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IL NUOVO SITO DI FOCUS È online. Scoprilo!<br />
Come funziona l'autovelox<br />
Scoprire e capire il mondo<br />
<strong>262</strong><br />
AGOSTO <strong>2014</strong><br />
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Digitale<br />
PERCHé viaggiare<br />
fa bene<br />
Cos'è il<br />
lifelogging<br />
DOSSIER<br />
f(x) = (x 3 +y 3 )=6xy [-2 ,15 ]<br />
_1<br />
3<br />
_7<br />
10<br />
_7<br />
10<br />
Tutto è<br />
matematica<br />
Tecnologia<br />
Aumenta i neuroni nel nostro cervello.<br />
Ci rende felici e ci fa stare meglio con gli altri<br />
I treni<br />
del FUTUro<br />
Mensile: Austria, Belgio, Francia,<br />
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Natura
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La Sfida buona<br />
notizia<br />
Il miracolo<br />
degli<br />
Appennini<br />
Il più bel camoscio del<br />
30<br />
mondo è (quasi) salvo I camosci a inizio ’900.<br />
La popolazione era stata<br />
I parchi abruzzesi hanno unito le forze per<br />
tutelare questo animale, che vive solo in <strong>Italia</strong>.<br />
Un intervento esemplare, che l’estero ora copia.<br />
decimata da caccia e<br />
territori “rubati” per<br />
l’allevamento. Oggi si<br />
contano 2.000 esemplari.<br />
Npl/Contrasto<br />
Un piano di salvataggio<br />
eccellente, preso a modello<br />
dagli esperti di tutta Europa,<br />
ha permesso di portare a<br />
oltre 2.000 il numero di<br />
esemplari di camoscio<br />
appenninico (Rupicapra<br />
pyrenaica ornata) che vivono<br />
sulle nostre montagne. Il<br />
risultato, annunciato a fine<br />
giugno, è davvero rilevante,<br />
se si considera che all’inizio<br />
del ’900 la popolazione era<br />
ridotta a una trentina di capi.<br />
Il camoscio appenninico, una<br />
sottospecie che vive solo in<br />
<strong>Italia</strong>, è ancora ritenuto<br />
vulnerabile, ma il tasso di<br />
riproduzione che si registra<br />
oggi lascia ben sperare.<br />
Eco turisti. Gli interventi<br />
di tutela stanno avendo un<br />
ritorno importante anche sul<br />
piano economico. Si calcola<br />
infatti che ogni anno nei<br />
parchi abruzzesi arrivino<br />
circa 10.000 turisti, attratti<br />
principalmente dall’idea di<br />
un incontro a tu per tu con<br />
questo elegante ungulato,<br />
ritenuto dagli esperti “il più<br />
bel camoscio del mondo”.<br />
l’unione fa la forza.<br />
Coordinamento è stata la<br />
parola chiave del successo.<br />
Infatti, da una ventina di<br />
anni i progetti per la tutela<br />
del camoscio hanno coinvolto<br />
tutte e 5 le aree protette<br />
abruzzesi: dal Parco Nazionale<br />
d’Abruzzo – il primo a<br />
essere istituito nel 1922 –<br />
gli esemplari sono stati<br />
prelevati e introdotti nei<br />
territori ritenuti idonei a<br />
ospitarli, nei parchi della<br />
Majella, dei Monti Sibillini,<br />
del Gran Sasso e del Sirente<br />
Velino. Oggi, con 830<br />
esemplari, la popolazione<br />
della Majella è la più numerosa,<br />
mentre il Gran Sasso<br />
conta già 500 capi.<br />
Margherita Fronte<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 3
AGOSTO <strong>2014</strong> numero <strong>262</strong><br />
Scoprire e capire il mondo<br />
DOSSIER<br />
74 MATEMATICI SI NASCE O SI<br />
DIVENTA?<br />
C’è chi è portato, e chi no.<br />
81 ALTRI MODI DI DARE I NUMERI<br />
La matematica nelle altre culture.<br />
86 MAI DIRE MAI<br />
Giochiamo con le probabilità.<br />
14<br />
Perché viaggiamo<br />
Scienza<br />
Perché viaggiamo .......................................................................... 14<br />
Non sono i soldi a dare la felicità, ma la fuga dalle abitudini e il piacere della scoperta.<br />
Di più. Una vacanza ci regala benessere... e neuroni!<br />
«I casi di<br />
morbillo sono<br />
in aumento per<br />
l’insano timore<br />
del vaccino»<br />
pag. 13<br />
Tecnologia<br />
I treni del futuro ............................................................................. 22<br />
Materiali leggeri come in Formula 1. Freni che generano energia. I nuovi convogli<br />
saranno più ecologici, veloci, comodi. Così, anche l’<strong>Italia</strong> volerà sui binari.<br />
Scienza<br />
Bolle! .............................................................................................. 30<br />
Le bolle non sono soltanto uno svago per i bambini. Nascondono una fisica e una<br />
matematica complesse. Ecco perché le ritroviamo nei campi più diversi e sorprendenti.<br />
Storia<br />
Un Senato, tanti Senati .................................................................. 33<br />
Un collegio di saggi stimati e autorevoli, la rappresentanza dei territori, una garanzia di<br />
qualità: ecco le ragioni storiche all’origine di un’istituzione oggi messa in discussione.<br />
Chimica<br />
Senza punture ................................................................................ 43<br />
Tenere lontane le zanzare con repellenti al profumo d’uva? Le ultime scoperte aprono<br />
la porta a nuove sostanze efficaci e sicure.<br />
Natura<br />
Banana addio ................................................................................. 48<br />
Una malattia minaccia di spazzare via le piantagioni. E gli scienziati le provano tutte.<br />
48<br />
Banana addio<br />
4 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Sessualità<br />
Donne che amano le donne .............................. 64<br />
L’omosessualità femminile è meno diffusa, meno visibile e meno<br />
studiata. Libera da tabù, ecco cosa ne sa la scienza.<br />
Natura<br />
Farfalle marine urticanti .................................... 92<br />
Le meduse sono fatte quasi solo di acqua, ma possiedono<br />
le armi più efficienti del mondo animale.<br />
Tecnologia<br />
La vita è tutta un bit ........................................ 102<br />
Il lifelogging è l’ultima frontiera aperta dai gadget hi-tech:<br />
dispositivi da indossare per memorizzare ogni cosa.<br />
Storia<br />
La beffa di Moby Dick ...................................... 116<br />
Quello sulla balena bianca è il romanzo per cui ricordiamo<br />
Melville. Ma quando uscì gli stroncò la carriera.<br />
Mondo<br />
Vertigini ........................................................... 122<br />
Se ne soffrite, fate un respiro profondo perché le foto raccolte in<br />
queste pagine vi faranno tremare le gambe.<br />
Corpo umano<br />
Meditate gente ................................................ 130<br />
Dopo tanto scetticismo la ricerca scientifica conferma: l’uso delle<br />
tecniche orientali può prevenire e curare molte malattie.<br />
Spazio<br />
Segreti spaziali ................................................ 138<br />
Dietro le quinte dei centri utilizzati dall’Agenzia spaziale europea.<br />
Per scoprirne i luoghi più nascosti.<br />
122Vertigini<br />
L’invito alla lettura del direttore<br />
Siete in spiaggia? In treno?<br />
Sul divano? È sempre il momento<br />
di scoprire il nuovo <strong>Focus</strong>.it! Notizie<br />
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francesca.folda@focus.it<br />
145<br />
My<strong>Focus</strong><br />
SEZIONI<br />
57 Prisma<br />
110 Domande & Risposte<br />
145 My<strong>Focus</strong><br />
152 relax<br />
155 Giochi<br />
160 Mondo <strong>Focus</strong><br />
Farfalle<br />
marine<br />
urticanti<br />
RUBRICHE<br />
3 La buona notizia<br />
6 Flash<br />
13 L’intervista<br />
46 Come funziona<br />
99 il confronto<br />
128 Visioni dal futuro<br />
137 La sfida<br />
162 in numeri<br />
pag. 92<br />
Guida a colori<br />
e temi di<br />
questo numero<br />
Animali<br />
Natura<br />
Ecologia<br />
Tecnologia<br />
Digitale<br />
Medicina<br />
Chimica<br />
Corpo Umano<br />
Scienza<br />
Spazio<br />
Comportamento<br />
Mondo<br />
Sessualità<br />
Storia<br />
Cultura<br />
Arte<br />
128<br />
Visioni dal futuro<br />
Ci trovi anche su:<br />
www.focus.it<br />
In copertina: uomo sull’aereo Corbis, elaborazione grafica di Chiara Scandurra; autovelox: Fotogramma; matematica: Nikki Graziano; treno Bombardier; Senato: Andrea Sabbadini/Buenavista;<br />
medusa: Alexander Semenov/Getty Images; donna lifeloggig: Pablo Sarabia/Quo Magazine.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 5
Flash<br />
Come<br />
le fate<br />
6 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
dee danzanti<br />
Queste giovani cambogiane<br />
sono vestite da Apsaras,<br />
“danzatrici celesti” descritte<br />
in molti testi della tradizione<br />
religiosa hindu e buddista.<br />
Nella mitologia Khmer,<br />
fra il IX e il XV secolo,<br />
queste semidee<br />
avrebbero insegnato al<br />
popolo la danza. Sono<br />
quindi personaggi molto<br />
popolari: nelle pietre<br />
dei templi di Angkor (il<br />
sito archeologico più<br />
importante della Cambogia)<br />
sono incise centinaia di<br />
raffigurazioni delle dee.<br />
Romeo Starcevic<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 7
Flash<br />
Caccia<br />
ai neutrini<br />
8 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
mondo dorato<br />
Questo luogo surreale è<br />
Super-Kamiokande, un<br />
rivelatore posto 1.000<br />
metri al di sotto del monte<br />
Kamioka (Giappone) che<br />
dà la caccia ai neutrini che<br />
arrivano dallo spazio.<br />
È un serbatoio largo 39 m<br />
e alto 42, che di norma<br />
contiene 50.000 tonnellate<br />
di acqua purissima (qui, in<br />
manutenzione, è svuotato).<br />
I 13 mila rivelatori sulle sue<br />
pareti colgono le interazioni<br />
tra i neutrini e le molecole<br />
d’acqua. Ma sono eventi<br />
molto rari: per questo serve<br />
un rivelatore così grande!<br />
Kamioka Observatory, ICRR, The University of Tokyo<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 9
Flash<br />
Un diavolo<br />
per capello<br />
10 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
che doccia!<br />
“Che c’è da guardare?”<br />
sembra chiedere questo<br />
allocco della Lapponia<br />
(Strix nebulosa), un<br />
rapace notturno che vive<br />
nelle foreste di conifere<br />
dell’emisfero nord. L’aspetto<br />
sorpreso e stropicciato<br />
del volatile ha catturato<br />
l’attenzione del fotografo<br />
Patrick Pleul che si trovava<br />
nello zoo di Eberswalde<br />
(Germania) durante un<br />
violento temporale che ha<br />
inzuppato tutti: umani e<br />
animali. E così il gufo, tutto<br />
bagnato, si è conquistato<br />
questo bel primo piano.<br />
Patrick Pleul/Afp/Getty Images<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 11
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L’intervista<br />
di<br />
Giovanni<br />
Corsello<br />
Il medico<br />
che difende<br />
i bambini<br />
Biografia<br />
Nato a Cefalù (Pa) nel<br />
1958, sposato e con due<br />
figli, è uno dei più<br />
importanti pediatri italiani.<br />
Si è laureato in medicina<br />
nel 1986 a Palermo e negli<br />
anni successivi si è<br />
specializzato in pediatria<br />
e in genetica medica.<br />
Dal 2002 è professore<br />
ordinario di pediatria<br />
all’Università di Palermo<br />
e direttore della Clinica<br />
pediatrica; dal 2003 è<br />
anche direttore della<br />
scuola di specializzazione<br />
in pediatria.<br />
È autore di circa 350<br />
pubblicazioni scientifiche<br />
pubblicate su riviste<br />
nazionali e internazionali.<br />
Dal 2012 è presidente<br />
della Società italiana<br />
di pediatria (Sip).<br />
I movimenti anti-vaccini<br />
sono la nuova peste<br />
Il morbillo torna a colpire in <strong>Italia</strong>, a causa<br />
dei timori ingiustificati nei confronti della<br />
vaccinazione trivalente. I pediatri mettono<br />
in guardia: non ascoltate chi diffonde le bufale.<br />
1È vero che i casi di morbillo in <strong>Italia</strong> stanno<br />
aumentando?<br />
Purtroppo sì, e in modo rilevante. Quest’anno,<br />
da gennaio ad aprile si sono registrati già 1.047<br />
casi di morbillo in età pediatrica, contro i 700<br />
rilevati nello stesso periodo del 2013. Il fenomeno<br />
riguarda tutte le regioni e coinvolge anche<br />
le altre malattie prevenibili con il vaccino<br />
trivalente, ovvero la parotite e la rosolia.<br />
2A che cosa è dovuto questo incremento?<br />
Certamente a una riduzione della copertura<br />
vaccinale. Per debellare il morbillo è necessario<br />
che almeno il 90% della popolazione<br />
abbia completato l’iter, che prevede due iniezioni<br />
a distanza di qualche anno l’una dall’altra.<br />
Negli anni scorsi eravamo molto vicini a<br />
questo risultato ma ora siamo scesi e in certe<br />
zone i vaccinati non sono neppure l’80%.<br />
3Perché i bambini non vengono vaccinati?<br />
Il calo che osserviamo va attribuito alla<br />
diffusione di notizie prive di fondamento, che<br />
collegano la vaccinazione all’autismo. Queste<br />
notizie derivano da una vicenda di molti anni<br />
fa, che vide per protagonista un medico che,<br />
sulla rivista Lancet, ipotizzò l’esistenza di un<br />
legame fra vaccino e autismo. In seguito, lo<br />
studio è stato smentito e ritirato dalla stessa<br />
rivista, mentre altre ricerche hanno documentato<br />
che l’ipotesi era del tutto inconsistente.<br />
Purtroppo però Internet continua a veicolare<br />
quell’informazione e questo crea dubbi e incertezze.<br />
La maggior parte dei genitori decide<br />
poi comunque di vaccinare il figlio, ma va precisato<br />
che il ritardo comporta che per un certo<br />
tempo il bambino sia vulnerabile alla malattia.<br />
4Perché la notizia continua a circolare, nonostante<br />
sia stata smentita dalla scienza?<br />
È molto difficile arginare ciò che accade su Internet,<br />
dove chiunque può millantare credenziali<br />
e competenze inesistenti. Inoltre, negli<br />
anni la notizia è stata condita da posizioni<br />
ideo logiche. Per esempio, c’è chi sostiene che<br />
le industrie farmaceutiche vogliano lucrare<br />
sui vaccini nascondendo il legame con l’autismo.<br />
È un’idea assurda: tanto più che un singolo<br />
caso di morbillo costa moltissimo al Servizio<br />
sanitario nazionale e dal punto di vista economico<br />
è senza dubbio più conveniente vaccinare<br />
tutti, invece che curare chi si ammala.<br />
5Ma il morbillo è davvero così pericoloso?<br />
Il morbillo è una malattia pericolosissima.<br />
Nella maggior parte dei casi colpisce solo le vie<br />
respiratorie, provocando febbre, tosse, il caratteristico<br />
esantema della pelle e la congiuntivite.<br />
Già in questa forma può determinare un<br />
malessere importante, ma il rischio maggiore<br />
è che il virus raggiunga il cervello. Accade in<br />
un caso su mille e purtroppo l’encefalite che<br />
ne segue non ha nessuna cura. È potenzialmente<br />
letale e nel 20-30% dei casi provoca<br />
danni neurologici permanenti. Anche la rosolia<br />
e la parotite possono essere pericolose:<br />
la prima, se contratta in gravidanza, può danneggiare<br />
gravemente il feto o causare aborti;<br />
la parotite può determinare sterilità negli uomini.<br />
Oggi però si è persa la consapevolezza<br />
di questi rischi, perché i genitori solitamente<br />
non conoscono bambini che sono diventati<br />
sordi o ciechi a causa del morbillo, che resta<br />
una malattia poco diffusa. Bisogna che l’allerta<br />
torni alta.<br />
Il morbillo non ha alcuna<br />
cura e può uccidere.<br />
Il vaccino è l’unica vera<br />
arma che abbiamo<br />
6Secondo lei la trivalente dovrebbe essere<br />
resa obbligatoria?<br />
Penso che non ce ne sia bisogno. I medici<br />
dovrebbero favorire l’adesione volontaria e<br />
informata ai programmi di vaccinazione, che<br />
non vanno vissuti come un obbligo ma come<br />
un’opportunità.<br />
Si tratta di rimedi che stimolano le difese naturali<br />
dell’organismo contro gli agenti infettivi,<br />
e sono la nostra unica arma contro malattie<br />
gravissime.<br />
Margherita Fronte<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 13
Scienza<br />
SGuardo<br />
sul mondo.<br />
Quando<br />
si raggiunge un<br />
luogo come<br />
questo campo<br />
base<br />
per la scalata<br />
dell’Everest<br />
in Nepal,<br />
si allarga<br />
il proprio<br />
sguardo<br />
su se stessi e<br />
sugli altri.<br />
Perché<br />
Getty Images/National Geographic<br />
viaggiamo
Non sono i soldi<br />
a dare la felicità,<br />
ma la fuga<br />
dalle abitudini<br />
e il piacere della<br />
scoperta. Di più.<br />
Una vacanza ci<br />
regala benessere<br />
e... neuroni!
Viaggiare, ben più dei<br />
soldi, dà la felicità. Lo<br />
ha dimostrato alcuni<br />
anni fa lo psicologo inglese<br />
Howard Gardner,<br />
misurando la soddisfazione<br />
di chi aveva ricevuto<br />
una vincita di 50 mila sterline alla<br />
lotteria e confrontandola con quella di<br />
chi aveva viaggiato o era stato in vacanza<br />
più volte durante l’anno.<br />
Un dato confermato dalle più recenti<br />
ricerche che, in più, ne spiegano il motivo:<br />
il viaggio aumenta le connessioni tra<br />
neuroni e quindi l’efficienza del cervello.<br />
Inoltre, dà benessere proprio perché<br />
spezza la quotidianità e qualche volta<br />
può perfino curare vere e proprie malattie.<br />
Per non parlare dei benefici psicologici:<br />
secondo gli studiosi viaggiare migliora<br />
il senso di controllo sulla propria<br />
vita, incrementa la capacità di entrare<br />
in relazione con gli altri e modifica perfino<br />
la propria scala di valori (questioni<br />
riguardanti la famiglia, gli amici, le aspirazioni<br />
personali aumentano di importanza<br />
rispetto a quelle legate al lavoro).<br />
Evoluti con la valigia. Del resto, l’umanità<br />
viaggia da quando dalla savana<br />
africana ha colonizzato il resto del mondo.<br />
«I nostri antenati erano nomadi. Ed<br />
è per questo che siamo programmati<br />
per viaggiare, per cercare la varietà. Ne<br />
abbiamo talmente bisogno che quando<br />
non la troviamo ce la inventiamo, proprio<br />
come facevano i primi esploratori<br />
che, raccontando l’incontro con popoli<br />
sconosciuti, ne esageravano la “stranezza”»<br />
fa notare Marco Villamira, medico<br />
e autore di un libro sulla psicologia del<br />
viaggio. «Alla fine si tratta di una ricerca<br />
di conoscenza, che avviene fuori ma anche<br />
dentro di noi».<br />
Esplorare lo spazio, ma anche lasciarsi<br />
affascinare da ciò che si incontra, è<br />
un’esigenza innata, visto che è comune<br />
a molte culture, anche a quelle tribali.<br />
L’antropologo inglese Maurice Bloch,<br />
per esempio, scoprì che gli Zafimaniry<br />
del Madagascar si fermavano ogni volta<br />
che vedevano uno spazio grande davanti<br />
a sé, per contemplarlo. L’ambiente aperto<br />
della savana è anche il luogo più gradito<br />
da visitare, soprattutto dai bambini,<br />
anche se non è quello in cui la maggior<br />
parte delle persone vorrebbe vivere; lo<br />
dimostra uno studio condotto dai ricercatori<br />
Usa John Balling e John Falk (vedi<br />
grafico in alto a destra).<br />
Dove vorresti<br />
andare?<br />
savana<br />
foresta di<br />
latifoglie<br />
foresta di<br />
conifere<br />
foresta<br />
pluviale<br />
Le mete preferite da visitare o per stabilirsi<br />
definitivamente in 5 diversi ambienti naturali.<br />
SACRO MOTORE. Secondo Dean Mac-<br />
Cannell, studioso del fenomeno turistico<br />
e docente all’Università della California,<br />
viaggiare è una forma di ricerca<br />
del sacro, una sorta di pellegrinaggio, di<br />
rispetto rituale per la società umana. Di<br />
più: per alcuni studiosi il viaggio è sempre<br />
stato il motore della storia perché<br />
gli spostamenti individuali o di intere<br />
comunità avvenuti nei secoli hanno permesso<br />
contaminazioni e conoscenza tra<br />
popolazioni lontane, spesso alla radice di<br />
mutamenti fondamentali nella cultura<br />
I nostri antenati erano nomadi e anche<br />
noi siamo programmati per cercare<br />
la varietà. Esplorare ci viene naturale<br />
a vivere<br />
in vacanza<br />
deserto<br />
COMPAGNI DI VIAGGIO.<br />
L’esperienza crea ricordi<br />
e un legame ulteriore<br />
con chi ci accompagna.<br />
69%<br />
degli europei pensa<br />
che almeno una<br />
vacanza l’anno sia<br />
essenziale per avere<br />
una vita soddisfacente.<br />
Aurora Photos<br />
16 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Viaggiare non solo<br />
cura lo stress,<br />
ma migliora anche<br />
la memoria e crea<br />
persino nuovi neuroni<br />
L’idea in testa.<br />
Partiamo con una mappa mentale<br />
della nostra destinazione,<br />
ma è la sorpresa a farci star bene.<br />
Gallery Stock/Contrasto<br />
e nella tecnologia. L’uomo, insomma, è<br />
da sempre un animale con la valigia.<br />
benefici cerebrali. Solo di recente<br />
però si è capito che cosa ci spinga a chiudere<br />
la porta di casa alle nostre spalle:<br />
percorrere luoghi sconosciuti, degustare<br />
cibi mai assaggiati prima o imparare anche<br />
poche parole in un’altra lingua sono<br />
attività che costruiscono nuove connessioni<br />
nel cervello.<br />
Esaminando l’encefalo di 329 persone,<br />
l’équipe di ricercatori diretta da Michael<br />
Valenzuela dell’Università di Sydney nel<br />
2012 ha scoperto che chi aveva viaggiato<br />
molto e in generale aveva avuto una vita<br />
attiva aveva anche una maggiore densità<br />
di neuroni in alcune zone cerebrali. In<br />
particolare, lo spessore corticale del lobo<br />
frontale era maggiore. Insomma, più che<br />
mantenere in salute i circuiti esistenti, le<br />
esperienze di viaggio sembrano crearne<br />
di nuovi. Non solo.<br />
Vantaggi per la memoria sono stati dimostrati<br />
da un’altra ricerca condotta da<br />
Gary Small, direttore dell’Ucla Longevity<br />
center di Los Angeles, su 70 persone<br />
tra i 35 e i 69 anni che per 14 giorni hanno<br />
seguito un programma che simulava una<br />
situazione simile a un viaggio-vacanza<br />
e che prevedeva frequenti passeggiate,<br />
stimoli cognitivi e cibo più sano. Risultato,<br />
l’attività della corteccia cerebrale<br />
dorsolaterale, molto importante per la<br />
memoria a lungo termine, diventava più<br />
intensa ed efficiente.<br />
Uscire dalla quotidianità è talmente benefico<br />
per il nostro cervello che diventa<br />
una cura. È il caso del disturbo post traumatico<br />
da stress, comune tra i sopravvissuti<br />
a un disastro e tra gli ex militari<br />
che sono stati a lungo in zone di guerra.<br />
Alcuni ricercatori della University of<br />
Southern Maine di Portland hanno condotto<br />
in campagna, per tre giorni di relax<br />
e pesca a mosca, 74 veterani tra i 33 e i<br />
60 anni affetti da questo disturbo. Hanno<br />
valutato la loro attenzione, l’umore, la<br />
qualità del sonno, l’ansia e il grado di depressione<br />
due settimane prima del viaggio,<br />
l’ultimo giorno della vacanza e sei<br />
settimane dopo il ritorno. Confrontando<br />
i dati, hanno notato una forte riduzione<br />
dei sintomi da disturbo post traumatico<br />
già alla fine della vacanza, e il beneficio<br />
era ancora presente dopo 6 settimane.<br />
Spazio, ultima frontiera. Viaggiamo,<br />
quindi, perché il nostro cervello ha<br />
bisogno di “crescere”. E comincia a farlo<br />
già prima della partenza, immaginando<br />
il luogo dell’arrivo. Ognuno di noi ha una<br />
sorta di mappa mentale del mondo, nella<br />
quale ogni posto è catalogato come più<br />
Aurora Photos<br />
Come cambia la tua percezione se viaggi<br />
non ha viaggiato nei<br />
12 mesi precedenti<br />
ha viaggiato nei<br />
12 mesi precedenti<br />
+24% +20% +15% +9% +14% +11% +10% +7% +3,5% +17%<br />
felicità<br />
relax<br />
entusiasmo<br />
autostima<br />
studio e<br />
lavoro<br />
realizzazione<br />
ottimismo<br />
abilità nei<br />
rapporti<br />
armonia<br />
familiare<br />
abilità<br />
nelle<br />
decisioni<br />
I cinesi sono il più grande mercato turistico del mondo. Da soli, spendono all’estero 129 milioni di dollari l’anno. Anche per questo,<br />
la più vasta ricerca scientifica sui benefici “a lungo termine” del viaggio è della Hong Kong Polytechnic University. Condotta su un<br />
campione di 682 cinesi (313 dei quali avevano viaggiato fuori dalla Cina nei 12 mesi precedenti) aveva lo scopo di verificare come il<br />
viaggio cambia la percezione di se stessi, degli altri, del mondo e della vita in generale. Effetti ancor più benefici sugli under 30.<br />
18 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
VIENI DA EURONICS A SCOPRIRE I NUOVI LUMIA 630 E 635 4G<br />
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IL CLIENTE È NEL SUO REGNO
Esplorazioni.<br />
Una tappa del trekking<br />
sull’Annapurna. Oggi persino<br />
le vette himalayane non sono<br />
luoghi così ignoti e sappiamo<br />
che cosa aspettarci. Perciò<br />
affascina il turismo spaziale.<br />
Aurora Photos<br />
umore<br />
Una volta visitato, un luogo non è più<br />
lo stesso, in un certo senso ci appartiene<br />
e contribuisce a formare la nostra identità<br />
L’umore in vacanza<br />
inizio<br />
vacanza<br />
metà<br />
vacanza<br />
rientro<br />
vacanza<br />
L’andamento del nostro umore durante il periodo<br />
di vacanza secondo una ricerca olandese.<br />
o meno selvaggio, più o meno incontaminato,<br />
più o meno ricco di occasioni per<br />
divertirsi. Tutto dipende dall’idea che ce<br />
ne siamo fatti negli anni grazie a film, documentari,<br />
racconti di amici e familiari,<br />
lezioni scolastiche. Una mappa che viaggiando<br />
portiamo con noi.<br />
«Il viaggiatore di un secolo fa, che andava<br />
incontro a luoghi totalmente sconosciuti<br />
e arrivava perfino a rischiare la vita, è<br />
scomparso. Oggi abbiamo un’idea anche<br />
del più sperduto villaggio della Nuova<br />
Guinea: ne conosciamo perlomeno il clima<br />
o il tipo di cibo» dice Villamira. «Forse<br />
oggi il concetto più vicino al viaggiatore<br />
d’epoca è quello del turista spaziale».<br />
A SORPRESA. Probabilmente anche per<br />
questo, dimostrano le ricerche, ci piacciono<br />
di più i luoghi che giudichiamo<br />
sorprendenti, cioè che non corrispondono<br />
completamente alla nostra mappa<br />
mentale. Ed è l’attività di ridisegnare<br />
continuamente queste mappe a stimolare<br />
il cervello e a farci venire voglia di<br />
partire un’altra volta. Tant’è vero che<br />
secondo David Botterill, ricercatore alla<br />
Oxford Brookes University, a soddisfare<br />
un viaggiatore non è tanto la rispondenza<br />
o meno del posto visitato alle aspettative,<br />
ma l’adattamento agli inevitabili<br />
imprevisti e sorprese del viaggio: se l’adattamento<br />
avviene senza problemi si<br />
resta soddisfatti, altrimenti no.<br />
«Dal punto di vista psicologico viaggiare<br />
resta un rischio: ciascuno di noi ha<br />
una propria idea di se stesso, un ruolo,<br />
uno status. Quando ci si confronta con<br />
un ambiente e persone di cultura molto<br />
diversa è inevitabile che questa idea di<br />
sé debba essere rimodellata, almeno un<br />
po’» racconta Primo Lorenzi, psichiatra<br />
e autore del libro Sul viaggio e il viaggiare<br />
(Alpes). Una volta visitato, un luogo non<br />
è più un posto come gli altri, in un certo<br />
senso «ci appartiene, proprio dal punto<br />
di vista neurofisiologico, visto che le connessioni<br />
cerebrali aumentano. È come se<br />
facessimo una fotografia, che si deposita<br />
nei ricordi e contribuisce a formare la<br />
nostra identità» aggiunge Villamira.<br />
Un viaggio del resto crea ricordi che durano<br />
tutta la vita e un legame più intenso<br />
con familiari o amici che ci hanno accompagnato.<br />
Meglio brevi? Jeroen Nawijn, ricercatore<br />
della NHTV Breda University of Applied<br />
sciences, in Olanda, studia la relazione<br />
tra felicità e viaggio. Ha raccolto i<br />
dati sull’umore di 481 turisti di 68 diverse<br />
nazionalità che si trovavano ad Amsterdam<br />
e ha scoperto che l’80% di loro si<br />
dichiarava soddisfatto della propria<br />
giornata (di norma la percentuale non<br />
supera il 60%). La soddisfazione cresce<br />
dal secondo giorno di vacanza in poi, fino<br />
al penultimo giorno prima della partenza<br />
(vedi grafico a sinistra), quando probabilmente<br />
il dispiacere di tornare a casa fa<br />
calare il buon umore. Ma la felicità aumenta<br />
di nuovo l’ultimo giorno: in fondo,<br />
spiega Nawijn «anche tornare è un viaggio».<br />
Dalla ricerca è emerso un altro dato<br />
interessante: un viaggio abbastanza lungo<br />
da consentire un buon miglioramento<br />
dell’umore va da 3 a 6 giorni. Che sia meglio<br />
fare tante vacanze brevi piuttosto<br />
che una lunga?<br />
Raffaella Procenzano<br />
20 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Tecnologia<br />
I treni del<br />
Materiali leggeri come<br />
in Formula 1. Freni<br />
che generano energia.<br />
I nuovi convogli saranno<br />
più ecologici, veloci,<br />
comodi. Così, anche<br />
l’<strong>Italia</strong> volerà sui binari.<br />
futuro<br />
Bombardier<br />
581<br />
km/h<br />
La velocità più alta<br />
raggiunta da un treno,<br />
il maglev giapponese<br />
MLX01 nel 2003.<br />
574,8<br />
km/h<br />
La velocità toccata<br />
da un Tgv in Francia nel<br />
2007: è un treno Alstom,<br />
lo stesso usato da Italo.<br />
362<br />
km/h<br />
La velocità più alta mai<br />
raggiunta in <strong>Italia</strong>. Da un<br />
Etr Frecciarossa tra<br />
Firenze e Bologna (2009).<br />
22 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
è nel locomotore. Apre<br />
lo sportello dell’inverter, il cuore<br />
elettrico del treno, ma lo spazio<br />
L’ingegnere<br />
per muoversi non è sufficiente:<br />
«Bisogna spostarlo di 20 cm» dice. Anche<br />
se il macchinario pesa 3 tonnellate, l’operazione<br />
dura 1 minuto, perché il treno è fatto<br />
di impalpabili bytes. Il locomotore, infatti,<br />
è un’immagine proiettata su uno schermo<br />
largo 4 metri. L’ingegnere che gli sta davanti,<br />
in una stanza buia, indossa occhiali 3D e si<br />
muove nell’immagine con un joystick. Siamo<br />
nel Centro di realtà virtuale della Alstom di<br />
Savigliano (Cn), dove si testano i treni che vedremo<br />
sfrecciare sui binari nei prossimi anni.<br />
I 900 mila pezzi di cui è composto un convoglio<br />
sono progettati con software 3D, in un file<br />
che pesa 3 gigabytes. «Con questo rendering<br />
interattivo» spiega Carlo Pellegrini, direttore<br />
ingegneria materiale rotabile «possiamo<br />
simulare il montaggio e lo smontaggio di tutti<br />
i componenti, per individuare problemi in<br />
16.751<br />
km<br />
La lunghezza delle linee<br />
ferroviarie italiane: in fila<br />
potrebbero unire Milano<br />
a Canberra (Australia).<br />
9,1%<br />
La percentuale di merci<br />
che in <strong>Italia</strong> viaggiano<br />
su treno.<br />
A TUTTA VELOCITà.<br />
Zefiro, treno della Bombardier per le<br />
ferrovie cinesi, in grande sviluppo.<br />
è la base del nuovo Frecciarossa.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 23
BULLONI E BYTES.<br />
Velaro, treno ad alta velocità<br />
Siemens. Sotto, il laboratorio<br />
di realtà virtuale 3D Siemens:<br />
con gli occhiali e il joystick<br />
ci si muove nel treno prima<br />
che sia costruito.<br />
Siemens (3)<br />
Il Giappone punta<br />
sulla levitazione<br />
magnetica: i treni<br />
collegheranno<br />
Nagoya e Osaka<br />
(438 km) in soli 40<br />
minuti, sfrecciando<br />
a 500 km orari<br />
fase di costruzione o di manutenzione. E<br />
possiamo far scegliere ai clienti l’aspetto<br />
dei nuovi treni prima che siano costruiti.<br />
Così risparmiamo tempo e denaro nel<br />
fare i prototipi». è proprio il risparmio,<br />
oltre all’ecologia, uno dei binari su cui<br />
viaggia l’industria ferroviaria europea.<br />
CUORE<br />
ELETTRICO.<br />
Il groviglio<br />
di cavi che<br />
pende<br />
da un vagone<br />
di Velaro:<br />
il treno è usato<br />
in Germania,<br />
Cina, Russia.<br />
VISIONARI. Il Giappone, invece, punta<br />
sulla levitazione magnetica (maglev).<br />
Quest’anno inizierà la costruzione della<br />
linea Nagoya-Tokyo-Osaka, la più<br />
lunga mai realizzata: 438 km al costo<br />
di 65 miliardi di €. I treni, che dal 2045<br />
viaggeranno sospesi a 10 cm dalle rotaie<br />
sfruttando le forze repulsive di potenti<br />
magneti, copriranno la distanza in soli<br />
40 minuti, sfrecciando a 500 all’ora. E il<br />
primo ministro Abe Shinzo ha proposto<br />
agli Usa di finanziare al 50% un maglev<br />
tra Washington e Baltimora. Ma in Europa<br />
nessuno scommette su questi (e altri)<br />
progetti visionari: «Il maglev è stato<br />
abbandonato perché è costoso, poco efficiente<br />
(consuma molta elettricità per<br />
alimentare i magneti) e non è integrabile<br />
con le linee tradizionali» dice Giorgio<br />
Diana, docente di Meccanica al Politecnico<br />
di Milano e membro del programma<br />
di ricerca Shift2Rail. «Le ricerche hanno<br />
preferito migliorare la tecnologia su rotaia,<br />
per avvicinarla all’industria degli<br />
aerei in sicurezza e affidabilità».<br />
Dunque – realtà virtuale a parte – i treni<br />
del futuro non avranno effetti speciali.<br />
Perché si concentrano su 3 obiettivi poco<br />
scenografici: ridurre i consumi, aumentare<br />
il comfort, migliorare l’impatto ambientale.<br />
In questa direzione l’Unione<br />
europea sta trainando l’industria ferroviaria.<br />
Oggi solo il 6% degli europei usa<br />
il treno per gli spostamenti quotidiani,<br />
ma l’Europa vuole che entro il 2050 gran<br />
parte dei viaggi entro i 1.000 km avvenga<br />
su ferro, per decongestionare le strade e<br />
ridurre i gas serra. Nell’ultimo decennio<br />
l’Ue ha stanziato miliardi per finanziare<br />
la ricerca: oggi il 68% degli investimenti<br />
sui trasporti è destinato ai treni.<br />
I risultati? Li vedremo sui binari già dal<br />
2015: a giugno debutterà il nuovo Frecciarossa<br />
1000, un concentrato d’innovazione<br />
che viaggerà a 360 km/h (può<br />
raggiungere i 400) collegando Roma e<br />
Milano in 2 ore e 20’, per fare più concorrenza<br />
agli aerei. Trenitalia ha comprato<br />
50 convogli per 1,6 miliardi di euro.<br />
Riportando l’<strong>Italia</strong> nell’Olimpo dell’alta<br />
velocità, dopo che nel 1938 sfondò per<br />
prima il muro dei 200 km/h.<br />
CUORE ITALIANO. Il Frecciarossa 1000,<br />
costruito da AnsaldoBreda e Bombardier,<br />
è un esempio dei nuovi standard<br />
dell’alta velocità, la Formula 1 dei treni.<br />
Come nell’auto le vetture top hanno<br />
l’Abs, i treni hanno la trazione distribuita:<br />
i motori non sono più concentrati in<br />
due locomotori agli estremi del treno,<br />
ma distribuiti tra un solo locomotore in<br />
testa e tanti piccoli motori elettrici sulle<br />
carrozze. Così si riducono i consumi, e si<br />
libera spazio per inserire un vagone in<br />
più per i viaggiatori, 450 a convoglio.<br />
«Sarà il treno più veloce prodotto in serie<br />
in Europa» dice Pietro Diamantini, responsabile<br />
di progetto «ma anche il più<br />
silenzioso, quello con minori vibrazio-<br />
24 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Andare al massimo, sempre al meglio.<br />
Grazie al processore Quad Core<br />
NVIDIA TEGRA 4i da 1,7 GHz, WAX cavalca<br />
meravigliosamente l’onda 4G!<br />
SAR * : 0.893 W/kg<br />
Il SAR (Tasso d’assorbimento specifi co) dei dispositivi mobili quantifi ca il livello massimo di onde elettromagnetiche a cui un utilizzatore può essere esposto quando il dispositivo è utilizzato<br />
vicino all’orecchio. La normativa francese impone che il SAR non superi 2 W/kg – Le caratteristiche dei prodotti sono presentate a titolo identifi cativo e possono, nella ricerca di miglioramento,<br />
essere modifi cate senza preavviso. Le immagini possono differire dal prodotto reale Bluetooth è un marchio di Bluetooth SIG. Tutti gli altri marchi sono di proprietà dei rispettivi detentori.<br />
© <strong>2014</strong> Wiko. Tutti i diritti riservati.
