Accento sull'Italia - Accenture
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<strong>Accento</strong> sull’Italia<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento e gli impatti sulla CEO Agenda
<strong>Accento</strong> sull’Italia<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento e gli impatti sulla CEO Agenda
Indice<br />
Prefazione 4<br />
Introduzione 6<br />
1 Premessa 11<br />
1.1 Pensare, vivere, interagire: nuovi italiani crescono 11<br />
1.2 Il Paese dei paradossi 12<br />
1.3 Il Percorso di visioning 12<br />
1.4 La forza del paradigma 14<br />
2 Dimensioni abilitanti 16<br />
2.1 L’evoluzione socio-normativa: la nuova Italia 18<br />
2.1.1 Più informata e attenta 18<br />
2.1.2 In moto perpetuo 19<br />
2.1.3 Più single e meno tradizionale 20<br />
2.1.4 Più anziana e multi-etnica 21<br />
2.1.5 Più rispettosa verso la comunità e l’ambiente 21<br />
2.1.6 Più trasparente e attenta ai consumatori 23<br />
2.2 La multi-polarizzazione 23<br />
2.2.1 L’export in chiaro scuro 24<br />
2.2.2 L’industria manifatturiera: un lento declino? 27<br />
2.2.3 Il dilemma dei talenti 30<br />
2.2.4 Il nodo delle infrastrutture e dell'ambiente 31<br />
2.2.5 Il Welfare e lo Stato del futuro 32<br />
2.3 L’innovazione tecnologica 33<br />
2.3.1 Gli italiani e l’innovazione tecnologica: i fenomeni<br />
Facebook e iPhone 33<br />
2.3.2 Scenari futuri 34<br />
2.3.3 Internet computing 36<br />
2.3.4 Analytics 36<br />
2.3.5 Mobile 37<br />
2.3.6 La convergenza delle 4C 37<br />
2.3.7 Una leadership inaspettata: le nanotecnologie 37<br />
2.3.8 L’energia pulita 38
3 I nuovi paradigmi del cambiamento 40<br />
3.1 Trust&Sharing 43<br />
3.1.1 Dai precursori agli innovatori del paradigma 42<br />
3.1.2 La voce dei manager e gli scenari futuri 46<br />
3.2 Quick&Deep 49<br />
3.2.1 Dai precursori agli innovatori del paradigma 51<br />
3.2.2 La voce dei manager e gli scenari futuri 52<br />
3.3 Crucial&Sustainable 54<br />
3.3.1 Dai precursori agli innovatori del paradigma 56<br />
3.3.2 La voce dei manager e gli scenari futuri 57<br />
3.4 Unique&Universal 59<br />
3.4.1 Dai precursori agli innovatori del paradigma 60<br />
3.4.2 La voce dei manager e gli scenari futuri 61<br />
3.5 Metodologia <strong>Accenture</strong> per l’analisi dei paradigmi<br />
del cambiamento 63<br />
4 L’evoluzione dei principali settori 66<br />
4.1 Assicurazioni 69<br />
4.1.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 69<br />
4.1.2 Nuova agenda per un nuovo Stato 74<br />
4.2 Automotive 77<br />
4.2.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 77<br />
4.2.2 La nuova CEO agenda 79<br />
4.3 Banking 81<br />
4.3.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 81<br />
4.3.2 La nuova CEO agenda 86<br />
4.4 Energia e Ambiente 89<br />
4.4.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 89<br />
4.4.2 La nuova CEO agenda 92<br />
4.5 Food&Beverage 94<br />
4.5.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 94<br />
4.5.2 La nuova CEO agenda 97<br />
4.6 Gambling 99<br />
4.6.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 99<br />
4.6.2 La nuova CEO agenda 101<br />
4.7 Grocery Retail 102<br />
4.7.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 102<br />
4.7.2 La nuova CEO agenda 104<br />
4.8 Industria Farmaceutica 105<br />
4.8.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 105<br />
4.8.2 La nuova CEO agenda 108<br />
4.9 Media 109<br />
4.9.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 109<br />
4.9.2 La nuova CEO agenda 113<br />
4.10 Moda e Lusso 114<br />
4.10.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 114<br />
4.10.2 La nuova CEO agenda 118<br />
4.11 Pubblica Amministrazione 121<br />
4.11.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 121<br />
4.11.2 La nuova CEO agenda 124<br />
4.12 Telco 129<br />
4.12.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 129<br />
4.12.2 La nuova CEO agenda 132<br />
4.13 Turismo 134<br />
4.13.1 Overview di settore e impatto dei paradigmi 134<br />
4.13.2 La nuova CEO agenda 136<br />
Ringraziamenti 140
Dall’occhio del ciclone<br />
La crisi economico-finanziaria si è abbattuta sul mondo<br />
dell’economia, dei consumi e sull’esistenza delle persone come un<br />
ciclone. Il ciclone trasformerà i paradigmi socio-culturali verso un<br />
cambiamento d’epoca che condurrà al superamento dei modelli di<br />
comunicazione e di consumo come li abbiamo finora conosciuti.<br />
Salteranno così i modelli di business più consolidati e finora<br />
praticati: si vivrà, si consumerà, si lavorerà, in modo radicalmente<br />
diverso.<br />
Tutti guardiamo al ciclone come qualcosa di inevitabile che ci<br />
sovrasta, ne siamo giustamente spaventati, ci chiediamo quando<br />
passerà e quante vittime lascerà sul terreno. Tutti pensano al<br />
ciclone. Pochi riflettono sul suo occhio. L’occhio del ciclone della<br />
crisi nei prossimi 5 anni – invece - produrrà il miracolo: proponendo<br />
un nuovo punto di vista, con una visione integrale sul mondo e<br />
un pensiero lungo sul senso dell’esistenza. Segnando il passaggio<br />
dalla mitologia delle tendenze alla maturazione di nuovi paradigmi.<br />
È a questo che <strong>Accenture</strong> si sta preparando, lanciando il progetto<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia che ragiona sul futuro del nostro Paese all’interno<br />
dello scenario globale.<br />
Nei prossimi anni assisteremo infatti a un cambiamento d’epoca.<br />
Cambieranno definitivamente le regole e i paradigmi delle attività<br />
aziendali, cambieranno i modelli di business e i modi di produrre,<br />
comunicare e distribuire.<br />
I nuovi paradigmi che emergeranno dall’onda lunga della crisi si<br />
orienteranno verso alcune dimensioni socio-culturali che già oggi<br />
costituiscono la nuova piattaforma strategica per imprese e Pubblica<br />
Amministrazione, e che possiamo definire i paradigmi della postopulenza:<br />
la sostenibilità, la condivisione, la cura e la salute del<br />
corpo, la qualità del tempo e dello spazio, il valore del quotidiano.<br />
Il gusto, la sensibilità, la qualità, il benessere, verranno ripensati e<br />
ridefiniti nei prossimi anni sulla base di questi nuovi paradigmi che<br />
renderanno obsolete le logiche che fino ad oggi hanno imperato nel<br />
mondo dell’impresa e della Pubblica Amministrazione, superando<br />
definitivamente l’opposizione locale/globale e privato/pubblico.
La qualità di vita degli spazi pubblici si affiancherà a quella degli<br />
spazi privati, e la domesticità si ispirerà alla vita urbana, e non più<br />
solo il contrario, come fino ad oggi in Italia è sempre avvenuto.<br />
Il nuovo rapporto tra velocità, accessibilità e qualità vedrà<br />
l’affermazione dei prodotti come occasioni quotidiane di vita,<br />
di prodotti e servizi che combinano commodity e gratificazione<br />
sensoriale, del low cost e della profondità e intensità dell’esperienza,<br />
della personalizzazione e condivisione del valore, di etica sostenibile<br />
ed estetica distintiva, di valori locali e comportamenti globali<br />
seguendo il filo dell’unicità che diviene universale, di nuovi orizzonti<br />
che rispondono all’esigenza di esaudire nello stesso tempo diversi<br />
bisogni e desideri.<br />
Sono questi i paradigmi per la costruzione di un nuovo scenario<br />
dal quale tutte le imprese e le istituzioni non potranno prescindere<br />
nei prossimi anni. La sfida sarà per la sopravvivenza: non si tratterà<br />
di essere più innovativi o avanzati degli altri, ma di esserci o non<br />
esserci. Saranno questi – tra l’altro - i bastioni del nuovo modello di<br />
business che il Made in Italy dell’eccellenza dovrà e potrà proporre<br />
con successo, fondato sull’alta intensità dell’esperienza e del gusto e<br />
non più semplicemente sull’alta gamma e sul lusso.<br />
Per confrontarsi con soggetti/consumatori sempre più in grado di<br />
saltare da una esperienza all’altra, in una dimensione di economia<br />
ibrida e di esperienza alternata, ogni Azienda, ogni Marca definirà<br />
un territorio d’azione preciso e nello stesso tempo dotato di<br />
potenzialità trasversali, per un nuovo mercato che non punterà più<br />
sulla promessa generica di qualità ma sullo standard innovativo e<br />
sull’intensità dell’esperienza e dei processi produttivi e conoscitivi.<br />
Gli standard innovativi per il Made in Italy saranno Verità e Bellezza,<br />
che assumeranno un ruolo nuovo dando spazio alla variabile della<br />
vocazione e non più solo delle evocazioni, che vedrà nella Rete<br />
e nei suoi network la sua più acuta possibilità di affermazione.<br />
Parliamo di motivazioni profonde, di talenti che si trasformano<br />
in competenze, di vocazioni quasi religiose da lanciare e da<br />
condividere.<br />
Il futuro punterà sulla unicità del locale e sulla sua potenzialità<br />
universale in termini di consumo, comunicazione e distribuzione.<br />
L’area mediterranea potrà essere tra le prime a essere rigenerata<br />
da questo approccio. In questa dimensione un ruolo decisivo verrà<br />
ricoperto dall’analisi e dalla rigenerazione del concetto di Genius<br />
Loci: il talento del luogo che non è imitabile e quindi rappresenta<br />
un deciso vantaggio competitivo, senza scorciatoie e infingimenti.<br />
Lo scenario complessivo porterà a trasformare la sensibilità estetica<br />
legata al gusto e alla bellezza in una dimensione comunicativa e<br />
commerciale fortemente sostenibile: punto di incontro decisivo<br />
tra variabili estetiche e variabili etiche. Ciò che vale oggi solo per<br />
aziende e imprenditori illuminati, diventerà nei prossimi anni la<br />
chiave universale per individuare i nuovi parametri della qualità,<br />
necessari per rimanere nel mercato in modo credibile.<br />
In questo scenario rigenerato assumeranno una nuova centralità il<br />
concetto che rilancia la concezione anglo-sassone dei beni comuni,<br />
la visione di una esperienza libera e accessibile che convergerà in<br />
una dimensione di economia ibrida in cui la gratuità e il valore<br />
commerciale convivranno.<br />
La semplificazione della vita si libererà definitivamente dall’aura<br />
New Age per incarnare il più grande bisogno emerso in questi ultimi<br />
anni: tornare all’essenza delle cose e al cuore delle esperienze,<br />
senza rinunciare alla qualità autentica e liberandosi da tutte le<br />
complicazioni del consumo e dai suoi inutili eccessi.<br />
È su queste basi che abbiamo contribuito al progetto <strong>Accento</strong><br />
sull’Italia individuando insieme alla Think Tank di <strong>Accenture</strong> 4<br />
paradigmi che per i prossimi 20 anni guideranno il cambiamento<br />
sociale e aziendale: Trust & Sharing, Quick & Deep, Crucial &<br />
Sustainable e Unique & Universal. I valori del futuro per lavorare<br />
sul management del presente.<br />
Francesco Morace<br />
Direttore Scientifico di <strong>Accento</strong> sull’Italia
Vietato stare nel mezzo<br />
<strong>Accenture</strong> è una società di consulenza che vive di idee e su<br />
di esse cresce e si evolve. <strong>Accento</strong> sull’Italia conferma questa<br />
volontà e convinzione: rappresenta un cammino di conoscenza<br />
e di condivisione volto a individuare le leve di innovazione e<br />
cambiamento che i diversi settori e relativi CEO italiani dovranno<br />
interpretare nel prossimo futuro in un contesto profondamente<br />
cambiato, e che “l’occhio del ciclone” contribuirà a cambiare<br />
ulteriormente.<br />
In questo progetto di ricerca abbiamo sentito il forte bisogno di<br />
una guida che porti a focalizzarsi su una visione sistemica del<br />
tessuto imprenditoriale italiano che presenta forti difficoltà ma<br />
al tempo stesso importanti eccellenze. La condivisione appunto,<br />
sull’immediato futuro rappresenta per noi il primo passo per aiutare<br />
le imprese italiane a indirizzare le proprie decisioni in un sistema<br />
economico rinnovato, dinamico e sempre più globale. L’obiettivo è<br />
ambizioso, ma fortemente voluto da tutte le imprese che abbiamo<br />
incontrato lungo il cammino: pensare ad una nuova modalità di<br />
“pianificare il futuro”. Il nostro intento non è, infatti, quello di<br />
“prevedere” ma di fornire strumenti per analizzare e interpretare i<br />
cambiamenti in un contesto caratterizzato da una sempre crescente<br />
incertezza. Gli eventi inaspettati, “i cigni neri” 1 lo dimostrano,<br />
possono cancellare delle certezze consolidate nel tempo. Crediamo<br />
che per capire il mutamento occorra partire dal cambiamento stesso.<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia non vuole dunque prevedere ma interpretare<br />
alcuni paradigmi di cambiamento già in atto, focalizzandoli e<br />
analizzandoli per preparare il management delle principali aziende<br />
ad anticiparne, ove possibile, gli effetti nei diversi settori.<br />
Analizzando i comportamenti dei consumatori ci si rende conto che<br />
importanti cambiamenti sono già in atto: il concetto di mercato di<br />
massa non regge più, si sta disintegrando in piccoli nuovi segmenti<br />
dinamici che devono essere indirizzati attraverso nuovi modelli di<br />
offerta e di servizio. Questa ‘dinamicità’ viene ulteriormente spinta<br />
dall’evoluzione tecnologica che oramai consente ‘produzione’ e<br />
‘servizi’ in piccole quantità ma economicamente efficaci, in grado di<br />
raggiungere chiunque, ovunque e in qualsiasi momento. In questo<br />
contesto emergono nuovi comportamenti (il consumatore “che<br />
prova sempre”, windows shopper, il consumatore che dipende dalle
esperienze degli altri, social crowler, ecc), emergono nuovi gruppi<br />
di acquisto, nuovi ‘segmenti’ composti da consumatori sempre più<br />
selettivi, attenti, informati e soprattutto con aspettative sempre<br />
più elevate. Gli approcci alla segmentazione fino a oggi applicati<br />
stanno diventando inutili e i costi che le aziende sostengono per<br />
adeguare i propri modelli organizzativi secondo i vecchi criteri di<br />
segmentazione sono sprechi da evitare.<br />
La capacità di interpretare e anticipare questi comportamenti e<br />
modelli porterà a concreti vantaggi competitivi e l’uscita dal tunnel<br />
creato da questa crisi accelererà un trend che ci troverà di fronte a<br />
una società rinnovata e a nuovi modelli di consumo.<br />
Dal lato delle imprese, l’attuale contesto di mercato comporta<br />
un momento di riflessione e, in alcuni casi, di confusione. La<br />
posta in gioco per molti player è rappresentata dal “trade off”<br />
tra ritrovare una migliore posizione di efficienza nel fare bene i<br />
basic e ricercare importanti innovazioni nei modelli di business<br />
e operativi. È sicuramente un momento di scelte importanti e<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia, attraverso la sua analisi dei 4 paradigmi di<br />
cambiamento traccia alcune linee evolutive per molti settori. Un<br />
tratto comune è rappresentato dalla continua “polarizzazione”<br />
dei modelli di business: da un lato la crescita del “low cost/free”<br />
dall’altro la diffusione di offerte “premium” in cui si intrecciano<br />
nuove strategie di pricing.<br />
Diventa quindi vietato stare nel mezzo. Potrà divenire premiante<br />
l’ulteriore specializzazione dei modelli, specie se abbinata alle<br />
rinnovate capacità di ascoltare i consumatori anticipando gli effetti<br />
dei nuovi comportamenti.<br />
Il passaggio graduale, per molti settori, dagli anni ’80 – focus sul<br />
prodotto – agli anni '90 - focus sulla scala – ai primi del 2000 –<br />
focus sulla differenziazione ed estensione del business – subisce<br />
ora una forte accelerazione verso l’era dell’ascolto e l’economia<br />
della partecipazione. Ci siamo già, i 4 paradigmi già la interpretano<br />
e la spiegano; l’accelerazione sarà tale, come accade spesso<br />
dopo periodi più o meno lunghi di incubazione, che nei prossimi<br />
3-4 anni assisteremo a profondi cambiamenti nei processi di<br />
generazione di valore.<br />
Ad esempio nel settore energetico, la sfida principale sarà quella<br />
di trasformare il ruolo dell’energia stessa, che potrà diventare<br />
finalmente un prodotto fruibile come la passata di pomodoro fatta<br />
in casa (“energia come pomodoro”): sano (energia “rinnovabile”),<br />
conservabile (energy storage), da consumare a piacimento<br />
oppure da regalare o vendere al vicino (prodo-consumatori e<br />
decentramento energetico). Nell’industria Farmaceutica si assisterà<br />
a una rapida evoluzione dei modelli di gestione dell’innovazione:<br />
da approcci di “research and development” ad approcci di “search<br />
and development”, ovvero modelli di ricerca che fanno leva sulla<br />
condivisione tra operatori del settore di asset e risorse nella ricerca<br />
di base, favorendo la creazione di nuovi mercati per lo scouting e la<br />
selezione delle molecole del futuro.<br />
Come vincere la sfida competitiva? La chiave per diventare un leader<br />
aziendale di oggi e soprattutto di domani consiste nell’assumersi<br />
la responsabilità delle esternalità, ovvero sviluppare la capacità di<br />
cogliere, gestire e rispondere a tutti quei segnali che provengono<br />
dall’esterno e che determinano il posizionamento dell’organizzazione<br />
rispetto al proprio ecosistema competitivo. Sempre di più le aziende<br />
dovranno dotarsi di modelli di gestione delle esternalità.<br />
Ad esempio, occorrerà dare più fiducia al cliente, attraverso un pieno<br />
coinvolgimento nei processi “core” aziendali come lo sviluppo dei<br />
nuovi prodotti e la gestione dei canali di vendita. Inoltre, le richieste<br />
e gli indirizzi che provegono dalla “periferia” dell’organizzazione<br />
diverranno sempre più importanti per attivare quei sensori in grado<br />
di intuire i trend e i cambiamenti in atto nel mercato. Le imprese<br />
dovranno dunque internalizzare le esternalità, non come nuovo<br />
obbligo per soddisfare le richieste di tutti gli stakeholder, ma come<br />
opportunità per anticipare il cambiamento e definire un vantaggio<br />
competitivo sostenibile.<br />
Da queste riflessioni nasce l’opportunità e l’esigenza per le aziende<br />
di comprendere il proprio posizionamento rispetto ai paradigmi del<br />
cambiamento. <strong>Accenture</strong> Management Consulting ha sviluppato<br />
una metodologia di analisi per supportare le imprese a comprendere<br />
1 Taleb Nassim N., Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita, 2008
il livello di allineamento della propria organizzazione rispetto ai<br />
nuovi paradigmi che vuole condividere con tutti i lettori di questa<br />
prima edizione di <strong>Accento</strong> sull’Italia. Il primo grado è rappresentato<br />
dalla percezione, ovvero l’apertura e la spinta del top management<br />
al cambiamento, in secondo luogo viene l’interiorizzazione, se è<br />
già in atto un’evoluzione del modello di business, ed in fine vi è la<br />
valorizzazione, riscontrabile attraverso una chiara identificazione<br />
tra value proposition aziendale e paradigma. In altri termini il<br />
paradigma è valorizzato se è all’origine e si riflette nel modello<br />
di offerta e di servizio con cui l’azienda crea valore per tutti gli<br />
stakeholder.<br />
Ovviamente ogni paradigma avrà un impatto diverso per ciascuna<br />
azienda anche in base al settore in cui opera. L’essenziale non<br />
è valorizzare tutti i paradigmi, ma definire un posizionamento<br />
distintivo in grado di rispondere ai cambiamenti dirompenti di<br />
questa fase storica avendo bene in mente l’imperativo di tutte le<br />
aziende di successo: “Vietato stare nel mezzo!”.<br />
Buon viaggio in questo percorso di visioning e buon ‘<strong>Accento</strong>’ sulla<br />
vostra impresa.<br />
Mauro Macchi<br />
Responsabile <strong>Accenture</strong> Management Consulting<br />
Promotore del programma <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong>
Premessa<br />
10 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Premessa
1.1 Pensare, vivere, interagire:<br />
nuovi italiani crescono<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia è la risposta di <strong>Accenture</strong><br />
in un momento di profondi cambiamenti<br />
socio-economici e culturali. La crisi<br />
internazionale, la spinta verso l’innovazione,<br />
il lento declino delle potenze economiche<br />
tradizionali e la corsa senza soste dei Paesi<br />
emergenti sono fattori che riempiono i<br />
dibattiti della business community, ma<br />
spesso non trovano il giusto spazio nel<br />
disegno concreto delle strategie aziendali.<br />
Si tratta, altresì, di elementi determinanti<br />
poichè all’origine di nuove modalità di<br />
generazione del valore e di nuovi modelli di<br />
business e operativi.<br />
Quella che stiamo vivendo non è una crisi,<br />
siamo piuttosto nel mezzo di un passaggio<br />
paradigmatico, di una totale revisione degli<br />
orizzonti all’interno dei quali ci muoviamo.<br />
Se fosse una semplice crisi potremmo<br />
immaginare di uscirne senza problemi,<br />
parlando di cambiamento paradigmatico è<br />
invece chiaro che niente sarà più lo stesso.<br />
Il presente volume intende racchiudere un<br />
lungo percorso di visioning, un esercizio<br />
di lettura del futuro, volto a esplorare le<br />
priorità e le tendenze che influenzeranno<br />
il Sistema Paese nei prossimi tre anni. Un<br />
lavoro non certo facile perché spesso ci si<br />
muove utilizzando strumenti analitici legati<br />
all’analisi del futuro, ma che poi sono difficili<br />
da calare nella realtà quotidiana delle<br />
aziende e di chi prende decisioni ogni giorno.<br />
L’obiettivo è ambizioso, ma fortemente<br />
voluto da tutte le imprese che abbiamo<br />
incontrato lungo il cammino: pensare a una<br />
nuova modalità di “pianificare il futuro”.<br />
Il punto di partenza è che, in un contesto<br />
così sfidante e mutevole, non bastino più<br />
le metodologie “classiche” di pianificazione<br />
industriale, quali ad esempio l’analisi delle<br />
dinamiche di crescita e competitive, per<br />
capire e interpretare le evoluzioni del nostro<br />
sistema economico. Occorre integrare<br />
queste logiche con un attento studio<br />
della componente sociologica che guida il<br />
cambiamento. In altri termini, per capire il<br />
mutamento occorre partire dal cambiamento<br />
stesso: analizzare le dinamiche evolutive<br />
che caratterizzano i comportamenti degli<br />
individui e della comunità per prevedere le<br />
migliori risposte da parte del mondo delle<br />
imprese con l’obiettivo di identificare le<br />
innovazioni gestionali, tecnologiche e i<br />
modelli organizzativi in grado di migliorare<br />
il posizionamento delle aziende italiane nel<br />
mercato globale.<br />
Dal lavoro condiviso in questi mesi, è<br />
risultato chiaro che non è un’epoca di grandi<br />
cambiamenti che stiamo attraversando, ma<br />
un vero cambiamento di epoca.<br />
Non è un’epoca di grandi<br />
cambiamenti ma un vero<br />
e proprio cambiamento<br />
d’epoca<br />
Premessa • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 11
Sta mutando il Paese, i suoi abitanti,<br />
evolvono le leggi, le dimensioni culturali,<br />
il vivere quotidiano: l’Italia di domani<br />
sarà influenzata da nuovi paradigmi del<br />
cambiamento. Paradigmi innovativi che<br />
modificheranno il nostro modo di consumare,<br />
pensare, vivere e interagire, richiedendo una<br />
significativa evoluzione del modo di fare<br />
business da parte delle imprese.<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia è dunque la risposta di<br />
<strong>Accenture</strong> al terremoto in atto: la visione<br />
di un futuro. Questo aspetto è importante<br />
anche per <strong>Accenture</strong> stessa: la nostra<br />
identità aziendale è radicata nelle persone<br />
che lavorano insieme ai clienti per generare<br />
idee. Per mantenere un ciclo virtuoso capace<br />
di produrre innovazione siamo stati pionieri<br />
di grandi riflessioni economiche: la nostra<br />
ricerca sulle aziende ad alte performance<br />
(cfr. “High Performance Business Research”),<br />
ad esempio, ha rappresentato un punto di<br />
riferimento per interpretare le determinanti<br />
e i tratti somatici delle imprese eccellenti nei<br />
diversi settori.<br />
In questa fase di mercato riteniamo<br />
opportuno ri-definire un nostro punto di vista<br />
sulle priorità delle diverse industry italiane<br />
per i prossimi anni ponendo particolare enfasi<br />
sulle peculiarità del nostro Paese.<br />
12 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Premessa<br />
1.2 Il Paese dei paradossi<br />
Pizza, spaghetti a mandolino. Sappiamo di non<br />
essere cosi: ma chi ha provato a combattere<br />
contro la percezione che il nostro Paese genera<br />
a livello internazionale? Inutile nascondere<br />
che l’Italia sia il regno di paradossi, delle<br />
contraddizioni e allo stesso tempo delle<br />
incongruenze. Ma proprio per questo il nostro<br />
Paese è ancora più interessante sotto il profilo<br />
della ricerca e dello studio. Perché, forse è<br />
incredibile dirlo, quelle che a livello mondiale<br />
sono delle debolezze, dei colpi all’immagine<br />
nazionale, a livello locale rappresentano punti<br />
di forza invidiati.<br />
A cominciare dall’industria alimentare, non si<br />
può ignorare che il nostro Paese ha una lista<br />
di prodotti Dop e Igp più lunga di qualunque<br />
altro stato europeo. Superiore addirittura del<br />
25% a quella della Spagna, indicata da molti<br />
come realtà nascente – se non esplosiva –<br />
della cultura alimentare mondiale.<br />
Certo non possiamo negare che questa<br />
dicotomia crescente rappresenti una serie<br />
di criticità, ma per lo stesso motivo non<br />
dobbiamo ignorare gli spunti positivi. Perché<br />
se è vero che siamo tra le ultime nazioni in<br />
termini di competitività (al 48° posto nel<br />
Growth Competitiveness Index 2009) 2 è<br />
altrettanto vero che vantiamo un’enorme<br />
eccellenza diffusa: l’Italia è leader mondiale<br />
nella realizzazione di oltre 300 prodotti.<br />
Lo scenario non cambia nell’annoso dilemma<br />
che riguarda la fuga dei cervelli: non abbiamo<br />
neppure un’università nelle prime 100, ma<br />
siamo lo stesso una terra di talenti. Ogni<br />
anno in Italia per ogni 1000 ricercatori si<br />
realizzano circa 780 pubblicazioni 3 , mentre in<br />
tutta l'Europa il rapporto si ferma a 500.<br />
Nel mondo girano le immagini delle città,<br />
prima Napoli, poi Palermo, sommerse dai<br />
rifiuti. Le statistiche ufficiali parlano di<br />
17 milioni di persone che vivono ancora<br />
in zone non servite da depuratori, eppure<br />
nonostante queste enormi difficoltà l’Italia<br />
resta una delle nazioni con la qualità della<br />
vita maggiormente invidiata, dove tanti<br />
vorrebbero vivere e dove moltissimi scelgono<br />
di passare le loro vacanze.<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia intende quindi contribuire<br />
a far emergere il lato vincente del nostro<br />
Paese, ben consci delle sfide e degli ostacoli,<br />
ma anche delle potenzialità inespresse che<br />
l’Italia può ancora esprimere.<br />
1.3 Il Percorso di visioning<br />
La sfida ha richiesto la costituzione di<br />
un gruppo di lavoro misto, composto da<br />
consulenti e da autorevoli esperti del<br />
mondo imprenditoriale e accademico, e la<br />
definizione di modalità di lavoro innovative.
