prese<br />
d’assalto dalle cavallette nostrane,<br />
I nostri soci a Centuripe davanti ai ruderi del Castello di Corradino, per<br />
le vie del paese e, in basso, davanti a uno dei più bei presepi
Un altro bellissimo presepe allestito a Centuripe<br />
In basso una sala del ricchissimo Museo Archeologico del paese<br />
alla ricerca dei biscotti al cioccolato<br />
tipici del paese, i cosiddetti bersaglieri,<br />
ma anche dei biscotti al burro<br />
e di ogni delizia disponibile, non<br />
smentendo anche questa volta la<br />
nostra voglia di cultura a 360 gradi.<br />
E quindi ci siamo recati, sempre in<br />
compagnia di Maria Chiechio e Graziella<br />
Valore, che ci hanno fatto da<br />
angeli custodi nel corso dell’intera<br />
visita cittadina, al vicino Museo Civico,<br />
che racchiude un’importante pagina<br />
della storia di Centuripe.<br />
Dicevamo, infatti, delle origine<br />
remote del borgo e delle sue numerose<br />
testimonianze dell’epoca imperiale<br />
romana, quando la cittadina,<br />
punto strategico lungo una grande<br />
via di comunicazione tra la piana di<br />
Catania e le montagne dell’interno,<br />
era talmente importante da battere<br />
moneta, importanza dimostrata anche<br />
da vari edifici pubblici a carattere<br />
civile dell’epoca ritrovati nelle sue viscere,<br />
come i cosiddetti Augustales,<br />
edifici a pianta rettangolare che si affacciavano<br />
su una strada colonnata e<br />
che erano ornati da una teoria di notevoli<br />
statue di marmo e da un gran<br />
numero di iscrizioni, in buona parte<br />
visibili proprio nella sezione archeologica<br />
del vicino Museo Civico.<br />
La visita di quest’ultimo è<br />
stata, quindi, una tappa fondamentale<br />
delle esplorazioni cittadine, grazie<br />
alla notevole collezione di manufatti<br />
visibili, a cominciare dall’insieme di<br />
statue di marmo ritrovate negli Augustales,<br />
a cui si accoppiavano numerose<br />
teste di imperatori, oltre ad<br />
una teoria di statuette, di splendide<br />
maschere teatrali e di notevoli vasi<br />
decorati che lasciano attoniti per la<br />
loro bellezza. E a questo proposito<br />
non si può fare a meno di ricordare la<br />
peculiare attività cittadina di sfornare<br />
autentici falsi storici dei ritrovamenti<br />
archeologici, dando vita ad imitazioni<br />
di artigianato artistico di buona qualità<br />
che hanno fatto il giro del mondo,<br />
consentendo di portare a casa repliche<br />
di oggetti ammirati nei musei o<br />
nei libri di storia, grazie alla bravura<br />
di alcuni artigiani locali. Così Centuripe<br />
è divenuta, nell’immaginario collettivo,<br />
la capitale dei falsi e dei<br />
tombaroli, proprio a causa dell’attività<br />
dei numerosi “anticari”, termine loca-<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 11<br />
le rivolto a chi si occupa di scavo,<br />
commercio e falsificazione di oggetti<br />
archeologici, dovuta a partire<br />
dall’inizio del ‘900 alla crescente richiesta<br />
di materiali da parte di collezionisti<br />
spesso stranieri. Così si è creata<br />
una tradizione di artigiani specializzati<br />
nell’imitazione di statuette antiche<br />
e di vasi decorati, plasmati e<br />
dipinti con l’argilla proveniente dalle<br />
stesse cave utilizzate nell’antichità;<br />
come dire che corsi e ricorsi storici si<br />
rincorrono nel corso dei millenni…<br />
E dopo tanta cultura non ci è<br />
rimasto che tornare alle nostre casette<br />
su ruote, dove riposare le stanche<br />
membra e riscaldarle contemporaneamente<br />
dal freddo pungente della<br />
sera. La mattina di domenica 2 gennaio<br />
la carovana dei camper ha infine<br />
lasciato la cittadina, puntualmente<br />
scortata dai gentilissimi vigili urbani,<br />
per dirigersi verso l’autostrada Palermo-Catania<br />
dove, allo svincolo di<br />
Dittaino, ci attendeva la visita al nuovo<br />
Centro Sicilia Outlet, formato da<br />
oltre centro eleganti boutique delle<br />
grandi firme della moda italiana ed<br />
internazionale con tanti prodotti griffati<br />
in vendita con notevoli sconti.<br />
Così, dopo aver lasciato i<br />
camper nel parcheggio riservato, ci<br />
siamo dedicati all’esplorazione di<br />
questo paradiso dello shopping,<br />
scandito da una sorta di villaggio di<br />
costruzioni color pastello che richiama<br />
le dimore gentilizie di inizio ‘900 e<br />
che ospita, oltre a sontuosi negozi di<br />
abbigliamento, anche golose pasticcerie,<br />
profumerie, librerie e tutto<br />
quanto il moderno capitalismo ci impone<br />
di desiderare, anche laddove<br />
non esattamente necessario e nemmeno<br />
funzionale. E, tra eleganti vetrine,<br />
stand di prodotti tipici e leccornie<br />
varie, ciascuno dei partecipanti ha<br />
partecipato al rito dello shopping più<br />
o meno compulsivo, non riuscendo a<br />
fare a meno di tornare comunque ai<br />
camper con “qualche” sacchetto in<br />
mano e con gli occhi pieni di questa<br />
sorta di fiera della vanità.<br />
Dopo un pranzo veloce è<br />
giunto infine il momento di riprendere<br />
la rotta verso casa, giusto in tempo<br />
per non venire fagocitati dalle<br />
migliaia di auto giunte sul posto per<br />
dare l’assalto ai saldi appena iniziati;<br />
mentre noi, autentiche lumachine<br />
con la casa sul guscio, tornavamo a<br />
ritroso sul cammino già percorso,<br />
godendoci gli effluvi di due giorni di<br />
libertà con cui iniziare il nuovo anno.<br />
Testo di Mimma Ferrante<br />
Foto di Maurizio Karra<br />
e Larisa Ponomareva
Passando da Caltagirone<br />
Un giorno a Caltagirone coi suoi presepi e il complesso monumentale dei Frati Minori Conventuali<br />
A<br />
nche quest’anno è stato<br />
organizzato il veglione di San Silvestro<br />
dal nostro Presidente per festeggiare il<br />
Capodanno insieme con gli amici del<br />
<strong>Club</strong>. Nel trasferirmi a Piazza Armerina<br />
per il cenone di fine anno, mi sono fermato<br />
anch’io un giorno a Caltagirone, ed<br />
ho avuto la fortuna di vedere alcuni presepi<br />
e il complesso Monumentale dei<br />
Frati Minori Conventuali. Sono rimasto<br />
affascinato così dalla bellezza di questo<br />
centro, nel vedere la cristallizzazione per<br />
eccellenza della sacra rappresentazione<br />
della Natività in cui ognuno ha narrato e<br />
creato delle scene e dei personaggi al<br />
proprio mondo con la società reale e il<br />
suo tempo. Ogni presepe è un teatro<br />
dove ognuno può inventare la scena e i<br />
dialoghi e diventare coprotagonista di<br />
una vicenda che ha modificato il corso<br />
della storia. Il presepe, nel suo piccolo, è<br />
un ancoraggio alla radice per un mondo<br />
popolare che paurosamente scivola verso<br />
la perdita della propria identità.<br />
Caltagirone, da sempre, è stato<br />
uno dei centri più importanti nella creazione<br />
di queste figurine, che generalmente<br />
erano fatte in creta e argilla. Ricordo<br />
da bambino, come tanti altri bambini,<br />
che era solito risparmiare per mesi<br />
ogni soldino possibile per avere una<br />
somma bastante a comprare le “figurine”<br />
con cui costruire i nostri piccoli presepi,<br />
che i venditori di pastori, “I Pasturari”<br />
– come si chiamavano - mettevano in<br />
bella mostra nelle bottegucce e nelle fiere<br />
paesane almeno un mese prima del Natale.<br />
Ricordo che i primi manufatti, probabilmente,<br />
furono estremamente semplici<br />
e si limitarono alla sola rappresentazione<br />
dei protagonisti fondamentali dell’evento<br />
sacro. Fu nel corso degli anni che divennero<br />
sempre più complessi, specialmente<br />
dopo che gli artigiani cominciarono a<br />
conoscere e imitare i grandiosi presepi<br />
napoletani, più ricchi e articolati.<br />
Il presepe era anche tradizione<br />
fabbricarlo in casa e gareggiare così con<br />
chi lo realizzasse più bello e interessante.<br />
E s’invitavano amici e conoscenti a venirlo<br />
a vedere e con essi i vicini di casa e<br />
perfino i passanti affinché si facesse il<br />
paragone con quello degli altri. Oggi si è<br />
diffuso il gusto per la rappresentazione<br />
teatrale e per l’azione scenica con il presepe<br />
all’aperto così da avere per spettatori<br />
l’intera popolazione. E di questa tradizione<br />
Caltagirone è in Sicilia il paese<br />
più rappresentativo.<br />
Passeggiando per Caltagirone ci<br />
siamo fermati sul ponte San Francesco<br />
per qualche foto e siamo stati attratti<br />
dalla meraviglia del prospetto della<br />
Chiesa di San Francesco. La Chiesa subì<br />
sensibili danni a seguito del tragico terremoto<br />
del 1693 ma era già ricostruita<br />
nel 1724, anno in cui si rese necessaria<br />
l’edificazione della facciata, secondo un<br />
primo progetto. Nelle quattro nicchie sono<br />
rappresentati i santi francescani, nei<br />
partiti laterali della facciata, con altrettanti<br />
attributi mariani entro tabelloni a<br />
rilievo, quasi a far da corona alla nicchia<br />
centrale con la statua dell’Immacolata.<br />
In basso, da sinistra, la palma e il cedro;<br />
nel secondo ordine la porta del cielo e la<br />
torre di Davide. In alto, nella lunetta<br />
campeggia l’emblema francescano con le<br />
braccia incrociate di Cristo e San Francesco<br />
davanti alla Croce. Il prospetto è<br />
giudicato uno fra i più interessanti fra le<br />
facciate barocche di Caltagirone. La cupola<br />
si articola all’esterno in otto grandi<br />
finestroni ed è coronata da una sequenza<br />
di sfere in terracotta smaltata. E’<br />
sprovvista della calotta e del lanternino<br />
che non furono mai realizzati dopo il rovinoso<br />
crollo, avvenuto nel corso dei lavori<br />
di completamento (anno 1702).<br />
La facciata della chiesa di San Francesco<br />
Noi stavamo ammirando<br />
dall’esterno il prospetto, preoccupati di<br />
entrare all’interno con il nostro “cane”,<br />
che era al guinzaglio con me; ma a un<br />
certo punto mi sento chiamare dal custode<br />
del complesso monumentale che<br />
ci invita ad entrare unitamente al cane<br />
dicendomi: “Non si preoccupi per il cane:<br />
questi luoghi sono di San Francesco e<br />
quindi gli animali sono accettati”. E’ stato<br />
così che all’interno della chiesa abbiamo<br />
potuto osservare pregevoli lavori artistici,<br />
opera dei fratelli Vaccaro. Vi si trova<br />
anche l’angelica statua processionale<br />
dell’Immacolata, vestita di ricchi paludamenti<br />
ricamati in oro, cui la città da<br />
secoli tributa profonda devozione.<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 12<br />
Il chiostro del Complesso Monumentale<br />
dei Frati Minori Conventuali<br />
Adiacente alla chiesa si trova Il<br />
Complesso Monumentale dei Frati Minori<br />
Conventuali, che è anche sede Vescovile<br />
ed è visitabile tutti i giorni dalle ore 9,30<br />
alle ore 12,30 e dalle ore 16.00 alle ore<br />
19.00. E’ il più vasto fra i conventi di Caltagirone<br />
e culturalmente fu tra i più impegnati.<br />
Il chiostro, centro attorno a cui<br />
si organizzava la vita dei frati e frontiera<br />
aperta sulla città nella missione evangelizzatrice,<br />
mostra in tutte le sue parti una<br />
chiara adesione alla cultura artistica manierista.<br />
I prospetti esterni, affacciati sul<br />
pozzo, contano numerose finestre e<br />
quattro balconi, ciascuno inquadrato da<br />
discrete paraste ioniche. Dal chiostro si<br />
accede agli appartamenti vescovili.<br />
Sempre dal chiostro si accede alla Cappella<br />
Neogotica attraversando un androne.<br />
Il portale è a sesto acuto nel cui timpano<br />
è raffigurata la chiamata degli apostoli<br />
in riva al lago di Tiberiade. L’artista<br />
impiegò tinte brillanti ottenendo effetti di<br />
forte spiritualità e tratteggiando figure<br />
ieratiche ispirate ai mosaici bizantini.<br />
Ai due lati del portale d’ingresso<br />
sono rappresentate le insegne papali di<br />
Pio XI e lo stemma vescovile di Mons.<br />
Bargiggia. Nel catino dell’abside, all’interno<br />
di una mandorla in oro zecchino, simbolo<br />
di regalità e Luce Divina, è raffigurato<br />
Cristo che discopre il cuore con accanto<br />
schiere di Angeli e lo Spirito Santo rappresentato<br />
da una colomba. Più in basso<br />
le vetrate istoriate con la Vergine Maria,<br />
San Giuseppe e San Carlo Borromeo. La<br />
cappella, dedicata a Maria Bambina e a<br />
San Carlo Borromeo, patrono dei seminari,<br />
è il luogo in cui per generazioni chierici<br />
e seminaristi hanno sperimentato la propria<br />
vocazione; qui del resto, per secoli<br />
sono venuti a pregare e a santificarsi i<br />
discepoli di San Francesco d’Assisi. Felici<br />
di questa visita, nel pomeriggio ci siamo<br />
diretti a Piazza Armerina per festeggiare<br />
insieme agli amici del club il Capodanno.<br />
Testo di Emanuele Amenta<br />
Foto di Larisa Ponomareva
Un tuffo nel medioevo<br />
Alla scoperta del borgo collinare di Monforte San Giorgio, della sua pittoresca Katabba e del<br />
castello di Spadafora, che si innalza sul mare come un’autentica sentinelle in pietra<br />
N<br />
on è facile, dopo quasi<br />
vent’anni di felice girovagare in<br />
camper lungo la nostra splendida<br />
isola, riuscire ancora a scoprire qualcosa<br />
di mai visitato; eppure è quello<br />
che ci è capitato nel corso del primo<br />
fine-settimana di febbraio, quando ci<br />
siamo recati nel pittoresco borgo di<br />
Monforte San Giorgio, per assistere<br />
alla manifestazione della Katabba, e<br />
poi nel suggestivo maniero di Spadafora,<br />
entrambi a ridosso di Milazzo.<br />
Il raduno è stato organizzato,<br />
ancora una volta impeccabilmente,<br />
dal nostro super Vittorio Parrino, che<br />
ci ha permesso di avere un comodo<br />
supporto logistico e un’accoglienza<br />
davvero molto ospitale nelle due località,<br />
facendoci godere un magnifico<br />
week-end, reso ancora più piacevole<br />
da un sole caraibico che ci ha<br />
fatto dimenticare di trovarci ancora<br />
nel cuore dell’inverno.<br />
L’appuntamento per la carovana<br />
dei camper era già nel pomeriggio<br />
di venerdì 4 sul lungomare di<br />
Oliveri, in modo tale da spostarsi la<br />
mattina dell’indomani di buon ora a<br />
Monforte San Giorgio, dove ad attenderci<br />
alle 9,30 c’era già la Polizia<br />
Municipale che ha fatto da staffetta<br />
alla ventina di camper presenti per<br />
farli sistemare all’interno del campo<br />
sportivo, la cui eccellente collocazione,<br />
proprio in mezzo all’abitato, ci<br />
ha poi permesso di girare in lungo e<br />
in largo nel borgo in piena autonomia,<br />
godendo a pieno di tutte le fasi<br />
della manifestazione in corso.<br />
L’accoglienza è stata delle<br />
migliori, grazie alla sapiente organizzazione<br />
del presidente della Pro<br />
Loco dottor Recupero, che ci ha fatto<br />
da guida e angelo custode, ammaliandoci<br />
letteralmente con le sue notevoli<br />
doti di fabulatore e di grande<br />
appassionato della storia e delle tradizioni<br />
del suo paese.<br />
In effetti il piccolo borgo, disteso<br />
su alcune colline con vista sul<br />
golfo di Milazzo e sulle Eolie, è stato<br />
un’autentica scoperta per le opere<br />
d’arte, di archeologia e di folclore<br />
che custodisce nel suo nucleo. Le<br />
sue origini si fanno risalire ai Sicani,<br />
come dimostrano alcuni ritrovamenti<br />
di reperti nei dintorni, anche se<br />
l’abitato giunto fino a noi si rifà al<br />
tempo della conquista araba, quan-<br />
Il gruppo dei nostri soci durante l’escursione al Colle dell’Immacolata<br />
che sovrasta Monforte San Giorgio<br />
do una fortezza situata sul punto più<br />
alto del colle dominava la piana sottostante,<br />
rendendo il luogo decisamente<br />
appetibile per la facilità di difesa<br />
di tutto il contado. E anche il<br />
nome, Monforte, testimonia la funzione<br />
difensiva, mentre è dal nome<br />
del patrono locale (San Giorgio) che<br />
è completato il nome.<br />
L’altare del SS. Sacramento all’interno<br />
della Chiesa Madre di Monforte<br />
Per i nostri soci l’esplorazione<br />
del paese ha avuto inizio dai<br />
suoi vicoletti acciottolati, sovrastati<br />
da archi e scalinate di impronta araba,<br />
che seguono l’andamento in for-<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 13<br />
te pendenza delle case addossate le<br />
une alle altre, fino a formare una<br />
sorta di gomitolo di costruzioni che<br />
copre le colline in un insieme di pietre<br />
e tegole; la piazza principale è<br />
dominata dalla facciata della Chiesa<br />
Madre, risalente al ‘400, con un portale<br />
tardo-gotico e un interno ricco<br />
di pale d’altare e di statue di scuola<br />
gaginiana, oltre al pezzo forte ospitato<br />
nella cappella del SS. Sacramento,<br />
che mostra il magnifico altare,<br />
una notevole opera di scultura<br />
cinquecentesca, impreziosito da dorature<br />
e sormontato da una stanza<br />
in miniatura che raffigura l’Ultima<br />
Cena, racchiusa da un insieme di<br />
decorazioni di grande impatto.<br />
La tappa seguente è stata<br />
presso il Colle dell’Immacolata, che<br />
domina l’abitato e che è scandito da<br />
una serie di grotte usate nell’età del<br />
bronzo come tombe e divenute attorno<br />
all’VIII secolo rifugio per i monaci<br />
basiliani fuggiti dal vicino oriente<br />
per sfuggire alla furia degli iconoclasti,<br />
che non tolleravano che si raffigurasse<br />
il divino; in seguito al loro<br />
arrivo le grotte divennero celle di<br />
eremitaggio e piccole cappelle, prima<br />
di essere trasformate nei secoli<br />
successivi in stalle per il bestiame,<br />
tutti usi chiaramente delineati al loro<br />
interno, tanto che la loro visita equivale<br />
ad una sorta di viaggio indietro<br />
nel tempo di grande interesse, dato<br />
che si distinguono i loculi tombali,<br />
ma anche gli scarsi resti di affreschi<br />
e gli angoli destinati alle mangiatoie.
