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Una nuova mossa della Santa Sede Via da Roma il cardinale infedele

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<strong>Una</strong> <strong>nuova</strong> <strong>mossa</strong> <strong>della</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Sede</strong> <strong>Via</strong> <strong>da</strong> <strong>Roma</strong> <strong>il</strong> <strong>cardinale</strong> <strong>infedele</strong><br />

di Gian Guido Vecchi<br />

in “Corriere <strong>della</strong> Sera” del 29 maggio 2012<br />

Li raccontano come episodi mai emersi nelle cronache né registrati <strong>da</strong>lla storia, ma ben noti oltre le<br />

Mura leonine. L'arcivescovo accusato d'essere un massone che venne d'improvviso spedito come<br />

nunzio in un Paese del Medio Oriente. Il <strong>cardinale</strong> che su incarico del Papa andò a trovare nello<br />

studio un altro porporato accusato di pedof<strong>il</strong>ia: e ne uscì con <strong>il</strong> suo anello. Non sempre c'è <strong>il</strong><br />

classico promoveatur ut amoveatur, lo spostamento ad un incarico prestigioso pur di eliminare una<br />

presenza non più tollerata. A volte c'è l'amoveatur e basta: con lo st<strong>il</strong>e e i tempi <strong>della</strong> Chiesa, si<br />

capisce.<br />

Ai piani alti del Vaticano raccontano che Benedetto XVI sia pronto a compiere un «gesto» che dia <strong>il</strong><br />

segno del suo governo «mite ma fermo». E stia pensando ad un «trasferimento esemplare» del<br />

<strong>cardinale</strong> <strong>infedele</strong> che fosse ritenuto compromesso nella rete dei «corvi». La <strong>Santa</strong> <strong>Sede</strong>, ieri, ha<br />

smentito <strong>il</strong> coinvolgimento di membri del Collegio cardinalizio, e del resto non poteva esser<br />

altrimenti: è impensab<strong>il</strong>e o quasi che un <strong>cardinale</strong> possa finire ufficialmente «in<strong>da</strong>gato» o<br />

addirittura sotto processo, seppure nel Tribunale penale del Vaticano. Già le semplici «audizioni»<br />

dei capi dicastero non potevano essere fatte <strong>da</strong> un inquirente qualsiasi. Ci vogliono altri cardinali,<br />

come quelli che compongono la commissione voluta un mese fa <strong>da</strong>l Papa: <strong>il</strong> presidente dell'Opus<br />

Dei Julián Herranz, <strong>il</strong> prefetto emerito di Propagan<strong>da</strong> Fide Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, già<br />

arcivescovo di Palermo. Però <strong>il</strong> sospetto «non astratto» che lo scan<strong>da</strong>lo coinvolga livelli più alti,<br />

fino al Collegio cardinalizio, è ritenuto fon<strong>da</strong>to, Oltretevere: e si continua a parlare dell'ipotesi di<br />

«un <strong>cardinale</strong> italiano».<br />

Certo, padre Federico Lombardi ha invitato i media a «valutare le notizie con sangue freddo», in<br />

questi giorni altri veleni si aggiungono a quelli già in circolo <strong>da</strong> mesi. Risulta che una donna — e<br />

proprio ieri <strong>il</strong> portavoce vaticano ha smentito pure la voce di «una donna» coinvolta o in<strong>da</strong>gata —<br />

avesse telefonato nei giorni scorsi a un'agenzia di stampa cercando con insistenza e invano di<br />

accreditarsi come un «corvo» in possesso di documenti contro <strong>il</strong> Segretario di Stato Tarcisio<br />

Bertone.<br />

Però la mole di carte f<strong>il</strong>trate all'esterno è troppo estesa, ci sono i documenti usciti per certo<br />

<strong>da</strong>ll'Appartamento del Papa, quelli che erano custoditi <strong>da</strong>i due uffici degli «Affari generali» e dei<br />

«Rapporti con gli Stati» nella Segreteria di Stato, altri che circolavano negli enti economici e così<br />

via. Non è possib<strong>il</strong>e che tutto si possa chiudere con le accuse all'«aiutante di Camera», si dice, né<br />

che Paolo Gabriele abbia architettato <strong>da</strong> solo la fuga di carte così «sensib<strong>il</strong>i» e selezionate con una<br />

competenza <strong>da</strong> addetto ai lavori. Ed è inevitab<strong>il</strong>e leggere tutta la faccen<strong>da</strong> alla luce degli scontri di<br />

potere che hanno diviso in questi anni la Curia romana.<br />

C'è chi continua a dipingere Benedetto XVI come un pontefice isolato e frag<strong>il</strong>e, distante <strong>da</strong> ciò che<br />

accade. Non è vero e le stesse «carte segrete» dimostrano che <strong>il</strong> Papa si tiene informato e segue ogni<br />

sv<strong>il</strong>uppo, come peraltro ha ripetuto ieri Padre Lombardi: Benedetto XVI è «consapevole <strong>della</strong><br />

situazione delicata che si sta vivendo anche nella Curia romana». Come lo era <strong>della</strong> crisi che nel<br />

2009 si scatenò intorno alla remissione <strong>della</strong> scomunica a quattro vescovi lefebvriani, quando saltò<br />

fuori che uno di loro era un antisemita negazionista <strong>della</strong> Shoah: con un gesto senza precedenti, <strong>il</strong><br />

Papa prese carta e penna e replicò personalmente all'«ost<strong>il</strong>ità pronta all'attacco» mostrata anche tra i<br />

cattolici, una lettera memorab<strong>il</strong>e per chiarire ai vescovi e ai fedeli di tutto <strong>il</strong> mondo le ragioni <strong>della</strong><br />

sua decisione.<br />

La commissione cardinalizia, nelle ultime settimane, ha ascoltato numerosi capi dicastero e membri<br />

del Collegio cardinalizio. «In questa fase ci possono essere anche altre perquisizioni o ricerche,<br />

possono essere sentiti dei cardinali, ma questo non significa che vi sia un nuovo in<strong>da</strong>gato, fa parte<br />

dell'ampio lavoro di ricognizione che sta facendo la commissione dei cardinali», avverte padre<br />

Lombardi. Ma la discrezione è massima, altro ufficialmente non è <strong>da</strong>to sapere: nemmeno <strong>il</strong> numero


dei porporati sentiti. Resta <strong>il</strong> fatto che, rispetto agli inquirenti, «la commissione cardinalizia ha un<br />

man<strong>da</strong>to più ampio: può interrogare anche nei dicasteri, e ciò anche se non ci sono elementi<br />

concreti tali <strong>da</strong> giustificare provvedimenti giudiziari». Poi riferisce direttamente al Papa: che<br />

prenderà le sue decisioni. C'è chi teme che tutta l'inchiesta si fermi al livello «laico», quasi fosse<br />

possib<strong>il</strong>e un complotto senza la presenza di ecclesiastici, <strong>da</strong>i monsignori in su. Un alto prelato<br />

scuote la testa: «Stia tranqu<strong>il</strong>lo che, nel caso, non pagheranno solo i laici. Se c'è di mezzo qualcuno<br />

si agirà, nel caso anche molto in alto: non nel pieno <strong>della</strong> bufera, chiaro, non è nel nostro st<strong>il</strong>e. Ma<br />

dopo qualche mese, magari un anno, chi avrà occhi per vedere capirà».

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