In altri termini, è stato avviato un percorso<br />
di visioning a diversi livelli: dall’analisi delle<br />
dinamiche di cambiamento, allo studio delle<br />
nuove catene del valore, fino alla definizione<br />
delle priorità per il Top Management delle<br />
principali aziende italiane.<br />
L’obiettivo era quindi quello di individuare<br />
da un lato le dinamiche di cambiamento<br />
dei consumi, dall’altro quelle delle<br />
industry italiane all’interno del contesto<br />
internazionale con lo scopo di interpretare e<br />
dominare i paradigmi del cambiamento.<br />
Studiare il presente. Predire il futuro. Con<br />
un percorso di visioning che sia interattivo<br />
e allo stesso tempo iterativo. Che preveda<br />
la collaborazione di tutti e che allo stesso<br />
tempo sia in costante evoluzione. Con un<br />
solo punto fermo: la certezza che i paradigmi<br />
del cambiamento trasformano i modelli<br />
di business così come questi influenzano<br />
i paradigmi stessi. Una modalità di lavoro<br />
caratterizzata da un confronto costante<br />
con più di 150 manager, ovvero con coloro<br />
che ogni giorno stanno sperimentando<br />
il cambiamento attraverso una modalità<br />
innovativa. <strong>Accento</strong> sull’Italia, infatti,<br />
ha lanciato il primo Delphi Study 2.0: un<br />
metodo di indagine basato sul confronto<br />
progressivo di opinioni volto a far convergere<br />
l'opinione più completa e condivisa in<br />
un'unica "espressione”, il tutto gestito<br />
interamente su canale virtuale. Infatti,<br />
tutti gli opinion leader intervistati in questi<br />
mesi di lavoro hanno potuto confrontarsi<br />
sui cambiamenti e sui nuovi modelli di<br />
business dei loro settori all’interno del forum<br />
www.ideatre60.it guidati da moderatori<br />
che favorivano la convergenza secondo la<br />
metodologia Delphi sui diversi temi chiave.<br />
Il percorso di visioning adottato ha<br />
cercato quindi di comprendere, descrivere<br />
e contestualizzare le rivoluzioni in atto<br />
nella realtà italiana utilizzando non solo<br />
gli strumenti tradizionali (PIL, tasso di<br />
disoccupazione, …) ma anche leggendo<br />
insieme ai Top manager intervistati i<br />
cambiamenti sociali e i mutamenti che<br />
riguardano con crescente fermento il lato<br />
dell’offerta e quello della domanda.<br />
L’evasione fiscale a 130 miliardi di euro 4<br />
(pari a oltre l’8% del PIL) è sicuramente un<br />
dato cruciale per l’economia nostrana, ma<br />
è altrettanto importante non sottovalutare<br />
il fatto che già oggi il 10% del nostro<br />
prodotto interno lordo dipende dal lavoro<br />
degli immigrati 5 , così come è prevedibile che<br />
entro il 2013 un chilowattora su tre sarà<br />
prodotto da fonti energetiche rinnovabili. Per<br />
capire i trend – e quindi i nuovi paradigmi<br />
– non possiamo neppure ignorare che oggi<br />
svolgiamo in un giorno il 25% di attività<br />
in più rispetto a 20 anni fa e che, con ogni<br />
probabilità nel giro di pochi anni, il tempo<br />
Quali saranno le nuove<br />
modalità di generazione<br />
del valore? Quali saranno<br />
le priorità emergenti?<br />
2 Fonte: World Economic Forum, 2009<br />
3 Fonte: Università degli studi di Perugia, 2007<br />
4 Fonte: Centro Studi di Confindustria, 2009<br />
5 Fonte: Unioncamere, 2009<br />
Premessa • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 13
Capire il paradigma per<br />
entrare nella struttura<br />
stessa del cambiamento<br />
14 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Premessa<br />
medio dedicato agli spostamenti quotidiani<br />
aumenterà del 20%. Cosa significherà tutto<br />
questo? Condividere e fornire informazioni,<br />
avere meno tempo: <strong>Accento</strong> sull’Italia crede<br />
che questi dati rappresentino una fonte<br />
di riflessione di eguale livello rispetto ai<br />
tradizionali indicatori economici.<br />
Abbiamo quindi cercato di osservare questi<br />
fenomeni cross mediali per capire i nuovi<br />
trend e immaginare come impatteranno il<br />
lato dell’offerta e quello della domanda.<br />
Arriveremo alla fine del nostro viaggio con<br />
la definizione di nuovi paradigmi: quelli che<br />
segnano cambiamenti strutturali con dei<br />
cicli superiori anche ai 5 anni e causano<br />
forti discontinuità nel modo di fare business.<br />
Insomma capire il paradigma è l’unico modo<br />
che abbiamo per entrare nella struttura<br />
stessa del cambiamento.<br />
1.4 La forza del paradigma<br />
Per comprendere come si afferma un<br />
paradigma bisogna pensare a un processo<br />
lento che inizia con segnali deboli, appena<br />
percettibili, che magari si manifestano come<br />
dei piccoli cambiamenti nel modo di vivere e<br />
consumare (ma anche nella competizione tra<br />
aziende) per poi affermarsi progressivamente.<br />
La svolta arriva con l’aumento dell’intensità<br />
dei segnali fino a quando essi si trasformano<br />
in rumore assordante: quello del paradigma<br />
che cambia. In questo l’effetto è amplificato<br />
dalla crisi che è stata un ciclone non solo dal<br />
punto di vista economico e finanziario, ma<br />
anche in chiave sociale per quel che riguarda<br />
le regole del convivere civile.<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia crede che la capacità delle<br />
aziende - e soprattutto dei Top manager - di<br />
capire e interpretare i piccoli segnali che<br />
anticipano una svolta epocale rappresenti il<br />
fattore chiave per generare valore nel tempo.<br />
Un’abilità che la crisi ha spinto anche oltre<br />
perché riuscire ad analizzare quello che<br />
succede nell’occhio del ciclone, vuole dire<br />
definire i nuovi paradigmi del cambiamento<br />
con vantaggi competitivi straordinari rispetto<br />
a chi non riesce a interpretare la situazione.<br />
Cavalcare in anticipo i nuovi paradigmi<br />
si trasforma pertanto in un vantaggio<br />
competitivo irrinunciabile perché nel<br />
tempo si affermeranno come prerequisiti<br />
indispensabili della vita quotidiana e nel<br />
modo di fare business.<br />
Un semplice ma esplicativo esempio nel<br />
rendere l’idea della forza del paradigma<br />
è rappresentato dal fenomeno della<br />
connessione e condivisione di esperienze e<br />
informazioni. Internet, infatti, è nato negli<br />
anni ’60 in America e rispondeva a una<br />
chiara esigenza di sicurezza nazionale: gli<br />
Stati Uniti avevano bisogno di un modo<br />
per poter comunicare tra le diverse basi
militari senza avere un nodo centrale, in<br />
mancanza del quale si sarebbe compromesso<br />
il funzionamento dell’intera rete.<br />
Al termine della Guerra Fredda, internet<br />
viene esteso anche a istituzioni civili<br />
(prevalentemente università) per il<br />
trasferimento di file tra computer.<br />
Negli anni ’80, favorita dal boom delle<br />
telecomunicazioni e dall’aumento della<br />
mobilità delle persone, la rete viene allargata<br />
anche ai privati che, grazie al sistema di<br />
posta elettronica, possono comunicare in<br />
tempi brevissimi e iniziano a scambiarsi<br />
ovunque e a costi contenuti informazioni e<br />
filmati alimentando sempre più il desiderio<br />
di condividere con altri le proprie esperienze<br />
e opinioni. La consacrazione definitiva<br />
dell’economia della condivisione avviene<br />
nel 1994, quando alle società commerciali<br />
è permesso connettersi al web. Da quel<br />
momento le aziende hanno iniziato a<br />
esplorare e cavalcare con successo la<br />
possibilità di essere sempre connessi con i<br />
clienti attuali e potenziali. Uno dei precursori<br />
è stato Amazon che, con il suo nuovo<br />
modello di business, si è dimostrato un caso<br />
di eccellenza tuttora leader in espansione<br />
nel mercato delle vendite online. Chi, invece,<br />
all’inizio di questa rivoluzione comunicativa,<br />
ha dato poco peso alle potenzialità del<br />
fenomeno della connessione e condivisione<br />
non è riuscito a intuire le esigenze del<br />
cliente di domani.<br />
Ecco perché ascoltare con attenzione anche<br />
i segnali deboli di cambiamento, capire in<br />
quale direzione si muovono, è sempre più<br />
importante.<br />
Premessa • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 15
Le dimensioni abilitanti<br />
16 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti
L’evoluzione socio-normativa, la<br />
Multipolarizzazione e l’innovazione<br />
tecnologica: sono queste le tre dimensioni<br />
da prendere in considerazione per capire<br />
il cambiamento in atto e che di fatto<br />
abilitano i nuovi paradigmi, pur venendo<br />
contestualmente condizionate dai paradigmi<br />
stessi.<br />
Per trovare risposte concrete bisogna<br />
quindi prima capire in profondità quali<br />
sono le principali direttrici dell’evoluzione<br />
socio-normativa che si stanno affermando<br />
nel Sistema Italia. Non tutte, tuttavia,<br />
influenzeranno allo stesso modo i processi<br />
di domanda e offerta e le modalità di<br />
competizione nei mercati di domani.<br />
L’obiettivo di <strong>Accento</strong> sull’Italia, quindi, non<br />
è quello di analizzare tutti i cambiamenti<br />
in atto in tale ambito, ma di individuare<br />
quali sono gli aspetti che maggiormente<br />
colpiranno le modalità di creazione di valore<br />
nei diversi settori.<br />
Un percorso analogo tocca anche il<br />
fenomeno della Multipolarizzazione. Dalla<br />
caduta del muro di Berlino, il mondo ha<br />
smesso di essere un ecosistema bipolare<br />
diviso in due blocchi con l’effetto immediato<br />
di un’accelerata costante verso una<br />
dimensione sempre più globale e distribuita<br />
su diversi centri di potere politico ed<br />
economico.<br />
Cosa significa per l’Italia competere in un<br />
mondo multipolare?<br />
Come si muove il nostro Paese in una realtà<br />
mondiale sempre più caratterizzata da una<br />
forte interdipendenza tra i mercati e da<br />
una distribuzione del potere economico che<br />
coinvolge un numero crescente di attori?<br />
E infine l’innovazione tecnologica, intesa<br />
non come mero sviluppo delle infrastrutture<br />
digitali e dei software, ma del modo in cui<br />
gli italiani interagiscono con la tecnologia<br />
e di come queste attitudini cambieranno<br />
in maniera definitiva le regole del gioco<br />
e probabilmente comporteranno un<br />
ripensamento a 360° dei tradizionali modelli<br />
di business.<br />
È naturale pensare che i cambiamenti<br />
socio-normativi, la Multipolarizzazione<br />
e l’evoluzione tecnologica rappresentino<br />
elementi che hanno già cambiato e<br />
modificheranno grandemente il nostro modo<br />
di vivere; la svolta è pensare in che modo<br />
tali dimensioni abiliteranno un nuovo futuro<br />
italiano e, a loro volta, saranno accelerate<br />
dai paradigmi del cambiamento individuati<br />
da <strong>Accento</strong> sull’Italia.<br />
Evoluzione<br />
socio-normativa,<br />
Multipolarizzazione e<br />
innovazione tecnologica:<br />
le dimensioni che<br />
abilitano la nuova Italia<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 17
2.1 L’evoluzione socionormativa:<br />
la nuova Italia<br />
Figura 1. Evoluzione socio-normativa: quali impatti sul business?<br />
…più informata e attenta<br />
Le informazioni sui prodotti<br />
sono essenziali e complete?<br />
Esiste un reale ascolto e<br />
dialogo con il cliente?<br />
… più “single” e meno<br />
“tradizionale”<br />
Qual è il livello di<br />
personalizzazione nello<br />
sviluppo dei prodotti?<br />
I prodotti/servizi evocano il<br />
concetto di identità?<br />
… più rispettosa verso<br />
comunità e ambiente<br />
L'etica viene valorizzata<br />
come esternalità positiva?<br />
La sostenibilità a 360°<br />
(economica, ambientale e<br />
sociale) è una priorità nello<br />
sviluppo del business?<br />
18 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
L'Italia di domani...<br />
…più mobile e frenetica<br />
Il processo d’acquisto è<br />
efficace e immediato?<br />
Quanti e quali canali di<br />
contatto è necessario avere<br />
con il cliente?<br />
…più anziana e multietnica<br />
L’azienda trasmette valori di<br />
autenticità e rispetto delle<br />
tradizioni?<br />
… più trasparente e<br />
attenta ai consumatori<br />
Esiste una distanza tra<br />
brand promise e il reale<br />
percepito dal cliente?<br />
L‘azienda viene percepita<br />
un'open organization?<br />
2.1.1 Più informata e attenta<br />
Fibra ottica e banda larga. La penetrazione<br />
di internet e della rete ha cambiato<br />
radicalmente il comportamento dei<br />
consumatori italiani. All’improvviso la<br />
disponibilità di informazioni è esplosa: se<br />
100 anni fa occorrevano giorni per avere<br />
una notizia e solo 10 anni fa si doveva fare<br />
affidamento esclusivamente ai quotidiani<br />
del giorno, oggi siamo esposti per quasi<br />
14 ore verso il mondo dei media. Una<br />
rivoluzione che forse si è osato immaginare<br />
solo nei racconti di fantascienza, senza però<br />
prevedere che questa oggi si declina anche<br />
attraverso un potere sempre crescente dei<br />
consumatori che, più consapevoli, riescono ad<br />
abbattere – almeno parzialmente - quel muro<br />
di asimmetrie informative che sempre aveva<br />
diviso domanda e offerta. Allo stesso tempo<br />
questa consapevolezza si è trasformata<br />
anche in una maggior attenzione verso cosa<br />
si compra e come lo si fa. Con un impatto<br />
notevole sui nuovi modelli di business.<br />
Il sito eBay, in Italia dal 2001, è stato<br />
tra i primi a spingere in questa direzione<br />
permettendo a tutti di acquistare e<br />
vendere qualunque cosa senza bisogno<br />
dell’intermediazione di terzi: i beni sono<br />
semplicemente messi all’asta. Un primo<br />
passo che successivamente ha portato alla<br />
nascita dei gruppi d’acquisto dove i singoli
si mettono d’accordo per ottenere i prezzi<br />
migliori sul mercato. Uno degli esempi di<br />
maggior successo è quello di ShoppyGroup<br />
che offre ai propri clienti un modo<br />
innovativo per unirsi e chiedere il miglior<br />
prezzo per prodotti e servizi: una sorta<br />
di acquisto all’ingrosso con un trend che<br />
mostra forti segnali di crescita anche sulla<br />
spinta della crisi economica.<br />
È rilevante sottolineare come il potere dei<br />
consumatori continui ad aumentare anche<br />
– e soprattutto – grazie al libero accesso a<br />
qualsiasi tipo di notizia per trovare prodotti<br />
di ogni genere alle migliori condizioni. Una<br />
tendenza iniziata con lo scambio di opinioni<br />
e informazioni attraverso i blog, ma che<br />
adesso viene sfruttata anche dai grandi<br />
operatori. Su tutti spicca il caso di Google<br />
Real Estate: grazie a Google Maps gli utenti<br />
hanno un accesso pratico e immediato a<br />
tutte le inserzioni di vendita o locazione di<br />
immobili. Non solo, vedono in tempo reale<br />
su una mappa dettagliata dove si trova lo<br />
stabile oggetto dell’offerta evitando di dover<br />
studiare stradari e cartine per scoprire la<br />
zona della città.<br />
Gli impatti di queste novità sul business<br />
saranno molteplici. Pare evidente che<br />
il crollo delle asimmetrie informative<br />
spinga verso la nascita di nuovi modelli<br />
fondati sulla raccolta, l’organizzazione e la<br />
distribuzione di informazioni e conoscenza.<br />
Potrebbero così nascere figure nuove come<br />
quelle degli “infomediari”, professionisti<br />
capaci di selezionare, organizzare e fornire<br />
gli elementi informativi più significativi<br />
per singoli gruppi di utenti o per specifici<br />
individui che richiedono un servizio puntuale<br />
adatto alle proprie esigenze. Nuove società<br />
hanno cavalcato questo cambiamento<br />
come SoS Tariffe, fondata da 4 ragazzi<br />
20enni con lo scopo di offrire un servizio<br />
di comparazione dei prezzi imparziale e<br />
indipendente.<br />
In questo contesto la vera sfida di domani<br />
per le aziende sarà soprattutto quella di<br />
comprendere come funzionano i meccanismi<br />
di scambio di informazioni tra i clienti: per<br />
guadagnarsi la fiducia dei consumatori,<br />
tenendo presente che la lealtà diventerà un<br />
elemento chiave per il successo. Le imprese<br />
pertanto dovranno saper competere in modo<br />
trasparente, con l’identico obiettivo di essere<br />
raggiunte facilmente e diventare la prima<br />
scelta assoluta dei potenziali acquirenti.<br />
2.1.2 In moto perpetuo<br />
Il lavoro sotto casa. Il posto fisso per 35<br />
anni alla stessa scrivania con lo stesso<br />
numero di telefono. Tutti i giorni, fino alla<br />
pensione. Il negozio di quartiere: il droghiere<br />
e la merceria. La spesa al mercato: il banco<br />
I consumatori abbattono<br />
il muro di asimmetrie tra<br />
domanda e offerta<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 19
della frutta e il calzolaio. Sono immagini<br />
del passato. Di un’Italia che non c’è più o<br />
che lentamente sta sparendo, destinata<br />
a chiudere i battenti con la scomparsa<br />
dell’ultima generazione di piccoli artigiani<br />
del commercio.<br />
La vita quotidiana alla fine del primo<br />
decennio del terzo millennio sembra solo<br />
una lontana parente di quella a cavallo tra<br />
gli anni '50 e '60 del secolo scorso. Erano<br />
gli anni del boom economico, del miracolo<br />
italiano, un’epoca profondamente diversa<br />
dalla nostra. In quattro anni, dal 2004 al<br />
2008 le persone in mobilità tutti i giorni<br />
– per raggiungere ad esempio il posto di<br />
lavoro – sono salite da 31 a 33 milioni e ci<br />
aspettiamo che possano raggiungere i 37<br />
milioni nei prossimi tre anni 6 . Così come “gli<br />
episodi quotidiani” sono passati da 20 a 25,<br />
un risultato ottenuto calcolando gli intervalli<br />
di tempo nel corso dei quali si vivono<br />
situazioni distinte tra loro in termini di<br />
attività svolte, luoghi frequentati e persone<br />
incontrate 7 .<br />
Una rivoluzione epocale destinata ad avere<br />
un effetto crescente sul mondo degli affari<br />
e sul futuro delle imprese. Per cavalcare il<br />
cambiamento, ma anche per dominarlo e<br />
sfruttarlo, manager e imprenditori dovranno<br />
sviluppare “proposizioni di valore” che<br />
garantiscano l’adattamento dei loro prodotti<br />
20 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
e servizi ai nuovi stili di vita: la ricetta dovrà<br />
necessariamente far leva sulla semplicità e<br />
sulla velocità d’uso garantendo la fruibilità<br />
in ogni momento: 24 ore al giorno, 7 giorni<br />
su 7, e soprattutto ovunque.<br />
Alla luce di queste riflessioni, individuare e<br />
potenziare modalità d’acquisto sempre più<br />
semplici e rapide, basate su informazioni chiare<br />
e certe è la sfida sulla quale tutti i settori di<br />
mercato dovranno focalizzarsi per incontrare al<br />
meglio le esigenze del Cliente di domani.<br />
2.1.3 Più single e meno tradizionale<br />
Uno dei fenomeni più forti che stanno<br />
caratterizzando la società italiana è legato al<br />
cambiamento della famiglia: forse è per noi<br />
più difficile da ammettere, ma ogni giorno<br />
che passa la realtà si allontana sempre di<br />
più dall’immaginario collettivo legato al<br />
concetto di “tradizione”. Diminuiscono le<br />
grandi famiglie numerose, calano le coppie<br />
con figli, aumentano i nuclei aticipi composti<br />
da single, con o senza figli.<br />
Per i sociologi il fenomeno è chiaro: il ruolo<br />
della famiglia tradizionale sta diventando<br />
sempre più debole e contestualmente il<br />
numero di single è in forte aumento. Un<br />
fenomeno confermato ancora una volta dai<br />
freddi – ma indiscutibili - numeri dell’Istat.<br />
Tra il 2002 e il 2007 i nuclei familiari sono<br />
passati da 22 a 24 milioni: contestualmente<br />
le coppie con figli sono scese dal 43%<br />
al 40%, i figli con solo un genitore sono<br />
aumentati dall’8,4% all’8,7% così come<br />
le coppie senza prole cresciute dal 20% al<br />
21%. È innegabile che gli italiani si stiano<br />
trasformando in un popolo di single. Se nel<br />
2002 una famiglia su quattro era composta<br />
da una sola persona tra 5 anni ci si attende<br />
che circa 1 famiglia su 3 sia composta da un<br />
solo componente 8 .<br />
Si tratta di un altro fenomeno che nessuno<br />
può permettersi di trascurare e che, anzi,<br />
deve essere compreso e interpretato,<br />
per affrontare i necessari adeguamenti<br />
dell’offerta da parte delle imprese, sia sul<br />
fronte del prodotto (a cominciare dalla<br />
vendita di confezioni alimentari di porzioni<br />
ridotte), sia su quello del canale di vendita:<br />
dalla “macchinetta”, alle consegne a<br />
domicilio, alle aperture prolungate dei negozi.<br />
Anche per questo motivo rinnovare il<br />
business vuol dire perfino adattare il proprio<br />
stile di comunicazione alle nuove tipologie<br />
familiari. Se fino a oggi l’immagine corrente<br />
era quella della famiglia tradizionale riunita<br />
intorno al tavolo (magari in compagnia<br />
di nonne e nonni), nei prossimi anni sarà<br />
cruciale enfatizzare anche l’identità<br />
individuale, come peraltro stanno iniziando<br />
a fare alcuni grandi marchi. Il messaggio<br />
è chiaro: le famiglie atipiche non vogliono
sentirsi discriminate, ma entrare di diritto,<br />
con un ruolo determinante, nel mondo che<br />
cambia. Anche grazie a loro.<br />
2.1.4 Più anziana e multi-etnica<br />
Stiamo invecchiando. Viviamo più a lungo,<br />
ma non facciamo più figli. È un dato di fatto.<br />
Così come è un dato di fatto che siamo<br />
sempre meno italiani e sempre più multietnici.<br />
Ed è altrettanto vero che gli immigrati<br />
pesano sempre di più sul nostro prodotto<br />
interno lordo.<br />
Nel 1991 il rapporto tra la popolazione in<br />
età non attiva e quella in età attiva era al<br />
46%, nel 2012 sarà al 53%, un indice di<br />
dipendenza difficilmente sostenibile per<br />
qualunque Paese con un Welfare simile<br />
al nostro. Nello stesso arco temporale, gli<br />
immigrati residenti in Italia saliranno da<br />
400 mila (lo 0,7% della popolazione) a 7<br />
milioni, pari al 10% della popolazione. Essi<br />
contribuiscono in maniera rilevante al nostro<br />
sviluppo economico: nel 2009 pesavano<br />
come contributo al PIL per il 9,7% e nel 2012<br />
potrebbero arrivare al 13,3% 9 .<br />
Sono aspetti che vanno tenuti nella giusta<br />
considerazione, soprattutto quando si vuole<br />
capire come eccellere nei mercati di domani.<br />
Come rispondere al progressivo<br />
invecchiamento della nostra popolazione?<br />
Gli impatti sul business saranno positivi<br />
per chi riuscirà a far leva sulla complicità<br />
intergenerazionale, sfruttando la capacità<br />
e la propensione alla spesa degli anziani<br />
per aggredire i segmenti adiacenti. In altri<br />
termini, occorre favorire il trasferimento di<br />
ricchezza tra la generazione dei “boomer”<br />
verso le “Young generation” attraverso ad<br />
esempio strategie di advertising mirate sui<br />
nonni, benestanti e desiderosi di contribuire<br />
al benessere della propria famiglia, per<br />
spingere all’acquisto di prodotti per i nipoti.<br />
Allo stesso modo sta diventando sempre più<br />
attuale la sfida che riguarda gli immigrati:<br />
da un lato il consumo può diventare un<br />
momento di integrazione sociale, dall’altro<br />
può anche servire a rafforzare la propria<br />
identità culturale in un Paese straniero.<br />
Si tratta di un fenomeno che le grandi<br />
compagnie di telecomunicazioni stanno<br />
già cercando di cavalcare. Il primo esempio<br />
riguarda la strategia di comunicazione<br />
pubblicitaria destinata agli immigrati: spot<br />
e cartelloni pubblicitari presentano slogan<br />
in lingua originale e raffigurano testimonial<br />
celebri dei Paesi di riferimento (dal Marocco<br />
alla Romania).<br />
2.1.5 Più rispettosa verso la comunità<br />
e l’ambiente<br />
I fenomeni sociali si accompagnano<br />
a importanti novità normative, che<br />
condizionano il contesto che ci circonda<br />
e contribuiscono in maniera inevitabile a<br />
cambiare le regole competitive nel mercato<br />
italiano. Infatti, i grandi cambiamenti non<br />
possono che avere un forte impatto su<br />
concorrenza, ambiente, sulla tutela delle<br />
fasce più deboli e anche sulla proprietà<br />
intellettuale.<br />
Sul fronte della spinta alla concorrenza le<br />
implicazioni sui futuri modelli di business<br />
sono evidenti: dalla legge annuale per il<br />
mercato e la concorrenza, alla direttiva<br />
europea sui servizi di pagamento in ambito<br />
Sepa. Una prima svolta era già arrivata<br />
con l’applicazione della Mifid e con le<br />
liberalizzazioni volute dall'allora Ministro<br />
Bersani.<br />
Nuove tutele normative per proprietà<br />
intellettuale nell’epoca della totale<br />
condivisione di internet stanno riscuotendo<br />
crescente interesse. Pensiamo a Creative<br />
Commons che ha garantito la possibilità di<br />
preservare il diritto d’autore, consentendo<br />
d’altra parte la concessione in licenza delle<br />
opere di ingegno. Il successo di queste<br />
nuove normative dipende dalla capacità di<br />
coniugare sviluppo e condivisione con tutela<br />
della proprietà intellettuale.<br />
6 Fonte: “Osservatorio su stili e comportamenti di mobilità degli Italiani”,<br />
ISFOR, 2009<br />
7 Fonte: Istat, 2009<br />
8-9 Fonte: Ibidem<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 21
Quando si parla di ambiente, invece, si pensa<br />
agli incentivi per la diffusione di tecnologie<br />
a basso impatto, al piano straordinario per<br />
l’efficienza e il risparmio energetico, ma<br />
soprattutto all’approvazione del pacchetto<br />
energia (fortemente voluto dall’Unione<br />
Europea con la direttiva 20-20-20 per la<br />
riduzione delle emissioni nocive e l’aumento<br />
delle fonti rinnovabili) e al sistema di<br />
scambio di quote di emissioni di CO2<br />
(certificati verdi). A conferma che l’Italia sia<br />
un terreno fertile per lo sviluppo dell’energia<br />
da fonti rinnovabili, è sempre più probabile<br />
un investimento di Google (che già ha speso<br />
40 milioni di dollari in due impianti eolici<br />
negli USA) 10 nel nostro Paese per sfruttare<br />
le potenzialità esistenti, in particolare nel<br />
settore eolico dove l’Italia negli ultimi due<br />
anni ha raddoppiato l’energia prodotta.<br />
Pensiamo invece agli impatti sui<br />
comportamenti sociali che avranno le<br />
recenti iniziative del Ministero delle Pari<br />
Opportunità: difesa delle fasce deboli così<br />
come la carta dei diritti degli anziani, la<br />
normativa sugli asili nido nei posti di lavoro<br />
per aiutare le donne, l’impianto normativo<br />
contro le molestie in ambito professionale e,<br />
non sono meno importanti, le leggi contro le<br />
discriminazioni sessuali e dei disabili.<br />
C’è poi l’annoso tema della fuga dei cervelli<br />
che si riflette anche nella scarsa attrattività<br />
del nostro Paese per chi investe in ricerca<br />
22 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
Figura 2. Dimensione normativa<br />
Maggior tutela della<br />
proprietà intellettuale<br />
- Nuovo Codice della<br />
Proprietà Industriale<br />
- Tutela del Made in Italy<br />
- Evoluzione della tutela del<br />
diritto d'autore sulle reti di<br />
comunicazione elettronica<br />
Maggior trasparenza e tutela del consumatore<br />
- Prezzi chiari dei servizi erogati nei settori Energia, Telecomunicazioni e Trasporto marittimo<br />
- Disciplina sulla trasparenza di operazioni/servizi bancari e finanziari<br />
- Codice del consumo e promozione della class action<br />
- Tracciabilità/rintracciabilità di filiera<br />
- Obbligatorietà della fattura elettronica sopra i 3 mila euro<br />
- …<br />
Maggior tutela delle fasce “deboli”<br />
- Legge delle Pari Opportunità<br />
- Leggi contro discriminazioni per motivi di orienta-<br />
mento sessuale e disabilità e contro le molestie nei<br />
luoghi di lavoro<br />
- Normativa sugli asili nido nei posti di lavoro<br />
- Carta dei diritti degli anziani<br />
e sviluppo. Un fenomeno che lo Stato<br />
sta cercando di combattere attraverso la<br />
stesura di un nuovo codice della proprietà<br />
industriale, con la tutela del marchio<br />
“Made in Italy”, ma anche con l’evoluzione<br />
della difesa del diritto d’autore sulle reti di<br />
comunicazione elettronica: dalla battaglia<br />
degli editori contro Google, allo studio di<br />
Temi caldi<br />
dell'evoluzione<br />
normativa in<br />
Italia<br />
Più spinta alla concorrenza<br />
- Legge annuale per il mercato<br />
e la concorrenza<br />
- Direttiva sui Servizi di<br />
Pagamento in<br />
ambito SEPA<br />
- MIFID<br />
- Legge Bersani/Bersani Bis<br />
Maggior rispetto dell'ambiente<br />
- Incentivazione alla diffusione e utilizzo di tecnologie<br />
a basso impatto ambientale (es. conto energia,<br />
incentivi per acquisto di beni durevoli ecologici, im-<br />
mobili ad alto risparmio energetico, ecc.)<br />
- Approvazione pacchetto clima-energia (direttiva<br />
20-20-20) e nascita sistema di scambio quote di<br />
emissione CO 2<br />
- Piano straordinario per l'efficienza e il risparmio<br />
energetico<br />
alleanze con il colosso dei motori di ricerca.<br />
Non saranno tuttavia norme legate alla<br />
protezione del genio italiano, ma nuovi<br />
incentivi alla ricerca e allo sviluppo, a<br />
realizzare il ciclo virtuoso che riporterà<br />
il nostro Paese a generare intelligenza e<br />
innovazione.