Un momento della sfilata in costume che rievoca l’ingresso del conte<br />
Ruggero a Monforte San Giorgio<br />
Alle pendici del colle perfino le case<br />
addossate le une alle altre inglobano<br />
al loro interno delle cavità di roccia,<br />
tanto da essere per metà case costruite<br />
e per metà grotte.<br />
Un’altra delle caratteristiche<br />
che abbiamo notato nel corso della<br />
salita verso la sommità del colle è<br />
stata la presenza di diverse edicole<br />
votive della Via Crucis, sormontate<br />
da decorazioni di impronta pagana,<br />
in una sorta di affascinante commistione<br />
di sacro e profano che testimonia<br />
come anche da queste parti<br />
vi sia stato nei secoli antichi parecchio<br />
sincretismo religioso prima<br />
dell’affermazione definitiva del cristianesimo<br />
a scapito del paganesimo.<br />
Nel punto più alto del colle, insieme<br />
ai resti del castello distrutto da<br />
un terremoto, si innalza un piccolo<br />
santuario dedicato all’Immacolata,<br />
sotto il quale vi è una grotta adibita a<br />
cripta e ad ossario, mentre alle sue<br />
pendici vi sono ancora grotte degli<br />
eremiti basiliani e la Fontana di Abramo,<br />
sorvegliata da un’antica testa<br />
in pietra.<br />
Dopo questo affascinante<br />
excursus nel passato cittadino, reso<br />
ancora più intrigante dalle appassionate<br />
spiegazioni del dottor Recupero,<br />
siamo tornati nel cuore del borgo,<br />
dove già si allestivano gli stand<br />
di prodotti tipici, alimentari e non,<br />
per la manifestazione del pomeriggio,<br />
in parte sistemati anche<br />
all’interno di una ennesima e suggestiva<br />
grotta. E poi, dopo un pranzo<br />
veloce, ci siamo spostati di nuovo<br />
lungo le viuzze medievali che, quasi<br />
per magia, si sono pian piano popolate<br />
di nobili in costume dell’XI secolo,<br />
di crociati, di pulzelle, di dame, di<br />
cavalieri, di musici e di sbandieratori,<br />
dando vita ad un suggestivo<br />
viaggio indietro nel tempo, fino<br />
all’epoca di Ruggero il normanno,<br />
venuto a liberare la Sicilia dalla dominazione<br />
araba. Eravamo ormai<br />
proiettati nel cuore della Katabba, la<br />
manifestazione organizzata ogni anno<br />
dalla Pro Loco di Monforte dalla<br />
metà di gennaio al 5 febbraio per<br />
rievocare l’ingresso nell’abitato del<br />
conte Ruggero e la conseguente liberazione<br />
dai mussulmani.<br />
Il nome katabba deriva da<br />
una sonata tradizionale che è un affascinante<br />
succedersi di ritmi realizzati<br />
da campane e da tamburi che<br />
viene eseguita un’ora prima dell’alba<br />
e un’ora dopo il tramonto e che simboleggia<br />
quello che avvenne con<br />
l’arrivo di Ruggero il normanno, dato<br />
che la katabba inizia con l’imitazione<br />
del passo del cavallo del messaggero<br />
che annuncia l’arrivo del liberatore,<br />
proseguendo poi con il passo del<br />
cammello cavalcato da Ruggero, ed<br />
il ritmo aumenta sempre di più per<br />
imitare il galoppo dei cavalli<br />
dell’esercito conquistatore e la fuga<br />
disordinata degli infedeli.<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 14<br />
Nel corso dei vari week-end<br />
in cui si svolge la manifestazione si<br />
svolgono spettacoli di falconeria, caroselli<br />
equestri, giostre medievali e<br />
degustazioni di piatti medievali,<br />
mentre l’ultimo giorno, che è per<br />
l’appunto il 5 febbraio, ha luogo lo<br />
sfarzoso corteo storico che vede sfilare<br />
il conte Ruggero insieme alla<br />
sua coloratissima corte inguainata<br />
nei costumi che riproducono fedelmente<br />
le atmosfere medievali dell’XI<br />
secolo, in un tripudio di suoni e colori<br />
che è un’autentica gioia per gli occhi.<br />
Sembra di essere trascinati davvero<br />
indietro fino al medioevo, mentre<br />
gli sbandieratori lanciano le bandiere<br />
verso il cielo, le odalische ballano<br />
al suono delle ciaramelle e gli<br />
artisti di strada si esibiscono insieme<br />
ai mangiafuoco, fino al gran finale,<br />
quando in piazza IV Novembre, davanti<br />
alla scenografia della Chiesa<br />
Madre, vengono consegnate le chiavi<br />
della città al Conte Ruggero che<br />
solennemente le accetta, cambiando<br />
il futuro della Sicilia, che viene così<br />
sottratta alla sfera mussulmana.<br />
Dopo questo entusiasmante<br />
spettacolo ci siamo dispersi attraverso<br />
le viuzze del centro, impegnati a<br />
seguire visite guidate del cuore cittadino,<br />
o ad assaggiare i piatti medievali<br />
in vendita nei vari stand, a base<br />
di arancine dell’emiro, di quaglio di<br />
madonna Concella, cioè ceci e cotiche,<br />
o di panem et porcus, cioè di<br />
pane con salsiccia o porchetta, ma<br />
non prima di aver cambiato gli euro<br />
con la moneta medievale presso il<br />
Banco del Cambio, in un completo<br />
tuffo nel medioevo. E poi dopo esserci<br />
così rifocillati c’è stato l’imba-razzo<br />
della scelta per continuare a godersi<br />
la serata, tra concerti d’arpa, levature<br />
del malocchio per mano di una signora<br />
esperta nel contrastare la sfortuna,<br />
investiture di giovani Cavalieri<br />
dell’Ordine della Katabba, che ha visto<br />
come protagonisti anche i nostri<br />
Willy e Giulio, in un crescendo di animazione,<br />
folclore e divertimento che ci<br />
ha conquistato completamente.<br />
Uno degli stand preso d’assalto dai<br />
nostri soci
Il momento culminante della Katabba, con la consegna delle chiavi del<br />
paese al conte Ruggero, liberatore dai mussulmani<br />
Grazie al servizio di bus<br />
navetta siamo poi tornati al nostro<br />
“accampamento” con i piedi completamenti<br />
cotti dall’intensa giornata<br />
per sprofondare nel sonno del<br />
giusto, interrotto un’ora prima<br />
dell’alba nuovamente dal suono<br />
della katabba che rievocava ancora<br />
una volta l’arrivo del gran conte<br />
Ruggero e del suo esercito liberatore…<br />
La mattina della domenica<br />
siamo prosaicamente tornati al nostro<br />
presente, svegliandoci da questo<br />
magnifico sogno ad occhi aperti,<br />
ma per fortuna il programma<br />
prevedeva ulteriori piacevoli scoperte.<br />
Così la carovana dei camper<br />
si è spostata fino al vicino borgo<br />
marinaro di Spadafora, su cui si<br />
innalza un suggestivo castellofortezza,<br />
sorto intorno ad<br />
un’originaria torre medievale a<br />
pianta quadrata, riadatta per la difesa<br />
dalle incursioni saracene e la<br />
segnalazione costiera alla fine del<br />
‘500 e trasformata infine in residenza<br />
nobiliare nel ‘700. Ai giorni<br />
nostri il maniero, dopo attenti restauri,<br />
è tornato a nuova vita per<br />
essere al centro di numerosi eventi<br />
culturali.<br />
In particolare noi abbiamo<br />
potuto ammirare un’interessante<br />
mostra sui fari siciliani e sui guardiani<br />
dei fari, attraverso una visita<br />
guidata organizzata con il benvenuto<br />
del presidente della Pro Loco<br />
di Spadafora dottor Piero Giacobella<br />
e resa interessantissima dalle<br />
Il presidente della Pro Loco di Spadafora Piero Giacobella fra i nostri<br />
Maurizio Karra e Alfio Triolo<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 15<br />
competenti spiegazioni del maresciallo<br />
della Marina Militare Bonfiglio,<br />
che ci ha accompagnato lungo<br />
un interessante excursus sui 49<br />
fari principali che circondano la Sicilia<br />
e sugli oltre 100 fari secondari<br />
delle sue coste, facendoci realizzare<br />
una volta di più l’importanza di<br />
questo tipo di istallazioni per la sicurezza<br />
della navigazione.<br />
Ne è seguita una interessante<br />
dissertazione sulla storia di<br />
questo tipo di istallazioni, sulle caratteristiche<br />
costruttive e sulla loro<br />
evoluzione, sull’importanza cruciale<br />
delle luci che alla loro sommità<br />
di notte avvertono della presenza<br />
della costa e sul legame simbiotico<br />
che accomuna i fari ai loro guardiani,<br />
uomini sospesi tra mare e<br />
cielo, padroni di una nave ancorata<br />
al terreno, destinati alla solitudine,<br />
ma temprati dal coraggio che li fa<br />
assistere anche a terribili tempeste,<br />
facendo in modo che non si<br />
spenga mai quella minuscola luce<br />
nella notte che avvisa i naviganti<br />
del pericolo imminente o della salvifica<br />
presenza della costa…<br />
Un angolo della mostra allestita<br />
dalla marina Militare al castello di<br />
Spadafora sui fari di Sicilia<br />
Dopo aver visitato anche il<br />
piano nobile del castello, ancora in<br />
attesa di una definitiva sistemazione,<br />
il gruppo si è sciolto, tra chi<br />
prendeva la via di casa e chi rimaneva<br />
a godersi ancora per qualche<br />
ora il sole nella splendida spiaggia<br />
cittadina sotto il cielo azzurro porcellana;<br />
ma tutti ci siamo ritrovati<br />
a percorrere la rotta del ritorno<br />
con le batterie vitali decisamente<br />
cariche, soddisfatti più che mai di<br />
questo paio di giorni trascorsi alla<br />
scoperta dei tesori della nostra isola,<br />
in fuga dalla vita quotidiana e<br />
anche dal grigio presente: destinazione<br />
medioevo…<br />
Testo di Mimma Ferrante<br />
Foto di Maurizio Karra<br />
e Larisa Ponomareva
A<br />
bbiamo dormito (per<br />
una volta!) in una suite nella più<br />
bella, armonica e leggiadra piazza<br />
del mondo: quella di San Marco a<br />
Venezia. Vi posso assicurare che, a<br />
parte lo storico caffé Cipriani, ricco<br />
di specchiere dell'800 e seducenti<br />
tavolini, ma dove un normale espresso<br />
da 80 centesimi di euro<br />
arriva a costare una dozzina di volte<br />
in più, il pensiero era solo diretto<br />
al mio camper posteggiato sotto<br />
la neve di Padova.<br />
Ora bisogna pensare che<br />
siamo nella stagione invernale e<br />
non tutto procede come nei mesi<br />
estivi. Qualsiasi camper con il<br />
migliore isolamento, come lo stirofoam,<br />
con spessore adeguato,<br />
dopo due giorni assume in ogni<br />
anfratto la stessa temperatura<br />
alla quale sia stato sottoposto esternamente.<br />
Se non si prendono adeguate<br />
precauzioni si perde l'acqua<br />
dal boiler attraverso l'elettrovalvola<br />
apposita: molti la bloccano<br />
con l'apposita forchettina,<br />
ma in caso di freddo intenso l'acqua<br />
spinge sull'antiritorno della<br />
pompa e ne distrugge i gommini;<br />
il serbatoio principale può anche<br />
ghiacciare, ed essendo ora costruito<br />
in vetroresina, tutte le incrostazioni<br />
si distaccano sfaldan-<br />
Parliamo di tecnica<br />
In camper col freddo e la neve<br />
dosi e può non bastare il ripulirlo<br />
accuratamente perché si intasano<br />
i tubi e la deformazione dei<br />
gommini della pompa, molto delicati;<br />
e questo non ne assicura più<br />
il buon funzionamento. Tutti i tubi<br />
si irrigidiscono, allentando le<br />
fascette: un vero disastro. Bisogna<br />
quindi prevenire quando si è<br />
in tempo evitando che si ghiacci<br />
tutto. Come? Continuando a tenere<br />
caldo l'ambiente interno del<br />
proprio camper.<br />
Se si disponesse di una<br />
fonte energetica esterna quale<br />
una colonnina a 220 volt, non ci<br />
sarebbero problemi insormontabili;<br />
ma in un’area priva di allacciamento<br />
elettrico o in un parcheggio,<br />
e quindi lontano da<br />
campeggi, si può ricorrere alle<br />
fonti interne di energia, cioè<br />
bombole di gas, rigorosamente di<br />
propano, o nafta, che alimentano<br />
la stufa di bordo.<br />
Purtroppo i ventilatori che<br />
diffondono strategicamente il calore<br />
assorbono solo energia dalla<br />
batteria ausiliaria che, pur se in<br />
ottime condizioni, con il freddo dimezza<br />
le proprie prestazioni dando<br />
una autonomia di qualche ora, che<br />
non è eufemistico dire irrisoria. E'<br />
possibile ricaricarla con uno o più<br />
pannelli fotovoltaici, ma non deve<br />
nevicare né ci deve essere cielo<br />
Camper e neve: un’accoppiata non sempre facile, sia in corso di<br />
viaggio che in sosta<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 16<br />
nuvoloso, perché il loro rendimento<br />
è ottimale solo con una buona<br />
insolazione diretta. Si può solo<br />
sperare nella messa in moto, per<br />
almeno un'ora, del motore usato<br />
come carica batterie.<br />
E' indubbio che il camper<br />
sia un mezzo che va usato sempre<br />
come mezzo di trasporto e di vita,<br />
e più è usato, più esso è caldo all'interno;<br />
certo, in alcune condizioni<br />
potrebbe usarsi un generatore<br />
autonomo per la ricarica delle batterie;<br />
i gruppi più moderni godono<br />
di un'ottima insonorizzazione, ma il<br />
rumore personalmente lo trovo insopportabile<br />
e poi, in ogni caso, c'è<br />
bisogno di una presenza costante.<br />
Adoperando continuamente il camper<br />
non ho mai sentito codeste necessità.<br />
A questo punto è conveniente<br />
ricercare un vicino sito coperto<br />
e con colonnina presente;<br />
si può anche svuotare tutto l'impianto<br />
idrico per il tempo necessario;<br />
e per un'uscita sulla neve<br />
basta solo aver previsto un rigoroso<br />
controllo meccanico con sostituzione<br />
dell'olio motore di gradazione<br />
adeguata: un 5/40 multigrado<br />
è sufficiente fino a -25,<br />
come il liquido refrigerante, o<br />
quello lavavetro. Per quanto riguarda<br />
la nafta, essa è prevista<br />
già additivata per evitare la coagulazione<br />
delle paraffine, che se<br />
riuscissero a formarsi distruggerebbero<br />
la meccanica.<br />
Rimane il controllo della<br />
trazione: le gomme dovrebbero<br />
essere nuove, cioè con un<br />
massimo di tre anni di vita e con<br />
non più di trentamila chilometri,<br />
e possibilmente da neve, cioè con<br />
mescola morbida eliminando i<br />
normali pneumatici-camping nati<br />
contro le deformazioni da lunghe<br />
stasi; ad evitare il montaggio<br />
delle catene, da tenersi sempre<br />
comunque a bordo, evitare i<br />
viaggi durante le ore nelle quali<br />
può presentarsi il ghiaccio, come<br />
le ore notturne e le prime ore del<br />
mattino. E allora si può<br />
soggiornare senza pensieri;<br />
perfino …a Piazza San Marco!<br />
Giuseppe Eduardo Spadoni
Compatto e innovativo<br />
Fra i modelli <strong>2011</strong> della nuova serie T-Loft di Elnagh, semintegrali con un letto matrimoniale<br />
basculante in più, ecco il T-Loft 31, comodo pur senza essere molto lungo, elegante pur<br />
se con costi contenuti<br />
F<br />
ra tutte le aziende del<br />
Gruppo SEA, Elnagh è quella che si è<br />
dotata, all’interno della sua produzione<br />
di semintegrali, di una intera linea<br />
di modelli – la T-Loft - con un letto<br />
matrimoniale basculante in più adatto<br />
a ospitare ogni tanto amici o figli o<br />
un’altra coppia: una soluzione innovativa<br />
che consente di avere<br />
all’occorrenza due posti letto in più<br />
(un secondo matrimoniale) nelle ore<br />
notturne senza rubare spazio interno<br />
durante il giorno. A Parma è stato<br />
presentato, fra gli altri modelli, il T-<br />
Loft 31, un veicolo abbastanza compatto,<br />
lungo poco più di sei metri e<br />
mezzo, che si fa davvero ammirare<br />
per le soluzioni adottate e per il<br />
prezzo di sicuro interesse.<br />
Il T-Loft 31, nuovo semintegrale con letto basculante della Elnagh. In<br />
basso un’immagine d’insieme del veicolo scattata dalla cabina di guida<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 17<br />
Elnagh T-Loft 31<br />
Tipologia: semintegrale<br />
Meccanica: Fiat Ducato 2.3 130 cv<br />
Lunghezza: m. 6,58<br />
Larghezza: m. 2,35<br />
Altezza: m. 2,87<br />
Posti omologati: n. 4<br />
Posti letto: n. 4 (1 matrimoniale<br />
alla francese + 1 matrimoniale<br />
basculante)<br />
Serbatoio acque chiare: l. 100<br />
Serbatoio acque grigie: l. 100<br />
WC: kasset l. 18<br />
Riscaldamento e boiler: sistema<br />
integrato a gas Truma Combi C40<br />
Frigorifero: trivalente l. 117<br />
Cucina: piano cottura 3 fuochi<br />
Oblò: 1 cm. 70x50 + 1 cm. 40x40 +<br />
1 funghetto di sfiato in bagno<br />
Prezzo: € 43.920 chiavi in mano<br />
Diciamo subito che, come gli<br />
altri modelli di questa linea, l’eleganza<br />
del veicolo emerge subito fin dall’ esterno,<br />
dato che la cabina anteriore –<br />
parliamo di una meccanica Fiat Ducato<br />
da 2,3 litri – non è bianca ma colorata<br />
in grigio argento, con due strisce<br />
colorate che raccordano in alto e in<br />
basso la cabina alla cellula abitativa.<br />
La pianta interna vede nella<br />
zona anteriore divisa fra la doppia dinette<br />
classica dietro il sedile di guida<br />
e il vano di lavoro con cucina, lavello<br />
e frigo basso dietro il sedile del passeggero.<br />
Al di sopra delle finestre laterali<br />
una coppia di pensili per lato e il
asculante, di dimensioni generose (è<br />
largo 145 cm.), che si abbassa attraverso<br />
delle guide mentre di giorno<br />
funge da tetto dell’abitacolo con le luci<br />
a led incorporate. L’unico prezzo che<br />
si paga con questa soluzione (ma<br />
un po’ in tutti i semintegrali così<br />
strutturati) è la capienza dei pensili<br />
sotto il basculante, ovviamente un<br />
po’ più piccoli sia in altezza che in<br />
profondità rispetto a quelli di un<br />
veicolo “normale”.<br />
Nella parte posteriore del<br />
mezzo troviamo a destra, dietro la<br />
dinette, il letto basso alla francese; a<br />
sinistra, accanto alla porta di ingresso<br />
alla cellula, l’armadio e a seguire<br />
la porta che dà accesso al bagnetto,<br />
con lavandino angolare, w.c. girevole<br />
e vano doccia separato e richiudibile<br />
con porta a soffietto rigida.<br />
Fra le dotazioni del mezzo<br />
segnaliamo lo spessore di 70 mm.<br />
La zona anteriore del veicolo con il basculante chiuso e, in basso, aperto<br />
Il piano di lavoro accanto alla dinette con piano cottura, frigo e lavello<br />
del pavimento con le pareti e il<br />
tetto in fibra di vetro che assicurano<br />
ottime capacità di coibentazione<br />
e insonorizzazione; la tappezzeria<br />
coordinata fra dinette e<br />
sedili della cabina, l’interessante<br />
connubio nel colore ciliegio e bianco<br />
dei mobili, il sistema integrato<br />
per il riscaldamento della cellula e<br />
dell’acqua Truma Combi C40 a<br />
gas. Tutto questo con meno di<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 18<br />
Il bagnetto del T-Loft 31<br />
44.000 euro, chiavi in mano, con<br />
motorizzazione Ducato 2.300 da<br />
130 cavalli, telaio ribassato e asse<br />
posteriore allargato per offrire la<br />
massima stabilità nella guida anche<br />
in caso di strada con molte curve o<br />
con vento laterale.<br />
Maurizio Karra
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 19
No limits<br />
Un mansardato al top della produzione italiana, che potremmo definire “spettacolare” per la<br />
sua linea e i suoi interni: ma ovviamente, dato il costo, riservato davvero a pochi...<br />
M<br />
obilvetta ha presentato<br />
all’ultimo Salone del Camper di Parma<br />
una nuova linea di veicoli, i motorhome<br />
della serie S-Yacht, con lo<br />
scopo per nulla malcelato di collocarli<br />
nella fascia più alta della produzione<br />
italiana, affiancandoli alla serie già<br />
esistente di motorhome (la linea K-<br />
Yacht) che era entrata in produzione<br />
già da oltre un anno e che aveva portato<br />
alla casa del Gruppo SEA ottimi<br />
riscontri; ma, vi chiederete, dato che<br />
i numeri – data la tipologia del prodotto<br />
– non possono assolutamente<br />
garantire gli stessi ritorni in termini di<br />
vendite rispetto a quelli dei mansardati<br />
e dei semintegrali, che bisogno<br />
c’era di “strafare” con una nuova serie<br />
Mobilvetta S-Yacht 103<br />
Tipologia: motorhome<br />
Meccanica: Fiat Ducato 2.3 130 cv<br />
Lunghezza: m. 7,49<br />
Larghezza: m. 2,35<br />
Altezza: m. 2,89<br />
Posti omologati: n. 4<br />
Posti letto: n. 4 (2 matrimoniali,<br />
il primo in coda a isola, il secondo<br />
basculante)<br />
Serbatoio acque chiare: l. 130<br />
Serbatoio acque grigie: l. 130<br />
WC: kasset l. 19<br />
Riscaldamento: Alde a gasolio<br />
Boiler: a gas ed elettrico<br />
Frigorifero: trivalente l. 150<br />
Cucina: piano cottura 3 fuochi + forno<br />
Oblò: 1 cm. 90x60 + 1 cm. 70x50 +<br />
1 cm. 40x40 + 2 cm. 28x28 con<br />
ventola in bagno<br />
Prezzo: € 96.750 chiavi in mano<br />
Il nuovissimo motorhome di Mobilvetta:<br />
una linea filante e nel contempo imponente<br />
di motorhome ancor più elegante e<br />
ricca di quella già esistente, soprattutto<br />
in un periodo di crisi?<br />
E’ evidente che la strategia<br />
di marketing messa in campo da<br />
Mobilvetta tende a superare questo<br />
periodo di “magra” e a spostare<br />
l’attenzione del veicolo ricreazionale<br />
su una nuova fascia di pubblico,<br />
molto esigente, diciamo pure abbastanza<br />
ricca da potersi permettere<br />
veicoli da 100 mila euro, ma che dal<br />
veicolo acquistato pretendono tutto<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 20<br />
e al top. E’ evidente che i numeri<br />
previsti nelle vendite non sono quelli<br />
della produzione per il segmento<br />
“mass market”, ma quelli assai più<br />
modesti di un pubblico di nicchia, che<br />
si può permettere questo registro di<br />
spesa senza battere ciglio, magari al<br />
posto di uno yacht di mare, ma nutrendo<br />
verso lo “yacht di terra” (non<br />
per nulla il nome della linea è proprio<br />
quello) delle aspettative di lusso e<br />
stile uguali a quelle che sfoggerebbe<br />
se fosse un’imbarcazione.
