Libro II B 2012 La Lettura fa l'uomo esatto - Istituto Comprensivo ...
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S.M.S. “LUIGI SETTEMBRINI”<br />
CLASSE <strong>II</strong> B<br />
2011-<strong>2012</strong><br />
LA LETTURA FA L’UOMO<br />
COMPLETO…<br />
LO SCRIVERE FA L’UOMO<br />
ESATTO<br />
F. BACONE, Saggi<br />
1
Parole ed<br />
LA LA <strong>II</strong> <strong>II</strong> B B SI<br />
SI<br />
emozioni<br />
RACCONTA<br />
ISTITUTO LUIGI SETTEMBRINI<br />
Insegnante:<br />
Prof.ssa Paola Cistriani<br />
Anno scolastico 2011-<strong>2012</strong><br />
2
Se potessi pienamente dar vita ai miei sentimenti<br />
E liberi <strong>fa</strong>rli scorrer e concretamente fermarli…,<br />
Come chiudere le emozioni in uno scrigno che le custodisca<br />
O sprigionarle, e riviverle senza che il tempo le assopisca…!<br />
Non sono le parole che fissano i pensieri ché fuggono e volano via,<br />
Disperdono le voci e instabili si mostrano i ricordi.<br />
A mantenere vive le speranze, i sogni e le passioni…<br />
Bastano una penna e una pagina bianca da riempire.<br />
3
Scrivere, forse sognare, è una<br />
Esperienza entusiasmante, come cercare nel profondo di sé,<br />
Confrontarsi con le proprie debolezze, paure, sogni, speranze...<br />
Ogni parola scritta è una parte di noi che condividiamo con gli altri.<br />
Non pensieri o riflessioni particolari, basta scrivere ciò che si pensa.<br />
Dare ad altri le proprie idee, renderli partecipi delle proprie opinioni.<br />
All’inizio può sembrare difficile, ma andando avanti<br />
Basta aprirsi al mondo senza preoccuparsi delle critiche altrui.<br />
4
Secondo me ogni libro è un lingotto d’oro, è piccolo, ma prezioso,<br />
Emozionante, entusiasmante, grandioso, divertente.<br />
Come una persona va capito, solo così può essere splendido.<br />
Ognuno nel leggere, legge sé stesso e lo scrittore aiuta a ritrovarsi.<br />
Non si <strong>fa</strong> solo per divertimento o per acculturarsi, si legge per vivere.<br />
Da ovunque si venga si ha da raccontare, scrivere è “parlare senza<br />
essere interrotti”.<br />
A volte sono il protagonista e ogni parola letta mi muove come un<br />
burattino.<br />
Biografie, romanzi, diari, tutti diversi, ma tutti con la voglia di<br />
trasmettere degli scrittori.<br />
5
Introduzione<br />
“Senza la scrittura, ogni cosa diventerà insipida.<br />
Leggere non avrebbe più senso.”<br />
V.S. Naipaul<br />
Felicità, libertà, <strong>fa</strong>ntasia. Sono questi i sentimenti che provo<br />
quando scrivo un qualsiasi testo. Possiamo <strong>fa</strong>re ciò che più ci<br />
piace, possiamo immaginare un mondo diverso da quello in cui<br />
viviamo, in una nostra nuova dimensione dove tutto è perfetto<br />
secondo i nostri desideri.<br />
Scrivere è raccontare qualcosa alle persone, stupirle, af<strong>fa</strong>scinarle!<br />
Potremmo paragonarlo a un’incredibile arte, potremmo definirlo<br />
come la meravigliosa scienza del comunicare.<br />
Non togliendo nulla alla lettura, altra cosa straordinaria e utile per<br />
la vita di tutti i giorni. Tuttavia devo anche dire che la lettura<br />
stessa dipende dalla scrittura, quindi senza quest’ultima non<br />
sarebbe possibile sfogliare e apprezzare un bel libro.<br />
Anche scrivendo noi meditiamo profondamente e vaghiamo<br />
all’interno della nostra stessa anima, raccogliamo le nostre idee<br />
più gioiose e le trasmettiamo agli altri! Viaggiamo in un mondo<br />
interamente nostro, sogniamo, realizziamo qualcosa che mai nella<br />
vita potrebbe accadere!<br />
Condividiamo con tutti quanti i nostri pensieri più segreti e veri!<br />
Facciamo un esempio banale ma molto significativo: il grande<br />
Dante Alighieri avrebbe saputo esprimere tutto ciò che ha detto<br />
nella Divina Commedia esponendolo a voce, oralmente? Di sicuro<br />
la sua mente sarebbe stata davvero limitata e non avrebbe<br />
composto un capolavoro, poiché scrivendo acquisiamo un senso di<br />
libertà che nessun uomo sulla Terra potrebbe darci.<br />
Pierluigi Damosso<br />
6
“Sono posseduto da una passione inesauribile<br />
che finora non ho potuto né voluto frenare.<br />
Non riesco a saziarmi di libri.”<br />
Francesco Petrarca<br />
Le pagine ruvide che sfiorano le dita, il tempo che scorre, minuto per<br />
minuto… Assaporiamo le avventure e immaginiamo tutto un altro<br />
mondo. Non possiamo essere interrotti! Ma come è possibile provare un<br />
turbine di emozioni? Semplice: leggendo. Forse la lettura, i libri, sono<br />
alcune delle cose più importanti che possediamo. Leggere ti permette di<br />
sognare, leggere rende possibile l’impossibile, ti <strong>fa</strong> creare un mondo<br />
tutto tuo dove nessuno è protagonista. Ci sei solo tu, il tempo e le<br />
pagine che scorrono una dopo l’altra. Insomma, leggere migliora la vita<br />
di tutti noi, la rende più ricca e saporita: così noi ragazzi, amici e<br />
compagni, abbiamo deciso di scrivere insieme questo libro che non<br />
contiene ciò che comunemente viene definito “tema scolastico”. Questo<br />
libro contiene ognuno di noi, le nostre emozioni, quello che realmente<br />
proviamo e le nostre esperienze che rendono le giornate più intriganti e<br />
avventurose. E dopotutto che cosa può volere dalla vita un ragazzino<br />
come tanti altri? L’avventura! Cerchiamo la novità, la risata, a volte<br />
anche il rischio, ma soprattutto delle giornate interessanti. Ecco, questo<br />
è proprio ciò che vogliamo trasmettere ai lettori. Qui hanno spazio<br />
storie d’amicizia, esperienze che ci hanno spaventati, le nostre<br />
riflessioni, i pensieri personali e molto altro ancora! In breve speriamo di<br />
trasmettere le nostre emozioni più intense attraverso questi racconti,<br />
come la lettura ha trasmesso emozioni profonde a noi che questo libro<br />
lo abbiamo scritto.<br />
Alice Iacomacci<br />
7
<strong>La</strong> mia adolescenza<br />
tra sogni e realtà<br />
8
“L’età di passaggio”<br />
Fin da quando ero piccola ho sempre ammirato i ragazzi più grandi, sembravano<br />
quasi supereroi con un superpotere molto particolare: la pubertà. Li osservavo in<br />
continuazione, provavo ad imitarli senza ottenere grandi risultati.<br />
Il mio punto di riferimento era mio fratello, per me era quasi un idolo; l’ho visto<br />
crescere tanto in poco tempo, la sua voce si è modificata ed ogni tanto sparisce<br />
senza lasciare tracce. E’ entrato nel misterioso mondo dell’adolescenza. Purtroppo i<br />
cancelli di questo mondo non si aprono tanto <strong>fa</strong>cilmente; ci vuole del tempo e<br />
quando si è finalmente pronti a varcare la soglia della maturità , spesso si scopre<br />
che non è af<strong>fa</strong>tto come ce lo si aspetta.<br />
<strong>La</strong> pubertà non è una cosa che si acquisisce senza sforzo, in un batter d’occhio, ma è<br />
un processo molto lento caratterizzato da varie tappe, alcune delle quali molto<br />
lunghe e difficili. Ad esempio il cambiamento dell’aspetto: ci si è abituati alla pelle<br />
liscia e morbida da neonati, quando iniziano a spuntare brufoli e puntini neri, si<br />
iniziano a passare ore davanti allo specchio per sistemare i capelli che non ce la<br />
<strong>fa</strong>nno a stare fermi.<br />
Per non parlare di quanto si <strong>fa</strong> attenzione all’abbigliamento. Per gli adolescenti<br />
l’immagine è molto importante.<br />
Però non è soltanto il fisico ad essere cambiato, la trasformazione maggiore si ha<br />
nel carattere. Nel mio caso sono diventata molto più chiusa, in particolare con i miei<br />
genitori. Spesso sto sdraiata sul mio letto a <strong>fa</strong>ntasticare senza aprire bocca, salvo<br />
urlare di andarsene a chiunque provi a rivolgermi la parola. Sto delle ore a pensare:<br />
“ Cosa <strong>fa</strong>rò domani?”<br />
Mi piace immaginare il mio futuro. Non ho ancora chiaro nella mia mente cosa <strong>fa</strong>rò<br />
in futuro e ogni volta che <strong>fa</strong>ccio congetture le cose cambiano. Comunque in ogni<br />
mio sogno sono ricca e <strong>fa</strong>mosa e la mia vita è perfetta, senza problemi, ovviamente<br />
so che non potrebbe mai accadere, ma sognare non costa nulla, no?<br />
Comunque l’adolescenza non ha solo lati negativi, in<strong>fa</strong>tti ci si sente più liberi di<br />
pensare con la propria testa, senza essere influenzati dai propri genitori. Ora posso<br />
prendere decisioni da sola e mi sento molto più autonoma.<br />
E’ difficile conquistarsi la fiducia dei propri genitori e spesso si finisce per <strong>fa</strong>rli<br />
arrabbiare; in questo periodo sono molto in difficoltà con loro, perché non <strong>fa</strong>nno<br />
altro che dirmi che devo diventare più responsabile ed io non riesco a capire cosa<br />
vogliano gli altri da me.<br />
In fondo la vita è come un viaggio, spesso si incontrano degli ostacoli che vanno<br />
superati e a volte si deve scegliere tra due strade differenti. Chi <strong>fa</strong> la scelta giusta<br />
arriva prima e più <strong>fa</strong>cilmente alla meta e non sempre la strada più comoda è quella<br />
giusta.<br />
L’adolescenza è di sicuro una strada difficile o almeno che può sembrare difficile,<br />
ma con un poco di impegno si può arrivare a scoprire che non c’è niente di<br />
complicato, basta essere se stessi.<br />
Se si riflette un attimo, possiamo paragonare un ragazzo ad un bocciolo, pronto a<br />
sbocciare e un adolescente ad un germoglio che si prepara a diventare un bellissimo<br />
9
fiore. <strong>La</strong> pubertà è una <strong>fa</strong>se di passaggio tra l’età in<strong>fa</strong>ntile e quella adulta, l’età<br />
dell’insicurezza e della paura di non essere accettati, ma anche l’età della crescita,<br />
come un frutto ancora acerbo che non va colto troppo presto, bisogna aspettare<br />
per ottenere il meglio.<br />
L’adolescenza è un’avventura <strong>fa</strong>ntastica che va vissuta per arrivare al pieno<br />
controllo di sé e delle proprie capacità, certo può riservare qualche delusione, ma<br />
sicuramente le delusioni aiutano a formare la personalità di ciascuno di noi , in<strong>fa</strong>tti<br />
si dice “bisogna imparare dai propri errori”, che durante l’adolescenza sono davvero<br />
tanti.<br />
In conclusione va detto che questa è un’età <strong>fa</strong>ntastica, piena di divertimenti e non<br />
va sprecata lamentandosi del <strong>fa</strong>tto che non si è ancora adulti, ma bisogna godersela<br />
appieno.<br />
Rossana Maletto<br />
10
L’adolescenza è un periodo…<br />
L’ adolescenza è un periodo della vita in cui cresciamo e ci trasformiamo non solo<br />
nel fisico, ma anche nel modo di sentire, vivere, provare emozioni. Ci poniamo i<br />
primi interrogativi sulla vita e cerchiamo delle risposte. È una <strong>fa</strong>se importante<br />
perché lentamente cominciamo a <strong>fa</strong>rci le nostre idee, opinioni e a ragionare in<br />
maniera autonoma passando attraverso le nostre emozioni e le nostre esperienze.<br />
In questo periodo della mia vita, il passaggio dalla scuola elementare alla scuola<br />
media ha significato un momento importante per la mia crescita. Ho dovuto<br />
affrontare i professori e entrare in un nuovo gruppo, la mia classe, con il quale mi<br />
trovo molto bene. Ho cominciato a conquistare un minimo di autonomia come per<br />
esempio ritornare a casa da solo da scuola, organizzarmi lo studio e i pomeriggi con<br />
i miei compagni senza più l’aiuto dei miei genitori, che comunque mi controllano e<br />
mi seguono. Grazie alla nuova scuola e ai contatti con i miei amici mi sono reso<br />
conto che bisogna avere senso di responsabilità nei confronti del proprio dovere se<br />
si vuole che gli altri abbiano fiducia in te, come per esempio i genitori. Questo<br />
periodo della mia vita ha anche degli aspetti più complicati che riguardano il mio<br />
modo di essere. A volte mi sento triste e combattuto tra momenti di grande felicità<br />
e allegria, quando per esempio incontro i miei amici o quando gioco a rugby, e altri<br />
in cui tutto mi sembra difficile e insuperabile, come quando non riesco come vorrei<br />
a scuola oppure quando ho dei litigi con gli altri a cui voglio bene: gli amici e la mia<br />
<strong>fa</strong>miglia. Mi domando come poter superare i momenti più difficili. A volte passa<br />
tutto in un attimo, altre volte ci metto più tempo; allora penso a quello che mi<br />
piacerebbe <strong>fa</strong>re da grande, il telecronista sportivo, e in quei momenti mi consola il<br />
pensiero che non sono solo e ho tanti amici che mi vogliono bene.<br />
Tutte queste mie emozioni che sono rinchiuse nella mia mente sono come dei<br />
movimenti che vanno e vengono. Fanno parte di me e del mio momento di crescita<br />
che è l’adolescenza, che sembra come un’influenza che si cura con il passare del<br />
tempo, ma che mi permette di costruire la mia vita.<br />
Giangiacomo Doglio<br />
11
Come le piante…<br />
Noi ragazzi siamo come le piante: quando cresciamo abbiamo bisogno di più spazio<br />
e meno attenzioni. "Buongiorno" mi ha svegliato mia mamma. Ero talmente eccitata<br />
che al primo richiamo sono saltata in piedi sul letto! Poche ore più tardi sarei dovuta<br />
stare su un aereo solamente con una mia amica e l'hostess di accompagnamento.<br />
Aspettavo quel giorno da tantissimo tempo; ero molto esaltata all'idea<br />
di trascorrere due settimane da sola in un prestigioso college per una vacanza<br />
studio, ma ero anche un po' agitata. Ricordo che mio fratello fece il suo primo<br />
campo estivo quando avevo dieci anni, e quando i miei genitori lo proposero anche<br />
a me, io feci un risolino come dire " ma siete pazzi?! Non ci andrò mai!" E invece<br />
eccomi qua, sono diventata adolescente e con me sono cambiati anche i miei<br />
pensieri.<br />
Più che la voglia di imparare e divertirmi mi aveva spinto a compiere<br />
questa avventura la voglia di libertà. Di distaccarmi da tutto e da tutti, di spegnere il<br />
cellulare, di guardarmi intorno e dire: "queste settimane sono mie e me le godo!"<br />
Ho tirato su la serranda e ho chiuso la porta nella speranza di qualche minuto di<br />
privacy. Ho aperto la valigia per ricontrollarla l'ultima volta. Intanto che la guardavo<br />
mi sentivo fiera e pensavo "questa valigia l'ho <strong>fa</strong>tta io!" Non avevo mai preparato<br />
una valigia da sola. In genere era mia mamma che la <strong>fa</strong>ceva e ultimamente<br />
decidevamo insieme cosa mi sarei dovuta portare. Evidentemente era cambiata<br />
anche lei o forse il suo parere su me stessa, perchè quando il giorno precedente le<br />
sono andata a domandare quando avremmo <strong>fa</strong>tto la valigia mi ha risposto che ero<br />
abbastanza matura per <strong>fa</strong>rla da sola e che lei avrebbe controllato alla fine! Ero<br />
immersa nei miei pensieri quando mio fratello entrò nella mia stanza. Io l'ho<br />
pregato più volte di uscire, ma non mi ha ascoltata. A quel punto ho urlato, mi<br />
aveva veramente in<strong>fa</strong>stidito. Ero diventata grande e avevo bisogno dei miei spazi e<br />
della mia privacy. Fino ai sette anni condividevo la camera con mio fratello e<br />
quando i miei decisero di <strong>fa</strong>re i lavori io mi misi a piangere…: ero ancora piccola e<br />
avevo bisogno di una figura più grande che mi proteggesse da eventuali mostri<br />
che sarebbero potuti uscire dal letto o dall'armadio. Adesso non so che darei se<br />
vivesse in un'altra casa. Mi sono andata a lavare e vestire e in un minuto ero pronta.<br />
Mi sono messa ad aspettare in salone. Ho cominciato a <strong>fa</strong>re uno dei miei soliti film<br />
mentali: sarei arrivata al college, avrei incontrato l'amore della mia vita,<br />
un'amica, possibilmente americana, da cui sarebbe stato difficilissimo separami. Sì,<br />
e magari il mio insegnante di inglese sarebbe stato Johnny Deep. Sono tornata alla<br />
realtà. Intanto mi era arrivato un messaggio da una mia amica. L'ho guardato: "zero<br />
voglia di partire". Sono rimasta pietrificata. L'ho chiamata e mi ha detto che era una<br />
di quelle giornate no in cui odi tutto e tutti. Capita spesso anche a me.<br />
12
L'ho rassicurata dicendole che le sarebbe passato. Bene mia mamma era pronta,<br />
avevo l'adrenalina che saliva insieme all'ansia. Ho preso la valigia e ho salutato mio<br />
fratello e mio padre, sono uscita di casa sentendomi, finalmente, grande!<br />
Ilaria Manzocchi<br />
13
Tutto è possibile, nulla è reale.<br />
L' adolescenza è come il vetro, se si rompe non si ricompone…<br />
Se si cerca sul vocabolario la parola ''adolescenza'' si trova una descrizione<br />
oggettiva. Ma essere adolescenti non c' entra con tutto ciò che viene descritto.<br />
Essere ragazzi è come avere una fiaccola nello stomaco che vuole esplodere<br />
spruzzando creatività, originalità e voglia di vivere. Ma alcune volte questa fiaccola è<br />
troppo ardente e viene spenta con l' aiuto della <strong>fa</strong>miglia e degli amici. Un<br />
adolescente vuole conoscere, sperimentare, come un uccellino che esce dal nido,<br />
consapevole dei pericoli a cui va incontro, ma non potrà rimanere sempre nel nido.<br />
A volte capita di <strong>fa</strong>re sogni assurdi, irrealizzabili, ma forse è proprio l'impossibile che<br />
poi diventerà possibile. Mondi paralleli, nascere in un altro corpo, essere soli in tutto<br />
l' universo, sono questi i sogni che <strong>fa</strong>ccio, ma quando sogno è come trovarmi in una<br />
bolla che vola via tra le nuvole, isolata da tutto e da tutti, immersa, con la mia bolla,<br />
tra tutti i palloncini volati via dalle mani dei bambini e tutti fermi in uno spicchio di<br />
cielo. Ma poi qualcuno mi sveglia e mi ritrovo nella vita frenetica di tutti i giorni,<br />
girando e rigirando da una parte all'altra senza sosta, non è più come nella bolla, ora<br />
bisogna preoccuparsi dei voti, degli sports e della salute.<br />
Essere adolescenti è come essere un' esplosione di emozioni: gelosia, rabbia, amore,<br />
amicizia... Ogni tanto mi verrebbe voglia di correre, senza pensare a dove finirò,<br />
come tornerò a casa, come <strong>fa</strong>rà il mio corpo a sopportare lo sforzo: la terra è tonda,<br />
quindi a casa ci torno comunque. Il mio carattere sta cambiando, comincio a<br />
pensare a cosa vorrò <strong>fa</strong>re nel mio futuro, penso a come posso essere una buona<br />
amica, come posso prendere bei voti. Il mio cervello è come una <strong>fa</strong>bbrica di<br />
emozioni; è irrefrenabile, continua a produrre senza sosta, ma chissà, magari è<br />
proprio con pensieri che gli scienziati hanno <strong>fa</strong>tto le prime scoperte.<br />
Ogni oggetto che tocco, ogni cosa che vedo mi sembra poco e allora penso a cosa<br />
potrei <strong>fa</strong>re per migliorare quell'oggetto, inventando macchine nella mia testa,<br />
schemi stravaganti per poi tirarne fuori qualcosa di buffo, ma che nella sua ‘buffezza‘<br />
diventa normale.<br />
Qualsiasi sciocchezza ci sembra un' enormità e scoppiamo a piangere, ma ogni volta<br />
che piango penso perché? Non sono così, conosco la realtà, conosco le condizioni di<br />
vita di certe persone e penso sempre come sarebbe bello da adulta aiutarle e allora<br />
perché piango? È una risposta che ancora non mi so dare, e spero che con il tempo e<br />
con l'esperienza riuscirò ad avere una conclusione che non sia la solita: stai<br />
crescendo, è normale. No, vorrei una risposta che venga dal mio cuore e da ciò che<br />
ho appreso. Sono su un autobus e viaggio verso il mio futuro, ignara di ciò che mi<br />
aspetta, ma consapevole che sarò io a stabilirlo. Ho un sogno in una stanza del mio<br />
cuore, ma solo io ho la chiave che apre la porta per accedere a quella stanza. Sono<br />
disposta a tutto per inseguire il mio sogno. Non finirò tra gli ignavi. Non so se ho<br />
reso bene l'idea, ma una banale descrizione non basterebbe per descrivere<br />
l'adolescenza, servirebbe un libro intero.<br />
Michela Oneto<br />
14
Quando parliamo…<br />
Quando parliamo di adolescenza dobbiamo prima di tutto chiarire se si tratta di un<br />
periodo bello o brutto della nostra vita. È una decisione soggettiva, che varia a<br />
seconda degli individui e dei ruoli. Sicuramente, ad esempio, mia madre<br />
preferirebbe che fossi rimasta una bambina, che si diverte a costruire castelli di<br />
sabbia e piange quando rimane sola, ma se qualcuno mi ponesse questa domanda<br />
risponderei che si tratta di un periodo bellissimo.<br />
A volte mi chiedo se sono ancora io sotto i vestiti. Non è rimasto niente della Bianca<br />
di qualche anno <strong>fa</strong>, pochi anni sono riusciti a cancellare tutto, carattere, aspetto,<br />
mentalità, gusti… Tutto è cambiato. Ma no, sono ancora io, in fondo. Sono sempre<br />
quella bambina che aveva paura del buio e che saltava al collo della madre urlando<br />
di gioia. Sono cambiata, ma sono sempre la stessa. Tutto quello che <strong>fa</strong>ceva parte del<br />
mio carattere è solo nascosto dentro di me.<br />
Sono come un fiore d’arancio in primavera, sbocciato insieme a mille altri, e insieme<br />
a mille altri diventerà una succosa arancia, e insieme a mille altri, alle fine, cadrà<br />
dall’albero, appassito.<br />
<strong>La</strong> mia camera improvvisamente diventa piccola, troppo piccola per ospitare la mia<br />
voglia di correre, di scaricare energia. <strong>La</strong> mia vita è divenuta una continua lotta, i<br />
miei genitori non si rassegnano al <strong>fa</strong>tto che sto crescendo. So benissimo che prima<br />
di poter dire “mamma, sto uscendo” ed ottenere una risposta distratta, quasi<br />
disinteressata, dovrà passare molto tempo e prima dovrò dar prova di affidabilità.<br />
Ciò che caratterizza l’adolescenza è il <strong>fa</strong>tto di non dar troppo peso alle situazioni,<br />
alle liti. Talvolta mi capita di arrabbiarmi, di chiudermi in camera e poi di uscirne,<br />
dimenticandomi del motivo del litigio.<br />
È il periodo che trasforma i bambini in persone adulte e responsabili, almeno<br />
teoricamente.<br />
Qualche volta mi sorprendo a pensare al mio futuro. Ho idee piuttosto vaghe in<br />
proposito. Non sono così ingenua come le mie cugine, convinte di poter vivere in<br />
una <strong>fa</strong>ttoria o di <strong>fa</strong>re l’esploratrice, semplicemente immagino un’Italia senza crisi,<br />
senza disoccupazione, dove vivono persone felici. Immagino di viaggiare, conoscere<br />
il mondo, tuf<strong>fa</strong>rmi nelle acque cristalline dei Carabi, di esplorare la giungla, di<br />
scalare montagne…, e mi sorprendo a guardare la finestra aperta, aperta sul<br />
mondo.<br />
Bianca Patarnello<br />
15
<strong>La</strong> mia vita è <strong>fa</strong>ntastica!<br />
Sono una ragazzina di undici anni che adora sognare. Molto spesso mi fermo<br />
davanti ai posters pubblicitari e sogno la mia vita come se ci fossi dentro. Quando<br />
ritorno nel mio mondo mi sembra tutto gas, vapore e niente libertà. <strong>La</strong> realtà in cui<br />
vivo non è come quella dei sogni, ma <strong>fa</strong>ntasticare una vita migliore mi <strong>fa</strong> svegliare<br />
con i sorriso al mattino. Uno dei miei più grandi desideri è quello di essere libera e<br />
non avere regole, devo dire che i miei genitori e chi mi sta intorno mi lasciano i miei<br />
spazi. Ho un carattere molto stravagante, c'è chi mi dice che sono pazza, chi crede<br />
che io sia antipatica, chi simpatica, il mio carattere cambia in continuazione,<br />
veramente non lo so neanche io come sono. I miei amici sono la mia vita, con loro<br />
<strong>fa</strong>ccio quello che voglio, sono libera! Mi aiutano quando ho bisogno, piangono<br />
quando piango, sono tutto per me. Ci sono però quelle persone che non riesco a<br />
sopportare, sono come una spada tra mille cuori, sono felice di poter sciegliere i<br />
miei amici come piace a me. Ritengo che la scuola oltre che un luogo dove si studia<br />
sia anche un ambiente dove stare con gli amici ed esprimersi. I miei genitori vivono<br />
e passano con me questi annni, lasciandomi sognare l'impossibile senza privarmi del<br />
piacere di vivere. Prima non avevo desiderio di esprimermi con i miei genitori,<br />
adessso al contrario mi piace molto. Una cosa che odio sono quelle giornate<br />
devastanti, che vanno storte da quando ti alzi fino a quando vai a dormire. Tutti ce<br />
l'hanno con te e tu ce l'hai con il mondo. Mi innervosisco per qualsiasi cosa, in<br />
queste giornate mi sento come in carcere, isolata da tutti. Per fortuna ci sono anche<br />
quelle giornate <strong>fa</strong>ntastiche in cui tutto è rose e fiori, l'universo ti sorride e tu sorridi<br />
a esso, tutti ti vogliono bene, nessuno si arrabbia, siamo tutti calmi. Se non vedo<br />
bronci e se non li <strong>fa</strong>ccio io, mi può bastare per una giornata bella e candida come la<br />
neve. Nella mia vita c'è un elemento troppo importante che non può mancare, mio<br />
fratello. Lui è più piccolo di me, è buono, simpatico e giocherellone, ma anche un<br />
po' dispettoso, con lui <strong>fa</strong>ccio tutto l'impossibile e inimaginabile. A lui dico tutto,<br />
insieme giochiamo , sogniamo e ci divertiamo, lui è indispensabile. Ci sono tante<br />
cose negative nella mia vita, ma la mia <strong>fa</strong>miglia, i miei professori, i miei amici e<br />
nemici rendono tutto il negativo in positivo. Le persone che mi stanno intorno mi<br />
rendono felice.<br />
Alice Parrella<br />
16
Gli adolescenti…<br />
Gli adolescenti sono considerati da tutti un po’ strani. Come se ci si dovesse tenere<br />
distanti. Questo lo pensavo anche io da piccola: quando vedevo i ragazzi grandi mi<br />
mettevo paura.<br />
Al contrario, ora che sono un’adolescente, mi accorgo che non è così. In<strong>fa</strong>tti , è vero<br />
che siamo euforici, magari lo siamo più del solito, ma non è questa l’unica nostra<br />
caratteristica, ma è quella che si nota di più, perché è anche quella che dà più<br />
<strong>fa</strong>stidio a noi ed a quelli che ci stanno intorno .<br />
In<strong>fa</strong>tti, gli adolescenti vogliono scoprire, provare, pensare e sognare. <strong>La</strong> cosa più<br />
importante nella vita di un adolescente sono gli amici. Loro ci sono sempre nella vita<br />
di un adolescente, non si può vivere senza.<br />
Facendo un paragone gli adolescenti sono come la luna, che sta per diventare piena,<br />
età adulta; passa da uno spicchio, inizio dell’ adolescenza, alla luna piena. Come la<br />
luna cambia da uno spicchio a luna a piena, così gli adolescenti maturano, fino a<br />
diventare adulti e responsabili, ma come la luna è illuminata sempre da un raggio di<br />
luce, così gli adolescenti sono illuminati sempre dalla speranza e dalla forza.<br />
Spesso gli adolescenti sono in contrasto con la <strong>fa</strong>miglia. Questo nasce perché gli<br />
adolescenti vogliono assomigliare ai grandi, ma ovviamente la <strong>fa</strong>miglia si oppone e<br />
quindi nasce un conflitto.<br />
Ma gli adolescenti sognano anche. Sognano, sognano, sognano, ma poi vengono<br />
sempre riportati alla realtà che non è un sogno, ma è un incubo.<br />
Ma come vivo io l’adolescenza ?<br />
Inizierò a raccontare da quando avevo 10 anni. Ovviamente non ero un adolescente,<br />
ma avevo paura di diventarlo. Tutti quelli che ho conosciuto la <strong>fa</strong>cevano sembrare<br />
una cosa bruttissima, da cui si doveva scappare. Ora invece la trovo bellissima: le<br />
amicizie si rafforzano, anche se ci sono alti e bassi. In<strong>fa</strong>tti alcune giornate sono<br />
solare, vado d’accordo con tutti, altre invece è come se stessi in una stanza chiusa e<br />
affollata, urlo ma nessuno mi sente. Invece il mio sogno è quello di <strong>fa</strong>re qualcosa di<br />
buono per il mondo, e non morire senza che nessuno mi ricordi.<br />
Ebbene questo è un adolescente.<br />
Cecilia Perinelli<br />
17
Cambiamento e sogni: l'adolescenza<br />
"Vista dai giovani, la vita è un avvenire<br />
infinitamente lungo. Vista dai vecchi,<br />
un passato molto breve."<br />
Arthur Schopenhauer<br />
L’adolescenza è un momento di crescita, di cambiamenti e di sogni che vorremmo<br />
diventassero realtà.<br />
“Quasi adolescenti” siamo come degli uccelli che stanno imparando a volare, perché<br />
è il momento in cui bisogna alzarsi e decidere il proprio destino, capire le nostre<br />
inclinazioni. Alcune volte mi capita di vagare con i pensieri e mi pongo domande<br />
come cosa <strong>fa</strong>rò da grande, ancora non ho un’idea ben precisa, ma vorrei<br />
sicuramente <strong>fa</strong>re qualcosa per aiutare il mondo.<br />
Sto molto tempo a <strong>fa</strong>ntasticare, ma ad un certo punto devo tornare con i piedi per<br />
terra: pensare al presente, mi devo impegnare nello studio, poi ci sarà un momento<br />
in cui le mie idee si <strong>fa</strong>ranno più chiare.<br />
E’ un periodo di cambiamenti : ora voglio più autonomia e libertà. Vorrei decidere i<br />
miei programmi quotidiani da sola senza che nessuno mi dica cos’è meglio o peggio.<br />
Per esempio vorrei andare ai campi estivi solo con le mie amiche.<br />
Quando si è adolescenti, secondo me, una delle cose fondamentali è avere amici<br />
sinceri con cui mi posso confidare e sopratutto con cui divertirmi. Mi trovo bene con<br />
i miei nuovi amici.<br />
Io non saprei come definire il mio carattere, però so per certo che sono timida.<br />
I sogni per i ragazzi sono fondamentali, perché aiutano ad affrontare la vita con più<br />
allegria e serenità.<br />
Ci sono giornate uggiose, quando non vado d’accordo con i miei <strong>fa</strong>miliari. Ma alla<br />
fine un raggio di sole risplende dentro di me e tutto si risolve al meglio.<br />
L’adolescenza è un momento di confusione, non riesco a capire bene chi sono,<br />
perché cambio.<br />
Oltre ai genitori, ti accompagnano e aiutano anche i libri, in<strong>fa</strong>tti ci sono molti<br />
racconti che trattano sull’adolescenza e quando li leggo capisco che non sono<br />
l’unica ad essere turbata.<br />
Il mio sogno è di poter scrivere libri di <strong>fa</strong>ntasia e comici per <strong>fa</strong>r divertire la gente.<br />
Giada Smorto<br />
18
Per me…<br />
L’adolescenza per me è una caratteristica del nostro corpo che solo noi, arrivati a<br />
questa età, possiamo capire e provare.<br />
Capita certi giorni che sei abbattuta, pallida, e non sai perché, poi ti svegli un giorno<br />
e noti qualcosa… che vorresti a volte rifiutare, ma non puoi, sei diventata grande.<br />
Certe volte mi sveglio di colpo per un sogno <strong>fa</strong>tto, io da bambina e poi d’improvviso<br />
grande, tanto grande, ed ho paura, non so di cosa esattamente, ma ho questa<br />
sensazione.<br />
Ad occhi aperti mi metto a pensare a cosa è cambiato da quando ero bambina ad<br />
oggi, di certo il rapporto con i mie coetanei, la profondità con la quale ci<br />
rapportiamo ora, assolutamente diversa, intensa e profonda. I sentimenti che provo<br />
ora, le reazioni che ho nei confronti di mia madre, talvolta assolutamente e<br />
inutilmente bruschi. Noto che non sono mai tranquilla, che devo <strong>fa</strong>re ciò che ho<br />
voglia di <strong>fa</strong>re altrimenti rispondo male, insomma mi controllo con molta difficoltà, e<br />
poi non mi piaccio più, e capisco che per mia madre è molto difficile in certe<br />
occasioni non perdere la pazienza.<br />
Ho mille desideri che vorrei si realizzassero, vorrei tanto riuscire a <strong>fa</strong>re la biologa<br />
marina, amo il mondo marino ed il mondo animale in genere; avere tanti figlie ed<br />
un marito da amare ed essere amata. Una bella e felice <strong>fa</strong>miglia insomma che duri<br />
per sempre.<br />
Credo di avere un buon rapporto con i mie compagni di classe e con i mie coetanei<br />
in genere, anche se la mia timidezza, che talvolta diventa un limite, mi porta<br />
qualche volta a non esser capita dai mie amici.<br />
Tuttavia spero che questa <strong>fa</strong>se di cambiamento e di sviluppo termini al più presto!<br />
Anna Testi<br />
19
Tutti hanno vissuto…<br />
L'adolescenza... Tutti hanno vissuto o vivranno questo periodo pieno di<br />
ripensamenti, sogni e solitudine. Io sto appena varcando la soglia per entrare in<br />
questo mondo pieno di incertezza. Come una bambina appena nata che apre gli<br />
occhi per la prima volta alla luce del sole. Ho già un esempio di un ragazzo che sta<br />
vivendo pienamente l'adolescenza, mio fratello, di quindici anni. A scuola, ma anche<br />
a casa, parliamo spesso di questo argomento, quindi all'incirca già so quali saranno i<br />
miei cambiamenti. Sicuramente, cosa che <strong>fa</strong>ccio tutt'oggi, avrò la possibilità di<br />
decidere da sola come vestirmi, seguendo i miei gusti. Devo cominciare, partendo<br />
da ora, a dimostrarmi una persona affidabile agli occhi dei miei genitori, in modo<br />
che essi possano aver fiducia in me, cominciando a rendermi il più possibile<br />
indipendente da loro. Credo che mi capiterà spesso di sognare ad occhi aperti e di<br />
pensare alla mia, futura, immaginaria carriera da grande. Perdersi nella <strong>fa</strong>ntasia e<br />
pensare di salire sul palco di Sanremo e subito dopo tornare alla realtà di tutti i<br />
giorni e rendersi conto che queste sono solo illusioni, quasi impossibili... Gli ideali, il<br />
tempo prossimo si possono solo sperare. Oltre alla mia trasformazione mentale,<br />
sicuramente, anche il mio aspetto fisico muterà e credo che lo accetterò in ogni sua<br />
forma. A supportarti dopo questi mille momenti di difficoltà ci sono sempre gli<br />
amici. Sono le stampelle che ti sorreggono, la coperta calda che ti difende dal<br />
freddo. Solo loro possono capire come ti senti realmente perché stanno vivendo<br />
anche loro questo periodo. Personalmente sto incominciando a vivere anche io<br />
questo periodo non nel modo più giusto perché sto litigando più frequentemente<br />
con mia madre. Facile è parlare e spiegare cosa bisogna <strong>fa</strong>re nei momenti difficili<br />
dell'adolescenza, ma poi quando ci si trova realmente in quella situazione è<br />
complicato regolare le emozioni. Questo è ciò che accade a me... Espongo tutte le<br />
mie emozioni, anche se involontariamente e non riesco a fermarle. A complicarmi<br />
questo periodo è anche mia madre che penso debba essere più comprensiva<br />
riguardo ai miei sbagli e rendermi più semplice l'adolescenza. Nonostante ciò la<br />
reputo una madre che cerca di dare il più possibile ai suoi figli e che li educa nel<br />
modo migliore. Per questo motivo credo che l'adolescenza riguardi principalmente<br />
l'adolescente stesso, ma anche la sua <strong>fa</strong>miglia e chi gli sta attorno.<br />
Rosa Maria Tommasini<br />
20
“ <strong>La</strong> maturazione dei frutti”<br />
“Era come un liquor suttile e molle”<br />
L. Ariosto<br />
Stiamo crescendo, siamo ragazzi maturi che hanno appena sfogliato dodici pagine<br />
della propria vita.<br />
È ora di comportarsi da ragazzi che prendono sul serio la vita, ma che si divertono<br />
alla stesso tempo.<br />
Siamo come dei diamanti grezzi che devono essere sfregati, lavorati e ripuliti, dai<br />
quali poi usciranno fuori dei preziosi splendidi brillanti. Con il tempo il nostro<br />
carattere matura come un frutto in estate.<br />