SOTTO<br />
CONTROLLO.<br />
La centrale<br />
operativa<br />
della stazione<br />
di Bologna: qui si<br />
controlla il traffico<br />
ferroviario. Sotto,<br />
la costruzione del<br />
Frecciarossa 1000<br />
nello stabilimento<br />
AnsaldoBreda<br />
di Pistoia.<br />
Alstom<br />
Trenitalia<br />
Il nuovo Frecciarossa, in servizio dal 2015,<br />
avrà un sistema di telediagnostica che<br />
monitora 500 componenti in tempo reale<br />
ni e impatto ambientale. Abbiamo curato<br />
molto l’aerodinamica, incassando sotto<br />
il tetto i pantografi (i bracci che prelevano<br />
la corrente). E per ridurre i consumi<br />
abbiamo usato materiali più leggeri,<br />
come l’alluminio. Sul treno c’è ampio uso<br />
di luci led, per ridurre i consumi d’energia.<br />
E l’85% dei materiali sono riciclabili.<br />
I carrelli hanno sospensioni attive che<br />
compensano le vibrazioni. Puntiamo sul<br />
comfort: la classe più lussuosa, la executive,<br />
avrà 12 sedili ruotabili di 180° come la<br />
business class sui voli Emirates».<br />
Il Frecciarossa ha un sistema di telediagnostica<br />
in tempo reale: monitora in<br />
automatico 500 componenti meccanici<br />
ed elettrici, dalle porte ai carrelli. «Così»<br />
dice Diamantini «l’officina di manutenzione<br />
e la centrale operativa sanno in<br />
ogni momento quanto ancora può durare<br />
ogni pezzo. è un gran risparmio in<br />
termini gestionali, e un notevole miglioramento<br />
della sicurezza».<br />
Sparisce, invece, la carrozza ristorante:<br />
«Era poco usata» spiega Marco Caposciutti,<br />
responsabile direzione tecnica di<br />
Trenitalia. «E con un viaggio più breve ci<br />
sarà meno tempo per un pranzo: ci sarà<br />
un bar bistrot che servirà cibi precotti».<br />
FORMULA 1. Il paragone con le auto non<br />
è solo una metafora: l’industria ferroviaria<br />
ha preso dalla F1 l’uso dei composti<br />
del carbonio, leggeri e resistenti.<br />
In passato i locomotori erano costruiti<br />
in acciaio, assemblando – a costi elevati<br />
– molte parti in materiali differenti. La<br />
Bombardier, con l’Università di Newcastle,<br />
ha progettato invece un locomotore<br />
a sandwich: una struttura a nido d’ape in<br />
alluminio e un nucleo di schiuma polimerica<br />
sono racchiusi in strati esterni in<br />
vetroresina. L’effetto è simile ai compositi<br />
usati in F1, ma a costi molto più bassi.<br />
E senza bisogno d’acciaio. Risultato: il locomotore<br />
pesa il 40% in meno. E i componenti<br />
separati sono calati del 75%, riducendo<br />
i costi d’assemblaggio del 20%.<br />
Il primo treno con queste caratteristiche<br />
è il Bombardier Spacium, varato a Parigi.<br />
La strada si è rivelata promettente: in at-<br />
Maglev sotto vuoto. Capsule<br />
che sfrecciano su maglev a 1.220<br />
km/h in un tubo d’acciaio quasi<br />
sotto vuoto. è “Hyperloop”, previsto<br />
nel 2015 in Israele, tra Tel Aviv ed<br />
Eilat (280 km). La tecnologia è in test<br />
all’Università di Jiaotong (Cina), che<br />
conta di portare i treni a 2.900 km/h.<br />
Image China/Contrasto<br />
tesa di nuove fonti di energia (l’alimentazione<br />
a idrogeno è prevista nel 2050),<br />
i produttori hanno ridotto al massimo i<br />
consumi. A partire dai freni, che assorbono<br />
il 40% dell’energia usando resistenze<br />
che dissipano il calore. Per evitare questo<br />
spreco, i treni usano il freno rigenerativo:<br />
modificando il campo magnetico<br />
generato nel motore, si trasforma l’energia<br />
meccanica in energia elettrica. Così,<br />
mentre frena, il treno produce energia<br />
che può essere immagazzinata nei supercondensatori<br />
di bordo o reimmessa nella<br />
rete elettrica. Nei nuovi treni cambierà<br />
anche il motore: i campi magnetici sa-<br />
Skytran: cabinovia su binari.<br />
Una cabinovia (con capsule per 2<br />
passeggeri) che scorre su binari<br />
sospesi con la levitazione magnetica<br />
passiva. Il sistema, sviluppato dalla<br />
Nasa, può raggiungere i 130 km/h<br />
trasportando 11 mila passeggeri/<br />
ora. Prevista a Tel Aviv nel 2015.<br />
SkyTran<br />
26 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
PROVE<br />
DA BRIVIDO.<br />
Test climatico in<br />
galleria del vento<br />
alla Siemens: a –7 °C<br />
i tecnici spruzzano<br />
acqua e aria ad alta<br />
pressione per<br />
simulare la neve e<br />
verificarne l’impatto<br />
sul locomotore.<br />
Sotto, il Bombardier<br />
Spacium in alluminio<br />
e vetroresina:<br />
leggero ma<br />
resistente.<br />
Università Tohoku<br />
Siemens<br />
Istituto Scienza industriale, Univ. Tokyo<br />
Treno a effetto suolo.<br />
Un mix tra un aereo e un treno: è<br />
l’aero-train di Yasuaki Kohama<br />
dell’Università di Tohoku (Giappone).<br />
Grazie a corte ali ed eliche, il treno<br />
galleggerà a 10 cm dal suolo fra 2<br />
muri di cemento, raggiungendo i 500<br />
km/h. Sarà pronto nel 2020.<br />
Eco-ride: LUNA PARK in città.<br />
Funziona come le montagne russe:<br />
piccoli vagoni sono trainati a 10 m<br />
di altezza da cavi metallici, e poi<br />
scendono senza motore sfruttando<br />
l’energia potenziale del dislivello.<br />
Può viaggiare a 40 km/h per 10 km.<br />
Progetto dell’Università di Tokyo.<br />
I nuovi treni prendono a modello<br />
la Formula 1 usando la vetroresina e<br />
l’alluminio per ridurre peso e consumi<br />
ranno generati non solo dal passaggio<br />
di corrente, ma da magneti permanenti<br />
che, con un peso minore, consentono più<br />
giri e meno consumi.<br />
Gli studi sull’aerodinamica hanno permesso<br />
altri risparmi d’energia nell’attrito<br />
con l’aria. «Sul Velaro, il top per<br />
l’alta velocità» dice Alessandro Lopalco,<br />
responsabile marketing Siemens «abbiamo<br />
un sopratetto a metà dell’ultima carrozza<br />
per ridurre i boom sonici».<br />
Altra energia è recuperata con la climatizzazione<br />
intelligente: «I nostri treni»<br />
dice Giacomo Marchionni, industrial<br />
designer alla Bombardier «usano sensori<br />
per calcolare il tasso d’occupazione<br />
dei passeggeri e adattare la temperatura<br />
dei vagoni. E hanno scambiatori di calore<br />
per preriscaldare o preraffreddare l’aria<br />
riciclando l’80% dell’aria espulsa: così si<br />
risparmia il 25% di energia».<br />
SMART CARD. Infine, una buona notizia<br />
anche per chi non usa l’alta velocità:<br />
entro il 2018 Trenitalia sostituirà un mi-<br />
gliaio di vetture di 35-40 anni. «I nuovi<br />
mezzi avranno un sistema antincendio.<br />
E saranno a misura di anziani, dato che la<br />
vita dei viaggiatori si allunga» aggiunge<br />
Caposciutti. «Stiamo testando pannelli<br />
solari sui tetti per produrre energia. E in<br />
prospettiva sparirà il controllore: i passeggeri<br />
dovranno convalidare il biglietto<br />
con una smart card tipo bancomat o un<br />
biglietto a codice ottico».<br />
Cambieranno pure le stazioni: informeranno<br />
i passeggeri sulla posizione dei<br />
treni e sulle coincidenze (anche con altri<br />
mezzi) tramite altoparlanti, monitor, telefonini.<br />
E gli aeroporti saranno collegati<br />
con l’alta velocità. Per offrire viaggi<br />
puntuali come gli shinkansen, i treni veloci<br />
giapponesi? Forse. «Ma c’è ancora<br />
molto da fare per integrare le linee» osserva<br />
Paolo Beria, docente di economia<br />
dei trasporti al Politecnico di Milano.<br />
«Oggi, in <strong>Italia</strong>, i cambi di treno sono<br />
poco organizzati: se devo andare da La<br />
Spezia a Vicenza è più veloce l’auto».<br />
Vito Tartamella<br />
Bombardier<br />
28 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Scienza<br />
cosa le rende<br />
possibili. Le bolle<br />
sono tenute insieme<br />
dalla tensione<br />
superficiale, la forza<br />
per unità lineare che<br />
si esercita fra i lembi<br />
di un ipotetico taglio<br />
effettuato sulla<br />
superficie di un fluido.<br />
È sempre grazie alla<br />
tensione superficiale<br />
che per esempio una<br />
piccola moneta, se<br />
messa di piatto, può<br />
galleggiare, o che<br />
alcuni insetti sono in<br />
grado di camminare<br />
sull’acqua.<br />
fatte di sapone. Tra tutte<br />
le bolle, quelle di sapone sono<br />
le più popolari. Sono iridescenti<br />
e perfettamente sferiche: la sfera<br />
infatti è la forma a cui la natura<br />
tende per minimizzare l’energia<br />
in gioco e rappresenta anche<br />
la superficie minima che contiene<br />
un certo volume. Possiamo vederle<br />
perché l’acqua (anche insaponata)<br />
ha un indice di rifrazione diverso<br />
dall’aria. La luce si riflette nella<br />
bolla e si rifrange attraversandola,<br />
permettendoci di vedere la bolla<br />
stessa, anche se sia l’aria sia<br />
l’acqua sono trasparenti.<br />
champagne e bollicine. Pensate<br />
che contare le bollicine presenti in un flûte<br />
di champagne sia impossibile? C’è riuscito<br />
Gérard Liger-Belair, ricercatore dell’Università<br />
di Reims (che si trova, ovviamente, nella<br />
regione dello Champagne). Risultato del suo<br />
studio, pubblicato su The Journal of Physical<br />
Chemistry B: circa 1 milione.<br />
Shutterstock<br />
super siluri. Il siluro-razzo<br />
russo VA-111 Shkval sfrutta<br />
un fenomeo fisico chiamato<br />
supercavitazione. Così<br />
raggiunge una velocità di oltre<br />
370 km/h, molto superiore<br />
a quella di qualsiasi siluro<br />
occidentale. Attorno<br />
al siluro si crea una bolla<br />
di gas che lo isola dall’acqua<br />
e diminuisce l’attrito.<br />
30 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
BOLLE!<br />
Le bolle non sono soltanto uno svago<br />
per i bambini. Nascondono una fisica<br />
e una matematica complesse.<br />
Ecco perché le ritroviamo nei campi<br />
più diversi e sorprendenti.<br />
A cura di Gianluca Ranzini<br />
tensostrutture.<br />
L’architetto tedesco Frei Otto,<br />
tra gli anni ’50 e ’60 utilizzò<br />
le membrane delle bolle<br />
di sapone per studiare<br />
le superfici di area minima<br />
che si potevano stendere<br />
tra alcuni punti fissi. Otto è<br />
stato tra i pionieri mondiali<br />
delle tensostrutture. Tra le sue<br />
realizzazioni, la copertura<br />
dello stadio olimpico<br />
di Monaco di Baviera.<br />
in medicina. Le bolle che hanno<br />
un diametro compreso<br />
tra un millesimo di millimetro<br />
e un millimetro sono dette microbolle.<br />
Microbolle di aria o di gas inerti,<br />
iniettate in un braccio e stabilizzate<br />
per esempio da una membrana<br />
di albumina, sono usate come mezzo<br />
di contrasto per le ecografie:<br />
migliorano la qualità delle immagini<br />
ottenibili sul monitor “amplificando”<br />
gli ultrasuoni utilizzati per l’esame.<br />
balene a pesca. Le megattere (Megaptera<br />
novaeangliae) usano per cacciare una tecnica<br />
particolare, chiamata “rete di bolle”. Quando vogliono<br />
circondare un banco di pesci, salgono dalle profondità<br />
marine verso la superficie formando un cerchio con le<br />
bolle che emettono dallo sfiatatoio. I pesci rimangono<br />
all’interno dei muri formati dalle bolle e sono<br />
facilmente catturati.<br />
Getty Images<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 31
Storia<br />
Getty Images/DeAgostini<br />
Un collegio<br />
di saggi stimati<br />
e autorevoli,<br />
la rappresentanza<br />
dei territori, una<br />
garanzia di qualità:<br />
ecco le ragioni<br />
storiche all’origine<br />
di un’istituzione<br />
oggi messa<br />
in discussione.<br />
OMAGGIO AL RE.<br />
La cerimonia di apertura<br />
del Parlamento davanti<br />
a Vittorio Emanuele II<br />
nel 1860 a Torino.<br />
Un Senato,<br />
tanti Senati<br />
Senato sì o Senato no? La Camera<br />
Alta del nostro Paese è al centro<br />
di un acceso dibattito. Ma qual è<br />
la sua storia? A che cosa serve?<br />
Chi l’ha inventato?<br />
“I Romani” è una risposta esatta solo<br />
in parte. A loro deve il nome, dal latino<br />
senex, anziano. Ma il consiglio degli anziani<br />
è stata la prima istituzione politica<br />
dell’umanità. Dai Sumeri agli Stati<br />
Uniti, da Roma a Venezia, il Senato ha<br />
una storia antica, e il suo ruolo è stato<br />
sempre quello di portare saggezza nelle<br />
scelte politiche. «Il Senato nasce come<br />
consiglio del re» spiega Salvatore Bonfiglio,<br />
professore di Diritto costituzionale<br />
comparato all’Università Roma 3 «e nella<br />
Storia mantiene la sua caratteristica<br />
essenziale di Camera di riflessione». Gli<br />
si richiede, cioè, la capacità politica di<br />
temperare la democrazia troppo impulsiva<br />
delle assemblee popolari. Per questo,<br />
i senatori normalmente non sono<br />
eletti a suffragio universale ma sono in<br />
qualche modo selezionati: per nascita,<br />
per merito, per carriera o per età.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 33
Compiti e poteri dei Senati nel mondo<br />
fiducia al governo<br />
Nei regimi parlamentari,<br />
il Governo necessita<br />
di un voto di fiducia<br />
della Camera, solo<br />
di rado del Senato.<br />
rappresentanza<br />
territoriale<br />
Negli Stati federali il Senato<br />
rappresenta le autonomie<br />
locali. Ma in <strong>Italia</strong> non<br />
rappresenta le Regioni.<br />
camera alta forte<br />
Spesso i compiti tra le due<br />
Camere sono distinti, ma<br />
quando si sovrappongono<br />
prevale in genere la<br />
Camera bassa.<br />
selezione senatori<br />
I senatori possono essere<br />
eletti dal popolo, eletti<br />
indirettamente dalle<br />
autonomie locali o<br />
nominati dal capo di Stato.<br />
MESSICO<br />
STATI UNITI<br />
si no si no si no<br />
elezione<br />
diretta<br />
elezione<br />
indiretta<br />
nomina<br />
italia<br />
Senato<br />
GERMANIA<br />
Bundesrat<br />
AUSTRIA<br />
Bundesrat<br />
FRANCIA<br />
Sènat<br />
GRAN BRETAGNA<br />
House of Lords<br />
BELIZE<br />
ANTIGUA E BARBUDA<br />
BAHAMAS<br />
GIAMAICA<br />
HAITI<br />
REPUBBLICA DOMINICANA<br />
SANTA LUCIA<br />
BARBADOS<br />
GRENADA<br />
TRINIDAD E TOBAGO<br />
VENEZUELA<br />
COLOMBIA<br />
SPAGNA<br />
Senado<br />
BELGIO<br />
Seenat-Sènat-<br />
Senat<br />
PERU<br />
BRASILE<br />
RUSSIA<br />
Soviet Federatsii<br />
BOLIVIA<br />
STATI UNITI<br />
Senate<br />
BRASILE<br />
Senado Federal<br />
INDIA<br />
Rajya Sabha<br />
PARAGUAY<br />
ARGENTINA<br />
URUGUAY<br />
CILE<br />
Il primo consiglio<br />
dei saggi che<br />
doveva affiancare<br />
un sovrano risale<br />
a 5 mila anni fa.<br />
Era l’epoca<br />
del re sumero<br />
Gilgamesh<br />
«Nella Storia sono tre le funzioni chieste<br />
alla Camera Alta» continua Bonfiglio:<br />
«rappresentare l’élite della società,<br />
esprimere la volontà dei territori rispetto<br />
al governo centrale, migliorare la qualità<br />
della legislazione».<br />
il contributo dei saggi. L’idea di un<br />
consiglio di saggi che affianchi il sovrano<br />
è la più antica. La prima traccia risale addirittura<br />
a 5 mila anni fa, ai racconti sumerici<br />
su Gilgamesh: il mitico re di Uruk,<br />
nel suo contrasto con Agga re di Kish e<br />
poi per l’avvio delle sue imprese eroiche,<br />
si rivolge prima al consiglio degli anzia-<br />
ni e poi all’assemblea degli uomini. Perciò<br />
esperti come l’assirologo Samuel N.<br />
Kramer hanno parlato di bicameralismo<br />
sumerico. «Definizione eccessiva» spiega<br />
Mario Liverani, professore di Storia<br />
del Vicino Oriente Antico all’Università<br />
La Sapienza di Roma. «La descrizione<br />
corrisponde alle strutture delle piccole<br />
comunità: le questioni di ordinaria amministrazione<br />
venivano risolte da un<br />
consiglio di anziani, se invece c’era un<br />
problema serio veniva convocata un’assemblea<br />
di tutti gli uomini liberi adulti».<br />
Un retaggio remoto che però giunge fino<br />
a noi: gli attuali senatori a vita, vale a<br />
34 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
CANADA<br />
RUSSIA<br />
GIAPPONE<br />
ISLANDA<br />
COREA DEL SUD<br />
SVEZIA<br />
ESTONIA<br />
DANIMARCA<br />
IRLANDA<br />
GRAN BRETAGNA<br />
BIELORUSSIA<br />
PAESI BASSI<br />
POLONIA<br />
BELGIO GERMANIA<br />
FRANCIA<br />
REPUBBLICA CECA<br />
AUSTRIA<br />
SVIZZERA<br />
UNGHERIA<br />
SLOVENIA<br />
CROAZIA ROMANIA<br />
BOSNIA-ERZEGOVINA<br />
SPAGNA ITALIA<br />
PORTOGALLO<br />
TURCHIA<br />
GRECIA<br />
KAZAKHSTAN<br />
UZBEKISTAN<br />
TAJIKISTAN<br />
AFGHANISTAN<br />
BHUTAN<br />
MAROCCO<br />
ALGERIA<br />
EGITTO<br />
GIORDANIA<br />
IRAN<br />
BAHRAIN<br />
PAKISTAN<br />
INDIA<br />
BIRMANIA/MYANMAR<br />
THAILANDIA<br />
CAMBOGIA<br />
FILIPPINE<br />
PALAU<br />
MAURITANIA<br />
OMAN<br />
FIJI<br />
SENEGAL<br />
SUDAN<br />
MALAYSIA<br />
LIBERIA<br />
NIGERIA<br />
CAMERUN<br />
SUD SUDAN<br />
ETIOPIA<br />
SOMALIA<br />
INDONESIA<br />
GUINEA EQUATORIALE<br />
GABON<br />
REPUBBLICA DEL CONGO<br />
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO<br />
RWANDA<br />
BURUNDI<br />
KENYA<br />
NAMIBIA<br />
BOTSWANA<br />
ZIMBABWE<br />
MADAGASCAR<br />
SUDAFRICA<br />
SWAZILAND<br />
LESOTHO<br />
stati federali dove la camera alta rappresenta i territori<br />
stati unitari con più o meno regionalismo ma che hanno una camera alta<br />
stati che avevano una camera alta ma l’hanno abolita.<br />
AUSTRALIA<br />
QZR Studio, qzrstudio.com<br />
dire gli ex presidenti della Repubblica e<br />
le personalità da questi nominate, hanno<br />
proprio la stessa funzione di “portatori<br />
di saggezza”.<br />
uomini ILLUSTRI. I moderni senatori<br />
a vita sono un’eredità del Senato della<br />
monarchia sabauda, nato nel 1848 per il<br />
Regno di Sardegna e divenuto nel 1861 la<br />
Camera Alta dell’<strong>Italia</strong> unita. Era composto<br />
integralmente di nominati, scelti<br />
tra 21 categorie di cittadini illustri, da<br />
scienziati come Volta e Marconi, da imprenditori,<br />
da nobili ed ecclesiastici, da<br />
militari come Nino Bixio e letterati come<br />
Manzoni, Carducci e Verdi (vedi riquadro<br />
a pagina 38). In realtà non fu un grande<br />
successo: governi come quelli di Cavour<br />
(158 nomine in 8 anni) utilizzarono le<br />
loro prerogative per operare “infornate”<br />
(era proprio il termine usato allora)<br />
con lo scopo di cambiare le maggioranze<br />
a proprio vantaggio. «In quel periodo»<br />
racconta Bonfiglio «il Parlamento era<br />
molto debole, e il Senato lo era ancor<br />
più della Camera». Tanto che il fascismo<br />
abolì Montecitorio ma non ebbe problemi<br />
a lasciare intatto Palazzo Madama,<br />
dalla valenza praticamente solo onorifica.<br />
Ma non è stato sempre così.<br />
E di potere. Nell’antichità il Senato<br />
era per eccellenza l’assemblea dei maggiorenti<br />
che dirigevano gli affari di Stato.<br />
Per quanto importanti e democratiche<br />
potessero essere le assemblee popolari,<br />
a Sparta (gherusía) come ad Atene (bulé),<br />
quasi sempre i veri poteri risiedevano<br />
nelle mani dei senatori: politica estera,<br />
difesa, finanze, giustizia. «L’elemento<br />
più originale del sistema istituzionale<br />
della Roma repubblicana è la centralità<br />
del Senato» scrive la professoressa Gabriella<br />
Poma. «Durante tutto il III e la<br />
prima metà del II secolo a. C., il Senato fu<br />
l’istituzione determinante la politica<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 35
FEDERALE.<br />
Un momento<br />
di una seduta<br />
nel Senato<br />
degli Stati Uniti<br />
d’America<br />
a inizio ’800.<br />
È qui che la<br />
Camera Alta<br />
assume<br />
la funzione di<br />
rappresentare<br />
il territorio.<br />
Getty Images<br />
Al Senato della Repubblica<br />
di Venezia competevano<br />
navigazione e commercio.<br />
A quello di Milano, per lo<br />
più compiti amministrativi<br />
di Roma». Quando un emissario di Pirro<br />
riferì al re dell’Epiro del suo incontro con<br />
i senatori, parlò di una “assemblea di re”.<br />
I primi senatori li troviamo già al fianco<br />
di Romolo: sono i 100 capi delle famiglie<br />
più importanti.<br />
La cosa che stupisce è che sin da subito<br />
questa istituzione si porta dietro costanti<br />
processi di riforma. Per primo quello di<br />
re Tarquinio Prisco che decise l’ampliamento<br />
dei seggi, poi Silla e ancora Cesare.<br />
Con la Repubblica, il Senato – che si<br />
riuniva in luoghi consacrati – raggiunse<br />
l’apice del potere divenendo il vero governo<br />
di Roma, centro di stabilità rispetto<br />
alla transitorietà dei magistrati: lo Stato<br />
stesso si riassumeva nella celebre sigla<br />
SPQR, “il Senato e il popolo romano”.<br />
Questione di famiglia. La tradizione<br />
di un Senato forte, vero detentore del<br />
potere, si conferma anche nelle epoche<br />
successive, soprattutto in <strong>Italia</strong>, dove<br />
ciascuna città medievale e rinascimentale<br />
ci teneva ad avere il proprio Senato,<br />
spesso incarnazione del potere civile<br />
delle maggiori famiglie comunali contrapposte<br />
a feudatari ed ecclesiastici.<br />
Proprio per questo a Roma si mantenne<br />
sempre un Senato, che in alcune fasi medievali<br />
voleva provare a rappresentare il<br />
potere comunale in alternativa a quello<br />
del Papa, finendogli però spesso sottomesso.<br />
Ben maggior fortuna ebbe il Senato della<br />
Repubblica di Venezia, nato nel 1229 e<br />
detto Consiglio dei pregàdi, perché una<br />
selezione di maggiorenti veniva “pregata”<br />
di svolgere le incombenze con cui<br />
per secoli fu governata la città lagunare.<br />
Come nelle tradizioni antiche, il Senato<br />
veneziano ha le più importanti competenze<br />
diplomatiche, militari, amministrative,<br />
economiche e – non da ultime in<br />
una città come Venezia – le prerogative<br />
in materia di commercio e navigazione.<br />
I membri, come nell’antica Roma, erano<br />
nominati a vita.<br />
Palazzo Madama.<br />
Ma quale?<br />
Hanno lo stesso nome ma due<br />
padrone diverse i palazzi che a<br />
Torino e a Roma hanno ospitato il<br />
Senato italiano. Fu in onore di<br />
Maria Cristina di Francia, moglie di<br />
Amedeo I di Savoia, che prese il<br />
nome di Palazzo Madama l’edificio<br />
(nella foto) che a Torino ospitò il<br />
Senato del Regno di Sardegna dal<br />
1848 e d’<strong>Italia</strong> dal 1861. Maria<br />
Cristina (1606-1663) vi si era<br />
stabilita quando governava come<br />
reggente il Piemonte in nome del<br />
figlio Carlo Emanuele II.<br />
Per l’assemblea dei senatori aperta<br />
invece a Roma nel 1871, si scelse il<br />
Palazzo Madama dedicato a<br />
Margherita d’Austria (1522-1586),<br />
figlia di Carlo V d’Asburgo e moglie<br />
di Alessandro de’ Medici, alla cui<br />
famiglia apparteneva il palazzo.<br />
Hans Madej/Laif/Contrasto<br />
36 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Celebrità in poltrona<br />
SENATORI PER MERITI. Come si sono comportati i più illustri italiani seduti in Senato? Tra le<br />
prime “star” ci fu Alessandro Volta, l’inventore della pila, che nel 1809 fu nominato da<br />
Napoleone senatore del Regno d’<strong>Italia</strong> e si trasferì a Milano apposta per partecipare alle<br />
sedute. Alessandro Manzoni, senatore del Regno di Sardegna dal febbraio 1860, votò la legge<br />
che nel 1861 dichiarava Vittorio Emanuele II re d’<strong>Italia</strong> e quella del 1864 per il trasferimento<br />
della capitale a Firenze. Giuseppe Verdi, senatore dal 1874 e già deputato nel 1861, non fu<br />
molto partecipe ma si impegnò in leggi sui diritti d’autore e sui teatri. Giosuè Carducci,<br />
insignito del laticlavio nel 1890, prese la parola in Senato solo tre volte, una delle quali per<br />
difendere gli insegnanti. Guglielmo Marconi, nominato a 40 anni nel 1914, è stato uno dei<br />
senatori più giovani. Molto attivo, fu relatore della legge sull’istituzione dell’Impero nel 1936.<br />
Alessandro Manzoni<br />
Adoc-Photos/Contrasto<br />
Archivio GBB/Contrasto (4)<br />
Alessandro Volta<br />
Giuseppe Verdi<br />
Guglielmo Marconi<br />
Giosuè Carducci<br />
Con la costituzione degli Stati Uniti<br />
nel 1787 il Senato assume anche<br />
il compito di rappresentare i territori<br />
in un’organizzazione federale<br />
A Milano, dal 1499, si seguì invece il<br />
modello francese di Camera Alta, con<br />
compiti più amministrativi che politici,<br />
e l’istituzione rimase in funzione fino al<br />
1786. Proprio dall’organo lombardo derivarono<br />
i Senati degli Stati dei Savoia,<br />
che con lo Statuto Albertino del 1848 si<br />
trasformarono nel Senato del Regno, destinato<br />
a diventare a sua volta il Senato<br />
italiano.<br />
comanda il territorio. È con la costituzione<br />
degli Stati Uniti nel 1787 che<br />
si pensa a un ruolo in parte innovativo<br />
per il Senato: oltre a rimanere camera<br />
di moderazione e riflessione, la Camera<br />
Alta assume il compito di rappresentare<br />
i territori nello Stato Federale su base<br />
paritetica. «A partire da allora c’è uno<br />
slittamento storico da Camera dei maggiorenti<br />
a Camera dei territori» afferma<br />
Bonfiglio. «Oggi tutti gli Stati federali<br />
hanno un Senato (tra i modelli più importanti<br />
il Bundesrat tedesco), e anche<br />
negli Stati unitari, come in Francia, il<br />
Senato è comunque legato alla rappresentanza<br />
degli enti locali. Le ragioni del<br />
bicameralismo in epoca contemporanea<br />
sono essenzialmente legate a una forma<br />
di Stato federale o almeno dal forte regionalismo<br />
nella formula di governo».<br />
Anche in questo l’<strong>Italia</strong> può vantare un<br />
primato. Uno dei Parlamenti più antichi<br />
è quello siciliano, convocato per la prima<br />
volta nel 1097, codificato nel 1130 e rinnovato<br />
da Federico II di Svevia nel 1240.<br />
Ebbene, questo Parlamento aveva ben<br />
tre “bracci”, e uno doveva rappresentare<br />
le 42 città demaniali dell’isola.<br />
qualità o velocità? Sospeso durante<br />
la Costituente, il Senato italiano rinacque<br />
in una forma del tutto nuova e in<br />
qualche modo inedita. «Il terzo motivo<br />
per avere una seconda Camera» spiega<br />
Bonfiglio «emerse dal dibattito dei costituenti<br />
italiani nel Dopoguerra: l’obiettivo<br />
che si voleva raggiungere era migliorare<br />
la qualità della legislazione, senza correre<br />
i rischi che sarebbero potuti derivare<br />
dal fermarsi alla prima lettura di una sola<br />
assemblea».<br />
Da questa scelta scaturì un Senato fortissimo,<br />
ma solo perché è di fatto identico<br />
alla Camera dei Deputati. Quello italiano<br />
è infatti oggi un sistema di bicameralismo<br />
perfetto, dove i due rami del Parlamento<br />
fanno esattamente le stesse cose e<br />
ogni provvedimento per diventare legge<br />
deve essere approvato in forma identica<br />
da entrambe le Camere. Con le conseguenti<br />
difficoltà di tempi e risultati.<br />
Da nessun’altra parte è così: di solito, se<br />
c’è un contrasto tra le due Camere, all’estero<br />
o ci si affida a commissioni di conciliazione<br />
(per esempio negli Stati Uniti)<br />
oppure la Camera prevale sul Senato (in<br />
quasi tutta Europa).<br />
Nessuno ricorre alla cosiddetta “navetta”,<br />
cioè l’andare avanti e indietro del<br />
provvedimento. Ed è soprattutto di questo<br />
che si discute davvero quando si tratta<br />
di riforma del Senato.<br />
Osvaldo Baldacci<br />
38 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Chimica<br />
Tenere lontane le zanzare<br />
con repellenti al profumo<br />
d’uva? Le ultime scoperte<br />
aprono la porta a nuove<br />
sostanze efficaci e sicure.<br />
Senza<br />
punture<br />
Getty Images<br />
piccola e pericolosa.<br />
Una Anopheles stephensi:<br />
questa zanzara è uno dei<br />
vettori della malaria in India.<br />
3,4<br />
milIARDI:<br />
le persone a rischio<br />
di contrarre la malaria<br />
che fa ogni anno<br />
627 mila vittime.<br />
Per le cene all’aperto sono un irritante<br />
flagello; per i viaggi in terre<br />
esotiche (e per le persone che<br />
in quelle terre ci vivono) sono<br />
un vero pericolo. Se le zanzare in <strong>Italia</strong><br />
sono un fastidio, come ben sappiamo, in<br />
molti altri Paesi sono il veicolo di malattie<br />
come malaria, febbre gialla, dengue,<br />
virus del Nilo Occidentale... Il passo essenziale,<br />
quindi, è in tutti i casi prevenire<br />
le punture. E per riuscirci proviamo a<br />
usare tutte le armi che ci ha offerto la chimica:<br />
dai vari repellenti agli zampironi<br />
(polvere di piretro compressa che sprigiona<br />
fumo tossico per le zanzare).<br />
E se in futuro riuscissimo a tenere lontane<br />
le zanzare con un aroma d’uva? Potrà<br />
essere realtà grazie al lavoro di un team<br />
guidato da Anandasankar Ray, dell’Università<br />
della California a Riverside: un<br />
entomologo con un conto in sospeso con<br />
le zanzare, visto che quando viveva in India,<br />
prima di trasferirsi negli Usa, ha contratto<br />
la malaria e in un viaggio sua moglie<br />
si è ammalata di dengue.<br />
protegge ma scioglie. Il primo passo<br />
dei ricercatori per trovare nuovi repellenti<br />
è stato... capire come funzionano<br />
quelli vecchi. Il team ha cominciato<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 43
Getty Images<br />
Il metodo messo a punto servirà<br />
per trovare composti che ci proteggano<br />
più a lungo. O magari che tengano<br />
lontani anche pidocchi e scarafaggi<br />
ricerca.<br />
Uno scienziato alle prese con le zanzare. Una ricerca ha<br />
scoperto il meccanismo d’azione del Deet, uno dei principi<br />
attivi più diffusi nei repellenti. Un altro è per esempio l’icaridina.<br />
con l’identificare il preciso meccanismo<br />
di azione del Deet (dietiltoluamide). Che<br />
cos’è? Questo principio attivo “storico”<br />
– è entrato nell’uso militare dal 1946,<br />
dopo che i soldati Usa nella Seconda<br />
guerra mondiale s’erano trovati in giungle<br />
piene di zanzare, e in quello civile dal<br />
1957 – è il più diffuso nei prodotti per tenere<br />
lontane le zanzare, anche se non<br />
rappresenta l’ideale. Agisce come solvente,<br />
danneggiando alcune plastiche e<br />
fibre sintetiche, cioè oggetti e indumenti.<br />
Irrita alcune pelli sensibili e inibisce<br />
un enzima coinvolto nella trasmissione<br />
degli impulsi nervosi. Insomma, ha alcune<br />
controindicazioni, benché sia nel<br />
complesso sicuro alle concentrazioni<br />
stabilite: lo ribadisce una recente analisi<br />
della London School of Hygiene and Tropical<br />
Medicine che ha esaminato gli studi<br />
sulla sostanza.<br />
moscerino su misura. L’obiettivo di<br />
Anandasankar Ray era quindi trovare<br />
qualcosa d’altrettanto efficace, ma più<br />
innocuo e anche più economico, a porta-<br />
44 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
lotta alle malattie con zanzare ogm<br />
figli maschi. La strategia anti-zanzare di un team dell’Università di Perugia e<br />
dell’Imperial College di Londra è mirata: eliminare le femmine. L’obiettivo è<br />
bloccare la trasmissione del plasmodio della malaria, veicolato dalle femmine<br />
che succhiano il sangue, e far collassare la popolazione di insetti. Gli scienziati<br />
hanno modificato maschi di Anopheles gambiae per far loro produrre sperma<br />
che fa nascere solo maschi. Come? Inserendo un gene per produrre un enzima<br />
che distrugge il cromosoma sessuale X: anche nelle zanzare gli spermatozoi<br />
determinano il sesso portando un cromosoma Y (si avrà un maschio) o X<br />
(femmina). Il 95% degli spermatozoi dei maschi modificati portava il cromosoma<br />
Y. I maschi sono stati messi insieme a zanzare “normali”: in 4 gabbie su 5, la<br />
popolazione si è estinta in 6 generazioni. E non è il solo esempio di lotta con<br />
Ogm. Il Brasile, in aprile, ha approvato l’uso commerciale di zanzare<br />
ingegnerizzate per controllare la febbre dengue: maschi di Aedes aegypti sono<br />
stati modificati per far sì che la loro progenie muoia prima della maturità. G.C.<br />
nuove nate<br />
in acqua.<br />
Il capo di una<br />
Aedes aegypti, la<br />
zanzara che può<br />
trasmettere i<br />
virus di dengue,<br />
febbre gialla,<br />
chikungunya.<br />
Più a sinistra:<br />
larve e pupe (a<br />
forma di virgola)<br />
di zanzare del<br />
genere Culex in<br />
acqua.<br />
Npl/Contrasto<br />
Corbis<br />
ta delle popolazioni dove le malattie trasmesse<br />
dalle zanzare mietono vittime. E<br />
per questo ha dovuto chiarire il meccanismo<br />
di azione del Deet, su cui finora si<br />
avevano solo ipotesi. «Nessuno infatti<br />
sapeva quali recettori olfattivi usassero<br />
gli insetti per evitare la sostanza» ha raccontato<br />
Ray. Scoprendo come gli insetti<br />
rilevano il repellente, invece, sarebbe<br />
stato possibile applicare le moderne tecnologie<br />
per trovare repellenti alternativi.<br />
Ray e gli altri ricercatori hanno usato<br />
un altro insetto, il moscerino della frutta,<br />
modificato geneticamente, in cui i neuroni<br />
in presenza di Deet emettono luce<br />
fluorescente verde visibile al microscopio.<br />
E hanno così individuato i recettori<br />
per il Deet, chiamati Ir40a, presenti nei<br />
neuroni delle antenne dell’insetto.<br />
È stato il primo passo. A questo punto, si<br />
sono detti i ricercatori, se troviamo altre<br />
sostanze che attivano gli stessi neuroni,<br />
sono buone candidate a svolgere lo stesso<br />
effetto repellente. Con un’analisi al<br />
computer, usando un algoritmo elaborato<br />
dal team, hanno passato al setaccio<br />
mezzo milione di composti: hanno selezionato<br />
quali potevano agganciarsi ai recettori<br />
e allo stesso tempo erano presenti<br />
in piante o animali. Sono così arrivati a<br />
una lista di 200 sostituti naturali del<br />
Deet. Da questa è stata fatta una ulteriore<br />
selezione: poiché il repellente deve rimanere<br />
sulla pelle, i ricercatori hanno scartato<br />
le sostanze con facilità d’assorbimento.<br />
Alla fine hanno optato per tre<br />
composti che la Food and Drug Administration,<br />
l’ente che negli Stati Uniti sovrintende<br />
alla sicurezza di farmaci e cibi,<br />
aveva già approvato per l’uso come additivi<br />
negli alimenti. Per di più, quei tre<br />
composti – presenti in prugne, uva o olio<br />
di gelsomino – hanno un gradevole aroma<br />
d’uva. Non danneggiano plastica e<br />
tessuti. E costano meno.<br />
test superato. La penultima fase della<br />
ricerca è stata testare i tre composti nel<br />
moscerino modificato: le sostanze hanno<br />
suscitato la stessa reazione luminosa<br />
del Deet. A quel punto mancava solo la<br />
prova definitiva: come avrebbero reagito<br />
le zanzare? Per capirlo i ricercatori dovevano<br />
condurre il test del braccio, protetto<br />
da un guanto con una “finestra” di rete,<br />
infilato in una gabbia piena di zanzare.<br />
Senza repellenti le zanzare si lanciavano<br />
subito all’assalto, mentre ciascuna delle<br />
tre nuove sostanze le rendeva indifferenti<br />
a quel pasto servito loro su un piatto<br />
d’argento. Insomma, test superato.<br />
Possiamo prepararci a una nuova generazione<br />
di prodotti con meno effetti collaterali,<br />
e che potranno dissuadere le<br />
zanzare anche nei Paesi poveri. In futuro<br />
i ricercatori puntano a usare l’algoritmo<br />
per identificare sostanze chimiche che<br />
attivano i recettori per il Deet ma con<br />
proprietà migliori, «come una protezione<br />
più a lungo termine» ha detto Ray. E,<br />
considerato che i recettori Ir40a sono<br />
presenti in diversi insetti, le applicazioni<br />
non si limiterebbero alle zanzare: gli<br />
scienziati già pensano a sostanze che<br />