Due immagini della cellula abitativa del motorhome: in alto la zona<br />
living anteriore, in basso la camera da letto matrimoniale posteriore,<br />
richiudibile da una porta scorrevole per offrire la massima privacy<br />
Si spiega così l’accuratezza<br />
dei materiali di costruzione, la qualità<br />
dell’impiantistica (per esempio la<br />
scelta del riscaldamento Alde che si<br />
trova solo su pochi mezzi di fascia<br />
altissima in tutta Europa), quella dei<br />
rivestimenti della cellula abitativa,<br />
per renderla quanto più preservata<br />
dagli sbalzi termici, e la massima cura<br />
degli interni, dai grandi oblò sul<br />
tetto (di cui uno da cm. 60x90 e un<br />
altro da cm. 50x70) ai legni pregiati<br />
del mobilio e alla pelle (vera pelle,<br />
intendiamoci) per le tappezzerie.<br />
Per quanto riguarda la pianta,<br />
questo modello presenta nella<br />
parte anteriore una vasta zona living<br />
con tavolo centrale, divano a elle<br />
dietro il sedile del guidatore e un<br />
piccolo divanetto laterale dietro il<br />
sedile del passeggero, così da avere<br />
sei posti a tavola; al centro, accanto<br />
alla porta di ingresso un mobile vetrina<br />
nasconde la colonna frigo +<br />
forno, mentre nella parete opposta è<br />
sistemata la zona cucina a elle con<br />
piano cottura a tre fuochi e lavello.<br />
Una porta scorrevole nasconde la<br />
zona notte, con letto matrimoniale a<br />
isola e addirittura una sorta di doppio<br />
servizio: da un lato cabina doccia<br />
e lavello, dalla parte opposta gabinetto<br />
e secondo lavello; e ognuno<br />
dei due servizi è dotato di oblò con<br />
ventola!<br />
Insomma, qui il lusso è davvero<br />
sfrenato come nei grandi yacht<br />
per milionari, e quindi poco comporta<br />
se per acquistarne un esemplare<br />
occorrano poco meno di 100 mila<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 21<br />
euro: sono pochi coloro che se lo<br />
possono permettere, ma Mobilvetta<br />
ha pensato proprio a quei pochi!<br />
La zona cucina e, nelle due immagini<br />
più in basso, il “doppio servizio”<br />
di questo lussuoso Mobilvetta<br />
Maurizio Karra
Il nostro viaggio in Russia<br />
La prima parte del grande reportage sulla Russia, dalla frontiera fino alla visita di Mosca<br />
L’<br />
appuntamento è alla<br />
stazione di Zilupe in Lettonia: un<br />
paesino a pochi km dalla frontiera<br />
russa con un piccolo bazar con ceste<br />
di pesce e carne essiccati, birra,<br />
vodka, frutta, dolci, mosche,<br />
dove faccio scorta di acqua minerale,<br />
per gli usi di cucina, oltre a<br />
quella portata dall'Italia per bere:<br />
dalle fontane l'acqua potabile esce<br />
rossa per l'ossidazione del ferro di<br />
cui è ricca. Si tratta di un problema<br />
presente ovunque in Russia, dove<br />
infatti si beve una gradevole birra<br />
a bassa gradazione miscelata con<br />
miele, quasi una coca cola, venduta<br />
in bottiglie plastiche da 2,5 litri.<br />
La polizia ferroviaria della<br />
stazione, militarizzata, dotata di<br />
contatori geiger, esce in drappelli<br />
dalla caserma ubicata sul retro per<br />
un accurato controllo dei lunghi<br />
treni merci; molte le agenti, che<br />
prima ci hanno consentito di pernottare<br />
nella strada adiacente e<br />
che al cambio turno, per il caldo,<br />
tolgono solo gli anfibi indossando<br />
pianelle a piedi nudi. Gli orologi,<br />
già spostati avanti di un'ora nei<br />
Paesi Baltici, avanzeranno di un'altra<br />
ora all’ingresso in Russia, per<br />
quella che è detta “l'ora di Stalin”;<br />
per cui in pochi giorni, data anche<br />
l’ora legale, pranzeremo alle 10 pur<br />
essendo le 13! La melatonina in eccesso,<br />
vista la quantità di luce presente,<br />
attenuerà il piccolo fastidio.<br />
La preparazione del viaggio<br />
Le distanze dell'enorme<br />
territorio russo, il più grande del<br />
mondo, sono tali che non è pensabile<br />
la sua esplorazione via terra<br />
con mezzi normali e in autogestione,<br />
per la mancanza di vie così<br />
definite; figurarsi richiedere un<br />
campeggio che ancora non esiste!<br />
E' necessario pertanto avere una<br />
guida-interprete dappertutto, sia<br />
perché è parlato solo il cirillico, sia<br />
perché – diciamocelo - la Russia<br />
rimane ancora una nazione 'inospitale'<br />
per noi camperisti, nel senso<br />
che una corrente turistica ha bisogno<br />
di una 'predisposizione' ad<br />
essere accolta, e mentre ciò da<br />
pochi anni avviene per il turismo di<br />
massa verso St. Petesburg, per<br />
quello di 'nicchia', come quello<br />
camperistico, è necessaria una<br />
preparazione specifica più articolata,<br />
come ben sappiamo. Noi ci<br />
siamo affidati all’agenzia “San Pietroburgo”,<br />
pubblicizzata anche nelle<br />
schede informative del nostro<br />
<strong>Club</strong>.<br />
Dopo svariate telefonate a<br />
Milano, la ricezione di E-mail, opuscoli<br />
e libri, l'agenzia ci ha curato<br />
sia la traduzione dei vari documenti,<br />
sia l'apposizione dei visti, liberandoci<br />
dalle problematiche dirette;<br />
di essa non posso che parlar<br />
bene. Pur avendo come esperienza<br />
unica l'aggregazione nel nostro<br />
<strong>Club</strong> al quale “appartengo” da 15<br />
anni, la nuova esperienza sarebbe<br />
potuta essere molto traumatica;<br />
infatti noi camperisti siamo molto<br />
egocentrici... E così magari nel<br />
gruppo che si andrà a formare per il<br />
tour in Russia ci potranno anche<br />
essere alcuni anche a-sociali (tendenti<br />
cioè a non socializzare): di<br />
qualcuno non riusciremo a conoscere<br />
né il nome, né il suono della voce<br />
per un qualsivoglia saluto; solo conoscenze,<br />
altro che 'empatia'!<br />
L'agenzia ci ha accompagnato<br />
con personale molto preparato<br />
in un contesto specifico, ma<br />
molto raccordato: Erika, piemontese,<br />
ci guida da Zilupe, in Lettonia,<br />
fino a Mosca; Ugo, di Lecce, ci accoglie<br />
illustrandoci gli usi russi e ci<br />
accompagna nella città; Elèna, una<br />
signora moscovita, innamorata<br />
della sua città, ce la illustra; Katia,<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 22<br />
della Bielorussia, sensibile e allegra,<br />
lo fa per l'Anello d'Oro; per<br />
San Pietroburgo c'è Irina, russa,<br />
giovane mamma; Ludovica, piemontese,<br />
cura i conteggi e prepara<br />
i documenti per l'uscita in Estonia,<br />
a Narva, e quelli, d'ingresso per<br />
Kaliningrad e relative uscite per<br />
Estonia e/o Polonia; Natasha cura<br />
la logistica in Russia; Barbara,<br />
Martina, Lara, quella italiana...<br />
La dogana e l’ingresso<br />
in Russia<br />
Alle 6, ora russa, si presenta<br />
Erika che ci fornisce numeri progressivi<br />
per quanti siamo, e ci incolonna<br />
per la frontiera fra Lettonia e<br />
Russia, a soli 4 km. Su 14 equipaggi<br />
io avrò il numero 3. Ci si presenta<br />
una lunga striscia di asfalto con<br />
due strisce laterali in terra battuta,<br />
nei due sensi di marcia, dove passano<br />
Tir che ci ricoprono di polvere<br />
irrespirabile; la strada è contornata<br />
da cabine gabinetto mobili, il cui<br />
contenuto è visibile, acre, irrespirabile,<br />
ma naturale!<br />
Andremo a passo d'uomo<br />
dalle 6 alle 18. C'è l'uscita dal territorio<br />
europeo, dopo Shengen, con<br />
controlli duri, ma dove esiste anche<br />
il 'colpo d'occhio': infatti volevano<br />
arrestarmi per la mia patente,<br />
valida da 30 anni, ma un po'<br />
sfilacciata; nel piccolo tratto di<br />
frontiera ha dovuto guidare mia<br />
La lunga fila di camper fermi alla dogana lettone<br />
in attesa di varcare il confine con la Russia
moglie perché la patente internazionale<br />
non è valida entro i confini<br />
europei!<br />
Poi l'ingresso in Russia, solo<br />
due ore, con i controlli nel merito<br />
e la trascrizione nel loro<br />
database dei dati dei passaporti,<br />
con i visti, e quelli delle patenti<br />
internazionali, dei documenti del<br />
veicolo, delle assicurazioni, della<br />
delega alla guida, delle richieste e<br />
dei permessi di ingresso; se tutto è<br />
in regola, avverrà il rilascio dei<br />
permessi di transito e soggiorno,<br />
validi 30 giorni; il tutto già tradotto<br />
in cirillico e con una flemma inalterata<br />
da quanto descritto da Primo<br />
Levi nel 1945. E' effettuato pure<br />
un controllo fisico e visivo dei nostri<br />
mezzi con apertura di ogni<br />
sportellino sia interno, sia esterno;<br />
nel mio camper sale una graziosa<br />
agente che “si dona” uno spumante<br />
prelevato dal frigo. Tutto avvie-<br />
ne in vere stazioni specializzate<br />
con tanto di linee di stop da rispettare<br />
al millimetro.<br />
Alle 20, ancora in pieno<br />
sole, siamo passati tutti. Ci compattiamo<br />
e ci fermiamo dopo alcuni<br />
km alla seconda stazione di servizio,<br />
dove prendiamo confidenza<br />
con il sistema russo di rifornimento;<br />
bisogna caricare una quantità<br />
prefissata di nafta, dopo avere inserito<br />
la pompa nel serbatoio ed<br />
aver pagato i decilitri cubici voluti;<br />
solo a questo punto avverrà l'erogazione<br />
effettiva. Operazioni spiegate<br />
e cumulate dalla nostra guida<br />
alla quale affidiamo 100,00 euro<br />
per i pieni di 2200 km circa, costando<br />
la nafta anche meno di<br />
0,60 euro al litro; nel contempo ci<br />
facciamo scambiare 500,00 euro a<br />
tasso quasi uguale al corso ufficiale.<br />
Dormiremo in un angolo della<br />
stazione. Per lo scarico, possibile<br />
Il Cremlino di Mosca visto dalla Piazza Rossa; in basso la Cattedrale di<br />
San Basilio: due dei monumenti più fotografati della capitale russa<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 23<br />
solo quelle delle nere.<br />
L’indomani, di buon mattino,<br />
ci mettiamo in viaggio verso<br />
Nelìdovo; la guida prende posto<br />
nel 1° camper; 300 km assolati,<br />
quasi 38° all'ombra, con strada<br />
che, se scarificata, in ricostruzione,<br />
o in allargamento, diventa feroce,<br />
con brecciolino o asfalto sparati dai<br />
Tir: è colpito il parabrezza dell'equipaggio<br />
Napoli, al quale verrà<br />
sostituito il vetro a san Pietroburgo,<br />
dopo le formalità espletate a<br />
Mosca; ci sono anche alcuni tratti,<br />
con fondo corrucciato, tra il pavè<br />
irregolare e l'ondulazione corta,<br />
che mettono a dura prova la resistenza<br />
dei mezzi; non ci si può<br />
sincronizzare sulla “lunghezza<br />
d'onda” dell'asfalto per volarci sopra:<br />
ci si ferma e si riparte sul terreno<br />
rugoso, scansando qualche<br />
buca laterale, le pezze di rattoppo,<br />
le sconnessioni.<br />
Attraversiamo così dei passaggi<br />
a livello, con barriere mobili<br />
verticali, forse anticarro, micidiali;<br />
i centri abitati sono segnalati, con<br />
controllo della velocità e polizia<br />
nascosta. Non c'è tempo per ammirare<br />
il paesaggio, molto piatto,<br />
con enormi foreste. Mettiamo praticamente<br />
tutto il giorno per arrivare<br />
ad un motel, condizionato,<br />
dove in 4 equipaggi, abbiamo prenotato<br />
una cena tipica extra, serviti<br />
con classe da hostess. Si comincia<br />
sempre con un consommé caldo,<br />
il famoso bors'c con barbabietola<br />
e pezzetti di carne, ricoperto<br />
da gustosa panna acida; varie tartine,<br />
compreso caviale rosa; insalata<br />
russa con verdure di stagione;<br />
un secondo ricco, a base di pollo,<br />
maiale o salmone; un dessert.<br />
Mangeremo in una dozzina<br />
di ristoranti caratteristici. La birra<br />
locale, buonissima, alla spina, è<br />
relativamente cara perché gravata<br />
da alte tasse, come la vodka, per<br />
la campagna contro l'alcoolismo in<br />
atto. Ci rendiamo conto che la<br />
Russia non è abituata al caldo torrido,<br />
ma al freddo molto intenso, e<br />
tutto è improntato ad un uso invernale.<br />
Pernotteremo infine in un<br />
angolo della stazione del motel, in<br />
mezzo a decine di Tir. Un solo rubinetto.<br />
Mosca, la grande capitale<br />
Riprendiamo l’indomani la<br />
corsa verso Mosca dove arriveremo<br />
nella tarda mattinata, dopo 330<br />
km di strada più veloce, ma molto<br />
trafficata, con fondo quasi normale<br />
che diventa anche a 4 corsie. Dopo
alcune fermate per controlli, entriamo<br />
nel campeggio della capitale,<br />
che consiste in una doppia strada<br />
alberata, fresca, aderente da un<br />
lato alla Moscova, dove ci posteggiamo<br />
in fila, e dall'altro lato a impianti<br />
sportivi, inaccessibili ai camper,<br />
con in fondo un cannello d'acqua<br />
dal quale si attinge o in modo<br />
empirico o con lunghissimi tubi<br />
personali dotati di tutti i possibili<br />
attacchi; una sola presa di corrente<br />
con 5 diramazioni, a terra a 40<br />
metri, riuscirà ad alimentarci tutti,<br />
con volontario spirito di adattamento.<br />
Lo scarico delle acque nere<br />
è a 100 metri: un buco a terra ricoperto<br />
da due tavolette mobili ed<br />
un rubinetto. Mi dicono che ci sono<br />
ottime docce calde; noi, mia moglie<br />
ed io, adoperiamo sempre i<br />
servizi di bordo.<br />
Una sistemazione spartana,<br />
quindi, ma con il vantaggio di<br />
essere dentro l'unica stazione metrò<br />
fuori terra. Dopo circa 500 metri,<br />
che dovremo percorrere sia<br />
all'andata sia al ritorno, sempre e<br />
comunque, con pullman che ci aspetta,<br />
visitiamo Mosca, con il suo<br />
traffico di 3.500.000 auto. A fronte<br />
di migliaia di SUV e di berline lussuose,<br />
conto solo 3 Trabant, d'epoca,<br />
superstiti delle famose 900.000<br />
auto di plastica e cartone pressato<br />
costruite nella DDR per tutti i Paesi<br />
dell'Unione Sovietica & C., auto di<br />
prima motorizzazione, come le nostre<br />
500, ma dotate di potenti riscaldatori<br />
autonomi.<br />
Mosca è una città cosmopolita,<br />
abituata ad esser capitale senza<br />
riserve mentali; la percorriamo comodamente<br />
seduti sul pullman,<br />
ammirandola nei suoi elementi architettonici<br />
essenziali. Proseguiamo<br />
a piedi sulla via Arbat, ristrutturata e<br />
resa uguale a tutte le vie pedonali<br />
conosciute, da quella che era una<br />
via scomoda per il regime degli anni<br />
80. La percorriamo singolarmente<br />
effettuando acquisti pur non conoscendo<br />
la lingua. Controlliamo con<br />
rigore il made in Russia.<br />
Attiguo al famoso Monastero<br />
delle Vergini, visitiamo il cimitero<br />
Novodevichi, nel quale con vera<br />
enfasi esternataci dalla nostra guida,<br />
quasi riviviamo la stessa passione<br />
dei moscoviti verso i propri<br />
eroi ai quali si inchina giornalmente<br />
con la deposizione di mazzi di<br />
fiori freschi. Conosciamo così la<br />
storia dell'amato comico teatrale<br />
Nikulin, della prima ballerina del<br />
Bol'soj, di Prokofiev, di Eltsin, con i<br />
colori della bandiera della Confe-<br />
Una stazione della metropolitana di Mosca e, in alto, il monumento ai<br />
soldati sovietici eroi della II Guerra Mondiale al suo interno<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 24
derazione Russa in tre tipi di<br />
marmo degli Urali, del discusso<br />
Kruscev con monumento funebre<br />
in marmo metà bianco, perché<br />
vincitore sugli odiati nazisti, e metà<br />
nero perché osò discutere Stalin,<br />
di Raissa Gorbaciova; e poi<br />
quelli di Gogol, Cechov, Majakovskij,<br />
Puskin, del regista Ejsenstejn,<br />
dell'ingegnere Iliuscin, di<br />
generali, di eroi. La città è ricca di<br />
musei dedicati a molti di loro, che<br />
non visiteremo; né potremo assistere<br />
ad uno spettacolo di balletti<br />
del Bol'soj, perché i posti sono<br />
esauriti; d'altra parte il biglietto<br />
sarebbe costato 600,00 euro al<br />
botteghino! All'uscita fa bella mostra<br />
di sé la prima stazione di servizio<br />
del 1920.<br />
Si va quindi sulla Moscova in<br />
battello; ammiriamo Mosca dal suo<br />
amato fiume, lungo 86 km, sui cui<br />
argini decine di famiglie ignude si<br />
godono questo caldo al quale non<br />
sono abituati. La guida ci inonda di<br />
descrizioni molto esaustive, ma dimenticate<br />
in fretta; capisco come ciò<br />
sia solo il preludio di una visita più<br />
approfondita. Per il caldo si approfitta<br />
del bar di bordo. Ecco che vediamo<br />
dall’esterno la cattedrale di San<br />
Basilio, le mura del Cremlino con la<br />
torre Spasskaya; e la statua dedicata<br />
a Colombo, alla quale fu sostituita<br />
la testa originale con quella di Pietro<br />
il Grande; per poi giungere davanti<br />
alla fedele copia della Casa Bianca...<br />
Si prosegue con lo Shuttle sovietico<br />
mai messo in orbita e con i palazzi<br />
nobiliari...<br />
Il monumento a Juri Gagarin, il<br />
primo uomo nello spazio<br />
Andiamo quindi a visitare<br />
alcune delle 185 stazioni della metropolitana,<br />
tutte artistiche e di classe; il<br />
metrò spesso passa sotto la Moscova<br />
superando i 100 metri di profondità;<br />
lo useremo imparando la metodologia<br />
relativa; i biglietti, dal costo irrisorio,<br />
sono letti con tesserini a contatto<br />
magnetico; è usato regolarmente<br />
da oltre 8 milioni di persone; l'affollamento<br />
è garantito; il contatto<br />
diretto con i viaggiatori russi colpisce<br />
per la gentilezza che si manifesta nel<br />
loro cedere il passo o con insistenza,<br />
il posto a sedere, anche se rifiutato.<br />
Forse è solo educazione?<br />
Il monumento a Cristoforo Colombo:<br />
la testa del grande viaggiatore italiano<br />
fu sostituita a un certo punto da<br />
quella dello Zar Pietro il Grande<br />
La frequenza, un treno al minuto,<br />
moderno, è inalterata dal 1935<br />
(il 1° metrò fu a Sokol'niki-<br />
Komsomol'skaja) ed è segnalata anche<br />
a voce; le scale mobili, un’unica<br />
rampa, lunga, veloce, dura pur sempre<br />
alcuni minuti: bisogna tenersi<br />
prima di impegnarle ed evacuarle subito<br />
all'arrivo; ammiriamo i grandi<br />
pannelli in altorilievo che, sotto il potere<br />
di Stalin, fungevano da esaltazione<br />
della dittatura del proletariato, ereditata<br />
dai bolscevichi di Lenin, con<br />
maggioranza governante, democratica,<br />
ma utopica, del 90% rispetto al<br />
10% dei ricchi borghesi e aristocratici;<br />
stazioni non avulse da una ricchezza<br />
e bellezza inusitata, con enormi<br />
lampadari e migliaia di luci,<br />
marmi pregiati lucidati a mano da<br />
operose donne, oggi non sappiamo<br />
se nostalgiche o costrette, smalti,<br />
mosaici, pitture, affreschi.<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 25<br />
Molte stazioni sono state<br />
premiate, come sulla linea Kol'cevaja<br />
finita nel 1953 per l'Expo di<br />
Bruxelles, contornata da pannelli in<br />
alabastro in stile neoclassico, 72<br />
pilastri ottagonali in marmi pregiati,<br />
lunga 190 metri, alta 9, o la<br />
Kropotkinskaja, sempre con lampadari<br />
grandiosi. In queste si nota<br />
un indottrinamento politico, antesignano<br />
del televisivo, per l'acquisizione<br />
di consenso; ogni stazione<br />
ha un nome, una sua storia ed è<br />
dedicata in genere ad eroi dell'Unione<br />
Sovietica, come Meliniskij,<br />
ucràino, il cui mosaico è appena<br />
crollato alla stazione Kievskaja.<br />
Nel secondo giorno di permanenza<br />
a Mosca visitiamo la cittadella<br />
fortificata del Kremlino, massima<br />
espressione del potere unico,<br />
politico ed ecclesiastico, come si esprime<br />
in Russia. Entriamo dalla torre<br />
Troickaja. Le mura sono lunghe 2,2<br />
km, alte fino a 17 metri, spesse 5,<br />
contornate da 20 torri quadrate o<br />
circolari alte fino a 74 metri, decorate<br />
da artisti italiani come Marco Bono o<br />
Bon Frjazin da cui stile frjazin o mediterraneo;<br />
sulle 5 più alte sono state<br />
montate le stelle simbolo dei Soviet a<br />
5 punte, in rubino sintetico, su cuscinetti<br />
a sfere, mobili al vento; la più<br />
piccola ha un diametro di 3 metri e<br />
pesa 3 tonnellate; nel perimetro dalla<br />
forma triangolare, si mostrano 4 cattedrali,<br />
il palazzo del Senato, del Terem,<br />
non visitabile se non dai capi di<br />
stato, il palazzo presidenziale, quello<br />
dei congressi, l'Armeria di Stato, l'Arsenale....<br />
L’altra faccia di Mosca: grattacieli<br />
ultramoderni e auto costosissime
Le cattedrali e le chiese sono<br />
ortodosse ed esprimono la forte spiritualità<br />
russa; le pitture e le ricche e<br />
antiche iconostasi non sono fotografabili<br />
per il divieto controllato a vista<br />
e perché quasi buie, ma susciteranno<br />
sempre ammirazione e stupore che<br />
porteremo con noi per l'orgia di colori;<br />
dall'esterno l'obbiettivo è puntato<br />
sulle cupole dorate, o in ceramica<br />
policroma.<br />
Visitiamo così la cattedrale di<br />
Cristo Salvatore; dell'arcangelo Michele;<br />
il campanile di Ivan il Grande;<br />
lo zar dei cannoni, enorme, ma che<br />
non ha mai sparato una palla; la zarina<br />
delle campane, 210 tonnellate,<br />
la più grande del mondo, estratta<br />
dopo 100 anni, ma con un frammento<br />
staccato; la cattedrale dell'Intercessione<br />
della Vergine o di San Basilio;<br />
la Piazza Rossa, Krasnaja cioè<br />
Bella, adiacente ad un muro del<br />
Kremlino, inscritta dall'Unesco nel<br />
patrimonio dell'Umanità: lunga circa<br />
700 metri e larga 130, non dà sensazione<br />
di imponenza perché arcuata.<br />
La percorriamo tutta, con un gran<br />
caldo che mette a dura prova la resistenza<br />
di ogni buon camminatore.<br />
Al centro è il Mausoleo di<br />
Lenin con la sua storia e il padre dell'Unione<br />
Sovietica perfettamente imbalsamato,<br />
come Stalin, ma senza le<br />
file che conosciamo. Nel terrazzino<br />
superiore usava esporsi la Nomenklatura<br />
secondo una codificazione che gli<br />
occidentali cercavano di interpretare...<br />
Si va quindi a comprare caviale<br />
in un centro commerciale, galleria<br />
Tret'jakov, emblema del capitalismo<br />
consumistico, ricco di griffe occidentali,<br />
auto d'epoca, supermarket.<br />
Poi assistiamo al cambio della guardia<br />
al Milite Ignoto, evocativa ed emozionante,<br />
con la fiamma perenne<br />
che arde e con i soldatini immobili<br />
per un'ora, con qualsiasi tempo meteo,<br />
a ricordare il sacrificio di 30 milioni<br />
di persone morte in difesa dalla<br />
barbarie nazista, estrema degenerazione<br />
del capitalismo, durante la seconda<br />
guerra mondiale della quale è<br />
imbevuta la cultura Russa, chiamata<br />
e considerata infatti Grande Guerra<br />
Patriottica.<br />
Dopo il pranzo, dalla torre<br />
Borovickaja, si visita L'Armeria di<br />
Stato, dove sono conservate ed esposte<br />
ricchezze sfarzose, impensabili,<br />
fruibili, con un numero di visitatori<br />
incredibile; forniamo un passaporto<br />
in pegno per il rilascio di 28 audio<br />
guide in italiano; non tutte le sale<br />
sono condizionate; un museo di arte<br />
decorativa con ori, gemme, vesti,<br />
paramenti, icone, mobili, arredi, armi,<br />
mitrie, troni in avorio o tempesta-<br />
Considerazioni sulla Russia, personali e non<br />
Ammirevole è lo sforzo che la Russia sta effettuando per la risistemazione<br />
di strade e strutture civili dopo lo sblocco di enormi risorse,<br />
con la fine della guerra fredda; un esempio per tutti è quello della trasformazione<br />
in museo degli aerei spia che oggi possiamo liberamente<br />
fotografare. Dopo due generazioni di 'chiusura' al mondo dell'Ovest, noi<br />
potremmo essere visti come 'il nemico': un po' come in America, patria<br />
