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Accento sull'Italia - Accenture

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<strong>Accento</strong> sull’Italia<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento e gli impatti sulla CEO Agenda


<strong>Accento</strong> sull’Italia<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento e gli impatti sulla CEO Agenda


Indice<br />

Prefazione 4<br />

Introduzione 6<br />

1 Premessa 11<br />

1.1 Pensare, vivere, interagire: nuovi italiani crescono 11<br />

1.2 Il Paese dei paradossi 12<br />

1.3 Il Percorso di visioning 12<br />

1.4 La forza del paradigma 14<br />

2 Dimensioni abilitanti 16<br />

2.1 L’evoluzione socio-normativa: la nuova Italia 18<br />

2.1.1 Più informata e attenta 18<br />

2.1.2 In moto perpetuo 19<br />

2.1.3 Più single e meno tradizionale 20<br />

2.1.4 Più anziana e multi-etnica 21<br />

2.1.5 Più rispettosa verso la comunità e l’ambiente 21<br />

2.1.6 Più trasparente e attenta ai consumatori 23<br />

2.2 La multi-polarizzazione 23<br />

2.2.1 L’export in chiaro scuro 24<br />

2.2.2 L’industria manifatturiera: un lento declino? 27<br />

2.2.3 Il dilemma dei talenti 30<br />

2.2.4 Il nodo delle infrastrutture e dell'ambiente 31<br />

2.2.5 Il Welfare e lo Stato del futuro 32<br />

2.3 L’innovazione tecnologica 33<br />

2.3.1 Gli italiani e l’innovazione tecnologica: i fenomeni<br />

Facebook e iPhone 33<br />

2.3.2 Scenari futuri 34<br />

2.3.3 Internet computing 36<br />

2.3.4 Analytics 36<br />

2.3.5 Mobile 37<br />

2.3.6 La convergenza delle 4C 37<br />

2.3.7 Una leadership inaspettata: le nanotecnologie 37<br />

2.3.8 L’energia pulita 38


3 I nuovi paradigmi del cambiamento 40<br />

3.1 Trust&Sharing 43<br />

3.1.1 Dai precursori agli innovatori del paradigma 42<br />

3.1.2 La voce dei manager e gli scenari futuri 46<br />

3.2 Quick&Deep 49<br />

3.2.1 Dai precursori agli innovatori del paradigma 51<br />

3.2.2 La voce dei manager e gli scenari futuri 52<br />

3.3 Crucial&Sustainable 54<br />

3.3.1 Dai precursori agli innovatori del paradigma 56<br />

3.3.2 La voce dei manager e gli scenari futuri 57<br />

3.4 Unique&Universal 59<br />

3.4.1 Dai precursori agli innovatori del paradigma 60<br />

3.4.2 La voce dei manager e gli scenari futuri 61<br />

3.5 Metodologia <strong>Accenture</strong> per l’analisi dei paradigmi<br />

del cambiamento 63<br />

4 L’evoluzione dei principali settori 66<br />

4.1 Assicurazioni 69<br />

4.1.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 69<br />

4.1.2 Nuova agenda per un nuovo Stato 74<br />

4.2 Automotive 77<br />

4.2.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 77<br />

4.2.2 La nuova CEO agenda 79<br />

4.3 Banking 81<br />

4.3.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 81<br />

4.3.2 La nuova CEO agenda 86<br />

4.4 Energia e Ambiente 89<br />

4.4.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 89<br />

4.4.2 La nuova CEO agenda 92<br />

4.5 Food&Beverage 94<br />

4.5.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 94<br />

4.5.2 La nuova CEO agenda 97<br />

4.6 Gambling 99<br />

4.6.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 99<br />

4.6.2 La nuova CEO agenda 101<br />

4.7 Grocery Retail 102<br />

4.7.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 102<br />

4.7.2 La nuova CEO agenda 104<br />

4.8 Industria Farmaceutica 105<br />

4.8.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 105<br />

4.8.2 La nuova CEO agenda 108<br />

4.9 Media 109<br />

4.9.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 109<br />

4.9.2 La nuova CEO agenda 113<br />

4.10 Moda e Lusso 114<br />

4.10.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 114<br />

4.10.2 La nuova CEO agenda 118<br />

4.11 Pubblica Amministrazione 121<br />

4.11.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 121<br />

4.11.2 La nuova CEO agenda 124<br />

4.12 Telco 129<br />

4.12.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 129<br />

4.12.2 La nuova CEO agenda 132<br />

4.13 Turismo 134<br />

4.13.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 134<br />

4.13.2 La nuova CEO agenda 136<br />

Ringraziamenti 140


Dall’occhio del ciclone<br />

La crisi economico-finanziaria si è abbattuta sul mondo<br />

dell’economia, dei consumi e sull’esistenza delle persone come un<br />

ciclone. Il ciclone trasformerà i paradigmi socio-culturali verso un<br />

cambiamento d’epoca che condurrà al superamento dei modelli di<br />

comunicazione e di consumo come li abbiamo finora conosciuti.<br />

Salteranno così i modelli di business più consolidati e finora<br />

praticati: si vivrà, si consumerà, si lavorerà, in modo radicalmente<br />

diverso.<br />

Tutti guardiamo al ciclone come qualcosa di inevitabile che ci<br />

sovrasta, ne siamo giustamente spaventati, ci chiediamo quando<br />

passerà e quante vittime lascerà sul terreno. Tutti pensano al<br />

ciclone. Pochi riflettono sul suo occhio. L’occhio del ciclone della<br />

crisi nei prossimi 5 anni – invece - produrrà il miracolo: proponendo<br />

un nuovo punto di vista, con una visione integrale sul mondo e<br />

un pensiero lungo sul senso dell’esistenza. Segnando il passaggio<br />

dalla mitologia delle tendenze alla maturazione di nuovi paradigmi.<br />

È a questo che <strong>Accenture</strong> si sta preparando, lanciando il progetto<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia che ragiona sul futuro del nostro Paese all’interno<br />

dello scenario globale.<br />

Nei prossimi anni assisteremo infatti a un cambiamento d’epoca.<br />

Cambieranno definitivamente le regole e i paradigmi delle attività<br />

aziendali, cambieranno i modelli di business e i modi di produrre,<br />

comunicare e distribuire.<br />

I nuovi paradigmi che emergeranno dall’onda lunga della crisi si<br />

orienteranno verso alcune dimensioni socio-culturali che già oggi<br />

costituiscono la nuova piattaforma strategica per imprese e Pubblica<br />

Amministrazione, e che possiamo definire i paradigmi della postopulenza:<br />

la sostenibilità, la condivisione, la cura e la salute del<br />

corpo, la qualità del tempo e dello spazio, il valore del quotidiano.<br />

Il gusto, la sensibilità, la qualità, il benessere, verranno ripensati e<br />

ridefiniti nei prossimi anni sulla base di questi nuovi paradigmi che<br />

renderanno obsolete le logiche che fino ad oggi hanno imperato nel<br />

mondo dell’impresa e della Pubblica Amministrazione, superando<br />

definitivamente l’opposizione locale/globale e privato/pubblico.


La qualità di vita degli spazi pubblici si affiancherà a quella degli<br />

spazi privati, e la domesticità si ispirerà alla vita urbana, e non più<br />

solo il contrario, come fino ad oggi in Italia è sempre avvenuto.<br />

Il nuovo rapporto tra velocità, accessibilità e qualità vedrà<br />

l’affermazione dei prodotti come occasioni quotidiane di vita,<br />

di prodotti e servizi che combinano commodity e gratificazione<br />

sensoriale, del low cost e della profondità e intensità dell’esperienza,<br />

della personalizzazione e condivisione del valore, di etica sostenibile<br />

ed estetica distintiva, di valori locali e comportamenti globali<br />

seguendo il filo dell’unicità che diviene universale, di nuovi orizzonti<br />

che rispondono all’esigenza di esaudire nello stesso tempo diversi<br />

bisogni e desideri.<br />

Sono questi i paradigmi per la costruzione di un nuovo scenario<br />

dal quale tutte le imprese e le istituzioni non potranno prescindere<br />

nei prossimi anni. La sfida sarà per la sopravvivenza: non si tratterà<br />

di essere più innovativi o avanzati degli altri, ma di esserci o non<br />

esserci. Saranno questi – tra l’altro - i bastioni del nuovo modello di<br />

business che il Made in Italy dell’eccellenza dovrà e potrà proporre<br />

con successo, fondato sull’alta intensità dell’esperienza e del gusto e<br />

non più semplicemente sull’alta gamma e sul lusso.<br />

Per confrontarsi con soggetti/consumatori sempre più in grado di<br />

saltare da una esperienza all’altra, in una dimensione di economia<br />

ibrida e di esperienza alternata, ogni Azienda, ogni Marca definirà<br />

un territorio d’azione preciso e nello stesso tempo dotato di<br />

potenzialità trasversali, per un nuovo mercato che non punterà più<br />

sulla promessa generica di qualità ma sullo standard innovativo e<br />

sull’intensità dell’esperienza e dei processi produttivi e conoscitivi.<br />

Gli standard innovativi per il Made in Italy saranno Verità e Bellezza,<br />

che assumeranno un ruolo nuovo dando spazio alla variabile della<br />

vocazione e non più solo delle evocazioni, che vedrà nella Rete<br />

e nei suoi network la sua più acuta possibilità di affermazione.<br />

Parliamo di motivazioni profonde, di talenti che si trasformano<br />

in competenze, di vocazioni quasi religiose da lanciare e da<br />

condividere.<br />

Il futuro punterà sulla unicità del locale e sulla sua potenzialità<br />

universale in termini di consumo, comunicazione e distribuzione.<br />

L’area mediterranea potrà essere tra le prime a essere rigenerata<br />

da questo approccio. In questa dimensione un ruolo decisivo verrà<br />

ricoperto dall’analisi e dalla rigenerazione del concetto di Genius<br />

Loci: il talento del luogo che non è imitabile e quindi rappresenta<br />

un deciso vantaggio competitivo, senza scorciatoie e infingimenti.<br />

Lo scenario complessivo porterà a trasformare la sensibilità estetica<br />

legata al gusto e alla bellezza in una dimensione comunicativa e<br />

commerciale fortemente sostenibile: punto di incontro decisivo<br />

tra variabili estetiche e variabili etiche. Ciò che vale oggi solo per<br />

aziende e imprenditori illuminati, diventerà nei prossimi anni la<br />

chiave universale per individuare i nuovi parametri della qualità,<br />

necessari per rimanere nel mercato in modo credibile.<br />

In questo scenario rigenerato assumeranno una nuova centralità il<br />

concetto che rilancia la concezione anglo-sassone dei beni comuni,<br />

la visione di una esperienza libera e accessibile che convergerà in<br />

una dimensione di economia ibrida in cui la gratuità e il valore<br />

commerciale convivranno.<br />

La semplificazione della vita si libererà definitivamente dall’aura<br />

New Age per incarnare il più grande bisogno emerso in questi ultimi<br />

anni: tornare all’essenza delle cose e al cuore delle esperienze,<br />

senza rinunciare alla qualità autentica e liberandosi da tutte le<br />

complicazioni del consumo e dai suoi inutili eccessi.<br />

È su queste basi che abbiamo contribuito al progetto <strong>Accento</strong><br />

sull’Italia individuando insieme alla Think Tank di <strong>Accenture</strong> 4<br />

paradigmi che per i prossimi 20 anni guideranno il cambiamento<br />

sociale e aziendale: Trust & Sharing, Quick & Deep, Crucial &<br />

Sustainable e Unique & Universal. I valori del futuro per lavorare<br />

sul management del presente.<br />

Francesco Morace<br />

Direttore Scientifico di <strong>Accento</strong> sull’Italia


Vietato stare nel mezzo<br />

<strong>Accenture</strong> è una società di consulenza che vive di idee e su<br />

di esse cresce e si evolve. <strong>Accento</strong> sull’Italia conferma questa<br />

volontà e convinzione: rappresenta un cammino di conoscenza<br />

e di condivisione volto a individuare le leve di innovazione e<br />

cambiamento che i diversi settori e relativi CEO italiani dovranno<br />

interpretare nel prossimo futuro in un contesto profondamente<br />

cambiato, e che “l’occhio del ciclone” contribuirà a cambiare<br />

ulteriormente.<br />

In questo progetto di ricerca abbiamo sentito il forte bisogno di<br />

una guida che porti a focalizzarsi su una visione sistemica del<br />

tessuto imprenditoriale italiano che presenta forti difficoltà ma<br />

al tempo stesso importanti eccellenze. La condivisione appunto,<br />

sull’immediato futuro rappresenta per noi il primo passo per aiutare<br />

le imprese italiane a indirizzare le proprie decisioni in un sistema<br />

economico rinnovato, dinamico e sempre più globale. L’obiettivo è<br />

ambizioso, ma fortemente voluto da tutte le imprese che abbiamo<br />

incontrato lungo il cammino: pensare ad una nuova modalità di<br />

“pianificare il futuro”. Il nostro intento non è, infatti, quello di<br />

“prevedere” ma di fornire strumenti per analizzare e interpretare i<br />

cambiamenti in un contesto caratterizzato da una sempre crescente<br />

incertezza. Gli eventi inaspettati, “i cigni neri” 1 lo dimostrano,<br />

possono cancellare delle certezze consolidate nel tempo. Crediamo<br />

che per capire il mutamento occorra partire dal cambiamento stesso.<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia non vuole dunque prevedere ma interpretare<br />

alcuni paradigmi di cambiamento già in atto, focalizzandoli e<br />

analizzandoli per preparare il management delle principali aziende<br />

ad anticiparne, ove possibile, gli effetti nei diversi settori.<br />

Analizzando i comportamenti dei consumatori ci si rende conto che<br />

importanti cambiamenti sono già in atto: il concetto di mercato di<br />

massa non regge più, si sta disintegrando in piccoli nuovi segmenti<br />

dinamici che devono essere indirizzati attraverso nuovi modelli di<br />

offerta e di servizio. Questa ‘dinamicità’ viene ulteriormente spinta<br />

dall’evoluzione tecnologica che oramai consente ‘produzione’ e<br />

‘servizi’ in piccole quantità ma economicamente efficaci, in grado di<br />

raggiungere chiunque, ovunque e in qualsiasi momento. In questo<br />

contesto emergono nuovi comportamenti (il consumatore “che<br />

prova sempre”, windows shopper, il consumatore che dipende dalle


esperienze degli altri, social crowler, ecc), emergono nuovi gruppi<br />

di acquisto, nuovi ‘segmenti’ composti da consumatori sempre più<br />

selettivi, attenti, informati e soprattutto con aspettative sempre<br />

più elevate. Gli approcci alla segmentazione fino a oggi applicati<br />

stanno diventando inutili e i costi che le aziende sostengono per<br />

adeguare i propri modelli organizzativi secondo i vecchi criteri di<br />

segmentazione sono sprechi da evitare.<br />

La capacità di interpretare e anticipare questi comportamenti e<br />

modelli porterà a concreti vantaggi competitivi e l’uscita dal tunnel<br />

creato da questa crisi accelererà un trend che ci troverà di fronte a<br />

una società rinnovata e a nuovi modelli di consumo.<br />

Dal lato delle imprese, l’attuale contesto di mercato comporta<br />

un momento di riflessione e, in alcuni casi, di confusione. La<br />

posta in gioco per molti player è rappresentata dal “trade off”<br />

tra ritrovare una migliore posizione di efficienza nel fare bene i<br />

basic e ricercare importanti innovazioni nei modelli di business<br />

e operativi. È sicuramente un momento di scelte importanti e<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia, attraverso la sua analisi dei 4 paradigmi di<br />

cambiamento traccia alcune linee evolutive per molti settori. Un<br />

tratto comune è rappresentato dalla continua “polarizzazione”<br />

dei modelli di business: da un lato la crescita del “low cost/free”<br />

dall’altro la diffusione di offerte “premium” in cui si intrecciano<br />

nuove strategie di pricing.<br />

Diventa quindi vietato stare nel mezzo. Potrà divenire premiante<br />

l’ulteriore specializzazione dei modelli, specie se abbinata alle<br />

rinnovate capacità di ascoltare i consumatori anticipando gli effetti<br />

dei nuovi comportamenti.<br />

Il passaggio graduale, per molti settori, dagli anni ’80 – focus sul<br />

prodotto – agli anni '90 - focus sulla scala – ai primi del 2000 –<br />

focus sulla differenziazione ed estensione del business – subisce<br />

ora una forte accelerazione verso l’era dell’ascolto e l’economia<br />

della partecipazione. Ci siamo già, i 4 paradigmi già la interpretano<br />

e la spiegano; l’accelerazione sarà tale, come accade spesso<br />

dopo periodi più o meno lunghi di incubazione, che nei prossimi<br />

3-4 anni assisteremo a profondi cambiamenti nei processi di<br />

generazione di valore.<br />

Ad esempio nel settore energetico, la sfida principale sarà quella<br />

di trasformare il ruolo dell’energia stessa, che potrà diventare<br />

finalmente un prodotto fruibile come la passata di pomodoro fatta<br />

in casa (“energia come pomodoro”): sano (energia “rinnovabile”),<br />

conservabile (energy storage), da consumare a piacimento<br />

oppure da regalare o vendere al vicino (prodo-consumatori e<br />

decentramento energetico). Nell’industria Farmaceutica si assisterà<br />

a una rapida evoluzione dei modelli di gestione dell’innovazione:<br />

da approcci di “research and development” ad approcci di “search<br />

and development”, ovvero modelli di ricerca che fanno leva sulla<br />

condivisione tra operatori del settore di asset e risorse nella ricerca<br />

di base, favorendo la creazione di nuovi mercati per lo scouting e la<br />

selezione delle molecole del futuro.<br />

Come vincere la sfida competitiva? La chiave per diventare un leader<br />

aziendale di oggi e soprattutto di domani consiste nell’assumersi<br />

la responsabilità delle esternalità, ovvero sviluppare la capacità di<br />

cogliere, gestire e rispondere a tutti quei segnali che provengono<br />

dall’esterno e che determinano il posizionamento dell’organizzazione<br />

rispetto al proprio ecosistema competitivo. Sempre di più le aziende<br />

dovranno dotarsi di modelli di gestione delle esternalità.<br />

Ad esempio, occorrerà dare più fiducia al cliente, attraverso un pieno<br />

coinvolgimento nei processi “core” aziendali come lo sviluppo dei<br />

nuovi prodotti e la gestione dei canali di vendita. Inoltre, le richieste<br />

e gli indirizzi che provegono dalla “periferia” dell’organizzazione<br />

diverranno sempre più importanti per attivare quei sensori in grado<br />

di intuire i trend e i cambiamenti in atto nel mercato. Le imprese<br />

dovranno dunque internalizzare le esternalità, non come nuovo<br />

obbligo per soddisfare le richieste di tutti gli stakeholder, ma come<br />

opportunità per anticipare il cambiamento e definire un vantaggio<br />

competitivo sostenibile.<br />

Da queste riflessioni nasce l’opportunità e l’esigenza per le aziende<br />

di comprendere il proprio posizionamento rispetto ai paradigmi del<br />

cambiamento. <strong>Accenture</strong> Management Consulting ha sviluppato<br />

una metodologia di analisi per supportare le imprese a comprendere<br />

1 Taleb Nassim N., Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita, 2008


il livello di allineamento della propria organizzazione rispetto ai<br />

nuovi paradigmi che vuole condividere con tutti i lettori di questa<br />

prima edizione di <strong>Accento</strong> sull’Italia. Il primo grado è rappresentato<br />

dalla percezione, ovvero l’apertura e la spinta del top management<br />

al cambiamento, in secondo luogo viene l’interiorizzazione, se è<br />

già in atto un’evoluzione del modello di business, ed in fine vi è la<br />

valorizzazione, riscontrabile attraverso una chiara identificazione<br />

tra value proposition aziendale e paradigma. In altri termini il<br />

paradigma è valorizzato se è all’origine e si riflette nel modello<br />

di offerta e di servizio con cui l’azienda crea valore per tutti gli<br />

stakeholder.<br />

Ovviamente ogni paradigma avrà un impatto diverso per ciascuna<br />

azienda anche in base al settore in cui opera. L’essenziale non<br />

è valorizzare tutti i paradigmi, ma definire un posizionamento<br />

distintivo in grado di rispondere ai cambiamenti dirompenti di<br />

questa fase storica avendo bene in mente l’imperativo di tutte le<br />

aziende di successo: “Vietato stare nel mezzo!”.<br />

Buon viaggio in questo percorso di visioning e buon ‘<strong>Accento</strong>’ sulla<br />

vostra impresa.<br />

Mauro Macchi<br />

Responsabile <strong>Accenture</strong> Management Consulting<br />

Promotore del programma <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong>


Premessa<br />

10 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Premessa


1.1 Pensare, vivere, interagire:<br />

nuovi italiani crescono<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia è la risposta di <strong>Accenture</strong><br />

in un momento di profondi cambiamenti<br />

socio-economici e culturali. La crisi<br />

internazionale, la spinta verso l’innovazione,<br />

il lento declino delle potenze economiche<br />

tradizionali e la corsa senza soste dei Paesi<br />

emergenti sono fattori che riempiono i<br />

dibattiti della business community, ma<br />

spesso non trovano il giusto spazio nel<br />

disegno concreto delle strategie aziendali.<br />

Si tratta, altresì, di elementi determinanti<br />

poichè all’origine di nuove modalità di<br />

generazione del valore e di nuovi modelli di<br />

business e operativi.<br />

Quella che stiamo vivendo non è una crisi,<br />

siamo piuttosto nel mezzo di un passaggio<br />

paradigmatico, di una totale revisione degli<br />

orizzonti all’interno dei quali ci muoviamo.<br />

Se fosse una semplice crisi potremmo<br />

immaginare di uscirne senza problemi,<br />

parlando di cambiamento paradigmatico è<br />

invece chiaro che niente sarà più lo stesso.<br />

Il presente volume intende racchiudere un<br />

lungo percorso di visioning, un esercizio<br />

di lettura del futuro, volto a esplorare le<br />

priorità e le tendenze che influenzeranno<br />

il Sistema Paese nei prossimi tre anni. Un<br />

lavoro non certo facile perché spesso ci si<br />

muove utilizzando strumenti analitici legati<br />

all’analisi del futuro, ma che poi sono difficili<br />

da calare nella realtà quotidiana delle<br />

aziende e di chi prende decisioni ogni giorno.<br />

L’obiettivo è ambizioso, ma fortemente<br />

voluto da tutte le imprese che abbiamo<br />

incontrato lungo il cammino: pensare a una<br />

nuova modalità di “pianificare il futuro”.<br />

Il punto di partenza è che, in un contesto<br />

così sfidante e mutevole, non bastino più<br />

le metodologie “classiche” di pianificazione<br />

industriale, quali ad esempio l’analisi delle<br />

dinamiche di crescita e competitive, per<br />

capire e interpretare le evoluzioni del nostro<br />

sistema economico. Occorre integrare<br />

queste logiche con un attento studio<br />

della componente sociologica che guida il<br />

cambiamento. In altri termini, per capire il<br />

mutamento occorre partire dal cambiamento<br />

stesso: analizzare le dinamiche evolutive<br />

che caratterizzano i comportamenti degli<br />

individui e della comunità per prevedere le<br />

migliori risposte da parte del mondo delle<br />

imprese con l’obiettivo di identificare le<br />

innovazioni gestionali, tecnologiche e i<br />

modelli organizzativi in grado di migliorare<br />

il posizionamento delle aziende italiane nel<br />

mercato globale.<br />

Dal lavoro condiviso in questi mesi, è<br />

risultato chiaro che non è un’epoca di grandi<br />

cambiamenti che stiamo attraversando, ma<br />

un vero cambiamento di epoca.<br />

Non è un’epoca di grandi<br />

cambiamenti ma un vero<br />

e proprio cambiamento<br />

d’epoca<br />

Premessa • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 11


Sta mutando il Paese, i suoi abitanti,<br />

evolvono le leggi, le dimensioni culturali,<br />

il vivere quotidiano: l’Italia di domani<br />

sarà influenzata da nuovi paradigmi del<br />

cambiamento. Paradigmi innovativi che<br />

modificheranno il nostro modo di consumare,<br />

pensare, vivere e interagire, richiedendo una<br />

significativa evoluzione del modo di fare<br />

business da parte delle imprese.<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia è dunque la risposta di<br />

<strong>Accenture</strong> al terremoto in atto: la visione<br />

di un futuro. Questo aspetto è importante<br />

anche per <strong>Accenture</strong> stessa: la nostra<br />

identità aziendale è radicata nelle persone<br />

che lavorano insieme ai clienti per generare<br />

idee. Per mantenere un ciclo virtuoso capace<br />

di produrre innovazione siamo stati pionieri<br />

di grandi riflessioni economiche: la nostra<br />

ricerca sulle aziende ad alte performance<br />

(cfr. “High Performance Business Research”),<br />

ad esempio, ha rappresentato un punto di<br />

riferimento per interpretare le determinanti<br />

e i tratti somatici delle imprese eccellenti nei<br />

diversi settori.<br />

In questa fase di mercato riteniamo<br />

opportuno ri-definire un nostro punto di vista<br />

sulle priorità delle diverse industry italiane<br />

per i prossimi anni ponendo particolare enfasi<br />

sulle peculiarità del nostro Paese.<br />

12 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Premessa<br />

1.2 Il Paese dei paradossi<br />

Pizza, spaghetti a mandolino. Sappiamo di non<br />

essere cosi: ma chi ha provato a combattere<br />

contro la percezione che il nostro Paese genera<br />

a livello internazionale? Inutile nascondere<br />

che l’Italia sia il regno di paradossi, delle<br />

contraddizioni e allo stesso tempo delle<br />

incongruenze. Ma proprio per questo il nostro<br />

Paese è ancora più interessante sotto il profilo<br />

della ricerca e dello studio. Perché, forse è<br />

incredibile dirlo, quelle che a livello mondiale<br />

sono delle debolezze, dei colpi all’immagine<br />

nazionale, a livello locale rappresentano punti<br />

di forza invidiati.<br />

A cominciare dall’industria alimentare, non si<br />

può ignorare che il nostro Paese ha una lista<br />

di prodotti Dop e Igp più lunga di qualunque<br />

altro stato europeo. Superiore addirittura del<br />

25% a quella della Spagna, indicata da molti<br />

come realtà nascente – se non esplosiva –<br />

della cultura alimentare mondiale.<br />

Certo non possiamo negare che questa<br />

dicotomia crescente rappresenti una serie<br />

di criticità, ma per lo stesso motivo non<br />

dobbiamo ignorare gli spunti positivi. Perché<br />

se è vero che siamo tra le ultime nazioni in<br />

termini di competitività (al 48° posto nel<br />

Growth Competitiveness Index 2009) 2 è<br />

altrettanto vero che vantiamo un’enorme<br />

eccellenza diffusa: l’Italia è leader mondiale<br />

nella realizzazione di oltre 300 prodotti.<br />

Lo scenario non cambia nell’annoso dilemma<br />

che riguarda la fuga dei cervelli: non abbiamo<br />

neppure un’università nelle prime 100, ma<br />

siamo lo stesso una terra di talenti. Ogni<br />

anno in Italia per ogni 1000 ricercatori si<br />

realizzano circa 780 pubblicazioni 3 , mentre in<br />

tutta l'Europa il rapporto si ferma a 500.<br />

Nel mondo girano le immagini delle città,<br />

prima Napoli, poi Palermo, sommerse dai<br />

rifiuti. Le statistiche ufficiali parlano di<br />

17 milioni di persone che vivono ancora<br />

in zone non servite da depuratori, eppure<br />

nonostante queste enormi difficoltà l’Italia<br />

resta una delle nazioni con la qualità della<br />

vita maggiormente invidiata, dove tanti<br />

vorrebbero vivere e dove moltissimi scelgono<br />

di passare le loro vacanze.<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia intende quindi contribuire<br />

a far emergere il lato vincente del nostro<br />

Paese, ben consci delle sfide e degli ostacoli,<br />

ma anche delle potenzialità inespresse che<br />

l’Italia può ancora esprimere.<br />

1.3 Il Percorso di visioning<br />

La sfida ha richiesto la costituzione di<br />

un gruppo di lavoro misto, composto da<br />

consulenti e da autorevoli esperti del<br />

mondo imprenditoriale e accademico, e la<br />

definizione di modalità di lavoro innovative.


In altri termini, è stato avviato un percorso<br />

di visioning a diversi livelli: dall’analisi delle<br />

dinamiche di cambiamento, allo studio delle<br />

nuove catene del valore, fino alla definizione<br />

delle priorità per il Top Management delle<br />

principali aziende italiane.<br />

L’obiettivo era quindi quello di individuare<br />

da un lato le dinamiche di cambiamento<br />

dei consumi, dall’altro quelle delle<br />

industry italiane all’interno del contesto<br />

internazionale con lo scopo di interpretare e<br />

dominare i paradigmi del cambiamento.<br />

Studiare il presente. Predire il futuro. Con<br />

un percorso di visioning che sia interattivo<br />

e allo stesso tempo iterativo. Che preveda<br />

la collaborazione di tutti e che allo stesso<br />

tempo sia in costante evoluzione. Con un<br />

solo punto fermo: la certezza che i paradigmi<br />

del cambiamento trasformano i modelli<br />

di business così come questi influenzano<br />

i paradigmi stessi. Una modalità di lavoro<br />

caratterizzata da un confronto costante<br />

con più di 150 manager, ovvero con coloro<br />

che ogni giorno stanno sperimentando<br />

il cambiamento attraverso una modalità<br />

innovativa. <strong>Accento</strong> sull’Italia, infatti,<br />

ha lanciato il primo Delphi Study 2.0: un<br />

metodo di indagine basato sul confronto<br />

progressivo di opinioni volto a far convergere<br />

l'opinione più completa e condivisa in<br />

un'unica "espressione”, il tutto gestito<br />

interamente su canale virtuale. Infatti,<br />

tutti gli opinion leader intervistati in questi<br />

mesi di lavoro hanno potuto confrontarsi<br />

sui cambiamenti e sui nuovi modelli di<br />

business dei loro settori all’interno del forum<br />

www.ideatre60.it guidati da moderatori<br />

che favorivano la convergenza secondo la<br />

metodologia Delphi sui diversi temi chiave.<br />

Il percorso di visioning adottato ha<br />

cercato quindi di comprendere, descrivere<br />

e contestualizzare le rivoluzioni in atto<br />

nella realtà italiana utilizzando non solo<br />

gli strumenti tradizionali (PIL, tasso di<br />

disoccupazione, …) ma anche leggendo<br />

insieme ai Top manager intervistati i<br />

cambiamenti sociali e i mutamenti che<br />

riguardano con crescente fermento il lato<br />

dell’offerta e quello della domanda.<br />

L’evasione fiscale a 130 miliardi di euro 4<br />

(pari a oltre l’8% del PIL) è sicuramente un<br />

dato cruciale per l’economia nostrana, ma<br />

è altrettanto importante non sottovalutare<br />

il fatto che già oggi il 10% del nostro<br />

prodotto interno lordo dipende dal lavoro<br />

degli immigrati 5 , così come è prevedibile che<br />

entro il 2013 un chilowattora su tre sarà<br />

prodotto da fonti energetiche rinnovabili. Per<br />

capire i trend – e quindi i nuovi paradigmi<br />

– non possiamo neppure ignorare che oggi<br />

svolgiamo in un giorno il 25% di attività<br />

in più rispetto a 20 anni fa e che, con ogni<br />

probabilità nel giro di pochi anni, il tempo<br />

Quali saranno le nuove<br />

modalità di generazione<br />

del valore? Quali saranno<br />

le priorità emergenti?<br />

2 Fonte: World Economic Forum, 2009<br />

3 Fonte: Università degli studi di Perugia, 2007<br />

4 Fonte: Centro Studi di Confindustria, 2009<br />

5 Fonte: Unioncamere, 2009<br />

Premessa • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 13


Capire il paradigma per<br />

entrare nella struttura<br />

stessa del cambiamento<br />

14 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Premessa<br />

medio dedicato agli spostamenti quotidiani<br />

aumenterà del 20%. Cosa significherà tutto<br />

questo? Condividere e fornire informazioni,<br />

avere meno tempo: <strong>Accento</strong> sull’Italia crede<br />

che questi dati rappresentino una fonte<br />

di riflessione di eguale livello rispetto ai<br />

tradizionali indicatori economici.<br />

Abbiamo quindi cercato di osservare questi<br />

fenomeni cross mediali per capire i nuovi<br />

trend e immaginare come impatteranno il<br />

lato dell’offerta e quello della domanda.<br />

Arriveremo alla fine del nostro viaggio con<br />

la definizione di nuovi paradigmi: quelli che<br />

segnano cambiamenti strutturali con dei<br />

cicli superiori anche ai 5 anni e causano<br />

forti discontinuità nel modo di fare business.<br />

Insomma capire il paradigma è l’unico modo<br />

che abbiamo per entrare nella struttura<br />

stessa del cambiamento.<br />

1.4 La forza del paradigma<br />

Per comprendere come si afferma un<br />

paradigma bisogna pensare a un processo<br />

lento che inizia con segnali deboli, appena<br />

percettibili, che magari si manifestano come<br />

dei piccoli cambiamenti nel modo di vivere e<br />

consumare (ma anche nella competizione tra<br />

aziende) per poi affermarsi progressivamente.<br />

La svolta arriva con l’aumento dell’intensità<br />

dei segnali fino a quando essi si trasformano<br />

in rumore assordante: quello del paradigma<br />

che cambia. In questo l’effetto è amplificato<br />

dalla crisi che è stata un ciclone non solo dal<br />

punto di vista economico e finanziario, ma<br />

anche in chiave sociale per quel che riguarda<br />

le regole del convivere civile.<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia crede che la capacità delle<br />

aziende - e soprattutto dei Top manager - di<br />

capire e interpretare i piccoli segnali che<br />

anticipano una svolta epocale rappresenti il<br />

fattore chiave per generare valore nel tempo.<br />

Un’abilità che la crisi ha spinto anche oltre<br />

perché riuscire ad analizzare quello che<br />

succede nell’occhio del ciclone, vuole dire<br />

definire i nuovi paradigmi del cambiamento<br />

con vantaggi competitivi straordinari rispetto<br />

a chi non riesce a interpretare la situazione.<br />

Cavalcare in anticipo i nuovi paradigmi<br />

si trasforma pertanto in un vantaggio<br />

competitivo irrinunciabile perché nel<br />

tempo si affermeranno come prerequisiti<br />

indispensabili della vita quotidiana e nel<br />

modo di fare business.<br />

Un semplice ma esplicativo esempio nel<br />

rendere l’idea della forza del paradigma<br />

è rappresentato dal fenomeno della<br />

connessione e condivisione di esperienze e<br />

informazioni. Internet, infatti, è nato negli<br />

anni ’60 in America e rispondeva a una<br />

chiara esigenza di sicurezza nazionale: gli<br />

Stati Uniti avevano bisogno di un modo<br />

per poter comunicare tra le diverse basi


militari senza avere un nodo centrale, in<br />

mancanza del quale si sarebbe compromesso<br />

il funzionamento dell’intera rete.<br />

Al termine della Guerra Fredda, internet<br />

viene esteso anche a istituzioni civili<br />

(prevalentemente università) per il<br />

trasferimento di file tra computer.<br />

Negli anni ’80, favorita dal boom delle<br />

telecomunicazioni e dall’aumento della<br />

mobilità delle persone, la rete viene allargata<br />

anche ai privati che, grazie al sistema di<br />

posta elettronica, possono comunicare in<br />

tempi brevissimi e iniziano a scambiarsi<br />

ovunque e a costi contenuti informazioni e<br />

filmati alimentando sempre più il desiderio<br />

di condividere con altri le proprie esperienze<br />

e opinioni. La consacrazione definitiva<br />

dell’economia della condivisione avviene<br />

nel 1994, quando alle società commerciali<br />

è permesso connettersi al web. Da quel<br />

momento le aziende hanno iniziato a<br />

esplorare e cavalcare con successo la<br />

possibilità di essere sempre connessi con i<br />

clienti attuali e potenziali. Uno dei precursori<br />

è stato Amazon che, con il suo nuovo<br />

modello di business, si è dimostrato un caso<br />

di eccellenza tuttora leader in espansione<br />

nel mercato delle vendite online. Chi, invece,<br />

all’inizio di questa rivoluzione comunicativa,<br />

ha dato poco peso alle potenzialità del<br />

fenomeno della connessione e condivisione<br />

non è riuscito a intuire le esigenze del<br />

cliente di domani.<br />

Ecco perché ascoltare con attenzione anche<br />

i segnali deboli di cambiamento, capire in<br />

quale direzione si muovono, è sempre più<br />

importante.<br />

Premessa • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 15


Le dimensioni abilitanti<br />

16 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti


L’evoluzione socio-normativa, la<br />

Multipolarizzazione e l’innovazione<br />

tecnologica: sono queste le tre dimensioni<br />

da prendere in considerazione per capire<br />

il cambiamento in atto e che di fatto<br />

abilitano i nuovi paradigmi, pur venendo<br />

contestualmente condizionate dai paradigmi<br />

stessi.<br />

Per trovare risposte concrete bisogna<br />

quindi prima capire in profondità quali<br />

sono le principali direttrici dell’evoluzione<br />

socio-normativa che si stanno affermando<br />

nel Sistema Italia. Non tutte, tuttavia,<br />

influenzeranno allo stesso modo i processi<br />

di domanda e offerta e le modalità di<br />

competizione nei mercati di domani.<br />

L’obiettivo di <strong>Accento</strong> sull’Italia, quindi, non<br />

è quello di analizzare tutti i cambiamenti<br />

in atto in tale ambito, ma di individuare<br />

quali sono gli aspetti che maggiormente<br />

colpiranno le modalità di creazione di valore<br />

nei diversi settori.<br />

Un percorso analogo tocca anche il<br />

fenomeno della Multipolarizzazione. Dalla<br />

caduta del muro di Berlino, il mondo ha<br />

smesso di essere un ecosistema bipolare<br />

diviso in due blocchi con l’effetto immediato<br />

di un’accelerata costante verso una<br />

dimensione sempre più globale e distribuita<br />

su diversi centri di potere politico ed<br />

economico.<br />

Cosa significa per l’Italia competere in un<br />

mondo multipolare?<br />

Come si muove il nostro Paese in una realtà<br />

mondiale sempre più caratterizzata da una<br />

forte interdipendenza tra i mercati e da<br />

una distribuzione del potere economico che<br />

coinvolge un numero crescente di attori?<br />

E infine l’innovazione tecnologica, intesa<br />

non come mero sviluppo delle infrastrutture<br />

digitali e dei software, ma del modo in cui<br />

gli italiani interagiscono con la tecnologia<br />

e di come queste attitudini cambieranno<br />

in maniera definitiva le regole del gioco<br />

e probabilmente comporteranno un<br />

ripensamento a 360° dei tradizionali modelli<br />

di business.<br />

È naturale pensare che i cambiamenti<br />

socio-normativi, la Multipolarizzazione<br />

e l’evoluzione tecnologica rappresentino<br />

elementi che hanno già cambiato e<br />

modificheranno grandemente il nostro modo<br />

di vivere; la svolta è pensare in che modo<br />

tali dimensioni abiliteranno un nuovo futuro<br />

italiano e, a loro volta, saranno accelerate<br />

dai paradigmi del cambiamento individuati<br />

da <strong>Accento</strong> sull’Italia.<br />

Evoluzione<br />

socio-normativa,<br />

Multipolarizzazione e<br />

innovazione tecnologica:<br />

le dimensioni che<br />

abilitano la nuova Italia<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 17


2.1 L’evoluzione socionormativa:<br />

la nuova Italia<br />

Figura 1. Evoluzione socio-normativa: quali impatti sul business?<br />

…più informata e attenta<br />

Le informazioni sui prodotti<br />

sono essenziali e complete?<br />

Esiste un reale ascolto e<br />

dialogo con il cliente?<br />

… più “single” e meno<br />

“tradizionale”<br />

Qual è il livello di<br />

personalizzazione nello<br />

sviluppo dei prodotti?<br />

I prodotti/servizi evocano il<br />

concetto di identità?<br />

… più rispettosa verso<br />

comunità e ambiente<br />

L'etica viene valorizzata<br />

come esternalità positiva?<br />

La sostenibilità a 360°<br />

(economica, ambientale e<br />

sociale) è una priorità nello<br />

sviluppo del business?<br />

18 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

L'Italia di domani...<br />

…più mobile e frenetica<br />

Il processo d’acquisto è<br />

efficace e immediato?<br />

Quanti e quali canali di<br />

contatto è necessario avere<br />

con il cliente?<br />

…più anziana e multietnica<br />

L’azienda trasmette valori di<br />

autenticità e rispetto delle<br />

tradizioni?<br />

… più trasparente e<br />

attenta ai consumatori<br />

Esiste una distanza tra<br />

brand promise e il reale<br />

percepito dal cliente?<br />

L‘azienda viene percepita<br />

un'open organization?<br />

2.1.1 Più informata e attenta<br />

Fibra ottica e banda larga. La penetrazione<br />

di internet e della rete ha cambiato<br />

radicalmente il comportamento dei<br />

consumatori italiani. All’improvviso la<br />

disponibilità di informazioni è esplosa: se<br />

100 anni fa occorrevano giorni per avere<br />

una notizia e solo 10 anni fa si doveva fare<br />

affidamento esclusivamente ai quotidiani<br />

del giorno, oggi siamo esposti per quasi<br />

14 ore verso il mondo dei media. Una<br />

rivoluzione che forse si è osato immaginare<br />

solo nei racconti di fantascienza, senza però<br />

prevedere che questa oggi si declina anche<br />

attraverso un potere sempre crescente dei<br />

consumatori che, più consapevoli, riescono ad<br />

abbattere – almeno parzialmente - quel muro<br />

di asimmetrie informative che sempre aveva<br />

diviso domanda e offerta. Allo stesso tempo<br />

questa consapevolezza si è trasformata<br />

anche in una maggior attenzione verso cosa<br />

si compra e come lo si fa. Con un impatto<br />

notevole sui nuovi modelli di business.<br />

Il sito eBay, in Italia dal 2001, è stato<br />

tra i primi a spingere in questa direzione<br />

permettendo a tutti di acquistare e<br />

vendere qualunque cosa senza bisogno<br />

dell’intermediazione di terzi: i beni sono<br />

semplicemente messi all’asta. Un primo<br />

passo che successivamente ha portato alla<br />

nascita dei gruppi d’acquisto dove i singoli


si mettono d’accordo per ottenere i prezzi<br />

migliori sul mercato. Uno degli esempi di<br />

maggior successo è quello di ShoppyGroup<br />

che offre ai propri clienti un modo<br />

innovativo per unirsi e chiedere il miglior<br />

prezzo per prodotti e servizi: una sorta<br />

di acquisto all’ingrosso con un trend che<br />

mostra forti segnali di crescita anche sulla<br />

spinta della crisi economica.<br />

È rilevante sottolineare come il potere dei<br />

consumatori continui ad aumentare anche<br />

– e soprattutto – grazie al libero accesso a<br />

qualsiasi tipo di notizia per trovare prodotti<br />

di ogni genere alle migliori condizioni. Una<br />

tendenza iniziata con lo scambio di opinioni<br />

e informazioni attraverso i blog, ma che<br />

adesso viene sfruttata anche dai grandi<br />

operatori. Su tutti spicca il caso di Google<br />

Real Estate: grazie a Google Maps gli utenti<br />

hanno un accesso pratico e immediato a<br />

tutte le inserzioni di vendita o locazione di<br />

immobili. Non solo, vedono in tempo reale<br />

su una mappa dettagliata dove si trova lo<br />

stabile oggetto dell’offerta evitando di dover<br />

studiare stradari e cartine per scoprire la<br />

zona della città.<br />

Gli impatti di queste novità sul business<br />

saranno molteplici. Pare evidente che<br />

il crollo delle asimmetrie informative<br />

spinga verso la nascita di nuovi modelli<br />

fondati sulla raccolta, l’organizzazione e la<br />

distribuzione di informazioni e conoscenza.<br />

Potrebbero così nascere figure nuove come<br />

quelle degli “infomediari”, professionisti<br />

capaci di selezionare, organizzare e fornire<br />

gli elementi informativi più significativi<br />

per singoli gruppi di utenti o per specifici<br />

individui che richiedono un servizio puntuale<br />

adatto alle proprie esigenze. Nuove società<br />

hanno cavalcato questo cambiamento<br />

come SoS Tariffe, fondata da 4 ragazzi<br />

20enni con lo scopo di offrire un servizio<br />

di comparazione dei prezzi imparziale e<br />

indipendente.<br />

In questo contesto la vera sfida di domani<br />

per le aziende sarà soprattutto quella di<br />

comprendere come funzionano i meccanismi<br />

di scambio di informazioni tra i clienti: per<br />

guadagnarsi la fiducia dei consumatori,<br />

tenendo presente che la lealtà diventerà un<br />

elemento chiave per il successo. Le imprese<br />

pertanto dovranno saper competere in modo<br />

trasparente, con l’identico obiettivo di essere<br />

raggiunte facilmente e diventare la prima<br />

scelta assoluta dei potenziali acquirenti.<br />

2.1.2 In moto perpetuo<br />

Il lavoro sotto casa. Il posto fisso per 35<br />

anni alla stessa scrivania con lo stesso<br />

numero di telefono. Tutti i giorni, fino alla<br />

pensione. Il negozio di quartiere: il droghiere<br />

e la merceria. La spesa al mercato: il banco<br />

I consumatori abbattono<br />

il muro di asimmetrie tra<br />

domanda e offerta<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 19


della frutta e il calzolaio. Sono immagini<br />

del passato. Di un’Italia che non c’è più o<br />

che lentamente sta sparendo, destinata<br />

a chiudere i battenti con la scomparsa<br />

dell’ultima generazione di piccoli artigiani<br />

del commercio.<br />

La vita quotidiana alla fine del primo<br />

decennio del terzo millennio sembra solo<br />

una lontana parente di quella a cavallo tra<br />

gli anni '50 e '60 del secolo scorso. Erano<br />

gli anni del boom economico, del miracolo<br />

italiano, un’epoca profondamente diversa<br />

dalla nostra. In quattro anni, dal 2004 al<br />

2008 le persone in mobilità tutti i giorni<br />

– per raggiungere ad esempio il posto di<br />

lavoro – sono salite da 31 a 33 milioni e ci<br />

aspettiamo che possano raggiungere i 37<br />

milioni nei prossimi tre anni 6 . Così come “gli<br />

episodi quotidiani” sono passati da 20 a 25,<br />

un risultato ottenuto calcolando gli intervalli<br />

di tempo nel corso dei quali si vivono<br />

situazioni distinte tra loro in termini di<br />

attività svolte, luoghi frequentati e persone<br />

incontrate 7 .<br />

Una rivoluzione epocale destinata ad avere<br />

un effetto crescente sul mondo degli affari<br />

e sul futuro delle imprese. Per cavalcare il<br />

cambiamento, ma anche per dominarlo e<br />

sfruttarlo, manager e imprenditori dovranno<br />

sviluppare “proposizioni di valore” che<br />

garantiscano l’adattamento dei loro prodotti<br />

20 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

e servizi ai nuovi stili di vita: la ricetta dovrà<br />

necessariamente far leva sulla semplicità e<br />

sulla velocità d’uso garantendo la fruibilità<br />

in ogni momento: 24 ore al giorno, 7 giorni<br />

su 7, e soprattutto ovunque.<br />

Alla luce di queste riflessioni, individuare e<br />

potenziare modalità d’acquisto sempre più<br />

semplici e rapide, basate su informazioni chiare<br />

e certe è la sfida sulla quale tutti i settori di<br />

mercato dovranno focalizzarsi per incontrare al<br />

meglio le esigenze del Cliente di domani.<br />

2.1.3 Più single e meno tradizionale<br />

Uno dei fenomeni più forti che stanno<br />

caratterizzando la società italiana è legato al<br />

cambiamento della famiglia: forse è per noi<br />

più difficile da ammettere, ma ogni giorno<br />

che passa la realtà si allontana sempre di<br />

più dall’immaginario collettivo legato al<br />

concetto di “tradizione”. Diminuiscono le<br />

grandi famiglie numerose, calano le coppie<br />

con figli, aumentano i nuclei aticipi composti<br />

da single, con o senza figli.<br />

Per i sociologi il fenomeno è chiaro: il ruolo<br />

della famiglia tradizionale sta diventando<br />

sempre più debole e contestualmente il<br />

numero di single è in forte aumento. Un<br />

fenomeno confermato ancora una volta dai<br />

freddi – ma indiscutibili - numeri dell’Istat.<br />

Tra il 2002 e il 2007 i nuclei familiari sono<br />

passati da 22 a 24 milioni: contestualmente<br />

le coppie con figli sono scese dal 43%<br />

al 40%, i figli con solo un genitore sono<br />

aumentati dall’8,4% all’8,7% così come<br />

le coppie senza prole cresciute dal 20% al<br />

21%. È innegabile che gli italiani si stiano<br />

trasformando in un popolo di single. Se nel<br />

2002 una famiglia su quattro era composta<br />

da una sola persona tra 5 anni ci si attende<br />

che circa 1 famiglia su 3 sia composta da un<br />

solo componente 8 .<br />

Si tratta di un altro fenomeno che nessuno<br />

può permettersi di trascurare e che, anzi,<br />

deve essere compreso e interpretato,<br />

per affrontare i necessari adeguamenti<br />

dell’offerta da parte delle imprese, sia sul<br />

fronte del prodotto (a cominciare dalla<br />

vendita di confezioni alimentari di porzioni<br />

ridotte), sia su quello del canale di vendita:<br />

dalla “macchinetta”, alle consegne a<br />

domicilio, alle aperture prolungate dei negozi.<br />

Anche per questo motivo rinnovare il<br />

business vuol dire perfino adattare il proprio<br />

stile di comunicazione alle nuove tipologie<br />

familiari. Se fino a oggi l’immagine corrente<br />

era quella della famiglia tradizionale riunita<br />

intorno al tavolo (magari in compagnia<br />

di nonne e nonni), nei prossimi anni sarà<br />

cruciale enfatizzare anche l’identità<br />

individuale, come peraltro stanno iniziando<br />

a fare alcuni grandi marchi. Il messaggio<br />

è chiaro: le famiglie atipiche non vogliono


sentirsi discriminate, ma entrare di diritto,<br />

con un ruolo determinante, nel mondo che<br />

cambia. Anche grazie a loro.<br />

2.1.4 Più anziana e multi-etnica<br />

Stiamo invecchiando. Viviamo più a lungo,<br />

ma non facciamo più figli. È un dato di fatto.<br />

Così come è un dato di fatto che siamo<br />

sempre meno italiani e sempre più multietnici.<br />

Ed è altrettanto vero che gli immigrati<br />

pesano sempre di più sul nostro prodotto<br />

interno lordo.<br />

Nel 1991 il rapporto tra la popolazione in<br />

età non attiva e quella in età attiva era al<br />

46%, nel 2012 sarà al 53%, un indice di<br />

dipendenza difficilmente sostenibile per<br />

qualunque Paese con un Welfare simile<br />

al nostro. Nello stesso arco temporale, gli<br />

immigrati residenti in Italia saliranno da<br />

400 mila (lo 0,7% della popolazione) a 7<br />

milioni, pari al 10% della popolazione. Essi<br />

contribuiscono in maniera rilevante al nostro<br />

sviluppo economico: nel 2009 pesavano<br />

come contributo al PIL per il 9,7% e nel 2012<br />

potrebbero arrivare al 13,3% 9 .<br />

Sono aspetti che vanno tenuti nella giusta<br />

considerazione, soprattutto quando si vuole<br />

capire come eccellere nei mercati di domani.<br />

Come rispondere al progressivo<br />

invecchiamento della nostra popolazione?<br />

Gli impatti sul business saranno positivi<br />

per chi riuscirà a far leva sulla complicità<br />

intergenerazionale, sfruttando la capacità<br />

e la propensione alla spesa degli anziani<br />

per aggredire i segmenti adiacenti. In altri<br />

termini, occorre favorire il trasferimento di<br />

ricchezza tra la generazione dei “boomer”<br />

verso le “Young generation” attraverso ad<br />

esempio strategie di advertising mirate sui<br />

nonni, benestanti e desiderosi di contribuire<br />

al benessere della propria famiglia, per<br />

spingere all’acquisto di prodotti per i nipoti.<br />

Allo stesso modo sta diventando sempre più<br />

attuale la sfida che riguarda gli immigrati:<br />

da un lato il consumo può diventare un<br />

momento di integrazione sociale, dall’altro<br />

può anche servire a rafforzare la propria<br />

identità culturale in un Paese straniero.<br />

Si tratta di un fenomeno che le grandi<br />

compagnie di telecomunicazioni stanno<br />

già cercando di cavalcare. Il primo esempio<br />

riguarda la strategia di comunicazione<br />

pubblicitaria destinata agli immigrati: spot<br />

e cartelloni pubblicitari presentano slogan<br />

in lingua originale e raffigurano testimonial<br />

celebri dei Paesi di riferimento (dal Marocco<br />

alla Romania).<br />

2.1.5 Più rispettosa verso la comunità<br />

e l’ambiente<br />

I fenomeni sociali si accompagnano<br />

a importanti novità normative, che<br />

condizionano il contesto che ci circonda<br />

e contribuiscono in maniera inevitabile a<br />

cambiare le regole competitive nel mercato<br />

italiano. Infatti, i grandi cambiamenti non<br />

possono che avere un forte impatto su<br />

concorrenza, ambiente, sulla tutela delle<br />

fasce più deboli e anche sulla proprietà<br />

intellettuale.<br />

Sul fronte della spinta alla concorrenza le<br />

implicazioni sui futuri modelli di business<br />

sono evidenti: dalla legge annuale per il<br />

mercato e la concorrenza, alla direttiva<br />

europea sui servizi di pagamento in ambito<br />

Sepa. Una prima svolta era già arrivata<br />

con l’applicazione della Mifid e con le<br />

liberalizzazioni volute dall'allora Ministro<br />

Bersani.<br />

Nuove tutele normative per proprietà<br />

intellettuale nell’epoca della totale<br />

condivisione di internet stanno riscuotendo<br />

crescente interesse. Pensiamo a Creative<br />

Commons che ha garantito la possibilità di<br />

preservare il diritto d’autore, consentendo<br />

d’altra parte la concessione in licenza delle<br />

opere di ingegno. Il successo di queste<br />

nuove normative dipende dalla capacità di<br />

coniugare sviluppo e condivisione con tutela<br />

della proprietà intellettuale.<br />

6 Fonte: “Osservatorio su stili e comportamenti di mobilità degli Italiani”,<br />

ISFOR, 2009<br />

7 Fonte: Istat, 2009<br />

8-9 Fonte: Ibidem<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 21


Quando si parla di ambiente, invece, si pensa<br />

agli incentivi per la diffusione di tecnologie<br />

a basso impatto, al piano straordinario per<br />

l’efficienza e il risparmio energetico, ma<br />

soprattutto all’approvazione del pacchetto<br />

energia (fortemente voluto dall’Unione<br />

Europea con la direttiva 20-20-20 per la<br />

riduzione delle emissioni nocive e l’aumento<br />

delle fonti rinnovabili) e al sistema di<br />

scambio di quote di emissioni di CO2<br />

(certificati verdi). A conferma che l’Italia sia<br />

un terreno fertile per lo sviluppo dell’energia<br />

da fonti rinnovabili, è sempre più probabile<br />

un investimento di Google (che già ha speso<br />

40 milioni di dollari in due impianti eolici<br />

negli USA) 10 nel nostro Paese per sfruttare<br />

le potenzialità esistenti, in particolare nel<br />

settore eolico dove l’Italia negli ultimi due<br />

anni ha raddoppiato l’energia prodotta.<br />

Pensiamo invece agli impatti sui<br />

comportamenti sociali che avranno le<br />

recenti iniziative del Ministero delle Pari<br />

Opportunità: difesa delle fasce deboli così<br />

come la carta dei diritti degli anziani, la<br />

normativa sugli asili nido nei posti di lavoro<br />

per aiutare le donne, l’impianto normativo<br />

contro le molestie in ambito professionale e,<br />

non sono meno importanti, le leggi contro le<br />

discriminazioni sessuali e dei disabili.<br />

C’è poi l’annoso tema della fuga dei cervelli<br />

che si riflette anche nella scarsa attrattività<br />

del nostro Paese per chi investe in ricerca<br />

22 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

Figura 2. Dimensione normativa<br />

Maggior tutela della<br />

proprietà intellettuale<br />

- Nuovo Codice della<br />

Proprietà Industriale<br />

- Tutela del Made in Italy<br />

- Evoluzione della tutela del<br />

diritto d'autore sulle reti di<br />

comunicazione elettronica<br />

Maggior trasparenza e tutela del consumatore<br />

- Prezzi chiari dei servizi erogati nei settori Energia, Telecomunicazioni e Trasporto marittimo<br />

- Disciplina sulla trasparenza di operazioni/servizi bancari e finanziari<br />

- Codice del consumo e promozione della class action<br />

- Tracciabilità/rintracciabilità di filiera<br />

- Obbligatorietà della fattura elettronica sopra i 3 mila euro<br />

- …<br />

Maggior tutela delle fasce “deboli”<br />

- Legge delle Pari Opportunità<br />

- Leggi contro discriminazioni per motivi di orienta-<br />

mento sessuale e disabilità e contro le molestie nei<br />

luoghi di lavoro<br />

- Normativa sugli asili nido nei posti di lavoro<br />

- Carta dei diritti degli anziani<br />

e sviluppo. Un fenomeno che lo Stato<br />

sta cercando di combattere attraverso la<br />

stesura di un nuovo codice della proprietà<br />

industriale, con la tutela del marchio<br />

“Made in Italy”, ma anche con l’evoluzione<br />

della difesa del diritto d’autore sulle reti di<br />

comunicazione elettronica: dalla battaglia<br />

degli editori contro Google, allo studio di<br />

Temi caldi<br />

dell'evoluzione<br />

normativa in<br />

Italia<br />

Più spinta alla concorrenza<br />

- Legge annuale per il mercato<br />

e la concorrenza<br />

- Direttiva sui Servizi di<br />

Pagamento in<br />

ambito SEPA<br />

- MIFID<br />

- Legge Bersani/Bersani Bis<br />

Maggior rispetto dell'ambiente<br />

- Incentivazione alla diffusione e utilizzo di tecnologie<br />

a basso impatto ambientale (es. conto energia,<br />

incentivi per acquisto di beni durevoli ecologici, im-<br />

mobili ad alto risparmio energetico, ecc.)<br />

- Approvazione pacchetto clima-energia (direttiva<br />

20-20-20) e nascita sistema di scambio quote di<br />

emissione CO 2<br />

- Piano straordinario per l'efficienza e il risparmio<br />

energetico<br />

alleanze con il colosso dei motori di ricerca.<br />

Non saranno tuttavia norme legate alla<br />

protezione del genio italiano, ma nuovi<br />

incentivi alla ricerca e allo sviluppo, a<br />

realizzare il ciclo virtuoso che riporterà<br />

il nostro Paese a generare intelligenza e<br />

innovazione.