2.1.6 Più trasparente e attenta ai<br />
consumatori<br />
Quanto i mutamenti normativi a cui<br />
assistiamo tutti i giorni influenzeranno<br />
davvero il modo di fare business dei prossimi<br />
anni lo dirà solo il tempo. Molto dipenderà<br />
da come verranno applicate le nuove<br />
direttive e quali modifiche subiranno in corso<br />
d’opera. Non c’è dubbio però che la crescente<br />
attenzione verso i diritti del consumatore,<br />
a cominciare dalla promozione della class<br />
action, stiano già cambiando l’atteggiamento<br />
di molti: potenziali clienti e fornitori di beni<br />
e servizi.<br />
La disciplina del settore bancario, per<br />
esempio, è stata riscritta quasi interamente.<br />
Sono in corso diverse iniziative volte<br />
all’aumento della trasparenza verso i<br />
consumatori quali l’introduzione dell’indice<br />
sintetico di costo dei conti correnti e la<br />
semplificazione della documentazione alla<br />
clientela per facilitare la comparabilità tra<br />
prodotti e servizi della banca da un lato e tra<br />
istituti diversi dall’altro.<br />
A tutela dei consumatori è arrivato anche il<br />
via libera a polizze assicurative pluriennali in<br />
grado di tutelare i clienti contro il rischio di<br />
un aumento del premio legato non alla sua<br />
casistica, quanto al peggioramento dei conti<br />
economici della società.<br />
E ancora: la bolletta oraria, così come il<br />
divieto di proporre offerte con prezzi non<br />
trasparenti, sta rivoluzionando il mondo<br />
dell’energia, delle telecomunicazioni e anche<br />
del trasporto marittimo. Un contributo alla<br />
tutela dei consumatori arriva anche dal<br />
Ministero dello Sviluppo Economico che,<br />
attraverso il suo sito internet, compara<br />
online i prezzi dei carburanti.<br />
Gli interventi normativi sopracitati<br />
costituiscono il punto di partenza per la<br />
sfida che attende i manager nei prossimi<br />
anni, ovvero la capacità di creare l’impresa<br />
“totalmente trasparente”. Tale imperativo,<br />
emerso con forza dalle ceneri della crisi che<br />
ci stiamo faticosamente lasciando alle spalle,<br />
spingerà a porre il principio di trasparenza al<br />
centro del modo di fare impresa. L’impresa<br />
“trasparente” sarà quella in grado di<br />
mantenere le promesse con i propri clienti e<br />
dipendenti, di sviluppare processi produttivi<br />
in grado di favorire rintracciabilità, sicurezza<br />
e qualità dei prodotti/servizi e di creare<br />
sistemi retributivi e incentivanti chiari e<br />
orientati ai risultati di medio periodo. In<br />
altri termini, un’impresa “aperta”, in cui<br />
tutti i portatori di interesse (consumatori,<br />
dipendenti, fornitori e istituzioni) possano<br />
interagire senza asimmetrie informative e in<br />
un rapporto di “ritrovata” fiducia.<br />
2.2 La Multipolarizzazione<br />
Il mondo bipolare è solo un ricordo. E se<br />
per tutti il 1900 è stato il Secolo breve (ci<br />
sono stati più cambiamenti in quei cento<br />
anni, che nei mille precedenti), lo stesso<br />
ragionamento può essere fatto anche per<br />
gli ultimi 20 anni. Dalla caduta del muro<br />
di Berlino a oggi possiamo affermare non<br />
tanto che tutto è cambiato, ma che tutto è<br />
un nuovo mondo che mai si era presentato<br />
prima. Internet è oggi una commodity a tutti<br />
gli effetti, la globalizzazione è realtà e la<br />
geografia del potere – politico, economico e<br />
industriale – non è più la stessa: lentamente<br />
ha iniziato a spostarsi verso Oriente senza<br />
disdegnare il Sud.<br />
Basta pensare che i grandi cervelli non<br />
vengono più dal vecchio mondo: lo dimostra<br />
già il fatto che gli indiani con un tasso<br />
d’intelligenza superiore alla media sono<br />
più numerosi degli abitanti di Stati Uniti<br />
e Canada insieme. E già oggi fanno grandi<br />
cose: nel 2009 62 multinazionali dei Bric<br />
(Brasile, Russia, India e Cina) sono<br />
rientrate nella classifica delle 500 aziende<br />
leader nell’innovazione 11 , ma in futuro le<br />
proporzioni miglioreranno drasticamente.<br />
10 Fonte: Il Sole 24 ore, 2010<br />
11 Fonte: Financial Times, 2009<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 23
Le stime 12 , per esempio, dicono che nel 2027<br />
il PIL dei Bric supererà quello aggregato<br />
dei G7 e intanto lo scorso anno sono state<br />
registrate 180 operazioni di M&A che dai<br />
Paesi emergenti erano rivolte verso il mondo<br />
industrializzato 13 .<br />
Non possiamo neppure ignorare la sfida<br />
per "accaparrarsi" le risorse del pianeta.<br />
Dall’acqua all’energia: il 45% della domanda<br />
mondiale nei prossimi anni arriverà dalla<br />
Cina. E, ultimo ma non meno importante, il<br />
ruolo dei Paesi del Medio Oriente; oggi la<br />
cultura araba assume un peso crescente:<br />
entro 15 anni il 33% dei bambini in Italia<br />
nascerà da una famiglia musulmana, mentre,<br />
nel contesto internazionale, già oggi si<br />
stanno affermando sullo scenario mondiale<br />
Paesi come il Sud Africa (definitivamente<br />
riabilitato dopo l’Apartheid con l’ultimo<br />
Mondiale di Calcio), l’Algeria, la Nigeria e<br />
l’Egitto: da questi quattro Stati provengono<br />
30 delle 50 principali banche africane 14 .<br />
Non a caso si tratta proprio dei Paesi verso<br />
cui si stanno indirizzando i grandi istituti<br />
creditizi italiani.<br />
La Multipolarizzazione, in definitiva, non è<br />
certo un fenomeno da temere, ma piuttosto<br />
una realtà già fortemente sviluppata da<br />
comprendere, per capire a fondo quali<br />
saranno le sfide industriali dei prossimi anni.<br />
Ma come si posiziona il nostro Paese<br />
24 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
all’interno di questo nuovo contesto<br />
competitivo globale? Non esiste una risposta<br />
univoca a una così difficile domanda, ma<br />
se si considerano quattro fattori critici<br />
di successo per competere nell’economia<br />
globale possiamo comprendere al meglio il<br />
posizionamento del nostro Paese.<br />
Ad esempio, con riferimento alla<br />
competitività e la capacità di sfruttare nuovi<br />
mercati siamo sicuramente tra i primi paesi<br />
al mondo per esportazioni e competitività<br />
dell’industria manifatturiera, anche se<br />
paghiamo un calo di produttività del lavoro<br />
costante negli ultimi anni. Tuttavia, per<br />
capire realmente le vere potenzialità del<br />
nostro paese occorre considerare anche<br />
il valore intangibile dell’Italianità, ovvero<br />
quell’insieme di valori comuni (complicità<br />
tra generazioni, pensiero fuori dagli schemi,<br />
capacità di adattamento, senso estetico) che<br />
rendono il nostro paese unico al mondo.<br />
La capacità di attrarre talenti rappresenta<br />
ancora uno dei nodi irrisolti: la limitata<br />
mobilità sociale, la scarsa presenza di donne<br />
nei centri del potere economico e politico e<br />
una continua emorragia di giovani talenti<br />
possono minare le possibilità di sviluppo<br />
futuro di un paese come l’Italia che presenta<br />
comunque un’eccellente qualità della propria<br />
ricerca scientifica.<br />
Rispetto alle maggiori economie mondiali<br />
soffriamo anche di una dotazione<br />
infrastrutturale carente e una dipendenza<br />
energetica ormai insostenibile, unitamente<br />
a un sistema pubblico che rimane rigido e<br />
fatica ad evolversi.<br />
Nel presente capitolo, verranno analizzate<br />
tutte le dinamiche che determinano il ruolo<br />
e il posizionamento dell’Italia nel contesto<br />
internazionale e gli impatti sull’affermazione<br />
dei paradigmi del cambiamento.<br />
2.2.1 L’export in chiaro scuro<br />
In materia di export l’Italia si è sempre<br />
distinta per la qualità e l’unicità dei propri<br />
prodotti e servizi. Per ciò che riguarda il<br />
futuro, le imprese italiane hanno chiaro in<br />
testa dove si dirigerà la crescita economica<br />
dei prossimi anni.<br />
Eppure siamo ancora fragili: il 60% delle<br />
nostre aziende ha infatti solo uno o al<br />
massimo due mercati di sbocco e non ha in<br />
previsione indirizzi strategici che li orientino<br />
verso geografie e target nuovi.<br />
Questo rappresenta un evidente rischio e un<br />
elemento di notevole debolezza per il futuro<br />
delle nostre aziende.<br />
12 Fonte: Economist Intelligence Unit 2009<br />
13 Fonte: KPMG 2010<br />
14 Fonte: Forum economico mondiale sull'Africa 2010
Figura 3. L’Italia in un Mondo Multipolare<br />
Fattori critici di successo per la competizione<br />
globale<br />
Posizionamento Italia rispetto alle principali<br />
economie mondiali *<br />
• Al di sotto del posizionamento tra i G7<br />
• In linea con posizionamento tra i G7<br />
• Ai primi posti mondiali<br />
Impatti sul business<br />
* Fonte: elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati Fondazione Edison<br />
Competitività e<br />
capacità di sfruttare<br />
nuovi mercati<br />
+ Export nei paesi<br />
emergenti<br />
+ Competitività<br />
industria<br />
manifatturiera<br />
+ Valore intangibile<br />
dell'Italianità<br />
Quali eccellenze da<br />
valorizzare?<br />
Capacità di attrarre<br />
talenti<br />
- Produttività del<br />
lavoro<br />
• •<br />
- Diversity/mobilità<br />
sociale<br />
- Preparazione<br />
scolastica<br />
- Fuga di cervelli<br />
+ Qualità ricerca<br />
scientifica<br />
Quali leve per<br />
valorizzare<br />
il talento?<br />
Disponibilità di<br />
risorse/infrastrutture<br />
e rispetto<br />
dell'ambiente<br />
•<br />
- Valutazione<br />
complessiva<br />
infrastrutture<br />
- Autosufficienza<br />
energetica<br />
Come educare i clienti<br />
a essere “prosumer”?<br />
Welfare ed efficienza<br />
dello Stato<br />
- Amministrazione<br />
della giustizia e<br />
burocrazia<br />
+ % di PIL in spesa<br />
pubblica per le<br />
pensioni<br />
•<br />
Quali interventi per<br />
aumentare la qualità<br />
della PA?<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 25
Attrattività e Strategic<br />
Fit, due sfide per i<br />
mercati futuri<br />
26 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
Esistono tuttavia alcuni segnali importanti<br />
che vale la pena di mettere in evidenza,<br />
in controtendenza rispetto a quanto sopra<br />
affermato: l’altra faccia della medaglia<br />
ha, per esempio, l’aspetto delle vendite in<br />
Brasile che nel 2009 sono aumentate del<br />
24%, di quelle in Cina che hanno fatto<br />
registrare un incremento del 21% e in India<br />
dove l’export è cresciuto del 17% 15 . Si<br />
tratta di fenomeni che riflettono la capacità<br />
strategica di alcune delle nostre imprese,<br />
che, in ogni caso, si sono mosse per tempo<br />
avendo ben presente che la crescita media<br />
annua della nostra economia dal 2005 al<br />
2015 non supererà lo 0,8%, che per i G7 si<br />
attesterà al 2,5%, mentre per i sei emergenti<br />
(Brasile, Russia, Cina, India, Sud Corea e<br />
Messico) arriverà al 6% 16 .<br />
Appena inferiori le stime relative alla<br />
progressione dei Paesi Sane (Sud Africa,<br />
Algeria, Nigeria e Egitto), forse in minor<br />
crescita, ma anche più interessanti se<br />
analizzati dal punto di vista geo-politico:<br />
per fare solo una veloce riflessione, l’Italia<br />
si colloca come partner di riferimento<br />
dell’Africa con il mondo occidentale.<br />
Se da un’ottica geo-politica ci spostiamo<br />
nell’ambito di una visione industriale, le<br />
previsioni di sviluppo delle aree geografiche<br />
emergenti consentono di immaginare<br />
un diverso futuro possibile per il nostro<br />
Paese, a cui manca, in particolar modo,<br />
la capacità di fare network per garantire<br />
un supporto adeguato nei processi di<br />
internazionalizzazione verso nuovi mercati.<br />
In questo caso, poi, le opportunità di<br />
investimento vanno valutate in base a<br />
due determinanti: l’attrattività assoluta in<br />
termini di redditività aggredibile nel Paese<br />
target e lo sforzo necessario (quello che<br />
in gergo viene chiamato Strategic Fit) per<br />
l’entrata nel nuovo mercato.<br />
In sostanza, bisogna sapere valutare la<br />
distanza del target rispetto al business<br />
domestico in termini di cultura, geografia,<br />
dinamiche competitive. Ciò perché un Paese<br />
estremamente attraente sotto il profilo della<br />
crescita, potrebbe poi richiedere sforzi e<br />
investimenti enormi in termini di adattabilità<br />
del prodotto.<br />
La figura nella pagina seguente dimostra,<br />
ad esempio, come l’India sia un Paese<br />
estremamente attraente sotto l’aspetto<br />
dell’aggredibilità (potenziale di crescita<br />
e dimensione del mercato), ma sia anche<br />
molto difficile per quanto riguarda<br />
l’adattabilità dei prodotti. Gli obiettivi ideali<br />
sembrano quindi Cina e Brasile, mentre, uno<br />
stato come la Corea del Sud lascia ancora<br />
qualche perplessità.