del Ku Klux Klan, se uno di noi dovesse definirsi 'socialista', se non democratico,<br />
come Obama, ..o come in Italia, uno sfortunato extracomunitario.<br />
Questo stato può essere annullato solo dopo profondi rivolgimenti sociali.<br />
Con Eltsin ciò è già avvenuto: l'Unione Sovietica non esiste più: come ha<br />
detto Putin “Grande Disastro Geopolitico”.<br />
Ma è passato poco tempo per riconvertire una mentalità acquisita<br />
in 90 anni di rivoluzione bolscevica: da economia centralizzata, e quindi<br />
deresponsabilizzata, vedi i piani quinquennali mai riusciti, a economia<br />
libera di mercato, con forte concorrenza e rischio personale; concetti cari<br />
al capitalismo basati su una crescita esponenziale, con maggiore possibilità<br />
di reddito e di accumulo, ma anche con una criminalità che si inserisce<br />
facilmente nel meccanismo; in ogni caso questo ha prodotto forti disparità<br />
sociali, affrontate in modo diverso nei due sistemi ideologizzati, alla<br />
ricerca di un difficile equilibrio: mai un professionista o un oligarca pagherà<br />
il sociale se non costretto da forti controlli, centrali, che diventano molto<br />
discussi; vedi Medvedev o Putin e il suo ex KGB.<br />
In Russia, il popolo, è gentile, sorridente, fiducioso, cordiale, dignitoso,<br />
orgoglioso, paziente, animato da forte senso del dovere, rispettoso<br />
delle proprie istituzioni, se corrette; l'affarismo becero e corrotto,<br />
presente anche da noi, comincia ad essere combattuto con vigore, malgrado<br />
la presenza della burocrazia, che se totalitaria, illiberale, ottusa,<br />
produce indifferenza... In ogni caso mai abbiamo registrato la pur minima<br />
restrizione dovuta a fattori socio-economici, ma amicizia e disponibilità,<br />
che dobbiamo in modo assoluto ricambiare.<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 26<br />
ti di diamanti, corone, uova di Fabergè,<br />
slitte, carrozze....<br />
Il terzo giorno siamo in un<br />
angolo tipico della città quale l'enorme<br />
Expo, Centro Fieristico Russo, diventato<br />
parco di divertimenti, con grandi<br />
viali, ristorantini, un centro con bassorilievi<br />
frontali inneggianti Stalin, i lampioni<br />
simulanti spighe, una grande<br />
vasca con statue femminili festose per<br />
la primavera, dorate, ed una seconda<br />
fontana inneggiante l'amicizia dei popoli.<br />
Passiamo pure dalla famosa Università<br />
di Stato di Mosca Lomonosov<br />
con i prati colmi di studenti.<br />
Quindi andiamo al mercato<br />
delle pulci con decine di gazebo ricolme<br />
di matriosche, artigianato locale<br />
russo, sovietico, o cinese, ma esso<br />
è nell'orario di chiusura. Ci spostiamo<br />
quindi al centro delle esplorazioni<br />
spaziali dove ci colpisce l'enorme (parola<br />
che per la Russia non è un vezzo)<br />
grande monumento che inneggia<br />
e ricorda i primi voli nello spazio,<br />
primo fra tutti quello di Gagarin con<br />
la navicella alla fine di una scia di<br />
fiamme, rappresentate da una fascia<br />
lucida di pannelli in acciaio inox e<br />
titanio, così alta (100 metri) e inclinata<br />
da dovere essere bilanciata da un<br />
doppio pesante basamento in ghisa,<br />
istoriato da un lato da Lenin che indica<br />
la via da seguire e dall'altro con le<br />
date e le figure dei protagonisti,<br />
compresa la cagnetta Laika. Nel relativo<br />
museo fa bella mostra di sé il<br />
gruppo scultoreo dell'operaio e della<br />
kolkosiana, con falce e martello, alto<br />
25 metri, di 75 tonnellate, primo al<br />
mondo in acciaio inox cromato.<br />
La sera andiamo ad una rappresentazione<br />
del Circo, così diverso<br />
dai nostri. In primo luogo per la<br />
mancanza di animali esotici come<br />
leoni o elefanti: ci sono solo dei gatti<br />
addestrati i cui giochi entusiasmano<br />
tutto il pubblico, anche se abituato, e<br />
non solo noi; c'è una rappresentazione<br />
digitale luminosa altamente coreografica<br />
con un gioco tecnico inusuale<br />
che affascina; la fine è data ad<br />
esempio da un fittizio sollevamento<br />
del palcoscenico, prima invaso dall'acqua,<br />
con getti altissimi della stessa.<br />
Tutti mangiano popcorn e bevono<br />
coca. Si ritorna con la metropolitana.<br />
Qualcuno si rifornisce di frutta nel<br />
mercatino adiacente aperto anche a<br />
tarda ora.<br />
Diamo così l’arrivederci a<br />
Mosca: l’indomani dovremo partire di<br />
buon mattino verso Vladimir, prima<br />
città dell'Anello d'Oro (continua sul<br />
prossimo numero...).<br />
Giuseppe Eduardo Spadoni
Il fascino segreto delle Alpi<br />
Alla scoperta di Lione e della regione francese del Rodano-Alpi, ricca di scenari naturalistici<br />
di grande bellezza, come quelli che caratterizzano la Savoia<br />
U<br />
n poco più a nord dalla<br />
mondanità, e spesso anche dal caos,<br />
della Costa Azzurra si trova<br />
un’altra regione francese tutta da<br />
scoprire, quella del Rodano-Alpi,<br />
situata anch’essa al confine con<br />
l’Italia, ma che al posto delle riviere<br />
e del mare offre un colpo<br />
d’occhio unico su un insieme di paesaggi<br />
alpini e prealpini incredibilmente<br />
variegati. Esplorare con calma<br />
i numerosi tesori naturalistici,<br />
architettonici e gastronomici che si<br />
incuneano tra le pieghe di questo<br />
territorio diventa un’opportunità se<br />
poi si pensa che proprio questa regione<br />
si colloca al secondo posto<br />
per le presenze turistiche fra tutte<br />
le regioni della Francia dopo l’Ile de<br />
France che ha ovviamente in Parigi<br />
la sua meta “regina”. Cosa di cui<br />
non c’è da meravigliarsi se si pensa<br />
che la regione è situata al crocevia<br />
delle grandi vie di comunicazione<br />
tra il nord e il sud della nazione<br />
francese e che al suo interno<br />
si susseguono ghiacciai e cime celebri<br />
come il Monte Bianco e il<br />
Monte Rosa, ma anche splendidi<br />
campi di lavanda, le rinomate vigne<br />
di Beaujolais e gli alpeggi in<br />
cui viene prodotta l’ottima toma<br />
della Savoia, uno dei formaggi più<br />
profumati delle Alpi.<br />
Senza dimenticare che, oltre<br />
a numerose cittadine ricche di<br />
tradizioni e di gioia di vivere, la re-<br />
La Vieux Lyon<br />
gione offre in primo piano anche il<br />
fascino della sua capitale, Lione, la<br />
seconda città di Francia, una ricca<br />
metropoli che, nonostante la sua<br />
fama di centro industriale, conserva<br />
invece uno scrigno di attrattive<br />
architettoniche, storiche, gastronomiche<br />
e museali che meritano di<br />
essere assaporate con attenzione e<br />
senza fretta.<br />
Lione, città degli affari<br />
…ma non solo<br />
Spesso, passando da queste<br />
parti e diretti altrove, non vie-<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 27<br />
Place Bellecour a Lione<br />
ne in mente nemmeno di fermarsi<br />
per una breve passeggiata; eppure<br />
Lione, seconda città di Francia,<br />
senza i fasti di Parigi, ma con un<br />
centro storico ricco di charme e un<br />
fascino segreto che chiede soltanto<br />
di essere scoperto senza fretta,<br />
meriterebbe di essere attentamente<br />
visitata. Al di là delle sue velleità<br />
industriali e del turismo soprattutto<br />
congressuale di cui è protagonista,<br />
infatti, la metropoli transalpina<br />
conserva un’anima in cui<br />
tradizione, arte, cultura e gastronomia<br />
contribuiscono a creare un<br />
mix perfetto.<br />
La città vanta origini talmente<br />
remote da risalire al periodo<br />
gallo-romano, tanto da avere<br />
dato alla storia ben due imperatori,<br />
come Claudio e Caracalla. E se<br />
le testimonianze di età romana<br />
non sono notevolissime, riuscendo<br />
ad ignorare la grigia periferia che<br />
la circonda, ci si ritroverà davanti<br />
ad un’impronta urbanistica che<br />
sembra essersi fermata ai fasti del<br />
Rinascimento, motivo per cui nel<br />
1998 l’Unesco ha dichiarato Patrimonio<br />
dell’Umanità ben 500 ettari<br />
del centro della città, la cosiddetta<br />
Vieux-Lyon, scandita da un labirinto<br />
di vicoli su cui si affacciano arcate,<br />
torri, scale a chiocciola e<br />
numerose facciate di stampo rinascimentale,<br />
eredità dei commercianti<br />
italiani che nel XVI secolo si<br />
insediarono in città, dando vita ad
una delle industrie cittadine più<br />
importanti, quella della seta.<br />
L’abitato si snoda alla confluenza<br />
dei due fiumi Rodano e Saona,<br />
che formano una piccola penisoletta<br />
nel cuore della città, con<br />
scorci tra acqua e pietra di grande<br />
suggestione; al suo interno si susseguono<br />
i vasti spazi di Place Bellecourt,<br />
risalente all’inizio del ‘700,<br />
che si sviluppa su un rettangolo di<br />
310 metri X 200<br />
metri, dimensioni<br />
che hanno ben<br />
pochi uguali in<br />
Europa; vi si affacciano<br />
eleganti<br />
palazzi dell’800,<br />
oltre alla statua<br />
equestre di Luigi<br />
XVI e alla seicentesca<br />
Tour de la<br />
Charitè. Un’altra<br />
delle caratteristiche<br />
cittadine è data<br />
dai traboules,<br />
gli stretti passaggi<br />
perpendicolari alla<br />
Saona, che collegano<br />
i vari edifici<br />
attraverso corridoi<br />
coperti da volte ad<br />
ogiva, usati in particolare<br />
nel ‘700<br />
dai canuts, i tessitori,<br />
per trasportare<br />
la seta al riparo<br />
dalla polvere e nel<br />
corso dell’occupazione<br />
tedesca della<br />
seconda guerra<br />
mondiale dai partigiani<br />
per muoversi<br />
come in un labirinto<br />
sotto il naso<br />
della Gestapo.<br />
Nel corso<br />
delle esplorazioni<br />
cittadine meritano<br />
una sosta anche<br />
i bouchons,<br />
piccole trattorie a<br />
conduzione familiari<br />
che in origine<br />
servivano i pasti ai lavoratori<br />
della seta e che ai giorni nostri<br />
contribuiscono a dare alla città la<br />
meritata fama di tempio della gastronomia<br />
francese: si tratta di locali<br />
magari senza particolari pretese<br />
dove però si possono consumare<br />
alcuni dei piatti tipici della città,<br />
come le cervelle de canut, che non<br />
è il cervello del tessitore, come<br />
una traduzione letterale potrebbe<br />
farci credere, ma un formaggio<br />
bianco sbattuto con aglio ed erbe,<br />
o come l’insalata di patate o<br />
l’andouillette, un tipico salame lionese.<br />
Questi ristorantini sono gli<br />
antenati dei lussuosi ristoranti che<br />
ai giorni nostri vantano le prestigiose<br />
tre stelle Michelin, come il locale<br />
di Paul Bocuse, uno dei più famosi<br />
chef del mondo, oltre che fondatore<br />
della nouvelle cuisine, che si trova<br />
nei dintorni della città, a Collonges<br />
au Mont d’Or.<br />
In alto una sala del Museo delle Belle Arti e in basso una del Museo dei<br />
Tessuti e delle Arti Decorative, due dei più importanti musei di Lione<br />
Se questo ancora non bastasse<br />
ad incoraggiarne la visita, la<br />
seconda città della Francia ospita<br />
anche numerosi musei di alto livello,<br />
che permettono di conoscere<br />
più a fondo non soltanto il suo patrimonio<br />
artistico, ma anche le sue<br />
origini più propriamente industriali,<br />
compresi i primi vagiti di quella<br />
che sarebbe diventata l’industria<br />
più globalizzata del ‘900, quella del<br />
cinema, che grazie ai fratelli Lumiére<br />
vide qui la sua nascita alla<br />
fine dell’800. Infatti, il 28 dicembre<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 28<br />
dell’anno 1895 proprio a Lione i<br />
fratelli Louis e Auguste Lumiére<br />
organizzarono la prima proiezione<br />
cinematografica, che riguardava<br />
proprio gli Stabilimenti Lumiére. E<br />
oggi presso l’Istituto Lumiére, Museo<br />
vivente del Cinema, ospitato<br />
nella villa di famiglia, è possibile<br />
seguire un percorso storico e scientifico<br />
sulla storia del Cinematografo,<br />
invenzione che tanto avrebbe cambiato<br />
la vita dei<br />
nostri nonni, e a<br />
seguire quella dei<br />
nostri genitori e la<br />
nostra.<br />
Un altro<br />
museo cittadino<br />
che documenta<br />
l’identità industriale<br />
e artistica<br />
della città si trova<br />
nella penisola<br />
tra il Rodano e la<br />
Saona ed è il<br />
Museo dei Tessuti<br />
e delle Arti Decorative,<br />
tra i più<br />
importanti al<br />
mondo per lo<br />
studio e la con-<br />
servazione dei<br />
tessuti antichi.<br />
Nella sezione dedicata<br />
ai tessuti<br />
sono ospitate le<br />
sete lionesi del<br />
XVII – <strong>XIX</strong> secolo,<br />
ma anche<br />
pregiate stoffe<br />
copte, bizantine,<br />
turche e persiane,<br />
in una sorta<br />
di excursus della<br />
civiltà umana documentata<br />
dai<br />
tessuti di appartenenza<br />
alle varie<br />
razze nel corso<br />
dei secoli, oltre<br />
ad una collezione<br />
di abiti che va<br />
dal XVI al XX secolo,<br />
e a diversi<br />
modelli del rivoluzionario telaio che<br />
all’inizio del ‘800 fu inventato da<br />
un canut di nome Joseph-Marie<br />
Jacquard, che mise a punto un telaio<br />
con l’impiego della carta traforata,<br />
permettendo di tessere in un<br />
solo passaggio colori diversi per<br />
realizzare una trama multicolore; il<br />
tessuto sarebbe passato alla storia<br />
con il nome di jacquard, e avrebbe<br />
permesso agli stabilimenti un notevole<br />
risparmio di tempo e conseguentemente<br />
di denaro, permet-
tendo così alla città di acquisire<br />
nettamente il primato nel campo<br />
tessile, che nei secoli seguenti le<br />
avrebbe dato notevole benessere e<br />
prosperità. Mentre nella sezione<br />
dedicata alle arti decorative, ospitata<br />
all’interno di un palazzo<br />
d’epoca (l’hotel Lacroix-Laval), il<br />
museo ospita una pregevole esposizione<br />
di arredi del ‘700, arazzi<br />
fiamminghi, porcellane di Sèvres,<br />
gioielli, oggettistica e ceramiche<br />
italiane.<br />
Nella parte settentrionale<br />
della penisoletta cittadina stretta<br />
fra i due fiumi si innalza poi un altro<br />
importante museo, quello delle<br />
Belle Arti, il secondo museo più<br />
importante di Francia, ospitato in<br />
un’abbazia benedettina del XVIII<br />
secolo, che conserva notevoli tesori<br />
artistici, come la magnifica Ascensione<br />
del Perugino, sculture<br />
neoclassiche di Canova e Rodin,<br />
raccolte archeologiche che vanno<br />
dall’antico Egitto all’arte greca e<br />
romana, ma anche oggetti di arte<br />
islamica, sculture, polittici medievali<br />
e dipinti che coprono un arco<br />
temporale che va dal XVI al XX secolo,<br />
con artisti del calibro di Cranach<br />
il Vecchio, Tintoretto, Veronese,<br />
El Greco, Rubens, Rembrandt,<br />
Cezanne, Degas, Gaugin,<br />
oltre ad una sezione dedicata ai<br />
pittori lionesi. Di fronte alla penisola<br />
si snoda la Vieux Lyon, la città<br />
vecchia che è il cuore del centro<br />
storico, situata tra la collina di<br />
Fourviere e la riva destra della Saona,<br />
la quale racchiude un quartiere<br />
di costruzioni rinascimentali, dichiarate,<br />
come dicevamo, patrimonio<br />
dell’Umanità per il loro valore<br />
storico, oltre che artistico.<br />
Qui si innalza la Cattedrale<br />
di St-Jean, di impronta gotica, con<br />
tre portali adorni di angeli e di santi,<br />
che ospita un’abside in stile romanico-lombardo,<br />
vetrate istoriate<br />
del XIV secolo, oltre ad un notevole<br />
orologio astronomico, ornato da<br />
automi che rappresentano<br />
l’Annunciazione e con un calendario<br />
che arriva fino al 2019. Accanto<br />
alla Cattedrale si trova inoltre un<br />
edificio romanico del XII secolo,<br />
con una facciata di bifore cieche,<br />
detto Manécanterie, che deriva dal<br />
latino mane cantare, cioè cantare<br />
al mattino, che fu sede della scuola<br />
dei coristi dal ‘400.<br />
Da qui prende il via Rue<br />
St-Jean, arteria della città vecchia,<br />
su cui si affacciano, oltre a negozi<br />
di oggettistica multietnica, a facciate<br />
decorate con la tecnica del<br />
trompe l’œil e a vari ristorantini,<br />
anche interessanti edifici del XV<br />
secolo di colore pastello in un mix<br />
di stili rinascimentale e goticofiammeggiante,<br />
alcuni dei quali<br />
conservano cortili con artistiche<br />
torri rotonde che celano all’interno<br />
scale a chiocciola.<br />
Il teatrino di Guignol<br />
Sulla stessa strada sono<br />
visibili un interessante museo di<br />
300 miniature di ambientazioni cittadine<br />
e uno delle marionette, che<br />
dedica ampio spazio ad un altro<br />
dei simboli cittadini, Guignol, nato<br />
dalla fantasia di Laurent Mourguet,<br />
che si ispirò per la sua realizzazione<br />
alla maschera del nostro Pulcinella,<br />
circondando il personaggio<br />
principale di altri personaggi di<br />
contorno, Madcelon e Gnafron, cui<br />
è dedicato ampio spazio anche nel<br />
Museo Storico della città, ospitato<br />
nel cinquecentesco Hotel de Gadagne.<br />
Dalla città vecchia, a bordo<br />
della funicolare, si può poi salire<br />
alla collina di Fourviere per visitare<br />
la Basilica di Notre-Dame, costruita<br />
tra il 1872 e il 1879 per esaudire<br />
un voto fatto dall’arcivescovo di<br />
Lione nel corso della guerra fran-<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 29<br />
co-prussiana, che mostra una notevole<br />
decorazione esterna, piuttosto<br />
esuberante, e quattro torri, oltre<br />
ad una pregevole decorazione<br />
interna di impronta neogotica, con<br />
ampie superfici a mosaico. Al di<br />
sotto della chiesa si apre una vasta<br />
cripta, mentre accanto vi è il museo<br />
della basilica, che ospita oggetti<br />
sacri. Accanto alla chiesa vi è<br />
un belvedere, da cui si coglie un<br />
magnifico panorama sulla città<br />
vecchia e sulla penisoletta stretta<br />
tra i due fiumi.<br />
Sempre sulla collina di<br />
Fourviere, dove è sorto il primo<br />
nucleo della colonia romana Lugdunum,<br />
fondata nel 43 a.C. e divenuta<br />
capitale delle Gallie, si trova<br />
il Parco Archeologico, che ospita<br />
importanti vestigia delle origini<br />
romane della città, come l’odeon e<br />
l’attiguo teatro romano, risalente<br />
al 15 a.C., che poteva ospitare fino<br />
a 10.000 spettatori e che viene<br />
usato anche ai giorni nostri per<br />
spettacoli serali, a testimonianza<br />
della spiccata vitalità cittadina.<br />
Città e piccoli centri<br />
della Savoia<br />
Spostandosi poi verso est<br />
lungo la pianura del Rodano si può<br />
scegliere se divorare i chilometri<br />
lungo la A. 43 o muoversi lentamente<br />
attraverso la statale, percorrendo<br />
la piacevole valle della<br />
Bourbre e fermandosi alla scoperta<br />
di piccoli centri come la Tour du<br />
Pin, nella cui parrocchiale è ospitato<br />
un trittico del ‘500, ritrovandosi<br />
a percorrere le gorges de<br />
Chailles, con uno strapiombo di<br />
100 metri sul sottostante fiume<br />
La valle della Bourbre con gli splendidi panorami alpini all’orizzonte
Il Castello dei duchi di Savoia a Chambery; la città fu capitale della Savoia<br />
dal 1232 al 1562, prima che i Savoia la trasferissero a Torino<br />
Guiers, o ancora esplorando le<br />
grotte des Ĕchelles, a due piani,<br />
con interessanti formazioni rocciose.<br />
Da qui si entra nel dipartimento<br />
della Savoia, che si estende su<br />
una vasta zona delle Alpi occidentali,<br />
al confine tra la Francia, la<br />
Svizzera e l’Italia.<br />
Da queste parti si innalzano<br />
alcuni tra i più maestosi massicci<br />
alpini, come il Monte Bianco, il<br />
Rosa e il Moncenisio, e vi scorrono<br />
alcuni affluenti del Rodano, come<br />
l’Arve e l’Isére. E questo territorio,<br />
diviso amministrativamente in due<br />
dipartimenti (la Savoia e l’Alta Savoia),<br />
è scandito da una natura incontaminata<br />
che in inverno ne fa<br />
una vera “regione bianca” con oltre<br />
60 stazioni sciistiche, mentre in<br />
estate si trasforma in un universo<br />
verde tutto da godere. Ma in questa<br />
che, fin dall’antichità, è stata<br />
una terra di passaggio, anche la<br />
storia ha i suoi protagonisti, come<br />
il Casato dei Savoia che, prima unire<br />
l’Italia sotto la sua corona nella<br />
seconda metà dell’800, ha lasciato<br />
in queste vallate un cospicuo<br />
patrimonio di fortificazioni.<br />
A proposito di questi trascorsi<br />
storici, la prima città che si<br />
incontra, provenendo da ovest, è<br />
Chambery, che è stata capitale<br />
della Savoia dal 1232 al 1562,<br />
prima che la capitale fosse trasferita<br />
a Torino. L’abitato è costruito su<br />
una piana lasciata dal lago e appoggiato<br />
su migliaia di pali sotterranei,<br />
ed è percorso da numerosi<br />
canali coperti. Il monumento principale<br />
è il castello dei Duchi di Savoia,<br />
risalente al XIII secolo e ben<br />
difendibile grazie alla posizione so-<br />
praelevata, che è stato rimaneggiato<br />
fino al XVII secolo. Sulla<br />
piazza del castello si affacciano la<br />
quattrocentesca Tour des Archives,<br />
a pianta quadrata, il settecentesco<br />
Palazzo del Governo, l’imponente<br />
scalinata, la tour Tresorerie, che<br />
ospita i documenti sulla storia della<br />
città e del castello, compreso<br />
l’albero genealogico dei Savoia, e<br />
la Sainte Chapelle, così chiamata<br />
perché a metà del ‘500 accolse la<br />
Sacra Sindone, prima che anche<br />
questa fosse trasferita nella nuova<br />
capitale, a Torino.<br />
Il centro storico è scandito<br />
da vicoletti che si aprono su larghe<br />
piazze, come Place Leger, su cui si<br />
innalzano palazzi settecenteschi<br />
color pastello, scanditi da negozi di<br />
antiquariato, mentre poco oltre è<br />
visibile la cosiddetta Fontana degli<br />
Una romantica immagine di Annecy<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 30<br />
Elefanti, eretta nel 1838 in memoria<br />
del conte Bênoit de Boigne, generale<br />
di un maharaja indiano e<br />
benefattore della città, e così<br />
chiamata a causa dei quattro elefanti<br />
posti alla base da cui sgorga<br />
l’acqua. Nelle vicinanze si innalza<br />
anche la Cattedrale di San Francesco<br />
di Sales, risalente al XV secolo,<br />
i cui interni sono ispirati alla semplicità<br />
francescana, mentre nei locali<br />
del convento attiguo è ospitato<br />
il Museo della Savoia, con sezioni<br />
di storia, archeologia ed etnografia,<br />
oltre al Memorial, dedicato alle<br />
vicende della Savoia durante la<br />
Seconda Guerra Mondiale.<br />
Da non perdere, nel corso<br />
delle esplorazioni cittadine, la<br />
“caccia al tesoro” delle facciate affrescate<br />
con la tecnica del trompe<br />
l’œil, usato spesso per nobilitare le<br />
case con una tecnica “povera”,<br />
grazie ad una prospettiva che inventava<br />
gli spazi e ai colori che<br />
simulavano materiali “ricchi”, con<br />
un uso sapiente dell’illusione pittorica.<br />
Per seguire il percorso del<br />
trompe l’œil si può richiedere una<br />
guida all’ufficio turistico e andare a<br />
zonzo con il naso all’insù a scoprire<br />
angoli inaspettati, come i muri delle<br />
Halles, i mercati popolari, o come<br />
i decori dell’Hotel Montfalcon in<br />
place du Chateau; senza dimenticare<br />
che anche monumenti importanti<br />
sono stati abbelliti con questa<br />
tecnica, come la Cattedrale, la<br />
Sainte Chapelle e, nelle vicinanze,<br />
l’Abbazia di Hautecombe, situata<br />
sulle sponde del lago di Bourget, il<br />
più grande lago naturale della<br />
Francia, che custodisce le tombe<br />
dei Savoia, compreso l’ultimo re<br />
d’Italia, Umberto II.