tengano lontani pidocchi o scarafaggi, o<br />
anche parassiti delle piante, per proteggere<br />
le coltivazioni.<br />
Gianni Fochi<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 45
Come<br />
funziona<br />
L’autovelox<br />
Laser e sensori<br />
anti... velocità<br />
Si basano su semplici leggi della fisica e sfruttano<br />
le novità dell’hi-tech: ecco i 3 sistemi grazie ai quali<br />
la Polizia scova chi, sulla strada, va oltre i limiti.<br />
A cura di Roberto Graziosi<br />
IL CLASSICO<br />
È il più diffuso in <strong>Italia</strong>, si<br />
chiama “Spazio/Tempo” perché<br />
calcola la velocità del veicolo<br />
in base al tempo che impiega<br />
a percorrere un certo spazio.<br />
fotocamera.<br />
Entra in gioco quando il<br />
sistema rileva che il limite<br />
è stato superato: scatta<br />
una foto della targa<br />
posteriore dell’auto e la<br />
invia al computer della<br />
centrale o della pattuglia.<br />
Sull’auto.<br />
Oltre che sul<br />
treppiede, questo tipo<br />
di autovelox si può<br />
fissare sull’auto della<br />
pattuglia.<br />
seconda foto.<br />
I modelli più evoluti scattano anche<br />
una “panoramica” del punto di<br />
rilevamento per evitare errori in caso<br />
del passaggio simultaneo di più auto.<br />
nel box.<br />
In alternativa, il sistema può<br />
essere installato in una<br />
postazione fissa chiamata<br />
“autobox”. Non è detto,<br />
però, che in ogni autobox<br />
ci sia sempre un autovelox.<br />
Funziona anche come<br />
dissuasore!<br />
sensori laser.<br />
I raggi emessi da due<br />
sorgenti sono interrotti dall’auto<br />
in transito: la distanza tra le sorgenti<br />
(varia a seconda dei modelli) diviso<br />
il tempo che passa tra le due<br />
“interruzioni”, dà il valore della velocità.<br />
IL tutor<br />
1 sensori<br />
A differenza di autovelox e telelaser (che misurano la velocità dell’auto in un dato istante) il<br />
sistema tutor calcola la velocità media lungo un tratto compreso tra 10 e 25 km. Il passaggio<br />
dell’auto sotto il primo portale viene rilevato da un fascio di sensori (spire magnetiche poste<br />
nell’asfalto) che individua la categoria del mezzo (motocicli, automobili, autocarri ecc.).<br />
15 km<br />
Infografica di Marco Paternostro<br />
2 telecamere<br />
Dopo che le spire hanno “captato” il passaggio dell’automobile, si attivano le telecamere che<br />
sono installate sul portale, vicino ai pannelli luminosi che di solito comunicano informazioni<br />
sullo stato del traffico e sui tempi di percorrenza. La targa della macchina viene fotografata<br />
e, attraverso un software, memorizzata insieme alla data e all’ora del passaggio.<br />
46 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
IL telelaser<br />
Il cuore del sistema, in questo caso, è una sorgente laser che<br />
emette impulsi di luce infrarossa. Il rilevamento si basa sul<br />
“tempo di volo” – cioè quello che la luce impiega per raggiungere<br />
l’auto inquadrata (sia che si avvicini, sia che si allontani) e tornare<br />
alla sorgente – che è proporzionale alla distanza tra fonte e<br />
bersaglio. Emettendo due impulsi a un intervallo di tempo<br />
prestabilito, è possibile effettuare due misure della distanza e,<br />
dalla loro differenza, calcolare lo spazio percorso dall’auto e la<br />
sua velocità. Basterebbero due soli impulsi, in realtà se ne<br />
emettono centinaia al secondo per limitare il rischio di errori di<br />
misurazione. Se la velocità supera il limite, la fotocamera<br />
incorporata scatta la foto e la invia al computer centrale.<br />
La portata.<br />
Il telelaser funziona<br />
solo se l’auto si trova<br />
a una certa distanza<br />
(di solito, 1 km) e non<br />
supera una velocità<br />
limite (oltre 320 km/h).<br />
le corsie.<br />
Alcuni modelli<br />
rilevano anche<br />
altre infrazioni:<br />
per esempio se<br />
un’auto percorre<br />
una corsia di<br />
emergenza o<br />
riservata a mezzi<br />
pubblici.<br />
la distanza.<br />
Ci sono sistemi<br />
che controllano<br />
anche il rispetto<br />
della distanza<br />
minima di<br />
sicurezza.<br />
il tipo.<br />
Dal calcolo dei tempi di<br />
attraversamento del<br />
sensore è possibile risalire<br />
alla lunghezza del mezzo e<br />
dunque al tipo (auto, moto,<br />
camion ecc.).<br />
3 seconda misura<br />
Nel secondo portale avviene un nuovo<br />
rilevamento: le telecamere leggono<br />
la targa dell’auto, anche in questo caso<br />
la memorizzano insieme all’ora del<br />
passaggio, e inviano tutti i dati al sistema.<br />
Esempio 1:<br />
Targa XY000ZZ<br />
4’30” ––> 200 km/h<br />
Esempio 2:<br />
Targa XY001ZZ<br />
7’30” ––> 120 km/h<br />
Limite rispettato,<br />
i dati rilevati<br />
sono cestinati.<br />
4 calcolo<br />
Per ogni targa (dunque, per ogni veicolo) si confrontano<br />
l’ora di ingresso e quella di uscita: la lunghezza del tratto<br />
diviso il tempo impiegato determina la velocità media.<br />
Limite superato, invio<br />
dei dati alle autorità<br />
per la contestazione.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 47
Natura<br />
48 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Una malattia<br />
minaccia<br />
di spazzare via<br />
le piantagioni.<br />
E gli scienziati<br />
le provano tutte:<br />
anche banane che<br />
sanno di mela...<br />
Banana<br />
addio<br />
Reuters/Contrasto Popper foto/Getty Images<br />
Godetevi la banana split, la macedonia, il<br />
frullato alla banana... Potrebbero non avere<br />
più lo stesso sapore, tra qualche anno.<br />
Terrorismo gastronomico? Purtroppo no:<br />
la banana – almeno quella che siamo abituati a mangiare<br />
– rischia di scomparire dalle tavole. La minaccia<br />
viene da un fungo che sta facendo terra bruciata<br />
nelle piantagioni, ma non ha alcun impatto sulla<br />
salute degli uomini. Si chiama Fusarium oxysporum:<br />
penetra nei tessuti dalle radici del banano o attraverso<br />
lacerazioni del fusto e provoca una malattia che<br />
impedisce alla pianta di assorbire l’acqua dal terreno,<br />
causandone la morte per avvizzimento. Contro questo<br />
flagello, chiamato Malattia di Panama, per ora<br />
non c’è rimedio. Si sta diffondendo da un continente<br />
all’altro, tanto che è stato lanciato l’allarme a livello<br />
mondiale. E per salvare questo frutto, popolare tra i<br />
consumatori e importante per l’economia, si lavora<br />
nei laboratori di ricerca in tutto il mondo.<br />
tutti cloni. Per capire cosa sta succedendo, dobbiamo<br />
partire dalle particolarità della banana e del<br />
suo commercio. Innanzitutto, tutti i banani coltivati<br />
sono... cloni. Come mai? La banana è un frutto<br />
dai tropici<br />
a noi.<br />
Sopra, banane<br />
pronte<br />
al trasporto<br />
in Costa Rica,<br />
nel 1915:<br />
la ferrovia era<br />
della United Fruit<br />
Company, che<br />
da Centro<br />
e Sud America<br />
esportava frutta<br />
verso Usa<br />
ed Europa.<br />
A sinistra, carico<br />
di banane<br />
nelle Filippine.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 49
un cibo per il mondo<br />
Le “banane da dessert” che<br />
mangiamo in Occidente sono<br />
varietà del gruppo Cavendish<br />
(produttive e adatte al trasporto e<br />
all’export), che costituiscono il 41%<br />
delle coltivazioni mondiali. Ma ci<br />
sono molte varietà apprezzate per il<br />
consumo locale: Red con la buccia<br />
rossa in America Centrale, Lakatan<br />
nelle Filippine, o la “nostrana”<br />
Comune di Sicilia, introdotta<br />
nell’isola attorno al XV sec. e<br />
prodotta in piccole quantità. Un<br />
posto a parte merita il platano: non<br />
è dolce, si consuma cotto e da<br />
esso si ricavano farina e birra. In<br />
generale le banane sono importanti<br />
come cibo, dall’Africa all’India.<br />
Alamy<br />
La varietà più esportata fino agli<br />
Anni ’50 è già sparita: non<br />
resisteva all’attacco di un fungo<br />
SPL/Contrasto<br />
nemico nel<br />
terreno.<br />
Struttura<br />
riproduttiva del<br />
fungo Fusarium<br />
oxysporum.<br />
Più a sinistra,<br />
piantagione<br />
devastata dalla<br />
malattia causata<br />
da questo fungo.<br />
partenocarpico, cioè senza semi. «Se<br />
non fosse così sarebbe immangiabile,<br />
dato che nelle banane selvatiche i semi,<br />
grossi e duri, occupano l’80% dello spazio<br />
disponibile» spiega Pietro Piffanelli,<br />
ricercatore del Parco Tecnologico Padano<br />
di Lecco che ha studiato il genoma del<br />
banano al Centro per le ricerche agronomiche<br />
Cirad di Montpellier. Senza semi,<br />
però, significa anche sterile (v. riquadro<br />
alla pag. seguente). «I banani coltivati<br />
quindi vengono moltiplicati per talea,<br />
cioè staccandone un pezzo e facendolo<br />
radicare: di fatto, nelle piantagioni di<br />
tutto il mondo crescono cloni identici<br />
derivati dalla stessa pianta» continua<br />
Piffanelli. «Mentre gli agenti patogeni<br />
si evolvono e diventano sempre più resistenti,<br />
in questi banani non c’è alcuna<br />
varietà: quando un ceppo diventa aggressivo,<br />
tutta la piantagione è condannata».<br />
Questo spiega perché i banani sono così<br />
vulnerabili.<br />
Inoltre, le banane che mangiamo noi occidentali<br />
sono tutte varietà del gruppo<br />
Cavendish, benché nel mondo ne esistano<br />
molte altre (v. riquadro in alto). «La<br />
Cavendish è la classica banana che si<br />
trova al supermercato» spiega Gianluca<br />
Gondolini, segretario del World Banana<br />
Forum della Fao. «Ed è la più venduta in<br />
assoluto: il gruppo Cavendish costituisce<br />
il 95% del mercato d’esportazione, che ha<br />
un valore di 7 miliardi di dollari all’anno.<br />
È anche il primo frutto commercializzato<br />
per quantità: si può comprenderne<br />
facilmente l’importanza». E quali ripercussioni<br />
avrebbe la sua scomparsa, per<br />
l’attacco della Malattia di Panama, sull’economia<br />
dei Paesi esportatori.<br />
la storia si ripete. Si teme quindi che<br />
la banana “classica” possa sparire, per<br />
essere magari sostituita con una varietà<br />
meno saporita. Anche perché si è già verificata<br />
una “estinzione” (commerciale,<br />
almeno) della banana da esportazione:<br />
quello che sta succedendo alla Cavendish<br />
è infatti accaduto, alla fine degli<br />
Anni ’50, a un’altra varietà, la Gros Michel.<br />
Era la regina indiscussa dei mercati<br />
dall’Ottocento fino a che un ceppo della<br />
Malattia di Panama non l’ha decimata.<br />
L’unica soluzione è stata sostituirla con<br />
la Cavendish, più resistente ai funghi.<br />
Ma ci si è dovuti accontentare di un frut-<br />
to più piccolo, meno saporito e con più<br />
problemi di conservazione e trasporto.<br />
Oggi ad attaccare la Cavendish e altre varietà<br />
– minacciando quindi il mercato internazionale<br />
e il consumo locale – è una<br />
variante della Malattia di Panama battezzata<br />
Tropical Race 4 (TR4). «Aggredisce<br />
i tessuti della pianta ostacolando la<br />
circolazione della linfa» spiega Gondolini.<br />
«E non ci sono armi efficaci: una volta<br />
penetrato nel suolo, il patogeno rimane<br />
vitale per anni». La nuova Malattia di<br />
Panama è comparsa nel Sud-est asiatico<br />
più di 20 anni fa, e da allora i coltivatori<br />
di quei Paesi convivono con l’infezione.<br />
«Taiwan, che era uno dei grossi esportatori<br />
di banane, ora non lo è più per questo<br />
problema» osserva Gondolini.<br />
Negli ultimi tempi, la malattia ha bruciato<br />
le tappe: dopo Cina, Filippine, Taiwan,<br />
Australia, è di recente arrivata in parte<br />
dell’Africa e in Giordania. Il timore è<br />
che possa raggiungere l’America Latina,<br />
dove si concentra il 30% della produzione<br />
mondiale, ma l’80% di quella destinata<br />
all’esportazione. «È solo questione di<br />
tempo» dice Piffanelli.<br />
«L’unica contromisura che abbiamo è<br />
50 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
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la corsa della ricerca.<br />
A sinistra, lavaggio dei frutti in una<br />
piantagione in Camerun. Sotto, ricerca<br />
sul Fusarium oxysporum, responsabile<br />
della Malattia di Panama.<br />
SPL/Contrasto<br />
Il commercio<br />
internazionale<br />
delle banane vale<br />
7 miliardi di<br />
dollari all’anno<br />
la prevenzione» afferma Gondolini. Per<br />
questo, la Fao ha da poco lanciato un<br />
appello con cui invita i Paesi interessati<br />
ad adottare ogni mezzo per contenere<br />
il contagio, per esempio tenendo sotto<br />
controllo il trasporto di materiale vegetale.<br />
«Le stesse misure valgono per i viaggiatori»<br />
continua Gondolini. «Dobbiamo<br />
evitare che si ripeta il caso del Mozambico,<br />
dove la malattia è stata portata da<br />
lavoratori venuti dall’Asia, forse con calzature<br />
contaminate da terreno infetto».<br />
Ma non è l’unica minaccia con cui fare<br />
i conti: un’altra patologia colpisce le<br />
piantagioni, la Sigatoka nera. «È sempre<br />
un’infezione fungina (il responsabile è<br />
uno strano frutto<br />
il Mycosphaerella fijiensis): provoca un<br />
annerimento delle foglie impedendo la<br />
fotosintesi» spiega Gondolini. «Viene<br />
tenuta sotto controllo con fungicidi, anche<br />
se a costi che arrivano a un terzo sul<br />
totale delle spese di coltivazione».<br />
ogm e incroci. La ricerca di soluzioni<br />
alle diverse malattie è frenetica. Obiettivi:<br />
aiutare la Cavendish a sopravvivere, o<br />
cercare una varietà più resistente. «Programmi<br />
di miglioramento genetico sono<br />
in corso da una decina d’anni e ultimamente<br />
sono stati molto accelerati dalla<br />
conoscenza del Dna della banana, che ha<br />
permesso di identificare quali geni controllano<br />
la resistenza a certe malattie»<br />
racconta Piffanelli.<br />
Una strada è procedere per incroci, ricorrendo<br />
alle piante selvatiche provviste<br />
di semi: è il metodo seguito dall’International<br />
Institute of Tropical Agriculture<br />
(Iita) di Ibadan, in Nigeria, impegnato<br />
nella ricerca di ibridi resistenti a TR4 e<br />
Sigatoka nera. Un lavoro lungo, ma i risultati<br />
ci possono essere. L’Iita lo scorso<br />
ottobre ha presentato 26 nuove varietà<br />
– resistenti alla Sigatoka nera – della<br />
Il banano, per quanto possa raggiungere un’altezza di diversi metri, è in realtà<br />
un’erba gigante. Ha uno pseudofusto che produce un casco di banane: dopo la<br />
maturazione dei frutti lo pseudofusto muore, ma un altro spunta dalla parte<br />
sotterranea della pianta. I banani coltivati sono incroci sterili di piante selvatiche<br />
del genere Musa, dai frutti immangiabili. La banana “commestibile” è nata<br />
casualmente, per ibridazione spontanea. Gli uomini si sono imbattuti in questi<br />
frutti con più polpa che semi e hanno iniziato a coltivare le piante (almeno 7 mila<br />
anni fa, forse 10.000, in Asia), operando una selezione che ha perpetuato alcune<br />
varietà. Oggi i banani sono coltivati in 135 Paesi.<br />
banana africana Matoke, che si mangia<br />
cotta. Attraverso incroci è già nato un<br />
possibile sostituto della Cavendish: la<br />
varietà Goldfinger, ottenuta in Honduras<br />
anni fa, è molto simile al frutto che<br />
conosciamo, resiste bene alle malattie, è<br />
già coltivata in alcuni Paesi. Unico difetto:<br />
sa di mela...<br />
Ci sono anche altre vie per modificare le<br />
banane. «Una di queste è la mutagenesi<br />
fisica» aggiunge Piffanelli. «Si tratta di<br />
bombardare le piante con raggi gamma<br />
o X per ottenere mutazioni, tra cui ci potrebbe<br />
essere quella giusta. Si interviene<br />
sul Dna senza ricorrere all’ingegneria<br />
genetica, anche se le mutazioni inserite<br />
sono sempre molte e non tutte desiderabili»;<br />
l’obiettivo infatti è non alterare gusto<br />
e qualità della banana. Alla Division<br />
of Nuclear Techniques in Food and Agriculture<br />
di Vienna, collaborazione tra Fao<br />
e Aiea, sono già state così ottenute 3 “mutanti”<br />
resistenti alla Sigatoka nera.<br />
A Taiwan infine si è ottenuta una versione<br />
della Cavendish chiamata GCTCV<br />
219: dolce, resistente alla Malattia di Panama,<br />
è testata ora nelle Filippine. Ma si<br />
percorre anche la strada dell’ingegneria<br />
genetica: tra le banane Ogm create, c’è<br />
per esempio quella resistente a una malattia<br />
batterica – grazie all’inserimento<br />
di geni di un peperone – ottenuta ai National<br />
Agricultural Research Laboratories,<br />
in Uganda.<br />
Una soluzione più duratura, dicono gli<br />
esperti, sarebbe introdurre nelle piantagioni<br />
la biodiversità: più varietà differenti<br />
risponderebbero in modo differenziato<br />
ai patogeni. E se le banane non avranno<br />
tutte lo stesso sapore, poco male: almeno<br />
non rischieremmo di restare senza.<br />
Francesco Orsenigo<br />
52 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
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Ciò che vedete online è soltanto l’ultima<br />
tappa di una lunga marcia iniziata<br />
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risorse (e il lavoro di tutta la redazione)<br />
nel nostro sito per aumentare il respiro,<br />
la qualità e la tempestività delle notizie<br />
online; abbiamo raddoppiato gli sforzi<br />
per offrirvi ogni giorno – non soltanto<br />
sul nostro sito ma anche sui social net-<br />
work – un’informazione scientifica puntuale,<br />
approfondita e ricca di foto, video<br />
e curiosità.<br />
Nello stesso tempo abbiamo iniziato un<br />
lungo processo con Gruppo 36, la web<br />
agency con cui abbiamo studiato come<br />
cambiare il vestito e il motore del nostro<br />
sito. Il risultato? Oggi <strong>Focus</strong>.it è più organizzato,<br />
veloce e semplice da navigare.<br />
PRIMA SU CELLULARE. Il nostro obiettivo?<br />
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non è soltanto “digital first”, cioè vi offre<br />
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<strong>Focus</strong>.it è stato disegnato e pensato soprattutto<br />
per i lettori che navigano con<br />
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sono in giro o in viaggio, ma perché<br />
mentre leggono <strong>Focus</strong> sul divano vogliono<br />
saperne di più. I nostri dati, infatti, ci<br />
mostrano che quasi il 50% dei visitatori<br />
del sito naviga da smartphone e tablet.<br />
Sulla nuova homepage abbiamo raccolto<br />
le notizie scientifiche e le ultime ricerche<br />
presentate dai più prestigiosi laboratori<br />
italiani e stranieri in una sezione ad hoc.<br />
Abbiamo dato più spazio alle notizie brevi:<br />
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54 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
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diverso sui grandi avvenimenti. Naturalmente<br />
continueremo a pubblicare gli<br />
approfondimenti alla <strong>Focus</strong>, per capire<br />
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<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 55
Prisma<br />
I koala stanno freschi...<br />
abbracciati all’albero<br />
Non vorreste essere al posto del<br />
koala sull’eucalipto qui sopra?<br />
Distesi su un ramo e... al fresco.<br />
I koala passano gran parte del tempo<br />
dormendo abbracciati agli alberi. Un<br />
team australiano ha visto che ciò serve<br />
anche per controllare la temperatura. Gli<br />
scienziati hanno valutato quella di animali<br />
e piante con la tecnica della termografia<br />
(foto in alto). Abbracciare i tronchi, che<br />
possono essere di 5 °C più freddi dell’aria<br />
circostante, permette ai koala di<br />
rinfrescarsi. Risparmiando acqua: i koala,<br />
infatti, si raffreddano anche leccandosi la<br />
pelliccia e ansimando.<br />
100<br />
MILA: le vite che si potrebbero<br />
salvare in Europa all’anno se<br />
le persone fossero preparate<br />
a fare rianimazione cardiopolmonare,<br />
aiutando chi ha<br />
un arresto cardiaco.<br />
Steve Griffiths<br />
Corbis<br />
Biondi naturali?<br />
basta poco<br />
Una mutazione determina il colore dei capelli.<br />
Per essere biondi, basta poco. No, non parliamo di tinture... Un solo nucleotide,<br />
un “mattoncino” dei molti che compongono il Dna, fa la differenza<br />
tra chiome bionde o castane. L’esatto meccanismo molecolare è<br />
stato scoperto da David Kingsley e Catherine Guenther, dell’Università Stanford<br />
(Usa). Il segreto del biondo naturale si trova sul cromosoma 12. Ed è una<br />
piccolissima mutazione: la sostituzione di un singolo nucleotide (chiamato adenina)<br />
con un altro (guanina) all’interno di un gene regolatore, cioè quelli che<br />
modulano l’espressione di altri geni.<br />
proteina. C’è una specie di effetto a cascata. La sostituzione fa sì che un altro<br />
gene che si trova sullo stesso cromosoma, detto Kitlg, diventi meno attivo del<br />
20%. E questo basta perché cambi l’espressione della proteina prodotta dal gene<br />
Kitlg soltanto nei follicoli piliferi – da cui nascono poi capelli biondi – e non nel<br />
resto del corpo. R.P.<br />
Il drone che ti segue e ti riprende<br />
I droni sono sempre più usati per riprendere le<br />
evoluzioni di biker o appassionati di snowboard, ma<br />
serve qualcuno che li guidi. Hexo+ invece fa tutto da<br />
solo: ha un sistema di navigazione che gli consente di seguire<br />
l’atleta (come a destra), comunicando col suo smartphone e<br />
tracciandolo, e di fare riprese soddisfacendo i parametri<br />
scelti, come distanza dal soggetto o inclinazione. Il progetto<br />
è finanziato in crowdfunding su kickstarter.com. R.G.<br />
Rex/Olycom
Prisma<br />
Mantello superiore<br />
Mantello<br />
inferiore<br />
Se la tintarella<br />
è quasi una droga...<br />
Nucleo<br />
esterno<br />
Nucleo<br />
interno<br />
Zona di<br />
transizione<br />
Steve Jacobsen/Northwestern University (2)<br />
Un oceano nascosto<br />
nella Terra<br />
C’è un enorme serbatoio<br />
d’acqua, 700 km sotto la<br />
superficie della Terra, in una<br />
regione del mantello chiamata zona<br />
di transizione. Non immaginate un<br />
oceano sommerso: l’acqua si trova in<br />
un minerale chiamato ringwoodite.<br />
«È rilasciata tra i grani della roccia,<br />
come se stessero “sudando”» ha<br />
spiegato Steven Jacobsen della<br />
Northwestern University. Il suo team<br />
ha dedotto la presenza di acqua con<br />
lo studio delle onde sismiche, che<br />
sono rallentate passando negli strati<br />
di roccia contenenti acqua. Jacobsen<br />
aveva creato e studiato cristalli di<br />
ringwoodite in laboratorio (sotto).<br />
Lo studio è una conferma della teoria<br />
secondo cui l’acqua sulla Terra<br />
verrebbe dell’interno del pianeta.<br />
L’esposizione ai raggi Uv produce beta-endorfine.<br />
E può dare dipendenza.<br />
Una giornata al mare ci offre relax, divertimento e anche una bella abbronzatura.<br />
Ovvio che ci venga voglia di tornare, no? Una ricerca condotta da David<br />
Fischer del Massachusetts General Hospital (Usa) suggerisce che ci sia un<br />
fattore in più: l’esposizione ai raggi Uv potrebbe dare dipendenza, che spiegherebbe<br />
anche certi eccessi nel desiderio di abbronzatura. Fischer ha visto che causa il rilascio<br />
di beta-endorfine, ormoni “del benessere” che hanno tra i loro effetti quelli di ridurre<br />
il dolore, ma agiscono attraverso le stesse vie di droghe come l’eroina.<br />
pericolo. Ha esposto topi a cui era stato rasato il pelo a basse dosi di ultravioletti.<br />
«Abbiamo rilevato un aumento delle beta-endorfine, con effetti sul comportamento<br />
e sintomi di dipendenza; i topi davano segni di astinenza se erano loro somministrati<br />
farmaci che bloccano gli oppioidi» dice Fischer. Ma possiamo davvero parlare di dipendenza<br />
da tintarella? «Studi precedenti hanno mostrato che gli Uv danno comportamenti<br />
simili a una dipendenza negli umani, per esempio in chi usa spesso lampade<br />
abbronzanti. Certo, possono spingerci anche altri fattori come i benefici cosmetici.<br />
Ma ritengo che la dipendenza da Uv, che hanno un’attività carcinogenica, sia reale e<br />
possa avere una spiegazione evolutiva legata al fatto che stare al sole serve a produrre<br />
vitamina D». Meglio esserne consci, dice lo scienziato. G.C.<br />
Corbis<br />
questa arte si crea da sola<br />
Tessuti al microscopio? No, quelle a destra sono opere di arte generativa,<br />
cioè «create automaticamente da un programma» dice l’autore, Jonathan<br />
McCabe. «Sono divise in celle che corrispondono ai pixel dell’immagine<br />
finale. Seguendo diverse regole a ogni cella vengono associati valori numerici,<br />
poi tradotti in valori Rgb (red, green, blue) che determinano il colore del pixel».<br />
58 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
GalleryStock/Contrasto<br />
Fibra per dimagrire...<br />
Le fibre riducono l’appetito e aiutano a stare magri. E ora uno studio<br />
dell’Imperial College di Londra, guidato da Gary Frost, spiega perché.<br />
Per i ricercatori la digestione delle fibre – presenti nei vegetali –<br />
produce il rilascio di acetato nel colon. L’acetato, poi, entra nel circolo<br />
sanguigno e raggiunge l’ipotalamo. Qui attiva i neuroni che producono<br />
pro-opiomelanocortina, che hanno l’effetto di sopprimere l’appetito. Frost<br />
specula che questa scoperta possa essere utile per sviluppare strategie di<br />
controllo dell’obesità: da un prodotto a base di acetato da rilasciare nel<br />
corpo ad alimenti ricchi di fibre in grado di produrre più acetato. M.F.<br />
Troppi talenti,<br />
non si vince<br />
Una squadra con tanti<br />
campioni (come Messi,<br />
sotto) vince di più? Per<br />
Roderick Swaab della business<br />
school Insead, si rischia il<br />
contrario: troppi fuoriclasse in<br />
un team possono creare squilibri<br />
al punto da pregiudicare le<br />
performance. Swaab sostiene che<br />
se ci sono troppi talenti può<br />
essere compromessa nei<br />
giocatori la volontà di collaborare.<br />
Il fenomeno riguarda più gli sport<br />
con un alto livello di interazione<br />
(come calcio e basket) e meno<br />
quelli come il baseball, dove<br />
l’azione di ogni giocatore resta<br />
abbastanza individuale. R.G.<br />
Reuters/Contrasto<br />
Stefan Marjoram<br />
Sui 3 display,<br />
sistemi<br />
del veicolo,<br />
velocità ecc.<br />
Dietro<br />
il volante,<br />
comandi per<br />
azionare<br />
il razzo.<br />
Leve per<br />
il rilascio<br />
meccanico dei<br />
paracadute.<br />
Parabrezza<br />
di materiale<br />
acrilico spesso<br />
25 mm.<br />
Leva per<br />
interrompere<br />
il flusso di<br />
carburante.<br />
Al volante per il record<br />
Sul volante, a destra<br />
e sinistra, pulsanti<br />
per freni, 2 sistemi<br />
di paracadute, radio,<br />
spegnimento motori.<br />
Benvenuti al posto di guida della Bloodhound SSC (SSC sta per supersonic<br />
car), veicolo affusolato che punta a fissare il nuovo record di velocità<br />
terrestre raggiungendo le 1.000 miglia orarie, ovvero 1.609 km/h.<br />
L’abitacolo è stato appena presentato e i test inizieranno l’anno prossimo: il<br />
tentativo è previsto per il 2016, nel piatto deserto sudafricano di Hakskeen Pan.<br />
su misura. Al volante ci sarà Andy Green, che ha l’attuale record di 1.227,99<br />
km/h: il volante di titanio è modellato sulle sue mani. L’auto supersonica è spinta<br />
da un motore a reazione e da un razzo, ha un abitacolo “blindato” per resistere<br />
agli urti con le pietre e per fermarsi usa freni e paracadute. G.C.<br />
A destra e a<br />
sinistra, pannelli<br />
con controlli.<br />
Jonathan McCabe<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 59
Prisma<br />
Il corpo parla,<br />
lui ascolta<br />
Il nostro corpo “suona”: ci<br />
sono il rumore del respiro,<br />
quello del battito cardiaco,<br />
i colpi di tosse... BodyBeat<br />
(sopra) li ascolta per monitorare la<br />
salute. «Ha un microfono che<br />
cattura i suoni a bassa frequenza<br />
del corpo. Ora è un prototipo,<br />
vogliamo miniaturizzarlo» dice<br />
l’inventore, Tauhidur Rahman<br />
della Cornell University. I suoni<br />
sono trasmessi a uno smartphone<br />
con un software che analizza per<br />
esempio se battito cardiaco o<br />
respiro sono irregolari.<br />
500<br />
I km percorsi dalle zebre di<br />
pianura, tra andata e ritorno,<br />
tra il fiume Chobe in<br />
Namibia e il parco Nxai Pan<br />
in Botswana. La più lunga<br />
migrazione terrestre.<br />
RAGGIO TRAENTE<br />
Sposta oggetti con gli ultrasuoni. Gli usi?<br />
Non nelle astronavi, ma... in campo medico.<br />
La fantascienza ce lo ha mostrato in tutte le salse. Insieme al motore<br />
a curvatura e al teletrasporto, il raggio traente – un fascio in grado di<br />
attrarre gli oggetti a distanza – è uno dei capisaldi della dotazione tecnologica<br />
delle astronavi di Star Trek o degli Ufo che portano a bordo i terrestri.<br />
Adesso, però, è arrivato dalla fantascienza alla realtà. Un gruppo di ricercatori<br />
di tre università, quelle inglesi di Dundee e di Southampton, e l’americana Illinois<br />
Wesleyan University, ha messo a punto un raggio che consente di muovere<br />
oggetti di dimensioni superiori al centimetro.<br />
spostato. Da qualche tempo era noto che la luce è in grado anche di attrarre<br />
quantità microscopiche di materia (sono stati creati dispositivi basati su laser).<br />
Il nuovo raggio però è il primo in grado di agire su oggetti visibili a occhio nudo<br />
e si basa non sulla luce ma su un doppio fascio di ultrasuoni. I due fasci, diretti<br />
lateralmente sul bersaglio, creano una pressione sul retro di esso, facendolo così<br />
muovere verso la sorgente. I ricercatori prevedono applicazioni soprattutto in<br />
campo medico, dove gli ultrasuoni sono già utilizzati, ma anche nell’ambito della<br />
biologia e delle nanotecnologie. Per le astronavi, purtroppo, dovremo aspettare<br />
ancora un po’. G.R.<br />
Getty Images (4)<br />
Maschi con la faccia... da pugni<br />
I maschi si sono evoluti per fare a pugni: i tratti robusti del<br />
volto degli uomini sarebbero frutto di un rinvigorimento<br />
delle ossa necessario per assorbire i pugni degli avversari<br />
in lotte per femmine o risorse. L’ipotesi del “rafforzamento<br />
protettivo” è di David Carrier e Michael Morgan (Usa); avevano<br />
già avanzato la teoria che le mani fossero adatte a fare a pugni (v.<br />
<strong>Focus</strong> n. 245). Il volto, dicono, è vulnerabile: gli ominidi nostri<br />
antenati hanno rafforzato le strutture di mandibola, zigomi, occhi,<br />
naso, anche se i tratti si sono poi addolciti negli uomini moderni.<br />
60 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Paperoni concentrati<br />
I milionari nel mondo sono 16,3 milioni, secondo il<br />
Boston Consulting Group. Il calcolo della ricchezza,<br />
in dollari, considera conti e beni finanziari (non<br />
immobili o imprese). Il rapporto fa una classifica di Paesi e<br />
aree con la più alta percentuale di milionari: qui, i primi 7.<br />
Dormire per ricordare<br />
Dopo una bella dormita, si ricorda meglio ciò che si è<br />
studiato la sera prima. Il meccanismo preciso è stato<br />
identificato dai ricercatori del Langone Medical Center<br />
della New York University. Hanno visto che dormire dopo aver<br />
appreso qualcosa favorisce la crescita delle “spine<br />
dendritiche”, protrusioni dei neuroni che si connettono ad altre<br />
cellule cerebrali e facilitano il passaggio di informazioni. Gli<br />
studiosi hanno visualizzato questa crescita nel cervello di topi<br />
progettati per esprimere una proteina fluorescente nei neuroni.<br />
123Rf (1) Shutterstock (1)<br />
17,5%<br />
QATAR<br />
9,6%<br />
HONG KONG<br />
9%<br />
KUWAIT<br />
12,7%<br />
SVIZZERA<br />
10%<br />
SINGAPORE<br />
5,9% BAHREIN E STATI UNITI<br />
Così ti viene un colpo<br />
Smettila di stressarti o ti verrà un attacco di cuore! Un consiglio sensato,<br />
che ora ha anche una spiegazione scientifica. Un team della Binghamton<br />
University (Usa) guidato da David Davies ha scoperto perché chi ha uno<br />
shock emotivo o attraversa un periodo di forte stress è più a rischio.<br />
batteri. Gli scienziati hanno identificato i batteri che aderiscono, creando pellicole,<br />
alle placche che si formano sui vasi sanguigni. Su un’arteria artificiale hanno<br />
fatto proliferare i batteri e vi hanno introdotto noradrenalina, l’ormone che<br />
si riversa nel sangue nei casi di forte stress. Hanno visto che i batteri reagivano<br />
“smontando” la pellicola e disperdendosi. Ciò fa staccare anche la placca a cui<br />
sono legati e la manda in circolo, dando trombosi. Alla Harvard Medical School<br />
di Boston hanno invece dato un’altra spiegazione: sarebbero i leucociti in circolo<br />
in situazioni di stress i responsabili di distacco di placche e attacchi cardiaci. R.P.<br />
Spl/Contrasto<br />
Amazzonia salva<br />
(per ora) in 3 fasi<br />
Il Brasile ha fatto il miracolo:<br />
nell’ultimo decennio, la<br />
deforestazione dell’Amazzonia si è<br />
ridotta del 70%. Per uno studio di Dan<br />
Nepstad, Earth Innovation Institute (Usa), è<br />
il risultato di un processo in 3 fasi. Nella 1 a<br />
(fino al 2004) una legge provò a imporre ad<br />
agricoltori e allevatori di considerare riserva<br />
l’80% delle loro proprietà, ma non fu<br />
rispettata. Nella 2 a fase (2005-2009) ci<br />
furono vari fattori: più controlli di polizia;<br />
calo dei guadagni dalla soia (coltivata in<br />
Amazzonia); campagne ambientaliste e<br />
boicottaggio di aziende responsabili della<br />
deforestazione. La 3 a fase (dal 2009) è stata<br />
decisiva. Anche se i guadagni dalla soia<br />
sono ripresi, il governo ha stabilito una<br />
politica del credito per l’Amazzonia:<br />
coltivatori e allevatori delle aree più rovinate<br />
sono stati esclusi dal credito a basso costo<br />
finché la deforestazione non è calata. I.C.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 61
ITALIA<br />
BULGARIA<br />
Mar Nero<br />
Prisma<br />
SICILIA<br />
MACEDONIA<br />
TURCHIA<br />
GRECIA<br />
Questa pietra<br />
è di plastica<br />
Un nuovo tipo di roccia<br />
fatta di oggetti di plastica,<br />
roccia vulcanica, sabbia,<br />
corallo, legno. Il team della<br />
canadese Patricia Corcoran l’ha<br />
chiamato “plastiglomerato” (sotto).<br />
«Si forma con l’accensione di<br />
fuochi sulla spiaggia; la plastica<br />
dei rifiuti presenti si scioglie e<br />
attacca insieme altri materiali»<br />
dice Corcoran. «L’abbiamo<br />
identificata alle Hawaii, ma è<br />
possibile che si formi ovunque ci<br />
sono molti rifiuti e persone...».<br />
Patricia Corcoran<br />
Mar Mediterraneo<br />
CRETA<br />
NORD AFRICA<br />
ISRAELE<br />
Odissea tra le isole<br />
MEZZALUNA<br />
FERTILE<br />
Che strada hanno fatto i primi agricoltori, che 9.000 anni fa dalla Mezzaluna<br />
fertile (dove è nata l’agricoltura) sono giunti in Europa? Per Peristera<br />
Paschou della Democritus University of Thrace, in Grecia, sono arrivati<br />
“saltando” fra le isole del Mediterraneo. La ricercatrice ha condotto un’analisi<br />
genetica sulle popolazioni odierne per verificare quale fu il percorso tra le 3 rotte<br />
finora teorizzate: una passa dalle isole (nella cartina, linea rossa), un’altra va via<br />
terra dalla Turchia (viola), la terza va diretta da Israele alla Grecia (azzurra).<br />
tappe. Paschou ha analizzato il Dna di 964 persone in 32 posti fra le coste mediterranee,<br />
l’Europa e il Medio Oriente. Ha visto la distribuzione di varianti genetiche<br />
(polimorfismi a singolo nucleotide), “tracce” dei primi agricoltori, e ne ha<br />