2.2.2 L’industria manifatturiera: un<br />
lento declino?<br />
Era il fiore all’occhiello dell’economia<br />
italiana. Il manifatturiero è stato a lungo<br />
motivo d’orgoglio del Paese, un modello da<br />
imitare e magari copiare. Un sistema fondato<br />
sulla creatività e professionalità di migliaia<br />
di piccoli e grandi imprenditori capaci ogni<br />
volta di risollevarsi dalle crisi inventando<br />
e scoprendo nuove strategie per uscire più<br />
forti dalla difficoltà. Tutto vero.<br />
Oggi, se l’Italia resta ancora ai vertici delle<br />
classifiche mondiali per i principali indicatori<br />
del settore, è innegabile che la nostra<br />
produttività non riesca più a sostenere<br />
l’aumento dei costi aprendo lugubri scenari<br />
su un possibile prossimo futuro. Parlano<br />
le statistiche ufficiali: nell’ambito del G20<br />
siamo ancora al secondo posto nella bilancia<br />
commerciale dei beni per la persona e la<br />
casa, manteniamo il podio (anche se sul<br />
gradino più basso) nella meccanica e nei<br />
trasporti, mentre siamo al quinto posto per<br />
valore aggiunto dell’industria manifatturiera.<br />
Numeri che lasciano ben sperare, ma che<br />
mostrano la loro debolezza se analizzati<br />
insieme all’andamento del costo del lavoro<br />
per unità di prodotto e produttività: in dieci<br />
anni siamo scivolati all’ultimo posto tra i<br />
grandi d’Europa.<br />
Figura 4. Attrattività e Strategic Fit dei paesi emergenti<br />
Sforzi necessari per l'entrata in<br />
un nuovo mercato in termini<br />
di distanza rispetto al business<br />
domestico ("Italianità" paese<br />
target). Alcune variabili da<br />
considerare:<br />
- Export italiano nel paese<br />
- Investimenti diretti<br />
all'estero/fatturato imprese<br />
a partecipazione italiana<br />
- Presenza accordi commerciali<br />
diretti e indiretti<br />
- % popolazione italiana<br />
residente<br />
- ...<br />
Strategic Fit 2<br />
1) Indicatore composto tra PIL Reale al 2015 attualizzato per il rischio paese e il CAGR2009-2015 atteso del PIL. La media è calcolata come media dei 10 paesi<br />
emergenti. Fonte: stime <strong>Accenture</strong><br />
2) Indicatore composto dal valore dell‘export italiano nel paese (2008), dal fatturato delle imprese partecipate da aziende italiane (2008) e dalla popolazione<br />
italiana residente nel paese. La media è calcolata come media dei 10 paesi emergenti. Fonte: stime <strong>Accenture</strong><br />
Infatti l’Italia tra le economie avanzate<br />
europee è quella che ha visto crescere<br />
notevolmente il costo del lavoro rispetto<br />
alla produttività (tra il 1997 e il 2007 17 è<br />
aumentato del 18,5% a fronte di una crescita<br />
della produttività pari ad appena il 3,5%).<br />
Andamento inverso hanno avuto Francia<br />
e Germania: i transalpini hanno ridotto i<br />
costi dell'8% spingendo la produttività più<br />
in alto del 19%, a Berlino spese in calo del<br />
+<br />
Algeria<br />
Egitto<br />
Russia<br />
Messico<br />
Brasile<br />
Attrattività1 Corea del sud Nigeria<br />
Potenziale mercato aggredibile in funzione di:<br />
- PIL reale<br />
- CAGR PIL atteso<br />
- Rischio paese<br />
- ...<br />
-<br />
- +<br />
9% e produttività in crescita del 25%. Dati<br />
che mettono più di un punto interrogativo<br />
sul futuro della nostra industria. Infatti ci si<br />
attende un costo del lavoro sostanzialmente<br />
stabile a fronte di una produttività in<br />
leggerissima crescita.<br />
15 Fonte: Il Sole 24 ore, 2009<br />
16 Fonte: Fondazione Edison, stime <strong>Accenture</strong>, 2010<br />
17 Fonte: Confindustria, 2010<br />
India<br />
Cina<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 27
Figura 5. Il valore intangibile dell'Italianità: due facce della stessa medaglia<br />
Il "lato oscuro" del Sistema Paese<br />
Clientelismo<br />
circa il 50% dei rettori universitari ha almeno un<br />
familiare stretto nella stessa università<br />
Corruzione<br />
nel 2009 le denunce per corruzione sono aumentate<br />
del 229%<br />
Furbizia<br />
sesto paese al mondo per numero di truffatori<br />
online<br />
Comportamenti opportunistici<br />
evasione fiscale stimata per il 2010 pari a 156 Mld €<br />
Assistenzialismo<br />
400.000 pensioni di invalidità<br />
false, finte o non dovute<br />
Immobilismo<br />
i laureati figli dei laureati guadagnano mediamente<br />
il 50% in più dei figli dei non laureati<br />
Superficialità<br />
solo il 63% degli italiani legge almeno un libro<br />
all‘anno, media europea 71%<br />
Scarsa percezione delle priorità<br />
il 30% della popolazione tra i 30 e 34 anni vive<br />
ancora in famiglia<br />
Fonti: "Il senso dell‘Italia" di Francesco Morace; Fondazione Edison 2009; ISTAT 2009, Il Sole 24Ore<br />
28 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
Complicità tra<br />
generazioni<br />
Pensiero fuori<br />
dagli schemi<br />
Capacità di<br />
adattamento<br />
Senso<br />
estetico<br />
Il valore intangibile dell'Italianità<br />
Salvaguardia delle tradizioni<br />
+25% di prodotti DOP e IGP rispetto alla Spagna<br />
Eccellenze artigiane<br />
primo paese in Europa per<br />
esportazioni nel settore dell‘artigianato<br />
Creatività<br />
l‘Italia possiede oltre il 50% dei beni culturali<br />
mondiali<br />
Imprenditorialità<br />
terzo paese in Europa per numero di imprese per<br />
abitante<br />
Eclettismo<br />
primo paese in Europa per spettacoli dal vivo ogni<br />
anno<br />
Capacità di cogliere le opportunità<br />
circa 200.000 imprese esportano all‘estero i propri<br />
prodotti<br />
Gusto per le cose fatte bene<br />
circa 3.000 musei su tutto il territorio nazionale<br />
4 "A" del Made in Italy<br />
saldo commerciale con l‘estero relativo ai 4 settori<br />
pari a 100 Mld$
La sfida per il futuro sarà la ricerca di<br />
nuove economie di scala attraverso la<br />
messa a fattor comune di servizi essenziali<br />
al supporto del business: dalle attività<br />
amministrative (tra il 2008 e il 2009 la<br />
lentezza dei processi al TAR è costata 33<br />
milioni di euro 18 ), alla ricerca di personale<br />
e gestione delle risorse umane, fino alla<br />
riformulazione dell’offerta dei servizi<br />
legali. Dall’altro lato il Sistema Paese<br />
deve imparare a diventare più organico, a<br />
cominciare dalla definizione di una strategia<br />
di comunicazione integrata che diffonda<br />
l’unicità dell’Italia: dalla sua cultura alla<br />
sua industria... ovvero il valore intangibile<br />
dell’Italianità.<br />
Sarebbe limitante definire l’essenza di un<br />
Paese e le sue caratteristiche prendendo solo<br />
in considerazione indicatori economici, un<br />
esercizio difficile che potrebbe tralasciare<br />
molti aspetti fondamentali, come la<br />
cultura e il modo di pensare, che poi si<br />
basano su storia, tradizioni e costumi.<br />
Ancora più difficile è farlo per l’Italia che<br />
sull’intangibilità ha fondato la sua storia<br />
millenaria: dalla creatività all’astuzia,<br />
dalla difesa delle tradizioni alla capacità di<br />
adattamento fino all’amore per il senso estetico.<br />
Per affrontare un’analisi del modo di<br />
vivere italiano, occorre affrontare con<br />
capacità interpretativa una serie di variabili<br />
indipendenti che ci caratterizzano in modo<br />
intrinseco e che, come ci viene spesso<br />
riconosciuto dai concittadini europei, ogni<br />
volta presentano un aspetto deplorevole<br />
e uno eccezionale, una degenerazione e<br />
allo stesso tempo un inestimabile valore<br />
intangibile.<br />
Pensiamo alla complicità tra generazioni,<br />
una sottile condivisione del modo di sentire e<br />
di capire il presente tra persone accomunate<br />
dallo stesso bacino anagrafico: si tratta di<br />
un approccio psicologico e sociale che ci ha<br />
consentito nei secoli di difendere la nostra<br />
tradizione, fatta di eccellenze artigiane, di<br />
genius loci riconosciuti come eccellenza<br />
unica. Ebbene, questo comportamento<br />
difensivo porta con sé anche un aspetto<br />
degenerativo, che si traduce in clientelismo e<br />
corruzione.<br />
Gli altri Paesi spesso guardano al popolo<br />
italiano con curiosità, cercando di leggere<br />
attraverso i comportamenti che emergono<br />
dalle pagine dei giornali: ne nasce una figura<br />
prismatica, poco catalogabile a standard<br />
internazionali.<br />
Come spiegare – per esempio – a un<br />
marziano che siamo il sesto Paese al mondo<br />
per numero di truffatori online 19 , che nel<br />
2010 abbiamo evaso tasse per 156 miliardi<br />
di euro 20 e allo stesso tempo abbiamo oltre<br />
il 50% di tutti i beni culturali del mondo<br />
e occupiamo il terzo posto in Europa per<br />
numero di imprese per abitante. Come<br />
interpretare e illustrare la nostra straordinaria<br />
capacità di adattamento, forse nata da secoli<br />
di dominazioni di tante culture internazionali,<br />
che da un lato ci porta ad avere oltre 400.000<br />
finte pensioni di invalidità e un immobilismo<br />
generazionale impressionante (i figli di<br />
laureati – a parità di livello – guadagnano in<br />
media il 50% in più dei figli di non laureati),<br />
dall’altro lato ci pone come primo paese in<br />
Europa per spettacoli annui dal vivo e 200<br />
mila imprese capaci di esportare con successo<br />
i propri prodotti?<br />
L’Italia, prima per senso estetico, ha un<br />
altissimo valore di superficie, ma questa<br />
straordinaria abilità, vista in ottica negativa,<br />
mostra un profondo gap culturale, una<br />
mancanza di approfondimento, una<br />
"toccata e fuga" semantica: basti pensare ai<br />
pochissimi lettori (solo il 63% degli italiani<br />
legge almeno un libro l’anno), a fronte dei 3<br />
mila musei presenti sul territorio.<br />
Se siamo bravi nei settori dove il senso<br />
estetico ha assunto un’importanza<br />
determinante negli ultimi decenni, le<br />
celebri 4 ‘A’ (Abbigliamento, Automazione,<br />
Arredamento, Alimentare), ci troviamo anche<br />
18 Fonte: Il Sole 24 ore, 2010<br />
19 Fonte: Symantec, 2009<br />
20 Fonte: KRLS Network of Business Ethics, 2010<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 29
Lontani dall’indipendenza<br />
energetica, con tanto<br />
desiderio di sostenibilità<br />
30 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
a dover affrontare la paura generazionale<br />
e il basso reddito che porta il 30% della<br />
popolazione, giovani tra i 30 e i 34 anni, a<br />
rimanere a vivere in famiglia.<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia vorrebbe comprendere<br />
senza preconcetti gli elementi dell’Italianità<br />
tra loro discordanti, interpretarli e<br />
rileggerli con l’obiettivo di trarre elementi<br />
caratterizzanti capaci di predire e<br />
immaginare comportamenti e stili di vita<br />
dell’Italia del prossimo futuro. Vogliamo<br />
uscire dagli schemi, per capire i segnali<br />
deboli della nostra nazionalità che<br />
diverranno elementi forti capaci di far<br />
riflettere le imprese italiane sul modo di<br />
operare e di proporsi.<br />
Di certo c’è bisogno di maggiore<br />
consapevolezza, di più orgoglio nel capire<br />
che il modello italiano ha resistito anche<br />
meglio di altri alla crisi internazionale<br />
perché ha in sé un codice genetico che<br />
è in linea con tanti cambiamenti. Manca<br />
solo la consapevolezza e quindi la cultura<br />
d’impresa che possa in qualche modo<br />
trasformare le straordinarie opportunità e<br />
potenzialità di cui il Paese dispone attraverso<br />
capacità che sono universali e legate<br />
all’internazionalizzazione: non possiamo non<br />
essere dove ci desiderano, non possiamo non<br />
essere dove ci adorano.<br />
2.2.3 Il dilemma dei talenti<br />
La fuga dei cervelli è uno dei temi più<br />
discussi degli ultimi anni, spesso tuttavia le<br />
iniziative volte all’analisi e alla risoluzione di<br />
questo fenomeno, che si traduce in profonda<br />
perdita di valore e competitività nel medio<br />
periodo, non superano i tradizionali elementi<br />
di base del problema: un sempre più limitato<br />
ricorso all’investimento in ricerca e sviluppo<br />
che tuttavia si confronta con l’altissima<br />
qualità dei nostri ricercatori. Un’Italia che<br />
non solo non sa trattenere i nostri talenti,<br />
ma nemmeno ne attrae dall’estero.<br />
A complicare la situazione anche una serie<br />
di evidenze che mostrano un Paese lento,<br />
chiuso, poco attento alle diversità e ai<br />
valori individuali che ognuno può portare<br />
alla società: ad esempio il 3% di donne nei<br />
comitati esecutivi delle principali società<br />
è un dato che stride con l’11% tedesco,<br />
il 24% svedese e il 32% norvegese. Un<br />
problema complesso perché continua a<br />
dividere. Infatti vi è chi è contrario allo<br />
strumento delle quote rosa perché impone<br />
una discriminazione di genere e quindi è<br />
lontano da una logica meritocratica, ma<br />
una soluzione deve essere trovata perché è<br />
evidente che nel 2010 le donne non possono<br />
più occupare un ruolo marginale nella<br />
società.
Un altro problema è legato ai risultati della<br />
nostra scuola, un tempo invidiata in tutto<br />
il mondo e che oggi inizia a mostrare le<br />
prime crepe. Nel 2003 i risultati ai Pisa, test<br />
internazionale per la comparabilità della<br />
qualità scolastica 21 , ha posizionato i 15enni<br />
italiani dietro agli Stati Uniti, al Giappone e<br />
al Canada.<br />
Ancora una volta questo panorama negativo<br />
si sposa con elementi paradossali: solo nel<br />
2008 abbiamo avuto 35 progetti finanziati<br />
dall’European Research Council contro i 28<br />
dell’Inghilterra, i 32 della Francia e i 40 della<br />
Germania 22 .<br />
Un risultato che ha dell’incredibile se<br />
pensiamo quanti siano i ricercatori italiani<br />
emigrati all’estero in cerca di migliori<br />
condizioni economiche e di più libertà. Il<br />
19% dei ricercatori nostrani cerca fortuna<br />
all’estero, mentre il nostro Paese ospita solo<br />
lo 0,7% dei ricercatori Ocse 23 . Un quadro a dir<br />
poco desolante, se comparato alle potenzialità<br />
intrinseche delle nostre migliori menti.<br />
Per cambiare marcia, per guadagnare<br />
attrattività bisogna forse iniziare con<br />
l’incentivare la presenza di donne ai vertici<br />
delle nostre aziende, utilizzando sia leve<br />
tradizionali (miglioramento del rapporto<br />
lavoro/famiglia) che di rottura, come<br />
facilitatori in grado di garantire vantaggi<br />
temporanei per accedere alla classe dirigente.<br />
Nell’ambito delle piccole e medie imprese<br />
spesso manca una sovrastruttura che si<br />
occupi delle attività di recruiting (spesso i<br />
neolaureati neppure sanno che un’azienda<br />
cerca personale qualificato), formazione<br />
e trattenimento di talenti, attraverso una<br />
serie di progetti di scambio con realtà<br />
internazionali. Ancora una volta, basterebbe<br />
smettere di guardare solo al proprio interesse<br />
e pensare più in grande, cominciando a<br />
utilizzare di più i poli di ricerca scientifica,<br />
creando maggiore interazione con gli istituti<br />
universitari: in questo caso una relazione con<br />
le fonti di istruzione, basata sulla definizione<br />
dei programmi e sui valori legati ai risultati<br />
del curriculum studiorum, porterebbe<br />
a un maggiore incontro tra domanda e<br />
offerta nell’ambito del mercato del lavoro.<br />
Naturale conseguenza di tale relazione<br />
virtuosa sarebbe quella di sviluppare un<br />
sistema retributivo legato al vero rapporto<br />
tra produttività e qualità delle risorse e ai<br />
risultati raggiunti.<br />
2.2.4 Il nodo delle infrastrutture e<br />
dell'ambiente<br />
La carenza di un sistema capillare ed<br />
efficiente di infrastrutture rappresenta un<br />
problema cronico del nostro Paese che rischia<br />
di diventare strutturale al fine di preservare<br />
la nostra capacità di competere nei mercati<br />
internazionali. Non abbiamo infrastrutture<br />
adeguate a sostenere la crescita economica,<br />
investiamo troppo poco e spesso i progetti<br />
restano fermi sulla carta e ancora peggio<br />
siamo estremamente dipendenti dalle<br />
importazioni in materia di energia.<br />
L’indipendenza resta un lontano miraggio.<br />
Mentre ancora discutiamo del futuro<br />
nucleare dell’Italia senza aver raggiunto<br />
alcun accordo, nel 2009 abbiamo comprato<br />
dall’estero l’88% dei nostri consumi contro il<br />
62% della Germania, il 52% della Francia e il<br />
22% dell’Inghilterra 24 .<br />
A ciò si aggiunge l’ultimo posto anche negli<br />
investimenti per le infrastrutture: appena il<br />
2,2% del PIL contro il 3,2% della Francia, il<br />
3,8% della Spagna e il 5,4% dell’Irlanda 25 .<br />
Bastano queste considerazioni per<br />
capire l’importanza della promozione di<br />
nuovi modelli di prodotto e di business<br />
ecosostenibili. C’è sempre maggiore richiesta,<br />
non solo da parte di grandi ambiti associativi<br />
e movimenti di pensiero, ma anche da parte<br />
degli stessi consumatori, di fruire di prodotti<br />
e servizi capaci di stimolare l’adozione di<br />
un ruolo attivo (prosumer) nella difesa<br />
dell’ambiente e del risparmio energetico.<br />
21 Fonte: US Department of Education, 2008<br />
22 Fonte: European Research Council, 2008<br />
23 Fonte: Università Bocconi, 2008<br />
24 Fonte: Istat, 2009<br />
25 Fonte: Ibidem<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 31
Per il futuro ci immaginiamo forme sempre<br />
più diffuse di “autoproduzione” di energia,<br />
magari sfruttando fonti rinnovabili,<br />
immettendo nella rete a beneficio della<br />
comunità il proprio surplus di consumo.<br />
Sul fronte finanziario questo quadro<br />
potrebbe poi stimolare la realizzazione<br />
di grandi strutture d’interesse pubblico<br />
attraverso la creazione di consorzi tra privati,<br />
o tra pubblico e privato, come è stato in<br />
alcune città italiane con la rete di fibra ottica.<br />
2.2.5 Il Welfare e lo Stato del futuro<br />
L’evoluzione demografica del nostro Paese<br />
apre interrogativi molto importanti sulla<br />
sostenibilità nel nostro sistema di welfare. Se<br />
da un lato il nostro sistema pensionistico è,<br />
per certi versi, uno dei più invidiati al mondo<br />
poiché garantisce a tutti un trattamento<br />
dignitoso, dall’altro è evidente che la spesa<br />
debba essere in qualche modo ottimizzata,<br />
anche perché già oggi pesa per il 14% del<br />
PIL contro il 12,4% della Francia, l’11,4%<br />
della Germania e il 5,7% dell’Inghilterra 26 .<br />
Tuttavia non è solo il sistema pensionistico<br />
a generare scarsa efficienza. Guardare<br />
alla burocrazia, pensiamo solo a titolo<br />
esemplificativo all’organizzazione del<br />
sistema giudiziario, non fa sorridere. In Italia<br />
un processo civile dura in media 1.200 giorni,<br />
in Francia 330 e nel Regno Unito 220 27 . Un<br />
32 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
trend che si manifesta anche nella facilità<br />
(o meglio difficoltà) ad avviare e condurre<br />
un’attività d’impresa. Al primo posto nel<br />
ranking mondiale 28 c’è Singapore, gli Stati<br />
Uniti si fermano al quarto seguiti dal Regno<br />
Unito. Più staccati Germania (25°) e Francia<br />
(31°). L’Italia non va invece oltre la 78esima<br />
posizione (la stessa che occupava la Nuova<br />
Zelanda nel ranking Fifa prima dell’ultimo<br />
mondiale e prima di eliminarci). Questo è<br />
un problema che frena la competitività del<br />
Paese e che è oggetto di dibattito per la<br />
riforma dell’articolo 41 della Costituzione<br />
proprio per agevolare la creazione di nuove<br />
imprese e semplificare i rapporti con la<br />
Pubblica Amministrazione.<br />
In attesa di capire cosa accadrà, è evidente<br />
che questa situazione impatterà sul modo<br />
di fare impresa nel futuro, soprattutto nei<br />
rapporti con lo Stato. Di sicuro aumenterà<br />
la richiesta di tracciabilità e di trasparenza<br />
sulla spesa e più in generale sulla gestione<br />
pubblica. Ci sarà spazio per chi sarà in<br />
grado di supportare le amministrazioni<br />
pubbliche nel processo di sburocratizzazione<br />
ed efficientamento ed è probabile (e anche<br />
auspicabile) la nascita di nuove forme<br />
collaborative tra pubblico e privato per<br />
favorire, ad esempio, la diffusione di forme<br />
di previdenza complementare in grado di<br />
compensare alla sempre minore sostenibilità<br />
del sistema pensionistico statale.<br />
Quindi anche se al momento i fondi<br />
pensione sono realtà che ancora stentano ad<br />
affermarsi nel nostro sistema, prevediamo un<br />
forte aumento delle sottoscrizioni favorite<br />
anche da campagne sempre più insistenti di<br />
sensibilizzazione da parte dello Stato.<br />
2.3 L’innovazione tecnologica<br />
Tra le dimensioni abilitanti del cambiamento<br />
l’innovazione tecnologica rappresenta la<br />
spinta più evidente per generare grandi<br />
mutamenti radicali. Tuttavia è bene riflettere<br />
sul valore intrinseco alla dimensione: non<br />
è infatti l’innovazione in sè a cambiare le<br />
regole del gioco, ma è il numero di utenti<br />
che a essa accede che la rende un fenomeno<br />
pervasivo e a tratti rivoluzionario. Pensiamo<br />
all’esempio più banale di tutti: il telefonino.<br />
Non è solo lo strumento a essere di per sé<br />
un elemento nuovo entrato a far parte della<br />
nostra vita quotidiana, ma ancor di più il suo<br />
utilizzo, che accomuna quasi il 90% degli<br />
italiani e che ha cambiato il nostro modo di<br />
vivere. Sempre reperibili e immediatamente<br />
pronti a comunicare, gli italiani hanno<br />
scoperto un nuovo stile quotidiano.<br />
Sulla base di questa riflessione semplice<br />
ma efficace, è facile spiegare perché<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia ritiene importante<br />
osservare le ragioni per cui alcune<br />
innovazioni più di altre hanno cambiato
profondamente le regole del gioco in<br />
moltissimi settori.<br />
Le innovazioni tecnologiche portano<br />
quindi con sé un contributo fondamentale<br />
per ridefinire le logiche competitive e<br />
creare nuove opportunità di mercato. Ciò,<br />
comunque, dipende dal superamento del<br />
"tipping point": il punto in cui l’adozione<br />
dell’innovazione raggiunge la massa critica<br />
in un modo così pervasivo da modificare<br />
gli stili di vita e, di conseguenza, da<br />
abilitare un cambiamento nelle modalità<br />
di generazione di valore nei settori in cui<br />
nasce, modificando per sempre gli equilibri<br />
competitivi. Ecco perché le innovazioni<br />
impiegano anche diversi anni prima di<br />
esprimere tutto il loro potenziale: internet<br />
è esploso nel 1995, Facebook ha impiegato<br />
diversi anni prima di vedere la luce.<br />
Lo stesso si può dire delle Città Intelligenti,<br />
le ormai famose Smart City: si tratta di<br />
innovazioni che potrebbero cambiare di<br />
nuovo le nostre vite, la nostra percezione dei<br />
consumi energetici, ma che per il momento<br />
restano destinate a essere applicate in<br />
poche città pioniere dello sviluppo urbano<br />
sostenibile. Solo quando anche le nostre<br />
città, la città in cui viviamo, diventeranno<br />
“smart” potremo comprendere il valore<br />
aggiunto di un modo di vivere sostenibile,<br />
com’è avvenuto ad Amsterdam.<br />
Figura 6. Innovazione tecnologica: curva di diffusione<br />
Numero utenti<br />
Smart<br />
City<br />
Smart<br />
Grid<br />
Esperti<br />
Tempo<br />
Broker Pragmatici Conservatori<br />
Riteniamo quindi che l’analisi di alcuni casi<br />
di successo possa facilitare la comprensione<br />
del legame che esiste tra tecnologia e<br />
fenomeni sociali al fine di comprendere<br />
fino in fondo la portata del cambiamento<br />
derivante dall’innovazione tecnologica.<br />
2.3.1 Gli italiani e l’innovazione<br />
tecnologica: i fenomeni Facebook e<br />
iPhone<br />
Negli anni '90 internet è diventato un<br />
fenomeno globale con oltre 2 miliardi di<br />
utenti connessi alla fine del 2009 29 entrando<br />
nella vita di tutti i giorni e cambiando anche<br />
il modo di rapportarsi con gli altri: basti<br />
pensare che secondo le ultime ricerche il<br />
Tipping<br />
Point X<br />
Paperless<br />
organization<br />
iPhone<br />
95% degli utenti distribuisce più l’indirizzo<br />
email che il numero di telefono. Una serie<br />
di evidenze che Mark Zuckerberg, il padre<br />
di Facebook, ha saputo con la sua creatura<br />
legare all’unisono con i trend emergenti della<br />
società: l’aumento del numero di attività<br />
quotidiane e un ritmo di vita sempre più<br />
frenetico, ma anche l’aumento delle persone<br />
in mobilità quotidiana e dei single. Facebook<br />
ha saputo cavalcare un trend sociologico,<br />
soddisfando bisogni reali che stavano<br />
emergendo nella società post moderna.<br />
26 Fonte: OCSE, 2009<br />
27 Fonte: Ibidem<br />
28 Fonte: World Bank, 2010<br />
29 Fonte: Morgan Stanley, 2009<br />
Facebook<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 33
È diventato un fenomeno globale 15 anni<br />
dopo l’affermazione di internet perché ha<br />
sfruttato la pervasività del web integrando i<br />
social trend globali nella propria catena del<br />
valore per aiutare le persone a mantenere i<br />