2.1.6 Più trasparente e attenta ai<br />

consumatori<br />

Quanto i mutamenti normativi a cui<br />

assistiamo tutti i giorni influenzeranno<br />

davvero il modo di fare business dei prossimi<br />

anni lo dirà solo il tempo. Molto dipenderà<br />

da come verranno applicate le nuove<br />

direttive e quali modifiche subiranno in corso<br />

d’opera. Non c’è dubbio però che la crescente<br />

attenzione verso i diritti del consumatore,<br />

a cominciare dalla promozione della class<br />

action, stiano già cambiando l’atteggiamento<br />

di molti: potenziali clienti e fornitori di beni<br />

e servizi.<br />

La disciplina del settore bancario, per<br />

esempio, è stata riscritta quasi interamente.<br />

Sono in corso diverse iniziative volte<br />

all’aumento della trasparenza verso i<br />

consumatori quali l’introduzione dell’indice<br />

sintetico di costo dei conti correnti e la<br />

semplificazione della documentazione alla<br />

clientela per facilitare la comparabilità tra<br />

prodotti e servizi della banca da un lato e tra<br />

istituti diversi dall’altro.<br />

A tutela dei consumatori è arrivato anche il<br />

via libera a polizze assicurative pluriennali in<br />

grado di tutelare i clienti contro il rischio di<br />

un aumento del premio legato non alla sua<br />

casistica, quanto al peggioramento dei conti<br />

economici della società.<br />

E ancora: la bolletta oraria, così come il<br />

divieto di proporre offerte con prezzi non<br />

trasparenti, sta rivoluzionando il mondo<br />

dell’energia, delle telecomunicazioni e anche<br />

del trasporto marittimo. Un contributo alla<br />

tutela dei consumatori arriva anche dal<br />

Ministero dello Sviluppo Economico che,<br />

attraverso il suo sito internet, compara<br />

online i prezzi dei carburanti.<br />

Gli interventi normativi sopracitati<br />

costituiscono il punto di partenza per la<br />

sfida che attende i manager nei prossimi<br />

anni, ovvero la capacità di creare l’impresa<br />

“totalmente trasparente”. Tale imperativo,<br />

emerso con forza dalle ceneri della crisi che<br />

ci stiamo faticosamente lasciando alle spalle,<br />

spingerà a porre il principio di trasparenza al<br />

centro del modo di fare impresa. L’impresa<br />

“trasparente” sarà quella in grado di<br />

mantenere le promesse con i propri clienti e<br />

dipendenti, di sviluppare processi produttivi<br />

in grado di favorire rintracciabilità, sicurezza<br />

e qualità dei prodotti/servizi e di creare<br />

sistemi retributivi e incentivanti chiari e<br />

orientati ai risultati di medio periodo. In<br />

altri termini, un’impresa “aperta”, in cui<br />

tutti i portatori di interesse (consumatori,<br />

dipendenti, fornitori e istituzioni) possano<br />

interagire senza asimmetrie informative e in<br />

un rapporto di “ritrovata” fiducia.<br />

2.2 La Multipolarizzazione<br />

Il mondo bipolare è solo un ricordo. E se<br />

per tutti il 1900 è stato il Secolo breve (ci<br />

sono stati più cambiamenti in quei cento<br />

anni, che nei mille precedenti), lo stesso<br />

ragionamento può essere fatto anche per<br />

gli ultimi 20 anni. Dalla caduta del muro<br />

di Berlino a oggi possiamo affermare non<br />

tanto che tutto è cambiato, ma che tutto è<br />

un nuovo mondo che mai si era presentato<br />

prima. Internet è oggi una commodity a tutti<br />

gli effetti, la globalizzazione è realtà e la<br />

geografia del potere – politico, economico e<br />

industriale – non è più la stessa: lentamente<br />

ha iniziato a spostarsi verso Oriente senza<br />

disdegnare il Sud.<br />

Basta pensare che i grandi cervelli non<br />

vengono più dal vecchio mondo: lo dimostra<br />

già il fatto che gli indiani con un tasso<br />

d’intelligenza superiore alla media sono<br />

più numerosi degli abitanti di Stati Uniti<br />

e Canada insieme. E già oggi fanno grandi<br />

cose: nel 2009 62 multinazionali dei Bric<br />

(Brasile, Russia, India e Cina) sono<br />

rientrate nella classifica delle 500 aziende<br />

leader nell’innovazione 11 , ma in futuro le<br />

proporzioni miglioreranno drasticamente.<br />

10 Fonte: Il Sole 24 ore, 2010<br />

11 Fonte: Financial Times, 2009<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 23


Le stime 12 , per esempio, dicono che nel 2027<br />

il PIL dei Bric supererà quello aggregato<br />

dei G7 e intanto lo scorso anno sono state<br />

registrate 180 operazioni di M&A che dai<br />

Paesi emergenti erano rivolte verso il mondo<br />

industrializzato 13 .<br />

Non possiamo neppure ignorare la sfida<br />

per "accaparrarsi" le risorse del pianeta.<br />

Dall’acqua all’energia: il 45% della domanda<br />

mondiale nei prossimi anni arriverà dalla<br />

Cina. E, ultimo ma non meno importante, il<br />

ruolo dei Paesi del Medio Oriente; oggi la<br />

cultura araba assume un peso crescente:<br />

entro 15 anni il 33% dei bambini in Italia<br />

nascerà da una famiglia musulmana, mentre,<br />

nel contesto internazionale, già oggi si<br />

stanno affermando sullo scenario mondiale<br />

Paesi come il Sud Africa (definitivamente<br />

riabilitato dopo l’Apartheid con l’ultimo<br />

Mondiale di Calcio), l’Algeria, la Nigeria e<br />

l’Egitto: da questi quattro Stati provengono<br />

30 delle 50 principali banche africane 14 .<br />

Non a caso si tratta proprio dei Paesi verso<br />

cui si stanno indirizzando i grandi istituti<br />

creditizi italiani.<br />

La Multipolarizzazione, in definitiva, non è<br />

certo un fenomeno da temere, ma piuttosto<br />

una realtà già fortemente sviluppata da<br />

comprendere, per capire a fondo quali<br />

saranno le sfide industriali dei prossimi anni.<br />

Ma come si posiziona il nostro Paese<br />

24 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

all’interno di questo nuovo contesto<br />

competitivo globale? Non esiste una risposta<br />

univoca a una così difficile domanda, ma<br />

se si considerano quattro fattori critici<br />

di successo per competere nell’economia<br />

globale possiamo comprendere al meglio il<br />

posizionamento del nostro Paese.<br />

Ad esempio, con riferimento alla<br />

competitività e la capacità di sfruttare nuovi<br />

mercati siamo sicuramente tra i primi paesi<br />

al mondo per esportazioni e competitività<br />

dell’industria manifatturiera, anche se<br />

paghiamo un calo di produttività del lavoro<br />

costante negli ultimi anni. Tuttavia, per<br />

capire realmente le vere potenzialità del<br />

nostro paese occorre considerare anche<br />

il valore intangibile dell’Italianità, ovvero<br />

quell’insieme di valori comuni (complicità<br />

tra generazioni, pensiero fuori dagli schemi,<br />

capacità di adattamento, senso estetico) che<br />

rendono il nostro paese unico al mondo.<br />

La capacità di attrarre talenti rappresenta<br />

ancora uno dei nodi irrisolti: la limitata<br />

mobilità sociale, la scarsa presenza di donne<br />

nei centri del potere economico e politico e<br />

una continua emorragia di giovani talenti<br />

possono minare le possibilità di sviluppo<br />

futuro di un paese come l’Italia che presenta<br />

comunque un’eccellente qualità della propria<br />

ricerca scientifica.<br />

Rispetto alle maggiori economie mondiali<br />

soffriamo anche di una dotazione<br />

infrastrutturale carente e una dipendenza<br />

energetica ormai insostenibile, unitamente<br />

a un sistema pubblico che rimane rigido e<br />

fatica ad evolversi.<br />

Nel presente capitolo, verranno analizzate<br />

tutte le dinamiche che determinano il ruolo<br />

e il posizionamento dell’Italia nel contesto<br />

internazionale e gli impatti sull’affermazione<br />

dei paradigmi del cambiamento.<br />

2.2.1 L’export in chiaro scuro<br />

In materia di export l’Italia si è sempre<br />

distinta per la qualità e l’unicità dei propri<br />

prodotti e servizi. Per ciò che riguarda il<br />

futuro, le imprese italiane hanno chiaro in<br />

testa dove si dirigerà la crescita economica<br />

dei prossimi anni.<br />

Eppure siamo ancora fragili: il 60% delle<br />

nostre aziende ha infatti solo uno o al<br />

massimo due mercati di sbocco e non ha in<br />

previsione indirizzi strategici che li orientino<br />

verso geografie e target nuovi.<br />

Questo rappresenta un evidente rischio e un<br />

elemento di notevole debolezza per il futuro<br />

delle nostre aziende.<br />

12 Fonte: Economist Intelligence Unit 2009<br />

13 Fonte: KPMG 2010<br />

14 Fonte: Forum economico mondiale sull'Africa 2010


Figura 3. L’Italia in un Mondo Multipolare<br />

Fattori critici di successo per la competizione<br />

globale<br />

Posizionamento Italia rispetto alle principali<br />

economie mondiali *<br />

• Al di sotto del posizionamento tra i G7<br />

• In linea con posizionamento tra i G7<br />

• Ai primi posti mondiali<br />

Impatti sul business<br />

* Fonte: elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati Fondazione Edison<br />

Competitività e<br />

capacità di sfruttare<br />

nuovi mercati<br />

+ Export nei paesi<br />

emergenti<br />

+ Competitività<br />

industria<br />

manifatturiera<br />

+ Valore intangibile<br />

dell'Italianità<br />

Quali eccellenze da<br />

valorizzare?<br />

Capacità di attrarre<br />

talenti<br />

- Produttività del<br />

lavoro<br />

• •<br />

- Diversity/mobilità<br />

sociale<br />

- Preparazione<br />

scolastica<br />

- Fuga di cervelli<br />

+ Qualità ricerca<br />

scientifica<br />

Quali leve per<br />

valorizzare<br />

il talento?<br />

Disponibilità di<br />

risorse/infrastrutture<br />

e rispetto<br />

dell'ambiente<br />

•<br />

- Valutazione<br />

complessiva<br />

infrastrutture<br />

- Autosufficienza<br />

energetica<br />

Come educare i clienti<br />

a essere “prosumer”?<br />

Welfare ed efficienza<br />

dello Stato<br />

- Amministrazione<br />

della giustizia e<br />

burocrazia<br />

+ % di PIL in spesa<br />

pubblica per le<br />

pensioni<br />

•<br />

Quali interventi per<br />

aumentare la qualità<br />

della PA?<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 25


Attrattività e Strategic<br />

Fit, due sfide per i<br />

mercati futuri<br />

26 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

Esistono tuttavia alcuni segnali importanti<br />

che vale la pena di mettere in evidenza,<br />

in controtendenza rispetto a quanto sopra<br />

affermato: l’altra faccia della medaglia<br />

ha, per esempio, l’aspetto delle vendite in<br />

Brasile che nel 2009 sono aumentate del<br />

24%, di quelle in Cina che hanno fatto<br />

registrare un incremento del 21% e in India<br />

dove l’export è cresciuto del 17% 15 . Si<br />

tratta di fenomeni che riflettono la capacità<br />

strategica di alcune delle nostre imprese,<br />

che, in ogni caso, si sono mosse per tempo<br />

avendo ben presente che la crescita media<br />

annua della nostra economia dal 2005 al<br />

2015 non supererà lo 0,8%, che per i G7 si<br />

attesterà al 2,5%, mentre per i sei emergenti<br />

(Brasile, Russia, Cina, India, Sud Corea e<br />

Messico) arriverà al 6% 16 .<br />

Appena inferiori le stime relative alla<br />

progressione dei Paesi Sane (Sud Africa,<br />

Algeria, Nigeria e Egitto), forse in minor<br />

crescita, ma anche più interessanti se<br />

analizzati dal punto di vista geo-politico:<br />

per fare solo una veloce riflessione, l’Italia<br />

si colloca come partner di riferimento<br />

dell’Africa con il mondo occidentale.<br />

Se da un’ottica geo-politica ci spostiamo<br />

nell’ambito di una visione industriale, le<br />

previsioni di sviluppo delle aree geografiche<br />

emergenti consentono di immaginare<br />

un diverso futuro possibile per il nostro<br />

Paese, a cui manca, in particolar modo,<br />

la capacità di fare network per garantire<br />

un supporto adeguato nei processi di<br />

internazionalizzazione verso nuovi mercati.<br />

In questo caso, poi, le opportunità di<br />

investimento vanno valutate in base a<br />

due determinanti: l’attrattività assoluta in<br />

termini di redditività aggredibile nel Paese<br />

target e lo sforzo necessario (quello che<br />

in gergo viene chiamato Strategic Fit) per<br />

l’entrata nel nuovo mercato.<br />

In sostanza, bisogna sapere valutare la<br />

distanza del target rispetto al business<br />

domestico in termini di cultura, geografia,<br />

dinamiche competitive. Ciò perché un Paese<br />

estremamente attraente sotto il profilo della<br />

crescita, potrebbe poi richiedere sforzi e<br />

investimenti enormi in termini di adattabilità<br />

del prodotto.<br />

La figura nella pagina seguente dimostra,<br />

ad esempio, come l’India sia un Paese<br />

estremamente attraente sotto l’aspetto<br />

dell’aggredibilità (potenziale di crescita<br />

e dimensione del mercato), ma sia anche<br />

molto difficile per quanto riguarda<br />

l’adattabilità dei prodotti. Gli obiettivi ideali<br />

sembrano quindi Cina e Brasile, mentre, uno<br />

stato come la Corea del Sud lascia ancora<br />

qualche perplessità.


2.2.2 L’industria manifatturiera: un<br />

lento declino?<br />

Era il fiore all’occhiello dell’economia<br />

italiana. Il manifatturiero è stato a lungo<br />

motivo d’orgoglio del Paese, un modello da<br />

imitare e magari copiare. Un sistema fondato<br />

sulla creatività e professionalità di migliaia<br />

di piccoli e grandi imprenditori capaci ogni<br />

volta di risollevarsi dalle crisi inventando<br />

e scoprendo nuove strategie per uscire più<br />

forti dalla difficoltà. Tutto vero.<br />

Oggi, se l’Italia resta ancora ai vertici delle<br />

classifiche mondiali per i principali indicatori<br />

del settore, è innegabile che la nostra<br />

produttività non riesca più a sostenere<br />

l’aumento dei costi aprendo lugubri scenari<br />

su un possibile prossimo futuro. Parlano<br />

le statistiche ufficiali: nell’ambito del G20<br />

siamo ancora al secondo posto nella bilancia<br />

commerciale dei beni per la persona e la<br />

casa, manteniamo il podio (anche se sul<br />

gradino più basso) nella meccanica e nei<br />

trasporti, mentre siamo al quinto posto per<br />

valore aggiunto dell’industria manifatturiera.<br />

Numeri che lasciano ben sperare, ma che<br />

mostrano la loro debolezza se analizzati<br />

insieme all’andamento del costo del lavoro<br />

per unità di prodotto e produttività: in dieci<br />

anni siamo scivolati all’ultimo posto tra i<br />

grandi d’Europa.<br />

Figura 4. Attrattività e Strategic Fit dei paesi emergenti<br />

Sforzi necessari per l'entrata in<br />

un nuovo mercato in termini<br />

di distanza rispetto al business<br />

domestico ("Italianità" paese<br />

target). Alcune variabili da<br />

considerare:<br />

- Export italiano nel paese<br />

- Investimenti diretti<br />

all'estero/fatturato imprese<br />

a partecipazione italiana<br />

- Presenza accordi commerciali<br />

diretti e indiretti<br />

- % popolazione italiana<br />

residente<br />

- ...<br />

Strategic Fit 2<br />

1) Indicatore composto tra PIL Reale al 2015 attualizzato per il rischio paese e il CAGR2009-2015 atteso del PIL. La media è calcolata come media dei 10 paesi<br />

emergenti. Fonte: stime <strong>Accenture</strong><br />

2) Indicatore composto dal valore dell‘export italiano nel paese (2008), dal fatturato delle imprese partecipate da aziende italiane (2008) e dalla popolazione<br />

italiana residente nel paese. La media è calcolata come media dei 10 paesi emergenti. Fonte: stime <strong>Accenture</strong><br />

Infatti l’Italia tra le economie avanzate<br />

europee è quella che ha visto crescere<br />

notevolmente il costo del lavoro rispetto<br />

alla produttività (tra il 1997 e il 2007 17 è<br />

aumentato del 18,5% a fronte di una crescita<br />

della produttività pari ad appena il 3,5%).<br />

Andamento inverso hanno avuto Francia<br />

e Germania: i transalpini hanno ridotto i<br />

costi dell'8% spingendo la produttività più<br />

in alto del 19%, a Berlino spese in calo del<br />

+<br />

Algeria<br />

Egitto<br />

Russia<br />

Messico<br />

Brasile<br />

Attrattività1 Corea del sud Nigeria<br />

Potenziale mercato aggredibile in funzione di:<br />

- PIL reale<br />

- CAGR PIL atteso<br />

- Rischio paese<br />

- ...<br />

-<br />

- +<br />

9% e produttività in crescita del 25%. Dati<br />

che mettono più di un punto interrogativo<br />

sul futuro della nostra industria. Infatti ci si<br />

attende un costo del lavoro sostanzialmente<br />

stabile a fronte di una produttività in<br />

leggerissima crescita.<br />

15 Fonte: Il Sole 24 ore, 2009<br />

16 Fonte: Fondazione Edison, stime <strong>Accenture</strong>, 2010<br />

17 Fonte: Confindustria, 2010<br />

India<br />

Cina<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 27


Figura 5. Il valore intangibile dell'Italianità: due facce della stessa medaglia<br />

Il "lato oscuro" del Sistema Paese<br />

Clientelismo<br />

circa il 50% dei rettori universitari ha almeno un<br />

familiare stretto nella stessa università<br />

Corruzione<br />

nel 2009 le denunce per corruzione sono aumentate<br />

del 229%<br />

Furbizia<br />

sesto paese al mondo per numero di truffatori<br />

online<br />

Comportamenti opportunistici<br />

evasione fiscale stimata per il 2010 pari a 156 Mld €<br />

Assistenzialismo<br />

400.000 pensioni di invalidità<br />

false, finte o non dovute<br />

Immobilismo<br />

i laureati figli dei laureati guadagnano mediamente<br />

il 50% in più dei figli dei non laureati<br />

Superficialità<br />

solo il 63% degli italiani legge almeno un libro<br />

all‘anno, media europea 71%<br />

Scarsa percezione delle priorità<br />

il 30% della popolazione tra i 30 e 34 anni vive<br />

ancora in famiglia<br />

Fonti: "Il senso dell‘Italia" di Francesco Morace; Fondazione Edison 2009; ISTAT 2009, Il Sole 24Ore<br />

28 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

Complicità tra<br />

generazioni<br />

Pensiero fuori<br />

dagli schemi<br />

Capacità di<br />

adattamento<br />

Senso<br />

estetico<br />

Il valore intangibile dell'Italianità<br />

Salvaguardia delle tradizioni<br />

+25% di prodotti DOP e IGP rispetto alla Spagna<br />

Eccellenze artigiane<br />

primo paese in Europa per<br />

esportazioni nel settore dell‘artigianato<br />

Creatività<br />

l‘Italia possiede oltre il 50% dei beni culturali<br />

mondiali<br />

Imprenditorialità<br />

terzo paese in Europa per numero di imprese per<br />

abitante<br />

Eclettismo<br />

primo paese in Europa per spettacoli dal vivo ogni<br />

anno<br />

Capacità di cogliere le opportunità<br />

circa 200.000 imprese esportano all‘estero i propri<br />

prodotti<br />

Gusto per le cose fatte bene<br />

circa 3.000 musei su tutto il territorio nazionale<br />

4 "A" del Made in Italy<br />

saldo commerciale con l‘estero relativo ai 4 settori<br />

pari a 100 Mld$


La sfida per il futuro sarà la ricerca di<br />

nuove economie di scala attraverso la<br />

messa a fattor comune di servizi essenziali<br />

al supporto del business: dalle attività<br />

amministrative (tra il 2008 e il 2009 la<br />

lentezza dei processi al TAR è costata 33<br />

milioni di euro 18 ), alla ricerca di personale<br />

e gestione delle risorse umane, fino alla<br />

riformulazione dell’offerta dei servizi<br />

legali. Dall’altro lato il Sistema Paese<br />

deve imparare a diventare più organico, a<br />

cominciare dalla definizione di una strategia<br />

di comunicazione integrata che diffonda<br />

l’unicità dell’Italia: dalla sua cultura alla<br />

sua industria... ovvero il valore intangibile<br />

dell’Italianità.<br />

Sarebbe limitante definire l’essenza di un<br />

Paese e le sue caratteristiche prendendo solo<br />

in considerazione indicatori economici, un<br />

esercizio difficile che potrebbe tralasciare<br />

molti aspetti fondamentali, come la<br />

cultura e il modo di pensare, che poi si<br />

basano su storia, tradizioni e costumi.<br />

Ancora più difficile è farlo per l’Italia che<br />

sull’intangibilità ha fondato la sua storia<br />

millenaria: dalla creatività all’astuzia,<br />

dalla difesa delle tradizioni alla capacità di<br />

adattamento fino all’amore per il senso estetico.<br />

Per affrontare un’analisi del modo di<br />

vivere italiano, occorre affrontare con<br />

capacità interpretativa una serie di variabili<br />

indipendenti che ci caratterizzano in modo<br />

intrinseco e che, come ci viene spesso<br />

riconosciuto dai concittadini europei, ogni<br />

volta presentano un aspetto deplorevole<br />

e uno eccezionale, una degenerazione e<br />

allo stesso tempo un inestimabile valore<br />

intangibile.<br />

Pensiamo alla complicità tra generazioni,<br />

una sottile condivisione del modo di sentire e<br />

di capire il presente tra persone accomunate<br />

dallo stesso bacino anagrafico: si tratta di<br />

un approccio psicologico e sociale che ci ha<br />

consentito nei secoli di difendere la nostra<br />

tradizione, fatta di eccellenze artigiane, di<br />

genius loci riconosciuti come eccellenza<br />

unica. Ebbene, questo comportamento<br />

difensivo porta con sé anche un aspetto<br />

degenerativo, che si traduce in clientelismo e<br />

corruzione.<br />

Gli altri Paesi spesso guardano al popolo<br />

italiano con curiosità, cercando di leggere<br />

attraverso i comportamenti che emergono<br />

dalle pagine dei giornali: ne nasce una figura<br />

prismatica, poco catalogabile a standard<br />

internazionali.<br />

Come spiegare – per esempio – a un<br />

marziano che siamo il sesto Paese al mondo<br />

per numero di truffatori online 19 , che nel<br />

2010 abbiamo evaso tasse per 156 miliardi<br />

di euro 20 e allo stesso tempo abbiamo oltre<br />

il 50% di tutti i beni culturali del mondo<br />

e occupiamo il terzo posto in Europa per<br />

numero di imprese per abitante. Come<br />

interpretare e illustrare la nostra straordinaria<br />

capacità di adattamento, forse nata da secoli<br />

di dominazioni di tante culture internazionali,<br />

che da un lato ci porta ad avere oltre 400.000<br />

finte pensioni di invalidità e un immobilismo<br />

generazionale impressionante (i figli di<br />

laureati – a parità di livello – guadagnano in<br />

media il 50% in più dei figli di non laureati),<br />

dall’altro lato ci pone come primo paese in<br />

Europa per spettacoli annui dal vivo e 200<br />

mila imprese capaci di esportare con successo<br />

i propri prodotti?<br />

L’Italia, prima per senso estetico, ha un<br />

altissimo valore di superficie, ma questa<br />

straordinaria abilità, vista in ottica negativa,<br />

mostra un profondo gap culturale, una<br />

mancanza di approfondimento, una<br />

"toccata e fuga" semantica: basti pensare ai<br />

pochissimi lettori (solo il 63% degli italiani<br />

legge almeno un libro l’anno), a fronte dei 3<br />

mila musei presenti sul territorio.<br />

Se siamo bravi nei settori dove il senso<br />

estetico ha assunto un’importanza<br />

determinante negli ultimi decenni, le<br />

celebri 4 ‘A’ (Abbigliamento, Automazione,<br />

Arredamento, Alimentare), ci troviamo anche<br />

18 Fonte: Il Sole 24 ore, 2010<br />

19 Fonte: Symantec, 2009<br />

20 Fonte: KRLS Network of Business Ethics, 2010<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 29


Lontani dall’indipendenza<br />

energetica, con tanto<br />

desiderio di sostenibilità<br />

30 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

a dover affrontare la paura generazionale<br />

e il basso reddito che porta il 30% della<br />

popolazione, giovani tra i 30 e i 34 anni, a<br />

rimanere a vivere in famiglia.<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia vorrebbe comprendere<br />

senza preconcetti gli elementi dell’Italianità<br />

tra loro discordanti, interpretarli e<br />

rileggerli con l’obiettivo di trarre elementi<br />

caratterizzanti capaci di predire e<br />

immaginare comportamenti e stili di vita<br />

dell’Italia del prossimo futuro. Vogliamo<br />

uscire dagli schemi, per capire i segnali<br />

deboli della nostra nazionalità che<br />

diverranno elementi forti capaci di far<br />

riflettere le imprese italiane sul modo di<br />

operare e di proporsi.<br />

Di certo c’è bisogno di maggiore<br />

consapevolezza, di più orgoglio nel capire<br />

che il modello italiano ha resistito anche<br />

meglio di altri alla crisi internazionale<br />

perché ha in sé un codice genetico che<br />

è in linea con tanti cambiamenti. Manca<br />

solo la consapevolezza e quindi la cultura<br />

d’impresa che possa in qualche modo<br />

trasformare le straordinarie opportunità e<br />

potenzialità di cui il Paese dispone attraverso<br />

capacità che sono universali e legate<br />

all’internazionalizzazione: non possiamo non<br />

essere dove ci desiderano, non possiamo non<br />

essere dove ci adorano.<br />

2.2.3 Il dilemma dei talenti<br />

La fuga dei cervelli è uno dei temi più<br />

discussi degli ultimi anni, spesso tuttavia le<br />

iniziative volte all’analisi e alla risoluzione di<br />

questo fenomeno, che si traduce in profonda<br />

perdita di valore e competitività nel medio<br />

periodo, non superano i tradizionali elementi<br />

di base del problema: un sempre più limitato<br />

ricorso all’investimento in ricerca e sviluppo<br />

che tuttavia si confronta con l’altissima<br />

qualità dei nostri ricercatori. Un’Italia che<br />

non solo non sa trattenere i nostri talenti,<br />

ma nemmeno ne attrae dall’estero.<br />

A complicare la situazione anche una serie<br />

di evidenze che mostrano un Paese lento,<br />

chiuso, poco attento alle diversità e ai<br />

valori individuali che ognuno può portare<br />

alla società: ad esempio il 3% di donne nei<br />

comitati esecutivi delle principali società<br />

è un dato che stride con l’11% tedesco,<br />

il 24% svedese e il 32% norvegese. Un<br />

problema complesso perché continua a<br />

dividere. Infatti vi è chi è contrario allo<br />

strumento delle quote rosa perché impone<br />

una discriminazione di genere e quindi è<br />

lontano da una logica meritocratica, ma<br />

una soluzione deve essere trovata perché è<br />

evidente che nel 2010 le donne non possono<br />

più occupare un ruolo marginale nella<br />

società.


Un altro problema è legato ai risultati della<br />

nostra scuola, un tempo invidiata in tutto<br />

il mondo e che oggi inizia a mostrare le<br />

prime crepe. Nel 2003 i risultati ai Pisa, test<br />

internazionale per la comparabilità della<br />

qualità scolastica 21 , ha posizionato i 15enni<br />

italiani dietro agli Stati Uniti, al Giappone e<br />

al Canada.<br />

Ancora una volta questo panorama negativo<br />

si sposa con elementi paradossali: solo nel<br />

2008 abbiamo avuto 35 progetti finanziati<br />

dall’European Research Council contro i 28<br />

dell’Inghilterra, i 32 della Francia e i 40 della<br />

Germania 22 .<br />

Un risultato che ha dell’incredibile se<br />

pensiamo quanti siano i ricercatori italiani<br />

emigrati all’estero in cerca di migliori<br />

condizioni economiche e di più libertà. Il<br />

19% dei ricercatori nostrani cerca fortuna<br />

all’estero, mentre il nostro Paese ospita solo<br />

lo 0,7% dei ricercatori Ocse 23 . Un quadro a dir<br />

poco desolante, se comparato alle potenzialità<br />

intrinseche delle nostre migliori menti.<br />

Per cambiare marcia, per guadagnare<br />

attrattività bisogna forse iniziare con<br />

l’incentivare la presenza di donne ai vertici<br />

delle nostre aziende, utilizzando sia leve<br />

tradizionali (miglioramento del rapporto<br />

lavoro/famiglia) che di rottura, come<br />

facilitatori in grado di garantire vantaggi<br />

temporanei per accedere alla classe dirigente.<br />

Nell’ambito delle piccole e medie imprese<br />

spesso manca una sovrastruttura che si<br />

occupi delle attività di recruiting (spesso i<br />

neolaureati neppure sanno che un’azienda<br />

cerca personale qualificato), formazione<br />

e trattenimento di talenti, attraverso una<br />

serie di progetti di scambio con realtà<br />

internazionali. Ancora una volta, basterebbe<br />

smettere di guardare solo al proprio interesse<br />

e pensare più in grande, cominciando a<br />

utilizzare di più i poli di ricerca scientifica,<br />

creando maggiore interazione con gli istituti<br />

universitari: in questo caso una relazione con<br />

le fonti di istruzione, basata sulla definizione<br />

dei programmi e sui valori legati ai risultati<br />

del curriculum studiorum, porterebbe<br />

a un maggiore incontro tra domanda e<br />

offerta nell’ambito del mercato del lavoro.<br />

Naturale conseguenza di tale relazione<br />

virtuosa sarebbe quella di sviluppare un<br />

sistema retributivo legato al vero rapporto<br />

tra produttività e qualità delle risorse e ai<br />

risultati raggiunti.<br />

2.2.4 Il nodo delle infrastrutture e<br />

dell'ambiente<br />

La carenza di un sistema capillare ed<br />

efficiente di infrastrutture rappresenta un<br />

problema cronico del nostro Paese che rischia<br />

di diventare strutturale al fine di preservare<br />

la nostra capacità di competere nei mercati<br />

internazionali. Non abbiamo infrastrutture<br />

adeguate a sostenere la crescita economica,<br />

investiamo troppo poco e spesso i progetti<br />

restano fermi sulla carta e ancora peggio<br />

siamo estremamente dipendenti dalle<br />

importazioni in materia di energia.<br />

L’indipendenza resta un lontano miraggio.<br />

Mentre ancora discutiamo del futuro<br />

nucleare dell’Italia senza aver raggiunto<br />

alcun accordo, nel 2009 abbiamo comprato<br />

dall’estero l’88% dei nostri consumi contro il<br />

62% della Germania, il 52% della Francia e il<br />

22% dell’Inghilterra 24 .<br />

A ciò si aggiunge l’ultimo posto anche negli<br />

investimenti per le infrastrutture: appena il<br />

2,2% del PIL contro il 3,2% della Francia, il<br />

3,8% della Spagna e il 5,4% dell’Irlanda 25 .<br />

Bastano queste considerazioni per<br />

capire l’importanza della promozione di<br />

nuovi modelli di prodotto e di business<br />

ecosostenibili. C’è sempre maggiore richiesta,<br />

non solo da parte di grandi ambiti associativi<br />

e movimenti di pensiero, ma anche da parte<br />

degli stessi consumatori, di fruire di prodotti<br />

e servizi capaci di stimolare l’adozione di<br />

un ruolo attivo (prosumer) nella difesa<br />

dell’ambiente e del risparmio energetico.<br />

21 Fonte: US Department of Education, 2008<br />

22 Fonte: European Research Council, 2008<br />

23 Fonte: Università Bocconi, 2008<br />

24 Fonte: Istat, 2009<br />

25 Fonte: Ibidem<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 31


Per il futuro ci immaginiamo forme sempre<br />

più diffuse di “autoproduzione” di energia,<br />

magari sfruttando fonti rinnovabili,<br />

immettendo nella rete a beneficio della<br />

comunità il proprio surplus di consumo.<br />

Sul fronte finanziario questo quadro<br />

potrebbe poi stimolare la realizzazione<br />

di grandi strutture d’interesse pubblico<br />

attraverso la creazione di consorzi tra privati,<br />

o tra pubblico e privato, come è stato in<br />

alcune città italiane con la rete di fibra ottica.<br />

2.2.5 Il Welfare e lo Stato del futuro<br />

L’evoluzione demografica del nostro Paese<br />

apre interrogativi molto importanti sulla<br />

sostenibilità nel nostro sistema di welfare. Se<br />

da un lato il nostro sistema pensionistico è,<br />

per certi versi, uno dei più invidiati al mondo<br />

poiché garantisce a tutti un trattamento<br />

dignitoso, dall’altro è evidente che la spesa<br />

debba essere in qualche modo ottimizzata,<br />

anche perché già oggi pesa per il 14% del<br />

PIL contro il 12,4% della Francia, l’11,4%<br />

della Germania e il 5,7% dell’Inghilterra 26 .<br />

Tuttavia non è solo il sistema pensionistico<br />

a generare scarsa efficienza. Guardare<br />

alla burocrazia, pensiamo solo a titolo<br />

esemplificativo all’organizzazione del<br />

sistema giudiziario, non fa sorridere. In Italia<br />

un processo civile dura in media 1.200 giorni,<br />

in Francia 330 e nel Regno Unito 220 27 . Un<br />

32 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

trend che si manifesta anche nella facilità<br />

(o meglio difficoltà) ad avviare e condurre<br />

un’attività d’impresa. Al primo posto nel<br />

ranking mondiale 28 c’è Singapore, gli Stati<br />

Uniti si fermano al quarto seguiti dal Regno<br />

Unito. Più staccati Germania (25°) e Francia<br />

(31°). L’Italia non va invece oltre la 78esima<br />

posizione (la stessa che occupava la Nuova<br />

Zelanda nel ranking Fifa prima dell’ultimo<br />

mondiale e prima di eliminarci). Questo è<br />

un problema che frena la competitività del<br />

Paese e che è oggetto di dibattito per la<br />

riforma dell’articolo 41 della Costituzione<br />

proprio per agevolare la creazione di nuove<br />

imprese e semplificare i rapporti con la<br />

Pubblica Amministrazione.<br />

In attesa di capire cosa accadrà, è evidente<br />

che questa situazione impatterà sul modo<br />

di fare impresa nel futuro, soprattutto nei<br />

rapporti con lo Stato. Di sicuro aumenterà<br />

la richiesta di tracciabilità e di trasparenza<br />

sulla spesa e più in generale sulla gestione<br />

pubblica. Ci sarà spazio per chi sarà in<br />

grado di supportare le amministrazioni<br />

pubbliche nel processo di sburocratizzazione<br />

ed efficientamento ed è probabile (e anche<br />

auspicabile) la nascita di nuove forme<br />

collaborative tra pubblico e privato per<br />

favorire, ad esempio, la diffusione di forme<br />

di previdenza complementare in grado di<br />

compensare alla sempre minore sostenibilità<br />

del sistema pensionistico statale.<br />

Quindi anche se al momento i fondi<br />

pensione sono realtà che ancora stentano ad<br />

affermarsi nel nostro sistema, prevediamo un<br />

forte aumento delle sottoscrizioni favorite<br />

anche da campagne sempre più insistenti di<br />

sensibilizzazione da parte dello Stato.<br />

2.3 L’innovazione tecnologica<br />

Tra le dimensioni abilitanti del cambiamento<br />

l’innovazione tecnologica rappresenta la<br />

spinta più evidente per generare grandi<br />

mutamenti radicali. Tuttavia è bene riflettere<br />

sul valore intrinseco alla dimensione: non<br />

è infatti l’innovazione in sè a cambiare le<br />

regole del gioco, ma è il numero di utenti<br />

che a essa accede che la rende un fenomeno<br />

pervasivo e a tratti rivoluzionario. Pensiamo<br />

all’esempio più banale di tutti: il telefonino.<br />

Non è solo lo strumento a essere di per sé<br />

un elemento nuovo entrato a far parte della<br />

nostra vita quotidiana, ma ancor di più il suo<br />

utilizzo, che accomuna quasi il 90% degli<br />

italiani e che ha cambiato il nostro modo di<br />

vivere. Sempre reperibili e immediatamente<br />

pronti a comunicare, gli italiani hanno<br />

scoperto un nuovo stile quotidiano.<br />

Sulla base di questa riflessione semplice<br />

ma efficace, è facile spiegare perché<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia ritiene importante<br />

osservare le ragioni per cui alcune<br />

innovazioni più di altre hanno cambiato


profondamente le regole del gioco in<br />

moltissimi settori.<br />

Le innovazioni tecnologiche portano<br />

quindi con sé un contributo fondamentale<br />

per ridefinire le logiche competitive e<br />

creare nuove opportunità di mercato. Ciò,<br />

comunque, dipende dal superamento del<br />

"tipping point": il punto in cui l’adozione<br />

dell’innovazione raggiunge la massa critica<br />

in un modo così pervasivo da modificare<br />

gli stili di vita e, di conseguenza, da<br />

abilitare un cambiamento nelle modalità<br />

di generazione di valore nei settori in cui<br />

nasce, modificando per sempre gli equilibri<br />

competitivi. Ecco perché le innovazioni<br />

impiegano anche diversi anni prima di<br />

esprimere tutto il loro potenziale: internet<br />

è esploso nel 1995, Facebook ha impiegato<br />

diversi anni prima di vedere la luce.<br />

Lo stesso si può dire delle Città Intelligenti,<br />

le ormai famose Smart City: si tratta di<br />

innovazioni che potrebbero cambiare di<br />

nuovo le nostre vite, la nostra percezione dei<br />

consumi energetici, ma che per il momento<br />

restano destinate a essere applicate in<br />

poche città pioniere dello sviluppo urbano<br />

sostenibile. Solo quando anche le nostre<br />

città, la città in cui viviamo, diventeranno<br />

“smart” potremo comprendere il valore<br />

aggiunto di un modo di vivere sostenibile,<br />

com’è avvenuto ad Amsterdam.<br />

Figura 6. Innovazione tecnologica: curva di diffusione<br />

Numero utenti<br />

Smart<br />

City<br />

Smart<br />

Grid<br />

Esperti<br />

Tempo<br />

Broker Pragmatici Conservatori<br />

Riteniamo quindi che l’analisi di alcuni casi<br />

di successo possa facilitare la comprensione<br />

del legame che esiste tra tecnologia e<br />

fenomeni sociali al fine di comprendere<br />

fino in fondo la portata del cambiamento<br />

derivante dall’innovazione tecnologica.<br />

2.3.1 Gli italiani e l’innovazione<br />

tecnologica: i fenomeni Facebook e<br />

iPhone<br />

Negli anni '90 internet è diventato un<br />

fenomeno globale con oltre 2 miliardi di<br />

utenti connessi alla fine del 2009 29 entrando<br />

nella vita di tutti i giorni e cambiando anche<br />

il modo di rapportarsi con gli altri: basti<br />

pensare che secondo le ultime ricerche il<br />

Tipping<br />

Point X<br />

Paperless<br />

organization<br />

iPhone<br />

95% degli utenti distribuisce più l’indirizzo<br />

email che il numero di telefono. Una serie<br />

di evidenze che Mark Zuckerberg, il padre<br />

di Facebook, ha saputo con la sua creatura<br />

legare all’unisono con i trend emergenti della<br />

società: l’aumento del numero di attività<br />

quotidiane e un ritmo di vita sempre più<br />

frenetico, ma anche l’aumento delle persone<br />

in mobilità quotidiana e dei single. Facebook<br />

ha saputo cavalcare un trend sociologico,<br />

soddisfando bisogni reali che stavano<br />

emergendo nella società post moderna.<br />

26 Fonte: OCSE, 2009<br />

27 Fonte: Ibidem<br />

28 Fonte: World Bank, 2010<br />

29 Fonte: Morgan Stanley, 2009<br />

Facebook<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 33


È diventato un fenomeno globale 15 anni<br />

dopo l’affermazione di internet perché ha<br />

sfruttato la pervasività del web integrando i<br />

social trend globali nella propria catena del<br />

valore per aiutare le persone a mantenere i<br />

contatti e condividere esperienze in maniera<br />

facile e soprattutto veloce.<br />

I risultati sono arrivati in pochi anni: nel<br />

2010 Facebook ha superato per numero di<br />

visite Google diventando il primo sito negli<br />

Stati Uniti.<br />

Coniugare social trend con innovazione<br />

tecnologica è stato uno dei segreti del<br />

successo di Steve Jobs per rivoluzionare il<br />

settore della telefonia mobile, cogliendo<br />

ancora una volta il momento giusto,<br />

cavalcando un nuovo paradigma del<br />

cambiamento nel momento in cui il<br />

telefonino era diventato una semplice<br />

commodity, mentre il pubblico chiedeva<br />

e cercava qualcosa di nuovo. E Steve Jobs<br />

ha inventato qualcosa di nuovo che si<br />

chiama iPhone, quasi una killer application<br />

nel mondo della comunicazione mobile,<br />

sfruttando un mix vincente di innovazione<br />

tecnologica, capacità di marketing e<br />

di cogliere l’evoluzione sociale, grazie<br />

all’intuizione di un ambiente di sviluppo<br />

aperto dove i clienti, nell’era della<br />

condivisione, sono liberi di sviluppare nuove<br />

applicazioni a piacimento con un chiaro<br />

34 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

modello di premi e ricompense per i progetti<br />

portati a termine.<br />

Come si pongono gli italiani di fronte a<br />

questi fenomeni?<br />

Da sempre popolo caratterizzato da<br />

grande necessità di interazione sociale e<br />

con un bisogno naturale di comunicare e<br />

condividere le proprie esperienze, hanno<br />

da subito garantito un successo di notevoli<br />

proporzioni. La diffusione nell’adozione di<br />

queste nuove tecnologie ha superato ben<br />

presto il tipping point, facendo dell’Italia<br />

il paese dove i contatti Facebook sono<br />

aumentati di più al mondo (tra il 2008 e il<br />

2009 del 135% 30 ), e le vendite di iPhone<br />

hanno raggiunto nei primi 12 mesi le 800<br />

mila 31 unità, il terzo mercato d’Europa per<br />

l’azienda di Cupertino. Senza dubbio questo<br />

nuovo modo di esprimersi, immediato e<br />

in ogni luogo, ha già cambiato gli stili<br />

di vita, soprattutto dei giovani, e sta già<br />

contribuendo anche nel nostro paese allo<br />

sviluppo di modelli di business fondati<br />

sempre più su processi di condivisione e cogenerazione<br />

con i propri clienti. La frontiera<br />

della condivisione è rappresentata dal<br />

social network georeferenziato, ovvero un<br />

social network che permette di condividere<br />

la propria posizione, le foto, le attività e<br />

una "mappa sociale" con gli amici. In altri<br />

termini, alcuni player negli Stati Uniti,<br />

FourSquare ad esempio, hanno lanciato<br />

un servizio che permette di “taggarsi” o<br />

“taggare” gli amici in un luogo. Le esperienze<br />

sono ancora in fase di start up, con utenti<br />

che non superano le 100.000 unità, ma il<br />

lancio di questi servizi da parte di Facebook<br />

fa pensare a una loro esplosione, anche<br />

se rimangono molti dubbi sulla privacy. Le<br />

potenzialità di questi nuovi social network<br />

sono soprattutto nella promozione di eventi:<br />

quando un utente fa il “check-in” in un<br />

luogo, automaticamente viene avvisato<br />

degli eventi e delle promozioni dei partner<br />

commerciali disponibili nella sua zona,<br />

compresi ad esempio alberghi o biglietti del<br />

cinema e di concerti.<br />

2.3.2 Scenari futuri<br />

L’esplosione di Facebook, dei social network,<br />

ma anche il successo di Apple con iTunes<br />

prima e iPhone poi, ha aperto una serie di<br />

interrogativi sul futuro dell’innovazione<br />

tecnologica, su quale sarà la prossima<br />

rivoluzione. Almeno per il momento la<br />

risposta rimane sempre la stessa: internet.<br />

La rete è ancora quella che gli inglesi<br />

chiamano la “next big thing” perché<br />

all’orizzonte non si vede nulla di<br />

paragonabile, nulla che possa avere il suo<br />

stesso effetto dirompente, ma soprattutto<br />

perché le vere potenzialità del web sono<br />

rimaste ancora inesplorate, altrimenti<br />

non si spiegherebbero una serie di recenti


fenomeni, come i social network e il web 2.0.<br />

Il futuro sarà quindi ancor di più all’insegna<br />

di un unico grande villaggio globale, quello<br />

che già a metà degli anni '60 era teorizzato<br />

da Marshall McLuhan (sociologo canadese<br />

che già nel 1964 parla di "villaggio globale"<br />

analizzando gli effetti della tecnologia sui<br />

cambiamenti dei modi di vivere dell'uomo).<br />

In questa storia assume grande importanza<br />

un elemento fondamentale: la penetrazione<br />

della rete. In Italia è ancora bassissima,<br />

soprattutto se comparata al resto del mondo<br />

e quindi gli accessi non potranno che<br />

aumentare, sia grazie all’utilizzo di nuovi<br />

strumenti che permettono di connettersi<br />

più semplicemente, sia per una questione<br />

generazionale. I nati negli anni duemila sono<br />

la prima internet generation, la generazione<br />

cresciuta quando la rete già esisteva e che<br />

della rete proprio non può fare a meno, la<br />

stessa che ha libero accesso a tutto e subito.<br />

La prima conseguenza di questo fenomeno<br />

è proprio la disponibilità della tecnologia,<br />

la caduta del concetto di proprietà: la<br />

tecnologia oggi è di tutti, la capacità di<br />

elaborazione non ha più una collocazione<br />

fisica definita, anzi è come se galleggiasse<br />

nell’etere a disposizione di chiunque voglia e<br />

sappia sfruttarla. E quindi l’evoluzione della<br />

conoscenza in questa direzione è al centro<br />

del modo di fare business, di cambiare, di<br />

progredire: i segmenti verticali di business<br />

Figura 7. Innovazione tecnologica: i principali trend<br />

Molecular<br />

diagnostics<br />

Bioinformatics<br />

Smart grid & building<br />

Smart City<br />

Comunicazione<br />

e collaborazione<br />

virtuale<br />

Convergenza tra<br />

biotecnologie e<br />

nanotecnologie<br />

Social networking<br />

Energia rinnovabile<br />

ed efficiente<br />

Convergenza<br />

della 4C<br />

evolvono in ecosistemi e l’innovazione<br />

tecnologica è il potenziale collante per una<br />

nuova piattaforma comune.<br />

Oltre il digitale, è bene considerare<br />

l’innovazione che si muove anche su<br />

canali fisici nel coinvolgere l’uomo in una<br />

progressiva convergenza tra bit e atomi,<br />

una strada che attraverso le biotecnologie<br />

apre una nuova frontiera per la medicina,<br />

dischiudendo questioni etiche fino a oggi<br />

Trend<br />

tecnologici ad<br />

alto impatto<br />

nei prossimi<br />

anni<br />

Internet<br />

Computing<br />

Mobile<br />

quasi sconosciute. A cominciare dalla<br />

mappatura completa del dna e dei codici<br />

genetici.<br />

È dato di fatto che quando oggi si parla di<br />

tecnologia, la generale sensazione non è più<br />

quella di una fredda distanza: viviamo la<br />

blogsfera, siamo sempre più sensibili verso<br />

30 Fonte: Azpoint.it, 2009<br />

31 Fonte: Gartner, 2009<br />

Virtualizzazione della capacità<br />

elaborativa<br />

Analytics<br />

Nuova<br />

interattività<br />

Evoluzione degli<br />

strumenti di<br />

analisi<br />

Aumento<br />

esponenziale dei<br />

dati disponibili<br />

Device come<br />

piattaforme verso il<br />

mondo<br />

Connettività a banda<br />

larga e low cost<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 35


le tematiche ambientali e appaiono sempre<br />

più numerose le opportunità offerte dalla<br />

tecnologia per vivere in modo più attento e<br />

sostenibile.<br />

Oggi, insomma, sono chiari a tutti i benefici<br />

dell’automazione: più tempo a disposizione,<br />

più informazione e condivisione, minore<br />

impatto sull’ecosistema. In una frase,<br />

evoluzione come driver innovativo per le<br />

imprese sostenibili.<br />

Infine, sono riassunte nelle pagine seguenti<br />

le principali frontiere legate all’innovazione<br />

tecnologica che avranno un forte impatto<br />

anche nella definizione delle strategie di<br />

business per i prossimi anni: dalla nuova<br />

interattività ai device come piattaforma<br />

verso il mondo, dall’energia rinnovabile<br />

all’evoluzione degli strumenti di analisi.<br />

2.3.3 Internet computing<br />

Muovere le cose in rete con le dita, spostarle,<br />

ruotarle per arrivare alla soluzione più<br />

congeniale non è solo più una prerogativa<br />

dei film di fantascienza come Minority<br />

Report. Infatti, in comune con la pellicola<br />

di qualche anno fa, oggi abbiamo a<br />

disposizione una nuova interattività. Sembra<br />

passata un’eternità, eppure solo 30 anni<br />

fa l’interfaccia tra utente e pc era una<br />

schermata di solo testo con cui si interagiva<br />

36 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

tramite tastiera unicamente per creare<br />

contenuti. Si pensava che si fosse giunti al<br />

massimo grado di semplicità tecnologica.<br />

Poi sono arrivate le immagini grafiche, il<br />

mouse e internet per comunicare con il<br />

mondo intero. Oggi l’interfaccia è "touch",<br />

bastano le dita per poter consultare i<br />

contenuti richiesti. La pervasività di questa<br />

nuova interazione è tale che, per esempio,<br />

già le nuove generazioni trovano scomodo e<br />

difficile l’utilizzo di supporti hardware come<br />

mouse e tastiere.<br />

Dopo la virtualizzazione di questi accessori<br />

il prossimo passo sarà quello della completa<br />

virtualizzazione della capacità elaborativa,<br />

oggi ancora chiusa in un cerchio di device<br />

che presto verrà aperto con notevoli impatti<br />

sul mondo degli affari.<br />

I canali virtuali potranno essere rilanciati<br />

con forze fresche facendo leva sulla nuova<br />

concezione dell’interfaccia utente (Natural<br />

User Interface) che risulta più accessibile<br />

grazie anche al dialogo vocale e touch.<br />

A questo seguirà una rinnovata spinta<br />

alla digitalizzazione dei processi e anche<br />

una trasformazione delle risorse e delle<br />

infrastrutture di computing in servizi a<br />

pagamento pay-per-use con la conseguente<br />

possibilità di variabilizzare i costi tecnologici.<br />

2.3.4 Analytics<br />

Uno dei problemi più rilevanti delle imprese<br />

moderne è la gestione dell’enorme quantità<br />

di dati raccolti ogni giorno, la loro analisi<br />

e soprattutto il loro utilizzo a supporto<br />

delle decisioni aziendali. Numeri che negli<br />

ultimi anni sono cresciuti vertiginosamente,<br />

richiedendo sforzi sempre maggiori sia in<br />

termini di investimento economico che<br />

di risorse umane impiegate. Si pensi ad<br />

esempio che in cinque anni le tipologie di<br />

dati a disposizione delle aziende relative<br />

ai comportamenti dei consumatori sono<br />

passate da 10 mila a oltre 60 mila.<br />

Eppure solo una minima parte di questa<br />

conoscenza viene utilizzata per prendere<br />

decisioni di primo livello, segnale che<br />

mostra quanto sia sempre più complicato<br />

filtrare le informazioni importanti da quelle<br />

che non lo sono.<br />

Bisogna immaginare di avere davanti un<br />

iceberg, dove la decisione di business è solo<br />

la punta che emerge insieme alle evidenze<br />

quantitative apparse grazie all’accesso a<br />

un set selezionato di dati. Resta sommersa<br />

invece una parte enorme e altrettanto<br />

importante legata alla gestione del dato: la<br />

sicurezza, la qualità e l’integrazione finale<br />

del dato stesso che arriva sul tavolo del CEO.


L’impatto più immediato dell’evoluzione<br />

degli analytics porterà a un aumento della<br />

conoscenza reale del cliente più facilmente<br />

condivisibile in modo virtuale tra appartenenti<br />

allo stesso ecosistema di business.<br />

È anche immaginabile un’unificazione<br />

delle diverse viste di analisi per creare<br />

una semplice e unica versione della verità,<br />

fino alla valorizzazione dell’interattività<br />

semplificata per la raccolta e l’analisi di<br />

nuove categorie di dati, dai social network al<br />

mobile più in generale.<br />

2.3.5 Mobile<br />

Le previsioni lasciano poco spazio ai dubbi:<br />

entro 5 anni la navigazione internet via<br />

mobile supererà quella dei tradizionali pc<br />

da scrivania 32 . Un’affermazione coraggiosa,<br />

ma che alla luce degli ultimi dati sembra<br />

incontrovertibile: nei primi 5 anni dal<br />

debutto sul mercato, nel 1999, American<br />

Online (Aol), il provider per i tradizionali<br />

desktop pc aveva raggiunto 20 milioni di<br />

abbonati, nel 2004 Ntt, il primo esperimento<br />

di internet mobile era arrivato a 40 milioni,<br />

e Netscape sempre nel 1999 sfiorava i 50<br />

milioni di utenti 33 .<br />

Oggi, iPhone e iTouch insieme, a 3 anni<br />

dal debutto sul mercato hanno già 85<br />

milioni di abbonati. Numeri stratosferici a<br />

dimostrazione che la rete sarà sempre più<br />

in movimento e sempre meno ancorata alla<br />

fibra di casa. Per spiegare la progressione,<br />

anzi lo scatto imperioso, bisogna leggere i<br />

numeri alla voce costi: il prezzo della banda<br />

larga è crollato e se prima la visione in<br />

streaming di un film con il gsm costava 270<br />

dollari, con l’Umts bastano 5 centesimi.<br />

Per non perdere importanti opportunità di<br />

crescita è allora fondamentale ripensare i<br />

tradizionali modelli di business per cogliere<br />

le opportunità derivanti dai bisogni mobili.<br />

Un esempio interessante riconduce<br />

all’utilizzo delle nuove piattaforme mobili<br />

per lo sviluppo di servizi bundled e di un<br />

ecosistema di partner e alleati. Un’altra<br />

riflessione nasce dalla possibilità del rilancio<br />

dell’automazione mobile a favore delle reti di<br />

vendita, grazie alla migliore maneggevolezza<br />

dei device e ai minori costi di connettività.<br />

2.3.6 La convergenza delle 4C<br />

La convergenza delle 4C, Comunicazione,<br />

Collaboration, Contenuti e Community,<br />

sostenuta dallo sviluppo della realtà virtuale<br />

e dal boom dei social network ha cambiato<br />

il modo di lavorare, in autonomia e in team.<br />

Se prima i rapporti di forza tra azienda e<br />

cliente erano esclusivamente gerarchici e<br />

monodirezionali, stiamo ora vivendo una<br />

fase collaborativa e bidirezionale. Le imprese<br />

sono più aperte ai suggerimenti degli utenti<br />

(e sensibili alle loro necessità), gli utenti si<br />

sentono parte di una community. Lo stesso<br />

vale per la collaborazione che da fisica e<br />

manuale, fatta cioè solo di incontri de visu, è<br />

diventata virtuale e automatica, con ricadute<br />

evidenti sulla nuova organizzazione del<br />

business. È dunque possibile sperimentare<br />

nuovi modelli di marketing e di produzione<br />

che implichino la diretta collaborazione<br />

con il cliente. Allo stesso tempo è facile<br />

immaginare una diffusione di modelli di<br />

comunità virtuali e social network anche<br />

nella sfera professionale oltre che privata,<br />

grazie anche all’impatto sulla società delle<br />

nuove generazioni, grandi utilizzatrici di<br />

tecnologia. È possibile quindi prevedere un<br />

rapido consolidamento di nuovi strumenti<br />

per agevolare la collaborazione virtuale, lo<br />

scambio di informazioni e la comunicazione<br />

remota tra domanda e offerta, tra clienti e<br />

manager delle aziende.<br />

2.3.7 Una leadership inaspettata: le<br />

nanotecnologie<br />

Biotecnologie e nanotecnologie sono<br />

due settori molto innovativi dove l’Italia<br />

primeggia, nonostante i forti limiti dettati<br />

dalla mancanza di finanziamenti nella<br />

ricerca scientifica.<br />

32 Fonte: Morgan Stanley, 2009<br />

33 Fonte: Repubblica.it, 2008<br />

34 Fonte: Ernst & Young, 2010<br />

Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 37


In media ogni dipendente di un’azienda<br />

biotech in Italia garantisce un fatturato di<br />

290 mila euro, poco alle spalle degli inglesi<br />

che valgono 300 mila euro, ma decisamente<br />

davanti a Olanda (190 mila euro) e Francia<br />

(130 mila euro) 34 .<br />

A questo va aggiunto che difficilmente<br />

le nanotecnologie faranno passi indietro<br />

perché si tratta di scoperte che per l’uomo<br />

rappresentano la capacità – fino ad oggi<br />

riservata alla natura – di costruire sistemi<br />

profondamente diversi con proprietà e<br />

funzioni imposte dal dettaglio della forma e<br />

della composizione sulla scala del nanometro.<br />

Come a dire che consentono all’uomo di<br />

superare frontiere tradizionalmente chiuse,<br />

rendendolo capace di controllare nuovi<br />

aspetti della natura come mai prima gli<br />

era stato permesso. Una sensazione che<br />

genera talvolta perplessità e paure, ma allo<br />

stesso tempo estremamente interessante in<br />

prospettiva industriale.<br />

Per esempio in orbita farmaceutica<br />

l’avanzamento della mappatura del genoma<br />

permetterà di essere sempre più vicini<br />

alla personalizzazione dei farmaci. Si<br />

tratta, tuttavia, di metodologie innovative<br />

che richiedono nuovi paradigmi di<br />

standardizzazione e certificazione per essere<br />

accettate dal mercato.<br />

38 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />

In questo senso bisogna considerare che lo<br />

sviluppo di un settore così delicato avrà,<br />

inevitabilmente, significativi risvolti etici e<br />

regolamentativi che potrebbero impattare<br />

in modo radicale sugli scenari evolutivi<br />

di queste tecnologie. L’Italia dovrà essere<br />

pronta ad affrontare questa evoluzione<br />

storica, senza violare principi etici e<br />

continuando ad essere pioniera in questo<br />

ambito. Una sfida che le aziende italiane<br />

hanno già raccolto e per la quale possono<br />

giocare un importante ruolo di innovatori.<br />

2.3.8 L’energia pulita<br />

L’impatto non si vede ancora, ma già si<br />

può percepire tra l’opinione pubblica e<br />

nelle grandi conferenze internazionali.<br />

La svolta dell’energia rinnovabile arriverà<br />

inesorabilmente nei prossimi anni,<br />

quando le riserve di petrolio inizieranno<br />

a diminuire e i livelli di inquinamento<br />

saranno insopportabili. Il primo obiettivo<br />

importante è fissato per il 2020, e nessuno<br />

può permettersi di arrivare impreparato<br />

all’appuntamento: nei prossimi 10 anni le<br />

emissioni di anidride carbonica verranno<br />

ridotte di 55-75 milioni di tonnellate 35 ,<br />

un’operazione che sarà raggiunta con la<br />

produzione di “energia pulita”.<br />

Il primo passo sarà quello del progressivo<br />

passaggio dalle reti tradizionali alle smart<br />

grid che di fatto sono l’evoluzione dei tralicci.<br />

Cosa cambierà? Prima di tutto i generatori<br />

d’energia non saranno più centralizzati,<br />

ma piuttosto decentrati, diremo addio al<br />

prezzo unico per abbracciare delle vere<br />

e proprie quotazioni che oscilleranno in<br />

tempo reale. L’affidabilità del sistema<br />

non sarà solo frutto di una stima, ma sarà<br />

calcolata immediatamente e precisamente.<br />

Infine la gestione dell’energia non sarà solo<br />

reattiva, piuttosto proattiva e predittiva per<br />

anticipare quelle che potrebbero essere le<br />

criticità del sistema.<br />

In un contesto in così rapida evoluzione,<br />

vi è la concreta possibilità di guadagnare<br />

posizioni dominanti di first mover, godendo<br />

di un vantaggio competitivo invidiabile in<br />

termini di adozione e sviluppo di prodotti e<br />

servizi “green”, nel rispetto dell’ambiente.<br />

È quindi auspicabile che imprese e manager<br />

si muovano proprio per sviluppare prodotti,<br />

servizi e comportamenti atti a migliorare<br />

gli impatti negativi sugli ecosistemi. Una<br />

strategia che permetterebbe anche di<br />

guadagnare punti importanti sul fronte della<br />

reputazione: il tema ambientale è infatti<br />

sempre più sentito tra i consumatori.<br />

35 Fonte: stime <strong>Accenture</strong> 2010


Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 39


I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

40 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento


<strong>Accento</strong> sull’Italia vuole immaginare una<br />

finestra temporale di medio termine, tra<br />

i 3 e i 5 anni, per comprendere i segnali<br />

socio-economici che potrebbero avere<br />

grandi impatti sul futuro. Non ci aspettiamo<br />

nessuno stravolgimento per domani, ma è<br />

altrettanto evidente che si tratta di tendenze<br />

e di spinte dal basso che non possiamo<br />

permetterci di ignorare. Ecco perché <strong>Accento</strong><br />

sull’Italia giunge alla definizione di quattro<br />

paradigmi.<br />

Quattro tendenze di innovazione e<br />

cambiamento, quattro direttive che crediamo<br />

debbano essere motivo di approfondimento<br />

e di attenzione per tutti coloro che guidano<br />

le aziende in Italia. Crediamo che, per il Top<br />

Management, rileggere le agende secondo<br />

i quattro paradigmi sia un modo diverso di<br />

affrontare il futuro e uno spunto laterale<br />

utile nella stesura dei nuovi piani strategici<br />

delle loro aziende.<br />

I paradigmi del cambiamento analizzati<br />

da <strong>Accento</strong> sull’Italia sono la risposta<br />

di <strong>Accenture</strong> a quanti si chiedono come<br />

cambierà la mission delle nostre imprese,<br />

un’operazione che abbiamo completato<br />

studiando i trend e le nuove dimensioni<br />

abilitanti che caratterizzano e condizionano<br />

la quotidianità.<br />

Figura 8. I nuovi paradigmi del cambiamento di <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong><br />

Trust&Sharing<br />

Lealtà e Condivisione<br />

Quick&Deep<br />

Velocità e Incisività<br />

Crucial&Sustainable<br />

Rilevanza e Sostenibilità<br />

Unique&Universal<br />

Unicità e Universalità<br />

Un lavoro che <strong>Accenture</strong> ha avviato<br />

sviluppando un osservatorio internazionale<br />

sulle tendenze di consumo e creando<br />

un gruppo di lavoro che comprende i<br />

propri migliori consulenti (Think Tank<br />

<strong>Accenture</strong>) e che ha lavorato facendo leva<br />

sulle conoscenze e l’esperienza maturata<br />

direttamente insieme alle aziende clienti.<br />

Siamo partiti da evidenze concrete,<br />

dall’osservazione di elementi quantitativi<br />

e qualitativi già in essere, per arrivare<br />

a definire le essenze del cambiamento:<br />

imitando in qualche modo il lavoro dello<br />

scultore che dalla forma grezza arriva<br />

a un’opera completa, curata in ogni<br />

particolare, per giungere alla definizione dei<br />

paradigmi del cambiamento.<br />

Convergenza del rapporto tra consumatore e azienda attraverso una nuova<br />

catena del valore basata sulla lealtà e sulla condivisione tra clienti e aziende<br />

Richiesta di prodotti e servizi che soddisfino in maniera pragmatica, incisiva<br />

e "in un istante" le esigenze dei nuovi stili di vita<br />

Ridare la dovuta importanza alle risorse “core” costruendo comportamenti e<br />

stili di pensiero finalizzati a minimizzare gli impatti negativi sugli ecosistemi<br />

Riconoscimento di valore a prodotti e servizi tagliati su misura e allo stesso<br />

tempo in grado di trasmettere unicità a livello globale<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 41


Un percorso di<br />

condivisione e interazione<br />

42 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

Trust&Sharing<br />

Spiega le rinnovate lealtà e condivisione<br />

che puntano sulla convergenza del rapporto<br />

tra cliente e azienda attraverso una nuova<br />

catena del valore basata sull’integrazione<br />

delle scelte dell’azienda da parte del<br />

consumatore. Fidarsi, gli uni degli altri,<br />

condividere sensazioni, impressioni per trarre<br />

il massimo benessere è divenuto un obiettivo<br />

chiaro per gli italiani.<br />

Quick&Deep<br />

È la richiesta di prodotti e servizi capaci di<br />

soddisfare in maniera pragmatica, incisiva<br />

e soprattutto rapida le esigenze dei nuovi<br />

stili di vita. Le imprese oggi si rivolgono a un<br />

cliente nuovo, con sempre meno tempo per<br />

le proprie attività, che non vuole comprare in<br />

un attimo, ma intende avere a disposizione<br />

l’oggetto d’acquisto a qualunque ora del<br />

giorno e della notte, cerca prodotti facili<br />

da usare e gode dell’immediatezza del loro<br />

utilizzo.<br />

Crucial&Sustainable<br />

Sintetizza la volontà, o meglio il bisogno, di<br />

tornare alle origini. La capacità di restituire<br />

il giusto peso alle risorse “core”, ai valori che<br />

contano, costruendo così comportamenti<br />

e stili di pensiero finalizzati a minimizzare<br />

gli impatti negativi sugli ecosistemi. È il<br />

cambiamento legato alla presa di coscienza<br />

che stiamo degradando l’ambiente che ci<br />

circonda e, conseguentemente, il nostro<br />

benessere.<br />

Unique&Universal<br />

Riconosce il valore a prodotti e servizi<br />

tagliati su misura e allo stesso tempo in<br />

grado di trasmettere unicità a livello globale.<br />

Come a dire che c’è la voglia di uscire dal<br />

cliché della globalizzazione intesa come<br />

standardizzazione. Anzi, i clienti vogliono<br />

riscoprire le loro origini e ritrovare la propria<br />

cultura attraverso la fruizione di prodotti<br />

innovativi, ma accessibili a tutti, che<br />

sappiano combinare il mito del passato con<br />

valori di specificità e rilevanza del presente.