Questo cambiamento è successo anche a me nei primi mesi di scuola; all’inizio<br />
avevo preso la via sbagliata per la mia vita, una strada tortuosa e pericolosa ma,<br />
fortunatamente, ora sono di nuovo su una via sicura.<br />
Crescendo bisogna anche capire la differenza tra sogni e realtà.<br />
Credo che, almeno una volta ad ognuno di noi, sia capitato di <strong>fa</strong>re un sogno<br />
riguardante il proprio futuro.<br />
Proprio una sera, dopo aver mangiato con la mia <strong>fa</strong>miglia, sono andata a dormire e<br />
ho iniziato a sognare… In questo sogno sembrava che andasse tutto a meraviglia:<br />
ero una donna di successo, un medico importante, rilevante, ero ricca , benestante,<br />
avevo una casa molto grande, lussuosa e s<strong>fa</strong>rzosa con un giardino enorme,<br />
smisurato. Ero vestita sempre con abiti di marche firmate e costose.<br />
Questo sogno andava avanti con scene che raffiguravano la mia presunta vita<br />
futura. <strong>La</strong> mattina mi sveglio e rifletto sul sogno della notte precedente.<br />
Avevo capito che più di un sogno era un incubo perché le vere priorità della mia vita<br />
sono la <strong>fa</strong>miglia, la fede, l’amore, l’amicizia, la solidarietà e la giustizia e non il<br />
successo, la <strong>fa</strong>ma e i soldi, che servono sempre, ma non devono essere al primo<br />
posto nei nostri ideali.<br />
Chiara Vaccaro<br />
21
Antologia<br />
Riflessioni da brani scelti<br />
22
<strong>La</strong> mia mamma<br />
Sin dalle prime ore del mattino inizio a prendere in giro mia madre.<br />
<strong>La</strong> mattina quando mi sveglio la trovo già nel suo bagno, e sembra che ci abbia<br />
dormito dentro perché la sera la lascio lì e la mattina la ritrovo sempre lì. Chissà cosa<br />
avrà da <strong>fa</strong>re di tanto importante!<br />
Poi quando finalmente riesce a uscire dal bagno dimentica sempre qualcosa e deve<br />
rientrarci.<br />
Dopo aver fonato i capelli li riempie di qualche chilo di lacca, meglio non passare<br />
davanti al bagno in quel momento perché c'è una nube pericolosa che viaggia,<br />
minacciando anche l'ol<strong>fa</strong>tto più resistente.<br />
Poi si passa alla <strong>fa</strong>se “scelta delle scarpe”.<br />
Mia madre ha tantissime paia di scarpe tanto che la mattina se le prova tutte, ma<br />
alla fine sceglie sempre le stesse.<br />
Dopodiché mette il detersivo e l'ammorbidente nella lavatrice e l'avvia.<br />
Quando finalmente sembra che abbia finito, inizia a controllare se ha preso tutto ed<br />
ecco che puntualmente , dopo aver chiusa la porta, e a volte anche per le scale, si<br />
rende conto che le manca qualcosa e rientriamo.<br />
Poi inizia la nostra corsa a piedi, in quel tratto di strada mi rammenta tutto ciò che<br />
devo <strong>fa</strong>re durante la giornata e nel parlare si distrae e magari non vede dove mette i<br />
piedi...<br />
Per non parlare di quando le si è rotto il tacco per strada, praticamente zoppicava<br />
vistosamente e cercava di <strong>fa</strong>r finta di niente!<br />
Quando rientra di pomeriggio, non appena entra in casa inizia a chiamarmi, una,<br />
due, tre, quattro volte... perché, anche se le rispondo, lei non sente, penso che<br />
probabilmente inizia ad avere dei seri problemi d'udito.<br />
Poi mi chiede dei compiti, se li ho svolti e tutti i santi giorni mi ricorda che la scuola<br />
ha priorità su tutto e che devo compiere al meglio il mio dovere, altrimenti mi toglie<br />
giochi e sport.<br />
Io le rispondo che lo so, ma lei me lo ripete puntualmente, penso che cominci a<br />
dimenticare anche ciò che dice...<br />
Verso l'ora di cena è indaf<strong>fa</strong>ratissima in cucina e le può capitare che dalla pentola<br />
messa sul fornello fuoriesca qualcosa, come quella volta che si è versato del brodo,<br />
è cascato sul fornello e c'è stata una fiammata.<br />
Però deve dire che le viene sempre tutto buonissimo, anche se mi piace prenderla in<br />
giro anche su questo!<br />
Sì, perché in effetti io le <strong>fa</strong>ccio anche degli scherzi e poi ci ridiamo su perchè lei è<br />
<strong>fa</strong>ntastica così com'è!<br />
Francesco Graziani<br />
23
<strong>La</strong> mia cara mamma<br />
Avrei potuto scegliere tra cento persone, nel senso che conosco tanta gente che mi<br />
stuzzica l’ironia, ma alcuni vanno esclusi perché sono permalosi, altri perché non<br />
basterebbe una vita intera, altri perché ho paura delle loro reazioni. Alla fine ho<br />
deciso di scrivere un testo ironico sulla mia cara mamma che in realtà è un misto: è<br />
permalosa ed ho paura delle sue reazioni, ma tanto sono sicuro che non leggerà<br />
questo testo.<br />
Mia madre è una barzelletta, la mattina non le puoi parlare fino a che non beve il<br />
caffè. Dopo è meglio, ma non tanto, e non solo perché è nervosa, ma anche perché<br />
assomiglia alla moglie di Frankestein e ho una foto che lo dimostra. Fatta colazione,<br />
usciamo tutti insieme, e meno male che per andare a scuola la macchina la guida<br />
mio padre perché la mamma guida come quella della Carica dei 101, Crudelia<br />
DeMon.<br />
Mia madre è una fissata del pulito: passa sempre l’aspirapolvere, tanto che ti viene<br />
la voglia di spararle o che l’aspirapolvere la risucchi. <strong>La</strong>va i panni in continuazione<br />
consumando scatole e scatole di detersivi, però devo ammettere che mi piace avere<br />
i vestiti sempre profumati.<br />
Il resto della giornata lo passa volentieri al telefono, anzi, diciamo che sta sempre al<br />
telefono e metteteci pure che non parla sottovoce, ma che urla tanto che la<br />
sentono anche in provincia.<br />
Nonostante tutto, però, è la mia mamma e le voglio tanto bene.<br />
Daniele Ingenito<br />
24
Uno strano “strisciamento”…<br />
Molte persone sono comiche nei loro modi di <strong>fa</strong>re, ma sicuramente i ragazzi sono i<br />
vincitori di chi assume le posizioni più bizzarre. Ho sempre pensato che gli adulti ci<br />
stimassero proprio per questo, perché noi ragazzi riusciamo a metterci nelle<br />
posizioni più strampalate. Nella mia classe ci sono molti "vermi striscianti". Noi<br />
diamo l'impressione che la nostra colonna vertebrale venga sostituita da una molla.<br />
E grazie a questa molla non riusciamo mai a stare fermi per un minuto. Ci dobbiamo<br />
alzare e saltare da un banco all'altro. Durante la lezione possiamo assumere ogni<br />
posizione, la più strana. Ed è <strong>fa</strong>cile anche che quando appoggiamo la testa sul banco<br />
ci si chiudano gli occhi dalla stanchezza. Siamo capaci anche di scivolare lentamente<br />
sotto il banco per evitare che le professoresse ci chiamino alla lavagna, per paura di<br />
addormentarci con il gesso in mano. Per prendere la penna, invece di alzarci<br />
cerchiamo sempre la via più difficile, strisciando lentamente piano piano andiamo<br />
sotto il banco. Dopo averla presa non ci rialziamo normalmente, ma <strong>fa</strong>cciamo lo<br />
stesso tragitto di prima strisciando e lentamente ci rimettiamo sulla sedia<br />
accovacciati. Questo "strisciamento" tra il pavimento e la sedia accade spesso il<br />
lunedì e tutti sanno il perché e noi lo definiamo il giorno maledetto. A ricreazione la<br />
musica cambia: da "vermi striscianti" ci trasformiamo in "alligatori af<strong>fa</strong>mati" che<br />
divorano la propria merenda e si trovano anche dei mendicanti che chiedono un<br />
pezzetto della merenda avanzata a qualcuno. Al suono della campanella ci ritiriamo<br />
nei nostri banchi strisciando piano piano. Le giornate non sono sempre così, ma il<br />
lunedì è il giorno dei vermi striscianti. Il venerdì è il giorno che tutti i ragazzi amano<br />
e il nostro cervello funziona meglio. Diciamo che noi ragazzi siamo le creature più<br />
divertenti di tutto il mondo e non ci manca mai un ragionamento bizzarro per<br />
renderci ancora più divertenti<br />
Giorgia Petrella<br />
25
Amici a scelta<br />
Sono un ragazzo molto testardo, quando mi metto in testa una cosa non c'è modo<br />
che qualcuno possa <strong>fa</strong>rmi cambiare idea, anche se ho torto. Il mio carattere è molto<br />
strano, in<strong>fa</strong>tti la maggior parte delle persone è molto diversa da me.<br />
Uno solo dei miei amici ha il carattere identico al mio, si chiama Giorgio.<br />
Ogni volta che ci vediamo iniziamo a discutere anche su piccolissime sciocchezze,<br />
perché uno dei due deve aver sempre ragione, ma in fondo discutere con lui è la<br />
cosa più divertente che esista.<br />
A mio parere gli amici sono per noi fonte di vita e serenità, sono persone che ci<br />
scegliamo da soli, per questo sono davvero speciali.<br />
Per quanto mi riguarda non scelgo assolutamente gli amici basandomi sulla loro<br />
popolarità, ma dal loro modo di essere e dal supporto che ti offrono nei momenti<br />
più brutti.<br />
Penso che le più grandi amicizie nascono solo vivendo momenti che non potrai mai<br />
dimenticare, con le persone a cui vuoi veramente bene.<br />
Dopo quasi due anni di scuola media credo di aver commesso solo un errore: il<br />
pregiudizio verso alcune persone che adesso sono amici indispensabili per me.<br />
Giulio Cicolella<br />
26
Un'amica inimitabile<br />
<strong>La</strong> prima volta che la vidi mi sembrava una persona chiusa e timida, ma questo era<br />
solo la prima impressione, in<strong>fa</strong>tti il detto “l'apparenza inganna” non è <strong>fa</strong>lso,<br />
soprattutto per lei. Una persona talmente originale che si mette due orecchini<br />
diversi, dicendo che non li trovava uguali.<br />
Quando la professoressa la richiama lei abbassa la testa e sgrana gli occhi, talmente<br />
tanto, che gli escono fuori. È talmente chiacchierona che dalla Calabria fino al Friuli-<br />
Venezia Giulia sanno quello che le è successo nella giornata<br />
Lei si definisce una persona molto alternativa, quando si sta parlando, dal calcio alla<br />
moda, lei deve sempre dire la sua. È talmente simpatica che l'humor american non<br />
le <strong>fa</strong> un baffo. Il suo massimo di ascolto è di un minuto e poi dice una cosa che non<br />
c'entra niente.<br />
Analizziamo insieme quello che per lei significa “suo problema”: quando inizia a<br />
parlare di questo hai tre possibilità: 1) dirle che ha ragione 2) annuire con la testa 3)<br />
dirle che non è vero; ma dopo un po' scopri che la terza è impraticabile perché, se la<br />
contraddici, ci puoi discutere per un‘ intera giornata finché non decidi di dirle che ha<br />
ragione.<br />
Su di lei si potrebbe <strong>fa</strong>re un film perché è molto spiritosa ed è un'ottima amica.<br />
Grazie a tutte queste caratteristiche possiamo dire che lei è l'unica e inimitabile<br />
Alice.<br />
Matteo Conti<br />
27
Il mio futuro<br />
Ogni volta che rifletto sulla mia vita non penso quasi mai al mio futuro, anche<br />
perché sono ancora molto giovane.<br />
Le rare volte che ci penso mi vengono in mente le idee più strane e particolari.<br />
Il mio futuro lo descrivo in una sola parola: equilibrio.<br />
Mi dovrò scegliere, in<strong>fa</strong>tti, un lavoro adatto alla mie capacità e che mi piaccia.<br />
Le professioni a cui penso di più sono l’avvocato e il giornalista.<br />
L’avvocato perché principalmente mi af<strong>fa</strong>scina il <strong>fa</strong>tto di essere indipendente e<br />
anche perché mi piace parlare ed esporre una difesa o un’accusa.<br />
Vorrei anche essere un giornalista perché amo raccontare le cose che accadono, ma<br />
anche perché mio padre professa questo mestiere e mi ha trasmesso parte della sua<br />
passione.<br />
Nonostante i miei grandi sogni, non riesco a decidere che strada intraprendere nei<br />
prossimi anni della mia vita.<br />
Per adesso mi rilasso e non ci penso molto, non è ancora arrivato il momento delle<br />
scelte.<br />
Spero soltanto che quando arriverà la mia occasione, io la sappia cogliere e<br />
imbocchi la strada giusta.<br />
Pierluigi Damosso<br />
28
Sogno di diventare…<br />
Io, come Oscar, voglio diventare una star, una persona <strong>fa</strong>mosa, ma i problemi non<br />
sono pochi e gli ostacoli sono molti, quindi ho deciso che per adesso mi limiterò a<br />
sognare a occhi chiusi, cioè solo quando dormo.<br />
Oggi, 23 ottobre del 2044, sono andata a scuola e ho incontrato la prof. Cistriani<br />
mentre si dirigeva verso la sala professori nell'intento di cambiare registro dove<br />
avrebbe messo i voti delle povere vittime colte in fragrante sul <strong>fa</strong>tto, cioè di non<br />
aver studiato. Ad un certo punto la professoressa si accorse di me, forse perché la<br />
stavo fissando da più di due tocchi di orologio dopo il suono ripetuto della<br />
campanella, quindi come un topo in cerca di formaggio, mi diressi velocemente<br />
verso la mia classe, la 2B.<br />
Ooooh, la 2B e' il mio posto preferito dove ci si può divertire, giocare, confidarsi con<br />
gli amici, ma si deve pure studiare.<br />
Ho molti segreti, ma non oso scriverli sopra questo foglio di carta che tutti possono<br />
leggere, così che un mio segreto diverrebbe la notizia del giorno e piano piano lo<br />
saprebbe tutta la scuola, perché sapete come si dice, la scuola è piccola, la gente<br />
mormora e, eccolo la' che in giro di due giorni lo saprebbero tutti.<br />
Ora basta parlare di me, parliamo invece della persona più importante nella vita: la<br />
mamma.<br />
<strong>La</strong> mamma, quella figura che ti sta sempre con il fiato sul collo pero' ti vuole bene<br />
più di ogni altra cosa al mondo, e ne ho avuto la prova esattamente tre giorni <strong>fa</strong>,<br />
quando sono rientrata a casa da pallavolo.<br />
Entrando ho buttato il mio zaino all'ingresso, e mi sono diretta subito in cucina per<br />
bere un bicchiere d'acqua, perché ero più assetata di un mammut; poi sono tornata<br />
all'ingresso e ho visto mia madre che batteva furiosamente il suo piedino per terra e<br />
inoltre aveva uno sguardo che mi fulminava come i fulmini di Zeus. Quando l’ho<br />
guardata, mi ha spiegato le regole fondamentali della casa, tra cui non lasciare lo<br />
zaino all'ingresso.<br />
Beh, dopo quella sgridata, ci penso non due volte, ma dieci prima di lasciare il mio<br />
zaino all'ingresso. Il punto e' che la mamma, sì alcune volte ti sgrida e sa essere<br />
anche molto severa, ma ti aiuta a diventare una persona migliore ed e' per questo<br />
che ho molta stima di lei.<br />
Victoria Giannetti<br />
29
Il futuro è il cassetto dei nostri sogni<br />
''Papà come sarà il mondo nel futuro?''<br />
''Spetta a noi deciderlo, possiamo lasciarlo così, inquinato e mal gestito o possiamo<br />
agire e cambiar.<br />
Chiudo gli occhi e pochi secondi dopo mi ritrovo vestita da futurnauta a bordo di<br />
una macchina del tempo. ''Whauw! Chissà dove sono?'' penso guardandomi in giro,<br />
poi sento una voce meccanica che dice: ''digitare nome del luogo e del periodo che<br />
si vuole visitare''. Io eseguo e inserisco i dati: 13 Marzo 2599. Non succede nulla, ma<br />
poi con mia grandissima sorpresa si accende la navicella e viene avvolta in un vortice<br />
di luce che ci trascina in pochi attimi in un mondo parallelo. Mi trovo sempre a<br />
bordo, ma sta volando! Sento una strana sensazione, un misto di curiosità, paura e<br />
<strong>fa</strong>scino; sono sola sull'aereo e lo sto pilotando io, come una vera professionista.<br />
Decido di vedere come è il mondo, come lo abbiamo trattato e allora scendo in<br />
Africa. Vengo accolta con grande felicità da tutti gli abitanti. Pensavo di trovare<br />
povertà e tristezza, ma no. Non è così. Conosco una ragazza, Binah, lei mi spiega<br />
cos'era successo: qualcuno si era preoccupato di loro creando una associazione<br />
contro le terribili condizioni di vita che dovevano sopportare gli africani.<br />
L'associazione aveva cambiato il destino di ogni abitante dell' Africa, creando vere e<br />
proprie città, con <strong>fa</strong>rmacie, un sistema di acquedotti e fognature, aveva abolito ogni<br />
forma di crudeltà contro ogni essere vivente, e aveva stabilito un governo solido ed<br />
efficace, con una costituzione dettagliata e rispettata da ogni cittadino. Sono<br />
davvero basita di fronte a queste parole, allora <strong>fa</strong>ccio scorta di viveri e acqua e<br />
continuo il mio viaggio. Mi avvio verso l'Afganistan, atterro molto distante e poi<br />
proseguo a piedi per paura di qualche attacco. Arrivo a Kabul ansiosissima, ma vedo<br />
un gruppo di bambini giocare con gli aquiloni, mentre i genitori chiacchierano<br />
tranquillamente in un bar. Mi avvicino a un bambino e gli domando cos'era<br />
successo, come si è conclusa la guerra e sopratutto perché. Il ragazzo mi risponde<br />
che per merito di una pace <strong>fa</strong>tta tra le nazioni e gli stati che combattevano aveva<br />
<strong>fa</strong>tto tornare il paese in uno stato di serenità e felicità. Poi chiedo come avevano<br />
<strong>fa</strong>tto a riparare tutti i danni con i pochi soldi rimanenti, lui mi risponde che molti<br />
stati hanno aiutato a pagare i lavori per riparare le città, hanno lavorato tutti i<br />
cittadini per rimetterle in piedi e ha funzionato perché in pochi anni sono riusciti a<br />
concludere l'operazione. Faccio un giro per il paese ed è tutto vero, in Afganistan<br />
c'è la pace. Riprendo l' aereo e vado in Alaska, lì hanno di sicuro bisogno di aiuto,<br />
sopportano condizioni metereologiche allucinanti. Atterro in un villaggio che da<br />
lontano sembrava male organizzato. Sono accolta da una <strong>fa</strong>miglia gentilissima<br />
composta da sei membri. Mi dicono però che alcuni dei loro figli stanno studiando,<br />
capisco la loro situazione, dico che sono genitori <strong>fa</strong>ntastici che lasciano andare i figli<br />
in un altro continente rinunciando a stare con loro per evitare che provino le stesse<br />
emozioni che stanno provando loro adesso. Mi guardano come se fossi un alieno, e<br />
mi dicono che i figli studiano in scuole appena dietro casa. Non capisco com'è<br />
possibile e chiedo spiegazioni. Loro mi dicono che sono venuti dei volontari per<br />
aiutarli e hanno costruito dei villaggi con i migliori impianti di riscaldamento del<br />
30
mondo così anche loro potevano condurre una vita normale e così è stato, ora<br />
vivono l'estate come in qualunque altro posto del mondo e non devono neppure<br />
preoccuparsi del cibo perché arriva una nave ogni mese con scorte di cibo e giochi<br />
per i bambini dal Canada. Ancora confusa e scioccata prendo l' aereo e arrivo fino in<br />
Grecia. Il mare è limpidissimo, le città pulite e con servizi ben funzionanti. Ogni città<br />
ha un sito storico, e vari musei dove si espongono i ritrovamenti degli ultimi scavi<br />
<strong>fa</strong>tti in quelle zone. Ancora una volta chiedo informazioni a una guida di un museo<br />
che era in pausa pranzo. Il signore è gentilissimo, concede a me il suo tempo libero<br />
per permettermi di capire cosa era accaduto. Inizia a raccontare che non da molti<br />
anni tutti gli abitanti della Grecia avevano pagato delle tasse affinché si potessero<br />
avviare delle procedure di pulizia del mare, restauro delle città e riavvio dei mezzi di<br />
trasporto. Inizialmente la popolazione era abbastanza povera, ma poi pian piano la<br />
Grecia si è arricchita sempre di più e ora è al primo posto come quantità di turisti<br />
ogni anno e ha anche vinto qualche premio per le spiagge più pulite. Sono molto<br />
soddis<strong>fa</strong>tta del mio viaggio e non volevo rovinarlo, ma come posso non dar un<br />
occhiata al mio paese. Allora <strong>fa</strong>ccio benzina, sorvolo per un breve tratto il<br />
mediterraneo e atterro a Roma. Arrivo davanti a San Pietro e vedo questa enorme<br />
lastra di marmo con incise le nuove riforme che erano state attuate: i mezzi propri,<br />
se con con un permesso, il weekend non potevano circolare, sono stati aumentati i<br />
controlli per gli autobus, per i posteggi, per il pagamento delle tasse e perfino per<br />
controllare se i cittadini gettavano i rifiuti nei cassonetti. I servizi pubblici funzionano<br />
meglio e più rapidamente, Ostia è stata pulita, dal mare alla città, i siti storici sono<br />
stati più pubblicizzati, queste e molte altre migliorie sono state applicate a tutta la<br />
nazione. È davvero molto realistico, ma non è il presente, perciò se vogliamo che il<br />
mondo sia veramente così, noi, tutti insieme, dobbiamo agire ora, soprattutto noi<br />
giovani perché siamo il futuro. Mi do un pizzicotto e sono sveglia pronta a<br />
trasformare quello che ora è un sogno in realtà.<br />
Michela Oneto<br />
31
Un piccolo desiderio un grande segreto<br />
Ognuno di noi ha un piccolo desiderio e un grande segreto che non riesce a tenere<br />
dentro. Per alcune persone lo scrivere è un modo di liberarsi ed esprimere così la<br />
propria rabbia e la propria gioia. Io invece mi libero completamente con il disegno.<br />
Dovete sapere che non sono una ragazza che si esprime senza difficoltà, anzi,<br />
spesso lo trovo difficile perché ho paura di offendere chi ho di fronte. Ecco perché<br />
per esprimermi liberamente disegno. <strong>La</strong> maggior parte delle ragazze della mia età<br />
ha il proprio diario segreto dove scrivere tutti i pensieri e tutte le emozioni. Beh, io<br />
non ho un diario, ho una psicologa e vi auguro di non averne una a questa età<br />
perché è difficile esporre i propri problemi e sopratutto dire cosa pensi delle<br />
persone grandi. Non è una cosa noiosa, però forse andarci da grande sarebbe più<br />
semplice, nel senso che secondo me i grandi a volte sono più "crudeli" di noi ragazzi;<br />
per loro in<strong>fa</strong>tti è più semplice parlare, giudicare e esprimere la propria opinione. Ma<br />
anche noi abbiamo un nostro carattere, un po’ <strong>fa</strong>ticoso da gestire, senza bambini la<br />
vita sarebbe più <strong>fa</strong>cile e sicuramente più noiosa per i nostri genitori: anche essi sono<br />
stati bambini, perciò alcune volte ci capiscono. Io non vorrei andare più dalla<br />
psicologa. A Ludovica, la mia migliore amica, ho confidato questo piccolo grande<br />
segreto. A dire la verità a giugno finirò e il prossimo anno avrò più libertà. Vi darò<br />
due consigli se vostro padre e vostra madre decidono di mandarvi da una psicologa:<br />
uno, se non ci volete andare giurate di scrivere tutti i giorni sul diario, anche voi<br />
maschi, ma se avete letto il "diario di una schiappa" vi consiglio di prendere un<br />
diario senza scritta, altrimenti vi rovinate la reputazione se vi beccano. Secondo, se<br />
dalla psicologa non sapete cosa dire, improvvisate perché il silenzio che si forma è<br />
imbarazzante. Vi auguro di avere una vita semplice, se esiste, o altrimenti affrontate<br />
con coraggio tutti gli ostacoli che troverete, vi assicuro vi aiuteranno a crescere.<br />
Giorgia Petrella<br />
32
2 diari, 2 persone, 2 vite, 2 momenti diversi, ma la stessa richiesta :<br />
pace!!!!<br />
Anne Frank e Zlata Filipovic sono 2 ragazze, vissute in tempo diverso, ma sempre in<br />
epoche di guerra. L‘una è riuscita a salvarsi, l’altra no . Anne era ebrea ed ha vissuto<br />
la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti, Zlata ha vissuto nella guerra della ex<br />
Iugoslavia. Hanno cose in comune e cose diverse: entrambe scrivono per<br />
dimenticare, il diario è un amico, tutte e due vivevano in una <strong>fa</strong>miglia normale,<br />
come bambini normali: guardavano la TV, <strong>fa</strong>cevano sport, ma con la guerra tutto è<br />
cambiato: si devono nascondere in luoghi segreti per scappare dall’odio. A nessuna<br />
delle due piace il luogo dove si nascondono e non si sentono a loro agio. Tutte e due<br />
detestano la guerra e l’odio, ma hanno ancora una speranza, come se fossero in un<br />
pozzo profondo e devono arrampicarsi con delle corde per salvarsi. Ad alcuni le<br />
corde sono state tagliate, perché hanno perso le speranza, ma a loro no.<br />
Le cose diverse sono che loro non vanno a scuola, ma Zlata frequenta corsi<br />
pomeridiani di musica, mentre Anne deve procurarsi da sola i libri di testo. Inoltre<br />
Anne ha un bisogno materiale di scrivere, mentre Zlata cresce scrivendo. Leggendo<br />
alcuni passi dei loro diari si nota come la guerra cambia le persone: in<strong>fa</strong>tti queste 2<br />
ragazze diventano grandi, e hanno pensieri molto maturi per la loro età ed è triste<br />
vedere come conoscano la cruda realtà.<br />
Cecilia Perinelli<br />
33
Stop alla guerra<br />
Anne Frank e Zlata Filipovic sono coetanee, vissute in due periodi di guerra diversi.<br />
Entrambe le ragazzine, non avendo amici a cui riferire ciò che provano decidono di<br />
avere degli amici di carta a cui daranno pure un nome. Dai loro diari si può capire<br />
che le bambine sono infelici a causa della guerra che ha causato in loro e nelle loro<br />
<strong>fa</strong>miglie una tristezza, che prima era del tutto inesistente. Guardano il mondo<br />
nascoste in una cantina, in<strong>fa</strong>tti non possono uscire dalla loro "abitazione" per paura<br />
dei soldati nemici che controllano il territorio e che, appena vedono qualcuno,<br />
sparano. <strong>La</strong> guerra sta distruggendo la loro in<strong>fa</strong>nzia, la loro gioia di vivere, ma anche<br />
i loro parenti che dimagriscono a vista d'occhio da un giorno a l'altro. Ma,<br />
nonostante tutto non perdono la speranza di vedere la bandiera della pace<br />
sventolare nel vento. Personalmente, trovo inutile la guerra perché non risolve<br />
niente, anzi distrugge anche la vita di persone innocenti, come i bambini...<br />
Rosa Maria Tommasini<br />
34
Anne e Zlata<br />
Anne e Zlata sono due bambine quasi adolescenti che scrivono un diario per<br />
esprimere i loro sentimenti e le loro idee.<br />
Questi due diari, ormai diventati racconti e libri per ragazzi, narrano entrambi<br />
dell'in<strong>fa</strong>nzia di queste due bambine passata in balia della guerra.<br />
I diari sono molto simili, ad esempio: Anne scrive il suo come se stesse parlando alla<br />
sua migliore amica di nome Kitty, Zlata <strong>fa</strong> lo stesso, ma questa volta il nome della<br />
sua amica è Mimmy.<br />
Quando scoppiò la guerra sia Anne che Zlata dovettero lasciare la scuola, di<br />
conseguenza abbandonarono gli studi, però le due ragazze riuscirono comunque a<br />
seguire dei corsi: Anne un corso di corrispondenza di stenografia, Zlata i corsi di<br />
musica e matematica.<br />
<strong>La</strong> vita era diventata così difficile che le due protagoniste dovettero vivere in<br />
condizioni estreme. Zlata dovette vivere nella cantina di casa sua senza poter uscire,<br />
mentre Anne in una situazione ancora più difficile, in<strong>fa</strong>tti fu costretta a stare nella<br />
soffitta di un ufficio. Entrambe dicono però che, anche se i luoghi in cui erano<br />
costrette a vivere erano disagevoli, dovevano per forza restarci perché grazie a quei<br />
nascondigli avrebbero avuto una remota speranza di salvarsi.<br />
<strong>La</strong> cosa che mi ha commosso di più è stata che sia Anne che Zlata dimostrano nei<br />
loro diari che hanno ancora una speranza e non vogliono arrendersi.<br />
Victoria Giannetti<br />
35
Una paura passata<br />
Da bambino, avevo appena sei anni, uscì al cinema il film Spider-man.<br />
<strong>La</strong> visione di quel film provocò in me un grande terrore per i ragni perché il<br />
protagonista viene morso da un ragno e, dopo una dolorosa trasformazione, scopre<br />
di avere dei poteri. <strong>La</strong> scena che mi impressionò molto fu quella in cui sulle mani del<br />
protagonista, dopo il morso del ragno, nascevano dei piccoli peletti a forma di<br />
uncino che gli sarebbero serviti per arrampicarsi sulle pareti.<br />
Questa scena suscitò nella mia immaginazione la paura che qualsiasi ragno, anche il<br />
più piccolo e innocuo, potesse <strong>fa</strong>rmi del male. Ogni volta che vedevo un ragno o una<br />
ragnatela correvo via con la sudarella; questa paura mi ha accompagnato per molto<br />
tempo e mi ha esposto a brutti scherzi da parte di mia sorella e di mio padre.<br />
Mia sorella mi ha <strong>fa</strong>tto uno scherzo orribile: si era divertita a disegnare un ragno<br />
sulla parete del letto, perciò ogni sera o non riuscivo a dormire per paura che si<br />
spostasse verso di me o dormivo per terra.<br />
Ancora più terribile fu lo scherzo di mio padre che aveva disegnato un ragno tra una<br />
mattonella e l’altra, vicino al pulsante dello sciacquone.<br />
Avevo <strong>fa</strong>tto pipi e quando alzai la mano per spingere il pulsante, sono scappato<br />
terrorizzato.<br />
Un pomeriggio decisi di <strong>fa</strong>rla finita con la paura dei ragni. Presi uno straccio e mi<br />
avventai sul ragno con tutto il corpo.<br />
Tolto lo straccio rimasi sorpreso, perché il ragno non era morto, in quanto era solo<br />
un disegno. Da questo episodio, piano piano la mia paura per i ragni è scomparsa<br />
del tutto.<br />
Riccardo Anselmi<br />
36
I regali a Natale <strong>fa</strong>nno la differenza<br />
Il giorno di Natale di qualche anno <strong>fa</strong>, ero ancora piccolo e ansioso dell’arrivo dei<br />
regali di Natale.<br />
Erano le dieci di sera quando chiesi a mia nonna che regali avrei ricevuto.<br />
Mia nonna mi rispose che per me non c’era nessun regalo per Natale da parte di<br />
nessuno.<br />
A me sembrava tutto molto strano perché, sì mi ero comportato un po’ male quell’<br />
anno, ma non tanto da non ricevere regali.<br />
Così, ancora confuso, andai a chiederlo a mia madre che però mi rispose la stessa<br />
cosa.<br />
Avendo la conferma di tutti, diventai triste e andai a letto sapendo che tanto non<br />
arrivava niente. Dopo un’ora mi svegliai, erano le undici e quarantacinque e ancora<br />
si stava giocando a carte.<br />
Andai in salone e non trovai alcun regalo come mi avevano già detto. Quindi andai a<br />
seguire la partita di carte.<br />
Poi però, andando a prendere un cioccolatino in salone, trovai tutti i miei regali e<br />
pensai che almeno Babbo Natale avesse capito che me li meritavo. Tutti, contenti,<br />
mi dissero che per sbaglio la polvere di Babbo Natale mi aveva portato dei regali. <strong>La</strong><br />
presi male pensando che ci fossero dei <strong>fa</strong>ntasmi.<br />
Solo dopo qualche anno avevo capito che si erano coalizzati per <strong>fa</strong>rmi uno scherzo.<br />
Federico <strong>La</strong>i<br />
37
Un pessimo scherzo<br />
Ero rimasta a casa da sola ed era molto tardi. Stavo vedendo un film dell'orrore<br />
nonostante mi <strong>fa</strong>cesse paura.<br />
Finito il film andai in camera mia per dormire, anzi, per tentare. Poco prima di girare<br />
a sinistra del corridoio che in quel momento mi sembrava non finisse mai, tutte le<br />
luci accese si spensero. Un terrore inaudito mi prese il cuore e iniziai a sudare<br />
freddo. Presi la prima torcia che trovai e aprii l'impianto della luce. Non capivo più<br />
niente!<br />
Decisi di chiamare i miei genitori ma non rispondevano. Lo stesso le mie sorelle. Ma<br />
cosa stava succedendo?<br />
"È solo una stupida coincidenza" pensai in quel momento. In<strong>fa</strong>tti avevo ragione<br />
perché due minuti dopo le luci si riaccesero per mia grande fortuna. Mi distesi sul<br />
letto ed ero ancora tremante quando la televisione si accese da sola. Pensai che era<br />
un’ ulteriore coincidenza e che non dovevo preoccuparmi, eppure ero nel panico.<br />
Oltretutto degli strani rumori per tutta casa iniziarono a manifestarsi<br />
incessantemente.<br />
Era tardissimo e molto probabilmente la mia casa era infestata.<br />
Che potevo <strong>fa</strong>re?<br />
L'unica cosa che mi venne in mente fu di prendere un bastone ed esplorare per poi<br />
colpire l'eventuale ladro.Tutte le luci erano accese, ma non vi era alcun rumore... Un<br />
passo, due, tre passi, finché... Ahhh!!!!! Diciamo solo che ero sulla soglia<br />
dell'in<strong>fa</strong>rto. Chi era l'artefice? Mia sorella ovviamente. Avendo scoperto dell'horror<br />
in cui mi ero imbattuta pensò bene di mettersi una maschera da killer e di utilizzare<br />
una mazza per spaventarmi a morte. Ero così terrorizata che nemmeno l'avevo<br />
sentita rientrare! Prima la picchiai per vendicarmi, poi mi fece le sue scuse, ma per<br />
una settimana non feci altro che guardarmi le spalle!<br />
Alice Iacomacci<br />
38
Solanas: un piccolo paese. ma ricco di emozioni.<br />
Solanas è un piccolo paese che si trova nel sud della Sardegna dove ho trascorso<br />
l’estate da quando sono nato. È un luogo isolato come un deserto, ma ricco per le<br />
sue bellezze.<br />
Si riconosce dal bel mare che sembra di colore verde smeraldo, dallo strano colore<br />
della sabbia con quel suo giallo particolare e infine dalle piante, come i fichi d’india<br />
e gli ulivi. Per me Solanas è un ”paese tradito” perché d’estate tutti vanno per<br />
vedere e “assaggiare con gli occhi” il suo bel mare, mentre d’inverno è sempre<br />
isolato come una mosca nel deserto.<br />
Mi è sempre piaciuta Solanas per la sua aria di paese con due piccole chiese, tre<br />
piccoli supermercati, i piccoli immobili e le sue ville di cui una è proprio la mia.<br />
Sono molto affezionato a questo piccolo paese, perché qui ho vissuto metà della<br />
mia vita con mio cugino di nome Andrea che l’ha reso ancora più allegro.<br />
Penso che Solanas abbia un sentimento grazie anche alle persone che ci vivono.<br />
I miei nonni l’hanno vista nascere e ci sono molto affezionati.<br />
Il mio divertimento è solo lì con i miei cugini in qualsiasi punto di Solanas.<br />
D’estate lì sono sempre allegro, ma quando ne esco divento triste improvvisamente.<br />
L’unica che non è soddis<strong>fa</strong>tta di Solanas è mia madre perché dice che non si può<br />
stare sempre con le stesse persone.<br />
Le do ragione perché è giusto che lei possa conoscere nuove persone di un altro<br />
luogo, ma le do torto perché non bisogna abbandonare i propri cari e quello che ti<br />
sta intorno.<br />
Con delle riflessioni direi che Solanas assomiglia al villaggio che descrive Giacomo<br />
Leopardi nella poesia intitolata “il sabato del villaggio”.<br />
Federico <strong>La</strong>i<br />
39
Cartesio<br />
“<strong>La</strong> lettura di buoni libri è come una<br />
conversazione con uomini magnifici dei<br />
secoli passati. Parlare con loro è come<br />
viaggiare”<br />
40
“I libri sono ali che aiutano a volare, i libri sono vele che <strong>fa</strong>nno navigare”<br />
Sono nata forse dalle magiche parole di un libro o dal prodigio di una <strong>fa</strong>ta… Di sicuro<br />
la mia vita scorre nei sentieri di un mondo incantato: il mondo dei libri.<br />
Sono proprio loro, i libri, che nella mia casa, come nella mia vita, regnano sovrani<br />
incontrastati. Quando leggo, mi isolo dal mondo e mi concentro sulla storia come se<br />
la mia camera diventasse una giungla o, perché no, magari un castello! Bisogna<br />
crescere leggendo perché leggere <strong>fa</strong> crescere. <strong>La</strong> frase di Cartesio, mi ha colpito<br />
molto e la approvo in tutti i sensi. I libri “veri”sono ricchi di metafore e similitudini<br />
per trasmettere al lettore un’emozione indescrivibile come la lettura. Per fortuna la<br />
mia <strong>fa</strong>miglia legge molto e fin da quando ero piccola, mi hanno trasmesso questa<br />