ricostruito il percorso più probabile: dalla costa turca alle isole del Dodecaneso<br />
alla Grecia “continentale” e a Creta, e da qui verso Sicilia e Sud <strong>Italia</strong>. E.C.<br />
Gso Images/Getty Images
Sessualità<br />
Donne<br />
che amano<br />
le donne<br />
L’omosessualità femminile<br />
è meno diffusa, meno visibile e<br />
meno studiata. Libera da tabù,<br />
ecco cosa ne sa la scienza.<br />
non è una cosa semplice.<br />
L’amore omo lo è ancora<br />
meno. L’amore omo<br />
L’amore<br />
femminile è decisamente<br />
complicato. Perché sfaccettato, sfumato,<br />
poco visibile e scarsamente indagato<br />
dalla scienza e dalla sociologia. Luoghi<br />
comuni e false credenze sono la diretta<br />
conseguenza di questo stato di cose,<br />
come dire, “sfuggente”, sul quale però c’è<br />
ugualmente tanto da raccontare.<br />
variante naturale. «L’omosessualità<br />
è una variante naturale del comportamento<br />
umano». Così l’Organizzazione<br />
mondiale della sanità si addentra nel terreno<br />
minato delle definizioni per parlare<br />
di gay e lesbiche. E non a caso usa la parola<br />
naturale, lo stesso termine utilizzato<br />
da chi giustifica la propria omofobia dissertando<br />
di amore “contro natura”. Ebbene,<br />
l’omosessualità è sempre esistita,<br />
in qualsiasi epoca e in qualsiasi cultura,<br />
e riguarda stabilmente una percentuale<br />
più o meno fissa della popolazione: il 4-5<br />
per cento degli uomini e il 2-3 per cento<br />
delle donne (secondo i celebri rapporti<br />
Kinsey degli anni Cinquanta, considerati<br />
ancora attendibili).<br />
Una costanza che non è sfuggita all’attenzione<br />
di scienziati e sessuologi, i quali,<br />
anche grazie alle statistiche, hanno<br />
tratto la conclusione che esistano componenti<br />
biologiche dell’omosessualità e<br />
che questa sia frutto dell’interazione fra<br />
chimica, biologia e contesto ambientale.<br />
«Anche gli studi sui gemelli omozigoti<br />
portano a questa conclusione» racconta<br />
Emmanuele A. Jannini, professore<br />
di sessuologia e endocrinologia all’U-<br />
Mondadori Portfolio/www.bridgemanart.com<br />
i confini dell’amicizia.<br />
Le amiche di Klimt<br />
del 1917, una delle opere<br />
purtroppo distrutte<br />
nell’incendio di Immendorf.<br />
64 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 65
L’amore<br />
fra due donne<br />
non segue<br />
copioni o ruoli<br />
catalogabili.<br />
La sessualità<br />
femminile è<br />
più complessa<br />
e sfumata<br />
Mondadori Portfolio/www.bridgemanart.com<br />
niversità degli Studi di Roma Tor Vergata.<br />
«Se uno dei due è omosessuale,<br />
indipendentemente dal fatto che siano<br />
cresciuti assieme o separati, la possibilità<br />
che anche l’altro sia omosessuale è<br />
del 50 per cento. Un’ulteriore prova che<br />
l’orientamento sessuale è stabilito già<br />
alla nascita». Dello stesso avviso Chiara<br />
Simonelli, professore associato di Psicologia<br />
dello sviluppo sessuale all’Università<br />
La Sapienza di Roma: «Ancora oggi<br />
molti genitori sono convinti che i propri<br />
figli scelgano di diventare omosessuali.<br />
Ma non è così. L’orientamento sessuale<br />
è stabilito dalla nascita, si manifesta precocemente,<br />
in genere fin dalle elementari,<br />
e la consapevolezza arriva nella prima<br />
adolescenza. In questi anni se una ragazza<br />
è lesbica comincia a provare forte attrazione<br />
per le persone del proprio sesso<br />
mentre non trova attraente chi “dovrebbe”<br />
trovare attraente (per esempio il ragazzo<br />
più gettonato della scuola). Questo<br />
processo può essere alterato dalle pressioni<br />
del gruppo, può quindi succedere<br />
Elliot Erwitt/MagnumPhoto/Contrasto<br />
che la ragazza per omologarsi si faccia<br />
piacere i ragazzi che in realtà non le interessano».<br />
A complicare la situazione<br />
c’è la bisessualità. Durante l’adolescenza<br />
le ragazze hanno una grande fluidità che<br />
può generare ulteriore confusione sul<br />
proprio orientamento sessuale. Le donne,<br />
in generale, hanno una probabilità<br />
tre volte maggiore rispetto agli uomini<br />
di identificarsi in bisessuali. In un’indagine<br />
di qualche anno fa dei Centers for<br />
Disease Control statunitensi condotta su<br />
13.500 soggetti, dichiarava almeno un’esperienza<br />
omosessuale il 12,5 per cento<br />
delle donne contro il 5,2 per cento degli<br />
uomini.<br />
New York Times/Getty Images<br />
arte e vita.<br />
La forte carica erotica<br />
delle ragazze di<br />
Gauguin in Aha oe feii,<br />
tela del 1892.<br />
A sinistra, la fotografa<br />
Annie Leibovitz e qui<br />
accanto la sua<br />
compagna Susan<br />
Sontag, scrittrice,<br />
morta nel 2004.<br />
ma quale malattia? Che l’omosessualità<br />
non sia una malattia né un disturbo<br />
psichiatrico da curare attraverso le cosiddette<br />
terapie riparative (dalle quali<br />
gli psicologi hanno preso ufficialmente<br />
le distanze) non è più in discussione. Ma<br />
non è così semplice. «Sarà “assodato”<br />
per gli scienziati, ma l’idea che l’omosessualità<br />
sia una malattia rimane ancora<br />
radicata in molte persone. Attorno alla<br />
sfera sessuale i pregiudizi sono più tenaci<br />
perché anche gli individui più incolti<br />
pensano di sapere che cos’è la sessualità<br />
e rifiutano la spiegazione scientifica»<br />
spiega Nicla Vassallo, docente di Filosofia<br />
teoretica all’Università di Genova,<br />
esperta di gender studies e scrittrice (in<br />
uscita per Laterza Uomini e donne hanno<br />
il diritto di sposarsi: Falso!). «Eppure sarà<br />
proprio la scienza a cambiare la mentalità<br />
della gente. Ci vorrà però molto tempo<br />
e un approccio che non alimenti a sua<br />
volta il pregiudizio. Quando si studia solo<br />
“l’anormalità” o una preferenza sessuale<br />
anziché la sessualità intera, per esempio,<br />
si trasmette indirettamente il messaggio<br />
che si stia analizzando una sessualità<br />
malata. Penso a tutti gli studi “alla ricerca”<br />
del gene dell’omosessualità. Cosa<br />
portano a pensare? Che se esiste un gene<br />
allora si può modificare, proprio come<br />
una malattia si può curare. La scienza<br />
ha sempre cercato, e cerca tuttora, di<br />
66 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
sessualità dirompente.<br />
Il turbante verde è un quadro di Tamara<br />
Lempicka (1898-1980), una delle icone della<br />
cultura lesbica.<br />
Amori scandalosi. La poetessa Nathalie<br />
Clifford Barney (1876-1972), dichiaratamente<br />
lesbica. Sotto: Eleanor Roosevelt e Lorena<br />
Hickok (a destra) nel 1934. Fra la first lady<br />
e la giornalista fu un grande amore.<br />
Mondadori Portfolio/www.bridgemanart.com (2)<br />
Una quota fissa della popolazione<br />
è omosessuale: il 2-3% delle<br />
donne. Il doppio tra gli uomini<br />
Bettmann/Corbis<br />
“normare” l’omosessualità». “Geni” a<br />
parte, sul perché si nasca omosessuali<br />
anziché etero c’è ancora mistero.<br />
il ruolo degli ormoni. Uno dei pochi<br />
dati scientifici provati riguarda la componente<br />
ormonale. Spiega Jannini: «Se il<br />
2 per cento della popolazione femminile<br />
è lesbica, la percentuale arriva al 25 per<br />
cento fra le donne che hanno avuto – soprattutto<br />
durante la vita fetale – un’alterazione<br />
della produzione ormonale della<br />
ghiandola surrenale». Gli effetti di questa<br />
esposizione precoce agli ormoni dell’altro<br />
sesso sono riconoscibili perché possono<br />
indurre una relativa mascolinizzazione<br />
nell’aspetto e nel comportamento<br />
e, di conseguenza, anche nel modo di vestire.<br />
Ma solo una lesbica su quattro presenta<br />
questi caratteri. Le altre “donne<br />
che amano le donne” non sono in alcun<br />
modo riconoscibili per aspetto e atteggiamento.<br />
Anche sull’influenza ambientale<br />
esistono diversi studi. In particolare<br />
è stato indagato il collegamento fra abusi<br />
subiti durante l’infanzia e omosessualità.<br />
Ebbene, più di una ricerca (Balsam<br />
2005, Huges 2010) rileva che lesbiche<br />
e bisessuali avrebbero subìto durante<br />
l’infanzia abusi (sessuali, ma anche abbandono<br />
e maltrattamenti) in misura<br />
doppia o comunque maggiore rispetto<br />
alle donne etero.<br />
sesso lesbo. Da un sondaggio condotto<br />
da tre università australiane su<br />
19 mila persone emerge che le lesbiche<br />
sarebbero amanti migliori rispetto alle<br />
donne etero e raggiungerebbero più<br />
orgasmi. Nel dettaglio: le donne che<br />
raggiungono l’orgasmo secondo questo<br />
studio sarebbero il 69% nelle coppie etero,<br />
il 75% nelle coppie lesbiche. Inoltre<br />
le donne omosessuali hanno rapporti<br />
meno frequenti delle etero, ma più<br />
lunghi (mezz’ora contro otto minuti).<br />
«Questi dati dimostrano quello che sappiamo:<br />
le donne privilegiano la qualità<br />
alla quantità, proprio in quanto donne»<br />
spiega Jannini. La vita di coppia e la sessualità<br />
delle lesbiche ripercorrono infatti<br />
le modalità tipiche femminili, dove le<br />
donne, per ragioni biologico-evolutive<br />
(per garantire la sopravvivenza dei figli<br />
le femmine avevano bisogno di un’unione<br />
stabile per assicurarsi l’appoggio del<br />
maschio), hanno la tendenza a creare e<br />
a mantenere la coppia. Fra i gay invece la<br />
creazione della coppia è più rara mentre<br />
è ricorrente la promiscuità. Le famose<br />
68 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
vite scandalose.<br />
A sinistra, Le due amiche di<br />
Toulouse-Lautrec (1895). Sotto,<br />
Virginia Woolf e più in basso Vita<br />
Sackville-West (che amava indossare<br />
abiti maschili): le due scrittrici<br />
ebbero una relazione sentimentale.<br />
Akg/Mondadori Portfolio (2)<br />
Come fanno l’amore due donne?<br />
Se la cavano benissimo. Merito<br />
di attenzione reciproca e familiarità<br />
dark room sono quasi esclusivamente<br />
maschili. «Per le donne non è ammissibile<br />
l’anonimato, devono sapere con chi<br />
stanno instaurando una relazione, e poi<br />
tendono a innamorarsi» sostiene lo studioso.<br />
Nel tempo si vedono le differenze.<br />
«Le coppie lesbiche rispetto alle coppie<br />
fra maschi sono più stabili perché le donne<br />
tendono a fare il nido. E anche quando<br />
una delle partner è mascolina rimane con<br />
una psicologia femminile» sottolinea Simonelli.<br />
Inoltre danno meno importanza<br />
al sesso rispetto ai maschi: terminata<br />
la fase di innamoramento, la sessualità<br />
passa in secondo piano.<br />
Ma come fanno l’amore due donne? Intanto<br />
va sfatato il luogo comune sulla<br />
penetrazione: questa non è un must fra<br />
lesbiche, e del resto non lo è nemmeno<br />
fra gay (per i quali è più frequente il sesso<br />
orale). L’importante è il raggiungimento<br />
dell’orgasmo reciproco. E due donne,<br />
vista l’ovvia familiarità col corpo femminile,<br />
se la cavano benissimo (paradossalmente,<br />
se di scelta si trattasse, l’amore<br />
col partner dello stesso sesso è l’ideale).<br />
Poi ognuno ha la propria sessualità, fatta<br />
di mille sfumature. Catalogare modi,<br />
ruoli e copioni è impensabile. E non è<br />
detto che in una coppia lesbica si riproduca<br />
la coppia tradizionale, con un partner<br />
maschile e uno femminile.<br />
za ha storicamente dedicato alla sessualità<br />
femminile. «La sessualità femminile<br />
è sempre stata ridotta alla riproduzione,<br />
in epoca vittoriana il piacere per le donne<br />
era addirittura disdicevole. E ancora oggi<br />
dalle indagini sociologiche risulta che gli<br />
uomini sanno poco del piacere delle donne»<br />
spiega Vassallo. «Il lesbismo è stato<br />
poco considerato anche perché in fondo<br />
non compromette la funzione riproduttrice<br />
della donna: una lesbica può essere<br />
costretta ad avere rapporti sessuali con<br />
un uomo e restare incinta. E più in generale<br />
ricordiamoci che le indagini scientifiche<br />
venivano condotte da uomini su<br />
campioni composti da uomini» .<br />
non “disturba”. Rispetto ai gay le lesbiche<br />
sono meno numerose, meno visibili,<br />
meno organizzate (per esempio<br />
non fanno lobby in settori specifici) e<br />
forse per tutti questi motivi anche storicamente<br />
meno perseguitate a livello<br />
sociale e legislativo. Persino le fantasie<br />
erotiche aiutano a capire quanto la visione<br />
dell’amore saffico “disturbi” meno<br />
del sesso fra maschi. Sull’amore fra due<br />
lesbiche fantasticano sia le donne sia gli<br />
uomini eterosessuali, mentre il sesso fra<br />
maschi non è sexy né erotizzante per<br />
nessuno dei due; anzi il più delle volte<br />
turba e infastidisce.<br />
Non è raro, in ogni caso, che una donna<br />
etero possa provare per un periodo della<br />
sua vita attrazione per il proprio sesso.<br />
Può succedere per curiosità, o in seguito<br />
piacere vietato. La letteratura scientifica<br />
sulle lesbiche è piuttosto scarsa.<br />
Perché scarsa è l’attenzione che la sciena<br />
delusioni, abusi o violenze che la spingono<br />
a cercare in un’altra donna la dolcezza<br />
e l’intimità che crede non possa<br />
venire da un uomo. Oppure durante l’adolescenza,<br />
dove il confine fra i sentimenti<br />
di amicizia e l’attrazione è molto<br />
sfumato. O ancora in condizioni di convivenza<br />
forzata fra persone dello stesso<br />
genere, come accade in carcere. In tutti<br />
questi casi però è sbagliato parlare di<br />
omosessualità, perché gli omosessuali<br />
sono coloro che hanno un interesse (inteso<br />
come fantasie e attrazione) esclusivo<br />
e costante verso lo stesso sesso. E soprattutto<br />
sono nati così.<br />
Emanuela Cruciano<br />
Archivio GBB Contrasto<br />
70 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
DOSSIER<br />
The New York Times/Contrasto<br />
Storia<br />
Ogni epoca (e ogni<br />
popolo) ha avuto la<br />
sua arte di contare.<br />
Matematica<br />
Matematici<br />
si nasce o<br />
si diventa?<br />
Altri modi<br />
di dare<br />
i numeri<br />
Giochiamo<br />
con le<br />
probabilità<br />
Getty Images<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 73
F DOSSIER
Matematici<br />
si nasce<br />
o si diventa?<br />
Si è davvero più o meno portati per<br />
questa disciplina? Sì, e pare dipenda<br />
dall’emisfero sinistro del cervello.<br />
Nikki Graziano<br />
curva a...<br />
cespuglio.<br />
Nikki Graziano<br />
è una fotografa<br />
ma anche una<br />
matematica,<br />
che realizza<br />
scatti di natura<br />
e poi cerca<br />
le equazioni<br />
delle curve che<br />
si adattano<br />
meglio ai<br />
suoi soggetti.<br />
Chi ha il<br />
“bernoccolo<br />
per la<br />
matematica”<br />
vede così<br />
la realtà.<br />
La matematica suscita sentimenti<br />
contrastanti. C’è<br />
chi la odia con tutte le sue<br />
forze, e quasi si fa un vanto<br />
di non capirla affatto, e chi<br />
al contrario, afferrandone<br />
il senso profondo, ne è attratto<br />
in modo irresistibile. Nel mezzo, la<br />
maggior parte di noi ne riconosce l’utilità<br />
e se la cava con la calcolatrice, ma con un<br />
po’ di impegno, a scuola e nella vita, potrebbe<br />
anche passare da un cinque scarso<br />
a un sette.<br />
Il mistero dei geni. La capacità di vedere<br />
il mondo in cifre e capire che, al di<br />
là delle quattro operazioni di base, le formule<br />
matematiche sono ciò che più fedelmente<br />
descrive la realtà che ci circonda,<br />
è un privilegio riservato a pochi. Un<br />
privilegio di cui si sa poco, anche perché,<br />
come spiega Luisa Girelli, neuropsicologa<br />
dell’Università di Milano-Bicocca,<br />
«molte ricerche hanno studiato deficit<br />
come la discalculia, ovvero l’incapacità<br />
di compiere anche i calcoli più elementari.<br />
Ma davvero poche hanno cercato di<br />
capire come nasce il genio matematico,<br />
e in che misura i fattori genetici e quelli<br />
ambientali contribuiscano a formarlo».<br />
Gli studi di neurologia, comunque, hanno<br />
messo almeno qualche punto fermo.<br />
«Sappiamo, per esempio, che la regione<br />
del solco intraparietale sinistro (che percorre<br />
in senso orizzontale la superficie<br />
posteriore sinistra del cervello, ndr) sostiene<br />
i meccanismi innati della quantificazione,<br />
quelli che ci fanno confrontare<br />
in modo intuitivo insiemi di oggetti e<br />
capire qual è più numeroso» dice Girelli.<br />
«Nelle persone con discalculia, questa<br />
regione è meno funzionale, e sebbene<br />
non ci siano dati che dimostrino che sia<br />
invece più attiva in chi mostra un talento<br />
innato per i numeri, c’è chi ipotizza che<br />
sia proprio così». Con tecniche di neuroimaging,<br />
che permettono di visualizzare<br />
che cosa accade nel cervello durante l’esecuzione<br />
di compiti specifici, si sono<br />
scoperte anche altre zone che si accendono<br />
durante i ragionamenti matematici:<br />
quasi tutte si trovano nell’emisfero<br />
sinistro, a volte in contiguità con le aree<br />
del linguaggio, dalle quali restano però<br />
separate.<br />
Cervello di sinistra. L’importanza<br />
di questa metà del cervello trova conferma<br />
nella vicenda che ha per protagonista<br />
Jason Padgett, raccontata nel libro<br />
Struck by genius, uscito da poco negli<br />
Usa. Ex rappresentante di mobili dedi-<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 75
F DOSSIER<br />
Jason Padgett<br />
era un giovane<br />
ribelle e poco<br />
avvezzo ai<br />
numeri: dopo<br />
gravi colpi alla<br />
testa è diventato<br />
un brillante<br />
matematico<br />
Alejandro Guijarro (3)<br />
Getty Images<br />
PREMiato.<br />
Cédric Villani, geniale<br />
divulgatore francese, ha<br />
vinto la medaglia Fields<br />
per la matematica.<br />
toccato dal genio.<br />
Jason Padgett: dopo un<br />
trauma ha sviluppato<br />
capacità matematiche.<br />
www.struckbygenius.com<br />
to al body building e alla vita notturna,<br />
Jason fu coinvolto in una rissa fuori da<br />
un karaoke nel 2002, durante la quale ricevette<br />
numerosi colpi alla testa. A causa<br />
dei danni cerebrali subiti, da allora il<br />
mondo gli appare popolato di poligoni e<br />
rapporti geometrici: nella crema del caffè<br />
vede spirali infinite, la luce che filtra<br />
dalla finestra gli svela le proprietà del pi<br />
greco, il teorema di Pitagora si disegna<br />
per lui fra le foglie degli alberi. Da bullo<br />
di quartiere, Jason si è trasformato in<br />
un brillante studente di matematica, ed<br />
è una delle poche persone al mondo che<br />
sa disegnare a mano i frattali (figure geometriche<br />
che hanno la proprietà di apparire<br />
identiche a se stesse a diversi livelli<br />
di ingrandimento). Per capire che cosa è<br />
accaduto, Berig Brogaart, neuropsicologa<br />
dell’Università del Missouri, lo ha sottoposto<br />
a risonanza magnetica funzionale:<br />
le immagini ottenute, pubblicate nel<br />
2013 sulla rivista scientifica Neurocase,<br />
mostrano che i danni all’emisfero destro<br />
hanno determinato una iperattivazione<br />
del sinistro che, secondo la ricercatrice,<br />
sarebbe alla base delle eccezionali capacità<br />
sviluppate dall’uomo.<br />
Un effetto analogo, ma di breve durata,<br />
è stato del resto ottenuto anche per via<br />
sperimentale, dal gruppo di neuroscienziati<br />
diretto da Roi Cohen Kadosh, all’Università<br />
di Oxford. Nel 2010, i ricercatori<br />
hanno sottoposto alcuni volontari alla<br />
stimolazione magnetica transcranica,<br />
che permette di disattivare alcune zone<br />
del cervello per un periodo temporaneo,<br />
attraverso l’applicazione di campi<br />
magnetici. Applicata al lobo parietale<br />
destro, la stimolazione ha migliorato le<br />
prestazioni matematiche e l’effetto è durato<br />
circa sei mesi. Tutto ciò non è però<br />
a costo zero, perché in uno studio successivo,<br />
da poco pubblicato su Journal of<br />
Neuroscience, Cohen Kadosh e colleghi<br />
ammettono che, a fronte dei progressi<br />
con i numeri, nei volontari è peggiorata<br />
la qualità nell’esecuzione dei cosiddetti<br />
automatismi, ovvero di quei compiti che<br />
una volta appresi non hanno bisogno di<br />
ragionamenti per essere portati a termine,<br />
come per esempio guidare o andare<br />
in bicicletta.<br />
Bellezza pura. La stimolazione diretta<br />
del cervello, insomma, non è una buona<br />
strada per ottenere il sei in pagella. Tanto<br />
meno, può permetterci di arrivare al 10 e<br />
lode, anche perché dietro la naturalezza<br />
che i geni hanno nel compiere a mente<br />
anche calcoli complessi, e l’attitudine a<br />
genialità effimere.<br />
Vere lavagne di prestigiosi centri di ricerca<br />
nel mondo fotografate da Alejandro Guijarro.<br />
76 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
F DOSSIER<br />
Nikki Graziano<br />
sinusoidali.<br />
Cespugli ondulati,<br />
con la curva matematica<br />
che li rappresenta.<br />
Chi è più dotato e trae piacere<br />
dalla matematica è motivato a<br />
fare pratica: un circolo virtuoso<br />
trascorrere ore riempiendo fogli di formule<br />
e tabelle, o a misurare e numerare<br />
ogni cosa – il tempo, lo spazio, gli alberi<br />
in un bosco e le stelle nel cielo – c’è certamente<br />
dell’altro. Queste particolarità<br />
appaiono evidenti già dall’infanzia, e si<br />
accompagnano di solito a un quoziente<br />
intellettivo molto alto, superiore a 130<br />
punti, presente nel 2 per cento della popolazione.<br />
Soprattutto, però, «i bambini<br />
plusdotati traggono piacere dalla matematica<br />
e sono motivati a fare pratica»<br />
spiega Girelli. «Questo innesca un circolo<br />
virtuoso che alimenta il talento e sempre<br />
più dà soddisfazione». Mark Ronan,<br />
professore emerito di matematica allo<br />
University College di Londra, e divulgatore<br />
di matematica, ricorda bene quella<br />
I consigli<br />
per farsela amica<br />
Con qualche trucco, anche chi non è<br />
molto portato per la matematica può<br />
ottenere buone prestazioni. La scienza<br />
consiglia di fare così:<br />
L’ansia della matematica esiste<br />
davvero, ma deriva dall’attività di centri<br />
nervosi che non hanno nulla a che fare<br />
con il ragionamento. Respirare<br />
profondamente, fare due passi per<br />
distendersi e pensare ad altro.<br />
La musica classica aiuta il<br />
ragionamento matematico. Non è così<br />
per tutti, ma tentare non costa nulla.<br />
Stare al sole! Secondo uno studio<br />
dell’Università di Liegi, chi trascorre più<br />
tempo in piena luce ottiene risultati<br />
migliori in compiti logico-matematici.<br />
Fare sport: l’attività fisica favorisce<br />
l’afflusso di sangue al cervello e lo rende<br />
più efficiente.<br />
Lo yoga e la meditazione aiutano il<br />
ragionamento matematico, forse perché<br />
contrastano l’ansia. Bastano 20 minuti al<br />
giorno per avere un beneficio tangibile.<br />
Esercitarsi: la matematica si impara<br />
facendola. Chi non si applica non arriva<br />
a nulla...<br />
sensazione: «Quando ero bambino potevo<br />
vedere, come su un’illustrazione, perché<br />
il prodotto di due numeri negativi dà<br />
come risultato un numero positivo. Lo<br />
trovavo bello, ma non riuscivo a condividere<br />
questo sentimento con altri». Un<br />
concetto analogo è stato espresso anche<br />
da altri scienziati: per esempio, all’inizio<br />
del Novecento il filosofo e matematico<br />
Bertrand Russell scriveva: «Considerata<br />
nel modo giusto, la matematica non possiede<br />
solo la verità ma anche la bellezza<br />
suprema. Una bellezza fredda e austera,<br />
capace di comunicare la perfezione come<br />
l’arte più sublime».<br />
Uno studio pubblicato in febbraio sulla<br />
rivista Frontiers in human neuroscience<br />
conferma che questo sentimento è comune<br />
fra chi ha un talento particolare.<br />
Allo University College di Londra, un<br />
gruppo di neuroscienziati diretto da Semir<br />
Zeki ha analizzato l’attività nervosa<br />
di 15 matematici di professione, mentre<br />
guardavano formule che in precedenza<br />
avevano classificato in base alla loro<br />
gradevolezza estetica. Alla vista di quelle<br />
considerate belle (per inciso, la più apprezzata<br />
è stata la formula dell’identità<br />
di Eulero: e iπ + 1 = 0) in tutti i soggetti<br />
si attivava la corteccia orbito-mediale<br />
frontale, una regione legata anche alla<br />
percezione della bellezza artistica.<br />
Zeki ha poi voluto verificare se un barlume<br />
di quella bellezza fosse accessibile<br />
anche ai non esperti, ma i test condotti su<br />
12 persone, che non avevano alcun talento<br />
né formazione specifica in matematica,<br />
hanno dato un risultato molto diverso:<br />
i volontari a stento capivano che cosa<br />
dovevano fare. E si chiedevano, piuttosto,<br />
che cosa potesse esserci di esteticamente<br />
bello in una stringa di simboli,<br />
lettere e numeri.<br />
Margherita Fronte<br />
78 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
fÌdaty®15 %<br />
sconto
F DOSSIER<br />
Eyevine/Contrasto<br />
Gli altri<br />
modi di dare<br />
i numeri<br />
Dall’India a Babilonia, dai Maya alla Nuova<br />
Guinea, c’è chi ignora la base decimale e chi<br />
la posizione delle cifre, chi usa nodi e chi solo<br />
due operazioni. Il risultato? Non cambia...<br />
antico<br />
calcolatore.<br />
Abaco gigante<br />
al Museo<br />
delle minoranze<br />
etniche di<br />
Kunming (Cina).<br />
Per noi è dodici. Ma per altri è una<br />
dozzina. In Mesopotamia era un<br />
quinto di sessanta. Per gli Yoruba<br />
è venti meno otto. Presso gli<br />
Oksapmin corrisponde a un “orecchio”.<br />
E per diversi popoli primitivi sarebbe sei<br />
coppie, se arrivassero a contare tanto: in<br />
numerose tribù infatti sarebbe semplicemente<br />
“molti”. La matematica non è<br />
un’opinione. Ma certamente è un prodotto<br />
culturale, almeno nel modo di<br />
esprimerla e a volte di pensarla.<br />
«L’universalità della matematica è basata<br />
sull’oggettività del far di conto e dei<br />
solidi geometrici che costituiscono la<br />
realtà» spiega Ana Millán Gasca, che insegna<br />
Matematiche complementari all’Università<br />
di Roma 3. «Ma la matematica<br />
è anche una manifestazione del<br />
pensiero astratto e dello sguardo umano<br />
sul mondo». Noi siamo abituati alla matematica<br />
occidentale, che risale ai Greci<br />
e attraverso gli sviluppi europei moderni<br />
si è imposta a livello mondiale. Ma la storia<br />
della matematica è molto più vasta.<br />
le basi numeriche. Per esempio, noi<br />
contiamo in base dieci, ma le basi di numerazione<br />
nel mondo sono varie. Alcuni<br />
popoli primitivi si basano solo sull’uno e<br />
il due. In molte società come quelle degli<br />
Aranda, dei Boscimani, dei Pigmei, dei<br />
Botocudos, il sistema di conto prevede<br />
l’uno e il due, a volte il tre e raramente il<br />
quattro, poi tutto diventa indistintamente<br />
“molti”. Etnie come i Gumulgal<br />
australiani hanno una numerazione binaria,<br />
dove i numeri hanno la sequenza<br />
uno, due, due-uno, due-due, due-dueuno,<br />
senza però riuscire ad andare oltre i<br />
numeri più bassi. Dall’uso delle dita viene<br />
la base 5, molto diffusa in Africa. Della<br />
base 12 abbiamo ancora tracce nelle 24<br />
ore di un giorno, nelle dozzine e in certe<br />
misure britanniche, e all’inizio del<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 81
F DOSSIER<br />
pagamenti in natura.<br />
A sinistra, un manoscritto azteco<br />
del XVI sec. mostra i conti delle tasse.<br />
Mireille Vautier/Alamy<br />
Gli Oksapmin<br />
contano sulle parti<br />
del corpo. Il 20?<br />
È il gomito sinistro<br />
The Art Archive /Alamy<br />
XVIII secolo re Carlo XII di Svezia voleva<br />
imporla per legge vietando la scala decimale.<br />
I Maya, capaci di calcoli complicatissimi<br />
per i calendari, utilizzavano la<br />
base 20. Mentre tra i sistemi più interessanti,<br />
antichi e in qualche modo misteriosi<br />
c’è quello sessagesimale, inventato<br />
in Mesopotamia nel IV millennio a. C.,<br />
basato sul 60 e sui suoi numerosi e comodi<br />
sottomultipli (2, 3, 5, 6, 10, 12, 15, 20,<br />
30): ancora oggi è la base con cui misuriamo<br />
il tempo e gli angoli.<br />
la posizione È tutto. Un altro aspetto<br />
che rischiamo di dare per scontato è il<br />
sistema posizionale: il fatto cioè che le<br />
cifre assumano un valore secondo la loro<br />
posizione: se scrivo 6 vuol dire sei unità,<br />
ma se scrivo 60 sono sei decine. Questo<br />
criterio era però sconosciuto tanto ai<br />
Greci (che indicavano i numeri con lettere<br />
alfabetiche) quanto ai Romani, fino a<br />
tutto il Medioevo europeo. È stata l’introduzione<br />
dei numeri arabi (di origine<br />
indiana) a permettere questo salto in<br />
avanti nella matematica occidentale. Ma<br />
non senza complicazioni. Ancora nel<br />
1280 la città di Firenze proibì l’uso delle<br />
cifre arabe da parte dei banchieri per il<br />
timore che nascondessero inganni, soprattutto<br />
a causa dell’introduzione dello<br />
zero, che in Occidente prima non esisteva.<br />
Fino al Medioevo, in Europa, la matematica<br />
alternativa era la nostra.<br />
Ma al di là dei progressi che si sono succeduti<br />
fino alla nostra matematica moderna,<br />
di modi di contare e di fare le operazioni<br />
ce ne sono infiniti. Gli Oksapmin<br />
della Papua Nuova Guinea contano basandosi<br />
sulle parti del corpo e ogni numero<br />
ha il nome della parte cui è associato:<br />
si comincia con il pollice di una mano<br />
e si risale lungo il braccio e la testa fino<br />
alle dita dell’altra mano, per un totale di<br />
27 numeri che possono diventare 54 con<br />
un secondo giro; ecco perché il 12 corrisponde<br />
all’orecchio. A Kiribati (Micronesia),<br />
i numeri cambiano a seconda di<br />
cosa si conti: animali, piante, coltelli, canestri<br />
o barche.<br />
«Un altro sistema di numerazione per<br />
noi insolito» spiega George Gheverghese<br />
Joseph, dell’Università di Manchester «è<br />
Corbis<br />
europa e medio oriente.<br />
Sopra, un codice europeo del IX sec.<br />
mostra i numeri con le mani. A sinistra,<br />
un problema matematico su una tavola<br />
babilonese di quasi 4.000 anni fa.<br />
quello degli Yoruba della Nigeria, basato<br />
sul 20 e sulle sottrazioni: per esempio<br />
318 si dice 400 meno 4 volte venti meno<br />
due. Il meccanismo forse deriva dall’uso<br />
di conchiglie per contare».<br />
metodi egizi. Anche civiltà evolute, cui<br />
dobbiamo molto della nostra matematica,<br />
potevano avere metodi diversi da noi<br />
per contare. «Uno dei grandi meriti del<br />
metodo egizio di moltiplicazione e divisione»<br />
continua Gheverghese «è il fatto<br />
di richiedere solamente la conoscenza<br />
preliminare dell’addizione e della tabellina<br />
del 2. Inoltre, nella matematica egizia,<br />
il procedimento della divisione era<br />
strettamente collegato al metodo della<br />
moltiplicazione. Uno scriba egizio piuttosto<br />
che pensare di dividere 696 per 29<br />
si sarebbe detto: partendo da 29, quante<br />
volte dovrei addizionare questo numero<br />
a se stesso per ottenere 696?».<br />
Non bisogna credere che le civiltà ante-<br />
82 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
F DOSSIER<br />
numeri<br />
divertenti.<br />
Il Museo<br />
nazionale della<br />
matematica<br />
a New York.<br />
Dove i visitatori<br />
si avvicinano<br />
a questa<br />
disciplina in<br />
modo giocoso.<br />
The New York Times/Contrasto<br />
cedenti al mondo greco o comunque non<br />
occidentali fossero rozze dal punto di<br />
vista matematico. Anzi, hanno raggiunto<br />
risultati incredibili, a volte secoli o millenni<br />
prima della Grecia classica, il cui<br />
merito decisivo sta più che altro nella<br />
capacità di astrazione. «Presso popoli<br />
come gli Egizi, i Babilonesi o i Cinesi la<br />
geometria era molto orientata alla pratica,<br />
soprattutto per usi agricoli, edili, amministrativi<br />
o commerciali» spiega Livia<br />
Giacardi dell’Università di Torino.<br />
«Per contro i Greci» aggiunge Ana Millán<br />
Gasca «hanno ricevuto in eredità secoli<br />
di dimestichezza con forme regolari<br />
come l’angolo retto, il cerchio o il quadrato<br />
e di innumerevoli calcoli e misure. E<br />
sono partiti da tutto questo per sviluppare<br />
una passione nel parlare di numeri e di<br />
forme che non aveva legami con l’uso<br />
solo pratico di contare, misurare, costruire<br />
per la vita quotidiana».<br />
Una realtà tanto diversa dalla nostra da<br />
risultarci di difficile comprensione è<br />
quella degli Inca, anche per la scarsità di<br />
testimonianze. È particolarmente interessante<br />
perché la civiltà del Perù (XIV-<br />
XVI secolo) non aveva la scrittura, eppure<br />
aveva una forma di matematica che<br />
doveva essere abbastanza avanzata per<br />
mandare avanti l’amministrazione di un<br />
vasto impero. A particolari abaci su cui<br />
contavano con chicchi di mais (yupana)<br />
La capacità d’astrazione viene dalla<br />
Grecia classica. L’uso pratico da Egizi<br />
e Cinesi. Dal Giappone la sacralità<br />
affiancarono i caratteristici e ancora misteriosi<br />
quipu, insieme di corde con nodi<br />
che indicavano i dati da registrare, per lo<br />
più numeri. La posizione della corda, il<br />
suo colore, i nodi e gli spazi tra essi avevano<br />
tutti significati precisi.<br />
geometria divina. In Asia la matematica<br />
aveva forti connessioni mistico-religiose.<br />
In Cina, per esempio, come spiega<br />
Livia Giacardi, i testi più antichi procedono<br />
con metodi algebrici anche per la<br />
geometria, perché «gli algoritmi (sequenze<br />
di operazioni che trasformano<br />
progressivamente i dati del problema)<br />
hanno rappresentato l’incarnazione nella<br />
matematica delle “mutazioni” che<br />
operano su tutta la realtà». La matematica<br />
giapponese (wasan), sviluppata nel<br />
periodo dell’isolamento (1603-1867),<br />
viene da taluni considerata più vicina<br />
all’arte che alla scienza e aveva chiara valenza<br />
sacrale, tanto che nei templi erano<br />
consacrate tavolette lignee con i problemi<br />
geometrici, i sangaku; e i risultati ma-<br />
tematici eguagliavano quelli europei<br />
contemporanei. «In India infine» afferma<br />
Millán Gasca «più che in ogni altro<br />
luogo i numeri e le forme sono stati collegati<br />
alle tradizioni religiose. Avendo<br />
inventato la numerazione decimale,<br />
compreso lo zero, gli Indiani potevano<br />
scrivere qualsiasi numero con dieci simboli,<br />
ed erano affascinati dai numeri molto<br />
grandi, che la mente umana non può<br />
immaginare, come un fascio di bacchette<br />
o di pietruzze in un mucchio». È così che<br />
gli Indiani hanno raggiunto risultati prima<br />
e spesso superiori agli occidentali.<br />
Osvaldo Baldacci<br />
Per saperne di più<br />
Pensare in matematica, A. Millán<br />
Gasca e Giorgio Israel (Zanichelli).<br />
C’era una volta un numero,<br />
G. Gheverghese (Il Saggiatore).<br />
La matematica delle civiltà<br />
arcaiche, Livia Giacardi e Clara<br />
Silvia Roero (Stampatori).<br />
84 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
[ ]<br />
RIPRENDERE LA FORMA CON LE “CALORIE NEGATIVE”<br />
La persona che ha “messo<br />
in forma” un’intera città<br />
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA<br />
Johnny Pettersen<br />
Johnny Pettersen è il proprietario di una<br />
farmacia ad Alesund, in Norvegia – una<br />