3.1 Trust&Sharing<br />

Passato<br />

Etica "accessoria"<br />

Brand Equity<br />

Prossimità<br />

Customer Centricity<br />

Lealtà vuol dire mantenere le promesse:<br />

dalla pubblicità al packaging dei prodotti.<br />

Condivisione significa entrare nella<br />

catena del valore, integrare cioè le scelte<br />

dell’azienda. Due parole per definire una<br />

vera e propria rivoluzione del rapporto<br />

tra domanda e offerta, tra cliente finale e<br />

produttore.<br />

La crisi, infatti, non ha messo in discussione<br />

solo la fiducia verso il sistema economico e<br />

in particolare quello finanziario, ma anche<br />

i modelli di business tradizionali focalizzati<br />

sulla massimizzazione del profitto per gli<br />

shareholder.<br />

Una novità dalla quale emerge il bisogno<br />

di recuperare credibilità e fiducia dei<br />

consumatori per ridurre una distanza<br />

che può generare un profondo senso di<br />

frustrazione verso aziende e manager.<br />

Futuro<br />

Responsabilità "necessaria"<br />

Brand Reputation<br />

Accessibilità<br />

Reciprocità<br />

Il tentativo di avvicinamento tra azienda<br />

e consumatore trova riscontro anche<br />

nel mondo che ci circonda sempre più<br />

impregnato di nuove tecnologie all’insegna<br />

dello share, delle esperienze virtuali, digitali,<br />

dello scambio di informazioni. Condivisioni<br />

che hanno il loro apice nella costruzione (o<br />

nella semplice partecipazione) di un blog o di<br />

un social network.<br />

Quello dello share è un tema che solo cinque<br />

anni fa non sarebbe stato così rilevante.<br />

Facebook non esisteva e non c’erano<br />

500 milioni di persone che ogni giorno si<br />

scambiavano storie, racconti ed emozioni.<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 43


È chiaro quindi che la dimensione dello share<br />

è e sarà sempre più legata alla dimensione<br />

della lealtà personale e, in futuro, il dialogo<br />

e la condivisione continueranno con quegli<br />

strumenti che non solo saranno visibili,<br />

ma che saranno soprattutto credibili. Una<br />

differenza enorme se parametrata sul mondo<br />

del marketing o della comunicazione, perché<br />

se prima il paradigma era quello della visibilità<br />

all’insegna del "basta che si parli di me", oggi<br />

siamo di fronte a una regola che non vale più.<br />

Insomma, il nuovo paradigma passa<br />

attraverso una nuova catena del valore<br />

che privilegia gli aspetti qualitativi rispetto<br />

a quelli quantitativi e che prende forma<br />

trasversalmente rispetto a tutti i settori di<br />

mercato: la reciprocità delle relazioni e i<br />

nuovi paradigmi basati sulle non-equivalenze<br />

sono quindi mezzi per ristabilire un rapporto<br />

basato sulla lealtà e sulla condivisione con<br />

il consumatore. Con l’obiettivo di arrivare a<br />

una progressiva convergenza tra produttore<br />

e utente finale attraverso l’assottigliamento<br />

delle asimmetrie informative e delle disparità<br />

fisiche tra l’individuo e le emanazioni della<br />

marca: l’offerta, il prodotto, il servizio, il<br />

luogo, la comunicazione e quant’altro.<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia crede che il risultato finale<br />

debba essere simile a una sovrapposizione<br />

tra l’azienda e il consumatore. Una tesi<br />

che abbiamo raggiunto dopo l’attenta<br />

44 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

analisi delle dinamiche che caratterizzano<br />

i cambiamenti legati alla dinamica del<br />

Trust&Sharing, che coinvolge concetti di<br />

responsabilità, credibilità, accessibilità e<br />

reciprocità.<br />

I comportamenti attuali di consumo<br />

mostrano con chiarezza come il grande<br />

pubblico apprezzi sempre di più i<br />

comportamenti etici con una crescente<br />

attenzione, individuale e collettiva, verso<br />

la responsabilità sociale. Alle aziende<br />

spetta quindi il compito di scegliere una<br />

strategia che permetta al consumatore di<br />

identificarsi in un prodotto, in un servizio<br />

che sia allo stesso tempo etico e rispettoso<br />

dell’ambiente. Per capire l’impatto di una<br />

scelta del genere basti pensare che durante il<br />

processo d’acquisto l’83% degli utenti valuta<br />

l’impatto del prodotto sulle emissioni di<br />

anidride carbonica nell’atmosfera.<br />

Stesso percorso e identico obiettivo per la<br />

credibilità che si ottiene con la costruzione<br />

di un’immagine legata a determinati<br />

attributi e valori partendo però dall’ipotesi<br />

che la reputazione si costruisce solo ed<br />

esclusivamente sulla propria identità. Un<br />

messaggio che si basa sull’interazione<br />

costante con il mercato che chiede maggior<br />

trasparenza e la completa tracciabilità dei<br />

processi aziendali. Uno sforzo importante,<br />

ma che permette di mantenere e difendere la<br />

propria immagine nel tempo.<br />

Ma per guadagnarsi la fiducia dei<br />

consumatori e per condividere con loro<br />

i processi aziendali non basta lavorare<br />

sulla sfera reputazionale, bisogna anche<br />

investire nell’accessibilità che riguarda più<br />

direttamente il rapporto con il cliente: dalla<br />

definizione del prezzo al consumo fino al<br />

supporto nel post vendita. Per diventare<br />

un’azienda “accessibile” serve uno sforzo<br />

di vicinanza, che riguardi il prodotto e<br />

il servizio senza tralasciare gli eventuali<br />

corredi immateriali per offrire un’esperienza<br />

“olistica” a un prezzo “democratico”.<br />

Ecco quindi che entra in gioco la reciprocità<br />

per arrivare allo sviluppo di una maggiore<br />

capacità di ascolto e a una reale apertura al<br />

mercato anche attraverso operazioni a costo<br />

zero per i consumatori.<br />

3.1.1 Dai precursori agli innovatori del<br />

paradigma<br />

Come in tutti i cambiamenti d’epoca<br />

qualcuno è riuscito ad anticipare i tempi e<br />

qualcun altro ha saputo cavalcarli andando<br />

un passo oltre. In questo caso, forse, gli<br />

esempi più interessanti arrivano dal settore<br />

del food e dallo sviluppo tecnologico, spesso<br />

tra loro intrecciati.<br />

A cominciare dall’esperimento di Amadori<br />

che fu il primo a rompere un muro di silenzio<br />

che circondava il mercato alimentare per


pubblicare il decalogo di allevamento dei<br />

suoi polli impegnandosi a garantire qualità e<br />

affidabilità senza trascurare la trasparenza:<br />

una strategia volta a rendere ogni processo<br />

industriale perfettamente rintracciabile. E a<br />

garanzia delle sue parole Amadori ha sempre<br />

messo il suo volto, per non nascondersi<br />

dietro un logo o un nome.<br />

Non ci ha messo la faccia, ma ha fatto<br />

un passo oltre Moncler, l’azienda di<br />

abbigliamento francese che di recente ha<br />

lanciato Certilogo, l’applicazione grazie<br />

alla quale è possibile verificare in tempo<br />

reale l’originalità di un capo. Da un lato per<br />

garantire i clienti (tra 2003 e il 2007 i casi<br />

di contraffazione in Europa sono passati da<br />

11 a 44 milioni 36 ), dall’altro per difendere<br />

la propria immagine: Certilogo consente<br />

quindi di verificare l’originalità comunicando<br />

all’azienda (tramite internet o sms) il codice<br />

univoco assegnato a ogni capo.<br />

Lealtà e condivisione si conquistano anche<br />

offrendo servizi gratuiti che si aggiungono<br />

o si alternano a quelli a pagamento,<br />

differenziandosi per il valore che offrono<br />

all’utente. Per esempio, Second Life è stata<br />

una delle prime web community dove la<br />

registrazione e l’accesso sono free per<br />

tutti, mentre le applicazioni più evolute nel<br />

passato erano tradizionalmente riservate<br />

agli abbonati o agli utenti disposti a pagare.<br />

Una frontiera che Skype ha spostato ancora<br />

più avanti permettendo di telefonare<br />

gratuitamente da un computer all’altro<br />

semplicemente scaricando un programma e<br />

offrendo conversazioni a tariffe decisamente<br />

ridotte verso telefoni fissi e mobili. La<br />

strategia di Skype ha conquistato sempre<br />

nuovi utenti, spingendo i ricavi del gruppo<br />

dai 65 milioni di dollari del 2007 ai 200<br />

milioni dello scorso anno 37 . La telefonia<br />

online è un settore in forte espansione se<br />

si pensa che da agosto 2010 anche Google<br />

consente di telefonare (gratuitamente verso i<br />

numeri negli Stati Uniti e in Canada e a cifre<br />

irrisorie verso il resto del mondo) utilizzando<br />

la stessa interfaccia di Gmail.<br />

Skype, da first mover, dovrà ora confrontarsi<br />

con il motore di ricerca di Mountain View<br />

che nel primo giorno del nuovo servizio<br />

ha fatto registrare un milione di chiamate<br />

telefoniche 38 .<br />

Le implicazioni della combinazione<br />

"freemium" (free e premium) riguardano<br />

decine di altri settori, a cominciare<br />

dell’editoria che si sta interrogando su<br />

come sfruttare il traffico generato dalla<br />

rete. Il modello news a pagamento potrebbe<br />

risultare fallimentare se pensato in una<br />

logica speculare alla versione cartacea del<br />

giornale: i lettori sono disposti a fruire delle<br />

informazioni in modalità digitale, ma solo se<br />

i contenuti sono specificatamente quelli che<br />

Per diventare un’azienda<br />

“accessibile” serve uno<br />

sforzo di vicinanza<br />

36 Fonte: Commissione Europea, Report sulla contraffazione e pirateria,<br />

2007<br />

37 Fonte: Skype, 2009<br />

38 Fonte: Il Sole 24 ore, 2010<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 45


vogliono leggere e approfondire. Una delle<br />

risposte per i nuovi modelli di informazione<br />

potrebbe, infatti, arrivare proprio dalla<br />

differenziazione e personalizzazione dei<br />

contenuti.<br />

E ancora, tra i precursori dei servizi accessori<br />

offerti gratuitamente il caso principe è<br />

rappresentato da Apple, che nei suoi negozi<br />

va oltre la garanzia di assistenza tecnica:<br />

spesso vengono offerti veri e propri corsi per<br />

imparare a utilizzare le funzioni più evolute<br />

dei computer. Un modo per condividere<br />

il proprio modo di essere con i clienti,<br />

ma anche per creare una vera comunità,<br />

unita dalla passione per Apple e capace di<br />

identificarsi in un prodotto.<br />

Una strategia seguita poi da Samsung<br />

che ha iniziato a installare nei principali<br />

aeroporti e università americane alcune<br />

postazioni dove ricaricare i dispositivi<br />

elettronici, dal telefonino al portatile, con<br />

un evidente ritorno in termini di pubblicità.<br />

Funzionalità, riconoscimento nella marca:<br />

le leve del successo passano attorno<br />

all’emozione e all’incontro delle esigenze<br />

dei nuovi consumatori, più veloci, più<br />

informati, con meno tempo a disposizione e<br />

molto green.<br />

46 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

3.1.2 La voce dei manager e gli<br />

scenari futuri<br />

L'"economia della condivisione" assumerà un'importanza sempre crescente soprattutto se basata su<br />

responsabilità e credibilità nel rapporto tra i consumatori e tra consumatori e aziende?<br />

100% degli opinion<br />

leader d’accordo<br />

Fonte: elaborazione <strong>Accenture</strong> su 150 interviste al Top Management di primarie aziende Italiane<br />

Attenzione e curiosità. L’economia della<br />

condivisione sarà importante quanto più<br />

sarà diffusa. Il rischio – avvertono alcuni<br />

manager – è che questo rimanga un tema da<br />

sociologi. Scritto sulle pagine dei libri, senza<br />

venir mai messo in pratica.<br />

L’abilità di chi saprà gestire una fase di<br />

transizione così delicata starà proprio nel<br />

creare un sistema di equo scambio, un tradeoff<br />

tra i servizi offerti gratuitamente e quelli<br />

a pagamento perché è evidente che un<br />

cliente qualcosa in cambio debba dare<br />

C‘è moltissima aspettativa ed è un argomento molto<br />

di moda, ma si corre il rischio che rimanga solo un<br />

tema da sociologi, perché bisogna capire quanto<br />

davvero il singolo sia disposto a condividere.<br />

COO, Primario Gruppo Italiano Grande Distribuzione<br />

E‘ necessario riuscire a fare un'analisi dei contenuti<br />

online utilizzando canali di PR "non convenzionali".<br />

“L'economia della condivisione” significherà far<br />

passare attraverso questi contenuti interattivi il<br />

concetto di brand awareness.<br />

CMO, Primario Gruppo Italiano Fashion<br />

per ottenere un servizio a costo zero:<br />

informazioni personali in cambio di fruizione<br />

gratuita.<br />

Andando oltre il modello del “do ut des”<br />

informativo, occorre anche fare una<br />

profonda riflessione sull’opportunità di<br />

sfruttare i nuovi canali disponibili per<br />

potenziare l’ascolto sull’utente/consumatore,<br />

per gestire il passaparola e aumentare<br />

la brand awarness come nel caso delle<br />

“blog strategy”. Da una recente analisi di<br />

<strong>Accenture</strong>-GPF emerge che il passaparola


è la conseguenza di un legame emozionale<br />

col brand, un’interazione profonda che non<br />

solo conduce alla scelta di un prodotto, ma<br />

rende l’acquirente talmente soddisfatto<br />

da consigliare ad altri non il prodotto,<br />

ma la marca. Un’evidenza importante,<br />

che sottolinea come non sia più la base<br />

funzionale a condurre le persone ad<br />

acquistare un prodotto o un servizio.<br />

È chiaro che in qualche modo il paradigma<br />

di lealtà e condivisione andrà interpretato<br />

come leva di differenziazione attraverso<br />

l’implementazione di strategie che dovranno<br />

mettere il cliente al centro delle attenzioni<br />

delle aziende con una relazione continua<br />

e multicanale, capace di sfruttare le nuove<br />

tecnologie di condivisione per arrivare a una<br />

vera interconnessione emozionale.<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia, in base a questo pensiero,<br />

ha provato a fare un esercizio di "stretching"<br />

per applicare il nuovo paradigma verso<br />

altri settori e nuovi scenari che oggi<br />

sembrano ancora lontani o poco connessi<br />

con questa logica di pensiero. Si tratta<br />

di un processo che deve essere elaborato<br />

senza alcun timore reverenziale: nessuno<br />

infatti vieta di applicare alle banche o alla<br />

grande distribuzione un processo nato<br />

sull’impulso di Certilogo di Moncler, un<br />

modello forte che fa leva sulla garanzia di<br />

qualità e affidabilità. Pensiamo alla perdita<br />

di fiducia legata ai grandi istituti di credito,<br />

Figura 9. Trust&Sharing: impatto sui principali mercati<br />

Gusto, Moda e<br />

Design<br />

Sicurezza e<br />

Protezione<br />

Mobilità e Viaggi<br />

Energia e Ambiente<br />

Comunicazione e<br />

Intrattenimento<br />

Meccanica,<br />

Industria e<br />

Tecnologia<br />

Banche e Grande<br />

distribuzione<br />

Garanzia di qualità e<br />

affidabilità<br />

CERTILOGO<br />

Consente verifica<br />

originalità di un capo<br />

Concept: Certified<br />

banker academy<br />

a garanzia della<br />

professionalità e dei<br />

servizi offerti ai clienti<br />

Servizi accessori offerti<br />

gratuitamente<br />

Concept: Car/Bike<br />

Sharing elettriche<br />

gratuite per città ad<br />

alto inquinamento<br />

SAMSUNG<br />

Lounge installato in<br />

aereoporti per ricaricare<br />

dispositivi elettronici<br />

Freemium Business<br />

Model<br />

SKYPE<br />

Telefonate gratuite<br />

verso Skype ... a<br />

pagamento negli altri<br />

casi<br />

Concept: Portale di<br />

servizi finanziari e<br />

non per le PMI (fee per<br />

servizi ad alto valore es.<br />

autodiagnosi)<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 47


Lealtà e condivisione: un<br />

esercizio di "stretching"<br />

necessario<br />

48 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

soprattutto internazionali, travolti dalla crisi.<br />

Le campagne di comunicazione nel settore<br />

bancario si muovono proprio in questa<br />

direzione, ma dal punto di vista industriale<br />

forse sarebbe utile ragionare su qualcosa<br />

che assomigli a una scuola di management,<br />

più che a una campagna pubblicitaria,<br />

una fonte di riconoscimento della qualità<br />

del servizio bancario e di chi lo eroga, che<br />

arrivi addirittura a rilasciare un certificato<br />

di affidabilità a garanzia delle prestazioni<br />

di tutti i consulenti bancari. Sarebbe una<br />

nuova garanzia della professionalità e dei<br />

servizi offerti ai clienti, un marchio di qualità<br />

riconosciuto da enti indipendenti che, come<br />

il celebre ‘bollino blu’ possa consentire ai<br />

cittadini di tornare ad avere un legame<br />

e una vicinanza speciale con l’istituto di<br />

credito e le persone che in esso vi operano, a<br />

prescindere dal rapporto personale che, nel<br />

passato, era da solo garanzia di verità.<br />

E se Skype è in grado di alternare un utilizzo<br />

gratuito con uno a pagamento, perché non<br />

applicare lo stesso modello alle banche?<br />

Un esempio immediato di applicazione<br />

concreta di questa riflessione potrebbe<br />

essere un nuovo portale di servizi finanziari e<br />

non finanziari destinato alle piccole e medie<br />

imprese, in cui i servizi di base (transazionali,<br />

gestione liquidità, ecc) sono gratuiti, mentre<br />

servizi evoluti a supporto della gestione e<br />

della crescita sono a pagamento (es. auto<br />

diagnosi solvibilità impresa, analisi solidità<br />

fornitori, clienti, ecc).<br />

Il paradigma Trust&Sharing arriva a toccare<br />

anche il tema dei servizi accessori gratuiti.<br />

Perché le grandi case automobilistiche non<br />

possono imitare Samsung e le sue lounge per<br />

ricaricare i dispositivi elettronici? I marchi<br />

dell’auto potrebbero ragionare su qualcosa<br />

che aiuti l’ambiente e agevoli la mobilità:<br />

un bike sharing sponsorizzato e gratuito<br />

(magari rivolto anche solo ai possessori di un<br />

determinato marchio) o magari la messa a<br />

disposizione di alcune macchine elettriche.<br />

Si vede bene come, in questo e in altri casi,<br />

i paradigmi del cambiamento di <strong>Accento</strong><br />

sull’Italia aprono frontiere interessanti, che<br />

rompono le tradizionali barriere tra settori<br />

diversi: pensare al prossimo futuro significa<br />

anche immaginare di declinare i paradigmi in<br />

mercati che tra loro non si sono mai parlati e<br />

generare un colloquio di condivisione volto a<br />

creare inediti modelli di pensiero e anticipare<br />

l’incontro con i nuovi bisogni degli italiani.


3.2 Quick&Deep<br />

Passato<br />

Utilizzo difficile e complesso<br />

Ricercando l'efficienza<br />

Le scelte richiedono tempo<br />

Pochi, maledetti e subito. È il vecchio<br />

proverbio che girava nelle sale cambi delle<br />

Borse di tutto il mondo. Ma è anche il<br />

dilemma davanti al quale vengono messi<br />

tutti gli investitori ogni giorno: una rendita a<br />

vita o pochi, maledetti e subito?<br />

Se il dubbio finanziario rimane, per i<br />

consumatori di oggi si tratta di un problema<br />

che nessuno ha più intenzione di porsi.<br />

Il cliente vuole tutto e subito. Senza<br />

condizioni.<br />

È il grande tema legato proprio alla qualità<br />

del quotidiano. Quick&Deep è quindi la<br />

dimensione della velocità e soprattutto<br />

tempestività. Per anni siamo stati convinti<br />

che la velocità fosse l’elemento chiave del<br />

successo, ma la realtà è diversa. L’elemento<br />

fondamentale è la tempestività, la capacità<br />

di farsi trovare al posto giusto nel momento<br />

giusto, ecco perché spesso è necessario<br />

Futuro<br />

Velocità e semplicità di utilizzo<br />

Sperimentando le emozioni<br />

Tutto in un istante<br />

prendere una pausa di riflessione, di<br />

apparente lentezza per poter reagire al<br />

meglio nell’istante in cui è necessario.<br />

Si tratta quindi di un concetto legato al<br />

quick, la reazione veloce, ma allo stesso<br />

tempo al deep, la capacità cioè di essere<br />

profondi nelle risposte.<br />

È ovvio però che per essere Quick&Deep<br />

servano gli strumenti adatti come quelli della<br />

grande distribuzione che riesce sempre a<br />

dare il prodotto giusto al prezzo giusto nel<br />

momento giusto, che però non vuol dire dare<br />

tutto e sempre più velocemente degli altri.<br />

Perché si tratta di un servizio in cui entra in<br />

gioco il rapporto tra prezzo e qualità.<br />

In passato il concetto era più chiaro: i beni<br />

eccellenti tendevano al lusso ed erano<br />

inaccessibili ai più, le commodity, disponibili<br />

per tutti, erano di qualità inferiore.<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 49


Meno tempo, valore più<br />

intenso<br />

50 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

Ma si tratta di un altro schema che sta<br />

scomparendo, frutto anche di una relazione<br />

più virtuosa tra prezzo e qualità che riesce<br />

a garantire l’eccellenza anche nei prodotti<br />

rivolti alle masse.<br />

Quick&Deep vuol quindi dire che la<br />

quotidianità non è più la routine, ma piuttosto<br />

una normalità di eccezioni, di momenti anche<br />

straordinari e magari minimi. Ad esempio la<br />

possibilità di gustare una cialda di espresso<br />

Illy direttamente a casa, ma il massimo della<br />

qualità per quel momento specifico e può<br />

essere considerata un'eccellenza senza essere<br />

inaccessibile come bene di lusso. Ecco quindi<br />

che i servizi e prodotti devono essere in grado<br />

di soddisfare in maniera pragmatica, incisiva<br />

e immediata le esigenze dei nuovi stili di vita.<br />

Non si tratta di un puro capriccio, piuttosto<br />

di un bisogno legato alla frenesia delle cose<br />

da fare, in continuo aumento, e alla costante<br />

diminuzione del tempo da dedicare a se stessi.<br />

All’improvviso è diventato impossibile anche<br />

solo pensare di vendere un prodotto incapace<br />

di essere utilizzato in modalità plug&play, ma<br />

che necessiti di spiegazioni e di un’attenta<br />

lettura delle istruzioni. I consumatori,<br />

semplicemente, non hanno più tempo e<br />

quel poco che resta vogliono dedicarlo ad<br />

altro che non sia un processo d’acquisto o lo<br />

studio di un manuale. Minore sarà il tempo<br />

da dedicare a un’attività, maggiore sarà la<br />

percentuale di successo nell’eseguirla.<br />

In questo contesto di immediatezza del<br />

processo di acquisto e del lasso di tempo<br />

a esso consequenziale, intervengono con<br />

forza le nuove attitudini al consumo. Se<br />

prima il consumatore era alla ricerca di<br />

efficienza, oggi è a caccia più di esperienze<br />

che di prodotti, vuole emozioni, sensazioni.<br />

Nell’era del consumismo l’acquisto non è più<br />

assolutamente necessario: deve essere voluto<br />

per quello che è in grado di trasmettere. E<br />

in questo contesto assume un ruolo ancora<br />

più importante, rispetto al passato, il punto<br />

vendita: il cambio di marcia ci sta mettendo<br />

di fronte a un nuovo potenziale acquirente<br />

del quale, fino a pochi anni fa, ignoravamo<br />

completamente l’esistenza. Ed ecco il<br />

nuovo utente: più esigente, competente<br />

e consapevole dei suoi bisogni e delle<br />

sue priorità. E per questo le informazioni<br />

richieste in fase d’acquisto sono essenziali<br />

e precise con l’unico scopo di arrivare a una<br />

fruizione dell’oggetto/servizio facile e veloce.<br />

Il tempo, il bene più prezioso che abbiamo,<br />

è la dinamica che in modo più distinto<br />

caratterizza il paradigma della “velocità<br />

e completezza”. Si lavora sempre di più<br />

sull’efficientamento del tempo stesso, per<br />

avere tutto in un istante, riducendo le ore<br />

(e a volte i minuti) destinate alle singole<br />

attività. I prodotti devono quindi essere<br />

reperibili ovunque e in qualunque istante.


Contestualmente il progresso tecnologico<br />

ha ridotto le distanze, dunque oggi abbiamo<br />

una diversa percezione del concetto “spaziotempo”,<br />

e allo stesso tempo un bisogno<br />

crescente di abbattere le distanze e il tempo<br />

per percorrerle.<br />

Sono cambiate anche le attenzioni dei<br />

consumatori che non guardano più al<br />

singolo prodotto, ma piuttosto all’insieme<br />

di elementi tecnologici e funzionali<br />

che esso rappresenta. Il consumo sta<br />

diventando un’esperienza fatta di percezioni<br />

e interazioni riconducibili a 5 diversi<br />

ambiti: dei sensi, dei sentimenti, del<br />

pensiero, dell’azione e delle relazioni. Senza<br />

dimenticare che la raffinatezza sensoriale<br />

femminile influenza sempre di più la vendita<br />

di beni e servizi.<br />

I nuovi modi d’acquisto si basano quindi<br />

sulla velocità d’esecuzione, l’immediatezza<br />

dell’utilizzo (plug&play) e la semplicità delle<br />

istruzioni. È quindi evidente che l’attenzione<br />

si stia focalizzando sempre di più sulla<br />

ricerca di modi rapidi e semplici anche di<br />

comprare: d’altra parte il consumatore è già<br />

molto informato e desidera solo conferme<br />

per avere prodotti che rispondano in maniera<br />

più precisa alle proprie esigenze. Esigenze<br />

sempre più complesse e mutevoli nel tempo.<br />

E per questo più difficili da soddisfare.<br />

3.2.1 Dai precursori agli innovatori del<br />

paradigma<br />

Se la sfida di <strong>Accento</strong> sull’Italia è tradurre<br />

il paradigma in una direzione di mercato<br />

che definisca le strategie commerciali delle<br />

aziende del nostro Paese, i precursori vanno<br />

cercati probabilmente tra i prodotti che<br />

hanno saputo fornire più valore aggiunto<br />

ai clienti, eliminando il superfluo: dai<br />

servizi inutili ai costi eccessivi. L’offerta<br />

che ha raccolto maggiore entusiasmo da<br />

parte dei consumatori sarà anche legata<br />

alla semplificazione e all’immediatezza: le<br />

proposte che risultano intuitivamente più<br />

comprensibili per i clienti sono anche quelle<br />

che aumentano il grado di coinvolgimento<br />

nel processo d’acquisto. Valore aggiunto e<br />

semplicità: si tratta di due valori che stanno<br />

alla base del concetto “all inclusive”.<br />

Nel mondo della telefonia mobile, ad<br />

esempio Apple con iPhone è riuscita per<br />

prima a riunire diversi device all’insegna<br />

della velocità e della semplicità. Il<br />

“melafonino” è diventato uno strumento<br />

capace di coniugare numerose funzioni<br />

ad altissima tecnologia. E le vendite non<br />

lasciano spazio ai dubbi: negli ultimi tre mesi<br />

del 2008 sono stati consegnati, 5 milioni di<br />

pezzi. Un anno dopo, nello stesso periodo, i<br />

melafonini venduti sono stati 9 milioni 39 .<br />

Un exploit paragonabile a quello della Wii<br />

di Nintendo: 45 milioni di console vendute<br />

nel 2008, 57 milioni lo scorso anno 40 .<br />

Perché i suoi programmi (da Wii Fit a<br />

Fitness First) permettono di avere un pieno<br />

controllo sul proprio fisico, con esercizi<br />

creati sulle esigenze dei consumatori,<br />

grazie anche a un team di esperti virtuali<br />

sempre a disposizione. Ad aprire la strada<br />

dell’innovazione però era stata Technogym:<br />

il primo produttore (italiano) a portare nelle<br />

case della gente gli stessi attrezzi disponibili<br />

nelle palestre con tutti gli ingredienti<br />

necessari per fare ginnastica in massima<br />

libertà, nei ritagli di tempo.<br />

Con meno tempo a disposizione anche<br />

viaggiare è diventato più difficile. Non è solo<br />

una questione di giorni liberi, ma anche un<br />

problema di prenotazioni. L’irlandese Ryanair<br />

in questo senso è stata due volte first mover:<br />

prima con il lancio della compagnia low cost,<br />

poi con l’abilitazione del proprio sito internet<br />

a prenotazioni multiple. Con una sola<br />

transazione della carta di credito si possono<br />

acquistare il volo, noleggiare un’auto e<br />

prenotare l’hotel.<br />

Un ulteriore passo avanti nel coniugare<br />

velocità e semplicità del servizio lo ha fatto<br />

Lufthansa. Il vettore tedesco è infatti riuscito<br />

a coniugare l’intuizione di Ryanair con<br />

39 Fonte: Apple, 2009<br />

40 Fonte: Nintendo, 2009<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 51


lo sviluppo tecnologico degli strumenti a<br />

disposizione dei consumatori: sul proprio<br />

telefono cellulare è quindi possibile ricevere<br />

la carta d’imbarco e tutte le informazioni<br />

relative a ritardi e cambio di gate.<br />

Un’innovazione che ha aiutato il gruppo<br />

tedesco spingendo il fatturato 2008 a 25<br />

miliardi di euro, rispetto ai 22 miliardi<br />

dell’anno precedente 41 .<br />

3.2.2 La voce dei manager e gli<br />

scenari futuri<br />

41 Fonte: Lufthansa 2009<br />

52 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

Il 92% dei Top manager è ormai convinto<br />

che velocità e semplicità siano le parole<br />

d’ordine per spiegare l’evoluzione dei processi<br />

d’acquisto. Per questo anche il processo di<br />

opionion making deve diventare più incisivo<br />

rispetto al passato per dare una sensazione<br />

di immediatezza anche verso l’esterno<br />

dell’azienda. Tuttavia l’esigenza di chiarezza<br />

informativa – in alcuni settori regolamentati –<br />

si scontra ancora con i requisiti normativi<br />

La velocità e semplicità di utilizzo e le sensazioni suscitate dalla personalizzazione dei beni e servizi<br />

possono riflettere l'evoluzione del processo di acquisto e consumo del prodotto?<br />

100% 50%<br />

42%<br />

Totale D'accordo Parzialmente<br />

d'accordo<br />

8%<br />

Non<br />

d'accordo<br />

Fonte: elaborazione <strong>Accenture</strong> su 150 interviste al Top Management di primarie aziende Italiane<br />

Credo che il consumatore abbia bisogno di più<br />

informazioni sui prodotti e che vada a ricercarle da<br />

varie fonti.<br />

CMO, Primario Gruppo Italiano Fashion<br />

I consumatori stanno diventando sempre più lettori<br />

attenti dei propri bisogni.<br />

Esponente mondo accademico<br />

Nel nostro settore viviamo uno "squeeze" fra<br />

requisiti obbligatori regolatori complicati, sofisticati<br />

e incomprensibili e la necessità di una informativa<br />

chiara e sintetica ex-ante, oltre che di analoga<br />

rendicontazione. Ovviamente tutti danno massima<br />

priorità ai requisiti regolatori e nessuna importanza<br />

alla seconda.<br />

Partner, Primario Gruppo Bancario Italiano<br />

che non tengono conto della velocità di<br />

risposta del mercato. Con queste premesse<br />

è possibile già fare qualche ipotesi sullo<br />

sviluppo nel prossimo futuro del paradigma<br />

Quick&Deep. Se Lufthansa tiene i propri<br />

clienti sempre aggiornati attraverso una<br />

comunicazione multicanale, nulla vieta alla<br />

grande distribuzione di implementare un<br />

modello simile. Per esempio con un sistema che<br />

permetta di gestire le code alle casse provando<br />

a controllare l’afflusso al supermercato:<br />

un semplice messaggio di avviso potrebbe<br />

informare/allertare il consumatore quando c’è<br />

coda e quando le corsie sono invece vuote. Un<br />

altro esempio che porta la grande distribuzione<br />

vicina alle compagnie di viaggio potrebbe<br />

essere rappresentato dall’utilizzo di una serie<br />

di alert che consentano al distributore di<br />

informare riguardo le offerte del momento.<br />

Quello che in qualche modo stanno facendo<br />

le case discografiche per tenere sempre<br />

aggiornati gli appassionati di musica su<br />

concerti e dischi, spingendo l’acquisto di<br />

dischi di un’artista piuttosto che di un altro.<br />

Un ulteriore sviluppo interessante potrebbe<br />

essere l’implementazione dell’assistente remoto<br />

in grado di fornire una consulenza specialistica<br />

ad alto valore. Lo stile da imitare potrebbe<br />

essere quello degli assistenti virtuali della Wii,<br />

ma si potrebbe anche migliorare quello che<br />

già oggi fa Fineco con l’advisor finanziario<br />

personale via chat o via email, piuttosto che


i nuovi canali di comunicazione che stanno<br />

cercando di sviluppare i tour operator online:<br />

non hanno sedi fisiche, ma solo consulenti che<br />

dialogano via internet e telefono cellulare.<br />

Spunti interessanti vengono proprio dai<br />

nuovi cellulari. O meglio, dalla capacità di<br />

integrare in un solo oggetto migliaia di diverse<br />

funzioni. Basti pensare al settore medicale,<br />

dove la realizzazione di un database unico<br />

di tutti i pazienti italiani con cui gestire i<br />

processi di diagnosi in funzione integrata<br />

garantirebbe al sistema sanitario nazionale<br />

di risparmiare notevoli risorse finanziarie e<br />

ai medici di famiglia di avere a disposizione<br />

un quadro generale, molto chiaro, relativo<br />

alla storia clinica dei propri assistiti. Anche<br />

il paziente alla fine avrebbe lo straordinario<br />

vantaggio di essere curato meglio, grazie al<br />

dialogo garantito tra specialisti e medico di<br />

base, di non ripetere esami simili a distanza<br />

di poco tempo e di avere una spesa sanitaria<br />

controllata.<br />

Pensiamo all’applicazione del paradigma anche<br />

in ambito energetico: un contatore unico che<br />

misuri acqua, gas e luce e magari indichi quali<br />

sono le ore migliori per utilizzare la corrente<br />

non è più una chimera lontana: già con le<br />

tariffe biorarie ci si sta rivolgendo verso questo<br />

cammino di efficienza e di risparmio in termini<br />

di tempo ed economici. A tutto vantaggio del<br />

cittadino e dell’ambiente.<br />

Figura 10. Quick&Deep: impatto sui principali mercati<br />

Gusto, Moda e<br />

Design<br />

Sicurezza e<br />

Protezione<br />

Mobilità e Viaggi<br />

Energia e Ambiente<br />

Comunicazione e<br />

Intrattenimento<br />

Meccanica,<br />

Industria e<br />

Tecnologia<br />

Banche e Grande<br />

distribuzione<br />

Muoversi con facilità e<br />

informati<br />

LUFTHANSA<br />

Sempre aggiornati sullo<br />

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I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 53


54 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

3.3 Crucial&Sustainable<br />

Passato<br />

Crescita per adiacenze<br />

"Materie" da consumare<br />

Profitto di breve<br />

Interesse individuale<br />

Tornare alle origini. Riscoprire l’importanza<br />

delle risorse cruciali, centrali rispetto alla<br />

nostra vita. Costruire schemi che abbiano<br />

valori e comportamenti finalizzati a tutelare<br />

nel tempo tutto ciò che ci circonda: il nostro<br />

patrimonio economico, quello ambientale,<br />

sociale e culturale.<br />

Deriva da qui la definizione di cruciale e<br />

sostenibile. Un paradigma che si basa sui<br />

nostri valori: le nuove fondamenta su cui<br />

costruire i mercati del futuro, che a loro<br />

volta garantiscano la tutela delle specificità<br />

più virtuose dell’essere italiani.<br />

Si tratta per certi versi di un cambiamento di<br />

rotta che era nell’aria già da qualche tempo.<br />

È sempre più diffusa infatti la convinzione<br />

che alcuni stili sociali e gli ultimi trend<br />

demografici – che spingono la domanda<br />

di beni e servizi – stiano danneggiando,<br />

Futuro<br />

Focus sul "core"<br />

Risorse "core" da proteggere<br />

Profitto sostenibile<br />

Impegno individuale<br />

in modo forse irreparabile, l’ambiente che<br />

ci circonda. Una sensazione che ha fatto<br />

emergere un nuovo schema di valori che<br />

sembra influenzare i comportamenti di<br />

tutti: dal singolo individuo alla grande<br />

impresa. Come se all’improvviso avessimo<br />

deciso di orientarci nuovamente verso<br />

benessere e qualità non solo individuali, ma<br />

collettivi. Di conseguenza abbiamo iniziato<br />

a ragionare su altri aspetti, la rilevanza<br />

e la sostenibilità dell’altro. Quest’ultima<br />

è la scienza degli equilibri, il bisogno di<br />

ridefinire bilanciamenti nella qualità della<br />

vita e quindi essere più sostenibili significa<br />

avere un rapporto diverso con il tempo, con<br />

lo spazio, ma anche con la qualità di quello<br />

che mangiamo, di quello che viviamo. Basta<br />

pensare all’agroalimentare che all’improvviso<br />

è diventato quello che era stata la moda a<br />

cavallo tra gli anni '80 e '90, un fenomeno<br />

da cavalcare. Oggi l’agroalimentare è il


mondo delle grandi coltivazioni industriali,<br />

ma anche dello slow food, dei prodotti<br />

del contadino, coltivati con pazienza,<br />

cura, capacità di reagire all’imprevisto<br />

che è quasi sempre meteorologico. Con<br />

la consapevolezza che non tutto si possa<br />

programmare e prevedere, come l’esplosione<br />

del vulcano islandese che ha bloccato i voli<br />

in tutta Europa fermando l’economia del<br />

Vecchio Continente.<br />

Su questo tema dal lato del crucial, ovvero<br />

ridare priorità a quello che realmente è<br />

rilevante, il primo pensiero va all’ambiente<br />

perché si tratta di un argomento che<br />

riguarda tutti e non più solo una nicchia<br />

ideologica, quindi le aziende devono in<br />

qualche modo rispettarla.<br />

L’Italia, in particolare, deve affrontare<br />

questo tema cercando di conciliare l’etica,<br />

su cui è più debole rispetto ai Paesi europei,<br />

con l’estetica. È quindi necessario portare<br />

avanti un modello all’italiana, una "italian<br />

way", dove ambiente e sostenibilità non<br />

siano neopauperismo perché non si può<br />

rinunciare all’estetica e al gusto. Anche in<br />

questo caso l’agroalimentare lo dimostra,<br />

per cui se un tempo si guardava al mondo<br />

della moda per rafforzare l’identità sociale<br />

italiana, oggi si preferisce andare per<br />

cantine nel week end, si preferisce slow<br />

food, Eataly a Torino, si preferiscono tutta<br />

una serie di attività che sono legate alla<br />

cultura del cibo, alla cultura gastronomica<br />

che hanno proprio queste caratteristiche:<br />

da un lato sostenibilità e trasparenza<br />

delle filiere, dall’altro gratificazione finale<br />

e sensoriale del consumo. Da questo<br />

contesto emerge così una nuova, concreta<br />

strategia aziendale, dettata dal consumatore<br />

rinnovato, con una grande cultura socioambientale<br />

che lo spinge anche a pagare di<br />

più in cambio di un prodotto o di un servizio<br />

sostenibile, rispettoso dei valori in cui si<br />

identifica.<br />

Per questi motivi il consumatore è pronto<br />

a impegnarsi direttamente per proteggere<br />

il contesto che lo circonda anche perché le<br />

dinamiche sociali lo hanno indirettamente<br />

spinto a ripensare il proprio modo di<br />

vivere. La scarsità di tempo che si muove<br />

in parallelo con l’aumento degli impegni<br />

ci costringe a cambiare continuamente le<br />

nostre priorità: la frenesia del lavoro e dei<br />

rapporti spinge così l’uomo ad avere una<br />

maggior attenzione verso ciò che è davvero<br />

rilevante. Sia in termini di modalità di<br />

consumo che di produzione.<br />

C’è quindi la volontà di concentrarsi su<br />

prodotti, servizi e processi che garantiscano<br />

un vero valore aggiunto sia all’azienda che al<br />

consumatore.<br />

In questo senso va letta la crescente<br />

attenzione delle imprese nell’utilizzo di<br />

Pensiero rilevante:<br />

gli italiani modificano<br />

le loro priorità<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 55


isorse che abbiamo definito “core”, un<br />

atteggiamento che sempre più spesso si legge<br />

nella pianificazione a lungo termine e nei<br />

piani industriali delle grandi aziende in Italia.<br />

L’approccio spinge alla diffusione di<br />

valori e comportamenti più rispettosi<br />

degli ecosistemi ambientali e sociali e<br />

rappresenta quindi un’opportunità per<br />

creare stili di pensiero condivisi dal business<br />

e dai consumatori e orientati al benessere<br />

collettivo.<br />

La conseguenza naturale di questo mutato<br />

atteggiamento si riassume già da ora<br />

nella comparsa di varie decine di prodotti<br />

sostenibili (“green”) con una nuova<br />

dimensione funzionale. Peraltro sono<br />

sempre di più le imprese che integrano la<br />

sostenibilità nella loro catena del valore:<br />

se prima i bilanci sostenibili erano un<br />

lusso per pochi, oggi stanno diventando<br />

uno strumento del quale non si può fare a<br />

meno, per comunicare con il mercato e per<br />

guadagnarsi l’immagine di azienda attenta<br />

alle esigenze della comunità.<br />

3.3.1 Dai precursori agli innovatori del<br />

paradigma<br />

I fenomeni sociali legati al paradigma del<br />

Crucial&Sustainable si accompagnano<br />

a importanti novità normative, che<br />

condizionano il contesto che ci circonda<br />

56 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

e contribuiscono in maniera inevitabile a<br />

cambiare le regole competitive nel mercato<br />

italiano con intensità differente, almeno<br />

in principio, tra i diversi settori. Infatti, la<br />

nuova normativa a tutela della concorrenza<br />

nel settore dei servizi finanziari e assicurativi<br />

e la crescente attenzione per le tematiche<br />

ambientali possono spiegare la presenza<br />

tra i precursori e innovatori del paradigma<br />

di banche, comuni e comparti dell’industria<br />

tecnologia, mentre ancora poco sembra<br />

giungere dagli altri settori.<br />

Tra gli esempi più celebri quello di Triodos<br />

Bank, l’istituto di credito olandese (con<br />

uffici in Belgio, Spagna, Regno Unito e<br />

Germania) nato per finanziare progetti<br />

innovativi rispettosi dell’ambiente.<br />

Di recente è stato lanciato anche un fondo<br />

immobiliare dedicato esclusivamente<br />

a edifici “sostenibili” dal punto di<br />

vista energetico. Triodos ha fatto della<br />

trasparenza la sua missione e i ritorni<br />

degli investitori sono ottimi, così come<br />

l’immagine della banca.<br />

Tra gli innovatori del comparto riteniamo<br />

importante segnalare anche un istituto di<br />

credito italiano, Che Banca!, la struttura<br />

Retail di Mediobanca che si basa su un<br />

nuovo modello di business: semplice<br />

veloce ed efficace, con l’obiettivo di<br />

incontrare il più rapidamente possibile i<br />

bisogni dei clienti, che tra il 2009 e il 2011<br />

aumenteranno del 186%.<br />

Segnali positivi anche sul fronte della<br />

mobilità. In Brasile il comune di Curitiba ha<br />

inventato un sistema di trasporto pubblico<br />

(il Trinary Road System) 42 efficiente a<br />

impatto zero.<br />

Lo stesso che poi Better Place ha sfruttato<br />

provando ad applicarlo alle auto. Almeno a<br />

quelle elettriche: nelle stazioni di benzina<br />

si possono sostituire e caricare le batterie<br />

esaurite in pochi attimi (il tempo necessario<br />

per il tradizionale ‘pieno’). Una mossa per<br />

spingere l’utilizzo delle macchine “verdi”<br />

ancora troppo dipendenti dal problema della<br />

carica.<br />

Sulla stessa lunghezza d’onda anche<br />

Ecomagination, la divisione di General<br />

Electric che nel 2008 ha fatturato 17 miliardi<br />

di dollari 43 realizzando soluzioni in grado di<br />

risolvere problematiche ambientali legate<br />

all’ambiente: dalle membrane speciali, alle<br />

turbine a gas, fino alle bottiglie in polimeri.<br />

Così ha fatto anche la Bosch con il suo<br />

sistema start/stop per le automobili ai<br />

semafori: riduci i consumi e le emissioni di<br />

anidride carbonica dell’8%.


3.3.2 La voce dei manager e gli scenari<br />

futuri<br />

Il ritorno ai basics e la sostenibilità a 360° (economica, ambientale, sociale e culturale) sono<br />

considerate come una priorità di business in cui investire concretamente per competere nel prossimo<br />

futuro?<br />

Sarà importante ridisegnare processi aziendali<br />

semplici, efficaci e indirizzati alla massimizzazione<br />

dei ritorni sul core business.<br />

100% 45%<br />

Responsabile Sviluppo Commerciale Prodotti<br />

Largo Consumo, Primario Gruppo Italiano Grande<br />

Distribuzione<br />

45%<br />

Totale D'accordo Parzialmente<br />

d'accordo<br />

10%<br />

Non<br />

d'accordo<br />

Fonte: elaborazione <strong>Accenture</strong> su 150 interviste al Top Management di primarie aziende Italiane<br />

Non tutti i paradigmi del cambiamento<br />

sono, dunque, accolti allo stesso modo<br />

dalla comunità economica. Se per il settore<br />

bancario il ritorno alla sostenibilità può<br />

essere letto come una risposta efficace allo<br />

shock della grande crisi finanziaria, per la<br />

moda c’è il rischio di compromettere la<br />

Va posta maggiore attenzione sull’erogazione e la<br />

gestione dei crediti. Si andrà verso un maggiore<br />

outsourcing delle attività non-core.<br />

CMO, Primario Gruppo Italiano Bancario<br />

Nel Grocery Retail i consumatori percepiscono il<br />

valore di un prodotto di filiera sostenibile. Non<br />

sono sensibilizzati sull’opportunità di scegliere tra<br />

diversi operatori Retail in base alle politiche di eco<br />

sostenibilità.<br />

Responsabile operation, Primario Gruppo Italiano<br />

Grande Distribuzione<br />

La necessità è quella di rifocalizzarsi sui valori<br />

intrinsechi racchiusi nel brand […] Concentrarsi solo<br />

sul core significherebbe non avere crescita.<br />

CMO, Primario Gruppo Italiano Fashion<br />

capacità di innovazione e differenziazione<br />

delle case d’abbigliamento. Così appaiono<br />

incerti anche i manager del Retail. Il<br />

fenomeno della sostenibilità ha un peso<br />

crescente, è vero, ma ancora occorre<br />

sensibilizzare i clienti, perché la faccia<br />

oscura della medaglia ha l’aspetto di prezzi<br />

spesso più alti. Come se i consumatori<br />

fossero costretti a scegliere tra un prodotto<br />

più rispettoso dell’ambiente e uno più<br />

economico, alla portata di tutti. Un dilemma<br />

non semplice da sciogliere.<br />

Se proviamo a pensare tuttavia agli<br />

scenari evolutivi legati al paradigma del<br />

Trust&Sharing è possibile ipotizzare impatti<br />

rilevanti anche nei settori che al momento<br />

sembrano meno soggetti al cambiamento. Il<br />

ritorno al “core business” che ha determinato<br />

il successo di CheBanca!, la banca semplice<br />

che valorizza il risparmio, può impattare il<br />

settore della Moda.<br />

Basti pensare al percorso già intrapreso da<br />

alcuni imprenditori “illuminati”, come ad<br />

esempio Brunello Cuccinelli, che ha lanciato<br />

nuove linee di abbigliamento attraverso<br />

modelli di business completamente integrati<br />

lungo le fasi della catena del valore del<br />

settore (dalla produzione del tessuto al<br />

confezionamento – cfr. Fashion Integrated<br />

Value Chain).<br />

L’esercizio di estensione del paradigma,<br />

potrebbe però coinvolgere tante altre realtà:<br />

dall’arredamento al mondo delle utilities.<br />

42 Un sistema urbanistico che collega in maniera efficace e veloce, con<br />

corsie a esclusivo utilizzo di mezzi pubblici il centro con la periferia<br />

43 Ecomagination, 2009<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 57


Pensiamo, a titolo esemplificativo, alla<br />

possibilità per le utilities di incentivare la<br />

raccolta differenziata attraverso lo sviluppo<br />

di meccanismi premianti per gli utenti in<br />

base a quantità/qualità del riciclo già lanciati<br />

con successo in aree urbane pilota del New<br />

Jersey.<br />

58 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

Figura 11. Crucial&Sustainable: impatto sui principali mercati<br />

Gusto, Moda e<br />

Design<br />

Sicurezza e<br />

Protezione<br />

Mobilità e Viaggi<br />

Energia e Ambiente<br />

Comunicazione e<br />

Intrattenimento<br />

Meccanica,<br />

Industria e<br />

Tecnologia<br />

Banche e Grande<br />

distribuzione<br />

Business Model<br />

impatto zero<br />

Concept:<br />

Ripopolamento zone<br />

boscose per ogni<br />

oggetto di arredamento<br />

prodotto<br />

BETTER PLACE<br />

Ricarica batterie per<br />

auto nel tempo di un<br />

pieno<br />

Prodotti e servizi per il<br />

risparmio energetico e<br />

l'ambiente<br />

Concept: Sistemi<br />

rewarding point<br />

in base a qualità/<br />

quantità del riciclo<br />

BOSCH<br />

Produce sistemi start<br />

and stop per ridurre i<br />

consumi<br />

Ritorno al "core"<br />

Concept: Fashion<br />

Integrated Value<br />

Chain da produzione<br />

del tessuto fino al<br />

confezionamento<br />

CHEBANCA<br />

La banca economica,<br />

semplice e customer<br />

centric


3.4 Unique&Universal<br />

Passato<br />

Globalizzazione come<br />

standardizzazione<br />

Pochi modelli di riferimento<br />

Status symbol<br />

Benefici comuni per pochi<br />

Il contenuto prodotto e fruito, fuso a estetica<br />

e funzionalità, diventa elemento portante<br />

della value proposition. Il consumatore che<br />

da mero spettatore si trasforma in attore. E<br />

in un istante si ritrova a essere parte attiva<br />

nella definizione dei contenuti e mutando<br />

in modo radicale il ruolo della domanda: il<br />

consumatore/attore vuole prodotti e servizi<br />

che siano confezionati su misura per lui,<br />

come farebbe un sarto per un abito.<br />

Un cambiamento non certo sottile che<br />

conduce verso un nuovo paradigma<br />

spingendo la società nel suo insieme a<br />

riconoscere un nuovo valore a prodotti e<br />

servizi capaci di trasformarsi da “unici o<br />

universali” a “unici e universali”.<br />

L’ultimo paradigma diventa così quello che li<br />

riassume un po’ tutti nell’antinomia locale/<br />

globale: basti pensare allo slogan pensa<br />

Futuro<br />

Content framing<br />

Micro-tailored<br />

Minimal/Pragmatismo<br />

Diffusione/valorizzazione eccellenze locali<br />

globale, agisci locale, piuttosto che la grande<br />

globalizzazione che appiattisce e uniforma<br />

tutti i possibili prodotti. Ma la realtà sembra<br />

andare in un’altra direzione, quella cioè<br />

dell’essere molto locali, ma allo stesso tempo<br />

in grado di unicità a livello globale. Quello<br />

dell’internazionalizzazione è il grande tema<br />

che coinvolge le Pmi italiane che molto<br />

spesso hanno qualità straordinarie dal punto<br />

di vista del prodotto e della produzione, ma<br />

non hanno gli strumenti né di marketing<br />

né a livello internazionale per proporsi<br />

come risorsa universale. Eppure in tutte le<br />

ricerche mondiali l’Italia è il Paese con la più<br />

alta qualità della vita, una contraddizione<br />

interna.<br />

Forse bisogna partire proprio da questo<br />

spunto, dall’avere delle unicità invidiate in<br />

tutto il mondo che purtroppo non sono state<br />

sufficientemente universalizzate, rafforzate<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 59


con strumenti adatti, con cultura. Come dire<br />

che gli italiani sono portatori di qualità delle<br />

quali neppure loro sono consapevoli fino in<br />

fondo.<br />

Qualcosa però sta cambiando. È in atto<br />

una trasformazione che anche in Italia<br />

aziende, acquirenti, manager iniziano a<br />

percepire. È evidente infatti che negli ultimi<br />

tempi abbiano guadagnato una nuova<br />

accezione di valore alcuni fattori, come la<br />

personalizzazione e pragmatismo, ma anche<br />

la specificità e la rilevanza (caratteristiche<br />

minimali, utili per i propri specifici bisogni).<br />

A questi valori si aggiungono un’innovazione<br />

diffusa e accessibile a tutti che fa il paio<br />

(e da contraltare) a una riscoperta della<br />

propria identità, delle proprie origini.<br />

Sembra incredibile, ma in un’epoca di grandi<br />

cambiamenti si tendono a riscoprire le<br />

caratteristiche locali, quelle particolarità<br />

che valorizzano le proprie identità, origini e<br />

tradizioni all’insegna dell’utilità.<br />

La percezione di questi nuovi valori porta<br />

alla sostituzione di trend del nostro recente<br />

passato. Sarebbe poco realistico associare ad<br />

esempio il fenomeno della globalizzazione<br />

come standardizzazione e uniformità. In<br />

secondo luogo, pensiamo al riconoscimento<br />

dello status symbol: oggi acquistare un capo<br />

di abbigliamento, un’auto, un gioiello di un<br />

certo brand può perdere progressivamente<br />

60 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

il valore che aveva nel passato, a causa<br />

di un processo di democratizzazione<br />

dell’innovazione che si traduce in benefici<br />

allargati e non più riservati a pochi. Non<br />

si può ignorare la crescente richiesta<br />

dell’essenziale e rilevante soprattutto per<br />

l’accesso a prodotti/servizi premium, ovvero,<br />

parafrasando un proverbio del passato,<br />

“meglio poco ma buono”. Di conseguenza,<br />

la sfida più grande portata da quest’ultimo<br />

paradigma è la capacità di sviluppare beni<br />

e servizi tagliati su misura per ciascuno e in<br />

grado di massimizzare il ritorno personale del<br />

Cliente, con la conseguenza di una profonda<br />

revisione della catena del valore frutto di<br />

modelli di business a costi sostenibili e senza<br />

“banalizzare” il prodotto.<br />

Un ultimo aspetto caratterizzante il<br />

cambiamento legato al paradigma<br />

Unique&Universal riguarda la valorizzazione<br />

delle realtà locali: le particolarità che ci<br />

distinguono, le piccole divisioni che fanno<br />

dell’Italia un luogo unico e inimitabile<br />

rappresentano un punto di forza che da solo<br />

contraddistingue il nostro mercato e lo rende<br />

unico al mondo. Ecco, puntare sul valore<br />

della localizzazione è fattore di crescita<br />

e consolidamento per il futuro dell’Italia,<br />

anche a livello internazionale.<br />

3.4.1 Dai precursori agli innovatori del<br />

paradigma<br />

Riferito all’Italia, “Unico e Universale” ci fa<br />

pensare immediatamente al cibo, ai suoi<br />

presidi, alle centinaia di prodotti Dop, Doc e<br />

così via. In realtà gli impatti del paradigma<br />

emergono anche in altri settori, come ad<br />

esempio il mercato delle assicurazioni per<br />

arrivare fino a quello delle banche.<br />

Prima però è interessante fare una<br />

veloce digressione su come la cultura per<br />

l’alimentazione sia cambiata e come l’Italia<br />

sia tornata a essere un Paese di riferimento a<br />

livello internazionale.<br />

Una riconquista raggiunta anche grazie<br />

al lavoro di Slow Food che ha saputo<br />

riproporre in ogni angolo del globo alimenti<br />

unici, prodotti in presidi certificati, capaci<br />

di coniugare l’universalità del Made<br />

in Italy con la sua unicità. Se quella di<br />

Carlin Petrini è stata un’idea vincente per<br />

rilanciare un movimento in sofferenza,<br />

lo sviluppo di Eataly ha saputo cavalcare<br />

una precisa richiesta del pubblico con la<br />

nascita di supermercati che distribuissero<br />

esclusivamente prodotti Dop e Doc di alta<br />

qualità e provenienti da realtà regionali<br />

italiane di dimensioni non industriali. Un<br />

esperimento partito da Torino nel 2007 e<br />

accolto subito con grande entusiasmo. Al


punto che in tre anni i supermercati Eataly<br />

sono diventati 6 coprendo tutto il Nord<br />

Italia e arrivando ad aprire un punto vendita<br />

persino a Tokyo.<br />

Altri settori, invece, hanno puntato su<br />

prodotti e servizi sempre più tagliati su<br />

misura per le diverse esigenze del Cliente.<br />

Ad esempio, il gruppo Sara ha sviluppato<br />

per primo polizze assicurative auto che<br />

tenevano conto della reale fruizione del<br />

mezzo: per esempio con un’offerta su<br />

misura per la fascia di automobilisti che<br />

percorrono meno di 12 mila chilometri<br />

l’anno. Axa sta sperimentando una<br />

soluzione ancora ulteriore. Attraverso Quixa<br />

offre servizi assicurativi e di consulenza<br />

finanziaria sul canale online dove i Clienti<br />

possono comunicare con un “virtual<br />

advisor” personalizzato: soluzione in grado<br />

di garantire quindi elevato contenuto di<br />

servizio a costi contenuti. Un progetto<br />

nato nel 2008, ma con un piano ambizioso:<br />

arrivare al 10% del mercato nel segmento<br />

polizze dirette.<br />

Una soluzione simile è stata lanciata da<br />

Capital One con Card Lab, un laboratorio<br />

virtuale per costruire la “propria” carta<br />

di credito con 25 diverse opzioni per<br />

personalizzare le condizioni e persino il<br />

disegno.<br />

Infine, più di recente, Crédit Agricole<br />

ha lanciato il primo prestito personale<br />

acquistabile direttamente online: Clic&Sign<br />

è, infatti, un servizio di erogazione di credito<br />

al consumo online con il quale il Cliente può<br />

personalizzare il proprio prestito personale e<br />

ricevere direttamente online l’approvazione.<br />

3.4.2 La voce dei manager e gli<br />

scenari futuri<br />

Unico e Universale. Un paradigma che<br />

possiamo esercitarci ad applicare in molteplici<br />

direzioni, partendo dai precursori. Per esempio<br />

la consulenza finanziaria personalizzata:<br />

la questione ruota attorno alla capacità di<br />

personalizzare il servizio. Di mettere il cliente<br />

al centro di tutte le attenzioni. Farlo sentire<br />

coccolato e importante.<br />

La personalizzazione dei prodotti e la valorizzazione delle eccellenze locali possono contribuire a<br />

sviluppare un vantaggio competitivo nei mercati internazionali?<br />

100% 50%<br />

40%<br />

Totale D'accordo Parzialmente<br />

d'accordo<br />

10%<br />

Non<br />

d'accordo<br />

Fonte: elaborazione <strong>Accenture</strong> su 150 interviste al Top Management di primarie aziende Italiane.<br />