passione. I libri sono come degli amici che ti <strong>fa</strong>nno viaggiare nella <strong>fa</strong>ntasia, quando e<br />
dove vuoi. Penso che la lettura possa rappresentare uno dei giochi preferiti dei<br />
bambini, un gioco in cui si viaggia, si cresce, si esplora in compagnia di tanti nuovi<br />
amici. Difficilmente un bimbo diventerà un lettore se non vede l'esempio dei<br />
genitori, per questo ringrazio la mia <strong>fa</strong>miglia. <strong>La</strong> lettura è sempre stata<br />
fondamentale per <strong>l'uomo</strong>. <strong>La</strong> capacità di leggere e scrivere gli ha permesso di<br />
svilupparsi e di evolversi. Grazie ai libri possiamo crescere culturalmente, divertirci,<br />
incuriosirci e volare con la <strong>fa</strong>ntasia. Non credo sia vero che la passione per la lettura<br />
sia in calo, ma piuttosto, sia "mutata". Attualmente gli adolescenti hanno perso la<br />
voglia di leggere, magari per sembrare grandi oppure perché la considerano cosa da<br />
bambini, ma la lettura non ha età, perciò bisogna dare loro una chance! Chissà,<br />
magari in un futuro, la tradizione di leggere si riprenderà, anche se ormai computers<br />
e videogames l'hanno sostituita. Non mi stancherò mai di leggere, perché leggere è<br />
come navigare in un mare di parole infinite.<br />
Agnese Rocchegiani<br />
41
“<strong>La</strong> lettura è un viaggio che non costa nulla”<br />
Cartesio fu un filosofo del 1600. Una sua frase importantissima è : “la lettura di<br />
buoni libri è come una conversazione con uomini magnifici dei secoli passati. Parlare<br />
con loro è come viaggiare”. Con questa frase, vuole spiegarci l’importanza dei libri,<br />
delle grandi botti da cui attingere cultura e tenersela ben stretta. Cartesio parla<br />
pure di un viaggio. Esistono diversi tipi di viaggi: viaggi di piacere come una gita, il<br />
viaggio sacro, come i pellegrini, che vanno in un luogo dove, magari è apparsa la<br />
Madonna, per pregare e ricevere la grazia. Poi c’è il viaggio della speranza, molto<br />
contemporaneo, compiuto dalle persone che vengono da paesi poveri dove c’è la<br />
guerra, per venire in posti ricchi; infine c’è il viaggio immaginario , come quello<br />
dell’Eneide e dell’Odissea.<br />
Ma i viaggi non si compiono solo tra “luoghi”, sia immaginari che reali, ma anche nel<br />
tempo; questo è proprio il viaggio che l’autore intende.<br />
L’autore come “ buoni libri “ vuole indicare i libri classici. Ma perché proprio i libri<br />
classici?<br />
Perché questi libri ‘buoni’ sono ricchi di insegnamenti. Cartesio ci dice anche che è<br />
come parlare “con gli uomini del passato”, quelli che li hanno scritti e perché quei<br />
libri hanno af<strong>fa</strong>scinato milioni e milioni di persone. I classici sono i più belli, quelli<br />
che, quando inizi a leggere, dici: “nooo, …il solito classico…”, mentre poi ti<br />
af<strong>fa</strong>scinano con l’energia e la grazia delle parole. Sono libri a cui si riconosce un solo<br />
difetto: “li si legge troppo in fretta”. Non è a caso che i genitori ci dicono “leggi i<br />
classici“. Anche io ho letto molti classici. Quelli che mi sono piaciuti di più sono<br />
stati: il Barone rampante, il Visconte dimezzato, Uomini e topi e l’Amico ritrovato.<br />
Sono uno spaccato della società del tempo antico e del pensiero dell’autore, e sono<br />
libri che non andranno mai persi.<br />
Cecilia Perinelli<br />
42
Non è solo un passatempo…<br />
Su questa frase si potrebbe <strong>fa</strong>re un lunghissimo dibattito, ma io proverò a spiegarla<br />
in poche pagine. <strong>La</strong> lettura non è solo un passatempo, è immergersi con l' anima nel<br />
luogo descritto, vivere quelle emozioni, vedere quei <strong>fa</strong>tti; ed è qui che si nota la<br />
differenza tra un buon libro e uno di poco valore. <strong>La</strong> lettura di grandi classici è, non<br />
solo bellissima di per sé, ma è anche af<strong>fa</strong>scinante il modo in cui è scritto, i costumi<br />
dell'epoche: è quasi come <strong>fa</strong>re un viaggio nel passato e conoscere gli artisti di<br />
grande <strong>fa</strong>ma, capire ciò che pensavano, il loro modo di esprimersi, come è nata la<br />
nostra lingua. Questa per me è l' avventura più bella che si possa mai vivere. I diari,<br />
le autobiografie, i romanzi, ognuno è speciale, ognuno ti <strong>fa</strong> vivere emozioni diverse,<br />
capire come si sentiva lo scrittore. Le parole dei libri, legate insieme, compongono<br />
quasi una melodia che cattura il lettore e lo <strong>fa</strong> addentrare nel libro. Un libro che<br />
dura una stagione non accende dentro di te alcuna scintilla, non sa capire<br />
esattamente ogni lato sensibile del lettore, un libro non buono non riesce a <strong>fa</strong>rlo,<br />
certo può essere una lettura comica, <strong>fa</strong>ntastica, ma non è la stessa cosa che<br />
leggerne uno che ha ammaliato diverse generazioni.<br />
Se dovessi paragonare un libro a qualcosa penserei ad un uccello, uno splendido e<br />
maestoso uccello pronto a portare il lettore al di là di ogni immaginazione e <strong>fa</strong>rlo<br />
volare via, non pensando ai problemi, alle difficoltà, ma, fidando nell'uccello e<br />
abbandonandosi, vivere parola per parola ogni pagina. Quando leggo, non lo <strong>fa</strong>ccio<br />
a voce alta, perché mi piace immaginare un'azione con una voce che mi spiega in<br />
sottofondo e mi piace pensare che quella sia di un narratore del tempo.<br />
Devo ammettere che inizialmente la lettura dei grandi classici non mi allettava<br />
molto, ma mi sono ricreduta, capendo la straordinaria bellezza di questi libri e le<br />
varie trame sempre coinvolgenti e piene di significato. Leggere è come se ci fosse<br />
un'esplosione nella tua testa di sensazioni, colori e vestiti d'epoca: è un' emozione<br />
stranissima, ma entusiasmante e bella.<br />
Pensare di dialogare con Dante Alighieri o Giovanni Boccaccio è <strong>fa</strong>ntastico perché in<br />
fin dei conti noi, persone come loro, seppure vissute in epoche e mondi diversi, in<br />
un modo o nell'altro, viviamo sempre le stesse storie. Questa è la parte più bella dei<br />
libri, che non hanno confini, perché la <strong>fa</strong>ntasia e l'immaginazione non hanno fine e<br />
si possono pensare le cose più stravaganti, af<strong>fa</strong>scinanti e curiose.<br />
I libri sono questo per me, sono tutto ciò che uno vuole.<br />
Michela Oneto<br />
43
Le cose scritte rimangono per sempre<br />
“Verba volant scripta manent”<br />
Per me la lettura è molto importante, per non dire fondamentale. Non solo perché<br />
insegna a parlare e a scrivere con correttezza di termini, ma anche perché apre la<br />
mente.<br />
Trovo molto giusta la frase di Cartesio, in<strong>fa</strong>tti leggendo un classico spesso si<br />
possono trovare delle riflessioni provenienti dalla mente dell’autore.<br />
Leggendo puoi avere idee tue sugli stessi argomenti, quindi leggere i loro libri è<br />
come confrontarsi con loro.<br />
Per di più leggere provoca sentimenti contrastanti, prediligere un personaggio,<br />
provare pietà o rabbia verso di lui, e se il racconto fosse autobiografico, le emozioni<br />
ricadrebbero sull’autore.<br />
Perciò tra il lettore e colui che ha scritto l’opera ci sarebbe un rapporto che supera<br />
la comunicazione.<br />
Quando un libro è scritto con passione, colui che lo legge è trasportato al suo<br />
interno, come se vivesse in prima persona i <strong>fa</strong>tti raccontati.<br />
Questo è, secondo me , il viaggio di cui parla Cartesio. Un viaggio immaginario nella<br />
propria <strong>fa</strong>ntasia e in quella dell’autore.<br />
Leggere per me <strong>fa</strong> rilassare, distoglie il lettore dai suoi problemi per <strong>fa</strong>rlo<br />
concentrare su quelli altrui e sulle loro emozioni e sulle loro sensazioni.<br />
Quindi, quando leggi, ti senti libero e senza troppi pensieri. Almeno fino a quando<br />
non chiudi il libro; a quel punto la verità ti casca addosso e torni a pensare a tutte le<br />
cose che non vanno bene e che ti preoccupano.<br />
Una frase che mi torna in mente spesso, mentre scrivo o leggo qualcosa è: “<strong>La</strong> carta<br />
è più paziente degli uomini”. In<strong>fa</strong>tti quando leggi, la carta può essere sottoposta a<br />
qualsiasi tortura. Mi è capitato di emozionarmi e di commuovermi tanto da<br />
piangere per la sorte di personaggi mai esistiti, creati dalla <strong>fa</strong>ntasia di uomini capaci.<br />
Cosa sono personaggi importanti, <strong>fa</strong>mosi, ma anche tragici come Romeo e<br />
Giulietta? Solo parole scritte sulla carta che pazientemente le ha conservate.<br />
Queste parole sanno aprire la mente e <strong>fa</strong>r emozionare persone che vivono molto<br />
tempo dopo l’autore.<br />
<strong>La</strong> differenza tra un grande classico e un libro qualsiasi è proprio questa: un classico<br />
verrà letto per molto tempo dando emozioni ed insegnamenti, inducendo grandi<br />
riflessioni.<br />
I grandi classici non tramonteranno mai perché le cose scritte rimangono immutate<br />
per sempre.<br />
Rossana Maletto<br />
44
Un viaggio infinito<br />
Cartesio con questa frase ci vuole <strong>fa</strong>r capire l’importanza dei grandi classici, che<br />
suscitano nel lettore uno stato di impassibilità. Grandi classici come l’Eneide, l’Iliade<br />
e l’Odissea hanno af<strong>fa</strong>scinato intere generazioni fino ai nostri giorni, anche se sono<br />
stati scritti in epoche molto remote. Sono stati scritti anche molti altri classici, sia<br />
nell’epoca medievale, sia in quella moderna. Per me gli autori di questi libri vogliono<br />
riportare ai posteri grandi guerre o importanti scoperte che possono variare da libro<br />
a libro. Gli uomini dell’antichità hanno <strong>fa</strong>tto molto per proteggere questi trattati e<br />
sono arrivati a noi grazie agli amanuensi che li ricopiavano nei loro monasteri.<br />
Cartesio scrive nella sua frase: ‘leggere questi libri è come conversare con gli uomini<br />
migliori dei secoli passati’. Questa frase è molto vera, in<strong>fa</strong>tti quando ti capita di<br />
leggere un grande classico te ne rendi subito conto. Questi classici sono <strong>fa</strong>tti<br />
apposta per attrarre il lettore. Tra i più importanti, oltre a quelli scritti da Omero,<br />
vorrei assolutamente ricordare “ <strong>La</strong> Divina Commedia” scritta da Dante Alighieri nel<br />
1300. Nel 1300 ci sono stati molti poeti <strong>fa</strong>mosi trai quali lo stesso Dante, Boccaccio<br />
e Petrarca. Tutti e tre hanno lasciato un segno indelebile nella letteratura. Non solo<br />
i trecentisti hanno rivoluzionato la nostra cultura, ma anche molti altri autori di altre<br />
epoche. Quindi questi classici sono molto importanti per me e spero che<br />
giungeranno intatti ai posteri.<br />
Francesco Graziani<br />
45
Cartesio : Illusione o realtà?<br />
Vero. Una sola parola: verità. È la verità che afferma Cartesio.<br />
Ho letto diversi libri e anche io mi rispecchio fortemente in queste idee.<br />
Nonostante Cartesio sia del 1600, la sua frase accomuna ognuno di noi. <strong>La</strong> lettura è<br />
uno strumento straordinario e per questo motivo va trattata con cura e passione.<br />
<strong>La</strong> lettura è la storia, la lettura siamo NOI.<br />
“Parlare con gli uomini migliori dei tempi passati”. Cartesio ha meditato<br />
sicuramente su questo frase. In<strong>fa</strong>tti ha un significato molto profondo e bisogna<br />
andare oltre.<br />
Quello che il filosofo ci vuole dire, secondo me, è che i libri sono una fonte di vita.<br />
Sono così magnifici da <strong>fa</strong>rti tornare indietro nel tempo, solo con i loro racconti.<br />
Quindi è quasi un dovere continuare a leggere, perché solo essendo colti e preparati<br />
si va avanti nella vita, solo così avremo un futuro.<br />
L’obiettivo primario dell’uomo, milioni di secoli or sono, era quello di procurarsi del<br />
cibo e trovare un rifugio. Quello dell’uomo contemporaneo è di avere una <strong>fa</strong>miglia e<br />
professare un mestiere redditizio. Ma non saremmo niente senza la cultura o senza<br />
la lettura di buoni libri.<br />
In mancanza di queste siamo in balia del caso, con esse, invece, siamo più forti e in<br />
grado di affrontare la vita, e magari con un bel romanzo che ci accompagna.<br />
“Conversare con loro è come viaggiare”.<br />
Ma viaggiare dove? Nelle storie?<br />
Credo che la seconda domanda <strong>fa</strong>ccia al caso nostro.<br />
Viaggiamo direttamente con l’autore e il protagonista. In ogni genere di posto,<br />
situazione. Proviamo tutto ciò che prova il protagonista , a volte ci rispecchiamo in<br />
lui, con i nostri difetti e i nostri limiti.<br />
Leggere un libro classico, ovvero un racconto storico, indimenticabile, che nei secoli<br />
rimarrà ancora è una sensazione indescrivibile. In qualche modo senti qualcosa<br />
dentro di te. Quel libro ci sarà ancora, <strong>fa</strong>rà appassionare i tuoi figli e così i figli dei<br />
tuoi figli.<br />
Leggere è come quando <strong>fa</strong>i un viaggio, ti instauri in un’altra cultura a te estranea, ti<br />
imbatti in situazioni sconosciute anche inverosimili.<br />
Ma in un libro devi imparare a viaggiare e soprattutto devi imparare a vagare nella<br />
tua anima, ad assorbire l’insegnamento del racconto, come suscita l’autore.<br />
Concludendo mi permetterei di aggiungere tre o quattro parole al pensiero di<br />
Cartesio:<br />
“Leggere è vivere”.<br />
Pierluigi Damosso<br />
46
Viaggiare, <strong>fa</strong>ntasticare, scoprire<br />
In questa frase Cartesio aveva racchiuso tanti significati, probabilmente, però penso<br />
che ognuno di noi ne potrebbe dare diversi. Un po’ mi ci rispecchio, poichè ogni<br />
volta che leggo un libro, mi immedesimo in una parte e mi sembra di parlare con i<br />
personaggi. Questo mi capita anche con i libri di testo, che trattano di <strong>fa</strong>tti<br />
interessanti e che mi sembra di vivere.<br />
Quando penso a questa frase mi vengono in mente quelle poche cose che ho<br />
studiato sulla "Divina Commedia" di Dante, grande classico della letteratura italiana.<br />
Mi sembra di essere trasportata in luoghi <strong>fa</strong>ntastici, dentro mentalità diverse al di<br />
fuori del mondo reale, in una conversazione con Dante, in prima persona.<br />
Direi che i miei genitori non possono più pensare né come Cartesio, poiché è un<br />
grande filosofo, né come me, perché alla loro età si perde ogni tipo di<br />
immaginazione. Cartesio è un filosofo del 1600, quindi non penso che adesso si<br />
possano trovare frasi come questa, così ispirartici di tante idee. Immagino che<br />
voglia spiegare che quando si legge bisogna <strong>fa</strong>rlo con cura, con molta attenzione,<br />
pensando e ripensando, provando a <strong>fa</strong>ntasticare su tutte le situazioni e cercare di<br />
ritrovarsi in altri mondi reali e surreali.<br />
Penso che una lettura classica, letta così, potrebbe essere più emozionante e<br />
intrigante, non noiosa come la definirebbero tutti.<br />
Commentare questa frase è come parlare direttamente con Cartesio, raccontare a<br />
lui i miei pensieri sulla sua frase.<br />
Leggere questa frase è come se a un certo punto mi girassi e mi ritrovassi in un altro<br />
mondo e l'aria diventasse limpida.<br />
Insomma penso che questa sia <strong>fa</strong>ntastica, allo stesso tempo ricca di significati.<br />
Alice Parrella<br />
47
Cibo<br />
e <strong>fa</strong>ntasia<br />
48
Il grande giorno<br />
C’è una gran confusione nella pasticceria “Dolci e <strong>fa</strong>ntasia”. È la pasticceria più<br />
grande del mondo ed è lì che si svolgono, proprio adesso, le elezioni di Miss<br />
Pasticcino 2011. Le concorrenti, quest’anno, sono venti, l’orgoglio di Paolo e Chiara,<br />
proprietari del negozio. Molte si sono aggiustate il ciuffo di panna, così elegante con<br />
quella forma a ricciolo, di moda in questi tempi. Altre si sono decorate con delle<br />
graziose scaglie di cioccolato, con delle piogge (o nevicate?) di zucchero a velo o con<br />
cuoricini e stelle di crema. Alcune hanno addirittura deciso di chiudersi in un forno,<br />
per dare un bel colore dorato alla pelle. Attraverso le teche di cristallo<br />
affollatissime, torte, pasticcini e biscotti osservano l’importante evento. <strong>La</strong> vincitrice<br />
interpreterà il personaggio principale in un film, che sarà diffuso anche nelle case<br />
degli esseri umani, da girare a Parigi dal <strong>fa</strong>moso regista Torroncino Morbido. Non<br />
solo è un regista <strong>fa</strong>moso, ma discende dalla nobile dinastia 50% Nocciola! <strong>La</strong><br />
presentatrice è un’elegantissima torta Sacher, con una voce così forte da <strong>fa</strong>rsi<br />
sentire senza microfono da circa duemila dolci in tutto il mondo; si crede che questa<br />
voce così forte le serva per gridare ai clienti della pasticceria: “mangiatemi!”. Il suo<br />
vestito è del cioccolato più pregiato, e per questo è molto orgogliosa di sé stessa. <strong>La</strong><br />
giuria è composta da sei biscotti accuratamente selezionati tra i migliori della terra:<br />
ognuno di loro viene da un posto diverso. Uno di loro ha assistito al più grande<br />
concorso di bellezza di tutti i tempi: l’elezione di Miss Cioccolatino, che si ripete una<br />
volta ogni dieci anni. Tutte le concorrenti, sotto i loro bellissimi sorrisi e le loro<br />
decorazioni, sono emozionatissime, e alcune di loro hanno paura di svenire al primo<br />
passo sul palco. Ecco la prima concorrente, la seconda, la terza e così via, e con un<br />
piccolo rumore di tacchi e un frusciare di vestiti, tutte le concorrenti sono sul palco.<br />
Dovranno cantare, ballare, sfilare davanti alla folla e ognuna si esibirà in una sua<br />
specialità. Quasi tutti i dolci assistono alle elezioni di Miss Pasticcino, direttamente<br />
o alla televisione: alla fine delle esibizioni, molta gente non riesce a staccare lo<br />
sguardo. Ecco che, dopo cinque minuti di riflessione e di silenzio, il portavoce della<br />
giuria consegna alla torta Sacher una grossa busta gialla. <strong>La</strong> presentatrice <strong>fa</strong> una<br />
corsetta fino al centro del palco, con tutte le concorrenti allineate alle spalle. Con la<br />
sua voce potente, assume un tono solenne e pronuncia le parole: “la vincitrice è …”<br />
Poi ripete, con lo stesso tono: “la vincitrice è… Azzurrina Muffin!!!”<br />
Un timido gridolino di gioia attraversa la sala, anzi, il negozio intero. <strong>La</strong> vincitrice si<br />
<strong>fa</strong> avanti, elegante nella sua semplicità. Ha dei pantaloni attillati, azzurro chiaro, una<br />
camicetta di seta azzurra a pallini bianchi e un giubbottino classico, senza maniche,<br />
rosso con una striscia bianca e le pieghe ben ordinate. Delle scarpette con i tacchi,<br />
rosse avvolgono le sue graziose estremità, ha una borsetta bianca a tracolla. Ha<br />
lucidato con estrema cura la sua ciliegina scarlatta, <strong>fa</strong>cendo attenzione a mantenere<br />
la fogliolina in quella posizione che aveva impiegato ore a stabilire. Anche gli<br />
occhiali rotondi avevano attirato la simpatia dei sei biscotti-giuria.<br />
Ormai sembra più che ovvio a tutti : Azzurrina Muffin è perfetta per essere Miss<br />
Pasticcino e, soprattutto, per interpretare l’elegante e simpatica pasticcina parigina<br />
del film!<br />
Milena Dal Piaz<br />
49
Isabella e le uova dolci<br />
C’era una volta una ragazza di nome Isabella. <strong>La</strong> sua <strong>fa</strong>miglia era in ottime<br />
condizioni economiche e vivevano in una splendida villa che si trovava all’interno di<br />
un fitto bosco, ma i genitori di Isabella erano sempre assenti e non<br />
si curavano di lei.<br />
Un pomeriggio la ragazza si sentì sola, come al solito, ma quella volta decise<br />
di <strong>fa</strong>re una cosa senza senso: scappò di casa. Dopo due ore di intenso cammino,<br />
Isabella si trovò davanti ad un grande albero che a prima vista sembrava essere<br />
diverso dagli altri. <strong>La</strong> ragazza era sfinita e decise di sedersi accanto a quell’albero<br />
per sfogare la sua rabbia. Iniziò a piangere, talmente tanto che il<br />
prato sotto di lei era diventato di un verde splendente, come se prendesse<br />
vita. E fu proprio così, una voce con un timbro molto strano, deciso e<br />
imponente, la fece sobbalzare in piedi. Si guardò intorno ma non vide nessuno,<br />
a un certo punto quella voce riprese a parlare: “Mi hai risvegliato da un sonno<br />
da cui pensavo non sarei mai uscito. Grazie, te ne sono debitore.” Isabella<br />
ancora sconvolta capì che era stato l’albero a parlare. Si girò verso di esso e<br />
rimase a bocca aperta, era di un marrone intenso e di un verde lucente. Era<br />
completamente cambiato. Ancora scossa, Isabella disse: “Chi sei? Che cosa sei?<br />
Non mi <strong>fa</strong>re del male!” L’albero la rasserenò: “Tranquilla non <strong>fa</strong>ccio male a<br />
nessuno. Voglio solo ringraziarti per avermi svegliato con le tue magiche<br />
lacrime. Ho visto che sei triste! Tieni, prendi una di queste.” L’albero si<br />
chinò e dalla sua schiena spuntarono delle uova, uova di uno strano colore.<br />
Isabella ebbe un attimo di esitazione ma dopo qualche secondo allungò la mano e<br />
prese un uovo. L’albero a quel punto le disse: “Mangialo, vedrai, ti <strong>fa</strong>rà star<br />
meglio!”. Isabella portò l’uovo alla bocca e lo mangiò, senza pensarci due<br />
volte. Dopo un istante, le sue lacrime svanirono e si trasformarono in un<br />
sorriso. Un sorriso che non aveva mai tirato fuori. Capì il suo errore<br />
e tornò a casa più in fretta che poteva salutando velocemente l’albero, sicura<br />
che domani gli avrebbe <strong>fa</strong>tto visita. Passò una splendida serata con i suoi<br />
genitori e l’indomani pomeriggio Isabella andò dal suo nuovo amico un po’<br />
speciale. Era l’unico amico che avesse mai avuto. Trascorreva ogni pomeriggio<br />
insieme all’albero e ogni giorno quest’ultimo le dava un uovo per rallegrarla.<br />
Ma un pomeriggio i genitori decisero di <strong>fa</strong>re una sorpresa ad Isabella tornando<br />
prima a casa. Non la trovarono e provarono a chiamarla a gran voce, ma nessuno<br />
rispose. Rassegnati dall’inutilità di cercare in casa, corsero nel bosco per trovarla,<br />
con quasi nessuna speranza.<br />
Dopo molte ore di ricerca il sole stava calando e per Isabella era ora di tornare a<br />
casa, ma appena si volse vide i suoi genitori che correvano disperati, chiamandola. I<br />
genitori corsero da lei con sguardo furioso. Cercò subito di scusarsi, ma i<br />
genitori erano arrabbiatissimi e avevano ormai deciso una punizione perfida:<br />
Isabella non avrebbe potuto più uscire di casa per il resto della vita. <strong>La</strong> ragazza<br />
scoppiò a piangere e con una frase riuscì a <strong>fa</strong>r cambiare idea ai genitori: “Mamma,<br />
Papà…, voi siete molto indaf<strong>fa</strong>rati con il lavoro e io mi sento molto sola<br />
50
quando non ci siete! Ho incontrato l’unico compagno che mi capisce e mi tratta<br />
come una vera amica: quest’albero. Mi ha aiutato quando ero triste e sola e mi<br />
ha <strong>fa</strong>tto sentire davvero speciale. Vi prego, non <strong>fa</strong>temi questo.” I genitori a<br />
questa frase si commossero e lasciarono a Isabella l’opportunità di andare a<br />
trovare ogni volta che voleva il suo nuovo amico. E, mentre tutta la <strong>fa</strong>miglia<br />
felice si stava avviando verso casa, l’albero fece l’occhiolino a Isabella e<br />
lei capì che quella frase che aveva convinto i genitori era dovuta a quelle uova<br />
di sapore dolciastro che la salvarono dall’eterna infelicità.<br />
Giulio Cicolella<br />
51
Luisa e Dario<br />
Grazie a un recente studio sulla dietetica dei ragazzi tra i nove i quattordici anni,<br />
condotto da una nota personalità in questo campo, possiamo arrivare a capire quale<br />
sia la più corretta alimentazione da eseguire da un individuo compreso in questa<br />
<strong>fa</strong>scia d'età.<br />
<strong>La</strong> ricerca non è incentrata solo sugli aspetti scientifici, ma affronta il problema delle<br />
cattive abitudini alimentari degli adolescenti. In<strong>fa</strong>tti i ragazzi sono frequentemente<br />
influenzati da fonti esterne riguardo il mangiare. Al giorno d'oggi i nutrizionisti, per<br />
diffondere una corretta alimentazione, utilizzano vari espedienti, come racconti di<br />
storie dove la morale è la corretta alimentazione. Leggendo la relazione dell'esperto<br />
prima citato ci siamo imbattuti in un interessante racconto che vale la pena di<br />
riportare.<br />
<strong>La</strong> storia narra di due frutti: una mela di nome Luisa e una banana di nome Dario;<br />
quest'ultimo aveva una personalità estroversa, a differenza di Luisa, un frutto<br />
dolcissimo e molto gentile, ma timida. Questi due giovani si conoscevano solo<br />
perché vivevano sullo stesso pianerottolo, ma non c'era molto feeling tra loro.<br />
Un pomeriggio mentre entrava fortuitamente in una mensa dei poveri, Luisa lo vide<br />
molto felice mentre serviva dei cibi essenziali, ma sani. Si avvicinò e lo salutò con<br />
tanta ammirazione perché quello che Dario stava <strong>fa</strong>cendo per la gente era molto<br />
bello.<br />
Luisa gli chiese se volesse andare con lei e dei suoi amici al cinema, e Dario molto<br />
entusiasta dell'invito accettò. Appena arrivarono videro un signore anziano in<br />
difficoltà e lo aiutarono. Tra i due vicini di casa nacque un'intesa talmente forte da<br />
trasformarsi in amore. Insieme iniziarono a progettare di impegnare la loro vita nella<br />
costruzione di una nuova mensa per bambini poveri, dove avrebbero prestato molta<br />
attenzione nel sensibilizzarli in modo giocoso a una corretta alimentazione. Una sera<br />
mentre erano alla mensa dei poveri a servire il cibo, Dario chiese a Luisa di sposarlo<br />
e lei con entusiasmo le rispose subito di sì. Dopo qualche mese si sposarono ed<br />
ebbero subito un figlio che chiamarono Macedonia. Dario e Luisa crearono molti<br />
eventi per raccimolare il denaro per la loro mensa dei sogni. Molti furono a donare<br />
soldi e aiuti, trovarono architetti, avvocati, pensionati, giovani e ognuno contribuì<br />
per quello che poteva dare e <strong>fa</strong>re. Dopo tre anni dalla nascita di Macedonia,<br />
inaugurarono “Passion fruit” la mensa per bambini più allegra del mondo perché<br />
dall'amore non possono che nascere e crescere progetti per buone intenzioni.<br />
Matteo Conti<br />
52
L’albero dalle uova dolci e la Fata<br />
Una <strong>fa</strong>ta dagli occhi blu, dai vestiti eleganti e dai capelli d’oro, <strong>fa</strong>ceva<br />
crescere un albero che produceva uova dolci. Per questo motivo tutti i bambini<br />
desideravano di poter assaggiare un giorno quelle uova. Ma la <strong>fa</strong>ta non<br />
consentiva loro di avvicinarsi all’albero e di raccogliere le uova se non dopo<br />
essersi accertata che i bambini avessero compiuto una buona azione. L’albero<br />
con i suoi splendidi frutti però attirava l’attenzione di tutti i bambini, buoni<br />
e cattivi. Per questo motivo dei bulletti del paese che, ovviamente, non<br />
riuscivano a meritare le dolci uova, decisero di rubarle e nasconderle per <strong>fa</strong>rne<br />
una scorpacciata l’indomani. Così si diressero verso il campo dove cresceva il<br />
magico albero e lo spogliarono di tutte le sue uova. Ma la <strong>fa</strong>ta, saggia e<br />
magica com’era, si era accorta che quei ragazzi stavano tramando di rubarle le<br />
uova. Si recò sotto l’albero e quando lo vide spoglio dei bei frutti, con una<br />
magia, riuscì a <strong>fa</strong>r sì che le uova magiche rubate, da dolci diventassero più aspre<br />
e amare del fiele. Così quando i ladri bambini assaggiarono le uova la loro bocca si<br />
infuocò e per una settimana intera non riuscirono a mangiare. Distrutti da<br />
tanta sofferenza decisero di recarsi dalla <strong>fa</strong>ta per <strong>fa</strong>rsi perdonare. <strong>La</strong> <strong>fa</strong>ta<br />
apprezzò il loro gesto e regalò ad ognuno di loro un uovo dolce. Ancora oggi<br />
si racconta che i bulletti siano ancora lì a leccarsi i baffi. E così, da quel<br />
giorno in poi, anche chi fino ad allora era stato cattivo prese un uovo non per<br />
furto, ma per merito.<br />
Margherita Criscuolo<br />
53
L’incredibile storia di Mr. Banana e Mr. Apple<br />
C’era una volta, in un paese sperduto delle regioni calde e aride, una casetta<br />
alquanto stravagante. Lì ci vivevano i signori Apple.<br />
Intanto dall’altra parte della strada, vicino alla casa della <strong>fa</strong>miglia di cui vi ho appena<br />
parlato, c’era una villa imponente. In quel luogo da nobili vivevano i signori Banana.<br />
Le due <strong>fa</strong>miglie si odiavano, l’una gelosa dell’altra. Ma non si accorgevano che<br />
sbagliavano entrambe. <strong>La</strong> <strong>fa</strong>miglia degli Apple invidiava la villa dei Banana, ma allo<br />
stesso tempo quest’ultima odiava la prima per un motivo assai più importante di<br />
una stupida casa, la detestava per il <strong>fa</strong>tto che nella casa degli Apple c’era l’amore.<br />
Era proprio l’amore che regnava lì dentro. I problemi si affrontavano e si risolvevano<br />
e nessuno aveva da lamentarsi, perché la cosa più importante è la <strong>fa</strong>miglia.<br />
Ma nonostante questo i due membri più piccoli delle due “casate” rivali erano<br />
ottimi amici. C’erano sempre l’uno per l’altro in ogni momento e si conoscevano a<br />
memoria. L’unico momento in cui litigavano era quando il piccolino degli Apple<br />
cercava di sbucciare il bambino dei Banana. Anche se, poco dopo, la pace arrivava<br />
sempre.<br />
Ma un giorno i signori Banana, decisero di architettare un piano, uno stratagemma<br />
per <strong>fa</strong>rli separare, e anche se il piano era arduo, non mancava loro la voglia di<br />
rovinare l’amicizia dei bambini.<br />
“Dobbiamo trovare un modo, uno spiraglio. Un elemento che distrugga la loro<br />
amicizia”, sussurrò piano la signora Banana.<br />
Il marito grugnì come era suo solito e rispose in tono di chi si è appena svegliato:<br />
“Ma come? …È impossibile! …Aspetta”, riflettè per qualche attimo e ... “Ho trovato.<br />
Potremmo dire a nostro figlio che il bambino Apple ha parlato male di lui e che noi<br />
lo abbiamo sentito mentre andavamo a buttare la spazzatura.”<br />
Per un attimo la signora Banana guardò fissamente e indecisa il cassonetto dei<br />
rifiuti, ma poi acconsentì.<br />
Così andarono dal figlio e in tono teatrale dissero: “Tuo padre. Ha sentito il figlio<br />
degli Apple che malediceva il tuo nome…, piagnucolava, essendo geloso di ciò che<br />
possediamo”.<br />
Il bambino inizialmente non ci credette, ma, condizionato dai genitori in modo così<br />
crudele, si trangugiò questa bugia e la dette per vera.<br />
A questo punto si vestì velocemente e andò di corsa, senza neanche preoccuparsi<br />
della strada, a casa degli Apple.<br />
Suonò educatamente il citofono.<br />
Lo ricevette alla porta la signora degli Apple: “Ciao tesoro, ti chiamo mio figlio?”,<br />
con la voce più dolce che potesse avere.<br />
“ Me lo trovo da solo”, rispose il bambino senza pensarci.<br />
Entrò bruscamente in casa e bussò alla camera del suo migliore amico, il ragazzino<br />
degli Apple lo accolse e lo fece mettere comodo sul suo letto. A questo punto<br />
uscirono le parole pungenti di Mr. Banana. Mr. Apple si stupì e non credette che i<br />
genitori del suo amico, avessero potuto dire una cosa così grave. Allora con il tono<br />
più amichevole che aveva gli disse:<br />
54
“Amico mio, ti sono stato sempre vicino e non ti ho mai tradito. Anche se i nostri<br />
genitori sono rivali, ti ho sempre voluto bene e considerato come un fratello. Non<br />
potrei mai volerti male o <strong>fa</strong>rtene”.<br />
A queste parole l’altro ragazzo arrossì e all’improvviso dette uno spontaneo<br />
abbraccio al suo migliore amico. Un abbraccio che solo un amico può dare.<br />
Pierluigi Damosso<br />
55
Tim e Sara<br />
Tim è proprio un bel ragazzo !!!!! Alto, magro, con un bellissimo colorito giallo sole,<br />
orgoglio della <strong>fa</strong>miglia, casco di banane, è maturato da poco ed è in cerca di qualche<br />
bella bananina.<br />
Sara, invece, è una splendida mela della grande <strong>fa</strong>miglia Melinda, di color rosso<br />
fuoco ed ha una forma perfettamente sferica ed una polpa dolce e zuccherina : una<br />
mela da sogno.<br />
Sara osservava sempre Tim con occhi sognanti e già si immaginava al suo fianco per<br />
sempre.<br />
Anche Tim aveva notato quella mela tanto carina ed, essendo stanco delle solite<br />
banane, tutte magre, tutte alte, tutte gialle – e se provassi a cambiare frutto? – si<br />
chiedeva.<br />
Così cominciò a prendere seriamente in considerazione Sara.<br />
Osservandola si innamorò delle sue forme tondeggianti, e del suo rosso sgargiante.<br />
Fu amore a prima vista, una vera passione che suscitò in loro un grande e vero<br />
sentimento.<br />
Nel loro paese, la Macedonia, era stata istituita una legge che impediva ai diversi<br />
tipi di frutta di frequentarsi.<br />
Però i due innamorati non volevano rinunciare alla loro passione.<br />
Così il giorno della festa nazionale, durante il discorso del sindaco Perindo, si<br />
impadronirono del microfono e fecero un lungo, anzi no, un lunghissimo discorso,<br />
ispirato alla bellezza, alla diversità e al <strong>fa</strong>tto che una legge non può ostacolare il<br />
vero amore.<br />
Pur di <strong>fa</strong>rli smettere, per non <strong>fa</strong>r addormentare tutto il paese dalla noia, il sindaco<br />
diede loro ragione e abolì la legge.<br />
Tutto il paese tirò un sospiro di sollievo, in particolare le <strong>fa</strong>miglie di Tim e Sara che<br />
non ne potevano più di tutti i lamenti dei giovani frutti.<br />
Però rimaneva ancora un problema: il matrimonio; le <strong>fa</strong>miglie Casco e Melinda<br />
avevano già preparato una bellissima casetta a forma di Ananas; però non avevano<br />
idea di come una mela e una banana potessero avere dei fruttini.<br />
Il problema venne risolto dal mago mandarino: Fruttosio.<br />
Egli trasformò con un incantesimo Tim e Sara in un nuovo piatto di frutta.<br />
Da allora in poi tutte le coppie di giovani innamorati si recarono dal mago Fruttosio,<br />
che li unisce in una splendida …MACEDONIA, che oltre ad essere gustosa <strong>fa</strong> anche<br />
bene alla salute.<br />
Victoria Giannetti<br />
56
<strong>La</strong> storia d’amore tra la mela e la banana<br />
C’era una volta nel paese di fruttolandia una <strong>fa</strong>miglia molto nobile e altolocata, era<br />
la <strong>fa</strong>miglia delle mele, la quale voleva dare in sposa la sua primogenita, la<br />
principessa Melania, a colui che avrebbe dimostrato di essere coraggioso e degno.<br />
Tanti si offrirono, ci furono delle file chilometriche di pretendenti, ma tutti furono<br />
rifiutati dalla principessa perché non corrispondevano alle sue aspettative, pur<br />
essendo di <strong>fa</strong>miglie nobili, di aspetto gradevole e ardimentosi; finché un giorno la<br />