piacevole cittadina, sulla costa, di circa<br />
40.000 abitanti. Negli ultimi mesi, centinaia<br />
di abitanti di Alesund, hanno ritrovato la<br />
forma grazie al suo consiglio di prendere le<br />
compresse di Zuccarin, in concomitanza con<br />
un’alimentazione equilibrata e ad un po’ di<br />
attività fisica.<br />
UN CLIENTE CHIESE CONSIGLIO<br />
Tutto iniziò in un giorno d’estate del 2006<br />
quando un cliente chiese a Johnny un<br />
consiglio per rimettersi rapidamente in<br />
forma. Il Sig. Pettersen consigliò le compresse<br />
di Zuccarin della New Nordic, perché è<br />
noto che il Gelso bianco Giapponese aiuta a<br />
ridurre l’assorbimento degli zuccheri dopo<br />
i pasti. Quando il livello degli zuccheri nel<br />
sangue è stabile, anche il desiderio della loro<br />
assunzione si riduce o scompare.<br />
GLI CONSIGLIAI 2 COMPRESSE<br />
Zuccarin è stato creato dall’azienda danese<br />
New Nordic per aiutare a riequilibrare il<br />
livello di zuccheri nel sangue, dopo i pasti.<br />
“Sulla confezione è consigliata un’assunzione<br />
di una compressa prima di ciascun pasto.<br />
Mi sono però reso conto che prendendo 2<br />
compresse, prima di ogni pasto, non solo<br />
aiutava a controllare i livelli di zuccheri nel<br />
Il percorso<br />
della vitalità<br />
La popolazione di Alesund, in Norvegia, le chiama<br />
“le compresse con le calorie negative”. Certamente<br />
non si tratta di pillole dietetiche magiche. La spiegazione<br />
scientifica è logica: il contenuto delle foglie del Gelso bianco<br />
Giapponese, contribuisce a ridurre l’assorbimento di zuccheri<br />
e a cambiare la vostra visione nei confronti del cibo. Non è<br />
un medicinale, ma sono compresse naturali, formulate per<br />
equilibrare i livelli di zuccheri nel sangue, dopo i pasti.<br />
sangue, ma anche a rimanere in forma”,<br />
ci dice il Sig. Pettersen, che prosegue:<br />
“consigliai ai miei clienti di assumere 2<br />
compresse, prima dei pasti. Dopo qualche<br />
tempo ho notato che in loro è cambiato lo<br />
stimolo e l’effetto di assuefazione che lo<br />
zucchero dà al cervello. I miei clienti, hanno<br />
iniziato ad avere un’alimentazione più sana,<br />
senza nemmeno rendersi subito conto di aver<br />
cambiato le loro abitudini alimentari. Hanno<br />
ritrovato la forma fisica, soprattutto senza<br />
ritornare indietro, avendo modificato il loro<br />
stile alimentare”.<br />
LA VOCE SI È SPARSA RAPIDAMENTE<br />
“Dopo il successo avuto con i primi clienti,<br />
la voce si è sparsa a colleghi e amici, che<br />
si recarono nel punto di vendita del Sig.<br />
Pettersen. Oggi si recano da lui, a chiedere<br />
consiglio, più di 50 persone al giorno, con la<br />
sola intenzione di chiedere Zuccarin, avendo<br />
visto i risultati dei propri conoscenti”.<br />
“Negli ultimi 12 mesi credo di aver aiutato a<br />
cambiare le abitudini alimentari, ad almeno<br />
1500 persone di Alesund e dei paesi vicini.<br />
Una volta che i miei clienti provano Zuccarin,<br />
ritornano da me, spesso portando amici<br />
e conoscenti. È molto appagante vederli<br />
soddisfatti e in forma”, dice il Sig. Pettersen.<br />
Zuccarin è in vendita in tutte le<br />
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tuoi. In alcuni<br />
casi il calcolo<br />
delle probabilità<br />
può aiutare<br />
a scegliere<br />
se cambiare<br />
“pacco”.<br />
CBS/Everett Collection/Contrasto<br />
Mai dire Mai<br />
In matematica, ci sono cose ovvie. Per essi siano nati lo stesso giorno. Invece la<br />
esempio, se gioco al Superenalotto, probabilità è di circa il 70%. Per capire<br />
sono abbastanza sicuro che non farò come sia possibile, è necessaria qualche<br />
nozione di calcolo delle probabilità.<br />
6. Per la precisione, ho solo 1 possibilità<br />
su 622 milioni abbondanti di farcela. Ma, soprattutto, si deve fare attenzione<br />
Altre cose invece vanno platealmente a come è posto il quesito. Quello che si<br />
contro il senso comune.<br />
chiede, infatti, non è che un altro specifico<br />
Un bell’esempio è il paradosso del compleanno.<br />
alunno compia gli anni lo stesso<br />
Che dice più o meno questo: giorno di nostro figlio, e neppure che uno<br />
supponiamo che nostro figlio faccia parte<br />
qualsiasi dei compagni sia nato lo stesso<br />
di una classe di 30 alunni; qual è la pro-<br />
29 luglio del nostro bambino, ma che due<br />
babilità che almeno due di essi festeggino alunni qualsiasi della classe abbiano lo<br />
il compleanno lo stesso giorno? Verrebbe<br />
stesso compleanno. Non è la stessa cosa.<br />
da dire: molto poche. In un anno non Infatti, con 30 persone a disposizione, si<br />
bisestile ci sono 365 giorni, con solo 30 possono creare ben 435 possibili coppie.<br />
bambini è molto improbabile che due di Il primo bambino infatti si può accop-<br />
Anche gli eventi<br />
più improbabili<br />
possono verificarsi.<br />
Anzi, “devono”<br />
verificarsi. Il calcolo<br />
delle probabilità<br />
riserva sorprese<br />
incredibili.<br />
86 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Pazzi per i numeri? Mettetevi alla prova<br />
Gli enigmi che seguono sono tutti a base di numeri. Alcuni hanno bisogno di un po’<br />
d’intuito per essere risolti, altri soltanto di un pizzico di logica. Li abbiamo messi<br />
in ordine di difficoltà crescente: fino a che livello riuscirete ad arrivare? La parola tra<br />
parentesi dopo il nome del gioco indica la strategia da usare per arrivare alla soluzione.<br />
1. Freccette (somme)<br />
2. Il numero mancante (intuizione)<br />
3. Domino (attenzione)<br />
4. Consecutivi (logica)<br />
5. Il numero misterioso (intuizione)<br />
6. Sinceri e bugiardi (logica)<br />
7. Sommiramide (calcoli)<br />
8. La sequenza bidimensionale (osservazione)<br />
9. I magnifici nove (logica e calcoli)<br />
10. La prova del 9 (equazioni)<br />
11. Tanti quanti (logica e intuizione)<br />
12. Mille e non più mille (intuizione)<br />
1 FRECCETTE<br />
Come totalizzare esattamente 43<br />
punti lanciando tre freccette valide?<br />
2 il numero mancante<br />
Quale numero va inserito nella casella<br />
con il punto interrogativo?<br />
43<br />
5<br />
1<br />
7<br />
27<br />
26<br />
11<br />
23<br />
6<br />
3 4<br />
9<br />
3 7<br />
4<br />
0 5<br />
3<br />
2 2<br />
5<br />
1 ?<br />
3 domino<br />
Disponete orizzontalmente o verticalmente le 18<br />
tessere in modo da ricoprire il quadrato riportato<br />
in figura rispettando le coppie di cifre (ma non<br />
importa il loro ordine). Tracciate con la matita le<br />
linee di divisione fra le varie tessere.<br />
6 6 3 3 5 1<br />
2 2 3 4 5 1<br />
6 5 2 6 4 3<br />
0 4 3 5 0 0<br />
6 2 4 3 6 1<br />
5 0 4 1 2 3<br />
6 3 3 5 1<br />
2 3 4 5 1<br />
5 2 6 4 3<br />
4 3 5 0 0<br />
2 4 3 6 1<br />
0 4 1 2 3<br />
0 0 0 5 0 6<br />
1 1 1 2 1 3<br />
2 2 2 3 2 4<br />
3 3 3 4 3 5<br />
3 6 4 4 4 6<br />
5 5 5 6 6 6<br />
0 0 0 5 0 6<br />
1 1 1 2 1 3<br />
2 2 2 3 2 4<br />
3 3 3 4 3 5<br />
3 6 4 4 4 6<br />
5 5 5 6 6 6<br />
4 consecutivi<br />
Inserire in ogni riga e in ogni<br />
colonna i numeri dall’1 al 5,<br />
senza che si ripetano. Quando<br />
una coppia di numeri è separata<br />
da uno spazio verde, allora i<br />
due numeri sono consecutivi<br />
(per esempio 1-2, 3-2, 4-5...).<br />
1<br />
5<br />
5 Il numero<br />
misterioso<br />
Quale numero va inserito nella<br />
casella con il punto di domanda?<br />
2<br />
5<br />
6<br />
3 2<br />
1<br />
3<br />
3<br />
5 4<br />
Soluzioni a pagina 90.<br />
2<br />
0<br />
1<br />
4 3<br />
4<br />
?<br />
7<br />
2 4<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 87
F DOSSIER<br />
6 Sinceri e bugiardi<br />
La locanda Ruie<br />
In alcune isole della Macronesia vivono<br />
due sole tribù indigene, che hanno una<br />
particolarità in comune: quando uno di<br />
loro interloquisce con uno straniero, lo<br />
fa sempre con tre frasi. Ma c’è una<br />
differenza: se l’indigeno è un Sinki dice<br />
più frasi vere che false, se è un Bughi<br />
le sue frasi sono più false che vere.<br />
Come arrivai al molo di Babù vidi due<br />
indigeni a cui chiesi di che tribù<br />
fossero e quale tra le due strade<br />
davanti a me fosse la più breve per la<br />
locanda Ruie. Mi rispose il più magro<br />
dei due: “Io sono Bughi”; poi: “Io e il<br />
mio amico siamo entrambi Bughi”;<br />
infine: “Per la locanda Ruie la strada<br />
alla tua destra è la più breve”.<br />
La strada alla mia destra<br />
era realmente la più breve?<br />
La stessa sestina<br />
di numeri della lotteria<br />
in due estrazioni?<br />
Non è una truffa.<br />
Entra in gioco la legge<br />
delle combinazioni<br />
piare con i successivi 29, il secondo con i<br />
successivi 28 e così via; sommando tutte<br />
le coppie il risultato è 435.<br />
E su un numero di coppie così elevato,<br />
la probabilità che in una coppia ci siano<br />
due bambini con lo stesso compleanno<br />
cresce enormemente. Se aumentiamo il<br />
numero degli alunni a 50, la probabilità<br />
che vi sia almeno una coppia di bambini<br />
nati lo stesso giorno sale addirittura al<br />
97%. Magie del calcolo delle probabilità.<br />
IL PRINCIPIO DELL’IMPROBABILITÀ. Tutto<br />
questo, e molto altro, è raccontato in<br />
dettaglio da David J. Hand nel suo recente<br />
libro Il caso non esiste (Rizzoli).<br />
Hand, matematico britannico che lavora<br />
all’Imperial College di Londra, propone<br />
quello che chiama “principio di improbabilità”,<br />
secondo il quale non solo non<br />
dobbiamo stupirci che si verifichino<br />
coincidenze apparentemente impossibili,<br />
ma addirittura, in alcuni casi, dobbiamo<br />
aspettarci che accadano.<br />
Quali sono questi casi? Quelli in cui concediamo<br />
a un evento molte possibilità di<br />
verificarsi. Anche azzeccare la sestina del<br />
Superenalotto diventa quasi facile se<br />
abbiamo la pazienza di aspettare alcune<br />
centinaia di milioni di estrazioni. Pecca<br />
Quante<br />
possIBILITÀ<br />
ci sono di...<br />
Anche le<br />
combinazioni<br />
più rare alla<br />
prova di molte<br />
opportunità<br />
diventano<br />
possibili. Con i<br />
dadi, un doppio<br />
6 viene in<br />
media una<br />
volta su 36.<br />
to che al ritmo di tre estrazioni la settimana<br />
occorrerebbero molte centinaia di<br />
migliaia di anni...<br />
Ma se invece che un singolo evento ne<br />
prendiamo in considerazione molti, le<br />
probabilità aumentano (e i tempi si accorciano).<br />
COPIE PERFETTE. Hand porta a questo<br />
proposito un esempio reale, quello<br />
dell’estrazione della lotteria nazionale<br />
bulgara (che comprende i numeri dall’1<br />
al 49) del 10 settembre 2009: 4, 15, 23, 24,<br />
35, 42. Sei numeri qualsiasi, senza alcun<br />
significato particolare. Se non che nell’estrazione<br />
di quattro giorni prima erano<br />
usciti esattamente gli stessi sei numeri.<br />
Fu avviata un’inchiesta ufficiale per ap<br />
Getty Images<br />
88 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
30<br />
11 9<br />
4 2 3<br />
7 sommiramide<br />
L’unica regola che governa questa<br />
piramide è che il numero inserito<br />
in una casella deve essere pari alla<br />
somma dei numeri inseriti nelle due<br />
caselle sottostanti.<br />
62<br />
32 30<br />
10 la prova del 9<br />
18 14 16<br />
11 7 7 9<br />
lettera.<br />
7 4 3 4 5<br />
4a+b=9+c<br />
3 1 2d=3+c<br />
2 3<br />
A ciascuna lettera, dalla “a” alla “i”,<br />
corrisponde un diverso numero da 1 a 9.<br />
Utilizzando le 6 uguaglianze sottostanti,<br />
dovete determinare il valore di ciascuna<br />
c=2xe<br />
d+f=2xa<br />
gxhxi=18<br />
h=2+i<br />
purare se vi fosse stata qualche manipolazione.<br />
Nessuno, evidentemente, si prese<br />
la briga di consultare un matematico,<br />
il quale avrebbe spiegato che, come per<br />
il paradosso del compleanno, se si prende<br />
un numero grande di estrazioni, la<br />
probabilità che venga estratta due volte<br />
la stessa sestina (una qualsiasi tra tutte<br />
quelle possibili) diventa maggiore del<br />
50%, nel caso bulgaro, dopo 4.044 estrazioni.<br />
Un numero grande, ma non enorme.<br />
In altre parole, dopo 4.044 estrazioni,<br />
è più probabile che una sestina si sia<br />
ripetuta piuttosto che no.<br />
Non deve quindi sorprendere che vi siano<br />
stati casi analoghi: come sottolinea<br />
Hand, nella lotteria nazionale israeliana<br />
Mifal HaPayis, i numeri estratti il 16 ot<br />
8 La sequenza<br />
bidimensionale<br />
Qual è e dove va inserito il prossimo<br />
numero della sequenza?<br />
6<br />
455<br />
364<br />
4<br />
91<br />
819<br />
7<br />
1<br />
3<br />
2<br />
253 192<br />
1.000<br />
758<br />
5<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
a 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
b 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
c 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
d 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
e 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
f 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
g 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
h 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
ш ш<br />
i 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
ш ш<br />
Aiutatevi con la tabella; per esempio,<br />
poiché h = 2+i, si può dedurre che<br />
“h” non può essere 1 né 2 e “i” non<br />
può essere 8 né 9.<br />
8<br />
384<br />
556<br />
505<br />
21<br />
- +<br />
x + x<br />
+ +<br />
x + +<br />
+ +<br />
122<br />
=12<br />
=6<br />
=17<br />
=36 =13 =31<br />
9 i magnifici nove<br />
Nelle caselle bianche vanno inseriti<br />
i numeri da 1 a 9 senza ripetizioni.<br />
Le operazioni si eseguono<br />
nell’ordine in cui si presentano. I<br />
risultati devono essere quelli indicati<br />
alla fine di ogni riga e colonna.<br />
Completare la tabella inserendo le cifre<br />
mancanti col seguente criterio: nella<br />
1 a casella libera (quella in alto a sinistra)<br />
va inserito il numero totale di 1 che ci<br />
saranno<br />
nell’intera tabella<br />
di 25 caselle<br />
alla fine della<br />
compilazione<br />
e così via fino al<br />
numero totale di 0<br />
scendendo come<br />
in una tastiera del<br />
telefono. Sono già<br />
state inserite<br />
le quantità di 2<br />
e di 8 presenti.<br />
11 tanti quanti<br />
4 6 0 5 6<br />
6 3 5<br />
2 5<br />
6 0 1<br />
4 9 5 6<br />
12 mille e<br />
non più mille<br />
Uno di questi numeri non<br />
ha una caratteristica<br />
comune a tutti gli altri.<br />
Qual è l’intruso?<br />
SOLUZIONI<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 89
Quando il numero delle opportunità<br />
aumenta, è più facile che l’improbabile<br />
si verifichi, anche se è controintuitivo<br />
invece ho scelto la porta con il premio,<br />
cambiando perdo. Mettendo insieme le<br />
cose, in due casi su tre cambiando porta<br />
vinco. La mia probabilità di vittoria sale<br />
di conseguenza al 66%. Morale: conviene<br />
sempre cambiare.<br />
tobre 2010 (13, 14, 26, 32, 33 e 36) furono<br />
gli stessi di poche settimane prima, il 21<br />
settembre. E la lotteria Cash 5 della Carolina<br />
del Nord (Usa) produsse gli stessi<br />
numeri vincenti il 9 e l’11 luglio 2007.<br />
Matematicamente parlando, precisa<br />
Hand, quella che entra in gioco è la “legge<br />
delle combinazioni”, secondo cui il numero<br />
delle combinazioni possibili tra gli<br />
elementi presi in considerazione cresce<br />
in modo esponenziale con il numero degli<br />
elementi stessi, siano questi bambini<br />
o estrazioni della lotteria.<br />
CHE CAPRA! Un altro classico problema<br />
matematico del tutto controintuitivo è<br />
quello che va sotto il nome di “problema<br />
di Monty Hall”, dallo pseudonimo del<br />
presentatore della trasmissione americana<br />
Let’s make a deal, in cui il concorrente<br />
doveva scegliere fortunosamente<br />
qualcosa per vincere un premio.<br />
Un gioco, in particolare, consisteva nello<br />
scegliere tra tre porte chiuse: dietro una<br />
di esse si celava il premio mentre dietro<br />
F DOSSIER le altre due, in genere, una... capra. A priori,<br />
si ha una possibilità di vincere su tre,<br />
quindi una probabilità del 33%. Dopo che<br />
il conduttore aveva fatto scegliere una<br />
porta al concorrente senza farla aprire,<br />
ne apriva una seconda, per aumentare la<br />
suspense, mostrando che il premio vero<br />
non era lì (il presentatore ovviamente<br />
sapeva dove si celasse il premio).<br />
Nel 1975 un biostatistico dell’Università<br />
di Berkeley, Steve Selvin, pubblicò in<br />
una rivista scientifica un articolo in cui si<br />
poneva la seguente domanda: «Se a quel<br />
punto del gioco il presentatore chiedesse<br />
al concorrente se vuole cambiare la porta<br />
scelta con la terza disponibile, quale sarebbe<br />
la migliore decisione possibile?».<br />
In apparenza, le due porte ancora chiuse<br />
sono equivalenti. Sappiamo solo che delle<br />
due una vince e l’altra perde; la scelta<br />
sembrerebbe indifferente. Invece non è<br />
così. Selvin infatti mostrava facilmente<br />
che se in partenza ho scelto la porta con<br />
la capra 1, cambiando vinco; lo stesso<br />
se ho scelto la porta con la capra 2. Se<br />
MASCHI E FEMMINE. Qualcosa di simile<br />
accade con il paradosso dei due bambini,<br />
che si può formulare in questo modo: il<br />
signor Rossi ha due figli e non sono entrambe<br />
femmine. Che probabilità c’è<br />
che siano entrambi maschi? Verrebbe da<br />
dire: uno è sicuramente un maschio, e la<br />
probabilità che anche l’altro sia maschio<br />
è 1 su 2, cioè il 50%. Invece, stabilito che<br />
uno è maschio, le possibili accoppiate<br />
rimanenti per i sessi dei due bambini<br />
sono maschio-maschio, femmina-maschio,<br />
maschio-femmina. Solo 1 caso su<br />
3 prevede due maschi. La probabilità è<br />
quindi del 33%.<br />
Il gioco delle probabilità (anzi, delle “improbabilità”)<br />
produce risultati sorprendenti.<br />
Ma, attenzione, solo quando si lascia<br />
un gran numero di opportunità<br />
perché queste si verifichino. Non affannatevi<br />
quindi a inseguire il 5 al lotto sulla<br />
ruota di Palermo soltanto perché non<br />
esce da molti mesi. Potrebbe continuare<br />
a non uscire per anni.<br />
Gianluca Ranzini<br />
Soluzioni<br />
gioco 1 - 5-11-27.<br />
gioco 2 - Il numero in alto vale<br />
la somma di quelli in basso meno 1.<br />
Quindi il numero mancante è 5:<br />
(1+5)-1=5.<br />
gioco 3<br />
6 6 3 3 5 1<br />
2 2 3 4 5 1<br />
6 5 2 6 4 3<br />
0 4 3 5 0 0<br />
6 2 4 3 6 1<br />
5 0 4 1 2 3<br />
gioco 4<br />
3 1 2 5 4<br />
5 4 3 2 1<br />
2 3 4 1 5<br />
4 5 1 3 2<br />
1 2 5 4 3<br />
gioco 5 - 1. Si sommano tra<br />
loro i numeri nei verdi e si toglie<br />
il valore dei numeri nei rossi.<br />
Quindi: (7+2)-(4+4)=1.<br />
gioco 6 - No, la strada alla<br />
mia destra non era la più breve.<br />
Ipotizziamo che l’indigeno che ha<br />
parlato sia un Sinki: la sua prima<br />
frase risulta falsa e dunque devono<br />
essere vere le altre due; poiché<br />
invece risulta falsa anche la<br />
seconda, l’indigeno non può essere<br />
Sinki. Dunque è Bughi e la sua<br />
prima frase risulta vera; pertanto<br />
devono 30 necessariamente essere<br />
false entrambe le altre.<br />
11 Da ciò si 9deduce che il suo amico<br />
è un Sinki e che la strada indicata<br />
4 non è 2 la più 3breve.<br />
gioco 7<br />
62<br />
32 30<br />
18 14 16<br />
11 7 7 9<br />
7 4 3 4 5<br />
4 3 1 2 2 3<br />
gioco 8<br />
7<br />
4<br />
2<br />
1<br />
5<br />
9<br />
3<br />
6<br />
8<br />
gioco 9<br />
9 - 5 + 8 =12<br />
x + x<br />
1 + 2 + 3 =6<br />
x + +<br />
4 + 6 + 7 =17<br />
=36 =13 =31<br />
gioco 11<br />
4 6 0 5 6<br />
6 2 3 3 5<br />
2 2 5 6 5<br />
6 0 0 1 1<br />
4 9 3 5 6<br />
gioco 10<br />
a = 8<br />
b = 5<br />
c = 4<br />
d = 7<br />
e = 2<br />
f = 9<br />
g = 6<br />
h = 3<br />
i = 1<br />
gioco 12 - Eccetto<br />
505, tutti gli altri sono<br />
complementari<br />
a 1.000 di numeri<br />
palindromi: 21-979;<br />
384-616; 758-242;<br />
819-181; 364-636;<br />
455-545; 91-909;<br />
253-747; 192-808;<br />
556-444; 122-878.<br />
Il complementare a<br />
1.000 di 505 è 495,<br />
che non è palindromo.<br />
Giochi a cura di Studiogiochi<br />
90 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
SI PUÒ VIVERE<br />
MANGIANDO SOLO PIZZA?<br />
Che cos’è google naps? È vero che ci si bacia di meno? Si può vivere mangiando soltanto pizza? Quanta spazzatura<br />
elettronica produciamo? Perché gli uomini non fanno il nuoto sincronizzato? Qual è il record di autogol in una<br />
partita? Come fanno i bradipi a respirare stando appesi all’ingiù? Il rosso dà alla testa degli uomini? Che cosa<br />
significa la “S” di Superman? Si può ammaestrare una pulce? La coppa del mondo è mai stata rubata?<br />
OLTRE 250 DOMANDE E RISPOSTE CURIOSE E DIVERTENTI SOLO SU FOCUS D&R!<br />
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Natura<br />
farfalle<br />
marine<br />
urticanti<br />
Sono fatte quasi solo di acqua,<br />
ma possiedono le armi più efficienti<br />
del mondo animale. Le meduse<br />
popolano gli oceani da Polo a Polo<br />
e sanno come farsi notare...
Decine di tentacoli.<br />
La medusa giapponese<br />
(Chrysaora pacifica) vive nelle<br />
acque tiepide del Giappone<br />
Meridionale, e il suo ombrello<br />
raggiunge a malapena i 30<br />
centimetri. Sotto il suo corpo<br />
pendono circa una quarantina<br />
di tentacoli, che usa per<br />
catturare pesci e crostacei.<br />
Richard Green/Reuters/Contrasto
Le più antiche risalgono<br />
a circa 700 milioni di anni fa.<br />
Da allora il loro corpo<br />
è cambiato pochissimo<br />
Innocua e<br />
graziosa.<br />
La cassiopea<br />
mediterranea<br />
(Cotylorhiza<br />
tuberculata)<br />
nonostante<br />
l’aspetto<br />
aggressivo<br />
non è molto<br />
urticante<br />
per l’uomo. È<br />
endemica del<br />
Mediterraneo,<br />
ed è a volte<br />
accompagnata<br />
da piccoli pesci<br />
che cercano<br />
protezione.<br />
Getty Images<br />
94 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
egina<br />
del mare.<br />
La Netrostoma<br />
setouchianum è<br />
chiamata anche<br />
medusa dalla<br />
corona, perché<br />
ha un profondo<br />
solco attorno<br />
all’ombrello. Vive<br />
negli oceani<br />
Indiano e Pacifico.<br />
Karen Gowlett-Holmes/Getty Images<br />
Minuscolo<br />
killer.<br />
La vespa di mare<br />
(Chironex fleckeri)<br />
è la medusa<br />
più velenosa<br />
del mondo.<br />
La dose letale<br />
del suo veleno è<br />
di pochi<br />
milligrammi.<br />
Perciò in Australia,<br />
dove vive,<br />
fa scattare<br />
specifici divieti<br />
di balneazione.<br />
Chris Newbert/Minden pictures/Contrasto<br />
Leone<br />
degli oceani.<br />
La criniera di leone<br />
(Cyanea capillata)<br />
è tra le meduse più<br />
grandi del pianeta.<br />
Vive nelle acque<br />
fredde attorno al<br />
Polo Nord, e i suoi<br />
tentacoli sono<br />
lunghi oltre 30<br />
metri: in totale<br />
ne ha oltre 800.<br />
Gallery Stock/Contrasto<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 95
il lago delle meduse.<br />
Tra le poche specie che riescono a vivere lontano<br />
dal mare, queste del genere Mastigias sono le più<br />
famose. Popolano infatti a migliaia un lago d’acqua<br />
salata nelle isole Palau, nel Pacifico Occidentale.<br />
Frans Lanting/Gallery Stock/Contrasto<br />
Quando ci<br />
sono molte<br />
prede e il<br />
clima è caldo,<br />
il numero<br />
delle meduse<br />
può esplodere<br />
Traslucida e irritante.<br />
La Olindias formosa abita le acque del Pacifico<br />
Occidentale. Ha la caratteristica di tenere i tentacoli<br />
aderenti al corpo quando non li usa. Anche se<br />
la sua puntura fa male, non è mortale per l’uomo.<br />
Markus Mauthe/laif/Contrasto<br />
la medusa<br />
che viene<br />
dal freddo.<br />
La Diplulmaris<br />
antarctica vive,<br />
come dice il nome,<br />
nelle acque attorno<br />
al Polo Sud.<br />
Non arriva<br />
a 4 centimetri<br />
di diametro.<br />
Le macchioline<br />
bianche sul corpo<br />
sono piccoli<br />
crostacei che<br />
approfittano<br />
della medusa<br />
per spostarsi.<br />
Minden/Contrasto<br />
96 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
SEI STATO<br />
PUNTO?<br />
È STATA lei.<br />
La medusa<br />
luminosa (Pelagia<br />
noctiluca)<br />
nel Mediterraneo<br />
è molto diffusa;<br />
nei mesi invernali<br />
se ne possono<br />
vedere migliaia<br />
lungo le coste,<br />
anche se il suo<br />
habitat preferito<br />
è l’alto mare.<br />
I tentacoli, lunghi<br />
fino a 8 metri, sono<br />
molto urticanti.<br />
Minden/Contrasto<br />
Meteo meduse <strong>2014</strong><br />
Twitta la medusa! Sarà un’estate con<br />
molte meduse urticanti come la Pelagia o la<br />
Phisalia? E come capire se quelle che vediamo<br />
in acqua sono innocue o pericolose?<br />
La risposta è MeteoMeduse, il servizio di<br />
avvistamento di meduse da parte dei cittadiniscienziati<br />
lanciato da <strong>Focus</strong> nel 2009 in<br />
collaborazione con il biologo marino<br />
Ferdinando Boero dell’Università del Salento.<br />
Un enorme database per la scienza e per tuffi<br />
in mare senza sorprese che si arricchisce ogni<br />
anno di nuove segnalazioni.<br />
Mappe, identikit delle meduse e moduli per gli<br />
avvistamenti su meteomeduse.focus.it oltre<br />
che attraverso le app per Android e per iPhone.<br />
Ogni segnalazione aiuterà<br />
il progetto di “citizenscience”<br />
per monitorare la<br />
diffusione delle meduse.<br />
meteomeduse.focus.it<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 97
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IL MENSILE 100% ANIMALE!<br />
Acqua: passione da cani. Nuotare in mare, correre in un fosso, giocare con uno spruzzino...<br />
tutte le attività per far divertire Fido d’estate. Nudibranchi: arcobaleni marini. Castoro:<br />
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OGNI MESE "PET CLUB" LE PAGINE DEDICATE AGLI ANIMALI DOMESTICI
Il confronto<br />
Specie<br />
estinte.<br />
O no?<br />
Molto probabilmente Jurassic Park<br />
rimarrà un sogno. Far rivivere i<br />
dinosauri (con tutti i pericoli che ne<br />
conseguono!) sarà impossibile. Ma<br />
non ci sono solo i rettili del Cretaceo<br />
tra le specie che vorremmo rivedere.<br />
Un movimento di genetisti, visionari<br />
e uomini d’affari vuol fare tornare in<br />
vita una serie di animali (24, secondo<br />
loro) spazzati via dall’uomo.<br />
Si va dalla colomba migratrice americana<br />
all’uro (uno degli antenati dei<br />
bovini domestici), dal tilacino (il più<br />
grosso predatore marsupiale, cancellato<br />
dai coloni nel secolo scorso, foto<br />
in basso) al dodo, un grosso piccione<br />
non volatore delle isole Mauritius,<br />
estinto dai coloni olandesi. Lo scopo<br />
del movimento, che si definisce Revive<br />
and restore (Rivivi e ristabilisci) è<br />
quello di far risorgere alcune specie<br />
estinte per colpa dell’uomo (quindi<br />
non certo i dinosauri) e reintrodurle<br />
nei loro ecosistemi. Le difficoltà<br />
tecniche sono, per adesso, piuttosto<br />
rilevanti; non si sa per esempio se<br />
Ha senso far rivivere<br />
le specie scomparse?<br />
L’uomo ha contribuito a spazzare dalla faccia<br />
della Terra decine e decine di specie. Ora cerca<br />
di farle tornare. Per alcuni non è una buona idea.<br />
A cura di Marco Ferrari<br />
con il Dna conservato in un museo<br />
sarà possibile ricostruire interamente<br />
una specie. Può darsi che la variabilità<br />
genetica rimasta sia troppo<br />
bassa, e ciò condannerebbe la specie<br />
a una seconda estinzione. Oppure<br />
che il Dna delle specie estinte si porti<br />
dietro virus “silenti”, ma pericolosi.<br />
Ci sono per ora solo progetti portati<br />
a termine, come la “resurrezione” di<br />
una rana australiana estinta dal 1983,<br />
utilizzando un’altra specie come<br />
incubatrice.<br />
A chi serve un dodo? Questi sforzi<br />
e l’idea generale di far tornare in<br />
vita specie scomparse da tempo non<br />
sono però stati accolti positivamente<br />
dai biologi della conservazione.<br />
Costa troppo, dicono, serve a poco e<br />
dà all’uomo l’impressione di dominare<br />
la natura, con la possibilità di<br />
estinguere una specie e farla tornare<br />
in vita a volontà. Il dibattito, appena<br />
iniziato, è vivacissimo, e lungi dall’essere<br />
arrivato a un accordo.<br />
Perché<br />
No<br />
Perché<br />
sì<br />
ecosistemi ricchi. Molte specie<br />
scomparse erano fondamentali per la vita<br />
e il funzionamento di alcuni ecosistemi.<br />
Per esempio la colomba migratrice<br />
copriva letteralmente a miliardi i cieli del<br />
Nord America, e aveva una profonda<br />
influenza sugli ambienti in cui viveva<br />
(le praterie nordamericane). Anche i<br />
mammut e i mastodonti erano importanti<br />
per la tundra e le praterie americane e<br />
asiatiche. Farli tornare potrebbe ricostruire<br />
appieno ambienti che abbiamo perso.<br />
Perché<br />
No<br />
NPL/Contrasto<br />
ECOSISTEMI scomparsi. Molte delle<br />
specie che il progetto Revive and restore<br />
vorrebbe resuscitare vivevano in ambienti<br />
che non ci sono più. Le praterie del Nord<br />
America sono diventate campi di mais e<br />
soia, e la tundra rischia di scomparire per<br />
il riscaldamento globale. I selvaggi boschi<br />
europei, l’habitat dell’uro, non ci sono<br />
praticamente più. Reintrodurre predatori<br />
ed erbivori in ambienti moderni fa correre<br />
anche il rischio di modificare il fragile<br />
equilibrio degli ecosistemi rimasti.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 99
Getty Images<br />
Branchi di mammut<br />
e stormi di colombe<br />
migratrici ripopolerebbero<br />
le grandi praterie<br />
nordamericane.<br />
Con conseguenze<br />
per ora sconosciute<br />
«Alcuni animali erano importanti specie<br />
chiave nelle loro regioni» dice Steward<br />
Brand, imprenditore “verde” e fondatore<br />
dell’organizzazione Revive and restore.<br />
«Riportarle in vita ci aiuterebbe a far<br />
tornare tanta della ricchezza ecologica<br />
che abbiamo perso. Senza i mammut,<br />
per esempio, la steppa nordica è<br />
diventata una tundra povera di specie, o<br />
si è trasformata in foresta». Gli ambienti<br />
odierni, inoltre, senza alcuni predatori,<br />
erbivori e altre specie scomparse, sono<br />
più poveri e fragili di quelli antichi, che<br />
erano più ricchi e stabili.<br />
Non solo. Alcune specie, come il mammut<br />
o il tilacino, una volta reintrodotti negli<br />
ecosistemi originali (la tundra e le foreste<br />
della Tasmania) potrebbero catalizzare<br />
molti altri progetti di conservazione.<br />
Risorse PrIVATE. La maggior parte<br />
dei progetti, finora, sono stati supportati<br />
da finanziatori privati, e non hanno in<br />
nessun modo interferito con altri che<br />
riguardano specie già esistenti. Le due<br />
strategie possono tranquillamente andare<br />
di pari passo e in questo modo si<br />
possono salvare animali in via di<br />
estinzione e altri già estinti.<br />
PUBBLICITÀ. Dedicare sforzi e risorse<br />
a far tornare in vita animali carismatici<br />
potrebbe coinvolgere e far partecipare le<br />
giovani generazioni alla protezione della<br />
natura. Inoltre ricreare interi ecosistemi<br />
antichi sarebbe perfetto per attirare turisti<br />
e appassionati, un po’ come sarebbe<br />
dovuto accadere nel film Jurassic Park: un<br />
modo come un altro per ricavare risorse<br />
dalla conservazione.<br />
RICERCA. Sappiamo che solo la<br />
ricerca potrebbe far tornare gli animali<br />
estinti. Ma i metodi, come la clonazione,<br />
che saranno usati e perfezionati per “deestinguere”<br />
le specie potranno essere<br />
usati anche per quelle non ancora estinte,<br />
ma in grave pericolo di scomparsa. Se<br />
qualcuno vuole vedere un mammut e nel<br />
frattempo inventa nuove procedure che<br />
possono salvare la foca monaca delle<br />
Hawaii (di cui sopravvivono solo circa<br />
1.000 esemplari) o il rinoceronte bianco<br />
del nord, si può dire che l’intero progetto<br />
abbia raggiunto un doppio scopo. Salvare<br />
l’esistente e anche le specie scomparse<br />
da tempo.<br />
Conoscere la natura. I progetti<br />
della cosiddetta “biologia della deestinzione”,<br />
proprio perché molto<br />
appariscenti e importanti anche dal punto<br />
di vista della comunicazione, servirebbero<br />
anche a far conoscere al<br />
pubblico il problema della<br />
perdita di biodiversità e degli<br />
ambienti naturali. sì<br />
Fuori luogo. La maggior parte<br />
delle specie che si progetta di far tornare<br />
non sarebbero probabilmente più in<br />
grado di sopravvivere, perché ognuna<br />
di esse entra in competizione o simbiosi<br />
con altre specie che ancora vivono sulla<br />
Terra. «La maggior parte degli studiosi<br />
di conservazione» dice Gianfranco<br />
Bologna, direttore scientifico del Wwf<br />
<strong>Italia</strong> «si rende conto della straordinaria<br />
complessità del fenomeno evolutivo, e<br />
non riesce a concepire un animale che<br />
viene riportato in vita e rimesso in un<br />
ambiente in cui ormai era scomparso<br />
da decenni o secoli». Non conosciamo<br />
bene tutti gli ecosistemi, e senza cautela<br />
nella reintroduzione, l’aumento della<br />
biodiversità (che sì, ci sarebbe) non<br />
avrebbe alcun senso. Le specie introdotte<br />
sarebbero, per gli ambienti, come nuove;<br />
e la storia dell’ecologia moderna ha<br />
dimostrato come una specie aliena può<br />
portare a gravissimi squilibri ambientali.<br />
Ma da questo punto di vista la critica<br />
fondamentale è quella che fa notare come<br />
in molti continenti le modifiche apportate<br />
dall’uomo sono così grandi da essere<br />
irreversibili. Nessun americano o europeo<br />
accetterebbe stormi di piccioni che volano<br />
sul suo prato all’inglese, producendo<br />
tonnellate di guano.<br />
Risorse limiTATe. I progetti iniziali<br />
di de-estinzione sono portati avanti da<br />
un gruppo di appassionati. Ma se la<br />
tecnica prende piede, ci possono essere<br />
richieste per molte altre specie e i fondi<br />
per la conservazione, che sono sempre<br />
limitati (specie in questi periodi di crisi),<br />
potrebbero essere dirottati verso questi<br />
progetti.<br />
PUBBLICITÀ... INGANNEVOLE.<br />
Poiché coinvolgono animali molto più<br />
appariscenti e affascinanti, come la<br />
tigre dai denti a sciabola o il tilacino,<br />
questi progetti distolgono l’attenzione da<br />
approcci a lungo termine, ma molto meno<br />
di moda, come la protezione di specie<br />
minuscole e non particolarmente belle o la<br />
salvaguardia di ambienti interi sotto forma<br />
di parchi o zone protette.<br />
Giocare a essere dio. In ultima<br />
analisi, dice ancora Gianfranco Bologna:<br />
«Sarebbe come volersi sostituire<br />
interamente ai meccanismi che governano<br />
gli ecosistemi terrestri o, per chi ci crede,<br />
alla divinità».<br />
Rischia di passare il messaggio che la<br />
natura sia qualcosa che l’uomo è in grado<br />
di modificare quando vuole e a proprio<br />
piacimento, anche<br />
indipendentemente<br />
dalla reale conoscenza<br />
che ne ha. NO<br />
100 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Speciale <strong>Focus</strong> Pico<br />
Gioca<br />
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le differenze, unisci i puntini e tanti<br />
altri giochi, tutti coloratissimi e<br />
divertenti, da fare al mare, in montagna<br />
o, perché no, mentre si viaggia.
