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Libro II B 2012 La Lettura fa l'uomo esatto - Istituto Comprensivo ...

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S.M.S. “LUIGI SETTEMBRINI”<br />

CLASSE <strong>II</strong> B<br />

2011-<strong>2012</strong><br />

LA LETTURA FA L’UOMO<br />

COMPLETO…<br />

LO SCRIVERE FA L’UOMO<br />

ESATTO<br />

F. BACONE, Saggi<br />

1


Parole ed<br />

LA LA <strong>II</strong> <strong>II</strong> B B SI<br />

SI<br />

emozioni<br />

RACCONTA<br />

ISTITUTO LUIGI SETTEMBRINI<br />

Insegnante:<br />

Prof.ssa Paola Cistriani<br />

Anno scolastico 2011-<strong>2012</strong><br />

2


Se potessi pienamente dar vita ai miei sentimenti<br />

E liberi <strong>fa</strong>rli scorrer e concretamente fermarli…,<br />

Come chiudere le emozioni in uno scrigno che le custodisca<br />

O sprigionarle, e riviverle senza che il tempo le assopisca…!<br />

Non sono le parole che fissano i pensieri ché fuggono e volano via,<br />

Disperdono le voci e instabili si mostrano i ricordi.<br />

A mantenere vive le speranze, i sogni e le passioni…<br />

Bastano una penna e una pagina bianca da riempire.<br />

3


Scrivere, forse sognare, è una<br />

Esperienza entusiasmante, come cercare nel profondo di sé,<br />

Confrontarsi con le proprie debolezze, paure, sogni, speranze...<br />

Ogni parola scritta è una parte di noi che condividiamo con gli altri.<br />

Non pensieri o riflessioni particolari, basta scrivere ciò che si pensa.<br />

Dare ad altri le proprie idee, renderli partecipi delle proprie opinioni.<br />

All’inizio può sembrare difficile, ma andando avanti<br />

Basta aprirsi al mondo senza preoccuparsi delle critiche altrui.<br />

4


Secondo me ogni libro è un lingotto d’oro, è piccolo, ma prezioso,<br />

Emozionante, entusiasmante, grandioso, divertente.<br />

Come una persona va capito, solo così può essere splendido.<br />

Ognuno nel leggere, legge sé stesso e lo scrittore aiuta a ritrovarsi.<br />

Non si <strong>fa</strong> solo per divertimento o per acculturarsi, si legge per vivere.<br />

Da ovunque si venga si ha da raccontare, scrivere è “parlare senza<br />

essere interrotti”.<br />

A volte sono il protagonista e ogni parola letta mi muove come un<br />

burattino.<br />

Biografie, romanzi, diari, tutti diversi, ma tutti con la voglia di<br />

trasmettere degli scrittori.<br />

5


Introduzione<br />

“Senza la scrittura, ogni cosa diventerà insipida.<br />

Leggere non avrebbe più senso.”<br />

V.S. Naipaul<br />

Felicità, libertà, <strong>fa</strong>ntasia. Sono questi i sentimenti che provo<br />

quando scrivo un qualsiasi testo. Possiamo <strong>fa</strong>re ciò che più ci<br />

piace, possiamo immaginare un mondo diverso da quello in cui<br />

viviamo, in una nostra nuova dimensione dove tutto è perfetto<br />

secondo i nostri desideri.<br />

Scrivere è raccontare qualcosa alle persone, stupirle, af<strong>fa</strong>scinarle!<br />

Potremmo paragonarlo a un’incredibile arte, potremmo definirlo<br />

come la meravigliosa scienza del comunicare.<br />

Non togliendo nulla alla lettura, altra cosa straordinaria e utile per<br />

la vita di tutti i giorni. Tuttavia devo anche dire che la lettura<br />

stessa dipende dalla scrittura, quindi senza quest’ultima non<br />

sarebbe possibile sfogliare e apprezzare un bel libro.<br />

Anche scrivendo noi meditiamo profondamente e vaghiamo<br />

all’interno della nostra stessa anima, raccogliamo le nostre idee<br />

più gioiose e le trasmettiamo agli altri! Viaggiamo in un mondo<br />

interamente nostro, sogniamo, realizziamo qualcosa che mai nella<br />

vita potrebbe accadere!<br />

Condividiamo con tutti quanti i nostri pensieri più segreti e veri!<br />

Facciamo un esempio banale ma molto significativo: il grande<br />

Dante Alighieri avrebbe saputo esprimere tutto ciò che ha detto<br />

nella Divina Commedia esponendolo a voce, oralmente? Di sicuro<br />

la sua mente sarebbe stata davvero limitata e non avrebbe<br />

composto un capolavoro, poiché scrivendo acquisiamo un senso di<br />

libertà che nessun uomo sulla Terra potrebbe darci.<br />

Pierluigi Damosso<br />

6


“Sono posseduto da una passione inesauribile<br />

che finora non ho potuto né voluto frenare.<br />

Non riesco a saziarmi di libri.”<br />

Francesco Petrarca<br />

Le pagine ruvide che sfiorano le dita, il tempo che scorre, minuto per<br />

minuto… Assaporiamo le avventure e immaginiamo tutto un altro<br />

mondo. Non possiamo essere interrotti! Ma come è possibile provare un<br />

turbine di emozioni? Semplice: leggendo. Forse la lettura, i libri, sono<br />

alcune delle cose più importanti che possediamo. Leggere ti permette di<br />

sognare, leggere rende possibile l’impossibile, ti <strong>fa</strong> creare un mondo<br />

tutto tuo dove nessuno è protagonista. Ci sei solo tu, il tempo e le<br />

pagine che scorrono una dopo l’altra. Insomma, leggere migliora la vita<br />

di tutti noi, la rende più ricca e saporita: così noi ragazzi, amici e<br />

compagni, abbiamo deciso di scrivere insieme questo libro che non<br />

contiene ciò che comunemente viene definito “tema scolastico”. Questo<br />

libro contiene ognuno di noi, le nostre emozioni, quello che realmente<br />

proviamo e le nostre esperienze che rendono le giornate più intriganti e<br />

avventurose. E dopotutto che cosa può volere dalla vita un ragazzino<br />

come tanti altri? L’avventura! Cerchiamo la novità, la risata, a volte<br />

anche il rischio, ma soprattutto delle giornate interessanti. Ecco, questo<br />

è proprio ciò che vogliamo trasmettere ai lettori. Qui hanno spazio<br />

storie d’amicizia, esperienze che ci hanno spaventati, le nostre<br />

riflessioni, i pensieri personali e molto altro ancora! In breve speriamo di<br />

trasmettere le nostre emozioni più intense attraverso questi racconti,<br />

come la lettura ha trasmesso emozioni profonde a noi che questo libro<br />

lo abbiamo scritto.<br />

Alice Iacomacci<br />

7


<strong>La</strong> mia adolescenza<br />

tra sogni e realtà<br />

8


“L’età di passaggio”<br />

Fin da quando ero piccola ho sempre ammirato i ragazzi più grandi, sembravano<br />

quasi supereroi con un superpotere molto particolare: la pubertà. Li osservavo in<br />

continuazione, provavo ad imitarli senza ottenere grandi risultati.<br />

Il mio punto di riferimento era mio fratello, per me era quasi un idolo; l’ho visto<br />

crescere tanto in poco tempo, la sua voce si è modificata ed ogni tanto sparisce<br />

senza lasciare tracce. E’ entrato nel misterioso mondo dell’adolescenza. Purtroppo i<br />

cancelli di questo mondo non si aprono tanto <strong>fa</strong>cilmente; ci vuole del tempo e<br />

quando si è finalmente pronti a varcare la soglia della maturità , spesso si scopre<br />

che non è af<strong>fa</strong>tto come ce lo si aspetta.<br />

<strong>La</strong> pubertà non è una cosa che si acquisisce senza sforzo, in un batter d’occhio, ma è<br />

un processo molto lento caratterizzato da varie tappe, alcune delle quali molto<br />

lunghe e difficili. Ad esempio il cambiamento dell’aspetto: ci si è abituati alla pelle<br />

liscia e morbida da neonati, quando iniziano a spuntare brufoli e puntini neri, si<br />

iniziano a passare ore davanti allo specchio per sistemare i capelli che non ce la<br />

<strong>fa</strong>nno a stare fermi.<br />

Per non parlare di quanto si <strong>fa</strong> attenzione all’abbigliamento. Per gli adolescenti<br />

l’immagine è molto importante.<br />

Però non è soltanto il fisico ad essere cambiato, la trasformazione maggiore si ha<br />

nel carattere. Nel mio caso sono diventata molto più chiusa, in particolare con i miei<br />

genitori. Spesso sto sdraiata sul mio letto a <strong>fa</strong>ntasticare senza aprire bocca, salvo<br />

urlare di andarsene a chiunque provi a rivolgermi la parola. Sto delle ore a pensare:<br />

“ Cosa <strong>fa</strong>rò domani?”<br />

Mi piace immaginare il mio futuro. Non ho ancora chiaro nella mia mente cosa <strong>fa</strong>rò<br />

in futuro e ogni volta che <strong>fa</strong>ccio congetture le cose cambiano. Comunque in ogni<br />

mio sogno sono ricca e <strong>fa</strong>mosa e la mia vita è perfetta, senza problemi, ovviamente<br />

so che non potrebbe mai accadere, ma sognare non costa nulla, no?<br />

Comunque l’adolescenza non ha solo lati negativi, in<strong>fa</strong>tti ci si sente più liberi di<br />

pensare con la propria testa, senza essere influenzati dai propri genitori. Ora posso<br />

prendere decisioni da sola e mi sento molto più autonoma.<br />

E’ difficile conquistarsi la fiducia dei propri genitori e spesso si finisce per <strong>fa</strong>rli<br />

arrabbiare; in questo periodo sono molto in difficoltà con loro, perché non <strong>fa</strong>nno<br />

altro che dirmi che devo diventare più responsabile ed io non riesco a capire cosa<br />

vogliano gli altri da me.<br />

In fondo la vita è come un viaggio, spesso si incontrano degli ostacoli che vanno<br />

superati e a volte si deve scegliere tra due strade differenti. Chi <strong>fa</strong> la scelta giusta<br />

arriva prima e più <strong>fa</strong>cilmente alla meta e non sempre la strada più comoda è quella<br />

giusta.<br />

L’adolescenza è di sicuro una strada difficile o almeno che può sembrare difficile,<br />

ma con un poco di impegno si può arrivare a scoprire che non c’è niente di<br />

complicato, basta essere se stessi.<br />

Se si riflette un attimo, possiamo paragonare un ragazzo ad un bocciolo, pronto a<br />

sbocciare e un adolescente ad un germoglio che si prepara a diventare un bellissimo<br />

9


fiore. <strong>La</strong> pubertà è una <strong>fa</strong>se di passaggio tra l’età in<strong>fa</strong>ntile e quella adulta, l’età<br />

dell’insicurezza e della paura di non essere accettati, ma anche l’età della crescita,<br />

come un frutto ancora acerbo che non va colto troppo presto, bisogna aspettare<br />

per ottenere il meglio.<br />

L’adolescenza è un’avventura <strong>fa</strong>ntastica che va vissuta per arrivare al pieno<br />

controllo di sé e delle proprie capacità, certo può riservare qualche delusione, ma<br />

sicuramente le delusioni aiutano a formare la personalità di ciascuno di noi , in<strong>fa</strong>tti<br />

si dice “bisogna imparare dai propri errori”, che durante l’adolescenza sono davvero<br />

tanti.<br />

In conclusione va detto che questa è un’età <strong>fa</strong>ntastica, piena di divertimenti e non<br />

va sprecata lamentandosi del <strong>fa</strong>tto che non si è ancora adulti, ma bisogna godersela<br />

appieno.<br />

Rossana Maletto<br />

10


L’adolescenza è un periodo…<br />

L’ adolescenza è un periodo della vita in cui cresciamo e ci trasformiamo non solo<br />

nel fisico, ma anche nel modo di sentire, vivere, provare emozioni. Ci poniamo i<br />

primi interrogativi sulla vita e cerchiamo delle risposte. È una <strong>fa</strong>se importante<br />

perché lentamente cominciamo a <strong>fa</strong>rci le nostre idee, opinioni e a ragionare in<br />

maniera autonoma passando attraverso le nostre emozioni e le nostre esperienze.<br />

In questo periodo della mia vita, il passaggio dalla scuola elementare alla scuola<br />

media ha significato un momento importante per la mia crescita. Ho dovuto<br />

affrontare i professori e entrare in un nuovo gruppo, la mia classe, con il quale mi<br />

trovo molto bene. Ho cominciato a conquistare un minimo di autonomia come per<br />

esempio ritornare a casa da solo da scuola, organizzarmi lo studio e i pomeriggi con<br />

i miei compagni senza più l’aiuto dei miei genitori, che comunque mi controllano e<br />

mi seguono. Grazie alla nuova scuola e ai contatti con i miei amici mi sono reso<br />

conto che bisogna avere senso di responsabilità nei confronti del proprio dovere se<br />

si vuole che gli altri abbiano fiducia in te, come per esempio i genitori. Questo<br />

periodo della mia vita ha anche degli aspetti più complicati che riguardano il mio<br />

modo di essere. A volte mi sento triste e combattuto tra momenti di grande felicità<br />

e allegria, quando per esempio incontro i miei amici o quando gioco a rugby, e altri<br />

in cui tutto mi sembra difficile e insuperabile, come quando non riesco come vorrei<br />

a scuola oppure quando ho dei litigi con gli altri a cui voglio bene: gli amici e la mia<br />

<strong>fa</strong>miglia. Mi domando come poter superare i momenti più difficili. A volte passa<br />

tutto in un attimo, altre volte ci metto più tempo; allora penso a quello che mi<br />

piacerebbe <strong>fa</strong>re da grande, il telecronista sportivo, e in quei momenti mi consola il<br />

pensiero che non sono solo e ho tanti amici che mi vogliono bene.<br />

Tutte queste mie emozioni che sono rinchiuse nella mia mente sono come dei<br />

movimenti che vanno e vengono. Fanno parte di me e del mio momento di crescita<br />

che è l’adolescenza, che sembra come un’influenza che si cura con il passare del<br />

tempo, ma che mi permette di costruire la mia vita.<br />

Giangiacomo Doglio<br />

11


Come le piante…<br />

Noi ragazzi siamo come le piante: quando cresciamo abbiamo bisogno di più spazio<br />

e meno attenzioni. "Buongiorno" mi ha svegliato mia mamma. Ero talmente eccitata<br />

che al primo richiamo sono saltata in piedi sul letto! Poche ore più tardi sarei dovuta<br />

stare su un aereo solamente con una mia amica e l'hostess di accompagnamento.<br />

Aspettavo quel giorno da tantissimo tempo; ero molto esaltata all'idea<br />

di trascorrere due settimane da sola in un prestigioso college per una vacanza<br />

studio, ma ero anche un po' agitata. Ricordo che mio fratello fece il suo primo<br />

campo estivo quando avevo dieci anni, e quando i miei genitori lo proposero anche<br />

a me, io feci un risolino come dire " ma siete pazzi?! Non ci andrò mai!" E invece<br />

eccomi qua, sono diventata adolescente e con me sono cambiati anche i miei<br />

pensieri.<br />

Più che la voglia di imparare e divertirmi mi aveva spinto a compiere<br />

questa avventura la voglia di libertà. Di distaccarmi da tutto e da tutti, di spegnere il<br />

cellulare, di guardarmi intorno e dire: "queste settimane sono mie e me le godo!"<br />

Ho tirato su la serranda e ho chiuso la porta nella speranza di qualche minuto di<br />

privacy. Ho aperto la valigia per ricontrollarla l'ultima volta. Intanto che la guardavo<br />

mi sentivo fiera e pensavo "questa valigia l'ho <strong>fa</strong>tta io!" Non avevo mai preparato<br />

una valigia da sola. In genere era mia mamma che la <strong>fa</strong>ceva e ultimamente<br />

decidevamo insieme cosa mi sarei dovuta portare. Evidentemente era cambiata<br />

anche lei o forse il suo parere su me stessa, perchè quando il giorno precedente le<br />

sono andata a domandare quando avremmo <strong>fa</strong>tto la valigia mi ha risposto che ero<br />

abbastanza matura per <strong>fa</strong>rla da sola e che lei avrebbe controllato alla fine! Ero<br />

immersa nei miei pensieri quando mio fratello entrò nella mia stanza. Io l'ho<br />

pregato più volte di uscire, ma non mi ha ascoltata. A quel punto ho urlato, mi<br />

aveva veramente in<strong>fa</strong>stidito. Ero diventata grande e avevo bisogno dei miei spazi e<br />

della mia privacy. Fino ai sette anni condividevo la camera con mio fratello e<br />

quando i miei decisero di <strong>fa</strong>re i lavori io mi misi a piangere…: ero ancora piccola e<br />

avevo bisogno di una figura più grande che mi proteggesse da eventuali mostri<br />

che sarebbero potuti uscire dal letto o dall'armadio. Adesso non so che darei se<br />

vivesse in un'altra casa. Mi sono andata a lavare e vestire e in un minuto ero pronta.<br />

Mi sono messa ad aspettare in salone. Ho cominciato a <strong>fa</strong>re uno dei miei soliti film<br />

mentali: sarei arrivata al college, avrei incontrato l'amore della mia vita,<br />

un'amica, possibilmente americana, da cui sarebbe stato difficilissimo separami. Sì,<br />

e magari il mio insegnante di inglese sarebbe stato Johnny Deep. Sono tornata alla<br />

realtà. Intanto mi era arrivato un messaggio da una mia amica. L'ho guardato: "zero<br />

voglia di partire". Sono rimasta pietrificata. L'ho chiamata e mi ha detto che era una<br />

di quelle giornate no in cui odi tutto e tutti. Capita spesso anche a me.<br />

12


L'ho rassicurata dicendole che le sarebbe passato. Bene mia mamma era pronta,<br />

avevo l'adrenalina che saliva insieme all'ansia. Ho preso la valigia e ho salutato mio<br />

fratello e mio padre, sono uscita di casa sentendomi, finalmente, grande!<br />

Ilaria Manzocchi<br />

13


Tutto è possibile, nulla è reale.<br />

L' adolescenza è come il vetro, se si rompe non si ricompone…<br />

Se si cerca sul vocabolario la parola ''adolescenza'' si trova una descrizione<br />

oggettiva. Ma essere adolescenti non c' entra con tutto ciò che viene descritto.<br />

Essere ragazzi è come avere una fiaccola nello stomaco che vuole esplodere<br />

spruzzando creatività, originalità e voglia di vivere. Ma alcune volte questa fiaccola è<br />

troppo ardente e viene spenta con l' aiuto della <strong>fa</strong>miglia e degli amici. Un<br />

adolescente vuole conoscere, sperimentare, come un uccellino che esce dal nido,<br />

consapevole dei pericoli a cui va incontro, ma non potrà rimanere sempre nel nido.<br />

A volte capita di <strong>fa</strong>re sogni assurdi, irrealizzabili, ma forse è proprio l'impossibile che<br />

poi diventerà possibile. Mondi paralleli, nascere in un altro corpo, essere soli in tutto<br />

l' universo, sono questi i sogni che <strong>fa</strong>ccio, ma quando sogno è come trovarmi in una<br />

bolla che vola via tra le nuvole, isolata da tutto e da tutti, immersa, con la mia bolla,<br />

tra tutti i palloncini volati via dalle mani dei bambini e tutti fermi in uno spicchio di<br />

cielo. Ma poi qualcuno mi sveglia e mi ritrovo nella vita frenetica di tutti i giorni,<br />

girando e rigirando da una parte all'altra senza sosta, non è più come nella bolla, ora<br />

bisogna preoccuparsi dei voti, degli sports e della salute.<br />

Essere adolescenti è come essere un' esplosione di emozioni: gelosia, rabbia, amore,<br />

amicizia... Ogni tanto mi verrebbe voglia di correre, senza pensare a dove finirò,<br />

come tornerò a casa, come <strong>fa</strong>rà il mio corpo a sopportare lo sforzo: la terra è tonda,<br />

quindi a casa ci torno comunque. Il mio carattere sta cambiando, comincio a<br />

pensare a cosa vorrò <strong>fa</strong>re nel mio futuro, penso a come posso essere una buona<br />

amica, come posso prendere bei voti. Il mio cervello è come una <strong>fa</strong>bbrica di<br />

emozioni; è irrefrenabile, continua a produrre senza sosta, ma chissà, magari è<br />

proprio con pensieri che gli scienziati hanno <strong>fa</strong>tto le prime scoperte.<br />

Ogni oggetto che tocco, ogni cosa che vedo mi sembra poco e allora penso a cosa<br />

potrei <strong>fa</strong>re per migliorare quell'oggetto, inventando macchine nella mia testa,<br />

schemi stravaganti per poi tirarne fuori qualcosa di buffo, ma che nella sua ‘buffezza‘<br />

diventa normale.<br />

Qualsiasi sciocchezza ci sembra un' enormità e scoppiamo a piangere, ma ogni volta<br />

che piango penso perché? Non sono così, conosco la realtà, conosco le condizioni di<br />

vita di certe persone e penso sempre come sarebbe bello da adulta aiutarle e allora<br />

perché piango? È una risposta che ancora non mi so dare, e spero che con il tempo e<br />

con l'esperienza riuscirò ad avere una conclusione che non sia la solita: stai<br />

crescendo, è normale. No, vorrei una risposta che venga dal mio cuore e da ciò che<br />

ho appreso. Sono su un autobus e viaggio verso il mio futuro, ignara di ciò che mi<br />

aspetta, ma consapevole che sarò io a stabilirlo. Ho un sogno in una stanza del mio<br />

cuore, ma solo io ho la chiave che apre la porta per accedere a quella stanza. Sono<br />

disposta a tutto per inseguire il mio sogno. Non finirò tra gli ignavi. Non so se ho<br />

reso bene l'idea, ma una banale descrizione non basterebbe per descrivere<br />

l'adolescenza, servirebbe un libro intero.<br />

Michela Oneto<br />

14


Quando parliamo…<br />

Quando parliamo di adolescenza dobbiamo prima di tutto chiarire se si tratta di un<br />

periodo bello o brutto della nostra vita. È una decisione soggettiva, che varia a<br />

seconda degli individui e dei ruoli. Sicuramente, ad esempio, mia madre<br />

preferirebbe che fossi rimasta una bambina, che si diverte a costruire castelli di<br />

sabbia e piange quando rimane sola, ma se qualcuno mi ponesse questa domanda<br />

risponderei che si tratta di un periodo bellissimo.<br />

A volte mi chiedo se sono ancora io sotto i vestiti. Non è rimasto niente della Bianca<br />

di qualche anno <strong>fa</strong>, pochi anni sono riusciti a cancellare tutto, carattere, aspetto,<br />

mentalità, gusti… Tutto è cambiato. Ma no, sono ancora io, in fondo. Sono sempre<br />

quella bambina che aveva paura del buio e che saltava al collo della madre urlando<br />

di gioia. Sono cambiata, ma sono sempre la stessa. Tutto quello che <strong>fa</strong>ceva parte del<br />

mio carattere è solo nascosto dentro di me.<br />

Sono come un fiore d’arancio in primavera, sbocciato insieme a mille altri, e insieme<br />

a mille altri diventerà una succosa arancia, e insieme a mille altri, alle fine, cadrà<br />

dall’albero, appassito.<br />

<strong>La</strong> mia camera improvvisamente diventa piccola, troppo piccola per ospitare la mia<br />

voglia di correre, di scaricare energia. <strong>La</strong> mia vita è divenuta una continua lotta, i<br />

miei genitori non si rassegnano al <strong>fa</strong>tto che sto crescendo. So benissimo che prima<br />

di poter dire “mamma, sto uscendo” ed ottenere una risposta distratta, quasi<br />

disinteressata, dovrà passare molto tempo e prima dovrò dar prova di affidabilità.<br />

Ciò che caratterizza l’adolescenza è il <strong>fa</strong>tto di non dar troppo peso alle situazioni,<br />

alle liti. Talvolta mi capita di arrabbiarmi, di chiudermi in camera e poi di uscirne,<br />

dimenticandomi del motivo del litigio.<br />

È il periodo che trasforma i bambini in persone adulte e responsabili, almeno<br />

teoricamente.<br />

Qualche volta mi sorprendo a pensare al mio futuro. Ho idee piuttosto vaghe in<br />

proposito. Non sono così ingenua come le mie cugine, convinte di poter vivere in<br />

una <strong>fa</strong>ttoria o di <strong>fa</strong>re l’esploratrice, semplicemente immagino un’Italia senza crisi,<br />

senza disoccupazione, dove vivono persone felici. Immagino di viaggiare, conoscere<br />

il mondo, tuf<strong>fa</strong>rmi nelle acque cristalline dei Carabi, di esplorare la giungla, di<br />

scalare montagne…, e mi sorprendo a guardare la finestra aperta, aperta sul<br />

mondo.<br />

Bianca Patarnello<br />

15


<strong>La</strong> mia vita è <strong>fa</strong>ntastica!<br />

Sono una ragazzina di undici anni che adora sognare. Molto spesso mi fermo<br />

davanti ai posters pubblicitari e sogno la mia vita come se ci fossi dentro. Quando<br />

ritorno nel mio mondo mi sembra tutto gas, vapore e niente libertà. <strong>La</strong> realtà in cui<br />

vivo non è come quella dei sogni, ma <strong>fa</strong>ntasticare una vita migliore mi <strong>fa</strong> svegliare<br />

con i sorriso al mattino. Uno dei miei più grandi desideri è quello di essere libera e<br />

non avere regole, devo dire che i miei genitori e chi mi sta intorno mi lasciano i miei<br />

spazi. Ho un carattere molto stravagante, c'è chi mi dice che sono pazza, chi crede<br />

che io sia antipatica, chi simpatica, il mio carattere cambia in continuazione,<br />

veramente non lo so neanche io come sono. I miei amici sono la mia vita, con loro<br />

<strong>fa</strong>ccio quello che voglio, sono libera! Mi aiutano quando ho bisogno, piangono<br />

quando piango, sono tutto per me. Ci sono però quelle persone che non riesco a<br />

sopportare, sono come una spada tra mille cuori, sono felice di poter sciegliere i<br />

miei amici come piace a me. Ritengo che la scuola oltre che un luogo dove si studia<br />

sia anche un ambiente dove stare con gli amici ed esprimersi. I miei genitori vivono<br />

e passano con me questi annni, lasciandomi sognare l'impossibile senza privarmi del<br />

piacere di vivere. Prima non avevo desiderio di esprimermi con i miei genitori,<br />

adessso al contrario mi piace molto. Una cosa che odio sono quelle giornate<br />

devastanti, che vanno storte da quando ti alzi fino a quando vai a dormire. Tutti ce<br />

l'hanno con te e tu ce l'hai con il mondo. Mi innervosisco per qualsiasi cosa, in<br />

queste giornate mi sento come in carcere, isolata da tutti. Per fortuna ci sono anche<br />

quelle giornate <strong>fa</strong>ntastiche in cui tutto è rose e fiori, l'universo ti sorride e tu sorridi<br />

a esso, tutti ti vogliono bene, nessuno si arrabbia, siamo tutti calmi. Se non vedo<br />

bronci e se non li <strong>fa</strong>ccio io, mi può bastare per una giornata bella e candida come la<br />

neve. Nella mia vita c'è un elemento troppo importante che non può mancare, mio<br />

fratello. Lui è più piccolo di me, è buono, simpatico e giocherellone, ma anche un<br />

po' dispettoso, con lui <strong>fa</strong>ccio tutto l'impossibile e inimaginabile. A lui dico tutto,<br />

insieme giochiamo , sogniamo e ci divertiamo, lui è indispensabile. Ci sono tante<br />

cose negative nella mia vita, ma la mia <strong>fa</strong>miglia, i miei professori, i miei amici e<br />

nemici rendono tutto il negativo in positivo. Le persone che mi stanno intorno mi<br />

rendono felice.<br />

Alice Parrella<br />

16


Gli adolescenti…<br />

Gli adolescenti sono considerati da tutti un po’ strani. Come se ci si dovesse tenere<br />

distanti. Questo lo pensavo anche io da piccola: quando vedevo i ragazzi grandi mi<br />

mettevo paura.<br />

Al contrario, ora che sono un’adolescente, mi accorgo che non è così. In<strong>fa</strong>tti , è vero<br />

che siamo euforici, magari lo siamo più del solito, ma non è questa l’unica nostra<br />

caratteristica, ma è quella che si nota di più, perché è anche quella che dà più<br />

<strong>fa</strong>stidio a noi ed a quelli che ci stanno intorno .<br />

In<strong>fa</strong>tti, gli adolescenti vogliono scoprire, provare, pensare e sognare. <strong>La</strong> cosa più<br />

importante nella vita di un adolescente sono gli amici. Loro ci sono sempre nella vita<br />

di un adolescente, non si può vivere senza.<br />

Facendo un paragone gli adolescenti sono come la luna, che sta per diventare piena,<br />

età adulta; passa da uno spicchio, inizio dell’ adolescenza, alla luna piena. Come la<br />

luna cambia da uno spicchio a luna a piena, così gli adolescenti maturano, fino a<br />

diventare adulti e responsabili, ma come la luna è illuminata sempre da un raggio di<br />

luce, così gli adolescenti sono illuminati sempre dalla speranza e dalla forza.<br />

Spesso gli adolescenti sono in contrasto con la <strong>fa</strong>miglia. Questo nasce perché gli<br />

adolescenti vogliono assomigliare ai grandi, ma ovviamente la <strong>fa</strong>miglia si oppone e<br />

quindi nasce un conflitto.<br />

Ma gli adolescenti sognano anche. Sognano, sognano, sognano, ma poi vengono<br />

sempre riportati alla realtà che non è un sogno, ma è un incubo.<br />

Ma come vivo io l’adolescenza ?<br />

Inizierò a raccontare da quando avevo 10 anni. Ovviamente non ero un adolescente,<br />

ma avevo paura di diventarlo. Tutti quelli che ho conosciuto la <strong>fa</strong>cevano sembrare<br />

una cosa bruttissima, da cui si doveva scappare. Ora invece la trovo bellissima: le<br />

amicizie si rafforzano, anche se ci sono alti e bassi. In<strong>fa</strong>tti alcune giornate sono<br />

solare, vado d’accordo con tutti, altre invece è come se stessi in una stanza chiusa e<br />

affollata, urlo ma nessuno mi sente. Invece il mio sogno è quello di <strong>fa</strong>re qualcosa di<br />

buono per il mondo, e non morire senza che nessuno mi ricordi.<br />

Ebbene questo è un adolescente.<br />

Cecilia Perinelli<br />

17


Cambiamento e sogni: l'adolescenza<br />

"Vista dai giovani, la vita è un avvenire<br />

infinitamente lungo. Vista dai vecchi,<br />

un passato molto breve."<br />

Arthur Schopenhauer<br />

L’adolescenza è un momento di crescita, di cambiamenti e di sogni che vorremmo<br />

diventassero realtà.<br />

“Quasi adolescenti” siamo come degli uccelli che stanno imparando a volare, perché<br />

è il momento in cui bisogna alzarsi e decidere il proprio destino, capire le nostre<br />

inclinazioni. Alcune volte mi capita di vagare con i pensieri e mi pongo domande<br />

come cosa <strong>fa</strong>rò da grande, ancora non ho un’idea ben precisa, ma vorrei<br />

sicuramente <strong>fa</strong>re qualcosa per aiutare il mondo.<br />

Sto molto tempo a <strong>fa</strong>ntasticare, ma ad un certo punto devo tornare con i piedi per<br />

terra: pensare al presente, mi devo impegnare nello studio, poi ci sarà un momento<br />

in cui le mie idee si <strong>fa</strong>ranno più chiare.<br />

E’ un periodo di cambiamenti : ora voglio più autonomia e libertà. Vorrei decidere i<br />

miei programmi quotidiani da sola senza che nessuno mi dica cos’è meglio o peggio.<br />

Per esempio vorrei andare ai campi estivi solo con le mie amiche.<br />

Quando si è adolescenti, secondo me, una delle cose fondamentali è avere amici<br />

sinceri con cui mi posso confidare e sopratutto con cui divertirmi. Mi trovo bene con<br />

i miei nuovi amici.<br />

Io non saprei come definire il mio carattere, però so per certo che sono timida.<br />

I sogni per i ragazzi sono fondamentali, perché aiutano ad affrontare la vita con più<br />

allegria e serenità.<br />

Ci sono giornate uggiose, quando non vado d’accordo con i miei <strong>fa</strong>miliari. Ma alla<br />

fine un raggio di sole risplende dentro di me e tutto si risolve al meglio.<br />

L’adolescenza è un momento di confusione, non riesco a capire bene chi sono,<br />

perché cambio.<br />

Oltre ai genitori, ti accompagnano e aiutano anche i libri, in<strong>fa</strong>tti ci sono molti<br />

racconti che trattano sull’adolescenza e quando li leggo capisco che non sono<br />

l’unica ad essere turbata.<br />

Il mio sogno è di poter scrivere libri di <strong>fa</strong>ntasia e comici per <strong>fa</strong>r divertire la gente.<br />

Giada Smorto<br />

18


Per me…<br />

L’adolescenza per me è una caratteristica del nostro corpo che solo noi, arrivati a<br />

questa età, possiamo capire e provare.<br />

Capita certi giorni che sei abbattuta, pallida, e non sai perché, poi ti svegli un giorno<br />

e noti qualcosa… che vorresti a volte rifiutare, ma non puoi, sei diventata grande.<br />

Certe volte mi sveglio di colpo per un sogno <strong>fa</strong>tto, io da bambina e poi d’improvviso<br />

grande, tanto grande, ed ho paura, non so di cosa esattamente, ma ho questa<br />

sensazione.<br />

Ad occhi aperti mi metto a pensare a cosa è cambiato da quando ero bambina ad<br />

oggi, di certo il rapporto con i mie coetanei, la profondità con la quale ci<br />

rapportiamo ora, assolutamente diversa, intensa e profonda. I sentimenti che provo<br />

ora, le reazioni che ho nei confronti di mia madre, talvolta assolutamente e<br />

inutilmente bruschi. Noto che non sono mai tranquilla, che devo <strong>fa</strong>re ciò che ho<br />

voglia di <strong>fa</strong>re altrimenti rispondo male, insomma mi controllo con molta difficoltà, e<br />

poi non mi piaccio più, e capisco che per mia madre è molto difficile in certe<br />

occasioni non perdere la pazienza.<br />

Ho mille desideri che vorrei si realizzassero, vorrei tanto riuscire a <strong>fa</strong>re la biologa<br />

marina, amo il mondo marino ed il mondo animale in genere; avere tanti figlie ed<br />

un marito da amare ed essere amata. Una bella e felice <strong>fa</strong>miglia insomma che duri<br />

per sempre.<br />

Credo di avere un buon rapporto con i mie compagni di classe e con i mie coetanei<br />

in genere, anche se la mia timidezza, che talvolta diventa un limite, mi porta<br />

qualche volta a non esser capita dai mie amici.<br />

Tuttavia spero che questa <strong>fa</strong>se di cambiamento e di sviluppo termini al più presto!<br />

Anna Testi<br />

19


Tutti hanno vissuto…<br />

L'adolescenza... Tutti hanno vissuto o vivranno questo periodo pieno di<br />

ripensamenti, sogni e solitudine. Io sto appena varcando la soglia per entrare in<br />

questo mondo pieno di incertezza. Come una bambina appena nata che apre gli<br />

occhi per la prima volta alla luce del sole. Ho già un esempio di un ragazzo che sta<br />

vivendo pienamente l'adolescenza, mio fratello, di quindici anni. A scuola, ma anche<br />

a casa, parliamo spesso di questo argomento, quindi all'incirca già so quali saranno i<br />

miei cambiamenti. Sicuramente, cosa che <strong>fa</strong>ccio tutt'oggi, avrò la possibilità di<br />

decidere da sola come vestirmi, seguendo i miei gusti. Devo cominciare, partendo<br />

da ora, a dimostrarmi una persona affidabile agli occhi dei miei genitori, in modo<br />

che essi possano aver fiducia in me, cominciando a rendermi il più possibile<br />

indipendente da loro. Credo che mi capiterà spesso di sognare ad occhi aperti e di<br />

pensare alla mia, futura, immaginaria carriera da grande. Perdersi nella <strong>fa</strong>ntasia e<br />

pensare di salire sul palco di Sanremo e subito dopo tornare alla realtà di tutti i<br />

giorni e rendersi conto che queste sono solo illusioni, quasi impossibili... Gli ideali, il<br />

tempo prossimo si possono solo sperare. Oltre alla mia trasformazione mentale,<br />

sicuramente, anche il mio aspetto fisico muterà e credo che lo accetterò in ogni sua<br />

forma. A supportarti dopo questi mille momenti di difficoltà ci sono sempre gli<br />

amici. Sono le stampelle che ti sorreggono, la coperta calda che ti difende dal<br />

freddo. Solo loro possono capire come ti senti realmente perché stanno vivendo<br />

anche loro questo periodo. Personalmente sto incominciando a vivere anche io<br />

questo periodo non nel modo più giusto perché sto litigando più frequentemente<br />

con mia madre. Facile è parlare e spiegare cosa bisogna <strong>fa</strong>re nei momenti difficili<br />

dell'adolescenza, ma poi quando ci si trova realmente in quella situazione è<br />

complicato regolare le emozioni. Questo è ciò che accade a me... Espongo tutte le<br />

mie emozioni, anche se involontariamente e non riesco a fermarle. A complicarmi<br />

questo periodo è anche mia madre che penso debba essere più comprensiva<br />

riguardo ai miei sbagli e rendermi più semplice l'adolescenza. Nonostante ciò la<br />

reputo una madre che cerca di dare il più possibile ai suoi figli e che li educa nel<br />

modo migliore. Per questo motivo credo che l'adolescenza riguardi principalmente<br />

l'adolescente stesso, ma anche la sua <strong>fa</strong>miglia e chi gli sta attorno.<br />

