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sulle strade<br />
della fede<br />
Il fascino di<br />
Sant’Egidio<br />
di Paolo Mira<br />
Nella sua severità<br />
e semplicità, <strong>il</strong> priorato<br />
di Sant’Egidio di<br />
Fontanella appare<br />
al visitatore per quello<br />
che è: un luogo<br />
“dell’anima” dove<br />
ancora oggi è possib<strong>il</strong>e<br />
respirare <strong>il</strong> soffio dello<br />
spirito di Giovanni<br />
XXIII e di padre<br />
David Maria Turoldo<br />
Immersa nel verde del monte Canto, in un’atmosfera<br />
che sembra rimandare all’epoca delle origini,<br />
se non fosse per le rare automob<strong>il</strong>i che si<br />
incontrano, sorge da quasi m<strong>il</strong>le anni <strong>il</strong> priorato<br />
di Sant’Egidio di Fontanella, uno degli esempi più<br />
importanti del romanico bergamasco.<br />
Sant’Egidio è uno dei pochi casi di cui si conoscono<br />
la data di fondazione e <strong>il</strong> nome del suo fondatore.<br />
Tutto ha inizio <strong>il</strong> 13 gennaio 1080, quando Alberto da<br />
Prezzate, all’epoca non ancora monaco, per provvedere<br />
al bene dell’anima sua e dei fam<strong>il</strong>iari Teiperga,<br />
Isengarde e Giovanni, decise di lasciare una parte dei<br />
propri averi, per la fondazione di un nuovo monastero,<br />
inserendolo nella rete delle abbazie cluniacensi, <strong>il</strong><br />
movimento di riforma benedettina, nato in Borgogna<br />
nel 909, che in meno di una ventina dalla nascita<br />
aveva scavalcato le Alpi ed era giunto anche in Italia.<br />
Alberto, appartenente a una ricca famiglia di origine<br />
longobarda, aveva già dato vita l’8 novembre 1076<br />
alla vicina abbazia di San Giacomo di Pontida e ora,<br />
dopo questa nuova fondazione, aveva maturato<br />
anche la decisione di seguire personalmente la regola<br />
di San Benedetto, entrando a far parte dell’ordine<br />
cluniacense, sotto la guida di Ugo di Cluny.<br />
Alberto, ormai abate, manterrà fino alla morte, avvenuta<br />
nel 1095, un occhio di riguardo nei confronti<br />
del priorato di Sant’Egidio. Grazie alla<br />
felice situazione economica, favorita<br />
dalla costante donazione di beni e di terreni,<br />
la comunità monastica già nel<br />
1130 poteva avviare importanti lavori di<br />
ampliamento della struttura primitiva.<br />
Con la seconda metà del XIII secolo iniziava<br />
però un declino inesorab<strong>il</strong>e per <strong>il</strong><br />
cenobio, favorito anche dalla cattiva<br />
condotta morale del priore Gerardo da<br />
Mapello, <strong>il</strong> quale – protagonista dei peggiori<br />
intrighi medievali – aveva fatto<br />
uccidere <strong>il</strong> priore di Pontida, Bonifacio<br />
della Torre, per essere a sua volta assassinato per<br />
vendetta nel 1289. Iniziavano così decenni di alterne<br />
fortune per Sant’Egidio, caratterizzati dall’abbattimento<br />
di parte delle strutture monastiche, alla loro<br />
ricostruzione, dal trasferimento dei monaci in luoghi<br />
più sicuri, alla nomina di un abate commendatario,<br />
dal passaggio del territorio sotto <strong>il</strong> dominio veneziano,<br />
fino ad arrivare, <strong>il</strong> 12 apr<strong>il</strong>e 1473, alla decisione<br />
di papa Sisto IV di annettere <strong>il</strong> beneficio di Sant’Egidio<br />
alla bas<strong>il</strong>ica di San Marco di Venezia, decretandone<br />
così la fine dell’autonomia.<br />
Bisognerà attendere la metà del Seicento perché<br />
Sant’Egidio potesse in qualche modo “risollevare la<br />
testa”, diventando parrocchia, ruolo che mantenne<br />
fino al 1930, con la costruzione più a valle, in località<br />
Piana, di una nuova chiesa. Solo a partire dagli anni<br />
Cinquanta, grazie all’interessamento del futuro papa<br />
Giovanni XXIII, che a Sant’Egidio fu sempre profondamente<br />
legato, furono avviati importanti interventi<br />