contatti e condividere esperienze in maniera<br />
facile e soprattutto veloce.<br />
I risultati sono arrivati in pochi anni: nel<br />
2010 Facebook ha superato per numero di<br />
visite Google diventando il primo sito negli<br />
Stati Uniti.<br />
Coniugare social trend con innovazione<br />
tecnologica è stato uno dei segreti del<br />
successo di Steve Jobs per rivoluzionare il<br />
settore della telefonia mobile, cogliendo<br />
ancora una volta il momento giusto,<br />
cavalcando un nuovo paradigma del<br />
cambiamento nel momento in cui il<br />
telefonino era diventato una semplice<br />
commodity, mentre il pubblico chiedeva<br />
e cercava qualcosa di nuovo. E Steve Jobs<br />
ha inventato qualcosa di nuovo che si<br />
chiama iPhone, quasi una killer application<br />
nel mondo della comunicazione mobile,<br />
sfruttando un mix vincente di innovazione<br />
tecnologica, capacità di marketing e<br />
di cogliere l’evoluzione sociale, grazie<br />
all’intuizione di un ambiente di sviluppo<br />
aperto dove i clienti, nell’era della<br />
condivisione, sono liberi di sviluppare nuove<br />
applicazioni a piacimento con un chiaro<br />
34 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
modello di premi e ricompense per i progetti<br />
portati a termine.<br />
Come si pongono gli italiani di fronte a<br />
questi fenomeni?<br />
Da sempre popolo caratterizzato da<br />
grande necessità di interazione sociale e<br />
con un bisogno naturale di comunicare e<br />
condividere le proprie esperienze, hanno<br />
da subito garantito un successo di notevoli<br />
proporzioni. La diffusione nell’adozione di<br />
queste nuove tecnologie ha superato ben<br />
presto il tipping point, facendo dell’Italia<br />
il paese dove i contatti Facebook sono<br />
aumentati di più al mondo (tra il 2008 e il<br />
2009 del 135% 30 ), e le vendite di iPhone<br />
hanno raggiunto nei primi 12 mesi le 800<br />
mila 31 unità, il terzo mercato d’Europa per<br />
l’azienda di Cupertino. Senza dubbio questo<br />
nuovo modo di esprimersi, immediato e<br />
in ogni luogo, ha già cambiato gli stili<br />
di vita, soprattutto dei giovani, e sta già<br />
contribuendo anche nel nostro paese allo<br />
sviluppo di modelli di business fondati<br />
sempre più su processi di condivisione e cogenerazione<br />
con i propri clienti. La frontiera<br />
della condivisione è rappresentata dal<br />
social network georeferenziato, ovvero un<br />
social network che permette di condividere<br />
la propria posizione, le foto, le attività e<br />
una "mappa sociale" con gli amici. In altri<br />
termini, alcuni player negli Stati Uniti,<br />
FourSquare ad esempio, hanno lanciato<br />
un servizio che permette di “taggarsi” o<br />
“taggare” gli amici in un luogo. Le esperienze<br />
sono ancora in fase di start up, con utenti<br />
che non superano le 100.000 unità, ma il<br />
lancio di questi servizi da parte di Facebook<br />
fa pensare a una loro esplosione, anche<br />
se rimangono molti dubbi sulla privacy. Le<br />
potenzialità di questi nuovi social network<br />
sono soprattutto nella promozione di eventi:<br />
quando un utente fa il “check-in” in un<br />
luogo, automaticamente viene avvisato<br />
degli eventi e delle promozioni dei partner<br />
commerciali disponibili nella sua zona,<br />
compresi ad esempio alberghi o biglietti del<br />
cinema e di concerti.<br />
2.3.2 Scenari futuri<br />
L’esplosione di Facebook, dei social network,<br />
ma anche il successo di Apple con iTunes<br />
prima e iPhone poi, ha aperto una serie di<br />
interrogativi sul futuro dell’innovazione<br />
tecnologica, su quale sarà la prossima<br />
rivoluzione. Almeno per il momento la<br />
risposta rimane sempre la stessa: internet.<br />
La rete è ancora quella che gli inglesi<br />
chiamano la “next big thing” perché<br />
all’orizzonte non si vede nulla di<br />
paragonabile, nulla che possa avere il suo<br />
stesso effetto dirompente, ma soprattutto<br />
perché le vere potenzialità del web sono<br />
rimaste ancora inesplorate, altrimenti<br />
non si spiegherebbero una serie di recenti
fenomeni, come i social network e il web 2.0.<br />
Il futuro sarà quindi ancor di più all’insegna<br />
di un unico grande villaggio globale, quello<br />
che già a metà degli anni '60 era teorizzato<br />
da Marshall McLuhan (sociologo canadese<br />
che già nel 1964 parla di "villaggio globale"<br />
analizzando gli effetti della tecnologia sui<br />
cambiamenti dei modi di vivere dell'uomo).<br />
In questa storia assume grande importanza<br />
un elemento fondamentale: la penetrazione<br />
della rete. In Italia è ancora bassissima,<br />
soprattutto se comparata al resto del mondo<br />
e quindi gli accessi non potranno che<br />
aumentare, sia grazie all’utilizzo di nuovi<br />
strumenti che permettono di connettersi<br />
più semplicemente, sia per una questione<br />
generazionale. I nati negli anni duemila sono<br />
la prima internet generation, la generazione<br />
cresciuta quando la rete già esisteva e che<br />
della rete proprio non può fare a meno, la<br />
stessa che ha libero accesso a tutto e subito.<br />
La prima conseguenza di questo fenomeno<br />
è proprio la disponibilità della tecnologia,<br />
la caduta del concetto di proprietà: la<br />
tecnologia oggi è di tutti, la capacità di<br />
elaborazione non ha più una collocazione<br />
fisica definita, anzi è come se galleggiasse<br />
nell’etere a disposizione di chiunque voglia e<br />
sappia sfruttarla. E quindi l’evoluzione della<br />
conoscenza in questa direzione è al centro<br />
del modo di fare business, di cambiare, di<br />
progredire: i segmenti verticali di business<br />
Figura 7. Innovazione tecnologica: i principali trend<br />
Molecular<br />
diagnostics<br />
Bioinformatics<br />
Smart grid & building<br />
Smart City<br />
Comunicazione<br />
e collaborazione<br />
virtuale<br />
Convergenza tra<br />
biotecnologie e<br />
nanotecnologie<br />
Social networking<br />
Energia rinnovabile<br />
ed efficiente<br />
Convergenza<br />
della 4C<br />
evolvono in ecosistemi e l’innovazione<br />
tecnologica è il potenziale collante per una<br />
nuova piattaforma comune.<br />
Oltre il digitale, è bene considerare<br />
l’innovazione che si muove anche su<br />
canali fisici nel coinvolgere l’uomo in una<br />
progressiva convergenza tra bit e atomi,<br />
una strada che attraverso le biotecnologie<br />
apre una nuova frontiera per la medicina,<br />
dischiudendo questioni etiche fino a oggi<br />
Trend<br />
tecnologici ad<br />
alto impatto<br />
nei prossimi<br />
anni<br />
Internet<br />
Computing<br />
Mobile<br />
quasi sconosciute. A cominciare dalla<br />
mappatura completa del dna e dei codici<br />
genetici.<br />
È dato di fatto che quando oggi si parla di<br />
tecnologia, la generale sensazione non è più<br />
quella di una fredda distanza: viviamo la<br />
blogsfera, siamo sempre più sensibili verso<br />
30 Fonte: Azpoint.it, 2009<br />
31 Fonte: Gartner, 2009<br />
Virtualizzazione della capacità<br />
elaborativa<br />
Analytics<br />
Nuova<br />
interattività<br />
Evoluzione degli<br />
strumenti di<br />
analisi<br />
Aumento<br />
esponenziale dei<br />
dati disponibili<br />
Device come<br />
piattaforme verso il<br />
mondo<br />
Connettività a banda<br />
larga e low cost<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 35
le tematiche ambientali e appaiono sempre<br />
più numerose le opportunità offerte dalla<br />
tecnologia per vivere in modo più attento e<br />
sostenibile.<br />
Oggi, insomma, sono chiari a tutti i benefici<br />
dell’automazione: più tempo a disposizione,<br />
più informazione e condivisione, minore<br />
impatto sull’ecosistema. In una frase,<br />
evoluzione come driver innovativo per le<br />
imprese sostenibili.<br />
Infine, sono riassunte nelle pagine seguenti<br />
le principali frontiere legate all’innovazione<br />
tecnologica che avranno un forte impatto<br />
anche nella definizione delle strategie di<br />
business per i prossimi anni: dalla nuova<br />
interattività ai device come piattaforma<br />
verso il mondo, dall’energia rinnovabile<br />
all’evoluzione degli strumenti di analisi.<br />
2.3.3 Internet computing<br />
Muovere le cose in rete con le dita, spostarle,<br />
ruotarle per arrivare alla soluzione più<br />
congeniale non è solo più una prerogativa<br />
dei film di fantascienza come Minority<br />
Report. Infatti, in comune con la pellicola<br />
di qualche anno fa, oggi abbiamo a<br />
disposizione una nuova interattività. Sembra<br />
passata un’eternità, eppure solo 30 anni<br />
fa l’interfaccia tra utente e pc era una<br />
schermata di solo testo con cui si interagiva<br />
36 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
tramite tastiera unicamente per creare<br />
contenuti. Si pensava che si fosse giunti al<br />
massimo grado di semplicità tecnologica.<br />
Poi sono arrivate le immagini grafiche, il<br />
mouse e internet per comunicare con il<br />
mondo intero. Oggi l’interfaccia è "touch",<br />
bastano le dita per poter consultare i<br />
contenuti richiesti. La pervasività di questa<br />
nuova interazione è tale che, per esempio,<br />
già le nuove generazioni trovano scomodo e<br />
difficile l’utilizzo di supporti hardware come<br />
mouse e tastiere.<br />
Dopo la virtualizzazione di questi accessori<br />
il prossimo passo sarà quello della completa<br />
virtualizzazione della capacità elaborativa,<br />
oggi ancora chiusa in un cerchio di device<br />
che presto verrà aperto con notevoli impatti<br />
sul mondo degli affari.<br />
I canali virtuali potranno essere rilanciati<br />
con forze fresche facendo leva sulla nuova<br />
concezione dell’interfaccia utente (Natural<br />
User Interface) che risulta più accessibile<br />
grazie anche al dialogo vocale e touch.<br />
A questo seguirà una rinnovata spinta<br />
alla digitalizzazione dei processi e anche<br />
una trasformazione delle risorse e delle<br />
infrastrutture di computing in servizi a<br />
pagamento pay-per-use con la conseguente<br />
possibilità di variabilizzare i costi tecnologici.<br />
2.3.4 Analytics<br />
Uno dei problemi più rilevanti delle imprese<br />
moderne è la gestione dell’enorme quantità<br />
di dati raccolti ogni giorno, la loro analisi<br />
e soprattutto il loro utilizzo a supporto<br />
delle decisioni aziendali. Numeri che negli<br />
ultimi anni sono cresciuti vertiginosamente,<br />
richiedendo sforzi sempre maggiori sia in<br />
termini di investimento economico che<br />
di risorse umane impiegate. Si pensi ad<br />
esempio che in cinque anni le tipologie di<br />
dati a disposizione delle aziende relative<br />
ai comportamenti dei consumatori sono<br />
passate da 10 mila a oltre 60 mila.<br />
Eppure solo una minima parte di questa<br />
conoscenza viene utilizzata per prendere<br />
decisioni di primo livello, segnale che<br />
mostra quanto sia sempre più complicato<br />
filtrare le informazioni importanti da quelle<br />
che non lo sono.<br />
Bisogna immaginare di avere davanti un<br />
iceberg, dove la decisione di business è solo<br />
la punta che emerge insieme alle evidenze<br />
quantitative apparse grazie all’accesso a<br />
un set selezionato di dati. Resta sommersa<br />
invece una parte enorme e altrettanto<br />
importante legata alla gestione del dato: la<br />
sicurezza, la qualità e l’integrazione finale<br />
del dato stesso che arriva sul tavolo del CEO.
L’impatto più immediato dell’evoluzione<br />
degli analytics porterà a un aumento della<br />
conoscenza reale del cliente più facilmente<br />
condivisibile in modo virtuale tra appartenenti<br />
allo stesso ecosistema di business.<br />
È anche immaginabile un’unificazione<br />
delle diverse viste di analisi per creare<br />
una semplice e unica versione della verità,<br />
fino alla valorizzazione dell’interattività<br />
semplificata per la raccolta e l’analisi di<br />
nuove categorie di dati, dai social network al<br />
mobile più in generale.<br />
2.3.5 Mobile<br />
Le previsioni lasciano poco spazio ai dubbi:<br />
entro 5 anni la navigazione internet via<br />
mobile supererà quella dei tradizionali pc<br />
da scrivania 32 . Un’affermazione coraggiosa,<br />
ma che alla luce degli ultimi dati sembra<br />
incontrovertibile: nei primi 5 anni dal<br />
debutto sul mercato, nel 1999, American<br />
Online (Aol), il provider per i tradizionali<br />
desktop pc aveva raggiunto 20 milioni di<br />
abbonati, nel 2004 Ntt, il primo esperimento<br />
di internet mobile era arrivato a 40 milioni,<br />
e Netscape sempre nel 1999 sfiorava i 50<br />
milioni di utenti 33 .<br />
Oggi, iPhone e iTouch insieme, a 3 anni<br />
dal debutto sul mercato hanno già 85<br />
milioni di abbonati. Numeri stratosferici a<br />
dimostrazione che la rete sarà sempre più<br />
in movimento e sempre meno ancorata alla<br />
fibra di casa. Per spiegare la progressione,<br />
anzi lo scatto imperioso, bisogna leggere i<br />
numeri alla voce costi: il prezzo della banda<br />
larga è crollato e se prima la visione in<br />
streaming di un film con il gsm costava 270<br />
dollari, con l’Umts bastano 5 centesimi.<br />
Per non perdere importanti opportunità di<br />
crescita è allora fondamentale ripensare i<br />
tradizionali modelli di business per cogliere<br />
le opportunità derivanti dai bisogni mobili.<br />
Un esempio interessante riconduce<br />
all’utilizzo delle nuove piattaforme mobili<br />
per lo sviluppo di servizi bundled e di un<br />
ecosistema di partner e alleati. Un’altra<br />
riflessione nasce dalla possibilità del rilancio<br />
dell’automazione mobile a favore delle reti di<br />
vendita, grazie alla migliore maneggevolezza<br />
dei device e ai minori costi di connettività.<br />
2.3.6 La convergenza delle 4C<br />
La convergenza delle 4C, Comunicazione,<br />
Collaboration, Contenuti e Community,<br />
sostenuta dallo sviluppo della realtà virtuale<br />
e dal boom dei social network ha cambiato<br />
il modo di lavorare, in autonomia e in team.<br />
Se prima i rapporti di forza tra azienda e<br />
cliente erano esclusivamente gerarchici e<br />
monodirezionali, stiamo ora vivendo una<br />
fase collaborativa e bidirezionale. Le imprese<br />
sono più aperte ai suggerimenti degli utenti<br />
(e sensibili alle loro necessità), gli utenti si<br />
sentono parte di una community. Lo stesso<br />
vale per la collaborazione che da fisica e<br />
manuale, fatta cioè solo di incontri de visu, è<br />
diventata virtuale e automatica, con ricadute<br />
evidenti sulla nuova organizzazione del<br />
business. È dunque possibile sperimentare<br />
nuovi modelli di marketing e di produzione<br />
che implichino la diretta collaborazione<br />
con il cliente. Allo stesso tempo è facile<br />
immaginare una diffusione di modelli di<br />
comunità virtuali e social network anche<br />
nella sfera professionale oltre che privata,<br />
grazie anche all’impatto sulla società delle<br />
nuove generazioni, grandi utilizzatrici di<br />
tecnologia. È possibile quindi prevedere un<br />
rapido consolidamento di nuovi strumenti<br />
per agevolare la collaborazione virtuale, lo<br />
scambio di informazioni e la comunicazione<br />
remota tra domanda e offerta, tra clienti e<br />
manager delle aziende.<br />
2.3.7 Una leadership inaspettata: le<br />
nanotecnologie<br />
Biotecnologie e nanotecnologie sono<br />
due settori molto innovativi dove l’Italia<br />
primeggia, nonostante i forti limiti dettati<br />
dalla mancanza di finanziamenti nella<br />
ricerca scientifica.<br />
32 Fonte: Morgan Stanley, 2009<br />
33 Fonte: Repubblica.it, 2008<br />
34 Fonte: Ernst & Young, 2010<br />
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 37
In media ogni dipendente di un’azienda<br />
biotech in Italia garantisce un fatturato di<br />
290 mila euro, poco alle spalle degli inglesi<br />
che valgono 300 mila euro, ma decisamente<br />
davanti a Olanda (190 mila euro) e Francia<br />
(130 mila euro) 34 .<br />
A questo va aggiunto che difficilmente<br />
le nanotecnologie faranno passi indietro<br />
perché si tratta di scoperte che per l’uomo<br />
rappresentano la capacità – fino ad oggi<br />
riservata alla natura – di costruire sistemi<br />
profondamente diversi con proprietà e<br />
funzioni imposte dal dettaglio della forma e<br />
della composizione sulla scala del nanometro.<br />
Come a dire che consentono all’uomo di<br />
superare frontiere tradizionalmente chiuse,<br />
rendendolo capace di controllare nuovi<br />
aspetti della natura come mai prima gli<br />
era stato permesso. Una sensazione che<br />
genera talvolta perplessità e paure, ma allo<br />
stesso tempo estremamente interessante in<br />
prospettiva industriale.<br />
Per esempio in orbita farmaceutica<br />
l’avanzamento della mappatura del genoma<br />
permetterà di essere sempre più vicini<br />
alla personalizzazione dei farmaci. Si<br />
tratta, tuttavia, di metodologie innovative<br />
che richiedono nuovi paradigmi di<br />
standardizzazione e certificazione per essere<br />
accettate dal mercato.<br />
38 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • Le dimensioni abilitanti<br />
In questo senso bisogna considerare che lo<br />
sviluppo di un settore così delicato avrà,<br />
inevitabilmente, significativi risvolti etici e<br />
regolamentativi che potrebbero impattare<br />
in modo radicale sugli scenari evolutivi<br />
di queste tecnologie. L’Italia dovrà essere<br />
pronta ad affrontare questa evoluzione<br />
storica, senza violare principi etici e<br />
continuando ad essere pioniera in questo<br />
ambito. Una sfida che le aziende italiane<br />
hanno già raccolto e per la quale possono<br />
giocare un importante ruolo di innovatori.<br />
2.3.8 L’energia pulita<br />
L’impatto non si vede ancora, ma già si<br />
può percepire tra l’opinione pubblica e<br />
nelle grandi conferenze internazionali.<br />
La svolta dell’energia rinnovabile arriverà<br />
inesorabilmente nei prossimi anni,<br />
quando le riserve di petrolio inizieranno<br />
a diminuire e i livelli di inquinamento<br />
saranno insopportabili. Il primo obiettivo<br />
importante è fissato per il 2020, e nessuno<br />
può permettersi di arrivare impreparato<br />
all’appuntamento: nei prossimi 10 anni le<br />
emissioni di anidride carbonica verranno<br />
ridotte di 55-75 milioni di tonnellate 35 ,<br />
un’operazione che sarà raggiunta con la<br />
produzione di “energia pulita”.<br />
Il primo passo sarà quello del progressivo<br />
passaggio dalle reti tradizionali alle smart<br />
grid che di fatto sono l’evoluzione dei tralicci.<br />
Cosa cambierà? Prima di tutto i generatori<br />
d’energia non saranno più centralizzati,<br />
ma piuttosto decentrati, diremo addio al<br />
prezzo unico per abbracciare delle vere<br />
e proprie quotazioni che oscilleranno in<br />
tempo reale. L’affidabilità del sistema<br />
non sarà solo frutto di una stima, ma sarà<br />
calcolata immediatamente e precisamente.<br />
Infine la gestione dell’energia non sarà solo<br />
reattiva, piuttosto proattiva e predittiva per<br />
anticipare quelle che potrebbero essere le<br />
criticità del sistema.<br />
In un contesto in così rapida evoluzione,<br />
vi è la concreta possibilità di guadagnare<br />
posizioni dominanti di first mover, godendo<br />
di un vantaggio competitivo invidiabile in<br />
termini di adozione e sviluppo di prodotti e<br />
servizi “green”, nel rispetto dell’ambiente.<br />
È quindi auspicabile che imprese e manager<br />
si muovano proprio per sviluppare prodotti,<br />
servizi e comportamenti atti a migliorare<br />
gli impatti negativi sugli ecosistemi. Una<br />
strategia che permetterebbe anche di<br />
guadagnare punti importanti sul fronte della<br />
reputazione: il tema ambientale è infatti<br />
sempre più sentito tra i consumatori.<br />
35 Fonte: stime <strong>Accenture</strong> 2010
Le dimensioni abilitanti • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 39
I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
40 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento
<strong>Accento</strong> sull’Italia vuole immaginare una<br />
finestra temporale di medio termine, tra<br />
i 3 e i 5 anni, per comprendere i segnali<br />
socio-economici che potrebbero avere<br />
grandi impatti sul futuro. Non ci aspettiamo<br />
nessuno stravolgimento per domani, ma è<br />
altrettanto evidente che si tratta di tendenze<br />
e di spinte dal basso che non possiamo<br />
permetterci di ignorare. Ecco perché <strong>Accento</strong><br />
sull’Italia giunge alla definizione di quattro<br />
paradigmi.<br />
Quattro tendenze di innovazione e<br />
cambiamento, quattro direttive che crediamo<br />
debbano essere motivo di approfondimento<br />
e di attenzione per tutti coloro che guidano<br />
le aziende in Italia. Crediamo che, per il Top<br />
Management, rileggere le agende secondo<br />
i quattro paradigmi sia un modo diverso di<br />
affrontare il futuro e uno spunto laterale<br />
utile nella stesura dei nuovi piani strategici<br />
delle loro aziende.<br />
I paradigmi del cambiamento analizzati<br />
da <strong>Accento</strong> sull’Italia sono la risposta<br />
di <strong>Accenture</strong> a quanti si chiedono come<br />
cambierà la mission delle nostre imprese,<br />
un’operazione che abbiamo completato<br />
studiando i trend e le nuove dimensioni<br />
abilitanti che caratterizzano e condizionano<br />
la quotidianità.<br />
Figura 8. I nuovi paradigmi del cambiamento di <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong><br />
Trust&Sharing<br />
Lealtà e Condivisione<br />
Quick&Deep<br />
Velocità e Incisività<br />
Crucial&Sustainable<br />
Rilevanza e Sostenibilità<br />
Unique&Universal<br />
Unicità e Universalità<br />
Un lavoro che <strong>Accenture</strong> ha avviato<br />
sviluppando un osservatorio internazionale<br />
sulle tendenze di consumo e creando<br />
un gruppo di lavoro che comprende i<br />
propri migliori consulenti (Think Tank<br />
<strong>Accenture</strong>) e che ha lavorato facendo leva<br />
sulle conoscenze e l’esperienza maturata<br />
direttamente insieme alle aziende clienti.<br />
Siamo partiti da evidenze concrete,<br />
dall’osservazione di elementi quantitativi<br />
e qualitativi già in essere, per arrivare<br />
a definire le essenze del cambiamento:<br />
imitando in qualche modo il lavoro dello<br />
scultore che dalla forma grezza arriva<br />
a un’opera completa, curata in ogni<br />
particolare, per giungere alla definizione dei<br />
paradigmi del cambiamento.<br />
Convergenza del rapporto tra consumatore e azienda attraverso una nuova<br />
catena del valore basata sulla lealtà e sulla condivisione tra clienti e aziende<br />
Richiesta di prodotti e servizi che soddisfino in maniera pragmatica, incisiva<br />
e "in un istante" le esigenze dei nuovi stili di vita<br />
Ridare la dovuta importanza alle risorse “core” costruendo comportamenti e<br />
stili di pensiero finalizzati a minimizzare gli impatti negativi sugli ecosistemi<br />
Riconoscimento di valore a prodotti e servizi tagliati su misura e allo stesso<br />
tempo in grado di trasmettere unicità a livello globale<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 41
Un percorso di<br />
condivisione e interazione<br />
42 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
Trust&Sharing<br />
Spiega le rinnovate lealtà e condivisione<br />
che puntano sulla convergenza del rapporto<br />
tra cliente e azienda attraverso una nuova<br />
catena del valore basata sull’integrazione<br />
delle scelte dell’azienda da parte del<br />
consumatore. Fidarsi, gli uni degli altri,<br />
condividere sensazioni, impressioni per trarre<br />
il massimo benessere è divenuto un obiettivo<br />
chiaro per gli italiani.<br />
Quick&Deep<br />
È la richiesta di prodotti e servizi capaci di<br />
soddisfare in maniera pragmatica, incisiva<br />
e soprattutto rapida le esigenze dei nuovi<br />
stili di vita. Le imprese oggi si rivolgono a un<br />
cliente nuovo, con sempre meno tempo per<br />
le proprie attività, che non vuole comprare in<br />
un attimo, ma intende avere a disposizione<br />
l’oggetto d’acquisto a qualunque ora del<br />
giorno e della notte, cerca prodotti facili<br />
da usare e gode dell’immediatezza del loro<br />
utilizzo.<br />
Crucial&Sustainable<br />
Sintetizza la volontà, o meglio il bisogno, di<br />
tornare alle origini. La capacità di restituire<br />
il giusto peso alle risorse “core”, ai valori che<br />
contano, costruendo così comportamenti<br />
e stili di pensiero finalizzati a minimizzare<br />
gli impatti negativi sugli ecosistemi. È il<br />
cambiamento legato alla presa di coscienza<br />
che stiamo degradando l’ambiente che ci<br />
circonda e, conseguentemente, il nostro<br />
benessere.<br />
Unique&Universal<br />
Riconosce il valore a prodotti e servizi<br />
tagliati su misura e allo stesso tempo in<br />
grado di trasmettere unicità a livello globale.<br />
Come a dire che c’è la voglia di uscire dal<br />
cliché della globalizzazione intesa come<br />
standardizzazione. Anzi, i clienti vogliono<br />
riscoprire le loro origini e ritrovare la propria<br />
cultura attraverso la fruizione di prodotti<br />
innovativi, ma accessibili a tutti, che<br />
sappiano combinare il mito del passato con<br />
valori di specificità e rilevanza del presente.