La capacità di sapere leggere in anticipo le tendenze<br />

e l’evoluzione della domanda dei consumatori e i<br />

relativi profili di acquisto, diventa fondamentale<br />

per sapere indirizzare correttamente il design<br />

dell’assortimento.<br />

Responsabile sviluppo commerciale, Primario Gruppo<br />

Italiano Grande distribuzione<br />

La personalizzazione è importante, ma entro<br />

un’offerta specifica. È il consumatore stesso a<br />

chiedere che le imprese definiscano dei trend<br />

specifici e i limiti entro cui è possibile personalizzare<br />

il prodotto.<br />

CMO, Primario Gruppo Italiano Fashion<br />

I prodotti non sono disegnati sulle esigenze della<br />

clientela, bensì definiti dalla competizione del<br />

comparto bancario.<br />

Risk manager, Primario Gruppo Italiano Bancario<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 61


Unico e universale come il servizio che vuole<br />

acquistare: un’applicazione interessante<br />

potremmo immaginarla nella moda, con<br />

una sartoria su misura a distanza, con la<br />

quale magari essere collegati attraverso una<br />

webcam ad altissima definizione. Qualcosa<br />

di simile esiste già nel comparto meccanico,<br />

con automobili e moto realizzate su misura,<br />

attraverso sistemi di simulazione ad hoc,<br />

anche se questo tipo di esperienza rimane<br />

per il momento una nicchia destinata a una<br />

piccola fetta di pubblico.<br />

Eppure è evidente come la personalizzazione<br />

dei bisogni stia diventando sempre più<br />

importante. Lo riconoscono anche i<br />

responsabili marketing delle grandi aziende<br />

che ammettono come sia il cliente stesso<br />

a definire dei trend e dei limiti entro cui il<br />

prodotto può essere personalizzato. Insomma<br />

la capacità di anticipare le tendenze della<br />

domanda per poter personalizzare l’offerta<br />

assumono una rilevanza sempre maggiore.<br />

In alcuni settori, tuttavia, l’innovazione resta<br />

ancora spinta dalla competizione piuttosto<br />

che dalle vere necessità del cliente: è più<br />

facile ipotizzare uno sviluppo che vada<br />

in questa direzione partendo dall’ambito<br />

della mobilità e dei viaggi. In un settore<br />

dove è sempre più difficile differenziarsi<br />

dai competitor, pensiamo per esempio a un<br />

tipo di turismo che sia in grado di ricreare<br />

esperienze storiche ed “epiche”, dai soggiorni<br />

62 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

Figura 12. Unique&Universal: impatto sui principali mercati<br />

Gusto, Moda e<br />

Design<br />

Sicurezza e<br />

Protezione<br />

Mobilità e Viaggi<br />

Energia e Ambiente<br />

Comunicazione e<br />

Intrattenimento<br />

Meccanica,<br />

Industria e<br />

Tecnologia<br />

Banche e Grande<br />

distribuzione<br />

Customizzazione<br />

dell'offerta che<br />

tiene conto del reale<br />

modello di fruizione<br />

Concept: Sartoria<br />

su misura a distanza<br />

tramite webcam ad alta<br />

definizione<br />

QUIXÁ<br />

Consulenza finanziaria<br />

personlizzata<br />

Unicità locale in tutto<br />

il mondo<br />

EATALY<br />

Eataly distribuisce solo<br />

prodotti D.O.P. e D.O.G.<br />

Concept: Viaggi che<br />

ricreino esperienza<br />

"d'altri tempi" in<br />

modo autentico (es.<br />

borghi medievali)<br />

"Ci penso io"<br />

Concept:<br />

Organizzazione eventi<br />

in modo personalizzato<br />

selezionando le<br />

componenti del servizio<br />

CRÉDIT AGRICOLE<br />

Servizio di erogazione<br />

credito online


in borghi medievali alla ricerca di villaggi<br />

ancora sperduti.<br />

Il mondo della comunicazione e<br />

dell’intrattenimento potrebbe acquisire<br />

una nuova dimensione, dall’organizzazione<br />

degli eventi alla gestione dell’informazione.<br />

In quest’ambito l’utilizzo dei nuovi device<br />

consentirebbe ai consumatori di selezionare<br />

i componenti del servizio ai quali accedere<br />

e spendere in base a quanto effettivamente<br />

acquistato: la rivoluzione dell’informazione<br />

on demand è iniziata da tempo e tutti gli<br />

operatori del settore si stanno orientando<br />

verso questo modello, individuando i veri<br />

contenuti di valore per ciascun cliente.<br />

3.5 Metodologia <strong>Accenture</strong><br />

per l’analisi dei paradigmi del<br />

cambiamento<br />

I movimenti di pensiero e di azione,<br />

studiati e definiti attraverso i quattro nuovi<br />

paradigmi del cambiamento, Trust&Sharing,<br />

Quick&Deep, Crucial&Sustainable,<br />

Unique&Universal, avranno un impatto<br />

crescente nel lungo periodo, ma la visione<br />

nel medio termine del Top Management delle<br />

aziende italiane dovrebbe già includere una<br />

profonda riflessione a essi legata. Crediamo<br />

che tenere in considerazione i paradigmi del<br />

cambiamento di <strong>Accento</strong> sull’Italia serva ad<br />

affermare oggi il valore del proprio business<br />

creando contestualmente le basi per uno<br />

sviluppo sostenibile in ottica futura.<br />

Da questa riflessione nasce l’opportunità e<br />

l’esigenza per le aziende di comprendere il<br />

proprio posizionamento rispetto ai paradigmi<br />

del cambiamento e in particolare di valutare<br />

il grado di allineamento del proprio modello<br />

di business e operativo. A tal proposito,<br />

<strong>Accenture</strong> ha sviluppato una metodologia<br />

per misurare la pervasività dei paradigmi<br />

all’interno dell’organizzazione partendo da<br />

alcuni semplici segnali strategici.<br />

Un nuovo paradigma viene considerato<br />

come “percepito” se il Top Management ha<br />

avviato un processo di progressiva diffusione<br />

del paradigma stesso all’interno del modello<br />

di business aziendale. L’analisi di alcuni<br />

segnali facilmente individuabili ci consente<br />

di misurare quanto esso sia realmente<br />

percepito da parte dei vertici aziendali. Primo<br />

fra tutti è la cosiddetta “Top Management<br />

readiness”, ovvero l’apertura e prontezza<br />

verso il nuovo paradigma che può essere<br />

intuita analizzando la storia personale e<br />

professionale dei manager, le parole chiave<br />

e ricorrenti dei loro piani industriali fino<br />

alle dichiarazioni alla stampa. La prontezza<br />

si riflette spesso in un allineamento della<br />

vision e della mission aziendali che più<br />

di tutto il resto possono rappresentare<br />

l’impronta del Top Management in azienda.<br />

La percezione del paradigma dipende, infine,<br />

dalla presenza di sponsorship personale dei<br />

vertici per l’avvio di progetti di innovazione/<br />

cambiamento di lungo respiro in grado di<br />

coinvolgere tutte le strutture organizzative.<br />

Quando un paradigma influenza i<br />

comportamenti delle persone e il modello di<br />

business si può considerare “interiorizzato”.<br />

Esso acquista quindi maggiore importanza<br />

e viene impiegato come leva di<br />

differenziazione del servizio del proprio piano<br />

di sviluppo. Un’azienda ha interiorizzato un<br />

paradigma del cambiamento se presenta<br />

una cultura aperta al cambiamento (ad<br />

esempio promuovendo iniziative di diversity<br />

management), ha avviato processi strutturati<br />

di governo del “go-to market” delle idee<br />

innovative, creando modelli di selezione e<br />

prioritizzazione delle nuove opportunità di<br />

business. L’interiorizzazione del paradigma<br />

è riscontrabile anche nell’architettura del<br />

modello operativo e dei processi se sono<br />

stati sviluppati per valorizzare le competenze<br />

distintive (da meccanismi di Labourarbitrage,<br />

fondati sui soli vantaggi di costo<br />

a meccanismi di competence-arbitrage,<br />

fondati sulla valorizzazione delle eccellenze<br />

dei diversi paesi).<br />

Infine, se l’azienda sfrutta il paradigma<br />

per “portare a terra” un sistema di offerta<br />

in grado di generare valore per il cliente<br />

e chiaramente per gli azionisti si ritiene<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 63


che esso sia “valorizzato”. La sua piena<br />

valorizzazione avviene, dunque, in presenza<br />

di una chiara identificazione tra la value<br />

proposition per il mercato e il paradigma di<br />

riferimento.<br />

Nel Trust&Sharing, ad esempio, ciò<br />

si traduce nel modello "freemium", la<br />

possibilità cioè di trasformare il mondo free<br />

in uno a pagamento, come ha fatto Steve<br />

Jobs inventando iTunes. L’idea sottostante<br />

al modello "freemium" è capire che non<br />

si possono difendere modelli indifendibili<br />

sul medio termine, perché fino a quando ci<br />

sono centomila persone che si scambiano<br />

informazioni, sono pirati, ma quando sono<br />

milioni, allora bisogna capire che è cambiato<br />

un paradigma. Comprendere il cambiamento<br />

non vuol dire però mollare la presa, ma<br />

piuttosto sviluppare un nuovo modello di<br />

business, come stanno facendo negli Stati<br />

Uniti i principali gruppi editoriali.<br />

Le grandi testate hanno capito che il<br />

quotidiano, una volta in rete non lo si può<br />

più far pagare, quindi bisogna partire da una<br />

fidelizzazione forte; poi servono elementi<br />

di grande qualità, che garantiscano la<br />

dimensione premium. Contenuti per i quali<br />

il consumatore è probabilmente disposto<br />

a pagare più di quanto faceva prima. Non<br />

si tratta quindi di una contrapposizione<br />

violenta o di un modello ideologico contro<br />

64 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />

un altro, ma si tratta di capire che quando<br />

saltano dei paradigmi, c’è sempre spazio<br />

per l’innovazione che sarà più sui processi e<br />

meno sui prodotti.<br />

Figura 13. Pervasività del nuovo paradigma nel modello di business<br />

Grado di allineamento<br />

rispetto ai paradigmi<br />

Segnali<br />

"strategici"<br />

Percepito...<br />

Apertura e spinta alla<br />

diffusione dei paradigmi<br />

da parte del Top<br />

Management<br />

Top Management<br />

"readiness"<br />

(es. Share of voice)<br />

Allineamento vision e<br />

mission ai valori del<br />

paradigma<br />

Sponsorship personale su<br />

progetti di innovazione/<br />

cambiamento<br />

Il framework di analisi <strong>Accenture</strong> consente<br />

quindi di analizzare il grado di allineamento<br />

rispetto ai paradigmi del cambiamento di<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia.<br />

... Interiorizzato...<br />

I paradigmi influenzano<br />

i comportamenti delle<br />

persone e il modello di<br />

business/operativo<br />

Cultura aziendale "aperta"<br />

al cambiamento (es.<br />

diversity)<br />

Synergic operating model<br />

(es. competence arbitrage)<br />

Governo del processo di go<br />

to market delle idee<br />

(es. innovation funnel)<br />

Dematerializzazione dei<br />

processi (digitalizzazione)<br />

... Valorizzato<br />

L'azienda sfrutta i<br />

paradigmi per "portare<br />

a terra" un sistema di<br />

offerta in grado di creare<br />

valore per gli stakeholder<br />

Chiara identificazione<br />

value propositionparadigma<br />

(es. Illy Caffè con<br />

Quick&Deep)<br />

Modularità e accessibilità<br />

dell'offerta<br />

Nuove metriche per la<br />

gestione dei segnali deboli<br />

(analytics)<br />

Nuovi stili/canali di<br />

comunicazione


Per ciascun paradigma viene verificato<br />

il livello di percezione, interiorizzazione<br />

e valorizzazione attraverso un serie di<br />

interrogativi chiave posti a tutto il Top<br />

Management aziendale.<br />

Ad esempio, verificare il grado di percezione<br />

del paradigma Crucial&Sustainable<br />

significa analizzare la vision e la mission<br />

per comprendere se si ispirano ai valori core<br />

dell’azienda e del suo business. Ancora,<br />

analizzare il livello di interiorizzazione del<br />

Quick&Deep significa verificare se l’azienda<br />

si è dotata di un modello operativo flessibile<br />

in grado di garantire un ridotto time-tomarket<br />

delle idee con un sistema di customer<br />

care affidabile e in grado di creare valore.<br />

Infine, se pensiamo alla valorizzazione del<br />

paradigma Unique&Universal, facciamo<br />

riferimento alla capacità di sviluppare un<br />

sistema di offerta che risponda alle esigenze<br />

di differenziazione di ciascun Cliente in<br />

grado di creare valore per ogni combinazione<br />

prodotto/consumatore.<br />

Ovviamente ogni paradigma avrà un impatto<br />

diverso per ciascuna azienda anche in base<br />

al settore in cui opera. L’essenziale non è<br />

valorizzare tutti i paradigmi, ma definire<br />

un posizionamento distintivo in grado di<br />

rispondere ai cambiamenti dirompenti di<br />

questa fase storica avendo bene in mente<br />

l’imperativo di tutte le aziende di successo:<br />

“Vietato stare nel mezzo!”.<br />

Figura 14. Esempio C-Level survey<br />

Grado di allineamento rispetto ai paradigmi<br />

- +<br />

Trust&Sharing<br />

Lealtà e Condivisione<br />

Quick&Deep<br />

Velocità e Incisività<br />

Crucial&Sustainable<br />

Rilevanza e Sostenibilità<br />

Unique&Universal<br />

Unicità e Universalità<br />

Percepito<br />

I leader promuovono<br />

iniziative e incentivi<br />

per incoraggiare la<br />

partecipazione di tutta<br />

l'organizzazione al<br />

processo innovativo?<br />

...<br />

La mission aziendale<br />

si ispira ai valori core<br />

dell'impresa e del suo<br />

business?<br />

...<br />

Interiorizzato<br />

Lo sviluppo di nuove<br />

idee di prodotto/<br />

servizio viene promosso<br />

attraverso processi<br />

di cogenerazione con<br />

Clienti, fornitori e<br />

partner esterni?<br />

Il modello operativo<br />

risponde alle esigenze<br />

di flessibilità richieste<br />

dai clienti (es. time-todelivery)?<br />

L'azienda ha investito<br />

in programmi di<br />

digitalizzazione sia<br />

interna sia esterna<br />

(verso Clienti)?<br />

...<br />

...<br />

Valorizzato<br />

I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 65<br />

...<br />

L'azienda è in grado di<br />

gestire proattivamente<br />

i touchpoint con<br />

il cliente al fine di<br />

massimizzare il valore<br />

trasferito in ogni<br />

occasione di contatto?<br />

...<br />

L'offerta risponde<br />

alle esigenze di<br />

differenziazione<br />

di ciascun cliente<br />

(es. valore creato<br />

per cianscuna<br />

conbinazione prodotto/<br />

Cliente)?


L’evoluzione dei principali settori<br />

66 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori


Nella sezione finale, <strong>Accento</strong> sull’Italia<br />

si pone l’ambizioso obiettivo di<br />

contestualizzare la portata della rivoluzione<br />

dei nuovi paradigmi all’interno di alcuni<br />

settori chiave per l’economia del nostro<br />

paese.<br />

Capire e comprendere i nuovi paradigmi<br />

del cambiamento potrebbe consentire di<br />

valorizzare pienamente i settori di leadership<br />

nei quali l’Italia gioca un ruolo indiscusso<br />

e dare nuova linfa ai settori tradizionali del<br />

nostro tessuto industriale.<br />

I settori protagonisti di questo primo <strong>Accento</strong><br />

sull’Italia (Pubblica Amministrazione, Grocery<br />

Retail, Energia e Ambiente, Banking, Turismo,<br />

Automotive, Telco, Food&Beverage, Moda,<br />

Media, Industria Farmaceutica, Gambling,<br />

Assicurazioni) sono stati selezionati non solo<br />

perché rappresentano una grossa fetta della<br />

nostra ricchezza nazionale (circa il 50% 44 ),<br />

ma anche per il peso relativo nel contesto<br />

internazionale e per le peculiarità intrinseche,<br />

che li rendono particolari in quanto italiani,<br />

con pregi, molti, e difetti, alcuni.<br />

Ciascun settore è stato studiato secondo<br />

un approccio comune, “sistemico” e<br />

condiviso da tutti i componenti del<br />

gruppo di ricerca. In primo luogo sono<br />

state analizzate le peculiarità del settore<br />

stesso nel nostro paese in termini di<br />

Figura 15. Modello di analisi dei settori di mercato<br />

Aree di analisi dei Point Of View di Industry<br />

Come sta evolvendo il mercato?<br />

Quali saranno gli impatti dei nuovi paradigmi<br />

sull'Industry?<br />

Quali priorità nell'agenda dei CEO?<br />

Quali scenari cross-industry?<br />

Quale sarà la grande scommessa dell'Industry?<br />

struttura del tessuto imprenditoriale,<br />

posizionamento internazionale e tipologia<br />

di vantaggi competitivi. In secondo luogo<br />

è stato valutato l’impatto dei paradigmi<br />

del cambiamento nei modelli di business<br />

di ciascun settore al fine di capire le<br />

nuove modalità di generazione di valore<br />

all’insegna di lealtà e condivisione, velocità<br />

e incisività, rilevanza e sostenibilità, unicità<br />

e universalità. Ciò ha consentito di definire<br />

le nuove CEO Agenda e di individuare nuovi<br />

scenari evolutivi, ovvero nuovi prodotti,<br />

Settori di mercato<br />

Moda e Lusso<br />

Food & Beverage<br />

modelli di servizio, proposizioni di valore che<br />

potrebbero rispondere ai cambiamenti in<br />

atto nei 13 settori considerati.<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia si presenta dunque come<br />

un progetto di ricerca rivolto al futuro:<br />

l’intensità dell’impatto dei quattro paradigmi<br />

si potrà misurare solo nel tempo. Questo<br />

non deve tuttavia prescindere dalle azioni di<br />

sistema che non possono più aspettare.<br />

44 Fonte: Analisi <strong>Accenture</strong> su dati Istat, 2009<br />

Industrie<br />

emergenti?<br />

Assicurazioni<br />

+ Sicurezza e Salute<br />

Industria farmaceutica<br />

Automotive<br />

Turismo<br />

Utilities<br />

Energia<br />

Risorse naturali<br />

Media<br />

Telco<br />

Gambling<br />

Banking<br />

Grocery retail<br />

+ Moda e Gusto<br />

+ Mobilità e Viaggi<br />

+ Energia e Ambiente<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 67<br />

+<br />

Comunicazione e<br />

Intrattenimento<br />

+ Banche e GDO


Diversificare per crescere<br />

68 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Soprattutto perché nessuno vuole rischiare<br />

che l’Italia resti un passo indietro sulla<br />

scena internazionale del prossimo futuro:<br />

un rischio che il Paese non merita perché,<br />

nonostante le continue lamentele, le<br />

problematiche sempre identiche e le<br />

contraddizioni che sono ormai un marchio<br />

di fabbrica, nel nostro tessuto industriale si<br />

nascondono o si palesano solo leggermente<br />

capacità e conoscenze in grado di<br />

trasformarsi in preziose gemme.<br />

Se considerassimo, quindi, i settori in<br />

prospettiva sistemica ci accorgeremmo che<br />

<strong>Accento</strong> sull’Italia ha provato ad analizzare<br />

tutte le anime che caratterizzano il nostro<br />

sistema imprenditoriale: le fondamenta<br />

da rivitalizzare della nostra economia, le<br />

Figura 16. Industry e prospettiva sistemica<br />

Settori del Sistema Paese<br />

Perle di domani?<br />

Leve per il rilancio<br />

Fondamenta<br />

da rivitalizzare<br />

Focus prossime edizioni di <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong><br />

leve per il rilancio strutturale e le possibili<br />

sorprese del domani.<br />

Nella prima categoria rientrano di diritto i<br />

settori tradizionali che per anni sono stati<br />

la spina dorsale dell’economia nostrana<br />

e che per questo motivo meritano una<br />

nuova occasione di sviluppo, a cominciare<br />

dall’automotive fino alle telecomunicazioni,<br />

dalle banche ai media, tutti alla ricerca di<br />

una nuova linfa all’insegna dell’innovazione<br />

e dell’efficienza.<br />

Analizzando i settori “leve per il rilancio”<br />

è indiscutibile il peso internazionale della<br />

moda italiana che fa del nostro Paese la<br />

capitale del fashion (il valore aggiunto della<br />

moda è doppio di quello generato in Francia<br />

e Spagna).<br />

Ambiente - Biomedicale - Biotecnologie - Nanotecnologie - Robotica<br />

Arredamento - Assicurazioni - Energie (rinnovabili) - Industria<br />

farmaceutica - Food & Beverage - Gambling - Meccanica - Moda e Lusso<br />

- Turismo<br />

Automotive - Banking - Media - Grocery Retail - Pubblica<br />

Amministrazione - Risorse naturali - Telco - Utilities


Sempre in quest’ottica è bene ricordare che<br />

siamo il Paese con più beni riconosciuti e<br />

protetti dall’Unesco in tutto il pianeta. Nel<br />

food, l’Italia è riconosciuta per centinaia<br />

di etichette certificate. Tra questi settori<br />

fondamentali per il rilancio del nostro<br />

Sistema Paese occorre valorizzare quelli in<br />

cui presentiamo una leadership indiscussa<br />

(dalla moda all'alimentare) e definire un<br />

nuovo ruolo ai settori con forte potenziale<br />

inespresso (dal turismo alle assicurazioni).<br />

I settori “perle di domani” non sono stati<br />

i protagonisti di questo primo <strong>Accento</strong><br />

sull’Italia, ma lo saranno sicuramente in<br />

futuro, così come saranno i protagonisti per<br />

diversificare l’economia italiana in comparti<br />

a elevata intensità tecnologica attesi in forte<br />

crescita per i prossimi anni.<br />

Non si tratta di scommesse al buio, piuttosto<br />

di un investimento con ritorni certi. Come<br />

una puntata a poker con in mano una scala<br />

reale. Infatti le capacità dei ricercatori<br />

italiani, così corteggiati all’estero, sono<br />

indiscusse e potrebbero rappresentare la<br />

chiave di volta per un nuovo “Rinascimento”<br />

italiano.<br />

4.1 Assicurazioni<br />

4.1.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

In un contesto economico che ancora<br />

risente degli impatti negativi della recente<br />

crisi economica, nel corso del 2009 il<br />

settore assicurativo italiano ha saputo<br />

invertire la tendenza del triennio 2006-<br />

2008 (caratterizzato da una contrazione<br />

dei volumi di oltre il 15%) registrando<br />

performance di crescita record (+28% vs.<br />

2008) con oltre 117 Mld di euro di premi<br />

raccolti (rif. figura 17) 45 .<br />

Il business Vita (in crescita del 48,7% nel<br />

2009 vs. 2008), nella sua componente di<br />

gestione del risparmio, è stato il principale<br />

motore di tali risultati, controbilanciando<br />

la decrescita del settore Danni (-1,9% nel<br />

2009 vs. 2008). In particolare, l’industria<br />

assicurativa ha saputo intercettare il bisogno<br />

di tranquillità e sicurezza delle famiglie 45 Fonte: Ania<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 69


Figura 17. Premi lavoro diretto e confronto internazionale<br />

Italia*<br />

Premi lavoro diretto Mld €<br />

Totale<br />

Vita<br />

Danni<br />

99,1<br />

61,4<br />

37,7<br />

2007<br />

* Fonte: Ania<br />

** Fonte: Ania Swiss RE<br />

92,0<br />

54,6<br />

37,4<br />

2008<br />

117,8<br />

81,1<br />

36,7<br />

2009<br />

124,3<br />

86,8<br />

37,5<br />

E2010<br />

italiane nelle decisioni di asset allocation<br />

facendo leva sugli elementi caratteristici<br />

della propria offerta, in primis la garanzia di<br />

rendimento e la protezione del capitale.<br />

Tali performance risultano essere ancor più<br />

significative se raffrontate con i principali<br />

mercati internazionali che registrano risultati<br />

di crescita inferiori al contesto italiano (è il<br />

caso di Francia e Germania rispettivamente<br />

in crescita del 8% e del 4% nel 2009<br />

vs. 2008) se non addirittura negativi (ad<br />

esempio UK e USA, Paesi in cui la raccolta<br />

si è contratta rispettivamente del -7% e del<br />

-8% nel 2009 vs. 2008) 46 .<br />

70 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Confronto internazionale**<br />

Tassi crescita raccolta premi 0,8 e 0,9 %<br />

Totale<br />

Vita<br />

Danni<br />

28,1%<br />

48,7%<br />

-1,9%<br />

Italia<br />

-8,1%<br />

-9,9%<br />

-14,9%<br />

-2,1%<br />

USA<br />

-7,5%<br />

-1,0%<br />

UK<br />

8,3%<br />

12,0%<br />

1,0%<br />

Francia<br />

0,7%<br />

3,0%<br />

-1,4%<br />

Spagna<br />

4,0%<br />

7,1%<br />

1,4%<br />

Germania<br />

-0,3%<br />

-8,2%<br />

3,7%<br />

Olanda<br />

Nonostante un 2009 record, comunque,<br />

il contesto italiano evidenzia margini<br />

di miglioramento e soprattutto sconta<br />

ancora rispetto ai principali mercati<br />

assicurativi internazionali (caratterizzati da<br />

una maggiore penetrazione assicurativa)<br />

significativi gap di copertura. In queste<br />

economie, infatti, il settore assicurativo si<br />

caratterizza come partner di riferimento di<br />

famiglie, imprese e istituzioni, contribuendo<br />

attivamente allo sviluppo del Sistema Paese.<br />

In particolare il settore assicurativo riveste<br />

un ruolo centrale nel contesto socioeconomico<br />

nazionale per quanto riguarda ad<br />

esempio le seguenti aree chiave:<br />

• La protezione dei beni e del patrimonio<br />

attraverso, ad esempio, la copertura<br />

volontaria sulla casa (come in UK e<br />

Olanda con oltre il 75% di diffusione di<br />

tali coperture nella popolazione vs. il 20%<br />

italiano) e i meccanismi di partnership con<br />

il pubblico per la tutela dai “grandi rischi”<br />

(come in Francia e Belgio);<br />

• L’ottimizzazione del Welfare, supportando<br />

il sistema sanitario pubblico con coperture<br />

assicurative private (come in Olanda e<br />

Francia dove le polizze salute registrano una<br />

penetrazione del 90% nella popolazione vs. il<br />

5% in Italia) e la previdenza complementare<br />

(con meccanismi e strumenti di sensibilizzazione<br />

come ad esempio in Olanda dove il<br />

tasso di adesione a forme complementari è<br />

superiore al 90% vs. il 22% italiano);<br />

• Il supporto alle imprese, con soluzioni in<br />

grado di minimizzare il rischio operativo<br />

delle imprese facilitando al tempo stesso<br />

l’accesso al mercato dei capitali (premi<br />

Corporate/PIL pari a 1,5% in UK vs. 0,9% in<br />

Italia).<br />

Dall’analisi di queste “best practice”<br />

internazionali emerge con chiarezza come le<br />

economie caratterizzate da un ruolo centrale<br />

dell’assicurazione, si distinguano per:


• Un maggior livello di tutela di cittadini e<br />

imprese, fattore fondamentale per la ripresa<br />

economica;<br />

• Uno Stato in grado di garantire servizi<br />

di qualità ottimizzando al tempo stesso la<br />

Spesa Pubblica;<br />

• Una crescita nel tempo più solida e<br />

sostenibile del mercato assicurativo stesso.<br />

Le motivazioni alla base di tale differenza<br />

tra il contesto italiano e i principali mercati<br />

internazionali sono da ricercare sia nelle<br />

caratteristiche stesse del tessuto economico<br />

italiano, sia in specifiche iniziative messe in<br />

atto a livello internazionale dagli operatori<br />

e dal sistema nel suo complesso (ossia non<br />

solo le compagnie, ma anche le istituzioni, i<br />

cittadini e le imprese).<br />

Con riferimento alle specificità del contesto<br />

italiano si osserva come il ruolo attivo della<br />

famiglia, mezzo di stabilità e protezione<br />

sociale, e l’intervento rilevante dello Stato,<br />

sia come erogatore di servizi, sia come<br />

gestore ex-post degli eventi impattanti sulla<br />

collettività (si pensi ad esempio al ruolo dello<br />

Stato nella gestione delle catastrofi naturali<br />

con oltre 140 Mld di euro spesi negli ultimi<br />

quarant’anni), hanno in parte “sostituito”<br />

le assicurazioni nella tutela e gestione del<br />

rischio e degli imprevisti.<br />

Per quanto riguarda invece il contesto<br />

internazionale, come già anticipato<br />

in precedenza nei principali Paesi si è<br />

intervenuto su due direttrici di intervento:<br />

• Sviluppando il tradizionale modello di<br />

business assicurativo, ossia innovando le<br />

logiche di offerta (si pensi ai prodotti Vita<br />

a contenuto finanziario sviluppati nei primi<br />

anni Novanta in UK), ridisegnando le modalità<br />

distributive ad esempio attivando nuovi canali<br />

distributivi (come la bancassurance in Francia<br />

negli anni Ottanta) e potenziando i modelli<br />

di servizio (si pensi al ruolo dei canali diretti<br />

dalla loro attivazione in UK a partire dagli<br />

anni Novanta) e di relazione;<br />

• Attivando meccanismi di partnership<br />

tra pubblico e privato, cioè tra istituzioni,<br />

cittadini/imprese e compagnie assicurative<br />

(ad esempio sviluppando logiche di<br />

defiscalizzazione di specifiche coperture<br />

assicurative come quelle sanitarie).<br />

Per definire quali interventi mettere in atto<br />

in modo tale da cogliere questa evidente<br />

opportunità di crescita, non solo per il<br />

mercato assicurativo, ma per l’intero Sistema<br />

Paese, è necessario approfondire quei trend<br />

e paradigmi, già evidenti nei numeri del<br />

mercato e nella percezione dei C-Level<br />

che <strong>Accento</strong> sull’Italia ha avuto il piacere<br />

di intervistare, che stanno modellando<br />

il tessuto sociale italiano e il contesto<br />

competitivo in cui il settore assicurativo si<br />

trova a operare.<br />

Il primo paradigma che riteniamo rilevante<br />

per i suoi impatti sul settore assicurativo è il<br />

Trust&Sharing: lo conferma la quasi totalità<br />

del management intervistato e i sociologi<br />

industriali con cui <strong>Accento</strong> sull’Italia ha<br />

collaborato. Capacità di ascoltare e guidare<br />

i bisogni dei clienti, trasparenza, reciprocità<br />

e fiducia sono gli elementi chiave messi in<br />

evidenza dal paradigma sociologico e con il<br />

maggiore impatto sul settore assicurativo.<br />

E’ in questo senso che devono essere<br />

interpretati i risultati di una recente ricerca<br />

<strong>Accenture</strong> in collaborazione con GPF<br />

che mettono in evidenza come i clienti<br />

assicurativi richiedono alle compagnie:<br />

• Un rapporto “fisico” e sempre più orientato<br />

alla consulenza (il 72,2% degli intervistati<br />

vuole un consulente in “carne e ossa”);<br />

• Una maggiore personalizzazione della<br />

relazione (richiesta dal 38,1%).<br />

Proprio la capacità di consolidare la relazione<br />

con il cliente, attraverso un movimento<br />

sempre più proattivo dei distributori e delle<br />

compagnie verso il mercato e un’ottimale<br />

46 Fonte: Ania, Swiss RE<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 71


gestione dei momenti cruciali del rapporto<br />

con la Compagnia, è, secondo il panel di<br />

C-Level intervistati uno degli elementi<br />

centrali per stimolare i bisogni ancora<br />

inespressi in termini di protezione e sicurezza<br />

(di cittadini e imprese) e su cui è necessario<br />

focalizzare maggiormente gli sforzi. Ciò,<br />

nonostante le numerose iniziative già messe<br />

in atto con successo dalle compagnie come<br />

la formalizzazione di standard di servizio o<br />

le iniziative di ottimizzazione distributiva<br />

(es. carte degli impegni verso i clienti,<br />

consulenti personali dedicati, …). Infatti, è<br />

proprio in questo ambito che si evidenziano<br />

le principali criticità: il contatto tra cliente e<br />

i canali si verifica principalmente per finalità<br />

amministrative e, sempre secondo l’indagine<br />

<strong>Accenture</strong>-GPF, il 74% dei Clienti non è<br />

mai stato contattato nell’anno dalla propria<br />

compagnia per promozioni commerciali/<br />

nuovi prodotti. Questo per via anche delle<br />

difficoltà del canale agenziale, canale<br />

assicurativo di riferimento (con oltre l’80%<br />

della raccolta Danni intermediata), sempre<br />

più sotto pressione per il crescente carico<br />

amministrativo e il calo della redditività<br />

(stimata nell’ordine del 10% ca. nel 2008<br />

vs. 2007). Inoltre, la gestione del sinistro,<br />

momento chiave per eccellenza nella<br />

relazione tra assicurato e Compagnia mostra<br />

alcune criticità come evidenziato dalla<br />

crescita del numero dei reclami relativi alla<br />

fase liquidativa (+10% nel 2009 vs. 2008).<br />

72 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Figura 18. Grado di soddisfazione dei clienti (%)<br />

Insoddisfatto (1-3) Neutrale (4-7)<br />

Fonte: <strong>Accenture</strong> Insurance Customer Satisfaction 2009<br />

Le tradizionali specificità del contesto<br />

italiano e la limitata focalizzazione<br />

sulla gestione del Trust&Sharing<br />

sono, nell’opinione dei sociologici e del<br />

management intervistato, quei fattori che<br />

hanno portato a una relazione “distaccata”<br />

dei clienti nei confronti delle compagnie<br />

e del valore stesso dell’assicurazione. Gli<br />

impatti sul mercato di questa percezione del<br />

mondo assicurativo sono evidenti:<br />

• La già citata storica sotto assicurazione,<br />

più rilevante rispetto ai principali Paesi<br />

europei nella componente volontaria e<br />

legata alla protezione della persona e<br />

dell’operatività di impresa;<br />

• La diffusa immagine dell’assicurazione<br />

come “tassa” e pertanto primo servizio su cui<br />

le famiglie sono orientate a risparmiare;<br />

Soddisfatto (8-10)<br />

Francia 6 44<br />

50<br />

Spagna 8 57<br />

35<br />

UK 11 59<br />

30<br />

Germania 16 58<br />

26<br />

Italia 9 71<br />

20<br />

• La bassa soddisfazione verso le compagnie<br />

italiane rispetto al contesto europeo (20%<br />

dei clienti soddisfatti vs FR 50%, UK 30%,<br />

GER 26%; rif. Figura 18) 47 .<br />

Tutti segnali che rappresentano uno stimolo<br />

per il raggiungimento di una maggiore<br />

fidelizzazione, vicinanza e fiducia tra<br />

clienti e assicurazioni, che porterebbe<br />

a un beneficio complessivo del sistema<br />

assicurativo, incluso la riduzione del<br />

fenomeno consolidato della fraudolenza nei<br />

sinistri denunciati, probabilmente accentuato<br />

dalla ricerca da parte degli individui di<br />

sostegno in un’economia in crisi. Tale<br />

fenomeno non è affatto trascurabile (con<br />

punte del 12% ca. di sinistri fraudolenti sul<br />

totale sinistri denunciati), e a lungo andare –<br />

alterando gli equilibri legati alla mutualità del<br />

rischio tipica del business assicurativo - può<br />

mettere a rischio la profittabilità del sistema,


con possibili conseguenze sulla collettività<br />

intera, a partire dall’aumento dei prezzi.<br />

Una recente ricerca ha stimato che, a<br />

causa della fraudolenza dei sinistri noti<br />

nella sola area napoletana, ciascun italiano<br />

possessore di un’automobile è costretto<br />

a pagare mediamente 25 euro in più per<br />

la propria assicurazione RC Auto. Un dato<br />

in controtendenza rispetto alle auspicate<br />

dinamiche del Trust&Sharing, volte a<br />

rivoluzionare il settore attraverso nuove<br />

politiche commerciali basate sulla relazione<br />

di fiducia di lungo periodo.<br />

Se il Trust&Sharing è il trend più rilevante<br />

per il settore, non è però di per sé<br />

sufficiente per interpretare le mutazioni<br />

in corso del contesto socio-economico e<br />

gli impatti sul “mondo” assicurativo. Per<br />

esempio, particolare rilevanza assume il<br />

progressivo aumento del valore del tempo,<br />

risorsa sempre più scarsa e assorbita dalle<br />

molteplici attività quotidiane degli italiani,<br />

che rende fondamentale anche nel contesto<br />

assicurativo la velocità e la semplicità di<br />

fruizione dell’offerta proposta.<br />

Il paradigma Quick&Deep mette in evidenza<br />

tali dinamiche e i suoi impatti sul mondo<br />

assicurativo come la semplificazione<br />

operativa nella relazione tra cliente e<br />

Compagnia e la facilità di accesso ai<br />

contenuti assicurativi. Infatti, nell’ambito<br />

dell’offerta dalle compagnie, se il prezzo<br />

risulta essere il principale driver di scelta,<br />

il servizio offerto è indiscutibilmente il<br />

primario driver di soddisfazione.<br />

In questa direzione le compagnie assicurative<br />

hanno già mosso i primi passi, attraverso<br />

la semplificazione delle procedure di<br />

preventivazione, sottoscrizione e gestione<br />

della polizza e il potenziamento dei servizi<br />

offerti ai propri clienti capitalizzando anche<br />

le capability sviluppate dalle compagnie<br />

dirette (es. emissione di un preventivo<br />

“in soli 5 click”, o abilitazione, su alcuni<br />

cluster di clienti, di attivare la copertura via<br />

sms). Il management assicurativo tuttavia,<br />

come sottolineato in particolare da alcuni<br />

direttori marketing intervistati, sostiene<br />

che esistano ancora degli ampi margini di<br />

miglioramento portati dall’introduzione delle<br />

nuove tecnologie che potranno supportare<br />

le attività legate alle diverse fasi del ciclo<br />

di vita della polizza offrendo al Cliente<br />

un servizio completo (es. multi-canalità<br />

per l‘accesso e la gestione della polizza;<br />

eliminazione delle barriere fisiche grazie a<br />

preventivi su applicazioni mobile, apertura<br />

sinistri in modalità self service su portale<br />

della Compagnia, ecc).<br />

Il valore della semplicità è ulteriormente<br />

messo in evidenza dal paradigma<br />

Unique&Universal. Prodotti semplici ma<br />

completi - in grado cioè di gestire a 360° i<br />

bisogni - e servizi personalizzati ai clienti -<br />

proprio per risaltare l’unicità e l’esclusività<br />

del rapporto con la propria Compagnia -<br />

sono alcuni dei principali elementi che il<br />

paradigma racchiude.<br />

La declinazione di tali fattori sul contesto<br />

assicurativo risulta però differenziata in<br />

funzione della tipologia di clientela target.<br />

In particolare, per quanto riguarda la<br />

gestione dei bisogni assicurativi delle<br />

famiglie italiane, che si caratterizzano<br />

per un’elevata propensione al risparmio,<br />

ma anche per una percezione elevata<br />

di copertura (il 69% si definisce<br />

sufficientemente coperto, ma in media oltre<br />

1.000 euro vengono spesi ogni anno per<br />

imprevisti), assume particolare rilevanza<br />

la necessità di flessibilità, modularità e<br />

integrazione dell’offerta assicurativa. Nella<br />

gestione delle coperture assicurative è,<br />

infatti, sempre più evidente agli assicuratori<br />

– interpellati dal Think-Tank team di <strong>Accento</strong><br />

<strong>sull'Italia</strong> su questo specifico trend - la<br />

necessità di tenere conto del ciclo di vita del<br />

cliente e di gestire in modo integrato sia i<br />

bisogni espliciti (come il risparmio) sia quelli<br />

latenti (come la protezione della persona<br />

e dei suoi beni). Tale logica di flessibilità/<br />

47 Fonte: <strong>Accenture</strong> Life Insurance Customer Satisfaction, 2009<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 73


modularità e semplificazione di offerta<br />

risulta determinante anche in riferimento al<br />

mondo delle piccole imprese, caratterizzate<br />

da bisogni assicurativi simili cross-settoriali.<br />

Con riferimento al mondo del Corporate<br />

(imprese medio-grandi) il paradigma, invece,<br />

enfatizza il valore della relazione univoca<br />

e del servizio “su misura” per supportare le<br />

imprese nelle decisioni specifiche di gestione<br />

del rischio. Secondo i C-Level intervistati gli<br />

impatti del paradigma Unique&Universal<br />

delineeranno quindi le future strategie di<br />

offerta delle compagnie assicurative da loro<br />

rappresentate in un’ottica di:<br />

Standardizzazione e personalizzazione<br />

(attraverso pacchetti e servizi aggiuntivi) per<br />

famiglie e piccole imprese;<br />

Servizio esclusivo e peculiare per la gestione<br />

delle imprese medio-grandi.<br />

Con l’avvento della crisi economica,<br />

inoltre, il paradigma Crucial&Sustainable<br />

è stato da subito riconosciuto come<br />

fondamentale per garantire la sostenibilità<br />

del business assicurativo. Clienti sempre<br />

più alla ricerca del value for money (con<br />

il prezzo primo driver di scelta di prodotti<br />

assicurativi nel 45% dei casi) richiedono alle<br />

compagnie un maggior focus sul pricing e,<br />

conseguentemente, le compagnie si trovano<br />

74 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

nella necessità di gestire con attenzione<br />

la profittabilità tecnica e l’equilibrio<br />

economico complessivo. Tale dinamica, come<br />

confermato dal management intervistato, è<br />

stata opportunamente recepita dal sistema<br />

assicurativo che ha diffusamente attivato<br />

profonde riflessioni sulla razionalizzazione<br />

dei modelli organizzativi, su iniziative di<br />

profit recovery volte al miglioramento<br />

dei rischi assunti, sul miglioramento delle<br />

piattaforme operative e tecnologiche.<br />

Ciò nondimeno, come sottolinea la quasi<br />

totalità del board assicurativo coinvolto<br />

da <strong>Accento</strong> sull’Italia, sarà la sostenibilità<br />

patrimoniale a rappresentare la sfida più<br />

critica nel prossimo futuro, in particolare<br />

per l’entrata a regime di Solvency II. Questa<br />

nuova normativa potrà rappresentare sia una<br />

minaccia (specie per i player più piccoli), in<br />

quanto obbligherà nel breve le compagnie<br />

a forti investimenti in strutture di controllo,<br />

ma anche un’opportunità poiché spingerà il<br />

management a meglio valutare la redditività<br />

degli investimenti nel medio - lungo<br />

periodo, allontanandolo culturalmente dalla<br />

focalizzazione sul conto economico di breve.<br />

4.1.2 La nuova CEO agenda<br />

Fiducia, relazione e servizio al cliente<br />

(Trust&Sharing), immediatezza e facilità di<br />

accesso al servizio assicurativo e alla propria<br />

compagnia (Quick&Deep), semplicità di<br />

prodotto (Unique&Universal) e sostenibilità<br />

operativa (Crucial&Sustainable)<br />

rappresenteranno i fattori critici di successo<br />

che determineranno, secondo <strong>Accento</strong><br />

sull’Italia e il management intervistato,<br />

quali operatori avranno maggiore successo<br />

nell’arena competitiva.<br />

Mutuando quindi l’esperienza internazionale<br />

e calibrando le leve di azione in funzione dei<br />

nuovi trend sociologici in atto, è necessario<br />

intervenire lungo due direttrici per cogliere<br />

le opportunità presenti nel mercato<br />

assicurativo italiano:<br />

• In primo luogo sviluppare le leve<br />

industriali (offerta, assetti distributivi,<br />

logiche di servizio e modelli operativi)<br />

a diretto controllo delle compagnie<br />

assicurative e dei CEO;<br />

• In aggiunta riteniamo sia opportuno<br />

attivare una partnership tra i diversi<br />

attori in gioco (compagnie, istituzioni e<br />

cittadini/imprese) per attuare gli interventi<br />

(evoluzione regolamentare, sviluppo cultura<br />

assicurativa e finanziaria, ecc) fondamentali<br />

per uno sviluppo del contributo a valore<br />

dell’industria assicurativa per la collettività.<br />

Con riferimento all’ambito d’intervento<br />

sotto diretto controllo dei CEO assicurativi,<br />

il primo pilastro su cui intervenire riguarda


lo sviluppo dell’offerta assicurativa, in<br />

funzione anche delle evidenze emerse dal<br />

paradigma Unique&Universal, nelle sue due<br />

componenti: per le famiglie e per le imprese.<br />

In particolare l’offerta assicurativa per le<br />

famiglie deve evolvere verso soluzioni basate<br />

su un set limitato di prodotti modulari e<br />

semplificati, in grado cioè di coniugare<br />

differenti tipologie di copertura in funzione<br />

del ciclo di vita del cliente e dei suoi bisogni<br />

di protezione. Un possibile esempio di<br />

applicazione è rappresentato dalla capacità di<br />

integrare la protezione del risparmio, basata<br />

su soluzioni garantite e flessibili (coerenti<br />

con il ciclo di vita dei clienti), con garanzie e<br />

servizi aggiuntivi orientate alla protezione della<br />

salute e dei beni primari (protezione della casa,<br />

danni ai beni, ecc). L’evoluzione dell’offerta<br />

alle imprese si deve focalizzare su strumenti<br />

e servizi in grado di supportare le aziende<br />

nell’operatività day-by-day, facilitando al<br />

tempo stesso l’accesso al credito. Tale obiettivo<br />

è raggiungibile attraverso:<br />

Un’offerta semplice e modulare “diffusa”<br />

per favorire la penetrazione delle coperture<br />

assicurative nelle piccole e medie imprese,<br />

caratterizzate da un set di bisogni standard e<br />

(soprattutto nelle micro imprese) “simil-retail”;<br />

Soluzioni evolute di risk management,<br />

attraverso servizi integrati di analisi e<br />

gestione dei rischi, per gestire le specificità<br />

delle grandi imprese.<br />

Il secondo pilastro della CEO agenda è<br />

orientato all’ottimizzazione degli assetti<br />

distributivi, come evidenziato dai punti<br />

di attenzione dell’analisi del paradigma<br />

Trust&Sharing. In particolare, il limitato<br />

movimento proattivo degli intermediari e<br />

delle compagnie verso i clienti risulta essere<br />

l’elemento prioritario su cui concentrare<br />

gli sforzi. Tale obiettivo è a nostro avviso<br />

raggiungibile attraverso l’attivazione di:<br />

• Soluzioni in grado di alleggerire il carico<br />

amministrativo dei canali, ad esempio<br />

centralizzando in Compagnia attività a basso<br />

valore aggiunto attualmente gestite in rete<br />

(archiviazione, incassi, contabilità, ecc),<br />

oppure attività di post-vendita su polizza<br />

(ad esempio le variazioni anagrafiche e<br />

amministrative).<br />

• Servizi commerciali e di marketing<br />

erogati direttamente dal centro ai canali<br />

e ai clienti (es. campaign management,<br />

marketing intelligence, ecc).<br />

• Strumenti di vendita innovativi in grado<br />

di abilitare con efficacia la vendita fuori sede<br />

e sviluppare al tempo stesso la Customer<br />

Experience dell’offerta assicurativa.<br />

Contestualmente, il potenziamento<br />

dell’assetto multicanale, in grado cioè di<br />

valorizzare le specificità dei diversi canali<br />

distributivi in termini di mix di offerta/<br />

segmento di clientela servita, risulta essere<br />

un’ulteriore area di intervento da mettere in<br />

atto per favorire il rapporto di vicinanza al<br />

cliente.<br />

Il terzo pilastro d’intervento riguarda lo<br />

sviluppo dei livelli di servizio, vero motore<br />

della crescita del settore assicurativo come<br />

evidenziato dai paradigmi Trust&Sharing<br />

e Quick&Deep. In particolare, per tale area<br />

d’intervento risulta fondamentale:<br />

Attivare nuovi modelli di “care” attraverso<br />

servizi evoluti e “a valore” per il cliente<br />

(rendiconto online, spazio web personale,<br />

ecc) facilmente accessibili tramite un<br />

approccio multicanale.<br />

Semplificare e favorire lo sviluppo della<br />

trasparenza verso i clienti, a partire da una<br />

revisione della comprensione dei prodotti<br />

offerti (ad esempio agendo sulle modalità<br />

di rappresentazione delle condizioni<br />

contrattuali), fino a una comunicazione<br />

evoluta in termini di quantità (superando<br />

l’attuale limitato numero di contatti<br />

compagnia - cliente) e qualità (intesa come<br />

semplicità e completezza).<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 75


Particolare attenzione in tale ambito riveste<br />

la gestione del sinistro, momento chiave<br />

nella relazione con i clienti. Facendo leva<br />

su modalità di interazione innovative (es.<br />

online tracking, apertura sinistri tramite<br />

call center dedicati e/o mobile device, ecc)<br />

tra cliente e compagnia, volte a ridurre i<br />

tempi di gestione dell’intero processo, e<br />

servizi esclusivi ai clienti (es. riparazione<br />

a domicilio, committment sui temi di<br />

liquidazione, ecc) è possibile sviluppare il<br />

livello di servizio complessivamente offerto<br />

e, quindi, la fiducia nel settore, contribuendo<br />

almeno in parte a ridurre l’impatto di quei<br />

fenomeni “tipicamente italiani” che minano<br />

la redditività del business stesso.<br />

Il quarto pilastro della CEO agenda è rivolto<br />

all’evoluzione delle piattaforme operative<br />

e infrastrutturali, fattore abilitante delle<br />

iniziative precedentemente illustrate e<br />

reso prioritario per gestire il paradigma<br />

Crucial&Sustainable. Per preservare la<br />

profittabilità e la stabilità stessa del modello<br />

assicurativo, è infatti necessario:<br />

Innovare i modelli operativi facendo<br />

leva su logiche di semplificazione e<br />

industrializzazione, in grado cioè di garantire<br />

processi lean ed efficienti, e soluzioni shared<br />

service per abilitare il ruolo della compagnia<br />

assicurativa di erogatore di servizi a valore<br />

per clienti e canali.<br />

76 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Introdurre meccanismi di underwriting<br />

evoluto in grado cioè di supportare l’attività<br />

di valutazione, assunzione e pricing dei<br />

rischi, che rappresenta il cuore dell’attività<br />

assicurativa e l’elemento portante della<br />

stabilità tecnica del business.<br />

Un ulteriore ambito di intervento è rivolto<br />

alla predisposizione della macchina<br />

assicurativa agli sviluppi regolamentari<br />

che la futura attivazione di Solvency II<br />

richiederà. In questo senso un prerequisito<br />

fondamentale è l’ottimizzazione dei modelli<br />

di gestione dei dati/informazioni a supporto<br />

delle decisioni di business.<br />

Come precedentemente illustrato,<br />

parallelamente alle leve industriali su cui<br />

i CEO del settore possono direttamente<br />

intervenire, è necessario, come condiviso<br />

dalla totalità del board assicurativo coinvolto<br />

da <strong>Accento</strong> sull’Italia, sviluppare una<br />

rinnovata partnership tra gli stakeholder<br />

del settore assicurativo (compagnie,<br />

istituzioni, cittadini e imprese), basata su<br />

un dialogo costruttivo volto a individuare e<br />

attivare quelle iniziative regolamentari e di<br />

sensibilizzazione del mercato per sviluppare<br />

il ruolo e il contributo dell’assicurazione<br />

per l’intero Sistema Paese. In particolare è<br />

necessario attivare “operazioni di sistema”<br />

basate su una collaborazione fattiva rivolta a:<br />

• Supportare la modernizzazione del<br />

sistema di Welfare, dando nuovo vigore alla<br />

riforma della previdenza complementare<br />

(a oggi ferma al 22% di adesioni) e<br />

introducendo modelli avanzati di partnership<br />

tra pubblico e privato (sulla base delle<br />

esperienze internazionali) nell’ambito<br />

sanitario e dell’assistenza ai cittadini non<br />

autosufficienti;<br />

• Contribuire alla tutela dai “grandi rischi”<br />

(catastrofi naturali) sviluppando ad esempio<br />

nuovi modelli di prevenzione e di gestione<br />

degli stessi.<br />

• Favorire lo sviluppo di una maggiore e<br />

più diffusa cultura assicurativa tra cittadini<br />

e imprese, continuando sul percorso già<br />

intrapreso con successo dalle associazioni<br />

di categoria (es. Forum ANIA-Consumatori,<br />

Fondazione per la sicurezza stradale, ecc).<br />

In questo ambito, le compagnie assicurative<br />

sono pronte a contribuire portando a<br />

beneficio degli attori in gioco le esperienze e<br />

le soluzioni industriali sviluppate (di offerta,<br />

di servizio, …), guidando quindi la definizione<br />

degli interventi da mettere in atto.<br />

In conclusione, per cogliere i bisogni<br />

manifesti e latenti del Cliente e valorizzare<br />

il ruolo delle assicurazioni nel sistema<br />

economico e sociale italiano è necessario<br />

uno sforzo duplice basato su azioni concrete


sia sulle tradizionali leve assicurative, sia<br />

sull’interazione tra gli attori del Sistema<br />

Paese (compagnie, cittadini/imprese,<br />

istituzioni). A fronte di ciò, le assicurazioni<br />

potranno assumere un ruolo centrale nel<br />

contesto socio-economico e colmare il<br />

gap che separa l’Italia dai principali paesi<br />

europei. Una sfida per i CEO del settore<br />

assicurativo, che possono guidare questa<br />

“operazione di sistema” in grado non solo<br />

di trasformare le assicurazioni in partner di<br />

riferimento per la collettività, ma anche di<br />

favorire lo sviluppo sostenibile dell’intero<br />

Sistema Paese.<br />

4.2 Automotive<br />

4.2.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

La maturità del mercato automobilistico,<br />

l’evoluzione delle tecnologie a bordo, la<br />

diffusione di nuove tipologie di veicolo (es.<br />

l’auto elettrica), l’incremento del tempo<br />

trascorso in auto e le mutate esigenze del<br />

cliente/guidatore, stanno evidenziando un<br />

preciso cambiamento di strategia da parte<br />

delle case automobilistiche sia a livello<br />

internazionale che locale. Mentre nell’area<br />

asiatica assistiamo ancora a significativi<br />

trend di crescita per numero di nuovi<br />

veicoli immatricolati, ben differente è la<br />

situazione in Europa o negli Stati Uniti dove<br />

il settore, in termini di volumi, è maturo<br />

da anni e la competizione comunque resta<br />

altissima. In particolare in Italia, che è il<br />

Paese europeo con il maggior numero di<br />

veicoli procapite (608 auto ogni 1.000<br />

abitanti) e con l’età media delle vetture tra<br />

le più alte, le opportunità per il mercato<br />

comunque non mancano, perché le famiglie<br />

italiane continuano a spendere il 30% del<br />

loro budget per l’auto con un investimento<br />

complessivo di 200 miliardi di euro l’anno.<br />

È pur vero che il sistema resta in equilibrio<br />

grazie anche all’utilizzo massiccio degli<br />

incentivi che nel 2009 hanno permesso<br />

di immatricolare 2,2 milioni di veicoli<br />

contenendo il calo dello 0,17% rispetto<br />

al 2008. Il 2010 invece, che risentirà<br />

della mancanza di incentivi, chiuderà<br />

presumibilmente con circa 1,8 milioni di<br />

veicoli immatricolati. Tuttavia, le previsioni<br />

di crescita del settore mostrano che entro<br />

il 2015 le immatricolazioni torneranno a<br />

registrare un trend positivo in termini di<br />

volumi.<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 77


Se da un lato dunque è chiaro il calo delle<br />

immatricolazioni, dall’altro è alquanto<br />

evidente che le case automobilistiche hanno<br />

avviato un processo di metamorfosi. Infatti,<br />

il cliente sta sorpassando il veicolo al centro<br />

del modello di business, perché le mutate<br />

esigenze del cliente/guidatore impongono ai<br />

produttori di automobili un nuovo approccio<br />

e un nuovo modo di sviluppare la relazione<br />

fidelizzandola nel tempo. Per rilanciare<br />

le vendite e l’intero settore, il settore<br />

automobilistico deve sviluppare capacità<br />

di analisi e comprensione del cliente per<br />

una gestione proattiva, per arrivare a una<br />

produzione stimolata dalla domanda,<br />

capovolgendo dunque il principio secondo<br />

cui era l’offerta di mezzi a stimolare la<br />

domanda. Ed è inoltre necessario migliorare<br />

il livello d’interazione con il cliente<br />

spingendo sulla leva della multicanalità,<br />

focalizzandosi non solo sull’esperienza di<br />

acquisto ma anche sull’esperienza vissuta dal<br />

cliente nell’intero ciclo di possesso.<br />

In Italia, il 36% degli italiani si affida<br />

a internet per qualsiasi informazione<br />

riguardante la nuova auto. E l’82% delle<br />

informazioni ricercate in rete sono relative<br />

al confronto dei diversi prezzi, il 53,7%<br />

agli ecoincentivi, il 38% all’offerta di<br />

finanziamenti. A oggi solo il 6,7% si affida<br />

a internet per la ricerca o acquisto di pezzi<br />

di ricambio, poiché l’area del post-vendita è<br />

78 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

ancora gestita per la maggior parte attraverso<br />

i canali fisici tradizionali. Ed è, infatti, proprio<br />

quest’ultima l’area che presenta interessanti<br />

prospettive di sviluppo e che richiederà<br />

allo stesso tempo l’implementazione di<br />

nuovi servizi sia customer centric, sia di<br />

razionalizzazione del servizio.<br />

Procede di pari passo l’evoluzione delle<br />

tecnologie a bordo, la capacità di essere<br />

innovativi e l’offerta della mobilità integrata<br />

che consente di comunicare ovunque e con<br />

chiunque, anche mentre si guida.<br />

L’evoluzione del veicolo prevede che in auto<br />

oltre alla già consueta consultazione del<br />

navigatore GPS per ricercare la destinazione,<br />

i punti di interesse e le informazioni<br />

relativi al proprio viaggio, sia possibile<br />

essere avvisati della necessaria distanza<br />

da mantenere in caso di difficili condizioni<br />

atmosferiche, o del percorso migliore<br />

per ridurre le emissioni di CO 2 , o si possa<br />

accedere a internet e rimanere connessi<br />

alla propria community, o effettuare<br />

videochiamate, assicurando sempre la<br />

sicurezza della guida. Al contempo i<br />

passeggeri avranno la possibilità di utilizzare<br />

i propri device come iPhone, iPad, Smartphone<br />

poiché essi avranno una compatibilità<br />

reciproca, oppure ogni passeggero potrà<br />

vedere il film preferito su monitor dedicati e<br />

indipendenti l’uno dall’altro.<br />

Questo scenario, oggi in parte già<br />

presente su una fascia alta di autovetture,<br />

nell’immediato futuro sarà disponibile anche<br />

sui segmenti citycar e utilitarie poiché<br />

la componente di tecnologia presente a<br />

bordo è destinata ad aumentare in maniera<br />

significativa nei prossimi 5 anni arrivando<br />

al 40% del valore economico dell’auto.<br />

Dall’infomobilità alla diagnostica in remoto,<br />

dalla manutenzione della propria autovettura<br />

ai sistemi di comunicazione, dal commercio<br />

elettronico effettuato dall’abitacolo<br />

all’intrattenimento a bordo: sono tutti<br />

elementi che confermano la metamorfosi<br />

delle case automobilistiche. Le tecnologie<br />

di bordo abiliteranno la connessione<br />

attraverso il veicolo, attivando nuovi canali<br />

di comunicazione da e verso il cliente<br />

diversificando l’offerta di servizi non più solo<br />

legati all’utilizzo della vettura, ma rendendo<br />

l’auto un ambiente di interazione mobile.<br />

Il tema dell’innovazione è strettamente<br />

collegato anche alla diffusione delle auto<br />

ecologiche. Infatti se è vero che il 66,5%<br />

dei consumatori acquista un’auto ecologica<br />

per la sensibilità verso l’ambiente e il 51,6%<br />

per la silenziosità, è anche vero che già<br />

oggi il 47,3% guarda alle nuove vetture<br />

proprio per la loro innovazione. Inoltre, la<br />

regolamentazione europea sull’inquinamento<br />

e gli incentivi dei Governi per autovetture<br />

a basso consumo e inquinamento sono


elementi propulsori per avere motori<br />

tradizionali più efficienti, con programmi<br />

di riduzione dei consumi del 20-30% e<br />

"downsizing" delle cilindrate a parità di<br />

potenza. E il trend di autovetture meno<br />

inquinanti è destinato a crescere: infatti,<br />

entro il 2015 veicoli a metano, gpl, ibridi<br />

raggiungeranno il 25% delle vendite.<br />

Anche le auto elettriche segneranno<br />

un’accelerazione importante tanto da<br />

rappresentare il 5% del mercato entro il 2020.<br />

L’evoluzione del mercato è probabilmente<br />

più facile da comprendere attraverso l’analisi<br />

dei nuovi paradigmi del cambiamento che<br />

spiegano come il settore stia attraversando<br />

una fase complessa, di alta competizione e a<br />

bassa marginalità.<br />

Diventa quindi Crucial&Sustainable<br />

l’esigenza di prodotti essenziali a valore<br />

sociale e a basso impatto ambientale, a patto<br />

che siano in grado di snellire e semplificare<br />

l’offerta. In questo senso è chiaro l’esempio<br />

di Mini Ray e il suo “enjoy the essential”, la<br />

trasformazione cioè di prodotti che una volta<br />

erano considerati di base nel nuovo emblema<br />

dell’essenzialità e della funzionalità.<br />

Niente di più e niente di meno di ciò che è<br />

strettamente necessario, come era una volta<br />

la Volvo nelle versioni Polar recentemente<br />

riproposte. Sul fronte dell’impatto sociale<br />

si può ricordare il programma del gruppo<br />

Fiat per lo sviluppo di veicoli per individui<br />

diversamente abili, oppure E-moving, il<br />

progetto per le auto elettriche portato<br />

avanti congiuntamente da A2A e Renault. E<br />

ancora l’effetto Prius: la macchina elettrica<br />

che, secondo la critica unanime, ha creato il<br />

concetto di guida sostenibile.<br />

Quick&Deep richiama l’idea di nuovi servizi<br />

del postvendita che siano di veloce fruibilità,<br />

ma anche di prodotti legati alla mobilità e di<br />

canali d’interazione con il cliente.<br />

È il caso di Toyota Duotec che al momento<br />

del tagliando mette a disposizione<br />

dell’utente due tecnici anziché uno con lo<br />

scopo di dimezzare il tempo d’attesa, ma il<br />

precursore del paradigma è stato Telepass<br />

avendo velocizzato (e quasi azzerato) le code<br />

per il pagamento dell’autostrada. TomTom<br />

Blue&Me spinge invece sull’interazione<br />

tra sistemi, sfruttando la possibilità del<br />

navigatore di interagire con altri utenti in<br />

movimento per scegliere le strade migliori in<br />

tempo reale.<br />

Non può prescindere dalla “customizzazione”<br />

invece Unique&Universal che richiama<br />

subito prodotti altamente personalizzati<br />

anche nei segmenti più bassi, modularità di<br />

offerta e sviluppo del prodotto insieme al<br />

cliente. Come ha fatto di recente Alfa Mito<br />

con una serie di azioni di "viral marketing"<br />

sul web: prima ancora che l’auto venisse<br />

presentata gli utenti potevano simulare delle<br />

configurazioni delle vettura. Non bisogna,<br />

comunque, dimenticare la possibilità di<br />

accessoriare il veicolo a proprio piacimento,<br />

come nel caso della linea Fiat 500, ma anche<br />

Vespa e Scarabeo di Piaggio, ricordando che<br />

l’esempio precursore dei tempi fu realizzato<br />

dalla Mini.<br />

Trust&Sharing è invece legata al<br />

mantenimento delle promesse con i<br />

consumatori soprattutto con riferimento<br />

alla riduzione dell’impatto ambientale delle<br />

autovetture e alla capacità di potenziare la<br />

vicinanza al mercato attraverso canali di<br />

vendita alternativi. Lamborghini per esempio<br />

ha ridotto le emissioni di anidride carbonica<br />

con il suo nuovo impianto fotovoltaico,<br />

una strada intrapresa anche da Ferrari. C’è<br />

poi anche il progetto “Sunny car in a sunny<br />

region”, per la riconversione di impianti<br />

industriali con nuove fonti di energia pulita.<br />

4.2.2 La nuova CEO agenda<br />

Il contesto impone ai produttori<br />

automobilistici l’evoluzione da produttore e<br />

distributore di mezzi di trasporto a fornitore<br />

di servizi di mobilità integrata. In questa<br />

logica non bisogna escludere di esplorare<br />

nuove opportunità di partnership per<br />

assecondare i desideri dei clienti nel futuro<br />

contesto di mobilità urbana. Una strategia<br />

che apre le porte a una serie di convergenze<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 79