Rosa Maria Tommasini<br />

20


“ <strong>La</strong> maturazione dei frutti”<br />

“Era come un liquor suttile e molle”<br />

L. Ariosto<br />

Stiamo crescendo, siamo ragazzi maturi che hanno appena sfogliato dodici pagine<br />

della propria vita.<br />

È ora di comportarsi da ragazzi che prendono sul serio la vita, ma che si divertono<br />

alla stesso tempo.<br />

Siamo come dei diamanti grezzi che devono essere sfregati, lavorati e ripuliti, dai<br />

quali poi usciranno fuori dei preziosi splendidi brillanti. Con il tempo il nostro<br />

carattere matura come un frutto in estate.<br />

Questo cambiamento è successo anche a me nei primi mesi di scuola; all’inizio<br />

avevo preso la via sbagliata per la mia vita, una strada tortuosa e pericolosa ma,<br />

fortunatamente, ora sono di nuovo su una via sicura.<br />

Crescendo bisogna anche capire la differenza tra sogni e realtà.<br />

Credo che, almeno una volta ad ognuno di noi, sia capitato di <strong>fa</strong>re un sogno<br />

riguardante il proprio futuro.<br />

Proprio una sera, dopo aver mangiato con la mia <strong>fa</strong>miglia, sono andata a dormire e<br />

ho iniziato a sognare… In questo sogno sembrava che andasse tutto a meraviglia:<br />

ero una donna di successo, un medico importante, rilevante, ero ricca , benestante,<br />

avevo una casa molto grande, lussuosa e s<strong>fa</strong>rzosa con un giardino enorme,<br />

smisurato. Ero vestita sempre con abiti di marche firmate e costose.<br />

Questo sogno andava avanti con scene che raffiguravano la mia presunta vita<br />

futura. <strong>La</strong> mattina mi sveglio e rifletto sul sogno della notte precedente.<br />

Avevo capito che più di un sogno era un incubo perché le vere priorità della mia vita<br />

sono la <strong>fa</strong>miglia, la fede, l’amore, l’amicizia, la solidarietà e la giustizia e non il<br />

successo, la <strong>fa</strong>ma e i soldi, che servono sempre, ma non devono essere al primo<br />

posto nei nostri ideali.<br />

Chiara Vaccaro<br />

21


Antologia<br />

Riflessioni da brani scelti<br />

22


<strong>La</strong> mia mamma<br />

Sin dalle prime ore del mattino inizio a prendere in giro mia madre.<br />

<strong>La</strong> mattina quando mi sveglio la trovo già nel suo bagno, e sembra che ci abbia<br />

dormito dentro perché la sera la lascio lì e la mattina la ritrovo sempre lì. Chissà cosa<br />

avrà da <strong>fa</strong>re di tanto importante!<br />

Poi quando finalmente riesce a uscire dal bagno dimentica sempre qualcosa e deve<br />

rientrarci.<br />

Dopo aver fonato i capelli li riempie di qualche chilo di lacca, meglio non passare<br />

davanti al bagno in quel momento perché c'è una nube pericolosa che viaggia,<br />

minacciando anche l'ol<strong>fa</strong>tto più resistente.<br />

Poi si passa alla <strong>fa</strong>se “scelta delle scarpe”.<br />

Mia madre ha tantissime paia di scarpe tanto che la mattina se le prova tutte, ma<br />

alla fine sceglie sempre le stesse.<br />

Dopodiché mette il detersivo e l'ammorbidente nella lavatrice e l'avvia.<br />

Quando finalmente sembra che abbia finito, inizia a controllare se ha preso tutto ed<br />

ecco che puntualmente , dopo aver chiusa la porta, e a volte anche per le scale, si<br />

rende conto che le manca qualcosa e rientriamo.<br />

Poi inizia la nostra corsa a piedi, in quel tratto di strada mi rammenta tutto ciò che<br />

devo <strong>fa</strong>re durante la giornata e nel parlare si distrae e magari non vede dove mette i<br />

piedi...<br />

Per non parlare di quando le si è rotto il tacco per strada, praticamente zoppicava<br />

vistosamente e cercava di <strong>fa</strong>r finta di niente!<br />

Quando rientra di pomeriggio, non appena entra in casa inizia a chiamarmi, una,<br />

due, tre, quattro volte... perché, anche se le rispondo, lei non sente, penso che<br />

probabilmente inizia ad avere dei seri problemi d'udito.<br />

Poi mi chiede dei compiti, se li ho svolti e tutti i santi giorni mi ricorda che la scuola<br />

ha priorità su tutto e che devo compiere al meglio il mio dovere, altrimenti mi toglie<br />

giochi e sport.<br />

Io le rispondo che lo so, ma lei me lo ripete puntualmente, penso che cominci a<br />

dimenticare anche ciò che dice...<br />

Verso l'ora di cena è indaf<strong>fa</strong>ratissima in cucina e le può capitare che dalla pentola<br />

messa sul fornello fuoriesca qualcosa, come quella volta che si è versato del brodo,<br />

è cascato sul fornello e c'è stata una fiammata.<br />

Però deve dire che le viene sempre tutto buonissimo, anche se mi piace prenderla in<br />

giro anche su questo!<br />

Sì, perché in effetti io le <strong>fa</strong>ccio anche degli scherzi e poi ci ridiamo su perchè lei è<br />

<strong>fa</strong>ntastica così com'è!<br />

Francesco Graziani<br />

23


<strong>La</strong> mia cara mamma<br />

Avrei potuto scegliere tra cento persone, nel senso che conosco tanta gente che mi<br />

stuzzica l’ironia, ma alcuni vanno esclusi perché sono permalosi, altri perché non<br />

basterebbe una vita intera, altri perché ho paura delle loro reazioni. Alla fine ho<br />

deciso di scrivere un testo ironico sulla mia cara mamma che in realtà è un misto: è<br />

permalosa ed ho paura delle sue reazioni, ma tanto sono sicuro che non leggerà<br />

questo testo.<br />

Mia madre è una barzelletta, la mattina non le puoi parlare fino a che non beve il<br />

caffè. Dopo è meglio, ma non tanto, e non solo perché è nervosa, ma anche perché<br />

assomiglia alla moglie di Frankestein e ho una foto che lo dimostra. Fatta colazione,<br />

usciamo tutti insieme, e meno male che per andare a scuola la macchina la guida<br />

mio padre perché la mamma guida come quella della Carica dei 101, Crudelia<br />

DeMon.<br />

Mia madre è una fissata del pulito: passa sempre l’aspirapolvere, tanto che ti viene<br />

la voglia di spararle o che l’aspirapolvere la risucchi. <strong>La</strong>va i panni in continuazione<br />

consumando scatole e scatole di detersivi, però devo ammettere che mi piace avere<br />

i vestiti sempre profumati.<br />

Il resto della giornata lo passa volentieri al telefono, anzi, diciamo che sta sempre al<br />

telefono e metteteci pure che non parla sottovoce, ma che urla tanto che la<br />

sentono anche in provincia.<br />

Nonostante tutto, però, è la mia mamma e le voglio tanto bene.<br />

Daniele Ingenito<br />

24


Uno strano “strisciamento”…<br />

Molte persone sono comiche nei loro modi di <strong>fa</strong>re, ma sicuramente i ragazzi sono i<br />

vincitori di chi assume le posizioni più bizzarre. Ho sempre pensato che gli adulti ci<br />

stimassero proprio per questo, perché noi ragazzi riusciamo a metterci nelle<br />

posizioni più strampalate. Nella mia classe ci sono molti "vermi striscianti". Noi<br />

diamo l'impressione che la nostra colonna vertebrale venga sostituita da una molla.<br />

E grazie a questa molla non riusciamo mai a stare fermi per un minuto. Ci dobbiamo<br />

alzare e saltare da un banco all'altro. Durante la lezione possiamo assumere ogni<br />

posizione, la più strana. Ed è <strong>fa</strong>cile anche che quando appoggiamo la testa sul banco<br />

ci si chiudano gli occhi dalla stanchezza. Siamo capaci anche di scivolare lentamente<br />

sotto il banco per evitare che le professoresse ci chiamino alla lavagna, per paura di<br />

addormentarci con il gesso in mano. Per prendere la penna, invece di alzarci<br />

cerchiamo sempre la via più difficile, strisciando lentamente piano piano andiamo<br />

sotto il banco. Dopo averla presa non ci rialziamo normalmente, ma <strong>fa</strong>cciamo lo<br />

stesso tragitto di prima strisciando e lentamente ci rimettiamo sulla sedia<br />

accovacciati. Questo "strisciamento" tra il pavimento e la sedia accade spesso il<br />

lunedì e tutti sanno il perché e noi lo definiamo il giorno maledetto. A ricreazione la<br />

musica cambia: da "vermi striscianti" ci trasformiamo in "alligatori af<strong>fa</strong>mati" che<br />

divorano la propria merenda e si trovano anche dei mendicanti che chiedono un<br />

pezzetto della merenda avanzata a qualcuno. Al suono della campanella ci ritiriamo<br />

nei nostri banchi strisciando piano piano. Le giornate non sono sempre così, ma il<br />

lunedì è il giorno dei vermi striscianti. Il venerdì è il giorno che tutti i ragazzi amano<br />

e il nostro cervello funziona meglio. Diciamo che noi ragazzi siamo le creature più<br />

divertenti di tutto il mondo e non ci manca mai un ragionamento bizzarro per<br />

renderci ancora più divertenti<br />

Giorgia Petrella<br />

25


Amici a scelta<br />

Sono un ragazzo molto testardo, quando mi metto in testa una cosa non c'è modo<br />

che qualcuno possa <strong>fa</strong>rmi cambiare idea, anche se ho torto. Il mio carattere è molto<br />

strano, in<strong>fa</strong>tti la maggior parte delle persone è molto diversa da me.<br />

Uno solo dei miei amici ha il carattere identico al mio, si chiama Giorgio.<br />

Ogni volta che ci vediamo iniziamo a discutere anche su piccolissime sciocchezze,<br />

perché uno dei due deve aver sempre ragione, ma in fondo discutere con lui è la<br />

cosa più divertente che esista.<br />

A mio parere gli amici sono per noi fonte di vita e serenità, sono persone che ci<br />

scegliamo da soli, per questo sono davvero speciali.<br />

Per quanto mi riguarda non scelgo assolutamente gli amici basandomi sulla loro<br />

popolarità, ma dal loro modo di essere e dal supporto che ti offrono nei momenti<br />

più brutti.<br />

Penso che le più grandi amicizie nascono solo vivendo momenti che non potrai mai<br />

dimenticare, con le persone a cui vuoi veramente bene.<br />

Dopo quasi due anni di scuola media credo di aver commesso solo un errore: il<br />

pregiudizio verso alcune persone che adesso sono amici indispensabili per me.<br />

Giulio Cicolella<br />

26


Un'amica inimitabile<br />

<strong>La</strong> prima volta che la vidi mi sembrava una persona chiusa e timida, ma questo era<br />

solo la prima impressione, in<strong>fa</strong>tti il detto “l'apparenza inganna” non è <strong>fa</strong>lso,<br />

soprattutto per lei. Una persona talmente originale che si mette due orecchini<br />

diversi, dicendo che non li trovava uguali.<br />

Quando la professoressa la richiama lei abbassa la testa e sgrana gli occhi, talmente<br />

tanto, che gli escono fuori. È talmente chiacchierona che dalla Calabria fino al Friuli-<br />

Venezia Giulia sanno quello che le è successo nella giornata<br />

Lei si definisce una persona molto alternativa, quando si sta parlando, dal calcio alla<br />

moda, lei deve sempre dire la sua. È talmente simpatica che l'humor american non<br />

le <strong>fa</strong> un baffo. Il suo massimo di ascolto è di un minuto e poi dice una cosa che non<br />

c'entra niente.<br />

Analizziamo insieme quello che per lei significa “suo problema”: quando inizia a<br />

parlare di questo hai tre possibilità: 1) dirle che ha ragione 2) annuire con la testa 3)<br />

dirle che non è vero; ma dopo un po' scopri che la terza è impraticabile perché, se la<br />

contraddici, ci puoi discutere per un‘ intera giornata finché non decidi di dirle che ha<br />

ragione.<br />

Su di lei si potrebbe <strong>fa</strong>re un film perché è molto spiritosa ed è un'ottima amica.<br />

Grazie a tutte queste caratteristiche possiamo dire che lei è l'unica e inimitabile<br />

Alice.<br />

Matteo Conti<br />

27


Il mio futuro<br />

Ogni volta che rifletto sulla mia vita non penso quasi mai al mio futuro, anche<br />

perché sono ancora molto giovane.<br />

Le rare volte che ci penso mi vengono in mente le idee più strane e particolari.<br />

Il mio futuro lo descrivo in una sola parola: equilibrio.<br />

Mi dovrò scegliere, in<strong>fa</strong>tti, un lavoro adatto alla mie capacità e che mi piaccia.<br />

Le professioni a cui penso di più sono l’avvocato e il giornalista.<br />

L’avvocato perché principalmente mi af<strong>fa</strong>scina il <strong>fa</strong>tto di essere indipendente e<br />

anche perché mi piace parlare ed esporre una difesa o un’accusa.<br />

Vorrei anche essere un giornalista perché amo raccontare le cose che accadono, ma<br />

anche perché mio padre professa questo mestiere e mi ha trasmesso parte della sua<br />

passione.<br />

Nonostante i miei grandi sogni, non riesco a decidere che strada intraprendere nei<br />

prossimi anni della mia vita.<br />

Per adesso mi rilasso e non ci penso molto, non è ancora arrivato il momento delle<br />

scelte.<br />

Spero soltanto che quando arriverà la mia occasione, io la sappia cogliere e<br />

imbocchi la strada giusta.<br />

Pierluigi Damosso<br />

28


Sogno di diventare…<br />

Io, come Oscar, voglio diventare una star, una persona <strong>fa</strong>mosa, ma i problemi non<br />

sono pochi e gli ostacoli sono molti, quindi ho deciso che per adesso mi limiterò a<br />

sognare a occhi chiusi, cioè solo quando dormo.<br />

Oggi, 23 ottobre del 2044, sono andata a scuola e ho incontrato la prof. Cistriani<br />

mentre si dirigeva verso la sala professori nell'intento di cambiare registro dove<br />

avrebbe messo i voti delle povere vittime colte in fragrante sul <strong>fa</strong>tto, cioè di non<br />

aver studiato. Ad un certo punto la professoressa si accorse di me, forse perché la<br />

stavo fissando da più di due tocchi di orologio dopo il suono ripetuto della<br />

campanella, quindi come un topo in cerca di formaggio, mi diressi velocemente<br />

verso la mia classe, la 2B.<br />

Ooooh, la 2B e' il mio posto preferito dove ci si può divertire, giocare, confidarsi con<br />

gli amici, ma si deve pure studiare.<br />

Ho molti segreti, ma non oso scriverli sopra questo foglio di carta che tutti possono<br />

leggere, così che un mio segreto diverrebbe la notizia del giorno e piano piano lo<br />

saprebbe tutta la scuola, perché sapete come si dice, la scuola è piccola, la gente<br />

mormora e, eccolo la' che in giro di due giorni lo saprebbero tutti.<br />

Ora basta parlare di me, parliamo invece della persona più importante nella vita: la<br />

mamma.<br />

<strong>La</strong> mamma, quella figura che ti sta sempre con il fiato sul collo pero' ti vuole bene<br />

più di ogni altra cosa al mondo, e ne ho avuto la prova esattamente tre giorni <strong>fa</strong>,<br />

quando sono rientrata a casa da pallavolo.<br />

Entrando ho buttato il mio zaino all'ingresso, e mi sono diretta subito in cucina per<br />

bere un bicchiere d'acqua, perché ero più assetata di un mammut; poi sono tornata<br />

all'ingresso e ho visto mia madre che batteva furiosamente il suo piedino per terra e<br />

inoltre aveva uno sguardo che mi fulminava come i fulmini di Zeus. Quando l’ho<br />

guardata, mi ha spiegato le regole fondamentali della casa, tra cui non lasciare lo<br />

zaino all'ingresso.<br />

Beh, dopo quella sgridata, ci penso non due volte, ma dieci prima di lasciare il mio<br />

zaino all'ingresso. Il punto e' che la mamma, sì alcune volte ti sgrida e sa essere<br />

anche molto severa, ma ti aiuta a diventare una persona migliore ed e' per questo<br />

che ho molta stima di lei.<br />

Victoria Giannetti<br />

29


Il futuro è il cassetto dei nostri sogni<br />

''Papà come sarà il mondo nel futuro?''<br />

''Spetta a noi deciderlo, possiamo lasciarlo così, inquinato e mal gestito o possiamo<br />

agire e cambiar.<br />

Chiudo gli occhi e pochi secondi dopo mi ritrovo vestita da futurnauta a bordo di<br />

una macchina del tempo. ''Whauw! Chissà dove sono?'' penso guardandomi in giro,<br />

poi sento una voce meccanica che dice: ''digitare nome del luogo e del periodo che<br />

si vuole visitare''. Io eseguo e inserisco i dati: 13 Marzo 2599. Non succede nulla, ma<br />

poi con mia grandissima sorpresa si accende la navicella e viene avvolta in un vortice<br />

di luce che ci trascina in pochi attimi in un mondo parallelo. Mi trovo sempre a<br />

bordo, ma sta volando! Sento una strana sensazione, un misto di curiosità, paura e<br />

<strong>fa</strong>scino; sono sola sull'aereo e lo sto pilotando io, come una vera professionista.<br />

Decido di vedere come è il mondo, come lo abbiamo trattato e allora scendo in<br />

Africa. Vengo accolta con grande felicità da tutti gli abitanti. Pensavo di trovare<br />

povertà e tristezza, ma no. Non è così. Conosco una ragazza, Binah, lei mi spiega<br />

cos'era successo: qualcuno si era preoccupato di loro creando una associazione<br />

contro le terribili condizioni di vita che dovevano sopportare gli africani.<br />

L'associazione aveva cambiato il destino di ogni abitante dell' Africa, creando vere e<br />

proprie città, con <strong>fa</strong>rmacie, un sistema di acquedotti e fognature, aveva abolito ogni<br />

forma di crudeltà contro ogni essere vivente, e aveva stabilito un governo solido ed<br />

efficace, con una costituzione dettagliata e rispettata da ogni cittadino. Sono<br />

davvero basita di fronte a queste parole, allora <strong>fa</strong>ccio scorta di viveri e acqua e<br />

continuo il mio viaggio. Mi avvio verso l'Afganistan, atterro molto distante e poi<br />

proseguo a piedi per paura di qualche attacco. Arrivo a Kabul ansiosissima, ma vedo<br />

un gruppo di bambini giocare con gli aquiloni, mentre i genitori chiacchierano<br />

tranquillamente in un bar. Mi avvicino a un bambino e gli domando cos'era<br />

successo, come si è conclusa la guerra e sopratutto perché. Il ragazzo mi risponde<br />

che per merito di una pace <strong>fa</strong>tta tra le nazioni e gli stati che combattevano aveva<br />

<strong>fa</strong>tto tornare il paese in uno stato di serenità e felicità. Poi chiedo come avevano<br />

<strong>fa</strong>tto a riparare tutti i danni con i pochi soldi rimanenti, lui mi risponde che molti<br />

stati hanno aiutato a pagare i lavori per riparare le città, hanno lavorato tutti i<br />

cittadini per rimetterle in piedi e ha funzionato perché in pochi anni sono riusciti a<br />

concludere l'operazione. Faccio un giro per il paese ed è tutto vero, in Afganistan<br />

c'è la pace. Riprendo l' aereo e vado in Alaska, lì hanno di sicuro bisogno di aiuto,<br />

sopportano condizioni metereologiche allucinanti. Atterro in un villaggio che da<br />

lontano sembrava male organizzato. Sono accolta da una <strong>fa</strong>miglia gentilissima<br />

composta da sei membri. Mi dicono però che alcuni dei loro figli stanno studiando,<br />

capisco la loro situazione, dico che sono genitori <strong>fa</strong>ntastici che lasciano andare i figli<br />

in un altro continente rinunciando a stare con loro per evitare che provino le stesse<br />

emozioni che stanno provando loro adesso. Mi guardano come se fossi un alieno, e<br />

mi dicono che i figli studiano in scuole appena dietro casa. Non capisco com'è<br />

possibile e chiedo spiegazioni. Loro mi dicono che sono venuti dei volontari per<br />

aiutarli e hanno costruito dei villaggi con i migliori impianti di riscaldamento del<br />

30


mondo così anche loro potevano condurre una vita normale e così è stato, ora<br />

vivono l'estate come in qualunque altro posto del mondo e non devono neppure<br />

preoccuparsi del cibo perché arriva una nave ogni mese con scorte di cibo e giochi<br />

per i bambini dal Canada. Ancora confusa e scioccata prendo l' aereo e arrivo fino in<br />

Grecia. Il mare è limpidissimo, le città pulite e con servizi ben funzionanti. Ogni città<br />

ha un sito storico, e vari musei dove si espongono i ritrovamenti degli ultimi scavi<br />

<strong>fa</strong>tti in quelle zone. Ancora una volta chiedo informazioni a una guida di un museo<br />

che era in pausa pranzo. Il signore è gentilissimo, concede a me il suo tempo libero<br />

per permettermi di capire cosa era accaduto. Inizia a raccontare che non da molti<br />

anni tutti gli abitanti della Grecia avevano pagato delle tasse affinché si potessero<br />

avviare delle procedure di pulizia del mare, restauro delle città e riavvio dei mezzi di<br />

trasporto. Inizialmente la popolazione era abbastanza povera, ma poi pian piano la<br />

Grecia si è arricchita sempre di più e ora è al primo posto come quantità di turisti<br />

ogni anno e ha anche vinto qualche premio per le spiagge più pulite. Sono molto<br />

soddis<strong>fa</strong>tta del mio viaggio e non volevo rovinarlo, ma come posso non dar un<br />

occhiata al mio paese. Allora <strong>fa</strong>ccio benzina, sorvolo per un breve tratto il<br />

mediterraneo e atterro a Roma. Arrivo davanti a San Pietro e vedo questa enorme<br />

lastra di marmo con incise le nuove riforme che erano state attuate: i mezzi propri,<br />

se con con un permesso, il weekend non potevano circolare, sono stati aumentati i<br />

controlli per gli autobus, per i posteggi, per il pagamento delle tasse e perfino per<br />

controllare se i cittadini gettavano i rifiuti nei cassonetti. I servizi pubblici funzionano<br />

meglio e più rapidamente, Ostia è stata pulita, dal mare alla città, i siti storici sono<br />

stati più pubblicizzati, queste e molte altre migliorie sono state applicate a tutta la<br />

nazione. È davvero molto realistico, ma non è il presente, perciò se vogliamo che il<br />

mondo sia veramente così, noi, tutti insieme, dobbiamo agire ora, soprattutto noi<br />

giovani perché siamo il futuro. Mi do un pizzicotto e sono sveglia pronta a<br />

trasformare quello che ora è un sogno in realtà.<br />

Michela Oneto<br />

31


Un piccolo desiderio un grande segreto<br />

Ognuno di noi ha un piccolo desiderio e un grande segreto che non riesce a tenere<br />

dentro. Per alcune persone lo scrivere è un modo di liberarsi ed esprimere così la<br />

propria rabbia e la propria gioia. Io invece mi libero completamente con il disegno.<br />

Dovete sapere che non sono una ragazza che si esprime senza difficoltà, anzi,<br />

spesso lo trovo difficile perché ho paura di offendere chi ho di fronte. Ecco perché<br />

per esprimermi liberamente disegno. <strong>La</strong> maggior parte delle ragazze della mia età<br />

ha il proprio diario segreto dove scrivere tutti i pensieri e tutte le emozioni. Beh, io<br />

non ho un diario, ho una psicologa e vi auguro di non averne una a questa età<br />

perché è difficile esporre i propri problemi e sopratutto dire cosa pensi delle<br />

persone grandi. Non è una cosa noiosa, però forse andarci da grande sarebbe più<br />

semplice, nel senso che secondo me i grandi a volte sono più "crudeli" di noi ragazzi;<br />

per loro in<strong>fa</strong>tti è più semplice parlare, giudicare e esprimere la propria opinione. Ma<br />

anche noi abbiamo un nostro carattere, un po’ <strong>fa</strong>ticoso da gestire, senza bambini la<br />

vita sarebbe più <strong>fa</strong>cile e sicuramente più noiosa per i nostri genitori: anche essi sono<br />

stati bambini, perciò alcune volte ci capiscono. Io non vorrei andare più dalla<br />

psicologa. A Ludovica, la mia migliore amica, ho confidato questo piccolo grande<br />

segreto. A dire la verità a giugno finirò e il prossimo anno avrò più libertà. Vi darò<br />

due consigli se vostro padre e vostra madre decidono di mandarvi da una psicologa:<br />

uno, se non ci volete andare giurate di scrivere tutti i giorni sul diario, anche voi<br />

maschi, ma se avete letto il "diario di una schiappa" vi consiglio di prendere un<br />

diario senza scritta, altrimenti vi rovinate la reputazione se vi beccano. Secondo, se<br />

dalla psicologa non sapete cosa dire, improvvisate perché il silenzio che si forma è<br />

imbarazzante. Vi auguro di avere una vita semplice, se esiste, o altrimenti affrontate<br />

con coraggio tutti gli ostacoli che troverete, vi assicuro vi aiuteranno a crescere.<br />

Giorgia Petrella<br />

32


2 diari, 2 persone, 2 vite, 2 momenti diversi, ma la stessa richiesta :<br />

pace!!!!<br />

Anne Frank e Zlata Filipovic sono 2 ragazze, vissute in tempo diverso, ma sempre in<br />

epoche di guerra. L‘una è riuscita a salvarsi, l’altra no . Anne era ebrea ed ha vissuto<br />

la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti, Zlata ha vissuto nella guerra della ex<br />

Iugoslavia. Hanno cose in comune e cose diverse: entrambe scrivono per<br />

dimenticare, il diario è un amico, tutte e due vivevano in una <strong>fa</strong>miglia normale,<br />

come bambini normali: guardavano la TV, <strong>fa</strong>cevano sport, ma con la guerra tutto è<br />

cambiato: si devono nascondere in luoghi segreti per scappare dall’odio. A nessuna<br />

delle due piace il luogo dove si nascondono e non si sentono a loro agio. Tutte e due<br />

detestano la guerra e l’odio, ma hanno ancora una speranza, come se fossero in un<br />

pozzo profondo e devono arrampicarsi con delle corde per salvarsi. Ad alcuni le<br />

corde sono state tagliate, perché hanno perso le speranza, ma a loro no.<br />

Le cose diverse sono che loro non vanno a scuola, ma Zlata frequenta corsi<br />

pomeridiani di musica, mentre Anne deve procurarsi da sola i libri di testo. Inoltre<br />

Anne ha un bisogno materiale di scrivere, mentre Zlata cresce scrivendo. Leggendo<br />

alcuni passi dei loro diari si nota come la guerra cambia le persone: in<strong>fa</strong>tti queste 2<br />

ragazze diventano grandi, e hanno pensieri molto maturi per la loro età ed è triste<br />

vedere come conoscano la cruda realtà.<br />

Cecilia Perinelli<br />

33


Stop alla guerra<br />

Anne Frank e Zlata Filipovic sono coetanee, vissute in due periodi di guerra diversi.<br />

Entrambe le ragazzine, non avendo amici a cui riferire ciò che provano decidono di<br />

avere degli amici di carta a cui daranno pure un nome. Dai loro diari si può capire<br />

che le bambine sono infelici a causa della guerra che ha causato in loro e nelle loro<br />

<strong>fa</strong>miglie una tristezza, che prima era del tutto inesistente. Guardano il mondo<br />

nascoste in una cantina, in<strong>fa</strong>tti non possono uscire dalla loro "abitazione" per paura<br />

dei soldati nemici che controllano il territorio e che, appena vedono qualcuno,<br />

sparano. <strong>La</strong> guerra sta distruggendo la loro in<strong>fa</strong>nzia, la loro gioia di vivere, ma anche<br />

i loro parenti che dimagriscono a vista d'occhio da un giorno a l'altro. Ma,<br />

nonostante tutto non perdono la speranza di vedere la bandiera della pace<br />

sventolare nel vento. Personalmente, trovo inutile la guerra perché non risolve<br />

niente, anzi distrugge anche la vita di persone innocenti, come i bambini...<br />

Rosa Maria Tommasini<br />

34


Anne e Zlata<br />

Anne e Zlata sono due bambine quasi adolescenti che scrivono un diario per<br />

esprimere i loro sentimenti e le loro idee.<br />

Questi due diari, ormai diventati racconti e libri per ragazzi, narrano entrambi<br />

dell'in<strong>fa</strong>nzia di queste due bambine passata in balia della guerra.<br />

I diari sono molto simili, ad esempio: Anne scrive il suo come se stesse parlando alla<br />

sua migliore amica di nome Kitty, Zlata <strong>fa</strong> lo stesso, ma questa volta il nome della<br />

sua amica è Mimmy.<br />

Quando scoppiò la guerra sia Anne che Zlata dovettero lasciare la scuola, di<br />

conseguenza abbandonarono gli studi, però le due ragazze riuscirono comunque a<br />

seguire dei corsi: Anne un corso di corrispondenza di stenografia, Zlata i corsi di<br />

musica e matematica.<br />

<strong>La</strong> vita era diventata così difficile che le due protagoniste dovettero vivere in<br />

condizioni estreme. Zlata dovette vivere nella cantina di casa sua senza poter uscire,<br />

mentre Anne in una situazione ancora più difficile, in<strong>fa</strong>tti fu costretta a stare nella<br />

soffitta di un ufficio. Entrambe dicono però che, anche se i luoghi in cui erano<br />

costrette a vivere erano disagevoli, dovevano per forza restarci perché grazie a quei<br />

nascondigli avrebbero avuto una remota speranza di salvarsi.<br />

<strong>La</strong> cosa che mi ha commosso di più è stata che sia Anne che Zlata dimostrano nei<br />

loro diari che hanno ancora una speranza e non vogliono arrendersi.<br />

Victoria Giannetti<br />

35


Una paura passata<br />

Da bambino, avevo appena sei anni, uscì al cinema il film Spider-man.<br />

<strong>La</strong> visione di quel film provocò in me un grande terrore per i ragni perché il<br />

protagonista viene morso da un ragno e, dopo una dolorosa trasformazione, scopre<br />

di avere dei poteri. <strong>La</strong> scena che mi impressionò molto fu quella in cui sulle mani del<br />

protagonista, dopo il morso del ragno, nascevano dei piccoli peletti a forma di<br />

uncino che gli sarebbero serviti per arrampicarsi sulle pareti.<br />

Questa scena suscitò nella mia immaginazione la paura che qualsiasi ragno, anche il<br />

più piccolo e innocuo, potesse <strong>fa</strong>rmi del male. Ogni volta che vedevo un ragno o una<br />

ragnatela correvo via con la sudarella; questa paura mi ha accompagnato per molto<br />

tempo e mi ha esposto a brutti scherzi da parte di mia sorella e di mio padre.<br />

Mia sorella mi ha <strong>fa</strong>tto uno scherzo orribile: si era divertita a disegnare un ragno<br />

sulla parete del letto, perciò ogni sera o non riuscivo a dormire per paura che si<br />

spostasse verso di me o dormivo per terra.<br />

Ancora più terribile fu lo scherzo di mio padre che aveva disegnato un ragno tra una<br />

mattonella e l’altra, vicino al pulsante dello sciacquone.<br />

Avevo <strong>fa</strong>tto pipi e quando alzai la mano per spingere il pulsante, sono scappato<br />

terrorizzato.<br />

Un pomeriggio decisi di <strong>fa</strong>rla finita con la paura dei ragni. Presi uno straccio e mi<br />

avventai sul ragno con tutto il corpo.<br />

Tolto lo straccio rimasi sorpreso, perché il ragno non era morto, in quanto era solo<br />

un disegno. Da questo episodio, piano piano la mia paura per i ragni è scomparsa<br />

del tutto.<br />

Riccardo Anselmi<br />

36


I regali a Natale <strong>fa</strong>nno la differenza<br />

Il giorno di Natale di qualche anno <strong>fa</strong>, ero ancora piccolo e ansioso dell’arrivo dei<br />

regali di Natale.<br />

Erano le dieci di sera quando chiesi a mia nonna che regali avrei ricevuto.<br />

Mia nonna mi rispose che per me non c’era nessun regalo per Natale da parte di<br />

nessuno.<br />

A me sembrava tutto molto strano perché, sì mi ero comportato un po’ male quell’<br />

anno, ma non tanto da non ricevere regali.<br />

Così, ancora confuso, andai a chiederlo a mia madre che però mi rispose la stessa<br />

cosa.<br />

Avendo la conferma di tutti, diventai triste e andai a letto sapendo che tanto non<br />

arrivava niente. Dopo un’ora mi svegliai, erano le undici e quarantacinque e ancora<br />

si stava giocando a carte.<br />

Andai in salone e non trovai alcun regalo come mi avevano già detto. Quindi andai a<br />

seguire la partita di carte.<br />

Poi però, andando a prendere un cioccolatino in salone, trovai tutti i miei regali e<br />

pensai che almeno Babbo Natale avesse capito che me li meritavo. Tutti, contenti,<br />

mi dissero che per sbaglio la polvere di Babbo Natale mi aveva portato dei regali. <strong>La</strong><br />

presi male pensando che ci fossero dei <strong>fa</strong>ntasmi.<br />

Solo dopo qualche anno avevo capito che si erano coalizzati per <strong>fa</strong>rmi uno scherzo.<br />

Federico <strong>La</strong>i<br />

37


Un pessimo scherzo<br />

Ero rimasta a casa da sola ed era molto tardi. Stavo vedendo un film dell'orrore<br />

nonostante mi <strong>fa</strong>cesse paura.<br />

Finito il film andai in camera mia per dormire, anzi, per tentare. Poco prima di girare<br />

a sinistra del corridoio che in quel momento mi sembrava non finisse mai, tutte le<br />

luci accese si spensero. Un terrore inaudito mi prese il cuore e iniziai a sudare<br />

freddo. Presi la prima torcia che trovai e aprii l'impianto della luce. Non capivo più<br />

niente!<br />

Decisi di chiamare i miei genitori ma non rispondevano. Lo stesso le mie sorelle. Ma<br />

cosa stava succedendo?<br />

"È solo una stupida coincidenza" pensai in quel momento. In<strong>fa</strong>tti avevo ragione<br />

perché due minuti dopo le luci si riaccesero per mia grande fortuna. Mi distesi sul<br />

letto ed ero ancora tremante quando la televisione si accese da sola. Pensai che era<br />

un’ ulteriore coincidenza e che non dovevo preoccuparmi, eppure ero nel panico.<br />

Oltretutto degli strani rumori per tutta casa iniziarono a manifestarsi<br />

incessantemente.<br />

Era tardissimo e molto probabilmente la mia casa era infestata.<br />

Che potevo <strong>fa</strong>re?<br />

L'unica cosa che mi venne in mente fu di prendere un bastone ed esplorare per poi<br />

colpire l'eventuale ladro.Tutte le luci erano accese, ma non vi era alcun rumore... Un<br />

passo, due, tre passi, finché... Ahhh!!!!! Diciamo solo che ero sulla soglia<br />

dell'in<strong>fa</strong>rto. Chi era l'artefice? Mia sorella ovviamente. Avendo scoperto dell'horror<br />

in cui mi ero imbattuta pensò bene di mettersi una maschera da killer e di utilizzare<br />

una mazza per spaventarmi a morte. Ero così terrorizata che nemmeno l'avevo<br />

sentita rientrare! Prima la picchiai per vendicarmi, poi mi fece le sue scuse, ma per<br />

una settimana non feci altro che guardarmi le spalle!<br />

Alice Iacomacci<br />

38


Solanas: un piccolo paese. ma ricco di emozioni.<br />

Solanas è un piccolo paese che si trova nel sud della Sardegna dove ho trascorso<br />

l’estate da quando sono nato. È un luogo isolato come un deserto, ma ricco per le<br />

sue bellezze.<br />

Si riconosce dal bel mare che sembra di colore verde smeraldo, dallo strano colore<br />

della sabbia con quel suo giallo particolare e infine dalle piante, come i fichi d’india<br />

e gli ulivi. Per me Solanas è un ”paese tradito” perché d’estate tutti vanno per<br />

vedere e “assaggiare con gli occhi” il suo bel mare, mentre d’inverno è sempre<br />

isolato come una mosca nel deserto.<br />

Mi è sempre piaciuta Solanas per la sua aria di paese con due piccole chiese, tre<br />

piccoli supermercati, i piccoli immobili e le sue ville di cui una è proprio la mia.<br />

Sono molto affezionato a questo piccolo paese, perché qui ho vissuto metà della<br />

mia vita con mio cugino di nome Andrea che l’ha reso ancora più allegro.<br />

Penso che Solanas abbia un sentimento grazie anche alle persone che ci vivono.<br />

I miei nonni l’hanno vista nascere e ci sono molto affezionati.<br />

Il mio divertimento è solo lì con i miei cugini in qualsiasi punto di Solanas.<br />

D’estate lì sono sempre allegro, ma quando ne esco divento triste improvvisamente.<br />

L’unica che non è soddis<strong>fa</strong>tta di Solanas è mia madre perché dice che non si può<br />

stare sempre con le stesse persone.<br />

Le do ragione perché è giusto che lei possa conoscere nuove persone di un altro<br />

luogo, ma le do torto perché non bisogna abbandonare i propri cari e quello che ti<br />

sta intorno.<br />

Con delle riflessioni direi che Solanas assomiglia al villaggio che descrive Giacomo<br />

Leopardi nella poesia intitolata “il sabato del villaggio”.<br />

Federico <strong>La</strong>i<br />

39


Cartesio<br />

“<strong>La</strong> lettura di buoni libri è come una<br />

conversazione con uomini magnifici dei<br />

secoli passati. Parlare con loro è come<br />

viaggiare”<br />

40


“I libri sono ali che aiutano a volare, i libri sono vele che <strong>fa</strong>nno navigare”<br />