3.1 Trust&Sharing<br />
Passato<br />
Etica "accessoria"<br />
Brand Equity<br />
Prossimità<br />
Customer Centricity<br />
Lealtà vuol dire mantenere le promesse:<br />
dalla pubblicità al packaging dei prodotti.<br />
Condivisione significa entrare nella<br />
catena del valore, integrare cioè le scelte<br />
dell’azienda. Due parole per definire una<br />
vera e propria rivoluzione del rapporto<br />
tra domanda e offerta, tra cliente finale e<br />
produttore.<br />
La crisi, infatti, non ha messo in discussione<br />
solo la fiducia verso il sistema economico e<br />
in particolare quello finanziario, ma anche<br />
i modelli di business tradizionali focalizzati<br />
sulla massimizzazione del profitto per gli<br />
shareholder.<br />
Una novità dalla quale emerge il bisogno<br />
di recuperare credibilità e fiducia dei<br />
consumatori per ridurre una distanza<br />
che può generare un profondo senso di<br />
frustrazione verso aziende e manager.<br />
Futuro<br />
Responsabilità "necessaria"<br />
Brand Reputation<br />
Accessibilità<br />
Reciprocità<br />
Il tentativo di avvicinamento tra azienda<br />
e consumatore trova riscontro anche<br />
nel mondo che ci circonda sempre più<br />
impregnato di nuove tecnologie all’insegna<br />
dello share, delle esperienze virtuali, digitali,<br />
dello scambio di informazioni. Condivisioni<br />
che hanno il loro apice nella costruzione (o<br />
nella semplice partecipazione) di un blog o di<br />
un social network.<br />
Quello dello share è un tema che solo cinque<br />
anni fa non sarebbe stato così rilevante.<br />
Facebook non esisteva e non c’erano<br />
500 milioni di persone che ogni giorno si<br />
scambiavano storie, racconti ed emozioni.<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 43
È chiaro quindi che la dimensione dello share<br />
è e sarà sempre più legata alla dimensione<br />
della lealtà personale e, in futuro, il dialogo<br />
e la condivisione continueranno con quegli<br />
strumenti che non solo saranno visibili,<br />
ma che saranno soprattutto credibili. Una<br />
differenza enorme se parametrata sul mondo<br />
del marketing o della comunicazione, perché<br />
se prima il paradigma era quello della visibilità<br />
all’insegna del "basta che si parli di me", oggi<br />
siamo di fronte a una regola che non vale più.<br />
Insomma, il nuovo paradigma passa<br />
attraverso una nuova catena del valore<br />
che privilegia gli aspetti qualitativi rispetto<br />
a quelli quantitativi e che prende forma<br />
trasversalmente rispetto a tutti i settori di<br />
mercato: la reciprocità delle relazioni e i<br />
nuovi paradigmi basati sulle non-equivalenze<br />
sono quindi mezzi per ristabilire un rapporto<br />
basato sulla lealtà e sulla condivisione con<br />
il consumatore. Con l’obiettivo di arrivare a<br />
una progressiva convergenza tra produttore<br />
e utente finale attraverso l’assottigliamento<br />
delle asimmetrie informative e delle disparità<br />
fisiche tra l’individuo e le emanazioni della<br />
marca: l’offerta, il prodotto, il servizio, il<br />
luogo, la comunicazione e quant’altro.<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia crede che il risultato finale<br />
debba essere simile a una sovrapposizione<br />
tra l’azienda e il consumatore. Una tesi<br />
che abbiamo raggiunto dopo l’attenta<br />
44 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
analisi delle dinamiche che caratterizzano<br />
i cambiamenti legati alla dinamica del<br />
Trust&Sharing, che coinvolge concetti di<br />
responsabilità, credibilità, accessibilità e<br />
reciprocità.<br />
I comportamenti attuali di consumo<br />
mostrano con chiarezza come il grande<br />
pubblico apprezzi sempre di più i<br />
comportamenti etici con una crescente<br />
attenzione, individuale e collettiva, verso<br />
la responsabilità sociale. Alle aziende<br />
spetta quindi il compito di scegliere una<br />
strategia che permetta al consumatore di<br />
identificarsi in un prodotto, in un servizio<br />
che sia allo stesso tempo etico e rispettoso<br />
dell’ambiente. Per capire l’impatto di una<br />
scelta del genere basti pensare che durante il<br />
processo d’acquisto l’83% degli utenti valuta<br />
l’impatto del prodotto sulle emissioni di<br />
anidride carbonica nell’atmosfera.<br />
Stesso percorso e identico obiettivo per la<br />
credibilità che si ottiene con la costruzione<br />
di un’immagine legata a determinati<br />
attributi e valori partendo però dall’ipotesi<br />
che la reputazione si costruisce solo ed<br />
esclusivamente sulla propria identità. Un<br />
messaggio che si basa sull’interazione<br />
costante con il mercato che chiede maggior<br />
trasparenza e la completa tracciabilità dei<br />
processi aziendali. Uno sforzo importante,<br />
ma che permette di mantenere e difendere la<br />
propria immagine nel tempo.<br />
Ma per guadagnarsi la fiducia dei<br />
consumatori e per condividere con loro<br />
i processi aziendali non basta lavorare<br />
sulla sfera reputazionale, bisogna anche<br />
investire nell’accessibilità che riguarda più<br />
direttamente il rapporto con il cliente: dalla<br />
definizione del prezzo al consumo fino al<br />
supporto nel post vendita. Per diventare<br />
un’azienda “accessibile” serve uno sforzo<br />
di vicinanza, che riguardi il prodotto e<br />
il servizio senza tralasciare gli eventuali<br />
corredi immateriali per offrire un’esperienza<br />
“olistica” a un prezzo “democratico”.<br />
Ecco quindi che entra in gioco la reciprocità<br />
per arrivare allo sviluppo di una maggiore<br />
capacità di ascolto e a una reale apertura al<br />
mercato anche attraverso operazioni a costo<br />
zero per i consumatori.<br />
3.1.1 Dai precursori agli innovatori del<br />
paradigma<br />
Come in tutti i cambiamenti d’epoca<br />
qualcuno è riuscito ad anticipare i tempi e<br />
qualcun altro ha saputo cavalcarli andando<br />
un passo oltre. In questo caso, forse, gli<br />
esempi più interessanti arrivano dal settore<br />
del food e dallo sviluppo tecnologico, spesso<br />
tra loro intrecciati.<br />
A cominciare dall’esperimento di Amadori<br />
che fu il primo a rompere un muro di silenzio<br />
che circondava il mercato alimentare per
pubblicare il decalogo di allevamento dei<br />
suoi polli impegnandosi a garantire qualità e<br />
affidabilità senza trascurare la trasparenza:<br />
una strategia volta a rendere ogni processo<br />
industriale perfettamente rintracciabile. E a<br />
garanzia delle sue parole Amadori ha sempre<br />
messo il suo volto, per non nascondersi<br />
dietro un logo o un nome.<br />
Non ci ha messo la faccia, ma ha fatto<br />
un passo oltre Moncler, l’azienda di<br />
abbigliamento francese che di recente ha<br />
lanciato Certilogo, l’applicazione grazie<br />
alla quale è possibile verificare in tempo<br />
reale l’originalità di un capo. Da un lato per<br />
garantire i clienti (tra 2003 e il 2007 i casi<br />
di contraffazione in Europa sono passati da<br />
11 a 44 milioni 36 ), dall’altro per difendere<br />
la propria immagine: Certilogo consente<br />
quindi di verificare l’originalità comunicando<br />
all’azienda (tramite internet o sms) il codice<br />
univoco assegnato a ogni capo.<br />
Lealtà e condivisione si conquistano anche<br />
offrendo servizi gratuiti che si aggiungono<br />
o si alternano a quelli a pagamento,<br />
differenziandosi per il valore che offrono<br />
all’utente. Per esempio, Second Life è stata<br />
una delle prime web community dove la<br />
registrazione e l’accesso sono free per<br />
tutti, mentre le applicazioni più evolute nel<br />
passato erano tradizionalmente riservate<br />
agli abbonati o agli utenti disposti a pagare.<br />
Una frontiera che Skype ha spostato ancora<br />
più avanti permettendo di telefonare<br />
gratuitamente da un computer all’altro<br />
semplicemente scaricando un programma e<br />
offrendo conversazioni a tariffe decisamente<br />
ridotte verso telefoni fissi e mobili. La<br />
strategia di Skype ha conquistato sempre<br />
nuovi utenti, spingendo i ricavi del gruppo<br />
dai 65 milioni di dollari del 2007 ai 200<br />
milioni dello scorso anno 37 . La telefonia<br />
online è un settore in forte espansione se<br />
si pensa che da agosto 2010 anche Google<br />
consente di telefonare (gratuitamente verso i<br />
numeri negli Stati Uniti e in Canada e a cifre<br />
irrisorie verso il resto del mondo) utilizzando<br />
la stessa interfaccia di Gmail.<br />
Skype, da first mover, dovrà ora confrontarsi<br />
con il motore di ricerca di Mountain View<br />
che nel primo giorno del nuovo servizio<br />
ha fatto registrare un milione di chiamate<br />
telefoniche 38 .<br />
Le implicazioni della combinazione<br />
"freemium" (free e premium) riguardano<br />
decine di altri settori, a cominciare<br />
dell’editoria che si sta interrogando su<br />
come sfruttare il traffico generato dalla<br />
rete. Il modello news a pagamento potrebbe<br />
risultare fallimentare se pensato in una<br />
logica speculare alla versione cartacea del<br />
giornale: i lettori sono disposti a fruire delle<br />
informazioni in modalità digitale, ma solo se<br />
i contenuti sono specificatamente quelli che<br />
Per diventare un’azienda<br />
“accessibile” serve uno<br />
sforzo di vicinanza<br />
36 Fonte: Commissione Europea, Report sulla contraffazione e pirateria,<br />
2007<br />
37 Fonte: Skype, 2009<br />
38 Fonte: Il Sole 24 ore, 2010<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 45
vogliono leggere e approfondire. Una delle<br />
risposte per i nuovi modelli di informazione<br />
potrebbe, infatti, arrivare proprio dalla<br />
differenziazione e personalizzazione dei<br />
contenuti.<br />
E ancora, tra i precursori dei servizi accessori<br />
offerti gratuitamente il caso principe è<br />
rappresentato da Apple, che nei suoi negozi<br />
va oltre la garanzia di assistenza tecnica:<br />
spesso vengono offerti veri e propri corsi per<br />
imparare a utilizzare le funzioni più evolute<br />
dei computer. Un modo per condividere<br />
il proprio modo di essere con i clienti,<br />
ma anche per creare una vera comunità,<br />
unita dalla passione per Apple e capace di<br />
identificarsi in un prodotto.<br />
Una strategia seguita poi da Samsung<br />
che ha iniziato a installare nei principali<br />
aeroporti e università americane alcune<br />
postazioni dove ricaricare i dispositivi<br />
elettronici, dal telefonino al portatile, con<br />
un evidente ritorno in termini di pubblicità.<br />
Funzionalità, riconoscimento nella marca:<br />
le leve del successo passano attorno<br />
all’emozione e all’incontro delle esigenze<br />
dei nuovi consumatori, più veloci, più<br />
informati, con meno tempo a disposizione e<br />
molto green.<br />
46 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
3.1.2 La voce dei manager e gli<br />
scenari futuri<br />
L'"economia della condivisione" assumerà un'importanza sempre crescente soprattutto se basata su<br />
responsabilità e credibilità nel rapporto tra i consumatori e tra consumatori e aziende?<br />
100% degli opinion<br />
leader d’accordo<br />
Fonte: elaborazione <strong>Accenture</strong> su 150 interviste al Top Management di primarie aziende Italiane<br />
Attenzione e curiosità. L’economia della<br />
condivisione sarà importante quanto più<br />
sarà diffusa. Il rischio – avvertono alcuni<br />
manager – è che questo rimanga un tema da<br />
sociologi. Scritto sulle pagine dei libri, senza<br />
venir mai messo in pratica.<br />
L’abilità di chi saprà gestire una fase di<br />
transizione così delicata starà proprio nel<br />
creare un sistema di equo scambio, un tradeoff<br />
tra i servizi offerti gratuitamente e quelli<br />
a pagamento perché è evidente che un<br />
cliente qualcosa in cambio debba dare<br />
C‘è moltissima aspettativa ed è un argomento molto<br />
di moda, ma si corre il rischio che rimanga solo un<br />
tema da sociologi, perché bisogna capire quanto<br />
davvero il singolo sia disposto a condividere.<br />
COO, Primario Gruppo Italiano Grande Distribuzione<br />
E‘ necessario riuscire a fare un'analisi dei contenuti<br />
online utilizzando canali di PR "non convenzionali".<br />
“L'economia della condivisione” significherà far<br />
passare attraverso questi contenuti interattivi il<br />
concetto di brand awareness.<br />
CMO, Primario Gruppo Italiano Fashion<br />
per ottenere un servizio a costo zero:<br />
informazioni personali in cambio di fruizione<br />
gratuita.<br />
Andando oltre il modello del “do ut des”<br />
informativo, occorre anche fare una<br />
profonda riflessione sull’opportunità di<br />
sfruttare i nuovi canali disponibili per<br />
potenziare l’ascolto sull’utente/consumatore,<br />
per gestire il passaparola e aumentare<br />
la brand awarness come nel caso delle<br />
“blog strategy”. Da una recente analisi di<br />
<strong>Accenture</strong>-GPF emerge che il passaparola
è la conseguenza di un legame emozionale<br />
col brand, un’interazione profonda che non<br />
solo conduce alla scelta di un prodotto, ma<br />
rende l’acquirente talmente soddisfatto<br />
da consigliare ad altri non il prodotto,<br />
ma la marca. Un’evidenza importante,<br />
che sottolinea come non sia più la base<br />
funzionale a condurre le persone ad<br />
acquistare un prodotto o un servizio.<br />
È chiaro che in qualche modo il paradigma<br />
di lealtà e condivisione andrà interpretato<br />
come leva di differenziazione attraverso<br />
l’implementazione di strategie che dovranno<br />
mettere il cliente al centro delle attenzioni<br />
delle aziende con una relazione continua<br />
e multicanale, capace di sfruttare le nuove<br />
tecnologie di condivisione per arrivare a una<br />
vera interconnessione emozionale.<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia, in base a questo pensiero,<br />
ha provato a fare un esercizio di "stretching"<br />
per applicare il nuovo paradigma verso<br />
altri settori e nuovi scenari che oggi<br />
sembrano ancora lontani o poco connessi<br />
con questa logica di pensiero. Si tratta<br />
di un processo che deve essere elaborato<br />
senza alcun timore reverenziale: nessuno<br />
infatti vieta di applicare alle banche o alla<br />
grande distribuzione un processo nato<br />
sull’impulso di Certilogo di Moncler, un<br />
modello forte che fa leva sulla garanzia di<br />
qualità e affidabilità. Pensiamo alla perdita<br />
di fiducia legata ai grandi istituti di credito,<br />
Figura 9. Trust&Sharing: impatto sui principali mercati<br />
Gusto, Moda e<br />
Design<br />
Sicurezza e<br />
Protezione<br />
Mobilità e Viaggi<br />
Energia e Ambiente<br />
Comunicazione e<br />
Intrattenimento<br />
Meccanica,<br />
Industria e<br />
Tecnologia<br />
Banche e Grande<br />
distribuzione<br />
Garanzia di qualità e<br />
affidabilità<br />
CERTILOGO<br />
Consente verifica<br />
originalità di un capo<br />
Concept: Certified<br />
banker academy<br />
a garanzia della<br />
professionalità e dei<br />
servizi offerti ai clienti<br />
Servizi accessori offerti<br />
gratuitamente<br />
Concept: Car/Bike<br />
Sharing elettriche<br />
gratuite per città ad<br />
alto inquinamento<br />
SAMSUNG<br />
Lounge installato in<br />
aereoporti per ricaricare<br />
dispositivi elettronici<br />
Freemium Business<br />
Model<br />
SKYPE<br />
Telefonate gratuite<br />
verso Skype ... a<br />
pagamento negli altri<br />
casi<br />
Concept: Portale di<br />
servizi finanziari e<br />
non per le PMI (fee per<br />
servizi ad alto valore es.<br />
autodiagnosi)<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 47
Lealtà e condivisione: un<br />
esercizio di "stretching"<br />
necessario<br />
48 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
soprattutto internazionali, travolti dalla crisi.<br />
Le campagne di comunicazione nel settore<br />
bancario si muovono proprio in questa<br />
direzione, ma dal punto di vista industriale<br />
forse sarebbe utile ragionare su qualcosa<br />
che assomigli a una scuola di management,<br />
più che a una campagna pubblicitaria,<br />
una fonte di riconoscimento della qualità<br />
del servizio bancario e di chi lo eroga, che<br />
arrivi addirittura a rilasciare un certificato<br />
di affidabilità a garanzia delle prestazioni<br />
di tutti i consulenti bancari. Sarebbe una<br />
nuova garanzia della professionalità e dei<br />
servizi offerti ai clienti, un marchio di qualità<br />
riconosciuto da enti indipendenti che, come<br />
il celebre ‘bollino blu’ possa consentire ai<br />
cittadini di tornare ad avere un legame<br />
e una vicinanza speciale con l’istituto di<br />
credito e le persone che in esso vi operano, a<br />
prescindere dal rapporto personale che, nel<br />
passato, era da solo garanzia di verità.<br />
E se Skype è in grado di alternare un utilizzo<br />
gratuito con uno a pagamento, perché non<br />
applicare lo stesso modello alle banche?<br />
Un esempio immediato di applicazione<br />
concreta di questa riflessione potrebbe<br />
essere un nuovo portale di servizi finanziari e<br />
non finanziari destinato alle piccole e medie<br />
imprese, in cui i servizi di base (transazionali,<br />
gestione liquidità, ecc) sono gratuiti, mentre<br />
servizi evoluti a supporto della gestione e<br />
della crescita sono a pagamento (es. auto<br />
diagnosi solvibilità impresa, analisi solidità<br />
fornitori, clienti, ecc).<br />
Il paradigma Trust&Sharing arriva a toccare<br />
anche il tema dei servizi accessori gratuiti.<br />
Perché le grandi case automobilistiche non<br />
possono imitare Samsung e le sue lounge per<br />
ricaricare i dispositivi elettronici? I marchi<br />
dell’auto potrebbero ragionare su qualcosa<br />
che aiuti l’ambiente e agevoli la mobilità:<br />
un bike sharing sponsorizzato e gratuito<br />
(magari rivolto anche solo ai possessori di un<br />
determinato marchio) o magari la messa a<br />
disposizione di alcune macchine elettriche.<br />
Si vede bene come, in questo e in altri casi,<br />
i paradigmi del cambiamento di <strong>Accento</strong><br />
sull’Italia aprono frontiere interessanti, che<br />
rompono le tradizionali barriere tra settori<br />
diversi: pensare al prossimo futuro significa<br />
anche immaginare di declinare i paradigmi in<br />
mercati che tra loro non si sono mai parlati e<br />
generare un colloquio di condivisione volto a<br />
creare inediti modelli di pensiero e anticipare<br />
l’incontro con i nuovi bisogni degli italiani.
3.2 Quick&Deep<br />
Passato<br />
Utilizzo difficile e complesso<br />
Ricercando l'efficienza<br />
Le scelte richiedono tempo<br />
Pochi, maledetti e subito. È il vecchio<br />
proverbio che girava nelle sale cambi delle<br />
Borse di tutto il mondo. Ma è anche il<br />
dilemma davanti al quale vengono messi<br />
tutti gli investitori ogni giorno: una rendita a<br />
vita o pochi, maledetti e subito?<br />
Se il dubbio finanziario rimane, per i<br />
consumatori di oggi si tratta di un problema<br />
che nessuno ha più intenzione di porsi.<br />
Il cliente vuole tutto e subito. Senza<br />
condizioni.<br />
È il grande tema legato proprio alla qualità<br />
del quotidiano. Quick&Deep è quindi la<br />
dimensione della velocità e soprattutto<br />
tempestività. Per anni siamo stati convinti<br />
che la velocità fosse l’elemento chiave del<br />
successo, ma la realtà è diversa. L’elemento<br />
fondamentale è la tempestività, la capacità<br />
di farsi trovare al posto giusto nel momento<br />
giusto, ecco perché spesso è necessario<br />
Futuro<br />
Velocità e semplicità di utilizzo<br />
Sperimentando le emozioni<br />
Tutto in un istante<br />
prendere una pausa di riflessione, di<br />
apparente lentezza per poter reagire al<br />
meglio nell’istante in cui è necessario.<br />
Si tratta quindi di un concetto legato al<br />
quick, la reazione veloce, ma allo stesso<br />
tempo al deep, la capacità cioè di essere<br />
profondi nelle risposte.<br />
È ovvio però che per essere Quick&Deep<br />
servano gli strumenti adatti come quelli della<br />
grande distribuzione che riesce sempre a<br />
dare il prodotto giusto al prezzo giusto nel<br />
momento giusto, che però non vuol dire dare<br />
tutto e sempre più velocemente degli altri.<br />
Perché si tratta di un servizio in cui entra in<br />
gioco il rapporto tra prezzo e qualità.<br />
In passato il concetto era più chiaro: i beni<br />
eccellenti tendevano al lusso ed erano<br />
inaccessibili ai più, le commodity, disponibili<br />
per tutti, erano di qualità inferiore.<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 49
Meno tempo, valore più<br />
intenso<br />
50 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
Ma si tratta di un altro schema che sta<br />
scomparendo, frutto anche di una relazione<br />
più virtuosa tra prezzo e qualità che riesce<br />
a garantire l’eccellenza anche nei prodotti<br />
rivolti alle masse.<br />
Quick&Deep vuol quindi dire che la<br />
quotidianità non è più la routine, ma piuttosto<br />
una normalità di eccezioni, di momenti anche<br />
straordinari e magari minimi. Ad esempio la<br />
possibilità di gustare una cialda di espresso<br />
Illy direttamente a casa, ma il massimo della<br />
qualità per quel momento specifico e può<br />
essere considerata un'eccellenza senza essere<br />
inaccessibile come bene di lusso. Ecco quindi<br />
che i servizi e prodotti devono essere in grado<br />
di soddisfare in maniera pragmatica, incisiva<br />
e immediata le esigenze dei nuovi stili di vita.<br />
Non si tratta di un puro capriccio, piuttosto<br />
di un bisogno legato alla frenesia delle cose<br />
da fare, in continuo aumento, e alla costante<br />
diminuzione del tempo da dedicare a se stessi.<br />
All’improvviso è diventato impossibile anche<br />
solo pensare di vendere un prodotto incapace<br />
di essere utilizzato in modalità plug&play, ma<br />
che necessiti di spiegazioni e di un’attenta<br />
lettura delle istruzioni. I consumatori,<br />
semplicemente, non hanno più tempo e<br />
quel poco che resta vogliono dedicarlo ad<br />
altro che non sia un processo d’acquisto o lo<br />
studio di un manuale. Minore sarà il tempo<br />
da dedicare a un’attività, maggiore sarà la<br />
percentuale di successo nell’eseguirla.<br />
In questo contesto di immediatezza del<br />
processo di acquisto e del lasso di tempo<br />
a esso consequenziale, intervengono con<br />
forza le nuove attitudini al consumo. Se<br />
prima il consumatore era alla ricerca di<br />
efficienza, oggi è a caccia più di esperienze<br />
che di prodotti, vuole emozioni, sensazioni.<br />
Nell’era del consumismo l’acquisto non è più<br />
assolutamente necessario: deve essere voluto<br />
per quello che è in grado di trasmettere. E<br />
in questo contesto assume un ruolo ancora<br />
più importante, rispetto al passato, il punto<br />
vendita: il cambio di marcia ci sta mettendo<br />
di fronte a un nuovo potenziale acquirente<br />
del quale, fino a pochi anni fa, ignoravamo<br />
completamente l’esistenza. Ed ecco il<br />
nuovo utente: più esigente, competente<br />
e consapevole dei suoi bisogni e delle<br />
sue priorità. E per questo le informazioni<br />
richieste in fase d’acquisto sono essenziali<br />
e precise con l’unico scopo di arrivare a una<br />
fruizione dell’oggetto/servizio facile e veloce.<br />
Il tempo, il bene più prezioso che abbiamo,<br />
è la dinamica che in modo più distinto<br />
caratterizza il paradigma della “velocità<br />
e completezza”. Si lavora sempre di più<br />
sull’efficientamento del tempo stesso, per<br />
avere tutto in un istante, riducendo le ore<br />
(e a volte i minuti) destinate alle singole<br />
attività. I prodotti devono quindi essere<br />
reperibili ovunque e in qualunque istante.