Proseguendo verso nordest<br />
in uno scenario di natura incontaminata,<br />
si raggiunge Aix-le-<br />
Bains, località termale e turistica<br />
distesa con splendidi panorami sul<br />
lago; mentre poco dopo si incontra<br />
Annecy, scenograficamente incorniciata<br />
tra i canali e il lago che dalla<br />
città prende il nome; l’abitato,<br />
noto anche come la Venezia delle<br />
Alpi, si raccoglie attorno al Palais<br />
de l’Isle, una costruzione sorta a<br />
più riprese, dal XII al XVI secolo,<br />
su un isolotto bagnato dalle acque<br />
del fiume Thiou, emissario del lago,<br />
che è caratterizzata da una<br />
punta a forma di prua che fende le<br />
acque, al cui interno è ospitato il<br />
Museo Civico.<br />
Al di là del fiume si affaccia<br />
la Cattedrale di St-Pierre, di impronta<br />
gotica, che ha ospitato per<br />
secoli i vescovi di Ginevra in esilio<br />
dopo l’affermazione nella città<br />
svizzera della riforma protestante;<br />
mentre sulla collina si innalza il castello,<br />
edificato a partire dal XII<br />
secolo e circondato da poderose<br />
torri, la più antica delle quali è<br />
quella quadrangolare de la Reine;<br />
al suo interno sono ospitate collezioni<br />
d’arte, archeologia ed etnologia,<br />
oltre ad una sezione dedicata<br />
alla pesca e un’altra all’Osservatorio<br />
regionale dei laghi alpini.<br />
Una charcuterie di Annecy<br />
Ma il fascino più genuino di<br />
Annecy si coglie tra le stradine della<br />
città vecchia, interrotte da vezzosi<br />
ponticelli fioriti che scavalcano<br />
i languidi canali su cui veleggiano<br />
maestosamente i cigni; sono numerose<br />
anche le arcate che intro-<br />
In alto Sallanches e il panorama sul Monte Bianco. In basso il castello<br />
di Thorens Glieres, dove nacque nel 1567 San Francesco di Sales<br />
ducono in passaggi coperti, su cui<br />
si affacciano numerosi negozi di<br />
artigianato, mentre pittoresche costruzioni<br />
color pastello sono lo<br />
scenario ideale dei ristorantini di<br />
cucina marinara, delle crêperie, dei<br />
negozi di prodotti tipici, come salumi,<br />
formaggi locali e vini, in<br />
un’atmosfera da paese di bengodi<br />
in cui si ritrova a passeggiare<br />
un’umanità multilingue di turisti.<br />
E sono davvero numerosi<br />
gli scorci suggestivi del centro,<br />
scandito da un canale dopo l’altro,<br />
nei cui pressi è facile trovare pittori<br />
di strada che immortalano i numerosi<br />
angoli della città vecchia,<br />
quasi a prolungare un incantesimo<br />
che qui si respira a pieni polmoni;<br />
senza dimenticare il fascino dello<br />
splendido lago, su cui numerosi<br />
battelli invitano a fare una crociera,<br />
di poche ore o di un’intera<br />
giornata, a caccia di emozioni e di<br />
visioni paradisiache.<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 31<br />
Lasciata Annecy e proseguendo<br />
ancora verso est, ci si ritrova<br />
immersi in panorami così<br />
grandiosi da togliere il fiato, attraverso<br />
la vallata del Monte Bianco,<br />
in particolare alla luce del sole che<br />
rende i contorni netti, facendo apparire<br />
le cime innevate come se<br />
fossero a portata di mano. Questi<br />
suggestivi scenari si susseguono<br />
lungo la statale 203 che corre verso<br />
le Alpi e il confine italiano, lungo<br />
un panorama denso di boschi<br />
che assume sempre di più connotazioni<br />
alpine, tra chalet di legno<br />
cui fanno da contrappunto le sagome<br />
delle montagne.<br />
In questo scenario da favola<br />
vale la pena di fermarsi a Thorens<br />
Glieres, per ammirare il castello<br />
che vide nascere nel 1567<br />
San Francesco di Sales; il maniero,<br />
che è stato rimaneggiato nell’800,<br />
ospita il memoriale del Conte Camillo<br />
Benso di Cavour, che era im-
parentato con la famiglia Sales,<br />
con il suo ufficio di primo ministro<br />
e la sua camera da letto; merita<br />
una sosta anche la grande fromagerie<br />
che si incontra lungo la strada,<br />
dove è consigliabile degustare,<br />
e naturalmente fare scorta, gli ottimi<br />
formaggi della Savoia, e in<br />
particolare la toma, dal sapore dolce,<br />
ma dalle differenti stagionature.<br />
Meritano un assaggio appro-<br />
Notizie utili<br />
L’itinerario:<br />
Il percorso descritto si snoda per circa 250 chilometri nella regione<br />
Rodano-Alpi, situata nel sud-est della Francia, alla scoperta di Lione e<br />
della regione della Savoia, fino al confine italiano.<br />
Parcheggi e campeggi:<br />
In tutta la Francia il campeggio libero è ammesso tranne in presenza<br />
di specifiche ordinanze e, come noto, vi è una buona scelta di aree<br />
attrezzate pubbliche oltre a una rete capillare di campeggi. Le soste<br />
da noi consigliate sono le seguenti:<br />
• Lione: camping “International de Lyon”, a Port de Lyon nel sobborgo<br />
di Dardilly, ben collegato al centro con quattro linee di bus (i<br />
numeri 89, 89E, 161 e 164) che conducono alla Gare Vaise, da cui<br />
la linea D della metropolitana proietta nel cuore del centro cittadino<br />
(4,40 euro il biglietto giornaliero); per la visita della città conviene<br />
approfittare anche della Lyon City Card, in vendita presso<br />
l’Ufficio Turistico, valida per uno, due o tre giorni, che consente<br />
l’utilizzo gratuito dei mezzi di trasporto e l’accesso a diversi musei;<br />
• Chambery: area camper in Rue de Beauregard, al n° 291 girare<br />
per lo spazio sportivo Delphin et Jonathan e seguire le indicazioni<br />
per il castello dei Duchi di Savoia;<br />
• Annecy: Camping Municipal Belvedere, Chemin du Belvedere, in<br />
pieno bosco a 1.5 km. dal centro, collegato con bus al centro città;<br />
• Thorens Glieres: parcheggio del castello;<br />
• La Roche sur Foron: parcheggio (segnalato) adiacente al centro;<br />
• Chamonix-Mont-Blanc: tre sono i campeggi cittadini, tutti nella<br />
periferia: Les Rosieres; Les Marmottes; Les Cimes; punto sosta<br />
nel parcheggio bus a destra dopo il passaggio a livello all'entrata<br />
della città in direzione CH; area attrezzata municipale presso il<br />
parcheggio Grepon ai piedi della teleferica per l'Aiguille du Midi.<br />
fondito anche i salamini profumatissimi<br />
e il prosciutto crudo affumicato,<br />
entrambi di produzione artigianale<br />
e in vendita nelle charcuterie<br />
del piccolo borgo.<br />
Proseguiamo adesso fino<br />
alla vicina cittadina medievale di<br />
La Roche sur Foron, che ospita<br />
un curatissimo centro storico; al<br />
suo interno si snoda un pregevole<br />
municipio color pastello e strette<br />
Il Castello dell’Echelle a La Roche sur Foron<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 32<br />
stradine acciottolate che accompagnano<br />
nella parte più antica<br />
dell’abitato, raggiungibile dopo<br />
aver superato le porte turrite, al<br />
di là delle quali si innalza il castello<br />
dell’Echelle del XIII secolo, la<br />
rocca dell’XI secolo, e la Parrocchiale;<br />
il borgo è anche un magnifico<br />
balcone sulle Alpi che, dal suo<br />
belvedere di fronte al castello, si<br />
possono ammirare in tutta la loro<br />
maestosità.<br />
Man mano che ci si avvicina<br />
al Monte Bianco gli scenari diventano<br />
sempre più grandiosi, con<br />
le cime innevate che incombono<br />
sulla strada, e le soste per godere<br />
di questi spettacoli mozzafiato ci<br />
portano ad esplorare la cittadina<br />
di Sallanches, situata lungo la<br />
statale, immersa nei boschi circostanti<br />
e scandita dagli chalet di<br />
legno che la popolano, da cui si ha<br />
una visione splendida della sagoma<br />
delle Alpi.<br />
Tipico artigianato dell’Alta Savoia<br />
Quindi, uno scenario magnifico<br />
dopo l’altro, si raggiunge<br />
Chamonix-Mont-Blanc, località<br />
sciistica situata proprio ai piedi<br />
del Monte Bianco, così vicino e incombente<br />
da rientrare in ogni<br />
prospettiva dell’abitato, che ospita<br />
lungo le sue stradine pedonali eleganti<br />
vetrine che mettono in<br />
mostra elaboratissimi dolci, cioccolatini<br />
e praline, prodotti tipici<br />
come i salamini di maiale, cinghiale<br />
e perfino asino, i formaggi<br />
artigianali, i rinomati vini e<br />
l’artigianato, a prezzi obiettivamente<br />
elevati quanto le cime delle<br />
vicine Alpi. E anche qui le facciate
Il monumento all’alpinista nel cuore di Chamonix<br />
In basso una “formaggeria” del famoso centro alpino<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 33<br />
color pastello delle case fanno da<br />
contrappunto al fiume Arve che si<br />
incunea tra le costruzioni, dando<br />
vita a scorci pittoreschi lungo i<br />
ponti fioriti; senza dimenticare<br />
che la cittadina è la culla<br />
dell’alpinismo, che ha trovato la<br />
sua prima grande sfida nella conquista<br />
del vicino massiccio del<br />
Bianco, oltre ad essere importante<br />
centro di sport invernali, dato<br />
che qui nel 1924 ebbe luogo la<br />
prima edizione delle Olimpiadi<br />
della Neve.<br />
Da qui parte ovviamente<br />
anche la funivia per il Monte Bianco,<br />
terzo sito naturale più visitato<br />
al mondo, raggiungendo l’Aiguille<br />
du Midi, a 3.842 metri, scenografico<br />
sperone roccioso con due guglie<br />
congiunte da una passerella,<br />
da cui si gode un panorama grandioso<br />
sulle Alpi e sulla magnificenza<br />
della natura.<br />
Un altro scorcio di Chamonix: il<br />
fiume Arve si incunea tra le costruzioni<br />
e i giardini alpini del centro<br />
della cittadina, dando vita a scorci<br />
pittoreschi<br />
I dodici chilometri del traforo<br />
del Monte Bianco, con il loro<br />
traffico pesante, sono ad un passo<br />
da qui, anche se, dopo aver imboccato<br />
il lungo tunnel, resta la<br />
sensazione di essersi lasciati alle<br />
spalle una visione da sogno e soprattutto<br />
il desiderio di ritrovarsi<br />
al più presto in questi scenari paradisiaci…<br />
Mimma Ferrante<br />
e Maurizio Karra
Le fortezze medievali del trapanese<br />
Imponenti e solitarie o integrate nel tessuto urbano, da Erice ad Alcamo, passando per Castellammare<br />
del Golfo e Partanna, un itinerario inconsueto nella provincia di Trapani, alla<br />
scoperta di fortezze che raccontano la storia del suo territorio<br />
S<br />
egni di potenza e violenza<br />
inalberati sul paesaggio,<br />
massicce fortificazioni, pezzi di storia<br />
di un territorio che racconta<br />
epoche, alcuni ridotti a ruderi, sfidano<br />
il tempo in una lotta infinita.<br />
Imponenti come i castra romani e<br />
bizantini. come i ribat islamici, i<br />
castelli della provincia di Trapani<br />
raccontano un pezzo di storia della<br />
Sicilia che guarda allo Stretto di<br />
Gibilterra. Sullo sfondo, le magnificenze<br />
architettoniche di Selinunte,<br />
Segesta, Mozia, conosciute nel<br />
mondo e, in tinta più sbiadita, queste<br />
fortezze che nel Medioevo, po-<br />
derosi fortilizi, alcuni dei quali finiti<br />
nel tessuto urbano delle città e<br />
sfuggenti agli sguardi quotidiani.<br />
C'è la storia millenaria,<br />
quell'intreccio tra l'antichità e il<br />
medioevo, tra i templi di Selinunte<br />
distrutti e le prime tracce di una<br />
fortificazione su basamenti dei<br />
templi A e D. Siamo agli incerti inizi<br />
del medioevo siciliano, quelle<br />
rovine storiche che divennero mura<br />
di cinta, torrette angolari e mediane<br />
per difendersi dai nemici<br />
provenienti dal mare. Parte da qui<br />
il viaggio tra i castelli in provincia<br />
di Trapani, itinerario suggerito per<br />
scoprire l'altro tessuto della nobile<br />
In alto il Castello di Venere, o del Governatore, a Erice<br />
In basso il Castello di Alcamo<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 34<br />
e ricca storia monumentale trapanese.<br />
Da Erice ad Alcamo, passando<br />
per Castellammare del Golfo<br />
e poi nei feudi dei Grifeo a Partanna,<br />
finendo sulla costa sud, a Mazara<br />
del Vallo, Castelvetrano, sino<br />
a giungere nelle isole , Pantelleria<br />
e le Egadi. Un viaggio silenzioso<br />
tra quelle fortezze segni di potere,<br />
simbolo di difesa, erette in luoghi<br />
elevati e difendibili.<br />
Il viaggio può iniziare dal<br />
Castello del Governatore ad Erice,<br />
nato probabilmente in età normanna,<br />
sulle rovine dell'antichissimo<br />
tempio di Venereo; a strapiombo<br />
su rupi vertiginose, il castello<br />
è di evidente derivazione<br />
transalpina, con un cortile inferiore<br />
che protegge il cuore della fortezza.<br />
Da lassù il panorama è mozzafiato:<br />
da un lato sulle Egadi, dall'altro<br />
verso la baia di Comino. Le<br />
fortezze così superbe diventano le<br />
testimonianze della conquista<br />
normanna che nella seconda metà<br />
dell'XI secolo avanza e fa di queste<br />
opere simboli inconfondibili del paesaggio<br />
di questo estremo angolo<br />
occidentale della Sicilia.<br />
In alcuni casi, come ad Alcamo,<br />
le fortezze divennero il<br />
punto di riferimento attorno al<br />
quale nacque il primo nucleo abitativo.<br />
Il Castello dei Conti di Modica,<br />
eretto nel 1340 dai Peralta, insieme<br />
a quello di Salemi e Calatafimi<br />
(l'Eufemio, di cui rimangono solo i<br />
ruderi) rappresentava il triangolo<br />
fortificato in difesa di Palermo. Erano<br />
i tempi in cui questo maniero,<br />
oggi tornato a nuova luce con un<br />
accurato restauro che gli ha ridato<br />
splendore, guardava sulla "terra"<br />
di Alcamo, diventata "çaricatore<br />
del vallone", luogo d'accumulo del<br />
frumento da esportare fuori dal<br />
Regno. Di quelle epoche rimangono<br />
poche tracce visive ma il castello,<br />
grazie all'impegno del Comune<br />
che ne garantisce l'apertura e l'assistenza<br />
turistica, offre al visitatore<br />
l'opportunità di farsi ammirare in<br />
tutti i suoi angoli.<br />
In alcuni casi i castelli sono<br />
finiti dentro le città, miscelati nel<br />
tessuto urbano, ma pur sempre
affascinanti. Come quello di Castellammare<br />
del Golfo, che s'affaccia<br />
in punta al molo del porto.<br />
Il Ponte Castello in muratura oggi<br />
ha preso il posto dell'antico ponte<br />
levatoio che portava sin dentro il<br />
maniero. Questo antico fortilizio fu<br />
modificato ed ampliato da Normanni,<br />
Svevi, Angioini e Aragonesi.<br />
Ciò che rimane è soltanto una<br />
parte di una massiccia costruzione<br />
che un tempo fu munita di torri e<br />
dotata di potenti macchine belliche,<br />
e oggi ospita il polo museale<br />
"La Memoria del Mediterraneo":<br />
quattro sezioni dedicate rispettivamente<br />
all'acqua e i mulini, alle<br />
attività produttive, all'archeologia<br />
e alla memoria storica.<br />
A Federico II di Hohenstaufen<br />
si deve invece il castello<br />
di Salemi, due torri quadrate e<br />
una cilindrica, fresco di restauri e<br />
aperto agli eventi culturali della<br />
città, oggi guidata dal sindaco e<br />
critico d'arte Vittorio Sgarbi. L'incisione<br />
I.C.N.C.R.I., posta sulla<br />
Il Castello di Salemi, recentemente riaperto al pubblico: qui Garibaldi<br />
assunse la Luogotenenza della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II,<br />
“re d’Italia”. In basso il Castello Grifeo di Partanna<br />
La fortezza di Castellammare del Golfo, vista dall’alto del Belvedere<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 35<br />
facciata esterna dell'architrave<br />
della finestrella della torre cilindrica,<br />
colloca l'edificazione del<br />
maniero dopo la sottomissione<br />
degli Arabi da parte dei Normanni<br />
nel 1070. Le particolarità del notevole<br />
spessore murario, l'impianto<br />
tendenzialmente regolare<br />
e simmetrico, le volte a crociera<br />
con chiavi scultoree e costoloni<br />
modanati, le coperture dei vani<br />
con volte ad ombrello, rappresentano<br />
tutti elementi caratterizzanti<br />
i castelli federiciani di Sicilia.<br />
Come lo scomparso castello di<br />
Bellumvider a Castelvetrano, i cui<br />
preziosi resti si ammirano all' interno<br />
del palazzo Ducale.<br />
Ci sono fortezze nate per<br />
difendersi, altre costruite per iniziativa<br />
di bellicose famiglie feudali.<br />
Ne abbiamo testimonianza a<br />
Balata di Baida, dove però resta<br />
assai poco del castello un tempo<br />
esistente.<br />
Quel poco che resta dell’antico<br />
Castello di Balata di Baida
I resti del castello normanno di Mazara del Vallo in Piazza Mokarta. Al centro<br />
il Castello di Punta Troia a Marettimo. In basso il Barbacane di Pantelleria<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 36<br />
Ben diversa la situazione<br />
a Partanna, dove da quando il<br />
Gran Conte Ruggero il Normanno<br />
espugnò la città nel 1076 ponendo<br />
fine al locale dominio musulmano,<br />
il locale castello divenne<br />
residenza e simbolo del potere<br />
della famiglia Grifeo, fino al<br />
1981, quando la Regione lo ha<br />
acquistato, facendolo divenire un<br />
polo museale e archeologico.<br />
Nelle sale che conservano il fasto<br />
di una volta, trovano posto i reperti<br />
archeologici delle campagne<br />
di scavi nel partannese e alcune<br />
tele che sino al 1968, anno<br />
del terribile terremoto del Belice,<br />
erano custodite in alcune chiese<br />
del paese.<br />
Giù sulla costa si fortificavano<br />
i territori. Prima coi castelli,<br />
poi con le torri. Dei rnanieri<br />
costieri del sud rimane qualche<br />
traccia di quello dedicato a Ruggero<br />
a Mazara del Vallo (in<br />
piazza Mokarta) e poi le testimonianze,<br />
per fortuna, ancora quasi<br />
intatte delle isole. Alle Egadi il<br />
Castello di Santa Caterina sull'omonimo<br />
monte che guarda il<br />
paese e nella più lontana dell'arcipelago,<br />
Marettimo, il Castello<br />
di Punta Troia che si raggiunge a<br />
piedi lungo un sentiero che invita<br />
ad una passeggiata alquanto<br />
suggestiva. Davanti i ruderi e il<br />
panorama che si gode da quel<br />
promontorio ci si emoziona, ma il<br />
tempo e l'abbandono stanno facendo<br />
sgretolare irreparabilmente<br />
questa testimonianza di storia<br />
lunga secoli. Una sfida contro il<br />
vento, sole e salsedine.<br />
E’ la stessa la sorte del<br />
Castello Barbacane a Pantelleria,<br />
la cui origine risale forse<br />
all’epoca romana, più volte demolito<br />
e ricostruito fino all'aspetto<br />
attuale voluto da Federico II<br />
di Svevia. Tornato al suo originario<br />
splendore dopo lavori di restauro<br />
durati anni, è tuttavia aperto<br />
al pubblico solo in occasioni<br />
speciali. Ma nella sua imponenza<br />
si lascia ammirare dal<br />
lungomare, come se fosse pronto<br />
a raccontare, nel suo silenzio, la<br />
storia segreta vissuta per secoli<br />
dietro quelle pietre laviche nere<br />
che guardano il Mediterraneo.<br />
Qui si conclude così il nostro<br />
tour fra le affascinanti fortezze<br />
medievali del trapanese: un bellissimo<br />
tuffo nel nostro passato.<br />
Alfio Triolo
I<br />
l castello di Calatabiano<br />
sorge sulla collina di Monte Castello<br />
di Calatabiano, in provincia di Catania,<br />
ad un'altezza di 220 metri sul<br />
livello del mare, e domina la foce del<br />
fiume Alcantara lì dove il fiume segna<br />
il confine tra la provincia etnea e<br />
la provincia di Messina. Dalla sua terrazza<br />
e dall'alto della fortificazione<br />
sommitale un panorama mozzafiato<br />
cattura ed incanta turisti e visitatori:<br />
la maestosità del vulcano Etna, che<br />
sovrasta l'orizzonte, la baia di Naxos<br />
e le sue acque turchesi, la città di<br />
Taormina e, di fronte, la Calabria e il<br />
cielo. Occhi increduli possono con un<br />
solo sguardo accarezzare così uno<br />
dei panorami più belli della Sicilia orientale.<br />
Il sito archeologico di Calatabiano<br />
fu un insediamento greco e<br />
poi romano, come testimoniano i<br />
numerosissimi reperti della campagna<br />
di scavi che ha accompagnato i<br />
restauri del castello normanno. Su<br />
questo impianto di epoca classica<br />
venne realizzato un Kastron bizantino<br />
che ebbe vita fino alla fine del IX<br />
secolo d.C. Alla data del 902 d.C. risulta<br />
la distruzione del sito ad opera<br />
degli arabi. La vita del castello riprese<br />
in epoca normanno-sveva. Coinvolto<br />
nella guerra dei novanta anni<br />
tra angioini ed aragonesi, risultò proprietà<br />
della famiglia catalana dei<br />
Cruyllas sin dal 1396. Questa nobile<br />
casata confluì nell'altrettanto nobile<br />
famiglia dei Gravina, che ne detenne<br />
il possesso fino al XVII secolo.<br />
Il 1677 segnò la data<br />
dell’ultima battaglia combattuta nel<br />
castello fra spagnoli e francesi e in<br />
ultimo, nel 1693, il terremoto della<br />
Val di Noto distrusse l’abitato della<br />
terra vecchia posto sul colle e ciò che<br />
restava del castello. Il sito venne<br />
completamente abbandonato e<br />
l’attuale Calatabiano risorse a valle. Il<br />
castello e le sue proprietà rimasero di<br />
proprietà della Diocesi di Acireale,<br />
che ne è l’attuale proprietaria.<br />
Il castello, recentemente restaurato,<br />
è reso fruibile da un modernissimo<br />
ascensore inclinato che in<br />
due minuti, risalendo la collina, conduce<br />
fino all'acceso della rocca; è<br />
stato aperto ai visitatori ed in poco<br />
tempo ha registrato un elevato numero<br />
di presenze, riscuotendo un<br />
meritatissimo successo.<br />
Il castello di Calatabiano<br />
Sito archeologico monumentale, polo culturale<br />
Due immagini del castello di Calatabiano<br />
La straordinaria posizione<br />
paesaggistica, la sorprendente ed elegante<br />
opera di restauro, le importantissime<br />
scoperte archeologiche<br />
avvenute durante i lavori di restauro,<br />