Sono nata forse dalle magiche parole di un libro o dal prodigio di una <strong>fa</strong>ta… Di sicuro<br />

la mia vita scorre nei sentieri di un mondo incantato: il mondo dei libri.<br />

Sono proprio loro, i libri, che nella mia casa, come nella mia vita, regnano sovrani<br />

incontrastati. Quando leggo, mi isolo dal mondo e mi concentro sulla storia come se<br />

la mia camera diventasse una giungla o, perché no, magari un castello! Bisogna<br />

crescere leggendo perché leggere <strong>fa</strong> crescere. <strong>La</strong> frase di Cartesio, mi ha colpito<br />

molto e la approvo in tutti i sensi. I libri “veri”sono ricchi di metafore e similitudini<br />

per trasmettere al lettore un’emozione indescrivibile come la lettura. Per fortuna la<br />

mia <strong>fa</strong>miglia legge molto e fin da quando ero piccola, mi hanno trasmesso questa<br />

passione. I libri sono come degli amici che ti <strong>fa</strong>nno viaggiare nella <strong>fa</strong>ntasia, quando e<br />

dove vuoi. Penso che la lettura possa rappresentare uno dei giochi preferiti dei<br />

bambini, un gioco in cui si viaggia, si cresce, si esplora in compagnia di tanti nuovi<br />

amici. Difficilmente un bimbo diventerà un lettore se non vede l'esempio dei<br />

genitori, per questo ringrazio la mia <strong>fa</strong>miglia. <strong>La</strong> lettura è sempre stata<br />

fondamentale per <strong>l'uomo</strong>. <strong>La</strong> capacità di leggere e scrivere gli ha permesso di<br />

svilupparsi e di evolversi. Grazie ai libri possiamo crescere culturalmente, divertirci,<br />

incuriosirci e volare con la <strong>fa</strong>ntasia. Non credo sia vero che la passione per la lettura<br />

sia in calo, ma piuttosto, sia "mutata". Attualmente gli adolescenti hanno perso la<br />

voglia di leggere, magari per sembrare grandi oppure perché la considerano cosa da<br />

bambini, ma la lettura non ha età, perciò bisogna dare loro una chance! Chissà,<br />

magari in un futuro, la tradizione di leggere si riprenderà, anche se ormai computers<br />

e videogames l'hanno sostituita. Non mi stancherò mai di leggere, perché leggere è<br />

come navigare in un mare di parole infinite.<br />

Agnese Rocchegiani<br />

41


“<strong>La</strong> lettura è un viaggio che non costa nulla”<br />

Cartesio fu un filosofo del 1600. Una sua frase importantissima è : “la lettura di<br />

buoni libri è come una conversazione con uomini magnifici dei secoli passati. Parlare<br />

con loro è come viaggiare”. Con questa frase, vuole spiegarci l’importanza dei libri,<br />

delle grandi botti da cui attingere cultura e tenersela ben stretta. Cartesio parla<br />

pure di un viaggio. Esistono diversi tipi di viaggi: viaggi di piacere come una gita, il<br />

viaggio sacro, come i pellegrini, che vanno in un luogo dove, magari è apparsa la<br />

Madonna, per pregare e ricevere la grazia. Poi c’è il viaggio della speranza, molto<br />

contemporaneo, compiuto dalle persone che vengono da paesi poveri dove c’è la<br />

guerra, per venire in posti ricchi; infine c’è il viaggio immaginario , come quello<br />

dell’Eneide e dell’Odissea.<br />

Ma i viaggi non si compiono solo tra “luoghi”, sia immaginari che reali, ma anche nel<br />

tempo; questo è proprio il viaggio che l’autore intende.<br />

L’autore come “ buoni libri “ vuole indicare i libri classici. Ma perché proprio i libri<br />

classici?<br />

Perché questi libri ‘buoni’ sono ricchi di insegnamenti. Cartesio ci dice anche che è<br />

come parlare “con gli uomini del passato”, quelli che li hanno scritti e perché quei<br />

libri hanno af<strong>fa</strong>scinato milioni e milioni di persone. I classici sono i più belli, quelli<br />

che, quando inizi a leggere, dici: “nooo, …il solito classico…”, mentre poi ti<br />

af<strong>fa</strong>scinano con l’energia e la grazia delle parole. Sono libri a cui si riconosce un solo<br />

difetto: “li si legge troppo in fretta”. Non è a caso che i genitori ci dicono “leggi i<br />

classici“. Anche io ho letto molti classici. Quelli che mi sono piaciuti di più sono<br />

stati: il Barone rampante, il Visconte dimezzato, Uomini e topi e l’Amico ritrovato.<br />

Sono uno spaccato della società del tempo antico e del pensiero dell’autore, e sono<br />

libri che non andranno mai persi.<br />

Cecilia Perinelli<br />

42


Non è solo un passatempo…<br />

Su questa frase si potrebbe <strong>fa</strong>re un lunghissimo dibattito, ma io proverò a spiegarla<br />

in poche pagine. <strong>La</strong> lettura non è solo un passatempo, è immergersi con l' anima nel<br />

luogo descritto, vivere quelle emozioni, vedere quei <strong>fa</strong>tti; ed è qui che si nota la<br />

differenza tra un buon libro e uno di poco valore. <strong>La</strong> lettura di grandi classici è, non<br />

solo bellissima di per sé, ma è anche af<strong>fa</strong>scinante il modo in cui è scritto, i costumi<br />

dell'epoche: è quasi come <strong>fa</strong>re un viaggio nel passato e conoscere gli artisti di<br />

grande <strong>fa</strong>ma, capire ciò che pensavano, il loro modo di esprimersi, come è nata la<br />

nostra lingua. Questa per me è l' avventura più bella che si possa mai vivere. I diari,<br />

le autobiografie, i romanzi, ognuno è speciale, ognuno ti <strong>fa</strong> vivere emozioni diverse,<br />

capire come si sentiva lo scrittore. Le parole dei libri, legate insieme, compongono<br />

quasi una melodia che cattura il lettore e lo <strong>fa</strong> addentrare nel libro. Un libro che<br />

dura una stagione non accende dentro di te alcuna scintilla, non sa capire<br />

esattamente ogni lato sensibile del lettore, un libro non buono non riesce a <strong>fa</strong>rlo,<br />

certo può essere una lettura comica, <strong>fa</strong>ntastica, ma non è la stessa cosa che<br />

leggerne uno che ha ammaliato diverse generazioni.<br />

Se dovessi paragonare un libro a qualcosa penserei ad un uccello, uno splendido e<br />

maestoso uccello pronto a portare il lettore al di là di ogni immaginazione e <strong>fa</strong>rlo<br />

volare via, non pensando ai problemi, alle difficoltà, ma, fidando nell'uccello e<br />

abbandonandosi, vivere parola per parola ogni pagina. Quando leggo, non lo <strong>fa</strong>ccio<br />

a voce alta, perché mi piace immaginare un'azione con una voce che mi spiega in<br />

sottofondo e mi piace pensare che quella sia di un narratore del tempo.<br />

Devo ammettere che inizialmente la lettura dei grandi classici non mi allettava<br />

molto, ma mi sono ricreduta, capendo la straordinaria bellezza di questi libri e le<br />

varie trame sempre coinvolgenti e piene di significato. Leggere è come se ci fosse<br />

un'esplosione nella tua testa di sensazioni, colori e vestiti d'epoca: è un' emozione<br />

stranissima, ma entusiasmante e bella.<br />

Pensare di dialogare con Dante Alighieri o Giovanni Boccaccio è <strong>fa</strong>ntastico perché in<br />

fin dei conti noi, persone come loro, seppure vissute in epoche e mondi diversi, in<br />

un modo o nell'altro, viviamo sempre le stesse storie. Questa è la parte più bella dei<br />

libri, che non hanno confini, perché la <strong>fa</strong>ntasia e l'immaginazione non hanno fine e<br />

si possono pensare le cose più stravaganti, af<strong>fa</strong>scinanti e curiose.<br />

I libri sono questo per me, sono tutto ciò che uno vuole.<br />

Michela Oneto<br />

43


Le cose scritte rimangono per sempre<br />

“Verba volant scripta manent”<br />

Per me la lettura è molto importante, per non dire fondamentale. Non solo perché<br />

insegna a parlare e a scrivere con correttezza di termini, ma anche perché apre la<br />

mente.<br />

Trovo molto giusta la frase di Cartesio, in<strong>fa</strong>tti leggendo un classico spesso si<br />

possono trovare delle riflessioni provenienti dalla mente dell’autore.<br />

Leggendo puoi avere idee tue sugli stessi argomenti, quindi leggere i loro libri è<br />

come confrontarsi con loro.<br />

Per di più leggere provoca sentimenti contrastanti, prediligere un personaggio,<br />

provare pietà o rabbia verso di lui, e se il racconto fosse autobiografico, le emozioni<br />

ricadrebbero sull’autore.<br />

Perciò tra il lettore e colui che ha scritto l’opera ci sarebbe un rapporto che supera<br />

la comunicazione.<br />

Quando un libro è scritto con passione, colui che lo legge è trasportato al suo<br />

interno, come se vivesse in prima persona i <strong>fa</strong>tti raccontati.<br />

Questo è, secondo me , il viaggio di cui parla Cartesio. Un viaggio immaginario nella<br />

propria <strong>fa</strong>ntasia e in quella dell’autore.<br />

Leggere per me <strong>fa</strong> rilassare, distoglie il lettore dai suoi problemi per <strong>fa</strong>rlo<br />

concentrare su quelli altrui e sulle loro emozioni e sulle loro sensazioni.<br />

Quindi, quando leggi, ti senti libero e senza troppi pensieri. Almeno fino a quando<br />

non chiudi il libro; a quel punto la verità ti casca addosso e torni a pensare a tutte le<br />

cose che non vanno bene e che ti preoccupano.<br />

Una frase che mi torna in mente spesso, mentre scrivo o leggo qualcosa è: “<strong>La</strong> carta<br />

è più paziente degli uomini”. In<strong>fa</strong>tti quando leggi, la carta può essere sottoposta a<br />

qualsiasi tortura. Mi è capitato di emozionarmi e di commuovermi tanto da<br />

piangere per la sorte di personaggi mai esistiti, creati dalla <strong>fa</strong>ntasia di uomini capaci.<br />

Cosa sono personaggi importanti, <strong>fa</strong>mosi, ma anche tragici come Romeo e<br />

Giulietta? Solo parole scritte sulla carta che pazientemente le ha conservate.<br />

Queste parole sanno aprire la mente e <strong>fa</strong>r emozionare persone che vivono molto<br />

tempo dopo l’autore.<br />

<strong>La</strong> differenza tra un grande classico e un libro qualsiasi è proprio questa: un classico<br />

verrà letto per molto tempo dando emozioni ed insegnamenti, inducendo grandi<br />

riflessioni.<br />

I grandi classici non tramonteranno mai perché le cose scritte rimangono immutate<br />

per sempre.<br />

Rossana Maletto<br />

44


Un viaggio infinito<br />

Cartesio con questa frase ci vuole <strong>fa</strong>r capire l’importanza dei grandi classici, che<br />

suscitano nel lettore uno stato di impassibilità. Grandi classici come l’Eneide, l’Iliade<br />

e l’Odissea hanno af<strong>fa</strong>scinato intere generazioni fino ai nostri giorni, anche se sono<br />

stati scritti in epoche molto remote. Sono stati scritti anche molti altri classici, sia<br />

nell’epoca medievale, sia in quella moderna. Per me gli autori di questi libri vogliono<br />

riportare ai posteri grandi guerre o importanti scoperte che possono variare da libro<br />

a libro. Gli uomini dell’antichità hanno <strong>fa</strong>tto molto per proteggere questi trattati e<br />

sono arrivati a noi grazie agli amanuensi che li ricopiavano nei loro monasteri.<br />

Cartesio scrive nella sua frase: ‘leggere questi libri è come conversare con gli uomini<br />

migliori dei secoli passati’. Questa frase è molto vera, in<strong>fa</strong>tti quando ti capita di<br />

leggere un grande classico te ne rendi subito conto. Questi classici sono <strong>fa</strong>tti<br />

apposta per attrarre il lettore. Tra i più importanti, oltre a quelli scritti da Omero,<br />

vorrei assolutamente ricordare “ <strong>La</strong> Divina Commedia” scritta da Dante Alighieri nel<br />

1300. Nel 1300 ci sono stati molti poeti <strong>fa</strong>mosi trai quali lo stesso Dante, Boccaccio<br />

e Petrarca. Tutti e tre hanno lasciato un segno indelebile nella letteratura. Non solo<br />

i trecentisti hanno rivoluzionato la nostra cultura, ma anche molti altri autori di altre<br />

epoche. Quindi questi classici sono molto importanti per me e spero che<br />

giungeranno intatti ai posteri.<br />

Francesco Graziani<br />

45


Cartesio : Illusione o realtà?<br />

Vero. Una sola parola: verità. È la verità che afferma Cartesio.<br />

Ho letto diversi libri e anche io mi rispecchio fortemente in queste idee.<br />

Nonostante Cartesio sia del 1600, la sua frase accomuna ognuno di noi. <strong>La</strong> lettura è<br />

uno strumento straordinario e per questo motivo va trattata con cura e passione.<br />

<strong>La</strong> lettura è la storia, la lettura siamo NOI.<br />

“Parlare con gli uomini migliori dei tempi passati”. Cartesio ha meditato<br />

sicuramente su questo frase. In<strong>fa</strong>tti ha un significato molto profondo e bisogna<br />

andare oltre.<br />

Quello che il filosofo ci vuole dire, secondo me, è che i libri sono una fonte di vita.<br />

Sono così magnifici da <strong>fa</strong>rti tornare indietro nel tempo, solo con i loro racconti.<br />

Quindi è quasi un dovere continuare a leggere, perché solo essendo colti e preparati<br />

si va avanti nella vita, solo così avremo un futuro.<br />

L’obiettivo primario dell’uomo, milioni di secoli or sono, era quello di procurarsi del<br />

cibo e trovare un rifugio. Quello dell’uomo contemporaneo è di avere una <strong>fa</strong>miglia e<br />

professare un mestiere redditizio. Ma non saremmo niente senza la cultura o senza<br />

la lettura di buoni libri.<br />

In mancanza di queste siamo in balia del caso, con esse, invece, siamo più forti e in<br />

grado di affrontare la vita, e magari con un bel romanzo che ci accompagna.<br />

“Conversare con loro è come viaggiare”.<br />

Ma viaggiare dove? Nelle storie?<br />

Credo che la seconda domanda <strong>fa</strong>ccia al caso nostro.<br />

Viaggiamo direttamente con l’autore e il protagonista. In ogni genere di posto,<br />

situazione. Proviamo tutto ciò che prova il protagonista , a volte ci rispecchiamo in<br />

lui, con i nostri difetti e i nostri limiti.<br />

Leggere un libro classico, ovvero un racconto storico, indimenticabile, che nei secoli<br />

rimarrà ancora è una sensazione indescrivibile. In qualche modo senti qualcosa<br />

dentro di te. Quel libro ci sarà ancora, <strong>fa</strong>rà appassionare i tuoi figli e così i figli dei<br />

tuoi figli.<br />

Leggere è come quando <strong>fa</strong>i un viaggio, ti instauri in un’altra cultura a te estranea, ti<br />

imbatti in situazioni sconosciute anche inverosimili.<br />

Ma in un libro devi imparare a viaggiare e soprattutto devi imparare a vagare nella<br />

tua anima, ad assorbire l’insegnamento del racconto, come suscita l’autore.<br />

Concludendo mi permetterei di aggiungere tre o quattro parole al pensiero di<br />

Cartesio:<br />

“Leggere è vivere”.<br />

Pierluigi Damosso<br />

46


Viaggiare, <strong>fa</strong>ntasticare, scoprire<br />

In questa frase Cartesio aveva racchiuso tanti significati, probabilmente, però penso<br />

che ognuno di noi ne potrebbe dare diversi. Un po’ mi ci rispecchio, poichè ogni<br />

volta che leggo un libro, mi immedesimo in una parte e mi sembra di parlare con i<br />

personaggi. Questo mi capita anche con i libri di testo, che trattano di <strong>fa</strong>tti<br />

interessanti e che mi sembra di vivere.<br />

Quando penso a questa frase mi vengono in mente quelle poche cose che ho<br />

studiato sulla "Divina Commedia" di Dante, grande classico della letteratura italiana.<br />

Mi sembra di essere trasportata in luoghi <strong>fa</strong>ntastici, dentro mentalità diverse al di<br />

fuori del mondo reale, in una conversazione con Dante, in prima persona.<br />

Direi che i miei genitori non possono più pensare né come Cartesio, poiché è un<br />

grande filosofo, né come me, perché alla loro età si perde ogni tipo di<br />

immaginazione. Cartesio è un filosofo del 1600, quindi non penso che adesso si<br />

possano trovare frasi come questa, così ispirartici di tante idee. Immagino che<br />

voglia spiegare che quando si legge bisogna <strong>fa</strong>rlo con cura, con molta attenzione,<br />

pensando e ripensando, provando a <strong>fa</strong>ntasticare su tutte le situazioni e cercare di<br />

ritrovarsi in altri mondi reali e surreali.<br />

Penso che una lettura classica, letta così, potrebbe essere più emozionante e<br />

intrigante, non noiosa come la definirebbero tutti.<br />

Commentare questa frase è come parlare direttamente con Cartesio, raccontare a<br />

lui i miei pensieri sulla sua frase.<br />

Leggere questa frase è come se a un certo punto mi girassi e mi ritrovassi in un altro<br />

mondo e l'aria diventasse limpida.<br />

Insomma penso che questa sia <strong>fa</strong>ntastica, allo stesso tempo ricca di significati.<br />

Alice Parrella<br />

47


Cibo<br />

e <strong>fa</strong>ntasia<br />

48


Il grande giorno<br />

C’è una gran confusione nella pasticceria “Dolci e <strong>fa</strong>ntasia”. È la pasticceria più<br />

grande del mondo ed è lì che si svolgono, proprio adesso, le elezioni di Miss<br />

Pasticcino 2011. Le concorrenti, quest’anno, sono venti, l’orgoglio di Paolo e Chiara,<br />

proprietari del negozio. Molte si sono aggiustate il ciuffo di panna, così elegante con<br />

quella forma a ricciolo, di moda in questi tempi. Altre si sono decorate con delle<br />

graziose scaglie di cioccolato, con delle piogge (o nevicate?) di zucchero a velo o con<br />

cuoricini e stelle di crema. Alcune hanno addirittura deciso di chiudersi in un forno,<br />

per dare un bel colore dorato alla pelle. Attraverso le teche di cristallo<br />

affollatissime, torte, pasticcini e biscotti osservano l’importante evento. <strong>La</strong> vincitrice<br />

interpreterà il personaggio principale in un film, che sarà diffuso anche nelle case<br />

degli esseri umani, da girare a Parigi dal <strong>fa</strong>moso regista Torroncino Morbido. Non<br />

solo è un regista <strong>fa</strong>moso, ma discende dalla nobile dinastia 50% Nocciola! <strong>La</strong><br />

presentatrice è un’elegantissima torta Sacher, con una voce così forte da <strong>fa</strong>rsi<br />

sentire senza microfono da circa duemila dolci in tutto il mondo; si crede che questa<br />

voce così forte le serva per gridare ai clienti della pasticceria: “mangiatemi!”. Il suo<br />

vestito è del cioccolato più pregiato, e per questo è molto orgogliosa di sé stessa. <strong>La</strong><br />

giuria è composta da sei biscotti accuratamente selezionati tra i migliori della terra:<br />

ognuno di loro viene da un posto diverso. Uno di loro ha assistito al più grande<br />

concorso di bellezza di tutti i tempi: l’elezione di Miss Cioccolatino, che si ripete una<br />

volta ogni dieci anni. Tutte le concorrenti, sotto i loro bellissimi sorrisi e le loro<br />

decorazioni, sono emozionatissime, e alcune di loro hanno paura di svenire al primo<br />

passo sul palco. Ecco la prima concorrente, la seconda, la terza e così via, e con un<br />

piccolo rumore di tacchi e un frusciare di vestiti, tutte le concorrenti sono sul palco.<br />

Dovranno cantare, ballare, sfilare davanti alla folla e ognuna si esibirà in una sua<br />

specialità. Quasi tutti i dolci assistono alle elezioni di Miss Pasticcino, direttamente<br />

o alla televisione: alla fine delle esibizioni, molta gente non riesce a staccare lo<br />

sguardo. Ecco che, dopo cinque minuti di riflessione e di silenzio, il portavoce della<br />

giuria consegna alla torta Sacher una grossa busta gialla. <strong>La</strong> presentatrice <strong>fa</strong> una<br />

corsetta fino al centro del palco, con tutte le concorrenti allineate alle spalle. Con la<br />

sua voce potente, assume un tono solenne e pronuncia le parole: “la vincitrice è …”<br />

Poi ripete, con lo stesso tono: “la vincitrice è… Azzurrina Muffin!!!”<br />

Un timido gridolino di gioia attraversa la sala, anzi, il negozio intero. <strong>La</strong> vincitrice si<br />

<strong>fa</strong> avanti, elegante nella sua semplicità. Ha dei pantaloni attillati, azzurro chiaro, una<br />

camicetta di seta azzurra a pallini bianchi e un giubbottino classico, senza maniche,<br />

rosso con una striscia bianca e le pieghe ben ordinate. Delle scarpette con i tacchi,<br />

rosse avvolgono le sue graziose estremità, ha una borsetta bianca a tracolla. Ha<br />

lucidato con estrema cura la sua ciliegina scarlatta, <strong>fa</strong>cendo attenzione a mantenere<br />

la fogliolina in quella posizione che aveva impiegato ore a stabilire. Anche gli<br />

occhiali rotondi avevano attirato la simpatia dei sei biscotti-giuria.<br />

Ormai sembra più che ovvio a tutti : Azzurrina Muffin è perfetta per essere Miss<br />

Pasticcino e, soprattutto, per interpretare l’elegante e simpatica pasticcina parigina<br />

del film!<br />

Milena Dal Piaz<br />

49


Isabella e le uova dolci<br />

C’era una volta una ragazza di nome Isabella. <strong>La</strong> sua <strong>fa</strong>miglia era in ottime<br />

condizioni economiche e vivevano in una splendida villa che si trovava all’interno di<br />

un fitto bosco, ma i genitori di Isabella erano sempre assenti e non<br />

si curavano di lei.<br />

Un pomeriggio la ragazza si sentì sola, come al solito, ma quella volta decise<br />

di <strong>fa</strong>re una cosa senza senso: scappò di casa. Dopo due ore di intenso cammino,<br />

Isabella si trovò davanti ad un grande albero che a prima vista sembrava essere<br />

diverso dagli altri. <strong>La</strong> ragazza era sfinita e decise di sedersi accanto a quell’albero<br />

per sfogare la sua rabbia. Iniziò a piangere, talmente tanto che il<br />

prato sotto di lei era diventato di un verde splendente, come se prendesse<br />

vita. E fu proprio così, una voce con un timbro molto strano, deciso e<br />

imponente, la fece sobbalzare in piedi. Si guardò intorno ma non vide nessuno,<br />

a un certo punto quella voce riprese a parlare: “Mi hai risvegliato da un sonno<br />

da cui pensavo non sarei mai uscito. Grazie, te ne sono debitore.” Isabella<br />

ancora sconvolta capì che era stato l’albero a parlare. Si girò verso di esso e<br />

rimase a bocca aperta, era di un marrone intenso e di un verde lucente. Era<br />

completamente cambiato. Ancora scossa, Isabella disse: “Chi sei? Che cosa sei?<br />

Non mi <strong>fa</strong>re del male!” L’albero la rasserenò: “Tranquilla non <strong>fa</strong>ccio male a<br />

nessuno. Voglio solo ringraziarti per avermi svegliato con le tue magiche<br />

lacrime. Ho visto che sei triste! Tieni, prendi una di queste.” L’albero si<br />

chinò e dalla sua schiena spuntarono delle uova, uova di uno strano colore.<br />

Isabella ebbe un attimo di esitazione ma dopo qualche secondo allungò la mano e<br />

prese un uovo. L’albero a quel punto le disse: “Mangialo, vedrai, ti <strong>fa</strong>rà star<br />

meglio!”. Isabella portò l’uovo alla bocca e lo mangiò, senza pensarci due<br />

volte. Dopo un istante, le sue lacrime svanirono e si trasformarono in un<br />

sorriso. Un sorriso che non aveva mai tirato fuori. Capì il suo errore<br />

e tornò a casa più in fretta che poteva salutando velocemente l’albero, sicura<br />

che domani gli avrebbe <strong>fa</strong>tto visita. Passò una splendida serata con i suoi<br />

genitori e l’indomani pomeriggio Isabella andò dal suo nuovo amico un po’<br />

speciale. Era l’unico amico che avesse mai avuto. Trascorreva ogni pomeriggio<br />

insieme all’albero e ogni giorno quest’ultimo le dava un uovo per rallegrarla.<br />

Ma un pomeriggio i genitori decisero di <strong>fa</strong>re una sorpresa ad Isabella tornando<br />

prima a casa. Non la trovarono e provarono a chiamarla a gran voce, ma nessuno<br />

rispose. Rassegnati dall’inutilità di cercare in casa, corsero nel bosco per trovarla,<br />

con quasi nessuna speranza.<br />

Dopo molte ore di ricerca il sole stava calando e per Isabella era ora di tornare a<br />

casa, ma appena si volse vide i suoi genitori che correvano disperati, chiamandola. I<br />

genitori corsero da lei con sguardo furioso. Cercò subito di scusarsi, ma i<br />

genitori erano arrabbiatissimi e avevano ormai deciso una punizione perfida:<br />

Isabella non avrebbe potuto più uscire di casa per il resto della vita. <strong>La</strong> ragazza<br />

scoppiò a piangere e con una frase riuscì a <strong>fa</strong>r cambiare idea ai genitori: “Mamma,<br />

Papà…, voi siete molto indaf<strong>fa</strong>rati con il lavoro e io mi sento molto sola<br />

50


quando non ci siete! Ho incontrato l’unico compagno che mi capisce e mi tratta<br />

come una vera amica: quest’albero. Mi ha aiutato quando ero triste e sola e mi<br />

ha <strong>fa</strong>tto sentire davvero speciale. Vi prego, non <strong>fa</strong>temi questo.” I genitori a<br />

questa frase si commossero e lasciarono a Isabella l’opportunità di andare a<br />

trovare ogni volta che voleva il suo nuovo amico. E, mentre tutta la <strong>fa</strong>miglia<br />

felice si stava avviando verso casa, l’albero fece l’occhiolino a Isabella e<br />

lei capì che quella frase che aveva convinto i genitori era dovuta a quelle uova<br />

di sapore dolciastro che la salvarono dall’eterna infelicità.<br />

Giulio Cicolella<br />

51


Luisa e Dario<br />

Grazie a un recente studio sulla dietetica dei ragazzi tra i nove i quattordici anni,<br />

condotto da una nota personalità in questo campo, possiamo arrivare a capire quale<br />

sia la più corretta alimentazione da eseguire da un individuo compreso in questa<br />

<strong>fa</strong>scia d'età.<br />

<strong>La</strong> ricerca non è incentrata solo sugli aspetti scientifici, ma affronta il problema delle<br />

cattive abitudini alimentari degli adolescenti. In<strong>fa</strong>tti i ragazzi sono frequentemente<br />

influenzati da fonti esterne riguardo il mangiare. Al giorno d'oggi i nutrizionisti, per<br />

diffondere una corretta alimentazione, utilizzano vari espedienti, come racconti di<br />

storie dove la morale è la corretta alimentazione. Leggendo la relazione dell'esperto<br />

prima citato ci siamo imbattuti in un interessante racconto che vale la pena di<br />

riportare.<br />

<strong>La</strong> storia narra di due frutti: una mela di nome Luisa e una banana di nome Dario;<br />

quest'ultimo aveva una personalità estroversa, a differenza di Luisa, un frutto<br />

dolcissimo e molto gentile, ma timida. Questi due giovani si conoscevano solo<br />

perché vivevano sullo stesso pianerottolo, ma non c'era molto feeling tra loro.<br />

Un pomeriggio mentre entrava fortuitamente in una mensa dei poveri, Luisa lo vide<br />

molto felice mentre serviva dei cibi essenziali, ma sani. Si avvicinò e lo salutò con<br />

tanta ammirazione perché quello che Dario stava <strong>fa</strong>cendo per la gente era molto<br />

bello.<br />

Luisa gli chiese se volesse andare con lei e dei suoi amici al cinema, e Dario molto<br />

entusiasta dell'invito accettò. Appena arrivarono videro un signore anziano in<br />

difficoltà e lo aiutarono. Tra i due vicini di casa nacque un'intesa talmente forte da<br />

trasformarsi in amore. Insieme iniziarono a progettare di impegnare la loro vita nella<br />

costruzione di una nuova mensa per bambini poveri, dove avrebbero prestato molta<br />

attenzione nel sensibilizzarli in modo giocoso a una corretta alimentazione. Una sera<br />

mentre erano alla mensa dei poveri a servire il cibo, Dario chiese a Luisa di sposarlo<br />

e lei con entusiasmo le rispose subito di sì. Dopo qualche mese si sposarono ed<br />

ebbero subito un figlio che chiamarono Macedonia. Dario e Luisa crearono molti<br />

eventi per raccimolare il denaro per la loro mensa dei sogni. Molti furono a donare<br />

soldi e aiuti, trovarono architetti, avvocati, pensionati, giovani e ognuno contribuì<br />

per quello che poteva dare e <strong>fa</strong>re. Dopo tre anni dalla nascita di Macedonia,<br />

inaugurarono “Passion fruit” la mensa per bambini più allegra del mondo perché<br />

dall'amore non possono che nascere e crescere progetti per buone intenzioni.<br />

Matteo Conti<br />

52


L’albero dalle uova dolci e la Fata<br />

Una <strong>fa</strong>ta dagli occhi blu, dai vestiti eleganti e dai capelli d’oro, <strong>fa</strong>ceva<br />

crescere un albero che produceva uova dolci. Per questo motivo tutti i bambini<br />

desideravano di poter assaggiare un giorno quelle uova. Ma la <strong>fa</strong>ta non<br />

consentiva loro di avvicinarsi all’albero e di raccogliere le uova se non dopo<br />

essersi accertata che i bambini avessero compiuto una buona azione. L’albero<br />

con i suoi splendidi frutti però attirava l’attenzione di tutti i bambini, buoni<br />

e cattivi. Per questo motivo dei bulletti del paese che, ovviamente, non<br />

riuscivano a meritare le dolci uova, decisero di rubarle e nasconderle per <strong>fa</strong>rne<br />

una scorpacciata l’indomani. Così si diressero verso il campo dove cresceva il<br />

magico albero e lo spogliarono di tutte le sue uova. Ma la <strong>fa</strong>ta, saggia e<br />

magica com’era, si era accorta che quei ragazzi stavano tramando di rubarle le<br />

uova. Si recò sotto l’albero e quando lo vide spoglio dei bei frutti, con una<br />

magia, riuscì a <strong>fa</strong>r sì che le uova magiche rubate, da dolci diventassero più aspre<br />

e amare del fiele. Così quando i ladri bambini assaggiarono le uova la loro bocca si<br />

infuocò e per una settimana intera non riuscirono a mangiare. Distrutti da<br />

tanta sofferenza decisero di recarsi dalla <strong>fa</strong>ta per <strong>fa</strong>rsi perdonare. <strong>La</strong> <strong>fa</strong>ta<br />

apprezzò il loro gesto e regalò ad ognuno di loro un uovo dolce. Ancora oggi<br />

si racconta che i bulletti siano ancora lì a leccarsi i baffi. E così, da quel<br />

giorno in poi, anche chi fino ad allora era stato cattivo prese un uovo non per<br />

furto, ma per merito.<br />

Margherita Criscuolo<br />

53


L’incredibile storia di Mr. Banana e Mr. Apple<br />

C’era una volta, in un paese sperduto delle regioni calde e aride, una casetta<br />

alquanto stravagante. Lì ci vivevano i signori Apple.<br />

Intanto dall’altra parte della strada, vicino alla casa della <strong>fa</strong>miglia di cui vi ho appena<br />

parlato, c’era una villa imponente. In quel luogo da nobili vivevano i signori Banana.<br />

Le due <strong>fa</strong>miglie si odiavano, l’una gelosa dell’altra. Ma non si accorgevano che<br />

sbagliavano entrambe. <strong>La</strong> <strong>fa</strong>miglia degli Apple invidiava la villa dei Banana, ma allo<br />

stesso tempo quest’ultima odiava la prima per un motivo assai più importante di<br />

una stupida casa, la detestava per il <strong>fa</strong>tto che nella casa degli Apple c’era l’amore.<br />

Era proprio l’amore che regnava lì dentro. I problemi si affrontavano e si risolvevano<br />

e nessuno aveva da lamentarsi, perché la cosa più importante è la <strong>fa</strong>miglia.<br />

Ma nonostante questo i due membri più piccoli delle due “casate” rivali erano<br />

ottimi amici. C’erano sempre l’uno per l’altro in ogni momento e si conoscevano a<br />

memoria. L’unico momento in cui litigavano era quando il piccolino degli Apple<br />

cercava di sbucciare il bambino dei Banana. Anche se, poco dopo, la pace arrivava<br />

sempre.<br />

Ma un giorno i signori Banana, decisero di architettare un piano, uno stratagemma<br />

per <strong>fa</strong>rli separare, e anche se il piano era arduo, non mancava loro la voglia di<br />

rovinare l’amicizia dei bambini.<br />

“Dobbiamo trovare un modo, uno spiraglio. Un elemento che distrugga la loro<br />

amicizia”, sussurrò piano la signora Banana.<br />

Il marito grugnì come era suo solito e rispose in tono di chi si è appena svegliato:<br />

“Ma come? …È impossibile! …Aspetta”, riflettè per qualche attimo e ... “Ho trovato.<br />

Potremmo dire a nostro figlio che il bambino Apple ha parlato male di lui e che noi<br />

lo abbiamo sentito mentre andavamo a buttare la spazzatura.”<br />

Per un attimo la signora Banana guardò fissamente e indecisa il cassonetto dei<br />

rifiuti, ma poi acconsentì.<br />

Così andarono dal figlio e in tono teatrale dissero: “Tuo padre. Ha sentito il figlio<br />

degli Apple che malediceva il tuo nome…, piagnucolava, essendo geloso di ciò che<br />

possediamo”.<br />

Il bambino inizialmente non ci credette, ma, condizionato dai genitori in modo così<br />

crudele, si trangugiò questa bugia e la dette per vera.<br />

A questo punto si vestì velocemente e andò di corsa, senza neanche preoccuparsi<br />

della strada, a casa degli Apple.<br />

Suonò educatamente il citofono.<br />

Lo ricevette alla porta la signora degli Apple: “Ciao tesoro, ti chiamo mio figlio?”,<br />

con la voce più dolce che potesse avere.<br />

“ Me lo trovo da solo”, rispose il bambino senza pensarci.<br />

Entrò bruscamente in casa e bussò alla camera del suo migliore amico, il ragazzino<br />

degli Apple lo accolse e lo fece mettere comodo sul suo letto. A questo punto<br />

uscirono le parole pungenti di Mr. Banana. Mr. Apple si stupì e non credette che i<br />

genitori del suo amico, avessero potuto dire una cosa così grave. Allora con il tono<br />

più amichevole che aveva gli disse:<br />

54


“Amico mio, ti sono stato sempre vicino e non ti ho mai tradito. Anche se i nostri<br />

genitori sono rivali, ti ho sempre voluto bene e considerato come un fratello. Non<br />

potrei mai volerti male o <strong>fa</strong>rtene”.<br />

A queste parole l’altro ragazzo arrossì e all’improvviso dette uno spontaneo<br />

abbraccio al suo migliore amico. Un abbraccio che solo un amico può dare.<br />

Pierluigi Damosso<br />

55


Tim e Sara<br />

Tim è proprio un bel ragazzo !!!!! Alto, magro, con un bellissimo colorito giallo sole,<br />

orgoglio della <strong>fa</strong>miglia, casco di banane, è maturato da poco ed è in cerca di qualche<br />

bella bananina.<br />

Sara, invece, è una splendida mela della grande <strong>fa</strong>miglia Melinda, di color rosso<br />

fuoco ed ha una forma perfettamente sferica ed una polpa dolce e zuccherina : una<br />

mela da sogno.<br />

Sara osservava sempre Tim con occhi sognanti e già si immaginava al suo fianco per<br />

sempre.<br />

Anche Tim aveva notato quella mela tanto carina ed, essendo stanco delle solite<br />

banane, tutte magre, tutte alte, tutte gialle – e se provassi a cambiare frutto? – si<br />

chiedeva.<br />

Così cominciò a prendere seriamente in considerazione Sara.<br />

Osservandola si innamorò delle sue forme tondeggianti, e del suo rosso sgargiante.<br />

Fu amore a prima vista, una vera passione che suscitò in loro un grande e vero<br />

sentimento.<br />

Nel loro paese, la Macedonia, era stata istituita una legge che impediva ai diversi<br />

tipi di frutta di frequentarsi.<br />

Però i due innamorati non volevano rinunciare alla loro passione.<br />

Così il giorno della festa nazionale, durante il discorso del sindaco Perindo, si<br />

impadronirono del microfono e fecero un lungo, anzi no, un lunghissimo discorso,<br />

ispirato alla bellezza, alla diversità e al <strong>fa</strong>tto che una legge non può ostacolare il<br />

vero amore.<br />

Pur di <strong>fa</strong>rli smettere, per non <strong>fa</strong>r addormentare tutto il paese dalla noia, il sindaco<br />

diede loro ragione e abolì la legge.<br />

Tutto il paese tirò un sospiro di sollievo, in particolare le <strong>fa</strong>miglie di Tim e Sara che<br />

non ne potevano più di tutti i lamenti dei giovani frutti.<br />

Però rimaneva ancora un problema: il matrimonio; le <strong>fa</strong>miglie Casco e Melinda<br />

avevano già preparato una bellissima casetta a forma di Ananas; però non avevano<br />

idea di come una mela e una banana potessero avere dei fruttini.<br />

Il problema venne risolto dal mago mandarino: Fruttosio.<br />

Egli trasformò con un incantesimo Tim e Sara in un nuovo piatto di frutta.<br />

Da allora in poi tutte le coppie di giovani innamorati si recarono dal mago Fruttosio,<br />

che li unisce in una splendida …MACEDONIA, che oltre ad essere gustosa <strong>fa</strong> anche<br />

bene alla salute.<br />

Victoria Giannetti<br />

56


<strong>La</strong> storia d’amore tra la mela e la banana<br />

C’era una volta nel paese di fruttolandia una <strong>fa</strong>miglia molto nobile e altolocata, era<br />

la <strong>fa</strong>miglia delle mele, la quale voleva dare in sposa la sua primogenita, la<br />

principessa Melania, a colui che avrebbe dimostrato di essere coraggioso e degno.<br />

Tanti si offrirono, ci furono delle file chilometriche di pretendenti, ma tutti furono<br />

rifiutati dalla principessa perché non corrispondevano alle sue aspettative, pur<br />

essendo di <strong>fa</strong>miglie nobili, di aspetto gradevole e ardimentosi; finché un giorno la<br />

principessa decise di fuggire dal castello di nascosto, vestita da semplice cittadina.<br />