principessa decise di fuggire dal castello di nascosto, vestita da semplice cittadina.<br />
Uscì dal castello e si avviò verso la zona esterna della città in cerca di un principe ma<br />
non conoscendo molto bene quella zona si perse.<br />
Trascorse una notte fuori, finché al mattino un giovane ragazzo la trovò e la aiutò<br />
conducendola nella propria abitazione.<br />
Questo ragazzo, che si chiamava Bananido, apparteneva alla <strong>fa</strong>miglia delle banane e<br />
lei, sapendo che la <strong>fa</strong>miglia delle banane era la più povera della città, non si fidò<br />
molto di lui.<br />
Quando la principessa entrò dentro la sua casa rimase molto sorpresa perché non<br />
era una dimora grande e lussuosa, ma una casetta molto piccola dentro la quale<br />
c’era solo un letto, un tavolo e una cucina.<br />
I due iniziarono a parlare: Bananido le chiese perché si fosse smarrita, Melania gli<br />
rispose che apparteneva alla <strong>fa</strong>miglia delle mele e che era la principessa del paese.<br />
Bananido sorpreso si inchinò al suo cospetto e le chiese perché si fosse avventurata<br />
in quella zona e Melania gli rispose che era in cerca di un principe, e gli disse che<br />
tutti i ragazzi che le si presentavano erano belli sì, ma non erano come li voleva lei.<br />
A quel punto Bananido chiese alla principessa se volesse rimanere con lui e che il<br />
giorno dopo l’avrebbe riportata alla reggia.<br />
Melania accettò l’invito, anche perché parlando con lui, capì che era un ragazzo<br />
onesto e gentile.<br />
Intanto al castello il re che aveva scoperto che la figlia era scappata e mandò degli<br />
uomini a cercarla.<br />
Il giorno dopo Bananido si svegliò alle cinque perché doveva mungere le sue<br />
mucche con lo scopo di prendere il latte per la colazione.<br />
Quando la principessa si svegliò trovò già il latte pronto a tavola e fece colazione<br />
con Bananido.<br />
Finito di <strong>fa</strong>re colazione, la principessa montò sul cavallo di Bananido e in breve<br />
raggiunsero il castello.<br />
<strong>La</strong> principessa scese dal cavallo e salutò ringraziando Bananido, poi, salite le scale<br />
del palazzo, arrivò dal padre che le chiese cosa le fosse successo.<br />
Gli raccontò tutta la storia e disse che aveva trovato un ragazzo onesto e gentile e<br />
che lo voleva sposare.<br />
Il re pieno di felicità chiese alla principessa di dirgli il suo nome e Melania rispose<br />
che si chiamava Bananido e che apparteneva alla <strong>fa</strong>miglia delle banane.<br />
Il re dopo aver sentito quest’ultima frase assunse un tono severo e disse alla<br />
principessa che non era possibile che le si sposasse con un ragazzo della <strong>fa</strong>miglia<br />
delle banane.<br />
57
<strong>La</strong> principessa fece capire al padre quanto amava quel ragazzo e gli disse che<br />
l’importante non è essere ricchi o nobili bensì essere onesti, buoni, gentili e altruisti.<br />
A quel punto il re rimase senza parole e capì che la figlia aveva perfettamente<br />
ragione.<br />
Lei ringraziò il padre e con l’aiuto delle guardie andò a casa di Bananido e gli chiese<br />
se voleva diventare il suo principe.<br />
Bananido pieno di felicità accettò e i due ritornarono al castello, dove il giorno dopo<br />
si festeggiò il loro matrimonio e vissero felici e contenti.<br />
Francesco Graziani<br />
58
Una bella macedonia<br />
Un giorno di una calda estate, una banana si sentiva molto sola e decise di<br />
scappare dal suo paese per cercare compagnia e fresco. Dopo aver viaggiato a<br />
lungo e visto molti posti, si ritrovò su una panchina a prendere il sole e a<br />
riflettere sulla propria solitudine. Stava quasi per piangere quando sentì un<br />
rumore dietro di sé, si girò e vide una mela rotolare giù dalla collina tra le<br />
foglie. Si avvicinò per soccorrerla, ma la mela subito si mise in piedi e, ridendo,<br />
disse alla banana : “ Accidenti che brutto volo! Mi sembrava di non fermarmi<br />
mai!”. <strong>La</strong> banana guardava la mela a bocca aperta per capire se si fosse <strong>fa</strong>tta<br />
male. Poi alla fine la invitò a sedersi per riprendere fiato e così, dopo una<br />
lunga chiacchierata, decisero di proseguire insieme la loro avventura alla<br />
ricerca di compagnia. <strong>La</strong> banana raccontò da dove veniva, riferì del gran caldo<br />
del suo paese e di come si era staccata da tante sorelle. <strong>La</strong> mela raccontò che<br />
lei veniva da un posto troppo freddo dove pioveva tanto e c’era tanta umidità.<br />
Così, parlando del più e del meno, tra un capitombolo ed uno scivolone,<br />
lungo la strada accolsero un goffo e peloso kiwi, caduto da un carretto, più in<br />
là una grossa arancia in compagnia di un piccolo mandarino e, entrando in<br />
città, una grossa ananas, dall’aria arrogante, si unì al gruppo. Tutti insieme<br />
ridendo e scherzando, ognuno raccontando la sua, si avviarono verso la strada<br />
principale e, dopo aver girovagato a lungo, decisero di trovare una fonte per<br />
rinfrescarsi. Ci fu grande meraviglia quando si vennero a trovare al centro di<br />
una splendida piazza, davanti ad una fontana da cui zampillava maraschino.<br />
Allora tutti insieme si tuf<strong>fa</strong>rono dentro e, con una grande sbronza, diedero<br />
vita a una bella macedonia.<br />
Riccardo Anselmi<br />
59
<strong>La</strong> vita di una scodella<br />
Voi pensate che la vita di una scodella sia una lagna, che i giorni nella vita di una<br />
scodella siano tutti uguali, che non ci sia niente da raccontare su una scodella. E<br />
anche io lo pensavo, in<strong>fa</strong>tti non mi ricordavo nemmeno un racconto su di essa e<br />
neppure una poesia o una canzone. Poi mi capitò di vedere una scodella nascosta in<br />
un angolino. Era impossibile vederla, ma mi sono accorto di essa dal profumo della<br />
minestra che conteneva. Quando cercai di prenderla si infilò in un buco dove era<br />
impossibile raggiungerla. Addirittura era una scodella parlante, allora le dissi che<br />
poteva fidarsi perché non le avrei <strong>fa</strong>tto alcun male e così mi raccontò la sua storia.<br />
“<strong>La</strong> mia vita è sempre stata una lagna, – disse la scodella – sempre le solite pappe,<br />
le solite pastasciutte, le solite minestre, tanto è vero che voi umani dite: “…ecco la<br />
solita minestra” quando si tratta della solita cosa già vista. In<strong>fa</strong>tti io non mi sono mai<br />
appassionata a nessuna minestra, le ospitavo per il tempo che finivano nella bocca<br />
dei miei padroni e …addio, senza rimpianti. Però, un giorno, capitarono sul tavolo<br />
pomodori, sedani, cipolle, carote e patate che non avevo mai visto prima. Erano<br />
belli e profumati. Chiesi da dove venissero e mi risposero: “Noi veniamo dalla Nuova<br />
Zelanda”. “E dove sta?” chiesi, “Dall’altra parte del mondo, abbiamo <strong>fa</strong>tto un<br />
viaggio lunghissimo per arrivare” mi risposero. Tra noi in pochi minuti nacque<br />
un’amicizia e quando furono adagiati su di me decisi che stavolta non mi sarei<br />
separato da essi perché non si trattava della solita minestra, volevo salvarli dalla<br />
bocca dei miei padroni e in cambio mi sarei <strong>fa</strong>tta portare in Nuova Zelanda e mi<br />
sarei stabilita là”. “Scappai dal tavolo quando nessuno mi vide e mi misi in viaggio,<br />
ma devo aver perso la strada perché non riesco a raggiungere la Nuova Zelanda,<br />
anzi, a dire il vero, ancora devo capire dove sta. Tu non mi potresti aiutare?” chiese<br />
la scodella. Ci crediate o no, misi la scodella in una scatola e feci un bel pacchetto.<br />
Poi andai alla Posta e ci salutammo per sempre. L’avevo spedita in Nuova Zelanda<br />
quella insolita minestra.<br />
Daniele Ingenito<br />
60
Dolcilandia…<br />
Nel paese di Dolcilandia, nella regione della panna, per essere precisi nella città dei<br />
bignè, si teneva ogni anno il <strong>fa</strong>moso concorso di “miss pasticcino”.<br />
Dolcilandia era un paese <strong>fa</strong>ntastico; era stato creato dalle <strong>fa</strong>te buone e si trovava<br />
nel regno della <strong>fa</strong>ntasia dei bambini.<br />
Lì, i fiumi e i laghi erano di limonata, di quella dolce però, non di quella aspra che<br />
piace solo ai dottori e le montagne erano di cacao e, se arrivavi molto in alto, potevi<br />
perfino staccare un pezzetto di nuvola di zucchero filato.<br />
Potevi vedere dovunque cascate di cioccolata calda e alberi di lecca-lecca. Si<br />
potevano osservare numerose variopinte colline di gelato ricoperte da fiori di<br />
marshmallow. Le case erano <strong>fa</strong>tte del più puro cioccolato bianco con finestre di<br />
zucchero e tegole di biscotto.<br />
Gli abitanti erano orsetti gommosi, omini di marzapane e dolcetti buonissimi.<br />
C’erano feste tutti i giorni e la più importante era, appunto, il concorso di “miss<br />
pasticcino”. Quell’anno le <strong>fa</strong>vorite per il titolo erano miss Crostatina, una crostatina<br />
alla ciliegia molto antipatica, e madonna Cassata, una cassata molto egoista e<br />
viziata.<br />
Vi era poi una ciambellina molto gentile e graziosa che aspirava al titolo, purtroppo<br />
però era la servetta di madonna cassata che non le aveva permesso di iscriversi al<br />
concorso.<br />
<strong>La</strong> povera Ciambellina era dunque costretta a passare le sue giornate a lavorare per<br />
la cassata, piangendo lacrime di crema.<br />
Un giorno madonna Cassata invitò a casa sua l’organizzatore del concorso: un<br />
orsetto gommoso alla menta di nome Mentolino.<br />
Durante il pranzo l’orsetto sentì il pianto di Ciambellina e, con una scusa, si<br />
allontanò da tavola per controllarne la provenienza; così scoprì la ciambellina<br />
disperata che tra le lacrime gli raccontò la sua situazione.<br />
Per Mentolino fu amore a prima vista, quella ciambella era tanto dolce e carina…, le<br />
promise che avrebbe <strong>fa</strong>tto qualunque cosa pur di <strong>fa</strong>rla partecipare al concorso, così<br />
si dettero appuntamento alla fontana delle caramelle per il giorno successivo.<br />
Mentolino tornò dalla cassata, ma il suo cuore stava ancora navigando nei bellissimi<br />
e zuccherini occhi di Ciambellina, che, da parte sua, sentiva nascere una speranza e<br />
un nuovo sentimento verso quell’orsetto tanto gentile…<br />
Il giorno dopo i due innamorati si incontrarono ed escogitarono un piano <strong>fa</strong>ntastico;<br />
quando Ciambellina tornò a casa si sentiva tanto felice da non accorgersi nemmeno<br />
dei rimproveri di madonna Cassata.<br />
Il giorno del concorso Mentolino chiamò tutte le più belle pasticcine del regno per<br />
premiare “miss pasticcino”, tra esse c’erano madonna Cassata, miss Crostatina e<br />
una bellissima dolcetta misteriosa che indossava un elegantissimo vestito di<br />
zucchero filato e uno stupendo paio di scarpe di meringa, sul volto portava una<br />
maschera dello stesso materiale.<br />
L’orsetto prese un foglio e iniziò a leggere: - miss pasticcino di quest’ anno è…<br />
Ciambellina! - Allora la dolcetta misteriosa fece un passo avanti e si tolse la<br />
maschera: era proprio lei, Ciambellina.<br />
61
Cassata era rossa dalla rabbia mentre Mentolino poneva la splendida corona di<br />
cioccolato sul capo della nuova reginetta.<br />
Tutti i sogni di Ciambellina si erano realizzati; lei e l’orsetto si stringevano in un<br />
dolcissimo abbraccio che avrebbe sciolto anche il più duro dei cuori di cioccolata.<br />
Rossana Maletto<br />
62
Chiara<br />
Miss Pasticcino non è il titolo di un film né il nome di una mousse, è semplicemente<br />
il nomignolo con il quale etichettavamo Chiara. Era una ragazza vanitosa ed<br />
altezzosa con un pessimo carattere che l’aveva allontanata da quei pochi amici che,<br />
sfidando ogni legge sulle persone antipatiche, nonostante ciò, le volevano bene e le<br />
volevano essere vicini ad ogni costo. Si riteneva bella, intelligente e persino<br />
af<strong>fa</strong>scinante. Il suo unico problema era però la voglia che aveva di ingurgitare tutto<br />
ciò che conteneva zucchero, meglio chiamato dolce. Si vantava di essere una<br />
grande estimatrice di mousse, creme, bignè, torte, gelati e cosi via, però la verità<br />
era che a furia di mangiare tutti quei dolci, Miss Pasticcino era diventata una<br />
meringa con i piedi. I capelli rossi e il naso a patata le conferivano un’aria da<br />
plumcake, tanto che quando camminava tra la gente, si sentiva persino un odore di<br />
dolci appena sfornati. C’era qualcuno che asseriva persino che Chiara si profumasse<br />
con lo zucchero filato sciolto nell’acqua. Ma forse questo era proprio esagerato.<br />
Non so se si rendesse conto del suo strano modo di vivere, certo è che il giorno in<br />
cui decisi di avvicinarla non ebbi una brillante idea. Era appena finito l’inverno e già<br />
si respirava un’aria diversa, con il sole che prepotentemente cercava di rendere le<br />
giornate ancora più miti. Clara non deve essersi alzata alla stessa maniera quel<br />
giorno, perché dal suo cervello zuccheroso si sviluppò un’idea alquanto strana.<br />
Voleva rendersi visibile alla gente ed al mondo, ma soprattutto quel giorno voleva<br />
che tutti si accorgessero di lei. Fu cosi che mentre noi ci riunivamo per la solita gita<br />
in bici al fiume che tagliava in due il paese dove mi trovavo, Miss Pasticcino superò<br />
sé stessa. Sì, perché, si presentò con un cappellino a <strong>fa</strong>lde larghe, larghissime, con<br />
sopra una varietà coloratissima di bignè. Fu un grande ‘guarda guarda’ generale,<br />
soprattutto perché Clara non si era resa conto che con il suo cappellino aveva<br />
stuzzicato l’appetito degli uccellini che si trovavano in quel posto; quando se ne<br />
accorse fu troppo tardi. Miss Pasticcino si muoveva gof<strong>fa</strong>mente per liberarsi dai<br />
volatili, e fu cosi che si ritrovò a gambe all’aria dentro il fiume gelato. Inutile<br />
descrivere le risate di noi tutti. Adesso si sentiva veramente nell’aria profumo di<br />
zucchero filato e mentre in coro urlavamo: “Ehi!! Miss Pasticcino, come va???”<br />
Clara, ovvero Miss Pasticcino, mostrava una risata divertita, e così, per la prima<br />
volta, vedemmo Clara ridere di gusto, ma era un gusto diverso da quello che<br />
provava dall’ingurgitare dolci di ogni tipo.<br />
Federica Miani<br />
63
Che c’è per cena…<br />
“Che c’è per cena ?”<br />
“Minestra”<br />
Questo era il dialogo che puntualmente si ripeteva alle otto di sera, senza nessuna<br />
variante.<br />
Erano ventotto giorni che si mangiava minestra, da quando mi avevano portato dal<br />
medico, che aveva prescritto quella dieta.<br />
Ormai ero capace di distinguere, a seconda della tonalità assunta dal piatto, le<br />
verdure che erano state utilizzate nella zuppa.<br />
Iniziava a nascere in me un desiderio di vendetta. Volevo essere come gli eroi dei<br />
miei libri, scappare di casa, vendicarmi, ma non avevo ancora letto di qualcuno che<br />
si era trovato nell’imbarazzante situazione di dipendenza da una dieta.<br />
Accadde quando mi venne servita la minestra: cavoli e carote. L’odore del cavolo<br />
iniziava già a diffondersi nell’aria e ci voleva tutta la buona volontà di mia madre per<br />
dire che era delizioso.<br />
Per me era decisamente troppo. Già valutavo le possibilità di raggiungere la porta<br />
della camera senza essere intercettata da mia madre.<br />
Solo allora mi accorsi che la minestra si muoveva. Girava vorticosamente su se<br />
stessa, fino a raggiungere una velocità tale che si sollevò in aria. Ne uscì fuori una<br />
figura. Era incappucciata e non riuscivo a vedere il viso, ma onestamente non ne<br />
avevo nessuna voglia, tanta era la paura che mi incuteva solo il cappuccio di<br />
quell’essere. <strong>La</strong> prima cosa che pensai fu di scappare, ma le gambe non risposero ai<br />
miei ordini. Sto sognando, pensai, oppure sono morta e questo è il guardiano<br />
dell’inferno. Ma non potevo essere morta. Sentivo ancora l’odore della minestra e<br />
mia madre che cucinava cantando un motivetto e…, e poi sentii la voce. Era<br />
profonda e lontana, come se provenisse veramente dall’Oltretomba. “Il tempo è<br />
quanto di più sicuro e allo stesso tempo incerto possa esistere. Giocare con esso<br />
può essere pericoloso quanto istruttivo. A te è data l’opportunità di capire e<br />
cambiare”, mi disse quell’essere.<br />
Detto questo mi prese per mano, diedi un’ultima occhiata alla stanza e a mia madre<br />
che continuava a cantare senza prestarmi alcuna attenzione, già rassegnata a volare<br />
ad altezze vertiginose o a sprofondare nelle cavità della Terra o…, ma non accadde<br />
niente del genere. Sembrava che fosse cambiato il paesaggio, come se avessero<br />
cambiato la scenografia di uno spettacolo.<br />
Un attimo prima ero in salotto, davanti al piatto di minestra, un attimo dopo ero<br />
in…, in realtà non avevo idea di dove fossi; sapevo solo di trovarmi lontanissimo da<br />
casa, forse addirittura su un altro pianeta. Non riconoscevo quel luogo così desolato<br />
e senza anima viva. Non sapevo quanto tempo fosse passato, se un secondo o dei<br />
secoli. Iniziavo a capire cosa intendeva quell’essere quando mi disse che giocare con<br />
il tempo poteva essere pericoloso.<br />
Ero ancora immersa in questi pensieri quando mi accorsi che il mio accompagnatore<br />
era sparito. Non potevo certamente definirla una compagnia allegra e vivace e la<br />
64
sua conversazione era pressoché inesistente, ma mi dava conforto il pensiero di<br />
avere qualcuno accanto in quella valle desolata.<br />
Dopo alcuni minuti di totale disperazione, decisi di incamminarmi.<br />
Vagavo senza una meta, senza seguire un sentiero; l’unica certezza era che <strong>fa</strong>ceva<br />
molto caldo. Arrivai in un villaggio e capii subito che non ero su un altro pianeta, ero<br />
in Africa: in uno dei tanti villaggi africani tanto raffigurati nei libri. A scuola avevo<br />
anche <strong>fa</strong>tto una ricerca, ma non mi sono mai interessata all’argomento. Vedevo<br />
molti ragazzi, avevano la mia età, forse anche più piccoli, e già lavoravano. I più<br />
piccoli restavano a casa, a rotolarsi nel <strong>fa</strong>ngo, piangendo, sotto il controllo dei più<br />
grandi. Era chiaro che non mangiavano da alcuni giorni e che non avevano mai<br />
mangiato a sufficienza. Entrai in una casa. Casa in realtà è una parola grossa, era più<br />
che altro una capanna. Pensavo che mi avrebbero cacciato, invece nessuno parve<br />
accorgersi della mia presenza. Evidentemente erano abituati a ricevere persone, e<br />
quel via vai era perfettamente nella norma. <strong>La</strong> capanna era praticamente vuota.<br />
C’era solo della paglia per terra, con qualche straccio messo a mo’ di coperta, che<br />
evidentemente costituiva il letto dei ragazzi, e qualche sgabello. <strong>La</strong> porta della<br />
capanna era aperta e vidi un bambino che passava per la strada. Era magro, con le<br />
guance scavate, le costole che si sarebbero potute contare. Mi fissò con occhi<br />
supplichevoli. Ci guardammo negli occhi tutti e due per un secondo. Che differenza<br />
c’era fra lui e me? Nessuna. Però io ero benestante e lui povero, io mangiavo bene e<br />
lui non mangiava a sufficienza rischiando di morire di <strong>fa</strong>me. C’era un fosso a<br />
separarci, eppure per un secondo ci siamo sentiti uniti, come due fratelli. Poi se ne<br />
andò.<br />
“Credo che hai visto abbastanza”. Trasalii. Accanto a me c’era quell’essere, il mio<br />
accompagnatore. Mi prese per mano. <strong>La</strong> capanna sparì con la stessa <strong>fa</strong>cilità con cui<br />
era apparsa e mi ritrovai a casa.<br />
Mia madre stava ancora cantando.<br />
Bianca Patarnello<br />
65
Gianduiotto…<br />
Gianduiotto era un paesino sperduto tra le montagne. Nessuno sapeva della sua<br />
esistenza perché era stato costruito da un mago oscuro stanziatosi lì molti anni<br />
prima. All’inizio era un piccolo agglomerato di capanne, ma poi molti popoli<br />
avevano lasciato il loro segno; archi, chiese, maestosi palazzi reali ed una <strong>fa</strong>bbrica.<br />
Una <strong>fa</strong>bbrica? Sì, una <strong>fa</strong>bbrica di pasticcini. Nel paese c’era la tradizione dell’arte del<br />
<strong>fa</strong>re i pasticcini. Gianduiotto era governato dalla ricchissima <strong>fa</strong>miglia, che viveva in<br />
un palazzo maestosissimo. I componenti di questa ricchissima <strong>fa</strong>miglia erano 3; la<br />
contessa De Gianduiottis, una signora sui quarant’anni, sempre truccata e ben<br />
vestita, sempre agghindata e con i capelli acconciati con corone e forcine. Poi c’era<br />
il conte De Gianduiotto, sempre vestito con un elegantissimo gessato e sempre con<br />
il naso ficcato in qualche libro o giornale. Il conte e la contessa avevano una figlia,<br />
Meringa. Aveva circa 11 anni, i capelli color cannella, lunghi fino alla vita, la pelle<br />
chiara e vellutata con qualche neo qua e là e con gli occhi blu oceano. Meringa<br />
viveva tutto il giorno nel castello, senza neanche poter uscire nel cortile. Ma<br />
perché? Perché molti anni prima, ad una festa aveva mangiato così tanti dolci, tutti<br />
in una volta, che aveva avuto mal di pancia fino ad arrivare in punto di morte, ma<br />
poi, per la felicità dei suoi parenti e del paesino, si era rimessa. Meringa avrebbe<br />
tanto voluto vedere la <strong>fa</strong>bbrica di pasticcini, e perché no, mangiarne pure uno. Dalla<br />
finestra vedeva tutti i bambini che si sedevano sulle panchine e, ridendo e<br />
scherzando, si godevano quel pasticcino. Ogni giorno questo desiderio cresceva di<br />
più, finché, un pomeriggio, mentre stava comodamente accoccolata sulla poltrona,<br />
sentì qualcosa vibrare. Si guardò intorno, ma non vide nessuno. Successe lo stesso<br />
per altre tre volte. Poi ne capì l’origine: era un vaso. Il vaso continuò a tremare<br />
finché non fu sul punto di cadere. Meringa, istintivamente lo prese e al contatto con<br />
la sua mano ne uscì una <strong>fa</strong>ta: era <strong>fa</strong>tta di luce ed intorno a lei aleggiava una<br />
nebbiolina biancastra. “etciuuù!!!” starnutì. Poi con <strong>fa</strong>re irrequieto volò per tutta la<br />
stanza, lasciandosi dietro polvere di <strong>fa</strong>ta. Meringa era terrorizzata; le <strong>fa</strong>te le aveva<br />
viste solo nei libri. Allora la <strong>fa</strong>ta le si avvicinò e con una voce vellutata le chiese: “tu<br />
vorresti vedere la <strong>fa</strong>bbrica dei pasticcini, vero?”<br />
“Sssì..., sì...” rispose tremante Meringa. Il volto della <strong>fa</strong>ta si illuminò. Alzò la<br />
bacchetta e.... Meringa si sentì mancare: i suoi capelli ed il suo corpo si<br />
trasformarono in panna e si arrotolarono a mo’ di cono. “ecco <strong>fa</strong>tto” disse contenta<br />
“ed ora ...alla <strong>fa</strong>bbrica” e puntò la sua bacchetta sopra le loro teste ed un vortice le<br />
prese; Meringa vide con la coda dell’occhio che la <strong>fa</strong>ta si stava trasformando in una<br />
ciliegia e si era posata sulla sua testa.<br />
“Uuuuuuuuuuuu” “tumtumtumtumtum” <strong>fa</strong>cevano le macchine. Meringa si alzò. Era<br />
in un posto dove <strong>fa</strong>ceva maledettamente caldo. Si guardò intorno, si trovava in una<br />
sala immensa; c’erano libri di cucina accatastati, uno sull’altro. Immensi registri,<br />
trofei, bacinelle per mettere la pasta ed un armadio mezzo aperto dove si<br />
intravedevano chili e chili di <strong>fa</strong>rina, di cacao e di altre cose buone. Sentì la <strong>fa</strong>ta che<br />
le sussurrava all’orecchio: “vedi, questo è il magazzino. Lì ci sono le dispense” disse<br />
indicando l’armadio “quel cacao è tutto da mettere sui pasticcini e quei trofei sono<br />
quelli che ha vinto la <strong>fa</strong>bbrica. Vieni, mettiamoci qui dentro ed aspettiamo che<br />
66
qualcuno ci venga a prendere” disse indicando una bacinella. Proprio pochi istanti<br />
dopo entrò un cuoco e le portò via. Le macchine che <strong>fa</strong>cevano rumore erano i forni.<br />
Il cuoco le portò in una stanza. Meringa riuscì a leggere “cuoricini”; era fuori di sé, le<br />
piacevano tanto. Il cuoco posò la bacinella su un ripiano altissimo, così Meringa<br />
potè vedere tutto bene dall’alto. Ma all’improvviso una manona prese la bacinella.<br />
Doveva essere usata per <strong>fa</strong>re l’impasto!! Così vennero impastate prima con le uova,<br />
poi aggiunsero sale e <strong>fa</strong>rina, ne fecero un grande impasto e le misero nel frigo con il<br />
domopack. Stesero la pasta e la stritolarono bene bene con il mattarello e le misero<br />
nel fondo a 180 gradi. Meringa era sfinita, era stata sballottata a destra ed a manca.<br />
<strong>La</strong> <strong>fa</strong>ta, pure lei stremata, con un ultimo sforzo prese la bacchetta e tornarono a<br />
casa. Meringa a quel punto sentì un dolore acutissimo al piede e si alzò. Era<br />
disorientata. Tutto il viaggio che aveva <strong>fa</strong>tto era vero? Si guardò intorno. C’era<br />
qualcosa di <strong>fa</strong>miliare<br />
....<strong>La</strong> polvere di <strong>fa</strong>ta!!!! Allora era tutto vero! Corse dalla mamma, l’abbracciò e le<br />
chiese se poteva andare fuori. <strong>La</strong> mamma impallidì, ma Meringa le promise che non<br />
si sarebbe mai abbuf<strong>fa</strong>ta come la volta precedente. <strong>La</strong> mamma non sapeva, ma nei<br />
suoi occhi c’era qualcosa di magico ed acconsentì. Da quella volta Meringa potè<br />
uscire tutte le volte che voleva e visse come una bambina normale. Da grande<br />
inventò la meringa, un dolce con la panna che assomigliava molto a quello in cui la<br />
<strong>fa</strong>ta l’aveva trasformata da bambina e per questo vinse il titolo di “MISS<br />
PASTICCINO” .<br />
Cecilia Perinelli<br />
67
Una piccola minestra e un grande desiderio<br />
Tutti i giorni il sole illuminava Foodtown, una città non come tutte le altre. Era<br />
magica e al posto delle persone per le strade girovagavano cibi di ogni tipo, tutti<br />
indaf<strong>fa</strong>rati ad iniziare una giornata <strong>fa</strong>ticosa. Tra la confusione risaltava un cupcake<br />
stanco che trascinava la sua valigetta per terra, accanto a lui c’era una melanzana<br />
che tutta contenta cantava una canzone e sua figlia si tappava le orecchie<br />
supplicando la madre di smetterla. Dietro di loro camminava una coppia di cipolle,<br />
felice e contenta che si abbracciava amorosamente. Foodtown era una città<br />
indaf<strong>fa</strong>rata ed aveva sempre avuto i posti di lavoro migliori di tutto il mondo; solo<br />
una <strong>fa</strong>bbrica era rimasta vuota, perché nessuno aveva avuto il coraggio di chiedere<br />
un posto di lavoro al Minignam, una <strong>fa</strong>bbrica dall’aspetto terrificante, dove si<br />
preparavano le minestre più disgustose di tutto Foodtown.<br />
Un giorno nella piccola cittadina passeggiava una piccola minestrina dall’aspetto<br />
delizioso, il suo nome era Soup ed il suo più grande desiderio era quello di diventare<br />
un cuoco molto speciale. Soup non aveva molti amici, era sempre solo e pensava<br />
soltanto alla cucina. Tutte le sere aiutava la mamma a cucinare e lei gli aveva<br />
sempre detto che avrebbe avuto un grande futuro come chef. Questo desiderio era<br />
grande nel cuore di Soup, sempre di più, però non si avverava mai e la piccola<br />
minestrina perse le speranze. Una mattina passeggiando nel bosco nella speranza di<br />
trovare un altro hobby, vide accovacciato per terra un umano, sì <strong>esatto</strong>, un umano!<br />
Soup rimase un po’ perplesso, ma poco dopo si avvicinò chiedendo se avesse<br />
bisogno di aiuto. Lo strano umano si alzò <strong>fa</strong>ticosamente dicendo che lo avrebbe<br />
aiutato. A quel punto Soup non capì più nulla, disse che non aveva bisogno di aiuto.<br />
L’uomo senza esitare iniziò a camminare e dietro di lui ciondolava la minestrina. Ad<br />
un certo punto l’uomo si fermò davanti ad un capannone bianco e invitò la<br />
minestrina ad entrare. Dentro Soup vide il suo sogno, si trovava davanti ad ogni<br />
genere di attrezzo da cucina, rimase scioccato, sbalordito e senza parole. L’uomo<br />
pensando di essere stato scortese si presentò e disse che si chiamava Lenny e a sua<br />
volta si presentò anche Soup. Lenny iniziò a spiegargli il motivo per cui lo voleva<br />
aiutare e cosi iniziò la sua storia.<br />
Tanto tempo prima, quando Foodtown non era ancora nata, c’era al suo posto una<br />
città di umani, Newcites, e nessuno voleva che nella città ci fossero creature<br />
magiche. Lenny confidò a Soup che egli aveva dei poteri magici ed era immortale e<br />
lo voleva aiutare. Lenny gli disse che era il suo bis bis nonno ed era stato uno chef<br />
<strong>fa</strong>mosissimo, il più bravo di tutta Newcites. Lenny disse che non avrebbe potuto<br />
continuare a vivere in Newcities e quindi decise di morire per finta, altrimenti la sua<br />
vita sarebbe stata un inferno. Soup rimase a bocca aperta per quella storia così<br />
incredibile e non poteva credere che fosse davvero suo nonno. Soup era così<br />
giovane ed aveva una vita intera davanti e allora gli chiese come avrebbe potuto<br />
aiutarlo a diventare uno chef esperto. Il nonno rispose che nulla è impossibile e gli<br />
disse di presentarsi l’indomani mattina alle 8.00 per la lezione. Così Soup, ancora<br />
scioccato, lentamente ritornò a casa e durante la notte pensò come fosse possibile<br />
che avesse conosciuto il suo bis bis nonno. <strong>La</strong> mattina seguente fece quello che gli<br />
aveva ordinato suo nonno ed arrivato al capannone iniziò la lezione. Soup si divertì<br />
68
un mondo, imparò molte cose ed tante nuove ricette. Migliorava da un giorno<br />
all’altro; il nonno rimase stupito dalla bravura e dall’abilità di Soup. Diventato ormai<br />
un cuoco esperto, il nonno gli disse che ormai non aveva più bisogno di lezioni di<br />
cucina e lo pregò di andare e di trovare la sua strada, ma Soup non sapeva cosa<br />
<strong>fa</strong>re. A quel punto il nonno disse: “Vai tu sai che <strong>fa</strong>re!”. Questa frase gli rimase in<br />
mente per tutta la notte, così la mattina decise di andare a chiedere un posto di<br />
lavoro nella <strong>fa</strong>bbrica del Minignam. Lo assunsero perché tanto non sapevano che<br />
altro <strong>fa</strong>re, pur non nutrendo in lui alcuna fiducia. Però, preparata la minestra, Soup<br />
chiamò tutti i cittadini di Foodtown e dopo che tutti l’ebbero assaggiata la<br />
trovarono buonissima, squisita e, dopo avere espresso ognuno il proprio giudizio,<br />
affermarono: ”Questa non è la solita minestra”. Minignam diventò la <strong>fa</strong>bbrica più<br />
<strong>fa</strong>mosa di tutto l’universo e fu l’unica ad avere 100 stelle d’oro. Questa storia<br />
racconta che nulla è impossibile, basta metterci tutta la volontà per avverare il<br />
proprio sogno.<br />
Giorgia Petrella<br />
69
Il Natale da un altro punto di vista<br />
Mi presento, sono Rold e sono un tacchino. Vivo a Natalandia, là dove il Natale è la<br />
cosa più importante per ogni cittadino.<br />
Vi <strong>fa</strong>rò un riassunto della mia vita: sono nato nel pollaio della <strong>fa</strong>miglia Tradur.<br />
Ho vissuto una vita piena di tristezza: ogni 22 dicembre spariva un mio compare e<br />
pensavo, sin da pulcino, che prima o poi sarebbe stato il mio turno.<br />
Ed è proprio ora che il mio più grande incubo si avvererà: è la vigilia di Natale.<br />
Facciamo un po' di giustizia, ho delle piume <strong>fa</strong>ntastiche e mi considerano il più bello<br />
del pollaio, perché uccidermi?!. Domani mattina i miei padroni mi verranno a<br />
prendere e se trovo una buona scusa per salvarmi, bene, altrimenti ci rimetto le<br />
penne.<br />
Ho provato tutta la notte ad inventarmi un piano, ma niente…, fino a che ….ecco il<br />
lampo di genio: posso <strong>fa</strong>re qualcosa che mi sostituisca alla cena, non so cosa mi<br />
<strong>fa</strong>ranno dopo averlo preparato, perché nessun tacchino prima di me, ammesso che<br />
io ce la <strong>fa</strong>ccia, c'è riuscito, ma vale la pena tentare.<br />
Ci fu un lungo discorso tra me e Tom Tradur: > e io risposi con fierezza
Sono riuscito a dormire questa notte, adesso mi precipito nella stanza di Renato a<br />
chiedergli aiuto ><br />
.<br />
Finalmente ecco finita la torta con la mia <strong>fa</strong>ntasia, un pizzico di aiuto di Renato e la<br />
<strong>fa</strong>me di Tom Tradur, che mi hanno aiutato a sopravvivere.<br />
Giada Smorto<br />
71
C’era una volta…<br />
C’era una volta una piccola cittadina di Provincia di nome Ortolandia situata tra le<br />
immense ed incantate valli nel territorio di Pezzolandia, nelle quali gli abitanti, gli<br />
Ortolani, coltivavano le più desuete e sconosciute tipologie di verdure al fine di<br />
partecipare ogni anno, il primo dicembre, ad un importantissimo ed ambito<br />
concorso denominato "NON E' LA SOLITA MINESTRA". A questa importante<br />
manifestazione partecipavano tutti i migliori cuochi dei paesi limitrofi al fine di<br />
accaparrarsi l'ambito e tanto voluto trofeo della "RAPA D'ORO".<br />
Nell'aria già aleggiava il profumo delle deliziose minestre che i cuochi<br />
cominciavano a preparare. <strong>La</strong> giuria era composta da 10 "assaggiatori" scelti tra i<br />
più <strong>fa</strong>mosi chef della zona. Si trattava della prima edizione in cui i migliori cuochi<br />
di Ortolandia partecipavano, uno in particolare di nome Rapanello era tra quelli<br />
che gareggiavano con tanto entusiasmo. Rapanello era un ragazzo molto<br />
giovane, ma con una vasta esperienza nel campo culinario e soprattutto<br />
espertissimo "Minestraro". Proveniva da una <strong>fa</strong>miglia molto umile dove il piatto<br />
principale era la zuppa di verdura in crosta di pane che sua madre preparava<br />
soventemente con ingredienti genuini coltivati nelle verdi valli di Pezzolandia.<br />
Nonostante la sua bravura e la sua mitezza, Rapanello non era ben visto dagli altri<br />
concorrenti che temevano una sua partecipazione e una sua vittoria al concorso<br />
e cercavano in tutti i modi di ostacolarlo. Tra i cuochi disonesti ne spiccava uno in<br />
particolare di nome Pepenero che aveva la <strong>fa</strong>ma di essere un grande impostore.<br />
Pepenero era stato il vincitore dell'ultimo concorso di Ortolandia e non aveva<br />
nessuna intenzione di <strong>fa</strong>rsi rubare il <strong>fa</strong>migerato titolo di cuoco migliore e cercò<br />
quindi in tutti i modi di ostacolare il giovane ragazzo. Arriva finalmente il tanto<br />
atteso giorno, i cuochi sono tutti schierati in piazza Verde, tutti allineati con le<br />
loro ciotole davanti che sprigionavano i più intesi profumi. Soltanto Rapanello<br />
non aveva la sua ciotola, ma una pagnotta di pane svuotata al centro dove aveva<br />
riposto la sua deliziosa minestra. Tutti guardavano esterre<strong>fa</strong>tti la particolare<br />
ciotola curiosi di assaggiare la minestra contenuta in essa. Pepenero era violaceo,<br />
gli tremavano le gambe, capiva che Rapanello gli avrebbe potuto strappare il<br />
titolo tanto ambito. Tutti gli ortolani cominciarono ad applaudire quando<br />