Contestualmente il progresso tecnologico<br />
ha ridotto le distanze, dunque oggi abbiamo<br />
una diversa percezione del concetto “spaziotempo”,<br />
e allo stesso tempo un bisogno<br />
crescente di abbattere le distanze e il tempo<br />
per percorrerle.<br />
Sono cambiate anche le attenzioni dei<br />
consumatori che non guardano più al<br />
singolo prodotto, ma piuttosto all’insieme<br />
di elementi tecnologici e funzionali<br />
che esso rappresenta. Il consumo sta<br />
diventando un’esperienza fatta di percezioni<br />
e interazioni riconducibili a 5 diversi<br />
ambiti: dei sensi, dei sentimenti, del<br />
pensiero, dell’azione e delle relazioni. Senza<br />
dimenticare che la raffinatezza sensoriale<br />
femminile influenza sempre di più la vendita<br />
di beni e servizi.<br />
I nuovi modi d’acquisto si basano quindi<br />
sulla velocità d’esecuzione, l’immediatezza<br />
dell’utilizzo (plug&play) e la semplicità delle<br />
istruzioni. È quindi evidente che l’attenzione<br />
si stia focalizzando sempre di più sulla<br />
ricerca di modi rapidi e semplici anche di<br />
comprare: d’altra parte il consumatore è già<br />
molto informato e desidera solo conferme<br />
per avere prodotti che rispondano in maniera<br />
più precisa alle proprie esigenze. Esigenze<br />
sempre più complesse e mutevoli nel tempo.<br />
E per questo più difficili da soddisfare.<br />
3.2.1 Dai precursori agli innovatori del<br />
paradigma<br />
Se la sfida di <strong>Accento</strong> sull’Italia è tradurre<br />
il paradigma in una direzione di mercato<br />
che definisca le strategie commerciali delle<br />
aziende del nostro Paese, i precursori vanno<br />
cercati probabilmente tra i prodotti che<br />
hanno saputo fornire più valore aggiunto<br />
ai clienti, eliminando il superfluo: dai<br />
servizi inutili ai costi eccessivi. L’offerta<br />
che ha raccolto maggiore entusiasmo da<br />
parte dei consumatori sarà anche legata<br />
alla semplificazione e all’immediatezza: le<br />
proposte che risultano intuitivamente più<br />
comprensibili per i clienti sono anche quelle<br />
che aumentano il grado di coinvolgimento<br />
nel processo d’acquisto. Valore aggiunto e<br />
semplicità: si tratta di due valori che stanno<br />
alla base del concetto “all inclusive”.<br />
Nel mondo della telefonia mobile, ad<br />
esempio Apple con iPhone è riuscita per<br />
prima a riunire diversi device all’insegna<br />
della velocità e della semplicità. Il<br />
“melafonino” è diventato uno strumento<br />
capace di coniugare numerose funzioni<br />
ad altissima tecnologia. E le vendite non<br />
lasciano spazio ai dubbi: negli ultimi tre mesi<br />
del 2008 sono stati consegnati, 5 milioni di<br />
pezzi. Un anno dopo, nello stesso periodo, i<br />
melafonini venduti sono stati 9 milioni 39 .<br />
Un exploit paragonabile a quello della Wii<br />
di Nintendo: 45 milioni di console vendute<br />
nel 2008, 57 milioni lo scorso anno 40 .<br />
Perché i suoi programmi (da Wii Fit a<br />
Fitness First) permettono di avere un pieno<br />
controllo sul proprio fisico, con esercizi<br />
creati sulle esigenze dei consumatori,<br />
grazie anche a un team di esperti virtuali<br />
sempre a disposizione. Ad aprire la strada<br />
dell’innovazione però era stata Technogym:<br />
il primo produttore (italiano) a portare nelle<br />
case della gente gli stessi attrezzi disponibili<br />
nelle palestre con tutti gli ingredienti<br />
necessari per fare ginnastica in massima<br />
libertà, nei ritagli di tempo.<br />
Con meno tempo a disposizione anche<br />
viaggiare è diventato più difficile. Non è solo<br />
una questione di giorni liberi, ma anche un<br />
problema di prenotazioni. L’irlandese Ryanair<br />
in questo senso è stata due volte first mover:<br />
prima con il lancio della compagnia low cost,<br />
poi con l’abilitazione del proprio sito internet<br />
a prenotazioni multiple. Con una sola<br />
transazione della carta di credito si possono<br />
acquistare il volo, noleggiare un’auto e<br />
prenotare l’hotel.<br />
Un ulteriore passo avanti nel coniugare<br />
velocità e semplicità del servizio lo ha fatto<br />
Lufthansa. Il vettore tedesco è infatti riuscito<br />
a coniugare l’intuizione di Ryanair con<br />
39 Fonte: Apple, 2009<br />
40 Fonte: Nintendo, 2009<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 51
lo sviluppo tecnologico degli strumenti a<br />
disposizione dei consumatori: sul proprio<br />
telefono cellulare è quindi possibile ricevere<br />
la carta d’imbarco e tutte le informazioni<br />
relative a ritardi e cambio di gate.<br />
Un’innovazione che ha aiutato il gruppo<br />
tedesco spingendo il fatturato 2008 a 25<br />
miliardi di euro, rispetto ai 22 miliardi<br />
dell’anno precedente 41 .<br />
3.2.2 La voce dei manager e gli<br />
scenari futuri<br />
41 Fonte: Lufthansa 2009<br />
52 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
Il 92% dei Top manager è ormai convinto<br />
che velocità e semplicità siano le parole<br />
d’ordine per spiegare l’evoluzione dei processi<br />
d’acquisto. Per questo anche il processo di<br />
opionion making deve diventare più incisivo<br />
rispetto al passato per dare una sensazione<br />
di immediatezza anche verso l’esterno<br />
dell’azienda. Tuttavia l’esigenza di chiarezza<br />
informativa – in alcuni settori regolamentati –<br />
si scontra ancora con i requisiti normativi<br />
La velocità e semplicità di utilizzo e le sensazioni suscitate dalla personalizzazione dei beni e servizi<br />
possono riflettere l'evoluzione del processo di acquisto e consumo del prodotto?<br />
100% 50%<br />
42%<br />
Totale D'accordo Parzialmente<br />
d'accordo<br />
8%<br />
Non<br />
d'accordo<br />
Fonte: elaborazione <strong>Accenture</strong> su 150 interviste al Top Management di primarie aziende Italiane<br />
Credo che il consumatore abbia bisogno di più<br />
informazioni sui prodotti e che vada a ricercarle da<br />
varie fonti.<br />
CMO, Primario Gruppo Italiano Fashion<br />
I consumatori stanno diventando sempre più lettori<br />
attenti dei propri bisogni.<br />
Esponente mondo accademico<br />
Nel nostro settore viviamo uno "squeeze" fra<br />
requisiti obbligatori regolatori complicati, sofisticati<br />
e incomprensibili e la necessità di una informativa<br />
chiara e sintetica ex-ante, oltre che di analoga<br />
rendicontazione. Ovviamente tutti danno massima<br />
priorità ai requisiti regolatori e nessuna importanza<br />
alla seconda.<br />
Partner, Primario Gruppo Bancario Italiano<br />
che non tengono conto della velocità di<br />
risposta del mercato. Con queste premesse<br />
è possibile già fare qualche ipotesi sullo<br />
sviluppo nel prossimo futuro del paradigma<br />
Quick&Deep. Se Lufthansa tiene i propri<br />
clienti sempre aggiornati attraverso una<br />
comunicazione multicanale, nulla vieta alla<br />
grande distribuzione di implementare un<br />
modello simile. Per esempio con un sistema che<br />
permetta di gestire le code alle casse provando<br />
a controllare l’afflusso al supermercato:<br />
un semplice messaggio di avviso potrebbe<br />
informare/allertare il consumatore quando c’è<br />
coda e quando le corsie sono invece vuote. Un<br />
altro esempio che porta la grande distribuzione<br />
vicina alle compagnie di viaggio potrebbe<br />
essere rappresentato dall’utilizzo di una serie<br />
di alert che consentano al distributore di<br />
informare riguardo le offerte del momento.<br />
Quello che in qualche modo stanno facendo<br />
le case discografiche per tenere sempre<br />
aggiornati gli appassionati di musica su<br />
concerti e dischi, spingendo l’acquisto di<br />
dischi di un’artista piuttosto che di un altro.<br />
Un ulteriore sviluppo interessante potrebbe<br />
essere l’implementazione dell’assistente remoto<br />
in grado di fornire una consulenza specialistica<br />
ad alto valore. Lo stile da imitare potrebbe<br />
essere quello degli assistenti virtuali della Wii,<br />
ma si potrebbe anche migliorare quello che<br />
già oggi fa Fineco con l’advisor finanziario<br />
personale via chat o via email, piuttosto che
i nuovi canali di comunicazione che stanno<br />
cercando di sviluppare i tour operator online:<br />
non hanno sedi fisiche, ma solo consulenti che<br />
dialogano via internet e telefono cellulare.<br />
Spunti interessanti vengono proprio dai<br />
nuovi cellulari. O meglio, dalla capacità di<br />
integrare in un solo oggetto migliaia di diverse<br />
funzioni. Basti pensare al settore medicale,<br />
dove la realizzazione di un database unico<br />
di tutti i pazienti italiani con cui gestire i<br />
processi di diagnosi in funzione integrata<br />
garantirebbe al sistema sanitario nazionale<br />
di risparmiare notevoli risorse finanziarie e<br />
ai medici di famiglia di avere a disposizione<br />
un quadro generale, molto chiaro, relativo<br />
alla storia clinica dei propri assistiti. Anche<br />
il paziente alla fine avrebbe lo straordinario<br />
vantaggio di essere curato meglio, grazie al<br />
dialogo garantito tra specialisti e medico di<br />
base, di non ripetere esami simili a distanza<br />
di poco tempo e di avere una spesa sanitaria<br />
controllata.<br />
Pensiamo all’applicazione del paradigma anche<br />
in ambito energetico: un contatore unico che<br />
misuri acqua, gas e luce e magari indichi quali<br />
sono le ore migliori per utilizzare la corrente<br />
non è più una chimera lontana: già con le<br />
tariffe biorarie ci si sta rivolgendo verso questo<br />
cammino di efficienza e di risparmio in termini<br />
di tempo ed economici. A tutto vantaggio del<br />
cittadino e dell’ambiente.<br />
Figura 10. Quick&Deep: impatto sui principali mercati<br />
Gusto, Moda e<br />
Design<br />
Sicurezza e<br />
Protezione<br />
Mobilità e Viaggi<br />
Energia e Ambiente<br />
Comunicazione e<br />
Intrattenimento<br />
Meccanica,<br />
Industria e<br />
Tecnologia<br />
Banche e Grande<br />
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processi di diagnosi<br />
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funzioni<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 53
54 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
3.3 Crucial&Sustainable<br />
Passato<br />
Crescita per adiacenze<br />
"Materie" da consumare<br />
Profitto di breve<br />
Interesse individuale<br />
Tornare alle origini. Riscoprire l’importanza<br />
delle risorse cruciali, centrali rispetto alla<br />
nostra vita. Costruire schemi che abbiano<br />
valori e comportamenti finalizzati a tutelare<br />
nel tempo tutto ciò che ci circonda: il nostro<br />
patrimonio economico, quello ambientale,<br />
sociale e culturale.<br />
Deriva da qui la definizione di cruciale e<br />
sostenibile. Un paradigma che si basa sui<br />
nostri valori: le nuove fondamenta su cui<br />
costruire i mercati del futuro, che a loro<br />
volta garantiscano la tutela delle specificità<br />
più virtuose dell’essere italiani.<br />
Si tratta per certi versi di un cambiamento di<br />
rotta che era nell’aria già da qualche tempo.<br />
È sempre più diffusa infatti la convinzione<br />
che alcuni stili sociali e gli ultimi trend<br />
demografici – che spingono la domanda<br />
di beni e servizi – stiano danneggiando,<br />
Futuro<br />
Focus sul "core"<br />
Risorse "core" da proteggere<br />
Profitto sostenibile<br />
Impegno individuale<br />
in modo forse irreparabile, l’ambiente che<br />
ci circonda. Una sensazione che ha fatto<br />
emergere un nuovo schema di valori che<br />
sembra influenzare i comportamenti di<br />
tutti: dal singolo individuo alla grande<br />
impresa. Come se all’improvviso avessimo<br />
deciso di orientarci nuovamente verso<br />
benessere e qualità non solo individuali, ma<br />
collettivi. Di conseguenza abbiamo iniziato<br />
a ragionare su altri aspetti, la rilevanza<br />
e la sostenibilità dell’altro. Quest’ultima<br />
è la scienza degli equilibri, il bisogno di<br />
ridefinire bilanciamenti nella qualità della<br />
vita e quindi essere più sostenibili significa<br />
avere un rapporto diverso con il tempo, con<br />
lo spazio, ma anche con la qualità di quello<br />
che mangiamo, di quello che viviamo. Basta<br />
pensare all’agroalimentare che all’improvviso<br />
è diventato quello che era stata la moda a<br />
cavallo tra gli anni '80 e '90, un fenomeno<br />
da cavalcare. Oggi l’agroalimentare è il
mondo delle grandi coltivazioni industriali,<br />
ma anche dello slow food, dei prodotti<br />
del contadino, coltivati con pazienza,<br />
cura, capacità di reagire all’imprevisto<br />
che è quasi sempre meteorologico. Con<br />
la consapevolezza che non tutto si possa<br />
programmare e prevedere, come l’esplosione<br />
del vulcano islandese che ha bloccato i voli<br />
in tutta Europa fermando l’economia del<br />
Vecchio Continente.<br />
Su questo tema dal lato del crucial, ovvero<br />
ridare priorità a quello che realmente è<br />
rilevante, il primo pensiero va all’ambiente<br />
perché si tratta di un argomento che<br />
riguarda tutti e non più solo una nicchia<br />
ideologica, quindi le aziende devono in<br />
qualche modo rispettarla.<br />
L’Italia, in particolare, deve affrontare<br />
questo tema cercando di conciliare l’etica,<br />
su cui è più debole rispetto ai Paesi europei,<br />
con l’estetica. È quindi necessario portare<br />
avanti un modello all’italiana, una "italian<br />
way", dove ambiente e sostenibilità non<br />
siano neopauperismo perché non si può<br />
rinunciare all’estetica e al gusto. Anche in<br />
questo caso l’agroalimentare lo dimostra,<br />
per cui se un tempo si guardava al mondo<br />
della moda per rafforzare l’identità sociale<br />
italiana, oggi si preferisce andare per<br />
cantine nel week end, si preferisce slow<br />
food, Eataly a Torino, si preferiscono tutta<br />
una serie di attività che sono legate alla<br />
cultura del cibo, alla cultura gastronomica<br />
che hanno proprio queste caratteristiche:<br />
da un lato sostenibilità e trasparenza<br />
delle filiere, dall’altro gratificazione finale<br />
e sensoriale del consumo. Da questo<br />
contesto emerge così una nuova, concreta<br />
strategia aziendale, dettata dal consumatore<br />
rinnovato, con una grande cultura socioambientale<br />
che lo spinge anche a pagare di<br />
più in cambio di un prodotto o di un servizio<br />
sostenibile, rispettoso dei valori in cui si<br />
identifica.<br />
Per questi motivi il consumatore è pronto<br />
a impegnarsi direttamente per proteggere<br />
il contesto che lo circonda anche perché le<br />
dinamiche sociali lo hanno indirettamente<br />
spinto a ripensare il proprio modo di<br />
vivere. La scarsità di tempo che si muove<br />
in parallelo con l’aumento degli impegni<br />
ci costringe a cambiare continuamente le<br />
nostre priorità: la frenesia del lavoro e dei<br />
rapporti spinge così l’uomo ad avere una<br />
maggior attenzione verso ciò che è davvero<br />
rilevante. Sia in termini di modalità di<br />
consumo che di produzione.<br />
C’è quindi la volontà di concentrarsi su<br />
prodotti, servizi e processi che garantiscano<br />
un vero valore aggiunto sia all’azienda che al<br />
consumatore.<br />
In questo senso va letta la crescente<br />
attenzione delle imprese nell’utilizzo di<br />
Pensiero rilevante:<br />
gli italiani modificano<br />
le loro priorità<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 55
isorse che abbiamo definito “core”, un<br />
atteggiamento che sempre più spesso si legge<br />
nella pianificazione a lungo termine e nei<br />
piani industriali delle grandi aziende in Italia.<br />
L’approccio spinge alla diffusione di<br />
valori e comportamenti più rispettosi<br />
degli ecosistemi ambientali e sociali e<br />
rappresenta quindi un’opportunità per<br />
creare stili di pensiero condivisi dal business<br />
e dai consumatori e orientati al benessere<br />
collettivo.<br />
La conseguenza naturale di questo mutato<br />
atteggiamento si riassume già da ora<br />
nella comparsa di varie decine di prodotti<br />
sostenibili (“green”) con una nuova<br />
dimensione funzionale. Peraltro sono<br />
sempre di più le imprese che integrano la<br />
sostenibilità nella loro catena del valore:<br />
se prima i bilanci sostenibili erano un<br />
lusso per pochi, oggi stanno diventando<br />
uno strumento del quale non si può fare a<br />
meno, per comunicare con il mercato e per<br />
guadagnarsi l’immagine di azienda attenta<br />
alle esigenze della comunità.<br />
3.3.1 Dai precursori agli innovatori del<br />
paradigma<br />
I fenomeni sociali legati al paradigma del<br />
Crucial&Sustainable si accompagnano<br />
a importanti novità normative, che<br />
condizionano il contesto che ci circonda<br />
56 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
e contribuiscono in maniera inevitabile a<br />
cambiare le regole competitive nel mercato<br />
italiano con intensità differente, almeno<br />
in principio, tra i diversi settori. Infatti, la<br />
nuova normativa a tutela della concorrenza<br />
nel settore dei servizi finanziari e assicurativi<br />
e la crescente attenzione per le tematiche<br />
ambientali possono spiegare la presenza<br />
tra i precursori e innovatori del paradigma<br />
di banche, comuni e comparti dell’industria<br />
tecnologia, mentre ancora poco sembra<br />
giungere dagli altri settori.<br />
Tra gli esempi più celebri quello di Triodos<br />
Bank, l’istituto di credito olandese (con<br />
uffici in Belgio, Spagna, Regno Unito e<br />
Germania) nato per finanziare progetti<br />
innovativi rispettosi dell’ambiente.<br />
Di recente è stato lanciato anche un fondo<br />
immobiliare dedicato esclusivamente<br />
a edifici “sostenibili” dal punto di<br />
vista energetico. Triodos ha fatto della<br />
trasparenza la sua missione e i ritorni<br />
degli investitori sono ottimi, così come<br />
l’immagine della banca.<br />
Tra gli innovatori del comparto riteniamo<br />
importante segnalare anche un istituto di<br />
credito italiano, Che Banca!, la struttura<br />
Retail di Mediobanca che si basa su un<br />
nuovo modello di business: semplice<br />
veloce ed efficace, con l’obiettivo di<br />
incontrare il più rapidamente possibile i<br />
bisogni dei clienti, che tra il 2009 e il 2011<br />
aumenteranno del 186%.<br />
Segnali positivi anche sul fronte della<br />
mobilità. In Brasile il comune di Curitiba ha<br />
inventato un sistema di trasporto pubblico<br />
(il Trinary Road System) 42 efficiente a<br />
impatto zero.<br />
Lo stesso che poi Better Place ha sfruttato<br />
provando ad applicarlo alle auto. Almeno a<br />
quelle elettriche: nelle stazioni di benzina<br />
si possono sostituire e caricare le batterie<br />
esaurite in pochi attimi (il tempo necessario<br />
per il tradizionale ‘pieno’). Una mossa per<br />
spingere l’utilizzo delle macchine “verdi”<br />
ancora troppo dipendenti dal problema della<br />
carica.<br />
Sulla stessa lunghezza d’onda anche<br />
Ecomagination, la divisione di General<br />
Electric che nel 2008 ha fatturato 17 miliardi<br />
di dollari 43 realizzando soluzioni in grado di<br />
risolvere problematiche ambientali legate<br />
all’ambiente: dalle membrane speciali, alle<br />
turbine a gas, fino alle bottiglie in polimeri.<br />
Così ha fatto anche la Bosch con il suo<br />
sistema start/stop per le automobili ai<br />
semafori: riduci i consumi e le emissioni di<br />
anidride carbonica dell’8%.
3.3.2 La voce dei manager e gli scenari<br />
futuri<br />
Il ritorno ai basics e la sostenibilità a 360° (economica, ambientale, sociale e culturale) sono<br />
considerate come una priorità di business in cui investire concretamente per competere nel prossimo<br />
futuro?<br />
Sarà importante ridisegnare processi aziendali<br />
semplici, efficaci e indirizzati alla massimizzazione<br />
dei ritorni sul core business.<br />
100% 45%<br />
Responsabile Sviluppo Commerciale Prodotti<br />
Largo Consumo, Primario Gruppo Italiano Grande<br />
Distribuzione<br />
45%<br />
Totale D'accordo Parzialmente<br />
d'accordo<br />
10%<br />
Non<br />
d'accordo<br />
Fonte: elaborazione <strong>Accenture</strong> su 150 interviste al Top Management di primarie aziende Italiane<br />
Non tutti i paradigmi del cambiamento<br />
sono, dunque, accolti allo stesso modo<br />
dalla comunità economica. Se per il settore<br />
bancario il ritorno alla sostenibilità può<br />
essere letto come una risposta efficace allo<br />
shock della grande crisi finanziaria, per la<br />
moda c’è il rischio di compromettere la<br />
Va posta maggiore attenzione sull’erogazione e la<br />
gestione dei crediti. Si andrà verso un maggiore<br />
outsourcing delle attività non-core.<br />
CMO, Primario Gruppo Italiano Bancario<br />
Nel Grocery Retail i consumatori percepiscono il<br />
valore di un prodotto di filiera sostenibile. Non<br />
sono sensibilizzati sull’opportunità di scegliere tra<br />
diversi operatori Retail in base alle politiche di eco<br />
sostenibilità.<br />
Responsabile operation, Primario Gruppo Italiano<br />
Grande Distribuzione<br />
La necessità è quella di rifocalizzarsi sui valori<br />
intrinsechi racchiusi nel brand […] Concentrarsi solo<br />
sul core significherebbe non avere crescita.<br />
CMO, Primario Gruppo Italiano Fashion<br />
capacità di innovazione e differenziazione<br />
delle case d’abbigliamento. Così appaiono<br />
incerti anche i manager del Retail. Il<br />
fenomeno della sostenibilità ha un peso<br />
crescente, è vero, ma ancora occorre<br />
sensibilizzare i clienti, perché la faccia<br />
oscura della medaglia ha l’aspetto di prezzi<br />
spesso più alti. Come se i consumatori<br />
fossero costretti a scegliere tra un prodotto<br />
più rispettoso dell’ambiente e uno più<br />
economico, alla portata di tutti. Un dilemma<br />
non semplice da sciogliere.<br />
Se proviamo a pensare tuttavia agli<br />
scenari evolutivi legati al paradigma del<br />
Trust&Sharing è possibile ipotizzare impatti<br />
rilevanti anche nei settori che al momento<br />
sembrano meno soggetti al cambiamento. Il<br />
ritorno al “core business” che ha determinato<br />
il successo di CheBanca!, la banca semplice<br />
che valorizza il risparmio, può impattare il<br />
settore della Moda.<br />
Basti pensare al percorso già intrapreso da<br />
alcuni imprenditori “illuminati”, come ad<br />
esempio Brunello Cuccinelli, che ha lanciato<br />
nuove linee di abbigliamento attraverso<br />
modelli di business completamente integrati<br />
lungo le fasi della catena del valore del<br />
settore (dalla produzione del tessuto al<br />
confezionamento – cfr. Fashion Integrated<br />
Value Chain).<br />
L’esercizio di estensione del paradigma,<br />
potrebbe però coinvolgere tante altre realtà:<br />
dall’arredamento al mondo delle utilities.<br />
42 Un sistema urbanistico che collega in maniera efficace e veloce, con<br />
corsie a esclusivo utilizzo di mezzi pubblici il centro con la periferia<br />
43 Ecomagination, 2009<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 57
Pensiamo, a titolo esemplificativo, alla<br />
possibilità per le utilities di incentivare la<br />
raccolta differenziata attraverso lo sviluppo<br />
di meccanismi premianti per gli utenti in<br />
base a quantità/qualità del riciclo già lanciati<br />
con successo in aree urbane pilota del New<br />
Jersey.<br />
58 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
Figura 11. Crucial&Sustainable: impatto sui principali mercati<br />
Gusto, Moda e<br />
Design<br />
Sicurezza e<br />
Protezione<br />
Mobilità e Viaggi<br />
Energia e Ambiente<br />
Comunicazione e<br />
Intrattenimento<br />
Meccanica,<br />
Industria e<br />
Tecnologia<br />
Banche e Grande<br />
distribuzione<br />
Business Model<br />
impatto zero<br />
Concept:<br />
Ripopolamento zone<br />
boscose per ogni<br />
oggetto di arredamento<br />
prodotto<br />
BETTER PLACE<br />
Ricarica batterie per<br />
auto nel tempo di un<br />
pieno<br />
Prodotti e servizi per il<br />
risparmio energetico e<br />
l'ambiente<br />
Concept: Sistemi<br />
rewarding point<br />
in base a qualità/<br />
quantità del riciclo<br />
BOSCH<br />
Produce sistemi start<br />
and stop per ridurre i<br />
consumi<br />
Ritorno al "core"<br />
Concept: Fashion<br />
Integrated Value<br />
Chain da produzione<br />
del tessuto fino al<br />
confezionamento<br />
CHEBANCA<br />
La banca economica,<br />
semplice e customer<br />
centric
3.4 Unique&Universal<br />
Passato<br />
Globalizzazione come<br />
standardizzazione<br />
Pochi modelli di riferimento<br />
Status symbol<br />
Benefici comuni per pochi<br />
Il contenuto prodotto e fruito, fuso a estetica<br />
e funzionalità, diventa elemento portante<br />
della value proposition. Il consumatore che<br />
da mero spettatore si trasforma in attore. E<br />
in un istante si ritrova a essere parte attiva<br />
nella definizione dei contenuti e mutando<br />
in modo radicale il ruolo della domanda: il<br />
consumatore/attore vuole prodotti e servizi<br />
che siano confezionati su misura per lui,<br />
come farebbe un sarto per un abito.<br />
Un cambiamento non certo sottile che<br />
conduce verso un nuovo paradigma<br />
spingendo la società nel suo insieme a<br />
riconoscere un nuovo valore a prodotti e<br />
servizi capaci di trasformarsi da “unici o<br />
universali” a “unici e universali”.<br />
L’ultimo paradigma diventa così quello che li<br />
riassume un po’ tutti nell’antinomia locale/<br />
globale: basti pensare allo slogan pensa<br />
Futuro<br />
Content framing<br />
Micro-tailored<br />
Minimal/Pragmatismo<br />
Diffusione/valorizzazione eccellenze locali<br />
globale, agisci locale, piuttosto che la grande<br />
globalizzazione che appiattisce e uniforma<br />
tutti i possibili prodotti. Ma la realtà sembra<br />
andare in un’altra direzione, quella cioè<br />
dell’essere molto locali, ma allo stesso tempo<br />
in grado di unicità a livello globale. Quello<br />
dell’internazionalizzazione è il grande tema<br />
che coinvolge le Pmi italiane che molto<br />
spesso hanno qualità straordinarie dal punto<br />
di vista del prodotto e della produzione, ma<br />
non hanno gli strumenti né di marketing<br />
né a livello internazionale per proporsi<br />
come risorsa universale. Eppure in tutte le<br />
ricerche mondiali l’Italia è il Paese con la più<br />
alta qualità della vita, una contraddizione<br />
interna.<br />
Forse bisogna partire proprio da questo<br />
spunto, dall’avere delle unicità invidiate in<br />
tutto il mondo che purtroppo non sono state<br />
sufficientemente universalizzate, rafforzate<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 59
con strumenti adatti, con cultura. Come dire<br />
che gli italiani sono portatori di qualità delle<br />
quali neppure loro sono consapevoli fino in<br />
fondo.<br />
Qualcosa però sta cambiando. È in atto<br />
una trasformazione che anche in Italia<br />
aziende, acquirenti, manager iniziano a<br />
percepire. È evidente infatti che negli ultimi<br />
tempi abbiano guadagnato una nuova<br />
accezione di valore alcuni fattori, come la<br />