Tecnologia<br />
QUALe CENSURA?<br />
Il limite lo stabilisce<br />
il lifelogger che ha<br />
sempre la possibilità<br />
di spegnere<br />
i dispositivi. Gli<br />
oltranzisti però hanno<br />
i loro device sempre<br />
on, perché non sanno<br />
quando potrà<br />
accadere quel che vale<br />
la pena di registrare.<br />
102 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
La vita<br />
è tutta<br />
un bit<br />
Il lifelogging<br />
è l’ultima frontiera<br />
aperta dai gadget<br />
hi-tech: dispositivi<br />
da indossare per<br />
memorizzare ogni<br />
aspetto della<br />
nostra quotidianità<br />
in un capillare<br />
archivio digitale.<br />
Ma serve? A chi?<br />
Lifelogging. Tenete a mente questa<br />
parola, se non l’avete mai sentita. Le<br />
previsioni sono che, tra non molto,<br />
sarà una parte importante della nostra<br />
vita. Di che si tratta? Della possibilità di<br />
registrare il flusso della nostra esperienza<br />
su tutti i possibili supporti tecnologici, dalle<br />
telecamere ai registratori vocali, dai tracciatori<br />
di posizione Gps ai sensori per rivelare il<br />
battito del cuore o l’attività cerebrale. Più di<br />
un diario, quasi un doppione della nostra esistenza<br />
in formato digitale. Un archivio – per<br />
la memoria nostra e dei posteri – di quel che<br />
facciamo e vediamo, leggiamo e scriviamo.<br />
Forse della nostra stessa coscienza.<br />
Non è ancora un fenomeno di massa, ma<br />
neppure più una rarità. Stanno entrando in<br />
commercio strumenti e applicazioni di vario<br />
genere che promettono di rendere alla<br />
portata di tutti la possibilità di digitalizzare<br />
la propria vita. C’è Narrative, macchina<br />
fotografica indossabile, che scatta foto in<br />
Pablo Sarabia/Quo Magazine<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 103
www.dpreview.com/members/reviewsamples (2)<br />
Fotocamera indossabile.<br />
Scatta fino a 2 mila foto al giorno<br />
e riprende gli attimi della vita quotidiana<br />
con un punto di vista soggettivo.<br />
Solent News/REX/Olycom (4)<br />
Gurrin è lifelogger da 8 anni: archivia<br />
ogni anno 2 milioni di foto e 4 milioni di<br />
posizioni Gps, oltre a email e documenti<br />
automatico ogni trenta secondi. È una<br />
scatolina quadrata che pesa venti grammi<br />
e si può appuntare come una spilla<br />
sul maglione o sul risvolto della giacca.<br />
L’azienda che la produce ha ottenuto nel<br />
2012, in pochi giorni e con una raccolta<br />
su Internet, i fondi per svilupparla e ora<br />
la vende a 279 dollari. meMini è un’altra<br />
piccola telecamera indossabile, nelle intenzioni<br />
degli sviluppatori sempre allerta<br />
per riprendere gli attimi memorabili<br />
che, invece di scivolare via, possono essere<br />
preservati con il comando “salva”.<br />
Poi c’è Saga, un’applicazione che è l’evoluzione<br />
del diario e tiene traccia in automatico<br />
dei posti visitati e delle attività<br />
svolte. E ancora, naturalmente, i Google<br />
PIONIERE.<br />
Gordon Bell, lo scienziato che per liberarsi<br />
della carta è diventato un lifelogger.<br />
Queensland University of Technology<br />
Glasses, gli occhiali-computer che, anche<br />
se non concepiti esplicitamente per<br />
il lifelogging, hanno funzioni che lo rendono<br />
possibile. Infine le decine di applicazioni<br />
già usate da molti per registrare<br />
dati su se stessi, dal movimento fatto in<br />
una giornata fino alle ore di sonno o le<br />
calorie consumate.<br />
Esperimenti viventi. Cathal Gurrin,<br />
ricercatore e direttore dello Human Media<br />
Archive Group della City University<br />
di Dublino, è lifelogger da otto anni. In<br />
un’intervista via Skype mostra il suo armamentario:<br />
telecamera appesa al collo,<br />
registratore, telefono dotato di Gps e, ultimamente,<br />
Google Glasses. Con questa<br />
tecnologia, che indossa la mattina sulla<br />
soglia di casa e si toglie la sera entrando<br />
nel letto, accumula 3.500 foto al giorno.<br />
In un anno fanno due milioni di immagini.<br />
Poi ci sono quasi 4 milioni di posizioni<br />
Gps, le copie di decine di migliaia di pagine<br />
Internet, di email inviate e ricevute, di<br />
documenti letti. Perché lo fa? «Sono una<br />
sorta di cavia. Sto costruendo un archivio<br />
per un esperimento che non è mai stato<br />
fatto» risponde.<br />
Ancora prima di lui ha iniziato Gordon<br />
Bell, brillante ed energico scienziato dei<br />
computer, in principio solo con l’intento<br />
di liberarsi della carta. Per mesi, a partire<br />
dal 1995, la sua segretaria ha scansito<br />
e salvato su hard disk documenti. Poi,<br />
nell’ambito del progetto MyLifeBits,<br />
avviato con i colleghi della Microsoft<br />
Re search (e su cui ha scritto, con Jim<br />
Gemmel, il saggio Total Recall) l’idea si<br />
è allargata: oltre a salvare appunti, quaderni,<br />
ricevute, bollette, esami medici,<br />
schizzi suoi e disegni dei nipoti, a tenere<br />
copia di tutte le mail e delle pagine web<br />
visitate, ha iniziato a registrare le conversazioni<br />
(al telefono e di persona), e<br />
a tenere traccia visiva della sua vita con<br />
una SenseCam, una delle prime macchine<br />
fotografiche indossabili. Lui è convinto<br />
che, prima o poi, lo faranno tutti.<br />
Il lifelogging, in fondo, è l’evoluzione del<br />
sogno dello scienziato americano Vannevar<br />
Bush, consigliere per la ricerca<br />
scientifica negli Stati Uniti durante la<br />
Seconda guerra mondiale. In un articolo<br />
sulla rivista The Atlantic descrisse il<br />
“memex”, acronimo di memory extender,<br />
una macchina che avrebbe consentito<br />
all’uomo di essere padrone di tutta<br />
la conoscenza acquisita. La immaginava<br />
come un dispositivo meccanico per archiviare<br />
libri, documenti, comunicazioni<br />
e recuperarli al bisogno, ma non c’era<br />
la tecnologia necessaria per realizzarla.<br />
Oggi invece il sogno di una memoria perfetta,<br />
che supporti o soppianti (a seconda<br />
dei casi) quella biologica, sporadica e<br />
inaffidabile, sembra a portata di mano.<br />
Misura te stesso! C’è un movimento<br />
che è “parente” del lifelogging, anche se<br />
i puristi non lo considerano tale, e che è<br />
già parte della realtà di oggi, quello del<br />
Quantified self, nato anni fa in Califor-<br />
104 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Dettagli<br />
digitali.<br />
Un’istallazione<br />
a Mosca<br />
per la lettura<br />
dei Qr-code<br />
che consentono<br />
di connettersi<br />
con il proprio<br />
smartphone<br />
e ricevere<br />
informazioni<br />
dettagliate.<br />
Non è solo un<br />
gioco: gli scienziati<br />
mirano a ottenere<br />
dati per studi<br />
epidemiologici di<br />
massa impossibili<br />
su questa scala<br />
nia. Gli adepti hanno la mania di misurare<br />
e raccogliere quanti più dati possibile<br />
su vari aspetti delle proprie attività<br />
quotidiane grazie a gadget indossabili<br />
e ad applicazioni mobili di ogni genere.<br />
Gli strumenti sono sostanzialmente<br />
braccialetti, collane, orologi, spille che<br />
contengono un sensore di movimento<br />
(accelerometro) e registrano come e<br />
quanto ci muoviamo, oppure applicazioni<br />
che sfruttano il telefonino. Alcuni<br />
sono dotati anche di sensori che misurano<br />
il calore del muscolo o il sudore, il<br />
battito cardiaco o la temperatura della<br />
pelle. Nati per gli sportivi, si sono evoluti<br />
in un filone di applicazioni per tutti con<br />
lo scopo dichiarato di aiutare a migliorare<br />
la salute o, sarebbe meglio dire, fornire<br />
la motivazione convincente per qualche<br />
cambiamento positivo nello stile di vita.<br />
Secondo lo studio condotto da un medico<br />
del Massachusetts General Hospital di<br />
Boston, per esempio, i pazienti diabetici<br />
che hanno indossato per un mese e mezzo<br />
un dispositivo del genere sono stati<br />
più attenti a quello che mangiavano e a<br />
quanto si muovevano.<br />
Il sito MedHelp elenca più di trenta aree<br />
in cui è possibile tenere sotto controllo<br />
la propria salute tramite la raccolta dei<br />
dati, dai tracciatori dell’umore a quelli<br />
del sonno o del dolore. Ricercatori del<br />
Mit di Boston pensano a una possibile<br />
combinazione di dispositivi mobili e applicazioni<br />
dedicate per la diagnosi di malattie<br />
come il morbo di Parkinson: un primo<br />
segno è un’alterazione dell’andatura<br />
che i sensori di movimento potrebbero<br />
rilevare e segnalare. O perfino per riconoscere<br />
la depressione, dal modo in cui<br />
una persona parla. La start-up Empatica<br />
del Politecnico di Milano ha sviluppato<br />
un bracciale che – misurando frequenza<br />
cardiaca e temperatura della pelle<br />
– mira a capire gli stati emotivi dell’utente<br />
e a fornire consigli per migliorare<br />
il benessere psicologico. Altro esempio,<br />
HAPIfork, una forchetta elettronica che<br />
monitora le abitudini nel mangiare e si<br />
mette a vibrare se si ingurgitano troppo<br />
velocemente i bocconi.<br />
studi record. Queste applicazioni<br />
stanno suscitando l’interesse degli<br />
scienziati, attratti dalla possibilità inedita<br />
di raccogliere dati e informazioni sulle<br />
attività di milioni di persone contemporaneamente.<br />
In teoria, si potrebbero<br />
mettere in piedi studi epidemiologici di<br />
massa impossibili o troppo costosi da<br />
rea lizzare nel modo tradizionale.<br />
Un esempio è l’applicazione Lift che, con<br />
la consulenza di epidemiologi dell’Università<br />
della California a Berkeley, propone<br />
quello che definisce «il più ampio<br />
trial randomizzato delle diete»: gli utenti<br />
scelgono un regime tra quelli più in voga<br />
e lo seguono per un mese, poi si confrontano<br />
i risultati. Non finisce qui. Ci sono<br />
decine di applicazioni per aspiranti madri<br />
che permettono di caricare dati sul<br />
proprio ciclo mestruale e la propria salute<br />
per ottenere una risposta su come mirare<br />
i rapporti sessuali per massimizzare<br />
le possibilità di gravidanza (o per evitarla).<br />
L’analisi delle informazioni fornite<br />
da un grandissimo numero di donne, dal<br />
peso alla tempistica dei rapporti sessuali,<br />
fino alle posizioni praticate, potrebbe<br />
anche aiutare i ricercatori a chiarire<br />
aspetti poco conosciuti della fertilità, di<br />
norma difficili da studiare.<br />
I dati potrebbero essere una miniera anche<br />
per gli studiosi del comportamento.<br />
Per ora, di sicuro, il lifelogging ha ingolosito<br />
gli esperti di marketing. Gran-<br />
Google glass in corsia.<br />
Sono già sperimentati anche all’Humanitas<br />
di Rozzano (Mi) per la formazione dei medici.<br />
Getty Images Reuters/Contrasto<br />
106 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Frame dal video Floating World Productions di Cathal Gurrin<br />
VITA A COLORI.<br />
Il flusso continuo di immagini della vita<br />
quotidiana di Cathal Gurrin (a sinistra) è<br />
riprodotto in un murale digitale, con le<br />
diverse attività raggruppate per colore.<br />
di multinazionali del cibo e dei media<br />
hanno fatto esperimenti per scoprire<br />
con telecamere e altri gadget indossabili<br />
squarci inediti nella vita dei consumatori.<br />
A partire dai prodotti sugli scaffali che<br />
per primi attirano il loro sguardo.<br />
A CHE SERVE? La domanda, ineludibile<br />
ma per ora senza risposta (soprattutto<br />
nel caso del lifelogging in senso stretto),<br />
è: che cosa ce ne facciamo di questo<br />
ocea no sconfinato di dati su noi stessi,<br />
una volta che li abbiamo raccolti? C’è un<br />
fascino sicuro nell’idea di poter rivedere<br />
il momento del primo incontro con uno<br />
sconosciuto che magari diventerà una<br />
persona importante nella vita, o di fissare<br />
per sempre l’attimo fuggente in cui<br />
un figlio ha pronunciato all’improvviso<br />
la prima parola. Banalmente, farebbe a<br />
volte comodo pigiare “replay” per vedere<br />
dove sono finite le chiavi della macchina.<br />
In campo.<br />
Marcelinho Huertas, dell’FC Barcellona<br />
di basket, si allena con i Google Glasses.<br />
EB/Getty Images Science Foundation Ireland<br />
Il paradosso è il tempo: o viviamo o ci<br />
riguardiamo vivere. La sfida è trovare quel<br />
che ci serve nelle copie della vita digitale<br />
Il paradosso. Ma la possibilità di un<br />
simile archivio è anche fonte di paradossi.<br />
Uno è quello del tempo. O viviamo, o<br />
ci “riguardiamo” vivere. Non c’è modo di<br />
fare entrambe le cose, come sperimentiamo<br />
spesso già ora. Alcuni ricercatori,<br />
tra cui Daniela Petrelli che alla Sheffield<br />
Hallam University in Gran Bretagna<br />
studia il nostro modo di interagire con<br />
i contenuti digitali, hanno verificato<br />
che anche chi ammassa migliaia di foto<br />
in formato elettronico, raramente va a<br />
riguardarle. E meno del 2 per cento dei<br />
ricordi citati come significativi tra quelli<br />
in casa propria sono “digitali”.<br />
Il problema pratico maggiore, invece, è<br />
come gestire i dati. Recuperare da questo<br />
database sterminato l’informazione che<br />
serve quando serve, equivale a cercare<br />
il proverbiale ago nel pagliaio. Secondo<br />
una stima fornita da Gurrin, in due casi<br />
su tre, in un archivio di soli due anni e<br />
mezzo, la ricerca fallisce.<br />
Gli entusiasti del lifelogging non si fanno<br />
scoraggiare. La loro risposta è più o meno<br />
riassumibile in “intanto raccogliamo i<br />
dati, come utilizzarli lo capiremo in futuro”.<br />
Gordon Bell dice di sentirsi molto<br />
più libero e leggero, sapendo di avere<br />
uno “schiavo digitale” che tiene tutto a<br />
memoria per lui e gli lascia spazio per la<br />
creatività. E confessa di essere diventato<br />
in famiglia l’arbitro capace di risolvere<br />
le controversie: Chi c’era a cena…? Che<br />
cosa disse chi…?<br />
Gurrin dichiara di non riguardare mai<br />
quello che va a finire nell’archivio. «So<br />
che c’è, ed è lì. Magari mi servirà quando<br />
sarò più vecchio: ho il doppio del rischio<br />
di una persona normale di sviluppare<br />
l’Alzheimer» dice. Il lifelogging è<br />
già stato testato proprio come possibile<br />
stampella per la memoria nei malati di<br />
demenza. Da primi studi sembra che<br />
rivedere alcuni momenti della giornata<br />
ripresi con una telecamera indossabile li<br />
aiuti a ricordare meglio.<br />
QUESTIONE DI PRIORITÀ. Per risolvere il<br />
problema del recupero dati, in particolare<br />
per le immagini, Gurrin sta ora studiando<br />
con il suo gruppo un algoritmo<br />
per classificarli in base alla loro importanza,<br />
in modo che quelli utili vengano<br />
fuori per primi nella ricerca. Già è pronto<br />
il software che riconosce ed etichetta le<br />
immagini in base a una trentina di attività<br />
che più o meno tutti svolgiamo nell’arco<br />
della giornata. Nel progetto Colour of<br />
life, il flusso di immagini della vita quotidiana<br />
ripreso dalla telecamera è riprodotto<br />
in una visualizzazione su schermo<br />
con le attività raggruppate in base ai colori<br />
attribuiti dal lifelogger. Se il tempo<br />
passato in ufficio diventa un’onda grigia,<br />
per esempio, si sa dove guardare per trovare<br />
qualcosa che ha a che fare con il lavoro.<br />
In futuro, potrebbe essere un picco<br />
nell’attività cerebrale registrata da sensori<br />
indossabili a segnalare, durante la<br />
fase stessa di registrazione, che quello<br />
che stiamo vedendo o facendo è qualcosa<br />
di importante per noi.<br />
Chiara Palmerini<br />
108 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
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*Leggere attentamente le istruzioni di lavaggio riportate sul flacone.
Domande<br />
& Risposte<br />
Cosa sono i<br />
lipogrammi?<br />
Perché nacque<br />
Spiderman?<br />
L’editore non lo voleva, era convinto<br />
che avrebbe ispirato ribrezzo nei lettori.<br />
Nel 1962 l’editore della Marvel<br />
Comics, Martin Goodman, chiese<br />
a suo nipote Stan Lee, già autore<br />
delle storie dei supereroi Fantastic Four<br />
e Hulk, di inventare un nuovo personaggio.<br />
Lee immaginò un eroe non convenzionale:<br />
giovane e squattrinato, reso<br />
invincibile dal morso di un ragno radioattivo<br />
ma tormentato dai sensi di colpa.<br />
Propose l’idea allo zio e questi la rifiutò:<br />
i lettori avrebbero provato ribrezzo per<br />
un aracnide umano. Stan Lee insistette:<br />
«Facciamo una storia di prova e pubblichiamola<br />
sull’albo Amazing Fantasy, che<br />
tanto è destinato a chiudere». Così fecero:<br />
era l’agosto 1962. Nelle settimane<br />
successive la Marvel Comics fu inondata<br />
dalle missive di lettrici e lettori innamorati<br />
di Spiderman, disegnato da Steve<br />
Ditko. Nel marzo 1963 uscì la testata The<br />
Amazing Spiderman. Ancora oggi è uno<br />
dei fumetti più venduti al mondo.<br />
Album / Contrasto<br />
I lipogrammi (dal<br />
greco lèipo = lascio<br />
e gramma = lettera) sono<br />
costituiti da testi in cui non viene<br />
usata una certa lettera. Si ottengono<br />
sostituendo in un testo le parole che<br />
contengono la lettera proibita con<br />
sinonimi che non la contengono.<br />
Oppure si scrive un’opera da zero<br />
senza una lettera, come fece<br />
l’americano Ernest Vincent Wright.<br />
Il suo romanzo, Gadsby (foto) fu<br />
pubblicato nel 1939, ed era<br />
composto da 50.110 parole senza<br />
una sola “E”. La sua stesura richiese<br />
diversi anni e alcuni accorgimenti<br />
pratici, come il bloccare con una<br />
cordicella nella macchina da<br />
scrivere il tasto proibito. La novella<br />
racconta del giovane John Gadsby e<br />
del suo impegno per ridare vita alla<br />
sua città, l’immaginaria Branton<br />
Hills. Vendette pochissimo. Le poche<br />
copie ancora esistenti hanno<br />
quotazioni molto alte nel mercato<br />
dell’antiquariato.<br />
Ernest Vincent Wright/Gadsby<br />
Shutterstock (2)<br />
Che cos’è l’economia del dono?<br />
Si tratta della gemella buona di quella che comunemente chiamiamo “economia<br />
di mercato”. A differenza di quest’ultima, basata sul valore di scambio dei singoli<br />
beni, l’economia del dono è fondata sul “valore d’uso” degli stessi beni. Questo<br />
valore era ben noto già in tempi antichi, quando la persona più importante di una tribù o<br />
villaggio (e quindi della società) risultava essere il cacciatore più abile, poiché in grado di<br />
rifornire di cibo la comunità senza chiedere nulla in cambio, o meglio, senza scopo di lucro.<br />
Anche oggi esistono ambienti basati sull’economia del dono. Un esempio? La comunità<br />
scientifica, per cui i migliori studiosi sono considerati coloro che producono il maggior<br />
numero di scritti originali nel proprio campo di ricerca, mettendoli poi a disposizione dei<br />
colleghi. Allo stesso modo, nel mondo del Web riscuote grandi apprezzamenti chi offre<br />
programmi open source, che possono essere analizzati e arricchiti liberamente.<br />
110 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Con quali strumenti si fanno le previsioni meteo?<br />
Getty Images<br />
Per prevedere che tempo<br />
farà... occorre sapere che tempo<br />
fa. La base sulla quale si costruiscono<br />
le previsioni è quindi un’immensa quantità di<br />
misurazioni fornite in tempo reale dalla<br />
cosiddetta “rete osservativa”. Si tratta di<br />
stazioni “di terra” distribuite sul territorio, che<br />
misurano i valori della temperatura, della<br />
pressione, dell’umidità, a cui si affiancano<br />
stazioni “in quota” (palloni sonda che rilevano<br />
i parametri dell’atmosfera fino ai 30.000<br />
metri). A completare le osservazioni sono i<br />
satelliti meteo che, a intervalli tra 5 e 15<br />
minuti, inviano le immagini scattate da oltre<br />
35.000 m grazie alle quali è possibile vedere<br />
le perturbazioni, oltre che risalire,<br />
indirettamente, alla temperatura di ogni<br />
punto del pianeta. Infine ci sono i radar<br />
meteorologici (nella foto) che “captano” la<br />
presenza di precipitazioni e forniscono le<br />
informazioni necessarie per calcolarne il<br />
moto, il tipo e l’intensità. Questi dati finiscono<br />
in pasto a potenti computer che, attraverso<br />
specifici software, generano le mappe con i<br />
possibili “scenari futuri”. L’ultima parola,<br />
però, spetta sempre al meteorologo.<br />
Dove si può fare<br />
giardinaggio nudi?<br />
A casa propria. Oppure in Inghilterra,<br />
nel giardino di un’eccentrica coppia di nudisti.<br />
In Gran Bretagna, a Malmesbury,<br />
nella contea del Wiltshire. I coniugi<br />
Ian e Barbara Pollard (nella<br />
foto), meglio conosciuti come i naked<br />
gardeners (giardinieri nudi), offrono<br />
infatti la possibilità di passeggiare nel<br />
loro grande giardino senza veli. La loro<br />
residenza, Abbey House Gardens, da loro<br />
acquistata nel 1994 per viverci con i tre<br />
figli, è aperta al pubblico da marzo a ottobre<br />
ed è visitata ogni anno da migliaia di<br />
turisti attratti dallo splendido giardino,<br />
nel quale fioriscono migliaia di tulipani<br />
e numerosi altri splendidi fiori e piante.<br />
Ma almeno un paio di volte all’anno Ian<br />
e Barbara, che oltre a essere degli amanti<br />
della natura sono dei convinti nudisti,<br />
aprono le porte del loro piccolo paradiso<br />
verde proprio a chi ama passeggiare<br />
nudo immerso nella natura o trascorrere<br />
qualche ora in relax prendendosi cura di<br />
fiori e piante.<br />
Eyevine/Contrasto<br />
Ai topi selvatici<br />
piace correre<br />
sulle ruote?<br />
Sì, il che fa pensare che questo<br />
comportamento non sia solo uno<br />
“sfogo” dei roditori in gabbia, ma<br />
una fonte di divertimento anche per<br />
quelli in libertà. Un gruppo di ricercatori<br />
dell’Università di Leiden (Olanda) ha<br />
posizionato alcune ruote per criceti in<br />
due aree, una urbana e una lontana da<br />
centri abitati. Per tre anni gli scienziati<br />
hanno monitorato quanto accadeva con<br />
videocamere agli infrarossi, arrivando<br />
ad acquisire 200.000 filmati di ruote in<br />
funzione. Tra i 12.000 analizzati, 734<br />
vedevano protagonisti topi di città, 232<br />
topi non urbani. I roditori hanno<br />
trascorso sulla ruota da 1 a 18 minuti, e<br />
spesso ci sono risaliti dopo poco (anche<br />
in assenza di cibo nei paraggi): segno<br />
che si è trattato di un comportamento<br />
non accidentale. Hanno corso sulle<br />
ruote anche scoiattoli, ratti, rane,<br />
lumache e chiocciole. Negli ultimi due<br />
casi, si è trattato più che altro di una<br />
lenta camminata.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 111
Getty Images (2)<br />
D&R<br />
A cosa serve fare a pezzi<br />
la foto dell’ex?<br />
Fa recuperare il senso di controllo sulla propria<br />
vita. E il dolore, almeno un po’, se ne va.<br />
Aiuta a superare una delusione<br />
amorosa. È stato dimostrato alla<br />
Harvard Business School chiedendo<br />
a un gruppo di volontari di ripensare<br />
all’ultima relazione che li aveva fatti<br />
soffrire e allo stato emotivo in cui si trovavano<br />
quando la storia è finita. I soggetti<br />
furono quindi invitati a descrivere un<br />
eventuale rituale compiuto subito dopo<br />
la separazione. Eccone alcuni esempi:<br />
“Ho guardato tutte le nostre foto, poi le<br />
ho ridotte in piccoli pezzi e le ho bruciate<br />
nel posto in cui ci siamo baciati per la prima<br />
volta”; “Ho scritto in una lettera ciò<br />
che provavo e l’ho distrutta, lasciando<br />
che i miei sentimenti se ne andassero con<br />
lei”; “Sono tornato più volte nel posto in<br />
cui ci siamo lasciati per riflettere sulla<br />
separazione e superarla”. Tutti quelli<br />
che avevano messo in atto un rituale liberatorio<br />
si sentivano decisamente meglio<br />
degli altri. Gli studiosi sostengono<br />
che i rituali leniscono il dolore di una<br />
perdita perché ristabiliscono il senso di<br />
autocontrollo, che è a sua volta associato<br />
all’aumento del benessere e della capacità<br />
di far fronte alla situazione.<br />
In un altro esperimento, gli studiosi<br />
hanno riscontrato l’efficacia di un piccolo<br />
rituale persino sul disagio legato a<br />
una perdita di denaro: disegnare su un<br />
foglio un’immagine che rappresenti ciò<br />
che si sente, cospargerla di un pizzico di<br />
sale, strapparla, poi contare fino a 10 per<br />
5 volte. Dopo averlo eseguito, anche i più<br />
scettici si sentivano sollevati.<br />
NPL/Contrasto<br />
Perché il<br />
kakapo puzza?<br />
Il kakapo (Strigops<br />
habroptila) è un pappagallo<br />
dalle abitudini notturne<br />
originario della Nuova Zelanda; è<br />
l’unica specie del genere Strigops,<br />
può pesare fino a 5 kg ed è l’unico<br />
pappagallo incapace di volare.<br />
Ritenuta in passato estinta in<br />
natura, la specie sopravvive<br />
attualmente in due isole della<br />
regione neozelandese del<br />
Fiordland (Codfish Island e Anchor<br />
Island), con una popolazione<br />
stimata di oltre 120 esemplari. Una<br />
delle caratteristiche più particolari<br />
del kakapo è il suo odore molto<br />
intenso, generalmente descritto<br />
come molto dolce, un mix di miele<br />
e fresie e di legno stagionato o<br />
stantio (simile “all’interno della<br />
custodia di un violino”).<br />
L’odorato del kakapo è ben<br />
sviluppato, e questo odore è<br />
probabilmente un segnale chimico<br />
che indica lo status sociale<br />
dell’animale.<br />
L’odore è però uno dei talloni<br />
d’Achille che portò questo<br />
pappagallo sull’orlo dell’estinzione,<br />
rendendolo facilmente<br />
individuabile da parte dei suoi<br />
predatori, tra cui i Maori che gli<br />
diedero una caccia spietata.<br />
112 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Che cosa<br />
succede<br />
facendo pipì<br />
in piscina?<br />
I lemuri esistono<br />
solo in Madagascar?<br />
Sì. Ci arrivarono dall’Africa e ci si trovarono<br />
molto bene: ne esistono circa 100 specie diverse.<br />
Questi primati, del sottordine delle<br />
proscimmie (nella foto scattata<br />
da Sabrina Romano, utente della<br />
nostra community fotografica i.<strong>Focus</strong>),<br />
vivono solo in Madagascar perché si<br />
sono originati e diversificati soltanto su<br />
quest’isola. Gli antenati dei lemuri sono<br />
infatti di origine africana e sono approdati<br />
casualmente in Madagascar circa<br />
50-60 milioni di anni fa, attraversando<br />
il Canale del Mozambico a bordo di zattere<br />
naturali. Grazie all’assenza di grandi<br />
predatori e competitori per le risorse, i<br />
lemuri si sono adattati alle più disparate<br />
nicchie ecologiche, differenziandosi in<br />
una vasta gamma di forme e dimensioni:<br />
l’attuale diversità dei lemuri è stimata<br />
intorno alle 100 specie distinte. Diverso<br />
è il caso delle proscimmie che sono rimaste<br />
sulla terraferma africana, molte delle<br />
quali si sono estinte a causa dei predatori<br />
e per la successiva evoluzione delle scimmie<br />
vere e proprie, che ne hanno limitato<br />
la diffusione.<br />
Sabrina Romano (ciociocio su i<strong>Focus</strong>)<br />
Oltre che per una questione igienica,<br />
fare pipì in piscina è sconsigliabile<br />
per un motivo chimico:<br />
secondo uno studio cinese e americano,<br />
quando urina e cloro si combinano nelle<br />
giuste quantità danno origine a due pericolosi<br />
sottoprodotti, la tricloramina e<br />
il cloruro di cianogeno. Disciolte nell’acqua<br />
o nell’aria, queste sostanze possono<br />
provocare irritazioni e danneggiare cuore,<br />
polmoni e sistema nervoso. I livelli di<br />
cloro normalmente presenti nell’acqua<br />
di una piscina, tuttavia, non sono abbastanza<br />
alti da provocare questo tipo di<br />
reazione. Per risultare davvero rischiosi,<br />
dovrebbero raggiungere una concentrazione<br />
di mezzo litro di cloro per ogni litro<br />
d’acqua. Anche in questa infelice situazione,<br />
non basterebbe la pipì di un singolo:<br />
occorrerebbe che tre milioni di persone<br />
svuotassero contemporaneamente<br />
la vescica in una piscina olimpionica...<br />
Perché nelle carte geografiche il nord è in alto?<br />
Album/Contrasto<br />
La Terra è una sfera che si muove nello spazio, quindi in realtà non esistono<br />
dei motivi plausibili per utilizzare i riferimenti del nord e del sud. Per noi si tratta<br />
infatti di un’abitudine, una convenzione che trae origine dal Sedicesimo secolo.<br />
Fino ad allora infatti, nella maggior parte delle mappe era l’est a essere posizionato in<br />
alto, probabilmente per motivi legati al sorgere del Sole o perché era la direzione per<br />
raggiungere Gerusalemme e la Terra Santa. Da questa consuetudine di avere le carte<br />
geografiche disposte verso oriente sarebbe infatti nato il termine “orientamento”.<br />
In seguito, però, l’abitudine dei marinai di orientarsi con la Stella Polare, che indicava il<br />
nord, e quindi l’introduzione della bussola, portò a preferire la posizione più pratica di<br />
questo punto cardinale in alto sulle carte.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 113
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D&R<br />
Come si formano<br />
le trombe marine?<br />
Quando la temperatura dell’acqua è alta<br />
e nel cielo ci sono le “nuvole giuste”...<br />
Le trombe marine, che possono<br />
originarsi anche sui laghi, sono<br />
simili alle trombe d’aria che si verificano<br />
sulla terraferma. Generalmente<br />
si formano quando vi è la presenza di una<br />
nube nota come “cumulo congesto”, una<br />
nube dall’aspetto gonfio, che si sviluppa<br />
verticalmente e che può raggiungere i<br />
6.000 m d’altezza. Queste nubi si formano<br />
quando la superficie dell’acqua possiede<br />
una temperatura elevata (superiore ai<br />
25 °C), in grado di fornire energia all’aria<br />
sovrastante. Ciò dà origine a correnti<br />
ascensionali anche molto intense. Ma se<br />
al contempo sono in atto correnti discendenti<br />
più fredde, lo scontro tra di esse<br />
può originare moti vorticosi che fanno<br />
ruotare l’aria su se stessa dando vita alla<br />
tromba marina. All’occhio appare una<br />
nube a forma d’imbuto che può raggiungere<br />
la superficie dell’acqua. All’interno<br />
dell’imbuto la pressione è molto bassa<br />
e questo provoca il risucchio dell’acqua<br />
che inizia a ruotare a velocità che arriva<br />
fino a 100 km all’ora. Generalmente le<br />
trombe marine hanno un diametro di<br />
pochi metri (eccezionalmente raggiungono<br />
i 200 m), si elevano in altezza fino<br />
a mille metri e si esauriscono nel giro di<br />
15-30 minuti, cioè quando viene meno<br />
la risalita di aria calda. Spesso le trombe<br />
marine si formano in gruppi di 3 o 4, in<br />
alcuni casi ne sono state contate anche<br />
20. Solo raramente si originano trombe<br />
marine che possono arrivare sulla terraferma.<br />
In tal caso sono chiamate “trombe<br />
tornadiche” e si possono comportare<br />
come i tornado.<br />
Quanti manici<br />
può avere<br />
una chitarra?<br />
Esistono chitarre a due, tre,<br />
quattro e addirittura cinque<br />
manici. Nel XVII secolo<br />
cominciarono a circolare in Europa<br />
le prime chitarre acustiche a due<br />
manici: avevano 24 corde in tutto.<br />
A partire dagli Anni ’70 alcuni<br />
chitarristi rock iniziarono a usare<br />
nei concerti chitarre elettriche a<br />
due manici, con 6 e 12 corde per<br />
gli assolo e l’accompagnamento.<br />
Rick Nielsen (foto), chitarrista dei<br />
Cheap Trick, possiede una chitarra<br />
a cinque manici, mentre Pat<br />
Metheny suona spesso la Pikasso<br />
Guitar in due<br />
versioni: a tre<br />
o quattro<br />
manici.<br />
AGE / Contrasto<br />
Perché ci piacciono le carezze?<br />
Sono alcune fibre nervose sensoriali, specializzate nel riconoscere il “tocco<br />
delicato”, a trasformare le carezze nella sensazione di piacere. Lo dice una ricerca<br />
condotta da Francis McGlone, della Liverpool John Moores University (Inghilterra), e<br />
da Johan Wessberg e Håkan Olausson, delle Università di Goteborg e Linkoping (Svezia).<br />
Secondo gli studiosi un gruppo di fibre nervose sensoriali si attiverebbe per trasformare in<br />
sensazione positiva il contatto dolce con la pelle. I neuroni di tali fibre, privi di mielina e dalla<br />
risposta lenta, inviano proiezioni a strutture cerebrali della corteccia insulare e orbitofrontale<br />
coinvolte nella gestione delle emozioni e dell’affettività, e la loro attivazione aiuta<br />
anche ad alleviare i sintomi dell’ansia. La ricerca consentirebbe di comprendere più a fondo<br />
il perché di alcune reazioni di fastidio al contatto nell’autismo, vista l’incapacità nei soggetti<br />
affetti da tale sindrome di riconoscere il tocco delicato e il suo significato positivo.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 115
Storia<br />
La beffa<br />
di Moby<br />
Dick<br />
Quello sulla balena<br />
bianca è il romanzo per<br />
cui ricordiamo Melville.<br />
Ma quando uscì gli<br />
stroncò la carriera.<br />
UIG via Getty Images<br />
akg-images/Electa<br />
HERMAN MELVILLE.<br />
Ricco, avventuroso scrittore di successo, a 33 anni scrisse Moby<br />
Dick: il romanzo per cui oggi lo ricordiamo ai suoi tempi fu un flop.<br />
Herman Melville aveva tutto ciò che un<br />
giovane autore può sognare. A trent’anni<br />
aveva già girato il mondo e scritto cinque<br />
libri, inclusi due best-seller. Era sposato<br />
con la figlia di un giudice molto in vista<br />
e proprietario di una bella fattoria. Frequentava<br />
i circoli dell’intellighenzia letteraria.<br />
Rilasciava autografi. Poi scrisse Moby Dick , il romanzo<br />
per cui tutti noi oggi lo ricordiamo. E andò in rovina.<br />
Oggi l’opera viene identificata con il “grande romanzo americano”;<br />
un’epopea che D. H. Lawrence definì «fra i libri più strani<br />
e meravigliosi esistenti al mondo». Ma, ai tempi di Melville,<br />
fu un autentico fiasco. I lettori non riuscivano a comprendere<br />
la complessità della narrazione, i critici lo liquidarono definendolo<br />
il vaneggiamento di un folle. Quando Melville cercò<br />
di riabilitare la propria immagine con il romanzo seguente,<br />
intitolato Pierre, le critiche furono brutali e si consolidò la sua<br />
fama di autore farneticante. A soli 33 anni, Melville era finito.<br />
Quando nel 1891, all’età di 72 anni, morì, molti lo credevano già<br />
defunto da qualche decennio. Ci sarebbe voluto mezzo secolo, e<br />
un accademico annoiato, per riportarne in luce l’eredità.<br />
116 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
VITA DA BALENIERE.<br />
Una scena di caccia alle balene<br />
in un’incisione su legno del 1876.<br />
L’avVENtura. Nel 1839, a vent’anni, Melville si imbarca su un<br />
mercantile ormeggiato a New York e lavora come mozzo durante<br />
la traversata verso Liverpool. Due anni dopo, si unisce<br />
all’equipaggio di una baleniera, la Acushnet, in rotta verso il Pacifico.<br />
Proprio qui imparerà quanto possa essere temibile un<br />
capodoglio di oltre venti metri. Una balena che ha raggiunto la<br />
maturità può arrivare a pesare quanto otto elefanti. Cinquantadue<br />
denti, ciascuno dei quali lungo quasi come un coltello da<br />
caccia, fanno da corona alla mascella inferiore. La pinna caudale<br />
supera le dimensioni della maggior parte dei minivan e riesce<br />
a ridurre in mille pezzi una baleniera di piccole dimensioni.<br />
Nonostante questi colossi marini siano generalmente timidi,<br />
nel corso degli anni fornirono a Melville materiale per diverse<br />
storie di orrore.<br />
Due in particolare avevano colpito lo scrittore. La prima raccontava<br />
di un uomo di nome George Pollard Jr., capitano della<br />
baleniera Essex. Nel novembre del 1820, un capodoglio attacca<br />
l’imbarcazione di Pollard nel Pacifico a circa 2.000 miglia dalla<br />
costa. Il colosso di quasi 26 metri si lancia di testa contro<br />
la barca e la fa oscillare con violenza. Quando gli uomini sentono<br />
rompersi il legno sotto di loro, si precipitano nella stiva.<br />
La Essex imbarca acqua, ma il danno sembra riparabile. Poi la<br />
balena torna all’attacco. Questa volta, l’animale fende le onde<br />
ancora più veloce, come prendendo la rincorsa, e schioccando<br />
le mascelle con un rumore di tuono, si lancia di schiena sulla<br />
prua. L’acqua spazza l’imbarcazione, che si inclina su un fianco.<br />
La Essex scivola lentamente sott’acqua, lasciando Pollard e i<br />
suoi uomini in mare. Melville scopre anche la storia di Mocha<br />
Dick, una balena che aveva attaccato almeno un centinaio di<br />
vascelli e mandato venti imbarcazioni sul fondo dell’oceano. I<br />
racconti dei balenieri alimentavano l’incubo: dal dorso dell’animale<br />
spuntavano arpioni arrugginiti, a monito spettrale dei<br />
molti uomini che avevano perso la vita nel vano tentativo di<br />
ucciderla. Nel 1838, Mocha Dick attacca un’imbarcazione<br />
americana e distrugge una delle lance, ma non prima che un<br />
marinaio riesca a conficcargli un arpione nel dorso. Mocha si<br />
immerge e trascina l’uomo con sé, ma il colpo si rivela fatale.<br />
Quando il cetaceo affiora in superficie, il mare si tinge di rosso.<br />
Finalmente è morta. Dieci anni dopo, Melville avrebbe cercato<br />
di renderla immortale.<br />
Dopo aver viaggiato per quattro anni attraverso gli oceani e collezionato<br />
avventure, compresa una fuga da una tribù di can-<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 117
AL CINEMA.<br />
Gregory Peck indossa i panni del capitano<br />
Achab nel film di John Huston del 1956.<br />
Sotto, la casa d’infanzia di Herman Melville.<br />
Getty Images (2)<br />
Dopo due best-seller,<br />
per i critici letterari<br />
del tempo Moby Dick<br />
è invece spazzatura,<br />
un crimine contro<br />
la lingua inglese<br />
nibali in Polinesia e un periodo di prigionia<br />
a Tahiti, Melville abbandona il mare.<br />
La SCRITTura. Sulla terraferma scrive<br />
il suo primo romanzo, Taipi, che è subito<br />
best-seller: Melville diventa uno degli<br />
scrittori d’avventura più amati d’America.<br />
Anche il secondo romanzo, Omoo,<br />
riscuote grande successo. In entrambi<br />
i casi si tratta di lunghi racconti, allegri<br />
e spensierati, facili da leggere. Spinto da<br />
questi primi successi, Melville diventa<br />
una “macchina letteraria” e produce<br />
quasi un libro all’anno.<br />
Nel 1849 ha già iniziato il suo sesto romanzo:<br />
Moby Dick. Le prime stesure<br />
iniziano come il resto delle opere di<br />
Melville: un racconto divertente e giocoso<br />
che ha come scenario il mare aperto.<br />
Quell’anno però, l’autore si trasferisce a<br />
Pittsfield, nel Massachusetts, dove stringe<br />
amicizia con Nathaniel Hawthorne. Il<br />
rapporto tra i due diventa uno dei più<br />
intensi sodalizi letterari di tutti i tempi.<br />
Melville ha una venerazione per Hawthorne.<br />
I due trascorrono ore e ore parlando<br />
di filosofia, di letteratura, della<br />
vita. Hawthorne gli suggerisce di riscrivere<br />