entrarono i 10 assaggiatori che in un battibaleno si preparavano con il cucchiaio<br />
in mano ed il tovagliolo messo a triangolo sul davanti ad assaggiare le minestre.<br />
Ad un certo punto Pepenero, non curante dei giurati che lo stavano osservando,<br />
gettò nella ciotola di Rapanello una sostanza amara. Pepenero era certo che<br />
avrebbe così rovinato il gusto della deliziosa minestra e quindi offeso il palato<br />
raffinato degli assaggiatori. Ma questi ultimi, accortisi della mossa disonesta, non<br />
vollero nemmeno assaggiare la minestra in crosta di pane ed assegnarono<br />
all’unanimità a Rapanello il premio della "RAPA D'ORO" e riconobbero la sua<br />
originalità nell'arte per aver preparato una minestra che non era la "Solita<br />
minestra".<br />
Pietro Taragoni<br />
72
<strong>La</strong> sciamana<br />
Nel Mozambico c’era un piccolo villaggio formato da capanne <strong>fa</strong>tte di <strong>fa</strong>ngo e<br />
sterpaglia. Non era bello, ma era ordinato e pulito. A causa delle guerre e delle<br />
malattie il villaggio si era spopolato e vi erano rimasti solo donne e bambini oltre<br />
alla Sciamana Maru ed al suo aiutante Cocu, con la testa di uccello. In quel villaggio<br />
il cibo era poco o niente. I bambini si limitavano a mangiare biscotti preparati dalle<br />
loro mamme con la terra, vermi o insetti. Questo comportava che i bambini si<br />
ammalassero spesso. <strong>La</strong> sciamana e il suo aiutante cercavano di alleviare le loro<br />
sofferenze. Preparava pozioni con le erbe e gli insetti per i malati ma la situazione<br />
peggiorava di giorno in giorno. Maru, disperata, decise di giocare l’ultima carta: inviò<br />
il suo aiutante Cocu in Angola alla ricerca di alcune erbe particolari e rare. Quelle<br />
erbe, insieme a particolari ingredienti, sarebbero state utilizzate per preparare una<br />
torta magica curativa e nutritiva: mangiandola, nessuno si sarebbe più ammalato e<br />
non avrebbe più avuto bisogno di cibo per molto tempo. Cocu impiegò circa un<br />
mese per trovare gli ingredienti per la torta magica. Al suo ritorno la sciamana<br />
preparò subito il dolce. <strong>La</strong>vorò incessantemente tutta la notte perché voleva<br />
prepararlo per il giorno seguente quando i due gemelli figli del capo villaggio<br />
compivano dodici anni. Fece una torta di tre piani utilizzando miele, polline e <strong>fa</strong>rina<br />
di Kamut oltre a pozioni magiche ed erbe salutari. Decorò la torta con la frutta secca<br />
che gli aveva portato il suo aiutante ed infine la spolverò con il nettare dei fiori.<br />
Man mano che Maru andava avanti con la torta Cocu diventava sempre più triste<br />
perché sapeva quale era il prezzo da pagare per salvare il villaggio: in<strong>fa</strong>tti la<br />
Sciamana avrebbe dovuto sacrificare la propria vita. All’alba la torta magica era<br />
pronta. Cocu indossò l’abito buono, prese la torta e si recò nella piazza del villaggio.<br />
Tutti gli abitanti attirati dall’odore del dolce si recarono immediatamente nel luogo<br />
da dove proveniva l’invitante profumo. Cocu impettito annunciò che bisognava<br />
festeggiare il compleanno dei gemelli. Tutti mangiarono a sazietà e con loro grande<br />
sorpresa più mangiavano e più la torta si rigenerava e più si sentivano in forze. <strong>La</strong><br />
sciamana in<strong>fa</strong>tti era riuscita ad ottenere, con l’aiuto degli spiriti del bene, che il<br />
villaggio avrebbe avuto il dolce nutritivo fino all’arrivo delle piogge.<br />
Dopo aver lungamente festeggiato, le donne e i bambini si recarono in corteo presso<br />
l’abitazione di Maru. Rimasero sorpresi perché non trovarono la sciamana; la<br />
chiamarono invano per ringraziarla. Infine Cocu illustrò loro cosa era successo. Tutti<br />
precipitarono nello sconforto, come avrebbero <strong>fa</strong>tto a sopravvivere senza la cara e<br />
buona Maru. Cocu spiegò che, anche se non la vedevano più, Maru sarebbe stata<br />
sempre con loro e non li avrebbe mai abbandonati. Li invitò a tornare a casa con un<br />
pezzo di torta che miracolosamente era comparsa nella casa.<br />
Emanuele Tata<br />
73
Ogni giorno<br />
la scuola mi regala<br />
esperienze di vita collettiva,<br />
ma mi pone anche di fronte<br />
a scelte di responsabilità individuale<br />
74
Un nuovo inizio<br />
Quando ho letto la traccia di questo tema che la professoressa Cistriani ci ha<br />
assegnato, ho riflettuto su una cosa: Il motivo di questo compito.<br />
Mi ci sono voluti pochi secondi di tempo per arrivarci. Farò una breve premessa.<br />
L’anno scorso ho cominciato le Medie alla scuola Luigi Settembrini e conoscevo solo<br />
pochi, ma fedeli amici.<br />
Nonostante questo ho <strong>fa</strong>tto moltissime conoscenze, caratterizzate dal <strong>fa</strong>tto che<br />
avevamo tutti lo stesso scopo, ovvero quello di <strong>fa</strong>re amicizia.<br />
E così è stato.<br />
Ma in questo secondo anno di scuola le cose non vanno molto bene, visto che ormai<br />
ci conosciamo tutti e siamo diventati troppo vivaci nel corso del nostro cammino<br />
insieme.<br />
Particolarmente è una la cosa che noi della 2B pratichiamo di continuo: un rumore<br />
devastante.<br />
E questo è dovuto a tutti, in vista del <strong>fa</strong>tto che siamo ventinove e quando ogni<br />
persona parla col proprio compagno si scatena l’inferno. Ma un vero inferno.<br />
Adesso probabilmente mi starete prendendo per uno che se ne lava la mani e mette<br />
in luce solo i difetti degli altri, ma non è assolutamente vero, perché in questo tema<br />
parlerò accuratamente del nostro problema e dirò una delle cose più vere di tutte.<br />
Uno dei primi che <strong>fa</strong> chiasso sono io. Adesso, contrariamente a quello che ho detto<br />
prima, non prendetemi per un ragazzaccio che non rispetta le regole, mi <strong>fa</strong>ccio solo<br />
un po’ prendere la mano quando sono in compagnia dei miei amici.<br />
Questo è negativo e lo ammetto. Quindi la punizione dei professori è dovuta<br />
soprattutto al <strong>fa</strong>tto della mia presenza in classe. Credetemi, non voglio <strong>fa</strong>re la<br />
vittima, anche se ci riesco molto bene. Non sono da solo è ovvio, ma diciamo che<br />
contribuisco al comportamento negativo della mia classe. Ciò succedeva di<br />
continuo, fino al momento del pagellino di due settimane <strong>fa</strong>, che mi ha <strong>fa</strong>tto<br />
riflettere in modo profondo e sono giunto all’unica e giustissima conclusione:<br />
Cambiare comportamento fin da subito e evitare chiacchierate con i compagni.<br />
Quando ci ho pensato, credevo fosse impossibile, ma adesso con un po’ di impegno<br />
ci sto riuscendo, contro le mie stesse aspettative.<br />
Anche la classe, che ha avuto un’ondata di pagellini di insufficienze in condotta ha<br />
dovuto ammettere di non essere nel giusto.<br />
E tutti hanno cambiato registro.<br />
Quindi pian piano, evitando il chiasso e i <strong>fa</strong>stidiosi rumori che spesso <strong>fa</strong>cevamo e<br />
quindi procuravamo alle altri classi, stiamo migliorando progressivamente e forse<br />
c’è ancora un barlume di speranza per il viaggio istruttivo.<br />
Ma non dobbiamo rilassarci troppo. Per niente. Sono certo che alla prima mossa<br />
<strong>fa</strong>lsa saremo subito presi in <strong>fa</strong>llo e il camposcuola verrà cancellato. L’unico nostro<br />
grande obiettivo per adesso è quello di non perdere tempo e voglia di comportarci<br />
correttamente in classe, sempre. A ogni ora e soprattutto con ogni professore che<br />
viene nella nostro aula.<br />
Non voglio dare insegnamenti alle gente, ma solo dei piccoli consigli, basati dalla<br />
mia negativa esperienza. Sono arrivato ad un certo punto ad avere tutta la classe<br />
75
contro, anche se i miei veri amici sono rimasti con me e mi hanno difeso, per quanto<br />
potevano. Ma non ci si deve più pensare, ora che è tutto rientrato e possiamo<br />
definirci un scolaresca normale. Non più brava delle altre, ma neanche inferiore ai<br />
valori del rispetto e della lealtà, che non dovrebbero mai mancare.<br />
Come ho già detto la nostra unica preoccupazione in questo momento è di guardare<br />
avanti e non al passato, di comportarci bene senza <strong>fa</strong>rci condizionare dai nostri<br />
compagni, o meglio trascinarli sulla giusta condotta.<br />
E parla uno come me, uno dei peggiori ragazzi di quella classe. I miei amici sono<br />
migliori di me e forse per questo hanno più possibilità di capire quello che voglio<br />
dire.<br />
Vorrei esprimere altre due mie idee. Quando ancora il mio comportamento era<br />
sbagliato, non mi ero reso conto che <strong>fa</strong>cevo prendere la colpa a persone che non<br />
c’entravano niente . Con questo tema vorrei chiedere scusa a ciascuno di loro.<br />
Mi piacerebbe andare a Venezia e per conquistarcela dobbiamo tutti ritornare sui<br />
nostri passi. Credo che questa sia la strada giusta per uscire dal tunnel che ci sta<br />
impedendo di dimostrare agli altri che siamo migliori.<br />
Perché questo motto esisterà sempre:<br />
“nella gioia e nel dolore, 2B unico amore!”<br />
Pierluigi Damosso<br />
76
<strong>La</strong> scuola media<br />
Nella vita il passaggio, forse, più importante è quello dall’in<strong>fa</strong>nzia all’adolescenza.<br />
È un punto della vita che rimarrà impresso nel tuo cuore, per i primi<br />
amori o le prime cotte, per l’amicizia sincera, per un amico speciale…. Secondo<br />
me, in questa <strong>fa</strong>se ognuno scopre chi è veramente. <strong>La</strong> scuola media è<br />
determinante per ognuno di noi, è una specie di guida in sé stessi, nella quale<br />
scoprirai cose di te che non conoscevi e soprattutto le medie saranno un<br />
importante ostacolo che ti metterà a dura prova. È una scuola ricca di<br />
difficoltà e responsabilità sulle quali i ragazzi dovranno riflettere<br />
attentamente per affrontarle in modo corretto. Certo tutto questo con l’aiuto<br />
degli amici. Ogni persona li avrà, chi di meno e chi di più, comunque l’importante è<br />
che ci siano quei due, tre o quattro che ti <strong>fa</strong>nno sentire speciale<br />
in ogni momento, che ti vogliono bene veramente per quello che sei e che ti<br />
aiutano quando ne hai bisogno. Ogni giorno a scuola viviamo esperienze diverse,<br />
alcune belle altre di meno, ma sono sicuramente eventi che ci <strong>fa</strong>nno crescere e<br />
maturare. Le medie, come dicevo prima, ci mettono di fronte a impegnative<br />
responsabilità, come per esempio: studiare ogni giorno, comportarsi educatamente,<br />
ricordarsi il materiale, tornare da soli a casa, prendere l’autobus, vivere civilmente…<br />
Per alcuni è più <strong>fa</strong>cile, ma per altri può risultare più complicato, quindi<br />
tutti dovrebbero aiutare tutti per rendere la vita più <strong>fa</strong>cile ad ognuno di noi ,anche<br />
solo con pochi semplici gesti, che ci caratterizzerebbero come una vera<br />
<strong>fa</strong>miglia.<br />
Giulio Cicolella<br />
77
“A ognuno la sua parte”<br />
<strong>La</strong> scuola non dà solo nozioni fondamentali riguardanti le materie scolastiche, ma<br />
anche insegnamenti per vivere in una società. In<strong>fa</strong>tti ogni giorno, stando seduti sui<br />
banchi di scuola, arricchiamo il nostro bagaglio culturale e <strong>fa</strong>cciamo esperienze di<br />
vita di gruppo.<br />
Però per <strong>fa</strong>r sì che la piccola comunità scolastica funzioni bene ognuno deve<br />
svolgere i suoi compiti correttamente. <strong>La</strong> scuola è un meccanismo perfetto e coloro<br />
che la compongono sono i suoi ingranaggi; se ognuno <strong>fa</strong> la sua parte tutto procede<br />
alla perfezione, ma se qualcuno non adempie ai suoi doveri il meccanismo si<br />
inceppa e non dà più i risultati sperati.<br />
Per questo è importante che, pur essendo in tanti, ciascuno <strong>fa</strong>ccia attenzione a non<br />
<strong>fa</strong>r fermare il meccanismo. In<strong>fa</strong>tti è vero che sbagliando si impara, però ciò non vuol<br />
dire che ogni errore è perdonato: sbagliare serve per migliorarsi e non <strong>fa</strong>rlo più in<br />
futuro.<br />
A scuola ogni giorno si imparano il rispetto delle regole e degli altri; due concetti<br />
che esprimono sempre la stessa cosa perché se c’è il rispetto delle regole<br />
automaticamente c’è anche il rispetto degli altri e se uno dei due viene a mancare<br />
manca anche l’altro.<br />
Per evitare di rovinare l’equilibrio della classe basta pensare alle conseguenze che<br />
potrebbero derivare dalle proprie azioni. Per esempio, se ogni volta che non c’è una<br />
professoressa in classe ognuno pensasse che urlando disturba gli altri, forse non<br />
urlerebbe. Una persona sola non <strong>fa</strong> un grande danno; però se ad urlare è tutta la<br />
classe il caos aumenta e di conseguenza anche il <strong>fa</strong>stidio per gli altri è maggiore.<br />
Sicuramente non si può pretendere sempre la perfezione da tutti perché nessuno è<br />
perfetto. L’importante è che ciascuno, nel suo piccolo, si impegni a <strong>fa</strong>r funzionare a<br />
dovere quel meccanismo perfetto che è la scuola.<br />
Rossana Maletto<br />
78
Tanto vale andare a scuola<br />
<strong>La</strong> luce del sole mi batte sugli occhi,<br />
la sveglia a sua volta batte i rintocchi.<br />
<strong>La</strong> mamma mi dice di alzarmi,<br />
io non ci penso e continuo a girarmi.<br />
Sto al caldo nel mio letto a castello<br />
Poi sento un piede in <strong>fa</strong>ccia, è mio fratello;<br />
non scende mica dalla scala, quell'imbranato!<br />
Mi massaggio la <strong>fa</strong>ccia ma resto addolorato.<br />
Urla mio padre: hai <strong>fa</strong>tto colazione?<br />
A me interessa il sonno, non l'alimentazione!<br />
A quel punto mia madre accende pure l'aspirapolvere.<br />
lo dai preparativi non vorrei <strong>fa</strong>rmi coinvolgere<br />
Ma a malincuore abbandono le lenzuola<br />
Perché, alla fine, tanto vale andare a scuola.<br />
Daniele Ingenito<br />
79
Il mondo che vorrei<br />
è pieno di…<br />
80
Cambio di gioco!<br />
<strong>La</strong> guerra, l’odio, la crisi economica globale, dare valore solo ai soldi. Questi sono<br />
alcuni degli aspetti del nostro pianeta. Lo sappiamo ormai tutti, il mondo è pieno di<br />
continui conflitti e la pace sembra un sogno irraggiungibile.<br />
Non sono pessimista, vorrei anche io essere all’oscuro di tutto, non pensare a nulla<br />
e starmene tranquillamente seduto a giocare alla playstation, come se non stesse<br />
accadendo niente. Il <strong>fa</strong>tto è che non posso.<br />
Nell’antichità i filosofi e i letterati si interessavano alla ricerca del senso della vita e<br />
della verità; si occupavano di scienza, matematica, astronomia e di problemi sociali.<br />
Ma questi grandi uomini non ci sono più, sono solo un lontano ricordo. Essi danno<br />
lustro all’Occidente, ricordiamo Aristotele, Socrate, senza scordarci di Dante<br />
Alighieri. Gente che ha segnato la lunghissima storia dell’uomo.<br />
Adesso, purtroppo, tutto il mondo deve pensare a cose più materiali e nessuno<br />
perde tempo a creare, a sperimentare. Perché ormai ci siamo dimenticati di stupire,<br />
di inventare, di scoprire!<br />
<strong>La</strong> guerra e l’odio reciproco impediscono alla Terra di crescere e svilupparsi nel<br />
modo più giusto. Il mondo è pieno di politici. Non esistono più i geni, gli ideatori di<br />
un tempo, o magari ci sono, ma non si <strong>fa</strong>nno vedere. E quindi il momento che sta<br />
passando il nostro pianeta limita l’intelligenza e la creatività dell’uomo,<br />
costringendolo a chiudersi in sé stesso.<br />
Nonostante le ombre dell’epoca attuale, dobbiamo riconoscere anche parecchie<br />
luci. Fra cui la nascita della tecnologia moderna, senza cui sarebbe impossibile<br />
vivere a tutt’oggi. Quindi in termini calcistici, darei questo punteggio alla partita<br />
“Antichità” contro “Età contemporanea”: 1-1. E come sempre si sente dire nelle<br />
telecronache sportive: “Cambio di gioco!”<br />
Pace. Amore. Benessere fisico e morale. Stupore e intelligenza. Ecco gli aspetti del<br />
mondo che desidererei. Un mondo dove non esiste nessuna crisi, dove la guerra è<br />
ormai un lontano ricordo e dove da tempo regna la pace.<br />
In questo caso, allora sì che la Terra andrebbe sfruttata interamente, in un pianeta<br />
in cui non sarebbe presente nessun tipo di insoddis<strong>fa</strong>zione personale, nessun<br />
motivo di piangere bensì di rallegrarsi per ciò che il mondo ci offre!<br />
Probabilmente non accadrà mai, ma sforziamoci di immaginarcelo. Il rispetto<br />
dell’ambiente e delle persone che lo abitano sarebbero due dei canoni più<br />
importanti presenti in questo nuovo meraviglioso mondo.<br />
Non ci sarebbe alcun problema dal punto di vista economico e politico, perché<br />
saremmo tutti in grado di esprimere la propria opinione e partecipare attivamente a<br />
tutte le proposte che ci vengono offerte. Vorrei un pianeta pieno di opportunità e<br />
gioia di vivere.<br />
Noi siamo giovani, siamo pieni di idee e di progetti. E allora mi pongo<br />
spontaneamente questa domanda: perché non possiamo essere noi a cambiare il<br />
mondo?<br />
Pierluigi Damosso<br />
81
Ogni giorno…<br />
Ogni giorno quando leggiamo i giornali o ascoltiamo il telegiornale veniamo<br />
informati su quello che succede nel mondo e in Italia. Purtroppo la maggior parte<br />
delle notizie che riceviamo sono drammatiche.<br />
Ci sono guerre in corso in varie parti della Terra, popolazioni distrutte dalla violenza<br />
e dalla povertà e dalla <strong>fa</strong>me, bambini che soffrono e che in certe zone del pianeta<br />
non arrivano neanche al primo anno di vita.<br />
L’idea che mi sono <strong>fa</strong>tto è che esiste una grande ingiustizia: i pochi fortunati che<br />
sono nati nelle aree sviluppate e ricche possono permettersi una vita serena e<br />
dignitosa e poi c’è la maggior parte degli abitanti della Terra che non riesce neanche<br />
a sopravvivere. Questo è quello che non vorrei che accadesse più.<br />
Il mondo che vorrei dovrebbe essere basato sul senso di giustizia e pace. Vorrei che<br />
finissero le guerre che producono solo morte e distruzione e arricchiscono poche<br />
persone. Vorrei che tutti gli uomini avessero la possibilità di essere nutriti, curati e<br />
assistiti; che tutti potessero avere un lavoro dignitoso senza essere sfruttati, con<br />
uno stipendio adeguato e la possibilità di avere un’istruzione.<br />
Esistono ormai tante Associazioni umanitarie che si dedicano al miglioramento delle<br />
condizioni di vita soprattutto nelle zone sottosviluppate. Per me queste associazioni<br />
umanitarie dovrebbero essere finanziate di più e aiutate nel loro lavoro. Penso però<br />
che nel mondo che vorrei ognuno di noi deve mettere da parte il proprio egoismo e<br />
pensare agli altri, solo così si potrà migliorare.<br />
Nel mondo che vorrei la natura dovrebbe essere rispettata. Il nostro pianeta sta<br />
subendo un danno a causa dell’inquinamento e lo sfruttamento della terra e tutto<br />
ciò si vede come conseguenza sulla salute dell’uomo e sulle sue condizioni di vita.<br />
Bisogna trovare delle soluzioni per fermare la distruzione del nostro pianeta<br />
pensando di vivere più secondo natura ed eliminando tutto quello che è inquinante.<br />
Bisognerebbe eliminare i grandi interessi che ci sono dietro a sfruttamento della<br />
terra, lottare contro gli interessi dei corrotti.<br />
Ci sono moltissime cose che vanno cambiate, tanti aspetti con i quali io non sono<br />
d’accordo. Quelli che ho elencato sono solo una piccola parte delle situazioni<br />
drammatiche e negative che sono di ogni giorno in tutte le parti del mondo.<br />
Sono convinto che ci vuole una grande forza che può venire soltanto dalla volontà di<br />
cambiare le cose, per <strong>fa</strong>re in modo che i desideri di cambiamento positivo possano<br />
diventare reali.<br />
Giangiacomo Doglio<br />
82
Il loro futuro è il nostro presente<br />
Tutti noi oggi ci chiediamo come sarà il mondo nel futuro, anche le persone che<br />
sono vissute nel passato se lo sono chiesto. Le persone vissute nel periodo della<br />
guerra desideravano un futuro migliore, magari un mondo in cui regnava la pace e<br />
non c'era il bisogno di combattere.<br />
Le persone schiavizzate desideravano un mondo in cui tutti erano liberi.<br />
Il loro futuro è il nostro presente, i loro sogni sono la nostra realtà, ma anche noi<br />
oggi abbiamo dei sogni da realizzare.<br />
Anche noi pensiamo che tante cose non vanno bene in questa epoca dove tutto è<br />
multimediale, rapido, veloce, dove oggi è già domani.<br />
Eppure in questa epoca, ci sono persone che muoiono di <strong>fa</strong>me ogni giorno, persone<br />
povere che non possono comprare il necessario per i figli, persone che perdono il<br />
lavoro, persone anziane lasciate morire in solitudine.<br />
In questa epoca inoltre stiamo distruggendo l'ambiente in cui viviamo.<br />
Il male peggiore è sicuramente la perdita dei valori e il degrado dell'essere umano.<br />
Le persone non sono più solidali tra di loro, non si aiutano più, ognuno pensa per sé.<br />
Sarebbe bello invece avere un mondo dove tuttti collaborano per lo stesso obiettivo:<br />
renderlo migliore.<br />
Un mondo dove ci si aiuta, dove tutti si salutano e sorridono, dove nessuno sporca o<br />
inquina l'ambiente, dove tutti hanno una parola di conforto per un altro, dove chi ha<br />
di più aiuta chi è meno fortunato.<br />
Un mondo insomma dove ci si vuol bene, come una grande <strong>fa</strong>miglia.<br />
Il mondo che vorrei è pieno di Amore.<br />
Francesco Graziani<br />
83
Il mondo dei miei sogni<br />
Erano le 10,00 di sera e stanca mi buttai sul letto pensando al mio mondo ideale<br />
immaginandolo sotto ai miei piedi, io regina di tutto e sovrana insuperabile. Non<br />
che vorrei ritornare alla monarchia, ma mi piacerebbe almeno una volta nella vita<br />
essere importante, con qualcuno che mi ritiene importante, che sente i miei<br />
problemi e che mi ascolta. Ero sdraiata a pensare al mio mondo quando i miei occhi<br />
si chiusero immergendosi in un sonno profondo e la mia mente incominciò a<br />
sognare: avventure, viaggi, feste, poi si fermò su un argomento che mi assorbì e<br />
incuriosì. Sul mondo, su come lo desidererei, gioioso come la pubblicità Barilla; tutti<br />
insieme contenti; sì, un pò impossibile, ma nei sogni nulla è impossibile: un mondo<br />
felice in cui nessuno ti urla contro, nessuno ti giudica e nessuno ti minaccia. Sì, un<br />
mondo più sicuro, più felice, dove le giornate non sono mai brutte, ma forse un<br />
mondo troppo felice non <strong>fa</strong>rebbe mai conoscere la tristezza, la paura, l’odio,<br />
l’avventura, solo la felicità. Forse è proprio la tristezza, la paura che <strong>fa</strong>nno imparare<br />
e che <strong>fa</strong>nno capire i momenti più tristi e <strong>fa</strong>nno ragionare sul perché della vita. Lo so<br />
come sarà il mio mondo; sì, sono proprio sicura, un mondo più giusto, con tristezza,<br />
felicità e anche odio, ma più sano, più pulito, dove puoi essere sicuro di ciò che<br />
respiri, di ciò che mangi e ti guardi intorno e vedi la natura, quel verde che ti <strong>fa</strong><br />
sentire meglio, più felice. E case perfette per mantenere un mondo più pulito, e,<br />
quando stai giù o quando hai litigato e quando non ti senti capita, ti immergi nei<br />
prati perfetti per camminare e riflettere. Dove ti puoi ascoltare, dove puoi capire<br />
quelle domande così misteriose. Secondo me, proprio grazie alla paura e all’odio, ho<br />
scoperto il piacere della natura e grazie a questa riesco a tirarmi su, a sentirmi<br />
meglio. Tutte queste risposte un giorno le scoprirò, ma adesso sono sicura come<br />
sarà il mio mondo e credo che migliorerà perché diventando più grande mi troverò<br />
davanti a nuove esperienze e nuove idee e a quel punto il mio mondo sarà perfetto.<br />
Giorgia Petrella<br />
84
Persone…<br />
Persone alle quali non manca nulla, hanno di che nutrirsi e possono soddis<strong>fa</strong>re ogni<br />
bisogno; nel mio mondo perfetto tutti avranno un lavoro adatto alle loro capacità<br />
che non crei loro alcuna difficoltà e che li renda felici e soddis<strong>fa</strong>tti di loro stessi e<br />
della loro vita.<br />
Non ci saranno differenze sociali e, per quanto la gente sia diversa, ognuno avrà gli<br />
stessi diritti e le stesse possibilità degli altri di condurre una vita dignitosa; non si<br />
dovranno vedere persone chiedere l’elemosina ai semafori, perché vederle mi crea<br />
un peso al cuore.<br />
Per risolvere i problemi i Paesi useranno la diplomazia e non le armi, ma anche nella<br />
vita di tutti i giorni si useranno le parole al posto della violenza e tutti saranno più<br />
comprensivi; in questo modo vivremo in armonia.<br />
Inoltre si <strong>fa</strong>ranno molte scoperte in tutti i campi, in particolare in quello della<br />
scienza, così si riusciranno a debellare molte malattie; per di più tutti avranno una<br />
cultura maggiore e saranno in grado di parlare con gli altri senza timore.<br />
I giovani assisteranno gli anziani permettendo loro di vivere senza difficoltà,<br />
nessuno verrà abbandonato ed avrà sempre qualcuno a cui affidarsi e a cui chiedere<br />
aiuto; nessuno verrà isolato o maltrattato e troverà sempre sostegno in ogni<br />
occasione.<br />
Ogni persona rispetterà il pianeta, non ci saranno discariche ma impianti per il<br />
riciclaggio, si useranno le energie rinnovabili e il mondo sarà più pulito, come più<br />
puliti saranno i mari. Questo permetterà lo sviluppo della flora e della <strong>fa</strong>una, così<br />
oltre a pesare meno sul nostro pianeta lo renderemo più bello.<br />
Il dolore non potrà scomparire, ma cercheremo di accettarlo, di usarlo per renderci<br />
più forti, provando ad alleviare quello degli altri.<br />
So che è difficile che ciò accada, ma non impossibile e forse in un futuro non troppo<br />
remoto accadrà. In ogni caso, sognare non costa nulla e, anche se a nessuno<br />
interessano le <strong>fa</strong>ntasie di una ragazzina come me, potendo, vorrei inviare a tutti il<br />
messaggio di cercare di <strong>fa</strong>re qualsiasi cosa per avvicinarsi un po’ di più alla<br />
prospettiva di un mondo migliore.<br />
Rossana Maletto<br />
85
Vorrei alzarmi una mattina…<br />
Vorrei alzarmi una mattina,<br />
svegliata dagli uccelli<br />
e vedere il mondo sorridere, malgrado tutto.<br />
Vorrei…<br />
Vorrei che il lupo baciasse l’uccello,<br />
e che il cacciatore abbracciasse l’uccello.<br />
Vorrei che i nemici si stringessero la mano.<br />
Vorrei…<br />
Vorrei che l’uomo proteggesse la storia<br />
perché è da essa che bisogna partire<br />
per costruire un futuro migliore.<br />
Vorrei…<br />
Vorrei che l’uomo proteggesse la natura,<br />
e che ne capisse la selvaggia bellezza<br />
e la sua importanza.<br />
Vorrei…<br />
Vorrei un mondo più vicino ai desideri dei giovani<br />
perché essi rappresentano un mondo migliore.<br />
Vorrei non aver paura del futuro.<br />
Vorrei…<br />
Bianca Patarnello<br />
86
Camminando…<br />
“Miseria e grandezza di questo mondo: non offre<br />
verità ma amori.<br />
Regna l'Assurdità e l'amore si perde.”<br />
Albert Camus<br />
Camminando per strada in un pomeriggio di ottobre mi guardo intorno: il mondo è<br />
così diverso da quello delle <strong>fa</strong>vole. Il cemento ricopre ogni cosa, ai lati delle strade<br />
c’è gente che chiede l’elemosina; sui lampioni ci sono fogli ormai stropicciati di<br />
giovani, avvisi di ragazzi che cercano lavoro; ragazzi che sono laureati, giovani menti<br />
a cui però non si dà la possibilità di esprimersi e sono come lasciati morire. Accendo<br />
la tivù e sento: “oggi due romeni sono morti alla stazione e non avevano una fissa<br />
dimora”. <strong>La</strong> notizia è terrificante, mi stringe il cuore e penso: perché il mondo non<br />
dà a tutte le persone la stessa opportunità? Tornando a casa a pranzo il telegiornale<br />
dice: “altri 2 immigrati sono morti rovesciati da un barcone” e allora penso: perché<br />
ci sono persone che in barca ci vanno per vacanza e questi, invece, per salvarsi? Poi<br />
apro il giornale e leggo “in Afghanistan è stato messo in carcere un giornalista che<br />
era contro il regime” ed allora mi chiedo: perché un uomo non può avere libertà di<br />
parola, di un proprio pensiero? Mio padre mi racconta: “oggi è stato condannato<br />
un uomo straniero perché è stato sorpreso a vendere alcune borse che erano copia<br />
di quelle firmate ed è stato condannato a 2 anni di carcere” e pensi : perché lui e<br />
non magari assassini che vengono lasciati liberi solo dopo 2 anni di carcere? Allora,<br />
andando a letto penso: il mondo che vorrei è pieno di:<br />
- bontà e gentilezza, che battano il male che sta consumando il mondo e le persone;<br />
- di libertà di parola e di pensiero, la cosa per cui l’uomo ha combattuto in tutte le<br />
epoche e combatterà ancora;<br />
- offerte ai giovani di nuove opportunità, perché vengano aiutati nel cammino degli<br />
studi, perché loro saranno la nuova generazione;<br />
- che la legge sia uguale per tutti, senza distinzione;<br />
- che tutte le persone ritornino a capire che tutti siamo uguali<br />
Cecilia Perinelli<br />
87
Tutto accadde…<br />
Tutto accadde una domenica mattina.<br />
Il cielo era limpido e splendente, così decisi di andare in giro per Roma. Aspettai<br />
alla fermata per circa mezz’ora, ma poi finalmente l’88 arrivò e, salita sull’autobus,<br />
cominciai a guardare fuori dal finestrino. Passata davanti alla caserma, vidi dei<br />
soldati con, al posto della pistola, un grande bastone candito e giocavano tra di loro<br />
a nascondino. Poco dopo l’autobus passò davanti l’ospedale, c’era tanta gente che<br />
usciva allegra, senza più alcuna malattia e felice di ritornare a vivere nella propria<br />
casa.<br />
All’aeroporto vidi i militari, contenti di non <strong>fa</strong>re più guerre, scendere dagli aerei e<br />
riabbracciare le proprie <strong>fa</strong>miglie e i propri figli.<br />
Il percorso dell’88 sembrava infinito ed io continuavo ad osservare il mondo da quel<br />
vetro, ero vicino a Villa Borghese, mi sembrava tutto così diverso: vedevo i bambini<br />
giocare con gli anziani, correvano felici e spensierati, tutti i giovani desideravano<br />
parlare con loro, chiedere del loro passato delle loro storie cosi coinvolgenti: l’avevo<br />
capito, da quel giorno gli anziani non si sarebbero sentiti più soli.<br />
Continuavo a sorridere ed a pensare, ma qualcosa attirò la mia attenzione:<br />
riconobbi quell’anziana signora che da anni chiedeva sempre l’elemosina vestita di<br />
solito di stracci, ma l’avevo riconosciuta, era lei, ma in panni diversi e con un sorriso<br />
unico, a vederla ora aveva un aspetto da nobile: aveva ritrovato la sua <strong>fa</strong>miglia ed<br />
ora la sua ricchezza era l’affetto e il non sentirsi più abbandonata.<br />
Tutto era più limpido e pulito, forse era stata la neve caduta eccezionalmente nei<br />
giorni passati o forse tutto aveva un aspetto più magico, più severo, anche l’aria era<br />
più pulita, in<strong>fa</strong>tti non si vedeva un’automobile, non un camion o una moto, tutti<br />
andavano a piedi o in bicicletta, scoprendo il piacere di guardarsi negli occhi e di<br />
sorridersi e parlarsi.<br />
Forse sognavo ad occhi aperti, no non era possibile!<br />
Proseguivo il mio percorso, l’autobus era vuoto, il conducente mi guardava<br />
sorridendo e ad un tratto mi disse di tenermi forte…, non capivo.<br />
Tutto aveva assunto una prospettiva diversa, vedevo le cose dall’alto, tutto era<br />
sempre più lontano, volavamo, sì, volavamo su Roma.<br />
A volte basta poco per vedere le cose da un’altro aspetto, felice guardavo questo<br />
mondo che sembrava aver cancellato gli orrori, le miserie, l’odio, la povertà e la<br />
solitudine.<br />
Ma ad un tratto sentii una voce che mi diceva: “signorina, prego, mi <strong>fa</strong>ccia vedere il<br />
biglietto. Non capivo, mi guardava con aria minacciosa…<br />
Purtroppo avevo capito cosa mi era successo<br />
Mi ero addormentata sognando un mondo diverso…, il mondo che anche solo per<br />
pochi attimi ho desiderato e il il mondo in cui vorrei vivere.<br />
Agnese Rocchegiani<br />
88
“Apri gli occhi e inizia a cambiare”<br />
Il mondo è come un libro con tante pagine da poter sfogliare durante la nostra vita,<br />
ma non tutto è meraviglioso.<br />
In questo enorme “libro” ci sono pagine orribili della storia del mondo: una di<br />
queste è stata lo sterminio degli ebrei e, oggi, viene ricordato con la giornata della<br />
memoria, la Shoa, che ci <strong>fa</strong> capire che si ricorda per non <strong>fa</strong>r sì che riaccada.<br />
Immaginiamo di vivere in un mondo nel quale accadono soltanto cose belle, non ci<br />
sono guerre, c’è la pace in ogni stato, non ci sono differenze di etnia, uomini e<br />
donne vengono rispettati allo stesso modo, non ci sono violenze, i bambini non<br />
lavorano nelle <strong>fa</strong>bbriche…<br />
Sarebbe bellissimo e <strong>fa</strong>ntastico se il mondo fosse veramente così ma, secondo me,<br />
le cose brutte accadono per <strong>fa</strong>rci capire che non dobbiamo compiere gli stessi errori<br />
nella nostra vita.<br />
Noi siamo la nuova generazione e possiamo cambiare la realtà di oggi e trasformare<br />
il nostro futuro in qualcosa di migliore.<br />
Un argomento che viene sottovalutato è quello della raccolta differenziata ma se<br />
noi la <strong>fa</strong>cessimo, aiuteremmo l’ambiente che ci circonda; se tutti noi rispettassimo<br />
l’ambiente in modo adeguato <strong>fa</strong>cendo anche piccole ma significanti azioni<br />
potremmo cambiare ciò che ci aspetta nel futuro.<br />
Se agiamo nel presente miglioriamo il nostro futuro e quello delle generazioni che<br />
verranno dopo di noi.<br />
Talvolta potremmo <strong>fa</strong>re i piccoli spostamenti da un luogo all’altro non usufruendo<br />
della macchina, autobus, taxi, possiamo muoverci a piedi migliorando così<br />
l’atmosfera.<br />
Facendo un piccolo gesto come buttare la sigaretta, ormai spenta, nel cestino<br />
renderemmo i luoghi pubblici più puliti.<br />
Sarebbe bellissimo se in Afganistan non ci fosse la guerra e tutti i cittadini vivessero<br />
in uno stato di pura serenità e felicità.<br />
Sarebbe <strong>fa</strong>ntastico se i mari, laghi, fiumi, oceani venissero realmente tutelati,<br />
fossero puliti, e così non ci sarebbero problemi legati alla <strong>fa</strong>una e alla flora marina.<br />
Sarebbe splendido se in Africa, come in altri paesi, i bambini non fossero sfruttati e<br />
discriminati lavorando nelle miniere e nelle <strong>fa</strong>bbriche perché ognuno ha diritto a<br />
una adeguata educazione scolastica per il bene del nostro futuro.<br />
Quindi dobbiamo capire che questo è il momento adatto per agire e per cambiare<br />
ciò che ci aspetta nel futuro rendendo il mondo un posto migliore nel quale ci piace<br />
abitare in modo sereno in tutti gli stati.<br />
Bisogna solo scegliere cosa <strong>fa</strong>re con il tempo che ci viene concesso.<br />
Chiara Vaccaro<br />
89
Donare è<br />