Uscì dal castello e si avviò verso la zona esterna della città in cerca di un principe ma<br />

non conoscendo molto bene quella zona si perse.<br />

Trascorse una notte fuori, finché al mattino un giovane ragazzo la trovò e la aiutò<br />

conducendola nella propria abitazione.<br />

Questo ragazzo, che si chiamava Bananido, apparteneva alla <strong>fa</strong>miglia delle banane e<br />

lei, sapendo che la <strong>fa</strong>miglia delle banane era la più povera della città, non si fidò<br />

molto di lui.<br />

Quando la principessa entrò dentro la sua casa rimase molto sorpresa perché non<br />

era una dimora grande e lussuosa, ma una casetta molto piccola dentro la quale<br />

c’era solo un letto, un tavolo e una cucina.<br />

I due iniziarono a parlare: Bananido le chiese perché si fosse smarrita, Melania gli<br />

rispose che apparteneva alla <strong>fa</strong>miglia delle mele e che era la principessa del paese.<br />

Bananido sorpreso si inchinò al suo cospetto e le chiese perché si fosse avventurata<br />

in quella zona e Melania gli rispose che era in cerca di un principe, e gli disse che<br />

tutti i ragazzi che le si presentavano erano belli sì, ma non erano come li voleva lei.<br />

A quel punto Bananido chiese alla principessa se volesse rimanere con lui e che il<br />

giorno dopo l’avrebbe riportata alla reggia.<br />

Melania accettò l’invito, anche perché parlando con lui, capì che era un ragazzo<br />

onesto e gentile.<br />

Intanto al castello il re che aveva scoperto che la figlia era scappata e mandò degli<br />

uomini a cercarla.<br />

Il giorno dopo Bananido si svegliò alle cinque perché doveva mungere le sue<br />

mucche con lo scopo di prendere il latte per la colazione.<br />

Quando la principessa si svegliò trovò già il latte pronto a tavola e fece colazione<br />

con Bananido.<br />

Finito di <strong>fa</strong>re colazione, la principessa montò sul cavallo di Bananido e in breve<br />

raggiunsero il castello.<br />

<strong>La</strong> principessa scese dal cavallo e salutò ringraziando Bananido, poi, salite le scale<br />

del palazzo, arrivò dal padre che le chiese cosa le fosse successo.<br />

Gli raccontò tutta la storia e disse che aveva trovato un ragazzo onesto e gentile e<br />

che lo voleva sposare.<br />

Il re pieno di felicità chiese alla principessa di dirgli il suo nome e Melania rispose<br />

che si chiamava Bananido e che apparteneva alla <strong>fa</strong>miglia delle banane.<br />

Il re dopo aver sentito quest’ultima frase assunse un tono severo e disse alla<br />

principessa che non era possibile che le si sposasse con un ragazzo della <strong>fa</strong>miglia<br />

delle banane.<br />

57


<strong>La</strong> principessa fece capire al padre quanto amava quel ragazzo e gli disse che<br />

l’importante non è essere ricchi o nobili bensì essere onesti, buoni, gentili e altruisti.<br />

A quel punto il re rimase senza parole e capì che la figlia aveva perfettamente<br />

ragione.<br />

Lei ringraziò il padre e con l’aiuto delle guardie andò a casa di Bananido e gli chiese<br />

se voleva diventare il suo principe.<br />

Bananido pieno di felicità accettò e i due ritornarono al castello, dove il giorno dopo<br />

si festeggiò il loro matrimonio e vissero felici e contenti.<br />

Francesco Graziani<br />

58


Una bella macedonia<br />

Un giorno di una calda estate, una banana si sentiva molto sola e decise di<br />

scappare dal suo paese per cercare compagnia e fresco. Dopo aver viaggiato a<br />

lungo e visto molti posti, si ritrovò su una panchina a prendere il sole e a<br />

riflettere sulla propria solitudine. Stava quasi per piangere quando sentì un<br />

rumore dietro di sé, si girò e vide una mela rotolare giù dalla collina tra le<br />

foglie. Si avvicinò per soccorrerla, ma la mela subito si mise in piedi e, ridendo,<br />

disse alla banana : “ Accidenti che brutto volo! Mi sembrava di non fermarmi<br />

mai!”. <strong>La</strong> banana guardava la mela a bocca aperta per capire se si fosse <strong>fa</strong>tta<br />

male. Poi alla fine la invitò a sedersi per riprendere fiato e così, dopo una<br />

lunga chiacchierata, decisero di proseguire insieme la loro avventura alla<br />

ricerca di compagnia. <strong>La</strong> banana raccontò da dove veniva, riferì del gran caldo<br />

del suo paese e di come si era staccata da tante sorelle. <strong>La</strong> mela raccontò che<br />

lei veniva da un posto troppo freddo dove pioveva tanto e c’era tanta umidità.<br />

Così, parlando del più e del meno, tra un capitombolo ed uno scivolone,<br />

lungo la strada accolsero un goffo e peloso kiwi, caduto da un carretto, più in<br />

là una grossa arancia in compagnia di un piccolo mandarino e, entrando in<br />

città, una grossa ananas, dall’aria arrogante, si unì al gruppo. Tutti insieme<br />

ridendo e scherzando, ognuno raccontando la sua, si avviarono verso la strada<br />

principale e, dopo aver girovagato a lungo, decisero di trovare una fonte per<br />

rinfrescarsi. Ci fu grande meraviglia quando si vennero a trovare al centro di<br />

una splendida piazza, davanti ad una fontana da cui zampillava maraschino.<br />

Allora tutti insieme si tuf<strong>fa</strong>rono dentro e, con una grande sbronza, diedero<br />

vita a una bella macedonia.<br />

Riccardo Anselmi<br />

59


<strong>La</strong> vita di una scodella<br />

Voi pensate che la vita di una scodella sia una lagna, che i giorni nella vita di una<br />

scodella siano tutti uguali, che non ci sia niente da raccontare su una scodella. E<br />

anche io lo pensavo, in<strong>fa</strong>tti non mi ricordavo nemmeno un racconto su di essa e<br />

neppure una poesia o una canzone. Poi mi capitò di vedere una scodella nascosta in<br />

un angolino. Era impossibile vederla, ma mi sono accorto di essa dal profumo della<br />

minestra che conteneva. Quando cercai di prenderla si infilò in un buco dove era<br />

impossibile raggiungerla. Addirittura era una scodella parlante, allora le dissi che<br />

poteva fidarsi perché non le avrei <strong>fa</strong>tto alcun male e così mi raccontò la sua storia.<br />

“<strong>La</strong> mia vita è sempre stata una lagna, – disse la scodella – sempre le solite pappe,<br />

le solite pastasciutte, le solite minestre, tanto è vero che voi umani dite: “…ecco la<br />

solita minestra” quando si tratta della solita cosa già vista. In<strong>fa</strong>tti io non mi sono mai<br />

appassionata a nessuna minestra, le ospitavo per il tempo che finivano nella bocca<br />

dei miei padroni e …addio, senza rimpianti. Però, un giorno, capitarono sul tavolo<br />

pomodori, sedani, cipolle, carote e patate che non avevo mai visto prima. Erano<br />

belli e profumati. Chiesi da dove venissero e mi risposero: “Noi veniamo dalla Nuova<br />

Zelanda”. “E dove sta?” chiesi, “Dall’altra parte del mondo, abbiamo <strong>fa</strong>tto un<br />

viaggio lunghissimo per arrivare” mi risposero. Tra noi in pochi minuti nacque<br />

un’amicizia e quando furono adagiati su di me decisi che stavolta non mi sarei<br />

separato da essi perché non si trattava della solita minestra, volevo salvarli dalla<br />

bocca dei miei padroni e in cambio mi sarei <strong>fa</strong>tta portare in Nuova Zelanda e mi<br />

sarei stabilita là”. “Scappai dal tavolo quando nessuno mi vide e mi misi in viaggio,<br />

ma devo aver perso la strada perché non riesco a raggiungere la Nuova Zelanda,<br />

anzi, a dire il vero, ancora devo capire dove sta. Tu non mi potresti aiutare?” chiese<br />

la scodella. Ci crediate o no, misi la scodella in una scatola e feci un bel pacchetto.<br />

Poi andai alla Posta e ci salutammo per sempre. L’avevo spedita in Nuova Zelanda<br />

quella insolita minestra.<br />

Daniele Ingenito<br />

60


Dolcilandia…<br />

Nel paese di Dolcilandia, nella regione della panna, per essere precisi nella città dei<br />

bignè, si teneva ogni anno il <strong>fa</strong>moso concorso di “miss pasticcino”.<br />

Dolcilandia era un paese <strong>fa</strong>ntastico; era stato creato dalle <strong>fa</strong>te buone e si trovava<br />

nel regno della <strong>fa</strong>ntasia dei bambini.<br />

Lì, i fiumi e i laghi erano di limonata, di quella dolce però, non di quella aspra che<br />

piace solo ai dottori e le montagne erano di cacao e, se arrivavi molto in alto, potevi<br />

perfino staccare un pezzetto di nuvola di zucchero filato.<br />

Potevi vedere dovunque cascate di cioccolata calda e alberi di lecca-lecca. Si<br />

potevano osservare numerose variopinte colline di gelato ricoperte da fiori di<br />

marshmallow. Le case erano <strong>fa</strong>tte del più puro cioccolato bianco con finestre di<br />

zucchero e tegole di biscotto.<br />

Gli abitanti erano orsetti gommosi, omini di marzapane e dolcetti buonissimi.<br />

C’erano feste tutti i giorni e la più importante era, appunto, il concorso di “miss<br />

pasticcino”. Quell’anno le <strong>fa</strong>vorite per il titolo erano miss Crostatina, una crostatina<br />

alla ciliegia molto antipatica, e madonna Cassata, una cassata molto egoista e<br />

viziata.<br />

Vi era poi una ciambellina molto gentile e graziosa che aspirava al titolo, purtroppo<br />

però era la servetta di madonna cassata che non le aveva permesso di iscriversi al<br />

concorso.<br />

<strong>La</strong> povera Ciambellina era dunque costretta a passare le sue giornate a lavorare per<br />

la cassata, piangendo lacrime di crema.<br />

Un giorno madonna Cassata invitò a casa sua l’organizzatore del concorso: un<br />

orsetto gommoso alla menta di nome Mentolino.<br />

Durante il pranzo l’orsetto sentì il pianto di Ciambellina e, con una scusa, si<br />

allontanò da tavola per controllarne la provenienza; così scoprì la ciambellina<br />

disperata che tra le lacrime gli raccontò la sua situazione.<br />

Per Mentolino fu amore a prima vista, quella ciambella era tanto dolce e carina…, le<br />

promise che avrebbe <strong>fa</strong>tto qualunque cosa pur di <strong>fa</strong>rla partecipare al concorso, così<br />

si dettero appuntamento alla fontana delle caramelle per il giorno successivo.<br />

Mentolino tornò dalla cassata, ma il suo cuore stava ancora navigando nei bellissimi<br />

e zuccherini occhi di Ciambellina, che, da parte sua, sentiva nascere una speranza e<br />

un nuovo sentimento verso quell’orsetto tanto gentile…<br />

Il giorno dopo i due innamorati si incontrarono ed escogitarono un piano <strong>fa</strong>ntastico;<br />

quando Ciambellina tornò a casa si sentiva tanto felice da non accorgersi nemmeno<br />

dei rimproveri di madonna Cassata.<br />

Il giorno del concorso Mentolino chiamò tutte le più belle pasticcine del regno per<br />

premiare “miss pasticcino”, tra esse c’erano madonna Cassata, miss Crostatina e<br />

una bellissima dolcetta misteriosa che indossava un elegantissimo vestito di<br />

zucchero filato e uno stupendo paio di scarpe di meringa, sul volto portava una<br />

maschera dello stesso materiale.<br />

L’orsetto prese un foglio e iniziò a leggere: - miss pasticcino di quest’ anno è…<br />

Ciambellina! - Allora la dolcetta misteriosa fece un passo avanti e si tolse la<br />

maschera: era proprio lei, Ciambellina.<br />

61


Cassata era rossa dalla rabbia mentre Mentolino poneva la splendida corona di<br />

cioccolato sul capo della nuova reginetta.<br />

Tutti i sogni di Ciambellina si erano realizzati; lei e l’orsetto si stringevano in un<br />

dolcissimo abbraccio che avrebbe sciolto anche il più duro dei cuori di cioccolata.<br />

Rossana Maletto<br />

62


Chiara<br />

Miss Pasticcino non è il titolo di un film né il nome di una mousse, è semplicemente<br />

il nomignolo con il quale etichettavamo Chiara. Era una ragazza vanitosa ed<br />

altezzosa con un pessimo carattere che l’aveva allontanata da quei pochi amici che,<br />

sfidando ogni legge sulle persone antipatiche, nonostante ciò, le volevano bene e le<br />

volevano essere vicini ad ogni costo. Si riteneva bella, intelligente e persino<br />

af<strong>fa</strong>scinante. Il suo unico problema era però la voglia che aveva di ingurgitare tutto<br />

ciò che conteneva zucchero, meglio chiamato dolce. Si vantava di essere una<br />

grande estimatrice di mousse, creme, bignè, torte, gelati e cosi via, però la verità<br />

era che a furia di mangiare tutti quei dolci, Miss Pasticcino era diventata una<br />

meringa con i piedi. I capelli rossi e il naso a patata le conferivano un’aria da<br />

plumcake, tanto che quando camminava tra la gente, si sentiva persino un odore di<br />

dolci appena sfornati. C’era qualcuno che asseriva persino che Chiara si profumasse<br />

con lo zucchero filato sciolto nell’acqua. Ma forse questo era proprio esagerato.<br />

Non so se si rendesse conto del suo strano modo di vivere, certo è che il giorno in<br />

cui decisi di avvicinarla non ebbi una brillante idea. Era appena finito l’inverno e già<br />

si respirava un’aria diversa, con il sole che prepotentemente cercava di rendere le<br />

giornate ancora più miti. Clara non deve essersi alzata alla stessa maniera quel<br />

giorno, perché dal suo cervello zuccheroso si sviluppò un’idea alquanto strana.<br />

Voleva rendersi visibile alla gente ed al mondo, ma soprattutto quel giorno voleva<br />

che tutti si accorgessero di lei. Fu cosi che mentre noi ci riunivamo per la solita gita<br />

in bici al fiume che tagliava in due il paese dove mi trovavo, Miss Pasticcino superò<br />

sé stessa. Sì, perché, si presentò con un cappellino a <strong>fa</strong>lde larghe, larghissime, con<br />

sopra una varietà coloratissima di bignè. Fu un grande ‘guarda guarda’ generale,<br />

soprattutto perché Clara non si era resa conto che con il suo cappellino aveva<br />

stuzzicato l’appetito degli uccellini che si trovavano in quel posto; quando se ne<br />

accorse fu troppo tardi. Miss Pasticcino si muoveva gof<strong>fa</strong>mente per liberarsi dai<br />

volatili, e fu cosi che si ritrovò a gambe all’aria dentro il fiume gelato. Inutile<br />

descrivere le risate di noi tutti. Adesso si sentiva veramente nell’aria profumo di<br />

zucchero filato e mentre in coro urlavamo: “Ehi!! Miss Pasticcino, come va???”<br />

Clara, ovvero Miss Pasticcino, mostrava una risata divertita, e così, per la prima<br />

volta, vedemmo Clara ridere di gusto, ma era un gusto diverso da quello che<br />

provava dall’ingurgitare dolci di ogni tipo.<br />

Federica Miani<br />

63


Che c’è per cena…<br />

“Che c’è per cena ?”<br />

“Minestra”<br />

Questo era il dialogo che puntualmente si ripeteva alle otto di sera, senza nessuna<br />

variante.<br />

Erano ventotto giorni che si mangiava minestra, da quando mi avevano portato dal<br />

medico, che aveva prescritto quella dieta.<br />

Ormai ero capace di distinguere, a seconda della tonalità assunta dal piatto, le<br />

verdure che erano state utilizzate nella zuppa.<br />

Iniziava a nascere in me un desiderio di vendetta. Volevo essere come gli eroi dei<br />

miei libri, scappare di casa, vendicarmi, ma non avevo ancora letto di qualcuno che<br />

si era trovato nell’imbarazzante situazione di dipendenza da una dieta.<br />

Accadde quando mi venne servita la minestra: cavoli e carote. L’odore del cavolo<br />

iniziava già a diffondersi nell’aria e ci voleva tutta la buona volontà di mia madre per<br />

dire che era delizioso.<br />

Per me era decisamente troppo. Già valutavo le possibilità di raggiungere la porta<br />

della camera senza essere intercettata da mia madre.<br />

Solo allora mi accorsi che la minestra si muoveva. Girava vorticosamente su se<br />

stessa, fino a raggiungere una velocità tale che si sollevò in aria. Ne uscì fuori una<br />

figura. Era incappucciata e non riuscivo a vedere il viso, ma onestamente non ne<br />

avevo nessuna voglia, tanta era la paura che mi incuteva solo il cappuccio di<br />

quell’essere. <strong>La</strong> prima cosa che pensai fu di scappare, ma le gambe non risposero ai<br />

miei ordini. Sto sognando, pensai, oppure sono morta e questo è il guardiano<br />

dell’inferno. Ma non potevo essere morta. Sentivo ancora l’odore della minestra e<br />

mia madre che cucinava cantando un motivetto e…, e poi sentii la voce. Era<br />

profonda e lontana, come se provenisse veramente dall’Oltretomba. “Il tempo è<br />

quanto di più sicuro e allo stesso tempo incerto possa esistere. Giocare con esso<br />

può essere pericoloso quanto istruttivo. A te è data l’opportunità di capire e<br />

cambiare”, mi disse quell’essere.<br />

Detto questo mi prese per mano, diedi un’ultima occhiata alla stanza e a mia madre<br />

che continuava a cantare senza prestarmi alcuna attenzione, già rassegnata a volare<br />

ad altezze vertiginose o a sprofondare nelle cavità della Terra o…, ma non accadde<br />

niente del genere. Sembrava che fosse cambiato il paesaggio, come se avessero<br />

cambiato la scenografia di uno spettacolo.<br />

Un attimo prima ero in salotto, davanti al piatto di minestra, un attimo dopo ero<br />

in…, in realtà non avevo idea di dove fossi; sapevo solo di trovarmi lontanissimo da<br />

casa, forse addirittura su un altro pianeta. Non riconoscevo quel luogo così desolato<br />

e senza anima viva. Non sapevo quanto tempo fosse passato, se un secondo o dei<br />

secoli. Iniziavo a capire cosa intendeva quell’essere quando mi disse che giocare con<br />

il tempo poteva essere pericoloso.<br />

Ero ancora immersa in questi pensieri quando mi accorsi che il mio accompagnatore<br />

era sparito. Non potevo certamente definirla una compagnia allegra e vivace e la<br />

64


sua conversazione era pressoché inesistente, ma mi dava conforto il pensiero di<br />

avere qualcuno accanto in quella valle desolata.<br />

Dopo alcuni minuti di totale disperazione, decisi di incamminarmi.<br />

Vagavo senza una meta, senza seguire un sentiero; l’unica certezza era che <strong>fa</strong>ceva<br />

molto caldo. Arrivai in un villaggio e capii subito che non ero su un altro pianeta, ero<br />

in Africa: in uno dei tanti villaggi africani tanto raffigurati nei libri. A scuola avevo<br />

anche <strong>fa</strong>tto una ricerca, ma non mi sono mai interessata all’argomento. Vedevo<br />

molti ragazzi, avevano la mia età, forse anche più piccoli, e già lavoravano. I più<br />

piccoli restavano a casa, a rotolarsi nel <strong>fa</strong>ngo, piangendo, sotto il controllo dei più<br />

grandi. Era chiaro che non mangiavano da alcuni giorni e che non avevano mai<br />

mangiato a sufficienza. Entrai in una casa. Casa in realtà è una parola grossa, era più<br />

che altro una capanna. Pensavo che mi avrebbero cacciato, invece nessuno parve<br />

accorgersi della mia presenza. Evidentemente erano abituati a ricevere persone, e<br />

quel via vai era perfettamente nella norma. <strong>La</strong> capanna era praticamente vuota.<br />

C’era solo della paglia per terra, con qualche straccio messo a mo’ di coperta, che<br />

evidentemente costituiva il letto dei ragazzi, e qualche sgabello. <strong>La</strong> porta della<br />

capanna era aperta e vidi un bambino che passava per la strada. Era magro, con le<br />

guance scavate, le costole che si sarebbero potute contare. Mi fissò con occhi<br />

supplichevoli. Ci guardammo negli occhi tutti e due per un secondo. Che differenza<br />

c’era fra lui e me? Nessuna. Però io ero benestante e lui povero, io mangiavo bene e<br />

lui non mangiava a sufficienza rischiando di morire di <strong>fa</strong>me. C’era un fosso a<br />

separarci, eppure per un secondo ci siamo sentiti uniti, come due fratelli. Poi se ne<br />

andò.<br />

“Credo che hai visto abbastanza”. Trasalii. Accanto a me c’era quell’essere, il mio<br />

accompagnatore. Mi prese per mano. <strong>La</strong> capanna sparì con la stessa <strong>fa</strong>cilità con cui<br />

era apparsa e mi ritrovai a casa.<br />

Mia madre stava ancora cantando.<br />

Bianca Patarnello<br />

65


Gianduiotto…<br />

Gianduiotto era un paesino sperduto tra le montagne. Nessuno sapeva della sua<br />

esistenza perché era stato costruito da un mago oscuro stanziatosi lì molti anni<br />

prima. All’inizio era un piccolo agglomerato di capanne, ma poi molti popoli<br />

avevano lasciato il loro segno; archi, chiese, maestosi palazzi reali ed una <strong>fa</strong>bbrica.<br />

Una <strong>fa</strong>bbrica? Sì, una <strong>fa</strong>bbrica di pasticcini. Nel paese c’era la tradizione dell’arte del<br />

<strong>fa</strong>re i pasticcini. Gianduiotto era governato dalla ricchissima <strong>fa</strong>miglia, che viveva in<br />

un palazzo maestosissimo. I componenti di questa ricchissima <strong>fa</strong>miglia erano 3; la<br />

contessa De Gianduiottis, una signora sui quarant’anni, sempre truccata e ben<br />

vestita, sempre agghindata e con i capelli acconciati con corone e forcine. Poi c’era<br />

il conte De Gianduiotto, sempre vestito con un elegantissimo gessato e sempre con<br />

il naso ficcato in qualche libro o giornale. Il conte e la contessa avevano una figlia,<br />

Meringa. Aveva circa 11 anni, i capelli color cannella, lunghi fino alla vita, la pelle<br />

chiara e vellutata con qualche neo qua e là e con gli occhi blu oceano. Meringa<br />

viveva tutto il giorno nel castello, senza neanche poter uscire nel cortile. Ma<br />

perché? Perché molti anni prima, ad una festa aveva mangiato così tanti dolci, tutti<br />

in una volta, che aveva avuto mal di pancia fino ad arrivare in punto di morte, ma<br />

poi, per la felicità dei suoi parenti e del paesino, si era rimessa. Meringa avrebbe<br />

tanto voluto vedere la <strong>fa</strong>bbrica di pasticcini, e perché no, mangiarne pure uno. Dalla<br />

finestra vedeva tutti i bambini che si sedevano sulle panchine e, ridendo e<br />

scherzando, si godevano quel pasticcino. Ogni giorno questo desiderio cresceva di<br />

più, finché, un pomeriggio, mentre stava comodamente accoccolata sulla poltrona,<br />

sentì qualcosa vibrare. Si guardò intorno, ma non vide nessuno. Successe lo stesso<br />

per altre tre volte. Poi ne capì l’origine: era un vaso. Il vaso continuò a tremare<br />

finché non fu sul punto di cadere. Meringa, istintivamente lo prese e al contatto con<br />

la sua mano ne uscì una <strong>fa</strong>ta: era <strong>fa</strong>tta di luce ed intorno a lei aleggiava una<br />

nebbiolina biancastra. “etciuuù!!!” starnutì. Poi con <strong>fa</strong>re irrequieto volò per tutta la<br />

stanza, lasciandosi dietro polvere di <strong>fa</strong>ta. Meringa era terrorizzata; le <strong>fa</strong>te le aveva<br />

viste solo nei libri. Allora la <strong>fa</strong>ta le si avvicinò e con una voce vellutata le chiese: “tu<br />

vorresti vedere la <strong>fa</strong>bbrica dei pasticcini, vero?”<br />

“Sssì..., sì...” rispose tremante Meringa. Il volto della <strong>fa</strong>ta si illuminò. Alzò la<br />

bacchetta e.... Meringa si sentì mancare: i suoi capelli ed il suo corpo si<br />

trasformarono in panna e si arrotolarono a mo’ di cono. “ecco <strong>fa</strong>tto” disse contenta<br />

“ed ora ...alla <strong>fa</strong>bbrica” e puntò la sua bacchetta sopra le loro teste ed un vortice le<br />

prese; Meringa vide con la coda dell’occhio che la <strong>fa</strong>ta si stava trasformando in una<br />

ciliegia e si era posata sulla sua testa.<br />

“Uuuuuuuuuuuu” “tumtumtumtumtum” <strong>fa</strong>cevano le macchine. Meringa si alzò. Era<br />

in un posto dove <strong>fa</strong>ceva maledettamente caldo. Si guardò intorno, si trovava in una<br />

sala immensa; c’erano libri di cucina accatastati, uno sull’altro. Immensi registri,<br />

trofei, bacinelle per mettere la pasta ed un armadio mezzo aperto dove si<br />

intravedevano chili e chili di <strong>fa</strong>rina, di cacao e di altre cose buone. Sentì la <strong>fa</strong>ta che<br />

le sussurrava all’orecchio: “vedi, questo è il magazzino. Lì ci sono le dispense” disse<br />

indicando l’armadio “quel cacao è tutto da mettere sui pasticcini e quei trofei sono<br />

quelli che ha vinto la <strong>fa</strong>bbrica. Vieni, mettiamoci qui dentro ed aspettiamo che<br />

66


qualcuno ci venga a prendere” disse indicando una bacinella. Proprio pochi istanti<br />

dopo entrò un cuoco e le portò via. Le macchine che <strong>fa</strong>cevano rumore erano i forni.<br />

Il cuoco le portò in una stanza. Meringa riuscì a leggere “cuoricini”; era fuori di sé, le<br />

piacevano tanto. Il cuoco posò la bacinella su un ripiano altissimo, così Meringa<br />

potè vedere tutto bene dall’alto. Ma all’improvviso una manona prese la bacinella.<br />

Doveva essere usata per <strong>fa</strong>re l’impasto!! Così vennero impastate prima con le uova,<br />

poi aggiunsero sale e <strong>fa</strong>rina, ne fecero un grande impasto e le misero nel frigo con il<br />

domopack. Stesero la pasta e la stritolarono bene bene con il mattarello e le misero<br />

nel fondo a 180 gradi. Meringa era sfinita, era stata sballottata a destra ed a manca.<br />

<strong>La</strong> <strong>fa</strong>ta, pure lei stremata, con un ultimo sforzo prese la bacchetta e tornarono a<br />

casa. Meringa a quel punto sentì un dolore acutissimo al piede e si alzò. Era<br />

disorientata. Tutto il viaggio che aveva <strong>fa</strong>tto era vero? Si guardò intorno. C’era<br />

qualcosa di <strong>fa</strong>miliare<br />

....<strong>La</strong> polvere di <strong>fa</strong>ta!!!! Allora era tutto vero! Corse dalla mamma, l’abbracciò e le<br />

chiese se poteva andare fuori. <strong>La</strong> mamma impallidì, ma Meringa le promise che non<br />

si sarebbe mai abbuf<strong>fa</strong>ta come la volta precedente. <strong>La</strong> mamma non sapeva, ma nei<br />

suoi occhi c’era qualcosa di magico ed acconsentì. Da quella volta Meringa potè<br />

uscire tutte le volte che voleva e visse come una bambina normale. Da grande<br />

inventò la meringa, un dolce con la panna che assomigliava molto a quello in cui la<br />

<strong>fa</strong>ta l’aveva trasformata da bambina e per questo vinse il titolo di “MISS<br />

PASTICCINO” .<br />

Cecilia Perinelli<br />

67


Una piccola minestra e un grande desiderio<br />

Tutti i giorni il sole illuminava Foodtown, una città non come tutte le altre. Era<br />

magica e al posto delle persone per le strade girovagavano cibi di ogni tipo, tutti<br />

indaf<strong>fa</strong>rati ad iniziare una giornata <strong>fa</strong>ticosa. Tra la confusione risaltava un cupcake<br />

stanco che trascinava la sua valigetta per terra, accanto a lui c’era una melanzana<br />

che tutta contenta cantava una canzone e sua figlia si tappava le orecchie<br />

supplicando la madre di smetterla. Dietro di loro camminava una coppia di cipolle,<br />

felice e contenta che si abbracciava amorosamente. Foodtown era una città<br />

indaf<strong>fa</strong>rata ed aveva sempre avuto i posti di lavoro migliori di tutto il mondo; solo<br />

una <strong>fa</strong>bbrica era rimasta vuota, perché nessuno aveva avuto il coraggio di chiedere<br />

un posto di lavoro al Minignam, una <strong>fa</strong>bbrica dall’aspetto terrificante, dove si<br />

preparavano le minestre più disgustose di tutto Foodtown.<br />

Un giorno nella piccola cittadina passeggiava una piccola minestrina dall’aspetto<br />

delizioso, il suo nome era Soup ed il suo più grande desiderio era quello di diventare<br />

un cuoco molto speciale. Soup non aveva molti amici, era sempre solo e pensava<br />

soltanto alla cucina. Tutte le sere aiutava la mamma a cucinare e lei gli aveva<br />

sempre detto che avrebbe avuto un grande futuro come chef. Questo desiderio era<br />

grande nel cuore di Soup, sempre di più, però non si avverava mai e la piccola<br />

minestrina perse le speranze. Una mattina passeggiando nel bosco nella speranza di<br />

trovare un altro hobby, vide accovacciato per terra un umano, sì <strong>esatto</strong>, un umano!<br />

Soup rimase un po’ perplesso, ma poco dopo si avvicinò chiedendo se avesse<br />

bisogno di aiuto. Lo strano umano si alzò <strong>fa</strong>ticosamente dicendo che lo avrebbe<br />

aiutato. A quel punto Soup non capì più nulla, disse che non aveva bisogno di aiuto.<br />

L’uomo senza esitare iniziò a camminare e dietro di lui ciondolava la minestrina. Ad<br />

un certo punto l’uomo si fermò davanti ad un capannone bianco e invitò la<br />

minestrina ad entrare. Dentro Soup vide il suo sogno, si trovava davanti ad ogni<br />

genere di attrezzo da cucina, rimase scioccato, sbalordito e senza parole. L’uomo<br />

pensando di essere stato scortese si presentò e disse che si chiamava Lenny e a sua<br />

volta si presentò anche Soup. Lenny iniziò a spiegargli il motivo per cui lo voleva<br />

aiutare e cosi iniziò la sua storia.<br />

Tanto tempo prima, quando Foodtown non era ancora nata, c’era al suo posto una<br />

città di umani, Newcites, e nessuno voleva che nella città ci fossero creature<br />

magiche. Lenny confidò a Soup che egli aveva dei poteri magici ed era immortale e<br />

lo voleva aiutare. Lenny gli disse che era il suo bis bis nonno ed era stato uno chef<br />

<strong>fa</strong>mosissimo, il più bravo di tutta Newcites. Lenny disse che non avrebbe potuto<br />

continuare a vivere in Newcities e quindi decise di morire per finta, altrimenti la sua<br />

vita sarebbe stata un inferno. Soup rimase a bocca aperta per quella storia così<br />

incredibile e non poteva credere che fosse davvero suo nonno. Soup era così<br />

giovane ed aveva una vita intera davanti e allora gli chiese come avrebbe potuto<br />

aiutarlo a diventare uno chef esperto. Il nonno rispose che nulla è impossibile e gli<br />

disse di presentarsi l’indomani mattina alle 8.00 per la lezione. Così Soup, ancora<br />

scioccato, lentamente ritornò a casa e durante la notte pensò come fosse possibile<br />

che avesse conosciuto il suo bis bis nonno. <strong>La</strong> mattina seguente fece quello che gli<br />

aveva ordinato suo nonno ed arrivato al capannone iniziò la lezione. Soup si divertì<br />

68


un mondo, imparò molte cose ed tante nuove ricette. Migliorava da un giorno<br />

all’altro; il nonno rimase stupito dalla bravura e dall’abilità di Soup. Diventato ormai<br />

un cuoco esperto, il nonno gli disse che ormai non aveva più bisogno di lezioni di<br />

cucina e lo pregò di andare e di trovare la sua strada, ma Soup non sapeva cosa<br />

<strong>fa</strong>re. A quel punto il nonno disse: “Vai tu sai che <strong>fa</strong>re!”. Questa frase gli rimase in<br />

mente per tutta la notte, così la mattina decise di andare a chiedere un posto di<br />

lavoro nella <strong>fa</strong>bbrica del Minignam. Lo assunsero perché tanto non sapevano che<br />

altro <strong>fa</strong>re, pur non nutrendo in lui alcuna fiducia. Però, preparata la minestra, Soup<br />

chiamò tutti i cittadini di Foodtown e dopo che tutti l’ebbero assaggiata la<br />

trovarono buonissima, squisita e, dopo avere espresso ognuno il proprio giudizio,<br />

affermarono: ”Questa non è la solita minestra”. Minignam diventò la <strong>fa</strong>bbrica più<br />

<strong>fa</strong>mosa di tutto l’universo e fu l’unica ad avere 100 stelle d’oro. Questa storia<br />

racconta che nulla è impossibile, basta metterci tutta la volontà per avverare il<br />

proprio sogno.<br />

Giorgia Petrella<br />

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Il Natale da un altro punto di vista<br />

Mi presento, sono Rold e sono un tacchino. Vivo a Natalandia, là dove il Natale è la<br />

cosa più importante per ogni cittadino.<br />

Vi <strong>fa</strong>rò un riassunto della mia vita: sono nato nel pollaio della <strong>fa</strong>miglia Tradur.<br />

Ho vissuto una vita piena di tristezza: ogni 22 dicembre spariva un mio compare e<br />

pensavo, sin da pulcino, che prima o poi sarebbe stato il mio turno.<br />

Ed è proprio ora che il mio più grande incubo si avvererà: è la vigilia di Natale.<br />

Facciamo un po' di giustizia, ho delle piume <strong>fa</strong>ntastiche e mi considerano il più bello<br />

del pollaio, perché uccidermi?!. Domani mattina i miei padroni mi verranno a<br />

prendere e se trovo una buona scusa per salvarmi, bene, altrimenti ci rimetto le<br />

penne.<br />

Ho provato tutta la notte ad inventarmi un piano, ma niente…, fino a che ….ecco il<br />

lampo di genio: posso <strong>fa</strong>re qualcosa che mi sostituisca alla cena, non so cosa mi<br />

<strong>fa</strong>ranno dopo averlo preparato, perché nessun tacchino prima di me, ammesso che<br />

io ce la <strong>fa</strong>ccia, c'è riuscito, ma vale la pena tentare.<br />

Ci fu un lungo discorso tra me e Tom Tradur: > e io risposi con fierezza


Sono riuscito a dormire questa notte, adesso mi precipito nella stanza di Renato a<br />

chiedergli aiuto ><br />

.<br />

Finalmente ecco finita la torta con la mia <strong>fa</strong>ntasia, un pizzico di aiuto di Renato e la<br />

<strong>fa</strong>me di Tom Tradur, che mi hanno aiutato a sopravvivere.<br />

Giada Smorto<br />

71


C’era una volta…<br />

C’era una volta una piccola cittadina di Provincia di nome Ortolandia situata tra le<br />

immense ed incantate valli nel territorio di Pezzolandia, nelle quali gli abitanti, gli<br />

Ortolani, coltivavano le più desuete e sconosciute tipologie di verdure al fine di<br />

partecipare ogni anno, il primo dicembre, ad un importantissimo ed ambito<br />

concorso denominato "NON E' LA SOLITA MINESTRA". A questa importante<br />

manifestazione partecipavano tutti i migliori cuochi dei paesi limitrofi al fine di<br />

accaparrarsi l'ambito e tanto voluto trofeo della "RAPA D'ORO".<br />

Nell'aria già aleggiava il profumo delle deliziose minestre che i cuochi<br />

cominciavano a preparare. <strong>La</strong> giuria era composta da 10 "assaggiatori" scelti tra i<br />

più <strong>fa</strong>mosi chef della zona. Si trattava della prima edizione in cui i migliori cuochi<br />

di Ortolandia partecipavano, uno in particolare di nome Rapanello era tra quelli<br />

che gareggiavano con tanto entusiasmo. Rapanello era un ragazzo molto<br />

giovane, ma con una vasta esperienza nel campo culinario e soprattutto<br />

espertissimo "Minestraro". Proveniva da una <strong>fa</strong>miglia molto umile dove il piatto<br />

principale era la zuppa di verdura in crosta di pane che sua madre preparava<br />

soventemente con ingredienti genuini coltivati nelle verdi valli di Pezzolandia.<br />

Nonostante la sua bravura e la sua mitezza, Rapanello non era ben visto dagli altri<br />

concorrenti che temevano una sua partecipazione e una sua vittoria al concorso<br />

e cercavano in tutti i modi di ostacolarlo. Tra i cuochi disonesti ne spiccava uno in<br />

particolare di nome Pepenero che aveva la <strong>fa</strong>ma di essere un grande impostore.<br />

Pepenero era stato il vincitore dell'ultimo concorso di Ortolandia e non aveva<br />

nessuna intenzione di <strong>fa</strong>rsi rubare il <strong>fa</strong>migerato titolo di cuoco migliore e cercò<br />

quindi in tutti i modi di ostacolare il giovane ragazzo. Arriva finalmente il tanto<br />

atteso giorno, i cuochi sono tutti schierati in piazza Verde, tutti allineati con le<br />

loro ciotole davanti che sprigionavano i più intesi profumi. Soltanto Rapanello<br />

non aveva la sua ciotola, ma una pagnotta di pane svuotata al centro dove aveva<br />

riposto la sua deliziosa minestra. Tutti guardavano esterre<strong>fa</strong>tti la particolare<br />

ciotola curiosi di assaggiare la minestra contenuta in essa. Pepenero era violaceo,<br />

gli tremavano le gambe, capiva che Rapanello gli avrebbe potuto strappare il<br />

titolo tanto ambito. Tutti gli ortolani cominciarono ad applaudire quando<br />

entrarono i 10 assaggiatori che in un battibaleno si preparavano con il cucchiaio<br />

in mano ed il tovagliolo messo a triangolo sul davanti ad assaggiare le minestre.<br />