la giocosa storia del marinaio per<br />
trasformarla in una caccia al mostro che<br />
è anche metafisica. Melville accetta. Nel<br />
giro di un anno, la metamorfosi di Moby<br />
Dick è terminata. Quando Melville spedisce<br />
il romanzo al suo editore, nel 1851,<br />
scrive orgogliosamente a Hawthorne:<br />
«Ho scritto un libro cattivo e mi sento<br />
senza macchia come un agnello».<br />
È un volume composto di 135 capitoli. La<br />
trama segue le vicende di un marinaio,<br />
Ismaele, a bordo della baleniera Pequod.<br />
La comanda Achab, capitano con una<br />
gamba di legno. Pattuglia il mare alla<br />
ricerca del capodoglio albino che molto<br />
tempo prima lo ha mutilato, per vendicarsi.<br />
La sua ossessione di scovare e combattere<br />
il mostro trascinerà tutto l’equipaggio,<br />
ad eccezione di Ismaele, verso<br />
la morte nelle profondità del mare. Ma<br />
quella che sembra un’avventura, in realtà<br />
è una trama densa di simbolismo e digressioni<br />
che descrivono praticamente<br />
ogni aspetto dell’industria baleniera.<br />
Le critiche. Il London Athenaeum definisce<br />
Moby Dick «spazzatura che appartiene<br />
alla peggiore letteratura della<br />
scuola di Bedlam». Secondo la London<br />
Literary Gazette, dopo aver letto la storia,<br />
i lettori «si augurano di vedere Melville<br />
e le sue balene raggiungere i fondali<br />
imperscrutabili degli abissi marini». Il<br />
periodico New York United States Magazine<br />
and Democratic Review accusa Melville<br />
di crimini contro la lingua inglese.<br />
Ma la fredda accoglienza dell’opera non<br />
era imputabile solo a Melville.<br />
Nella prima edizione pubblicata in Gran<br />
Bretagna l’epilogo viene omesso per errore<br />
e l’editore cancella 35 passaggi cruciali<br />
per «evitare di offendere la delicata<br />
sensibilità politica e morale dei lettori».<br />
Mentre Melville è in vita, Moby Dick vende<br />
solo 3.715 copie, con un incasso che<br />
negli Stati Uniti arriva a 556,37 miseri<br />
dollari. La sua popolarità ha un tracollo,<br />
come il conto in banca. Gli amici lo abbandonano.<br />
Nel 1863, Melville torna a New York e<br />
diventa ispettore doganale. Continuerà<br />
con questo lavoro per il resto della vita,<br />
scrivendo poesie nel tempo libero. Nel<br />
1867, il figlio primogenito di Melville si<br />
toglie la vita, spingendo l’autore, che già<br />
aveva problemi di alcolismo, nella spirale<br />
della depressione. Il giorno dopo la morte<br />
di Melville, solo un giornale riporta il<br />
necrologio. Sei righe. Passeranno altri<br />
118 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
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trent’anni prima che i critici si accorgano<br />
che nel suo romanzo c’è altro.<br />
La SCOPERTa. Le cose cambiano nel<br />
1919, quando un ricercatore della Columbia<br />
University, Raymond Weaver, riceve,<br />
dal professor Carl Van Doren, l’incarico<br />
di scrivere una biografia di Melville in occasione<br />
dell’imminente centenario dalla<br />
nascita. Weaver setaccia controvoglia la<br />
biblioteca della Columbia University alla<br />
ricerca di informazioni e rimane stupito<br />
da quello che trova… L’opera di Melville<br />
è enorme: nove romanzi, dozzine di<br />
racconti brevi e poesie, ma niente sulla<br />
sua vita. Weaver si arrangia per scovare<br />
lettere personali, appunti e manoscritti.<br />
Due anni dopo, la biografia di Melville<br />
era pronta. Con una scoperta: un testo<br />
ingiallito, nascosto in una scatola di latta<br />
per conservare il pane, riportato alla luce<br />
dalla nipote di Melville. È una novella<br />
inedita. Weaver la manda in stampa e l’opera,<br />
Billy Budd, diventa uno dei racconti<br />
più amati di Melville. La tempistica non<br />
avrebbe potuto essere migliore.<br />
Negli anni Venti, gli accademici stavano<br />
cercando di definire nei suoi elementi il<br />
canone letterario americano. Quando,<br />
grazie a Billy Budd, riscoprono anche<br />
Moby Dick, si accorgono di aver trovato<br />
tutto ciò che cercano: prosa geniale, idee<br />
iconoclaste, simbolismo ricco e temi<br />
universali. Il romanzo intreccia finzione<br />
VITE IN PERiCOLO.<br />
Gli equipaggi delle navi baleniere rischiavano<br />
la vita in mare o, se vittime di naufragio,<br />
tra i cannibali. Accadde anche a Melville.<br />
e fatti. È sperimentale. Si sottrae a una<br />
classificazione rigida in un genere. Moby<br />
Dick aveva solo un torto: precorreva i<br />
tempi di circa settant’anni.<br />
l’EREDITÀ. Alla fine degli anni Trenta,<br />
Melville era diventato il massimo esponente<br />
del canone americano. William<br />
Faulkner aveva appeso una stampa del<br />
capitano Achab nel soggiorno di casa.<br />
Ernest Hemingway lo definiva il genio<br />
letterario da superare.<br />
Moby Dick avrebbe ispirato innumerevoli<br />
autori, inclusi Albert Camus, Ray<br />
Oggi a Moby Dick si devono 6 grandi<br />
film, una canzone dei Led Zeppelin,<br />
un fumetto e il marchio Starbucks<br />
akg-images/Electa (2)<br />
La vera storia<br />
del capitano<br />
Achab<br />
cronache dal pacifico. Nel<br />
novembre 1820 un capodoglio aveva<br />
distrutto la Essex, l’imbarcazione del<br />
capitano George Pollard Jr.<br />
A bordo di tre lance, che alla fine si<br />
separarono, i superstiti vagarono alla<br />
deriva per 95 giorni nel Pacifico del<br />
Sud. Il sole non dava tregua, le notti<br />
trascorrevano insonni e lo scafo<br />
imbarcava acqua. L’acqua salata<br />
penetrava nelle scorte di pane. A<br />
uno a uno, gli uomini morivano di<br />
sete. E venivano mangiati dai<br />
compagni per sopravvivere alla<br />
fame. Al 79esimo giorno, Pollard si<br />
nutrì anche del corpo del cugino di<br />
17 anni. Solo altri lunghissimi 16<br />
giorni dopo, una baleniera<br />
americana avvistò Pollard e l’unico<br />
altro superstite. Di lì a poco furono<br />
ritrovate anche le altre lance: erano<br />
morti in tutto 12 uomini. La metà era<br />
stata mangiata. Il ricordo della<br />
raccapricciante esperienza<br />
perseguitò Pollard per tutta la vita. A<br />
70 anni il capitano ricevette la visita<br />
di Herman Melville, che aveva<br />
appena terminato di scrivere Moby<br />
Dick. Pollard non sapeva del libro,<br />
ma il naufragio dell’Essex aveva<br />
ispirato la scena finale del romanzo<br />
e lui era di fatto il capitano Achab.<br />
Bradbury, Jack Kerouac, Cormac Mc-<br />
Carthy. La storia ispira ben sei versioni<br />
cinematografiche e innumerevoli rappresentazioni<br />
teatrali. È un riferimento<br />
citato in abbondanza: dal film I Flintstones<br />
a un volume di fumetti Marvel, a una<br />
canzone rock dei Led Zeppelin. Nel mondo<br />
anglosassone, “balena bianca” è un’espressione<br />
comune del linguaggio aziendale<br />
che indica l’ossessione nei confronti<br />
di una meta che si rivela inafferrabile e<br />
irraggiungibile. Anche Starbucks, la catena<br />
internazionale di caffetterie, rende<br />
omaggio all’opera prendendo il nome da<br />
un personaggio di Moby Dick: Starbuck,<br />
è il primo ufficiale del capitano Achab.<br />
D’altra parte, Melville sosteneva: «Meglio<br />
eccedere con l’originalità piuttosto<br />
che avere successo come imitatori. Chi<br />
non ha mai fallito in qualcosa, non può<br />
essere un grande uomo».<br />
Lucas Reilly<br />
120 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Mondo<br />
VERTIGINI<br />
Se ne soffrite, fate un respiro profondo<br />
perché le foto raccolte in queste pagine<br />
vi faranno tremare le gambe.<br />
Anche se siete seduti in poltrona!<br />
Caters/Ipa<br />
A cura di Sabina Berra<br />
122 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Come un’aquila.<br />
Uno scalatore nella<br />
foresta di pietra<br />
del Madagascar:<br />
un monumento naturale<br />
di 600 km quadrati<br />
composto da centinaia<br />
di rocce verticali<br />
e taglienti come rasoi<br />
alte anche 100 metri,<br />
con fessure, canyon<br />
e grotte. Le formazioni<br />
sono chiamate Tsingy<br />
che significa “dove non<br />
si può camminare”<br />
e sono il risultato delle<br />
piogge tropicali che<br />
hanno eroso nel tempo<br />
la roccia calcarea.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 123
C’è chi all’altezza ha aggiunto il pericolo dato<br />
dalla temperatura della lava e chi ha scelto<br />
di precipitare in kayak con l’acqua di una cascata<br />
Al centro della terra.<br />
Lo scienziato Geoff Mackley,<br />
alias Mr. Lava, si sta calando<br />
all’interno del cratere<br />
del vulcano Marum, nelle Isole<br />
Vanuatu del Sud Pacifico.<br />
Caters /Ipa<br />
dove l’acqua è più blu.<br />
Un lancio ad alto tasso di adrenalina nella baia del Navagio, sull’isola di Zante<br />
in Grecia. Lo scatto è stato realizzato nell’ambito del RedBull Photo Contest 2013.<br />
D. Contizas-Red Bull Illume<br />
SEI ACROFOBICO?<br />
Sfida all’altezza. Per essere<br />
protagonisti di foto come queste è<br />
fondamentale non soffrire di vertigini. Una<br />
sensazione da non confondere con la paura<br />
dell’altezza che tutti possiamo provare. Le<br />
cosiddette vertigini, invece, sono una vera<br />
fobia legata all’ansia, chiamata acrofobia:<br />
chi ne soffre non prova soltanto un normale<br />
disagio, ma può arrivare ad avere un<br />
attacco di panico con blocco dei muscoli,<br />
senso di perdita di equilibrio, tachicardia e<br />
aumento della sudorazione. Un malessere<br />
che va in crescendo perché si percepisce<br />
che è a rischio la propria sicurezza.<br />
Secondo uno studio dell’Università di<br />
Valencia, che studia come curarle con la<br />
realtà virtuale, ne è colpita una persona su<br />
20. In maggioranza si tratta di donne.<br />
124 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Che tuffo!<br />
La sequenza montata<br />
in un’unica immagine<br />
della caduta in kayak<br />
durata in tutto 3 secondi<br />
di Jesse Coombs,<br />
il primo uomo uscito<br />
indenne dai 33 metri<br />
di altezza delle Abiqua<br />
Falls in Oregon,<br />
negli Stati Uniti.<br />
Caters/Ipa<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 125
scoglio da batticuore.<br />
Ecco come si arriva in cima<br />
al Totem Pole, una colonna<br />
di roccia alta 60 metri<br />
in Tasmania (Australia).<br />
126 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Caters/Ipa<br />
Brividi d’alta quota.<br />
Il biker Kenny Belaey sulla Table<br />
Mountain, alta oltre mille metri,<br />
a Città Del Capo (Sudafrica).<br />
A sinistra: un trio di musicisti,<br />
i Led Zipline, legati a 300 metri<br />
di altezza in una gola scavata<br />
dal fiume Verdun in Francia.<br />
Iberpress<br />
Caters/Ipa<br />
C’è chi lo fa<br />
per ricerca<br />
scientifica<br />
e chi solo per<br />
adrenalina.<br />
Il sangue<br />
freddo<br />
è d’obbligo<br />
in ogni caso<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 127
Visioni<br />
dal futuro<br />
Il resort<br />
musicale<br />
galleggiante<br />
1<br />
3<br />
2<br />
I lussi<br />
di un hotel,<br />
la privacy di<br />
una vacanza<br />
in barca:<br />
un sogno<br />
a misura<br />
di miliardari.<br />
A cura di Elisabetta Intini<br />
24<br />
km/h<br />
la massima<br />
velocità<br />
raggiungibile.<br />
GLASS sarebbe<br />
più adatto alla<br />
navigazione<br />
da crociera<br />
sotto costa che<br />
alle accelerate<br />
in mare aperto;<br />
i 2.400 kW di<br />
potenza<br />
necessaria<br />
sarebbero<br />
forniti da due<br />
motori ibridi<br />
diesel elettrici.<br />
128 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
6<br />
Panorama. Un appartamento<br />
fluttuante dalle grandi vetrate vista<br />
mare: l’evoluzione dello yacht si<br />
chiama GLASS ed è un progetto – per<br />
ora sulla carta – dello studente<br />
d’architettura americano Lujac<br />
Desautel. Pensato per le vacanze di<br />
un noto compositore con famiglia, si<br />
sviluppa su tre volumi (1) sovrapposti<br />
come tasselli del Lego. Sarebbe lungo<br />
61 m e largo poco più di 24, per 18 m<br />
di altezza; potrebbe accogliere 12<br />
ospiti con 16 membri di equipaggio.<br />
Anti-onda. La piattaforma portante<br />
è un’imbarcazione di tipo SWATH<br />
(Small Waterplane Area Twin Hull), una<br />
versione più stabile del catamarano,<br />
con due grandi scafi paralleli in<br />
alluminio e acciaio (2) totalmente<br />
immersi nell’acqua. Una scalinata<br />
retrattile (3) garantisce l’accesso<br />
all’acqua e ai tender utilizzati per<br />
raggiungere il natante, servendo da<br />
anfiteatro per il pubblico durante i<br />
concerti del proprietario. Un<br />
ascensore centrale collega i piani.<br />
CoMfort. Lo scrigno esterno in<br />
vetro racchiude una spa con piscina<br />
(4), una palestra, una sala da cocktail<br />
con pianoforte (5), una stanza dei<br />
giochi per bambini (6) e una sala<br />
musica, oltre a un solarium e a una<br />
cantina dei vini. La zona centrale<br />
accoglie cucine, lavanderia, infermeria<br />
e cabine per l’equipaggio. Il progetto,<br />
il cui costo non è noto, è valso a<br />
Desautel il premio come Young<br />
Designer of the Year dal gruppo<br />
editoriale Boat International Media.<br />
4 5<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 129
Corpo umano<br />
Meditate<br />
gente<br />
Dopo tanto scetticismo<br />
la ricerca scientifica<br />
conferma: l’uso<br />
delle tecniche orientali<br />
può prevenire e curare<br />
molte malattie.<br />
Fino agli Anni ’50 la meditazione è stata prerogativa<br />
dei monaci. Poi con i Beatles diventò pratica dei figli<br />
dei fiori, seguiti negli anni successivi da calciatori e<br />
attori: meditano Roberto Baggio e Richard Gere. In<br />
tempi più recenti è stata la volta degli amministratori delegati<br />
delle grandi multinazionali: Rao Dalio (Bridgewater associates)<br />
e Marc Benioff (Oracle e Salesforce.com). E oggi si è dato<br />
alla meditazione persino Dmitry A. Medvedev, primo ministro<br />
della Federazione Russa.<br />
Da qualche anno però la meditazione non si occupa più solo di<br />
“benessere psicologico” ed è entrata negli ospedali con molte<br />
applicazioni: dal controllo del dolore all’immunologia, dalla<br />
cura dell’ipertensione al rallentamento del declino cerebrale.<br />
In che cosa consiste? Che risultati dà e con quali meccanismi<br />
agisce?<br />
IN PRINCIPIO. Tutto è iniziato una trentina di anni fa quando<br />
Jon Kabat Zinn fondò il Center for Mindfulness all’University<br />
of Worcester (Uk) e cominciò a usare la meditazione come<br />
strumento terapeutico. Strumento tutt’altro che facile da proporre:<br />
nella frenetica vita contemporanea la meditazione di<br />
tradizione orientale è pratica difficile. Ma i suoi vantaggi non<br />
sono più in discussione: migliora l’attenzione, le abilità cognitive<br />
e la memoria, riduce l’ansia e i sintomi depressivi. Non solo.<br />
Alla Brown University di Providence (Usa), Catherine Kerr<br />
sfrutta la meditazione per il suo effetto analgesico: sostiene che<br />
funziona come una specie di manopola che regola la percezione<br />
delle sensazioni sgradevoli. Nel 2010, quando era al Mit di Harvard,<br />
ha dimostrato che, se si focalizza l’attenzione sulle sensazioni<br />
della mano sinistra, la “mappa” cerebrale corrispondente<br />
a quella mano registra una significativa caduta dell’ampiezza<br />
delle onde che filtrano le sensazioni lasciando passare solo<br />
Philipp Horak/Anzenberger/Contrasto<br />
ATTENZIONE.<br />
Meditare è prestare<br />
attenzione consapevole<br />
a ciò che avviene qui<br />
e ora dentro di noi.<br />
130 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Spl/Contrasto<br />
ANTI-IPERTENSIVO.<br />
Un’arteria colpita da<br />
aterosclerosi. L’ipertensione<br />
è un problema di tubature:<br />
se il “tubo” è stretto la<br />
pressione sale, se si allarga<br />
la pressione scende:<br />
il rilassamento ottenuto<br />
con la meditazione fa<br />
dilatare i vasi sanguini<br />
e scendere la pressione.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 131
trascendentale.<br />
Un monaco buddista<br />
del Luang Prabang in Laos.<br />
La meditazione può ridurre del 40-50%<br />
le giornate di assenza dal lavoro per<br />
influenza e malattie da raffreddamento<br />
Mario Weigt/Anzenberger/Contrasto<br />
MEGLIO DELLA MORFINA.<br />
Secondo uno studio<br />
statunitense, la<br />
meditazione riduce<br />
del 40% l’intensità del<br />
dolore, la morfina solo del<br />
25%. Inoltre riduce del 57%<br />
le sensazioni spiacevoli<br />
legate al dolore, insegnando<br />
a distogliere l’attenzione<br />
dalle parti del corpo<br />
dolenti per concentrarla<br />
su quelle sane.<br />
quelle che superano una certa<br />
soglia. Se invece l’attenzione<br />
si focalizza su un’altra parte<br />
del corpo, le onde tornano<br />
normali. L’anno successivo,<br />
usando la magneto-encefalografia,<br />
una tecnica di imaging<br />
cerebrale, ha dimostrato che i<br />
ritmi di queste onde nel cervello<br />
sono correlati con l’attenzione<br />
sensoriale e che l’abilità<br />
di regolare queste onde<br />
nella corteccia cerebrale è<br />
maggiore nei soggetti capaci<br />
di meditazione.<br />
In altre parole, meditare consente<br />
un maggior controllo sul<br />
sistema sensoriale e permette<br />
di scegliere su cosa focalizzare<br />
l’attenzione. Risultato? La<br />
meditazione fa andare sullo<br />
sfondo quello che non si vuole<br />
sentire, per esempio – e non è<br />
poco – i dolori cronici.<br />
Fadel Zeidan, neurobiologo<br />
della Wake Forest Baptist<br />
University (Usa), ha persino<br />
quantificato l’effetto della<br />
meditazione rispetto al potere<br />
analgesico della morfina:<br />
«Potrebbe ridurre del<br />
40% l’intensità del dolore e<br />
del 57% la sua spiacevolezza,<br />
contro una riduzione del solo<br />
25% ottenuta con la morfina»<br />
sostiene Zeidan.<br />
FRENO CONTRO L’AIDS.<br />
Qui un virione del virus<br />
Hiv, responsabile dell’Aids,<br />
catturato da una cellula.<br />
La meditazione rallenta la<br />
riduzione dei linfociti CD4 T<br />
causata dalla malattia.<br />
Queste cellule del sistema<br />
immunitario coordinano la<br />
difesa dalle infezioni virali<br />
e quindi la meditazione<br />
è in grado di frenare il<br />
progredire della malattia<br />
e l’aggravarsi dei pazienti.<br />
ANTINFIAMMATORIO. Molte<br />
malattie cardiovascolari<br />
e neurodegenerative sono<br />
legate a uno stato di infiammazione<br />
di cui non si conosce<br />
esattamente né l’origine né la<br />
cura: se si riuscisse a ridurre<br />
lo stato infiammatorio forse<br />
le si potrebbe prevenire. È la<br />
strada percorsa quasi per caso<br />
da Steven Cole, dell’University<br />
of California Los Angeles<br />
(Ucla): voleva studiare se la<br />
meditazione fosse in grado di<br />
ridurre la sensazione di solitudine<br />
degli anziani, condizione<br />
che aumenta il rischio<br />
di malattie cardiache, Alzheimer,<br />
depressione e persino<br />
morte prematura. Così ha<br />
messo una quarantina di soggetti<br />
in meditazione mezz’ora<br />
al giorno per 8 settimane. Ma<br />
presto ha scoperto che questa<br />
“terapia” non si limitava a influire<br />
sul benessere psicologico:<br />
la meditazione riduceva<br />
anche l’attivazione dei geni<br />
correlati all’infiammazione e<br />
quindi riduceva l’infiammazione<br />
stessa.<br />
Il passo è breve anche per valutare<br />
gli effetti sul sistema<br />
immunitario. La meditazione<br />
sembra essere efficace anche<br />
su un particolare tipo di globuli<br />
bianchi, i linfociti CD4 T.<br />
Sono considerati il cervello<br />
del sistema immunitario<br />
perché coordinano l’attività<br />
dell’esercito di difesa quando<br />
il corpo subisce un attacco infettivo.<br />
Ma sono anche le cellule<br />
che devasta il virus Hiv,<br />
responsabile dell’Aids, indebolendo<br />
la risposta immunitaria<br />
dei pazienti. Nel 2008<br />
David Creswell, del Counsins<br />
center for Psychoneuroimmunology<br />
della Ucla, ha messo<br />
in meditazione per 8 settimane<br />
un gruppo di 24 soggetti<br />
sieropositivi (cioè infetti, ma<br />
non malati di Aids), confrontandoli<br />
con un equivalente<br />
gruppo di controllo. Nei soggetti<br />
in meditazione la riduzione<br />
dei linfociti CD4 T era<br />
inferiore rispetto al gruppo<br />
di controllo: l’effetto era della<br />
stessa portata in tutti i 12 meditanti,<br />
sia quelli in terapia<br />
antiretrovirale, sia in quelli<br />
che non lo erano.<br />
Spl/Contrasto (2)<br />
132 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
<strong>Focus</strong> Storia Collection.<br />
Storia e storie da collezione.<br />
<strong>Focus</strong> Storia Collection. In questo numero tutto su Leonardo Da Vinci.
GENI PATOGENI.<br />
La meditazione riduce<br />
l’attivazione dei geni<br />
responsabili<br />
dell’infiammazione<br />
alla base di malattie<br />
cardiovascolari, tumori e<br />
malattie neurodegenerative<br />
come l’Alzheimer.<br />
Di questa infiammazione<br />
ancora non si conoscono<br />
la causa e una<br />
specifica terapia.<br />
Tre rosari al dì per la salute<br />
Recitare l’Ave Maria in latino, non solo sincronizza con Dio, ma,<br />
secondo la scienza, fa bene alla salute. La prescrizione<br />
è niente meno che in un articolo del British Medical Journal.<br />
I ricercatori di Pavia, Oxford e Firenze hanno studiato battito<br />
cardiaco, respirazione, irrorazione cerebrale, attivazione del<br />
sistema nervoso autonomo e hanno concluso che il rosario<br />
è una pratica di salute con risultati analoghi alla meditazione.<br />
ORIGINE COMUNE. La pratica risale al XIII secolo e prevede<br />
150 avemarie (3 rosari) recitate facendo scorrere fra le dita la<br />
corona. Un uso introdotto in Europa dai Crociati che avrebbero<br />
“copiato” la recitazione ritmica dagli Arabi che sgranano una<br />
sorta di rosario, il tasb, per enunciare i 99 “bei nomi” di Allah.<br />
Questi a loro volta si erano ispirati al tasb dei monaci tibetani.<br />
Insomma, vista l’origine, non stupisce che il rosario abbia gli<br />
stessi effetti sulla salute della meditazione tibetana.<br />
Gallery Stock/Contrasto<br />
TECNICHE.<br />
Esistono molte<br />
forme di<br />
meditazione.<br />
Lo yoga è una<br />
di queste.<br />
Ricetta contro l’ipertensione:<br />
cambiare dieta, dimagrire,<br />
fare moto, smettere<br />
di fumare e... meditare<br />
La meditazione si rivela un<br />
toccasana in molti campi.<br />
Sembra essere efficace persino<br />
contro il raffreddore: Bruce<br />
Barrett, dell’University of<br />
Wisconsin (Usa), ha studiato<br />
la meditazione su 51 individui<br />
e ha calcolato che chi fa<br />
meditazione ha una riduzione<br />
del 40-50% delle giornate<br />
lavorative perse per infezioni<br />
respiratorie acute, influenza<br />
compresa, rispetto a chi non<br />
medita. La durata della malattia<br />
è minore e i sintomi sono<br />
più lievi.<br />
CARATTERE. Che meditare<br />
possa placare gli animi più<br />
agitati sembra banale, ma si<br />
è accertato che gli effetti sono<br />
ben più rilevanti e profondi.<br />
Prendete quelle che per la psicosomatica<br />
sono personalità<br />
di tipo A: competitive in tutti<br />
gli aspetti della vita, tendono<br />
alla lotta, manifestano aggressività<br />
(anche se repressa),<br />
ELISIR DI GIOVINEZZA?<br />
Ai due estremi di ogni<br />
cromosoma ci sono<br />
i telomeri, cappucci<br />
che a ogni divisione<br />
cellulare (e dunque con<br />
l’età) si accorciano. Uno<br />
studio su 60 anziani ha<br />
scoperto che l’enzima<br />
che blocca l’accorciamento<br />
aumenta in chi medita.<br />
impazienza, insofferenza per<br />
i ritmi altrui. Di solito si tratta<br />
di individui di successo, ma<br />
con un rischio maggiore di patologie<br />
cardiovascolari. Circa<br />
30 anni fa Herbert Benson,<br />
cardiologo del Massachusetts<br />
general hospital di Boston<br />
(Usa) e fondatore del Mind/<br />
Bondy Medical Institute, aveva<br />
cominciato a usare il rilassamento<br />
e la meditazione in<br />
questo tipo di pazienti.<br />
Altri cardiologi come Randy<br />
Zusman, direttore del programma<br />
ipertensione del<br />
Massachusetts general hospital,<br />
non credevano affatto<br />
all’efficacia di questi metodi e<br />
continuavano a prescrivere<br />
farmaci anti-ipertensivi. Dal<br />
2008, anche Zusman ha cambiato<br />
rotta e ora punta sulla<br />
meditazione e sul corretto stile<br />
di vita. L’ha convinto una<br />
sperimentazione su 60 pazienti<br />
ipertesi: in 40 la meditazione<br />
aveva ridotto l’ipertensione<br />
tanto da consentire<br />
un drastico calo dell’assunzione<br />
di farmaci. Zusman ha<br />
anche trovato una spiegazione<br />
biologica: «L’ipertensione<br />
è tutto un problema di tubature:<br />
se il calibro dei tubi è<br />
stretto la pressione sale, se il<br />
calibro si allarga la pressione<br />
scende: il rilassamento produce<br />
monossido di azoto che<br />
fa dilatare i vasi sanguigni e<br />
quindi fa scendere la pressione».<br />
Non è sempre facile far<br />
stare ferme e in silenzio personalità<br />
di tipo A per mezz’ora.<br />
Ma funziona.<br />
Amelia Beltramini<br />
Per saperne di più<br />
S. Shapiro, L. Carlson,<br />
L’Arte e la scienza<br />
della Mindfulness,<br />
Piccin 2012<br />
Spl/Contrasto (2)<br />
134 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
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È l’idea lanciata dallo scienziato Hervé This.<br />
Alle gare culinarie di solito si<br />
usano ingredienti come<br />
carne, uova, patate. Qui<br />
invece si maneggiano polveri<br />
e olii insoliti: maltodestrina<br />
(un carboidrato ricavato<br />
dagli amidi), albumina (una<br />
proteina dell’albume d’uovo),<br />
metionale (un composto<br />
dall’aroma di patata)... Siamo<br />
al Concorso internazionale<br />
di “cuisine note à note”, di cui<br />
si è tenuta la 2 a edizione<br />
all’istituto AgroParisTech di<br />
Parigi, a maggio. La cucina<br />
nota per nota nasce da<br />
un’idea che il chimico<br />
francese Hervé This ha<br />
lanciato qualche anno fa.<br />
«Si usano composti chimici –<br />
sicuri – invece di verdura,<br />
carne ecc.» dice This.<br />
«Polisaccaridi come pectina<br />
o amilosio, zuccheri semplici,<br />
dal glucosio al fruttosio,<br />
proteine, aminoacidi, lipidi,<br />
pigmenti, composti che<br />
diano aromi e sapori».<br />
ricetta. «Si può ottenere<br />
ogni forma, consistenza o<br />
sapore. Una ricetta? Prendete<br />
6 cucchiai di proteine, 4<br />
d’acqua, additivi per odore e<br />
sapore; mettete la miscela in<br />
padella e quando un lato è<br />
coagulato, girate e cuocete<br />
dall’altro. Otterrete carne<br />
artificiale. E per la salsa si<br />
bollono acqua, etanolo, acido<br />
tartarico, sale, glucosio e,<br />
magari, aroma di tartufo»<br />
continua. «Penso che la<br />
cuisine note à note sia il cibo<br />
del futuro: si potranno creare<br />
piatti senza allergeni, o più<br />
sostenibili, per nutrire un<br />
pianeta affollato e in cui si<br />
mira a usare meno proteine<br />
animali. Ora l’interesse sta<br />
crescendo: sempre più chef<br />
usano queste ricette e le<br />
aziende sono interessate».<br />
Giovanna Camardo<br />
di ogni forma.<br />
Piatto di cucina note à note: i<br />
composti possono essere di sintesi<br />
o estratti da ingredienti naturali.<br />
In alto, Hervé This, dell’Inra (Parigi).<br />
73<br />
partecipanti<br />
al 2° Concorso di cuisine note<br />
à note. Un premio è andato al<br />
team del Dublin Institute of<br />
Technology. Menu: tegole di<br />
pollo fritto e meringa di<br />
patate. Senza pollo né patate.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 137
Scienza<br />
guardaroba particolare.<br />
Tute spaziali russe Sokol al centro<br />
di addestramento cosmonauti<br />
“Yuri Gagarin” di Star City (Russia).<br />
Le foto sono tratte dal libro di Edgar<br />
Martins The Rehearsal of Space & the<br />
Poetic Impossibility to Manage the<br />
Infinite (La Fabrica/The Moth House).<br />
138 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Segreti<br />
spaziali<br />
Dietro le quinte dei centri utilizzati<br />
dall’Agenzia spaziale europea.<br />
Per scoprirne i luoghi più nascosti.<br />
Foto di Edgar Martins<br />
Cortesia Edgar Martins (www.edgarmartins.com), European Space Agency (esa.int) (8 foto)<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 139
140 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong><br />
in clausura<br />
per 520 giorni.<br />
Un modulo<br />
del laboratorio<br />
Mars-500, utilizzato<br />
per studiare<br />
il prolungato<br />
isolamento in una<br />
futura missione<br />
umana verso Marte.
puzzle policromo.<br />
Gru mobile, vista dal basso,<br />
per il lanciatore Vega a Kourou.<br />
Vega è stato sviluppato insieme da<br />
Agenzia spaziale italiana ed Esa.<br />
preparazione asettica.<br />
Il modulo di trasporto Atv<br />
(Automated Transfer Vehicle)<br />
in fase di preparazione per il lancio<br />
a Kourou, in Guiana Francese.<br />
Per la prima volta,<br />
l’Esa ha aperto le<br />
porte di tutti i suoi<br />
laboratori, centri<br />
di addestramento,<br />
basi di lancio e<br />
simulatori spaziali<br />
pronta per il tuffo.<br />
Una tuta spaziale russa Orlean, nella versione utilizzata per la simulazione<br />
in piscina di attività extraveicolari nel corso del training a Star City (Russia).<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 141
da star city<br />
alla germania.<br />
Il simulatore<br />
del modulo<br />
Columbus<br />
della Stazione<br />
spaziale,<br />
al centro europeo<br />
di addestramento<br />
degli astronauti<br />
a Colonia<br />
(Germania).<br />
L’<strong>Italia</strong> è stata tra i fondatori<br />
dell’Agenzia spaziale europea<br />
che ora ha 20 Stati membri<br />
con un budget di 4,3 mld<br />
laboratori in olanda.<br />
Laboratori al centro Esa-Estec<br />
di Noordwijk, in Olanda. Sopra,<br />
l’entrata della “stanza del silenzio”<br />
dove si testano le antenne dei<br />
satelliti. A sinistra, un simulatore<br />
che riproduce la luce solare così<br />
come arriva ai satelliti in orbita.<br />
142 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
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<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 145
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Sì. L’assunzione ripetuta di una droga porta l’organismo ad abituarsi<br />
gradualmente alla sua presenza: col tempo, si riducono il numero e la sensibilità dei<br />
recettori oppioidi, le molecole che intercettano la sostanza. Questo fenomeno,<br />
chiamato tolleranza, induce l’individuo ad aumentare sempre più le dosi per riuscire a<br />
raggiungere gli stessi effetti. Dopo un periodo di astinenza, il rischio di overdose aumenta a<br />
causa dell’abbassamento della soglia di tolleranza. Chi ricomincia a drogarsi è portato a<br />
consumare la stessa quantità che prendeva quando ha smesso, ma durante il periodo di<br />
astinenza l’organismo, disintossicandosi, è tornato a essere più sensibile. La dose dunque<br />
risulterà eccessiva, tossica e spesso letale, soprattutto se abbinata ad altre droghe e alcol.<br />
NoN si sa aNcoRa coN ceRtezza. Le diverse teorie esistenti<br />
propongono che i cetacei possano essere sensibili alle piccole variazioni<br />
da zona a zona del campo magnetico terrestre, oppure che possano<br />
orientarsi con il Sole (questi animali devono periodicamente riemergere per<br />
respirare). Oppure che rilevino la struttura dei fondali con il loro biosonar (cioè<br />
captando gli echi dai fondali in risposta ai suoni che emettono: un sistema che<br />
purtroppo può venire compromesso dalle vibrazioni e dai rumori prodotti dalle<br />
attività umane). Oppure, ancora, che siano in grado di riconoscere e ricordare<br />
i cambiamenti nella temperatura e nella salinità delle diverse masse d’acqua<br />
che attraversano.<br />
In realtà l’orientamento dei cetacei dipende, probabilmente, da una<br />
combinazione di questi meccanismi, con l’uno o l’altro che viene favorito a<br />
seconda delle necessità. Da una perdita dell’orientamento deriverebbe il<br />
fenomeno dello spiaggiamento dei cetacei, che si verifica in grande quantità<br />
(per ragioni ancora da chiarire) sulle coste di Australia e Nuova Zelanda.<br />
a volte sì. Tra Dna e cognome ci può essere uno stretto<br />
rapporto: infatti, il cromosoma y, che determina il sesso maschile,<br />
viene trasmesso di padre in figlio proprio come il cognome. Ma,<br />
considerando che i cognomi europei hanno centinaia di anni... «Eventi<br />
come adozioni e nascite illegittime possono aver confuso questo legame»<br />
spiega Turi King, genetista dell’Università di Leicester. Inoltre, cognomi<br />
molto diffusi potrebbero essere stati assunti da diverse persone non parenti<br />
tra loro. Ne sono esempio i cognomi che si riferiscono alle professioni,<br />
come l’italiano “Fabbri”. Tuttavia, è possibile che un cognome raro abbia<br />
avuto un unico fondatore e che gli uomini che lo portano siano tutti suoi<br />
discendenti. King ha preso in esame 2.500 uomini con 500 cognomi inglesi,<br />
riscontrando che tra due che hanno lo stesso cognome c’è una probabilità<br />
del 24% di condividere un antenato, che arriva al 50% se il cognome è raro.<br />
2 | <strong>Focus</strong> Giugno <strong>2014</strong> Giugno <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 3<br />
My<strong>Focus</strong><br />
Commenti, post<br />
IL SESSO PEGGIORE?<br />
IN BOCCA AL LUPO!<br />
Corbis (2)<br />
Domande<br />
& Risposte<br />
Che cos’è il “Bad sex award”?<br />
È difficile scrivere scene di sesso senza scadere nel pornografico,<br />
nel ridicolo o nell’assurdo. E una rivista letteraria premia le peggiori.<br />
Un premio per le peggiori scene di sesso descritte nei Il vincitore dell’edizione 2013 è lo scrittore indiano Manil<br />
romanzi. La bizzarra iniziativa è opera del mensile Suri, che nel suo romanzo The city of Devi ha descritto così il<br />
britannico di critica letteraria Literary Review, che ha momento di un orgasmo: “Sicuramente in questo istante, da<br />
notato come sia molto raro trovare nei libri (esclusi quelli dichiaratamente<br />
pornografici) buoni racconti di due persone che capanna è scomparsa, e con quella il mare e la sabbia, è rimasto<br />
qualche parte, in qualche galassia, è esplosa una supernova. La<br />
fanno sesso, mentre di descrizioni brutte o assurde su questo solo il corpo di Karun avvinghiato al mio. Corriamo nudi come<br />
argomento se ne trovano davvero troppe. Il premio viene quindi<br />
attribuito ogni anno dal 1993.<br />
banchi di quark e nuclei atomici”... Come non<br />
supereroi davanti a soli e sistemi solari, nuotiamo attraverso<br />
premiarlo?<br />
È vero che l’overdose è più probabile dopo<br />
un periodo di astinenza da una droga?<br />
Ho letto l’articolo sul curioso<br />
concorso dedicato agli scrittori,<br />
il Bad sex award (<strong>Focus</strong><br />
260), che premia quelle che a<br />
suo dire sono le peggiori scene<br />
di sesso (de)scritte, quelle<br />
definite più ridicole o assurde.<br />
La scena che citate come<br />
esempio è sì un poco assurda,<br />
ma non poi così male: molto<br />
poetica, per certi versi. E siccome<br />
è su questi “certi versi”<br />
che immagino si giochi il premio,<br />
ho deciso di buttarmi<br />
perché, sì, sono anch’io uno<br />
scrittore, e benché “dilettante”<br />
ho già pubblicato. Nel mio<br />
fantasy ci sono momenti di<br />
sesso che hanno buone probabilità<br />
di aggiudicarsi il pri-<br />
Visti per strada<br />
martina95<br />
Campania, vicino a<br />
Napoli: qui tutto è difficile.<br />
Npl/Contrasto<br />
mo premio, ma il mio grande<br />
dilemma è... se vinco (e vincerei)<br />
sarei il migliore o il peggiore?<br />
Comunque sia, auguratemi<br />
un in bocca al lupo. Forza<br />
<strong>Focus</strong>, siete i migliori.<br />
Nelle loro migrazioni come<br />
si orientano i cetacei?<br />
Foto credit / Dolor Amet / Consectetur Adipisicing<br />
G. Grimaldi,<br />
via redazione@focus.it<br />
Com’è l’odore<br />
della guerra?<br />
Se lo sono chiesto e lo hanno definito<br />
al Museo di Storia militare<br />
di Dresda, in Germania, con l’aiuto<br />
del chimico norvegese Sissel Tolass.<br />
L’intento è quello di farlo annusare ai<br />
visitatori, per aiutarli a comprendere la<br />
crudeltà della guerra.<br />
Tolass ha riprodotto l’odore di una delle<br />
più terribili battaglie della storia, quella<br />
di Verdun, durante la Prima guerra mondiale:<br />
fu uno dei più violenti e sanguinosi<br />
scontri del fronte occidentale tra l’esercito<br />
francese e quello tedesco. Iniziò il 21<br />
UNA CALDA DISCUSSIONE<br />
febbraio 1916 e terminò nel dicembre<br />
dello stesso anno.<br />
Per ricostruire quel terribile odore sono<br />
stati utilizzati dati storici e le lettere dei<br />
soldati. La composizione: un misto di cadaveri<br />
di cavalli e di uomini, di sporcizia,<br />
SUL CALDO<br />
di fango, di sudore, di legno umido, di<br />
pioggia, di polvere di cannone e di gas. Un<br />
risultato tanto disgustoso che ai visitatori<br />
del museo che lo vogliono annusare<br />
Da anni bisticcio viene fornito con un secchio, nel mio caso probabile<br />
in cui provocasse il vomito.<br />
marito<br />
riguardo la temperatura<br />
che dovremmo avere in casa.<br />
Io insisto con 18-20 gradi in<br />
inverno e 24 d’estate. Lui mi<br />
dà contro: a 18 gradi in casa ci<br />
sono i pinguini, dice, e soprattutto<br />
“perché d’inverno si<br />
deve stare a 18 e d’estate a 24<br />
gradi? Se d’estate dobbiamo<br />
stare a 24, allora anche d’inverno<br />
vanno bene i 24”.<br />
Chi ha ragione?<br />
S. Presenti,<br />
via facebook.com/focus.it<br />
Stesso cognome significa Dna simili?<br />
Getty Images<br />
Nelle abitazioni, per quanto<br />
riguarda il riscaldamento c’è<br />
una legge che fissa il limite<br />
massimo di temperatura a 20<br />
°C con due gradi di tolleranza<br />
(perciò da 18 a 22 °C). La norma,<br />
integrata da decreti che<br />
stabiliscono il periodo e il numero<br />
di ore di accensione della<br />
caldaia, nasce da esigenze<br />
analoghe a quelle che hanno<br />
portato all’ora legale, ossia il<br />
risparmio energetico. Nelle<br />
grandi città ha ricadute anche<br />
sulla qualità dell’aria.<br />
La tolleranza di due gradi garantisce<br />
il comfort di ambienti<br />
differenti ( bagno, camera...),<br />
che possono essere mantenuti<br />
a temperature diverse. Le regole<br />
non sono identiche per<br />
l’intero territorio nazionale: il<br />
suo amministratore di condominio<br />
può certamente darle<br />
altri dettagli. Quanto alla differenza<br />
estate-inverno è anche<br />
questione di benessere, e per il<br />
bene suo, del suo portafogli e<br />
anche dell’ambiente, sarebbe<br />
Spl/Contrasto<br />
CONDOMINIO<br />
O. Petolla <strong>Focus</strong>.it è un sito che ci arricchisce<br />
e in cui si impara sempre qualcosa: grazie!<br />
Regole chiare evitano liti tra condomini. Resta l’incognita<br />