che grazie ai preziosissimi reperti rinvenuti<br />
hanno anche consentito una<br />
retrodatazione dell'insediamento nel<br />
sito al III a.C. (fino ad oggi era erroneamente<br />
datato come sito arabonormanno),<br />
fanno del luogo sia dal<br />
punto di vista archeologico che monumentale<br />
una tra le più prestigiose<br />
nuove mete turistiche della Sicilia.<br />
La struttura, attraverso l'opera<br />
di valorizzazione del castello promossa<br />
dal Centro Culturale Castello<br />
di Calatabiano, offre anche un fitto<br />
calendario di iniziative ed attività culturali,<br />
ricreative e didattiche, al fine<br />
di consentire ai visitatori un contatto<br />
diretto con la cultura tra le mura della<br />
storia. Grande attenzione del Cen-<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 37<br />
tro Culturale è stata espressa con costante<br />
sensibilità "didattica al Castello",<br />
grazie alle speciali visite guidate<br />
riservate ai piccoli e grandi scolari a<br />
cura del personale altamente qualificato.<br />
Concerti di musica lirica, classica,<br />
jazz, hanno regalato momenti di<br />
grande atmosfera e magia agli intervenuti.<br />
Convegni, conferenze e mostre,<br />
hanno entusiasmato e appassionato<br />
il pubblico. Spettacoli e degustazioni<br />
enogastronomiche delle tipicità<br />
siciliane hanno divertito e allietato<br />
i visitatori. Un programma di eventi<br />
è stato organizzato anche in occasione<br />
delle festività natalizie con l'iniziativa<br />
"Dicembre al Castello".<br />
Per poter essere sempre aggiornati<br />
sulle attività culturali che avverranno<br />
basta consultare il sito<br />
www.castellodicalatabiano.it.<br />
Alfio Triolo
U<br />
La leggenda di Ciane<br />
Il ratto di Prosperpina, quasi in un punto vista, amata, rapita...<br />
n luogo tanto caro ai<br />
siracusani, ai turisti e ai favolisti<br />
classici è la mitica Fonte Ciane ad<br />
Ortigia. Il luogo, tra i più magici<br />
del mondo, è ricco di acque limpidissime<br />
e di una assai varia vegetazione,<br />
quasi orientaleggiante.<br />
A fame un paesaggio intricante e<br />
quasi incantato vi contribuiscono<br />
non poco i verdi papiri, che in fitte<br />
schiere e con i loro lussureggianti<br />
ciuffi delimitano un magnifico percorso,<br />
da fiaba, di acque cerulee.<br />
Ai papiri fanno corona i salici secolari,<br />
i maestosi canneti, i frassini e<br />
i pioppi superbi. All'incanto del sito<br />
partecipano i variopinti e cristallini<br />
riflessi delle sue dolci acque intessute<br />
di miti e leggende, richiamanti<br />
alla nostra memoria quei tempi oramai<br />
remoti in cui la nostra amata<br />
isola appariva ai cantori, specie<br />
della poesia greca, come un luogo<br />
popolato da ninfe silvestri e da<br />
mostruosi e allegri fauni.<br />
La leggenda, che ricaviamo<br />
dalle belle e immortali pagine di<br />
Ovidio, narra del rapimento di Proserpina<br />
e della consequenziale trasformazione<br />
in acqua della ninfa<br />
Ciane, la bella e dolce ninfetta dagli<br />
azzurri capelli, nume tutelare<br />
della sorgente. Secondo i versi del<br />
poeta, ai quali cercheremo di rimanere<br />
fedeli, le cose andarono<br />
così: Proserpina, giovane figlia di<br />
Demetra, dea della vegetazione<br />
visibile, errava felice per i verdi e<br />
assolati prati della Sicilia in compagnia<br />
delle sue abituali amiche di<br />
giochi, divertendosi a raccogliere<br />
gigli e violette "e con istinto pueril<br />
ne ricolma i canestrini e ne dipinge<br />
il seno".<br />
Spensierata, la giovane<br />
dea è attratta dai profumati narcisi<br />
che crescevano rigogliosi nelle coste<br />
siracusane e mentre sta per<br />
coglierli viene afferrata da Plutone,<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 38<br />
dio degli inferi, sbucato improvvisamente<br />
da sottoterra. Il dio delle<br />
tenebre infernali, che della bella<br />
divinità si invaghisce all'istante e,<br />
recita Ovidio, "quasi in un punto<br />
vista, amata, rapita".<br />
Plutone, rapita la costernata<br />
fanciulla – attenzione, col<br />
consenso di Giove, il potente padre<br />
degli dei - la carica sul suo triste<br />
carro tirato da neri corsieri ed<br />
è in procinto di involarsi per raggiungere<br />
il mondo degl'inferi<br />
quando gli si para innanzi Ciane,<br />
la bellissima sposa di Anapo, appena<br />
sorta dai gorghi ove risiede;<br />
e, con fare minaccioso e deciso,<br />
Ciane tenta di opporsi al rapimento<br />
di Persefone sbarrando il passo<br />
al tremendo rapitore gridando con<br />
voce imperiosa: "Olà, non passerete<br />
innanzi; a Cerere mal puoi<br />
farti genero tu, s'ella tel vieta.<br />
Chieder dovevi, non rapire le<br />
nozze".<br />
La Fonte Ciane o Aretusa, uno dei simboli di Ortigia e uno dei luoghi più fotografati da tutti i turisti a Siracusa
Inviperito per l'ostacolo, il<br />
dio degli inferi affonda il suo scettro<br />
nella fonte, con grande sconquasso,<br />
e s'inabissa giù, verso le<br />
profondità infernali, trascinando<br />
con sé Proserpina, la dea sfortunata.<br />
"Ciane piangendo la rapita dea<br />
e del suo fonte le spregiate leggi,<br />
sta muta, inconsolabile: e nel pianto<br />
distemperata si confonde all'acque".<br />
Avviene così, per il grande e<br />
inconsolabile dolore, la trasformazione<br />
in acqua della dolce ninfetta<br />
"prima dell'altre dileguar, le chiome,<br />
le dita, i piè, le gambe. E dopo<br />
queste, in ruscelli zampillano le<br />
terga, gli omeri, i fianchi e con le<br />
poppe il pello; da sezzo in linfa si<br />
corrompe il sangue, e riman nulla<br />
che si chiappi e stringa".<br />
Fin qui la leggenda, così<br />
com'è stata cantata da Ovidio nelle<br />
"Metamorfosi", al libro V. Ma la<br />
Il ratto di Proserpina del Bernini<br />
leggenda raccontataci da Ovidio<br />
non è la sola ad essere giunta fino<br />
a noi. Un altro storico del periodo<br />
classico ha scritto intorno alla trasformazione<br />
in fonte della ninfa siracusana<br />
Ciane. Parliamo di Plutarco<br />
(50 d.C.-120 d.C.), autore delle<br />
"Vite parallele". Egli riporta una<br />
bella leggenda su Ciane, che si discosta<br />
da quella di Ovidio, perché<br />
più umanizzata.<br />
Narra lo storico del siracusano<br />
Cianippo, padre di Ciane, il<br />
quale in un momento di ebbrezza,<br />
di notte, s'impossessa della figlia<br />
Ciane e la stupra. Ma mentre viene<br />
posseduta incestuosamente, la giovane,<br />
non riuscendo a identificare<br />
colui che la sta violentando, s'impossessa<br />
dell'anello che il suo violentatore<br />
porta al dito, per essere,<br />
più tardi, in grado di riconoscerlo.<br />
Dopo alcuni anni Siracusa<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 39<br />
viene colpita dalla peste, narra<br />
Plutarco,e i Siracusani atterriti<br />
pensano di rivolgersi all'oracolo di<br />
Apollo, la Pitia, come era usanza<br />
nell'antichità. Dal responso i Siracusani<br />
apprendono che gli dei pretendono,<br />
per fare finire la mortale<br />
epidemia, il sacrificio di un uomo<br />
perverso. Ciane, che attraverso<br />
l'anello strappato al suo violentatore,<br />
riconosce nel proprio genitore<br />
l'autore della violenza subita, esaudisce<br />
prontamente l'oracolo uccidendo<br />
il padre Cianippo e immolandosi<br />
a sua volta sul suo cadavere.<br />
Dopo il duplice sacrificio la peste<br />
finisce come per incanto e si<br />
vuole che i Siracusani, a perenne<br />
ricordo del sacrificio della giovinetta,<br />
chiamassero la sorgente d'acqua,<br />
teatro di quella triste vicenda,<br />
fonte Ciane.<br />
L'indagine comparativa<br />
delle due leggende, seppure diverse<br />
nei contenuti, ci rivela che il mito<br />
di Ciane, se da un certo punto di<br />
vista rappresenta un fenomeno naturale<br />
(una sorgente d'acqua), da<br />
un'altra angolazione rispecchia<br />
quel processo di trasformazione di<br />
avvenimenti, reali o mitici, in creazioni<br />
fantastiche, per rispondere ai<br />
bisogni e alle aspirazioni sociali e<br />
anche religiose, propri dell'uomo.<br />
Un altro storico, Diodoro<br />
Siculo, racconta che presso ]a fonte<br />
Ciane si celebrava annualmente<br />
una pubblica cerimonia. Essa prevedeva<br />
l'immersione nel piccolo<br />
specchio d'acqua di un certo numero<br />
di tori e il conseguente sacrificio<br />
di alcuni di loro. La festa, ancora in<br />
uso al suo tempo, si vuole istituita<br />
da Ercole. Narra lo storico che, "visitata<br />
la costa della Sicilia, Ercole<br />
giunse a Siracusa e apprese le narrazioni<br />
miti che riguardanti il rapimento<br />
di Proserpina; rese alle dee<br />
splendidi sacrifici, offrì il toro più bello<br />
presso la fonte Ciane e ordinò agli<br />
indigeni di offrire ogni anno sacrifici<br />
a Core (Proserpina) e di celebrare<br />
presso la fonte Ciane una riunione<br />
solenne ed un rito sacrificale".<br />
Concludendo, ci sembra<br />
che entrambe le narrazioni appaiano<br />
ricche di buone connotazioni letterarie,<br />
anche se la favola di Ovidio,<br />
a nostro avviso, suscita maggiore<br />
interesse, soprattutto perché arricchita<br />
di certi elementi mitologici<br />
connessi con la cultura greca che in<br />
Sicilia acquista un suo singolare aspetto,<br />
e di tutti quei tratti culturali<br />
propri del patrimonio locale.<br />
Alfio Triolo
E’<br />
troppo difficile sfuggire<br />
in questo periodo a tutte<br />
quelle riflessioni che ognuno di<br />
noi fa al bar con i colleghi, o in<br />
famiglia, o anche quotidianamente<br />
con se stesso leggendo un<br />
qualunque quotidiano o davanti a<br />
qualunque telegiornale, sul degrado<br />
morale che affiora dalla vita<br />
di personalità pubbliche di<br />
primissimo piano della nostra<br />
martoriata Italia. Personalmente<br />
non mi ritengo un moralista, anzi<br />
non lo sono mai stato, ma non<br />
intendo nemmeno abituarmi alla<br />
“normalità” di questo degrado,<br />
giustificato dagli uni come se fosse<br />
un fatto alla fine normale, dato<br />
che interessa la sfera privata,<br />
e additato dagli altri come esempio<br />
di svilente menefottismo di<br />
quell’equilibrio che qualunque<br />
persona “pubblica” (politico o no)<br />
dovrebbe invece avere proprio<br />
perché sotto i riflettori di tutti.<br />
Gli scenari che abbiamo<br />
davanti agli occhi ci fanno vedere<br />
un’Italia troppo spesso popolata<br />
da aspiranti veline e soubrette<br />
che, pur di arrivare alla notorietà,<br />
sono disponibili a far tutto; ci<br />
fanno vedere troppi politici – per<br />
altro di ogni schieramento - che<br />
sperperano i loro soldi (o quelli<br />
derivanti dalle retribuzioni loro<br />
spettanti in seguito alle cariche<br />
elettive cui sono stati chiamati)<br />
in ogni tipo di festino dove la fantasia<br />
non riesce nemmeno a raggiungere<br />
la soglia della verità; o<br />
che gestiscono la cosa pubblica<br />
come se fosse un affare privato<br />
da cui dover trarre ogni possibile<br />
guadagno; ci mettono davanti agli<br />
occhi i giornali e i telegiornali<br />
divenuti ormai canale privilegiato<br />
di gossip sempre più incredibili,<br />
in cui il fango che si sparge non<br />
risparmia ormai nessuno; e ci<br />
fanno intuire che la lotta politica<br />
non conosce ormai freni inibitori<br />
da parte di chicchessia pur di arrivare<br />
ad azzerare, a cancellare,<br />
a distruggere una volta per tutte,<br />
il “nemico”.<br />
In realtà così finisce che<br />
non si salva più nessuno, anche<br />
perché gli schizzi di fango e la<br />
gogna mediatica si trasformano<br />
essi stessi da strumento di libertà<br />
Terza pagina<br />
Etica e comportamenti: le due Italie in conflitto<br />
di espressione e di pensiero a<br />
verdetto conclamato di un tribunale<br />
inesistente: al si salvi chi<br />
può si contrappone il muoia Sansone<br />
con tutti i Filistei. E ognuno si<br />
erge a giudice supremo di sentenze<br />
che non conoscono gradi di giudizio<br />
né contraddittorio, in cui si<br />
lasciano a terra comunque anche<br />
vittime innocenti che poi nessuno<br />
penserà a riaccreditare se nulla<br />
c’entrano con il fango piovuto loro<br />
addosso; tutto questo sempre pur<br />
di colpire l’avversario, costi quel<br />
che costi.<br />
Ma quanti dei nostri politici<br />
e dei nostri amministratori locali si<br />
rendono conto che il nostro è anche<br />
il Paese dei tanti giovani forniti<br />
anche di più lauree ma che non<br />
riescono a trovare un lavoro vero?<br />
di una generazione che non ce la<br />
fa più a essere illusa ma che non<br />
riesce più a coltivare neanche i sogni<br />
più normali di un trentenne,<br />
come avere una casa propria, una<br />
famiglia propria, un’autonomia finanziaria<br />
vera e qualunque altra<br />
cosa che possa ridare dignità a chi<br />
viene considerato “bamboccione”?<br />
Cosa stiamo lasciando ai nostri figli?<br />
Che mondo e che ideali? Mentre,<br />
pensando alla generazione che<br />
ci ha magari preceduto, quanti si<br />
rendono conto che esistono pen-<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 40<br />
sionati abbandonati a se stessi, il<br />
cui assegno vitalizio non gli consente<br />
nemmeno di rispondere ai<br />
più elementari bisogni quotidiani,<br />
che fanno a meno anche delle medicine<br />
perché i soldi gli bastano<br />
appena per la spesa alimentare?<br />
Insomma, il problema è<br />
che pochi forse si rendono conto<br />
che esistono - sempre più marcatamente<br />
lontane l’una dall’altra -<br />
due Italie, quella che vive di superfluo,<br />
di vita mondana, di lussi<br />
e festini, e che pensa pure che<br />
tutto ciò sia normale; e l’altra<br />
Italia, quella di chi vive di stipendio<br />
e pensioni, di call center, di<br />
precariato, che paga le tasse anche<br />
perché non ne può fare a<br />
meno e si chiede perché sia così<br />
vessata in cambio di servizi sempre<br />
più inesistenti; che stringe la<br />
cinghia, che fa prestiti e mutui<br />
cercando poi di onorarli, che si<br />
illude per ogni proclama politico<br />
sia quello idoneo per uscire da<br />
questa crisi di identità e di dignità.<br />
Ma che è arrivata al collasso e<br />
che è sul punto di esplodere!<br />
Quel che sta succedendo<br />
in questi giorni in Albania o dalla<br />
parte opposta del Mediterraneo,<br />
in Tunisia e in Egitto, ci fa capire<br />
che il confine fra l’accettare supinamente<br />
le cose e l’improvvisa<br />
Quel che sta succedendo in questi giorni in Tunisia, in Egitto o in Albania<br />
ci fa capire che il confine fra l’accettare supinamente le cose e<br />
l’improvvisa ribellione di piazza ha un confine davvero molto effimero.<br />
Quanto reggerà la nostra Italia prima di scoppiare allo stesso<br />
modo?
ibellione di piazza ha un confine<br />
davvero molto effimero. E in un<br />
mondo in cui la crisi è ancora ben<br />
lontana dall’essere realmente e<br />
definitivamente sconfitta e in cui<br />
i protagonisti di culture politiche<br />
contrapposte non riescono in<br />
nessun modo a dialogare, pensare<br />
che i nostri politici possano vivere<br />
al di sopra delle leggi che<br />
vincolano tutti gli altri, infischiandosene<br />
della morale e in<br />
perenne sfida con chicchessia diventa<br />
davvero drammatico:<br />
quanto reggerà la nostra Italia<br />
prima di scoppiare?<br />
La domanda non è peregrina<br />
come potrebbe apparire né<br />
l’accostamento con altre realtà nazionali<br />
è, se vogliamo, del tutto<br />
fuorviante, anche se il consolidamento<br />
in Italia delle libertà è un<br />
fatto ineluttabile che ha profondamente<br />
segnato a ogni livello la società.<br />
Ma il problema irrisolto è<br />
che, da qualunque parte si veda la<br />
cosa e qualunque sia l’opinione politica<br />
di ciascuno di noi, appare<br />
ormai della massima priorità che la<br />
classe politica italiana “torni tra la<br />
gente”; sia in grado di costruire e<br />
di eseguire un progetto chiaro e<br />
decifrabile di sviluppo sociale ed<br />
economico pur in questo frangente<br />
internazionale di crisi. E’ necessario<br />
che tutta la classe politica, non<br />
una parte sola, si assuma finalmente<br />
il compito che le spetta:<br />
proporre modelli e attuarli, senza<br />
crogiolarsi dietro ai proclami, se è<br />
eletta a tale scopo, salvo poi essere<br />
punita con l’alternanza se ha<br />
fallito o se il progetto attuato non<br />
è stato in grado di risolvere i problemi<br />
che doveva risolvere.<br />
Ho letto da qualche parte<br />
di recente l’opinione di uno storico<br />
della politica: l’Italia è molto brava<br />
– scriveva - ad adattarsi al decadimento<br />
della coscienza pubblica e<br />
allo spappolamento delle istituzioni;<br />
ha dato prova, nel corso dei<br />
tumultuosi decenni ‘70-‘80 e ‘80-<br />
‘90, di sorprendente elasticità e<br />
capacità di progresso, nonostante<br />
le pletoriche difficoltà. E ora? Chi<br />
governa non ce la fa ad attuare il<br />
suo programma, chi sta<br />
all’opposizione non ce la fa a fare<br />
proposte alternative e nel migliore<br />
(o peggiore dei casi) urla e strepita<br />
contro qualunque proposta del<br />
campo avversario. Tutta la politica<br />
è allo sbando e lo stallo che stiamo<br />
vivendo ci condanna a rimanere<br />
nella palude senza uscirne. Anche i<br />
giornali cavalcano l’onda della di-<br />
sputa più becera, alimentano conflitti<br />
tra personalità politiche e negano<br />
all’opinione pubblica<br />
un’informazione scevra da storture<br />
e ambiguità. In questo modo le varie<br />
controversie che attanagliano le<br />
istituzioni, i poteri e la politica producono<br />
un effetto devastante.<br />
La gente comune invece ha<br />
bisogno di essere ascoltata, di essere<br />
posta al centro delle disamine<br />
politiche, di essere coinvolta nella<br />
soluzione dei veri problemi della<br />
quotidianità: ha bisogno di essere<br />
realmente rappresentata; ed è<br />
necessario che tra la classe politica<br />
e la società civile sia riformulato<br />
una sorta di nuovo patto, affinché<br />
gli eletti siano realmente portatori<br />
delle esigenze degli elettori<br />
e non liberi di fare quel che vogliono<br />
una volta eletti. Invece<br />
siamo ridotti a una classe politica<br />
che sembra ormai concentrata solo<br />
a rappresentare se stessa, autoreferente<br />
e autogiudicante: e la<br />
gente si allontana sempre più disgustata<br />
da questo burlesco "teatrino<br />
della politica".<br />
Perfino la chiesa, pur tanto<br />
agevolata dall’attuale governo, ha<br />
sentito il dovere di intervenire in<br />
questo delicato momento che attraversa<br />
l’Italia per bocca del Cardinale<br />
Angelo Bagnasco che, nella<br />
sua prolusione all’ultima riunione<br />
della Conferenza episcopale italiana,<br />
di cui è presidente, ha dichiarato:<br />
«Chiunque accetta di assumere<br />
un mandato politico deve essere<br />
consapevole della misura e<br />
della sobrietà, della disciplina e<br />
dell'onore che esso comporta, come<br />
anche la nostra Costituzione<br />
ricorda».<br />
Il capo dei vescovi italiani,<br />
pur senza mai fare nomi, mostra<br />
grande preoccupazione per il modello<br />
che emerge da "determinati<br />
spettacoli" anche se non tralascia<br />
le insidie per le nuove generazioni<br />
che vengono da chi non riconosce<br />
il diritto alla vita e la famiglia basata<br />
sulla coppia uomo-donna. «Il<br />
successo basato sull'artificiosità, la<br />
scalata furba, il guadagno facile,<br />
l'ostentazione e il mercimonio di sé<br />
portano a un "disastro antropologico"»,<br />
è il suo severo monito. E sui<br />
giovani Bagnasco aggiunge: «Se si<br />
ingannano i giovani, se si trasmettono<br />
ideali bacati cioè guasti dal di<br />
dentro, se li si induce a rincorrere<br />
miraggi scintillanti quanto illusori,<br />
si finisce per trasmettere un senso<br />
distorcente della realtà, si oscura<br />
la dignità delle persone, si manipo-<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 41<br />
lano le mentalità, si depotenziano<br />
le energie del rinnovamento generazionale».<br />
Pur nella mia laicità, non<br />
posso che trovarmi assolutamente<br />
in linea con le parole dell’alto prelato;<br />
così come mi riconosco in un<br />
altro passaggio del cardinale Bagnasco:<br />
«Troppi oggi, seppur ciascuno<br />
a modo suo, contribuiscono<br />
al turbamento generale, a una certa<br />
confusione, a un clima di reciproca<br />
delegittimazione». Non è solo<br />
la classe politica ma anche altre<br />
leve dello stato che stanno debordando<br />
da tempo ai loro compiti e<br />
che provano ormai da anni a mostrare<br />
i muscoli pur di vincere la<br />
loro battaglia. L'invito rivolto a tutti<br />
è in sostanza quello di fermarsi<br />
un attimo a riflettere. E' necessario<br />
fermarsi tutti in tempo. E’ necessario<br />
che si smetta questa guerra di<br />
tutti contro tutti perché alla fine<br />
stanno rimanendo solo le macerie.<br />
E’ necessario che a questa<br />
Italia sia restituita la normalità e la<br />
speranza, che nel suo complesso il<br />
Paese possa ringiovanire, tornando<br />
a crescere dal punto di vista culturale<br />
e quindi anche sociale ed economico,<br />
battendo i catastrofismi e<br />
uscendo dalla melma che lo sta<br />
paralizzando. Cambiare si può e<br />
si deve. E si deve pensare a tutti<br />
perché tutti abbiano sogni da<br />
realizzare e possano realizzarli:<br />
chi è più giovane perché è giovane,<br />
chi è già anziano perché ha<br />
già sacrificato per la società i<br />
suoi anni migliori.<br />
Proviamo a dare oggi un senso<br />
rinnovato alla parola democrazia<br />