Alla guida, ma sempre<br />

connessi con il resto del<br />

mondo. Dalla diagnostica<br />

in remoto alla social<br />

community nell'abitacolo,<br />

ai video messaggi dal<br />

sedile: oggi l'auto sta<br />

cambiando pelle<br />

80 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

con altri settori industriali. Per esempio con<br />

il mondo della distribuzione retail. Non certo<br />

per vendere auto nei supermercati che fu<br />

già un esperimento non positivo, quanto<br />

per studiare insieme soluzioni espositive<br />

innovative (essential dealer, factory store,<br />

ecc), ma anche sfruttando soluzioni digitali<br />

(virtual retailer, servizi mobili e web, ecc).<br />

Cercando, in definitiva, di focalizzarsi sulla<br />

redditività del canale distributivo con<br />

modelli di copertura efficienti e modelli<br />

di contatto più vicini alle esigenze del<br />

cliente. Ciò sviluppando anche modelli<br />

operativi a servizio delle reti distributive<br />

secondo un concetto di “hub al servizio della<br />

multicanalità”.<br />

L’offerta d’infrastrutture a sostegno<br />

del modello di mobilità futura sarà un<br />

fondamentale abilitatore del cambiamento,<br />

ad esempio attraverso l’ottimizzazione<br />

dei flussi di traffico e la ristrutturazione<br />

delle reti distributive di rifornimento con<br />

la progressiva diffusione di distributori per<br />

veicoli ecologici/elettrici. Sarà determinante<br />

anche l’introduzione di tecnologie presso<br />

il dealer per aumentare l’efficacia dei<br />

processi di vendita che integrino la rete<br />

di concessionari nell’evoluzione della<br />

comunicazione con il cliente.<br />

Nell’immediato si possono immaginare<br />

crescenti sinergie con il mondo delle<br />

telecomunicazioni, soprattutto in una nuova<br />

ottica di "infotainment" per sfruttare le<br />

moderne tecnologie nell’implementazione di<br />

servizi in mobilità.<br />

Altre convergenze possibili sono da<br />

immaginare con il mondo delle Utilities per<br />

lo sviluppo di mezzi elettrici, parallelamente<br />

alla diffusione di postazioni per ricaricare<br />

le batterie in città e fuori e coerentemente<br />

con le esigenze di mobilità urbana e<br />

metropolitana (es. ricarica rapida, ricarica a<br />

casa). È chiaro però che il “veicolo elettrico<br />

non è solo l’auto”, ma piuttosto un mezzo<br />

alternativo all’auto che risponde a esigenze<br />

crescenti della nuova mobilità metropolitana.<br />

Lo sforzo di manager e case produttrici deve<br />

quindi andare oltre la visione dell’immediato;<br />

è necessario continuare a immaginare<br />

dall’inizio un nuovo sistema di mobilità di cui<br />

l’auto sia capofila, ma che metta al centro il<br />

cittadino e i suoi bisogni.


4.3 Banking<br />

4.3.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

La crisi finanziaria ed economica, che ha<br />

attraversato l’economia internazionale e<br />

italiana nel corso degli ultimi due anni,<br />

ha rappresentato un punto di svolta senza<br />

ritorno anche in quello che era il ricco e<br />

prospero mondo del Retail Banking italiano.<br />

La crisi, indotta dalla bolla dei mutui<br />

“subprime” e dal successivo fallimento di<br />

Lehman Brothers, ha infatti interrotto un<br />

ciclo di crescita - soprattutto in termini di<br />

redditività – avviatosi nei primi anni ’90<br />

e caratterizzato da successive “ondate”<br />

di innovazione di prodotto (es. il ciclo del<br />

risparmio gestito tra il 1995 e il 2000; la<br />

successiva fase dei prodotti strutturati;<br />

la crescita del credito alle famiglie del<br />

2003-2007) che hanno consentito di<br />

ampliare il cross selling e, in particolare, la<br />

redditività delle masse intermediate. Tali<br />

cicli di sviluppo sono stati accompagnati<br />

da fenomeni di crescita dimensionale<br />

volti alla ricerca di economie di scala/<br />

scopo necessarie a innalzare il livello di<br />

competitività. Il tutto è avvenuto in un<br />

contesto in cui, dati gli spazi di crescita<br />

“spontanei” esistenti, l’intensità competitiva<br />

è stata tendenzialmente limitata e si è<br />

accentuata soltanto negli ultimi anni. Di<br />

conseguenza si è sviluppata una sostanziale<br />

standardizzazione delle strategie e dei<br />

modelli di offerta e operativi tra i diversi<br />

operatori che ha portato a una bassa<br />

differenziazione percepita dai clienti.<br />

In questo periodo “d’oro” il capitale<br />

necessario per alimentare la crescita non<br />

rappresentava un problema date la capacità<br />

del settore di autofinanziarsi e la redditività<br />

del capitale investito che era di gran lunga<br />

superiore a quella fornita da altri settori<br />

industriali.<br />

Il percorso di crescita è stato accompagnato<br />

da un’iniezione di competenze manageriali<br />

e di attenzione alla gestione industriale<br />

delle banche che ha consentito di generare<br />

un periodo florido per l’intero settore,<br />

contribuendo a creare anche alcuni campioni<br />

nazionali che per dimensioni e capacità si<br />

posizionano tra le principali Banche a livello<br />

europeo.<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 81


Preme infine ricordare che la crescita è<br />

avvenuta, come testimoniato dai fatti e<br />

riconosciuto da più fonti, in modo “sano”,<br />

rimanendo ancorati prevalentemente al<br />

mestiere dell’intermediazione creditizia<br />

tradizionale, senza cedere alle sirene della<br />

redditività facile ma ad alto rischio della<br />

“tecno finanza”.<br />

Nel corso degli ultimi due anni il contesto<br />

del Retail Banking italiano è stato stravolto<br />

dalla crisi e dalle conseguenze che questa ha<br />

generato sull’economia nel suo complesso,<br />

sulla reputazione e rapporto di fiducia con<br />

la clientela, nonché sulla normativa. Il tutto<br />

ovviamente in un mercato che si avvicina<br />

alla maturità e che pertanto presenta minori<br />

spazi di crescita “spontanea”.<br />

Più in dettaglio, numerose sono le forze che<br />

stanno rimodellando il contesto competitivo<br />

e che impatteranno in modo significativo<br />

sullo scenario dei prossimi tre anni:<br />

• Ripresa incerta e tendenza al rigore sui<br />

debiti sovrani, soprattutto in Europa, che<br />

manterranno i tassi d’interesse bassi anche<br />

per il prossimo biennio con conseguente<br />

stagnazione dei ricavi derivanti dal<br />

margine di interesse (che rappresentano,<br />

a livello sistema, il 55% del margine di<br />

intermediazione totale e il 67% del margine<br />

generato dalla Rete). Per contro il costo del<br />

82 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

rischio si manterrà molto probabilmente su<br />

livelli elevati data la profondità della crisi<br />

economica;<br />

• Difficoltà a individuare “nuovi motori di<br />

crescita e/o aree alternative di business”<br />

che possano rappresentare una spinta alla<br />

dinamica dei ricavi;<br />

• Evoluzione significativa delle preferenze<br />

e delle attitudini della clientela, come<br />

rilevato dalla nostra ricerca annuale sulla<br />

Customer Experience cross settore; da tale<br />

ricerca emerge che la clientela appare<br />

progressivamente più razionale, distaccata<br />

e cinica nel scegliere il fornitore di servizi<br />

finanziari:<br />

- forte calo del legame emozionale<br />

nei confronti della Banca (l’indice di<br />

“committment” è calato del 13% in un anno,<br />

misura forte del disincanto del cliente e della<br />

propensione a valutare con maggior distacco<br />

e razionalità la relazione con la Banca);<br />

- maggiore mobilità e “attività” del<br />

cliente, confermato dal calo dell’indice<br />

di fidelizzazione (-3,4% rispetto all’anno<br />

precedente) e soprattutto evidente<br />

cedimento dell’indice di inerzia (-8,2% di<br />

attaccamento “passivo e abitudinario” del<br />

cliente, mentre solamente per il 26% il<br />

cambiamento di Banca è inutile);<br />

- i clienti risultano più attenti e informati<br />

(+9,5% il tasso di crescita del passaparola –<br />

abilitato dalle opportunità offerte dal Web<br />

2.0) e più capaci di valutare con attenzione<br />

il “value for money” offerto dalle Banche sui<br />

diversi servizi;<br />

- nonostante la crescita dei canali a<br />

distanza (la quale avviene prevalentemente,<br />

secondo una logica di utilizzo di più canali<br />

e non di “spostamento” sull’online) rimane<br />

cruciale il rapporto con la Filiale e con i<br />

consulenti: il 73,8% dichiara fondamentale<br />

poter disporre di un consulente in “carne<br />

e ossa” e di una Filiale bancaria per<br />

acquistare un prodotto finanziario complesso<br />

(finanziamento, previdenza, investimento,<br />

protezione) richiedendo però effettivo valore<br />

aggiunto nella relazione che non sempre<br />

emerge in modo consistente;<br />

- la disponibilità di un consulente<br />

finanziario in Filiale è ancora uno<br />

degli elementi chiave per innalzare la<br />

soddisfazione della clientela, la quale<br />

aumenta poi progressivamente con<br />

l’intensificazione dei contatti/incontri<br />

tra gestore e cliente (purtroppo il 35,1%<br />

degli intervistati dichiara di non conoscere<br />

neppure il nome del proprio consulente<br />

di riferimento, mentre il 44,8% degli<br />

intervistati ammette di non essere mai stato<br />

contattato dalla Banca).


• L’evoluzione della normativa, tralasciando<br />

gli impatti derivanti da Basilea 3 che<br />

appaiono da un lato gestibili ma dall’altro,<br />

ad una prima lettura, sembrerebbero<br />

privilegiare ancora le Banche con profilo di<br />

rischio più marcato rispetto alle italiane 48 ,<br />

sarà orientata alla gestione della relazione<br />

con la clientela e le richieste di trasparenza<br />

e protezione introdurranno difficoltà<br />

aggiuntive nelle organizzazioni bancarie che<br />

porteranno a:<br />

- un appesantimento dei carichi gestionali<br />

e degli investimenti per gli interventi di<br />

adeguamento;<br />

- l'intensificazione delle regole che<br />

limiteranno lo spazio di azione sulla leva<br />

prezzo e/o metteranno a rischio aree di<br />

ricavo consolidate;<br />

- l’adozione di normative come la PSD apre<br />

finestre di opportunità interessanti a operatori<br />

provenienti da altri settori, su aree di business<br />

dove le barriere all’ingresso non appaiono<br />

insormontabili (es. l’area dei servizi di<br />

pagamento che attualmente in Europa genera<br />

circa il 20% dei ricavi Retail delle Banche).<br />

Di conseguenza, per i prossimi due anni, il<br />

conto economico e lo stato patrimoniale<br />

saranno sottoposti a una prova di resistenza<br />

continua rispetto a un periodo caratterizzato<br />

Figura 19. Redditività del sistema bancario<br />

italiano 2007-2012E.<br />

12,9%<br />

2007<br />

4,8%<br />

2008<br />

* Prime 10 banche italiane<br />

Fonte: Prometeia e Bloomberg<br />

Return equity (%)<br />

3,6%<br />

2009<br />

2,4%<br />

2010e<br />

Costo del capitale*<br />

3,6%<br />

2011e<br />

4,4%<br />

2012e<br />

da crescita dei ricavi nulla e costi del rischio<br />

tendenzialmente uguali al 2009.<br />

Tutto ciò comporterà una difficoltà oggettiva a<br />

generare una redditività adeguata del capitale<br />

(cfr. Figura 19), in un contesto in cui, sebbene<br />

con un orizzonte temporale non troppo<br />

pressante 49 , gli operatori dovranno comunque<br />

provvedere a un progressivo incremento della<br />

base patrimoniale nella componente del<br />

“common equity” come previsto dai nuovi<br />

accordi di “Basilea 3”. Lo scenario quindi<br />

è sicuramente complicato e alcuni analisti<br />

si spingono a presagire scenari alquanto<br />

cupi per il settore bancario facendo forti<br />

similitudini e poco rassicuranti con quanto<br />

accaduto al settore delle Telco nel corso degli<br />

ultimi 10 anni dopo lo scoppio della bolla<br />

internet, o ipotizzando un’evoluzione del<br />

settore dominata dalla iper regolamentazione<br />

che porterebbe le Banche verso un modello<br />

“Utilities” (concorrenza “regolamentata”<br />

- bassa crescita - bassa volatilità - bassi<br />

ritorni per gli azionisti) molto simile alla<br />

“foresta pietrificata” pre legge Amato.<br />

Sebbene in questo momento fare previsioni<br />

sull’evoluzione del settore sia alquanto<br />

complicato, ci piace ricordare che ci sono<br />

ancora spazi di crescita per il settore<br />

bancario. Sul fronte ricavi, ad esempio,<br />

basta ricordare che l’Italia è uno dei Paesi<br />

con il tasso di bancarizzazione più basso<br />

tra le economie occidentali (cfr. Figura<br />

20), presenta uno stock di risparmio<br />

considerevole detenuto dalle famiglie,<br />

possiede gap ancora importanti in alcune<br />

aree di offerta e un ampio e frazionato<br />

segmento delle piccole imprese ampiamente<br />

dipendente dalle banche. Inoltre, sul fronte<br />

dell’efficienza, vi sono ancora significative<br />

opportunità di incremento della produttività<br />

delle reti distributive, nonché di snellimento<br />

e semplificazione dei modelli operativi con<br />

importanti opportunità di riduzione della<br />

base costi soprattutto per gli operatori di<br />

maggiori dimensioni.<br />

Anche nel mercato bancario, così come negli<br />

altri settori oggetto dello studio <strong>Accenture</strong>,<br />

emergono in maniera consistente gli impatti<br />

dei nuovi paradigmi del cambiamento.<br />

48 Vedi per esempio l’assenza di regole già definite in merito alla leva<br />

finanziaria e alla gestione della liquidità<br />

49 L’insieme di azioni di rafforzamento patrimoniale previste da “Basilea 3”<br />

andrà a regime solo nel 2019<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 83


In questo momento il paradigma del<br />

Trust&Sharing è uno dei più critici e sentiti<br />

all’interno del settore bancario. Come<br />

ricordato in precedenza l’attuale contesto<br />

ha accellerato (già in atto da tempo) un<br />

percorso di allontanamento e di sfiducia<br />

crescente nei confronti delle banche da parte<br />

della clientela, dati i frequenti momenti di<br />

“crisi” che si sono registrati nello scorso<br />

decennio (es. Cirio, Parmalat, solo per citare<br />

alcuni episodi).<br />

Tutto il sistema si sta sforzando di trovare<br />

soluzioni concrete orientate a riconquistare<br />

la fiducia della clientela e a migliorare<br />

l’interazione con il cliente, al fine di creare<br />

una relazione basata sulla conoscenza e<br />

soprattutto sulla fiducia. Tale fiducia deve<br />

trovare concretezza nei prodotti e servizi<br />

offerti, nella “consistenza” degli stessi<br />

rispetto agli effettivi bisogni del cliente, nella<br />

qualità della relazione, sempre più orientata<br />

alla “advocacy”, nonché nelle modalità di<br />

comunicazione (semplici e trasparenti).<br />

Per citare alcuni esempi concreti di come il<br />

sistema stia affrontando il tema, si segnala<br />

il caso di Banca Sella che ha lanciato la<br />

“Carta dei Servizi”, la quale garantisce tempi<br />

massimi per l‘erogazione dei propri servizi<br />

e rimborsi in caso di mancato rispetto di<br />

quanto promesso. Banca Mediolanum è<br />

stata la prima banca che ha rimborsato<br />

84 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Figura 20. La bancarizzazione in Europa<br />

Belgio<br />

Danimarca<br />

Lussemburgo<br />

Paesi Bassi<br />

Francia<br />

Svezia<br />

Austria<br />

Germania<br />

Finlandia<br />

Slovenia<br />

UK<br />

Spagna<br />

Irlanda<br />

Estonia<br />

Italia<br />

Accesso ai servizi finanziari<br />

(% della popolazione adulta)<br />

Fonte: Elaborazioni <strong>Accenture</strong> Research su dati BCE, Global Insight e World Bank 2010<br />

interamente i suoi clienti che avevano<br />

acquistato prodotti assicurativi collegati<br />

ai bond Lehman, conseguendo - nell’anno<br />

successivo – un eccellente risultato in<br />

termini di raccolta netta, a dimostrazione<br />

di quanto l’iniziativa abbia consentito di<br />

rafforzare il rapporto fiduciario con la<br />

clientela. Altre banche hanno inserito nei<br />

processi di sviluppo prodotto opportuni<br />

meccanismi finalizzati a misurare il rischio<br />

reputazionale insito nel nuovo prodotto,<br />

con diritto di veto sui “concept” che non<br />

superano il test.<br />

99%<br />

99%<br />

99%<br />

99%<br />

98%<br />

98%<br />

97%<br />

97%<br />

94%<br />

94%<br />

94%<br />

92%<br />

88%<br />

84%<br />

84%<br />

Sviluppo sistema bancario (tot. attivo IPIL)<br />

Bancarizzazione: confronto internazionale<br />

(2008, %)<br />

Paesi<br />

emergenti<br />

Paesi in<br />

transizione<br />

Paesi sviluppati<br />

Crescita PIL Crescita PIL<br />

Crescita PIL<br />

3,1%* 2,1%*<br />

1,8%*<br />

6,0<br />

5,5<br />

5,0<br />

4,5<br />

SE<br />

DK<br />

4,0<br />

3,5<br />

3,0<br />

2,5<br />

2,0<br />

PT<br />

BE A<br />

NL<br />

FR<br />

ES<br />

DE<br />

SE<br />

ITALIA IT FL<br />

1,5 HU LV<br />

LE SL<br />

1,0 BG LT<br />

CZ<br />

SK<br />

0,5 RO<br />

PL<br />

0<br />

GR<br />

10.000 20.000 30.000 40.000 50.000<br />

PIL per capitale (€)<br />

PIL * CAGR05-12<br />

Con il paradigma Quik&Deep si spiegano<br />

gli sforzi tesi a rendere più veloci ma allo<br />

stesso tempo incisive e “approfondite” le<br />

interazioni con il cliente. Tale paradigma<br />

sta diventando un elemento cruciale<br />

della Customer Experience soprattutto in<br />

certe fasce di popolazione e in certe aree<br />

geografiche, in special modo urbane e del<br />

nord Italia. La clientela, sempre più oberata<br />

da un numero crescente di attività che<br />

compie durante la giornata, vuole interagire<br />

in modo semplice e agevole con la banca per<br />

eseguire le operazioni di base, svincolandosi<br />

sempre più dagli orari di apertura degli


sportelli e dalle code alle casse. Questo è<br />

uno stimolo continuo allo sviluppo del “self<br />

service” in filiale, dei canali remoti, e dei<br />

servizi di mobility, a patto che si ispirino<br />

a un concetto di semplicità di accesso<br />

e di fruizione (l'obiettivo è abilitare un<br />

concetto di “easy life” per coloro che li<br />

utilizzano) e di consistenza tra gli stessi.<br />

Il cliente interagisce sempre con la stessa<br />

banca. Altro ambito di applicazione del<br />

paradigma riguarda il tema della consulenza<br />

per la scelta di prodotti importanti (es.<br />

mutuo, previdenza, investimenti, coperture<br />

assicurative, ecc.). In questo caso ciò<br />

che diventa più rilevante è l’incisività e<br />

profondità della consulenza/informazione<br />

che passa prevalentemente ancora per<br />

la qualità degli uomini di filiale, dove<br />

l’utilizzo di piattaforme di supporto alla<br />

consulenza e vendita, nonché di esperti in<br />

remoto, possono rappresentare un valido<br />

supporto per rendere efficace e incisiva la<br />

conversazione con il cliente.<br />

Anche in questo caso il canale online,<br />

rappresenta sempre di più la prima<br />

“vetrina” che il cliente visita per raccogliere<br />

informazioni e per fare confronti e<br />

dove, ancora una volta, l’incisività delle<br />

informazioni nonché la semplicità e<br />

l'accessibilità dei percorsi finalizzati a<br />

formulare preventivi preliminari, poi<br />

tipicamente approfonditi lungo altri canali<br />

(es. call center e soprattutto filiale), sono<br />

cruciali per centrare le aspettative del<br />

cliente.<br />

Numerose sono le banche italiane che<br />

stanno investendo per ottimizzare/<br />

velocizzare i processi di interazione con la<br />

clientela, agendo anche con il rinnovamento<br />

tecnologico delle workstation a supporto dei<br />

diversi ruoli di rete. L’iniziativa più ambiziosa<br />

in tale ambito è stata recentemente attivata<br />

da Monte dei Paschi di Siena, che mira a<br />

trasformare, nel corso dei prossimi 18 mesi,<br />

il proprio sistema informativo di filiale al<br />

fine di facilitare velocità di esecuzione delle<br />

attività di rete e potenziare incisività e<br />

qualità della consulenza.<br />

E’ Unique&Universal il paradigma che sta<br />

guidando le banche a investire per avvicinarsi<br />

ulteriormente al cliente e ai territori/<br />

comunità potenziando sia le capacità di<br />

conoscenza della clientela che tentando di<br />

riconquistare intimità con il tessuto locale a<br />

partire dalla gestione del credito.<br />

Relativamente al tema cliente, l’obiettivo<br />

è quello di tentare di proporsi in modo<br />

distintivo potenziando sia le capacità di<br />

conoscere e riconoscere il cliente, sia di<br />

dialogare nei momenti più opportuni e<br />

tramite i canali più appropriati per veicolare i<br />

diversi messaggi. Altro ambito di innovazione<br />

alla base del presente paradigma sta nel<br />

tentativo di personalizzare l’offerta per lo<br />

specifico cliente, assemblando “mattoncini”<br />

di servizi al fine di creare un prodotto<br />

“unico”, ma gestibile in modo “universale” e<br />

quindi industrializzato per la Banca.<br />

Relativamente ai territori, la tendenza è<br />

quella di riuscire a comprendere percepire e<br />

indirizzare opportunamente le differenze tra<br />

le singole comunità, anche solo in termini<br />

di potenzialità e specificità commerciali,<br />

al fine di prevedere piani di azione locali<br />

tarati sulle esigenze specifiche di sviluppo,<br />

abbandonando la logica del modello “One<br />

size fits all”.<br />

Per dare concretezza a come le banche<br />

stiano cercando di orientare i propri<br />

modelli distributivi e operativi al fine di<br />

indirizzare le sfide emergenti da questo<br />

paradigma, è utile ricordare i progetti di<br />

riorganizzazione in fase di avvio in Unicredit<br />

(“One4C”) confermati anche dal nuovo<br />

Top Management. La sfida è coniugare le<br />

economie di scala e scopo (“Universal”) con<br />

la capacità di gestire in modo distinto i<br />

singoli micro territori (“Unique”).<br />

In chiave Crucial&Sustainable infine, quasi<br />

tutti gli operatori, in logica di contenimento<br />

dei costi e di sviluppo di comportamenti<br />

virtuosi, si sono orientati ad avviare<br />

programmi “lean”, mirati alla riduzione<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 85


delle attività a basso valore aggiunto, o<br />

programmi “paperless”, volti all’eliminazione<br />

del cartaceo in ottica di una maggiore<br />

sostenibilità ambientale.<br />

Ma l’ambito più interessante di applicazione<br />

di questo paradigma è relativo alla<br />

pianificazione strategica, dove alcuni<br />

Player stanno investendo per comprendere<br />

in maniera più scientifica quali possano<br />

essere gli obiettivi che la banca può darsi<br />

lungo diverse dimensioni (redditività,<br />

rischio, relazioni con la clientela e le<br />

comunità, risorse umane, azionisti, ecc), che<br />

siano realmente sostenibili per la propria<br />

organizzazione nel medio lungo termine.<br />

4.3.2 La nuova CEO agenda<br />

Lo scenario che si prospetta per i prossimi<br />

tre anni è quindi sicuramente complesso e<br />

impegnativo per il Retail Banking italiano,<br />

ma può rappresentare un’occasione<br />

importante e forse unica di profonda<br />

ristrutturazione e innovazione dei modelli di<br />

business e operativi al fine di giungere pronti<br />

a intercettare al meglio il vento della futura<br />

ripresa del ciclo economico e dei tassi di<br />

interesse.<br />

Il "sentiment" che abbiamo rilevato nel<br />

corso della ricerca tra il Top Management<br />

bancario italiano, dà infatti priorità a una<br />

logica di focalizzazione e ristrutturazione del<br />

86 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

core business e degli attuali assetti operativi<br />

e distributivi. Le strategie di innovazione/<br />

diversificazione in altre aree di business<br />

(anche mediante partnership o convergenze<br />

con altre industry, piuttosto che di forte<br />

innovazione di canale) appaiono, invece,<br />

meno nitide nel contesto attuale anche se<br />

rimangono una priorità imprescindibile per<br />

garantirsi un vantaggio sostenibile in un<br />

orizzonte di lungo termine.<br />

Ciò che emerge in modo molto chiaro è<br />

che il prossimo periodo sarà caratterizzato<br />

sicuramente da una maggiore intensità<br />

competitiva indotta anche dalla progressiva<br />

differenziazione dei modelli di business (es.<br />

National Gorilla, Banche Super Regionali<br />

a forte vocazione territoriale, BCC, ”Super<br />

Simple”, Banco Posta), la quale porterà a<br />

distinguere in modo più netto vincitori e<br />

vinti rispetto a quanto successo nel passato.<br />

Sebbene le strategie di “restructuring” del<br />

business potranno essere declinate con<br />

modularità differenti in funzione delle<br />

diverse tipologie di Player, alcuni “pilastri<br />

di intervento” rappresenteranno un tratto<br />

comune alla maggior parte delle banche.<br />

Consci del fatto che la crescita dei ricavi<br />

in uno scenario “lento” sarà strettamente<br />

correlata alla crescita della quota di<br />

mercato nelle varie aree di business e della<br />

base dei clienti, ottenibili investendo in<br />

qualità e livello del servizio e migliorando<br />

in modo sostanziale l’esperienza del<br />

cliente, una prima linea di intervento che<br />

emerge chiaramente è rappresentata dalla<br />

necessità di evolvere i modelli e gli approcci<br />

commerciali al cliente, ponendo la “Customer<br />

Centricity” al centro dell’azione.<br />

Per conseguire tale obiettivo ci sono alcune<br />

azioni fondamentali da intraprendere:<br />

• in primis sarà cruciale vincere la sfida<br />

della trasformazione delle risorse di Rete,<br />

dove sarà sempre più necessario focalizzare<br />

le capacità di consulenza e servizio,<br />

nonché l’orientamento al cliente, assistita<br />

da un’efficiente macchina di marketing<br />

territoriale;<br />

• sarà inoltre indispensabile disporre<br />

di metodologie efficaci ed efficienti di<br />

organizzazione delle attività commerciali,<br />

creditizie e di approccio al cliente; sarà<br />

cruciale il “coaching” e la diffusione dei<br />

comportamenti virtuosi che hanno migliore<br />

impatto in termini di “Customer Experience”;<br />

• le metodologie e i modelli di orientamento<br />

commerciale della Rete di vendita e di<br />

supporto all’attività di consulenza e vendita<br />

(CRM) dovranno evolvere da una mera logica<br />

finalizzata a sostenere approcci commerciali


quasi esclusivamente di tipo “push” a<br />

modelli e logiche di “Dialogue Marketing”,<br />

valorizzando in modo consistente soprattutto<br />

le interazioni spontanee “inbound” della<br />

clientela e proponendo al momento più<br />

opportuno le soluzioni/interazioni più<br />

appropriate per i diversi profili di clientela<br />

(“Real Time Marketing”);<br />

• portare la conoscenza del cliente al<br />

prossimo livello, valorizzando in modo<br />

efficace sia la base di informazioni “storiche”<br />

disponibili e non sempre pienamente<br />

valorizzate, sia le informazioni che possono<br />

e devono essere raccolte in modo efficace<br />

nel corso della relazione, al fine di abilitare<br />

modelli di proposizione pienamente basati su<br />

logiche “need based”;<br />

• le strategie di pricing subiranno una<br />

progressiva e profonda evoluzione che dovrà<br />

rendere più convenienti i prodotti percepiti<br />

a basso valore aggiunto dalla clientela (es.<br />

transazionali), prezzando invece in modo più<br />

consistente i prodotti/servizi a elevato valore<br />

aggiunto (es. credito in primis, consulenza su<br />

investimenti, ecc.);<br />

• infine, la multicanalità è un prerequisito<br />

ormai irrinunciabile, intesa non come<br />

spostamento tout court di fasce di<br />

transazioni sull’online, ma piuttosto<br />

intesa come ulteriore insieme di canali di<br />

informazione, servizio e vendita, che operano<br />

in modo sincronizzato garantendo una<br />

Customer Experience consistente alla base<br />

clientela e con l’obiettivo di far vivere alla<br />

stessa un concetto di “easy life”.<br />

Un secondo pilastro su cui si baserà il<br />

percorso di ristrutturazione è rappresentato<br />

dall’evoluzione dell’assetto distributivo del<br />

network filiali il quale a oggi, nel nuovo<br />

contesto, è percepito come eccessivamente<br />

oneroso e a limitato valore aggiunto.<br />

In questo ambito, le linee di intervento<br />

fondamentali che si sommano a quelle<br />

evidenziate in precedenza ambiranno a<br />

conseguire l’obiettivo fondamentale di<br />

innalzare la produttività della rete di vendita<br />

e focalizzare la capacità di consulenza,<br />

soprattutto sui segmenti più relazionali.<br />

Tale obiettivo potrà essere conseguito<br />

sviluppando modelli di filiali più modulari,<br />

capaci di adattarsi meglio alle caratteristiche<br />

e alle esigenze dei diversi territori e<br />

della clientela che insiste sugli stessi,<br />

avvicinando la banca al cliente. In tale<br />

ottica i modelli “hub and spoke”, in cui una<br />

filiale “madre” indirizza, assiste, forma ed<br />

effettua una serie di servizi per le filiali<br />

“satellite” che posizionate sui territori<br />

limitrofi, è un modello che molti operatori<br />

stanno valutando di introdurre, anche per<br />

valorizzare l'esteso insieme di punti vendita<br />

a limitata produttività che “zavorrano”<br />

gli attuali modelli distributivi. Va inoltre<br />

riscoperta la capacità del titolare di filiale,<br />

soprattutto delle filiali “hub”, di svolgere il<br />

ruolo di direttore d’orchestra delle risorse<br />

di agenzia con gli obiettivi imprescindibili<br />

di conoscenza del territorio e di ricerca di<br />

sinergie cross mercato. In tale ambito sarà<br />

necessario soprattutto potenziare le capacità<br />

del titolare di generare fiducia e di porsi<br />

come un punto di riferimento autorevole nei<br />

confronti del cliente/territorio/collaboratori.<br />

Infine in alcuni casi saranno necessarie<br />

operazioni di razionalizzazione e di uscita da<br />

alcuni territori scarsamente presidiati, anche<br />

al fine di finanziare e focalizzare la crescita<br />

nei territori core.<br />

Le ultime due aree di restructuring sono<br />

rappresentate dalla revisione del modello<br />

operativo volto a recuperare agilità, velocità<br />

di azione ed efficienza e il potenziamento<br />

delle competenze di Risk Management i cui<br />

modelli e metodologie devono entrare con<br />

più forza nei meccanismi gestionali e di<br />

governo della Banca.<br />

Relativamente al modello operativo, a tutti<br />

i livelli (Direzioni Centrali, Aree Territoriali<br />

e Filiali) emerge con forza la necessita di<br />

semplificare la quotidianità nei principali<br />

ambiti di attività.<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 87


Una prima linea di intervento potrà afferire<br />

a interventi di natura organizzativa,<br />

volti a semplificare e a snellire gli assetti<br />

societari e le sovrastrutture organizzative<br />

che si sono create nel corso dei percorsi<br />

di aggregazione verificatisi negli ultimi 10<br />

anni, le quali appaiono, nel nuovo contesto,<br />

poco sostenibili e a limitato valore aggiunto<br />

industriale.<br />

Una seconda linea di intervento è<br />

chiaramente rappresentata dal rinnovamento<br />

tecnologico, il quale associato a una logica di<br />

innovazione di processo, che è sempre stata<br />

scarsamente presidiata in ambito bancario,<br />

potrà consentire di focalizzarsi su importanti<br />

programmi di trasformazione/semplificazione<br />

nella maggior parte delle aree di azione<br />

della Banca. Tali programmi potranno<br />

riguardare processi commerciali e operativi<br />

di Filiale. processi di erogazione e gestione<br />

del credito, processi di back-office, modelli e<br />

strumenti di governo complessivo, liberando<br />

quote consistenti di tempo commerciale da<br />

dedicare alla cura del cliente.<br />

Inoltre alcuni operatori esprimono<br />

l'intenzione, al fine di ridurre la base costi<br />

complessiva della Banca, senza sacrificare<br />

la qualità dei servizi offerti, di valutare con<br />

maggiore attenzione e intensità il ricorso<br />

all’outsourcing sia in ambito applicativo,<br />

sia di processo. Infine, tra alcune banche di<br />

88 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

medie dimensioni comincia a farsi strada<br />

l’idea di sperimentare forme alternative<br />

di aggregazione, volte a mettere a fattore<br />

comune i propri centri IT e back-office al fine<br />

di perseguire nuove forme di collaborazione<br />

per conseguire economie di scala.<br />

La creazione di vantaggi competitivi<br />

sostenibili impone, tuttavia, nei prossimi 3-5<br />

anni, di coniungare flessibilità ed efficienza<br />

(attraverso le linee guida d’intervento sopra<br />

illustrate) con cambiamenti sostanziali del<br />

modello di business. Per far ciò l’imperativo<br />

diventa quindi innovare. Le Banche dovranno<br />

sempre più essere organizzazioni aperte,<br />

dove i processi di co-generazione con i<br />

clienti diventeranno il fulcro dell’attività<br />

di sviluppo dei nuovi prodotti e servizi. Al<br />

fine di valorizzare lo scambio di conoscenze<br />

e di esperienze, alcune banche estere<br />

hanno sfruttato le potenzialità del social<br />

networking creando community virtuali,<br />

aperte o tra dipendenti, con l’obiettivo<br />

di innovare i prodotti/servizi in ottica<br />

"crowdsourcing". In altre parole testano<br />

all’interno del proprio mercato l’efficacia<br />

dei nuovi prodotti, lasciando che sia la<br />

comunità virtuale a giudicarli e fornire<br />

suggerimenti/idee di miglioramento (es.<br />

grande gruppo spagnolo e grande gruppo<br />

americano). Come accennato in precedenza,<br />

il progressivo processo di apertura verso<br />

l’esterno del mondo bancario condurrà a una<br />

trasformazione delle attività “client facing”:<br />

da un approccio alla vendita, caratterizzato<br />

spesso da procedure routinarie (ad esempio<br />

la gestione degli ordini) a un approccio alla<br />

relazione (in logica di personal advisor).<br />

Ciò implicherà per i prossimi anni anche la<br />

ridefinizione delle logiche d’incentivazione.<br />

L’obiettivo sarà quello di comprendere non<br />

soltanto dati di produzione/redditività, ma<br />

anche aspetti di natura "qualitativa" (es.<br />

customer satisfaction, tempi di risposta,<br />

…) che potrebbero giovarsi dell'idonea<br />

valorizzazione del servizio reso (consulenza),<br />

in una prospettiva di misurabilità oggettiva<br />

grazie al potenziamento dei motori di<br />

analytics.<br />

Sul fronte dello sviluppo dell’offerta, la<br />

spinta di rinnovamento spingerà anche la<br />

Banche verso un modello “freemium”, ovvero<br />

la possibilità di coniugare servizi gratuiti<br />

o low cost (ad esempio il conto corrente<br />

e le carte di pagamento) con servizi ad<br />

alto valore a pagamento. La tendenza sarà<br />

probabilmente quella di intraprendere nel<br />

lungo periodo un percorso di trasformazione<br />

che porterà la Banca a essere non solo<br />

l’operatore chiave per soddisfare i bisogni<br />

finanziari, ma anche un punto nevralgico<br />

di una rete di scambi “informativi”,<br />

offrendo, ad esempio, alla propria clientela<br />

l’accesso a nuovi servizi per la persona<br />

(es. telemedicina), la casa o l’azienda (es.


supporto nelle attività amministrative),<br />

potendo fare leva su un rapporto consolidato<br />

di fiducia, di conoscenza e di affidabilità<br />

con tutte le controparti coinvolte. In altri<br />

termini, il cliente del futuro potrà costruirsi<br />

liberamente un’offerta su misura (“My<br />

Financial Services”) in grado di aggregare<br />

tutti i bisogni dell’individuo (es. benessere,<br />

abitazione, …).<br />

Come precedentemente evidenziato la crisi<br />

ha concluso un’era ricca e prospera e ora<br />

si è aperto un nuovo capitolo che appare<br />

sicuramente più complesso e incerto.<br />

Numerosi sono gli ambiti di possibile azione<br />

per uscire dalla crisi e per prepararsi al<br />

meglio ad affrontare la “nuova normalità”<br />

che inevitabilmente sarà più volatile e<br />

imprevedibile. Se però, per concludere,<br />

dobbiamo citare la sfida principe che il<br />

management bancario dovrà affrontare<br />

nel prossimo periodo, questa riguarda<br />

sicuramente l’area del capitale umano dove<br />

occorrerà investire per ritornare a dare<br />

energia, entusiasmo e passione “all’esercito”<br />

di rete che ha la responsabilità ultima di<br />

trasmettere quotidianamente alla clientela la<br />

quota maggioritaria della “Value Proposition”<br />

di ogni Banca.<br />

4.4 Energia e Ambiente<br />

4.4.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

Il mercato Energia e Ambiente comprende<br />

tutte le aziende operanti nei settori<br />

dell’energia (Utility, Oil&Gas, raffinazione<br />

e fonti rinnovabili) e le cosiddette aziende<br />

energivore, i cui processi produttivi<br />

richiedono un elevato fabbisogno energetico<br />

(acciaierie, cementifici, industrie chimiche,<br />

settore minerario).<br />

Il mercato vale complessivamente il 7%<br />

del PIL italiano ma, complice la crisi, ha<br />

registrato nell’ultimo anno una notevole<br />

riduzione della produzione industriale, in<br />

particolare quella dell’acciaio, scesa da<br />

30 a 19 milioni di tonnellate. Il consumo<br />

di energia elettrica si é di conseguenza<br />

ridotto, con una variazione su base annua<br />

del -7%, così pure l’utilizzo di gas naturale<br />

(78 miliardi di metri cubi standard nel 2009,<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 89


-8% rispetto al 2008) 50 e la domanda di<br />

acqua, peraltro gravata da una inefficiente<br />

gestione della rete idrica, con perdite pari<br />

a circa il 40% del totale. Nonostante la<br />

riduzione dei consumi, è tendenzialmente<br />

stabile la produzione di rifiuti, salita a 33<br />

milioni di tonnellate nel 2008 51 (+1,5%<br />

rispetto al 2007) di cui il 60% termina in<br />

discarica senza pre-trattamenti. Oltre alla<br />

crisi, il calo dei consumi, in particolar modo<br />

quello di gas naturale, è dovuto anche al<br />

fenomeno tendenziale di miglioramento<br />

dell’efficienza dei processi produttivi, con<br />

conseguente diminuzione dell’intensità<br />

energetica nazionale.<br />

Nei prossimi anni sono previsti tassi di<br />

crescita compresi tra l‘1,5% e il 5%, a<br />

eccezione dei settori con problematiche<br />

specifiche (raffinerie e chimica di base) e<br />

delle energie rinnovabili, in forte crescita, per<br />

le quali è atteso un CAGR 10-15 pari al 21%.<br />

Per quanto riguarda il settore delle Utility, il<br />

mercato italiano, insieme a quello britannico,<br />

è tra i meno concentrati in Europa, con<br />

i primi 5 operatori che si spartiscono il<br />

63% del mercato. Rimangono comunque<br />

dominanti i due principali incumbent, cioè<br />

gli ex monopolisti nazionali, mentre le<br />

vecchie municipalizzate, protagoniste della<br />

prima ondata di aggregazioni, hanno ancora<br />

dimensioni ridotte rispetto ai player europei.<br />

90 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

I principali player italiani possiedono un<br />

mix produttivo in larga parte dipendente<br />

da combustibili fossili. Solamente Enel<br />

negli ultimi anni è riuscita a incrementare<br />

significativamente la generazione da fonti<br />

CO 2-free (dal 27% del 2005 al 44% del<br />

2009). L'aumento è dovuto principalmente<br />

all’acquisizione d’impianti nucleari, situati<br />

all’estero.<br />

Similmente, possiamo notare come i<br />

principali player europei presentino una<br />

quota di generazione da fonti CO 2-free<br />

superiore rispetto ai player italiani, sempre<br />

in virtù della presenza di centrali nucleari,<br />

mentre considerando le sole FER (Fonti<br />

di Energia Rinnovabili) si ritorna a livelli<br />

comparabili, anche grazie ai numerosi<br />

impianti idroelettrici presenti in Italia.<br />

Relativamente ai player energivori, anche qui<br />

è possibile notare come la dimensione dei<br />

player italiani sia assai inferiore rispetto ai<br />

leader mondiali.<br />

I macro-temi rilevanti per il settore Energia<br />

e Ambiente sono principalmente due: il<br />

primo riguarda le Utility nazionali e consiste<br />

nell’aumento dei livelli di "churn", ormai<br />

a valori senza precedenti, sia sul mercato<br />

elettrico che su quello del gas naturale.<br />

Il complesso fenomeno deriva sia dalla<br />

liberalizzazione ormai consolidata dei<br />

Figura 21: Tendenze nell’assetto produttivo<br />

dell’energia elettrica. Evoluzione del mix di<br />

generazione elettrica<br />

Italia Mondo<br />

4%<br />

11%<br />

8%<br />

13%<br />

15%<br />

3%<br />

11%<br />

8%<br />

10%<br />

16% 15%<br />

85%<br />

69%<br />

2008 2030<br />

Nucleare<br />

Altre rinnovabili<br />

66%<br />

2008<br />

Idro<br />

Fossili<br />

67%<br />

2030<br />

mercati energetici sia dall’aumento della<br />

competizione dovuta all’ingresso di player<br />

stranieri (come E.on) e l’aggregazione tra<br />

ex-municipalizzate. I nuovi player nazionali<br />

entrati in scena in seguito a questa riforma<br />

del settore, tra cui A2A e IREN, hanno<br />

però ancora dimensioni ridotte rispetto ai<br />

concorrenti europei.<br />

Il secondo macro-tema, che coinvolge sia<br />

le Utility sia i clienti energivori, riguarda il<br />

cambiamento climatico che ha portato gli<br />

operatori del settore a preoccuparsi anche<br />

del profilo della sostenibilità, rendendolo<br />

un punto cardinale dei loro modelli di<br />

business. Oggi risulta indispensabile prestare<br />

particolare attenzione alle fonti rinnovabili,


Figura 22: Situazione del mercato energetico<br />

italiano nel 2009.<br />

30%<br />

17%<br />

21<br />

7%<br />

9<br />

5%<br />

alla riduzione dei consumi di anidride<br />

carbonica e della dipendenza dalle fonti<br />

fossili, alla salvaguardia dell’ambiente, in<br />

risposta alle pressioni che arrivano dalla<br />

società e da una normativa sempre più<br />

ambiziosa.<br />

123<br />

Altri Market<br />

size<br />

Le imprese coinvolte devono rispondere<br />

a normative nazionali e comunitarie<br />

sempre più numerose e stringenti. A<br />

tale proposito, basta ricordare che dal<br />

1999 al 2008 le norme introdotte per la<br />

salvaguardia dell’ambiente, a livello italiano<br />

e comunitario, sono quintuplicate.<br />

In ogni caso, per l’Italia (così come per gli<br />

altri paesi dell’Unione Europea) la strada nei<br />

prossimi 10 anni è segnata dagli impegni già<br />

presi in ambito europeo e internazionale che<br />

prevedono, per il 2020, tagli sulle emissioni<br />

6<br />

4%<br />

37<br />

ENEL ENI EDISON A2A E.ON<br />

5<br />

37%<br />

46<br />

Mld<br />

Euro<br />

di CO 2 , miglioramenti dell’efficienza<br />

energetica e aumento delle fonti rinnovabili.<br />

Nonostante gli impegni presi con la firma del<br />

Protocollo di Kyoto, le politiche climatiche<br />

hanno faticato a partire, e solo negli ultimi<br />

anni si è vista qualche prima azione decisa.<br />

Le emissioni italiane di gas serra sono state<br />

in netta crescita nel periodo 1990-2005<br />

(+12%) 52 , mentre tra il 2005 e il 2009<br />

sono leggermente diminuite, anche grazie<br />

alla riduzione dei costi di produzione<br />

dell’energia rinnovabile che ha permesso per<br />

la prima volta di raggiungere la “grid parity”<br />

(equivalenza tra costo di produzione di un<br />

kWh da fonte fossile e da fonte rinnovabile)<br />

per alcune delle fonti rinnovabili più<br />

efficienti e in specifiche aree geografiche di<br />

applicazione. Nel 2009 le emissioni sono state<br />

inferiori del 4% rispetto al 1990, mentre la<br />

crisi economica ha portato una riduzione pari<br />

all’8% rispetto ai livelli del 2008.<br />

Per rispondere a queste crescenti esigenze<br />

gli investimenti dovranno essere quindi<br />

sempre più orientati verso tecnologie<br />

intelligenti (smart) a basso consumo e verso<br />

fonti rinnovabili. Si ridurrà così la storica<br />

dipendenza dell’Italia dai combustibili fossili<br />

(stimata attorno al 69% nel 2030, contro<br />

l’attuale 85%), che garantiranno tuttavia<br />

anche nei prossimi decenni la quota più<br />

rilevante della generazione elettrica.<br />

Per questo motivo è fondamentale<br />

non concentrarsi esclusivamente sulla<br />

sostituzione di questi ultimi, ma preoccuparsi<br />

anche della loro “decarbonizzazione”. A<br />

tale proposito, può rivelarsi un ostacolo la<br />

normativa nazionale, in quanto concentrata<br />

finora solo sull’incentivazione delle fonti<br />

rinnovabili e dell’efficienza energetica, e non<br />

sulla decarbonizzazione (es: filtri, carbon<br />

capture, ecc).<br />

L’evoluzione in atto nel settore Energia<br />

e Ambiente è facilmente analizzabile<br />

attraverso i quattro nuovi paradigmi del<br />

cambiamento, che distinguono gli approcci<br />

al mercato in base a priorità ed esigenze dei<br />

consumatori finali.<br />

Per quanto detto finora, il paradigma<br />

Crucial&Sustainable è quello che più<br />

influisce su ogni fase della catena del<br />

valore, dallo sviluppo di tecnologie Ccs<br />

(carbon capture & storage) alle campagne<br />

per rafforzare i comportamenti sostenibili<br />

dei propri dipendenti. Ne è un esempio<br />

l’iniziativa “Uso contenuto”, avviata da E.on<br />

Italia come progetto pilota per promuovere<br />

comportamenti eco-responsabili nelle sedi<br />

amministrative del gruppo attraverso azioni<br />

di miglioramento basate sul riciclaggio dei<br />

50 Fonte: Terna, 2009<br />

51 Fonte: Politecnico di Milano, 2009<br />

52 Fonte: Legambiente<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 91


ifiuti, la riduzione del consumo di energia,<br />

l’ottimizzazione della gestione dei centri di<br />

stampa, la sostenibilità della mobility dei<br />

dipendenti e il risparmio idrico.<br />

Un approccio più industriale è invece quello di<br />

Alcantara, prima impresa europea ad ottenere<br />

il titolo di “carbon neutral”, che ha realizzato<br />

un taglio del 49% nell’ultimo anno, pari al<br />

79% se calcolato dal 1993 e ha finanziato<br />

progetti internazionali per la generazione di<br />

energie rinnovabili validati dall’Onu.<br />

Sulla stessa linea d’azione, Eni ed Enel<br />

stanno sviluppando e testando (attraverso<br />

progetti pilota) tecnologie per la cattura<br />

del carbonio, in modo da diminuire la CO 2<br />

dispersa nell’atmosfera.<br />

Il paradigma Trust&Sharing, orientato<br />

a creare prossimità e reciprocità nelle<br />

relazioni tra fornitori e clienti, porta le<br />

aziende a porre al centro l’impegno nelle<br />

tematiche ambientali, al fine di stabilire<br />

un solido rapporto di fiducia con i clienti.<br />

In questo modo, le aziende energetiche ed<br />

energivore hanno la possibilità di modificare<br />

la loro immagine, trasformandosi da<br />

principali soggetti inquinanti a leader del<br />

cambiamento. Con questo obiettivo sempre<br />

più imprese investono in iniziative legate<br />

alle energie pulite con evidenti vantaggi per<br />

i consumatori, aumentano e comunicano il<br />

proprio impegno per la tutela dell’ambiente<br />

92 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

e integrano l’offerta di prodotti con servizi<br />

di consulenza. Sono aumentate, infatti, le<br />

aperture al pubblico degli stabilimenti (si<br />

veda ad esempio Italcementi) e le iniziative<br />

sul territorio, quali i controlli gratuiti dei<br />

consumi proposti da Eni, e sempre più spesso<br />

i fornitori vengono selezionati sulla base di<br />

parametri ambientali e sociali, sull’esempio<br />

di Novamont e Hera.<br />

È invece certamente dettata dalle esigenze<br />

Quick&Deep (rapidità di fruizione dei servizi<br />

e disponibilità immediata di informazioni<br />

aggiornate) la tendenza che sta portando<br />

i grandi operatori a creare nuovi canali di<br />

contatto coi propri clienti, sfruttando i nuovi<br />

device messi a disposizione dal mercato.<br />

Così, ad esempio, Enel propone su iPad<br />

la sua storia e interagisce con i propri<br />

clienti anche tramite sms. In futuro questa<br />

tendenza potrebbe condurre anche a una<br />

maggiore convergenza tra settori industriali,<br />

quali ad esempio design, architettura<br />

e ricerca ambientale. Il paradigma si<br />

inserisce in un mercato in cui internet ha<br />

rappresentato nell’ultimo periodo una vera<br />

e propria rivoluzione, rendendo possibile<br />

la dematerializzazione della bolletta e<br />

semplificando le operazioni di "switch" dei<br />

fornitori.<br />

Il paradigma dall’impatto meno rilevante<br />

oggi, ma in costante crescita, è quello<br />

Unique&Universal, orientato a fornire<br />

risposte specifiche e personalizzate alle<br />

esigenze dei singoli clienti. Questo impatto<br />

si concretizza in prodotti di design che<br />

riducono i consumi, case a elevata efficienza,<br />

quali le soluzioni prefabbricate proposte da<br />

Rubner, e strumenti per generare energia in<br />

modo decentrato ed efficiente.<br />

È il caso ad esempio delle turbine eoliche<br />

domestiche di Pramac, e dei cementi speciali<br />

di Italcementi che riducono le dispersioni<br />

termiche e lasciano filtrare la luce o ancora<br />

del cemento che assorbe l’anidride carbonica.<br />

Questo paradigma offre inoltre nuove<br />

opportunità alle Utility, che potranno<br />

proporre tariffe personalizzabili e incentivare<br />

maggiormente i “conti energia” (con<br />

modelli in cui l’utente diventa anche<br />

fornitore di energia), traendo beneficio<br />

dall’elevata attività presente a oggi sui<br />

mercati energetici (in termini di passaggi<br />

sul mercato libero e "switching rate") senza<br />

subirne passivamente gli effetti (aumento<br />

del "churn rate").<br />

4.4.2 La nuova CEO agenda<br />

L’interesse verso il cambiamento è<br />

amplificato dal fatto che ridurre i consumi<br />

di energia e gli impatti sull’ambiente non<br />

solo migliora l’immagine delle aziende verso


il pubblico, ma può anche aumentare la<br />

profittabilità economica delle aziende stesse.<br />

Investire in attività sostenibili è dunque un<br />

fattore di successo sia per le multinazionali<br />

che per le imprese di nicchia.<br />

Con queste premesse, unitamente a una<br />

crescente attenzione alle tematiche<br />

ambientali da parte dell’opinione pubblica,<br />

per le aziende che vogliono ottenere la<br />

leadership del mercato sarà necessario<br />

investire in innovazione e avvicinarsi<br />

al cliente finale. Le aziende del settore<br />

saranno chiamate a innovare la propria<br />

offerta e le modalità di interazione con il<br />

cliente, rafforzando i sistemi di gestione<br />

delle relazioni con il pubblico (CRM) e<br />

offrendo nuovi servizi, prodotti e soluzioni<br />

a valore aggiunto, per esempio investendo<br />

in fonti rinnovabili e in nuove tecnologie di<br />

generazione e di gestione intelligente della<br />

domanda. Inoltre, le aziende operanti nei<br />

settori della chimica, della petrolchimica e<br />

delle raffinerie si troveranno in un mercato<br />

caratterizzato da un eccesso di offerta e in<br />

cui sono fondamentali le grandi dimensioni<br />

e le economie di scala per resistere alla<br />

competizione internazionale. Esse saranno<br />

dunque costrette a rifocalizzarsi, trovando<br />

aree di eccellenza e/o affrontando piani<br />

strutturati di recupero dell’efficienza<br />

operativa ed energetica.<br />

In questo senso sarà importante seguire e<br />

indirizzare le evoluzioni normative, in modo<br />

da saper tradurre in un vantaggio ciò che<br />

altrimenti sarà una inevitabile minaccia.<br />

Relativamente alle Utility, è probabile<br />

che assisteremo a una nuova ondata di<br />

fusioni e acquisizioni che consolideranno<br />

ulteriormente il mercato italiano; i player<br />

dovranno infatti difendere la propria base<br />

clienti dalle nuove offerte degli operatori<br />

stranieri, ma anche guardarsi dai nuovi<br />

competitor locali, quali le ESCO (Energy<br />

Service Company) e i piccoli fornitori<br />

territoriali.<br />

La tendenza al consolidamento sarà inoltre<br />

accentuata dall’incremento ulteriore della<br />

competizione nel mercato dell’energia e del<br />

gas, dalle evoluzioni normative nel mercato<br />

dell’acqua e dal rafforzamento del ruolo dei<br />

fondi infrastrutturali.<br />

Ma difendersi non basta, il futuro del<br />

mercato italiano passa anche attraverso<br />

una nuova dimensione internazionale, una<br />

crescita all’estero che spinga le aziende<br />

interessate a raggiungere dimensioni<br />

adeguate a competere in ogni campo.<br />

L’internazionalizzazione riguarderà<br />

principalmente i settori delle rinnovabili, del<br />

cemento, dell’acciaio e dei rifiuti. Le stime<br />

prevedono che, nonostante lo sviluppo delle<br />

fonti rinnovabili sia significativo, l’Italia<br />

dovrà produrre energia rinnovabile all’estero<br />

e importarla per centrare gli obiettivi EU al<br />

2020.<br />

Per quanto riguarda l’industria dell’acciaio, si<br />

prevede uno spostamento continuo di quote<br />

di produzione verso i paesi emergenti, sia<br />

per garantire la vicinanza della produzione<br />

ai luoghi di consumo, sia per normative<br />

meno stringenti. È importante notare come<br />

molti di questi cambiamenti richiedano<br />

importanti investimenti infrastrutturali e<br />

competenze cross-industry. L’evoluzione<br />

del mercato energetico passa per temi<br />

come la mobilità a zero CO 2, la domotica e<br />

l’energy management, i distretti energetici<br />

e l’energia a km zero. Questi temi, a loro<br />

volta, necessitano la convergenza di diverse<br />

tipologie di operatori come i distributori<br />

(DSO), gli operatori telco, le aziende di largo<br />

consumo e le aziende ICT.<br />

Per sfruttare al meglio i nuovi scenari<br />

competitivi, le Utility dovranno concentrare<br />

i propri investimenti in partnership<br />

intersettoriali per le attività di R&D, avviare<br />

progetti di eccellenza per la distribuzione,<br />

la generazione e la vendita di energia,<br />

sviluppare nuove offerte di servizio a<br />

maggior valore aggiunto e continuare le<br />

azioni di consolidamento per aumentare le<br />

proprie economie di scala.<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 93


94 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Le aziende energivore dovranno invece<br />

ottimizzare i processi interni dal punto di<br />

vista dei consumi, partecipare al regime<br />

di agevolazione economico offerto dal<br />

Regolatore tramite i Titoli di Efficienza<br />

Energetica (TEE) e garantire una propria<br />

produzione di energia da fonti rinnovabili<br />

capace di soddisfare i consumi interni.<br />

Infine, nell’industria dell’Oil&Gas la<br />

digitalizzazione dell’estrazione diventerà un<br />

fattore di successo sempre più centrale, sia<br />

per ottenere costi più bassi e processi più<br />

efficienti, sia per ridurre i rischi ambientali.<br />

Tutto questo in modo da raccogliere la<br />

sfida principale e cioè quella di trasformare<br />

il ruolo dell’energia, che potrà diventare<br />

finalmente un prodotto fruibile come la<br />

passata di pomodoro fatta in casa dalla<br />

nonna: sano (energia “rinnovabile”),<br />

conservabile (energy storage), da consumare<br />

a piacimento oppure da regalare o vendere al<br />

vicino (prodo-consumatori e decentramento<br />

energetico).<br />

4.5 Food&Beverage<br />

4.5.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

La recente crisi ha avuto un forte<br />

impatto sulle abitudini di consumo degli<br />

italiani: la recessione economica, la forte<br />

disoccupazione, la debolezza dell’euro e<br />

l’incertezza sul futuro hanno portato a una<br />

rilevante riduzione del potere d’acquisto e di<br />

conseguenza alla contrazione dei consumi.<br />

Tale comportamento è generalizzato,<br />

sebbene non abbia colpito con la stessa<br />

intensità tutti i settori. In particolare,<br />

l’impatto della crisi nell’alimentare è stato<br />

complessivamente modesto (l’EuroStoxx tra<br />

l’aprile 2009 e l’aprile 2010 ha perso il 24%,<br />

l’EuroStoxx Food&Beverage ha guadagnato<br />

addirittura il 2%) e il consumatore italiano<br />

ha dimostrato di possedere una bassa<br />

propensione a ridurre i consumi alimentari (il<br />

15% rispetto al 55% degli americani) 53 .