Ad un certo punto Pepenero, non curante dei giurati che lo stavano osservando,<br />

gettò nella ciotola di Rapanello una sostanza amara. Pepenero era certo che<br />

avrebbe così rovinato il gusto della deliziosa minestra e quindi offeso il palato<br />

raffinato degli assaggiatori. Ma questi ultimi, accortisi della mossa disonesta, non<br />

vollero nemmeno assaggiare la minestra in crosta di pane ed assegnarono<br />

all’unanimità a Rapanello il premio della "RAPA D'ORO" e riconobbero la sua<br />

originalità nell'arte per aver preparato una minestra che non era la "Solita<br />

minestra".<br />

Pietro Taragoni<br />

72


<strong>La</strong> sciamana<br />

Nel Mozambico c’era un piccolo villaggio formato da capanne <strong>fa</strong>tte di <strong>fa</strong>ngo e<br />

sterpaglia. Non era bello, ma era ordinato e pulito. A causa delle guerre e delle<br />

malattie il villaggio si era spopolato e vi erano rimasti solo donne e bambini oltre<br />

alla Sciamana Maru ed al suo aiutante Cocu, con la testa di uccello. In quel villaggio<br />

il cibo era poco o niente. I bambini si limitavano a mangiare biscotti preparati dalle<br />

loro mamme con la terra, vermi o insetti. Questo comportava che i bambini si<br />

ammalassero spesso. <strong>La</strong> sciamana e il suo aiutante cercavano di alleviare le loro<br />

sofferenze. Preparava pozioni con le erbe e gli insetti per i malati ma la situazione<br />

peggiorava di giorno in giorno. Maru, disperata, decise di giocare l’ultima carta: inviò<br />

il suo aiutante Cocu in Angola alla ricerca di alcune erbe particolari e rare. Quelle<br />

erbe, insieme a particolari ingredienti, sarebbero state utilizzate per preparare una<br />

torta magica curativa e nutritiva: mangiandola, nessuno si sarebbe più ammalato e<br />

non avrebbe più avuto bisogno di cibo per molto tempo. Cocu impiegò circa un<br />

mese per trovare gli ingredienti per la torta magica. Al suo ritorno la sciamana<br />

preparò subito il dolce. <strong>La</strong>vorò incessantemente tutta la notte perché voleva<br />

prepararlo per il giorno seguente quando i due gemelli figli del capo villaggio<br />

compivano dodici anni. Fece una torta di tre piani utilizzando miele, polline e <strong>fa</strong>rina<br />

di Kamut oltre a pozioni magiche ed erbe salutari. Decorò la torta con la frutta secca<br />

che gli aveva portato il suo aiutante ed infine la spolverò con il nettare dei fiori.<br />

Man mano che Maru andava avanti con la torta Cocu diventava sempre più triste<br />

perché sapeva quale era il prezzo da pagare per salvare il villaggio: in<strong>fa</strong>tti la<br />

Sciamana avrebbe dovuto sacrificare la propria vita. All’alba la torta magica era<br />

pronta. Cocu indossò l’abito buono, prese la torta e si recò nella piazza del villaggio.<br />

Tutti gli abitanti attirati dall’odore del dolce si recarono immediatamente nel luogo<br />

da dove proveniva l’invitante profumo. Cocu impettito annunciò che bisognava<br />

festeggiare il compleanno dei gemelli. Tutti mangiarono a sazietà e con loro grande<br />

sorpresa più mangiavano e più la torta si rigenerava e più si sentivano in forze. <strong>La</strong><br />

sciamana in<strong>fa</strong>tti era riuscita ad ottenere, con l’aiuto degli spiriti del bene, che il<br />

villaggio avrebbe avuto il dolce nutritivo fino all’arrivo delle piogge.<br />

Dopo aver lungamente festeggiato, le donne e i bambini si recarono in corteo presso<br />

l’abitazione di Maru. Rimasero sorpresi perché non trovarono la sciamana; la<br />

chiamarono invano per ringraziarla. Infine Cocu illustrò loro cosa era successo. Tutti<br />

precipitarono nello sconforto, come avrebbero <strong>fa</strong>tto a sopravvivere senza la cara e<br />

buona Maru. Cocu spiegò che, anche se non la vedevano più, Maru sarebbe stata<br />

sempre con loro e non li avrebbe mai abbandonati. Li invitò a tornare a casa con un<br />

pezzo di torta che miracolosamente era comparsa nella casa.<br />

Emanuele Tata<br />

73


Ogni giorno<br />

la scuola mi regala<br />

esperienze di vita collettiva,<br />

ma mi pone anche di fronte<br />

a scelte di responsabilità individuale<br />

74


Un nuovo inizio<br />

Quando ho letto la traccia di questo tema che la professoressa Cistriani ci ha<br />

assegnato, ho riflettuto su una cosa: Il motivo di questo compito.<br />

Mi ci sono voluti pochi secondi di tempo per arrivarci. Farò una breve premessa.<br />

L’anno scorso ho cominciato le Medie alla scuola Luigi Settembrini e conoscevo solo<br />

pochi, ma fedeli amici.<br />

Nonostante questo ho <strong>fa</strong>tto moltissime conoscenze, caratterizzate dal <strong>fa</strong>tto che<br />

avevamo tutti lo stesso scopo, ovvero quello di <strong>fa</strong>re amicizia.<br />

E così è stato.<br />

Ma in questo secondo anno di scuola le cose non vanno molto bene, visto che ormai<br />

ci conosciamo tutti e siamo diventati troppo vivaci nel corso del nostro cammino<br />

insieme.<br />

Particolarmente è una la cosa che noi della 2B pratichiamo di continuo: un rumore<br />

devastante.<br />

E questo è dovuto a tutti, in vista del <strong>fa</strong>tto che siamo ventinove e quando ogni<br />

persona parla col proprio compagno si scatena l’inferno. Ma un vero inferno.<br />

Adesso probabilmente mi starete prendendo per uno che se ne lava la mani e mette<br />

in luce solo i difetti degli altri, ma non è assolutamente vero, perché in questo tema<br />

parlerò accuratamente del nostro problema e dirò una delle cose più vere di tutte.<br />

Uno dei primi che <strong>fa</strong> chiasso sono io. Adesso, contrariamente a quello che ho detto<br />

prima, non prendetemi per un ragazzaccio che non rispetta le regole, mi <strong>fa</strong>ccio solo<br />

un po’ prendere la mano quando sono in compagnia dei miei amici.<br />

Questo è negativo e lo ammetto. Quindi la punizione dei professori è dovuta<br />

soprattutto al <strong>fa</strong>tto della mia presenza in classe. Credetemi, non voglio <strong>fa</strong>re la<br />

vittima, anche se ci riesco molto bene. Non sono da solo è ovvio, ma diciamo che<br />

contribuisco al comportamento negativo della mia classe. Ciò succedeva di<br />

continuo, fino al momento del pagellino di due settimane <strong>fa</strong>, che mi ha <strong>fa</strong>tto<br />

riflettere in modo profondo e sono giunto all’unica e giustissima conclusione:<br />

Cambiare comportamento fin da subito e evitare chiacchierate con i compagni.<br />

Quando ci ho pensato, credevo fosse impossibile, ma adesso con un po’ di impegno<br />

ci sto riuscendo, contro le mie stesse aspettative.<br />

Anche la classe, che ha avuto un’ondata di pagellini di insufficienze in condotta ha<br />

dovuto ammettere di non essere nel giusto.<br />

E tutti hanno cambiato registro.<br />

Quindi pian piano, evitando il chiasso e i <strong>fa</strong>stidiosi rumori che spesso <strong>fa</strong>cevamo e<br />

quindi procuravamo alle altri classi, stiamo migliorando progressivamente e forse<br />

c’è ancora un barlume di speranza per il viaggio istruttivo.<br />

Ma non dobbiamo rilassarci troppo. Per niente. Sono certo che alla prima mossa<br />

<strong>fa</strong>lsa saremo subito presi in <strong>fa</strong>llo e il camposcuola verrà cancellato. L’unico nostro<br />

grande obiettivo per adesso è quello di non perdere tempo e voglia di comportarci<br />

correttamente in classe, sempre. A ogni ora e soprattutto con ogni professore che<br />

viene nella nostro aula.<br />

Non voglio dare insegnamenti alle gente, ma solo dei piccoli consigli, basati dalla<br />

mia negativa esperienza. Sono arrivato ad un certo punto ad avere tutta la classe<br />

75


contro, anche se i miei veri amici sono rimasti con me e mi hanno difeso, per quanto<br />

potevano. Ma non ci si deve più pensare, ora che è tutto rientrato e possiamo<br />

definirci un scolaresca normale. Non più brava delle altre, ma neanche inferiore ai<br />

valori del rispetto e della lealtà, che non dovrebbero mai mancare.<br />

Come ho già detto la nostra unica preoccupazione in questo momento è di guardare<br />

avanti e non al passato, di comportarci bene senza <strong>fa</strong>rci condizionare dai nostri<br />

compagni, o meglio trascinarli sulla giusta condotta.<br />

E parla uno come me, uno dei peggiori ragazzi di quella classe. I miei amici sono<br />

migliori di me e forse per questo hanno più possibilità di capire quello che voglio<br />

dire.<br />

Vorrei esprimere altre due mie idee. Quando ancora il mio comportamento era<br />

sbagliato, non mi ero reso conto che <strong>fa</strong>cevo prendere la colpa a persone che non<br />

c’entravano niente . Con questo tema vorrei chiedere scusa a ciascuno di loro.<br />

Mi piacerebbe andare a Venezia e per conquistarcela dobbiamo tutti ritornare sui<br />

nostri passi. Credo che questa sia la strada giusta per uscire dal tunnel che ci sta<br />

impedendo di dimostrare agli altri che siamo migliori.<br />

Perché questo motto esisterà sempre:<br />

“nella gioia e nel dolore, 2B unico amore!”<br />

Pierluigi Damosso<br />

76


<strong>La</strong> scuola media<br />

Nella vita il passaggio, forse, più importante è quello dall’in<strong>fa</strong>nzia all’adolescenza.<br />

È un punto della vita che rimarrà impresso nel tuo cuore, per i primi<br />

amori o le prime cotte, per l’amicizia sincera, per un amico speciale…. Secondo<br />

me, in questa <strong>fa</strong>se ognuno scopre chi è veramente. <strong>La</strong> scuola media è<br />

determinante per ognuno di noi, è una specie di guida in sé stessi, nella quale<br />

scoprirai cose di te che non conoscevi e soprattutto le medie saranno un<br />

importante ostacolo che ti metterà a dura prova. È una scuola ricca di<br />

difficoltà e responsabilità sulle quali i ragazzi dovranno riflettere<br />

attentamente per affrontarle in modo corretto. Certo tutto questo con l’aiuto<br />

degli amici. Ogni persona li avrà, chi di meno e chi di più, comunque l’importante è<br />

che ci siano quei due, tre o quattro che ti <strong>fa</strong>nno sentire speciale<br />

in ogni momento, che ti vogliono bene veramente per quello che sei e che ti<br />

aiutano quando ne hai bisogno. Ogni giorno a scuola viviamo esperienze diverse,<br />

alcune belle altre di meno, ma sono sicuramente eventi che ci <strong>fa</strong>nno crescere e<br />

maturare. Le medie, come dicevo prima, ci mettono di fronte a impegnative<br />

responsabilità, come per esempio: studiare ogni giorno, comportarsi educatamente,<br />

ricordarsi il materiale, tornare da soli a casa, prendere l’autobus, vivere civilmente…<br />

Per alcuni è più <strong>fa</strong>cile, ma per altri può risultare più complicato, quindi<br />

tutti dovrebbero aiutare tutti per rendere la vita più <strong>fa</strong>cile ad ognuno di noi ,anche<br />

solo con pochi semplici gesti, che ci caratterizzerebbero come una vera<br />

<strong>fa</strong>miglia.<br />

Giulio Cicolella<br />

77


“A ognuno la sua parte”<br />

<strong>La</strong> scuola non dà solo nozioni fondamentali riguardanti le materie scolastiche, ma<br />

anche insegnamenti per vivere in una società. In<strong>fa</strong>tti ogni giorno, stando seduti sui<br />

banchi di scuola, arricchiamo il nostro bagaglio culturale e <strong>fa</strong>cciamo esperienze di<br />

vita di gruppo.<br />

Però per <strong>fa</strong>r sì che la piccola comunità scolastica funzioni bene ognuno deve<br />

svolgere i suoi compiti correttamente. <strong>La</strong> scuola è un meccanismo perfetto e coloro<br />

che la compongono sono i suoi ingranaggi; se ognuno <strong>fa</strong> la sua parte tutto procede<br />

alla perfezione, ma se qualcuno non adempie ai suoi doveri il meccanismo si<br />

inceppa e non dà più i risultati sperati.<br />

Per questo è importante che, pur essendo in tanti, ciascuno <strong>fa</strong>ccia attenzione a non<br />

<strong>fa</strong>r fermare il meccanismo. In<strong>fa</strong>tti è vero che sbagliando si impara, però ciò non vuol<br />

dire che ogni errore è perdonato: sbagliare serve per migliorarsi e non <strong>fa</strong>rlo più in<br />

futuro.<br />

A scuola ogni giorno si imparano il rispetto delle regole e degli altri; due concetti<br />

che esprimono sempre la stessa cosa perché se c’è il rispetto delle regole<br />

automaticamente c’è anche il rispetto degli altri e se uno dei due viene a mancare<br />

manca anche l’altro.<br />

Per evitare di rovinare l’equilibrio della classe basta pensare alle conseguenze che<br />

potrebbero derivare dalle proprie azioni. Per esempio, se ogni volta che non c’è una<br />

professoressa in classe ognuno pensasse che urlando disturba gli altri, forse non<br />

urlerebbe. Una persona sola non <strong>fa</strong> un grande danno; però se ad urlare è tutta la<br />

classe il caos aumenta e di conseguenza anche il <strong>fa</strong>stidio per gli altri è maggiore.<br />

Sicuramente non si può pretendere sempre la perfezione da tutti perché nessuno è<br />

perfetto. L’importante è che ciascuno, nel suo piccolo, si impegni a <strong>fa</strong>r funzionare a<br />

dovere quel meccanismo perfetto che è la scuola.<br />

Rossana Maletto<br />

78


Tanto vale andare a scuola<br />

<strong>La</strong> luce del sole mi batte sugli occhi,<br />

la sveglia a sua volta batte i rintocchi.<br />

<strong>La</strong> mamma mi dice di alzarmi,<br />

io non ci penso e continuo a girarmi.<br />

Sto al caldo nel mio letto a castello<br />

Poi sento un piede in <strong>fa</strong>ccia, è mio fratello;<br />

non scende mica dalla scala, quell'imbranato!<br />

Mi massaggio la <strong>fa</strong>ccia ma resto addolorato.<br />

Urla mio padre: hai <strong>fa</strong>tto colazione?<br />

A me interessa il sonno, non l'alimentazione!<br />

A quel punto mia madre accende pure l'aspirapolvere.<br />

lo dai preparativi non vorrei <strong>fa</strong>rmi coinvolgere<br />

Ma a malincuore abbandono le lenzuola<br />

Perché, alla fine, tanto vale andare a scuola.<br />

Daniele Ingenito<br />

79


Il mondo che vorrei<br />

è pieno di…<br />

80


Cambio di gioco!<br />

<strong>La</strong> guerra, l’odio, la crisi economica globale, dare valore solo ai soldi. Questi sono<br />

alcuni degli aspetti del nostro pianeta. Lo sappiamo ormai tutti, il mondo è pieno di<br />

continui conflitti e la pace sembra un sogno irraggiungibile.<br />

Non sono pessimista, vorrei anche io essere all’oscuro di tutto, non pensare a nulla<br />

e starmene tranquillamente seduto a giocare alla playstation, come se non stesse<br />

accadendo niente. Il <strong>fa</strong>tto è che non posso.<br />

Nell’antichità i filosofi e i letterati si interessavano alla ricerca del senso della vita e<br />

della verità; si occupavano di scienza, matematica, astronomia e di problemi sociali.<br />

Ma questi grandi uomini non ci sono più, sono solo un lontano ricordo. Essi danno<br />

lustro all’Occidente, ricordiamo Aristotele, Socrate, senza scordarci di Dante<br />

Alighieri. Gente che ha segnato la lunghissima storia dell’uomo.<br />

Adesso, purtroppo, tutto il mondo deve pensare a cose più materiali e nessuno<br />

perde tempo a creare, a sperimentare. Perché ormai ci siamo dimenticati di stupire,<br />

di inventare, di scoprire!<br />

<strong>La</strong> guerra e l’odio reciproco impediscono alla Terra di crescere e svilupparsi nel<br />

modo più giusto. Il mondo è pieno di politici. Non esistono più i geni, gli ideatori di<br />

un tempo, o magari ci sono, ma non si <strong>fa</strong>nno vedere. E quindi il momento che sta<br />

passando il nostro pianeta limita l’intelligenza e la creatività dell’uomo,<br />

costringendolo a chiudersi in sé stesso.<br />

Nonostante le ombre dell’epoca attuale, dobbiamo riconoscere anche parecchie<br />

luci. Fra cui la nascita della tecnologia moderna, senza cui sarebbe impossibile<br />

vivere a tutt’oggi. Quindi in termini calcistici, darei questo punteggio alla partita<br />

“Antichità” contro “Età contemporanea”: 1-1. E come sempre si sente dire nelle<br />

telecronache sportive: “Cambio di gioco!”<br />

Pace. Amore. Benessere fisico e morale. Stupore e intelligenza. Ecco gli aspetti del<br />

mondo che desidererei. Un mondo dove non esiste nessuna crisi, dove la guerra è<br />

ormai un lontano ricordo e dove da tempo regna la pace.<br />

In questo caso, allora sì che la Terra andrebbe sfruttata interamente, in un pianeta<br />

in cui non sarebbe presente nessun tipo di insoddis<strong>fa</strong>zione personale, nessun<br />

motivo di piangere bensì di rallegrarsi per ciò che il mondo ci offre!<br />

Probabilmente non accadrà mai, ma sforziamoci di immaginarcelo. Il rispetto<br />

dell’ambiente e delle persone che lo abitano sarebbero due dei canoni più<br />

importanti presenti in questo nuovo meraviglioso mondo.<br />

Non ci sarebbe alcun problema dal punto di vista economico e politico, perché<br />

saremmo tutti in grado di esprimere la propria opinione e partecipare attivamente a<br />

tutte le proposte che ci vengono offerte. Vorrei un pianeta pieno di opportunità e<br />

gioia di vivere.<br />

Noi siamo giovani, siamo pieni di idee e di progetti. E allora mi pongo<br />

spontaneamente questa domanda: perché non possiamo essere noi a cambiare il<br />

mondo?<br />

Pierluigi Damosso<br />

81


Ogni giorno…<br />

Ogni giorno quando leggiamo i giornali o ascoltiamo il telegiornale veniamo<br />

informati su quello che succede nel mondo e in Italia. Purtroppo la maggior parte<br />

delle notizie che riceviamo sono drammatiche.<br />

Ci sono guerre in corso in varie parti della Terra, popolazioni distrutte dalla violenza<br />

e dalla povertà e dalla <strong>fa</strong>me, bambini che soffrono e che in certe zone del pianeta<br />

non arrivano neanche al primo anno di vita.<br />

L’idea che mi sono <strong>fa</strong>tto è che esiste una grande ingiustizia: i pochi fortunati che<br />

sono nati nelle aree sviluppate e ricche possono permettersi una vita serena e<br />

dignitosa e poi c’è la maggior parte degli abitanti della Terra che non riesce neanche<br />

a sopravvivere. Questo è quello che non vorrei che accadesse più.<br />

Il mondo che vorrei dovrebbe essere basato sul senso di giustizia e pace. Vorrei che<br />

finissero le guerre che producono solo morte e distruzione e arricchiscono poche<br />

persone. Vorrei che tutti gli uomini avessero la possibilità di essere nutriti, curati e<br />

assistiti; che tutti potessero avere un lavoro dignitoso senza essere sfruttati, con<br />

uno stipendio adeguato e la possibilità di avere un’istruzione.<br />

Esistono ormai tante Associazioni umanitarie che si dedicano al miglioramento delle<br />

condizioni di vita soprattutto nelle zone sottosviluppate. Per me queste associazioni<br />

umanitarie dovrebbero essere finanziate di più e aiutate nel loro lavoro. Penso però<br />

che nel mondo che vorrei ognuno di noi deve mettere da parte il proprio egoismo e<br />

pensare agli altri, solo così si potrà migliorare.<br />

Nel mondo che vorrei la natura dovrebbe essere rispettata. Il nostro pianeta sta<br />

subendo un danno a causa dell’inquinamento e lo sfruttamento della terra e tutto<br />

ciò si vede come conseguenza sulla salute dell’uomo e sulle sue condizioni di vita.<br />

Bisogna trovare delle soluzioni per fermare la distruzione del nostro pianeta<br />

pensando di vivere più secondo natura ed eliminando tutto quello che è inquinante.<br />

Bisognerebbe eliminare i grandi interessi che ci sono dietro a sfruttamento della<br />

terra, lottare contro gli interessi dei corrotti.<br />

Ci sono moltissime cose che vanno cambiate, tanti aspetti con i quali io non sono<br />

d’accordo. Quelli che ho elencato sono solo una piccola parte delle situazioni<br />

drammatiche e negative che sono di ogni giorno in tutte le parti del mondo.<br />

Sono convinto che ci vuole una grande forza che può venire soltanto dalla volontà di<br />

cambiare le cose, per <strong>fa</strong>re in modo che i desideri di cambiamento positivo possano<br />

diventare reali.<br />

Giangiacomo Doglio<br />

82


Il loro futuro è il nostro presente<br />

Tutti noi oggi ci chiediamo come sarà il mondo nel futuro, anche le persone che<br />

sono vissute nel passato se lo sono chiesto. Le persone vissute nel periodo della<br />

guerra desideravano un futuro migliore, magari un mondo in cui regnava la pace e<br />

non c'era il bisogno di combattere.<br />

Le persone schiavizzate desideravano un mondo in cui tutti erano liberi.<br />

Il loro futuro è il nostro presente, i loro sogni sono la nostra realtà, ma anche noi<br />

oggi abbiamo dei sogni da realizzare.<br />

Anche noi pensiamo che tante cose non vanno bene in questa epoca dove tutto è<br />

multimediale, rapido, veloce, dove oggi è già domani.<br />

Eppure in questa epoca, ci sono persone che muoiono di <strong>fa</strong>me ogni giorno, persone<br />

povere che non possono comprare il necessario per i figli, persone che perdono il<br />

lavoro, persone anziane lasciate morire in solitudine.<br />

In questa epoca inoltre stiamo distruggendo l'ambiente in cui viviamo.<br />

Il male peggiore è sicuramente la perdita dei valori e il degrado dell'essere umano.<br />

Le persone non sono più solidali tra di loro, non si aiutano più, ognuno pensa per sé.<br />

Sarebbe bello invece avere un mondo dove tuttti collaborano per lo stesso obiettivo:<br />

renderlo migliore.<br />

Un mondo dove ci si aiuta, dove tutti si salutano e sorridono, dove nessuno sporca o<br />

inquina l'ambiente, dove tutti hanno una parola di conforto per un altro, dove chi ha<br />

di più aiuta chi è meno fortunato.<br />

Un mondo insomma dove ci si vuol bene, come una grande <strong>fa</strong>miglia.<br />

Il mondo che vorrei è pieno di Amore.<br />

Francesco Graziani<br />

83


Il mondo dei miei sogni<br />

Erano le 10,00 di sera e stanca mi buttai sul letto pensando al mio mondo ideale<br />

immaginandolo sotto ai miei piedi, io regina di tutto e sovrana insuperabile. Non<br />

che vorrei ritornare alla monarchia, ma mi piacerebbe almeno una volta nella vita<br />

essere importante, con qualcuno che mi ritiene importante, che sente i miei<br />

problemi e che mi ascolta. Ero sdraiata a pensare al mio mondo quando i miei occhi<br />

si chiusero immergendosi in un sonno profondo e la mia mente incominciò a<br />

sognare: avventure, viaggi, feste, poi si fermò su un argomento che mi assorbì e<br />

incuriosì. Sul mondo, su come lo desidererei, gioioso come la pubblicità Barilla; tutti<br />

insieme contenti; sì, un pò impossibile, ma nei sogni nulla è impossibile: un mondo<br />

felice in cui nessuno ti urla contro, nessuno ti giudica e nessuno ti minaccia. Sì, un<br />

mondo più sicuro, più felice, dove le giornate non sono mai brutte, ma forse un<br />

mondo troppo felice non <strong>fa</strong>rebbe mai conoscere la tristezza, la paura, l’odio,<br />

l’avventura, solo la felicità. Forse è proprio la tristezza, la paura che <strong>fa</strong>nno imparare<br />

e che <strong>fa</strong>nno capire i momenti più tristi e <strong>fa</strong>nno ragionare sul perché della vita. Lo so<br />

come sarà il mio mondo; sì, sono proprio sicura, un mondo più giusto, con tristezza,<br />

felicità e anche odio, ma più sano, più pulito, dove puoi essere sicuro di ciò che<br />

respiri, di ciò che mangi e ti guardi intorno e vedi la natura, quel verde che ti <strong>fa</strong><br />

sentire meglio, più felice. E case perfette per mantenere un mondo più pulito, e,<br />

quando stai giù o quando hai litigato e quando non ti senti capita, ti immergi nei<br />

prati perfetti per camminare e riflettere. Dove ti puoi ascoltare, dove puoi capire<br />

quelle domande così misteriose. Secondo me, proprio grazie alla paura e all’odio, ho<br />

scoperto il piacere della natura e grazie a questa riesco a tirarmi su, a sentirmi<br />

meglio. Tutte queste risposte un giorno le scoprirò, ma adesso sono sicura come<br />

sarà il mio mondo e credo che migliorerà perché diventando più grande mi troverò<br />

davanti a nuove esperienze e nuove idee e a quel punto il mio mondo sarà perfetto.<br />

Giorgia Petrella<br />

84


Persone…<br />

Persone alle quali non manca nulla, hanno di che nutrirsi e possono soddis<strong>fa</strong>re ogni<br />

bisogno; nel mio mondo perfetto tutti avranno un lavoro adatto alle loro capacità<br />

che non crei loro alcuna difficoltà e che li renda felici e soddis<strong>fa</strong>tti di loro stessi e<br />

della loro vita.<br />

Non ci saranno differenze sociali e, per quanto la gente sia diversa, ognuno avrà gli<br />

stessi diritti e le stesse possibilità degli altri di condurre una vita dignitosa; non si<br />

dovranno vedere persone chiedere l’elemosina ai semafori, perché vederle mi crea<br />

un peso al cuore.<br />

Per risolvere i problemi i Paesi useranno la diplomazia e non le armi, ma anche nella<br />

vita di tutti i giorni si useranno le parole al posto della violenza e tutti saranno più<br />

comprensivi; in questo modo vivremo in armonia.<br />

Inoltre si <strong>fa</strong>ranno molte scoperte in tutti i campi, in particolare in quello della<br />

scienza, così si riusciranno a debellare molte malattie; per di più tutti avranno una<br />

cultura maggiore e saranno in grado di parlare con gli altri senza timore.<br />

I giovani assisteranno gli anziani permettendo loro di vivere senza difficoltà,<br />

nessuno verrà abbandonato ed avrà sempre qualcuno a cui affidarsi e a cui chiedere<br />

aiuto; nessuno verrà isolato o maltrattato e troverà sempre sostegno in ogni<br />

occasione.<br />

Ogni persona rispetterà il pianeta, non ci saranno discariche ma impianti per il<br />

riciclaggio, si useranno le energie rinnovabili e il mondo sarà più pulito, come più<br />

puliti saranno i mari. Questo permetterà lo sviluppo della flora e della <strong>fa</strong>una, così<br />

oltre a pesare meno sul nostro pianeta lo renderemo più bello.<br />

Il dolore non potrà scomparire, ma cercheremo di accettarlo, di usarlo per renderci<br />

più forti, provando ad alleviare quello degli altri.<br />

So che è difficile che ciò accada, ma non impossibile e forse in un futuro non troppo<br />

remoto accadrà. In ogni caso, sognare non costa nulla e, anche se a nessuno<br />

interessano le <strong>fa</strong>ntasie di una ragazzina come me, potendo, vorrei inviare a tutti il<br />

messaggio di cercare di <strong>fa</strong>re qualsiasi cosa per avvicinarsi un po’ di più alla<br />

prospettiva di un mondo migliore.<br />

Rossana Maletto<br />

85


Vorrei alzarmi una mattina…<br />

Vorrei alzarmi una mattina,<br />

svegliata dagli uccelli<br />

e vedere il mondo sorridere, malgrado tutto.<br />

Vorrei…<br />

Vorrei che il lupo baciasse l’uccello,<br />

e che il cacciatore abbracciasse l’uccello.<br />

Vorrei che i nemici si stringessero la mano.<br />

Vorrei…<br />

Vorrei che l’uomo proteggesse la storia<br />

perché è da essa che bisogna partire<br />

per costruire un futuro migliore.<br />

Vorrei…<br />

Vorrei che l’uomo proteggesse la natura,<br />

e che ne capisse la selvaggia bellezza<br />

e la sua importanza.<br />

Vorrei…<br />

Vorrei un mondo più vicino ai desideri dei giovani<br />

perché essi rappresentano un mondo migliore.<br />

Vorrei non aver paura del futuro.<br />

Vorrei…<br />

Bianca Patarnello<br />

86


Camminando…<br />

“Miseria e grandezza di questo mondo: non offre<br />

verità ma amori.<br />

Regna l'Assurdità e l'amore si perde.”<br />

Albert Camus<br />

Camminando per strada in un pomeriggio di ottobre mi guardo intorno: il mondo è<br />

così diverso da quello delle <strong>fa</strong>vole. Il cemento ricopre ogni cosa, ai lati delle strade<br />

c’è gente che chiede l’elemosina; sui lampioni ci sono fogli ormai stropicciati di<br />

giovani, avvisi di ragazzi che cercano lavoro; ragazzi che sono laureati, giovani menti<br />

a cui però non si dà la possibilità di esprimersi e sono come lasciati morire. Accendo<br />

la tivù e sento: “oggi due romeni sono morti alla stazione e non avevano una fissa<br />

dimora”. <strong>La</strong> notizia è terrificante, mi stringe il cuore e penso: perché il mondo non<br />

dà a tutte le persone la stessa opportunità? Tornando a casa a pranzo il telegiornale<br />

dice: “altri 2 immigrati sono morti rovesciati da un barcone” e allora penso: perché<br />

ci sono persone che in barca ci vanno per vacanza e questi, invece, per salvarsi? Poi<br />

apro il giornale e leggo “in Afghanistan è stato messo in carcere un giornalista che<br />

era contro il regime” ed allora mi chiedo: perché un uomo non può avere libertà di<br />

parola, di un proprio pensiero? Mio padre mi racconta: “oggi è stato condannato<br />

un uomo straniero perché è stato sorpreso a vendere alcune borse che erano copia<br />

di quelle firmate ed è stato condannato a 2 anni di carcere” e pensi : perché lui e<br />

non magari assassini che vengono lasciati liberi solo dopo 2 anni di carcere? Allora,<br />

andando a letto penso: il mondo che vorrei è pieno di:<br />

- bontà e gentilezza, che battano il male che sta consumando il mondo e le persone;<br />

- di libertà di parola e di pensiero, la cosa per cui l’uomo ha combattuto in tutte le<br />

epoche e combatterà ancora;<br />

- offerte ai giovani di nuove opportunità, perché vengano aiutati nel cammino degli<br />

studi, perché loro saranno la nuova generazione;<br />

- che la legge sia uguale per tutti, senza distinzione;<br />

- che tutte le persone ritornino a capire che tutti siamo uguali<br />

Cecilia Perinelli<br />

87


Tutto accadde…<br />

Tutto accadde una domenica mattina.<br />

Il cielo era limpido e splendente, così decisi di andare in giro per Roma. Aspettai<br />

alla fermata per circa mezz’ora, ma poi finalmente l’88 arrivò e, salita sull’autobus,<br />

cominciai a guardare fuori dal finestrino. Passata davanti alla caserma, vidi dei<br />

soldati con, al posto della pistola, un grande bastone candito e giocavano tra di loro<br />

a nascondino. Poco dopo l’autobus passò davanti l’ospedale, c’era tanta gente che<br />

usciva allegra, senza più alcuna malattia e felice di ritornare a vivere nella propria<br />

casa.<br />

All’aeroporto vidi i militari, contenti di non <strong>fa</strong>re più guerre, scendere dagli aerei e<br />

riabbracciare le proprie <strong>fa</strong>miglie e i propri figli.<br />

Il percorso dell’88 sembrava infinito ed io continuavo ad osservare il mondo da quel<br />

vetro, ero vicino a Villa Borghese, mi sembrava tutto così diverso: vedevo i bambini<br />

giocare con gli anziani, correvano felici e spensierati, tutti i giovani desideravano<br />

parlare con loro, chiedere del loro passato delle loro storie cosi coinvolgenti: l’avevo<br />

capito, da quel giorno gli anziani non si sarebbero sentiti più soli.<br />

Continuavo a sorridere ed a pensare, ma qualcosa attirò la mia attenzione:<br />

riconobbi quell’anziana signora che da anni chiedeva sempre l’elemosina vestita di<br />

solito di stracci, ma l’avevo riconosciuta, era lei, ma in panni diversi e con un sorriso<br />

unico, a vederla ora aveva un aspetto da nobile: aveva ritrovato la sua <strong>fa</strong>miglia ed<br />

ora la sua ricchezza era l’affetto e il non sentirsi più abbandonata.<br />

Tutto era più limpido e pulito, forse era stata la neve caduta eccezionalmente nei<br />

giorni passati o forse tutto aveva un aspetto più magico, più severo, anche l’aria era<br />

più pulita, in<strong>fa</strong>tti non si vedeva un’automobile, non un camion o una moto, tutti<br />

andavano a piedi o in bicicletta, scoprendo il piacere di guardarsi negli occhi e di<br />

sorridersi e parlarsi.<br />

Forse sognavo ad occhi aperti, no non era possibile!<br />

Proseguivo il mio percorso, l’autobus era vuoto, il conducente mi guardava<br />

sorridendo e ad un tratto mi disse di tenermi forte…, non capivo.<br />

Tutto aveva assunto una prospettiva diversa, vedevo le cose dall’alto, tutto era<br />

sempre più lontano, volavamo, sì, volavamo su Roma.<br />

A volte basta poco per vedere le cose da un’altro aspetto, felice guardavo questo<br />

mondo che sembrava aver cancellato gli orrori, le miserie, l’odio, la povertà e la<br />

solitudine.<br />

Ma ad un tratto sentii una voce che mi diceva: “signorina, prego, mi <strong>fa</strong>ccia vedere il<br />

biglietto. Non capivo, mi guardava con aria minacciosa…<br />

Purtroppo avevo capito cosa mi era successo<br />

Mi ero addormentata sognando un mondo diverso…, il mondo che anche solo per<br />

pochi attimi ho desiderato e il il mondo in cui vorrei vivere.<br />

Agnese Rocchegiani<br />

88


“Apri gli occhi e inizia a cambiare”<br />

Il mondo è come un libro con tante pagine da poter sfogliare durante la nostra vita,<br />

ma non tutto è meraviglioso.<br />

In questo enorme “libro” ci sono pagine orribili della storia del mondo: una di<br />

queste è stata lo sterminio degli ebrei e, oggi, viene ricordato con la giornata della<br />

memoria, la Shoa, che ci <strong>fa</strong> capire che si ricorda per non <strong>fa</strong>r sì che riaccada.<br />

Immaginiamo di vivere in un mondo nel quale accadono soltanto cose belle, non ci<br />

sono guerre, c’è la pace in ogni stato, non ci sono differenze di etnia, uomini e<br />

donne vengono rispettati allo stesso modo, non ci sono violenze, i bambini non<br />

lavorano nelle <strong>fa</strong>bbriche…<br />

Sarebbe bellissimo e <strong>fa</strong>ntastico se il mondo fosse veramente così ma, secondo me,<br />

le cose brutte accadono per <strong>fa</strong>rci capire che non dobbiamo compiere gli stessi errori<br />

nella nostra vita.<br />

Noi siamo la nuova generazione e possiamo cambiare la realtà di oggi e trasformare<br />

il nostro futuro in qualcosa di migliore.<br />

Un argomento che viene sottovalutato è quello della raccolta differenziata ma se<br />

noi la <strong>fa</strong>cessimo, aiuteremmo l’ambiente che ci circonda; se tutti noi rispettassimo<br />

l’ambiente in modo adeguato <strong>fa</strong>cendo anche piccole ma significanti azioni<br />

potremmo cambiare ciò che ci aspetta nel futuro.<br />

Se agiamo nel presente miglioriamo il nostro futuro e quello delle generazioni che<br />

verranno dopo di noi.<br />

Talvolta potremmo <strong>fa</strong>re i piccoli spostamenti da un luogo all’altro non usufruendo<br />

della macchina, autobus, taxi, possiamo muoverci a piedi migliorando così<br />

l’atmosfera.<br />

Facendo un piccolo gesto come buttare la sigaretta, ormai spenta, nel cestino<br />

renderemmo i luoghi pubblici più puliti.<br />

Sarebbe bellissimo se in Afganistan non ci fosse la guerra e tutti i cittadini vivessero<br />

in uno stato di pura serenità e felicità.<br />

Sarebbe <strong>fa</strong>ntastico se i mari, laghi, fiumi, oceani venissero realmente tutelati,<br />

fossero puliti, e così non ci sarebbero problemi legati alla <strong>fa</strong>una e alla flora marina.<br />

Sarebbe splendido se in Africa, come in altri paesi, i bambini non fossero sfruttati e<br />

discriminati lavorando nelle miniere e nelle <strong>fa</strong>bbriche perché ognuno ha diritto a<br />

una adeguata educazione scolastica per il bene del nostro futuro.<br />

Quindi dobbiamo capire che questo è il momento adatto per agire e per cambiare<br />

ciò che ci aspetta nel futuro rendendo il mondo un posto migliore nel quale ci piace<br />

abitare in modo sereno in tutti gli stati.<br />

Bisogna solo scegliere cosa <strong>fa</strong>re con il tempo che ci viene concesso.<br />