di restauro, seguiti nel 1964 dall’arrivo di una comunità<br />
religiosa – l’Ordine dei Servi di Maria – guidata<br />
da padre David Maria Turoldo, celebre poeta e protagonista<br />
della Chiesa del Novecento, che subito diede<br />
vita al “Centro di studi ecumenici Giovanni XXIII” e,<br />
54 I 022011
sulle strade<br />
della fede<br />
Nelle foto: immagini<br />
del Priorato di Sant’Egidio<br />
di Fontanella.<br />
Sopra, la tomba di padre<br />
David Maria Turoldo<br />
due anni più tardi, a una sede per incontri e ospitalità,<br />
denominata “Casa di Emmaus”. Anni di intensa<br />
attività, che prosegue anche oggi nel solco tracciato<br />
dal fondatore, scomparso nel 1992, che ha voluto<br />
essere sepolto in un’um<strong>il</strong>issima tomba del piccolo<br />
cimitero locale. A partire dal 1998 <strong>il</strong> complesso di<br />
Sant’Egidio è stato sottoposto a un nuovo e un generale<br />
intervento conservativo, che ha portato alla riapertura<br />
della chiesa abbaziale nel 2001.<br />
Oggi la struttura appare, nella sua severità e semplicità,<br />
che certamente discorda da quella che doveva<br />
essere la ricca ornamentazione di un tempo, quando<br />
<strong>il</strong> priorato fungeva da baluardo cluniacense in terra<br />
lombarda; tuttavia ciò che colpisce <strong>il</strong> visitatore è la<br />
capacità di questo luogo di comunicare l’antico<br />
fascino delle origini. La struttura a tre navate, che si<br />
conclude con altrettante absidi, è sovrastata dalla<br />
massiccia torre nolare a base quadrata, tipica delle<br />
architetture cluniacensi. All’interno della chiesa,<br />
nelle navate laterali, separate dalla maggiore per<br />
mezzo di colonne con capitelli scolpiti, è ancora leggib<strong>il</strong>e<br />
una teoria di santi dipinta in epoche differenti,<br />
ma riconducib<strong>il</strong>e al XV e XVI secolo, che sembra<br />
voglia accompagnare lo sguardo verso <strong>il</strong> catino absidale,<br />
dove domina un grande Cristo Pantocratore<br />
circondato dai simboli degli Evangelisti.<br />
Due ultime note di colore riguardano la grande arca<br />
in pietra, posta sul sagrato, che la tradizione identifica<br />
con la sepoltura dell’antipapa Vittore IV e, sul fianco<br />
destro della chiesa, <strong>il</strong> bel sarcofago di Teiperga,<br />
sorella o comunque esponente della famiglia di<br />
Alberto da Prezzate che, oltre a essere considerata<br />
“fondatrice” dell’abbazia, per lungo tempo si è voluta<br />
erroneamente identificare con la regina Theotberga,<br />
la moglie ripudiata di Lotario II re di Lotaringia. ■g<br />
Come arrivare a Sant’Egidio di Fontanella<br />
Il priorato di Sant’Egidio di Fontanella sorge nel Comune<br />
di Sotto <strong>il</strong> Monte – Giovanni XXIII (Bergamo) ed è fac<strong>il</strong>mente<br />
raggiungib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzando l’autostrada A4 Torino-<br />
Venezia, uscendo al casello di Capriate San Gervasio. Alla<br />
rotonda imboccare la seconda strada a destra in direzione<br />
Calusco d’Adda; percorsi circa 12 km, alla rotonda di Calusco<br />
prendere la seconda strada a destra seguendo le indicazioni<br />
per Sotto <strong>il</strong> Monte, che dista solo 4 km. All’ingresso del<br />
paese natale di papa Roncalli, seguire sulla destra le indicazioni<br />
- la strada non è molto ampia - per la salita a Fontanella.<br />
L’abbazia è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 18 (in<br />
estate fino alle 19). Per maggiori informazioni:<br />
www.priorato-santegidio.it.<br />
Tornando a Sotto <strong>il</strong> Monte vale la pena una visita ai luoghi<br />
giovannei: in particolare la casa natale di papa Roncalli e <strong>il</strong><br />
museo di Ca’ Maitino.<br />
Sant’Egidio di Fontanella<br />
I 022011<br />
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