Le principali imprese alimentari italiane sono<br />

quindi riuscite ad affrontare questa fase<br />

negativa del ciclo economico senza traumi<br />

particolarmente rilevanti sia in termini<br />

di ricavi che di redditività. Un esempio<br />

emblematico è rappresentato da Ferrero<br />

che tra il 2008 e il 2009 ha registrato un<br />

fatturato stabile e una redditività in crescita<br />

(Ebida da 4,1% a 5,9%) 54 . La buona cucina<br />

si dimostra elemento imprescindibile e<br />

irrinunciabile della nostra cultura, del modo<br />

di vivere, pensare e agire. Rinunciare a<br />

mangiare e bere (bene) vorrebbe quindi dire<br />

rinunciare a vivere come abbiamo sempre<br />

fatto negli ultimi secoli, altrimenti non<br />

si spiegherebbero le oltre 200 etichette<br />

di prodotti agroalimentari di alta qualità,<br />

numeri impressionanti, che nessun paese<br />

europeo è in grado di eguagliare.<br />

Da anni l’alimentare in Italia è un mercato<br />

maturo, con tassi di crescita pre-crisi<br />

decisamente inferiori al resto del mondo<br />

(CAGR 06-08 +2,8% vs. +9,5%). La recessione<br />

ha ridotto le prospettive di sviluppo a livello<br />

globale e reso stabile il mercato italiano<br />

(CAGR 08-10 0,0% vs. 3,4% nel mondo),<br />

mentre le prospettive per il futuro sono di<br />

lenta ripresa, a tassi inferiori rispetto al<br />

passato, con aspettative tra il 2010 e il 2015<br />

di una crescita annua di +0,8% 55 .<br />

Un’analisi più approfondita consente di<br />

comprendere le dinamiche nei vari comparti,<br />

che presentano sensibili differenze tra loro.<br />

La spesa complessiva in consumi alimentari<br />

ha raggiunto i 202 miliardi di euro 56 nel<br />

2009 e la crescita degli ultimi anni è stata<br />

trainata soprattutto dai consumi fuori casa,<br />

che pesano oggi il 32% circa, ma che più dei<br />

consumi in famiglia hanno subìto gli effetti<br />

della crisi. Anche le dinamiche interne al<br />

settore sono molto differenziate 57 :<br />

Il Packaged Food continuerà a crescere, ma a<br />

tassi inferiori rispetto al passato (+1%).<br />

Il Non-Alcoholic Beverage attraverserà una<br />

fase di stagnazione dovuta alle difficoltà nel<br />

fuori casa e delle acque minerali.<br />

L’Alcoholic Beverage è in fase di leggera<br />

contrazione strutturale (-0,7%).<br />

Unica eccezione è la birra, la cui crescita<br />

in Italia è sostenuta da una convergenza<br />

delle abitudini alimentari tra i diversi paesi<br />

europei. Emblematica, a questo proposito,<br />

l’immagine dell’ultimo G8 a l’Aquila nel quale<br />

la Cancelliera tedesca Angela Merkel, durante<br />

la cena di gala, ha bevuto birra italiana.<br />

Tutti i paradigmi influenzeranno il settore<br />

in modo significativo nei prossimi anni.<br />

Date le caratteristiche peculiari del settore,<br />

quello con il maggiore impatto sarà<br />

Trust&Sharing. In un momento di forte<br />

crisi economica e di perdita generalizzata<br />

di fiducia degli individui, la creazione di<br />

un rapporto di fiducia con il consumatore<br />

diventerà un fattore chiave per la crescita e<br />

lo sviluppo del business. Una delle principali<br />

leve per costruire un rapporto solido e<br />

duraturo basato sul Trust è sicuramente<br />

il presidio di tutta la catena del valore<br />

dalla produzione fino al cliente, tramite<br />

la creazione di una “filiera etica”. Tale<br />

concetto include i tipici temi di Corporate<br />

Social Responsability sino ad estendersi al<br />

benessere animale (per quegli alimenti che<br />

includono nella filiera anche la componente<br />

di allevamento) e soprattutto all’utilizzo<br />

di metodologie e materie prime non<br />

dannose per il consumatore con approccio<br />

più restrittivo rispetto a quanto previsto<br />

dalle normative (vedi ad esempio il caso<br />

di inchiostri più sicuri per il packaging).<br />

Occorre quindi costruire una reputazione e<br />

diffonderla, controllando i principali canali<br />

di comunicazione per poter governare il<br />

“word of mouth” e contemporaneamente<br />

aprirsi ai clienti per riconoscere velocemente<br />

e rispondere sempre meglio alle mutate<br />

esigenze del mercato. L’importanza che<br />

riveste la reputazione è testimoniata<br />

53 Fonte: Euromonitor ,2009<br />

54 Fonte: Nielsen, 2009<br />

55 Fonte: Euromonitor, 2009<br />

56 Fonte: Elaborazioni <strong>Accenture</strong> su dati Euromonitor, Istat, Nielsen, Ismea,<br />

Osservatorio consumi ortofrutticoli, Assica<br />

57 Fonte: Euromonitor, 2009<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 95


dalla sempre maggiore attenzione che le<br />

imprese dedicano al “brand reputation<br />

management”; rappresentativo è l’esempio<br />

di Ferrero, premiata come l’azienda con<br />

la “miglior reputazione al mondo” dal<br />

Reputation Institute. Inoltre il dialogo<br />

con il consumatore può rappresentare<br />

un’importante fonte d’innovazione; caso<br />

esemplare è rappresentato da Barilla, che<br />

attraverso “Il mulino che vorrei” ha maturato<br />

una maggiore capacità di recepire le idee<br />

di sviluppo generate direttamente dai<br />

consumatori.<br />

Alcuni cambiamenti negli stili di consumo<br />

sono legati alla ricerca di piatti semplici e<br />

veloci, ma senza rinunciare a un'esperienza<br />

intensa: Quick&Deep. Una testimonianza<br />

della rilevanza del fenomeno è rappresentata<br />

dall’ampliamento dell’assortimento delle<br />

vending machine, che permettono ora<br />

di accedere anche a prodotti di qualità<br />

preconfezionati, così come la crescente<br />

diffusione di formati monodose destinati<br />

prevalentemente a single. Il connubio tra<br />

velocità ed esperienza può essere, inoltre,<br />

ben rappresentato dalla forte diffusione<br />

delle cialde per il caffè, pratiche e in grado<br />

di fornire un prodotto di grande qualità.<br />

Da parte delle imprese questa sempre<br />

maggiore velocità e complessità del<br />

contesto competitivo trova risposta in un<br />

maggiore utilizzo di strumenti di analytics<br />

96 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

che consentono di analizzare i fenomeni<br />

con profondità e cogliere le dinamiche<br />

emergenti.<br />

L’attenzione a comportamenti<br />

Crucial&Sustainable si declinerà in<br />

una maggiore attenzione alle tematiche<br />

ambientali e in una crescita dei prodotti<br />

salutari e con gli ingredienti del “passato”.<br />

Quanto rilevante sarà l’incremento dei<br />

prodotti biologici in senso stretto è ancora<br />

da accertare, in quanto i clienti non sono<br />

disposti a pagare un premium price per<br />

caratteristiche del prodotto da cui non<br />

ricevono un beneficio concreto, diretto<br />

e nel breve periodo. Appare invece più<br />

probabile il sempre maggior successo di<br />

prodotti che dispongono, di alcune delle<br />

caratteristiche tipiche dei prodotti biologici<br />

quali ad esempio una maggiore salubrità<br />

e/o naturalità (basti pensare ad esempio a<br />

prodotti non bio ma con forte contenuto di<br />

naturalità quali il Campese Amadori).<br />

La sostenibilità, per essere perseguita<br />

veramente, dovrà trovare un diretto riscontro<br />

nella creazione di valore per l’impresa e non<br />

rimanere uno slogan da associare al proprio<br />

brand: le iniziative che avranno maggiore<br />

impatto saranno quelle che consentiranno<br />

un contenimento dei costi o la creazione<br />

di nicchie di mercato con un adeguato<br />

premium-price (es. bottiglie in bioplastica<br />

per le acque minerali e cassette per la<br />

frutta richiudibili e riutilizzabili in grado di<br />

contenere i costi di confezionamento).<br />

Le imprese avranno sempre più l’esigenza<br />

di focalizzarsi su quanto veramente risulta<br />

rilevante per il consumatore (e quindi per<br />

l’impresa!) in un contesto di mercato in cui<br />

la complessità è sempre più ampia.<br />

Tale fenomeno si declina in una maggiore<br />

complessità del consumatore (Age<br />

complexity: Millennials&Boomers; Income<br />

Complexity: pressioni sulla classe media<br />

e polarizzazione del reddito; Life-Stage<br />

Complexity: moltiplicazione delle tipologie<br />

di famiglie e di relazioni lungo il corso della<br />

vita; ecc), in un aumento della rilevanza di<br />

canali non tradizionali (es. vending) e anche<br />

nella variabilità sempre più ampia all’interno<br />

del trade stesso (aumento degli Store Format<br />

e incidenza di promo e scontistica).<br />

Infine la ricerca di prodotti<br />

Unique&Universal porterà un ritorno<br />

all’essenziale ma contemporaneamente alla<br />

ricerca di prodotti originali, caratteristici e<br />

più adeguati alle proprie esigenze.<br />

Forte diffusione ha avuto, ad esempio,<br />

Dimmi di sì, che propone preparati sani<br />

e semplici pronti in pochi minuti al<br />

microonde. Unique&Universal significa<br />

anche diffondere le eccellenze locali a livello<br />

internazionale, dove sono presenti enormi


potenzialità: rappresentativo è il prosciutto<br />

San Daniele, che, nell’anno della crisi, ha<br />

visto incrementare le proprie vendite negli<br />

Stati Uniti del 30%, senza far leva sul prezzo.<br />

4.5.2 La nuova CEO agenda<br />

Dalle considerazioni effettuate emerge<br />

per il settore agroalimentare italiano<br />

un quadro più positivo rispetto ad altri<br />

comparti dell’economia; i CEO dei maggiori<br />

gruppi agroalimentari si trovano comunque<br />

nei prossimi anni ad affrontare alcune<br />

importanti sfide.<br />

Il primo punto di attenzione sarà il<br />

governo della complessità, che rischia di<br />

minare l’efficienza operativa e l’efficacia<br />

commerciale. La proliferazione delle<br />

condizioni commerciali e la continua<br />

variazione dei prezzi tramite promozioni<br />

sono solo alcuni dei fenomeni che hanno<br />

contribuito ad accrescere la complessità per<br />

l’impresa. Sorge la necessità di avere una<br />

migliore capacità di lettura del business,<br />

anche in ottica predittiva. Semplificazione<br />

dell’offerta e politiche di “every day low price”<br />

sono già state messe in atto da alcuni Retailer<br />

alla ricerca di una gestione ottimale degli<br />

assortimenti, con una filosofia "back to basic".<br />

La complessità verrà affrontata anche<br />

attraverso la ricerca di una superiore<br />

capacità di lettura dei fenomeni attraverso<br />

un maggior supporto di strumenti (Analytics).<br />

La gestione integrata dei touch point<br />

fisici e digitali consente infatti di ottenere<br />

una grande quantità di informazioni che<br />

possono essere utilizzate solo sviluppando<br />

un’adeguata capacità di analisi finalizzata<br />

alla previsione dei comportamenti<br />

di consumo. Le tecnologie di sharing<br />

(smartphone, social network, ecc) facilitano<br />

inoltre l’accrescimento del patrimonio<br />

informativo a disposizione dell’impresa e la<br />

misurazione del percepito dai consumatori e<br />

delle dinamiche del passaparola.<br />

Per quanto riguarda la ricerca di<br />

informazioni attraverso punti di contatto<br />

“direct-to-consumer” uno degli esempi<br />

più interessanti è rappresentato da<br />

Procter&Gamble, la cui strategia di presidio<br />

del canale digitale, attraverso un sito<br />

internet di E-commerce particolarmente<br />

innovativo, ha l’obiettivo principale di<br />

studiare i comportamenti dei consumatori<br />

superando la classica barriera che il Retailer<br />

rappresenta tra impresa e consumatore.<br />

Il monitoraggio della reputazione sarà un<br />

altro elemento chiave della strategia dei<br />

prossimi anni: questa deve basarsi, infatti,<br />

su fondamenti concreti, facendo leva sul<br />

presidio della filiera (etica), e deve essere<br />

accompagnata da una gestione integrata<br />

della multicanalità.<br />

Replicare su scala globale<br />

il modello di eccellenza<br />

italiana nell’alimentare<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 97


Al fine di stimolare una domanda non<br />

particolarmente vivace, grande rilevanza<br />

avrà l’innovazione, che dovrà tuttavia<br />

trovare ispirazione da tutti gli stakeholder,<br />

grazie a una maggiore apertura sia a<br />

monte (co-creation) che a valle (crowdsourcing).<br />

Numerosi sono i casi di successo<br />

di opportunità colte grazie all’ascolto<br />

del mercato, quali la diffusione dei cibi<br />

funzionali, tradizionalmente accostati<br />

all’industria farmaceutica (life style drug) e<br />

ormai diventati un segmento rilevante (e in<br />

crescita) nel settore alimentare.<br />

In molti settori risulta oggi centrale la ricerca<br />

di opportunità derivanti dalla convergenza<br />

cross-industry. Il Food&Berverage è tra<br />

quelli con minori spazi di integrazione<br />

a causa della fisicità del prodotto e del<br />

rapporto intermediato col consumatore.<br />

Esistono tuttavia alcuni ambiti di sinergia tra<br />

Retailer e industria di marca, sia sul fronte<br />

della condivisione della conoscenza del<br />

consumatore e delle sue abitudini d’acquisto,<br />

sia nell’ideazione e realizzazione di format<br />

in grado di valorizzare i prodotti italiani<br />

all’estero.<br />

In un contesto in cui il mercato interno<br />

cresce a tassi contenuti e le opportunità<br />

cross-industry sono limitate, gli spazi di<br />

sviluppo più rilevanti non possono che essere<br />

ricercati all’estero.<br />

98 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Tali spazi andranno ricercati in primis<br />

all’interno dell’Unione Europea. In tali paesi<br />

la penetrazione potrà essere sostenuta dalla<br />

sempre maggiore convergenza nelle abitudini<br />

di consumo e dalla rilevanza in tutte le<br />

nazioni dei principali trend in atto nel<br />

mercato alimentare. In tale contesto il vero<br />

punto cruciale sarà la capacità di superare le<br />

differenze ancora rilevanti tra i diversi paesi<br />

(si pensi ad esempio ai termini di pagamento<br />

e delle condizioni commerciali tra industria e<br />

distribuzione) ed essere in grado di sfruttare<br />

al meglio la crescente presenza europea<br />

dei principali Retailer (soprattutto in un<br />

contesto che nei prossimi anni potrà essere<br />

sempre più caratterizzato da una dinamica di<br />

centralizzazione degli acquisti).<br />

Sarà però necessario andare oltre l’Europa<br />

per cogliere le maggiori opportunità<br />

di crescita: non a caso per tutti i<br />

principali player (da Nestlè a Uniliver,<br />

da P&G a Danone) i mercati emergenti<br />

rappresenteranno l’area di sviluppo<br />

prioritaria. In quest’ottica diventa cruciale la<br />

scelta del paese su cui focalizzare la propria<br />

espansione in base alle caratteristiche<br />

socioeconomiche e all’affinità culturale,<br />

al fine di incrementare le probabilità di<br />

successo di quella che può rappresentare la<br />

vera grande sfida per molti degli imprenditori<br />

dell’attuale generazione: replicare all’estero<br />

i successi avuti dai propri predecessori nel<br />

nostro paese.<br />

La grande sfida su cui cimentarsi nel futuro è<br />

quella di rendere scalabile il modello italiano<br />

in una dimensione più globale, anche tramite<br />

un’eventuale duplicazione della filiera in loco,<br />

mantenendone il controllo e salvaguardando<br />

i contenuti distintivi tipici dell’alimentare<br />

italiano in termini di qualità delle materie<br />

prime, storia, conoscenza e attenzione ai<br />

dettagli nella fase di trasformazione. In<br />

quest’ottica può essere preso ad esempio<br />

il caso Brancamenta che ha nel suo ramo<br />

argentino una realtà ormai consolidata e del<br />

tutto integrata nel contesto del paese.<br />

La competizione andrà indirizzata anche<br />

nei confronti di quell’enorme mondo fatto<br />

di contraffazione e “Made in Italy like” che<br />

attualmente la regolamentazione non è<br />

riuscita ad arginare e che ammonta a circa<br />

60 miliardi di Euro all’anno, rappresentando<br />

circa il triplo dell’export complessivo 58 .<br />

Per combattere questa dura battaglia<br />

potranno essere utilizzati anche prodotti<br />

ideati “ad hoc” in grado di contenere i costi<br />

di produzione e preservare le caratteristiche<br />

basilari del prodotto italiano con il fine di<br />

educare progressivamente il consumatore<br />

verso la vera qualità del Made in Italy.<br />

Non esistono “ricette per la crescita” valide<br />

in ogni contesto di mercato e per ogni<br />

prodotto, ma solo opportunità da cogliere<br />

senza farsi spaventare a priori dalla perdita


del collegamento tra il prodotto e il territorio<br />

come fattore di differenziazione.<br />

In estrema sintesi l’obiettivo è quello di<br />

andare oltre al puro export governato<br />

dall’Italia che tante soddisfazioni ha dato, e<br />

sta dando, alle aziende alimentari italiane,<br />

ma che non può garantire una penetrazione<br />

elevata nei mercati (sopratutto in quelli<br />

emergenti). In altre parole si dovranno quindi<br />

superare, anche nella produzione, i confini<br />

nazionali.<br />

In termini di prodotto ciò si declina nel<br />

passaggio da un prodotto esportato “tal<br />

quale” direttamente dall’Italia a un prodotto<br />

adattato alle esigenze e alle preferenze<br />

del consumatore locale (magari prodotto<br />

in loco) sino a quella che rappresenta<br />

l’ultima frontiera, che alcune delle grandi<br />

multinazionali stanno oltrepassando, e cioè<br />

il far nascere nuovi prodotti direttamente<br />

nei mercati emergenti creando in tali paesi<br />

centri di ricerca integrati all’interno di un<br />

network globale. Anche nel Food&Beverage,<br />

si stanno gettando le basi per la nascita e<br />

lo sviluppo della reverse innovation (basti<br />

pensare al successo dei prodotti creati da<br />

Nestlè direttamente in India per il mercato<br />

indiano).<br />

4.6 Gambling<br />

4.6.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

Una volta eravamo un Paese di santi,<br />

navigatori e poeti. Ammesso di essere<br />

ancora santi e navigatori, oggi più che<br />

poeti saremmo giocatori, scommettitori<br />

appassionati, innamorati delle lotterie che<br />

fremono nell’attesa dell’estrazione decisiva.<br />

Se non fosse così non si riuscirebbe a<br />

spiegare una crescita media annuale del<br />

18% negli ultimi 5 anni e del 12% atteso<br />

per i prossimi 5 per l’intero settore dei<br />

giochi e delle scommesse. Un trend che<br />

nasconde probabilmente più possibilità<br />

di investimento di qualunque industria in<br />

qualunque Paese emergente. In poco tempo<br />

(dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni)<br />

la raccolta annua del mercato è arrivata<br />

a oltre 54 miliardi di euro (30 miliardi<br />

nei primi sei mesi del 2010 59 ) con una<br />

rilevanza, in termini di fatturato, pari allo<br />

58 Fonte: Coldiretti<br />

59 Fonte: AAMS, 2010<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 99


Figura 23. La raccolta del Gambling in Italia<br />

(2005-2009)<br />

28,5<br />

7,3<br />

2,0<br />

1,8<br />

2,8<br />

1,6<br />

1,5<br />

11,5<br />

2005<br />

Fonte: Agicos 2009<br />

35,3<br />

6,6<br />

2,0<br />

2,6<br />

2,9<br />

1,8<br />

4,0<br />

15,4<br />

2006<br />

Slot Machine<br />

Lotterie (incluso<br />

Gratta&Vinci)<br />

+ 18%<br />

42,2<br />

6,2<br />

1,9<br />

2,8<br />

2,7<br />

1,7<br />

8,0<br />

18,8<br />

2007<br />

47,6<br />

54,4<br />

3,8<br />

4,2<br />

2,0<br />

1,5<br />

25,5<br />

2009<br />

0,4% del PIL, ma in un mercato ancora<br />

molto frammentato, dove i primi 5 player<br />

valgono il 40% del mercato 60 . Un risultato<br />

raggiunto grazie anche alle peculiarità che<br />

il settore ha saputo sfruttare in Italia, dove<br />

l’antica tradizione del Lotto si fonde con<br />

l’innovazione del Gratta e Vinci, di Win for<br />

Life e tanti altri giochi che portano nelle<br />

casse dell’erario circa 9 miliardi di euro 61<br />

(dei quali la sola Lottomatica ha contribuito<br />

100 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

0,2<br />

5,9<br />

2,5<br />

4,1<br />

2,3<br />

1,6<br />

9,3<br />

21,7<br />

2008<br />

2,3<br />

5,7<br />

9,4<br />

Scommesse Sportive<br />

Superenalotto<br />

Bingo<br />

Lotto<br />

Scommesse Ippiche Skill Game<br />

(incluso Poker online)<br />

per quasi il 50%). Anche di fronte a successi<br />

importanti come quelli più recenti, <strong>Accento</strong><br />

sull’Italia non può immaginare che il mercato<br />

resti impermeabile ai nuovi paradigmi del<br />

cambiamento. Certo si tratta di un’industria<br />

più giovane di tante altre, che forse<br />

proprio per questo non viene pienamente<br />

influenzata dai trend, ma piuttosto li<br />

influenza direttamente. È tuttavia chiaro<br />

che ci siano una serie di temi caldi da<br />

affrontare, a cominciare dalla migrazione<br />

verso i canali online che nel 2009 sono<br />

cresciuti (per raccolta) del 154% a circa 4<br />

miliardi di euro. Una tendenza che insieme<br />

alla richiesta di giochi veloci con alte vincite<br />

risponde alla domanda di Quick&Deep,<br />

ma in qualche modo si sovrappone anche<br />

all’Unique&Universal quando si pensa a un<br />

maggior semplicità di utilizzo facendo leva<br />

sulle eccellenze locali. Uno schema fino a<br />

oggi proposto con successo da Microgame<br />

che nel suo network è riuscita ad aggregare<br />

oltre 100 operatori locali.<br />

Il gambling è talvolta un’industria guardata<br />

con sospetto, tra ombre e luci. I detrattori del<br />

mercato – più numerosi di quanto si possa<br />

immaginare – sollevano in continuazione il<br />

dilemma etico del gioco, chiamando in causa<br />

la moralità di facili vincite e i pericoli di<br />

grandi perdite. I big del settore sono quindi<br />

chiamati sempre più spesso in causa per<br />

“insegnare” il gioco responsabile e prevenire<br />

le ludopatie, ma anche per garantire la<br />

trasparenza e la sicurezza delle transazioni in<br />

nome del Trust&Sharing.<br />

Un nuovo approccio adottato dai principali<br />

player del settore: Lottomatica, ad esempio,<br />

è stato il primo a essere certificato per il<br />

gioco responsabile dalla Global Gambling<br />

Guidance Group. Bwin, insieme alla Harvard<br />

Medical School, ha realizzato un progetto<br />

finalizzato alla prevenzione del gioco<br />

patologico, Gioco Digitale con l’apertura di<br />

uno sportello dedicato proprio ai ludopatici.<br />

Sul fronte delle transazioni, invece, i<br />

maggiori operatori hanno deciso – in nome<br />

della trasparenza e dell’assenza di conflitti<br />

d’interesse - di avvalersi di organizzazioni<br />

esterne per la certificazione delle proprie<br />

piattaforme di pagamento.<br />

Ma il gioco risponde anche alle richieste<br />

di Crucial&Sustainable, con un approccio<br />

sempre legato all’etica che in qualche modo<br />

aiuta anche la reputation del settore. Il<br />

risultato comunque è piuttosto evidente<br />

con un crescente impegno a favore della<br />

comunità e con una focalizzazione sul<br />

core business e sui giochi che fanno<br />

leva sul sogno tradizionale di modificare<br />

radicalmente le proprie condizioni<br />

economiche (i jackpot multimilionari del<br />

Superenalotto, per esempio). In quest’ottica<br />

Sisal e Lottomatica sono state tra le prime


Figura 24. La raccolta del Gambling in Italia<br />

(2005-2009)<br />

1.434<br />

392<br />

2008<br />

+ 154%<br />

+ 158%<br />

3.765<br />

850<br />

2009<br />

1° Q Totale<br />

Fonte: Osservatorio Gioco online Politecnico Milano, AAMS, Sogei<br />

società ad approvare un piano d’azione<br />

per finanziare attività ed eventi culturali,<br />

sociali e sportivi.<br />

4.6.2 La nuova CEO agenda<br />

Mld €<br />

+ 58%<br />

1.340<br />

2010<br />

Nel pieno della crisi finanziaria che dalla<br />

seconda metà del 2008 ha travolto prima gli<br />

Stati Uniti e poi l’Europa, in tanti spiegavano<br />

la crescita del settore con l’inseguimento di un<br />

sogno. Di una vincita che potesse risolvere tutti<br />

i problemi. Gli addetti ai lavori, al contrario,<br />

si lamentavano perché la crisi rallentava la<br />

crescita di un’industria appena nata. La verità<br />

probabilmente sta nel mezzo, perché la molla<br />

del sogno milionario spinge tanti a giocare, e<br />

costringe i CEO a pensare a una nuova agenda<br />

per il futuro prossimo per non rallentare la<br />

progressione del mercato. Anche quando la<br />

crisi sarà solo un ricordo sbiadito.<br />

Le sfide e le grandi scommesse del comparto<br />

risiedono sia nella ricerca di nuovi revenue<br />

stream sia nell’allargamento e fidelizzazione<br />

della base clienti attraverso due leve: la<br />

promessa di una nuova vita con una vincita<br />

importante e la garanzia di divertimento<br />

sicuro. Una partita che non può essere<br />

vinta senza la capitalizzazione degli asset<br />

tecnologici a disposizione (e.g. service<br />

providing, networking), ma che ha bisogno<br />

anche dell’ottimizzazione dei profitti,<br />

cominciando da un’attenta analisi delle<br />

voci di ricavo e costo e riflettendo sugli<br />

investimenti in marketing. Tra gli obiettivi<br />

finali ci sono anche lo sviluppo di nuovi<br />

prodotti capaci di attrarre masse critiche di<br />

rilievo, evitando flop annunciati.<br />

Il gambling però ha bisogno soprattutto<br />

di uscire allo scoperto, di lasciarsi<br />

definitivamente alle spalle quell’aurea<br />

fumosa delle vecchie bische che nulla hanno<br />

a che vedere con il mercato di oggi. Proprio<br />

per questo sono ancora più importanti gli<br />

investimenti in marketing a difesa della<br />

brand reputation e l’industrializzazione del<br />

risk management contro frodi e riciclaggi.<br />

Per i protagonisti del gambling Made in Italy,<br />

anche per rispondere all’assalto dei player<br />

esteri che guardano alla nostra Penisola<br />

come a una terra di conquista, ci sono poi le<br />

prospettive d’internazionalizzazione, favorite<br />

dalla propensione di molti paesi europei ad<br />

adottare un quadro normativo sull’esempio<br />

del modello italiano. L’Italia ancora una<br />

volta, può giocare un ruolo importante,<br />

facendo leva proprio sulle sue capacità<br />

d’innovazione, ma deve anche riuscire a<br />

sfruttare le sinergie tra il gambling e i servizi<br />

commerciali, valorizzando le reti retail per<br />

portare il gioco fuori dai locali tradizionali.<br />

Per <strong>Accento</strong> sull’Italia, quindi, il fattore<br />

competitivo principale sarà nell’integrazione<br />

tra il concetto di gioco responsabile e gioco<br />

sicuro con una grande incognita legata<br />

all’evoluzione normativa, che probabilmente<br />

sarà all’insegna del miglioramento<br />

dell’efficacia nell’enforcement delle regole.<br />

60 Fonte: Dow Jones Factiva<br />

61 Fonte: MEF, 2009<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 101


102 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

4.7 Grocery Retail<br />

4.7.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

Il panettiere sotto casa, il macellaio<br />

all’angolo e la pescheria in centro. Ci sono<br />

realtà che resistono anche al cambiamento<br />

del contesto, specie in Italia, dove il settore<br />

della Grande Distribuzione sente l’influenza<br />

dei negozi di prossimità. Nonostante tutto<br />

preferiamo fare la spesa a pochi passi da<br />

casa, pagandola anche di più pur di non<br />

dover prendere la macchina. Abbiamo meno<br />

tempo per le nostre attività quotidiane e il<br />

fattore vicinanza è diventato una necessità,<br />

perché il risparmio potrebbe non valere<br />

quanto il tempo impiegato per fare la<br />

spesa. E la sfida della Grande Distribuzione<br />

Organizzata (GDO) passa proprio da qui:<br />

dalla velocizzazione del processo d’acquisto<br />

e dall’ottimizzazione della ricerca dei<br />

prodotti.<br />

La verità è che siamo un popolo abituato a<br />

mangiare bene e particolarmente attento<br />

alla qualità, un fattore che fino a oggi ha<br />

frenato la crescita in Italia dei discount e<br />

delle marche private. Ci fidiamo dei brand<br />

conosciuti e dei consigli del negoziante, poco<br />

di quello che non conosciamo, a meno che<br />

non ci sia una promozione, perché gli sconti<br />

nonostante tutto sono una leva sempre<br />

efficace. Tra il 2008 e il 2009 le vendite<br />

sottocosto sono aumentate del 10% 62 , ma<br />

spesso non sono sufficienti a fidelizzare<br />

i clienti, riducendo la marginalità delle<br />

insegne e impattando quindi sui risultati.<br />

In questo contesto il mercato della GDO è<br />

fortemente concentrato a livello locale, ma<br />

frammentato su tutto il territorio con i primi<br />

5 operatori (Coop, Auchan, Conad, Carrefour,<br />

Esselunga) che insieme hanno una quota di<br />

mercato ferma al 32% 63 . Poco per un settore<br />

che vale il 9% del PIL con 138 miliardi di<br />

spesa complessiva, ma che per il 23% resta<br />

nelle mani della distribuzione tradizionale,<br />

una quota che in Francia e Germania arriva a<br />

fatica al 4% 64 .<br />

Le grandi superfici hanno sofferto<br />

maggiormente della crisi dell’ultimo anno<br />

rispetto al negozio di prossimità. Nei primi<br />

nove mesi del 2009 la rete degli ipermercati<br />

si è ridotta del 2% 65 eppure sembra che sia<br />

solo l’apertura di nuovi punti vendita a poter


spingere il mercato. Il fatturato di settore<br />

è, infatti, cresciuto del 2%, ma a parità di<br />

perimetro (ovvero punti vendita) sarebbe<br />

calato lo scorso anno dell’1% 66 .<br />

Per uscire dall’impasse i big del settore<br />

dovrebbero cogliere opportunità di fusioni<br />

e acquisizioni, magari sfruttando anche il<br />

contesto economico. Si può pensare almeno<br />

a nuove strategie di alleanza, o partnership,<br />

migliorando contestualmente anche i piani<br />

di fidelizzazione clienti. Il grande passo,<br />

però, non può prescindere da una nuova<br />

concezione del punto vendita. Sfruttando<br />

il nuovo bisogno di rapidità e semplicità, lo<br />

store dovrebbe diventare il punto centrale<br />

dell’incontro tra la domanda e l’offerta.<br />

Il luogo dove il cliente possa trovare<br />

immediatamente tutto ciò di cui ha bisogno:<br />

dalla semplicità d’acquisto, grazie alle nuove<br />

innovazioni tecnologiche, alla tradizionale<br />

competenza degli assistenti di vendita.<br />

Senza fatica e senza doversi spostare<br />

altrove, ritrovando anche un’offerta di<br />

servizi a valore aggiunto.<br />

Gli scenari sopra descritti possono essere<br />

letti anche e soprattutto attraverso la lente<br />

dei nuovi paradigmi del cambiamento.<br />

In questo senso la spinta più forte arriva<br />

da Quick&Deep. Dal bisogno, cioè, di<br />

fare la spesa in velocità e senza difficoltà,<br />

ottimizzando i tempi di acquisto attraverso<br />

una maggiore e facile fruibilità dei servizi,<br />

sfruttando tutti i canali della modernità,<br />

dal web al mobile. Come già succede<br />

all’Esselunga: faccio la spesa online, pago<br />

e i miei prodotti arrivano a casa nella<br />

fascia oraria da me indicata. Oppure da<br />

Auchan che ha importato il "drive through":<br />

ordino via internet e quando ho tempo<br />

passo con la macchina a ritirare i prodotti<br />

scelti e pagati online, sperimentando al<br />

tempo stesso un modo completamente<br />

nuovo di fare la spesa! Ma sfruttare i<br />

canali digitali vuol dire pensare non solo<br />

a nuove modalità interattive ma anche a<br />

nuovi sistemi di pagamento, attraverso<br />

l’utilizzo dell’innovativo shop o personal<br />

pod: lo strumento capace di coinvolgere il<br />

consumatore che sperimenta lo shopping<br />

interattivo attraverso semplici gesti fin<br />

dall’ingresso nel punto vendita. Con<br />

questo nuovo pod il consumatore riceve<br />

immediatamente le notizie relative alle<br />

promozioni in corso nel punto vendita o<br />

alle caratteristiche del prodotto, leggendo<br />

il codice a barre dei prodotti mantiene<br />

costantemente aggiornato il valore dello<br />

scontrino finale, imbusta la merce mano<br />

a mano che la seleziona dallo scaffale<br />

e arriva alla cassa senza necessità di<br />

distribuirla sul nastro poiché, consegnando<br />

lo shop pod all’assistente, lo scontrino<br />

viene emesso automaticamente: una spesa<br />

consapevole e veloce.<br />

Quick&Deep però vuol dire anche migliorare<br />

l’esperienza di acquisto attraverso una<br />

“teatralizzazione” del punto vendita con<br />

eventi in loco (promozioni ed eventi a tema<br />

come gli incontri con i grandi chef per<br />

sperimentare nuovi prodotti e abbinamenti<br />

culinari) e con una maggior attenzione<br />

all’architettura della distribuzione e ai<br />

contenuti informativi dei prodotti.<br />

Resta il fatto che il mercato della grande<br />

distribuzione non è forse attrattivo come un<br />

auto di lusso e l’appeal sul grande pubblico<br />

non è così forte come quello di altri settori,<br />

ma proprio per questo Trust&Sharing è<br />

ancora più importante.<br />

Lo sforzo di creare una community di<br />

consumatori viene ricercato con la solita<br />

ricetta delle formule di fidelizzazione, dalla<br />

carta Fidaty di Esselunga alla Nectar che<br />

raggruppa differenti operatori. L’obiettivo è<br />

sempre lo stesso: conquistare la fiducia dei<br />

consumatori per poi vendere e distribuire<br />

marchi privati (come i farmaci generici<br />

di Coop). Ma in cambio i clienti chiedono<br />

più attenzione, dalla corporate social<br />

responsibility, alla disponibilità di nuovi<br />

formati: le monoporzioni per i single e<br />

62 Fonte: Planet Retail, 2010<br />

63 Fonte: Business Monitor, 2010<br />

64 Fonte: Ibidem<br />

65 Fonte: Federconsumatori, 2009<br />

66 Fonte: Ibidem<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 103


quelle maxi per le famiglie numerose, fino<br />

alla specializzazione in particolari categorie<br />

di prodotti, per rispondere alle esigenze di<br />

un consumatore sempre più multietnico.<br />

La fidelizzazione si lega quindi anche alla<br />

distintività che il punto vendita deve avere.<br />

Il cliente si deve sentire parte di un club e<br />

per questo avere diritto a sconti e a offerte<br />

esclusive riservate a lui. Offerte che magari<br />

gli possono essere segnalate attraverso sms<br />

quando si trova in prossimità dello store. Un<br />

concetto a cavallo con Unique&Universal<br />

che spinge anche l’ottimizzazione degli<br />

assortimenti, la tracciabilità di processi<br />

e prodotti come nel caso dell’accordo tra<br />

Conad e Regione Sicilia per favorire l’export<br />

delle produzioni ortofrutticole sfruttando<br />

le partnership internazionali del retailer. E<br />

ancora lo sviluppo di nuovi social media,<br />

come ha fatto Carrefour con un sito dedicato<br />

alle mamme per scambiarsi informazioni e<br />

presentare offerte.<br />

In un settore come il retail non poteva<br />

certo mancare il paradigma del<br />

Crucial&Sustainable, il ritorno alle origini<br />

che si basa su una filiera sostenibile, su<br />

strutture a basso consumo energetico<br />

e su una catena produttiva integrata.<br />

Strategia cavalcata da Coop con la<br />

realizzazione del polo logistico per il Non<br />

Food energeticamente autosufficiente 67 , ma<br />

anche da Finiper che ha avviato il progetto<br />

104 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

“I Naturale” (marca commerciale ecofriendly),<br />

documentando prodotti, imballaggi<br />

e impatto ambientale delle attività svolte dai<br />

punti vendita.<br />

4.7.2 La nuova CEO agenda<br />

Le sfide di domani, quelle da affrontare con<br />

la nuova CEO Agenda, avranno due capisaldi:<br />

da un lato il cliente come protagonista sulla<br />

scena dell’acquisto, dall’altro l’innovazione<br />

della formula di gestione che dovrà diventare<br />

più veloce e reattiva agli impulsi esterni per<br />

favorire la consumer connection.<br />

Il principio chiave è che il cliente vada<br />

sempre messo al centro delle decisioni<br />

aziendali. Ancora di più in un settore<br />

competitivo come quello della grande<br />

distribuzione dove la fidelizzazione è bassa<br />

e il cambio d’insegna è dietro l’angolo.<br />

Per invertire la rotta bisogna ripensare<br />

il marketing, ridefinendo le offerte e la<br />

comunicazione su misura per ciascun<br />

consumatore, garantendo più informazione<br />

attraverso una maggiore multicanalità per<br />

soddisfare nuovi e vecchi bisogni e per offrire<br />

nuove esperienze di acquisto.<br />

In quest’ottica deve cambiare anche la<br />

gestione del lavoro. I processi decisionali<br />

e operativi devono essere veloci quanto le<br />

scelte e le necessità dei clienti, forse anche<br />

di più per intercettare i cambiamenti e<br />

proporre novità prima della concorrenza.<br />

Decisioni più rapide permettono di investire<br />

su servizi accessori, di lanciare programmi<br />

di fidelizzazione in partnership, ma anche di<br />

spingere sulla marca privata utilizzandola<br />

come opportunità di nuovi e diversi modelli<br />

di collaborazione.<br />

Il settore deve quindi investire nello studio<br />

di un nuovo modello di formato, basato sulla<br />

prossimità con una dimensione esperienziale<br />

volta verso una relazione quasi conviviale<br />

con il punto vendita. Una scommessa che<br />

se vinta cambierebbe definitivamente il<br />

mercato, a patto di riuscire a coniugare<br />

le vecchie logiche industriali (la ricerca<br />

dell’efficienza operativa) alla componente<br />

estetica per offrire velocità e profondità<br />

all’esperienza d’acquisto esaltando anche le<br />

eccellenze locali.<br />

Con questa rinnovata Agenda, <strong>Accento</strong><br />

sull’Italia immagina dunque uno scenario<br />

con più canali di connessione con il cliente,<br />

nuovi strumenti per l’acquisto da casa e<br />

un rinnovato impegno nella sostenibilità e<br />

socialità del punto vendita.<br />

L’aumento dei canali si traduce con<br />

l’implementazione di servizi innovativi<br />

per il ritiro e la consegna dei prodotti,<br />

inserendo oltre al servizio a domicilio e al


drive through, anche un distributore esterno,<br />

simile alle vending machine. Tecniche che<br />

potrebbero aumentare l’assortimento del<br />

no food aprendo nuove opportunità di<br />

business, ad esempio nei medicinali generici<br />

o nell’abbigliamento. Ma nuovi canali vuol<br />

dire anche la possibilità di comunicare con<br />

il cliente via mobile, aprendo una nuova era<br />

di interazione tra domanda e offerta. Canali<br />

che potrebbero anche passare attraverso<br />

la domotica, magari integrata negli<br />

elettrodomestici della cucina.<br />

Non meno importante la sostenibilità con<br />

investimenti diretti verso prodotti biologici a<br />

chilometro zero e l’utilizzo di fonti di energia<br />

rinnovabili all’interno dei punti vendita.<br />

Aumenterebbero forse i costi, ma anche la<br />

credibilità e l’attrattività della marca.<br />

La sfida del futuro sarà quella di reinventare<br />

il punto vendita proponendo servizi accessori<br />

in co-branding in un’ottica di cooperazione<br />

tra pubblico e privato, per esempio fornendo<br />

un servizio gratuito di consegna a domicilio<br />

della spesa impiegando persone in via di<br />

reinserimento nella società.<br />

La scommessa del Grocery Retail è<br />

diventare un emporio digitale, traducendo<br />

lo stile italiano in un modello che possa<br />

essere replicato all’estero, incentrato sulla<br />

prossimità con una dimensione esperienziale<br />

volta a una nuova relazione conviviale con<br />

il punto vendita che ne esalti la dimensione<br />

dell’aggregazione e di riferimento della<br />

comunità cittadina. L’obiettivo è quindi<br />

coniugare le logiche industriali esistenti alla<br />

componente estetica, da riscoprire all’interno<br />

della struttura della vecchia bottega emporio<br />

arricchita dal mondo digitale e dal design per<br />

offrire velocità e profondità all’esperienza<br />

d’acquisto al consumatore, esaltata dalla<br />

eccellenze locali.<br />

4.8 Industria Farmaceutica<br />

4.8.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

L’industria farmaceutica italiana si<br />

caratterizza per dimensioni contenute se<br />

confrontata con la dimensione delle “Big<br />

Pharma” globali di matrice anglosassone,<br />

svizzera e tedesca e si trova a competere<br />

nel mercato italiano con Branch Locali di<br />

multinazionali. 67 Fonte: Coop, 2009<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 105


Nel complesso il settore farmaceutico<br />

italiano si pone ai primi posti in Europa con<br />

un contributo significativo al Sistema Paese:<br />

- 2° per numero di imprese<br />

(dopo la Germania)<br />

-3° per valore della produzione<br />

(dopo Germania e Francia)<br />

-3° per numero di addetti<br />

(dopo Germania e Francia)<br />

- 4° per investimenti<br />

(dopo Germania, Francia e UK)<br />

Il mercato farmaceutico italiano vale<br />

25 Mld di euro 68 – pari a oltre il 18%<br />

della spesa sanitaria complessiva – e le<br />

industrie farmaceutiche con il loro indotto<br />

garantiscono un contributo al Paese di circa<br />

12 Mld di euro in termini di investimenti,<br />

imposte e stipendi 69 .<br />

Il settore ha retto bene alla recente crisi<br />

macroeconomica, con una crescita nel<br />

2009 sia degli investimenti in Ricerca e<br />

Sviluppo (R&D) e produzione (+1%) sia delle<br />

esportazioni totali (+2%) che rappresentano<br />

oltre il 50% della produzione e dimostrano la<br />

capacità dell’industria farmaceutica italiana<br />

di competere con successo sui mercati esteri.<br />

La farmaceutica in Italia determina il 43%<br />

106 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Figura 25. Valore mercato farmaceutico (Mld €) e contributo totale settore<br />

Ospedali<br />

(Pubblica)<br />

Farmacie<br />

(Pubblica)<br />

Ospedali<br />

(Privata)<br />

24,2<br />

5,2<br />

11,4%<br />

7,6<br />

3,3%<br />

25,0<br />

5,8<br />

11,2<br />

2008 2009<br />

delle esportazioni dei settori science-based<br />

del Paese 70 ed è il primo dei settori hi-tech<br />

italiani per quota di mercato mondiale;<br />

è il settore industriale con i più elevati<br />

investimenti di imprese internazionali (es.<br />

centri di eccellenza nella produzione di<br />

vaccini e insulina) e negli ultimi 10 anni le<br />

aziende a capitale italiano hanno realizzato<br />

39 acquisizioni all’estero dove operano con<br />

oltre 200 stabilimenti (tra le ultime in ordine<br />

di tempo quelle effettuate da Recordati in<br />

Romania e da Sigma-Tau negli USA con la<br />

Enzon – società quotata al Nasdaq – per<br />

l’acquisto del ramo d’azienda specializzato<br />

nelle malattie rare).<br />

Tuttavia a fronte di questi elementi, vanno<br />

considerati alcuni segnali di attenzione: il<br />

trend negativo dell’occupazione nel settore<br />

(-3% solo nel 2009), il rallentamento<br />

8,0<br />

Investimenti R&D<br />

e produzione<br />

Imposte<br />

Stipendi e<br />

contributi<br />

Investimenti<br />

produzione<br />

Imposte<br />

Stipendi e<br />

contributi<br />

Contributo totale<br />

farmaceutica +<br />

indotto<br />

2,3<br />

2,8<br />

Contributo diretto<br />

del farmaceutico:<br />

9,1 Mld €<br />

Contributo<br />

dell'indotto:<br />

2,7 Mld €<br />

della crescita degli investimenti in R&D e<br />

produzione e il saldo estero dei medicinali<br />

che è diventato negativo nel 2009 per oltre<br />

700 milioni di euro.<br />

Siamo di fronte a un mercato globale che nei<br />

prossimi anni crescerà a tassi del 5%, ma con<br />

dinamiche differenziate tra i paesi maturi e<br />

quelli in via di sviluppo.<br />

In Italia il mercato rimarrà stabile con una<br />

ricomposizione verso i “generici” (CAGR 06-13=<br />

+13,6%) in considerazione della scadenza<br />

dei brevetti di importanti “blockbuster”<br />

(es. Lipitor e Torvast di Pfizer), gli OTC<br />

(CAGR 06-13= +4,9%) 71 e – tra i farmaci da<br />

prescrizione – delle aree SNC, ematologici e<br />

muscolo-scheletrici.<br />

4,0<br />

0,7<br />

0,2<br />

1,8<br />

11,8


Figura 26. Efficacia sanitaria regioni<br />

Efficacia<br />

(# di indicatori positivi)<br />

32<br />

30<br />

28<br />

26<br />

24<br />

22<br />

20<br />

18<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

Lazio<br />

6<br />

4<br />

Puglia Sicilia<br />

2<br />

0<br />

Campania<br />

-1.400 -250<br />

Spesa sanitaria 2007 (1 Mld €)<br />

Sardegna<br />

Calabria<br />

In Italia la spesa sanitaria ha un<br />

finanziamento esclusivamente pubblico su<br />

base regionale. Nonostante i notevoli sforzi<br />

di contenimento della spesa sanitaria (con<br />

particolare focus su quella farmaceutica), il<br />

deficit accumulato da alcune Regioni rimane<br />

elevato e le spingerà a trovare ulteriori<br />

fonti di efficientamento (es. distribuzione,<br />

Liguria<br />

-200 -150 -100 -50 0 50<br />

Deficit sanitario 2009<br />

Veneto<br />

Molise<br />

Trento<br />

Friuli<br />

Piemonte<br />

Marche<br />

Umbria<br />

Abruzzo<br />

Basilicata<br />

Toscana<br />

Lombardia<br />

Bolzano<br />

Emilia<br />

Romagna<br />

generici). Cinque Regioni con il 38% della<br />

popolazione hanno accumulato tra il 2003<br />

e il 2009 più dell’80% dei disavanzi nella<br />

Sanità pubblica. I margini di risparmio, senza<br />

pregiudicare le prestazioni, sono ampi: lo<br />

testimonia la corrispondenza tra qualità della<br />

Sanità e controllo dei conti pubblici nelle<br />

Regioni virtuose, quali ad esempio Emilia<br />

Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto.<br />

Se tutte le Regioni si allineassero ai livelli più<br />

efficienti, si realizzerebbero risparmi di spesa<br />

di circa 11 miliardi di euro all’anno 72 .<br />

Accanto all’attenzione sull’efficienza del<br />

sistema sanitario, sta cambiando il peso dei<br />

diversi attori nell’incidere sulle prescrizioni<br />

(aumento dell’importanza del farmacista<br />

e pazienti più consapevoli) con una<br />

conseguente revisione degli attuali modelli<br />

“Field Force only”, e un’ottimizzazione della<br />

spesa di “Sale&Marketing”: taglio della Forza<br />

Vendita e contestuale sviluppo di canali<br />

alternativi.<br />

In questo contesto sono tanti i temi da<br />

trattare e tutti sono leggibili attraverso i<br />

paradigmi del cambiamento.<br />

L’attenzione al paradigma<br />

Crucial&Sustainable porterà al<br />

riposizionamento sul “farmaco etico” e<br />

nuovi approcci di generazione di valore<br />

nell’innovazione e ricerca e sviluppo e nei<br />

modelli distributivi.<br />

68 Fonte: analisi Farmindustria su dati Istat, Aifa e Osservatorio Pharmintec,<br />

2010<br />

69 Fonte: Ibidem<br />

70 Fonte: Farmindustria, 2009<br />

71 Fonte: Ibidem<br />

72 Fonte: analisi <strong>Accenture</strong> su dati Scuola Superiore S. Anna-Laboratorio<br />

Management e Sanità per il Ministero della Salute, 2008<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 107


I cambiamenti nei bisogni e nei<br />

comportamenti degli individui spingono<br />

a trasformazioni in ambito Quick&Deep:<br />

lyfestyle drug focalizzati sul miglioramento<br />

delle qualità della vita (es. Prozac, Viagra) e<br />

convergenza settoriale di farmaci e prodotti<br />

di largo consumo (es. Functional Food).<br />

Oltre che nella risposta ai bisogni dei<br />

consumatori pazienti, il futuro dell’industria<br />

farmaceutica passa anche per la costruzione<br />

di una migliore immagine agli occhi<br />

del mercato, per stringere un patto di<br />

Trust&Sharing, che si fondi sull’ethinomic.<br />

Il settore farmaceutico è un settore “ricco”<br />

(ROE medio nel 2009 pari al 29%) che non<br />

sempre riesce a giustificare il suo “value<br />

for money” anche in considerazione della<br />

rilevanza sociale della Salute. La sfida che<br />

gli stakeholder del sistema salute si trovano<br />

davanti consiste nel coniugare principi<br />

etici con il rigore del business, magari<br />

attraverso iniziative che portino le aziende<br />

farmaceutiche al fianco degli operatori<br />

della salute nell’erogare servizi di valore al<br />

paziente (es. assistenza remota per consentire<br />

la deospedalizzazione di pazienti cronici).<br />

Infine tra i temi caldi dell’industria<br />

farmaceutica c’è la focalizzazione sulla<br />

“pillola su misura” che – integrando<br />

innovazione biotech e migliore capacità<br />

diagnostica – valorizzi le scoperte in ambito<br />

108 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

genetico per costruire farmaci su misura e<br />

individuare nuove leve di differenziazione<br />

per i prodotti maturi (es. integrazione<br />

con i device) secondo un approccio<br />

Unique&Universal.<br />

4.8.2 La nuova CEO agenda<br />

Il settore farmaceutico mondiale è in una<br />

fase di profonda trasformazione e l’Italia può<br />

entrare da protagonista nella trasformazione<br />

in atto, valorizzando le risorse umane<br />

e liberando il potenziale della ricerca<br />

attraverso il superamento dei gap di sistema<br />

(es. finanziamento e tempistiche R&D,<br />

burocrazia) che limitano le imprese italiane<br />

nella competizione globale.<br />

In questo contesto la sfida maggiore per<br />

il settore farmaceutico si basa su una<br />

rivoluzione della Ricerca e dello Sviluppo, una<br />

profonda revisione delle strategie di accesso al<br />

mercato e della distribuzione per raggiungere<br />

un posizionamento strategico distintivo<br />

all’insegna di un’innovazione sostenibile.<br />

Nell’agenda dei CEO per l’immediato futuro<br />

c’è una rapida evoluzione dei modelli di<br />

gestione dell’innovazione che richiedono<br />

un efficientamento della spesa in ricerca e<br />

sviluppo con la condivisione di processi e<br />

asset tra diversi attori in ambito “clinical<br />

trial” e “clinical data management”.<br />

Questa strada da strutture di<br />

“research&development” ad approcci di<br />

“search&development” potrebbe essere<br />

seguita anche dallo sviluppo di modelli di<br />

ricerca che fanno leva sull'esternalizzazione<br />

relativa al modello dello scouting dei private<br />

equity e dell’open innovation.<br />

Oltre a sviluppare i farmaci del futuro le<br />

strategie che il management farmaceutico<br />

dovrà considerare dovranno guardare a<br />

raggiungere gli stakeholder emergenti con<br />

logiche di market access innovative: nuovi<br />

modelli organizzativi, nuove logiche di<br />

gestione che tengono conto delle specificità<br />

e del potenziale dei singoli account,<br />

integrazione di servizi "on top" al prodotto<br />

(ospedali e pazienti) come strumento di<br />

accesso e fidelizzazione.<br />

Infine per portare l’innovazione sul<br />

paziente finale, le aziende farmaceutiche<br />

dovranno rivedere le attuali strategie di<br />

marketing e distributive. In particolare, in<br />

ambito Sales&Marketing i nuovi processi<br />

di pianificazione commerciale integrata,<br />

i modelli di governance Centro-Rete e<br />

le azioni per massimizzare la field force<br />

effectiveness sono le priorità strategiche per<br />

raggiungere l’eccellenza da un punto di vista<br />

commerciale.