amore,<br />
altruismo<br />
90
Donare è<br />
Donare è un gesto d’amore,<br />
un sorriso e uno sguardo sono pieni di calore,<br />
e la nostra vita è <strong>fa</strong>tta di bene e male<br />
ma per superare le difficoltà, l’amore è ciò che rimane.<br />
Donare è affetto verso gli altri,<br />
la vita che si consuma man mano che va avanti.<br />
<strong>La</strong> dolcezza di un amico che ci prende per mano<br />
ci dà la forza per andare lontano.<br />
L’amicizia e la generosità<br />
sono essenziali per tutta l’umanità.<br />
Ma non si può andare avanti senza questi aspetti importanti.<br />
Una vita piena di emozioni<br />
ci regala un senso di serenità,<br />
per vivere in pace e tranquillità.<br />
Edoardo Cappella<br />
91
Viva l’amore<br />
Viva l'amore.<br />
Donare è un po' giocare,<br />
giocare con amore<br />
che rima con dolore,<br />
ma anche con vigore.<br />
Amore nel donare,<br />
amore nell'amare.<br />
Amare è altruismo<br />
e certo non razzismo.<br />
Amore in tutto il mondo,<br />
che gira sempre in tondo<br />
e genera gli amori<br />
e mescola i colori<br />
di uomini e di razze<br />
perché, lo penso io,<br />
veniam tutti da Dio.<br />
Matteo Conti<br />
92
Dammi un’altra vita<br />
Dammi un’altra vita,<br />
ti prego fratello,<br />
dammi un’altra vita<br />
e tutto sarà più bello.<br />
Ti porterò con me<br />
da mattina a sera<br />
e con il tuo aiuto<br />
avrò una vita vera.<br />
Ti porterò con me<br />
a correre nei prati<br />
e ad incontrare i tuoi amati.<br />
Dammi un’altra vita.<br />
Donami un’altra vita<br />
e un’altra vita avrai.<br />
Margherita Criscuolo<br />
93
Un pomeriggio d’inverno<br />
“Anche il più egoista non si nega di tanto in tanto il piacere del proprio<br />
altruismo.”<br />
Giovanni Soriano<br />
Un pomeriggio d’inverno di tanti anni <strong>fa</strong>, in un paesino di montagna coperto di<br />
neve, tutti si preparavano alle feste di Natale. In chiesa si <strong>fa</strong>ceva il presepe, in<br />
<strong>fa</strong>miglia si addobbava l’albero, i negozi abbellivano con fiocchi rossi le loro vetrine e<br />
il sindaco aveva mobilitato cinque squadre di operai per <strong>fa</strong>r brillare le strade di luci<br />
bianche, verdi e azzurre. Tutti correvano a destra e a manca in cerca di regali,<br />
avvolti nelle loro sciarpe calde e soffici e tornavano a casa carichi di mille pacchi tra<br />
le braccia.<br />
Soltanto una persona se ne stava ferma all’angolo della strada, davanti all’ingresso<br />
del supermercato. Era un’anziana signora, vestita di abiti poveri, ma sorridente e<br />
volenterosa. Si chiamava Ma<strong>fa</strong>lda. Non chiedeva l’elemosina: si offriva di aiutare i<br />
clienti a portare le pesanti buste della spesa fino al parcheggio delle macchine e, in<br />
cambio, da qualcuno di loro riceveva 50 centesimi o un euro dai più generosi.<br />
Le giornate trascorrevano <strong>fa</strong>ticose e lente per la vecchia Ma<strong>fa</strong>lda, che comunque<br />
non perdeva la pazienza e la gentilezza con tutti… Da quando era arrivata in quel<br />
luogo con la sua <strong>fa</strong>miglia dopo un lungo viaggio dalla Romania, nessuno si era mai<br />
fermato a parlare con lei, a chiederle come si chiamasse, a salutarla con un<br />
buongiorno amichevole. Purtroppo c’era anche chi, qualche volta, la derideva o la<br />
insultava.<br />
Anche quel pomeriggio, verso l’imbrunire, quattro o cinque ragazzi appena usciti dal<br />
liceo, dopo essersi fermati a bere una birra in piazza per festeggiare l’ultimo giorno<br />
di scuola prima delle vacanze natalizie, erano passati davanti al supermercato e per<br />
divertirsi <strong>fa</strong>cevano a gara a chi riusciva a tirare le lattine vuote più vicine “al trono<br />
della regina dei cassonetti”, come chiamavano la cassetta di frutta che la povera<br />
Ma<strong>fa</strong>lda usava da sgabello per riposare di tanto in tanto le sue gambe stanche.<br />
Il rumore improvviso la spaventò, le loro <strong>fa</strong>cce arroganti la rattristarono molto e il<br />
disprezzo che trapelava dalle loro risate sguaiate la fece sentire profondamente sola<br />
e abbandonata al suo destino.<br />
Proprio in quel momento passarono di lì tre amici di circa 12 anni, due ragazzi e una<br />
ragazza. Erano Joe, Adam e Tilly. Non avevano mai <strong>fa</strong>tto caso alla vecchia del<br />
supermercato, ma in quel momento la scena che si svolgeva davanti ai loro occhi li<br />
fece rabbrividire di sdegno. Non avendo il coraggio di sfidare dei ragazzi tanto più<br />
grandi di loro, aspettarono che quelli fossero andati via e poi si avvicinarono a<br />
Ma<strong>fa</strong>lda, che nel frattempo aveva cominciato a piangere silenziosamente.<br />
Arrivandole accanto si accorsero che c’era un terribile fetore di mondezza tra i<br />
cassonetti dove stava la vecchia donna… e tutto il paesino, visto da quello sgabello<br />
in mezzo agli scatoloni vuoti del supermercato, sembrava diverso, forse più strano,<br />
forse più finto, così vicino…, ma così lontano…..<br />
Ma<strong>fa</strong>lda asciugò in fretta le lacrime passandosi le mani sporche sul viso e si sforzò di<br />
sorridere ai bambini, come <strong>fa</strong>ceva di solito con tutti. Questo gesto li commosse<br />
94
ancora di più. Joe prese un’altra cassetta di frutta, la piazzò di fronte a quella di<br />
Ma<strong>fa</strong>lda e un momento dopo i tre amici furono tutti seduti lì, per cercare di<br />
consolarla in qualche modo. Tilly tirò fuori dallo zaino un pacchetto di <strong>fa</strong>zzolettini di<br />
carta e gliene passò uno, Adam raccolse le lattine di birra rotolate ai suoi piedi e Joe<br />
ruppe il ghiaccio con qualche domanda.<br />
Dopo mezz’ora di conversazione in una lingua mista tra l’italiano, il latino e lo<br />
spagnolo avevano <strong>fa</strong>tto amicizia e sapevano molte cose in più. Ma<strong>fa</strong>lda era arrivata<br />
dalla Romania insieme al marito e a quattro figli, ormai da circa due anni. All’inizio<br />
aveva trovato una sistemazione in una roulotte del campo rom abusivo vicino al<br />
piccolo campo di calcio del paese, ma lì non c’era acqua, né bagni, né luce. In<br />
quell’ambiente di estrema miseria tutti erano a rischio di commettere qualche<br />
grossa sciocchezza per sopravvivere…., così, per salvare i suoi figli dalla cattiva<br />
strada, aveva abbandonato il campo ed ora viveva con loro in una baracca<br />
abbandonata da alcuni giostrai che avevano lasciato la zona per trasferirsi in città.<br />
Con i pochi soldi che riusciva a racimolare davanti al supermercato con i suoi piccoli<br />
servizi, Ma<strong>fa</strong>lda comprava qualcosa da mangiare per la <strong>fa</strong>miglia, mentre il marito<br />
girava tutto il giorno alla ricerca di un lavoretto.<br />
Alla sera si ritrovavano tutti insieme, stanchi ma felici di poter mangiare senza aver<br />
rubato e senza aver abbandonato la retta via dell’onestà e della bontà.<br />
Alla fine del racconto Ma<strong>fa</strong>lda non piangeva più, ma avevano cominciato a piangere<br />
tutti e tre i ragazzi, anche se nessuno di loro lo avrebbe mai ammesso, e d’altra<br />
parte il buio della sera camuf<strong>fa</strong>va bene la situazione. Rimasero in silenzio per<br />
qualche istante e si alzarono solo quando Ma<strong>fa</strong>lda li pregò di andare subito a casa<br />
per non <strong>fa</strong>r preoccupare i loro genitori del ritardo. Le obbedirono, ma le promisero<br />
che sarebbero tornati da lei il giorno dopo.<br />
Quella sera niente era più lo stesso ai loro occhi. Entrarono nelle loro case ben<br />
riscaldate, con la cena fumante pronta sul tavolo, la play station che li aspettava<br />
per la partita di fine giornata e il computer che li chiamava su <strong>fa</strong>cebook… Nessuno di<br />
loro aveva una gran voglia di giocare né di cenare né di chattare né di sapere cosa<br />
c’era dentro quei pacchi sotto l’albero che diventavano ogni giorno più numerosi…..<br />
Fino al giorno prima erano così contenti di tutto questo…, o almeno pensavano di<br />
esserlo…, ma adesso continuavano a pensare a Ma<strong>fa</strong>lda e ad immaginarela sua<br />
serata, al freddo, nella baracca spoglia ai margini del paese.<br />
Una cosa però avevano voglia di <strong>fa</strong>rla: raccontare a qualcuno quello che era<br />
successo. Joe, Adam e Tilly si sentirono al cellulare e decisero di condividere tutto<br />
con tutti… A cena parlarono con i loro genitori. Raccontarono loro ogni cosa e<br />
questa volta anche gli adulti si commossero profondamente. Dopo cena, su <strong>fa</strong>ce<br />
book, raccontarono a tutti gli amici quanto era accaduto… Joe aveva una pagina di<br />
<strong>fa</strong>ns di Harry Potter con tantissimi contatti e pubblicò la notizia anche lì… Tutti<br />
dovevano sapere quanta nobiltà d’animo c’era nella vecchia Ma<strong>fa</strong>lda e nessuno più<br />
avrebbe dovuto permettersi di deriderla o di offenderla in alcun modo….<br />
In rete tutti furono d’accordo. Anche i genitori fecero una catena di telefonate per<br />
parlare della cosa e presto tutto il paesino era sensibilizzato.<br />
Il giorno dopo i tre amici tornarono da Ma<strong>fa</strong>lda. E il giorno dopo, e il giorno dopo<br />
ancora….: restavano una mezz’oretta con lei, approfittando del <strong>fa</strong>tto che la scuola<br />
95
era sospesa, le tenevano compagnia, <strong>fa</strong>cevano quattro risate. Dopo una settimana<br />
molti altri <strong>fa</strong>cevano come loro e con Ma<strong>fa</strong>lda c’era sempre qualcuno che passando<br />
scambiava una buona parola con lei. Quei liceali che le avevano tirato le lattine di<br />
birra si chiedevano cosa diavolo stesse accadendo, ma qualsiasi cosa fosse,<br />
decisero, come al solito, di seguire la massa e quindi anche loro diventarono gentili<br />
con la vecchia rom, senza sapere esattamente il perché. Joe, Adam e Tilly erano<br />
contenti e Ma<strong>fa</strong>lda non <strong>fa</strong>ceva che ringraziarli per tutti i nuovi amici che lei aveva<br />
trovato.<br />
Ma a questo punto accadde qualcosa di inaspettato….<br />
Alla vigilia di Natale Ma<strong>fa</strong>lda non venne al supermercato. I tre ragazzi si chiesero<br />
tutto il giorno cosa fosse successo e a turno la aspettarono al solito posto per<br />
l’intero pomeriggio. Finalmente, verso sera, arrivò af<strong>fa</strong>nnata. <strong>La</strong> sua figlia più grande<br />
aspettava un bambino, ma date le condizioni disagiate di vita, rischiava di perderlo<br />
proprio ora al settimo mese di gravidanza. Ma<strong>fa</strong>lda era stata tutto il giorno in<br />
ospedale e lì i medici le avevano detto che non c’era molto da <strong>fa</strong>re: servivano delle<br />
trasfusioni di sangue e soprattutto serviva una casa più accogliente per portare a<br />
termine la gravidanza.<br />
I tre ragazzi si guardarono e seppero subito cosa <strong>fa</strong>re. Joe chiamò suo zio che aveva<br />
una ditta di pre<strong>fa</strong>bbricati, Adam lanciò un appello su <strong>fa</strong>cebook per una raccolta<br />
fondi e Tilly radunò tutti i genitori della classe per la raccolta del sangue.<br />
Così, il giorno stesso, riuscirono ad acquistare una casetta di legno con i soldi che i<br />
ragazzi donarono restituendo tutti i loro regali di Natale ai negozi dove i parenti li<br />
avevano comprati, mentre i genitori andarono tutti a donare il sangue e ne fecero<br />
sacche sufficienti per salvare la gravidanza. Il giorno dopo era il 25 dicembre e fu il<br />
Natale più bello che quel paesino avesse mai vissuto. Tutti portarono qualcosa alla<br />
Casetta. Qualcuno una minestra calda, qualcuno un litro di latte, qualcuno una<br />
coperta, qualcuno un vestitino per il futuro neonato, un passeggino usato, un<br />
giocattolo…... Ma<strong>fa</strong>lda aveva il cuore che le scoppiava di felicità.<br />
<strong>La</strong> giovane mamma incinta potè così arrivare al giorno del parto in un ambiente<br />
caldo e protetto, circondata dall’affetto di tutti, chiedendosi ogni giorno con<br />
rammarico come avrebbe mai potuto ricambiare tutto questo. Quando<br />
cominciarono le doglie, fu portata nell’ospedale della città più vicina, dove anche gli<br />
infermieri e i medici, ormai, conoscevano la sua storia. Prima di entrare in sala<br />
parto, l’ostetrica le chiese se volesse donare il cordone ombelicale. Le spiegò che<br />
altrimenti sarebbe andato buttato. Viceversa, se lei lo avesse donato, avrebbe<br />
potuto salvare la vita di un bambino malato di leucemia. <strong>La</strong> giovane mamma non<br />
ebbe il minimo dubbio. Si ricordò di una signora che le aveva regalato il lettino da<br />
campo per il neonato, era tanto buona e parlando le aveva raccontato che suo figlio<br />
aveva proprio quella malattia. Sì, certo, avrebbe donato il cordone! Anche lei, pur<br />
essendo povera di tutto, poteva <strong>fa</strong>re un dono grandissimo alla comunità. Quel<br />
bambino ammalatosi salvò e tutti insieme quell’anno fecero una grandissima<br />
esperienza di vita: scoprirono la gioia di donare, non tanto i loro soldi, quanto il loro<br />
cuore, gli uni agli altri!<br />
Pierluigi Damosso<br />
96
Il donare…<br />
Il donare per me significa dare ad altri una cosa con l’intenzione di recare piacere. Il<br />
donare è generosità, solidarietà verso coloro che soffrono o vivono in condizioni<br />
diverse dalle nostre.<br />
Si può essere solidali con il prossimo in molti modi: con l’aiuto ai deboli, il soccorso<br />
alle persone bisognose, confortando chi soffre. Per esempio in Italia come in molti<br />
altri paesi europei, il volontariato è una grande forza che agisce in vari settori.<br />
Tra le varie forme di solidarietà, altruismo, generosità, la donazione degli organi<br />
rappresenta un gesto ancora più umano e generoso. Per me rendersi utile è una<br />
delle cose che dà più soddis<strong>fa</strong>zione nella vita.<br />
Donare i propri organi è sicuramente il modo migliore di dare un senso alla vita<br />
perché è dare una nuova speranza di vita, che è il bene più prezioso che abbiamo.<br />
Mi capita di ascoltare le notizie drammatiche al telegiornale e sempre più spesso,<br />
soprattutto quando a morire tragicamente sono persone giovani se non addirittura<br />
bambini, vengono autorizzate dalle <strong>fa</strong>miglie le donazioni degli organi. All’inizio mi<br />
sono chiesto più volte cosa potesse significare, come potesse avvenire che una<br />
mamma o un papà volessero questo. Mi sono domandato quale fosse il fine di una<br />
scelta simile.<br />
Ho cominciato a riflettere, mi sono informato per capire come potesse avvenire<br />
praticamente un espianto e ho capito che ormai da anni, oggi, trasferire gli organi<br />
da un corpo che muore ad uno che può continuare a vivere non è più un miracolo,<br />
qualcosa di inspiegabile, ma una grande opportunità che la scienza offre all’uomo.<br />
<strong>La</strong> persona che muore può dare attraverso questo gesto una speranza a un’altra<br />
<strong>fa</strong>miglia per aiutare le persone che soffrono.<br />
Sapere che una parte dei tuoi organi continua a vivere nel corpo di un’altra persona<br />
e che può darle un futuro, una speranza è un qualcosa che mi ha <strong>fa</strong>tto capire<br />
l’importanza di questo dono e di questo scambio che vale più di qualsiasi parola<br />
perché ridà la vita.<br />
Penso al caso di Marta Russo: attraverso la sua associazione che ha proposto questo<br />
concorso ho saputo che questa giovane studentessa romana, uccisa all’università a<br />
soli 22 anni, aveva già capito il valore di questo enorme gesto di solidarietà perché<br />
ancora in vita aveva scelto di donare i suoi organi.<br />
Vorrei che noi ragazzi fossimo aiutati, sostenuti ed educati a capire il grande valore<br />
della donazione degli organi, vorrei che la scuola, i professori, le nostre <strong>fa</strong>miglie ci<br />
indirizzassero verso questo percorso per essere da adulti, come fece Marta,<br />
donatori di amore, di speranza e di vita.<br />
Giangiacomo Doglio<br />
97
Aiutami<br />
Aiutami e te ne sarò grato,<br />
aiutami e saremo sempre insieme,<br />
aiutatami e correremo insieme su un prato,<br />
aiutami, allevia le mie pene!<br />
Non <strong>fa</strong>rmi abbracciar la morte,<br />
non <strong>fa</strong>rmi abbracciare i miei cari,<br />
strappati a noi da una triste sorte<br />
con una sofferenza senza pari.<br />
Ti prego fratello, sii generoso<br />
per un povero bambino malato<br />
<strong>fa</strong>’ che ci sia un domani gioioso.<br />
Aiutami a rinascere,<br />
voleremo insieme<br />
e avremo entrambi delle vite vere.<br />
Victoria Giannetti<br />
98
Vorrei essere un dono<br />
Se io fossi un dono vorrei essere amore<br />
senza ricevere nulla in cambio, ma solo dare<br />
affinché ognuno ne abbia ricolmo il cuore,<br />
perché donare vuol dire amare.<br />
Se io fossi un elemento vorrei essere acqua per dissetare,<br />
per non <strong>fa</strong>rla mancare ad alcuno<br />
e vorrei pure essere un buon cibo per s<strong>fa</strong>mare,<br />
affinché di <strong>fa</strong>me non muoia mai più nessuno.<br />
Se io fossi un dolore vorrei essere lieve,<br />
per togliere tutte le sofferenze del mondo<br />
con la speranza che ogni malattia sia innocua e breve.<br />
Sei io fossi..., ma io sono solo un ragazzino<br />
e tante cose non le posso <strong>fa</strong>re,<br />
ma di certo non smetterò mai d'amare.<br />
Francesco Graziani<br />
99
Non ho bisogno<br />
Non ho bisogno di sentirti per sapere che ci sei,<br />
non ho bisogno di vederti per sapere che ci sei,<br />
non ho bisogno di nulla, so che ci sei.<br />
Ogni tuo ricordo è come oro per me,<br />
ogni tuo sorriso mi spinge a continuare a vivere,<br />
ogni tua parola è come un tesoro inestimabile.<br />
Piango, ma di colpo smetto, sorrido e penso a te;<br />
piango, ma mi convinco che è tutto inutile e ancora penso a te;<br />
piango di nuovo, ma sta volta sono forte e sorrido al mondo,<br />
piango e piango e piango...<br />
Tutte quelle lacrime riempiono il mio viso di tristezza,<br />
ma pensare a te mi <strong>fa</strong> tornare felice.<br />
Tanto è il dolore quanto la gioia,<br />
tanto è il desiderio di rivederti quanto quello di non <strong>fa</strong>rlo,<br />
tanto è bello ricordarti quanto non provarci per paura di soffrire,<br />
tanto è bello amarti quanto..., non posso <strong>fa</strong>re paragoni,<br />
questo è semplicemente un pizzico d'amore.<br />
Alice Iacomacci<br />
100
Donare<br />
Donare è dividere con gli altri il più grande tesoro<br />
tra tanti, certo il più prezioso dono,<br />
né l’argento né l’oro<br />
ma l’amore, l’amicizia, il perdono.<br />
Donare è dare senza aspettarsi nulla in cambio dagli altri,<br />
regalare non solo cose materiali, ma anche un sorriso<br />
scoprire un po’ di tenerezza anche nei cuori più scaltri,<br />
aprire il proprio cuore anche a quelli di cui non conosci il viso.<br />
Donare è <strong>fa</strong>r del bene senza provare dolore alcuno,<br />
rendere più felici gli altri e alleggerire il proprio cuore,<br />
<strong>fa</strong>r pace con il mondo e regalare un sorriso ad ognuno.<br />
Donare è <strong>fa</strong>re un piccolo gesto per gli altri e uno immenso per sé,<br />
ritagliare sulla terra, con un sorriso, un angolo di paradiso,<br />
ecco che cosa donare è.<br />
Rossana Maletto<br />
101
Chi pensa che donare significhi…<br />
Chi pensa che donare significhi acquistare per compiacere un amico, un conoscente<br />
o un parente, dico che dovrebbe cercare di essere meno superficiale e di mettersi<br />
nei panni degli altri. È pur vero che la vita è bella anche se qualche volta essa può<br />
sembrarci ingiusta, soprattutto se sulla bilancia “quotidiana” mettiamo le cose<br />
positive e negative. Spesso il bilancio non è mai equo: le controversie, il dolore per<br />
la perdita di un amico o di un caro ci tolgono la voglia di guardarci dentro. Ma se per<br />
un attimo ci fermiamo e riflettiamo, se in tutto questo squarcio infinito troviamo la<br />
forza di donarci un pensiero di bene, di amore per noi stessi, allora il miracolo<br />
è compiuto: siamo esseri pronti a ridare felicità a chi è senza speranza, rassegnato<br />
agli eventi che la vita quotidiana gli ha riservato. Siamo altresì pronti a donare<br />
amore. Ma cosa significa veramente amare? Mi rendo conto che oggi tutti parlano<br />
d’amore e lo danno per scontato, ma solo pochi sanno realmente percepirlo e<br />
donarlo senza avere nulla in cambio. Con questo tema desidero indurre in<br />
riflessione tutte quelle persone che a mio parere credono di sapere “a modo loro”<br />
donare amore agli altri, senza condizioni. L’essenza dell’amore, la giusta regola<br />
rivolta al prossimo, non significa trovare la persona che ci ami e ci renda felici, ma<br />
riflettere sul modo con il quale poter aiutare, comprendere in poche parole, senza<br />
nulla pretendere, senza nessuna condizione, come scelta di vita, per il rispetto di<br />
tutte quelle vite che hanno bisogno di noi. Dedicarsi agli altri, aiutare il prossimo a<br />
trovare la propria strada e <strong>fa</strong>r sì che sia felice. Un altro aspetto dell’amore è la<br />
responsabilità. Si è responsabili dei nostri simili e delle loro esigenze, bisogna perciò<br />
rispettare la libertà individuale e se si pensa che amore voglia dire solo amare una<br />
persona, allora questo altro non è che un sentimento di puro egoismo. È qui che<br />
ognuno di noi deve guardarsi dentro per conoscere e comprendere la vita. Ognuno<br />
di noi può colorare il suo mondo in base alle proprie esperienze e così provare a<br />
concretizzare l’amore in altruismo. Ma l’altruismo esiste davvero? Bisognerebbe<br />
analizzare il rapporto che c’è tra noi e gli altri, io credo che tanto più si è in<br />
sintonia con le proprie necessità, tanto più si è presenti ed attenti alle altrui<br />
esigenze. Bisogna ascoltare ciò che ci arriva dal più profondo del cuore, sforzarci di<br />
capire le nostre e le altrui necessità. Solo riuscendo ad ascoltare questi<br />
sentimenti, l’attenzione verso il prossimo diventerà cosa naturale, come naturale è<br />
l’ottimismo che quotidianamente metteremmo nella nostra vita.<br />
In conclusione credo che bisogna essere sé stessi in prima battuta e donare agli altri<br />
ciò che qualcuno più generoso di noi ha già donato inequivocabilmente a noi, alla<br />
nostra stessa vita, rendendoci persone serene e reali.<br />
Federica Miani<br />
102
Donare è una cosa semplice…<br />
Questo non è un concetto <strong>fa</strong>cile da spiegare, ma io ci proverò.<br />
In tutto il mondo, ovunque si giri il mappamondo, c' è sempre qualcuno infelice, che<br />
avrebbe bisogno di un aiuto. Ma fortunatamente c'è spesso qualcuno che gli stringe<br />
la mano, che gli sta accanto, che lo aiuta a non avere paura dell' indomani.<br />
Donare è una cosa semplice, ma è anche una delle emozioni più splendide e<br />
entusiasmanti che esistano. Quando si regala qualcosa a qualcuno meno fortunato è<br />
come regalargli un pezzo del tuo cuore, passargli un po' della tua felicità, <strong>fa</strong>cendo<br />
del bene a chi se lo merita.<br />
<strong>La</strong> felicità e l'amore veri sono sentimenti che non tutti provano veramente, bisogna<br />
viverle queste emozioni per capire ciò che sto descrivendo.<br />
Vedere il sorriso sul volto di un bambino, i suoi occhi luccicare, le sue braccia pronte<br />
a stringerti in un abbraccio per la felicità, anche semplicemente perché gli è stato<br />
donato un giocattolo, vedere come un banale pezzo di plastica colorato possa<br />
portare il bambino in un mondo parallelo dove quel pezzo di plastica si muove e<br />
parla come un uomo; questo, tutto questo, è come se centomila mani ti<br />
prendessero e ti lanciassero in cielo accanto a quegli angeli che suonano per te<br />
un'angelica melodia, sapere che la gioia di quel bimbo è tutta per causa sua è una<br />
sensazione indescrivibile, ma davvero bellissima.<br />
Ogni bambino si chiede perchè Babbo Natale <strong>fa</strong> il giro del mondo solo per dare cose,<br />
senza mia riceverle, ma in realtà il regalo più bello è il suo, ovvero vedere la gioia,<br />
l'allegria che è riuscito a portare nell'animo di ogni singolo bambino.<br />
Perché sono le piccole cose che un giorno o l' altro diventeranno grandi, una stretta<br />
di mano domani sarà un bacio in fronte. Donare un sorriso rende felice il cuore,<br />
arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona.<br />
Non serve donare migliaia di soldi per rendere felice qualcuno, basta un bacio, una<br />
parola dolce e un abbraccio per <strong>fa</strong>rlo sentire protetto e sempre al sicuro.<br />
Michela Oneto<br />
103
Quando si ama…<br />
“Quando si ama non vi è nulla di meglio che dare sempre,<br />
tutto, la propria vita, il proprio pensiero, il proprio corpo, tutto<br />
quello che si possiede, sentire quel che si dà; mettere in gioco<br />
tutto e poter dare sempre di più”<br />
G. de Maupassant<br />
<strong>La</strong> storia che sto per raccontare è inventata, ma non posso dire che non sia mai<br />
successa.<br />
Forse in luoghi diversi, in circostanze diverse, con motivazioni differenti, ma non mi<br />
stupirei che nella mente di qualcuno, leggendola, riaffiorasse il ricordo di un<br />
episodio simile.<br />
Questa storia parla di un uomo. Era un uomo semplice, povero, di quelli che per<br />
strada la gente tende ad evitare, ma ben presto sarebbe diventato un eroe.<br />
Non aveva una casa, o, per meglio dire, il suo concetto di casa era molto diverso da<br />
quello che abbiamo noi.<br />
Considerava casa sua ogni panchina, ogni parco della grande metropoli in cui viveva.<br />
Non possedeva niente, solo qualche soldo guadagnato spazzando via le foglie e<br />
viveva la vita affrontando i problemi minuto per minuto, senza pensare al futuro.<br />
Non aveva nessun ideale, nessun sogno, nessuna motivazione che gli desse la forza<br />
di mettere un passo dopo l’altro, viveva e basta.<br />
I giorni si susseguivano senza nessuna differenza. Viveva isolato dal mondo, non<br />
odiava la sua vita perché l’aveva scelta, né cercava di migliorarla, perché questo<br />
significava avere un rapporto, per quanto minimo, con la gente.<br />
Per comprendere a fondo la sua vita bisogna partire dalla sua concezione<br />
dell’amore. Amare per lui significava essere pronto a donare la sua vita per gli altri<br />
e, non ritenendosi in grado di compiere un gesto così estremo, rifiutava qualunque<br />
rapporto con gli altri.<br />
Quella sera sembrava uguale a tutte le altre. Camminava su una strada buia, o male<br />
illuminata, alla ricerca di una panchina dove passare la notte.<br />
Non era triste, oramai era privo di qualsiasi emozione, ma si sentiva vuoto, inutile.<br />
Era immerso nei sui pensieri, quando un urlo disperato lacerò l’aria.<br />
Cercò di capire da dove veniva. Poco più avanti un gruppo di ragazzi era in piedi<br />
davanti ad un’auto nera.<br />
Vicino a loro c’era una ragazzina. Non era alta, doveva avere tredici o quattordici<br />
anni e si dimenava disperata tra le braccia di uno di loro.<br />
Aveva paura, le si leggeva il terrore sul volto rigato di lacrime.<br />
Anche l’uomo aveva paura e per un attimo la parte razionale del suo cervello gli<br />
disse di scappare, ma poi guardò negli occhi la ragazza. Si guardarono per pochi<br />
secondi, uno sguardo intenso, pieno di disperazione e di supplica.<br />
104
Poi tutto accadde in un lampo. L’uomo si lanciò sul ragazzo che bloccava la<br />
ragazzina, il quale, colto di sorpresa, lasciò la presa permettendo alla ragazza di<br />
fuggire.<br />
Vide allora, come al rallentatore, il ragazzo che estraeva una pistola, gliela puntava<br />
contro e sentì un dolore acutissimo, tanto che stentò a credere che potesse essere<br />
così forte, poi non sentì più nulla.<br />
Si risvegliò in ospedale.<br />
<strong>La</strong> prima cosa che vide fu la ragazza. <strong>La</strong> guardò negli occhi, quelli occhi tormentati,<br />
le prese le mani nelle sue, grosse e pelose, senza smettere di guardarla, con uno<br />
sguardo carico di affetto, di amore. Sì, era stato in grado di sacrificare la sua vita per<br />
lei, era stato in grado di amare.<br />
Qualche minuto dopo chiuse gli occhi per sempre.<br />
Bianca Patarnello<br />
105
“Ama il prossimo tuo come te stesso”.<br />
Per comprenderlo pienamente occorre chiedersi cosa significa la parola amore.<br />
L'amore è un sentimento intenso e profondo di affetto, simpatia ed adesione,<br />
rivolto verso una persona, un animale, un oggetto o verso un concetto, un ideale.<br />
Nel momento in cui l’amore non è rivolto esclusivamente verso sé stessi ma verso<br />
gli altri, esso si coniuga con l’altruismo che va inteso proprio come manifestazione<br />
dell’amore verso gli altri anche attraverso la comprensione dei bisogni altrui.<br />
L’atto di donare è, dunque, una manifestazione di amore e altruismo. Un dono può<br />
essere materiale o morale.<br />
Si può donare agli altri beni materiali di cui hanno bisogno: ad esempio, proprio in<br />
prossimità del Natale, nella mia parrocchia è stata organizzata una raccolta di viveri<br />
per le <strong>fa</strong>miglie più bisognose del quartiere. Anche io e le mie sorelle partecipiamo a<br />
queste raccolte donando i giochi che non usiamo più tanto, ma che sono ancora<br />
belli, o dei vestiti.<br />
Il dono morale più grande è quello di darsi al prossimo, manifestando affetto,<br />
solidarietà o semplicemente con una parola di conforto a chi è in un momento<br />
difficile della sua vita…<br />
<strong>La</strong> bellezza del donare è la sua gratuità dal momento che, se lo si <strong>fa</strong> con sincerità,<br />
non ci si aspetta nulla in cambio.<br />
Penso, però, che la gratuità del gesto è solo apparente perché in realtà chi dona si<br />
arricchisce interiormente. Il sorriso di una persona in difficoltà, un “… grazie amico”,<br />
un abbraccio, sono le grandi ricompense per la nostra anima che contribuiscono a<br />
<strong>fa</strong>re di noi delle persone vere.<br />
Anche il volontariato è un grande esempio di cosa significa donare.<br />
È un’attività gratuita svolta da alcuni cittadini a <strong>fa</strong>vore della collettività, dei malati e<br />
dei bisognosi. Una forma di volontariato molto importante è quella che si svolge a<br />
Lourdes. Lì ogni anno vengono accompagnati migliaia di persone con handicap<br />
proprio dai volontari dell’UNITALSI. Mia nonna, Sara, è una di loro e lo ha <strong>fa</strong>tto per<br />
trent’anni.<br />
Forse la forma estrema della donazione avviene proprio con la donazione degli<br />
organi attraverso la quale si arriva a donare la vita a chi è affetto da gravi malattie<br />
che, senza il trapianto, porterebbero inevitabilmente alla morte..<br />
Una grande associazione dei donatori di organi è l’A.I.D.O., Associazione italiana per<br />
i donatori di organi, che permette ad ognuno di donare organi per salvare una vita<br />
in pericolo.<br />
Perché donare?<br />
Perché prelevando organi e tessuti da una persona deceduta è possibile salvare la<br />
vita a qualcun altro o rendere migliore l'esistenza di malati afflitti da patologie<br />
incurabili.<br />
Ognuno di noi si potrebbe chiedere per quale motivo dovrebbe essere un donatore<br />
di organi ma c’è una semplice risposta: perché, è possibile che un giorno potremmo<br />
106
avere bisogno di un trapianto e quindi saremmo grati alla persona o alla <strong>fa</strong>miglia<br />
che ha donato l’organo per salvare la nostra vita.<br />
Noi tutti viviamo in una grande comunità ed è bello pensare di poter <strong>fa</strong>re<br />
affidamento sugli altri nel momento della difficoltà. Sicuramente ognuno di noi, con<br />
l’esempio concreto del proprio comportamento disinteressato, può contribuire a<br />
creare una società in cui la fiducia e l’amore verso il prossimo siano la regola e non<br />
l’eccezione.<br />
Se ognuno di noi ama e dona diventa bello e lo ha detto propria la Madonna a uno<br />
dei veggenti di Medjugorje che Le chiese:” Mamma Celeste ma perché sei così<br />
bella?” e la Madonna rispose: “Perché amo.”<br />
Chiara Vaccaro<br />
107
Sally<br />
Sally è una giovane ragazza, che frequenta l’ultimo anno di liceo. Abita con i genitori<br />
ed il fratello più piccolo in una palazzina al centro di Birmingham, una città<br />
dell’Inghilterra. A guardarla uno direbbe: “è una bella ragazza, alta, slanciata, con<br />
grandi occhi color del bosco, e sembrerebbe pure simpatica”. Ma Sally si portava<br />
avanti sin dalla nascita un tumore al cuore, che era peggiorato man mano che<br />
cresceva ed i chirurghi l’avevano messa in lista d’attesa per un intervento al cuore.<br />
Sally questo lo sapeva, ma nonostante tutto era sempre allegra. Era da 3 anni o più<br />
felicemente innamorata di un ragazzo, Brian, un ragazzo colto, con splendidi capelli<br />
biondo-castani e gli occhi azzurri come il cielo. Brian amava Sally e lei amava lui. Era<br />
sorprendente come stavano bene insieme: andavano al cinema ogni sabato e si<br />
divertivano molto. Bryan non sapeva della sua malattia. Sally glielo aveva provato a<br />
dire tante volte, ma non ci era riuscita. Ormai glielo doveva dire. Gli doveva dire che<br />
si sarebbe dovuta operare prima o poi. Così un giorno prese coraggio: ” Bryan”,<br />
disse con la voce tutta tremante, “c’è una cosa che ti volevo dire da tanto tempo. I<br />
medici mi hanno diagnosticato da quando ero piccola una malattia al cuore e quindi<br />
mi dovrò operare il più presto possibile, altrimenti… beh, se non trovano un cuore<br />
compatibile con il mio… per il resto dei miei giorni dovrò vivere attaccata ad una<br />
macchina elettrica… Sai, te lo volevo dire per non <strong>fa</strong>rti preoccupare…”. Bryan a<br />
quelle parole rimase basito. Poi se ne andò, inventandosi che doveva <strong>fa</strong>re i compiti<br />
e corse via. Il giorno dopo si videro al parco. Lui era sempre molto strano, ma<br />
abbozzò qualche sorriso. Il giorno dopo non si fece più vedere. E neanche l’altro<br />
ancora. Sally era sempre preoccupatissima.<br />
Ma il giorno dopo arrivò una telefonata a casa di Sally. Era l’ospedale che diceva che<br />
era arrivato un cuore compatibile con il suo. Subito chiamò la madre ed il padre ed<br />
andarono all’ospedale.<br />
Sally riaprì gli occhi: era in una stanza bianca, in un letto bianco. Aveva i ricordi<br />
confusi, anche se, secondo dopo secondo, ricordava sempre più: l’arrivo<br />
all’ospedale e poi l’operazione. Avrebbe tanto voluto vedere i suoi genitori, ma<br />
come si sa la prima settimana non può entrare nessuno, la terza solo parenti vestiti<br />
con appositi camici e non si possono avvicinare più di 2 metri dal letto. E poi, a 2<br />
mesi dall’intervento, i parenti potevano liberamente entrare. Sally aspettava di<br />
poter riabbracciare i genitori, il fratello e Bryan. Finalmente il suo desiderio si<br />
avverò: in<strong>fa</strong>tti una mattina si alzò ed accanto a lei c’erano i suoi genitori. <strong>La</strong> madre<br />
che era una bella donna, di solito sempre truccata e pettinata, ora aveva le unghie<br />
smangiucchiate ed i capelli arruf<strong>fa</strong>ti. Il padre aveva invece le occhiaie. Appena si girò<br />
verso di loro il loro volto si illuminò “Sally” mormorarono e la abbracciarono. Nei<br />