delle tre porte: solo una nasconde il tesoro... (DeArk)<br />
meglio mantenere, in estate,<br />
una differenza di temperatura<br />
massima di 4-6 °C con l’esterno<br />
(vedi anche rubrica In numeri,<br />
ultima pagina).<br />
PROFESSIONE:<br />
ESSERE UMANO<br />
Io e alcuni compagni del corso<br />
di laurea in Scienze Psicologiche<br />
della Personalità abbiamo<br />
avviato uno studio sulle<br />
problematiche attinenti la<br />
crisi del lavoro. La teoria da<br />
cui siamo partiti è l’identificazione<br />
che l’individuo crea<br />
con il proprio lavoro, portandolo<br />
a presentarsi come<br />
“commerciante, imprenditore,<br />
commessa” e non come<br />
“Mario, padre di / amante di /<br />
appassionato di”.<br />
Abbiamo visto come questo<br />
legame diventi fattore di rischio<br />
quando il lavoro viene<br />
meno, portando la persona a<br />
percepire la sua identità sociale<br />
come persa e a chiedersi<br />
“chi sono senza il mio lavoro?”.<br />
Abbiamo anche girato un video<br />
(http://bit.ly/1neUYbs)<br />
che invita a pensare a sé in<br />
modo differente: il lavoro sarà<br />
presentato al Padova Pride<br />
Village il 24 luglio.<br />
N. Furlanis,<br />
via facebook.com/focus.it<br />
CON I RAGNI NELLA TESTA<br />
Soffro troppo di aracnofobia!<br />
Vedere un ragno anche a distanza<br />
mi paralizza; se colgo<br />
un movimento su di una parete,<br />
mi prende una crisi di panico.<br />
Che cosa posso fare?<br />
G. Rossi,<br />
via facebook.com/focus.it<br />
L’aracnofobia è la paura dei<br />
ragni e come tutte le fobie è un<br />
disturbo psicologico: è molto<br />
diffuso, ha una grande varietà<br />
di cause individuali e a seconda<br />
della gravità può incidere in<br />
modo serio sulla qualità della<br />
vita, fino a essere invalidante.<br />
Per fortuna è anche abbastanza<br />
facile superarlo, ma occorre<br />
affidarsi a uno specialista e<br />
affrontare la psicoterapia: in<br />
11<br />
clic in un giorno sul<br />
post Facebook su<br />
mancini e mancinismo.<br />
mila<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 147
L’INTELLIGENZA CRESCE<br />
GIOCANDO<br />
Scopri LITTLE SMILING MINDS:<br />
un progetto educativo che unisce il gioco<br />
all’apprendimento, basato sui più innovativi studi in<br />
materia di educazione e psicologia cognitiva. Attraverso le<br />
app ideate e realizzate per i più piccoli, i bambini giocano<br />
e imparano la matematica già in età pre-scolare. E anche<br />
i genitori sono direttamente coinvolti nel percorso<br />
di apprendimento: accedendo a un’area esclusiva a loro<br />
dedicata possono seguire i progressi del proprio bimbo<br />
e trovare consigli e<br />
approfondimenti per aiutarlo<br />
a sviluppare la sua<br />
intelligenza numerica.<br />
“Il gioco è uno strumento eccellente per rendere<br />
l’apprendimento divertente ed efficace”<br />
Prof. Daniela Lucangeli<br />
autore contenuti scientifici del progetto Little Smiling Minds<br />
(Psicologia dello sviluppo e dell’educazione<br />
Università di Padova)<br />
SCOPRI LA DIVERTENTE APP CONTAMARE!<br />
Scarica Contabosco e Contamare, le app che trasformano<br />
la matematica in gioco.<br />
● Dedicata ai bambini 3-6 anni ● Sezione genitori ● Consigli sull’apprendimento<br />
www.littlesmilingminds.com
My<strong>Focus</strong><br />
Commenti, post<br />
Luisa G. Non c’è relazione tra vaccini e<br />
autismo: perché credere a questa bufala?<br />
CURIOSITÀ COSMICA<br />
Sole, fermati!<br />
Salve redazione di <strong>Focus</strong>, ho una domanda da farvi: un personaggio<br />
biblico, Giosuè, ordinò al Sole e alla Luna di fermarsi, cosa che stando<br />
alla Bibbia accadde. Anche sapendo che è la Terra a muoversi e non il<br />
Sole, un evento del genere è scientificamente possibile?<br />
Marco S. G., da Facebook<br />
Lei si riferisce a un passo del Libro di Giosuè (GS 10, 12-14). Dal punto di vista<br />
dell’astronomia è difficile immaginare che possa mai essere accaduto. Oggi<br />
sappiamo che è la Terra a girare attorno al Sole (moto di rivoluzione). Se mai il<br />
Sole si fosse fermato nel suo moto apparente, ossia relativo a un osservatore<br />
(noi) sulla superficie del pianeta, e se ciò fosse successo così, più o meno<br />
all’istante... be’, provi a immaginare che cosa può succedere agli occupanti di<br />
un veicolo che, viaggiando a più di 100 mila km l’ora (è la velocità della Terra<br />
attorno al Sole, che le permette di percorre un’orbita in un anno), si fermi<br />
improvvisamente, come un’auto contro un muro. L’evento avrebbe sparato<br />
nello spazio tutto ciò che stava in superficie fino a chilometri di profondità,<br />
anche tenuto conto della resistenza dovuta alla forza di gravità. Naturalmente<br />
questa è scienza – molto semplificata, ma scienza – e nulla può aggiungere<br />
sulla fede (fiducia) di chi ritiene che in quell’occasione sia stato il tempo a<br />
essersi fermato o che una volontà divina sia intervenuta.<br />
Il fascino<br />
intramontabile<br />
dell’isola deserta<br />
Rosalba, ci facciamo abbandonare qui?<br />
La preghiera a Rosalba per una vita da novelli<br />
Robinson, su di un’isola deserta e lontana dalla<br />
civiltà, apre un dibattito in difficile equilibrio tra<br />
ironia e desiderio: dì la tua su http://bit.ly/<br />
nuovi-robinson<br />
Adam White/Nature Picture Library/contrasto<br />
genere il problema si risolve<br />
con una decina di sedute.<br />
SOPRA A FERRARA<br />
Che cosa lascia quella scia e<br />
perché è così piegata?<br />
Marco W. F., da Facebook<br />
La fotografia è abbastanza nitida<br />
da permettere di riconoscere,<br />
grazie al dettaglio del<br />
segmento integro della scia, un<br />
aereo bireattore. La normale<br />
quota di volo di questa classe<br />
di apparecchi è compresa tra i<br />
10 e i 12 mila metri, ossia attorno<br />
alla linea di confine della<br />
tropopausa, la fascia al di sotto<br />
della quale avvengono i fenomeni<br />
atmosferici. In quell’area<br />
soffiano venti forti e vi sono<br />
le cosiddette correnti a getto,<br />
corridoi d’aria che viaggia tra<br />
i 100 e i 160 km l’ora a seconda<br />
della latitudine e della stagione.<br />
Le scie di condensazione<br />
possono perciò essere deviate.<br />
Visti per<br />
strada<br />
Lopdom<br />
Scozia,<br />
Paese<br />
di vecchi.<br />
I NOSTRI ERRORI<br />
Su <strong>Focus</strong> Domande &<br />
Risposte 40, a proposito di<br />
“Quante stelle nascono ogni<br />
giorno” c’è un piccolo<br />
pasticcio di numeri: il<br />
corretto valore (stimato,<br />
è naturale) è di circa 400<br />
milioni al giorno.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 149
My<strong>Focus</strong><br />
La fotocommunity i.focus.it<br />
Carmen G. Sulla bellezza femminile,<br />
secondo me il velo aggiunge fascino.<br />
“Bio-foto”:<br />
la natura al naturale<br />
C’è un modo di fare fotografia che sia<br />
discreto, attento all’ambiente, rispettoso<br />
di ciò che andrà a comporre il quadro? Per noi<br />
sì, e giocando con un poco di ironia sulle tante<br />
complicazioni quotidiane l’abbiamo chiamato<br />
“bio-foto”, la fotografia biologica d.o.c.<br />
È l’etichetta giusta per la posa inattesa<br />
catturata da criss1986, l’idea fulminante dello<br />
show di “lato b” di 47augusto, i fotogrammi in<br />
volo di gabriele.pardini...<br />
In queste due pagine ospitiamo una piccola<br />
selezione delle “foto del mese” scelte tra quelle<br />
che, a nostro giudizio, sono le migliori immagini<br />
pubblicate online su i.focus.it, la community<br />
dei lettori e degli amici di <strong>Focus</strong>. Questi e gli<br />
altri scatti della selezione diventano una galleria<br />
fotografica (http://www.focus.it/letuefoto)<br />
dove trovano spazio anche le didascalie e i<br />
commenti degli autori.<br />
1<br />
150 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
My<strong>Focus</strong><br />
Marcello O. Virus mortali? Uccidono<br />
di più il fumo, l’alcol, l’obesità...<br />
2<br />
3<br />
Concorsi<br />
fotografici<br />
<strong>2014</strong>:<br />
la mia<br />
estate<br />
4<br />
Estate e vacanze:<br />
due mesi di tempo<br />
per 5 foto! Partecipa<br />
alla settima tappa dei<br />
concorsi <strong>2014</strong>: vedi<br />
regolamento e premi su<br />
www.focus.it/concorsi<br />
1<br />
criss1986<br />
(Cristina Mauri)<br />
La smorfia<br />
2<br />
gabriele.pardini<br />
(G. Pardini)<br />
Alternanze naturali<br />
3<br />
47augusto<br />
(Augusto<br />
Bortolazzo)<br />
Le Tre Grazie<br />
4<br />
bradipo74<br />
(Luca Germi)<br />
Anatra mandarina<br />
5<br />
Chiara801<br />
Faccia a faccia<br />
5<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 151
Relax<br />
Fotofollie<br />
Anche i bruchi, nel loro piccolo...<br />
... danno spettacolo.<br />
Ci sarà tempo per<br />
diventare farfalle.<br />
Abbiamo visto tante immagini della<br />
metamorfosi dei bruchi, fase larvale dei<br />
lepidotteri che si trasformeranno in farfalle.<br />
Ma non è stupefacente anche questo<br />
neonato di aurora (Anthocharis<br />
cardamines), che si affaccia al mondo dal<br />
suo minuscolo uovo? Subito dopo la<br />
nascita, il bruco, lungo pochi millimetri, ha<br />
iniziato a sfamarsi divorando il guscio<br />
vuoto. Continuerà a crescere, fino alla<br />
metamorfosi, cibandosi dei fiori della<br />
pianta che lo ospita.<br />
Lo spettacolo è stato catturato dalla<br />
fotografa Kim Taylor in un giardino inglese.<br />
Caters/Ipa (4)<br />
theawkwardyeti.com/<br />
Sorrisi<br />
Hei, non ti sento più,<br />
sto entrando<br />
in un capillare!<br />
Problemi di rete sul servizio<br />
telefonico interno<br />
Shutterstock (2)<br />
Animali<br />
Le leggi matematiche<br />
della pipì<br />
Che cos’hanno in comune un elefante, una capra,<br />
una vacca e un cane, oltre al fatto di essere tutti<br />
mammiferi? Ce lo rivela una ricerca del Georgia<br />
Institute of Technology di Atlanta (Usa), condotta da<br />
Patricia Yang: ci mettono più o meno lo stesso<br />
tempo per fare pipì, 21 secondi. E il risultato non<br />
cambia se l’animale è maschio o femmina, se pesa<br />
400 kg o 40. Partendo da questa osservazione,<br />
i ricercatori hanno provato a combinare, per ogni<br />
animale, i dati<br />
relativi alla massa<br />
e alla pressione<br />
della vescica, oltre<br />
che alla lunghezza<br />
dell’uretra e alla<br />
forza di gravità.<br />
Risultato? Il primo<br />
modello matematico<br />
del sistema urinario<br />
dei mammiferi.<br />
152 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
Scienza quotidiana<br />
Cara, dammi quella torta o ti infilzo con il voodoo!<br />
Le diete troppo rigide non fanno bene<br />
al matrimonio. Secondo alcuni<br />
scienziati, infatti, quando i livelli di<br />
zucchero nel sangue sono bassi le<br />
persone diventano più aggressive e pronte<br />
al litigio. Lo dicono i ricercatori<br />
della Ohio State University (Usa),<br />
guidati dallo psicologo Brad<br />
Bushman, insieme a colleghi<br />
dell’Università del Kentucky<br />
e di quella del Nord Carolina,<br />
che hanno esaminato 107<br />
coppie sposate. I partecipanti allo<br />
studio hanno ricevuto una<br />
“bambolina voodoo” che rappresentava il<br />
coniuge, insieme a 51 spilli. Il compito era<br />
quello di infilzare uno spillo ogni volta che<br />
si sentivano arrabbiati con il partner e di<br />
misurarsi i livelli di glucosio nel sangue al<br />
mattino prima di colazione e alla sera<br />
prima di coricarsi, per 21 giorni. È emerso<br />
che più bassi erano i livelli di glucosio nel<br />
sangue alla sera, più spilli erano stati<br />
conficcati. Mentre chi aveva livelli più alti<br />
di glucosio aveva meno scatti d’ira. Il<br />
motivo? Secondo Bushman, il glucosio<br />
fornisce al cervello l’energia che gli<br />
occorre per esercitare l’autocontrollo.<br />
Sapevi che... ?<br />
Notizie curiose da<br />
raccontare agli amici<br />
Come si dice “click” in Corea?<br />
Il cervello dei calamari giganti è<br />
fatto a forma di ciambella e circonda<br />
l’esofago. Se l’animale mangia<br />
qualcosa di troppo grosso, rischia<br />
danni cerebrali.<br />
bulgaro<br />
inglese<br />
“Signor Watson venga qui, voglio<br />
vederla”. Fu questa la prima frase<br />
pronunciata al telefono da Alexander<br />
Bell, il 10 marzo 1876. Watson,<br />
collega dell’inventore, era alla<br />
cornetta nella stanza accanto.<br />
A proposito: gli americani hanno<br />
ammesso solo di recente che il primo<br />
inventore del telefono non fu Bell ma<br />
il nostro Antonio Meucci.<br />
coreano<br />
L’ortoressia viene definita da<br />
alcuni studiosi come una forma<br />
esagerata di attenzione al cibo sano e<br />
alle regole alimentari.<br />
Victor Lustig è un personaggio<br />
molto noto in Francia (gli fu anche<br />
dedicato un film): spacciandosi per<br />
un funzionario statale, nel 1925 riuscì<br />
a vendere la Tour Eiffel a dei<br />
commercianti di ferraglia.<br />
Il castello di sabbia più alto del<br />
mondo, secondo il Guinness dei<br />
primati, fu costruito nel maggio 2011<br />
su una spiaggia del Connecticut<br />
(Usa). Misurava 11,53 metri.<br />
tailandese<br />
estone<br />
polacco<br />
Illustrazione James Chapman<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 153
Sai far tutto papà!<br />
Lo dice anche la mamma<br />
Il sito leader della nuova generazione di mamme e papà<br />
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Catena di parole a tappe<br />
Ricostruisci il giusto ordine delle trentuno parole della<br />
catena. Ogni nove, una è già scritta (oltre a quella di partenza<br />
e di arrivo) per permettere al solutore di non deragliare.<br />
Qui sotto l’elenco in ordine alfabetico delle parole da inserire.<br />
ARMI<br />
BAGAGLI<br />
BANCA<br />
BANDIERA<br />
BIGLIETTO<br />
BOTTIGLIA<br />
room<br />
La sfinge... coi baffi!<br />
Conosci le regole dell’enigmistica classica? Dimenticale, questa è<br />
enigmistica bizzarra! In ciascuno dei due testi qui sotto ci sono<br />
due parole nascoste. Il titolo di ogni enigma suggerisce, in modo<br />
volutamente criptico, come trasformare la prima parola nella<br />
seconda. Ricorda che a ogni “x” corrisponde una lettera (vanno<br />
inserite nelle caselle sotto a ogni quesito) e che i testi sono in rima.<br />
Scarto di numero<br />
(es. viottoli, vili)<br />
IL DENTE DEL GIUDIZIO<br />
Ho paura quando vado dal dentista<br />
vedo il trapano e inizio a... xxxxxxxxx<br />
lui mi dice “fermo, prego!” una svista<br />
e potrebbe frantumare il mio xxxxxx!<br />
Scarto di numeri romani<br />
(es. marxismo, arso)<br />
HO SCOMMESSO SUI 300 A OSTACOLI<br />
È già in testa il veloce xxxxxxxxx<br />
nella gara lui è già avanti qualche metro<br />
poi di colpo inciampa e cade, ma che xxxxxx!<br />
La vittoria va in frantumi come un vetro.<br />
CALZA<br />
CAVALLO<br />
CONTROLLO<br />
CORONA<br />
DENTE<br />
DEPOSITO<br />
FEBBRE<br />
FERRO<br />
GIALLA<br />
GIORNO<br />
GIUDIZIO<br />
MAGLIA<br />
MILLE<br />
NOTTE<br />
QUALITÀ<br />
ROSA<br />
SALTO<br />
TAPPO<br />
TEA<br />
VINO<br />
VISITA<br />
asta<br />
porto<br />
garibaldi<br />
Bunny Bond<br />
L’affascinante cugina del più noto James<br />
lavora per un’agenzia senza nome come<br />
esperta di codici segreti. Ecco due casi<br />
da risolvere di difficoltà crescente.<br />
il sole. Bunny Bond ha già<br />
scoperto il codice di sei cifre per<br />
accedere a un tablet criptato, e se l’è<br />
segnato sul cellulare... in modo che<br />
non sia subito visibile se dovesse<br />
cadere in mani nemiche!<br />
Per ricordarsi il codice ha scritto<br />
“CERCA IL SOLE ROVESCIATO”<br />
e ha riportato questo numero.<br />
Riesci a trovare il numero di sei<br />
cifre suggerito dal messaggio?<br />
GIUSTO O SBAGLIATO? Bunny è quasi certa di aver scovato<br />
il codice di accesso per una base segreta in Antartide.<br />
L’ha inviato all’agenzia per chiedere se secondo loro il codice è<br />
corretto. L’agenzia ha risposto con questo strano messaggio<br />
cifrato. Secondo te il messaggio vuol dire che il codice di<br />
accesso è giusto o sbagliato?<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 155
Stato patrimoniale al 31 dicembre 2013<br />
ATTIVO (Valori in Euro)<br />
Attività immateriali 8.513<br />
Investimenti immobiliari<br />
Terreni e fabbricati<br />
Impianti e macchinari<br />
Altre immobilizzazioni materiali 484.784<br />
Immobili, impianti e macchinari 484.784<br />
Partecipazioni contabilizzate al costo 3.297.222<br />
Altre partecipazioni<br />
Totale partecipazioni 3.297.222<br />
Attività finanziarie non correnti 2.143.895<br />
Attività per imposte anticipate 2.126.500<br />
Altre attività non correnti<br />
TOTAle ATTIVITà nOn cOrrenTI 8.060.914<br />
Crediti tributari 5.803.011<br />
Altre attività correnti 445.172<br />
Rimanenze<br />
Crediti commerciali 87.516.696<br />
Altre attività finanziarie correnti 551.418<br />
Cassa e altre disponibilità liquide equivalenti 2.557<br />
TOTAle ATTIVITà cOrrenTI 94.318.854<br />
Attività destinate alla dismissione<br />
TOTAle ATTIVO 102.379.768<br />
mOnDADOrI PuBBlIcITà S.p.A.<br />
Sede: Milano - Via Bianca di Savoia, 12 - Capitale Sociale Euro 3.120.000,00<br />
Iscritta al Tribunale di Milano n. 08696660151 - Codice Fiscale 08696660151<br />
Società con unico azionista - Società soggetta ad attività di direzione<br />
e coordinamento da parte di Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.<br />
Pubblicazione a norma della Legge 5 <strong>Agosto</strong> 1981 n. 416 e successive modificazioni<br />
Il presente bilancio è redatto secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS<br />
PASSIVO (Valori in Euro)<br />
Capitale sociale 3.120.000<br />
Riserva sovrapprezzo azioni<br />
Altre riserve e risultati portati a nuovo 6.908.929<br />
Utile (perdita) dell’esercizio -15.414.060<br />
TOTAle PATrImOnIO neTTO -5.385.131<br />
Fondi 5.054.037<br />
Indennità di fine rapporto 2.241.288<br />
Passività finanziarie non correnti<br />
Passività per imposte differite 29.431<br />
Altre passività non correnti<br />
TOTAle PASSIVITà nOn cOrrenTI 7.324.756<br />
Debiti per imposte sul reddito<br />
Altre passività correnti 5.418.471<br />
Debiti commerciali 67.452.880<br />
Debiti verso banche e altre passività finanziarie 27.568.792<br />
TOTAle PASSIVITà cOrrenTI 100.440.143<br />
Passività destinate alla dismissione<br />
TOTAle PASSIVO 102.379.768<br />
elencO Delle TeSTATe SerVITe<br />
• AUTOMOBILE CLUB • EVO<br />
• CAMBIO PANORAMAUTO • FAMIGLIA CRISTIANA<br />
• CASAFACILE • FLAIR<br />
• CASABELLA • FOCUS<br />
• CHI • FOCUS D & RISPOSTE<br />
• CIAK SI GIRA • FOCUS EXTRA<br />
• CONFIDENZE TRA AMICHE • FOCUS JUNIOR<br />
• CUCINA MODERNA • FOCUS PICO<br />
• CUCINA MODERNA ORO • FOCUS SPECIALI<br />
• CUCINA NO PROBLEM • FOCUS WILD<br />
• DONNA MODERNA • GEO<br />
conto economico esercizio 2013 (Valori in Euro)<br />
ricavi delle vendite e delle prestazioni 141.610.275<br />
Variazione delle rimanenze<br />
Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci<br />
Costi per servizi -147.370.160<br />
Costo del personale -9.311.291<br />
Oneri (proventi) diversi -5.051.160<br />
mArgIne OPerATIVO lOrDO -20.122.336<br />
Ammortamenti e perdite di valore di immobili, impianti e macchinari -103.615<br />
Ammortamenti e perdite di valore delle attività immateriali -5.377<br />
rISulTATO OPerATIVO -20.231.328<br />
Proventi (oneri) finanziari -747.566<br />
Proventi (oneri) da altre partecipazioni<br />
rISulTATO PrImA Delle ImPOSTe -20.978.894<br />
Imposte sul reddito 5.564.834<br />
rISulTATO neTTO -15.414.060<br />
• GRAZIA • PROMETEO<br />
• GRAZIACASA • SALE & PEPE<br />
• GUIDA CUCINA • SORRISI IN TAVOLA<br />
• GUIDA TV • STARBENE<br />
• IL FOGLIO • TELEPIÚ<br />
• IL MEGLIO DI SALE & PEPE • TU STYLE<br />
• INTERNI • TV SORRISI E CANZONI<br />
• MEN’S HEALTH • TV SORRISI CANZONI E SALUTE<br />
• PANORAMA • VERDE FACILE<br />
• PANORAMA ICON • VIVERE IN ARMONIA<br />
• PC PROFESSIONALE
Cruci<strong>Focus</strong> Brasile<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12<br />
13 14 15<br />
16 17<br />
18 19 20 21 22<br />
23 24 25 26 27<br />
28 29 30 31 32 33<br />
34 35 36 37 38<br />
39 40 41 42 43<br />
44 45<br />
46 47 48 49<br />
50 51 52 53 54 55<br />
56 57 58 59 60 61 62<br />
63 64 65 66<br />
67 68 69 70 71<br />
72 73 74 75<br />
76 77 78<br />
79 80<br />
81 82 83 84<br />
85 86<br />
ORIZZONTALI: 1 Ogni anno<br />
impazza per le strade di Rio<br />
de Janeiro - 9 Fine - 13 La<br />
Grecia ai tempi di Omero - 14<br />
Lo stadio della finale di Coppa<br />
del Mondo - 16 Quadrato<br />
per pugili - 17 Arte marziale<br />
brasiliana - 18 Iniziali di Diderot<br />
- 19 Un libro del Pentateuco<br />
- 21 Ayrton, campione<br />
brasiliano di Formula Uno<br />
- 23 Vocali di fondo - 24 Il<br />
monogramma di Cocciante<br />
- 26 Emma che canta (iniz.)<br />
- 28 Vo Nguyen, generale<br />
nord-vietnamita - 30 Rende<br />
liscia la pelle della faccia - 34<br />
Iniziali della Fallaci - 36 Lo<br />
Stato più esteso del Brasile<br />
- 38 Diventa capitano se promosso<br />
(abbr.) - 39 Iniziali di<br />
Ughi - 41 La capitale del Brasile<br />
progettata da Oscar Niemeyer<br />
- 43 I confini dell’<strong>Italia</strong><br />
- 44 La capitale dello Stato di<br />
Santa Catarina - 46 Il dittongo<br />
del poeta - 47 L’albero coi<br />
caschi - 48 Boa... senza testa<br />
- 49 Una sigla a piè di lettera<br />
- 50 Assicurazione per veicoli<br />
(sigla) - 52 Simbolo del tantalio<br />
- 53 Giudice d’Israele - 55<br />
La città al 27 verticale<br />
Nei sogni e nelle utopie - 56<br />
Picchiatello - 59 Vivace ballo<br />
americano degli anni Venti -<br />
63 Iniziali di Vecchioni - 64<br />
Codice per bancomat - 66<br />
Inattivo - 67 Spike regista -<br />
69 Quartiere di baracche alla<br />
periferia delle metropoli brasiliane<br />
- 71 La moneta del Brasile<br />
- 72 Lo scrittore Vittorini<br />
(iniz.) - 73 Porto del Brasile<br />
- 74 Monosillabo dubitativo<br />
- 75 Introduce un’ipotesi - 76<br />
Titolo di imperatori russi - 77<br />
Un mollusco dei Bivalvi - 79<br />
Particella pronominale - 80<br />
Redux/Contrasto<br />
Alto dignitario etiopico - 81<br />
Grosso serpente delle foreste<br />
brasiliane - 85 La terza<br />
città più popolosa del Brasile<br />
- 86 Dani, difensore carioca<br />
(iniz.).<br />
VERTICALI: 1 Il predecessore<br />
di Lula alla presidenza del<br />
Brasile - 2 Sostanza corrosiva<br />
- 3 Film di Kurosawa - 4 Nazione<br />
africana alla Coppa del<br />
Mondo - 5 Spagna e Austria<br />
- 6 Jorge, narratore brasiliano<br />
- 7 Il Gianni poeta e amico<br />
di Dante - 8 Fu amata da<br />
Leandro - 9 Effimere tracce<br />
- 10 Blocchetto di assegni - 11<br />
Secondogenito di Giuda - 12<br />
Palermo - 15 Moneta bronzea<br />
dell’antica Roma - 17 Poco...<br />
coraggioso - 20 Barattato -<br />
22 Seguono rotte celesti - 25<br />
Suddivisione della legione romana<br />
- 27 La città brasiliana<br />
detta “la Parigi dei Tropici”<br />
- 29 Fiume e Stato del Brasile<br />
- 30 Finestra circolare - 31<br />
Fu sede del governo della Repubblica<br />
Sociale - 32 Rifugio...<br />
politico - 33 Antico do<br />
- 35 La mascotte della Coppa<br />
del Mondo di calcio - 37 Culla<br />
di una volta - 40 Mezzo uovo<br />
- 42 Cortile colonico - 44 Capitale<br />
dello Stato di Ceará - 45<br />
Iniziali di Benigni - 49 Per i<br />
Latini era il sentimento che<br />
induce a rispettare e amare il<br />
prossimo - 51 Lo Stato più occidentale<br />
del Brasile - 54 Cetaceo<br />
del Rio delle Amazzoni<br />
- 55 Il sacco della cornamusa<br />
- 57 Veloso, musicista brasiliano<br />
(iniz.) - 58 L’ala sinistra<br />
del Brasile nel 1970 - 60 EuroNight<br />
- 61 Inizia all’imbrunire<br />
- 62 Il calciatore brasiliano<br />
più famoso - 64 Mette fine<br />
alle ostilità - 65 Armstrong<br />
astronauta - 68 Con Adamo<br />
nell’Eden - 69 Sforzo impegnativo<br />
- 70 Il fiume francese<br />
famoso per i castelli - 74<br />
Felipe, pilota brasiliano ex<br />
della Ferrari - 78 La Namibia<br />
nel Web - 79 Cavaliere (abbr.)<br />
- 81 Iniziali della Argento -<br />
82 I Paesi Bassi (sigla) - 83 Lo<br />
stesso che oppure - 84 Dottore<br />
in due lettere.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 157
Relax<br />
Brain Trainer, ginnastica per la mente<br />
Al cinema<br />
Abbina le<br />
citazioni al film<br />
da cui sono<br />
tratte.<br />
Le lettere<br />
corrispondenti,<br />
lette di seguito,<br />
daranno una<br />
definizione del<br />
fantastico<br />
mondo dei<br />
lungometraggi.<br />
1 Lei parla indostano?<br />
No? Non si è<br />
perso niente.<br />
2 Stai parlando<br />
con me?<br />
3 Ci serve<br />
una barca<br />
più grossa.<br />
4 Gli farò un’offerta<br />
che non potrà<br />
rifiutare.<br />
5 Quello che ha preso<br />
la signorina.<br />
b Passaggio in India<br />
d Hollywood party<br />
c The millionaire<br />
a Fight club<br />
e Parla con lei<br />
o Taxi Driver<br />
s Titanic<br />
t Master & Commander<br />
p Lo squalo<br />
p Il padrino<br />
t Io non ho paura<br />
s Johnny Stecchino<br />
o Pretty woman<br />
i Harry ti presento Sally<br />
a Soul kitchen<br />
6 Non è tuo padre,<br />
ascolta la mia voce...<br />
io sono tuo padre.<br />
7 Carogna! Schifoso!<br />
Prendi me!<br />
Entra dentro di me!<br />
8 Sono il re<br />
del mondo.<br />
9 Cascasse il mondo,<br />
quell’aereo<br />
non deve cascare.<br />
10 Quando il gioco si<br />
fa duro, i duri<br />
cominciano a giocare.<br />
a<br />
i<br />
e<br />
l<br />
r<br />
t<br />
i<br />
o<br />
a<br />
l<br />
r<br />
s<br />
e<br />
o<br />
a<br />
Face/off<br />
L’ultimo imperatore<br />
Pinocchio<br />
Poltergeist<br />
Il miglio verde<br />
L’esorcista<br />
Anna and the king<br />
Titanic<br />
Il re leone<br />
Air force one<br />
L’aereo più pazzo del...<br />
Final destination<br />
Animal house<br />
Shrek<br />
Sherlock Holmes<br />
Soluzioni dei giochi<br />
Vuoi continuare a giocare? Scopri<br />
il <strong>Focus</strong> Quiz online www.focus.it/quiz<br />
Catena di parole<br />
Room; tea; rosa; maglia; calza;<br />
ferro; cavallo; febbre; gialla;<br />
bandiera; asta; salto; qualità;<br />
controllo; visita; biglietto; banca;<br />
deposito; bagagli; armi; porto; vino;<br />
bottiglia; tappo; corona; dente;<br />
giudizio; giorno; notte; mille;<br />
Garibaldi.<br />
Bunny Bond<br />
il sole. Rovesciando<br />
l’immagine si può leggere al<br />
centro una sequenza che<br />
riporta la scritta “IL SOLE”.<br />
La sequenza corrisponde<br />
al numero “370571”,<br />
che è il codice cercato.<br />
GIUSTO O SBAGLIATO? Il codice<br />
è giusto; infatti le iniziali delle figure<br />
(Cerchio, Ottagono, Rombo,<br />
Rettangolo, Esagono, Triangolo,<br />
Trapezio, Ottagono) lette di seguito<br />
indicano che il codice è CORRETTO.<br />
Autori dei giochi:<br />
Lucio Bigi, Silvano Sorrentino, studiogiochi<br />
Cruci<strong>Focus</strong> Brasile<br />
Hai risolto correttamente il Cruci<strong>Focus</strong>?<br />
C A R N E V A L E S C O P O<br />
A C A I A M A R A C A N A<br />
R I N G C A P O E I R A<br />
D D E S O D O S E N N A<br />
O O R C O M E E M<br />
S G I A P R A S A T U R A<br />
O F A M A Z O N A S T E N<br />
U U B R A S I L I A I A<br />
F L O R I A N O P O L I S U<br />
O E B A N A N O O A P S<br />
R C A T A E L I O I<br />
T O C C O R O N E S T E P<br />
A R V P I N I N E R T E<br />
L E E F A V E L A R E A L<br />
E V M A C E I O M A S E<br />
Z A R T E L L I N A<br />
A C I I R A S<br />
A N A C O N D A S<br />
S A L V A D O R D A<br />
La sfinge... coi baffi!<br />
Scarto di numero:<br />
tremolare/molare.<br />
Scarto di numeri romani:<br />
corridore/orrore.<br />
Al cinema<br />
1. Hollywood party, 1968,<br />
Blake Edwards, con Peter Sellers.<br />
2. Taxi Driver, 1976, Martin Scorsese,<br />
con Jodie Foster, Robert De Niro,<br />
Cybill Shepherd, Peter Boyle.<br />
3. Lo squalo, 1975, Steven Spielberg,<br />
con Roy Scheider e Richard Dreyfuss.<br />
4. Il padrino, 1972, Francis Ford<br />
Coppola, con Marlon Brando,<br />
Al Pacino, James Caan.<br />
5. Harry ti presento Sally, 1989, Rob<br />
Reiner, con Billy Crystal e Meg Ryan.<br />
6. Face/off, 1997, John Woo, con<br />
John Travolta e Nicolas Cage.<br />
7. L’esorcista, 1973, William Friedkin,<br />
con Max von Sydow e Linda Blair.<br />
8. Titanic, 1997, James Cameron, con<br />
Leonardo DiCaprio e Kate Winslet.<br />
9. L’aereo più pazzo del mondo, 1980,<br />
Zucker-Abrahams-Zucker, con Leslie<br />
Nielsen, Kareem Abdul-Jabbar.<br />
10. Animal House, 1978, John Landis,<br />
con John Belushi, Kevin Bacon.<br />
La parola è DOPPIATORE.<br />
158 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
informazioni<br />
dalle aziende<br />
APT SERVIZI<br />
Le terre<br />
DeL monteFeLtro<br />
Per romagnoli e marchigiani<br />
c’è qualcosa di familiare in<br />
alcuni dipinti di Piero della<br />
Francesca e Leonardo da<br />
Vinci. Sono i paesaggi che<br />
fanno capolino dietro ritratti<br />
che hanno attraversato il<br />
tempo e lo spazio, facendosi<br />
ammirare in tutto il mondo.<br />
La sensazionale scoperta è<br />
stata fatta qualche anno fa<br />
da Rosetta Borchia e Olivia<br />
Nesci. Per sentirsi parte di<br />
queste opere d’arte e andare<br />
alla scoperta delle splendide<br />
terre del Montefeltro sono<br />
stati predisposti “balconi” attrezzati, visite guidate, teatro e aperitivi sul paesaggio d’arte<br />
e una speciale segnaletica. Info: www.montefeltroveduterinascimentali.eu<br />
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Dati recenti mostrano una relazione<br />
virtuosa tra l’evolversi delle reti<br />
di monitoraggio e la diminuzione<br />
di vittime per fenomeni atmosferici<br />
estremi. Le moderne reti<br />
di monitoraggio in tempo reale<br />
forniscono previsioni sempre<br />
più precise, e grazie ad esse le<br />
operazioni di messa in sicurezza<br />
possono scattare tempestivamente.<br />
Per offrire un monitoraggio all’avanguardia, CAE, società leader in <strong>Italia</strong> nella realizzazione<br />
di reti di monitoraggio in tempo reale, ha realizzato il Multi Hazard System, una tecnologia<br />
capace di monitorare tutti i fattori di rischio di un territorio e quindi la soluzione più<br />
idonea per la salvaguardia del territorio e delle popolazioni.<br />
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Cannamela hanno<br />
un ridotto contenuto<br />
di sale rispetto ad un<br />
insaporitore tradizionale;<br />
sono a base di sale<br />
iodato in sostituzione<br />
al sale normale ed<br />
infine hanno più gusto<br />
e più sapore, grazie<br />
al maggior contenuto<br />
di spezie naturali. La<br />
gamma si compone di<br />
due proposte, una dal<br />
gusto saporito ideale per<br />
carni e grigliate e una dal<br />
gusto delicato, perfetta<br />
con pesci e verdure.<br />
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di esposizione di pelle e capelli<br />
ai raggi ultravioletti di sole e<br />
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CronoBiogenina® brevetto innovativo frutto della Ricerca Anticaduta Giuliani che associa la<br />
Biogenina® alla Zeaxantina e alla Rutina. Bioscalin Sole Pelle e Capelli è stato prodotto con<br />
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tutti i componenti.<br />
LIGURIA<br />
Liguria non soLo mare:<br />
vacanza attiva tutto L’anno<br />
Per una vacanza attiva in Liguria è<br />
importante portare con sé tutta l’attrezzatura<br />
necessaria per godere delle tante occasioni<br />
di sport e svago all’aria aperta. Nel<br />
Parco di Montemarcello Magra, a piedi<br />
lungo i suggestivi sentieri, in canoa sul<br />
Vara, in battello risalendo il fiume Magra<br />
durante un’escursione di “birdwatching” o<br />
degustando prodotti tipici, passeggiando tra<br />
i fiori e le piante dell’Orto botanico. Tra i nuovi<br />
servizi c’è anche il bike sharing “Magra in<br />
bici”: un nuovo modo per attraversare la Val<br />
di Magra senza fatica. www.parcomagra.it<br />
www.turismoinliguria.it
Mondo <strong>Focus</strong><br />
Gruner+Jahr/Mondadori SpA Via Battistotti Sassi, 11/A – 20133 Milano<br />
Questo mese online<br />
Direttore Responsabile: Francesca Folda<br />
Ufficio centrale: Gian Mattia Bazzoli (caporedattore), Giovanna Camardo<br />
(caposervizio), Isabella Cioni (caporedattore), Emanuela Cruciano (caporedattore),<br />
Gianluca Ranzini (vicecaporedattore), Marina Trivellini (caporedattore art director).<br />
Redazione Grafica: Giorgio Azzollini (caposervizio), Gloria Galbiati, Elena Lecchi,<br />
Luca Maniero (caporedattore art director), Francesca Patuzzi (caporedattore),<br />
Emanuela Ragusa, Luca Tomasi.<br />
Photo Editor: Paola Brivio (caposervizio), Alessandra Cristiani (vicecaposervizio),<br />
Sara Ricciardelli, Daniela Scibè.<br />
Redazione: Amelia Beltramini (caporedattore), Sabina Berra, Franco Capone<br />
(vicecaporedattore), Marco Ferrari (caposervizio), Margherita Fronte,<br />
Roberto Graziosi, Raffaella Procenzano (caporedattore),<br />
Fabrizia Sacchetti (caposervizio), Vito Tartamella (caporedattore),<br />
Stella Tortora (caporedattore), Raymond Zreick (caposervizio).<br />
Segretaria di redazione: Antonella Buccino<br />
Hanno collaborato a questo numero: Osvaldo Baldacci, Giuseppe Boarotto,<br />
Luigi Bignami, Giulia Donati, Gianni Fochi, Elisabetta Intini, Roberto Mammì,<br />
Massimo Manzo, Francesco Orsenigo, Chiara Palmerini, Maurizio Principato,<br />
Lucas Reilly, Andrea Romano, Margherita Zannoni.<br />
Progetto grafico: Studio Berg<br />
Business Manager Carolina Cefalù<br />
Direct Marketing & Digital Circulation Development Manager Michela Lupi<br />
Coordinamento tecnico Valter Martin<br />
Georgette Douwma/NPL/Contrasto<br />
Beatrice De Gea/NYT/Contrasto<br />
MARE Esperimenti e curiosità:<br />
la scienza in spiaggia.<br />
EBOLA Tutti gli aggiornamenti<br />
sull’epidemia in Africa.<br />
APP ESTIVE<br />
Amate la scienza e la natura?<br />
Abbiamo scelto per voi 6 app<br />
di progetti di citizen science a<br />
cui potrete contribuire<br />
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po’ di tempo all’aperto e<br />
osservando la vita naturale<br />
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Amministratore delegato e Coo Roberto De Melgazzi<br />
Publisher Elena Bottaro<br />
Direttore del Personale e Affari Legali Lucio Ricci<br />
Direttore controllo di gestione Paolo Cescatti<br />
Abbonamenti: 12 numeri € 29,90 + spese di spedizione. Non inviare denaro. Per informazioni<br />
o per comunicare il cambio di indirizzo telefonare esclusivamente ai numeri: dall’<strong>Italia</strong> 199 111<br />
999 costo da telefono fisso € 0,12+ Iva al minuto senza scatto alla risposta, costo da cellulare in<br />
funzione dell’operatore; dall’estero +39 041.5099049; fax 030.7772387. Il servizio abbonamenti<br />
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Abbonamenti – Via Mondadori, 1 – 20090 Segrate (MI); E-mail: abbonamenti@mondadori.it.<br />
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essere richiesti direttamente alla propria edicola, al doppio del prezzo di copertina per la copia<br />
semplice e al prezzo di copertina maggiorato di € 4,00 per la copia con allegato (DVD, libro, CD,<br />
gadget). La disponibilità è limitata agli ultimi 18 mesi per le copie semplici e agli ultimi 6 mesi per<br />
le copie con allegato, salvo esaurimento scorte. Per informazioni: tel. 199 162 171 (il costo della<br />
telefonata è di 14,25 centesimi al minuto iva inclusa). Fax 02.95970342. Email collez@mondadori.<br />
it Raccoglitori: € 14,90. Per acquistare o per informazioni telefonare al numero 199 152 152 dal<br />
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<strong>Agosto</strong><br />
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Livorno, Lucca, M.Carrara, Pisa, Pistoia, Siena) Mondadori Pubblicità, Piazza Savonarola,<br />
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12 – 80121 Napoli - Tel. 081/41.66.68 - Fax 081/76.17.516. PALERMO (Cagliari, Caltanissetta,<br />
Catania, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna, Messina, Nuoro, Palermo, Ragusa, R.Calabria,<br />
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Certificato n. 7152 del 14/12/2011<br />
Periodico associato alla FIEG<br />
(Federaz. Ital. Editori Giornali)<br />
Codice ISSN: 1122-3308<br />
22.05<br />
Lunedì<br />
dall’11 agosto<br />
21.15<br />
Mercoledì<br />
AVVENTURA<br />
TRA I GIAGUARI<br />
CLIMA DELL’ALTRO MONDO<br />
Una nuova serie dedicata alle condizioni<br />
climatiche estreme presenti sugli altri pianeti.<br />
21.15<br />
Domenica<br />
IL DESTINO<br />
DEL PIANETA TERRA<br />
160 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>
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divertente gioco<br />
per l’estate!<br />
Perché i<br />
polpi non si<br />
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Inca e Maya.<br />
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domande<br />
e risposte<br />
Perché gli uomini<br />
non fanno il nuoto<br />
sincronizzato?<br />
Quanta<br />
spazzatura<br />
elettronica<br />
produciamo?<br />
> È vero che gli psicopatici<br />
fanno più carriera?<br />
> Si può vivere mangiando<br />
soltanto pizza?<br />
COME FA UN GUFO A NON<br />
AVERE IL TORCICOLLO?<br />
Cos'è<br />
il café<br />
a tempo?<br />
CHE<br />
COS'È<br />
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il vero volto della gioconda • i simboli nascosti nel<br />
cenacolo • dal sottomarino al carro armato: i suoi<br />
progetti più originali • anghiari, un dipinto perduto?<br />
• grandi scenografie per il teatro • L'invenzione più<br />
sorprendente: I robot<br />
FOCUS STORIA<br />
COLLECTION<br />
Leonardo Da Vinci:<br />
inventore, artista, uomo.<br />
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Nuotare in mare, correre in un fosso,<br />
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<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 161
In numeri<br />
Temperature di fusione<br />
Il calore<br />
Che cosa<br />
succede<br />
quando<br />
aumenta<br />
660°C<br />
lattina<br />
(alluminio)<br />
Fahrenheit 451<br />
(233°C)<br />
la temperatura<br />
alla quale bruciano<br />
i libri secondo<br />
Ray Bradbury,<br />
autore del romanzo<br />
cult omonimo<br />
56,7°C<br />
la temperatura più alta rilevata;<br />
è stata registrata il 10 luglio 1913<br />
nella Death Valley, negli Stati Uniti<br />
14,6°C<br />
la temperatura<br />
media della<br />
Terra nel 2013<br />
801°C<br />
sale da<br />
cucina<br />
1-Giallo<br />
3-Rosso<br />
3<br />
2-arancione<br />
1.065°C<br />
catenina<br />
d’oro<br />
i livelli di allerta<br />
per le ondate<br />
di calore in estate.<br />
Il livello 3 (rosso),<br />
indica rischi per<br />
la salute<br />
3.499°C<br />
matita<br />
(grafite)<br />
molecole<br />
3i modi con cui, in natura,<br />
il calore può trasferirsi<br />
da un corpo a un altro<br />
162 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong><br />
1) CONDUZIONE 2) CONVEZIONE<br />
3) IRRAGGIAMENTO<br />
5.504°C<br />
la temperatura<br />
superficiale del Sole<br />
a quanti gradi<br />
impostare<br />
l’aria<br />
condizionata<br />
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