In ambito distributivo le strategie<br />

d’innovazione passano per la multicanalità e<br />

il ruolo dei canali diretti (es. Contact Center,<br />

Web). Se fino a ora la farmaceutica ha<br />

subito il web, ora è il momento di sfruttarlo<br />

per creare un canale diretto tra aziende e<br />

diversi interlocutori delle farmacie (Direct to<br />

Pharmacy), ma anche per gestire la relazione<br />

con il medico (Direct to Doctor) e a tendere<br />

anche verso alcuni account residuali (Direct<br />

to Hospital).<br />

Un posizionamento strategico distintivo<br />

e vincente per le aziende farmaceutiche<br />

italiane rispetto alle “Big Pharma” globali<br />

richiede scelte coraggiose nella Ricerca e<br />

Sviluppo, nel Market Access, nel Marketing<br />

e nella distribuzione per giocare da<br />

protagonisti in un contesto in radicale<br />

cambiamento dove si potrà essere solo<br />

vincitori o vinti.<br />

4.9 Media<br />

4.9.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

La crescita economica degli ultimi anni,<br />

fino allo scoppio della bolla dei mutui<br />

subprime e l’inizio della crisi internazionale,<br />

ha in parte distolto l’attenzione dal<br />

progressivo affermarsi di una trasformazione<br />

dell’industria dei Media. Un cambiamento<br />

epocale che sta investendo le preferenze<br />

dei consumatori riguardo al modo di<br />

accedere e di fruire delle informazioni<br />

e dell’intrattenimento: contenuti (ed<br />

esperienza dei contenuti) non più uguali<br />

per tutti, ma personalizzati sulle singole<br />

esigenze. Tra i maggiori operatori a livello<br />

globale, non tutti hanno mostrato la<br />

stessa reattività nell’adozione dei modelli<br />

e delle tecnologie per soddisfare le nuove<br />

richieste espresse dagli utenti. Chi si è<br />

mosso in ritardo si è trovato impreparato<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 109


Il televisore diventa<br />

il centro della ‘digital<br />

home’. Internet fa il<br />

suo ingresso ‘in salotto’<br />

con la “Over the top tv”<br />

aprendo la competizione<br />

tra operatori media,<br />

produttori di device e<br />

operatori di rete<br />

110 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

a controbilanciare, con una rinnovata<br />

proposizione di valore, l’improvvisa e drastica<br />

riduzione degli introiti pubblicitari.<br />

Il processo di trasformazione settoriale è<br />

irreversibile e i media devono riuscire ad<br />

adeguarsi. Anche a livello di sostenibilità del<br />

business.<br />

Quale dunque il panorama dei Media in Italia<br />

e le principali dinamiche in atto?<br />

Il mercato televisivo italiano vale circa<br />

9 miliardi di euro a fine 2009 e denota<br />

alcune caratteristiche strutturali che lo<br />

differenziano dagli altri grandi mercati<br />

europei. Da un lato la televisione in chiaro<br />

è quasi esclusivamente terrestre, così<br />

come nel Regno Unito, in Francia e in<br />

Spagna. Dall’altro l’Italia è l’unico paese,<br />

tra i maggiori mercati continentali, in cui<br />

la televisione raccoglie quasi 2/3 degli<br />

investimenti pubblicitari, la pubblicità<br />

televisiva è controllata da due operatori, la<br />

distribuzione via cavo e IPTV è marginale.<br />

Tali caratteristiche sono state per certi versi<br />

favorevoli all’innovazione e allo sviluppo.<br />

L’Italia è, infatti, il solo paese del Vecchio<br />

Continente che ha utilizzato il digitale<br />

terrestre come piattaforma di diffusione<br />

dell’offerta a pagamento, con Mediaset<br />

nel doppio ruolo di operatore commerciale<br />

e “pay”. Il recente boom della pay tv ha<br />

compensato, almeno in parte, gli impatti<br />

del calo degli investimenti pubblicitari nel<br />

2009 (TV -10%) 73 , modificato il tradizionale<br />

equilibrio delle risorse di sistema e avviato<br />

un nuovo motore di crescita per il comparto<br />

(il tasso di crescita medio annuo stimato<br />

per il periodo 2009-2013 è circa del 8%).<br />

Allo stesso tempo la forte polarizzazione<br />

del mercato pubblicitario intorno al settore<br />

televisivo ha rallentato l’affermarsi di altri<br />

mezzi e forme di comunicazione digitali<br />

e rappresentato un limite all’evoluzione<br />

dei modelli pubblicitari. Infatti, nel 2009,<br />

il peso della televisione sul totale degli<br />

investimenti in pubblicità era il doppio<br />

rispetto all’Inghilterra, mentre il peso degli<br />

investimenti pubblicitari su internet circa 1/5.<br />

Più articolato il fronte dell’editoria che vale<br />

12 miliardi di euro nel 2009, suddivisi tra<br />

i 4,3 miliardi dei quotidiani, i 4,2 miliardi<br />

dei libri, i 2,5 miliardi dei periodici e un<br />

miliardo circa legato alle directory. La carta<br />

stampata ha sofferto storicamente di un<br />

ritardo strutturale nei confronti della TV,<br />

dovuto alla minore penetrazione dei mezzi,<br />

ai minori indici di lettura e al minor controllo<br />

sulle risorse pubblicitarie. Il crollo degli<br />

investimenti registrato nel 2009 ha quindi<br />

colpito in misura molto forte i quotidiani<br />

(- 22% rispetto al 2008) e soprattutto i<br />

periodici (- 29%). Questo fenomeno di<br />

natura congiunturale ha aggravato un<br />

quadro che ormai da alcuni anni evidenzia


importanti criticità: la migrazione dei lettori<br />

verso internet e il rallentamento delle<br />

vendite di prodotti “collaterali” che hanno<br />

saturato il proprio potenziale, dopo aver<br />

sostenuto i conti economici degli editori<br />

fino a pochissimo tempo fa. Gli editori di<br />

quotidiani hanno reagito alla migrazione dei<br />

lettori verso l’online sviluppando prodotti<br />

internet di valore (le maggiori testate<br />

italiane hanno un numero di utenti unici<br />

analogo a quello dei lettori delle edizioni<br />

cartacee), dimostrandosi però incapaci, al<br />

pari dei principali editori internazionali,<br />

di monetizzare in maniera adeguata le<br />

consistenti audience generate online. I<br />

periodici consumer, tipicamente dimora<br />

dell’informazione tematica, non sono riusciti<br />

a fare altrettanto sul fronte dell’innovazione<br />

dell’offerta e hanno conseguentemente perso<br />

pubblico, diluendo il valore dei rispettivi brand.<br />

Il settore delle directory, che si rivolge a<br />

una domanda di pubblicità radicalmente<br />

diversa (piccole imprese, artigiani, esercizi<br />

commerciali), ha saputo sfruttare l’efficienza<br />

e l’efficacia del canale online, innovando i<br />

formati e aumentando l’aderenza dell’offerta ai<br />

comportamenti dei target di comunicazione;<br />

la forte crescita dei ricavi online nel 2009<br />

non ha però bilanciato la diminuzione degli<br />

introiti da prodotti tradizionali.<br />

L’editoria libraria ha registrato un calo<br />

di domanda per effetto della generale<br />

diminuzione dei consumi dovuta alla crisi<br />

economica. Anche in questo comparto<br />

le dinamiche congiunturali stanno<br />

accentuando, analogamente ai maggiori<br />

mercati internazionali, criticità più<br />

strutturali che condizionano le prospettive<br />

dell’intero comparto: gli spostamenti del<br />

mercato verso i lettori di e-book (es. Kindle),<br />

la corsa al ribasso sui prezzi, i costi elevati<br />

di un sistema che stampa e distribuisce<br />

fisicamente, l'adozione di innovazioni (i<br />

dispositivi, la rete) da parte della società. Si<br />

intravedono insomma i segnali del percorso<br />

che ha caratterizzato l’industria della<br />

musica nell’ultimo quinquennio. L’editoria<br />

professionale appare in controtendenza<br />

e ha fatto registrare tassi di crescita<br />

positivi facendo leva sui canali online<br />

per incrementare la personalizzazione<br />

e le funzionalità di un’offerta che è<br />

tradizionalmente specializzata e molto meno<br />

sensibile ai cicli economici negativi.<br />

La rapida panoramica mette in luce un<br />

settore Media che sta affrontando un<br />

delicato passaggio generazionale, in alcuni<br />

casi indirizzando le spinte al cambiamento,<br />

in altri, ancora subendole. Visto in una<br />

prospettiva più ampia, il settore evidenzia<br />

i tratti caratteristici dei quattro paradigmi<br />

evolutivi alla base dei cambiamenti più<br />

dirompenti in tutti i comparti del nostro<br />

sistema economico.<br />

Sotto la luce del Quick&Deep si percepisce<br />

chiaramente la richiesta d’informazioni<br />

sintetiche, ma significative per l’utente,<br />

come la possibilità di poter localizzare<br />

negozi e ristoranti e accedere alle news in<br />

qualunque momento, anche in mobilità.<br />

Si cerca quindi un’esperienza di consumo<br />

arricchita in ambito sensoriale, per esempio<br />

con i touch-screen di iPhone e iPad e<br />

l’utilizzo dei social network, e, allo stesso<br />

tempo, un’esigenza di presidio delle user<br />

experience che, nei canali digitali, assume<br />

un’importanza pari al contenuto stesso.<br />

“Quello che voglio, quando voglio”, risponde<br />

invece al paradigma Unique&Universal<br />

e alla possibilità di accedere a modelli di<br />

offerta personalizzati e semplificati come nel<br />

caso di Sky con la possibilità di comporre a<br />

piacere il proprio pacchetto televisivo, ma<br />

anche con Mediaset Premium On Demand<br />

con cui si può scegliere in ogni momento<br />

che film guardare, se metterlo in pausa o<br />

farlo ricominciare un’altra volta. Va in questa<br />

direzione anche l’adattamento dei contenuti<br />

a device diversi, in continua evoluzione<br />

come l’offerta di iPad, iPhone, e-book,<br />

strumenti che offrono anche all’utente finale<br />

un’utilizzazione più intuitiva, semplice e<br />

coinvolgente.<br />

73 Fonte: Nielsen, 2009<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 111


Trust&Sharing mette l’accento sul ruolo<br />

dell’accessibilità e della reciprocità, viste<br />

come opportunità di dialogo e condivisione<br />

tra l’utente e i Media, fino a diventarne<br />

in qualche modo protagonista; nel mondo<br />

dell’informazione sta prendendo piede<br />

il citizen journalism, una tendenza nata<br />

oltreoceano, che in Italia si sta affermando<br />

con la possibilità di commentare le notizie<br />

sui principali siti dei quotidiani e di caricare<br />

video amatoriali sulle Web TV delle principali<br />

testate giornalistiche. A questo va aggiunto<br />

il crescente ricorso ai social network<br />

anche da parte dei Media per aumentare<br />

il grado di conoscenza, interazione e,<br />

conseguentemente, fiducia dei propri utenti.<br />

La crisi ha messo sotto i riflettori anche<br />

il paradigma Crucial&Sustainable, un<br />

bisogno di tornare alle origini dell’industria<br />

investendo nella produzione di contenuti.<br />

Una strategia che spiega, almeno in parte, i<br />

recenti investimenti da parte di Mediaset che<br />

ha impiegato molte risorse nell’acquisizione<br />

di Endemol, Medusa Film e Tao Due<br />

specializzate nella realizzazione di film e<br />

fiction per la tv.<br />

I paradigmi Quick&Deep e Unique&<br />

Universal hanno un ruolo preponderante<br />

nella trasformazione del settore Media i cui<br />

operatori stanno finalmente evolvendo in<br />

società ‘consumer oriented’: diversificazione<br />

112 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

della fruizione, segmentazione dei contenuti,<br />

reti che non sono unidirezionali e broadcast,<br />

ma bidirezionali e IP, servizi sempre più<br />

complessi e configurabili, ne sono i segni più<br />

evidenti. In sintesi: il mondo Media adotta le<br />

logiche e gli strumenti del CRM.<br />

Il filo conduttore di questi aspetti è<br />

quello della crescente necessità di<br />

“personalizzazione” e ciò, oltre ad avere<br />

importanti implicazioni riguardanti<br />

l’evoluzione dell’offerta, ha delle<br />

conseguenze importanti sulla sostenibilità<br />

dei modelli di business.<br />

Fino a poco tempo fa una redditività basata<br />

prevalentemente sui ricavi pubblicitari<br />

rappresentava il modello più conveniente.<br />

Adesso la personalizzazione del servizio<br />

costa e non può più essere sostenuta dalla<br />

sola pubblicità e dai tradizionali modelli di<br />

vendita della stessa.<br />

È quello che è accaduto nella televisione<br />

digitale terrestre italiana, dove il rischio di<br />

cannibalizzare l’offerta in chiaro (free-toair)<br />

e il limitato valore pubblicitario della<br />

piattaforma digitale 74 hanno spinto Mediaset<br />

a puntare su un modello a pagamento per<br />

finanziare il lancio di nuovi canali tematici e<br />

premium.<br />

Ed è quello che sta accadendo nel mondo<br />

delle news online con il dibattito se sia<br />

giusto o meno fornire contenuti solo a<br />

pagamento (come ha fatto, per primo al<br />

mondo, il Wall Street Journal). In un contesto<br />

di specializzazione e personalizzazione del<br />

consumo di contenuti deve cambiare anche<br />

l’approccio alla pubblicità, sia da parte<br />

dei Media, sia da parte degli investitori.<br />

Si parla da tempo di behavioral targeting e<br />

performance marketing, ma il mercato resta<br />

sempre ancorato alle vecchie tradizioni sia<br />

dal punto di vista delle formule commerciali,<br />

sia da quello della valutazione dei mezzi<br />

da parte degli investitori. Di fatto si guarda<br />

ancora prevalentemente agli ascolti in valore<br />

assoluto, senza valutarne la qualità.<br />

Entrambi gli aspetti (formule a pagamento<br />

e pacchetti pubblicitari profilati) sono<br />

estremamente rilevanti per il settore<br />

dei quotidiani che, dopo aver creato<br />

significative audience online, deve ancora<br />

sviluppare la capacità di basare su di esse<br />

risultati economici significativi. L’obiettivo<br />

appare raggiungibile, a patto che vengano<br />

sviluppate capacità di:<br />

Originare con semplicità prodotti<br />

personalizzati a partire da un unico prodotto<br />

messo online (il quotidiano);<br />

Chiedere ai consumatori una contropartita<br />

monetaria alle informazioni personalizzate;<br />

Adottare modelli pubblicitari che consentano<br />

agli investitori pubblicitari di verificare


l’efficacia (ROI) di una comunicazione<br />

segmentata.<br />

Servono quindi modelli alternativi che,<br />

muovendo da un’offerta più rilevante per<br />

gli utenti e più segmentante, si fondino su<br />

formule a pagamento e logiche di vendita<br />

pubblicitaria più centrate sui target.<br />

4.9.2 La nuova CEO agenda<br />

Nel nuovo piano industriale i CEO del<br />

settore dovranno così puntare sul valore dei<br />

contenuti per gli utenti. L’utente digitale<br />

deve diventare il centro di un sistema di<br />

offerta la cui proposizione di valore si fonda<br />

su rilevanza, controllo e multifruizione.<br />

Gli snodi critici di questa trasformazione<br />

sono la gestione dei diritti sui contenuti,<br />

le piattaforme distributive (ruolo del<br />

broadband) e di accesso (device), la<br />

competizione/collaborazione con i nuovi<br />

operatori di filiera, le tecnologie abilitanti<br />

(content supply chain, customer analytics,<br />

advertising analytics, customer relationship<br />

management).<br />

Gli operatori Media dovranno massimizzare<br />

i ritorni a fronte dei costi in proprietà<br />

intellettuale, ampliando le possibilità<br />

di accesso ai contenuti e la versatilità<br />

della fruizione degli stessi. Nel far questo<br />

dovranno far leva su nuovi approcci<br />

alla gestione del ciclo di vita dei diritti<br />

(acquisizione-utilizzo-controllo), operando<br />

da venture capital in fase di acquisizione,<br />

da asset manager in fase di utilizzo e<br />

mettendo il “diritto” al centro in fase di<br />

controllo della profittabilità. La logica è,<br />

inizialmente, quella di individuare ed entrare<br />

in possesso dei contenuti di successo prima<br />

che siano affermati e costosi (venture<br />

capitalist). In seguito massimizzare il ritorno<br />

sugli investimenti attraverso l’impiego sul<br />

maggior numero possibile di piattaforme e<br />

formati (asset manager). Infine adottare un<br />

ciclo di pianificazione e controllo fondato<br />

sulla redditività dei diritti e non solo sulle<br />

tradizionali dimensioni (prodotto, business<br />

unit, linea d’offerta, ecc).<br />

A fronte di costi dei contenuti sempre<br />

più alti per via dell’intensificarsi della<br />

competizione per l’esclusiva sugli stessi,<br />

questo approccio mira ad abilitare uno<br />

sviluppo competitivo sostenibile dal<br />

punto di vista dei ritorni economici. Le<br />

potenzialità offerte dalle reti broadband<br />

in termini di versatilità nella fruizione<br />

dei contenuti (on demand, time shifting,<br />

multi-canalità, alta definzione), imporrà<br />

agli operatori, soprattutto televisivi, di<br />

considerare attentamente il ruolo delle<br />

reti di distribuzione IP nei propri piani di<br />

sviluppo a medio e lungo termine; tutto ciò<br />

dovrà avvenire tenendo in considerazione<br />

da un lato i risultati modesti ottenuti dalle<br />

piattaforme di accesso verticali/proprietarie<br />

(IPTV), dall’altro la forte penetrazione degli<br />

apparecchi televisivi collegati a internet, che<br />

è lecito aspettarsi guardando all’evoluzione<br />

del mercato americano.<br />

Per adattare i contenuti a device e<br />

piattaforme distributive diverse e in continua<br />

evoluzione, le aziende del settore dovranno<br />

riuscire a trasformare la struttura operativa<br />

e quella dei costi attraverso l’integrazione,<br />

l’esternalizzazione e l’ammodernamento<br />

delle tecnologie lungo la catena di<br />

acquisizione-gestione-consegna dei<br />

contenuti (digital supply chain).<br />

In questo contesto non è escluso che si<br />

aprano nuovi scenari di collaborazione<br />

tra operatori di settori convergenti: dalle<br />

infrastrutture fisse e mobili ai dispositivi<br />

digitali interconnessi; dai Data Center per<br />

la gestione dei contenuti alle interfacce<br />

utente; dagli strumenti di integrazione e<br />

collaborazione che abilitano la creazione di<br />

servizi digitali da parte di molteplici soggetti,<br />

all’accesso a dati attuali e storici sui clienti.<br />

Tali relazioni sono forse oggi ancora difficili<br />

da immaginare perché guidate da processi di<br />

grande innovazione tecnologica.<br />

74 Si pensi che un punto di audience sulla televisione digitale terrestre vale,<br />

in termini di raccolta pubblicitaria, 1/5 – 1/4 dell’equivalente audience<br />

sulla televisione analogica<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 113


Tuttavia il progressivo e inesorabile “ingresso<br />

di internet nel televisore di casa” e la<br />

diffusione dei nuovi aggregatori di contenuti<br />

(es: Google TV, Apple TV), renderà sempre più<br />

stretta l’interazione tra produttori di device e<br />

operatori Media.<br />

In conclusione, la grande scommessa del<br />

mondo dei media è quella di mettere il<br />

consumatore digitale al centro del suo<br />

futuro, dimenticandosi delle definizioni<br />

e dei confini, sempre più labili, tracciati<br />

dalle modalità di veicolazione dei contenuti<br />

utilizzate agli albori delle rispettive industrie.<br />

La competizione e le strategie vanno ora<br />

pensate in uno scenario molto più allargato<br />

e complesso. Il mercato uscirà più forte dalla<br />

crisi se saprà trasformare l’esperienza di<br />

consumo venendo incontro alle esigenze di un<br />

pubblico che è sempre meno telespettatore/<br />

lettore passivo e sempre più video/info<br />

consumatore attento, selettivo e partecipe.<br />

Per esempio, quella che gli addetti ai lavori<br />

chiamano “over the top tv” (Ott Tv), ma<br />

anche gli e-reader, potrebbero rappresentare<br />

un passo in avanti molto importante<br />

nell’incontrare i buyer value del consumatore<br />

digitale: la rilevanza, il controllo, la multifruizione<br />

e una user experience intuitiva e<br />

semplice.<br />

114 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Per le Ott Tv si tratta in sostanza di una<br />

programmazione, multi canale e on demand<br />

fruibile attraverso un set-top box collegato<br />

contemporaneamente al televisore e a<br />

una presa ethernet, oppure attraverso<br />

un televisore collegato direttamente a<br />

internet (le connected tv, come gli ultimi<br />

modelli di Sony e Samsung). Un sistema<br />

indipendente dal fornitore di connettività<br />

(i contenuti viaggiano su rete internet<br />

pubblica) e finanziato dalla pubblicità, dagli<br />

abbonamenti per i prodotti premium e dai<br />

micro pagamenti per la fruizione in modalità<br />

à-la-carte.<br />

Sul fronte degli editori il modello è basato<br />

sul successo del giornale digitale attraverso i<br />

nuovi lettori e-book e tablet PC che grazie a<br />

internet offrono il quotidiano con i contenuti<br />

più significativi per l’utente e con i continui<br />

aggiornamenti di giornata. Nessun dubbio<br />

sul modello di business che per forza di<br />

cose dovrà basarsi in modo consistente su<br />

abbonamenti e micro pagamenti.<br />

4.10 Moda e Lusso<br />

4.10.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

Nel mercato globale della Moda e del Lusso<br />

l’Italia è un attore centrale da decenni: il<br />

Made in Italy ha conquistato nel tempo<br />

un ruolo sempre più rilevante puntando<br />

sull’abilità e la creatività dei suoi artigiani,<br />

dei suoi imprenditori e dei suoi stilisti. In<br />

linea con la struttura dell’industry a livello<br />

globale, la moda in Italia presenta un settore<br />

industriale frammentato: sono 80 mila le<br />

piccole-medie imprese operanti nella filiera<br />

a livello nazionale e nel mondo le prime 20<br />

aziende per fatturato rappresentano circa<br />

il 15% del mercato globale 75 . Fra i primi<br />

quindici gruppi italiani, solo nove hanno<br />

superato il miliardo di euro di ricavi nel<br />

2009: Luxottica il maggior player con 5,1<br />

Mld di euro, Benetton il secondo con 2<br />

Mld di euro seguito da player come Prada,


Giorgio Armani, Dolce&Gabbana e Coin che<br />

presentano una cifra d’affari compresa tra<br />

1,6 Mld e 1,2 Mld 76 di euro; Safilo è il nono<br />

con circa 1Mld di euro di fatturato.<br />

L’intero settore, indotto incluso, conta un<br />

giro d’affari di 56 miliardi di euro 77 . Dato<br />

ancor più significativo se si considera il<br />

fatto che l’Italia della moda è costruita su<br />

filiere che per anni hanno rappresentato (e a<br />

tutt’oggi costituiscono) l’eccellenza del paese<br />

quanto a innovazione e specializzazione.<br />

Basti pensare al distretto del tessile di Biella,<br />

quello dell’occhiale in Veneto, la lavorazione<br />

della pelle in Toscana e la produzione di<br />

scarpe tra le Marche e l’Umbria.<br />

L’Italia della moda, forte delle sue<br />

competenze e tradizioni, ha reso Milano<br />

capitale del fashion europeo anche grazie<br />

alla capacità di capitalizzare un’altra grossa<br />

punta di diamante del Sistema Paese: il<br />

design. La sua influenza nella moda ha<br />

aperto ai brand nuovi spazi nell’arredamento,<br />

nelle collezioni casa e spesso negli<br />

accessori, contribuendo a un processo di<br />

ingegnerizzazione dell’innovazione poi<br />

applicata anche nella ricerca di materiali,<br />

funzionalità e forme del tutto originali.<br />

La grande tradizione e la profonda<br />

conoscenza dei materiali e dei processi<br />

di produzione sviluppatasi nel tessuto<br />

imprenditoriale italiano ha anche un<br />

lato oscuro della medaglia che si chiama<br />

contraffazione. In Italia esiste un mercato<br />

parallelo che oscilla tra i 3,5 e i 7 miliardi<br />

di euro l’anno 78 , una cifra che vale al nostro<br />

Paese il triste primato in Europa.<br />

Tra il 2008 e il 2009 la crisi internazionale<br />

ha toccato il settore della moda generando<br />

una diminuzione delle vendite a livello<br />

globale (-9% per il Fashion nel 2008<br />

e -8% nel 2009 per il Lusso 79 ) che ha<br />

spinto l’intero sistema a riflettere sul suo<br />

futuro, accelerando dinamiche già in atto.<br />

Significativi cambiamenti, infatti, hanno<br />

influenzato e tutt’ora influenzano il modello<br />

operativo e di sviluppo della moda:<br />

• Il consumatore è sfiduciato o comunque<br />

meno propenso alla spesa, è sempre più<br />

consapevole, guarda anche il rapporto<br />

qualità/prezzo, spesso considera importanti<br />

le componenti etiche e valorizza le caratteristiche<br />

intrinseche/funzionali del prodotto;<br />

• Il lusso non significa più ostentazione:<br />

l’esclusività si riflette sulla qualità, non<br />

solo del prodotto, ma anche del servizio e<br />

dell’esperienzialità a esso connessi;<br />

• L’applicazione della tecnologia abilita<br />

l’apertura di nuovi canali di vendita<br />

(e-commerce nella moda più che<br />

raddoppiato tra il 2006 e il 2009 80 ), e<br />

75 Elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati Capital IQ, 2009<br />

76 Il Sole 24 ore, classluxury.net, fashionmagazine.com<br />

77 Luxury Summit Il Sole 24 ore, 2010<br />

78 Elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati Luxgallery.it e interviste <strong>Accenture</strong><br />

79 Elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati Altagamma (2008), Merrill Lynch e<br />

Datamonitor<br />

80 Altagamma, 2009<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 115


consente una sempre maggiore connessione<br />

tra il brand e il suo pubblico (website,<br />

contenuti digitali per iPhone, video di sfilate<br />

su youtube, ecc) oltre che lo sviluppo di<br />

nuove comunità che influenzano trend e stili<br />

(blogger, trend hunter, ecc);<br />

• La ricchezza si sposta verso nuove<br />

economie: i patrimoni personali nei Paesi<br />

Emergenti crescono più rapidamente che<br />

altrove (+16% all’anno 81 ), ma questi clienti<br />

della moda presentano diverse propensioni<br />

di spesa, comportamenti e preferenze<br />

d’acquisto rispetto a quelli occidentali.<br />

Inoltre, gli stessi paesi stanno diventando,<br />

oltre che produttori, anche importatori: tra il<br />

2009 e il 2010 le esportazioni dell’Italia sono<br />

aumentate del 15% verso l’Asia e del 37%<br />

verso i paesi dell’America Latina 82 ;<br />

• La presenza diretta nel retail da parte<br />

delle aziende è un fenomeno in crescita (il<br />

tasso di crescita medio annuo tra il 2007<br />

e il 2009 del canale wholesale è stato del<br />

-3% mentre quello retail dell’11% 83 ). Questa<br />

crescita quantitativa del canale diretto si<br />

accompagna a un’evoluzione qualitativa<br />

in ottica multicanale che può abilitare<br />

un’interazione e un dialogo continui con il<br />

nuovo consumatore.<br />

In aggiunta alle categorie e dimensioni di<br />

analisi tradizionali (fra cui quelle sopracitate)<br />

116 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

riteniamo che, anche per la Moda e il<br />

Lusso, l’utilizzo dei quattro paradigmi del<br />

cambiamento possa fornire una prospettiva<br />

nuova per la comprensione del contesto e per<br />

l’identificazione delle linee guida strategiche<br />

per le imprese del settore.<br />

Unique&Universal, paradigma per cui la<br />

moda senza dubbio rappresenta un pioniere,<br />

valorizza unicità e universalità dei prodotti<br />

a partire dal rinnovamento delle dicotomie<br />

globale/locale, e massa/individuale. Prodotti<br />

di ogni tipo ormai sono disponibili in tutti<br />

gli angoli del pianeta, ma nonostante una<br />

diffusione massiva dei brand globali, è<br />

sempre più forte la tendenza a espressioni<br />

di stile che riprendano tradizioni, abitudini<br />

locali (la diffusione del futon come<br />

complemento d’arredo) e mode del passato<br />

(il vintage ne è la massima espressione).<br />

Non solo. Prodotti cult entrano nella moda<br />

universale imponendosi come un "must have"<br />

in tutto il mondo (come è successo per i Ray<br />

Ban, nati per riproporre lo stile dei piloti<br />

della marina militare statunitense), mentre<br />

il multietnico si affaccia nelle collezioni sia<br />

arricchendone lo stile (Armani Casa adotta<br />

linee che richiamano la tradizione asiatica e<br />

la stilista islamica Ameera Aamer ha creato<br />

una collezione con materiali preziosi e colori<br />

forti ispirandosi all’abbigliamento delle<br />

donne dei Paesi di fede musulmana), sia<br />

dando vita a linee differenziate e dedicate<br />

a particolari mercati (Luxottica propone<br />

modelli di occhiali specifici studiati per il<br />

mercato asiatico).<br />

Unique&Universal significa anche creazione<br />

di un proprio stile, con una logica “mix &<br />

match” che non disdegna il “trading-up/<br />

down”: mentre nei mercati in via di sviluppo<br />

la griffe di alta gamma rappresenta ancora<br />

uno status symbol, nei Paesi maturi il<br />

bisogno di unicità e distinzione nasce proprio<br />

dalla necessità di (re)inventarsi.<br />

Da un lato, si indossa una borsa Louis<br />

Vuitton facendo shopping da Zara, dall’altro,<br />

stilisti di fama mondiale come Jimmy Choo<br />

creano collezioni speciali per i giganti<br />

del "fast fashion" quali H&M. In questo<br />

contesto, rinnovare facilmente il proprio<br />

guardaroba diventa una necessità: capi di<br />

seconda mano rivenduti online (e-Bay uno<br />

dei canali preferiti) offrono l’occasione per<br />

potersi concedere un abito griffato altrimenti<br />

non accessibile o di “sbarazzarsi” di un capo<br />

ormai non più utilizzato.<br />

Attributi quali personalizzazione, made to<br />

measure, one-to-one, special event e limited<br />

edition restano concetti fondamentali per il<br />

settore: abiti creati ad hoc per le Celebrity, i<br />

servizi di ricamo del monogramma personale<br />

sulle camicie, le membership esclusive,<br />

restano un elemento distintivo per chi le<br />

possiede, come il vero lusso comanda.


In questo contesto velocità e incisività,<br />

parole chiave del paradigma Quick&Deep,<br />

racchiudono in sé i concetti di efficacia,<br />

funzionalità, valore sia sotto il punto di<br />

vista del prodotto sia del canale di vendita.<br />

Elementi fondamentali per un consumatore<br />

che aspira a un rapporto qualità/prezzo<br />

ragionevole, spesso alla ricerca di attimi<br />

di lusso, prodotti che rispondono a precise<br />

funzionalità, punti vendita con assortimenti/<br />

servizi studiati "ad hoc" in funzione delle<br />

necessità di quello specifico momento.<br />

La tempestività della comprensione dei<br />

bisogni del mercato e di una risposta da<br />

parte delle aziende è fondamentale: la sua<br />

applicazione si nota nella strategia di Zara<br />

e H&M, che hanno rilanciato il fashion<br />

accelerandone tempi e ritmi e rendendolo<br />

più accessibile, nei temporary store (anche<br />

online) dove vengono lanciate collezioni<br />

flash o prodotti esclusivi da Gucci a Louis<br />

Vuitton, da Kickers a Pomellato, per fare<br />

solo alcuni esempi. Il concetto di velocità è<br />

quindi all’origine della sempre più accelerata<br />

rotazione delle collezioni, delle venditeevento<br />

di durata limitata (per esempio, le<br />

aste su eBay), della continua ricerca di nuovi<br />

metodi distributivi (sperimentati anche<br />

alcuni distributori automatici di calzature).<br />

Tutto ciò non deve distogliere l’attenzione<br />

dal contenuto esperienziale ricercato dal<br />

consumatore nel processo di acquisto<br />

ma, anzi, renderlo ancora più immediato<br />

ed evidente. Il cliente è coinvolto a 360°:<br />

entrando in un negozio Abercrombie &<br />

Fitch, per esempio, musica, profumo, luci,<br />

personale e ambiente fanno sì che il cliente<br />

sia completamente immerso nel mondo<br />

A&F e viva un’esperienza di acquisto unica<br />

e riconoscibile in qualsiasi parte del mondo.<br />

Allo stesso tempo, anche il prodotto si evolve,<br />

innovandosi e migliorando anche grazie alla<br />

cosiddetta “fertilizzazione” cross industry.<br />

Moda e design si uniscono per offrire<br />

funzionalità e innovazione: dalla collezione<br />

di giacche da moto con sistema di sicurezza<br />

interno realizzata da Brembo 84 , agli accessori<br />

Tucano, trendy e innovativi, appositamente<br />

studiati per i bisogni dei centauri urbani.<br />

Anche il connubio tra consumer-tech e moda<br />

dà vita a prodotti esclusivi e funzionali, come<br />

i cellulari Vertu di Nokia o la Citroen C3<br />

firmata Dolce&Gabbana.<br />

Il fenomeno del Trust&Sharing si<br />

sta diffondendo per generare lealtà e<br />

condivisione nei rapporti del brand con il<br />

cliente finale. Gli operatori della moda e del<br />

lusso aspirano a ottenere dai consumatori<br />

fiducia, approvazione e partecipazione in<br />

tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto: nel<br />

momento della creazione e lungo tutta la<br />

catena del valore.<br />

I marchi sono presenti nei social network<br />

(Facebook o Twitter rappresentano spazi di<br />

interazione vituale non solo per i brand più<br />

giovani come Diesel ma anche per il classico<br />

Hermès), l’influenza dei blogger sulle scelte<br />

di acquisto e le tendenze della stagione non<br />

toccano soltanto i clienti finali ma anche i<br />

buyer (The Sartorialist è stato definito un<br />

vero trend setter del nuovo millennio 85 ), i<br />

clienti sono coinvolti nella creazione delle<br />

campagne pubblicitarie o nella scelta dei<br />

testimonial (come ha fatto United Colors<br />

of Benetton grazie alla sua Global Fashion<br />

Community, It’s my time). Si può quindi<br />

sempre più parlare di una vera e propria<br />

co-creazione di valore tra brand e la propria<br />

clientela: quando Nike consente di disegnare<br />

e acquistare le proprie scarpe online, Adidas<br />

e Hawaiianas di personalizzare il proprio<br />

modello in-store, il cliente, indiscusso<br />

protagonista, esprime le proprie preferenze,<br />

mentre i brand comprendono sempre meglio<br />

i suoi bisogni. Una rete di touchpoint<br />

bidirezionali 86 abilita un continuo dialogo e<br />

scambio di informazioni, idee, impressioni,<br />

sensazioni, tra la marca e il proprio target.<br />

81 CAGR08-13E dell’High Net Worth Individual nella regione Asia-Pacific.<br />

Fonte: Merrill Lynch e Capgemini World Wealth Report 2009, IMF<br />

82 Elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati ISTAT, 2010<br />

83 Altagamma, 2009<br />

84 Che in caso di incidente si gonfia come un airbag<br />

85 Fonte: Time Magazine, 2010<br />

86 Punto di contatto fisico, umano o digitale tra il brand e il consumatore.<br />

Per bidirezionale si intende la comunicazione reciproca tra gli attori (ad<br />

esempio la possibilità di rispondere online a una survey attivata dal proprio<br />

brand preferito)<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 117


Negozi, ristoranti, temporary shop, siti<br />

web, tutti rivolti all’interattività, agiscono<br />

tramite punti di contatto fisici, digitali (siti<br />

web che consentono di scaricare cataloghi,<br />

video e campagne pubblicitarie) e umani<br />

(fondamentale in questo senso la relazione di<br />

fiducia che si genera, soprattutto nel lusso,<br />

tra il sale associate e il cliente) e abilitano<br />

un potenziale informativo senza precedenti.<br />

La voglia di tornare alle origini, la<br />

semplificazione della comunicazione, dei<br />

prodotti e delle funzioni d’uso, il rispetto<br />

dell’ambiente e l’impegno sociale fanno<br />

del "back to basic" un paradigma di<br />

cambiamento forte: Crucial&Sustainable.<br />

Il valore del prodotto deve essere giustificato<br />

da qualità e sostenibilità che si<br />

concretizzano in un richiamo alla storia,<br />

all’eredità e alla tradizione del brand.<br />

Ciò significa legare il prodotto alla<br />

sua lavorazione e riprendere modelli e<br />

manifatture passate ricordando, come Gucci<br />

con il suo bambù o Hermès con il colore<br />

arancione del grasso per cuoio, il significato<br />

di una storia di qualità e passione. Si<br />

diffondono accademie e scuole di formazione<br />

specializzate in mestieri legati alla moda e<br />

acquistano sempre maggiore importanza le<br />

botteghe artigiane, con la loro tradizione di<br />

prodotti lavorati a mano.<br />

118 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

La moda del Crucial&Sustainable lavora<br />

anche per la semplificazione dei prodotti e<br />

dei messaggi: il ritorno dell’orologio HipHop,<br />

in gomma e senza alcuna funzione, ne è un<br />

esempio significativo, così come la campagna<br />

pubblicitaria Diesel be stupid (“sii stupido”)<br />

che presenta un messaggio semplice, ma di<br />

impatto e facilmente ricordabile.<br />

L’impegno sociale e la sostenibilità si<br />

concretizzano nella comunicazione e<br />

diffusione di tematiche etiche, campagne<br />

di sensibilizzazione e sforzi per la riduzione<br />

dell’impatto ambientale. Stella McCartney,<br />

stilista nota per l’attenzione a questi temi,<br />

ha lanciato la Green Collection con una<br />

linea di accessori “vegan” dedicati a coloro<br />

che preferiscono non indossare materiali<br />

di origine animale, come pelle e pellicce. Il<br />

caso di Lacoste rappresenta un altro esempio<br />

significativo: primo brand internazionale a<br />

supportare l’iniziativa “Save your logo” che<br />

incentiva le aziende private o istituzionali<br />

a salvaguardare la biodiversità del pianeta<br />

impegnandosi nella protezione e difesa<br />

dell’animale rappresentato nel proprio logo<br />

(il coccodrillo nello specifico). La proattività<br />

delle aziende è premiata da consumatori<br />

sempre più attenti all’ambiente al punto che<br />

tutto quanto sia ecosostenibile è diventato<br />

chic: i prodotti Asap (as sustainable as<br />

possible) sono noti per essere realizzati con<br />

materiale riciclato; “I’m not a plastic bag”<br />

è ormai diventata un’icona mondiale. Il sito<br />

specializzato www.ecofashionworld.com<br />

guida e informa sui brand della moda con<br />

prodotti o processi produttivi orientati alla<br />

sostenibilità e, inoltre, a Parigi nel giugno<br />

2010 si è tenuta la prima fiera internazionale<br />

del Lusso sostenibile.<br />

4.10.2 La nuova CEO agenda<br />

Varie sono le sfide che il settore deve<br />

affrontare traducendo il significato dei<br />

paradigmi in indirizzi per la strategia<br />

aziendale.<br />

La declinazione dei paradigmi<br />

nell’organizzazione aziendale significa l’avvio<br />

di un cambiamento verso una nuova cultura<br />

“aperta al cliente”, in cui quest’ultimo<br />

assume sempre più il ruolo di risorsa chiave<br />

per la generazione di idee e innovazione.<br />

Il Trust&Share, attraverso i concetti di<br />

fiducia e condivisione, cambia l’approccio<br />

dell’impresa al mercato: insieme<br />

all’imprenditore, leader incontrastato come<br />

da consolidata tradizione italiana, c’è il<br />

cliente finale, monitorato, ascoltato e sempre<br />

più coinvolto nei processi core.<br />

Il concetto di Unique&Universal si<br />

costruisce a partire da questo presupposto:<br />

la personalizzazione del prodotto/servizio,<br />

la valorizzazione di esigenze locali insieme


Figura 27. Pervasività del nuovo paradigma nel modello di business<br />

Ecosystem<br />

Trust&Share<br />

Crucial&Sustainable<br />

Quick&Deep<br />

Unique&Universal<br />

Strategy<br />

Retail<br />

Web<br />

alla diffusione del valore del brand in ottica<br />

globale, diventa tanto più differenziante<br />

quanto maggiore è l’efficacia con cui ogni<br />

marchio riesce a comprendere le specificità<br />

dei propri clienti.<br />

New Touchpoints<br />

Analogamente il Quick&Deep è un<br />

paradigma applicabile laddove l’azienda<br />

sia in grado di capitalizzare la conoscenza<br />

del cliente al fine di costruire velocemente<br />

esperienze e offerte altamente rilevanti e<br />

profonde. E’ venuto pertanto il momento<br />

per le aziende italiane di rinnovare il proprio<br />

modello di impresa ampliando lo spettro<br />

di influenza del consumatore, dei buyer e<br />

di tutti i clienti del brand. La sfida consiste<br />

nell’“aprire l’impresa”, affrontando il mercato<br />

con un approccio Customer-Centric che<br />

valorizza il cliente ed è orientato alla sua<br />

comprensione, alla condivisione/co-creazione<br />

Analytics<br />

Customer insight<br />

Marketing lever<br />

Production<br />

Assortment<br />

Layout<br />

Pricing<br />

...<br />

di contenuti e valori e alla generazione<br />

di fiducia attraverso l’interazione e il<br />

dialogo su molteplici touchpoint. La sfida<br />

per la moda sta nel ricercare un delicato<br />

bilanciamento tra la creatività, lo stile e<br />

la promessa di brand generati in modalità<br />

“top down” (ovvero dall’intuito e creatività<br />

di imprenditori e stilisti) con le istanze che<br />

provengono dai consumatori, in modalità<br />

"bottom up". E per far questo la capacità di<br />

conoscenza e analisi dei consumatori sono<br />

evidentemente fondamentali.<br />

In ogni caso il percorso di declinazione<br />

dei paradigmi deve essere specifico per<br />

ciascuna realtà aziendale. In primis è<br />

fondamentale definire la propria strategia<br />

di risposta ai paradigmi, coerentemente<br />

con la propria strategia di brand e tenendo<br />

in considerazione il complesso ecosistema<br />

multicanale in cui si opera (es. qual è il mio<br />

bilanciamento atteso tra “quick” e “deep”?<br />

Quale modello di comunicazione devo<br />

adottare per essere “trusted”? Come posso<br />

abilitare uno “share” informativo con i miei<br />

clienti? Quali caratteristiche del prodotto<br />

possono essere “unique” rispetto ai contenuti<br />

standard e “universal”?)<br />

Le linee guida strategiche devono poi<br />

essere declinate e implementate attraverso<br />

molteplici touchpoint, sia fisici che digitali,<br />

fino a raggiungere il cliente finale. Questi<br />

saranno selezionati sulla base della<br />

loro coerenza con il messaggio e con la<br />

proposizione da veicolare nonché con la<br />

rilevanza rispetto al target customer.<br />

La gestione di una rete ampliata di<br />

touchpoint e il dialogo continuo con i<br />

consumatori forniscono uno straordinario<br />

potenziale informativo che, in presenza<br />

di capacità di analisi evolute (advanced<br />

analytics), può essere tradotto in customer<br />

insight. Questa conoscenza approfondita del<br />

cliente può essere utilizzata per definire e<br />

rinnovare continuamente i propri prodotti,<br />

i messaggi, le proposizioni commerciali e le<br />

esperienze di brand, all’interno di un circolo<br />

virtuoso che permette di essere sempre<br />

allineati ai (propri) paradigmi.<br />

In sintesi, nella CEO agenda delle aziende<br />

fashion vediamo quindi necessaria la<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 119


Figura 28. Il cambio di passo per le PMI Italiane<br />

Formazione<br />

professionale<br />

Innovazione,<br />

Ricerca e Sviluppo<br />

Nuovi prodotti/<br />

Semilavorati/<br />

Processi<br />

Spazio a<br />

nuovi talenti<br />

Distretti<br />

industriali<br />

Innovazione continua<br />

Sistema<br />

istituzionale<br />

Altre iniziative<br />

presenza di tre filoni principali:<br />

1. Multitouchpoint Interaction: creare un<br />

nuovo modello d’interazione con il cliente, in<br />

un’ottica “multitouchpoint”, in cui il cliente è<br />

al centro (da Re-Tail a Me-Tail).<br />

2. Advanced CRM&Analytics: dotarsi<br />

di capability avanzate per intercettare<br />

e analizzare le informazioni sui clienti<br />

PMI<br />

Sistema<br />

Moda<br />

Sistema<br />

finanziario<br />

120 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Priorità comuni Sinergie Comunicazione asset<br />

Spunti di business,<br />

ingegnerizzazione<br />

Piattaforme<br />

(informazioni e dati)<br />

condivise<br />

Università<br />

e Centri di<br />

Ricerca<br />

Service<br />

Provider<br />

(servizio<br />

coordinamento)<br />

...<br />

Nuova configurazione<br />

di distretto<br />

Nuovi mercati e<br />

canali<br />

Condizione di<br />

esperienze, asset,<br />

investimenti<br />

(customer insight).<br />

3. Agile Operations: sviluppare<br />

modelli operativi basati su capability<br />

di pianificazione integrata e su Supply<br />

Chain flessibili che consentano di tradurre<br />

velocemente (cioè con un ridotto time to<br />

market) la customer insight in prodotti<br />

(closed customer loop).<br />

Una considerazione aggiuntiva può essere<br />

fatta per le piccole e medie imprese, che<br />

devono affrontare un ulteriore sfida tenendo<br />

in considerazione principalmente due<br />

paradigmi.<br />

Da un lato, diventare Crucial&Sustainable<br />

significa mettere insieme le forze della<br />

“piccola impresa”, ricostruire sinergie<br />

all’interno dei distretti per generare una<br />

massa critica (di asset, portafoglio prodotti,<br />

competenze, canali distributivi, sbocchi<br />

commerciali, …) adeguata ad affrontare e<br />

sostenere le sfide del mercato globale.<br />

Il presidio e l’evoluzione delle eccellenze<br />

produttive, d’innovazione, creatività e<br />

artigianalità restano valori fondamentali<br />

su cui l’Italia della moda deve continuare<br />

a investire per generare un vantaggio<br />

competitivo sostenibile nel lungo termine.<br />

Non solo. Un settore caratterizzato da<br />

80 mila piccole e medie imprese deve<br />

recuperare competitività sia valorizzando<br />

le realtà storiche delle aziende italiane,<br />

sia affrontando il mercato con efficacia<br />

e tempestività. Il concetto di sinergia tra<br />

PMI si rafforza attraverso il Quick&Deep:<br />

programmi di formazione aperti a molteplici<br />

operatori, piattaforme e asset condivisi per<br />

la costruzione di database comuni, iniziative<br />

a supporto dell’internazionalizzazione,<br />

finanziamenti agevolati e politiche del


credito che facilitino la sinergia tra aziende<br />

possono rafforzare la capacità di “fare<br />

gruppo” coordinando fornitori e strategie<br />

commerciali per poi generare benefici<br />

economici, industriali e strategici in maniera<br />

più tempestiva e mirata. Un cambio di passo<br />

che aumenterebbe la visibilità delle PMI<br />

valorizzando anche il territorio.<br />

L’Italia della moda e del lusso, del design<br />

e delle botteghe artigiane di eccellenza<br />

deve consolidare e rilanciare la propria<br />

competitività su un mercato sempre più<br />

difficile e popolato da nuovi attori.<br />

I paradigmi del cambiamento, nati<br />

dall’osservazione delle nuove tendenze di<br />

mercato, rappresentano una prospettiva<br />

nuova - che può essere fatta propria dal<br />

Sistema Italia è in base alla quale definire un<br />

percorso distintivo per il rilancio dell’intero<br />

settore.<br />

4.11 Pubblica<br />

Amministrazione<br />

4.11.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

Il servizio pubblico rappresenta, di fatto,<br />

la prima “impresa” operante in Italia, con<br />

circa 10.000 Enti attivi su tutto il territorio<br />

nazionale.<br />

Le Amministrazioni Statali sono, inoltre,<br />

il più grande datore di lavoro d’Italia,<br />

impiegando più di 3,4 milioni di lavoratori<br />

a tempo indeterminato e circa 500.000<br />

collaboratori “atipici”. In termini economici,<br />

la spesa pubblica si attesta attorno a un<br />

valore prossimo a 780 miliardi di euro pari<br />

quasi alla metà del PIL del Paese.<br />

Questa enorme galassia si trova, al pari<br />

degli altri operatori economici, ad affrontare<br />

complessità crescenti che spingono al<br />

rialzo la spesa pubblica a fronte di una<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 121


disponibilità di risorse sempre più limitata.<br />

Il servizio pubblico, infatti, è oggi chiamato<br />

ad “aiutare” il tessuto economico-sociale,<br />

per rispondere a fenomeni sia strutturali<br />

(es. cambiamenti del mix demografico) sia<br />

congiunturali (es. la recente crisi). Tuttavia,<br />

gli spazi di manovra sono ridotti a causa di<br />

un vincolo di bilancio stringente.<br />

In questo scenario, una politica d’intervento<br />

efficace per il servizio pubblico dovrebbe<br />

agire in modo da promuovere interventi<br />

strutturali innovativi con un duplice<br />

obiettivo: migliorare i livelli di efficienza<br />

della spesa pubblica e, al contempo,<br />

incrementare la qualità e la capacità di<br />

sostenere il sistema economico-sociale della<br />

macchina statale.<br />

Per definire concretamente gli interventi<br />

prioritari da indirizzare, <strong>Accento</strong> sull’Italia<br />

ha ascoltato direttamente la voce degli<br />

amministratori pubblici che, come prima<br />

interfaccia tra il servizio pubblico e il sistema<br />

economico-sociale, hanno supportato<br />

l’identificazione degli aspetti più “sentiti” da<br />

imprese e cittadini.<br />

Uno dei paradigmi emersi con maggior<br />

forza dalle interviste effettuate è<br />

Unique&Universal. Cittadini e imprese<br />

stanno esprimendo una domanda verso il<br />

servizio pubblico sempre più consapevole<br />

122 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

ed esigente. Il sistema economico-sociale<br />

richiede, quindi, servizi più efficaci e<br />

“personalizzati”, in grado di soddisfare<br />

necessità complesse e crescenti. In questo<br />

contesto la Pubblica Amministrazione<br />

non si rivela sempre all’altezza delle<br />

aspettative. Un’eccessiva “burocratizzazione”<br />

e un sistema fiscale migliorabile, solo per<br />

citare alcuni tra gli aspetti più rilevanti,<br />

pregiudicano spesso i livelli di performance<br />

del servizio pubblico fungendo da vero<br />

e proprio freno allo sviluppo del tessuto<br />

imprenditoriale e alla qualità dei servizi<br />

erogati ai cittadini. Basti pensare, a titolo<br />

puramente esemplificativo, che il nostro<br />

paese si colloca stabilmente lontano dai<br />

propri “peer” per quanto concerne le<br />

classifiche internazionali di efficienza<br />

delle Amministrazioni Pubbliche nei servizi<br />

erogati alle imprese (ad esempio in caso<br />

di controversie di natura commerciale, la<br />

Giustizia italiana si dimostra eccessivamente<br />

lenta impiegando mediamente per azioni<br />

di tutela sui contratti circa 4 anni a fronte<br />

dei 300 giorni negli Stati Uniti, dei 331 in<br />

Francia, dei 394 in Germania e dei 404 in<br />

Gran Bretagna).<br />

In merito al paradigma del Trust&Sharing,<br />

è emerso chiaramente il bisogno, da parte<br />

del tessuto sociale, di una rifocalizzazione<br />

del servizio pubblico verso quegli ambiti<br />

considerati centrali per il presidio dei diritti<br />

fondamentali di cittadinanza. In particolare,<br />

il sistema Salute che, assieme alle altre<br />

componenti del Welfare, rappresenta il “core<br />

business” dei sistemi pubblici, è indicato,<br />

unanimamente, come il settore verso il<br />

quale è oggi necessario intervenire. Si<br />

rileva, infatti, da parte delle famiglie, una<br />

rinnovata esigenza di tutela e sicurezza<br />

ulteriormente accentuata dalla crisi. Risulta<br />

indicativo che, pur a fronte di un sistema<br />

sanitario universalistico che offre assistenza<br />

a tutti i cittadini, si registri, soprattutto fra<br />

le famiglie meno abbienti, un fenomeno di<br />

rinuncia alle cure. La metà delle famiglie<br />

in condizioni di “povertà relativa” nel 2009<br />

(1,2 milioni di euro), non riuscendo ad<br />

affrontare un esborso di tasca propria, ha,<br />

infatti, rinunciato a prestazioni sanitarie che<br />

il servizio pubblico non copre oppure che<br />

offrirebbe con tempi troppo lunghi, come<br />

ad esempio le prestazioni odontoiatriche.<br />

In aggiunta, va considerata l’evoluzione<br />

dei trend demografici, che vedono l’Italia<br />

scontare un elevato tasso d’invecchiamento<br />

della popolazione (nel 2030 saremo il<br />

secondo Paese più anziano del mondo<br />

dopo il Giappone). Questo porterà a dover<br />

sostenere cittadini con bisogni e aspettative<br />

assistenziali sempre maggiori e diverse<br />

rispetto a quanto accaduto fino a oggi.<br />

Un’ulteriore direttrice importante si è<br />

rivelata Crucial&Sustainable. Il tema


della sostenibilità ambientale costituisce<br />

un imperativo concreto per tutti gli<br />

amministratori intervistati, non solo per<br />

ragioni di carattere etico, ma anche di<br />

stampo economico. Basti pensare ai danni<br />

che i comportamenti non sostenibili<br />

arrecano ogni anno alle casse pubbliche a<br />

causa, ad esempio, dei disastri ambientali,<br />

dei costi sanitari in crescita per la cura di<br />

patologie da inquinamento oppure delle<br />

ricadute sul turismo di vicende come il caso<br />

rifiuti in Campania. Oltre alla sostenibilità<br />

ambientale, anche la sostenibilità economica<br />

rappresenta una delle principali priorità<br />

dei manager pubblici. In particolare,<br />

oltre alle note criticità che interessano le<br />

finanze pubbliche dell’intero Paese con un<br />

debito pubblico ormai arrivato a circa il<br />

115% del PIL nel 2009 87 , emergono forti<br />

preoccupazioni anche per lo stato dei bilanci<br />

locali (Regionali e Comunali), soprattutto in<br />

vista del federalismo. E’ storia recente, ad<br />

esempio, la necessità, da parte delle Regioni<br />

con conti sanitari in rosso, di valutare un<br />

aumento della pressione fiscale locale per<br />

mantenere in equilibrio i bilanci.<br />

Decisamente rilevante, infine, è anche il<br />

paradigma Quick&Deep. Cittadini e imprese<br />

vivono e operano da anni in contesti in<br />

rapida evoluzione, con regole e abitudini<br />

fortemente mutevoli dove la capacità di<br />

adattamento è un fattore critico di successo<br />

fondamentale. Altrettanto importante è<br />

quindi contare sul supporto di una macchina<br />

pubblica capace di evolversi in maniera<br />

altrettanto veloce e, soprattutto, facilmente<br />

accessibile. Gli ”utenti” finali dei servizi<br />

pubblici si aspettano, dunque, da un lato<br />

una maggiore capacità di cambiamento da<br />

parte di un servizio pubblico troppo spesso<br />

“dispersivo” nel mettere in pratica le riforme,<br />

dall’altro lo sviluppo di servizi maggiormente<br />

accessibili adatti a fornire una pronta<br />

risposta a cittadini e imprese.<br />

4.11.2 Nuova agenda per un nuovo<br />

Stato<br />

In uno scenario, quindi, caratterizzato da<br />

ristretti margini di manovra, il servizio<br />

pubblico è comunque chiamato a intervenire<br />

a supporto del sistema economico e sociale.<br />

Come abbiamo visto, le Amministrazioni<br />

Pubbliche intervistate da <strong>Accento</strong> sull’Italia<br />

richiedono l’avvio di un importante percorso<br />

d’innovazione del sistema in grado di<br />

rendere la macchina pubblica più vicina a<br />

cittadini e imprese (Unique&Universal),<br />

rispondere ai rinnovati bisogni di sicurezza<br />

del Paese (Trust&Sharing) e tutelare<br />

la sostenibilità di oggi e di domani<br />

(Crucial&Sustainable). Il tutto a fronte di<br />

una capacità di cambiamento più efficace<br />

e una maggiore accessibilità ai servizi<br />

(Quick&Deep). Una sfida di questa portata<br />

non è dunque semplice da affrontare e, come<br />

detto, richiede al servizio pubblico di attivare<br />

le giuste riforme in grado, al contempo,<br />

di tutelare le casse pubbliche e migliorare<br />

la qualità dei servizi. In quest’ottica, un<br />

possibile piano d’intervento per il sistema<br />

pubblico, in coerenza con i paradigmi rilevati<br />

sul campo da <strong>Accento</strong> sull’Italia, potrebbe<br />

agire secondo un approccio industriale sulle<br />

seguenti aree del servizio pubblico:<br />

La Pubblica Amministrazione -<br />

razionalizzando la burocrazia e introducendo<br />

un approccio di servizio “citizen-centric”.<br />

Il Fisco - evolvendo la macchina fiscale e<br />

stimolando una maggiore collaborazione<br />

tra istituzioni per la condivisione delle<br />

informazioni sui contribuenti.<br />

La Sanità - stimolando un rinnovato<br />

equilibrio fra spesa ed efficacia dei servizi<br />

sanitari.<br />

La Sostenibilità - investendo<br />

sull’ottimizzazione dell’efficienza energetica<br />

delle aree metropolitane.<br />

87 Fonte: Banca d’Italia Aprile, 2010<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 123


La modernizzazione dei servizi della Pubblica<br />

Amministrazione rappresenta un ambito<br />

particolarmente strategico in un contesto<br />

come quello italiano, dove le dimensioni di<br />

spesa sono piuttosto ingenti (8,7% del PIL) 88 .<br />

Il Governo si è già mosso in questa direzione,<br />

delineando “il Piano Industriale della<br />

Pubblica Amministrazione“, promosso dal<br />

Ministero per la Pubblica Amministrazione e<br />

l'Innovazione.<br />

Alla luce della complessità di un tale piano<br />

di trasformazione, secondo le priorità<br />

raccolte da <strong>Accento</strong>, ciò che costituisce<br />

obiettivo fondamentale del processo di<br />

modernizzazione è:<br />

a) La semplificazione dei processi<br />

amministrativi;<br />

b) Lo sviluppo della relazione con il cittadino<br />

attraverso un approccio “citizen-centric”.<br />

a) Relativamente al primo punto, si<br />

dovrebbe promuovere, quindi, una<br />

radicale razionalizzazione dei processi<br />

di erogazione dei servizi, oltre che una<br />

pervasiva digitalizzazione di tutta la P.A.<br />

sia internamente (es. unificazione dei<br />

sistemi informativi) che esternamente<br />

verso il cittadino (es. posta elettronica<br />

certificata). Questi sforzi potrebbero<br />

ridurre, ad esempio, i costi sostenuti dalle<br />

imprese per interfacciarsi con la Pubblica<br />

124 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Amministrazione: si stima che un’impresa<br />

media perda ogni anno circa 14 giorni per<br />

svolgere le pratiche amministrative verso<br />

lo Stato. In questo senso, costituisce un<br />

esempio significativo quanto messo in atto<br />

dalla Francia che ha lanciato recentemente<br />

un piano di trasformazione della Pubblica<br />

Amministrazione che sta intervenendo in<br />

modo sistemico con più di 350 iniziative<br />

simultanee di semplificazione organizzativa e<br />

digitalizzazione della macchina statale.<br />

b) In merito al secondo tema, ossia lo<br />

sviluppo di un approccio di servizio “citizencentric”,<br />

risulta evidente, dalle interviste<br />

effettuate, l’esigenza per cittadini e imprese<br />

di avere servizi pubblici più efficaci e<br />

maggiormente ritagliati sui variegati bisogni<br />

del tessuto economico-sociale.<br />

L’obiettivo è quindi quello di mettere al<br />

centro il cittadino, disegnando e sviluppando<br />

l’erogazione dei servizi in funzione dei suoi<br />

bisogni (e non in base alle competenze<br />

funzionali dei singoli Enti), trasformando<br />

gli Enti pubblici da organizzazioni separate,<br />

operanti secondo una rigida logica di “service<br />

boundaries”, a una struttura organica “needoriented”.<br />

L’adozione di un modello di servizio in ottica<br />

“citizen-centric” dovrebbe avvenire, secondo<br />

la nostra esperienza, attraverso un percorso<br />

evolutivo orientato a sviluppare dapprima<br />

un’integrazione focalizzata sulle funzioni<br />

distributive di front-office (sportelli e punti<br />

di contatto per l’erogazione dei servizi), per<br />

poi realizzare successivamente una piena<br />

integrazione operativa dei back-office dei<br />

diversi Enti/Organizzazioni.<br />

Alcuni paesi si sono già mossi verso modelli<br />

“citizen-centric”. A titolo esemplificativo,<br />

richiamiamo quanto fatto dal Canada dove<br />

sono state realizzate strutture di front-<br />

office condivise da più agenzie, mantenendo<br />

tuttavia separate le strutture di back office<br />

dei diversi Enti. In altri contesti, come in<br />

Norvegia, ci si è spinti oltre nel processo<br />

di integrazione avviando un percorso che,<br />

attraverso una vera e propria “fusione”<br />

di 3 differenti agenzie attive nell’ambito<br />

della protezione sociale e del lavoro, ha<br />

contribuito a definire un sistema di welfare<br />

maggiormente integrato e soprattutto<br />

costruito sui bisogni del cittadino.<br />

Nel panorama italiano esistono già, seppur a<br />

livello embrionale, alcune iniziative orientate<br />

proprio all’attivazione di soluzioni “citizencentric”.<br />

In tal senso riteniamo interessante<br />

richiamare il modello di “Casa del Welfare”,<br />

ossia un possibile percorso di condivisione<br />

dei front office fra INAIL, INPS, e INPDAP,<br />

promosso dal Ministero del Lavoro, della<br />

Salute e delle Politiche Sociali attualmente<br />

in fase di discussione.