Chiara Vaccaro<br />

89


Donare è<br />

amore,<br />

altruismo<br />

90


Donare è<br />

Donare è un gesto d’amore,<br />

un sorriso e uno sguardo sono pieni di calore,<br />

e la nostra vita è <strong>fa</strong>tta di bene e male<br />

ma per superare le difficoltà, l’amore è ciò che rimane.<br />

Donare è affetto verso gli altri,<br />

la vita che si consuma man mano che va avanti.<br />

<strong>La</strong> dolcezza di un amico che ci prende per mano<br />

ci dà la forza per andare lontano.<br />

L’amicizia e la generosità<br />

sono essenziali per tutta l’umanità.<br />

Ma non si può andare avanti senza questi aspetti importanti.<br />

Una vita piena di emozioni<br />

ci regala un senso di serenità,<br />

per vivere in pace e tranquillità.<br />

Edoardo Cappella<br />

91


Viva l’amore<br />

Viva l'amore.<br />

Donare è un po' giocare,<br />

giocare con amore<br />

che rima con dolore,<br />

ma anche con vigore.<br />

Amore nel donare,<br />

amore nell'amare.<br />

Amare è altruismo<br />

e certo non razzismo.<br />

Amore in tutto il mondo,<br />

che gira sempre in tondo<br />

e genera gli amori<br />

e mescola i colori<br />

di uomini e di razze<br />

perché, lo penso io,<br />

veniam tutti da Dio.<br />

Matteo Conti<br />

92


Dammi un’altra vita<br />

Dammi un’altra vita,<br />

ti prego fratello,<br />

dammi un’altra vita<br />

e tutto sarà più bello.<br />

Ti porterò con me<br />

da mattina a sera<br />

e con il tuo aiuto<br />

avrò una vita vera.<br />

Ti porterò con me<br />

a correre nei prati<br />

e ad incontrare i tuoi amati.<br />

Dammi un’altra vita.<br />

Donami un’altra vita<br />

e un’altra vita avrai.<br />

Margherita Criscuolo<br />

93


Un pomeriggio d’inverno<br />

“Anche il più egoista non si nega di tanto in tanto il piacere del proprio<br />

altruismo.”<br />

Giovanni Soriano<br />

Un pomeriggio d’inverno di tanti anni <strong>fa</strong>, in un paesino di montagna coperto di<br />

neve, tutti si preparavano alle feste di Natale. In chiesa si <strong>fa</strong>ceva il presepe, in<br />

<strong>fa</strong>miglia si addobbava l’albero, i negozi abbellivano con fiocchi rossi le loro vetrine e<br />

il sindaco aveva mobilitato cinque squadre di operai per <strong>fa</strong>r brillare le strade di luci<br />

bianche, verdi e azzurre. Tutti correvano a destra e a manca in cerca di regali,<br />

avvolti nelle loro sciarpe calde e soffici e tornavano a casa carichi di mille pacchi tra<br />

le braccia.<br />

Soltanto una persona se ne stava ferma all’angolo della strada, davanti all’ingresso<br />

del supermercato. Era un’anziana signora, vestita di abiti poveri, ma sorridente e<br />

volenterosa. Si chiamava Ma<strong>fa</strong>lda. Non chiedeva l’elemosina: si offriva di aiutare i<br />

clienti a portare le pesanti buste della spesa fino al parcheggio delle macchine e, in<br />

cambio, da qualcuno di loro riceveva 50 centesimi o un euro dai più generosi.<br />

Le giornate trascorrevano <strong>fa</strong>ticose e lente per la vecchia Ma<strong>fa</strong>lda, che comunque<br />

non perdeva la pazienza e la gentilezza con tutti… Da quando era arrivata in quel<br />

luogo con la sua <strong>fa</strong>miglia dopo un lungo viaggio dalla Romania, nessuno si era mai<br />

fermato a parlare con lei, a chiederle come si chiamasse, a salutarla con un<br />

buongiorno amichevole. Purtroppo c’era anche chi, qualche volta, la derideva o la<br />

insultava.<br />

Anche quel pomeriggio, verso l’imbrunire, quattro o cinque ragazzi appena usciti dal<br />

liceo, dopo essersi fermati a bere una birra in piazza per festeggiare l’ultimo giorno<br />

di scuola prima delle vacanze natalizie, erano passati davanti al supermercato e per<br />

divertirsi <strong>fa</strong>cevano a gara a chi riusciva a tirare le lattine vuote più vicine “al trono<br />

della regina dei cassonetti”, come chiamavano la cassetta di frutta che la povera<br />

Ma<strong>fa</strong>lda usava da sgabello per riposare di tanto in tanto le sue gambe stanche.<br />

Il rumore improvviso la spaventò, le loro <strong>fa</strong>cce arroganti la rattristarono molto e il<br />

disprezzo che trapelava dalle loro risate sguaiate la fece sentire profondamente sola<br />

e abbandonata al suo destino.<br />

Proprio in quel momento passarono di lì tre amici di circa 12 anni, due ragazzi e una<br />

ragazza. Erano Joe, Adam e Tilly. Non avevano mai <strong>fa</strong>tto caso alla vecchia del<br />

supermercato, ma in quel momento la scena che si svolgeva davanti ai loro occhi li<br />

fece rabbrividire di sdegno. Non avendo il coraggio di sfidare dei ragazzi tanto più<br />

grandi di loro, aspettarono che quelli fossero andati via e poi si avvicinarono a<br />

Ma<strong>fa</strong>lda, che nel frattempo aveva cominciato a piangere silenziosamente.<br />

Arrivandole accanto si accorsero che c’era un terribile fetore di mondezza tra i<br />

cassonetti dove stava la vecchia donna… e tutto il paesino, visto da quello sgabello<br />

in mezzo agli scatoloni vuoti del supermercato, sembrava diverso, forse più strano,<br />

forse più finto, così vicino…, ma così lontano…..<br />

Ma<strong>fa</strong>lda asciugò in fretta le lacrime passandosi le mani sporche sul viso e si sforzò di<br />

sorridere ai bambini, come <strong>fa</strong>ceva di solito con tutti. Questo gesto li commosse<br />

94


ancora di più. Joe prese un’altra cassetta di frutta, la piazzò di fronte a quella di<br />

Ma<strong>fa</strong>lda e un momento dopo i tre amici furono tutti seduti lì, per cercare di<br />

consolarla in qualche modo. Tilly tirò fuori dallo zaino un pacchetto di <strong>fa</strong>zzolettini di<br />

carta e gliene passò uno, Adam raccolse le lattine di birra rotolate ai suoi piedi e Joe<br />

ruppe il ghiaccio con qualche domanda.<br />

Dopo mezz’ora di conversazione in una lingua mista tra l’italiano, il latino e lo<br />

spagnolo avevano <strong>fa</strong>tto amicizia e sapevano molte cose in più. Ma<strong>fa</strong>lda era arrivata<br />

dalla Romania insieme al marito e a quattro figli, ormai da circa due anni. All’inizio<br />

aveva trovato una sistemazione in una roulotte del campo rom abusivo vicino al<br />

piccolo campo di calcio del paese, ma lì non c’era acqua, né bagni, né luce. In<br />

quell’ambiente di estrema miseria tutti erano a rischio di commettere qualche<br />

grossa sciocchezza per sopravvivere…., così, per salvare i suoi figli dalla cattiva<br />

strada, aveva abbandonato il campo ed ora viveva con loro in una baracca<br />

abbandonata da alcuni giostrai che avevano lasciato la zona per trasferirsi in città.<br />

Con i pochi soldi che riusciva a racimolare davanti al supermercato con i suoi piccoli<br />

servizi, Ma<strong>fa</strong>lda comprava qualcosa da mangiare per la <strong>fa</strong>miglia, mentre il marito<br />

girava tutto il giorno alla ricerca di un lavoretto.<br />

Alla sera si ritrovavano tutti insieme, stanchi ma felici di poter mangiare senza aver<br />

rubato e senza aver abbandonato la retta via dell’onestà e della bontà.<br />

Alla fine del racconto Ma<strong>fa</strong>lda non piangeva più, ma avevano cominciato a piangere<br />

tutti e tre i ragazzi, anche se nessuno di loro lo avrebbe mai ammesso, e d’altra<br />

parte il buio della sera camuf<strong>fa</strong>va bene la situazione. Rimasero in silenzio per<br />

qualche istante e si alzarono solo quando Ma<strong>fa</strong>lda li pregò di andare subito a casa<br />

per non <strong>fa</strong>r preoccupare i loro genitori del ritardo. Le obbedirono, ma le promisero<br />

che sarebbero tornati da lei il giorno dopo.<br />

Quella sera niente era più lo stesso ai loro occhi. Entrarono nelle loro case ben<br />

riscaldate, con la cena fumante pronta sul tavolo, la play station che li aspettava<br />

per la partita di fine giornata e il computer che li chiamava su <strong>fa</strong>cebook… Nessuno di<br />

loro aveva una gran voglia di giocare né di cenare né di chattare né di sapere cosa<br />

c’era dentro quei pacchi sotto l’albero che diventavano ogni giorno più numerosi…..<br />

Fino al giorno prima erano così contenti di tutto questo…, o almeno pensavano di<br />

esserlo…, ma adesso continuavano a pensare a Ma<strong>fa</strong>lda e ad immaginarela sua<br />

serata, al freddo, nella baracca spoglia ai margini del paese.<br />

Una cosa però avevano voglia di <strong>fa</strong>rla: raccontare a qualcuno quello che era<br />

successo. Joe, Adam e Tilly si sentirono al cellulare e decisero di condividere tutto<br />

con tutti… A cena parlarono con i loro genitori. Raccontarono loro ogni cosa e<br />

questa volta anche gli adulti si commossero profondamente. Dopo cena, su <strong>fa</strong>ce<br />

book, raccontarono a tutti gli amici quanto era accaduto… Joe aveva una pagina di<br />

<strong>fa</strong>ns di Harry Potter con tantissimi contatti e pubblicò la notizia anche lì… Tutti<br />

dovevano sapere quanta nobiltà d’animo c’era nella vecchia Ma<strong>fa</strong>lda e nessuno più<br />

avrebbe dovuto permettersi di deriderla o di offenderla in alcun modo….<br />

In rete tutti furono d’accordo. Anche i genitori fecero una catena di telefonate per<br />

parlare della cosa e presto tutto il paesino era sensibilizzato.<br />

Il giorno dopo i tre amici tornarono da Ma<strong>fa</strong>lda. E il giorno dopo, e il giorno dopo<br />

ancora….: restavano una mezz’oretta con lei, approfittando del <strong>fa</strong>tto che la scuola<br />

95


era sospesa, le tenevano compagnia, <strong>fa</strong>cevano quattro risate. Dopo una settimana<br />

molti altri <strong>fa</strong>cevano come loro e con Ma<strong>fa</strong>lda c’era sempre qualcuno che passando<br />

scambiava una buona parola con lei. Quei liceali che le avevano tirato le lattine di<br />

birra si chiedevano cosa diavolo stesse accadendo, ma qualsiasi cosa fosse,<br />

decisero, come al solito, di seguire la massa e quindi anche loro diventarono gentili<br />

con la vecchia rom, senza sapere esattamente il perché. Joe, Adam e Tilly erano<br />

contenti e Ma<strong>fa</strong>lda non <strong>fa</strong>ceva che ringraziarli per tutti i nuovi amici che lei aveva<br />

trovato.<br />

Ma a questo punto accadde qualcosa di inaspettato….<br />

Alla vigilia di Natale Ma<strong>fa</strong>lda non venne al supermercato. I tre ragazzi si chiesero<br />

tutto il giorno cosa fosse successo e a turno la aspettarono al solito posto per<br />

l’intero pomeriggio. Finalmente, verso sera, arrivò af<strong>fa</strong>nnata. <strong>La</strong> sua figlia più grande<br />

aspettava un bambino, ma date le condizioni disagiate di vita, rischiava di perderlo<br />

proprio ora al settimo mese di gravidanza. Ma<strong>fa</strong>lda era stata tutto il giorno in<br />

ospedale e lì i medici le avevano detto che non c’era molto da <strong>fa</strong>re: servivano delle<br />

trasfusioni di sangue e soprattutto serviva una casa più accogliente per portare a<br />

termine la gravidanza.<br />

I tre ragazzi si guardarono e seppero subito cosa <strong>fa</strong>re. Joe chiamò suo zio che aveva<br />

una ditta di pre<strong>fa</strong>bbricati, Adam lanciò un appello su <strong>fa</strong>cebook per una raccolta<br />

fondi e Tilly radunò tutti i genitori della classe per la raccolta del sangue.<br />

Così, il giorno stesso, riuscirono ad acquistare una casetta di legno con i soldi che i<br />

ragazzi donarono restituendo tutti i loro regali di Natale ai negozi dove i parenti li<br />

avevano comprati, mentre i genitori andarono tutti a donare il sangue e ne fecero<br />

sacche sufficienti per salvare la gravidanza. Il giorno dopo era il 25 dicembre e fu il<br />

Natale più bello che quel paesino avesse mai vissuto. Tutti portarono qualcosa alla<br />

Casetta. Qualcuno una minestra calda, qualcuno un litro di latte, qualcuno una<br />

coperta, qualcuno un vestitino per il futuro neonato, un passeggino usato, un<br />

giocattolo…... Ma<strong>fa</strong>lda aveva il cuore che le scoppiava di felicità.<br />

<strong>La</strong> giovane mamma incinta potè così arrivare al giorno del parto in un ambiente<br />

caldo e protetto, circondata dall’affetto di tutti, chiedendosi ogni giorno con<br />

rammarico come avrebbe mai potuto ricambiare tutto questo. Quando<br />

cominciarono le doglie, fu portata nell’ospedale della città più vicina, dove anche gli<br />

infermieri e i medici, ormai, conoscevano la sua storia. Prima di entrare in sala<br />

parto, l’ostetrica le chiese se volesse donare il cordone ombelicale. Le spiegò che<br />

altrimenti sarebbe andato buttato. Viceversa, se lei lo avesse donato, avrebbe<br />

potuto salvare la vita di un bambino malato di leucemia. <strong>La</strong> giovane mamma non<br />

ebbe il minimo dubbio. Si ricordò di una signora che le aveva regalato il lettino da<br />

campo per il neonato, era tanto buona e parlando le aveva raccontato che suo figlio<br />

aveva proprio quella malattia. Sì, certo, avrebbe donato il cordone! Anche lei, pur<br />

essendo povera di tutto, poteva <strong>fa</strong>re un dono grandissimo alla comunità. Quel<br />

bambino ammalatosi salvò e tutti insieme quell’anno fecero una grandissima<br />

esperienza di vita: scoprirono la gioia di donare, non tanto i loro soldi, quanto il loro<br />

cuore, gli uni agli altri!<br />

Pierluigi Damosso<br />

96


Il donare…<br />

Il donare per me significa dare ad altri una cosa con l’intenzione di recare piacere. Il<br />

donare è generosità, solidarietà verso coloro che soffrono o vivono in condizioni<br />

diverse dalle nostre.<br />

Si può essere solidali con il prossimo in molti modi: con l’aiuto ai deboli, il soccorso<br />

alle persone bisognose, confortando chi soffre. Per esempio in Italia come in molti<br />

altri paesi europei, il volontariato è una grande forza che agisce in vari settori.<br />

Tra le varie forme di solidarietà, altruismo, generosità, la donazione degli organi<br />

rappresenta un gesto ancora più umano e generoso. Per me rendersi utile è una<br />

delle cose che dà più soddis<strong>fa</strong>zione nella vita.<br />

Donare i propri organi è sicuramente il modo migliore di dare un senso alla vita<br />

perché è dare una nuova speranza di vita, che è il bene più prezioso che abbiamo.<br />

Mi capita di ascoltare le notizie drammatiche al telegiornale e sempre più spesso,<br />

soprattutto quando a morire tragicamente sono persone giovani se non addirittura<br />

bambini, vengono autorizzate dalle <strong>fa</strong>miglie le donazioni degli organi. All’inizio mi<br />

sono chiesto più volte cosa potesse significare, come potesse avvenire che una<br />

mamma o un papà volessero questo. Mi sono domandato quale fosse il fine di una<br />

scelta simile.<br />

Ho cominciato a riflettere, mi sono informato per capire come potesse avvenire<br />

praticamente un espianto e ho capito che ormai da anni, oggi, trasferire gli organi<br />

da un corpo che muore ad uno che può continuare a vivere non è più un miracolo,<br />

qualcosa di inspiegabile, ma una grande opportunità che la scienza offre all’uomo.<br />

<strong>La</strong> persona che muore può dare attraverso questo gesto una speranza a un’altra<br />

<strong>fa</strong>miglia per aiutare le persone che soffrono.<br />

Sapere che una parte dei tuoi organi continua a vivere nel corpo di un’altra persona<br />

e che può darle un futuro, una speranza è un qualcosa che mi ha <strong>fa</strong>tto capire<br />

l’importanza di questo dono e di questo scambio che vale più di qualsiasi parola<br />

perché ridà la vita.<br />

Penso al caso di Marta Russo: attraverso la sua associazione che ha proposto questo<br />

concorso ho saputo che questa giovane studentessa romana, uccisa all’università a<br />

soli 22 anni, aveva già capito il valore di questo enorme gesto di solidarietà perché<br />

ancora in vita aveva scelto di donare i suoi organi.<br />

Vorrei che noi ragazzi fossimo aiutati, sostenuti ed educati a capire il grande valore<br />

della donazione degli organi, vorrei che la scuola, i professori, le nostre <strong>fa</strong>miglie ci<br />

indirizzassero verso questo percorso per essere da adulti, come fece Marta,<br />

donatori di amore, di speranza e di vita.<br />

Giangiacomo Doglio<br />

97


Aiutami<br />

Aiutami e te ne sarò grato,<br />

aiutami e saremo sempre insieme,<br />

aiutatami e correremo insieme su un prato,<br />

aiutami, allevia le mie pene!<br />

Non <strong>fa</strong>rmi abbracciar la morte,<br />

non <strong>fa</strong>rmi abbracciare i miei cari,<br />

strappati a noi da una triste sorte<br />

con una sofferenza senza pari.<br />

Ti prego fratello, sii generoso<br />

per un povero bambino malato<br />

<strong>fa</strong>’ che ci sia un domani gioioso.<br />

Aiutami a rinascere,<br />

voleremo insieme<br />

e avremo entrambi delle vite vere.<br />

Victoria Giannetti<br />

98


Vorrei essere un dono<br />

Se io fossi un dono vorrei essere amore<br />

senza ricevere nulla in cambio, ma solo dare<br />

affinché ognuno ne abbia ricolmo il cuore,<br />

perché donare vuol dire amare.<br />

Se io fossi un elemento vorrei essere acqua per dissetare,<br />

per non <strong>fa</strong>rla mancare ad alcuno<br />

e vorrei pure essere un buon cibo per s<strong>fa</strong>mare,<br />

affinché di <strong>fa</strong>me non muoia mai più nessuno.<br />

Se io fossi un dolore vorrei essere lieve,<br />

per togliere tutte le sofferenze del mondo<br />

con la speranza che ogni malattia sia innocua e breve.<br />

Sei io fossi..., ma io sono solo un ragazzino<br />

e tante cose non le posso <strong>fa</strong>re,<br />

ma di certo non smetterò mai d'amare.<br />

Francesco Graziani<br />

99


Non ho bisogno<br />

Non ho bisogno di sentirti per sapere che ci sei,<br />

non ho bisogno di vederti per sapere che ci sei,<br />

non ho bisogno di nulla, so che ci sei.<br />

Ogni tuo ricordo è come oro per me,<br />

ogni tuo sorriso mi spinge a continuare a vivere,<br />

ogni tua parola è come un tesoro inestimabile.<br />

Piango, ma di colpo smetto, sorrido e penso a te;<br />

piango, ma mi convinco che è tutto inutile e ancora penso a te;<br />

piango di nuovo, ma sta volta sono forte e sorrido al mondo,<br />

piango e piango e piango...<br />

Tutte quelle lacrime riempiono il mio viso di tristezza,<br />

ma pensare a te mi <strong>fa</strong> tornare felice.<br />

Tanto è il dolore quanto la gioia,<br />

tanto è il desiderio di rivederti quanto quello di non <strong>fa</strong>rlo,<br />

tanto è bello ricordarti quanto non provarci per paura di soffrire,<br />

tanto è bello amarti quanto..., non posso <strong>fa</strong>re paragoni,<br />

questo è semplicemente un pizzico d'amore.<br />

Alice Iacomacci<br />

100


Donare<br />

Donare è dividere con gli altri il più grande tesoro<br />

tra tanti, certo il più prezioso dono,<br />

né l’argento né l’oro<br />

ma l’amore, l’amicizia, il perdono.<br />

Donare è dare senza aspettarsi nulla in cambio dagli altri,<br />

regalare non solo cose materiali, ma anche un sorriso<br />

scoprire un po’ di tenerezza anche nei cuori più scaltri,<br />

aprire il proprio cuore anche a quelli di cui non conosci il viso.<br />

Donare è <strong>fa</strong>r del bene senza provare dolore alcuno,<br />

rendere più felici gli altri e alleggerire il proprio cuore,<br />

<strong>fa</strong>r pace con il mondo e regalare un sorriso ad ognuno.<br />

Donare è <strong>fa</strong>re un piccolo gesto per gli altri e uno immenso per sé,<br />

ritagliare sulla terra, con un sorriso, un angolo di paradiso,<br />

ecco che cosa donare è.<br />

Rossana Maletto<br />

101


Chi pensa che donare significhi…<br />

Chi pensa che donare significhi acquistare per compiacere un amico, un conoscente<br />

o un parente, dico che dovrebbe cercare di essere meno superficiale e di mettersi<br />

nei panni degli altri. È pur vero che la vita è bella anche se qualche volta essa può<br />

sembrarci ingiusta, soprattutto se sulla bilancia “quotidiana” mettiamo le cose<br />

positive e negative. Spesso il bilancio non è mai equo: le controversie, il dolore per<br />

la perdita di un amico o di un caro ci tolgono la voglia di guardarci dentro. Ma se per<br />

un attimo ci fermiamo e riflettiamo, se in tutto questo squarcio infinito troviamo la<br />

forza di donarci un pensiero di bene, di amore per noi stessi, allora il miracolo<br />

è compiuto: siamo esseri pronti a ridare felicità a chi è senza speranza, rassegnato<br />

agli eventi che la vita quotidiana gli ha riservato. Siamo altresì pronti a donare<br />

amore. Ma cosa significa veramente amare? Mi rendo conto che oggi tutti parlano<br />

d’amore e lo danno per scontato, ma solo pochi sanno realmente percepirlo e<br />

donarlo senza avere nulla in cambio. Con questo tema desidero indurre in<br />

riflessione tutte quelle persone che a mio parere credono di sapere “a modo loro”<br />

donare amore agli altri, senza condizioni. L’essenza dell’amore, la giusta regola<br />

rivolta al prossimo, non significa trovare la persona che ci ami e ci renda felici, ma<br />

riflettere sul modo con il quale poter aiutare, comprendere in poche parole, senza<br />

nulla pretendere, senza nessuna condizione, come scelta di vita, per il rispetto di<br />

tutte quelle vite che hanno bisogno di noi. Dedicarsi agli altri, aiutare il prossimo a<br />

trovare la propria strada e <strong>fa</strong>r sì che sia felice. Un altro aspetto dell’amore è la<br />

responsabilità. Si è responsabili dei nostri simili e delle loro esigenze, bisogna perciò<br />

rispettare la libertà individuale e se si pensa che amore voglia dire solo amare una<br />

persona, allora questo altro non è che un sentimento di puro egoismo. È qui che<br />

ognuno di noi deve guardarsi dentro per conoscere e comprendere la vita. Ognuno<br />

di noi può colorare il suo mondo in base alle proprie esperienze e così provare a<br />

concretizzare l’amore in altruismo. Ma l’altruismo esiste davvero? Bisognerebbe<br />

analizzare il rapporto che c’è tra noi e gli altri, io credo che tanto più si è in<br />

sintonia con le proprie necessità, tanto più si è presenti ed attenti alle altrui<br />

esigenze. Bisogna ascoltare ciò che ci arriva dal più profondo del cuore, sforzarci di<br />

capire le nostre e le altrui necessità. Solo riuscendo ad ascoltare questi<br />

sentimenti, l’attenzione verso il prossimo diventerà cosa naturale, come naturale è<br />

l’ottimismo che quotidianamente metteremmo nella nostra vita.<br />

In conclusione credo che bisogna essere sé stessi in prima battuta e donare agli altri<br />

ciò che qualcuno più generoso di noi ha già donato inequivocabilmente a noi, alla<br />

nostra stessa vita, rendendoci persone serene e reali.<br />

Federica Miani<br />

102


Donare è una cosa semplice…<br />

Questo non è un concetto <strong>fa</strong>cile da spiegare, ma io ci proverò.<br />

In tutto il mondo, ovunque si giri il mappamondo, c' è sempre qualcuno infelice, che<br />

avrebbe bisogno di un aiuto. Ma fortunatamente c'è spesso qualcuno che gli stringe<br />

la mano, che gli sta accanto, che lo aiuta a non avere paura dell' indomani.<br />

Donare è una cosa semplice, ma è anche una delle emozioni più splendide e<br />

entusiasmanti che esistano. Quando si regala qualcosa a qualcuno meno fortunato è<br />

come regalargli un pezzo del tuo cuore, passargli un po' della tua felicità, <strong>fa</strong>cendo<br />

del bene a chi se lo merita.<br />

<strong>La</strong> felicità e l'amore veri sono sentimenti che non tutti provano veramente, bisogna<br />

viverle queste emozioni per capire ciò che sto descrivendo.<br />

Vedere il sorriso sul volto di un bambino, i suoi occhi luccicare, le sue braccia pronte<br />

a stringerti in un abbraccio per la felicità, anche semplicemente perché gli è stato<br />

donato un giocattolo, vedere come un banale pezzo di plastica colorato possa<br />

portare il bambino in un mondo parallelo dove quel pezzo di plastica si muove e<br />

parla come un uomo; questo, tutto questo, è come se centomila mani ti<br />

prendessero e ti lanciassero in cielo accanto a quegli angeli che suonano per te<br />

un'angelica melodia, sapere che la gioia di quel bimbo è tutta per causa sua è una<br />

sensazione indescrivibile, ma davvero bellissima.<br />

Ogni bambino si chiede perchè Babbo Natale <strong>fa</strong> il giro del mondo solo per dare cose,<br />

senza mia riceverle, ma in realtà il regalo più bello è il suo, ovvero vedere la gioia,<br />

l'allegria che è riuscito a portare nell'animo di ogni singolo bambino.<br />

Perché sono le piccole cose che un giorno o l' altro diventeranno grandi, una stretta<br />

di mano domani sarà un bacio in fronte. Donare un sorriso rende felice il cuore,<br />

arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona.<br />

Non serve donare migliaia di soldi per rendere felice qualcuno, basta un bacio, una<br />

parola dolce e un abbraccio per <strong>fa</strong>rlo sentire protetto e sempre al sicuro.<br />

Michela Oneto<br />

103


Quando si ama…<br />

“Quando si ama non vi è nulla di meglio che dare sempre,<br />

tutto, la propria vita, il proprio pensiero, il proprio corpo, tutto<br />

quello che si possiede, sentire quel che si dà; mettere in gioco<br />

tutto e poter dare sempre di più”<br />

G. de Maupassant<br />

<strong>La</strong> storia che sto per raccontare è inventata, ma non posso dire che non sia mai<br />

successa.<br />

Forse in luoghi diversi, in circostanze diverse, con motivazioni differenti, ma non mi<br />

stupirei che nella mente di qualcuno, leggendola, riaffiorasse il ricordo di un<br />

episodio simile.<br />

Questa storia parla di un uomo. Era un uomo semplice, povero, di quelli che per<br />

strada la gente tende ad evitare, ma ben presto sarebbe diventato un eroe.<br />

Non aveva una casa, o, per meglio dire, il suo concetto di casa era molto diverso da<br />

quello che abbiamo noi.<br />

Considerava casa sua ogni panchina, ogni parco della grande metropoli in cui viveva.<br />

Non possedeva niente, solo qualche soldo guadagnato spazzando via le foglie e<br />

viveva la vita affrontando i problemi minuto per minuto, senza pensare al futuro.<br />

Non aveva nessun ideale, nessun sogno, nessuna motivazione che gli desse la forza<br />

di mettere un passo dopo l’altro, viveva e basta.<br />

I giorni si susseguivano senza nessuna differenza. Viveva isolato dal mondo, non<br />

odiava la sua vita perché l’aveva scelta, né cercava di migliorarla, perché questo<br />

significava avere un rapporto, per quanto minimo, con la gente.<br />

Per comprendere a fondo la sua vita bisogna partire dalla sua concezione<br />

dell’amore. Amare per lui significava essere pronto a donare la sua vita per gli altri<br />

e, non ritenendosi in grado di compiere un gesto così estremo, rifiutava qualunque<br />

rapporto con gli altri.<br />

Quella sera sembrava uguale a tutte le altre. Camminava su una strada buia, o male<br />

illuminata, alla ricerca di una panchina dove passare la notte.<br />

Non era triste, oramai era privo di qualsiasi emozione, ma si sentiva vuoto, inutile.<br />

Era immerso nei sui pensieri, quando un urlo disperato lacerò l’aria.<br />

Cercò di capire da dove veniva. Poco più avanti un gruppo di ragazzi era in piedi<br />

davanti ad un’auto nera.<br />

Vicino a loro c’era una ragazzina. Non era alta, doveva avere tredici o quattordici<br />

anni e si dimenava disperata tra le braccia di uno di loro.<br />

Aveva paura, le si leggeva il terrore sul volto rigato di lacrime.<br />

Anche l’uomo aveva paura e per un attimo la parte razionale del suo cervello gli<br />

disse di scappare, ma poi guardò negli occhi la ragazza. Si guardarono per pochi<br />

secondi, uno sguardo intenso, pieno di disperazione e di supplica.<br />

104


Poi tutto accadde in un lampo. L’uomo si lanciò sul ragazzo che bloccava la<br />

ragazzina, il quale, colto di sorpresa, lasciò la presa permettendo alla ragazza di<br />

fuggire.<br />

Vide allora, come al rallentatore, il ragazzo che estraeva una pistola, gliela puntava<br />

contro e sentì un dolore acutissimo, tanto che stentò a credere che potesse essere<br />

così forte, poi non sentì più nulla.<br />

Si risvegliò in ospedale.<br />

<strong>La</strong> prima cosa che vide fu la ragazza. <strong>La</strong> guardò negli occhi, quelli occhi tormentati,<br />

le prese le mani nelle sue, grosse e pelose, senza smettere di guardarla, con uno<br />

sguardo carico di affetto, di amore. Sì, era stato in grado di sacrificare la sua vita per<br />

lei, era stato in grado di amare.<br />

Qualche minuto dopo chiuse gli occhi per sempre.<br />

Bianca Patarnello<br />

105


“Ama il prossimo tuo come te stesso”.<br />

Per comprenderlo pienamente occorre chiedersi cosa significa la parola amore.<br />

L'amore è un sentimento intenso e profondo di affetto, simpatia ed adesione,<br />

rivolto verso una persona, un animale, un oggetto o verso un concetto, un ideale.<br />

Nel momento in cui l’amore non è rivolto esclusivamente verso sé stessi ma verso<br />

gli altri, esso si coniuga con l’altruismo che va inteso proprio come manifestazione<br />

dell’amore verso gli altri anche attraverso la comprensione dei bisogni altrui.<br />

L’atto di donare è, dunque, una manifestazione di amore e altruismo. Un dono può<br />

essere materiale o morale.<br />

Si può donare agli altri beni materiali di cui hanno bisogno: ad esempio, proprio in<br />

prossimità del Natale, nella mia parrocchia è stata organizzata una raccolta di viveri<br />

per le <strong>fa</strong>miglie più bisognose del quartiere. Anche io e le mie sorelle partecipiamo a<br />

queste raccolte donando i giochi che non usiamo più tanto, ma che sono ancora<br />

belli, o dei vestiti.<br />

Il dono morale più grande è quello di darsi al prossimo, manifestando affetto,<br />

solidarietà o semplicemente con una parola di conforto a chi è in un momento<br />

difficile della sua vita…<br />

<strong>La</strong> bellezza del donare è la sua gratuità dal momento che, se lo si <strong>fa</strong> con sincerità,<br />

non ci si aspetta nulla in cambio.<br />

Penso, però, che la gratuità del gesto è solo apparente perché in realtà chi dona si<br />

arricchisce interiormente. Il sorriso di una persona in difficoltà, un “… grazie amico”,<br />

un abbraccio, sono le grandi ricompense per la nostra anima che contribuiscono a<br />

<strong>fa</strong>re di noi delle persone vere.<br />

Anche il volontariato è un grande esempio di cosa significa donare.<br />

È un’attività gratuita svolta da alcuni cittadini a <strong>fa</strong>vore della collettività, dei malati e<br />

dei bisognosi. Una forma di volontariato molto importante è quella che si svolge a<br />

Lourdes. Lì ogni anno vengono accompagnati migliaia di persone con handicap<br />

proprio dai volontari dell’UNITALSI. Mia nonna, Sara, è una di loro e lo ha <strong>fa</strong>tto per<br />

trent’anni.<br />

Forse la forma estrema della donazione avviene proprio con la donazione degli<br />

organi attraverso la quale si arriva a donare la vita a chi è affetto da gravi malattie<br />

che, senza il trapianto, porterebbero inevitabilmente alla morte..<br />

Una grande associazione dei donatori di organi è l’A.I.D.O., Associazione italiana per<br />

i donatori di organi, che permette ad ognuno di donare organi per salvare una vita<br />

in pericolo.<br />

Perché donare?<br />

Perché prelevando organi e tessuti da una persona deceduta è possibile salvare la<br />

vita a qualcun altro o rendere migliore l'esistenza di malati afflitti da patologie<br />

incurabili.<br />

Ognuno di noi si potrebbe chiedere per quale motivo dovrebbe essere un donatore<br />

di organi ma c’è una semplice risposta: perché, è possibile che un giorno potremmo<br />

106


avere bisogno di un trapianto e quindi saremmo grati alla persona o alla <strong>fa</strong>miglia<br />

che ha donato l’organo per salvare la nostra vita.<br />

Noi tutti viviamo in una grande comunità ed è bello pensare di poter <strong>fa</strong>re<br />

affidamento sugli altri nel momento della difficoltà. Sicuramente ognuno di noi, con<br />

l’esempio concreto del proprio comportamento disinteressato, può contribuire a<br />

creare una società in cui la fiducia e l’amore verso il prossimo siano la regola e non<br />

l’eccezione.<br />

Se ognuno di noi ama e dona diventa bello e lo ha detto propria la Madonna a uno<br />

dei veggenti di Medjugorje che Le chiese:” Mamma Celeste ma perché sei così<br />

bella?” e la Madonna rispose: “Perché amo.”<br />

Chiara Vaccaro<br />

107


Sally<br />

Sally è una giovane ragazza, che frequenta l’ultimo anno di liceo. Abita con i genitori<br />

ed il fratello più piccolo in una palazzina al centro di Birmingham, una città<br />

dell’Inghilterra. A guardarla uno direbbe: “è una bella ragazza, alta, slanciata, con<br />

grandi occhi color del bosco, e sembrerebbe pure simpatica”. Ma Sally si portava<br />

avanti sin dalla nascita un tumore al cuore, che era peggiorato man mano che<br />

cresceva ed i chirurghi l’avevano messa in lista d’attesa per un intervento al cuore.<br />

Sally questo lo sapeva, ma nonostante tutto era sempre allegra. Era da 3 anni o più<br />

felicemente innamorata di un ragazzo, Brian, un ragazzo colto, con splendidi capelli<br />

biondo-castani e gli occhi azzurri come il cielo. Brian amava Sally e lei amava lui. Era<br />

sorprendente come stavano bene insieme: andavano al cinema ogni sabato e si<br />

divertivano molto. Bryan non sapeva della sua malattia. Sally glielo aveva provato a<br />

dire tante volte, ma non ci era riuscita. Ormai glielo doveva dire. Gli doveva dire che<br />

si sarebbe dovuta operare prima o poi. Così un giorno prese coraggio: ” Bryan”,<br />

disse con la voce tutta tremante, “c’è una cosa che ti volevo dire da tanto tempo. I<br />

medici mi hanno diagnosticato da quando ero piccola una malattia al cuore e quindi<br />

mi dovrò operare il più presto possibile, altrimenti… beh, se non trovano un cuore<br />

compatibile con il mio… per il resto dei miei giorni dovrò vivere attaccata ad una<br />

macchina elettrica… Sai, te lo volevo dire per non <strong>fa</strong>rti preoccupare…”. Bryan a<br />

quelle parole rimase basito. Poi se ne andò, inventandosi che doveva <strong>fa</strong>re i compiti<br />

e corse via. Il giorno dopo si videro al parco. Lui era sempre molto strano, ma<br />

abbozzò qualche sorriso. Il giorno dopo non si fece più vedere. E neanche l’altro<br />

ancora. Sally era sempre preoccupatissima.<br />

Ma il giorno dopo arrivò una telefonata a casa di Sally. Era l’ospedale che diceva che<br />

era arrivato un cuore compatibile con il suo. Subito chiamò la madre ed il padre ed<br />

andarono all’ospedale.<br />

Sally riaprì gli occhi: era in una stanza bianca, in un letto bianco. Aveva i ricordi<br />

confusi, anche se, secondo dopo secondo, ricordava sempre più: l’arrivo<br />

all’ospedale e poi l’operazione. Avrebbe tanto voluto vedere i suoi genitori, ma<br />

come si sa la prima settimana non può entrare nessuno, la terza solo parenti vestiti<br />

con appositi camici e non si possono avvicinare più di 2 metri dal letto. E poi, a 2<br />

mesi dall’intervento, i parenti potevano liberamente entrare. Sally aspettava di<br />

poter riabbracciare i genitori, il fratello e Bryan. Finalmente il suo desiderio si<br />

avverò: in<strong>fa</strong>tti una mattina si alzò ed accanto a lei c’erano i suoi genitori. <strong>La</strong> madre<br />

che era una bella donna, di solito sempre truccata e pettinata, ora aveva le unghie<br />

smangiucchiate ed i capelli arruf<strong>fa</strong>ti. Il padre aveva invece le occhiaie. Appena si girò<br />

verso di loro il loro volto si illuminò “Sally” mormorarono e la abbracciarono. Nei<br />

giorni seguenti l’andarono a trovare il fratello, la nonna, gli zii, i cugini e gli amici.<br />