giorni seguenti l’andarono a trovare il fratello, la nonna, gli zii, i cugini e gli amici.<br />
Sally era contenta di queste visite, ma non vedeva Bryan, che gli era sembrato così<br />
preoccupato al riguardo. Gli voleva dire che era andato tutto bene. I giorni<br />
passavano veloci, ma lei non lo vedeva, anche se con il suo nuovo cuore lo sentiva<br />
più vicino. Ogni volta che l’infermiera le diceva che c’era una visita le si illuminava il<br />
volto perché pensava che fosse Bryan. Ma invece non era lui. Passarono le<br />
settimane e Sally tornò a casa. Era triste, pensava che Bryan l’aveva tradita.<br />
108
Felicissima di essere tornata a casa, entrò in camera e vide una busta sul letto. Si<br />
avvicinò. Era di Bryan. <strong>La</strong> aprì…. Era scritta con un bell’inchiostro blu, diceva:<br />
“Sally, io ti volevo tanto bene e te ne vorrò per sempre. Spero che tu mi perdonerai<br />
per non avertelo detto prima, ti ho donato il mio cuore perché sei la mia vita.”<br />
Cecilia Perinelli<br />
109
Cosa <strong>fa</strong>re…<br />
Cosa <strong>fa</strong>re per essere felici?<br />
Possiamo immaginare di volare<br />
in un cielo azzurro, ma abbandonati<br />
come astronauti male equipaggiati.<br />
O nuotare come pesci d’oceano<br />
in un mare blu profondo<br />
senza respiro e sguardo<br />
e mai emergere dal fondo.<br />
Possiamo si immaginare, ma invano,<br />
se mai ad altrui doniamo<br />
e amiamo dal profondo del cuore.<br />
Donare sé stessi fino lassu’<br />
come una gara a chi dà di più<br />
amore e solidarietà per la vera felicità.<br />
Pietro Taragoni<br />
110
Abbiamo il dono…<br />
Abbiamo il dono della vita<br />
e la possibilità di <strong>fa</strong>re del bene.<br />
Donare è amore per gli altri.<br />
Donare è una spinta che vien dal cuore.<br />
Donare gratifica noi e chi riceve.<br />
Donare non è dare ciò che resta,<br />
ma dividere ciò che si ha.<br />
Donare è sconfiggere il male.<br />
Donare è aiutare il prossimo.<br />
Donare dà senso alla giornata.<br />
Donare allarga il cuore<br />
e infonde tenerezza.<br />
Donare è importante,<br />
Dante dice:<br />
“Chi sa donare, nell’Inferno non dovrà passare”.<br />
Donare illumina la vita.<br />
Giada Smorto<br />
111
Sonetto per Marta Russo<br />
<strong>La</strong> mattina del 9 maggio<br />
tu sei nata,<br />
studentessa di giurisprudenza,<br />
nell’università la Sapienza.<br />
Vittima accidentalmente dell’omicidio,<br />
a Roma giorni di disagio, dispiacere e dolore<br />
e finiti<br />
tutti i giorni della tua vita.<br />
Non posso immaginare<br />
il dolore ancora dei tuoi genitori,<br />
ormai senza speranza.<br />
Nella tua breve vita,<br />
ormai finita, i momenti più importanti,<br />
la tua vita, la nascita, lo sviluppo e la morte.<br />
Anna Testi<br />
112
Qualcosa di proprio…<br />
Donare significa dare qualcosa di proprio a un'altra persona. È quindi un gesto che<br />
può essere compiuto solo se si ha un senso di altruismo e carità. Non è <strong>fa</strong>cile<br />
rinunciare a qualcosa a cui teniamo per <strong>fa</strong>rne un dono, ma se prevale il senso di<br />
altruismo tutto è più <strong>fa</strong>cile. Ogni tanto arrivano delle lettere che chiedono di inviare<br />
ai bambini bisognosi dei paesi poveri dei soldi. Una volta convinsi mia madre a<br />
spedire un contributo ai bambini dell’Africa colpiti da una grave malattia agli occhi.<br />
Dovetti scegliere se comperare una nuova maglia o <strong>fa</strong>re la donazione. Decisi di<br />
rinunciare alla maglia nuova anche perché ne avevo già tante. Sicuramente è più<br />
<strong>fa</strong>cile <strong>fa</strong>re regali quando si ha già il necessario. È molto più difficile essere generosi<br />
quando si hanno a disposizione pochi soldi e bisogna rinunciare qualcosa che<br />
soddis<strong>fa</strong> i nostri bisogni per donare agli altri. Quando si <strong>fa</strong> un regalo è felice chi lo<br />
riceve ed è anche gratificato chi lo dona, soprattutto se vede che il regalo è gradito<br />
perché il suo gesto di amore ed il suo eventuale sacrificio è stato apprezzato.<br />
Qualche tempo <strong>fa</strong>, per esempio, cercavo un regalo per mio fratello, mio padre mi<br />
accompagnò in giro per Roma. Cercavo qualcosa che fosse sia utile che bello. Ho<br />
cercato per molte ore e finalmente ho trovato quello giusto. Mio fratello fu<br />
contentissimo del regalo, tutti i miei sforzi furono ripagati dalla sua gioia e dalla sua<br />
sorpresa. Ci sono anche persone che pur avendo le possibilit, non <strong>fa</strong>nno mai regali<br />
ed altre che li <strong>fa</strong>nno solo per rispettare la tradizione, ma <strong>fa</strong>rebbero volentieri a<br />
meno di regalare qualcosa. Queste persone sono sicuramente delle persone aride di<br />
sentimento che amano solo sé stessi e non sanno provare gioia nel donare e nella<br />
felicità degli altri.<br />
A me personalmente piace molto <strong>fa</strong>re regali, ma sono molto contento anche quando<br />
li ricevo, soprattutto se sono inaspettati.<br />
Emanuele Tata<br />
113
Se io fossi…<br />
114
S’I’ FOSSI UCCELLO VOLEREI NEL CIELO<br />
S’i’ fossi uccello volerei nel cielo.<br />
S’i’ fossi stella lo illuminerei.<br />
S’i’ fossi nuvola fuggirei.<br />
S’i’ fossi tuono non urlerei.<br />
S’i’ fossi <strong>fa</strong>ta andrei in giro a regalare gioia<br />
e terrei da tutti lontana la noia.<br />
Volerei in cielo e sulla terra butterei<br />
dolci e giochi per tutti gli amici miei.<br />
Ma sto sognando,<br />
è questa la verità,<br />
molto diversa e la realtà.<br />
A volte soffro in questo mondo,<br />
ma se sogni e speri<br />
lo rendi più giocondo<br />
Margherita Criscuolo<br />
115
Se fossi il sole…<br />
Se fossi il sole mi illuminerei.<br />
Se fossi acqua allora sai che <strong>fa</strong>rei?<br />
Comincerei a giocar col mondo<br />
e mille cascate formerei.<br />
Se fossi Dio sulla luce regnerei.<br />
Se fossi il Male allora scapperei.<br />
Se fossi il Re me la godrei,<br />
perché ogni persona dalla mia parte avrei.<br />
Se fossi architetto costruirei qualcosa di grande.<br />
Se fossi il più ricco la finanzierei.<br />
Se fossi immortale mai cesserei di dedicarmi a lei.<br />
Se fossi Pierluigi, come io sono e sarò,<br />
una bella <strong>fa</strong>miglia metterei su,<br />
e nulla le <strong>fa</strong>rei mancare più.<br />
Pierluigi Damosso<br />
116
Se fossi<br />
Se fossi pura come sono<br />
mi sacrificherei per i deboli.<br />
Se fossi Impura sai che <strong>fa</strong>rei,<br />
all'inferno me ne andrei.<br />
Se fossi cibo s<strong>fa</strong>merei il mondo.<br />
Se fossi acqua lo disseterei.<br />
Se fossi pace distruggerei<br />
la feroce guerra.<br />
Se fossi musica rallegrerei il mondo.<br />
Se fossi tempo mi fermerei.<br />
Se fossi luna illuminerei la notte.<br />
Se fossi un eroe salverei il mondo.<br />
Se fossi medico lo curerei.<br />
Se fossi amore lo bacerei.<br />
Victoria Giannetti<br />
117
S'i' fosse stelle illuminerei il mondo<br />
S'i' fosse stelle illuminerei il mondo.<br />
S'i' fosse un dolore vorrei essere lieve.<br />
S'i' fosse un ruscello scenderei giocondo.<br />
S'i' fosse di colore bianco vorrei essere la neve.<br />
S'i' fosse il vento soffierei per accarezzare.<br />
S'i' fosse il tempo vorrei andare piano.<br />
S'i' fosse l'acqua scorrerei per dissetare.<br />
S'i' fosse un viaggio vorrei andar lontano.<br />
S'i' fosse un tuono vorrei non <strong>fa</strong>r rumore<br />
per non spaventare i bambini del mondo.<br />
S'i' fosse un organo vorrei essere un cuore.<br />
S'i' fosse un gioco vorrei essere un girotondo<br />
così che tutti si tengono per mano con amore,<br />
in questo grande cerchio che è il mondo.<br />
Francesco Graziani<br />
118
Sonetto<br />
S'i’ fosse amicizia io sorriderei<br />
e a nessuno dei miei amici mentir potrei<br />
S'i’ fosse amor, il mio cor mi guiderebbe;<br />
s'i’ invece fosse odio, che cosa orrbile sarebbe!<br />
S'i’ fosse forzuto, allor tutti i bulli vesserei<br />
ed ogni debole di certo aiuterei.<br />
S'i’ fosse adulta sapete chi sarei?<br />
Una donna colta e giusta senz'altro diverrei!<br />
S'i’ fosse in<strong>fa</strong>nzia giocherei nella casetta tanto amata;<br />
s'i’ fosse una <strong>fa</strong>nciulla come ormai son diventata<br />
penserei al gioco e della scuola me ne sarei dimenticata;<br />
S'i’ fosse un sogno andrei dal nonno;<br />
s'i’ fosse un incubo sognerei il buio pesto<br />
e s'i’ invece fosse un gioco lancerei la palla in un cesto.<br />
Alice Iacomacci<br />
119
Se io fossi la libertà<br />
Se io fossi la libertà mi diffonderei,<br />
se io fossi il razzismo, invece, sparirei.<br />
Se io fossi la generosità scioglierei l’animo dei duri di cuore;<br />
se io fossi l’ egoismo, invece, imiterei chi muore.<br />
Se io fossi l’ amore entrerei nei cuori della gente.<br />
Se io fossi l’ odio, come le parole per un sordo, che nulla sente,<br />
non mi <strong>fa</strong>rei più vedere né sentire.<br />
Se io fossi la gentilezza sarei indispensabile come è per gli uomini dormire.<br />
Se io fossi la dolcezza condannerei l’asprezza.<br />
Se io fossi la forza aiuterei la debolezza.<br />
Se fossi uguaglianza sparirei, perché la diversità è la nostra bellezza.<br />
Se io fossi la vita, sarei come un corridore a fine gara, darei il massimo.<br />
Se fossi la morte sarei la degna conclusione di uno spettacolo <strong>fa</strong>ntastico,<br />
come un sipario che si chiude per <strong>fa</strong>r entrare il prossimo.<br />
Rossana Maletto<br />
120
Se fossi un colore<br />
Se fossi un colore<br />
sarei il verde,<br />
per colorare il mondo<br />
come la speranza.<br />
Se fossi un fiore<br />
sarei il gelsomino,<br />
per profumare il mondo<br />
come una sera d'estate.<br />
Se fossi una nota<br />
sarei tutta la scala,<br />
per riempire il mondo di una musica felice.<br />
Sono solo Ilaria, ma mi piacerebbe<br />
un giorno, da grande,<br />
portare speranza, musica e profumo nel mondo<br />
Ilaria Manzocchi<br />
121
‘E se il mondo cambiasse?’<br />
E se il mondo potesse parlare?<br />
Direbbe che poi non sta tanto male.<br />
Basterebbe solo un po’ più pensare ,<br />
a chi ha <strong>fa</strong>me e non può mangiare.<br />
E se un bambino potesse sempre giocare?<br />
Giocherebbe con la luna ed il sole,<br />
con l’acqua del mare,<br />
perché a volte basta poco per sentirsi speciale.<br />
E se fossi un mago?<br />
Cambierei i cuori<br />
di chi vuol <strong>fa</strong>r la guerra e commettere errori.<br />
E se volessimo eliminare il male?<br />
Allora dovremmo <strong>fa</strong>re qualcosa di speciale,<br />
affinché ogni giorno sia sempre un po’ Natale.<br />
Agnese Rocchegiani<br />
122
Si fossi ricco…<br />
Si fossi ricco donerei ai poveri.<br />
Si fossi egoista cercherei di condividere le cose.<br />
Si fossi generoso donerei tutto per le persone bisognose.<br />
Si fossi la persona più generosa al mondo a tutti donerei una cosa.<br />
Si fossi pieno di grazia<br />
ri<strong>fa</strong>rei il mondo dal principio e tutti d’animo uguale <strong>fa</strong>rei.<br />
Si fossi pieno d’amore<br />
a tutti donerei un animo gentile.<br />
Si fossi innamorato<br />
darei tutto ciò che possiedo<br />
alla donna che amo.<br />
Si fossi un soldato<br />
combatterei per la gioia<br />
e per un futuro migliore per tutti<br />
Antonio Schettino<br />
123
Se fossi padre<br />
Se fossi padre parlerei d’amore,<br />
darei oro nelle mie mani,<br />
metterei entusiasmo nei miei occhi<br />
e abbraccerei i miei figli a tutte le ore.<br />
Se fossi padre canterei di gioia,<br />
fermerei il tempo per goderlo<br />
senza guardare ciò che capita intorno<br />
e la mia vita non conoscerebbe noia.<br />
Se fossi padre nessun peso sentirei,<br />
accarezzerei il mondo con le mie mani<br />
e nella vita ogni persona aiuterei.<br />
Se fossi padre bacerei le stelle,<br />
le illuminerei tutte per <strong>fa</strong>rle brillare<br />
e percorrerei l’universo fino a toccarle<br />
Pietro Taragoni<br />
124
Ci sono giorni in cui<br />
non mi sento capito<br />
e non capisco gli altri<br />
125
Fronteggiare un avvenimento senza problemi<br />
Ogni mattina mi alzo stanca, sorridente, triste, arrabbiata, spaventata, tutto<br />
dipende da come ho dormito; da cosa ho sognato, da quello che è successo la<br />
giornata prima e da quello che mi aspetta, il se mi sveglio dalla parte sbagliata del<br />
letto, se il giorno prima ho avuto una nota, se mia madre è arrabbiata con me o<br />
tante altre cose negative. In queste giornate mi sento esclusa dal mondo, da tutti,<br />
sembra che io sia il mondo e che non ci sia nessun altro. L’elemento principale è<br />
l’angoscia e la preoccupazione alle quali non riesco a <strong>fa</strong>r fronte, per grandi motivi<br />
tra cui il <strong>fa</strong>tto di non essere compresa dagli altri e che quindi gli altri non possano<br />
aiutarmi, non riuscire a <strong>fa</strong>rmi comprendere nemmeno più. Questo rende<br />
impossibile l’andamento delle giornate, diventano devastanti. C’è una parte positiva<br />
in tutto ciò: quando sono solo io, quindi con nessun’altro vicino, mi chiudo in me<br />
stessa e rifletto su mille argomenti, discussioni, alle quali non avevo mai <strong>fa</strong>tto caso.<br />
Questa cosa, la prima volta che mi è successo, mi è sembrata molto strana, ma<br />
ormai ci ho <strong>fa</strong>ttio l’abitudine. È successo quando, in terza elementare, sono stata<br />
sgridata, per la prima volta, dalla mia maestra di inglese perché non ero attenta,<br />
qualche secondo dopo mi sentivo chiusa in una bolla, gli altri mi passavano accanto<br />
e io sembravo non esistere per loro. Parlavo, ma non capivano, e mi in<strong>fa</strong>stidiva<br />
molto, loro cercavano di comunicare, ma mi sembrava non capissi niente. <strong>La</strong> sera ne<br />
parlai con mia madre che mi spiegò che può capitare a tutti e che poi passa, perché<br />
qualunque sia il tuo problema basta che ci credi e puoi risolverlo. Il giorno dopo,<br />
impaurita, sono tornata a scuola e ho salutato una mia compagna, convinta che lei<br />
mi rispondesse:”cosa hai detto?”, ma non fu così, lei mi rispose come tutti i giorni e<br />
lì ho capito che non devo <strong>fa</strong>rmi intimorire da niente e da nessuno.<br />
Alice Parrella<br />
126
Incomprensioni e litigi<br />
Ci sono tante cose che apprezzo della mia vita, ma se c’è ne è una a cui non<br />
rinuncerei mai, è questa: mangiare la pizza. Può sembrare una cosa molto in<strong>fa</strong>ntile<br />
o molto stupida, ma per me non lo è af<strong>fa</strong>tto. Come per molti altri ragazzi anche io<br />
vivo dei momenti in cui non capisco gli altri e tanto meno mi sento capita, e questo<br />
accade molto spesso con i miei genitori. Di certo non chiedo di mangiare chili di<br />
pizza perché sinceramente non sono af<strong>fa</strong>tto una ragazza obesa, ma d’altro canto,<br />
nemmeno li accetterei! Semplicemente vorrei non essere assillata dalla mia <strong>fa</strong>miglia<br />
in continuazione per una cosa insulsa come questa che poi non è altro che un<br />
gradito sfizio per me. Ammetto di non essere una persona con il fisico perfetto, al<br />
contrario di tante altre mie coetanee, ma non me ne <strong>fa</strong>ccio una colpa perché<br />
dopotutto se non ci godiamo le cose adesso quando lo potremo <strong>fa</strong>re di nuovo?<br />
Come dicevo prima, ci sono certi giorni che vorrei poter sparire da questo mondo.<br />
Ogni volta è sempre la stessa storia e questo <strong>fa</strong>tto di scontrarmi con i miei genitori<br />
per una cosa così insulsa non mi piace af<strong>fa</strong>tto. Se vengono a scoprire che ho<br />
mangiato anche solo un misero pezzo di pizza succede il finimondo! Mia madre<br />
inizia a sbraitarmi contro dicendomi che lei si è stu<strong>fa</strong>ta di dirmi sempre cosa devo<br />
mangiare e che se non sono capace di rispettare le sue regole, allora non la devo più<br />
assillare, ma <strong>fa</strong>re come mi pare, col rischio di diventare obesa come i ragazzini che<br />
<strong>fa</strong>nno vedere in televisione. Mio padre dice le stesse cose e aggiunge che non mi<br />
capisce. Dice che prima mi lamento tanto perché non ho il fisico delle altre ragazze<br />
e poi mi sfondo di pizza. Le mie sorelle poi, in questa storia non sono certo lì a<br />
difendermi, anzi… Sono sempre pronte ad appoggiare i miei genitori! Le stesse cose<br />
mi vengono dette dagli altri miei <strong>fa</strong>miliari, ma in modo più “delicato”. <strong>La</strong> cosa<br />
peggiore è quando mia madre mi porta dal medico ogni santo mese per vedere se<br />
sono ingrassata. Oltretutto molte volte mi capita di essere presa in giro da altre<br />
persone perché sono un pochino in carne, al contrario di loro, e questo non mi<br />
piace af<strong>fa</strong>tto. Quando i miei genitori mi dicono queste cose mi viene sempre da<br />
piangere perché immagino di diventare come quei bambini che hanno problemi di<br />
peso e perché mi rendo conto che non diventerò mai bella come le altre ragazze che<br />
tutti ammirano. In questo campo, il parere dei miei amici lo lascio stare perché non<br />
saprei nemmeno cosa mi risponderebbero e preferisco non saperlo… Davvero non<br />
capisco quando <strong>fa</strong>nno così. Mi sento davvero una poveraccia che non ha speranza di<br />
diventare bella quanto le altre ragazze e questo mi <strong>fa</strong> soffrire molto. Oltretutto non<br />
so nemmeno come reagire perché, dato che sono i miei genitori, non mi<br />
permetterei mai di mancare di rispetto, ma questo loro comportamento non lo<br />
sopporto. Non comprendo perché mi trattino in questo modo e davvero non c’è la<br />
<strong>fa</strong>ccio più a sentirmi così pressata per una stupidaggine come questa. Sinceramente<br />
mi viene da pensare che devo rassegnarmi perché non riuscirò mai a raggiungere il<br />
127
mio obiettivo e cioè avere un fisico bello come quello delle mie compagne, tanto<br />
cosa altro potrei <strong>fa</strong>re? Certo, se si trattasse solo di un misero pezzo di pizza non<br />
starei qui a lamentarmi, ma non si tratta solo di quello. È un continuo discutere su<br />
tutto. E una volta sul cibo, una volta sui compiti, una volta per come mi sono<br />
comportata. Basta! Non posso più sopportare tutta questa oppressione da parte<br />
loro su ogni cosa! Anche io sono un essere umano e ho il diritto di avere i miei<br />
difetti, ma essere sempre criticata e sentirsi una nullità non mi <strong>fa</strong> sentire bene<br />
perché non è per niente bello non essere capita da nessuno, provare questa<br />
tristezza e non avere chi ti dia comprensione perché anche lui ha problemi come i<br />
miei. Questa è forse l’unica cosa in cui posso dire di non essere per nulla contenta,<br />
ma il problema resta e non so come affrontare i miei genitori e dire cosa penso<br />
davvero. Una volta per tutte vorrei riuscire a dire che sarei tanto curiosa di vedere<br />
se hanno davvero il coraggio, come dicono loro, di non assillarmi più e lasciarmi<br />
diventare “obesa” perché in realtà si rimangiano sempre la parola e, da capo a<br />
piedi, mi stanno di nuovo con il fiato sul collo. Inoltre vorrei tanto spiegare che<br />
ormai ho tredici anni e so badare a me stessa e, per quanto mai potessi esagerare<br />
nel mangiare, non arriverei mai al punto di diventare obesa. Proprio come ho detto<br />
prima, conosco i miei limiti, cosa che invece non loro sanno perché non sono me.<br />
Infine direi loro di mettermi alla prova una volta per tutte per dimostrare che hanno<br />
una figlia matura e che ormai non ha più bisogno di questi rimproveri perché è<br />
abbastanza grande da capire da sola. Mi piacerebbe tanto <strong>fa</strong>rlo, ma non penso<br />
proprio di poterci riuscire.<br />
Alice Iacomacci<br />
128
Pensandoci bene…<br />
Pensandoci bene è molto difficile non avere incomprensioni con gli altri, ogni<br />
giorno ci vuole impegno per evitare complicazioni. Ho notato che il mio<br />
umore non è sempre allegro e sereno. Capisco questo cambiamento quando<br />
c’è un motivo, molte volte resto sorpreso dal mio modo di essere che non<br />
sempre proviene però da motivi esterni. Con il passare del tempo ho<br />
imparato a non dare molto peso a questi stati d’animo passeggeri. <strong>La</strong> cosa<br />
che più mi dispiace, quando sono triste, e se qualcuno insiste sul mio stato<br />
d’animo senza capire che la cosa migliore sarebbe non parlare e non <strong>fa</strong>rci<br />
caso. Questa situazione mi mette a disagio perché non so che cosa dire e<br />
preferirei che gli altri <strong>fa</strong>cessero finta di niente. Ci sono state situazioni in cui<br />
mi sono sentito incolpato ingiustamente senza riuscire a comprendere come<br />
<strong>fa</strong> un compagno a essere così vigliacco sapendo che un altro è punito al suo<br />
posto, anche se è un suo amico. Ancora più grave è quando tutti pensano di<br />
avere sempre ragione e quando riconoscono l’errore ormai è troppo tardi e<br />
non ha più importanza, non pensando al valore che ciò può avere per noi.<br />
Anche con i genitori ci sono problemi, qualche volta capita che si<br />
preoccupano troppo e che sono troppo invadenti <strong>fa</strong>cendomi sentire<br />
oppresso e limitato nei miei desideri. Anche durante il gioco fra compagni<br />
c’è sempre qualcuno che quando perde non lo ammette e <strong>fa</strong> di tutto per<br />
restare nel gioco.<br />
Riccardo Anselmi<br />
129
Ci sono…<br />
Ci sono giorni in cui non mi sento capito e non capisco gli altri. Essere compreso<br />
dagli adulti e dagli amici qualche volta è difficile, ma sono poche le volte che mi<br />
succede. Mi sono messo a riflettere seriamente sull'argomento e penso che è<br />
normale alla mia età incominciare ad essere indipendente, esprimere il mio<br />
pensiero e il mio modo di essere, anche perché sto vivendo il periodo<br />
dell'adolescenza con tutti i cambiamenti che ne seguono.<br />
Spesso parlo con ragazzi della mia età e ci confrontiamo sui problemi che<br />
ci troviamo ad affrontare nella vita di tutti i giorni e in casa.<br />
Ci sono momenti che va tutto male, cosi almeno sembra, e altri che va tutto bene.<br />
Mi sento un ragazzo ascoltato ma qualche volta non capito, forse perché la vita è<br />
diventata cosi frenetica che anche gli altri hanno molte cose su cui riflettere e<br />
problemi da risolvere, così reagisco in modo impulsivo, pensando di <strong>fa</strong>re la cosa<br />
giusta e invece mi accorgo che non è cosi.<br />
<strong>La</strong> mia reazione, può essere interpretata dagli adulti in modo sbagliato, invece è<br />
solo quell'insicurezza che spesso prende il sopravvento dentro di me.<br />
È importante anche per me cercare di capire le persone a cui voglio bene, perché mi<br />
ricoprono di affetto e amore tutti i giorni, <strong>fa</strong>cendomi vivere in modo sereno.<br />
Mi ritengo fortunato anche perché i problemi <strong>fa</strong>nno parte della vita e ci sono ad<br />
ogni età, basta superarli sempre con il sorriso sulle labbra.<br />
Fondamentale è il rapporto con la <strong>fa</strong>miglia, devo dialogare sempre con i<br />
miei genitori e confrontarmi, per dare l'opportunità di <strong>fa</strong>rmi conoscere e capire;<br />
non si può dare tutto per scontato solo perché sono mamma e papà: per <strong>fa</strong>r sì che<br />
tutto funzioni c'è bisogno di amore, intelligenza, pazienza e rispetto dalle due parti.<br />
Edoardo Cappella<br />
130
Un tornado di incomprensioni.<br />
<strong>La</strong> scuola è come una seconda casa, è un posto dove tutti noi ci troviamo a<br />
nostro agio.<br />
Ogni giorno lo passiamo insieme ai nostri compagni, ormai diventati parte di noi, per le<br />
risate, gli scherzi, le battute e a volte anche per discussioni che alla fine non <strong>fa</strong>nno altro che<br />
avvicinarci di più l'uno all'altro. Io credo che gli amici siano indispensabili, perché anche con<br />
un piccolo gesto possono <strong>fa</strong>rti tornare il sorriso, ma ci sono alcuni momenti che trovo<br />
incomprensibile quello che <strong>fa</strong>nno o che pensano e questo mi irrita un po'.<br />
Molti comportamenti sono davvero ridicoli ma finché si tratta di persone a cui<br />
io non tengo particolarmente non ci <strong>fa</strong>ccio caso, ma quando riguarda amici per me<br />
importanti è davvero <strong>fa</strong>stidioso.<br />
Questi comportamenti portano a litigi da cui si può tranquillamente uscire ma, a volte, si<br />
rischia di perdere un amico considerato speciale. Penso che se davvero tieni ad una<br />
persona, cerchi di <strong>fa</strong>rle capire quello che ti provoca disturbo, evitando contrasti che<br />
portano solo malesseri, senza tenersi tutto dentro per poi, eventualmente, esplodere in<br />
uno sfogo improduttivo se non negativo.<br />
Durante i giorni che trascorriamo con i compagni ci rendiamo conto di quanto essi siano<br />
importanti e con tutto il tempo che passiamo insieme impariamo a conoscerci sempre<br />
meglio. Per questo trovo assurdo che alcuni giorni mi sento non capito dai miei compagni e<br />
allora penso che poi non mi conoscano così bene come mi aspettavo. Questi giorni sono<br />
davvero cupi, tutto risulta più difficile poiché non riesco più a pensare a niente.<br />
Senza amici le giornate sono vuote e molte volte, per non soffrire, basta sopportare e avere<br />
pazienza, come nella maggior parte delle occasioni della vita, anche se non sei d'accordo.<br />
Perché in fondo....., cosa sarebbe un mondo senza amici?<br />
Giulio Cicolella<br />
131
L'adolescenza<br />
Le persone grandi dicono che l'adolescenza sia un'età bella, spensierata e piena di<br />
sogni. Forse gli adulti sono già troppo adulti e, lontani dalla mia età, si sono<br />
dimenticati di come questo periodo della vita sia pieno di contrasti, di ombre e luci,<br />
di momenti di follia che si alternano a momenti di sconforto.<br />
<strong>La</strong> differenza di età può <strong>fa</strong>r vedere le cose in modo totalmente diverso, e se i grandi<br />
hanno l'esperienza, forse non posseggono quella mentalità moderna di noi ragazzi.<br />
Io mi trovo proprio in questa <strong>fa</strong>se della vita e mi accorgo che anche con persone<br />
poco più grandi di me non c'è proprio quella sintonia che vorrei avere con loro.<br />
Quando mi sveglio la mattina, qualche volta mi sento triste e non so neppure io il<br />
motivo e cerco di capire il mio stato d'animo e non trovo una spiegazione logica,<br />
figuriamoci se la trovano gli adulti.<br />
In questi casi, in cui non capisco neanche me stesso, è logico che mi senta lontano<br />
da tutti e che tutti mi sembrino degli estranei che non riescono a comprendermi. Lo<br />
stesso vale se mi sento allegro ed euforico, mentre giustamente non è detto che<br />
tutti lo debbano essere e così tra me e gli altri si crea un grande abisso.<br />
<strong>La</strong> giovane età non è automaticamente un periodo di gioia, basta poco per <strong>fa</strong>rci<br />
cambiare umore e anche fra coetanei possiamo essere felici in momenti diversi,<br />
quindi non c'è nulla di più disomogeneo che la giovinezza.<br />
Forse certi momenti che passiamo, ognuno con esperienze e risultati diversi, ci<br />
allontanano invece che unirci e ci <strong>fa</strong>nno sentire soli e non compresi e il problema<br />
può essere di non essere capiti; prima o dopo tocca a tutti e può <strong>fa</strong>r sì che unisca noi<br />
giovani e ci avvicini , ma mai ci unificherà alle generazioni precedenti perché<br />
esperienze diverse <strong>fa</strong>nno crescere in modo differente.<br />
Matteo Conti<br />
132
Oggi proprio non va!<br />
Eh si!! Ci sono dei giorni in cui proprio non va. Farei meglio a starmene nella mia<br />
camera e chiudere la porta a tre mandate. Non ho voglia di parlare e sentire<br />
nessuno, se non i miei cantautori preferiti. In quei momenti solo loro riescono a<br />
descrivere il mio stato d’animo. In<strong>fa</strong>tti, a volte mi capita di vivere giornate in cui<br />
tutto sembra andare per il verso sbagliato e di parlare un’altra lingua. Non so<br />
perché, in alcuni giorni non riesco proprio a capire quello che gli altri dicono e<br />
vogliono da me, e soprattutto non riesco <strong>fa</strong>rmi capire da nessuno. Non so di chi sia<br />
la colpa, se mia o degli altri, ma certo è che quando succede mi sento davvero triste.<br />
Le incomprensioni maggiori sono con mio fratello, con cui spesso litigo per motivi<br />
che, a ben pensarci, sono davvero di nessuna importanza: il computer, il telefono,<br />
l’ultima fetta di torta… Però è proprio vero che in alcuni momenti o in alcune<br />
giornate anche le cose più sciocche sono capaci di metterti di cattivo umore. In quei<br />
momenti mi sento triste e sola e provo un forte sentimento di rabbia e ogni cosa mi<br />
appare più grigia del fumo. Ma poi, per fortuna, basta poco per rimettermi di buon<br />
umore, anche solo la telefonata delle mie amiche più care. Ed è proprio parlando<br />
con le mie amiche che ho scoperto che ciò non capita solo a me, ma anche a loro<br />
spesso succede di sentirsi come un alieno sulla terra. Questo mi ha <strong>fa</strong>tto pensare...<br />
Sarà un problema tipico della mia età? Forse, ma quando mi capita di veder<br />
discutere gli adulti, anche solo al semaforo o in fila al supermercato, capisco che<br />
l’incomprensione è un problema che coinvolge le persone di qualunque età. A volte<br />
poi, proprio non capisco perché mia madre si preoccupa tanto quando esco con le<br />
mie amiche ed in queste occasioni è capace di chiamarmi sul cellulare anche ogni<br />
quarto d’ora. Ma forse sono ansie comprensibili perché accadono tanti <strong>fa</strong>tti terribili<br />
di cui spesso le vittime sono proprio i ragazzi della mia età. Comunque devo<br />
ammettere che in questo periodo sono particolarmente contenta e questo grazie<br />
anche alle mie compagne e compagni di scuola con cui passo momenti bellissimi.<br />
Con loro riesco a confidarmi, certa che sapranno capirmi e consigliarmi nel modo<br />
migliore. Mi intristisco solo quando penso che questi due anni insieme sono volati e<br />
che, inevitabilmente, con alcune ed alcuni di loro sarò costretta a separarmi.<br />
Margherita Criscuolo<br />
133
L’incomprensione: il fenomeno più comune e <strong>fa</strong>stidioso fra gli esseri<br />
umani<br />
“Essere incompresi da coloro che amiamo è la condizione peggiore<br />
per vivere e affrontare ogni giorno gli impegni della vita.<br />
L'incomprensione pesa come una montagna e traccia solchi<br />
profondi sull'anima.”<br />
Romano Battaglia<br />
Una delle sensazioni più brutte che una persona può provare è proprio<br />
l’incomprensione. Da essa ne scaturiscono i litigi e le discussioni.<br />
Tutti noi ragazzi siamo continuamente non capiti dalla <strong>fa</strong>miglia e dagli insegnanti.<br />
Ogni tanto credo sia normale essere incompresi: nel mondo ogni persona la pensa<br />
diversamente.<br />
Succede molto spesso di accostare due individui per il loro carattere,<br />
apparentemente molto simili: potranno andare d’accordo e avere la stessa opinione<br />
in determinate situazioni, ma dovranno anche scontrarsi con alcune incomprensioni.<br />
Tuttavia uno dei due potrebbe non accettare i difetti dell’altro e, senza neanche<br />
accorgersene, da un piccolo equivoco può nascere una grande lite.<br />
Anche io, come tutti gli esseri umani, sono soggetto a continue incomprensioni di<br />
natura diversa.<br />
Il primo caso di cui vi parlo si svolge all’interno della mia <strong>fa</strong>miglia. Avendo un<br />
fratello più grande è molto difficile la mia vita sotto questo punto di vista. Fra noi<br />
due avvengono continue discussioni e non siamo mai d’accordo.<br />
Anche con i miei genitori non è tutto “rosa e fiori”. Alcune volte mi capita di non<br />
riuscire a comprenderli fino in fondo, causando anche dei brutti momenti.<br />
Secondo me, la vita deve essere trascorsa nel modo più tranquillo e sereno. Qualora<br />
io venga non compreso il mondo mi crolla addosso e sono quasi incapace di<br />
rialzarmi.<br />
Personalmente cerco di essere me stesso con la mia <strong>fa</strong>miglia come lo sono con gli<br />
amici. Ciò significa che cerco sempre di ridere, di essere spiritoso, di sollevare il<br />
morale generale, quando si è tristi e sconsolati.<br />
Solo che spesso vengo frainteso. Mi viene attribuita la voglia di litigare, ma posso<br />
assicurare che le mie intenzioni non tendono a quello scopo bensì a quello<br />
totalmente opposto. Ciò accade spesso e allo stesso tempo non esito a innervosirmi<br />
con tutti quelli che si rivolgono a me <strong>fa</strong>stidiosamente.<br />
Il secondo luogo dove sono incompreso, anche se molto raramente, è con gli amici.<br />
Non fraintendetemi. Non significa che io sia un emarginato o roba del genere. Sono<br />
pieno di amici, ma tutto questo comporta alcuni problemi. Non mi arrabbio quasi<br />
mai con loro, tuttavia dentro di me, se le affermazioni che mi dicono sono pungenti<br />
e meschine, mi in<strong>fa</strong>stidisco vertiginosamente.<br />
Come terzo e fondamentale esempio, vorrei esporvi il problema che ho con la<br />
scuola.<br />
Per l’amor del cielo, credo di andare molto bene, ma nonostante questo nell’ambito<br />
134
scolastico emergono alcune divergenze che vorrei evitare. A volte mi sento preso di<br />
mira dai professori e accusato ingiustamente per qualcosa che non ho commesso.<br />
Accadono spesso dei malintesi fra me e gli insegnanti perché non siamo capaci di<br />
intenderci.<br />
Volete sapere il trucco?<br />
Sforzarsi di chiarire le proprie posizioni, cercare di parlare, di esprimere meglio ciò<br />
che veramente volevamo dire, soprattutto impegnarsi ad ascoltare l’altro, le sue<br />
ragioni, il suo punto di vista, cercando di mettersi un po’ di più nei suoi panni. E se è<br />
necessario, essere disponibili a mutare il proprio modo di pensare, a <strong>fa</strong>re un passo<br />
indietro, ad ammettere di essere stato frettoloso o superficiale nel giudizio. Qualche<br />
volta l’intervento di una terza persona più obiettiva di noi può essere molto utile a<br />
capirsi di più. Insomma una mediazione talvolta è non solo opportuna, ma<br />
assolutamente indispensabile.<br />
Ma se poi, nonostante i nostri tentativi di conciliazione e di spiegazione, l’altra<br />
persona rimane chiusa, aggressiva e polemica, dimostrandosi non disposta ad una<br />
comunicazione autentica e profonda, allora conviene non pensarci più e andare<br />
avanti per la propria strada. Ognuno nella propria vita deve affrontare delle<br />
difficoltà, chi più chi meno. L’importante è non abbattersi e continuare a rialzarsi.<br />
Non bisogna fermarsi al primo ostacolo, al primo paletto da abbattere, perché un<br />
giorno, ci troveremmo davanti alla stessa difficoltà e solo in quel momento, con<br />
l’esperienza e con la serietà, sapremo come risolverla e a “disegnare” un futuro<br />
adatto a ognuno a di noi.<br />
Pierluigi Damosso<br />
135
Capire o non capire… Questo è il dilemma…<br />
Nella mia vita abituale mi capita molto spesso di non essere capita o addirittura di<br />
non capire i pensieri e le idee delle persone che mi stanno attorno.<br />
Queste situazioni si presentano nella maggior parte dei casi quando si parla con i<br />
propri genitori…<br />