Ai fini di un miglior funzionamento e di una<br />

maggior efficacia della macchina pubblica, è<br />

di primario interesse il Fisco.<br />

In tale ambito, in aggiunta al percorso<br />

di lotta all’evasione, tralasciando i<br />

temi di equità e pressione fiscale, che<br />

richiederebbero ampi approfondimenti<br />

specifici, riteniamo che sia possibile nel<br />

breve partire con un’azione strutturale di<br />

evoluzione della macchina fiscale ordinaria.<br />

In particolare, ci riferiamo a processi,<br />

procedure e strumenti che se<br />

opportunamente definiti e rivisti possono:<br />

a) Agevolare le modalità di adempimento<br />

del contribuente;<br />

b) Sviluppare la collaborazione proattiva fra<br />

amministrazione fiscale e altri Enti Pubblici,<br />

al fine di garantire meccanismi di controllo<br />

più efficaci in chiave “anti-evasione”.<br />

a) In merito alla prima direttrice di intervento<br />

si potrebbe sinergicamente agire tramite:<br />

• Semplificazione degli adempimenti e<br />

potenziamento dei servizi di “customer<br />

care” (si pensi alla limitata disponibilità di<br />

supporto e contatto, ancor più importante<br />

per quelle fasce sociali prive di cultura<br />

finanziaria);<br />

• Evoluzione della comunicazione col<br />

contribuente, sia in termini di strumenti (es.<br />

sistemi di “reminder” basati su email o SMS,<br />

invio di feedback automatizzati sui pagamenti<br />

e servizi di “history personale” che tengano<br />

traccia della vita contributiva dell’utente, ecc),<br />

che di contenuti per sviluppare una cultura<br />

contributiva (es. pubblicizzando scadenze<br />

e strumenti/modalità di adempimento,<br />

collaborando con le scuole, ecc);<br />

• Rafforzamento della multicanalità,<br />

valorizzando punti di contatto innovativi<br />

per facilitare il pagamento e la richiesta di<br />

informazioni/supporto (web, call-center, ecc).<br />

b) In secondo luogo, il nuovo modello<br />

andrebbe esteso anche alle strutture<br />

pubbliche con le quali i contribuenti si<br />

interfacciano, attraverso l’integrazione<br />

e la collaborazione tra le diverse entità<br />

coinvolte, con finalità di rafforzamento ed<br />

estensione degli strumenti di controllo/<br />

accertamento, sia in logica preventiva, sia<br />

per le verifiche ex-post. In particolare è<br />

possibile agire sviluppando:<br />

• Modelli e strumenti per la raccolta di<br />

dati e informazioni sul contribuente, per<br />

monitorare il mutare degli obblighi fiscali<br />

in funzione degli eventi del suo ciclo di vita<br />

(sia esso cittadino o impresa), superando il<br />

tradizionale approccio “ex-post”;<br />

• Il rafforzamento dei meccanismi di<br />

controllo tramite la condivisione della base<br />

informativa fra le diverse amministrazioni e<br />

l’attivazione di meccanismi di profilazione<br />

dei contribuenti;<br />

• Il potenziamento degli strumenti predittivi,<br />

quale utile leva per la programmazione delle<br />

politiche fiscali.<br />

Il sistema sanitario italiano è considerato<br />

uno dei migliori sistemi al mondo in quanto<br />

è capace di fornire a tutta la popolazione<br />

(sistema universalistico) un’elevata qualità<br />

clinica dei trattamenti sanitari, come<br />

testimonia anche un tasso di mortalità<br />

della popolazione italiana tra i più bassi del<br />

mondo con 546 decessi anno per 100.000<br />

abitanti contro i 650 di media dell’OCSE.<br />

Ciò nonostante il sistema mostra, a nostro<br />

avviso, alcune aree di debolezza che<br />

richiedono interventi urgenti, in particolare:<br />

• Un’offerta sanitaria migliorabile in<br />

termini di efficacia, soprattutto guardando<br />

alle principali best practice internazionali<br />

(Francia, Olanda o Germania), in grado di<br />

offrire un’assistenza territoriale di “long term<br />

care” più efficace, maggiore omogeneità e<br />

accessibilità ai servizi e un miglior livello di<br />

diffusione delle nuove tecnologie di "ehealth";<br />

88 Fonti: Eurostat, dati nazionali ed elaborazioni BCE<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 125


• Un equilibrio economico “critico” sia<br />

nell’immediato sia in prospettiva, con un<br />

disavanzo corrente pari a circa 3 Mld di euro<br />

(concentrato in poche Regioni critiche) e con<br />

una spesa sanitaria (circa 135 Mld di ero<br />

nel 2008) prevista in forte crescita (da 8,6%<br />

su PIL nel 2008 a circa il 17% nel 2050 89 )<br />

e prevalentemente a carico delle finanze<br />

pubbliche (80%);<br />

• Un’accentuata disomogeneità territoriale<br />

tra i diversi Sistemi Sanitari Regionali sia in<br />

termini di offerta sanitaria sia in termini di<br />

equilibrio economico.<br />

A nostro avviso, quindi, risulta importante<br />

avviare un percorso di innovazione<br />

strutturale del sistema sanitario italiano<br />

con interventi mirati a tutti i livelli, in<br />

particolare:<br />

a) A livello regionale, per innovare<br />

direttamente i meccanismi di gestione ed<br />

erogazione dei servizi sanitari;<br />

b) A livello nazionale, per indirizzare quegli<br />

aspetti di portata più generale capaci di<br />

massimizzare i benefici per il sistema nel<br />

suo complesso in sinergia e a supporto agli<br />

interventi regionali.<br />

a) Per quanto riguarda gli interventi a livello<br />

regionale, le Regioni in disavanzo hanno da<br />

tempo avviato interventi di risanamento dei<br />

126 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

bilanci sanitari: i cosiddetti “piani di rientro”.<br />

Anche se con risultati non omogenei, si può<br />

affermare che tali piani abbiano già aperto<br />

la strada verso una maggiore efficienza<br />

(soprattutto in termini di razionalizzazione<br />

della rete ospedaliera), identificando, e in<br />

parte attuando, iniziative volte, soprattutto,<br />

al contenimento dei costi.<br />

In tale direzione le Regioni, con sfumature<br />

e priorità differenti in base ai livelli di<br />

performance, possono, quindi, affrontare le<br />

seguenti ulteriori sfide:<br />

Ridurre la spesa, facendo leva, ad esempio,<br />

sull’introduzione di centrali di acquisto<br />

per il contenimento dei costi per beni e<br />

servizi oppure attraverso l’attivazione di<br />

politiche di distribuzione diretta dei farmaci<br />

presso ospedali o ASL per ridurre la spesa<br />

farmaceutica;<br />

Rafforzare la governance dei sistemi sanitari<br />

attraverso, principalmente, la diffusione<br />

di meccanismi di budgeting presso tutte<br />

le strutture sanitarie, la realizzazione di<br />

adeguati meccanismi di monitoraggio della<br />

spesa e un’adeguata responsabilizzazione dei<br />

manager pubblici;<br />

Intervenire sull’organizzazione,<br />

ribilanciando l’assetto organizzativo delle<br />

strutture sanitarie tramite un aumento delle<br />

strutture per la cura della lungodegenza e<br />

un alleggerimento dei più costosi presidi<br />

ospedalieri;<br />

Potenziare l’offerta di servizi sanitari al<br />

cittadino, migliorandone l’appropriatezza<br />

attraverso un maggior ricorso alla cura sul<br />

territorio di patologie croniche e la diffusione<br />

di nuove tecnologie di "ehealth" in grado di<br />

ottimizzare l’accessibilità ai servizi sanitari.<br />

b) A livello nazionale, a nostro avviso,<br />

si potrebbe agire, invece, secondo due<br />

principali direttrici:<br />

Ottimizzare la capacità di governance e<br />

coordinamento dei diversi sistemi regionali<br />

attraverso l’attivazione di una “Cabina di<br />

Regia”, in grado, da un lato, di coadiuvare<br />

il Ministero della Salute supportando<br />

l’attività di benchmarking e diffusione<br />

delle best practice, dall’altro, di aggregare<br />

servizi e processi “condivisi”, a supporto<br />

dell’operatività delle Regioni;<br />

Rinnovare i meccanismi di finanziamento<br />

del sistema sanitario promuovendo sia<br />

schemi di Sanità integrativa per tutelare<br />

la sostenibilità economica del sistema,<br />

sia nuove modalità di finanziamento dei<br />

sistemi sanitari regionali, abbandonando<br />

definitivamente le logiche del costo storico<br />

e dello sblocco di risorse una tantum (come


ad esempio i fondi FAS), in favore di un più<br />

congruo trasferimento delle risorse sulla base<br />

di costi standard.<br />

Imboccando questa strada di innovazioni<br />

pragmatiche e progressive è possibile<br />

ipotizzare in futuro una Sanità in equilibrio,<br />

in grado di limitare il peso sulle finanze<br />

pubbliche e, al contempo, di garantire<br />

un’elevata qualità al cittadino.<br />

La Comunità Europea ha avviato un<br />

ambizioso piano che prevede obiettivi minimi<br />

di riduzione del 20% dei consumi energetici<br />

e delle emissioni di CO 2 accompagnata<br />

da un incremento di utilizzo, nella stessa<br />

percentuale, di fonti energetiche rinnovabili<br />

entro il 2020.<br />

In aggiunta, i trend di crescente<br />

urbanizzazione stanno mettendo a dura<br />

prova infrastrutture spesso datate inducendo<br />

una notevole complessità gestionale<br />

per le municipalità. Si pone dunque una<br />

importante sfida per le istituzioni, chiamate<br />

a investire per creare un ambiente piu’<br />

sostenibile ed efficiente in modo da<br />

ottenere importanti vantaggi nell’immediato<br />

e soprattutto contenere i rischi di spesa in<br />

futuro. Basti immaginare quanto si potrebbe<br />

risparmiare nel breve termine riducendo i<br />

consumi energetici delle grandi metropoli,<br />

ponendo oggi le basi per evitare di sostenere<br />

emergenze enormemente costose in futuro<br />

(ad esempio per gestire gli effetti da<br />

inquinamento sulla salute dei cittadini).<br />

In questo quadro, secondo la nostra visione,<br />

è opportuno partire dalla realizzazione di<br />

Città intelligenti (o SMART), ossia città che<br />

adottino nuove tecnologie in grado, da un<br />

lato, di massimizzare l’efficienza nell’utilizzo<br />

delle risorse in un’ottica di sostenibilità,<br />

dall’altro, di permettere una miglior gestione<br />

delle “complessità” indotte dalla continua<br />

evoluzione dei centri urbani. Gli ambiti su<br />

cui è possibile ottenere importanti benefici<br />

sono essenzialmente sei: energia elettrica,<br />

riscaldamento, rifiuti, edilizia, mobilità e<br />

risorse idriche. Si tratta, quindi, di adottare<br />

soluzioni innovative in grado di:<br />

Aiutare i consumatori ad avere<br />

comportamenti di consumo energeticamente<br />

efficienti, attraverso l’introduzione di<br />

misuratori di consumo che indichino i profili<br />

di utilizzo ottimale delle risorse;<br />

Ridurre “ex ante” i consumi con soluzioni<br />

quali la diffusione di mezzi di trasporto<br />

pubblico a bassa emissione o l’attivazione<br />

nelle abitazioni di strumenti di riduzione dei<br />

consumi (pannelli solari, nuovi sistemi di<br />

raccolta dei rifiuti o sistemi di illuminazione<br />

a basso consumo);<br />

Uno Stato più vicino<br />

a cittadini e imprese,<br />

rinnovato a partire<br />

dagli ambiti “core”<br />

quali la Pubblica<br />

Amministrazione, il Fisco,<br />

la Sanità e la Sostenibilità<br />

89 Fonte: Elaborazioni <strong>Accenture</strong> su dati ANIA, MdS e CERM<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 127


Un servizio pubblico<br />

virtuoso, in grado di<br />

generare valore oggi<br />

e porre le basi per<br />

sostenere le generazioni<br />

future<br />

128 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Ridurre il traffico di automezzi attraverso<br />

portali di regolamentazione degli accessi<br />

alla città evoluti in grado di gestire le<br />

tariffe di ingresso in modo da minimizzare il<br />

congestionamento.<br />

<strong>Accenture</strong> ha avuto modo di contribuire<br />

a diversi programmi di questo genere,<br />

aiutando, ad esempio, la municipalità<br />

di Amsterdam sia nella definizione del<br />

piano strategico complessivo, sia nel<br />

coordinamento degli interventi e nella<br />

gestione dei diversi interlocutori. La<br />

realizzazione di Città intelligenti permette,<br />

quindi, di perseguire l’ottenimento di<br />

benefici sia in termini di sostenibilità sia di<br />

risparmio energetico, attraverso innovazioni<br />

tecnologiche e logistiche applicate alle<br />

principali infrastrutture urbane.<br />

Oltre a disporre di una chiara agenda<br />

degli interventi ispirata alla voce degli<br />

amministratori pubblici e basata su<br />

esperienze innovative concrete, pensiamo<br />

sia necessario presidiare adeguatamente<br />

anche l’approccio realizzativo tenendo<br />

in considerazione alcuni fattori critici<br />

di successo per far sì che le iniziative si<br />

“realizzino” in maniera efficace e veloce,<br />

anche in accordo al paradigma Quick&Deep.<br />

In tal senso, è a nostro avviso necessario<br />

disporre di una “Regia” forte in grado<br />

di tradurre le idee in piani di lavoro,<br />

coordinando il processo di cambiamento<br />

anche grazie a:<br />

La piena valorizzazione delle best practice<br />

presenti su tutto il territorio nazionale (es.<br />

per quanto concerne la sanità, i sistemi<br />

sanitari regionali virtuosi);<br />

Il coinvolgimento del privato, sia per<br />

quanto riguarda gli aspetti realizzativi sia<br />

per ciò che concerne il finanziamento delle<br />

diverse iniziative, sfruttandone gli “animal<br />

spirit” imprenditoriali e considerandoli<br />

parte attiva nello sviluppo di servizi per la<br />

comunità, preservando tuttavia per lo Stato<br />

un ruolo di garante e controllore.<br />

In conclusione, il contesto economicosociale<br />

pone il servizio pubblico di fronte<br />

a un’agenda di cambiamento sfidante da<br />

indirizzare con risorse limitate.<br />

Le proposte illustrate rappresentano alcune<br />

ipotesi d’intervento che consentirebbero<br />

allo Stato di essere più efficiente ed efficace<br />

nei confronti di cittadini e imprese, ma<br />

soprattutto di porre le basi per un Sistema<br />

Paese solido, oggi e in prospettiva.<br />

Un servizio pubblico, quindi, in grado di<br />

agire in modo virtuoso e di porre le basi per<br />

sostenere le generazioni future.


4.12 Telco<br />

4.12.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

“Una telefonata allunga la vita”. Era il claim<br />

di uno spot lanciato dalla SIP negli anni ‘90,<br />

ma evidentemente gli italiani lo hanno preso<br />

fin troppo sul serio. Infatti al telefono sono<br />

veramente affezionati e lo hanno dimostrato<br />

all’inizio del 2010 quando l’Agcom diede<br />

il via libera allo smantellamento di molte<br />

cabine telefoniche, non collocate in luoghi<br />

definiti “sensibili”, quali ospedali, caserme<br />

e scuole. Una decisione legittima, dettata<br />

dall’inutilizzo delle strutture, eppure l’idea<br />

ha fatto male a tanti, al punto che la stessa<br />

Authority ha deciso di introdurre una<br />

procedura che offra ai cittadini la possibilità<br />

di fare ricorso per mantenerle in funzione.<br />

Un atto dovuto, perché forse, senza gettoni<br />

e schede prepagate, oggi probabilmente<br />

non avremmo una penetrazione del telefono<br />

cellulare sulla popolazione pari al 137%,<br />

con stima di crescita fino al 167% nel 2014.<br />

Nel mercato italiano infatti l’utilizzo della<br />

telefonia mobile si è diffuso a tassi molto<br />

elevati e, nonostante sia ormai un settore<br />

sovra-penetrato, si registrano ogni anno<br />

revenue in crescita (CAGR 2010-2014 +7%),<br />

sia per il mondo consumer, che rappresenta<br />

circa l’80% del mercato, sia per quello<br />

Business 90 .<br />

Grafico 29. Mercato Italia telecomunicazioni<br />

mobili<br />

29,1<br />

2007<br />

Revenue per segmento (US$ Mld)<br />

30,4<br />

2008<br />

CAGR10-14 + 7%<br />

34,2<br />

36,7<br />

27,7 28,9<br />

29,3<br />

31,7<br />

30% Dati<br />

2009<br />

24%<br />

55%<br />

5%<br />

16%<br />

2010<br />

2011<br />

2012<br />

2013<br />

50%<br />

Voce<br />

5% Dati<br />

15% Voce<br />

2014<br />

Consumer<br />

+ 7%<br />

Business<br />

+ 6%<br />

Altra caratteristica del mercato mobile<br />

in Italia è il significativo aumento,<br />

probabilmente dovuto al crescente utilizzo<br />

di internet mobile e di smartphone, della<br />

clientela post-pagata, che, nonostante sia 90 Fonte: Pyramid Research, 2009<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 129


tuttora piuttosto bassa rispetto alla media<br />

europea (18% della clientela mobile vs. c.a.<br />

50% della media europea), presenta elevati<br />

tassi di crescita (CAGR 2010-2014 +14,5%)<br />

parzialmente a discapito della clientela prepagata<br />

(CAGR 2010-2014 -0,3%).<br />

Per quanto riguarda i dati mobile si registra<br />

un importante incremento dei ricavi che<br />

si stima possano passare dagli 8 Mld di<br />

dollari del 2010 ai quasi 13 Mld di dollari<br />

nel 2014 (CAGR 2010-2014 +12,1%), sostenuto<br />

in particolare dal traffico effettuato per<br />

scaricare applicazioni, musica e video.<br />

Nel mondo della telefonia fissa invece stiamo<br />

assistendo a un leggero declino del mercato<br />

complessivo (CAGR 2010-2014 -0,9%), trainato<br />

dalla diminuzione del mercato Business<br />

(CAGR 2010-2014 Business -3,3%; CAGR 2010-2014<br />

consumer +0,4%). In termini di servizio si<br />

registra una forte riduzione della richiesta<br />

di servizi voce tradizionale (CAGR 2010-2014<br />

-9%), solo parzialmente compensata dalla<br />

crescita di servizi VoIP (Voice over IP) e<br />

broadband fisso (rispettivamente CAGR 2010-<br />

2014 + 12,7% e +5,3%), attesa sia per il<br />

segmento consumer, che rappresenta il 75%<br />

del mercato, (rispettivamente CAGR 2010-2014<br />

VoIP +12,5% e BB fisso +5,2%) che per<br />

quello Business (CAGR 2010-2014 VoIP +13,5%,<br />

CAGR 2010-2014 broadband fisso +5,4%) 91 .<br />

130 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Grafico 30. Mercato Italia telecomunicazioni<br />

fisse<br />

19,1<br />

0,2<br />

3,3<br />

0,5<br />

0,7<br />

14,5<br />

2007<br />

19,5<br />

0,3<br />

4,1<br />

0,3<br />

1,2<br />

13,6<br />

2008<br />

17,6<br />

0,3<br />

4,2<br />

0,2<br />

1,6<br />

11,3<br />

2009<br />

17,1<br />

0,3<br />

4,5<br />

2,1<br />

10,1<br />

2010<br />

CAGR10-14 -0,9%<br />

16,4<br />

Tale fenomeno di crescita, a discapito dei<br />

servizi voce tradizionale e delle connessioni<br />

Dial-up internet è trainato, soprattutto<br />

nel mondo Business, dall’incremento<br />

della richiesta di servizi broadbandenabled<br />

(es. Fleet Management, servizi di<br />

hosting e storage, ecc) che si affiancano<br />

a investimenti per ridurre i costi e<br />

massimizzare l’efficienza interna (es. Unified<br />

Communication&Collaboration, ecc).<br />

0,3<br />

4,7<br />

2,5<br />

8,8<br />

2011<br />

16,4<br />

0,4<br />

Infatti le principali priorità tecnologiche<br />

per le imprese riguardano soluzioni di<br />

virtualizzazione e di cloud, sistemi di<br />

5<br />

2,8<br />

8,1<br />

2012<br />

16,4<br />

0,5<br />

5,3<br />

3,1<br />

7,5<br />

2013<br />

16,5<br />

0,7<br />

5,6<br />

3,4<br />

6,9<br />

2014<br />

IPTV Fisso VoIP<br />

Fisso Circuiti Voce<br />

Bradband Internet<br />

Dial-up Internet<br />

Fonte: Pyramid Research 2009 e AGCOM<br />

collaboration e interazione (es. Web 2.0) e<br />

applicativi di Business Intelligence, CRM e<br />

ERP, anche in forma SaaS 92 . Facendo leva su<br />

tali priorità tecnologiche dei propri clienti<br />

Business, le Telco potrebbero ampliare o<br />

consolidare il loro portafoglio d’offerta<br />

ICT offrendo servizi managed e a valore<br />

aggiunto, garantendosi anche la stabilità nei<br />

ricavi di alcuni servizi tradizionali abilitatori<br />

di ICT, quali il broadband.<br />

Infine è interessante analizzare un<br />

altro fenomeno tipico del mercato delle<br />

telecomunicazioni italiano: quello del<br />

"digital divide", culturale e infrastrutturale.<br />

Da un lato la penetrazione dei PC risulta<br />

ancora inferiore a quella dei principali Paesi<br />

sviluppati (nel 2009 in Italia erano installati<br />

57 PC ogni 100 abitanti, mentre in Germania<br />

lo stesso indicatore era pari a 84, 82 in<br />

Francia e 139 in USA) 93 , dall’altro a fine<br />

2008 il 12% della popolazione telefonica è<br />

ancora in digital divide infrastrutturale (dati<br />

relativi alla copertura netta), e cioè non ha<br />

copertura broadband o usufruisce di un servizio<br />

con banda minima inferiore a 1MB, spesso non<br />

compensata dall’utilizzo del mobile. Questa,<br />

infatti, presenta limitata complementarietà<br />

con la rete fissa poiché copre solo l’1% della<br />

popolazione non raggiunta.<br />

In termini di diffusione della banda<br />

larga, l’Italia si posiziona al 22° posto


nella classifica dei Paesi Ocse, al 20° per<br />

crescita e, in generale, l’utilizzo della banda<br />

larga è poco frequente. La percentuale di<br />

connessioni FTTH/FTTB (fiber to the home/<br />

fiber to the building) sul totale delle<br />

connessioni broadband era pari a solo<br />

2,7% nel 2008, rispetto a una media OECD<br />

(“Organisation for Economic Co-operation<br />

and Development”, organizzazione di Paesi<br />

sviluppati che conta 30 Paesi membri) del<br />

9,2% nonostante nel 2002-2003 l’Italia<br />

risultasse tra i primi Paesi ad avere una rete<br />

FTTB in Europa e tra i primi ad avviare il<br />

processo di unbundling 94 .<br />

Oltre alla necessità di far fronte al<br />

gap infrastrutturale presente rispetto<br />

agli altri Paesi europei, sta emergendo<br />

un’ulteriore pressione per gli operatori di<br />

telecomunicazioni in merito all’effettiva<br />

qualità erogata dalla rete nelle aree già<br />

coperte. Secondo una normativa dell’Agcom<br />

(delibera n. 244/08/CSP) gli operatori<br />

dovranno dichiarare la banda minima in<br />

download e garantire la qualità comunicata.<br />

Tramite un software gratuito (certificato<br />

Agcom) i clienti a breve potranno misurare<br />

la reale velocità di prestazione delle linee<br />

ADSL e se i risultati del test condotto tramite<br />

questo software daranno evidenze diverse<br />

rispetto agli impegni contrattuali, l’utente<br />

avrà la facoltà di esercitare il diritto di<br />

recesso. In questo modo, la competizione<br />

tra gli operatori, a oggi particolarmente<br />

focalizzata sulle tariffe, potrebbe spostarsi<br />

su altre leve, quali la qualità del servizio<br />

erogato, la trasparenza e l’affidabilità.<br />

Spiegare l’evoluzione del settore e le<br />

possibili implicazioni sulla catena del valore<br />

attraverso la lente dei nuovi paradigmi del<br />

cambiamento porta a evidenziare i valori<br />

di “semplicità”, “serenità” ed “esigenze<br />

da soddisfare sempre e ovunque” come<br />

principali driver di trasformazione per la<br />

Telco del futuro. In particolare, è certamente<br />

dettata dalle esigenze Quick&Deep la<br />

crescente richiesta di poter usufruire<br />

“anytime&anywhere” di contenuti e<br />

servizi, anche complessi, in modo semplice,<br />

immediato e intuitivo (“Quick”), garantendo<br />

la profondità dell’esperienza (“Deep”).<br />

Date queste premesse, l’opportunità<br />

per la Telco sarà, da un lato, quella di<br />

garantire ai clienti una distintiva Customer<br />

Experience nell’utilizzo dei propri servizi,<br />

indipendentemente dal device utilizzato,<br />

coniugando facilità ed efficacia; dall’altro<br />

occorre valorizzare la profondità<br />

dell’esperienza anche nel processo di<br />

acquisto. Le Telco potrebbero intercettare<br />

questo trend attraverso la leva canale: il<br />

negozio fisico potrebbe ampliare il proprio<br />

ruolo, aumentando la fidelizzazione e il<br />

senso di appartenenza del cliente, offrendo<br />

a quest’ultimo la possibilità di testare e<br />

usare i prodotti. In quest’ottica il cliente<br />

entrerebbe nel negozio non solo per<br />

acquistare un prodotto/servizio o richiedere<br />

assistenza, ma anche per divertirsi, interagire<br />

e sperimentare nuove emozioni.<br />

Il paradigma Crucial&Sustainable, invece,<br />

sottolinea non solo l’importanza del valore<br />

“green” (“Sustainable”), ma anche il crescente<br />

desiderio di “serenità” per la collettività<br />

(“Crucial”) e implica, lato Telco, la possibilità<br />

di sfruttare l’innovazione tecnologica a<br />

favore della comunità, fornendo servizi che<br />

semplificano la vita quotidiana.<br />

Le Telco potrebbero ritagliarsi un ruolo,<br />

instaurando partnership con altri player,<br />

nella diffusione di modelli di “smart<br />

environment” (es. città del futuro), in cui<br />

case, palazzi, edifici pubblici e device<br />

all’interno di questi “parlino tra loro”,<br />

garantendo serenità e supporto non solo<br />

a piccole nicchie di mercato, ma all’intera<br />

collettività (ad esempio automation di<br />

massa, servizi per la sicurezza, modelli di<br />

risparmio energetico e sistemi di controllo di<br />

traffico, viabilità e monitoraggio dei livelli di<br />

inquinamento dell’aria nelle aree urbane).<br />

90 Fonte: Pyramid Research, 2009<br />

91 Fonte: Ibidem<br />

92 Fonte: Gartner, 2010<br />

93 Fonte: Rapporto Assinform, 2010<br />

94 Fonte: Rapporto Caio, 2009<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 131


La necessità di “de-commoditizzare” i<br />

servizi tradizionali attraverso una migliore<br />

gestione del trade-off tra standardizzazione<br />

e personalizzazione e l’introduzione di<br />

nuove logiche di segmentazione sono,<br />

invece, i temi caldi guidati dal paradigma<br />

Unique&Universal. In particolare nelle<br />

attuali logiche utilizzate per definire<br />

le offerte, il contesto del cliente (es. in<br />

treno, in ufficio, a casa, ecc) e l’effettiva<br />

esigenza da soddisfare con i servizi Telco<br />

(es. necessità di inviare un'email in mobilità,<br />

necessità di effettuare una transazione<br />

bancaria in sicurezza tramite cellulare)<br />

non sono presi in considerazione, mentre<br />

potrebbero rappresentare utili variabili di<br />

differenziazione dell’offerta tradizionale.<br />

Infatti, contesto ed esigenza da soddisfare<br />

influenzano il valore che l’individuo<br />

attribuisce in un determinato istante a un<br />

determinato servizio a prescindere dal costo<br />

sostenuto dalla Telco per erogare il servizio<br />

che resta sostanzialmente immutato.<br />

In questo scenario l’offerta e il suo pricing si<br />

adeguerebbero dinamicamente al contesto<br />

e alle esigenze del singolo cliente, in base<br />

alle sue priorità da soddisfare alla qualità<br />

desiderata e ai servizi aggiuntivi richiesti.<br />

Infine, la rilevanza della trasparenza,<br />

soprattutto nelle relazioni azienda-cliente,<br />

sta diventando sempre più determinante<br />

come sottolineato dal paradigma<br />

132 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

Trust&Sharing. Attraverso logiche di<br />

condivisione 2.0, nei prossimi anni le Telco<br />

potrebbero utilizzare modalità di crowd<br />

selling, ovvero instaurare relazioni affidabili<br />

con terze parti in una realtà sempre più<br />

condivisa, dove “tutti lavorano per tutti”. Con<br />

la logica del crowd selling, in prospettiva le<br />

Telco avrebbero la possibilità di utilizzare i<br />

propri clienti o addirittura “la folla”, come<br />

canale di vendita dei propri prodotti/servizi.<br />

4.12.2 La nuova CEO agenda<br />

In un contesto come quello attuale nel quale,<br />

da un lato, il mercato tradizionale si presenta<br />

sempre più maturo e saturo, e dall’altro,<br />

anche in risposta al mutamento in corso<br />

del sistema di valori secondo i paradigmi<br />

discussi, i confini settoriali diventano sempre<br />

più labili, emerge l’opportunità di creare<br />

servizi estesi che rispondano a esigenze<br />

End-to-End della clientela (es. dall’accesso<br />

a internet alla fornitura di soluzioni di<br />

intrattenimento) anche intrecciando diverse<br />

catene del valore. Le Telco dovranno quindi<br />

affiancare all’esigenza di breve di ottimizzare<br />

le logiche di segmentazione e profiling<br />

tradizionale (es. consumer, micro-business,<br />

Enterprise, ecc) la capacità, distintiva nel<br />

medio/lungo termine, di leggere gli effettivi<br />

bisogni del mercato potenziale. Tutto ciò<br />

imparando ad attrarre non solo clienti di<br />

altri operatori, ma anche porzioni di questi<br />

in relazione alle esigenze che vorranno<br />

indirizzare nel loro portafoglio di offerta<br />

(es. mantenersi in forma per i meno giovani,<br />

divertirsi per gli adolescenti, snellire i<br />

processi interni per le aziende, poter usare<br />

i blank space della vita quotidiana per il<br />

professionista, ecc).<br />

In quest’ottica i servizi offerti non saranno<br />

relativi solamente a voce, dati, internet o<br />

semplici VAS, ma anche risposte a esigenze<br />

più estese (es. l’esigenza di “sicurezza” di<br />

un’impresa, o l’esigenza di “imparare” di un<br />

giovane) ottenute tramite la combinazione<br />

di servizi “molecolari” tradizionali pronti a<br />

unirsi e armonizzarsi attraverso l’intreccio di<br />

diverse catene del valore.<br />

Rispondere in modo semplice a esigenze<br />

estese gestendo catene del valore complesse<br />

sarà la vera “big bet” che gli operatori Telco<br />

devono essere pronti a vincere.<br />

Per fare questo la Telco del futuro dovrà<br />

focalizzarsi su due ambiti. Il primo sarà<br />

definire il suo nuovo “Solution Portfolio”-<br />

quali soluzioni offrire (per quali esigenze<br />

estese) e con quali mercati “coo-petere” (ad<br />

es. Energy, Turismo, Entertainment, Health,<br />

Financial Services, Comunicazione, ecc).<br />

Per il secondo sarà determinare il proprio<br />

“Portfolio dei ruoli”, gestendo il trade-off tra<br />

essere il protagonista o essere un player della<br />

catena. In questo scenario evolutivo anche


il modello di relazione con il cliente dovrà<br />

trasformarsi significativamente: rispetto<br />

all’attuale modello di sostanziale ownership<br />

e univocità della relazione tra l’operatore<br />

e il cliente, il rapporto dovrà diventare<br />

dinamico e variare nel tempo. Alcune<br />

soluzioni vedranno la Telco come gestore<br />

End-to-End della rete di contatti e catene<br />

che regoleranno la Customer Experience,<br />

altre soluzioni beneficeranno invece di<br />

semi-lavorati (semplici o articolati) erogati<br />

dalla Telco all’interno di un eco-sistema<br />

interconnesso.<br />

Dato lo scenario evolutivo sopra descritto,<br />

le Telco dovranno abilitare la risposta alla<br />

Grafico 31. Dalla Telco di oggi... alla Telco del futuro<br />

Mercato per segmento<br />

- Business<br />

- Consumer<br />

Servizi Tradizionali<br />

- Voce<br />

- Dati<br />

- VAS<br />

Rapporto uno a uno<br />

- Business<br />

- Consumer<br />

big bet, modificando il modello di Business<br />

attuale verso quello di extended solution<br />

provider, e allo stesso tempo, mantenere viva<br />

la focalizzazione sulle problematiche di oggi.<br />

Sul fronte dell’offerta, per identificare le<br />

vere esigenze dei clienti sarà necessario<br />

considerare nuove logiche di segmentazione<br />

(es. “porzioni di clienti” in relazione a<br />

specifiche esigenze, famiglie, gruppi, ecc)<br />

ed evolvere le strategie di Customer Base<br />

management attraverso l’effettivo utilizzo<br />

della multicanalità delle fonti informative.<br />

Per abilitare l’erogazione di nuovi servizi e<br />

soluzioni (es. ICT) ed evolvere nelle modalità<br />

di gestione del cliente (es. per specifiche<br />

esigenze) si dovrà sviluppare una cultura di<br />

Esigenze E2E driver dell'offerta - Customer Base Dinamica<br />

- Comunicare - Conoscere - Formazione<br />

Servizi richiesti per soddisfare l'esigenza<br />

- Viaggiare - Servizi parte dell'esigenza<br />

. Comunicazione<br />

. Mezzi pubblici Ogni esigenza<br />

. Guida culturale è composta da<br />

. Prenotazioni molteplici servizi<br />

. Localizzazione<br />

Ecosistema interconnesso<br />

Cliente finale La Telco come service owner<br />

(Business o Consumer) provider dell'esigenza<br />

La Telco come elemento della<br />

catena del valore estesa<br />

“filiera” imparando a collaborare con tutti gli<br />

altri player a valle e a monte della catena del<br />

valore tradizionale.<br />

Per fare fronte alle minacce precedentemente<br />

citate (es. saturazione mercato mobile,<br />

contrazione del mercato fisso, ecc), la<br />

Telco dovrà focalizzarsi, nel mercato<br />

consumer, anche sulla difesa dei ricavi da<br />

servizi tradizionali (es. voce) attraverso<br />

l’identificazione e l’introduzione di elementi<br />

di differenziazione (es. QoS modulabile, voce<br />

HD, personalizzazione tariffe, ecc) e/o add-on<br />

a valore (es. traduzione istantanea, ecc).<br />

Nel mercato Business, invece, dovrà<br />

aumentare o consolidare la market share<br />

attraverso un posizionamento di Qualità (es.<br />

Time to market e Assurance) e Flessibilità (es.<br />

livelli di customizzazione del servizio).<br />

Per cogliere e rispondere tempestivamente<br />

alle nuove esigenze del mercato sarà inoltre<br />

cruciale adeguare la propria strategia di canale<br />

sia attraverso l’adozione di modelli innovativi<br />

(es. crowd selling, negozio esperienziale<br />

del futuro, multi shop, ecc), sia attraverso<br />

l’effettivo utilizzo della multicanalità (es. web<br />

a servizio del CC e del negozio, ecc).<br />

Per quanto riguarda le Operations, si<br />

dovrà perseguire la ricerca dell’eccellenza<br />

operativa, anche attraverso l’identificazione<br />

di nuovi modelli di funzionamento<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 133


134 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

(es. outsourcing/spin off di rete e/o IT,<br />

applicazione/estensione di modelli crowd alle<br />

aree labor intensive, l’introduzione di nuovi<br />

strumenti di collaborazione interna in ottica<br />

social, ecc) aggiuntivi all’ottimizzazione<br />

“incrementale” di quelli attuali, portata<br />

avanti negli ultimi anni. Inoltre dovranno<br />

essere supportati dalla capacità di adeguare<br />

i sistemi di competenze e di motivazione<br />

in modo efficace e coerente al “Portfolio di<br />

ruoli e soluzioni” che la Telco sceglierà di<br />

portare avanti nel medio/lungo termine.<br />

4.13 Turismo<br />

4.13.1 Overview di settore e impatto<br />

dei paradigmi<br />

Il caso del turismo italiano è paradigmatico<br />

e forse anche emblematico di un Sistema<br />

Paese che fatica a far emergere le proprie<br />

qualità, che tende a lasciare inespresse<br />

potenzialità che spesso non hanno eguali in<br />

nessuna parte del mondo.<br />

L’Italia, infatti, potrebbe vivere quasi<br />

esclusivamente di turismo, potrebbe<br />

poggiare le sue basi economiche sull’unicità<br />

di Venezia, la bellezza eterna di Roma, la<br />

storia e la cultura della Sicilia, il fascino<br />

di Napoli. Un elenco che tende all’infinito,<br />

perché ogni angolo del Paese nasconde<br />

le sue peculiarità, la sua unicità e le sue<br />

attrattive. Altrimenti non si spiegherebbe<br />

come l’Italia sia il primo Paese al mondo<br />

per numero di siti dichiarati patrimonio<br />

dell’umanità dall’Unesco. Un record che però<br />

mal si addice alla poca competitività che ci<br />

relega al 28° posto su scala globale a causa<br />

di una scarsa attenzione allo sviluppo del<br />

settore. E così il mercato vale circa il 4%<br />

del PIL (69 miliardi) 95 e l’indotto arriva al<br />

10%, ma potrebbe salire molto di più. Ciò,<br />

ovviamente, a patto di riuscire a mettere in<br />

pratica iniziative concrete di rinnovamento<br />

e di ulteriore consolidamento degli operatori<br />

del settore.<br />

L’industria del turismo Made in Italy deve,<br />

infatti, da un lato migliorare la propria<br />

capacità ricettiva, dall’altro fare un salto di<br />

mentalità che permetta di andare all’estero a<br />

promuovere il marchio Italia.<br />

Manca in questo senso una regia a livello<br />

nazionale, un vuoto che le istituzioni stanno<br />

recentemente cercando di colmare, ma<br />

nel frattempo la governance del settore


esta decentrata a favore delle Regioni e<br />

degli enti locali che ancora poco fanno per<br />

coordinarsi tra di loro, soprattutto in termini<br />

di promozione all’estero. Succede quindi<br />

che a livello di marketing si muovano le<br />

singole località, ma non il Sistema Paese,<br />

come se si trattasse di due corpi estranei,<br />

mentre l’obiettivo dovrebbe essere proprio il<br />

contrario: vendere all’estero il marchio Italia<br />

per attrarre turisti su tutto il territorio.<br />

Nel 2009, comunque, il mercato ha<br />

registrato un giro d’affari di 69 miliardi<br />

di euro, 31 per i pernottamenti, 16 per i<br />

trasporti, 20 nel retail e 2 per le attrazioni<br />

turistiche, con un milione di occupati diretti<br />

che salgono a 2,5 milioni considerando<br />

tutto l’indotto 96 . I segnali positivi arrivano<br />

dalla crisi, che ha messo in mostra un<br />

settore quasi anticiclico, che ha smesso di<br />

crescere, ma non ha perso terreno rispetto<br />

agli anni precedenti, a dimostrazione che<br />

l’Italia resta – nonostante tutto – un’ambita<br />

meta di viaggio. La crisi, anzi, ha acceso<br />

i riflettori su un settore che nonostante<br />

alcune criticità è riuscito a tenere meglio<br />

di altri, soprattutto nei confronti dei grandi<br />

competitor internazionali. Una situazione<br />

che mette l’Italia in condizione di partire da<br />

una posizione relativamente migliore rispetto<br />

al periodo precrisi. A patto di riuscire a<br />

completare alcuni interventi strutturali.<br />

Basti guardare alla Spagna (al 6° posto nel<br />

ranking 2009 Travel&Tourism competitive<br />

Index) che ottiene risultati eccellenti grazie<br />

a un’infrastruttura turistica all’avanguardia<br />

(1° posto per servizi al turista) e un'elevata<br />

concentrazione di player di grandi dimensioni.<br />

Tra il 2005 e il 2008 l’industria spagnola<br />

del turismo ha registrato tassi di crescita<br />

decisamente superiori all’Italia (4,1% contro<br />

1,5%): il nostro Paese è pronto a recuperare<br />

il terreno perso con una profonda riforma<br />

della governance e cogliendo le opportunità<br />

esistenti? Se l’Italia riuscisse a far registrare<br />

tassi di crescita simili a quelli spagnoli<br />

del periodo pre-crisi, nei prossimi quattro<br />

anni il differenziale di crescita sarebbe pari<br />

a 6 miliardi di euro, con un settore che<br />

registrerebbe un giro d’affari di 79 anziché<br />

73 miliardi di euro. Per il momento il<br />

comparto resta fragile a livello industriale e<br />

il recente fallimento di Viaggi del Ventaglio<br />

aiuta solo a sottolineare la crescente<br />

sofferenza finanziaria degli operatori<br />

turistici, anche a causa della riduzione delle<br />

entrate da commissioni e da indebitamenti.<br />

Le linee evolutive emergenti nel settore<br />

turistico si possono facilmente comprendere<br />

e interpretare attraverso i nuovi paradigmi<br />

del cambiamento.<br />

A cominciare da Unique&Universal che<br />

intercetta una crescita della domanda<br />

di personalizzazione dell’esperienza di<br />

viaggio e una nuova focalizzazione su<br />

segmenti di nicchia.<br />

È il caso di Bradipo Travel Designer che si<br />

è inventato la prima "sartoria" di viaggi,<br />

un tour operator specializzato proprio nel<br />

disegnare proposte su misura del cliente.<br />

È anche la strada che segue Boscolo Travel<br />

Inside che ha deciso di non proporre più una<br />

destinazione come meta del viaggio, ma<br />

piuttosto una passione, un modo di vivere che<br />

assecondi i gusti e i desideri del turista.<br />

Nascono quindi i pacchetti benessere,<br />

gourmet, arte e cultura, urban: non<br />

importa dove si va, ma come. La meta è<br />

secondaria, diventa primario coltivare le<br />

passioni. Si promuovono dunque anche<br />

nuove destinazioni di vacanza attraverso la<br />

valorizzazione delle eccellenze locali come da<br />

qualche tempo ha iniziato a fare intoscana.<br />

it, il sito internet che è promosso in 16 Paesi<br />

stranieri con una campagna tv e internet<br />

lanciata durante la fiera ITB a Berlino in<br />

collaborazione con Google e Mtv Europa.<br />

Non meno importante è la lettura in chiave<br />

Quick&Deep dove la parola d’ordine<br />

è multicanalità come opportunità di<br />

intercettare il “Do It Yourself”, il turista fai da<br />

te, quello che parte con lo zaino in spalla per<br />

scoprire il mondo senza voler esser costretto<br />

95 Fonte: Elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati Istat 2009<br />

96 Fonte: Euromonitor 2010<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 135


a rispettare tempi e tragitti decisi da altri.<br />

Un ruolo di rilievo spetta anche ai device<br />

di nuova generazione, dagli smartphone<br />

ai netbook, che permettono di accedere<br />

in qualunque momento alle applicazioni<br />

studiate appositamente per il turismo.<br />

Un cambiamento che va anche verso<br />

l’abbattimento delle distanze, la riduzione<br />

dei tempi e la semplificazione dei processi<br />

di acquisto senza dimenticare l’esperienza<br />

sensoriale.<br />

E sotto questo aspetto i casi di successo non<br />

mancano. Da Expedia che ha praticamente<br />

inventato l’agenzia di viaggi virtuale (con<br />

una risposta straordinaria in termini di<br />

utenti) a Liligo, il motore di ricerca gratuito<br />

e indipendente, che confronta (ai prezzi<br />

migliori e tutto compreso) le offerte di<br />

viaggio presenti su 250 siti dedicati al<br />

turismo. E ancora bisogna citare l’esempio<br />

degli applicativi di Augmented Reality<br />

che consentono di camminare attraverso<br />

siti di interesse storico, visualizzando sul<br />

proprio device in tempo reale come i luoghi<br />

apparivano nel passato.<br />

Ma i cambiamenti iniziano ad arrivare anche<br />

a livello d’istituzioni, come il recente accordo<br />

“open sky”, raggiunto tra gli Stati Uniti e<br />

l’Unione Europea, grazie al quale tutte le<br />

compagnie aeree, europee e statunitensi,<br />

136 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

saranno libere di operare voli intercontinentali<br />

a partire da qualsiasi località.<br />

La logica del Trust&Sharing risponde invece<br />

alla necessità di avere accesso alle offerte<br />

per la destinazione prescelta attraverso<br />

il canale virtuale, la possibilità di creare<br />

community online di viaggiatori con le quali<br />

condividere l’esperienza di viaggio. I social<br />

network permettono quindi di accedere con<br />

facilità e immediatezza alle informazioni<br />

necessarie per decidere se fare o meno un<br />

viaggio. La rete aiuta così lo scambio di<br />

esperienze vissute e aumenta il livello di<br />

controllo che i clienti possono esercitare<br />

sugli operatori di settore: quando si<br />

rivolgono a un’agenzia di viaggi, molti hanno<br />

già avuto tutte le informazioni necessarie<br />

per valutare le loro scelte finali.<br />

In questo senso Tripadvisor è stato forse<br />

tra i precursori dei blog di viaggio. Il sito<br />

permette di recensire strutture, ristoranti,<br />

luoghi con pochi click e garantisce anche<br />

l’interazione tra viaggiatori e operatori che<br />

possono ribattere e discutere con gli utenti.<br />

Un’idea sviluppata poi anche da Booking.<br />

com, un’agenzia di prenotazioni alberghiere<br />

online, dove le sistemazioni sono valutate<br />

dai giudizi degli ospiti che le hanno scelte<br />

precedentemente.<br />

È tutto Made in Italy, invece, il sito<br />

Turistipercaso.it che sul web ha riproposto<br />

il format delle tv con foto, video, consigli e<br />

diari di viaggio 2.0.<br />

Anche per il turismo non poteva mancare<br />

il tema Crucial&Sustainable che insiste<br />

su un viaggio sostenibile a consumi ridotti,<br />

privilegiando mezzi e strutture a basso<br />

impatto socio ambientale. Perché non si<br />

tratta solo di non inquinare, ma anche di<br />

preservare ecosistemi e culture differenti.<br />

Miramonti Park Hotel, per esempio, è il<br />

primo hotel di Bormio in grado di produrre<br />

energie pulite e rinnovabili con l’utilizzo di<br />

pannelli solari e della geotermia; sempre<br />

in montagna, ma all’Alpe di Siusi, l’accesso<br />

all’altopiano è consentito solo con autobus<br />

di linea o con la cabinovia. Banditi quindi i<br />

mezzi privati. Uno sforzo in questa direzione<br />

lo sta facendo anche la Iata (l’associazione<br />

delle compagnie aeree) che – anche per<br />

tagliare i costi – sta lavorando per ridurre<br />

l’impatto ambientale dei voli, con un<br />

obiettivo ambizioso: migliorare l’efficienza<br />

dei consumi del 25% entro il 2020.<br />

4.13.2 La nuova CEO agenda<br />

La missione degli operatori del turismo<br />

nell’immediato futuro è aprire l’Italia al mondo.<br />

Attrarre investimenti e turisti sfruttando<br />

le bellezze del Paese e la sua unicità. Per<br />

forza di cose, però, è impossibile pensare a<br />

un’agenda unica per tutti, anche perché è


necessario muoversi su due fronti paralleli:<br />

da un lato il mondo dei privati, dall’altro<br />

quello degli investimenti pubblici. Il primo<br />

compito delle strutture private sarà quello di<br />

perseguire l’eccellenza operativa lavorando<br />

contestualmente sulla variabilizzazione dei<br />

costi fissi per ridurre l’impatto negativo<br />

dello stress finanziario, legato alla flessione<br />

dei ricavi e al credit crunch. Sarà quindi<br />

necessario riuscire a gestire in modo integrato<br />

la multicanalità, cogliendo le opportunità di<br />

differenziazione che permettano nuovi canali<br />

di interazione con il turista in funzione della<br />

tipologia di contatto.<br />

Per fidelizzare il cliente è poi importante<br />

riuscire a massimizzare la sua esperienza di<br />

turista, sia reale che virtuale. Gli operatori<br />

devono però sviluppare nuove competenze<br />

distintive a supporto della personalizzazione<br />

dell’offerta turistica: dalla gestione<br />

all’aggregazione e produzione di contenuti<br />

e informazioni che consentano realmente<br />

di creare una proposition differenziante agli<br />

occhi dei segmenti target.<br />

Sul fronte del retail, invece, la sfida è<br />

nell’implementazione di nuove capacità<br />

di vendita, che siano dinamiche ed<br />

effettivamente costruite sulle esigenze del<br />

singolo cliente sfruttando una progressiva<br />

disintermediazione dei processi d’acquisto.<br />

In un’ottica di crescita generale del settore<br />

non si può prescindere da un lavoro di<br />

sistema, che passi attraverso la promozione<br />

e lo sviluppo delle destinazioni e la<br />

valorizzazione delle eccellenze locali tramite<br />

una collaborazione di tutti gli attori del<br />

territorio e l’attuazione di modelli (network)<br />

di marketing territoriale in grado di porre<br />

sempre "l’accento sull’Italia". Un compito<br />

che spetta soprattutto alle istituzioni, che<br />

contestualmente dovrebbero incentivare la<br />

concentrazione degli operatori del settore (a<br />

cominciare dall’Accomodation e dal Retail).<br />

E ancora, gli operatori dovranno imparare<br />

a presidiare la variabile tecnologica per<br />

identificare nuove modalità d’interazione<br />

con il cliente e proporre servizi personalizzati<br />

e personalizzabili in grado di soddisfare<br />

bisogni di segmenti sempre più specifici.<br />

Sul fronte delle istituzioni il compito<br />

è altrettanto arduo perché spetta alla<br />

politica guidare e coordinare la creazione<br />

di "awareness", di conoscenza, anche<br />

virtuale, della destinazione, superando così<br />

l’eccessivo decentramento delle strategie di<br />

promozione locale. Le istituzioni dovrebbero<br />

agevolare il superamento dell’avversione<br />

tecnologica degli operatori (che determina<br />

la scarsa adozione delle tecnologie nella<br />

gestione del business) attraverso politiche<br />

di comunicazione e iniziative formative<br />

sfruttando anche in modo efficace la<br />

disponibilità di fondi europei a sostegno<br />

del turismo. Comprendere l’importanza<br />

dell’innovazione consente di rivedere e<br />

migliorare i processi aziendali, focalizzarsi<br />

su tecnologie e piattaforme emergenti (a<br />

cominciare dagli strumenti disponibili in<br />

mobilità) e sfruttare sempre di più il canale<br />

internet. Una strada da seguire anche con<br />

il sostegno e la collaborazione di operatori<br />

estranei al mondo del turismo, ma capaci<br />

di sviluppare, insieme agli addetti ai lavori,<br />

una piattaforma finalizzata a supportare<br />

l’esperienza di viaggio (dalla pianificazione<br />

iniziale alla condivisione dell’esperienza).<br />

Una strategia che porterebbe alla nascita<br />

di un vero e proprio servizio verticale<br />

vincente. A patto che tutto il Sistema Italia<br />

cambi passo, riconoscendo i propri limiti<br />

e investendo nelle potenzialità di crescita<br />

finora inespresse di questo settore.<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 137


Assicurazioni<br />

• Offerta semplice e completa, reti<br />

distributive proattive e consulenziali,<br />

trasparenza e potenziamento del servizio per<br />

rinnovare il rapporto di fiducia tra gli italiani<br />

e il sistema assicurativo<br />

• Operazioni di sistema, con la<br />

collaborazione tra compagnie, istituzioni,<br />

cittadini e imprese per sviluppare il ruolo<br />

dell’industria assicurativa a supporto della<br />

crescita sostenibile del Sistema Italia<br />

Automotive<br />

• Alla guida, ma sempre connessi con il<br />

resto del mondo. Dalla diagnostica in remoto<br />

alla social community nell'abitacolo, ai<br />

video messaggi dal sedile: oggi l'auto sta<br />

cambiando pelle<br />

• Viaggiare con i clienti su nuove strade<br />

digitali. Dall’interazione online ai nuovi<br />

ambienti interattivi, virtuali e reali, che<br />

accolgono il cliente: il guidatore 2.0 ha<br />

nuove possibilità di esprimersi<br />

Banking<br />

• Dopo reazione e restructuring verso un<br />

nuovo rinascimento: più semplicità e valore<br />

per la nuova “Customer Centricity”<br />

138 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />

• Banche e innovazione: un percorso<br />

obbligatorio che partendo dal rapporto di<br />

fiducia cresca di intensità e per adiacenze su<br />

bisogni evoluti<br />

Energia e Ambiente<br />

• Energia come la passata di pomodoro:<br />

generata da fonti rinnovabili, stoccata o<br />

scambiata tramite smart grid con gli altri<br />

utenti di rete<br />

• È tempo di aggregazioni per i business<br />

energivori e le utilities<br />

Food&Beverage<br />

• Replicare su scala globale il modello di<br />

eccellenza italiana nell’alimentare<br />

• Governare la complessità e aumentare<br />

la capacità di leggere i fenomeni in ottica<br />

predittiva (Analitycs)<br />

Gambling<br />

• Nuove regole per un gioco responsabile:<br />

la promessa di una vita da sogno diventa<br />

sostenibile<br />

• La sfida competitiva del mercato e i<br />

modelli normativi di riferimento: il gambling<br />

si tinge di Made in Italy<br />

Grocery Retail<br />

• Migliorare l’esperienza d’acquisto<br />

attraverso la “teatralizzazione” del punto<br />

vendita per una nuova relazione conviviale<br />

• La scommessa è diventare un emporio<br />

digitale: internet e mobile per accrescere<br />

il valore dell’esperienza di acquisto nel<br />

canale tradizionale e favorire una maggior<br />

connessione con il consumatore<br />

Industria farmaceutica<br />

• Ethinomics: coniugare i principi etici con il<br />

rigore di business<br />

• Da Research&Development a<br />

Search&Development: vince il modello di<br />

innovazione aperta e condivisa<br />

Media<br />

• Editori… il presente è B2C: interazione<br />

con il consumatore, servizi disegnati intorno<br />

all’utente, ‘ubiquitus distribution’, Customer<br />

Relationship Management<br />

• Il televisore diventa il centro della<br />

‘digital home’. Internet fa il suo ingresso ‘in<br />

salotto’ con la “Over the top tv” aprendo la<br />

competizione tra operatori media, produttori<br />

di device e operatori di rete


Moda e Lusso<br />

• Conoscere il consumatore, protagonista<br />

di un dialogo continuo attraverso una rete<br />

coordinata di touchpoint, sia fisici che<br />

digitali<br />

• Globalizzazione, personalizzazione e<br />

innovazione, facendo leva su modelli<br />

operativi agili e sulla capacità di fare<br />

sistema<br />

Pubblica<br />

Amministrazione<br />

• Uno Stato più vicino a cittadini e imprese,<br />

rinnovato a partire dagli ambiti “core” quali<br />

la Pubblica Amministrazione, il Fisco, la<br />

Sanità e la Sostenibilità<br />

• Un servizio pubblico virtuoso, in grado<br />

di generare valore oggi e porre le basi per<br />

sostenere le generazioni future<br />

Telco<br />

• Rispondere in modo semplice a esigenze<br />

estese gestendo catene del valore complesse<br />

• Verso nuovi “Solution&Role Portfolio”:<br />

definire quali soluzioni offrire per quali<br />

esigenze, con quali mercati “coo-petere” e<br />

quale ruolo assumere per ogni soluzione/<br />

mercato (protagonista o player)<br />

Turismo<br />

• Da turista a viaggiatore: il nuovo gusto<br />

della scoperta su misura<br />

• Turismo e innovazione: informazioni e<br />

servizi digitali amplificano l’esperienza di<br />

viaggio<br />

L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 139


Ringraziamenti<br />

Ringraziamo tutti coloro che hanno messo a<br />

nostra disposizione le informazioni necessarie alla<br />

realizzazione di questo volume.<br />

In particolar modo ringraziamo:<br />

Think Tank Team <strong>Accenture</strong>: Alberto Antonietti - Matteo Arata -<br />

Max Baldelli - Michelangelo Barbera - Dario Caltagirone - Raffaella<br />

Campagnoli - Stefano Carrino - Andrea Casini - Massimo Casiraghi<br />

- Davide Cinguino - Gloria Corbellini - Lucio D’Aponte - Mauro De<br />

Candia - Egidio Di Alberto - Giorgio Di Paolo - Alessandro Diana -<br />

Patrick Durante - Andrea Frau - Carlo Garuccio - Davide Germanà<br />

- Daniele Ghetti - Luca Grassini - Francesca Graziani - Massimo<br />

Leonardo - Mauro Marchiaro - Christian Mazza - Rudy Mazzalovo<br />

- Danilo Mazzara - Paolo Mazzer - Nicola Meleagri - Valerio Mocci<br />

- Massimo Nee - Barbara Nicoli - Maurizio Nocco - Luigi Onorato<br />

- Salvatore Padalina - Andrea Pagliai - Stefano Papini - Anthony<br />

Pecchia - Andrea Petrini - Andrea Poggi - Alberto Pozzi - Enrico<br />

Pozzoli - Mattia Ravenna Busnach - Marco Salera - Giacomo Santucci<br />

- Francesca Saule - Francesco Scaccheri - Alberto Scaglione - Eron<br />

Simonini - Alessandro Squeri - Stefano Sperimborgo - Licia Tatulli<br />

- Alessandra Tavella - Stefano Tedesco - Danilo Troncarelli - Paolo<br />

Vendramin - Luca Venturini - Alessandro Verardi - Andrea Volonté<br />

Alcuni "costruttori di vision" che hanno partecipato allo studio: Elena<br />

Aniello - Riccardo Barbarini - Giancarlo Barbieri - Franco Baronio -<br />

Giovanni Bellacci - Pierpaolo Bucalo - Antonio Burrello - Maurizio<br />

Cappiello - Andrea Cardamone - Antonio Converti - Massimo Cova<br />

- Gaetano Dini Ciacci - Giulio Domma - Massimo Doris - Stefano<br />

Dozio - Nicolò Dubini - Guido Feller - Francesca Fraulo - Ruggero<br />

Frecchiami - Daniele Fregnan - Marina Geri - Giancarlo Giobbio -<br />

Emanuele Giustini - Salvatore Ippolito - Francesco Kirn - Annagemma<br />

Lascari - Andrea Leoni - Giorgio Melilli - Luciano Munari - Anna<br />

Omarini - Riccardo Palmisano - Stefano Parisse - Amedeo Paulone<br />

- Massimiliano Pellegrini - Piero Persi - Stefano Pogutz - Marco<br />

Ravanetti - Massimo Rovelli - Aldo Roveri - Giorgio Santambrogio -<br />

Luca Secco - Matteo Sessa Vitali - Gianpaolo Sevà - Giovanni Sordello<br />

- Vittorio Sorge - Romolo Stanco - Luca Testoni - Roberto Vaccani<br />

- Andrea Valota - Alessandro Vandelli - Ivan Velucci - Andrea Viero -<br />

Silvia Vigorelli - Fabrizio Viola - Laura Zocchi<br />

Coordinamento: Matteo Agostini - Goffredo Amodio - Roberto<br />

Padovani - Amelia Venegoni


Premessa • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 143


Copyright © 2010 <strong>Accenture</strong><br />

All rights reserved.<br />

<strong>Accenture</strong>, its logo, and<br />

High Performance Delivered<br />

are trademarks of <strong>Accenture</strong>.

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