Credo che lo dobbiamo a<br />
noi stessi e che tutto sommato ce<br />
lo meritiamo, anche perché altrimenti<br />
sarebbe inutile festeggiare<br />
i 150 anni dell’unità di questo nostro<br />
stato che non riesce ancora<br />
ad essere, dopo un secolo e mezzo,<br />
una vera unica nazione.<br />
Maurizio Karra
I<br />
Viaggiare in modo responsabile<br />
primi consuntivi del<br />
2010 indicano un crescente interesse<br />
del consumatore (italiano e<br />
straniero) per i turismi “soft” o<br />
“lenti”, che consentono un’appropriata<br />
fruizione di tutte le risorse<br />
del territorio (ambientali, paesaggistiche,<br />
artistiche, culturali, artigianali<br />
ed enogastronomiche).<br />
Anche i legislatori regionali<br />
hanno ritenuto opportuno favorire<br />
questa forma di turismo con leggi<br />
ad hoc che favoriscono anche la localizzazione<br />
di aree di sosta attrezzate,<br />
realizzate dai comuni, su suolo<br />
pubblico o anche privato, per gli<br />
amanti del turismo all’aria aperta. Il<br />
cosiddetto camperismo è infatti un<br />
fenomeno in crescita a livello europeo,<br />
che consente ai turisti/viaggiatori,<br />
utilizzatori di tale modalità di<br />
viaggio e di soggiorno, di effettuare<br />
scelte condivise dalla piccola comunità<br />
del singolo equipaggio (la coppia<br />
o la famiglia) o della carovana<br />
(di solito due o più mezzi itineranti<br />
che viaggiano in comitiva) di fermarsi<br />
in aree di sosta attrezzate di<br />
servizi (sosta in sicurezza, servizi<br />
elettrici e igienici) per una fruizione<br />
delle attrattive del territorio.<br />
Il sistema termale italiano<br />
è a sua volta presente in tutta la<br />
penisola e nelle isole con ben 380<br />
stabilimenti termali, in 20 regioni,<br />
in 170 comuni. Molti stabilimenti<br />
termali sono attrezzati da tempo<br />
per accogliere i turisti in camper<br />
all’interno dei parchi termali o nelle<br />
immediate vicinanze. Nel <strong>2011</strong> Federterme<br />
realizzerà il progetto<br />
“Terme aperte 1861-<strong>2011</strong> per il<br />
150° dell’Unità d’Italia” per far conoscere<br />
il percorso scientifico, imprenditoriale<br />
e turistico del sistema<br />
termale italiano.<br />
Il palazzo delle terme<br />
di Salsomaggiore<br />
Terme e camper<br />
Camper e terme, dunque:<br />
sono tanti, infatti, i camperisti che<br />
fruiscono del sistema termale e<br />
molti comuni termali recentemente<br />
hanno riconosciuto<br />
l’opportunità di favorire tale forma<br />
di turismo praticato da persone<br />
che amano portarsi appresso la<br />
propria casa per meglio fruire delle<br />
diversità e delle attrattive dei<br />
territori; persone che poi riferiscono<br />
le esperienze fatte, con il<br />
passaparola, ai loro amici, parenti,<br />
colleghi di lavoro, innescando<br />
una curiosità che spesso si traduce<br />
in fidelizzazione o spunto per<br />
nuove vacanze.<br />
L’Europa riconosce la valenza<br />
del turismo sostenibile per<br />
la coesione europea e quella del<br />
termalismo terapeutico e del benessere<br />
nell’ambito del modello di<br />
welfare termale: la comunicazione<br />
del 30 giugno 2010 del Commissario<br />
UE per l’impresa, Antonio<br />
Tajani, riconosce la valenza terapeutica<br />
e turistica del termalismo<br />
europeo; mentre, a maggio 2010,<br />
il Consiglio d’Europa ha approvato<br />
“l’Itinerario culturale delle città<br />
termali storiche”, proposto<br />
dall’associazione EHTTA, della<br />
quale fanno parte, come soci fondatori<br />
per l’Italia, Acqui Terme e<br />
Salsomaggiore; e altre città si<br />
stanno associando per contribuire<br />
alla realizzazione pratica<br />
dell’itinerario.<br />
Ciò premesso, sembra opportuna<br />
una rilevazione delle<br />
strutture di sosta per camper esistenti<br />
nelle città termali, per promuoverne<br />
la conoscenza di quelle<br />
esistenti e per stimolarne la nascita<br />
ove non esistenti o migliorabili.<br />
Il progetto prevede la collaborazione<br />
della Federterme,<br />
dell’A.C.T.Italia Federazione nazionale,<br />
dell’ACI, del Touring <strong>Club</strong><br />
Italiano.<br />
Dopo il 1° step di rilevazione<br />
dell’esistente si procederà<br />
con eventi seminariali di comunicazione<br />
(in ambito camperistico e<br />
termale) per far conoscere il progetto<br />
ed acquisire collaborazioni.<br />
Il supporto dei media (stampati,<br />
elettronici e convegnistici) sarà<br />
fondamentale per l’implementazione<br />
del progetto che si<br />
propone la finalità di promuovere<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 42<br />
un turismo sostenibile per la migliore<br />
conoscenza esperienziale<br />
delle risorse termali e turistiche<br />
del Paese. Il progetto non ha finalità<br />
commerciali.<br />
La collaborazione è cominciata<br />
con un convegno organizzato<br />
dalla Federazione Nazionale ACTI-<br />
TALIA sabato 22 gennaio <strong>2011</strong> alla<br />
Fiera di Carrara, in occasione<br />
del 9° Salone del Turismo Itinerante<br />
TOUTit – Viaggiare in libertà<br />
alla scoperta dei luoghi, con interventi<br />
di rappresentanti di FEDER-<br />
TERME, ACTITALIA, ANCOT (Associazione<br />
Nazionali Comuni termali)<br />
nonché di ACI e TCI, Fiera di Carrara,<br />
Enti locali, etc. Nel corso del<br />
convegno è stato ribadito che il<br />
movimento dei camperisti italiani<br />
chiede attenzione al desiderio di<br />
vivere la libertà dell’esperienza di<br />
turismo in camper, un’accoglienza<br />
regolamentata, spazi adeguati alla<br />
sosta ma anche disponibilità di<br />
offerta e prodotti turistici di qualità,<br />
a prezzi competitivi con quelli<br />
praticati oltre i confini italiani e<br />
rappresenta un target di grande<br />
interesse per i 378 siti termali italiani,<br />
presenti in 170 comuni. Accoglienza<br />
e servizi migliori da una<br />
parte, convenzioni con gli stabilimenti<br />
per l’accesso al benessere<br />
termale dall’altra.<br />
In quest’ottica ACTItalia,<br />
che in passato ha stipulato convenzioni<br />
con tutte le associazioni<br />
vicine al camperismo, con imprese<br />
fornitrici di servizi e con associazioni<br />
nazionali e locali di sostegno<br />
al turismo camperistico, per una<br />
migliore fruizione degli ambienti<br />
naturali in campagna, nei luoghi<br />
di sport e nei centri sportivi, si<br />
propone ora di collaborare al censimento<br />
delle strutture termali<br />
che hanno aree di sosta in prossimità,<br />
per trasferirne poi la posizione<br />
sui navigatori satellitari, per<br />
accedere ad un’accoglienza di riguardo<br />
e di qualità adeguata al<br />
ruolo del turismo camperistico,<br />
con convenzioni con gli stabilimenti<br />
termali attivabili tramite la<br />
presentazione della “camping<br />
card”. Un buon inizio...<br />
Pasquale Zaffina<br />
Presidente della Fed. Naz. ACTITALIA
Il mio camper<br />
Anche i nostri soci parlano di camper, del loro camper: com’è, del perché l’hanno scelto,<br />
dei suoi pro e contro... Ed è come se parlassero di loro stessi!<br />
L<br />
e tre sorelle: per tutti<br />
noi Giovanna, Maria e Rosaria<br />
Amico sono “le tre sorelle”, dato<br />
che dal 2000, l’anno del loro ingresso<br />
nel nostro <strong>Club</strong>, le abbiamo<br />
sempre conosciute - unite e<br />
solidali fra loro – attive e partecipi<br />
compagne di tantissime gite<br />
(quasi tutte quelle organizzate, in<br />
verità) e di ogni tour del <strong>Club</strong>.<br />
Giovanna, 68 anni, impiegata<br />
e dirigente sindacale da<br />
qualche anno in pensione, è la<br />
“titolare”, colei che guida il camper;<br />
insieme a lei ci sono Maria,<br />
70 anni, insegnante in pensione,<br />
e Rosaria, 66 anni, anche lei pensionata,<br />
madre di Pippo Palazzolo,<br />
a lungo anch’egli nostro socio,<br />
lei che camperista e amante del<br />
turismo all’aria aperta lo è dal<br />
1987, da quando cioè con i bambini<br />
ancora piccoli e il marito<br />
viaggiava per le strade d’Europa.<br />
Tutte e tre le sorelle Amico<br />
sono persone di grande riservatezza<br />
e di innata classe, oltre<br />
che di straordinaria gentilezza e<br />
umiltà; pensate che ho scoperto<br />
dopo tanti anni che le frequento<br />
alcune cose della loro vita che<br />
quasi si vergognavano a dirmi<br />
per timore che le divulgassi (cosa<br />
che faccio con piacere): per esempio<br />
che Rosaria è “Maestro<br />
del lavoro” con stella al merito;<br />
per esempio che Giovanna è sta-<br />
ta dirigente aziendale e non una<br />
semplice impiegata; mentre qualche<br />
informazione di più la conoscevamo<br />
un po’ tutti riguardo a<br />
Maria, che fino all’ultimo ha dedicato<br />
tutta se stessa<br />
all’insegnamento, negli ultimi anni<br />
presso la Direzione Didattica<br />
De Amicis di Palermo.<br />
Il legame affettivo che lega<br />
tutti noi alle “tre sorelle” è<br />
quindi un fatto ovvio: la loro presenza<br />
costante a tutte le iniziative<br />
del <strong>Club</strong> ha consentito a ogni<br />
socio di conoscerne le doti e le<br />
Le tre sorelle all’interno del loro camper<br />
Da sinistra Rosaria, Maria e Giovanna Amico davanti al loro Challenger<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 43<br />
qualità umane, additandole a esempio<br />
di ogni umano rapporto.<br />
E il fatto che Giovanna non si sia<br />
mai posta il problema di seguire<br />
il gruppo anche per le più impervie<br />
strade, come quelle necessarie<br />
per raggiungere i paesi più arroccati<br />
sui cocuzzoli di montagna<br />
che ogni tanto visitiamo o quelle<br />
all’interno di riserve naturali, ci<br />
dimostra la voglia di stare insieme<br />
di queste fantastiche donne<br />
che abbiamo come nostre amate<br />
socie.<br />
Il loro attuale camper, un<br />
Challenger 131, ha qualche anno<br />
di vita ma sembra uscito dalla<br />
fabbrica per com’è tenuto; ma<br />
non è il primo veicolo che Giovanna<br />
abbia avuto: il primo, nel<br />
1988, fu un Exodus, poi venne la<br />
volta di un Trimarano Rimor, infine<br />
dal 2003 quest’ultimo: sempre<br />
veicoli compatti per essere<br />
guidati con maggiore facilità, ma<br />
con i quali Giovanna, Maria e Rosaria<br />
hanno girato l’Europa, dalla<br />
Spagna alla Turchia, dall’Estonia<br />
alla Gran Bretagna, a volte in<br />
piccoli gruppi e a volte anche da<br />
sole, come il loro viaggio in solitaria<br />
per tutta la Svizzera<br />
dell’ultima estate, perfettamente<br />
organizzato e splendidamente<br />
portato a termine.<br />
Di questo piccolo mansardato<br />
le sorelle Amico sono
Carta d’identità<br />
Socio: Giovanna Amico (anni 68)<br />
Residenza: Palermo<br />
Occupazione: Dirigente in pensione<br />
Altre persone che compongono l’equipaggio: le sorelle Maria e<br />
Rosaria<br />
Caratteristiche del camper<br />
Veicolo: Challenger Mageo 131<br />
<strong>Anno</strong> di acquisto: 2003<br />
<strong>Anno</strong> di prima immatricolazione: 2003<br />
Tipologia: mansardato<br />
Meccanica: Fiat Ducato 15 – 1,9<br />
Misure: lunghezza: m. 5,70, larghezza: m. 2,30, altezza: m. 3,15<br />
Posti omologati: n. 5<br />
Posti letto: n. 5: 1 matrimoniale in mansarda, 1 matrimoniale ottenibile<br />
dalla trasformazione della dinette centrale e 1 singolo centrale<br />
accanto alla dinette centrale<br />
Serbatoi acque chiare: l. 225<br />
Serbatoio acque grigie: l. 125<br />
WC: Thetford a cassetta<br />
Riscaldamento: Stufa Truma a gas con ventilazione<br />
Boiler: Truma a gas<br />
Frigorifero: trivalente l. 100<br />
Cucina: piano cottura 3 fuochi<br />
Optional montati: tendalino, antifurto, CB<br />
Valutazione del mezzo da parte del socio<br />
Motorizzazione veicolo (velocità/ripresa) Abbastanza soddisfatta<br />
Impianto freni Abbastanza soddisfatta<br />
Tenuta di strada Abbastanza soddisfatta<br />
Spazio utilizzabile nella cellula abitativa Abbastanza soddisfatta<br />
Impiantistica (capacità serbatoi/stufa...) Molto soddisfatta<br />
Qualità del mobilio ed eleganza arredi Abbastanza soddisfatta<br />
Cuscineria e tappezzeria Abbastanza soddisfatta<br />
Comodità dei letti Molto soddisfatta<br />
Comodità dei divani e dei posti a tavola Molto soddisfatta<br />
Capacità stivaggio (gavoni/armadio/ante) Molto soddisfatta<br />
Servizio WC/doccia Abbastanza soddisfatta<br />
Cucina/piano cottura/frigo Molto soddisfatta<br />
Ovunque tu vada, il tuo<br />
<strong>Club</strong> ti è sempre vicino<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 44<br />
davvero contente: in poco più di<br />
5 metri e mezzo hanno tutto ciò<br />
che serve loro per vivere in comodità<br />
la loro vita di turiste<br />
all’aria aperta: una comoda mansarda,<br />
una elegante dinette centrale<br />
dietro il sedile di guida e un<br />
divano laterale fra il sedile del<br />
passeggero e la porta di ingresso,<br />
e la zona servizi in coda, con la<br />
cucina da un lato e il bagnetto<br />
dall’altro.<br />
Proprio per la disposizione<br />
interna del camper, questo vero e<br />
proprio salotto centrale spesso è<br />
utilizzato dagli amici e dalle amiche<br />
il pomeriggio dopo il pranzo o<br />
la sera dopo la cena per intrattenersi<br />
e fare quattro chiacchiere:<br />
un dolcino, un amaro, tanta simpatia...<br />
Questo ci introduce in un<br />
altro argomento che ben connota<br />
le nostre socie: il loro amore per<br />
l’arte culinaria. Tutt’e tre sono<br />
abilissime cuoche, ognuna specializzata<br />
in una tipologia di piatti,<br />
nei dolci o nelle conserve che<br />
spesso vengono preparate in estate<br />
per essere poi sfruttate in<br />
inverno. Per Giovanna è tutto facile<br />
e semplice, altrettanto per<br />
Maria e Rosaria; lei che pure da<br />
qualche anno, da quando non lavora<br />
più, divide la sua vita fra le<br />
sorelle e gli amati nipotini, di cui<br />
giustamente parla sempre con<br />
grande amore e di cui si preoccupa<br />
non appena anche un malessere<br />
di stagione li sfiora.<br />
Persone ideali, da avere<br />
come amiche; d’altronde, anche il<br />
loro cognome lo conferma: Amico!<br />
Maurizio Karra<br />
<strong>Club</strong> <strong>Plein</strong> <strong>Air</strong> <strong>BdS</strong>: insieme per l’amicizia, cittadini del mondo, ambasciatori di pace
V<br />
Musica in camper<br />
Due grandi artisti italiani per riscaldare le giornate uggiose dell’inverno<br />
a bene: fuori c’è freddo,<br />
il buio delle giornate invernali<br />
incombe e il futuro prossimo sembra<br />
soltanto un inseguirsi di impegni,<br />
doveri e responsabilità. Ma se<br />
empaticamente questo ci porterebbe<br />
al legittimo sconforto, razionalmente<br />
sappiamo che non durerà<br />
per sempre; presto l’umido lascerà<br />
il posto al tepore delle prime<br />
giornate primaverili e la durata<br />
della luce si amplierà, proiettandoci<br />
verso la bella stagione e le vacanze,<br />
scandite al ritmo dei nostri<br />
viaggi in camper. Nel frattempo<br />
teniamo duro e facciamoci consolare<br />
dall’armonia della musica.<br />
La prima proposta riguarda<br />
un nome molto noto nella discografia<br />
italiana, quello di una grande artista,<br />
che è una cantante, un’attrice<br />
ed insieme una cantautrice di notevole<br />
spessore: Ornella Vanoni. Autentico<br />
mostro sacro della canzone<br />
italiana è considerata, a ragione,<br />
una delle migliori interpreti, tra le<br />
più note ed importanti, della melodia<br />
nazionale, con una carriera molto<br />
lunga che ha superato i 52 anni di<br />
attivo, nel corso della quale è riuscita<br />
a cimentarsi in generi diversi, dalle<br />
canzoni della mala, al jazz, alla<br />
bossa nova, alla canzone d’autore,<br />
raggiungendo la popolarità grazie ad<br />
uno stile interpretativo e ad un timbro<br />
vocale immediatamente riconoscibili.<br />
Un’artista che rimane attiva e<br />
concentrata in sempre nuovi progetti,<br />
dividendosi tra rappresentazioni<br />
teatrali, concerti e album, tanto da<br />
avere raggiunto la cifra di ben 54<br />
dischi pubblicati e di milioni di copie<br />
vendute, a testimonianza di come il<br />
pubblico la segua sempre con grande<br />
interesse ed affetto.<br />
La sua ultima creatura è il<br />
doppio album “Ornella Vanoni live<br />
al Blue Note”, scandito come sempre<br />
dalla sua voce straordinaria, da<br />
un notevole repertorio e dall’emozione<br />
che dà la musica dal vivo; infatti<br />
il doppio cd propone i momenti<br />
più intensi dei quattro indimenticabili<br />
concerti che l’artista ha tenuto al Blue<br />
Note, tempio del jazz milanese; in<br />
quest’occasione con classe ineguagliabile<br />
la cantante ha dato vita, in<br />
un’atmosfera di grande suggestione,<br />
ad un live memorabile in cui ha proposto<br />
il meglio del suo repertorio<br />
passato e presente. Così si possono<br />
riascoltare i suoi pezzi mitici, scanditi<br />
da soffusi arrangiamenti jazz, come<br />
“La voglia, la pazzia”, “Tristezza”,<br />
“Domani è un altro giorno”, ma anche<br />
notevoli interpretazioni di brani degli<br />
amici cantautori, come “Non abbiam<br />
bisogno di parole”, “Alta marea”, “Dune<br />
mosse”. La malia dell’album è<br />
completata da eterni classici del jazz<br />
come “My funny Valentine” e “I get<br />
along without you very well”, che consentono<br />
di fare un tuffo nella melodia<br />
avvolgente, in grado di far sognare<br />
intere generazioni.<br />
Rimaniamo nel panorama<br />
italiano per parlare di un altro artista<br />
famoso da oltre 30 anni, Zucchero,<br />
al secolo Adelmo Fornaciari, il cui dolcissimo<br />
nome d’arte deriva da un ricordo<br />
d’infanzia, quando la maestra<br />
del piccolo Adelmo diceva che era<br />
dolce come lo zucchero. Da<br />
quell’epoca ne è passata di acqua<br />
sotto i ponti e il nostro protagonista<br />
ha avuto il tempo di arrivare quasi<br />
alla laurea in veterinaria e di fare il<br />
tornitore, il salumiere e il fornaio,<br />
prima di diventare una star internazionale<br />
di rock, blues e soul, al punto<br />
da avere venduto 50 milioni di dischi<br />
e da avere raggiunto notevoli traguardi;<br />
tra questi ricordiamo il suo<br />
concerto, uno dei primi tenuti da artisti<br />
occidentali, svoltosi all’inizio degli<br />
anni ’90 al Cremlino di Mosca dopo la<br />
caduta del muro di Berlino, la sua recensione<br />
nella più autorevole enciclopedia<br />
di musica moderna del XX secolo<br />
che lo cita per primo tra gli artisti<br />
italiani e l’onorificenza di commendatore<br />
da parte del presidente<br />
della repubblica.<br />
Non stupisce, quindi, che a<br />
fronte di tanta popolarità anche il suo<br />
ultimo (il 17°) album “Chocabeck”<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 45<br />
abbia venduto, appena uscito, centinaia<br />
di migliaia di copie, permettendogli<br />
di debuttare direttamente al<br />
primo posto delle classifiche di vendita<br />
nazionali. Il curioso titolo dell’album si<br />
rifà ai ricordi di infanzia del cantautore,<br />
dato che in dialetto emiliano il suono<br />
ciocabec si identifica con lo schiocco<br />
del becco di un animale che non ha<br />
nulla da mangiare e questo suono nella<br />
famiglia non certo ricca dell’artista<br />
veniva usato dal padre come risposta<br />
quando il piccolo Adelmo chiedeva cosa<br />
c’era da mangiare: ciocabec, cioè<br />
niente. Il cantante continua a raccontare<br />
spiegando che questo è un concept<br />
album, dato che è omogeneo nei<br />
suoni e nelle tematiche e racconta una<br />
giornata festiva, dall’alba al tramonto,<br />
in un paese che potrebbe essere quello<br />
della sua infanzia, attraverso un insieme<br />
di brani lenti e riflessivi, intimisti<br />
e suggestivi.<br />
Così si susseguono pezzi da<br />
ascoltare con tutta l’anima, come “Il<br />
soffio caldo”, scritto con Francesco<br />
Guccini, “Il suono della domenica”,<br />
una sorta di manifesto dell’intero album,<br />
“E’ un peccato morir”, che è<br />
stato il singolo di lancio dell’album,<br />
l’irriverente “Vedo nero”, “Oltre le rive”,<br />
meditativo al punto giusto,<br />
l’allegro “Un uovo sodo”, il pulsante<br />
“Chocabeck” che dà il titolo all’album,<br />
e così via in un concatenarsi di armonie<br />
che si conclude “God bless the<br />
child”, quasi un canto ecclesiastico di<br />
grande suggestione, il cui ascolto lascia<br />
appagati e sereni. Insomma un<br />
album che vale davvero la pena di<br />
ascoltare e riascoltare per sconfiggere<br />
il logorio della vita moderna, per<br />
usare le parole di una gradevole<br />
pubblicità vecchio stampo, ma sempre<br />
decisamente attuale.<br />
Mimma Ferrante
A<br />
Riflessioni<br />
Un Natale con calore e con colori<br />
nche questo Natale è<br />
passato, diverso da quello dell’anno<br />
scorso, diverso da quello degli altri<br />
anni. Qualcosa non c’è più, tante ce<br />
ne sono di nuove, alcune sono rimaste<br />
invariate, altre si sono trasformate,<br />
come sempre accade da<br />
sempre. Un Natale, pieno di luci e<br />
colori, di auguri e sorrisi di amici,<br />
un Natale con calore e colori. Per<br />
fortuna è passato. Natale deve essere<br />
solo per chi lo sente. E ci vorrebbe<br />
un posto lontano, dove non<br />
esiste Natale, e dove i giorni sono<br />
tutti uguali, tutti Natale, un posto<br />
dove non ci si meraviglia per<br />
l’evento, non si fanno auguri particolari<br />
e non si preparano pranzi<br />
particolari, non si è buoni e confidenziali<br />
con chi non lo si è tutto<br />
l’anno.<br />
Per fortuna è passato. Il<br />
buonismo di questi giorni, i sorrisi,<br />
gli auguri, le frasi che si ripetono,<br />
le luci, le palle colorate, le canzoncine.<br />
Per fortuna è finito questo<br />
tipo di Natale, fino al prossimo. Liberiamo<br />