Nel corso della mia vita ho scoperto, anche dalle piccolezze, quanto i miei genitori<br />
non mi capiscano, perlopiù quando si parla di problemi scolastici. Ad esempio<br />
quando i prof., dal nostro punto di vista, ci <strong>fa</strong>nno dei “ dispetti” o quando si discute<br />
dell’andamento scolastico nel momento in cui a casa arriva la pagella.<br />
Questo a mio avviso succede perché i nostri genitori, come i nostri nonni e zii, sono<br />
cresciuti in tempi diversi dai nostri e non vogliono rassegnarsi all’idea che è<br />
cambiato tutto da quando loro erano solo dei dodicenni.<br />
Un'altra situazione in cui non mi sento sono capita dai miei genitori è quella che<br />
riguarda la mia adolescenza perché secondo me loro hanno una mentalità più chiusa<br />
e non comprendono i momenti in cui ho bisogno di starmene da sola con i miei<br />
pensieri, credono che stia male, ma non è così; invece, quando ho bisogno di stare<br />
con loro e di parlare un po’, cominciano a non capire di cosa io abbai bisogno.<br />
Ci sono anche dei giorni in cui sono io a non riescire a capire cosa vogliano intendere<br />
le persone con cui vivo, non solo in casa, ma anche nell’ambito scolastico .<br />
Un chiaro esempio in cui non riesco a capire gli altri è durante le ore di inglese.<br />
Noi classe seconda B della scuola Luigi settembrini abbiamo come insegnante di<br />
inglese la professoressa Pianura.<br />
È una prof. davvero brava, però io, come alunna, non riesco proprio a capirla, ma<br />
non per il modo in cui ci spiega le cose, quanto nel modo in cui ci sgrida…<br />
Ha come base un grande tormentone che usa nei confronti dei ragazzi che non<br />
riescono a rispondere alle sue domande, il tormentone è: “Giannetti non ti<br />
arrampicare sugli specchi perché poi mi cadi nel burrone senza fondo“.<br />
Secondo me essere compresi dagli altri e comprendere gli altri non è sempre una<br />
cosa tanto <strong>fa</strong>cile, per il semplice <strong>fa</strong>tto che non siamo tutti uguali. Per questo penso<br />
che ci dovremmo sforzare nel capire i bisogni delle persone e riuscire ad aiutarli nei<br />
momenti difficili della vita, in cui forse parlare servirebbe capire e a <strong>fa</strong>rsi capire.<br />
Victoria Giannetti<br />
136
Ascoltare per capire e sentirsi capiti<br />
Personalmente non mi capita spesso di non essere capito, però ci sono varie<br />
situazioni, sia a scuola sia a casa, dove non capisco gli altri.<br />
A volte può capitare che a scuola alcuni compagni assumono dei comportamenti per<br />
me incomprensibili, come quando prendono in giro qualcuno.<br />
Ecco, questo è un atteggiamento molto <strong>fa</strong>stidioso soprattutto quando la vittima<br />
presa di mira non ha abbastanza coraggio per difendersi. Più volte ho provato di<br />
<strong>fa</strong>rmi capire e di spiegare che non è un atteggiamento moralmente corretto e che<br />
non è un modo di scherzare, ma quasi sempre non sono stato compreso.<br />
A casa poi mi è capitato che ad un rimprovero di mia madre io all'inizio non mi sia<br />
sentito capito però, poi, dialogando con lei, ho cercato di capire le sue motivazioni.<br />
Ecco, la maggior parte delle volte mi rendo conto che il difficile sta proprio nel<br />
cercare di capire chi ti sta di fronte.<br />
In un confronto con le persone non sempre ascoltiamo, ma ci mettiamo sulla<br />
difensiva, convinti delle nostre ragioni, senza dare agli altri la possibilità di spiegare,<br />
con il risultato di non sentirci capiti e di chiuderci in noi stessi.<br />
Quando mi è successo a casa, ho avvertito questo stato d'animo, ma poi ho<br />
ripensato alle parole di mia madre e mi sono reso conto che in fondo aveva ragione<br />
e che quel rimprovero l'avevo proprio meritato!<br />
Questa riflessione mi ha portato a chiederle scusa e a riprendere il nostro dialogo.<br />
Penso che tutte le incomprensioni possono essere superate parlando apertamente<br />
con gli altri, ma soprattutto mettendosi in ascolto degli altri.<br />
Franceesco Graziani<br />
137
Perché tutto intorno a me è così difficile?<br />
Ci sono giorni in cui sento il mondo sulle mie spalle, tutti i problemi di tutte le<br />
persone mi sembrano culminare nella mia testa dove avviene un caos pieno di brutti<br />
voti, licenziamenti, problemi <strong>fa</strong>miliari di tutte le persone del mondo, e più cerco di<br />
liberarmi da questo caos, più mi ci ritrovo in mezzo come una mosca in un bicchiere<br />
d'acqua. Appena provo ad aprirmi, a parlarne con i genitori e gli amici mi ritrovo<br />
proprio sommersa di problemi. Io voglio vivere, divertirmi, svagarmi, buttarmi senza<br />
pensare, vivendo la vita come un sogno. Vorrei guardare la mia vita proprio come<br />
guardo la tv e fermarla quando sto vivendo un bel momento e andare avanti veloce<br />
quando ho da affrontare un bel problemone e non so come. Vorrei poter tornare<br />
indietro per rimediare ai danni che ho <strong>fa</strong>tto inconsapevolmente, ma per fortuna e<br />
sfortuna tutto ciò non può accadere, una cosa <strong>fa</strong>tta è <strong>fa</strong>tta e non si può tornare<br />
indietro. Ho tantissime domande da <strong>fa</strong>re, ma non trovo mai nessuno che mi sappia<br />
rispondere come vorrei; non trovo nessuno pronto ad ascoltarmi e aiutarmi, così<br />
scrivo, scrivo perché quando sono solo io, i fogli bianchi e la penna, i problemi<br />
svaniscono, tutto svanisce. C'è gente che si svaga urlando, correndo, meditando,<br />
pregando, ma io scrivo, e la magia mi attraversa l'omero, l'ulna e le <strong>fa</strong>langi, per poi<br />
arrivare fino alla penna, dove avviene una sottospecie di sinapsi e mi sembra di<br />
vivere in simbiosi con la penna diventando un tutt'uno, e poi tutto viene da sé,<br />
naturalmente, senza che io ci debba pensare le parole mi escono <strong>fa</strong>cili ed è l' unico<br />
modo per <strong>fa</strong>rmi capire perché la definizione di scrivere è proprio parlare senza<br />
essere interrotti. Perché trovare una persona disposta ad ascoltarti nell‘elencare<br />
tutti i tuoi problemi è proprio un'impresa impossibile e, certo, un foglio non è come<br />
una persona, ma mi accontento di <strong>fa</strong>rmi capire così.<br />
Mi capita spesso di sentire uscire la parola “no“ dalle labbra dei miei genitori e<br />
quando accade mi verrebbe voglia urlare a tutto fiato ''lo so che ora non avete<br />
dodici anni, ma tutti sono stati giovani, o no? Voi dovreste sapere ciò che un giovane<br />
vuole, vuole vivere e dicendo di no continuamente voi non <strong>fa</strong>rete altro che tenerlo<br />
chiuso in un vaso di vetro, dove lui cerca di gridare per <strong>fa</strong>rsi liberare, ma nessuno lo<br />
sente''. Urlerei così tanto da frantumarmi le corde vocali e distruggermi i polmoni,<br />
così mi chiudo in camera mia, comincio a scrivere e capisco tutto: tutti sono stati<br />
giovani, ma prima o poi l' adulto va <strong>fa</strong>tto, bisogna diventare consapevoli del <strong>fa</strong>tto<br />
che sarebbe bello poter <strong>fa</strong>re tutto, e si potrebbe anche, ma solo se fossi sola in tutta<br />
la terra, e credetemi, a volte vorrei che fosse proprio così, ma il mondo non è<br />
perfetto, non sono tutti <strong>fa</strong>tti di caramelle, tutti hanno un po' di carbone dentro, c'è<br />
chi sa sopprimerlo e chi lo <strong>fa</strong> diventare sempre più grande sopprimendo le<br />
caramelle.<br />
A volte vorrei che tutto il mondo si mettesse in ‘stembai‘, così da poter dire tutto ciò<br />
che provo senza essere criticata da nessuno. <strong>La</strong> gente a volte non capisce il<br />
momento per <strong>fa</strong>re delle battute, non capisce perché mi senta così triste, e a volte<br />
non lo capisco nemmeno io, ma c'è anche gente che sa <strong>fa</strong>rti <strong>fa</strong>r scavare dentro di te<br />
per trovare il problema e annientarlo, questo ce lo dimostra anche la storia,<br />
narrandoci di tutte quelle persone straordinarie che sono riuscite in imprese<br />
138
<strong>fa</strong>ntastiche. Quindi capita di sentirsi feriti, traditi o semplicemente non capiti, ma<br />
non bisogna buttarsi giù, bisogna esserne consapevoli e risolvere il problema con<br />
calma e ragionevolezza, perché ci sono sempre due vie che ti portano a superare<br />
quel periodo: una è sopprimere tutto e tenerselo dentro diventando aggressivi e<br />
l'altra è cercare di <strong>fa</strong>rsi capire e attendere con calma la risposta al problema che<br />
prima o poi arriva sempre.<br />
Michela Oneto<br />
139
“Adolescenza = incomprensione”<br />
Essere incompresi da coloro che amiamo è la condizione peggiore<br />
per vivere e affrontare ogni giorno gli impegni della vita.<br />
L'incomprensione pesa come una montagna e traccia solchi<br />
profondi sull'anima.<br />
Romano Battaglia, Silenzio, 2005<br />
Entro in casa. Butto lo zaino per terra, vado in camera e mi butto sul letto. Ecco ,<br />
questo è un mio tipico giorno in cui non sono capita dagli altri e non capisco gli altri.<br />
Capita a tutti, giovani e adulti, maschi e femmine, che alcune giornate non siamo<br />
compresi e non capiamo gli altri.<br />
Ognuno ha le sue ragioni: gli adulti a causa di un problema di lavoro, gli adolescenti<br />
a causa di un litigio con un amico o con un <strong>fa</strong>miliare o di ingiustizie scolastiche, che a<br />
me capitano tante volte. Soprattutto gli adolescenti, che sono in un periodo di<br />
crescita sono incompresi. Mentre altri giorni siamo solari e ci sentiamo d’ accordo<br />
ed in armonia con tutti. Anche questo può capitare a causa di un bel voto a scuola o<br />
di una bella uscita con gli amici.<br />
Ma sono soprattutto gli adolescenti ad essere incompresi, soprattutto perché in<br />
questa <strong>fa</strong>se dello sviluppo, ed io lo posso dire molto bene perché anche io sono una<br />
adolescente, non siamo più noi stessi. In noi cambiano molte cose, le esigenze, il<br />
modo di pensare, di agire, i propri gusti e le proprie passioni.<br />
Per me sentirsi incompresi è molto brutto e doloroso: ti senti cascare il mondo<br />
addosso, è frustante, ti senti sottovalutato. Molte volte mi sento incompresa: mi<br />
ricordo che alle elementari avevo litigato con una mia carissima amica perché mi<br />
aveva rubato un braccialetto; mi ero arrabbiata con lei ma nessuno mi dava ragione,<br />
molti appoggiavano lei ed allora mi sentii terribilmente incompresa.<br />
Questo lo posso ricollegare anche a molti libri che ho letto, come il signore delle<br />
mosche. In questo libro i personaggi si sentono incompresi l’uno dall’altro, questo<br />
perché hanno diverse età e caratteri.<br />
Cecilia Perinelli<br />
140
Un mondo capovolto<br />
Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi… emozioni…<br />
Lucio Battisti<br />
Ci sono giornate in cui ti svegli e vedi il mondo capovolto, e già sai che andrà tutto<br />
storto: non hai voglia di alzarti e non si vuole <strong>fa</strong>re neanche una sana e nutriente<br />
colazione.<br />
Arrivano i miei genitori e mi propongono di <strong>fa</strong>re una bella passeggiata, ma visto che<br />
secondo la mia testa il mondo è al contrario, rispondo di ‘no’, pensando di essere<br />
stanca. Così cercano di convincermi, ma niente, oramai la giornata è partita male e<br />
non mi sento capita: se uno è stanco ha il diritto di riposarsi?!.<br />
Non riesco a capire come appena svegliati si abbia la forza di prendere il cane e<br />
andare fino al parco più vicino e passarci quasi tutta la mattinata.<br />
Molte volte, però, i miei genitori “vincono” ed eccomi dopo mezz’ora in tuta.<br />
Quando esco e respiro aria nuova, mi sento già meglio e questa camminata diventa<br />
più piacevole, scherzosa e divertente.<br />
Ci sono molti altri esempi in cui non capisco e credo di non essere capita. È come se<br />
vivessi in un mondo di punti interrogativi.<br />
Non comprendo gli altri quando si tratta di iniziative prese momento su momento.<br />
Non mi sento capita quando sono sicura di aver ragione su qualcosa e gli altri non mi<br />
ascoltano e proseguono con le loro idee.<br />
Quando si affrontano giornate così, mi sento come un uccello in gabbia che non<br />
comprende la felicità dell’uomo di averlo sotto chiave e non essere capito nella<br />
voglia di librarsi nel cielo blu e limpido.<br />
Una delle frasi a cui si può pensare per affrontare una giornata partita male, è<br />
“agire, non reagire”.<br />
In fin dei conti il dì va sempre a finire al meglio: basta respirare profondamente per<br />
cacciare la rabbia e affrontare il tutto con un semplice e bel sorriso.<br />
Giada Smorto<br />
141
Molte volte…<br />
Molte volte non riesco a capire le persone che mi stanno attorno, specialmente i<br />
miei genitori. Ancora non ho capito il motivo di tale disfunzione comunicativa. Un<br />
esempio è quando mia madre mi dice, spesso e volentieri, di studiare e anticiparmi i<br />
compiti mentre io, invece, vorrei rilassarmi o parlare dei miei problemi. Una cosa<br />
che invece mi ha stupito è che anche le piccolezze sono, per i miei genitori, motivo<br />
di critica e arrabbiatura: quando arriva la pagella o un brutto voto e allora criticano<br />
solo e non pensano al perché di quel voto. Nell’adolescenza è normale non essere<br />
capiti perché è un periodo di cambiamento di abitudini e emozioni. Anche perché i<br />
genitori sono chiusi e non sono aperti a nuove tendenze. Pensando all’antica non<br />
capiscono se sono triste o felice, se devo parlare loro o devo rimanere chiuso in me<br />
stesso e tenermi tutto dentro. Invece ci sono giorni in cui non capisco cosa si<br />
aspettino le persone da me nell’ambito scolastico. Un esempio si questo e la prof.<br />
Pianura che si aspetta risposte eccellenti in poco tempo. Per me comprendere le<br />
persone e essere compresi non è <strong>fa</strong>cile, visto che ognuno è diverso. Ecco perché è<br />
importante sforzarsi nel capire i bisogni delle persone nei momenti difficili come<br />
l’adolescenza, in<strong>fa</strong>tti è importante parlare.<br />
Emanuele Tata<br />
142
Vita da adolescente<br />
Ora sto iniziando il mio periodo da adolescente. Durante l'adolescenza, la vita di<br />
molti ragazzi generalmente cambia, certe volte positivamente, ma altre volte<br />
negativamente. Io la definisco un "momento di riflessione", in<strong>fa</strong>tti credo che sia il<br />
passaggio dall'in<strong>fa</strong>nzia all'età adulta. In questo periodo riflettiamo sulla nostra vita<br />
futura, nella maggior parte dei casi sognando. Mi capita spesso di sognare pensando<br />
a progetti e percorsi prossimi da intraprendere seguendo le mie attitudini.<br />
Come in ogni cambiamento, ci sono sempre delle paure, delle indecisioni e dei<br />
momenti difficili. Sono questi i momenti in cui qualcuno dovrebbe venire ad aiutarti<br />
per <strong>fa</strong>rti ragionare meglio. Alcune persone adulte sicuramente non mi aiutano in<br />
questi casi e credono che vadano superati da soli perché dicono che si impara<br />
piangendo. Non ritengo giusto questo modo di pensare perché bisognerebbe essere<br />
sempre incoraggiati a superare gli ostacoli.<br />
Gli adolescenti hanno bisogno di tanta comprensione da parte degli adulti, anche se<br />
il più delle volte questi non ne hanno. Questo rende gli adolescenti nervosi e<br />
trovano come loro unico punto di riferimento gli amici. In<strong>fa</strong>tti anche loro stanno<br />
vivendo questo periodo e capiscono come ci si sente, rincuorandoci ogni volta che ci<br />
troviamo a sfogarci. In ogni caso mi rendo conto che gli adolescenti non possono<br />
avere la stessa esperienza degli adulti.<br />
Rosa Maria Tommasini<br />
143
Apparentemente da solo<br />
Ci sono giorni strani in cui non mi sento capito perché ho una diversa idea dagli altri<br />
e non concordo con le idee altrui. Mi sento solo, isolato dal mondo, niente mi può<br />
distrarre e il giorno diventa notte. In questi giorni così strani mi siedo sul letto e<br />
rifletto. Mi chiedo cosa mai ho <strong>fa</strong>tto di male per meritarmi questo isolamento dal<br />
mondo; mi sento indifeso e senza diritti perché non rispettano le mie idee e non<br />
riesco a trovare una soluzione. Rifletto per vedere se c’è qualcosa di sbagliato.<br />
Rifletto e rifletto, ma non trovo soluzione e quindi prendo il cattivo vizio di pensare<br />
che sono gli altri il problema. Di solito considero che una persona abbia sbagliato e<br />
tutti l’hanno seguita, ma non è così. Sono idee che condividono tra di loro<br />
ritenendole giuste, ma anche io penso di avere ragione. In queste situazioni, però,<br />
non mi soffermo a riflettere perché sono preso dalla rabbia e dall’idea di essere nel<br />
giusto. Dopo molte ore però, comincio ad essere più consapevole di me stesso:<br />
dopo aver <strong>fa</strong>tto pace capisco tutto e riesco a vedere anche i lati positivi di queste<br />
persone. Perciò, dopo aver meditato a lungo, capisco che bisogna rispettare anche<br />
le idee altrui e non solo le proprie.<br />
Federico <strong>La</strong>i<br />
144
<strong>La</strong> bolla del passato<br />
Certe volte la vita reale è talmente brutta che non vorresti neanche affrontare le<br />
difficoltà, ma vorresti abbandonare e smettere di combattere. Non capisco il<br />
bisogno degli altri di sfogarsi con me, non so, forse perché ero allora la più debole<br />
della classe. Forse sì, ma non ha senso prendersela con una bambina di nove anni<br />
che non ha ancora scoperto il modo di difendersi, che non sa come affrontare gli<br />
ostacoli della vita. Lei sì che sapeva come spegnermi il sorriso in un momento di<br />
gioia. Nessuno sa come mi sentivo. Nessuno capisce quando racconto la mia<br />
in<strong>fa</strong>nzia, nessuno ha mai detto: “Ti capisco, ci sono passata anch’io”. Nessuno ha<br />
mai <strong>fa</strong>tto nulla, tutti hanno sempre detto: “Mi dispiace” e poi riprendevano a<br />
raccontare i loro problemi, le loro difficoltà, tutti!<br />
Ogni volta che racconto della mia in<strong>fa</strong>nzia pensano che è solo il passato e devo<br />
guardare al presente.<br />
Nessuno sa come è stato difficile superare quel trauma che mi ha influenzato da<br />
piccola.<br />
Come lei ha sempre detto, ho sempre ritenuto che ero inutile, che non sapevo nulla<br />
e ero solo un’ignorante senza speranze di migliorare.<br />
A me non importa niente che il passato è passato, nel mio piccolo pezzo di cuore<br />
quei momenti sono troppo difficili da dimenticare, quegli insulti sulla mia<br />
intelligenza…, quei momenti in cui mi ha <strong>fa</strong>tto sentire uno straccio…, quel suo<br />
guardarmi come per dire: “Tu sei inutile”. Non mi sentivo capita da nessuno e non<br />
riuscivo a capire gli altri. Ero io, da sola, in una piccola bolla isolata e all’interno<br />
rimbombavano i suoi rimproveri.<br />
Anche adesso mi succede di rimanere in una piccola bolla e sento, a volte, che non<br />
mi capisce nessuno e non riesco a capire gli altri.<br />
Quando i miei genitori mi strillano io mi sento un vero straccio, una vera nullità che<br />
non è utile a nessuno. È come se ritornassi al passato e i miei genitori si<br />
trasformassero nella mia maestra e la stanza, nella mia classe.<br />
Tutti quei rimproveri, da semplici, diventano pesanti e io, piccola, impotente a<br />
subire. Ecco come mi sentivo a subire quei rimproveri. Adesso non è più così grazie<br />
ad una persona speciale.<br />
Avrò ancora dei momenti difficili, dei momenti belli e dei momenti di totale<br />
isolmento quando ripenserò alla mia in<strong>fa</strong>nzia. Ci saranno giorni in cui non mi sentirò<br />
capita e non capirò gli altri, in cui mi arrenderò per la troppa <strong>fa</strong>tica di affrontare.<br />
Affrontare, affrontare… e la mia pazienza finirà, ma grazie alle esperienze <strong>fa</strong>tte avrò<br />
le armi giuste per combattere senza arrendermi.<br />
Giorgia Petrella<br />
145
Tendenze adolescenziali<br />
Il problema della comprensione di noi adolescenti è senz’altro uno dei temi più<br />
ricorrenti e discussi. Si dice di frequente che gli adolescenti si sentono capiti poco e<br />
che <strong>fa</strong>nno <strong>fa</strong>tica a rapportarsi con il mondo adulto. Tutto questo ha un fondo di<br />
verità. Per spiegare il perché credo che bisogna interrogarsi sulle cause di questo<br />
modo di essere dell’adolescente.<br />
Il periodo dell’adolescenza coincide con la <strong>fa</strong>se dello sviluppo del ragazzo, periodo<br />
in cui, forse più che in ogni altra <strong>fa</strong>se, si assiste a grandi cambiamenti fisici e<br />
mentali. L’adolescente vive perciò un grande fermento che contribuisce a creare le<br />
situazioni più varie sul piano psicologico. È così che il ragazzo può trascorrere<br />
giornate con umori e sensazioni di segno opposto.<br />
In questa <strong>fa</strong>se di crescita, in molti casi, l’adolescente tende a considerarsi già adulto<br />
e ad assumere un eccesso di sicurezza. Tale sicurezza lo porta spesso a non<br />
relazionarsi in maniera giusta con l’adulto, che può essere visto come un<br />
antagonista. Ho riscontrato questo comportamento anche in me, quando per<br />
esempio ho chiesto ai miei genitori di potermi iscrivere su un social-network.<br />
Pontamente non hanno accolto la mia richiesta e, a quel punto, io non mi sono<br />
sentito capito. Ho contestato la loro decisione per il <strong>fa</strong>tto che molti altri ragazzi<br />
della mia età hanno ottenuto ciò senza problemi. Ai miei occhi la decisione è<br />
apparsa ingiusta e mi sono sentito tradito proprio dalle persone a me più care.<br />
I motivi di contrasto possono essere diversi, ma sempre derivano da una visione<br />
diversa dell’adolescente rispetto al mondo che si appresta a conoscere.<br />
Personalmente mi capita di non riuscire a capire il punto di vista altrui, di pensare<br />
che io stia nella ragione e di non riuscire ad accettare le ragioni degli altri.<br />
Ritengo che questa situazione di incomprensione reciproca tra adulto e adolescente<br />
sia dovuta alle differenti esperienze di vita vissute e che in molti casi potrebbe<br />
essere appianata con il trascorrere degli anni e la conseguente maturazione<br />
dell’adoloscente. In<strong>fa</strong>tti l’adolescente ha trascorso poche esperienze di vita,<br />
relazionandosi con un ristretto ambito di soggetti e situazioni costituiti quasi<br />
unicamente dalla scuola, dalla <strong>fa</strong>miglia e in minima parte dagli amici. L’adulto,<br />
invece, avendo trascorso più esperienze e avendo imparato di più dalla vita ha<br />
accumulato le proprie idee e visioni della vita, che si discostano necessariamente<br />
dalle visioni adolescenziali. Ma malgrado tutto l’adolescente deve <strong>fa</strong>re il proprio<br />
percorso, <strong>fa</strong>tto anche di errori e punti di vista sbagliati, perché ciò lo aiuterà a<br />
diventare adulto e a <strong>fa</strong>re tesoro delle esperienze <strong>fa</strong>tte.<br />
Pietro Taragoni<br />
146
Sono proprio io<br />
“<strong>La</strong> collera non è mai senza ragione, ma raramente ne ha<br />
una buona”<br />
B. Franklin<br />
Non credo che sulla Terra esista qualcuno che non si sia svegliato con il piede storto.<br />
Ci sono persone a cui capita di rado, altre a cui capita spesso, altre invece a cui<br />
capita periodicamente perché <strong>fa</strong> parte del loro carattere.<br />
Ho conosciuto un esemplare di questo tipo, una ragazzina che si rispecchia<br />
benissimo in questa descrizione. Ci sono mattine in cui si alza già con il<br />
presentimento di dovere affrontare una giornata <strong>fa</strong>ticosa. Va alla finestra, guarda il<br />
cielo, le nuvole la pioggia, un povero uccello in cerca di riparo, l’umore non migliore<br />
del colore cereo del cielo. Da quel momento inizia la sua giornata, <strong>fa</strong>tta di liti, urla e<br />
nervosismo, in cui il suo carattere emerge in tutta la sua maestosità. Tutto sembra<br />
essersi rivoltato contro di lei, litiga con la sorella, si lascia con il fidanzato, prende<br />
una nota arriva tardi a scuola. Ci sono momenti in cui si chiede se sia un problema<br />
suo o dell’universo circostante, momenti in cui si guarda allo specchio, nella<br />
speranza di ritrovare la bambina gioiosa e vivace di un tempo, ma vede solo un viso<br />
pallido e degli occhi ginfi di lacrime. Osserva una foto di qualche anno <strong>fa</strong>. Guarda la<br />
piccola bambina sorridente, spensierata, con gli occhi luminosi e <strong>fa</strong>tica acredere che<br />
sia veramente lei, che sia veramente lei qualche anno <strong>fa</strong>. Sembra passata una vita<br />
da quando correva per i prati rincorrendo i conigli, da quando giocava con le<br />
bambole. Prima sapeva a mala pena cos’era la rabbia, mentre ora ci convive<br />
abitualmente. Durante queste giornate non sembra il cervello a comandare i suoi<br />
movimenti, le sue decisioni, ma un essere estraneo a lei, un demone. Le cose più<br />
assurde sembrano ora del tutto normaali, <strong>fa</strong>nno parte della quotidianità. Urla, strilli,<br />
litigi, che prima le erano del tutto estranei, ora sono parte del suo carattere.<br />
Quella ragazzina sono io.<br />
Bianca Patarnello<br />
147
<strong>La</strong> non comprensione, un problema di tutti<br />
Ci sono dei giorni in cui proprio non mi sento capita e non comprendo gli altri, cerco<br />
di spiegarmi, ma la gente mi guarda e ride come se mi stesse prendendo in giro, mi<br />
sento la pecora nera del gruppo, un pesce fuor d’acqua e capisco che a quel punto è<br />
meglio tacere, vorrei sparire dal mondo e chiudermi in me stessa senza dover<br />
spiegare a nessuno la mia tristezza.<br />
In quei momenti mi sembra tutto più difficile, più complicato.<br />
Ogni banalità si trasforma in qualcosa di impossibile, ogni problema si trasforma in<br />
lacrime che cercano di scappare via veloci come un leone quando avvista la preda.<br />
Cerco di nascondermi e, come diceva Petrarca, di camminare a testa bassa cercando<br />
di non vedere niente che mi <strong>fa</strong>ccia ricordare la tristezza. Vorrei che esistesse una<br />
stanza dove non ci fosse niente, una stanza bianca solo per me, <strong>fa</strong>cile da<br />
raggiungere in ogni momento. Mi guardo intorno, ma sembra tutto diverso, più<br />
buio, più difficile.<br />
A volte mi capita di alzarmi la mattina, come si dice, con il piede sbagliato,<br />
svegliarmi male e cominciare la giornata in modo orribile. E da quel momento è<br />
tutto una lamentela, mi viene da piangere per qualsiasi cosa, a partire dai cereali<br />
della colazione finiti. Mi viene da litigare con tutti per ogni banalità e da piangere.<br />
Vorrei non <strong>fa</strong>rmi vedere, vorrei che nessuno venisse da me a chiedere: “che hai?”.<br />
Io rispondo che non ho niente, ma ovviamente nessuno mi crede “non si piange se<br />
non si ha niente”, e a quel punto mi sento ancora peggio, mi sento l’unica a cui<br />
succedono queste cose. Mi sento stupida, banale, egoista, inutile!<br />
Con il tempo ho capito che la non comprensione è un problema di tutti e si può<br />
risolvere solo confrontandosi.<br />
A volte mi sento così incompresa ed esclusa che penso che niente al mondo<br />
potrebbe tirarmi su. Poi penso agli amici, l’unica via d’uscita da questa<br />
incomprensione. Ne parlo con delle persone fidate e mi sento subito meglio, più<br />
libera, più leggera, come se avessi buttato via un peso e poco dopo sto subito<br />
meglio.<br />
Ilaria Manzocchi<br />
148
Capire è difficilissimo, ma <strong>fa</strong>rsi capire è una smisurata ambizione<br />
Comunicare con gli altri è la cosa più <strong>fa</strong>cile del mondo e lo è ancora di più se la<br />
persona che ti sta davanti è un amico che ci conosce profondamente. A volte basta<br />
un solo sguardo per essere compresi. Altre volte, invece, può non essere così <strong>fa</strong>cile<br />
<strong>fa</strong>rsi comprendere dall’altro: basta un tono diverso di voce, un gesto, una parola<br />
fuori luogo per essere fraintesi.<br />
Credo che molto dipenda dalla capacità nostra e degli altri di saper ascoltare senza<br />
pensare ad altro quando qualcuno parla e senza avventarsi in giudizi affrettati e<br />
superficiali.<br />
In particolare, in questo periodo, che gli adulti definiscono come la nostra<br />
adolescenza, a volte mi capita di non essere capita soprattutto da loro. Mi sembra<br />
come se non avessero mai affrontato questa <strong>fa</strong>se della vita e fossero nati già grandi.<br />
Talvolta mi piacerebbe avere più libertà di quanta me ne viene concessa dai miei<br />
genitori. Vorrei sentirmi più accettata e più grande.<br />
Mi capita, a volte, di voler <strong>fa</strong>re una metamorfosi ed entrare in un corpo adulto per<br />
capire come ci si sente e per quale motivo spesso noi adolescenti non veniamo<br />
capiti. Vorrei che in certe circostanze gli adulti comprendessero ciò di cui abbiamo<br />
bisogno confidando nelle nostre capacità. Ma devo confessare che la maggior parte<br />
delle volte siamo proprio noi ragazzi a non capire gli adulti, perché non sappiamo<br />
ancora distinguere il bene dal male e, soprattutto, i pericoli in cui possiamo<br />
incorrere. In questi momenti ci interessa solo quel che vogliamo e crediamo che le<br />
nostre motivazioni siano le più corrette e le più giuste rispetto a quelle degli adulti.<br />
Ma deve essere proprio in questi momenti che, per essere considerati pronti ad<br />
affrontare le difficoltà nel modo giusto, dobbiamo imparare a confrontarci e a<br />
dialogare con chi ha più esperienza di noi. Questo, forse, potrebbe aiutarci a capire<br />
le ragioni degli adulti, anche se tutto ciò è molto complicato.<br />
Dobbiamo ricordarci sempre che anche i nostri genitori sono passati per questa<br />
<strong>fa</strong>se, <strong>fa</strong>cendo anche degli errori, ma, crescendo, hanno lasciato questa fermata e<br />
sono andati avanti in modo onesto e giusto nella loro vita. Anche se pensiamo che<br />
loro non ci capiscano in realtà ci comprendono pienamente, ma devono scegliere<br />
quello che è meglio per la nostra vita.<br />
Ricordo una frase <strong>fa</strong>mosa di Paul Valéry: “Se noi non capissimo gli altri, non<br />
capiremmo più noi stessi”.<br />
Esagerare è sbagliato: questa è la verità, non si può evitare ogni difficoltà perché<br />
prima o poi qualcosa non va. È una canzone che sento spesso in televisione e solo<br />
ora mi rendo conto del suo significato.<br />
Per questo motivo capire è difficilissimo e <strong>fa</strong>rsi capire, a volte, è davvero una<br />
smisurata ambizione.<br />
Chiara Vaccaro<br />
149
Conclusione<br />
Qui termina questa nostra piccola avventura <strong>fa</strong>tta non solo di tante frasi, ma<br />
anche di emozione e di passione che abbiamo voluto provare a fissare nel tempo<br />
per poterle poi risvegliare e riviverle attraverso la lettura di queste pagine.<br />
“Verba volant, scripta manent” nt” dicevano gli antichi Romani riprendendo un<br />
antico motto babilonese: le parole passano, gli scritti restano. Questo libro è<br />
l’impegno perché da oggi valga anche per noi. Scrivere però non è importante solo<br />
per custodire la memoria di quello che è stato; può essere utile anche per<br />
conoscere meglio sé stessi, per migliorarsi, per prepararsi al futuro.<br />
I nostri temi sono stati scritti non solo per divertire, ma in alcuni casi per<br />
<strong>fa</strong>rci riflettere su importanti problematiche, co come e il rapporto tra gli adolescenti e i<br />
genitori, la corretta alimentazione, la responsabilità individuale individuale, la capacità di<br />
operare scelte con maturità e riflessione, la necessità di non dimenticare e, infine,<br />
l’esigenza di offrire per il piacere della solidarietà.<br />
Tramite questi esti scritti abbiamo provato a raccontare are qualcosa ddi<br />
noi: progetti,<br />
opinioni, ambizioni; solitamente essi vengono letti, corretti, commentati e subito<br />
dopo, spesso, dimenticati. Questa volta, , invece, vogliamo tentare di conservarli e<br />
<strong>fa</strong>re in modo che poss possano ano offrire spunto, negli anni, ai ragazzi che verranno verranno, per<br />
conoscere e confrontare idee ed aspettative, nella speranza che ciò possa servire<br />
loro a considerare e, eventualmente, imparare dalle nostre riflessioni e dagli errori,<br />
sperando nella loro com comprensione per i nostri limiti.<br />
Attraverso questi componimenti abbiamo raccontato cose che pensavamo di<br />
non riuscire a dire, , alcune volte svelando o una parte del nostro carattere che<br />
ignoravamo: paure, speranze speranze, sogni, aspirazioni, nostalgie …. Siamo sicuri che che, se tra<br />
qualche anno ci capiterà di rileggere queste pagine, ricorderemo con un po’ di<br />
commozione come eravamo e quel che sentivamo al tempo della nostra<br />
adolescenza; forse queste frasi ci appariranno ingenue e un po’ in<strong>fa</strong>ntili, ma<br />
sicuramente sincere, au autentiche e ci racconteranno di noi stessi.<br />
Abbiamo inventato storie <strong>fa</strong>ntastiche, comiche, del terrore; ci siamo<br />
cimentati con la poe poesia componendo i primi sonetti. Abbiamo bbiamo messo in comune<br />
frammenti di vite diverse! Non ci aspettavamo, al momento della scr scrittura, che<br />
questo lavoro avrebbe potuto sfidare il tempo. Tutto ciò ci emoziona ed entusiasma<br />
come se stessimo per pubblicare il nostro primo vero libro. Anche per questo, oltre<br />
che per tutto quello che ha <strong>fa</strong>tto e <strong>fa</strong>rà per noi, vorremmo <strong>fa</strong>re un ringraziam ringraziamento<br />
speciale alla nostra professoressa che ha migliorato la nostra scrittura e ci ha<br />
permesso di realizzare questo lavoro perseverando nel progetto, nonostante i nostri<br />
infiniti timori e tentennamenti.<br />
Rossana Maletto, Bianca Patarnello, , Cecilia Perinelli<br />
150
Anselmi Riccardo<br />
Cappella Edoardo<br />
Cicolella Giulio<br />
Conti Matteo<br />
Criscuolo Margherita<br />
Dal Piaz Milena<br />
Damosso Pierluigi<br />
Doglio Giangiacomo<br />
Giannetti Victoria<br />
Graziani Francesco<br />
Iacomacci Alice<br />
Ingenito Daniele<br />
<strong>La</strong>i Federico<br />
<strong>La</strong> classe seconda B<br />
2011-<strong>2012</strong>:<br />
Maletto Rossana<br />
Manzocchi Ilaria<br />
Miani Federica<br />
Oneto Michela<br />
Parrella Alice<br />
Patarnello Bianca<br />
Perinelli Cecilia<br />
Petrella Giorgia<br />
Rocchegiani Agnese<br />
Schettino Antonio<br />
Smorto Giada<br />
Taragoni Pietro<br />
Tata Emanuele<br />
Testi Anna<br />
Tommasini Rosa Maria<br />
Vaccaro Chiara<br />
151
INDICE<br />
Acrostici pag. 3<br />
Introduzione “ 6<br />
<strong>La</strong> mia adolescenza tra sogni e realtà “ 8<br />
1. Riflessioni su letture dall’antologia “ 22<br />
- Caricatura “ 23<br />
- Amicizia “ 26<br />
- Il futuro “ 28<br />
- Anne e Zlata “ 33<br />
- Paura “ 36<br />
- Vacanze “ 39<br />
2. Cartesio: la lettura di buoni libri… “ 40<br />
3. Cibo e <strong>fa</strong>ntasia “ 48<br />
4. Ogni giorno la scuola mi regala… “ 74<br />
5. Il mondo che vorrei “ 80<br />
6. Donare è amore e altruismo “ 90<br />
7. Se io fossi … Sonetti “ 114<br />
8. Ci sono giorni… “ 125<br />
Conclusione “ 150<br />
<strong>La</strong> classe seconda B 2011-<strong>2012</strong> “ 151<br />
152