Sally era contenta di queste visite, ma non vedeva Bryan, che gli era sembrato così<br />

preoccupato al riguardo. Gli voleva dire che era andato tutto bene. I giorni<br />

passavano veloci, ma lei non lo vedeva, anche se con il suo nuovo cuore lo sentiva<br />

più vicino. Ogni volta che l’infermiera le diceva che c’era una visita le si illuminava il<br />

volto perché pensava che fosse Bryan. Ma invece non era lui. Passarono le<br />

settimane e Sally tornò a casa. Era triste, pensava che Bryan l’aveva tradita.<br />

108


Felicissima di essere tornata a casa, entrò in camera e vide una busta sul letto. Si<br />

avvicinò. Era di Bryan. <strong>La</strong> aprì…. Era scritta con un bell’inchiostro blu, diceva:<br />

“Sally, io ti volevo tanto bene e te ne vorrò per sempre. Spero che tu mi perdonerai<br />

per non avertelo detto prima, ti ho donato il mio cuore perché sei la mia vita.”<br />

Cecilia Perinelli<br />

109


Cosa <strong>fa</strong>re…<br />

Cosa <strong>fa</strong>re per essere felici?<br />

Possiamo immaginare di volare<br />

in un cielo azzurro, ma abbandonati<br />

come astronauti male equipaggiati.<br />

O nuotare come pesci d’oceano<br />

in un mare blu profondo<br />

senza respiro e sguardo<br />

e mai emergere dal fondo.<br />

Possiamo si immaginare, ma invano,<br />

se mai ad altrui doniamo<br />

e amiamo dal profondo del cuore.<br />

Donare sé stessi fino lassu’<br />

come una gara a chi dà di più<br />

amore e solidarietà per la vera felicità.<br />

Pietro Taragoni<br />

110


Abbiamo il dono…<br />

Abbiamo il dono della vita<br />

e la possibilità di <strong>fa</strong>re del bene.<br />

Donare è amore per gli altri.<br />

Donare è una spinta che vien dal cuore.<br />

Donare gratifica noi e chi riceve.<br />

Donare non è dare ciò che resta,<br />

ma dividere ciò che si ha.<br />

Donare è sconfiggere il male.<br />

Donare è aiutare il prossimo.<br />

Donare dà senso alla giornata.<br />

Donare allarga il cuore<br />

e infonde tenerezza.<br />

Donare è importante,<br />

Dante dice:<br />

“Chi sa donare, nell’Inferno non dovrà passare”.<br />

Donare illumina la vita.<br />

Giada Smorto<br />

111


Sonetto per Marta Russo<br />

<strong>La</strong> mattina del 9 maggio<br />

tu sei nata,<br />

studentessa di giurisprudenza,<br />

nell’università la Sapienza.<br />

Vittima accidentalmente dell’omicidio,<br />

a Roma giorni di disagio, dispiacere e dolore<br />

e finiti<br />

tutti i giorni della tua vita.<br />

Non posso immaginare<br />

il dolore ancora dei tuoi genitori,<br />

ormai senza speranza.<br />

Nella tua breve vita,<br />

ormai finita, i momenti più importanti,<br />

la tua vita, la nascita, lo sviluppo e la morte.<br />

Anna Testi<br />

112


Qualcosa di proprio…<br />

Donare significa dare qualcosa di proprio a un'altra persona. È quindi un gesto che<br />

può essere compiuto solo se si ha un senso di altruismo e carità. Non è <strong>fa</strong>cile<br />

rinunciare a qualcosa a cui teniamo per <strong>fa</strong>rne un dono, ma se prevale il senso di<br />

altruismo tutto è più <strong>fa</strong>cile. Ogni tanto arrivano delle lettere che chiedono di inviare<br />

ai bambini bisognosi dei paesi poveri dei soldi. Una volta convinsi mia madre a<br />

spedire un contributo ai bambini dell’Africa colpiti da una grave malattia agli occhi.<br />

Dovetti scegliere se comperare una nuova maglia o <strong>fa</strong>re la donazione. Decisi di<br />

rinunciare alla maglia nuova anche perché ne avevo già tante. Sicuramente è più<br />

<strong>fa</strong>cile <strong>fa</strong>re regali quando si ha già il necessario. È molto più difficile essere generosi<br />

quando si hanno a disposizione pochi soldi e bisogna rinunciare qualcosa che<br />

soddis<strong>fa</strong> i nostri bisogni per donare agli altri. Quando si <strong>fa</strong> un regalo è felice chi lo<br />

riceve ed è anche gratificato chi lo dona, soprattutto se vede che il regalo è gradito<br />

perché il suo gesto di amore ed il suo eventuale sacrificio è stato apprezzato.<br />

Qualche tempo <strong>fa</strong>, per esempio, cercavo un regalo per mio fratello, mio padre mi<br />

accompagnò in giro per Roma. Cercavo qualcosa che fosse sia utile che bello. Ho<br />

cercato per molte ore e finalmente ho trovato quello giusto. Mio fratello fu<br />

contentissimo del regalo, tutti i miei sforzi furono ripagati dalla sua gioia e dalla sua<br />

sorpresa. Ci sono anche persone che pur avendo le possibilit, non <strong>fa</strong>nno mai regali<br />

ed altre che li <strong>fa</strong>nno solo per rispettare la tradizione, ma <strong>fa</strong>rebbero volentieri a<br />

meno di regalare qualcosa. Queste persone sono sicuramente delle persone aride di<br />

sentimento che amano solo sé stessi e non sanno provare gioia nel donare e nella<br />

felicità degli altri.<br />

A me personalmente piace molto <strong>fa</strong>re regali, ma sono molto contento anche quando<br />

li ricevo, soprattutto se sono inaspettati.<br />

Emanuele Tata<br />

113


Se io fossi…<br />

114


S’I’ FOSSI UCCELLO VOLEREI NEL CIELO<br />

S’i’ fossi uccello volerei nel cielo.<br />

S’i’ fossi stella lo illuminerei.<br />

S’i’ fossi nuvola fuggirei.<br />

S’i’ fossi tuono non urlerei.<br />

S’i’ fossi <strong>fa</strong>ta andrei in giro a regalare gioia<br />

e terrei da tutti lontana la noia.<br />

Volerei in cielo e sulla terra butterei<br />

dolci e giochi per tutti gli amici miei.<br />

Ma sto sognando,<br />

è questa la verità,<br />

molto diversa e la realtà.<br />

A volte soffro in questo mondo,<br />

ma se sogni e speri<br />

lo rendi più giocondo<br />

Margherita Criscuolo<br />

115


Se fossi il sole…<br />

Se fossi il sole mi illuminerei.<br />

Se fossi acqua allora sai che <strong>fa</strong>rei?<br />

Comincerei a giocar col mondo<br />

e mille cascate formerei.<br />

Se fossi Dio sulla luce regnerei.<br />

Se fossi il Male allora scapperei.<br />

Se fossi il Re me la godrei,<br />

perché ogni persona dalla mia parte avrei.<br />

Se fossi architetto costruirei qualcosa di grande.<br />

Se fossi il più ricco la finanzierei.<br />

Se fossi immortale mai cesserei di dedicarmi a lei.<br />

Se fossi Pierluigi, come io sono e sarò,<br />

una bella <strong>fa</strong>miglia metterei su,<br />

e nulla le <strong>fa</strong>rei mancare più.<br />

Pierluigi Damosso<br />

116


Se fossi<br />

Se fossi pura come sono<br />

mi sacrificherei per i deboli.<br />

Se fossi Impura sai che <strong>fa</strong>rei,<br />

all'inferno me ne andrei.<br />

Se fossi cibo s<strong>fa</strong>merei il mondo.<br />

Se fossi acqua lo disseterei.<br />

Se fossi pace distruggerei<br />

la feroce guerra.<br />

Se fossi musica rallegrerei il mondo.<br />

Se fossi tempo mi fermerei.<br />

Se fossi luna illuminerei la notte.<br />

Se fossi un eroe salverei il mondo.<br />

Se fossi medico lo curerei.<br />

Se fossi amore lo bacerei.<br />

Victoria Giannetti<br />

117


S'i' fosse stelle illuminerei il mondo<br />

S'i' fosse stelle illuminerei il mondo.<br />

S'i' fosse un dolore vorrei essere lieve.<br />

S'i' fosse un ruscello scenderei giocondo.<br />

S'i' fosse di colore bianco vorrei essere la neve.<br />

S'i' fosse il vento soffierei per accarezzare.<br />

S'i' fosse il tempo vorrei andare piano.<br />

S'i' fosse l'acqua scorrerei per dissetare.<br />

S'i' fosse un viaggio vorrei andar lontano.<br />

S'i' fosse un tuono vorrei non <strong>fa</strong>r rumore<br />

per non spaventare i bambini del mondo.<br />

S'i' fosse un organo vorrei essere un cuore.<br />

S'i' fosse un gioco vorrei essere un girotondo<br />

così che tutti si tengono per mano con amore,<br />

in questo grande cerchio che è il mondo.<br />

Francesco Graziani<br />

118


Sonetto<br />

S'i’ fosse amicizia io sorriderei<br />

e a nessuno dei miei amici mentir potrei<br />

S'i’ fosse amor, il mio cor mi guiderebbe;<br />

s'i’ invece fosse odio, che cosa orrbile sarebbe!<br />

S'i’ fosse forzuto, allor tutti i bulli vesserei<br />

ed ogni debole di certo aiuterei.<br />

S'i’ fosse adulta sapete chi sarei?<br />

Una donna colta e giusta senz'altro diverrei!<br />

S'i’ fosse in<strong>fa</strong>nzia giocherei nella casetta tanto amata;<br />

s'i’ fosse una <strong>fa</strong>nciulla come ormai son diventata<br />

penserei al gioco e della scuola me ne sarei dimenticata;<br />

S'i’ fosse un sogno andrei dal nonno;<br />

s'i’ fosse un incubo sognerei il buio pesto<br />

e s'i’ invece fosse un gioco lancerei la palla in un cesto.<br />

Alice Iacomacci<br />

119


Se io fossi la libertà<br />

Se io fossi la libertà mi diffonderei,<br />

se io fossi il razzismo, invece, sparirei.<br />

Se io fossi la generosità scioglierei l’animo dei duri di cuore;<br />

se io fossi l’ egoismo, invece, imiterei chi muore.<br />

Se io fossi l’ amore entrerei nei cuori della gente.<br />

Se io fossi l’ odio, come le parole per un sordo, che nulla sente,<br />

non mi <strong>fa</strong>rei più vedere né sentire.<br />

Se io fossi la gentilezza sarei indispensabile come è per gli uomini dormire.<br />

Se io fossi la dolcezza condannerei l’asprezza.<br />

Se io fossi la forza aiuterei la debolezza.<br />

Se fossi uguaglianza sparirei, perché la diversità è la nostra bellezza.<br />

Se io fossi la vita, sarei come un corridore a fine gara, darei il massimo.<br />

Se fossi la morte sarei la degna conclusione di uno spettacolo <strong>fa</strong>ntastico,<br />

come un sipario che si chiude per <strong>fa</strong>r entrare il prossimo.<br />

Rossana Maletto<br />

120


Se fossi un colore<br />

Se fossi un colore<br />

sarei il verde,<br />

per colorare il mondo<br />

come la speranza.<br />

Se fossi un fiore<br />

sarei il gelsomino,<br />

per profumare il mondo<br />

come una sera d'estate.<br />

Se fossi una nota<br />

sarei tutta la scala,<br />

per riempire il mondo di una musica felice.<br />

Sono solo Ilaria, ma mi piacerebbe<br />

un giorno, da grande,<br />

portare speranza, musica e profumo nel mondo<br />

Ilaria Manzocchi<br />

121


‘E se il mondo cambiasse?’<br />

E se il mondo potesse parlare?<br />

Direbbe che poi non sta tanto male.<br />

Basterebbe solo un po’ più pensare ,<br />

a chi ha <strong>fa</strong>me e non può mangiare.<br />

E se un bambino potesse sempre giocare?<br />

Giocherebbe con la luna ed il sole,<br />

con l’acqua del mare,<br />

perché a volte basta poco per sentirsi speciale.<br />

E se fossi un mago?<br />

Cambierei i cuori<br />

di chi vuol <strong>fa</strong>r la guerra e commettere errori.<br />

E se volessimo eliminare il male?<br />

Allora dovremmo <strong>fa</strong>re qualcosa di speciale,<br />

affinché ogni giorno sia sempre un po’ Natale.<br />

Agnese Rocchegiani<br />

122


Si fossi ricco…<br />

Si fossi ricco donerei ai poveri.<br />

Si fossi egoista cercherei di condividere le cose.<br />

Si fossi generoso donerei tutto per le persone bisognose.<br />

Si fossi la persona più generosa al mondo a tutti donerei una cosa.<br />

Si fossi pieno di grazia<br />

ri<strong>fa</strong>rei il mondo dal principio e tutti d’animo uguale <strong>fa</strong>rei.<br />

Si fossi pieno d’amore<br />

a tutti donerei un animo gentile.<br />

Si fossi innamorato<br />

darei tutto ciò che possiedo<br />

alla donna che amo.<br />

Si fossi un soldato<br />

combatterei per la gioia<br />

e per un futuro migliore per tutti<br />

Antonio Schettino<br />

123


Se fossi padre<br />

Se fossi padre parlerei d’amore,<br />

darei oro nelle mie mani,<br />

metterei entusiasmo nei miei occhi<br />

e abbraccerei i miei figli a tutte le ore.<br />

Se fossi padre canterei di gioia,<br />

fermerei il tempo per goderlo<br />

senza guardare ciò che capita intorno<br />

e la mia vita non conoscerebbe noia.<br />

Se fossi padre nessun peso sentirei,<br />

accarezzerei il mondo con le mie mani<br />

e nella vita ogni persona aiuterei.<br />

Se fossi padre bacerei le stelle,<br />

le illuminerei tutte per <strong>fa</strong>rle brillare<br />

e percorrerei l’universo fino a toccarle<br />

Pietro Taragoni<br />

124


Ci sono giorni in cui<br />

non mi sento capito<br />

e non capisco gli altri<br />

125


Fronteggiare un avvenimento senza problemi<br />

Ogni mattina mi alzo stanca, sorridente, triste, arrabbiata, spaventata, tutto<br />

dipende da come ho dormito; da cosa ho sognato, da quello che è successo la<br />

giornata prima e da quello che mi aspetta, il se mi sveglio dalla parte sbagliata del<br />

letto, se il giorno prima ho avuto una nota, se mia madre è arrabbiata con me o<br />

tante altre cose negative. In queste giornate mi sento esclusa dal mondo, da tutti,<br />

sembra che io sia il mondo e che non ci sia nessun altro. L’elemento principale è<br />

l’angoscia e la preoccupazione alle quali non riesco a <strong>fa</strong>r fronte, per grandi motivi<br />

tra cui il <strong>fa</strong>tto di non essere compresa dagli altri e che quindi gli altri non possano<br />

aiutarmi, non riuscire a <strong>fa</strong>rmi comprendere nemmeno più. Questo rende<br />

impossibile l’andamento delle giornate, diventano devastanti. C’è una parte positiva<br />

in tutto ciò: quando sono solo io, quindi con nessun’altro vicino, mi chiudo in me<br />

stessa e rifletto su mille argomenti, discussioni, alle quali non avevo mai <strong>fa</strong>tto caso.<br />

Questa cosa, la prima volta che mi è successo, mi è sembrata molto strana, ma<br />

ormai ci ho <strong>fa</strong>ttio l’abitudine. È successo quando, in terza elementare, sono stata<br />

sgridata, per la prima volta, dalla mia maestra di inglese perché non ero attenta,<br />

qualche secondo dopo mi sentivo chiusa in una bolla, gli altri mi passavano accanto<br />

e io sembravo non esistere per loro. Parlavo, ma non capivano, e mi in<strong>fa</strong>stidiva<br />

molto, loro cercavano di comunicare, ma mi sembrava non capissi niente. <strong>La</strong> sera ne<br />

parlai con mia madre che mi spiegò che può capitare a tutti e che poi passa, perché<br />

qualunque sia il tuo problema basta che ci credi e puoi risolverlo. Il giorno dopo,<br />

impaurita, sono tornata a scuola e ho salutato una mia compagna, convinta che lei<br />

mi rispondesse:”cosa hai detto?”, ma non fu così, lei mi rispose come tutti i giorni e<br />

lì ho capito che non devo <strong>fa</strong>rmi intimorire da niente e da nessuno.<br />

Alice Parrella<br />

126


Incomprensioni e litigi<br />

Ci sono tante cose che apprezzo della mia vita, ma se c’è ne è una a cui non<br />

rinuncerei mai, è questa: mangiare la pizza. Può sembrare una cosa molto in<strong>fa</strong>ntile<br />

o molto stupida, ma per me non lo è af<strong>fa</strong>tto. Come per molti altri ragazzi anche io<br />

vivo dei momenti in cui non capisco gli altri e tanto meno mi sento capita, e questo<br />

accade molto spesso con i miei genitori. Di certo non chiedo di mangiare chili di<br />

pizza perché sinceramente non sono af<strong>fa</strong>tto una ragazza obesa, ma d’altro canto,<br />

nemmeno li accetterei! Semplicemente vorrei non essere assillata dalla mia <strong>fa</strong>miglia<br />

in continuazione per una cosa insulsa come questa che poi non è altro che un<br />

gradito sfizio per me. Ammetto di non essere una persona con il fisico perfetto, al<br />

contrario di tante altre mie coetanee, ma non me ne <strong>fa</strong>ccio una colpa perché<br />

dopotutto se non ci godiamo le cose adesso quando lo potremo <strong>fa</strong>re di nuovo?<br />

Come dicevo prima, ci sono certi giorni che vorrei poter sparire da questo mondo.<br />

Ogni volta è sempre la stessa storia e questo <strong>fa</strong>tto di scontrarmi con i miei genitori<br />

per una cosa così insulsa non mi piace af<strong>fa</strong>tto. Se vengono a scoprire che ho<br />

mangiato anche solo un misero pezzo di pizza succede il finimondo! Mia madre<br />

inizia a sbraitarmi contro dicendomi che lei si è stu<strong>fa</strong>ta di dirmi sempre cosa devo<br />

mangiare e che se non sono capace di rispettare le sue regole, allora non la devo più<br />

assillare, ma <strong>fa</strong>re come mi pare, col rischio di diventare obesa come i ragazzini che<br />

<strong>fa</strong>nno vedere in televisione. Mio padre dice le stesse cose e aggiunge che non mi<br />

capisce. Dice che prima mi lamento tanto perché non ho il fisico delle altre ragazze<br />

e poi mi sfondo di pizza. Le mie sorelle poi, in questa storia non sono certo lì a<br />

difendermi, anzi… Sono sempre pronte ad appoggiare i miei genitori! Le stesse cose<br />

mi vengono dette dagli altri miei <strong>fa</strong>miliari, ma in modo più “delicato”. <strong>La</strong> cosa<br />

peggiore è quando mia madre mi porta dal medico ogni santo mese per vedere se<br />

sono ingrassata. Oltretutto molte volte mi capita di essere presa in giro da altre<br />

persone perché sono un pochino in carne, al contrario di loro, e questo non mi<br />

piace af<strong>fa</strong>tto. Quando i miei genitori mi dicono queste cose mi viene sempre da<br />

piangere perché immagino di diventare come quei bambini che hanno problemi di<br />

peso e perché mi rendo conto che non diventerò mai bella come le altre ragazze che<br />

tutti ammirano. In questo campo, il parere dei miei amici lo lascio stare perché non<br />

saprei nemmeno cosa mi risponderebbero e preferisco non saperlo… Davvero non<br />

capisco quando <strong>fa</strong>nno così. Mi sento davvero una poveraccia che non ha speranza di<br />

diventare bella quanto le altre ragazze e questo mi <strong>fa</strong> soffrire molto. Oltretutto non<br />

so nemmeno come reagire perché, dato che sono i miei genitori, non mi<br />

permetterei mai di mancare di rispetto, ma questo loro comportamento non lo<br />

sopporto. Non comprendo perché mi trattino in questo modo e davvero non c’è la<br />

<strong>fa</strong>ccio più a sentirmi così pressata per una stupidaggine come questa. Sinceramente<br />

mi viene da pensare che devo rassegnarmi perché non riuscirò mai a raggiungere il<br />

127


mio obiettivo e cioè avere un fisico bello come quello delle mie compagne, tanto<br />

cosa altro potrei <strong>fa</strong>re? Certo, se si trattasse solo di un misero pezzo di pizza non<br />

starei qui a lamentarmi, ma non si tratta solo di quello. È un continuo discutere su<br />

tutto. E una volta sul cibo, una volta sui compiti, una volta per come mi sono<br />

comportata. Basta! Non posso più sopportare tutta questa oppressione da parte<br />

loro su ogni cosa! Anche io sono un essere umano e ho il diritto di avere i miei<br />

difetti, ma essere sempre criticata e sentirsi una nullità non mi <strong>fa</strong> sentire bene<br />

perché non è per niente bello non essere capita da nessuno, provare questa<br />

tristezza e non avere chi ti dia comprensione perché anche lui ha problemi come i<br />

miei. Questa è forse l’unica cosa in cui posso dire di non essere per nulla contenta,<br />

ma il problema resta e non so come affrontare i miei genitori e dire cosa penso<br />

davvero. Una volta per tutte vorrei riuscire a dire che sarei tanto curiosa di vedere<br />

se hanno davvero il coraggio, come dicono loro, di non assillarmi più e lasciarmi<br />

diventare “obesa” perché in realtà si rimangiano sempre la parola e, da capo a<br />

piedi, mi stanno di nuovo con il fiato sul collo. Inoltre vorrei tanto spiegare che<br />

ormai ho tredici anni e so badare a me stessa e, per quanto mai potessi esagerare<br />

nel mangiare, non arriverei mai al punto di diventare obesa. Proprio come ho detto<br />

prima, conosco i miei limiti, cosa che invece non loro sanno perché non sono me.<br />

Infine direi loro di mettermi alla prova una volta per tutte per dimostrare che hanno<br />

una figlia matura e che ormai non ha più bisogno di questi rimproveri perché è<br />

abbastanza grande da capire da sola. Mi piacerebbe tanto <strong>fa</strong>rlo, ma non penso<br />

proprio di poterci riuscire.<br />

Alice Iacomacci<br />

128


Pensandoci bene…<br />

Pensandoci bene è molto difficile non avere incomprensioni con gli altri, ogni<br />

giorno ci vuole impegno per evitare complicazioni. Ho notato che il mio<br />

umore non è sempre allegro e sereno. Capisco questo cambiamento quando<br />

c’è un motivo, molte volte resto sorpreso dal mio modo di essere che non<br />

sempre proviene però da motivi esterni. Con il passare del tempo ho<br />

imparato a non dare molto peso a questi stati d’animo passeggeri. <strong>La</strong> cosa<br />

che più mi dispiace, quando sono triste, e se qualcuno insiste sul mio stato<br />

d’animo senza capire che la cosa migliore sarebbe non parlare e non <strong>fa</strong>rci<br />

caso. Questa situazione mi mette a disagio perché non so che cosa dire e<br />

preferirei che gli altri <strong>fa</strong>cessero finta di niente. Ci sono state situazioni in cui<br />

mi sono sentito incolpato ingiustamente senza riuscire a comprendere come<br />

<strong>fa</strong> un compagno a essere così vigliacco sapendo che un altro è punito al suo<br />

posto, anche se è un suo amico. Ancora più grave è quando tutti pensano di<br />

avere sempre ragione e quando riconoscono l’errore ormai è troppo tardi e<br />

non ha più importanza, non pensando al valore che ciò può avere per noi.<br />

Anche con i genitori ci sono problemi, qualche volta capita che si<br />

preoccupano troppo e che sono troppo invadenti <strong>fa</strong>cendomi sentire<br />

oppresso e limitato nei miei desideri. Anche durante il gioco fra compagni<br />

c’è sempre qualcuno che quando perde non lo ammette e <strong>fa</strong> di tutto per<br />

restare nel gioco.<br />

Riccardo Anselmi<br />

129


Ci sono…<br />

Ci sono giorni in cui non mi sento capito e non capisco gli altri. Essere compreso<br />

dagli adulti e dagli amici qualche volta è difficile, ma sono poche le volte che mi<br />

succede. Mi sono messo a riflettere seriamente sull'argomento e penso che è<br />

normale alla mia età incominciare ad essere indipendente, esprimere il mio<br />

pensiero e il mio modo di essere, anche perché sto vivendo il periodo<br />

dell'adolescenza con tutti i cambiamenti che ne seguono.<br />

Spesso parlo con ragazzi della mia età e ci confrontiamo sui problemi che<br />

ci troviamo ad affrontare nella vita di tutti i giorni e in casa.<br />

Ci sono momenti che va tutto male, cosi almeno sembra, e altri che va tutto bene.<br />

Mi sento un ragazzo ascoltato ma qualche volta non capito, forse perché la vita è<br />

diventata cosi frenetica che anche gli altri hanno molte cose su cui riflettere e<br />

problemi da risolvere, così reagisco in modo impulsivo, pensando di <strong>fa</strong>re la cosa<br />

giusta e invece mi accorgo che non è cosi.<br />

<strong>La</strong> mia reazione, può essere interpretata dagli adulti in modo sbagliato, invece è<br />

solo quell'insicurezza che spesso prende il sopravvento dentro di me.<br />

È importante anche per me cercare di capire le persone a cui voglio bene, perché mi<br />

ricoprono di affetto e amore tutti i giorni, <strong>fa</strong>cendomi vivere in modo sereno.<br />

Mi ritengo fortunato anche perché i problemi <strong>fa</strong>nno parte della vita e ci sono ad<br />

ogni età, basta superarli sempre con il sorriso sulle labbra.<br />

Fondamentale è il rapporto con la <strong>fa</strong>miglia, devo dialogare sempre con i<br />

miei genitori e confrontarmi, per dare l'opportunità di <strong>fa</strong>rmi conoscere e capire;<br />

non si può dare tutto per scontato solo perché sono mamma e papà: per <strong>fa</strong>r sì che<br />

tutto funzioni c'è bisogno di amore, intelligenza, pazienza e rispetto dalle due parti.<br />

Edoardo Cappella<br />

130


Un tornado di incomprensioni.<br />

<strong>La</strong> scuola è come una seconda casa, è un posto dove tutti noi ci troviamo a<br />

nostro agio.<br />

Ogni giorno lo passiamo insieme ai nostri compagni, ormai diventati parte di noi, per le<br />

risate, gli scherzi, le battute e a volte anche per discussioni che alla fine non <strong>fa</strong>nno altro che<br />

avvicinarci di più l'uno all'altro. Io credo che gli amici siano indispensabili, perché anche con<br />

un piccolo gesto possono <strong>fa</strong>rti tornare il sorriso, ma ci sono alcuni momenti che trovo<br />

incomprensibile quello che <strong>fa</strong>nno o che pensano e questo mi irrita un po'.<br />

Molti comportamenti sono davvero ridicoli ma finché si tratta di persone a cui<br />

io non tengo particolarmente non ci <strong>fa</strong>ccio caso, ma quando riguarda amici per me<br />

importanti è davvero <strong>fa</strong>stidioso.<br />

Questi comportamenti portano a litigi da cui si può tranquillamente uscire ma, a volte, si<br />

rischia di perdere un amico considerato speciale. Penso che se davvero tieni ad una<br />

persona, cerchi di <strong>fa</strong>rle capire quello che ti provoca disturbo, evitando contrasti che<br />

portano solo malesseri, senza tenersi tutto dentro per poi, eventualmente, esplodere in<br />

uno sfogo improduttivo se non negativo.<br />

Durante i giorni che trascorriamo con i compagni ci rendiamo conto di quanto essi siano<br />

importanti e con tutto il tempo che passiamo insieme impariamo a conoscerci sempre<br />

meglio. Per questo trovo assurdo che alcuni giorni mi sento non capito dai miei compagni e<br />

allora penso che poi non mi conoscano così bene come mi aspettavo. Questi giorni sono<br />

davvero cupi, tutto risulta più difficile poiché non riesco più a pensare a niente.<br />

Senza amici le giornate sono vuote e molte volte, per non soffrire, basta sopportare e avere<br />

pazienza, come nella maggior parte delle occasioni della vita, anche se non sei d'accordo.<br />

Perché in fondo....., cosa sarebbe un mondo senza amici?<br />

Giulio Cicolella<br />

131


L'adolescenza<br />

Le persone grandi dicono che l'adolescenza sia un'età bella, spensierata e piena di<br />

sogni. Forse gli adulti sono già troppo adulti e, lontani dalla mia età, si sono<br />

dimenticati di come questo periodo della vita sia pieno di contrasti, di ombre e luci,<br />

di momenti di follia che si alternano a momenti di sconforto.<br />

<strong>La</strong> differenza di età può <strong>fa</strong>r vedere le cose in modo totalmente diverso, e se i grandi<br />

hanno l'esperienza, forse non posseggono quella mentalità moderna di noi ragazzi.<br />

Io mi trovo proprio in questa <strong>fa</strong>se della vita e mi accorgo che anche con persone<br />

poco più grandi di me non c'è proprio quella sintonia che vorrei avere con loro.<br />

Quando mi sveglio la mattina, qualche volta mi sento triste e non so neppure io il<br />

motivo e cerco di capire il mio stato d'animo e non trovo una spiegazione logica,<br />

figuriamoci se la trovano gli adulti.<br />

In questi casi, in cui non capisco neanche me stesso, è logico che mi senta lontano<br />

da tutti e che tutti mi sembrino degli estranei che non riescono a comprendermi. Lo<br />

stesso vale se mi sento allegro ed euforico, mentre giustamente non è detto che<br />

tutti lo debbano essere e così tra me e gli altri si crea un grande abisso.<br />

<strong>La</strong> giovane età non è automaticamente un periodo di gioia, basta poco per <strong>fa</strong>rci<br />

cambiare umore e anche fra coetanei possiamo essere felici in momenti diversi,<br />

quindi non c'è nulla di più disomogeneo che la giovinezza.<br />

Forse certi momenti che passiamo, ognuno con esperienze e risultati diversi, ci<br />

allontanano invece che unirci e ci <strong>fa</strong>nno sentire soli e non compresi e il problema<br />

può essere di non essere capiti; prima o dopo tocca a tutti e può <strong>fa</strong>r sì che unisca noi<br />

giovani e ci avvicini , ma mai ci unificherà alle generazioni precedenti perché<br />

esperienze diverse <strong>fa</strong>nno crescere in modo differente.<br />

Matteo Conti<br />

132


Oggi proprio non va!<br />

Eh si!! Ci sono dei giorni in cui proprio non va. Farei meglio a starmene nella mia<br />

camera e chiudere la porta a tre mandate. Non ho voglia di parlare e sentire<br />

nessuno, se non i miei cantautori preferiti. In quei momenti solo loro riescono a<br />

descrivere il mio stato d’animo. In<strong>fa</strong>tti, a volte mi capita di vivere giornate in cui<br />

tutto sembra andare per il verso sbagliato e di parlare un’altra lingua. Non so<br />

perché, in alcuni giorni non riesco proprio a capire quello che gli altri dicono e<br />

vogliono da me, e soprattutto non riesco <strong>fa</strong>rmi capire da nessuno. Non so di chi sia<br />

la colpa, se mia o degli altri, ma certo è che quando succede mi sento davvero triste.<br />

Le incomprensioni maggiori sono con mio fratello, con cui spesso litigo per motivi<br />

che, a ben pensarci, sono davvero di nessuna importanza: il computer, il telefono,<br />

l’ultima fetta di torta… Però è proprio vero che in alcuni momenti o in alcune<br />

giornate anche le cose più sciocche sono capaci di metterti di cattivo umore. In quei<br />

momenti mi sento triste e sola e provo un forte sentimento di rabbia e ogni cosa mi<br />

appare più grigia del fumo. Ma poi, per fortuna, basta poco per rimettermi di buon<br />

umore, anche solo la telefonata delle mie amiche più care. Ed è proprio parlando<br />

con le mie amiche che ho scoperto che ciò non capita solo a me, ma anche a loro<br />

spesso succede di sentirsi come un alieno sulla terra. Questo mi ha <strong>fa</strong>tto pensare...<br />

Sarà un problema tipico della mia età? Forse, ma quando mi capita di veder<br />

discutere gli adulti, anche solo al semaforo o in fila al supermercato, capisco che<br />

l’incomprensione è un problema che coinvolge le persone di qualunque età. A volte<br />

poi, proprio non capisco perché mia madre si preoccupa tanto quando esco con le<br />

mie amiche ed in queste occasioni è capace di chiamarmi sul cellulare anche ogni<br />

quarto d’ora. Ma forse sono ansie comprensibili perché accadono tanti <strong>fa</strong>tti terribili<br />

di cui spesso le vittime sono proprio i ragazzi della mia età. Comunque devo<br />

ammettere che in questo periodo sono particolarmente contenta e questo grazie<br />

anche alle mie compagne e compagni di scuola con cui passo momenti bellissimi.<br />

Con loro riesco a confidarmi, certa che sapranno capirmi e consigliarmi nel modo<br />

migliore. Mi intristisco solo quando penso che questi due anni insieme sono volati e<br />

che, inevitabilmente, con alcune ed alcuni di loro sarò costretta a separarmi.<br />

Margherita Criscuolo<br />

133


L’incomprensione: il fenomeno più comune e <strong>fa</strong>stidioso fra gli esseri<br />

umani<br />

“Essere incompresi da coloro che amiamo è la condizione peggiore<br />

per vivere e affrontare ogni giorno gli impegni della vita.<br />

L'incomprensione pesa come una montagna e traccia solchi<br />

profondi sull'anima.”<br />

Romano Battaglia<br />

Una delle sensazioni più brutte che una persona può provare è proprio<br />

l’incomprensione. Da essa ne scaturiscono i litigi e le discussioni.<br />

Tutti noi ragazzi siamo continuamente non capiti dalla <strong>fa</strong>miglia e dagli insegnanti.<br />

Ogni tanto credo sia normale essere incompresi: nel mondo ogni persona la pensa<br />

diversamente.<br />

Succede molto spesso di accostare due individui per il loro carattere,<br />

apparentemente molto simili: potranno andare d’accordo e avere la stessa opinione<br />

in determinate situazioni, ma dovranno anche scontrarsi con alcune incomprensioni.<br />

Tuttavia uno dei due potrebbe non accettare i difetti dell’altro e, senza neanche<br />

accorgersene, da un piccolo equivoco può nascere una grande lite.<br />

Anche io, come tutti gli esseri umani, sono soggetto a continue incomprensioni di<br />

natura diversa.<br />

Il primo caso di cui vi parlo si svolge all’interno della mia <strong>fa</strong>miglia. Avendo un<br />

fratello più grande è molto difficile la mia vita sotto questo punto di vista. Fra noi<br />

due avvengono continue discussioni e non siamo mai d’accordo.<br />

Anche con i miei genitori non è tutto “rosa e fiori”. Alcune volte mi capita di non<br />

riuscire a comprenderli fino in fondo, causando anche dei brutti momenti.<br />

Secondo me, la vita deve essere trascorsa nel modo più tranquillo e sereno. Qualora<br />

io venga non compreso il mondo mi crolla addosso e sono quasi incapace di<br />

rialzarmi.<br />

Personalmente cerco di essere me stesso con la mia <strong>fa</strong>miglia come lo sono con gli<br />

amici. Ciò significa che cerco sempre di ridere, di essere spiritoso, di sollevare il<br />

morale generale, quando si è tristi e sconsolati.<br />

Solo che spesso vengo frainteso. Mi viene attribuita la voglia di litigare, ma posso<br />

assicurare che le mie intenzioni non tendono a quello scopo bensì a quello<br />

totalmente opposto. Ciò accade spesso e allo stesso tempo non esito a innervosirmi<br />

con tutti quelli che si rivolgono a me <strong>fa</strong>stidiosamente.<br />

Il secondo luogo dove sono incompreso, anche se molto raramente, è con gli amici.<br />

Non fraintendetemi. Non significa che io sia un emarginato o roba del genere. Sono<br />

pieno di amici, ma tutto questo comporta alcuni problemi. Non mi arrabbio quasi<br />

mai con loro, tuttavia dentro di me, se le affermazioni che mi dicono sono pungenti<br />

e meschine, mi in<strong>fa</strong>stidisco vertiginosamente.<br />

Come terzo e fondamentale esempio, vorrei esporvi il problema che ho con la<br />

scuola.<br />

Per l’amor del cielo, credo di andare molto bene, ma nonostante questo nell’ambito<br />

134


scolastico emergono alcune divergenze che vorrei evitare. A volte mi sento preso di<br />

mira dai professori e accusato ingiustamente per qualcosa che non ho commesso.<br />

Accadono spesso dei malintesi fra me e gli insegnanti perché non siamo capaci di<br />

intenderci.<br />

Volete sapere il trucco?<br />

Sforzarsi di chiarire le proprie posizioni, cercare di parlare, di esprimere meglio ciò<br />

che veramente volevamo dire, soprattutto impegnarsi ad ascoltare l’altro, le sue<br />

ragioni, il suo punto di vista, cercando di mettersi un po’ di più nei suoi panni. E se è<br />

necessario, essere disponibili a mutare il proprio modo di pensare, a <strong>fa</strong>re un passo<br />

indietro, ad ammettere di essere stato frettoloso o superficiale nel giudizio. Qualche<br />

volta l’intervento di una terza persona più obiettiva di noi può essere molto utile a<br />

capirsi di più. Insomma una mediazione talvolta è non solo opportuna, ma<br />

assolutamente indispensabile.<br />

Ma se poi, nonostante i nostri tentativi di conciliazione e di spiegazione, l’altra<br />

persona rimane chiusa, aggressiva e polemica, dimostrandosi non disposta ad una<br />

comunicazione autentica e profonda, allora conviene non pensarci più e andare<br />

avanti per la propria strada. Ognuno nella propria vita deve affrontare delle<br />

difficoltà, chi più chi meno. L’importante è non abbattersi e continuare a rialzarsi.<br />