i Babbo Natale, che tornino<br />
persone normali, e magari che<br />
continuino a sorridere per strada.<br />
Liberiamo tutti quegli alberi di Natale<br />
che ritornino a riempire i boschi,<br />
e che continuino a vivere ..<br />
almeno fino al prossimo Natale.<br />
Liberiamo gli animi dalle<br />
ipocrisie, dai falsi sorrisi, dai falsi<br />
buonismi dalle false promesse. Natale<br />
deve essere solo per chi lo<br />
sente. I pranzi, i regali, le bustarelle,<br />
gli inviti, gli addobbi, i filmpanettone,<br />
i panettoni, le giocate, i<br />
dolci, la frutta secca, la tombola,<br />
tanti auguri ai negozianti, al portiere,<br />
al giornalaio, anche a chi<br />
spesso non si dona nemmeno uno<br />
sguardo, ma siamo a Natale!<br />
Sì a Natale la gente rimane<br />
stupita, non si aspetta più l'augurio<br />
da uno sconosciuto, così come la<br />
gentilezza, il portone aperto, il posto<br />
a sedere sul bus. Non arriva<br />
nemmeno il 25 che già è tutto incentrato<br />
all’ultimo dell’anno e poi<br />
un mezzo giro sulla scopa e tutto<br />
ricomincia... fino al prossimo Natale.<br />
Spero sempre di poter avere<br />
la serenità di accettare le cose<br />
che non posso cambiare, la<br />
forza di cambiare quelle che posso<br />
cambiare, il coraggio di affrontare<br />
gli stupidi, gli ostinati ed i pieni di<br />
sé, la determinazione per raggiungere<br />
i miei obiettivi, la volontà<br />
di essere sempre curioso.<br />
E spero pure che arrivi un<br />
Natale, il prossimo, pieno di luci e<br />
colori, di auguri e sorrisi di veri<br />
amici, un Natale con calore e colo-<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 46<br />
Cucina in camper<br />
Gnocchi verdi<br />
al gorgonzola<br />
Ingredienti: 1 kg di gnocchi<br />
verdi, 200 gr. di gorgonzola, 1<br />
busta di panna, 40 gr di gherigli<br />
di noce, 50 gr. di parmigiano<br />
grattugiato, 2 rametti di<br />
maggiorana, 40 gr. burro, sale<br />
e pepe q.b.<br />
Preparazione: tagliate il gorgonzola<br />
a cubetti, mettetelo in<br />
una casseruola insieme alla<br />
panna e una macinata di pepe<br />
e fatelo sciogliere a fuoco basso,<br />
rimescolando con un cucchiaio<br />
di legno. A parte fate<br />
cuocere gli gnocchi, sciogliendo<br />
intanto il burro. Appena<br />
cotti gli gnocchi, conditeli con<br />
il burro fuso, poi con la crema<br />
al gorgonzola, i gherigli di noce<br />
tritati, le foglioline di maggiorana<br />
e servite.<br />
Filetti di merluzzo al<br />
pomodorino di Pachino<br />
Ingredienti: 400 gr. filetti di<br />
merluzzo, 1 spicchio d'aglio, un<br />
ciuffo di prezzemolo tritato, ½<br />
bicchiere di vino bianco, 300<br />
gr. di pomodorini di Pachino,<br />
sale, pepe e olio d’oliva q.b.<br />
Preparazione: far rosolare<br />
nell'olio lo spicchio d'aglio<br />
schiacciato. Dopo avere tolto<br />
l'aglio aggiungere i filetti e<br />
farli cuocere a fuoco vivo, bagnandoli<br />
con il vino bianco.<br />
Lasciare evaporare il vino ed<br />
aggiungere i pomodorini spezzettati.<br />
Cuocere con coperchio<br />
a fuoco medio per circa 10 minuti.<br />
Salare, pepare e spolverare<br />
con il prezzemolo tritato.<br />
Enza Messina<br />
ri, un vero Natale che faccia pensare<br />
che è davvero diverso da<br />
quello appena trascorso, un Natale<br />
nuovo, diverso, senza buonismi,<br />
ma pieno di veri sentimenti,<br />
di veri propositi, di vere promesse.<br />
Luigi Fiscella
G<br />
ià da un po’ non se ne<br />
parla quasi più. E dire che se ne è<br />
parlato tanto alla fine dello scorso<br />
anno. Ricorderete senz’altro il clamore<br />
causato dalle notizie riguardanti<br />
rivelazioni su vizi e virtù dello<br />
scenario politico internazionale.<br />
Come recitato nella home del sito,<br />
“Wikileaks è una organizzazione<br />
non-profit dedita a svelare al pubblico<br />
importanti novità e informazioni.<br />
Pubblichiamo materiale di<br />
significato etico, politico e storico,<br />
mantenendo anonima l'identità dei<br />
nostri fonti e rivelando ingiustizie<br />
represse e censurate”.<br />
Il sito Wikileaks.ch è operativo<br />
dal 2006 e il suo scopo principale<br />
è la divulgazione di notizie<br />
riservate, in massima parte contenute<br />
in conversazioni intercettate e<br />
documenti, coperti da segreto, recuperati<br />
su internet da abili hacker<br />
o forniti “sottobanco” da simpatiz-<br />
Internet, che passione<br />
Wikileaks: la parola che ha (o avrebbe) fatto tremare il mondo<br />
zanti. L’organizzazione iniziò a farsi<br />
conoscere verso la fine del 2007,<br />
pubblicando documenti riguardanti<br />
il campo di prigionia di Guantanamo<br />
e divulgando al mondo intero<br />
delle informazioni che sollevarono<br />
grandi polemiche sul presunto disumano<br />
trattamento inflitto ai prigionieri,<br />
per lo più accusati di atti<br />
di terrorismo internazionale. La<br />
natura delle informazioni rese<br />
pubbliche da Wikileaks riguarda<br />
argomenti che di norma ogni governo<br />
desidererebbe rimanessero<br />
riservate.<br />
Come già detto, alla fine<br />
dello scorso anno era stata preannunciata<br />
una serie di esplosive<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 47<br />
Riferimenti in rete<br />
pubblicazioni, riguardanti i retroscena<br />
più oscuri delle guerre in<br />
Iraq e Afghanistan o altre riferite<br />
semplicemente al carattere morale<br />
e politico dei governanti della Terra.<br />
Probabilmente tutto questo fragore<br />
mediatico fu progettato appositamente<br />
per far sì che il principale<br />
esponente di Wikileaks, Julian<br />
Assange, si potesse meglio difendere<br />
dall’accusa di aver commesso<br />
reati di carattere sessuale.<br />
Credo che per noi italiani<br />
non sia stata affatto una sorpresa<br />
sapere che, secondo la diplomazia<br />
USA, il nostro premier conduce un<br />
tenore di vita “licenzioso”, come<br />
non credo sia stata una novità per i<br />
http://wikileaks.ch/<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/WikiLeaks<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Julian_Assange<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_prigionia_di_Guant%C3%A1namo<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Wiki<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Mediawiki<br />
http://wikileaksitaliano.splinder.com/
francesi sapere che il proprio presidente,<br />
sempre secondo alcuni ambienti<br />
diplomatici statunitensi, sia<br />
considerato un “re nudo, suscettibile<br />
e autoritario”! E non hanno nemmeno<br />
suscitato troppa indignazione<br />
nell’opinione pubblica alcune altre<br />
notizie riguardanti certi presunti abusi<br />
accaduti nel corso delle missioni<br />
di pace Usa in Medio Oriente.<br />
E’ chiaramente solo una<br />
personale opinione, ma penso che<br />
l’enorme quantità di informazioni<br />
Il sito per caso<br />
Navigando in rete senza meta, spesso ci si imbatte in siti<br />
strani, talvolta fantastici<br />
Il nostro modo di viaggiare ci affranca dalla necessità di stressarci<br />
con il bagaglio. E’ sufficiente portare il camper sotto casa e riempire<br />
gli armadi senza troppe preoccupazioni. Viaggiando in aereo invece, si è<br />
spesso schiavi delle limitazioni imposte dalla legge, a cui si aggiungono<br />
quelle, talvolta tassative, delle compagnie aeree. Peso e dimensioni del<br />
bagaglio, nonché il contenuto ormai severamente limitato, diventano<br />
quindi l’incubo del viaggiatore che prende l’aereo con una certa frequenza.<br />
Un’azienda statunitense promette di risolvere in modo radicale<br />
questi problemi. Collegandosi al sito www.flylite.com, dedicato<br />
appunto ai viaggiatori, è possibile prenotare un servizio che prevede<br />
la ricezione al proprio domicilio di una valigia vuota, da riempire con i<br />
propri effetti personali e restituire agli addetti per la spedizione.<br />
Fatto ciò, si potrà partire con tranquillità e soprattutto con le<br />
mani libere. L’unico sforzo da fare con le valigie diventa quindi solo<br />
quello di aprirle appena giunti in albergo e quando tornati a casa.<br />
Niente più fila al check-in, niente più attesa al nastro trasportatore. Il<br />
bagaglio viaggerà in modo indipendente dal viaggiatore, anche per<br />
evitare eventuali perdite o disguidi.<br />
Il servizio comprende a richiesta anche il lavaggio della biancheria<br />
tra un trasferimento e un altro, così da permettere al viaggiatore<br />
di trovare il proprio bagaglio, col contenuto lavato e stirato, nel<br />
successivo albergo. Niente più stress quindi: naturalmente, però, solo<br />
negli Stati Uniti!<br />
G. S.<br />
immesse in rete sia proprio ciò che<br />
rende wikileaks vulnerabile o in apparenza<br />
poco attendibile. Le troppe<br />
notizie, se pur dichiarate autentiche<br />
dall’organiz-zazione, sono sistematicamente<br />
negate dagli organismi<br />
coinvolti o, al contrario, utilizzate in<br />
modo strumentale dagli oppositori<br />
politici. E non è semplice, per<br />
l’opinione pubblica e quindi per tutti<br />
noi, saper correttamente giudicare<br />
ogni informazione tra le tantissime<br />
che ormai ci bersagliano quotidia-<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 48<br />
namente. Più o meno come quanto<br />
si vuole indicare qualcosa di troppo<br />
frequentemente urlato al vento,<br />
come nel detto “al lupo, al lupo…”.<br />
Wikileaks deve l’assonanza<br />
del suo nome con wikipedia al fatto<br />
che in origine ne condividesse la piattaforma<br />
tecnologica MediaWiki. Un<br />
“wiki” è un sito che viene aggiornato<br />
e modificato liberamente da tutti coloro<br />
che possano accedervi. Il termine<br />
proviene dalla lingua hawaiana ed<br />
è sinonimo di rapido e veloce. “Leaks”<br />
in lingua inglese significa “fuga”,<br />
ovviamente riferita in questo caso a<br />
quella di notizie.<br />
Julian Assange<br />
Il database contenente tutte<br />
le notizie del sito è attualmente<br />
ospitato in un bunker antiatomico in<br />
Svezia e ciò giustifica comunque la<br />
sensazione che non siano affatto<br />
tutte frottole! Tale dubbio è confermato<br />
anche dal fatto che il sito<br />
ha subito e subisce continui attacchi<br />
di hacker, nonché persecuzioni di<br />
carattere amministrativo da parte<br />
di alcuni provider di servizi internet<br />
che hanno messo in pratica ricorrenti<br />
oscuramenti del sito e dei suoi<br />
numerosi mirror (cioè i siti “specchio”<br />
collocati in aree geografiche<br />
differenti, normalmente predisposti<br />
per alleggerire i sovraccarichi del<br />
sito principale).<br />
Pare inoltre che Assange<br />
abbia ritenuto di difendere la propria<br />
incolumità e quella dei suoi<br />
collaboratori diffondendo con il file<br />
sharing (esattamente cos’ come si<br />
condivide un banalissimo brano<br />
musicale) alcuni files criptati “dormienti”,<br />
definiti appunto di “assicurazione”,<br />
sugli hard disk dei computers<br />
sparsi in giro per il mondo.<br />
Qualora dovesse succedere qualcosa<br />
a lui o al suo staff, questi archivi<br />
verrebbero resi automaticamente<br />
leggibili e quindi resi di dominio<br />
pubblico. Proprio come accade in<br />
ogni in best-seller di fanta-politica<br />
che si rispetti…<br />
Giangiacomo Sideli
Gangi entra a far parte dei<br />
Borghi più belli d’Italia<br />
Il Comune siciliamo di<br />
Gangi è entrato a far parte del<br />
progetto di promozione e valorizzazione<br />
dell'Associazione nazionale<br />
"Borghi più belli d'Italia" promosso<br />
dall'ANCI con la sottoscrizione della<br />
carta di qualità. Com’è noto, per<br />
entrare a farne parte, è necessario<br />
che un comune abbia un borgo antico<br />
di pregio storico e un discreto,<br />
e ben conservato, patrimonio architettonico.<br />
Caratteristiche che<br />
Gangi possiede grazie al suo medievale<br />
centro storico che è stato<br />
preservato dagli abusi edilizi.<br />
In Sicilia i comuni che<br />
hanno aderito al progetto sono otto<br />
di cui già due nelle Madonie,<br />
Cefalù e Geraci Siculo. «Gangi<br />
punta a una diversa offerta turistica<br />
- ha dichiarato il sindaco di<br />
Gangi Giuseppe Ferrarello - nel<br />
quale il borgo antico e la sua comunità<br />
costituiscono la destinazione<br />
e la motivazione principale<br />
della vacanza, un'offerta turistica<br />
che va nella direzione di riscoperta<br />
e di rivalutazione del ‘patrimonio<br />
emozionale' presente nei vicoli,<br />
nelle case e nelle piazzette del<br />
medievale centro storico».<br />
A Valderice apre il Centro<br />
di Cultura Gastronomica<br />
E’ stato inaugurato a Valderice,<br />
sulla strada che collega la<br />
contrada San Marco alla città di<br />
Erice, il Centro di Cultura Gastronomica<br />
Molino Excelsior, una iniziativa<br />
promossa dall’Amministrazione<br />
comunale di Valderice in<br />
collaborazione con l’Associazione<br />
Trapani Welcome. Il Centro sorge<br />
all’interno di un opificio dei primi<br />
News, notizie in breve<br />
del ‘900 destinato alla macinazione<br />
del grano e restituito alla collettività<br />
dopo un lungo restauro<br />
ed è dedicato alla valorizzazione<br />
innovativa del territorio e della<br />
cultura enogastronomica della Sicilia,<br />
con particolare riguardo<br />
all’agro ericino.<br />
La provincia di Trapani<br />
possiede un ricco patrimonio culinario,<br />
riconosciuto a livello mondiale,<br />
una varietà di pietanze, testimonianza<br />
dell’importanza del<br />
luogo quale crocevia di tradizioni,<br />
rotte e culture tra le sponde del<br />
Mediterraneo. Un’eredità preziosa<br />
da tramandare e divulgare insieme<br />
al patrimonio di abilità artigianali<br />
in quanto espressione di identità<br />
culturale. E’ questo l’obiettivo<br />
del Centro di cultura gastronomica<br />
che, a partire dai primi mesi del<br />
nuovo anno, darà il via ad una serie<br />
di attività, tra cui segnaliamo<br />
la Scuola di cucina siciliana, un<br />
format ispirato a chiarezza, semplicità<br />
e divertimento in cui appassionati<br />
di enogastronomia,<br />
gourmet, turisti e visitatori apprenderanno<br />
i segreti dell’arte culinaria<br />
locale con la guida di sapienti<br />
chef.<br />
Funzionerà al suo interno<br />
anche la Conservatoria, un laboratorio<br />
di memoria collettiva aperto<br />
al contributo di tutti: il centro<br />
raccoglierà e custodirà tutte<br />
le ricette tipiche della tradizione<br />
trapanese, e siciliana, recuperandole<br />
dalle fonti più diverse e rendendole<br />
disponibili per la consultazione.<br />
Il Centro pone inoltre<br />
grande attenzione all’educazione<br />
alimentare per ragazzi e organizzerà<br />
convegni, rassegne enogastronomiche,<br />
mini-corsi di degustazione<br />
dei prodotti d’eccellenza,<br />
incontri dedicati al wine tasting e<br />
laboratori di educazione al gusto<br />
e analisi sensoriale dell’olio<br />
d’oliva.<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 49<br />
La Sicilia normanna in un<br />
libro di Luigi Santagati<br />
Il geografo di lingua araba<br />
al-Idrisi fu l’autore, nel 1154, alla<br />
corte di Ruggero II di Sicilia, di<br />
una imponente opera geografica<br />
intitolata “Il diletto di chi è appassionato<br />
per le peregrinazioni a traverso<br />
il mondo”, ricordata come Il<br />
Libro di Ruggero. Il libro riporta<br />
notizie sull’intero mondo allora conosciuto,<br />
che andava dalla Spagna<br />
ad Occidente alla Cina ad Oriente e<br />
dal Sudan a sud alla Scandinavia<br />
nel lontano Settentrione.<br />
La parte più importante<br />
dell’opera fu dedicata alla descrizione<br />
della Sicilia, allora la più ricca<br />
terra del Mediterraneo. Perché<br />
non resti alcun dubbio sul testo,<br />
l’estratto relativo alla sola Sicilia<br />
nella traduzione in italiano di Michele<br />
Amari (1880), progenitore di<br />
Rita Amari (moglie del nostro Pippo<br />
Campo), è stato annotato e<br />
comparato con la traduzione in italiano<br />
di Umberto Rizzitano (1966)<br />
e con la traduzione in francese di<br />
Pierre Amèdèe Jaubert (1836), poi<br />
rivista da Annliese Nef e annotata<br />
da Henri Bresc (1999).<br />
Adesso Luigi Santagati, architetto<br />
e presidente del <strong>Club</strong> Camperisti<br />
Nisseni, anch’esso facente<br />
parte della Federazione Nazionale<br />
ACTITALIA, ha dato alle stampe per<br />
i tipi dell’editore Salvatore Sciascia,<br />
un volume dal titolo “La Sicilia di Al<br />
Idrisi ne Il libro di Ruggero”.
Santagati non è nuovo a<br />
esperienze simili: autore già molti<br />
anni addietro di una “Storia di<br />
Caltanissetta” (la sua città), nel<br />
2004 ha poi dato alle stampe la<br />
“Carta comparata della Sicilia araba”<br />
con l’editore Flaccovio; nel<br />
2006 “La Sicilia del 1720” con la<br />
collaborazione dell’Assessorato<br />
Regionale ai Beni Culturali, corredata<br />
da dodici cartine in grande<br />
formato della Sicilia dell’epoca riportanti<br />
città, strade, porti, approdi,<br />
castelli e ponti. E tra breve<br />
dovrebbe uscire l’ultima fatica di<br />
Santagati, “Casali e castelli della<br />
provincia di Caltanissetta”.<br />
A Favara un parco a tema<br />
sulla Sicilia in miniatura<br />
Sorgerà in provincia di Agrigento,<br />
al confine fra i comuni di<br />
Aragona e Favara, un nuovo parco<br />
a tema che avrà come tema la Sicilia.<br />
I lavori inizieranno a breve<br />
e si tratterà di un parco culturale<br />
e di divertimento, con tutti i principali<br />
monumenti delle nove province<br />
dell’Isola riprodotti fedelmente<br />
in miniatura che potranno<br />
essere visitati attraverso un tour<br />
con un trenino elettrico; ma ci saranno<br />
anche centro benessere e<br />
campi sportivi, parco giochi per<br />
bambini e ristoranti, negozi di<br />
prodotti tipici e aree pic-nic.<br />
L’omaggio del nostro <strong>Club</strong> ai<br />
150 anni dell’Unità d’Italia<br />
Alla fine anche noi abbiamo<br />
voluto fare un omaggio<br />
all’Unità d’Italia nel momento clou<br />
del suo 150° anniversario: e da<br />
siciliani (oltre che da camperisti)<br />
abbiamo pensato di creare nel nostro<br />
sito web una sezione dedicata<br />
a questo tema, per invitare in un<br />
certo senso i camperisti di<br />
tutt’Italia (e non solo) a visitare la<br />
nostra isola seguendo un itinerario<br />
che riprendesse quello seguito<br />
dai Mille dopo lo sbarco di Garibaldi<br />
a Marsala.<br />
Ne è venuto fuori, quasi<br />
per gioco, un “mini-sito”<br />
all’interno del nostro portale, sia<br />
per dimensione che per ricchezza<br />
di contenuti, accessibile cliccando<br />
sul logo dell’Unità d’Italia sistemato<br />
in alto a sinistra della nostra<br />
home page sotto la “testata”. A<br />
fronte di una scheda sull’unità nazionale<br />
vista dai siciliani (che ricalca<br />
l’articolo pubblicato sul<br />
La home page del sito web del nostro <strong>Club</strong> con, in alto a sinistra,<br />
l’immagine del 150° anniversario dell’Unità d’Italia attraverso la quale,<br />
con un click, si accede al mini-sito da noi realizzato sull’argomento<br />
n.108 del nostro bimestrale), che<br />
si apre al click, abbiamo anche sistemato<br />
una sintetica cronologia<br />
della spedizione dei Mille in Sicilia;<br />
e dalla citazione delle città luogo<br />
di battaglia o conquistate a mano<br />
a mano nel corso dell’avanzata da<br />
Garibaldi, abbiamo infine realizzato<br />
degli appositi link a delle schede<br />
informative sulle varie località,<br />
con tutte le informazioni utili alla<br />
loro visita, qualche immagine e il<br />
luogo consigliato per la sosta e il<br />
pernottamento in camper.<br />
Le schede riguardano,<br />
nell’ordine stesso dell’avanzata<br />
dell’esercito garibaldino in Sicilia<br />
(iniziata col lo sbarco a Marsala<br />
l’11 maggio 1860): Marsala, Salemi,<br />
Calatafimi, Partinico, Castelvetrano,<br />
Alcamo, Palermo, Piana<br />
degli Albanesi, Corleone, Marineo,<br />
Misilmeri e Gibilrossa, Palermo,<br />
Catania, Caltanissetta, Cefalù, Milazzo<br />
e Messina (che fu l’ultima<br />
città dell’Isola difesa dalle truppe<br />
dei Borbone ad arrendersi a Garibaldi<br />
il 12 marzo 1861).<br />
Di nuovo collegati via mare<br />
l’Italia e l’Egitto<br />
Anche se le recenti sommosse<br />
in Egitto, Tunisia e Libano<br />
lasciano aperti molti dubbi su<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 50<br />
questi Paesi come mete turistiche<br />
nell’immediato futuro, fa certamente<br />
notizia la rinascita dopo<br />
molti anni di un collegamento marittimo<br />
diretto - anche per passeggeri<br />
e veicoli al seguito - fra<br />
l’Italia e l’Egitto, dopo quello abbandonato<br />
dall’Adriatica di navigazione<br />
oltre quindici anni addietro.<br />
Tutti i mercoledì pomeriggio<br />
da Venezia partirà infatti un<br />
traghetto commerciale (la motonave<br />
Visemar One) alla volta del<br />
porto di Alessandria d’Egitto, facendo<br />
scalo a metà strada a Tartous,<br />
in Siria. L’arrivo in Egitto è<br />
previsto la domenica successiva a<br />
metà giornata. Il ritorno da Alessandria<br />
la domenica sera e il rientro,<br />
senza scalo intermedio, a Venezia<br />
il mercoledì mattina.<br />
Il traghetto dispone di 69<br />
cabine passeggeri, bar, ristorante,<br />
ecc. e può imbarcare tutti i tipi di<br />
veicoli, commerciali, auto, camper,<br />
pullman. Chiunque volesse<br />
quindi progettare – magari quando<br />
le acque politiche di quel Paese<br />
saranno più calme – un viaggio in<br />
camper fra le piramidi, può contattare<br />
la compagnia di navigazione<br />
al seguente numero di telefono:<br />
041.2712512: indirizzo E-<br />
Mail: pax@visermarline.com
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 51