Non bisogna fermarsi al primo ostacolo, al primo paletto da abbattere, perché un<br />

giorno, ci troveremmo davanti alla stessa difficoltà e solo in quel momento, con<br />

l’esperienza e con la serietà, sapremo come risolverla e a “disegnare” un futuro<br />

adatto a ognuno a di noi.<br />

Pierluigi Damosso<br />

135


Capire o non capire… Questo è il dilemma…<br />

Nella mia vita abituale mi capita molto spesso di non essere capita o addirittura di<br />

non capire i pensieri e le idee delle persone che mi stanno attorno.<br />

Queste situazioni si presentano nella maggior parte dei casi quando si parla con i<br />

propri genitori…<br />

Nel corso della mia vita ho scoperto, anche dalle piccolezze, quanto i miei genitori<br />

non mi capiscano, perlopiù quando si parla di problemi scolastici. Ad esempio<br />

quando i prof., dal nostro punto di vista, ci <strong>fa</strong>nno dei “ dispetti” o quando si discute<br />

dell’andamento scolastico nel momento in cui a casa arriva la pagella.<br />

Questo a mio avviso succede perché i nostri genitori, come i nostri nonni e zii, sono<br />

cresciuti in tempi diversi dai nostri e non vogliono rassegnarsi all’idea che è<br />

cambiato tutto da quando loro erano solo dei dodicenni.<br />

Un'altra situazione in cui non mi sento sono capita dai miei genitori è quella che<br />

riguarda la mia adolescenza perché secondo me loro hanno una mentalità più chiusa<br />

e non comprendono i momenti in cui ho bisogno di starmene da sola con i miei<br />

pensieri, credono che stia male, ma non è così; invece, quando ho bisogno di stare<br />

con loro e di parlare un po’, cominciano a non capire di cosa io abbai bisogno.<br />

Ci sono anche dei giorni in cui sono io a non riescire a capire cosa vogliano intendere<br />

le persone con cui vivo, non solo in casa, ma anche nell’ambito scolastico .<br />

Un chiaro esempio in cui non riesco a capire gli altri è durante le ore di inglese.<br />

Noi classe seconda B della scuola Luigi settembrini abbiamo come insegnante di<br />

inglese la professoressa Pianura.<br />

È una prof. davvero brava, però io, come alunna, non riesco proprio a capirla, ma<br />

non per il modo in cui ci spiega le cose, quanto nel modo in cui ci sgrida…<br />

Ha come base un grande tormentone che usa nei confronti dei ragazzi che non<br />

riescono a rispondere alle sue domande, il tormentone è: “Giannetti non ti<br />

arrampicare sugli specchi perché poi mi cadi nel burrone senza fondo“.<br />

Secondo me essere compresi dagli altri e comprendere gli altri non è sempre una<br />

cosa tanto <strong>fa</strong>cile, per il semplice <strong>fa</strong>tto che non siamo tutti uguali. Per questo penso<br />

che ci dovremmo sforzare nel capire i bisogni delle persone e riuscire ad aiutarli nei<br />

momenti difficili della vita, in cui forse parlare servirebbe capire e a <strong>fa</strong>rsi capire.<br />

Victoria Giannetti<br />

136


Ascoltare per capire e sentirsi capiti<br />

Personalmente non mi capita spesso di non essere capito, però ci sono varie<br />

situazioni, sia a scuola sia a casa, dove non capisco gli altri.<br />

A volte può capitare che a scuola alcuni compagni assumono dei comportamenti per<br />

me incomprensibili, come quando prendono in giro qualcuno.<br />

Ecco, questo è un atteggiamento molto <strong>fa</strong>stidioso soprattutto quando la vittima<br />

presa di mira non ha abbastanza coraggio per difendersi. Più volte ho provato di<br />

<strong>fa</strong>rmi capire e di spiegare che non è un atteggiamento moralmente corretto e che<br />

non è un modo di scherzare, ma quasi sempre non sono stato compreso.<br />

A casa poi mi è capitato che ad un rimprovero di mia madre io all'inizio non mi sia<br />

sentito capito però, poi, dialogando con lei, ho cercato di capire le sue motivazioni.<br />

Ecco, la maggior parte delle volte mi rendo conto che il difficile sta proprio nel<br />

cercare di capire chi ti sta di fronte.<br />

In un confronto con le persone non sempre ascoltiamo, ma ci mettiamo sulla<br />

difensiva, convinti delle nostre ragioni, senza dare agli altri la possibilità di spiegare,<br />

con il risultato di non sentirci capiti e di chiuderci in noi stessi.<br />

Quando mi è successo a casa, ho avvertito questo stato d'animo, ma poi ho<br />

ripensato alle parole di mia madre e mi sono reso conto che in fondo aveva ragione<br />

e che quel rimprovero l'avevo proprio meritato!<br />

Questa riflessione mi ha portato a chiederle scusa e a riprendere il nostro dialogo.<br />

Penso che tutte le incomprensioni possono essere superate parlando apertamente<br />

con gli altri, ma soprattutto mettendosi in ascolto degli altri.<br />

Franceesco Graziani<br />

137


Perché tutto intorno a me è così difficile?<br />

Ci sono giorni in cui sento il mondo sulle mie spalle, tutti i problemi di tutte le<br />

persone mi sembrano culminare nella mia testa dove avviene un caos pieno di brutti<br />

voti, licenziamenti, problemi <strong>fa</strong>miliari di tutte le persone del mondo, e più cerco di<br />

liberarmi da questo caos, più mi ci ritrovo in mezzo come una mosca in un bicchiere<br />

d'acqua. Appena provo ad aprirmi, a parlarne con i genitori e gli amici mi ritrovo<br />

proprio sommersa di problemi. Io voglio vivere, divertirmi, svagarmi, buttarmi senza<br />

pensare, vivendo la vita come un sogno. Vorrei guardare la mia vita proprio come<br />

guardo la tv e fermarla quando sto vivendo un bel momento e andare avanti veloce<br />

quando ho da affrontare un bel problemone e non so come. Vorrei poter tornare<br />

indietro per rimediare ai danni che ho <strong>fa</strong>tto inconsapevolmente, ma per fortuna e<br />

sfortuna tutto ciò non può accadere, una cosa <strong>fa</strong>tta è <strong>fa</strong>tta e non si può tornare<br />

indietro. Ho tantissime domande da <strong>fa</strong>re, ma non trovo mai nessuno che mi sappia<br />

rispondere come vorrei; non trovo nessuno pronto ad ascoltarmi e aiutarmi, così<br />

scrivo, scrivo perché quando sono solo io, i fogli bianchi e la penna, i problemi<br />

svaniscono, tutto svanisce. C'è gente che si svaga urlando, correndo, meditando,<br />

pregando, ma io scrivo, e la magia mi attraversa l'omero, l'ulna e le <strong>fa</strong>langi, per poi<br />

arrivare fino alla penna, dove avviene una sottospecie di sinapsi e mi sembra di<br />

vivere in simbiosi con la penna diventando un tutt'uno, e poi tutto viene da sé,<br />

naturalmente, senza che io ci debba pensare le parole mi escono <strong>fa</strong>cili ed è l' unico<br />

modo per <strong>fa</strong>rmi capire perché la definizione di scrivere è proprio parlare senza<br />

essere interrotti. Perché trovare una persona disposta ad ascoltarti nell‘elencare<br />

tutti i tuoi problemi è proprio un'impresa impossibile e, certo, un foglio non è come<br />

una persona, ma mi accontento di <strong>fa</strong>rmi capire così.<br />

Mi capita spesso di sentire uscire la parola “no“ dalle labbra dei miei genitori e<br />

quando accade mi verrebbe voglia urlare a tutto fiato ''lo so che ora non avete<br />

dodici anni, ma tutti sono stati giovani, o no? Voi dovreste sapere ciò che un giovane<br />

vuole, vuole vivere e dicendo di no continuamente voi non <strong>fa</strong>rete altro che tenerlo<br />

chiuso in un vaso di vetro, dove lui cerca di gridare per <strong>fa</strong>rsi liberare, ma nessuno lo<br />

sente''. Urlerei così tanto da frantumarmi le corde vocali e distruggermi i polmoni,<br />

così mi chiudo in camera mia, comincio a scrivere e capisco tutto: tutti sono stati<br />

giovani, ma prima o poi l' adulto va <strong>fa</strong>tto, bisogna diventare consapevoli del <strong>fa</strong>tto<br />

che sarebbe bello poter <strong>fa</strong>re tutto, e si potrebbe anche, ma solo se fossi sola in tutta<br />

la terra, e credetemi, a volte vorrei che fosse proprio così, ma il mondo non è<br />

perfetto, non sono tutti <strong>fa</strong>tti di caramelle, tutti hanno un po' di carbone dentro, c'è<br />

chi sa sopprimerlo e chi lo <strong>fa</strong> diventare sempre più grande sopprimendo le<br />

caramelle.<br />

A volte vorrei che tutto il mondo si mettesse in ‘stembai‘, così da poter dire tutto ciò<br />

che provo senza essere criticata da nessuno. <strong>La</strong> gente a volte non capisce il<br />

momento per <strong>fa</strong>re delle battute, non capisce perché mi senta così triste, e a volte<br />

non lo capisco nemmeno io, ma c'è anche gente che sa <strong>fa</strong>rti <strong>fa</strong>r scavare dentro di te<br />

per trovare il problema e annientarlo, questo ce lo dimostra anche la storia,<br />

narrandoci di tutte quelle persone straordinarie che sono riuscite in imprese<br />

138


<strong>fa</strong>ntastiche. Quindi capita di sentirsi feriti, traditi o semplicemente non capiti, ma<br />

non bisogna buttarsi giù, bisogna esserne consapevoli e risolvere il problema con<br />

calma e ragionevolezza, perché ci sono sempre due vie che ti portano a superare<br />

quel periodo: una è sopprimere tutto e tenerselo dentro diventando aggressivi e<br />

l'altra è cercare di <strong>fa</strong>rsi capire e attendere con calma la risposta al problema che<br />

prima o poi arriva sempre.<br />

Michela Oneto<br />

139


“Adolescenza = incomprensione”<br />

Essere incompresi da coloro che amiamo è la condizione peggiore<br />

per vivere e affrontare ogni giorno gli impegni della vita.<br />

L'incomprensione pesa come una montagna e traccia solchi<br />

profondi sull'anima.<br />

Romano Battaglia, Silenzio, 2005<br />

Entro in casa. Butto lo zaino per terra, vado in camera e mi butto sul letto. Ecco ,<br />

questo è un mio tipico giorno in cui non sono capita dagli altri e non capisco gli altri.<br />

Capita a tutti, giovani e adulti, maschi e femmine, che alcune giornate non siamo<br />

compresi e non capiamo gli altri.<br />

Ognuno ha le sue ragioni: gli adulti a causa di un problema di lavoro, gli adolescenti<br />

a causa di un litigio con un amico o con un <strong>fa</strong>miliare o di ingiustizie scolastiche, che a<br />

me capitano tante volte. Soprattutto gli adolescenti, che sono in un periodo di<br />

crescita sono incompresi. Mentre altri giorni siamo solari e ci sentiamo d’ accordo<br />

ed in armonia con tutti. Anche questo può capitare a causa di un bel voto a scuola o<br />

di una bella uscita con gli amici.<br />

Ma sono soprattutto gli adolescenti ad essere incompresi, soprattutto perché in<br />

questa <strong>fa</strong>se dello sviluppo, ed io lo posso dire molto bene perché anche io sono una<br />

adolescente, non siamo più noi stessi. In noi cambiano molte cose, le esigenze, il<br />

modo di pensare, di agire, i propri gusti e le proprie passioni.<br />

Per me sentirsi incompresi è molto brutto e doloroso: ti senti cascare il mondo<br />

addosso, è frustante, ti senti sottovalutato. Molte volte mi sento incompresa: mi<br />

ricordo che alle elementari avevo litigato con una mia carissima amica perché mi<br />

aveva rubato un braccialetto; mi ero arrabbiata con lei ma nessuno mi dava ragione,<br />

molti appoggiavano lei ed allora mi sentii terribilmente incompresa.<br />

Questo lo posso ricollegare anche a molti libri che ho letto, come il signore delle<br />

mosche. In questo libro i personaggi si sentono incompresi l’uno dall’altro, questo<br />

perché hanno diverse età e caratteri.<br />

Cecilia Perinelli<br />

140


Un mondo capovolto<br />

Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi… emozioni…<br />

Lucio Battisti<br />

Ci sono giornate in cui ti svegli e vedi il mondo capovolto, e già sai che andrà tutto<br />

storto: non hai voglia di alzarti e non si vuole <strong>fa</strong>re neanche una sana e nutriente<br />

colazione.<br />

Arrivano i miei genitori e mi propongono di <strong>fa</strong>re una bella passeggiata, ma visto che<br />

secondo la mia testa il mondo è al contrario, rispondo di ‘no’, pensando di essere<br />

stanca. Così cercano di convincermi, ma niente, oramai la giornata è partita male e<br />

non mi sento capita: se uno è stanco ha il diritto di riposarsi?!.<br />

Non riesco a capire come appena svegliati si abbia la forza di prendere il cane e<br />

andare fino al parco più vicino e passarci quasi tutta la mattinata.<br />

Molte volte, però, i miei genitori “vincono” ed eccomi dopo mezz’ora in tuta.<br />

Quando esco e respiro aria nuova, mi sento già meglio e questa camminata diventa<br />

più piacevole, scherzosa e divertente.<br />

Ci sono molti altri esempi in cui non capisco e credo di non essere capita. È come se<br />

vivessi in un mondo di punti interrogativi.<br />

Non comprendo gli altri quando si tratta di iniziative prese momento su momento.<br />

Non mi sento capita quando sono sicura di aver ragione su qualcosa e gli altri non mi<br />

ascoltano e proseguono con le loro idee.<br />

Quando si affrontano giornate così, mi sento come un uccello in gabbia che non<br />

comprende la felicità dell’uomo di averlo sotto chiave e non essere capito nella<br />

voglia di librarsi nel cielo blu e limpido.<br />

Una delle frasi a cui si può pensare per affrontare una giornata partita male, è<br />

“agire, non reagire”.<br />

In fin dei conti il dì va sempre a finire al meglio: basta respirare profondamente per<br />

cacciare la rabbia e affrontare il tutto con un semplice e bel sorriso.<br />

Giada Smorto<br />

141


Molte volte…<br />

Molte volte non riesco a capire le persone che mi stanno attorno, specialmente i<br />

miei genitori. Ancora non ho capito il motivo di tale disfunzione comunicativa. Un<br />

esempio è quando mia madre mi dice, spesso e volentieri, di studiare e anticiparmi i<br />

compiti mentre io, invece, vorrei rilassarmi o parlare dei miei problemi. Una cosa<br />

che invece mi ha stupito è che anche le piccolezze sono, per i miei genitori, motivo<br />

di critica e arrabbiatura: quando arriva la pagella o un brutto voto e allora criticano<br />

solo e non pensano al perché di quel voto. Nell’adolescenza è normale non essere<br />

capiti perché è un periodo di cambiamento di abitudini e emozioni. Anche perché i<br />

genitori sono chiusi e non sono aperti a nuove tendenze. Pensando all’antica non<br />

capiscono se sono triste o felice, se devo parlare loro o devo rimanere chiuso in me<br />

stesso e tenermi tutto dentro. Invece ci sono giorni in cui non capisco cosa si<br />

aspettino le persone da me nell’ambito scolastico. Un esempio si questo e la prof.<br />

Pianura che si aspetta risposte eccellenti in poco tempo. Per me comprendere le<br />

persone e essere compresi non è <strong>fa</strong>cile, visto che ognuno è diverso. Ecco perché è<br />

importante sforzarsi nel capire i bisogni delle persone nei momenti difficili come<br />

l’adolescenza, in<strong>fa</strong>tti è importante parlare.<br />

Emanuele Tata<br />

142


Vita da adolescente<br />

Ora sto iniziando il mio periodo da adolescente. Durante l'adolescenza, la vita di<br />

molti ragazzi generalmente cambia, certe volte positivamente, ma altre volte<br />

negativamente. Io la definisco un "momento di riflessione", in<strong>fa</strong>tti credo che sia il<br />

passaggio dall'in<strong>fa</strong>nzia all'età adulta. In questo periodo riflettiamo sulla nostra vita<br />

futura, nella maggior parte dei casi sognando. Mi capita spesso di sognare pensando<br />

a progetti e percorsi prossimi da intraprendere seguendo le mie attitudini.<br />

Come in ogni cambiamento, ci sono sempre delle paure, delle indecisioni e dei<br />

momenti difficili. Sono questi i momenti in cui qualcuno dovrebbe venire ad aiutarti<br />

per <strong>fa</strong>rti ragionare meglio. Alcune persone adulte sicuramente non mi aiutano in<br />

questi casi e credono che vadano superati da soli perché dicono che si impara<br />

piangendo. Non ritengo giusto questo modo di pensare perché bisognerebbe essere<br />

sempre incoraggiati a superare gli ostacoli.<br />

Gli adolescenti hanno bisogno di tanta comprensione da parte degli adulti, anche se<br />

il più delle volte questi non ne hanno. Questo rende gli adolescenti nervosi e<br />

trovano come loro unico punto di riferimento gli amici. In<strong>fa</strong>tti anche loro stanno<br />

vivendo questo periodo e capiscono come ci si sente, rincuorandoci ogni volta che ci<br />

troviamo a sfogarci. In ogni caso mi rendo conto che gli adolescenti non possono<br />

avere la stessa esperienza degli adulti.<br />

Rosa Maria Tommasini<br />

143


Apparentemente da solo<br />

Ci sono giorni strani in cui non mi sento capito perché ho una diversa idea dagli altri<br />

e non concordo con le idee altrui. Mi sento solo, isolato dal mondo, niente mi può<br />

distrarre e il giorno diventa notte. In questi giorni così strani mi siedo sul letto e<br />

rifletto. Mi chiedo cosa mai ho <strong>fa</strong>tto di male per meritarmi questo isolamento dal<br />

mondo; mi sento indifeso e senza diritti perché non rispettano le mie idee e non<br />

riesco a trovare una soluzione. Rifletto per vedere se c’è qualcosa di sbagliato.<br />

Rifletto e rifletto, ma non trovo soluzione e quindi prendo il cattivo vizio di pensare<br />

che sono gli altri il problema. Di solito considero che una persona abbia sbagliato e<br />

tutti l’hanno seguita, ma non è così. Sono idee che condividono tra di loro<br />

ritenendole giuste, ma anche io penso di avere ragione. In queste situazioni, però,<br />

non mi soffermo a riflettere perché sono preso dalla rabbia e dall’idea di essere nel<br />

giusto. Dopo molte ore però, comincio ad essere più consapevole di me stesso:<br />

dopo aver <strong>fa</strong>tto pace capisco tutto e riesco a vedere anche i lati positivi di queste<br />

persone. Perciò, dopo aver meditato a lungo, capisco che bisogna rispettare anche<br />

le idee altrui e non solo le proprie.<br />

Federico <strong>La</strong>i<br />

144


<strong>La</strong> bolla del passato<br />

Certe volte la vita reale è talmente brutta che non vorresti neanche affrontare le<br />

difficoltà, ma vorresti abbandonare e smettere di combattere. Non capisco il<br />

bisogno degli altri di sfogarsi con me, non so, forse perché ero allora la più debole<br />

della classe. Forse sì, ma non ha senso prendersela con una bambina di nove anni<br />

che non ha ancora scoperto il modo di difendersi, che non sa come affrontare gli<br />

ostacoli della vita. Lei sì che sapeva come spegnermi il sorriso in un momento di<br />

gioia. Nessuno sa come mi sentivo. Nessuno capisce quando racconto la mia<br />

in<strong>fa</strong>nzia, nessuno ha mai detto: “Ti capisco, ci sono passata anch’io”. Nessuno ha<br />

mai <strong>fa</strong>tto nulla, tutti hanno sempre detto: “Mi dispiace” e poi riprendevano a<br />

raccontare i loro problemi, le loro difficoltà, tutti!<br />

Ogni volta che racconto della mia in<strong>fa</strong>nzia pensano che è solo il passato e devo<br />

guardare al presente.<br />

Nessuno sa come è stato difficile superare quel trauma che mi ha influenzato da<br />

piccola.<br />

Come lei ha sempre detto, ho sempre ritenuto che ero inutile, che non sapevo nulla<br />

e ero solo un’ignorante senza speranze di migliorare.<br />

A me non importa niente che il passato è passato, nel mio piccolo pezzo di cuore<br />

quei momenti sono troppo difficili da dimenticare, quegli insulti sulla mia<br />

intelligenza…, quei momenti in cui mi ha <strong>fa</strong>tto sentire uno straccio…, quel suo<br />

guardarmi come per dire: “Tu sei inutile”. Non mi sentivo capita da nessuno e non<br />

riuscivo a capire gli altri. Ero io, da sola, in una piccola bolla isolata e all’interno<br />

rimbombavano i suoi rimproveri.<br />

Anche adesso mi succede di rimanere in una piccola bolla e sento, a volte, che non<br />

mi capisce nessuno e non riesco a capire gli altri.<br />

Quando i miei genitori mi strillano io mi sento un vero straccio, una vera nullità che<br />

non è utile a nessuno. È come se ritornassi al passato e i miei genitori si<br />

trasformassero nella mia maestra e la stanza, nella mia classe.<br />

Tutti quei rimproveri, da semplici, diventano pesanti e io, piccola, impotente a<br />

subire. Ecco come mi sentivo a subire quei rimproveri. Adesso non è più così grazie<br />

ad una persona speciale.<br />

Avrò ancora dei momenti difficili, dei momenti belli e dei momenti di totale<br />

isolmento quando ripenserò alla mia in<strong>fa</strong>nzia. Ci saranno giorni in cui non mi sentirò<br />

capita e non capirò gli altri, in cui mi arrenderò per la troppa <strong>fa</strong>tica di affrontare.<br />

Affrontare, affrontare… e la mia pazienza finirà, ma grazie alle esperienze <strong>fa</strong>tte avrò<br />

le armi giuste per combattere senza arrendermi.<br />

Giorgia Petrella<br />

145


Tendenze adolescenziali<br />

Il problema della comprensione di noi adolescenti è senz’altro uno dei temi più<br />

ricorrenti e discussi. Si dice di frequente che gli adolescenti si sentono capiti poco e<br />

che <strong>fa</strong>nno <strong>fa</strong>tica a rapportarsi con il mondo adulto. Tutto questo ha un fondo di<br />

verità. Per spiegare il perché credo che bisogna interrogarsi sulle cause di questo<br />

modo di essere dell’adolescente.<br />

Il periodo dell’adolescenza coincide con la <strong>fa</strong>se dello sviluppo del ragazzo, periodo<br />

in cui, forse più che in ogni altra <strong>fa</strong>se, si assiste a grandi cambiamenti fisici e<br />

mentali. L’adolescente vive perciò un grande fermento che contribuisce a creare le<br />

situazioni più varie sul piano psicologico. È così che il ragazzo può trascorrere<br />

giornate con umori e sensazioni di segno opposto.<br />

In questa <strong>fa</strong>se di crescita, in molti casi, l’adolescente tende a considerarsi già adulto<br />

e ad assumere un eccesso di sicurezza. Tale sicurezza lo porta spesso a non<br />

relazionarsi in maniera giusta con l’adulto, che può essere visto come un<br />

antagonista. Ho riscontrato questo comportamento anche in me, quando per<br />

esempio ho chiesto ai miei genitori di potermi iscrivere su un social-network.<br />

Pontamente non hanno accolto la mia richiesta e, a quel punto, io non mi sono<br />

sentito capito. Ho contestato la loro decisione per il <strong>fa</strong>tto che molti altri ragazzi<br />

della mia età hanno ottenuto ciò senza problemi. Ai miei occhi la decisione è<br />

apparsa ingiusta e mi sono sentito tradito proprio dalle persone a me più care.<br />

I motivi di contrasto possono essere diversi, ma sempre derivano da una visione<br />

diversa dell’adolescente rispetto al mondo che si appresta a conoscere.<br />

Personalmente mi capita di non riuscire a capire il punto di vista altrui, di pensare<br />

che io stia nella ragione e di non riuscire ad accettare le ragioni degli altri.<br />

Ritengo che questa situazione di incomprensione reciproca tra adulto e adolescente<br />

sia dovuta alle differenti esperienze di vita vissute e che in molti casi potrebbe<br />

essere appianata con il trascorrere degli anni e la conseguente maturazione<br />

dell’adoloscente. In<strong>fa</strong>tti l’adolescente ha trascorso poche esperienze di vita,<br />

relazionandosi con un ristretto ambito di soggetti e situazioni costituiti quasi<br />

unicamente dalla scuola, dalla <strong>fa</strong>miglia e in minima parte dagli amici. L’adulto,<br />

invece, avendo trascorso più esperienze e avendo imparato di più dalla vita ha<br />

accumulato le proprie idee e visioni della vita, che si discostano necessariamente<br />

dalle visioni adolescenziali. Ma malgrado tutto l’adolescente deve <strong>fa</strong>re il proprio<br />

percorso, <strong>fa</strong>tto anche di errori e punti di vista sbagliati, perché ciò lo aiuterà a<br />

diventare adulto e a <strong>fa</strong>re tesoro delle esperienze <strong>fa</strong>tte.<br />

Pietro Taragoni<br />

146


Sono proprio io<br />

“<strong>La</strong> collera non è mai senza ragione, ma raramente ne ha<br />

una buona”<br />

B. Franklin<br />

Non credo che sulla Terra esista qualcuno che non si sia svegliato con il piede storto.<br />

Ci sono persone a cui capita di rado, altre a cui capita spesso, altre invece a cui<br />

capita periodicamente perché <strong>fa</strong> parte del loro carattere.<br />

Ho conosciuto un esemplare di questo tipo, una ragazzina che si rispecchia<br />

benissimo in questa descrizione. Ci sono mattine in cui si alza già con il<br />

presentimento di dovere affrontare una giornata <strong>fa</strong>ticosa. Va alla finestra, guarda il<br />

cielo, le nuvole la pioggia, un povero uccello in cerca di riparo, l’umore non migliore<br />

del colore cereo del cielo. Da quel momento inizia la sua giornata, <strong>fa</strong>tta di liti, urla e<br />

nervosismo, in cui il suo carattere emerge in tutta la sua maestosità. Tutto sembra<br />

essersi rivoltato contro di lei, litiga con la sorella, si lascia con il fidanzato, prende<br />

una nota arriva tardi a scuola. Ci sono momenti in cui si chiede se sia un problema<br />

suo o dell’universo circostante, momenti in cui si guarda allo specchio, nella<br />

speranza di ritrovare la bambina gioiosa e vivace di un tempo, ma vede solo un viso<br />

pallido e degli occhi ginfi di lacrime. Osserva una foto di qualche anno <strong>fa</strong>. Guarda la<br />

piccola bambina sorridente, spensierata, con gli occhi luminosi e <strong>fa</strong>tica acredere che<br />

sia veramente lei, che sia veramente lei qualche anno <strong>fa</strong>. Sembra passata una vita<br />

da quando correva per i prati rincorrendo i conigli, da quando giocava con le<br />

bambole. Prima sapeva a mala pena cos’era la rabbia, mentre ora ci convive<br />

abitualmente. Durante queste giornate non sembra il cervello a comandare i suoi<br />

movimenti, le sue decisioni, ma un essere estraneo a lei, un demone. Le cose più<br />

assurde sembrano ora del tutto normaali, <strong>fa</strong>nno parte della quotidianità. Urla, strilli,<br />

litigi, che prima le erano del tutto estranei, ora sono parte del suo carattere.<br />

Quella ragazzina sono io.<br />

Bianca Patarnello<br />

147


<strong>La</strong> non comprensione, un problema di tutti<br />

Ci sono dei giorni in cui proprio non mi sento capita e non comprendo gli altri, cerco<br />

di spiegarmi, ma la gente mi guarda e ride come se mi stesse prendendo in giro, mi<br />

sento la pecora nera del gruppo, un pesce fuor d’acqua e capisco che a quel punto è<br />

meglio tacere, vorrei sparire dal mondo e chiudermi in me stessa senza dover<br />

spiegare a nessuno la mia tristezza.<br />

In quei momenti mi sembra tutto più difficile, più complicato.<br />

Ogni banalità si trasforma in qualcosa di impossibile, ogni problema si trasforma in<br />

lacrime che cercano di scappare via veloci come un leone quando avvista la preda.<br />

Cerco di nascondermi e, come diceva Petrarca, di camminare a testa bassa cercando<br />

di non vedere niente che mi <strong>fa</strong>ccia ricordare la tristezza. Vorrei che esistesse una<br />

stanza dove non ci fosse niente, una stanza bianca solo per me, <strong>fa</strong>cile da<br />

raggiungere in ogni momento. Mi guardo intorno, ma sembra tutto diverso, più<br />

buio, più difficile.<br />

A volte mi capita di alzarmi la mattina, come si dice, con il piede sbagliato,<br />

svegliarmi male e cominciare la giornata in modo orribile. E da quel momento è<br />

tutto una lamentela, mi viene da piangere per qualsiasi cosa, a partire dai cereali<br />

della colazione finiti. Mi viene da litigare con tutti per ogni banalità e da piangere.<br />

Vorrei non <strong>fa</strong>rmi vedere, vorrei che nessuno venisse da me a chiedere: “che hai?”.<br />

Io rispondo che non ho niente, ma ovviamente nessuno mi crede “non si piange se<br />

non si ha niente”, e a quel punto mi sento ancora peggio, mi sento l’unica a cui<br />

succedono queste cose. Mi sento stupida, banale, egoista, inutile!<br />

Con il tempo ho capito che la non comprensione è un problema di tutti e si può<br />

risolvere solo confrontandosi.<br />

A volte mi sento così incompresa ed esclusa che penso che niente al mondo<br />

potrebbe tirarmi su. Poi penso agli amici, l’unica via d’uscita da questa<br />

incomprensione. Ne parlo con delle persone fidate e mi sento subito meglio, più<br />

libera, più leggera, come se avessi buttato via un peso e poco dopo sto subito<br />

meglio.<br />

Ilaria Manzocchi<br />

148


Capire è difficilissimo, ma <strong>fa</strong>rsi capire è una smisurata ambizione<br />

Comunicare con gli altri è la cosa più <strong>fa</strong>cile del mondo e lo è ancora di più se la<br />

persona che ti sta davanti è un amico che ci conosce profondamente. A volte basta<br />

un solo sguardo per essere compresi. Altre volte, invece, può non essere così <strong>fa</strong>cile<br />

<strong>fa</strong>rsi comprendere dall’altro: basta un tono diverso di voce, un gesto, una parola<br />

fuori luogo per essere fraintesi.<br />

Credo che molto dipenda dalla capacità nostra e degli altri di saper ascoltare senza<br />

pensare ad altro quando qualcuno parla e senza avventarsi in giudizi affrettati e<br />

superficiali.<br />

In particolare, in questo periodo, che gli adulti definiscono come la nostra<br />

adolescenza, a volte mi capita di non essere capita soprattutto da loro. Mi sembra<br />

come se non avessero mai affrontato questa <strong>fa</strong>se della vita e fossero nati già grandi.<br />

Talvolta mi piacerebbe avere più libertà di quanta me ne viene concessa dai miei<br />

genitori. Vorrei sentirmi più accettata e più grande.<br />

Mi capita, a volte, di voler <strong>fa</strong>re una metamorfosi ed entrare in un corpo adulto per<br />

capire come ci si sente e per quale motivo spesso noi adolescenti non veniamo<br />

capiti. Vorrei che in certe circostanze gli adulti comprendessero ciò di cui abbiamo<br />

bisogno confidando nelle nostre capacità. Ma devo confessare che la maggior parte<br />

delle volte siamo proprio noi ragazzi a non capire gli adulti, perché non sappiamo<br />

ancora distinguere il bene dal male e, soprattutto, i pericoli in cui possiamo<br />

incorrere. In questi momenti ci interessa solo quel che vogliamo e crediamo che le<br />

nostre motivazioni siano le più corrette e le più giuste rispetto a quelle degli adulti.<br />

Ma deve essere proprio in questi momenti che, per essere considerati pronti ad<br />

affrontare le difficoltà nel modo giusto, dobbiamo imparare a confrontarci e a<br />

dialogare con chi ha più esperienza di noi. Questo, forse, potrebbe aiutarci a capire<br />

le ragioni degli adulti, anche se tutto ciò è molto complicato.<br />

Dobbiamo ricordarci sempre che anche i nostri genitori sono passati per questa<br />

<strong>fa</strong>se, <strong>fa</strong>cendo anche degli errori, ma, crescendo, hanno lasciato questa fermata e<br />

sono andati avanti in modo onesto e giusto nella loro vita. Anche se pensiamo che<br />

loro non ci capiscano in realtà ci comprendono pienamente, ma devono scegliere<br />

quello che è meglio per la nostra vita.<br />

Ricordo una frase <strong>fa</strong>mosa di Paul Valéry: “Se noi non capissimo gli altri, non<br />

capiremmo più noi stessi”.<br />

Esagerare è sbagliato: questa è la verità, non si può evitare ogni difficoltà perché<br />

prima o poi qualcosa non va. È una canzone che sento spesso in televisione e solo<br />

ora mi rendo conto del suo significato.<br />

Per questo motivo capire è difficilissimo e <strong>fa</strong>rsi capire, a volte, è davvero una<br />

smisurata ambizione.<br />

Chiara Vaccaro<br />

149


Conclusione<br />

Qui termina questa nostra piccola avventura <strong>fa</strong>tta non solo di tante frasi, ma<br />

anche di emozione e di passione che abbiamo voluto provare a fissare nel tempo<br />

per poterle poi risvegliare e riviverle attraverso la lettura di queste pagine.<br />

“Verba volant, scripta manent” nt” dicevano gli antichi Romani riprendendo un<br />

antico motto babilonese: le parole passano, gli scritti restano. Questo libro è<br />

l’impegno perché da oggi valga anche per noi. Scrivere però non è importante solo<br />

per custodire la memoria di quello che è stato; può essere utile anche per<br />

conoscere meglio sé stessi, per migliorarsi, per prepararsi al futuro.<br />

I nostri temi sono stati scritti non solo per divertire, ma in alcuni casi per<br />

<strong>fa</strong>rci riflettere su importanti problematiche, co come e il rapporto tra gli adolescenti e i<br />

genitori, la corretta alimentazione, la responsabilità individuale individuale, la capacità di<br />

operare scelte con maturità e riflessione, la necessità di non dimenticare e, infine,<br />

l’esigenza di offrire per il piacere della solidarietà.<br />

Tramite questi esti scritti abbiamo provato a raccontare are qualcosa ddi<br />

noi: progetti,<br />

opinioni, ambizioni; solitamente essi vengono letti, corretti, commentati e subito<br />

dopo, spesso, dimenticati. Questa volta, , invece, vogliamo tentare di conservarli e<br />

<strong>fa</strong>re in modo che poss possano ano offrire spunto, negli anni, ai ragazzi che verranno verranno, per<br />

conoscere e confrontare idee ed aspettative, nella speranza che ciò possa servire<br />

loro a considerare e, eventualmente, imparare dalle nostre riflessioni e dagli errori,<br />

sperando nella loro com comprensione per i nostri limiti.<br />

Attraverso questi componimenti abbiamo raccontato cose che pensavamo di<br />

non riuscire a dire, , alcune volte svelando o una parte del nostro carattere che<br />

ignoravamo: paure, speranze speranze, sogni, aspirazioni, nostalgie …. Siamo sicuri che che, se tra<br />

qualche anno ci capiterà di rileggere queste pagine, ricorderemo con un po’ di<br />

commozione come eravamo e quel che sentivamo al tempo della nostra<br />

adolescenza; forse queste frasi ci appariranno ingenue e un po’ in<strong>fa</strong>ntili, ma<br />

sicuramente sincere, au autentiche e ci racconteranno di noi stessi.<br />

Abbiamo inventato storie <strong>fa</strong>ntastiche, comiche, del terrore; ci siamo<br />

cimentati con la poe poesia componendo i primi sonetti. Abbiamo bbiamo messo in comune<br />

frammenti di vite diverse! Non ci aspettavamo, al momento della scr scrittura, che<br />

questo lavoro avrebbe potuto sfidare il tempo. Tutto ciò ci emoziona ed entusiasma<br />

come se stessimo per pubblicare il nostro primo vero libro. Anche per questo, oltre<br />

che per tutto quello che ha <strong>fa</strong>tto e <strong>fa</strong>rà per noi, vorremmo <strong>fa</strong>re un ringraziam ringraziamento<br />

speciale alla nostra professoressa che ha migliorato la nostra scrittura e ci ha<br />

permesso di realizzare questo lavoro perseverando nel progetto, nonostante i nostri<br />

infiniti timori e tentennamenti.<br />

Rossana Maletto, Bianca Patarnello, , Cecilia Perinelli<br />

150


Anselmi Riccardo<br />

Cappella Edoardo<br />

Cicolella Giulio<br />

Conti Matteo<br />

Criscuolo Margherita<br />

Dal Piaz Milena<br />

Damosso Pierluigi<br />

Doglio Giangiacomo<br />

Giannetti Victoria<br />

Graziani Francesco<br />

Iacomacci Alice<br />

Ingenito Daniele<br />

<strong>La</strong>i Federico<br />

<strong>La</strong> classe seconda B<br />

2011-<strong>2012</strong>:<br />

Maletto Rossana<br />

Manzocchi Ilaria<br />

Miani Federica<br />

Oneto Michela<br />

Parrella Alice<br />

Patarnello Bianca<br />

Perinelli Cecilia<br />

Petrella Giorgia<br />

Rocchegiani Agnese<br />

Schettino Antonio<br />

Smorto Giada<br />

Taragoni Pietro<br />

Tata Emanuele<br />

Testi Anna<br />

Tommasini Rosa Maria<br />

Vaccaro Chiara<br />

151


INDICE<br />

Acrostici pag. 3<br />

Introduzione “ 6<br />

<strong>La</strong> mia adolescenza tra sogni e realtà “ 8<br />

1. Riflessioni su letture dall’antologia “ 22<br />

- Caricatura “ 23<br />

- Amicizia “ 26<br />

- Il futuro “ 28<br />

- Anne e Zlata “ 33<br />

- Paura “ 36<br />

- Vacanze “ 39<br />

2. Cartesio: la lettura di buoni libri… “ 40<br />

3. Cibo e <strong>fa</strong>ntasia “ 48<br />

4. Ogni giorno la scuola mi regala… “ 74<br />

5. Il mondo che vorrei “ 80<br />

6. Donare è amore e altruismo “ 90<br />

7. Se io fossi … Sonetti “ 114<br />

8. Ci sono giorni… “ 125<br />

Conclusione “ 150<br />

<strong>La</strong> classe seconda B 2011-<strong>2012</strong> “ 151<br />

152

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