personalizzazione e pragmatismo, ma anche<br />
la specificità e la rilevanza (caratteristiche<br />
minimali, utili per i propri specifici bisogni).<br />
A questi valori si aggiungono un’innovazione<br />
diffusa e accessibile a tutti che fa il paio<br />
(e da contraltare) a una riscoperta della<br />
propria identità, delle proprie origini.<br />
Sembra incredibile, ma in un’epoca di grandi<br />
cambiamenti si tendono a riscoprire le<br />
caratteristiche locali, quelle particolarità<br />
che valorizzano le proprie identità, origini e<br />
tradizioni all’insegna dell’utilità.<br />
La percezione di questi nuovi valori porta<br />
alla sostituzione di trend del nostro recente<br />
passato. Sarebbe poco realistico associare ad<br />
esempio il fenomeno della globalizzazione<br />
come standardizzazione e uniformità. In<br />
secondo luogo, pensiamo al riconoscimento<br />
dello status symbol: oggi acquistare un capo<br />
di abbigliamento, un’auto, un gioiello di un<br />
certo brand può perdere progressivamente<br />
60 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
il valore che aveva nel passato, a causa<br />
di un processo di democratizzazione<br />
dell’innovazione che si traduce in benefici<br />
allargati e non più riservati a pochi. Non<br />
si può ignorare la crescente richiesta<br />
dell’essenziale e rilevante soprattutto per<br />
l’accesso a prodotti/servizi premium, ovvero,<br />
parafrasando un proverbio del passato,<br />
“meglio poco ma buono”. Di conseguenza,<br />
la sfida più grande portata da quest’ultimo<br />
paradigma è la capacità di sviluppare beni<br />
e servizi tagliati su misura per ciascuno e in<br />
grado di massimizzare il ritorno personale del<br />
Cliente, con la conseguenza di una profonda<br />
revisione della catena del valore frutto di<br />
modelli di business a costi sostenibili e senza<br />
“banalizzare” il prodotto.<br />
Un ultimo aspetto caratterizzante il<br />
cambiamento legato al paradigma<br />
Unique&Universal riguarda la valorizzazione<br />
delle realtà locali: le particolarità che ci<br />
distinguono, le piccole divisioni che fanno<br />
dell’Italia un luogo unico e inimitabile<br />
rappresentano un punto di forza che da solo<br />
contraddistingue il nostro mercato e lo rende<br />
unico al mondo. Ecco, puntare sul valore<br />
della localizzazione è fattore di crescita<br />
e consolidamento per il futuro dell’Italia,<br />
anche a livello internazionale.<br />
3.4.1 Dai precursori agli innovatori del<br />
paradigma<br />
Riferito all’Italia, “Unico e Universale” ci fa<br />
pensare immediatamente al cibo, ai suoi<br />
presidi, alle centinaia di prodotti Dop, Doc e<br />
così via. In realtà gli impatti del paradigma<br />
emergono anche in altri settori, come ad<br />
esempio il mercato delle assicurazioni per<br />
arrivare fino a quello delle banche.<br />
Prima però è interessante fare una<br />
veloce digressione su come la cultura per<br />
l’alimentazione sia cambiata e come l’Italia<br />
sia tornata a essere un Paese di riferimento a<br />
livello internazionale.<br />
Una riconquista raggiunta anche grazie<br />
al lavoro di Slow Food che ha saputo<br />
riproporre in ogni angolo del globo alimenti<br />
unici, prodotti in presidi certificati, capaci<br />
di coniugare l’universalità del Made<br />
in Italy con la sua unicità. Se quella di<br />
Carlin Petrini è stata un’idea vincente per<br />
rilanciare un movimento in sofferenza,<br />
lo sviluppo di Eataly ha saputo cavalcare<br />
una precisa richiesta del pubblico con la<br />
nascita di supermercati che distribuissero<br />
esclusivamente prodotti Dop e Doc di alta<br />
qualità e provenienti da realtà regionali<br />
italiane di dimensioni non industriali. Un<br />
esperimento partito da Torino nel 2007 e<br />
accolto subito con grande entusiasmo. Al
punto che in tre anni i supermercati Eataly<br />
sono diventati 6 coprendo tutto il Nord<br />
Italia e arrivando ad aprire un punto vendita<br />
persino a Tokyo.<br />
Altri settori, invece, hanno puntato su<br />
prodotti e servizi sempre più tagliati su<br />
misura per le diverse esigenze del Cliente.<br />
Ad esempio, il gruppo Sara ha sviluppato<br />
per primo polizze assicurative auto che<br />
tenevano conto della reale fruizione del<br />
mezzo: per esempio con un’offerta su<br />
misura per la fascia di automobilisti che<br />
percorrono meno di 12 mila chilometri<br />
l’anno. Axa sta sperimentando una<br />
soluzione ancora ulteriore. Attraverso Quixa<br />
offre servizi assicurativi e di consulenza<br />
finanziaria sul canale online dove i Clienti<br />
possono comunicare con un “virtual<br />
advisor” personalizzato: soluzione in grado<br />
di garantire quindi elevato contenuto di<br />
servizio a costi contenuti. Un progetto<br />
nato nel 2008, ma con un piano ambizioso:<br />
arrivare al 10% del mercato nel segmento<br />
polizze dirette.<br />
Una soluzione simile è stata lanciata da<br />
Capital One con Card Lab, un laboratorio<br />
virtuale per costruire la “propria” carta<br />
di credito con 25 diverse opzioni per<br />
personalizzare le condizioni e persino il<br />
disegno.<br />
Infine, più di recente, Crédit Agricole<br />
ha lanciato il primo prestito personale<br />
acquistabile direttamente online: Clic&Sign<br />
è, infatti, un servizio di erogazione di credito<br />
al consumo online con il quale il Cliente può<br />
personalizzare il proprio prestito personale e<br />
ricevere direttamente online l’approvazione.<br />
3.4.2 La voce dei manager e gli<br />
scenari futuri<br />
Unico e Universale. Un paradigma che<br />
possiamo esercitarci ad applicare in molteplici<br />
direzioni, partendo dai precursori. Per esempio<br />
la consulenza finanziaria personalizzata:<br />
la questione ruota attorno alla capacità di<br />
personalizzare il servizio. Di mettere il cliente<br />
al centro di tutte le attenzioni. Farlo sentire<br />
coccolato e importante.<br />
La personalizzazione dei prodotti e la valorizzazione delle eccellenze locali possono contribuire a<br />
sviluppare un vantaggio competitivo nei mercati internazionali?<br />
100% 50%<br />
40%<br />
Totale D'accordo Parzialmente<br />
d'accordo<br />
10%<br />
Non<br />
d'accordo<br />
Fonte: elaborazione <strong>Accenture</strong> su 150 interviste al Top Management di primarie aziende Italiane.<br />
La capacità di sapere leggere in anticipo le tendenze<br />
e l’evoluzione della domanda dei consumatori e i<br />
relativi profili di acquisto, diventa fondamentale<br />
per sapere indirizzare correttamente il design<br />
dell’assortimento.<br />
Responsabile sviluppo commerciale, Primario Gruppo<br />
Italiano Grande distribuzione<br />
La personalizzazione è importante, ma entro<br />
un’offerta specifica. È il consumatore stesso a<br />
chiedere che le imprese definiscano dei trend<br />
specifici e i limiti entro cui è possibile personalizzare<br />
il prodotto.<br />
CMO, Primario Gruppo Italiano Fashion<br />
I prodotti non sono disegnati sulle esigenze della<br />
clientela, bensì definiti dalla competizione del<br />
comparto bancario.<br />
Risk manager, Primario Gruppo Italiano Bancario<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 61
Unico e universale come il servizio che vuole<br />
acquistare: un’applicazione interessante<br />
potremmo immaginarla nella moda, con<br />
una sartoria su misura a distanza, con la<br />
quale magari essere collegati attraverso una<br />
webcam ad altissima definizione. Qualcosa<br />
di simile esiste già nel comparto meccanico,<br />
con automobili e moto realizzate su misura,<br />
attraverso sistemi di simulazione ad hoc,<br />
anche se questo tipo di esperienza rimane<br />
per il momento una nicchia destinata a una<br />
piccola fetta di pubblico.<br />
Eppure è evidente come la personalizzazione<br />
dei bisogni stia diventando sempre più<br />
importante. Lo riconoscono anche i<br />
responsabili marketing delle grandi aziende<br />
che ammettono come sia il cliente stesso<br />
a definire dei trend e dei limiti entro cui il<br />
prodotto può essere personalizzato. Insomma<br />
la capacità di anticipare le tendenze della<br />
domanda per poter personalizzare l’offerta<br />
assumono una rilevanza sempre maggiore.<br />
In alcuni settori, tuttavia, l’innovazione resta<br />
ancora spinta dalla competizione piuttosto<br />
che dalle vere necessità del cliente: è più<br />
facile ipotizzare uno sviluppo che vada<br />
in questa direzione partendo dall’ambito<br />
della mobilità e dei viaggi. In un settore<br />
dove è sempre più difficile differenziarsi<br />
dai competitor, pensiamo per esempio a un<br />
tipo di turismo che sia in grado di ricreare<br />
esperienze storiche ed “epiche”, dai soggiorni<br />
62 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
Figura 12. Unique&Universal: impatto sui principali mercati<br />
Gusto, Moda e<br />
Design<br />
Sicurezza e<br />
Protezione<br />
Mobilità e Viaggi<br />
Energia e Ambiente<br />
Comunicazione e<br />
Intrattenimento<br />
Meccanica,<br />
Industria e<br />
Tecnologia<br />
Banche e Grande<br />
distribuzione<br />
Customizzazione<br />
dell'offerta che<br />
tiene conto del reale<br />
modello di fruizione<br />
Concept: Sartoria<br />
su misura a distanza<br />
tramite webcam ad alta<br />
definizione<br />
QUIXÁ<br />
Consulenza finanziaria<br />
personlizzata<br />
Unicità locale in tutto<br />
il mondo<br />
EATALY<br />
Eataly distribuisce solo<br />
prodotti D.O.P. e D.O.G.<br />
Concept: Viaggi che<br />
ricreino esperienza<br />
"d'altri tempi" in<br />
modo autentico (es.<br />
borghi medievali)<br />
"Ci penso io"<br />
Concept:<br />
Organizzazione eventi<br />
in modo personalizzato<br />
selezionando le<br />
componenti del servizio<br />
CRÉDIT AGRICOLE<br />
Servizio di erogazione<br />
credito online
in borghi medievali alla ricerca di villaggi<br />
ancora sperduti.<br />
Il mondo della comunicazione e<br />
dell’intrattenimento potrebbe acquisire<br />
una nuova dimensione, dall’organizzazione<br />
degli eventi alla gestione dell’informazione.<br />
In quest’ambito l’utilizzo dei nuovi device<br />
consentirebbe ai consumatori di selezionare<br />
i componenti del servizio ai quali accedere<br />
e spendere in base a quanto effettivamente<br />
acquistato: la rivoluzione dell’informazione<br />
on demand è iniziata da tempo e tutti gli<br />
operatori del settore si stanno orientando<br />
verso questo modello, individuando i veri<br />
contenuti di valore per ciascun cliente.<br />
3.5 Metodologia <strong>Accenture</strong><br />
per l’analisi dei paradigmi del<br />
cambiamento<br />
I movimenti di pensiero e di azione,<br />
studiati e definiti attraverso i quattro nuovi<br />
paradigmi del cambiamento, Trust&Sharing,<br />
Quick&Deep, Crucial&Sustainable,<br />
Unique&Universal, avranno un impatto<br />
crescente nel lungo periodo, ma la visione<br />
nel medio termine del Top Management delle<br />
aziende italiane dovrebbe già includere una<br />
profonda riflessione a essi legata. Crediamo<br />
che tenere in considerazione i paradigmi del<br />
cambiamento di <strong>Accento</strong> sull’Italia serva ad<br />
affermare oggi il valore del proprio business<br />
creando contestualmente le basi per uno<br />
sviluppo sostenibile in ottica futura.<br />
Da questa riflessione nasce l’opportunità e<br />
l’esigenza per le aziende di comprendere il<br />
proprio posizionamento rispetto ai paradigmi<br />
del cambiamento e in particolare di valutare<br />
il grado di allineamento del proprio modello<br />
di business e operativo. A tal proposito,<br />
<strong>Accenture</strong> ha sviluppato una metodologia<br />
per misurare la pervasività dei paradigmi<br />
all’interno dell’organizzazione partendo da<br />
alcuni semplici segnali strategici.<br />
Un nuovo paradigma viene considerato<br />
come “percepito” se il Top Management ha<br />
avviato un processo di progressiva diffusione<br />
del paradigma stesso all’interno del modello<br />
di business aziendale. L’analisi di alcuni<br />
segnali facilmente individuabili ci consente<br />
di misurare quanto esso sia realmente<br />
percepito da parte dei vertici aziendali. Primo<br />
fra tutti è la cosiddetta “Top Management<br />
readiness”, ovvero l’apertura e prontezza<br />
verso il nuovo paradigma che può essere<br />
intuita analizzando la storia personale e<br />
professionale dei manager, le parole chiave<br />
e ricorrenti dei loro piani industriali fino<br />
alle dichiarazioni alla stampa. La prontezza<br />
si riflette spesso in un allineamento della<br />
vision e della mission aziendali che più<br />
di tutto il resto possono rappresentare<br />
l’impronta del Top Management in azienda.<br />
La percezione del paradigma dipende, infine,<br />
dalla presenza di sponsorship personale dei<br />
vertici per l’avvio di progetti di innovazione/<br />
cambiamento di lungo respiro in grado di<br />
coinvolgere tutte le strutture organizzative.<br />
Quando un paradigma influenza i<br />
comportamenti delle persone e il modello di<br />
business si può considerare “interiorizzato”.<br />
Esso acquista quindi maggiore importanza<br />
e viene impiegato come leva di<br />
differenziazione del servizio del proprio piano<br />
di sviluppo. Un’azienda ha interiorizzato un<br />
paradigma del cambiamento se presenta<br />
una cultura aperta al cambiamento (ad<br />
esempio promuovendo iniziative di diversity<br />
management), ha avviato processi strutturati<br />
di governo del “go-to market” delle idee<br />
innovative, creando modelli di selezione e<br />
prioritizzazione delle nuove opportunità di<br />
business. L’interiorizzazione del paradigma<br />
è riscontrabile anche nell’architettura del<br />
modello operativo e dei processi se sono<br />
stati sviluppati per valorizzare le competenze<br />
distintive (da meccanismi di Labourarbitrage,<br />
fondati sui soli vantaggi di costo<br />
a meccanismi di competence-arbitrage,<br />
fondati sulla valorizzazione delle eccellenze<br />
dei diversi paesi).<br />
Infine, se l’azienda sfrutta il paradigma<br />
per “portare a terra” un sistema di offerta<br />
in grado di generare valore per il cliente<br />
e chiaramente per gli azionisti si ritiene<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 63
che esso sia “valorizzato”. La sua piena<br />
valorizzazione avviene, dunque, in presenza<br />
di una chiara identificazione tra la value<br />
proposition per il mercato e il paradigma di<br />
riferimento.<br />
Nel Trust&Sharing, ad esempio, ciò<br />
si traduce nel modello "freemium", la<br />
possibilità cioè di trasformare il mondo free<br />
in uno a pagamento, come ha fatto Steve<br />
Jobs inventando iTunes. L’idea sottostante<br />
al modello "freemium" è capire che non<br />
si possono difendere modelli indifendibili<br />
sul medio termine, perché fino a quando ci<br />
sono centomila persone che si scambiano<br />
informazioni, sono pirati, ma quando sono<br />
milioni, allora bisogna capire che è cambiato<br />
un paradigma. Comprendere il cambiamento<br />
non vuol dire però mollare la presa, ma<br />
piuttosto sviluppare un nuovo modello di<br />
business, come stanno facendo negli Stati<br />
Uniti i principali gruppi editoriali.<br />
Le grandi testate hanno capito che il<br />
quotidiano, una volta in rete non lo si può<br />
più far pagare, quindi bisogna partire da una<br />
fidelizzazione forte; poi servono elementi<br />
di grande qualità, che garantiscano la<br />
dimensione premium. Contenuti per i quali<br />
il consumatore è probabilmente disposto<br />
a pagare più di quanto faceva prima. Non<br />
si tratta quindi di una contrapposizione<br />
violenta o di un modello ideologico contro<br />
64 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • I nuovi paradigmi del cambiamento<br />
un altro, ma si tratta di capire che quando<br />
saltano dei paradigmi, c’è sempre spazio<br />
per l’innovazione che sarà più sui processi e<br />
meno sui prodotti.<br />
Figura 13. Pervasività del nuovo paradigma nel modello di business<br />
Grado di allineamento<br />
rispetto ai paradigmi<br />
Segnali<br />
"strategici"<br />
Percepito...<br />
Apertura e spinta alla<br />
diffusione dei paradigmi<br />
da parte del Top<br />
Management<br />
Top Management<br />
"readiness"<br />
(es. Share of voice)<br />
Allineamento vision e<br />
mission ai valori del<br />
paradigma<br />
Sponsorship personale su<br />
progetti di innovazione/<br />
cambiamento<br />
Il framework di analisi <strong>Accenture</strong> consente<br />
quindi di analizzare il grado di allineamento<br />
rispetto ai paradigmi del cambiamento di<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia.<br />
... Interiorizzato...<br />
I paradigmi influenzano<br />
i comportamenti delle<br />
persone e il modello di<br />
business/operativo<br />
Cultura aziendale "aperta"<br />
al cambiamento (es.<br />
diversity)<br />
Synergic operating model<br />
(es. competence arbitrage)<br />
Governo del processo di go<br />
to market delle idee<br />
(es. innovation funnel)<br />
Dematerializzazione dei<br />
processi (digitalizzazione)<br />
... Valorizzato<br />
L'azienda sfrutta i<br />
paradigmi per "portare<br />
a terra" un sistema di<br />
offerta in grado di creare<br />
valore per gli stakeholder<br />
Chiara identificazione<br />
value propositionparadigma<br />
(es. Illy Caffè con<br />
Quick&Deep)<br />
Modularità e accessibilità<br />
dell'offerta<br />
Nuove metriche per la<br />
gestione dei segnali deboli<br />
(analytics)<br />
Nuovi stili/canali di<br />
comunicazione
Per ciascun paradigma viene verificato<br />
il livello di percezione, interiorizzazione<br />
e valorizzazione attraverso un serie di<br />
interrogativi chiave posti a tutto il Top<br />
Management aziendale.<br />
Ad esempio, verificare il grado di percezione<br />
del paradigma Crucial&Sustainable<br />
significa analizzare la vision e la mission<br />
per comprendere se si ispirano ai valori core<br />
dell’azienda e del suo business. Ancora,<br />
analizzare il livello di interiorizzazione del<br />
Quick&Deep significa verificare se l’azienda<br />
si è dotata di un modello operativo flessibile<br />
in grado di garantire un ridotto time-tomarket<br />
delle idee con un sistema di customer<br />
care affidabile e in grado di creare valore.<br />
Infine, se pensiamo alla valorizzazione del<br />
paradigma Unique&Universal, facciamo<br />
riferimento alla capacità di sviluppare un<br />
sistema di offerta che risponda alle esigenze<br />
di differenziazione di ciascun Cliente in<br />
grado di creare valore per ogni combinazione<br />
prodotto/consumatore.<br />
Ovviamente ogni paradigma avrà un impatto<br />
diverso per ciascuna azienda anche in base<br />
al settore in cui opera. L’essenziale non è<br />
valorizzare tutti i paradigmi, ma definire<br />
un posizionamento distintivo in grado di<br />
rispondere ai cambiamenti dirompenti di<br />
questa fase storica avendo bene in mente<br />
l’imperativo di tutte le aziende di successo:<br />
“Vietato stare nel mezzo!”.<br />
Figura 14. Esempio C-Level survey<br />
Grado di allineamento rispetto ai paradigmi<br />
- +<br />
Trust&Sharing<br />
Lealtà e Condivisione<br />
Quick&Deep<br />
Velocità e Incisività<br />
Crucial&Sustainable<br />
Rilevanza e Sostenibilità<br />
Unique&Universal<br />
Unicità e Universalità<br />
Percepito<br />
I leader promuovono<br />
iniziative e incentivi<br />
per incoraggiare la<br />
partecipazione di tutta<br />
l'organizzazione al<br />
processo innovativo?<br />
...<br />
La mission aziendale<br />
si ispira ai valori core<br />
dell'impresa e del suo<br />
business?<br />
...<br />
Interiorizzato<br />
Lo sviluppo di nuove<br />
idee di prodotto/<br />
servizio viene promosso<br />
attraverso processi<br />
di cogenerazione con<br />
Clienti, fornitori e<br />
partner esterni?<br />
Il modello operativo<br />
risponde alle esigenze<br />
di flessibilità richieste<br />
dai clienti (es. time-todelivery)?<br />
L'azienda ha investito<br />
in programmi di<br />
digitalizzazione sia<br />
interna sia esterna<br />
(verso Clienti)?<br />
...<br />
...<br />
Valorizzato<br />
I nuovi paradigmi del cambiamento • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 65<br />
...<br />
L'azienda è in grado di<br />
gestire proattivamente<br />
i touchpoint con<br />
il cliente al fine di<br />
massimizzare il valore<br />
trasferito in ogni<br />
occasione di contatto?<br />
...<br />
L'offerta risponde<br />
alle esigenze di<br />
differenziazione<br />
di ciascun cliente<br />
(es. valore creato<br />
per cianscuna<br />
conbinazione prodotto/<br />
Cliente)?
L’evoluzione dei principali settori<br />
66 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori
Nella sezione finale, <strong>Accento</strong> sull’Italia<br />
si pone l’ambizioso obiettivo di<br />
contestualizzare la portata della rivoluzione<br />
dei nuovi paradigmi all’interno di alcuni<br />
settori chiave per l’economia del nostro<br />
paese.<br />
Capire e comprendere i nuovi paradigmi<br />
del cambiamento potrebbe consentire di<br />
valorizzare pienamente i settori di leadership<br />
nei quali l’Italia gioca un ruolo indiscusso<br />
e dare nuova linfa ai settori tradizionali del<br />
nostro tessuto industriale.<br />
I settori protagonisti di questo primo <strong>Accento</strong><br />
sull’Italia (Pubblica Amministrazione, Grocery<br />
Retail, Energia e Ambiente, Banking, Turismo,<br />
Automotive, Telco, Food&Beverage, Moda,<br />
Media, Industria Farmaceutica, Gambling,<br />
Assicurazioni) sono stati selezionati non solo<br />
perché rappresentano una grossa fetta della<br />
nostra ricchezza nazionale (circa il 50% 44 ),<br />
ma anche per il peso relativo nel contesto<br />
internazionale e per le peculiarità intrinseche,<br />
che li rendono particolari in quanto italiani,<br />
con pregi, molti, e difetti, alcuni.<br />
Ciascun settore è stato studiato secondo<br />
un approccio comune, “sistemico” e<br />
condiviso da tutti i componenti del<br />
gruppo di ricerca. In primo luogo sono<br />
state analizzate le peculiarità del settore<br />
stesso nel nostro paese in termini di<br />
Figura 15. Modello di analisi dei settori di mercato<br />
Aree di analisi dei Point Of View di Industry<br />
Come sta evolvendo il mercato?<br />
Quali saranno gli impatti dei nuovi paradigmi<br />
sull'Industry?<br />
Quali priorità nell'agenda dei CEO?<br />
Quali scenari cross-industry?<br />
Quale sarà la grande scommessa dell'Industry?<br />
struttura del tessuto imprenditoriale,<br />
posizionamento internazionale e tipologia<br />
di vantaggi competitivi. In secondo luogo<br />
è stato valutato l’impatto dei paradigmi<br />
del cambiamento nei modelli di business<br />
di ciascun settore al fine di capire le<br />
nuove modalità di generazione di valore<br />
all’insegna di lealtà e condivisione, velocità<br />
e incisività, rilevanza e sostenibilità, unicità<br />
e universalità. Ciò ha consentito di definire<br />
le nuove CEO Agenda e di individuare nuovi<br />
scenari evolutivi, ovvero nuovi prodotti,<br />
Settori di mercato<br />
Moda e Lusso<br />
Food & Beverage<br />
modelli di servizio, proposizioni di valore che<br />
potrebbero rispondere ai cambiamenti in<br />
atto nei 13 settori considerati.<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia si presenta dunque come<br />
un progetto di ricerca rivolto al futuro:<br />
l’intensità dell’impatto dei quattro paradigmi<br />
si potrà misurare solo nel tempo. Questo<br />
non deve tuttavia prescindere dalle azioni di<br />
sistema che non possono più aspettare.<br />
44 Fonte: Analisi <strong>Accenture</strong> su dati Istat, 2009<br />
Industrie<br />
emergenti?<br />
Assicurazioni<br />
+ Sicurezza e Salute<br />
Industria farmaceutica<br />
Automotive<br />
Turismo<br />
Utilities<br />
Energia<br />
Risorse naturali<br />
Media<br />
Telco<br />
Gambling<br />
Banking<br />
Grocery retail<br />
+ Moda e Gusto<br />
+ Mobilità e Viaggi<br />
+ Energia e Ambiente<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 67<br />
+<br />
Comunicazione e<br />
Intrattenimento<br />
+ Banche e GDO
Diversificare per crescere<br />
68 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Soprattutto perché nessuno vuole rischiare<br />
che l’Italia resti un passo indietro sulla<br />
scena internazionale del prossimo futuro:<br />
un rischio che il Paese non merita perché,<br />
nonostante le continue lamentele, le<br />
problematiche sempre identiche e le<br />
contraddizioni che sono ormai un marchio<br />
di fabbrica, nel nostro tessuto industriale si<br />
nascondono o si palesano solo leggermente<br />
capacità e conoscenze in grado di<br />
trasformarsi in preziose gemme.<br />
Se considerassimo, quindi, i settori in<br />
prospettiva sistemica ci accorgeremmo che<br />
<strong>Accento</strong> sull’Italia ha provato ad analizzare<br />
tutte le anime che caratterizzano il nostro<br />
sistema imprenditoriale: le fondamenta<br />
da rivitalizzare della nostra economia, le<br />
Figura 16. Industry e prospettiva sistemica<br />
Settori del Sistema Paese<br />
Perle di domani?<br />
Leve per il rilancio<br />
Fondamenta<br />
da rivitalizzare<br />
Focus prossime edizioni di <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong><br />
leve per il rilancio strutturale e le possibili<br />
sorprese del domani.<br />
Nella prima categoria rientrano di diritto i<br />
settori tradizionali che per anni sono stati<br />
la spina dorsale dell’economia nostrana<br />
e che per questo motivo meritano una<br />
nuova occasione di sviluppo, a cominciare<br />
dall’automotive fino alle telecomunicazioni,<br />
dalle banche ai media, tutti alla ricerca di<br />
una nuova linfa all’insegna dell’innovazione<br />
e dell’efficienza.<br />
Analizzando i settori “leve per il rilancio”<br />
è indiscutibile il peso internazionale della<br />
moda italiana che fa del nostro Paese la<br />
capitale del fashion (il valore aggiunto della<br />
moda è doppio di quello generato in Francia<br />
e Spagna).<br />
Ambiente - Biomedicale - Biotecnologie - Nanotecnologie - Robotica<br />
Arredamento - Assicurazioni - Energie (rinnovabili) - Industria<br />
farmaceutica - Food & Beverage - Gambling - Meccanica - Moda e Lusso<br />
- Turismo<br />
Automotive - Banking - Media - Grocery Retail - Pubblica<br />
Amministrazione - Risorse naturali - Telco - Utilities
Sempre in quest’ottica è bene ricordare che<br />
siamo il Paese con più beni riconosciuti e<br />
protetti dall’Unesco in tutto il pianeta. Nel<br />
food, l’Italia è riconosciuta per centinaia<br />
di etichette certificate. Tra questi settori<br />
fondamentali per il rilancio del nostro<br />
Sistema Paese occorre valorizzare quelli in<br />
cui presentiamo una leadership indiscussa<br />
(dalla moda all'alimentare) e definire un<br />
nuovo ruolo ai settori con forte potenziale<br />
inespresso (dal turismo alle assicurazioni).<br />
I settori “perle di domani” non sono stati<br />
i protagonisti di questo primo <strong>Accento</strong><br />
sull’Italia, ma lo saranno sicuramente in<br />
futuro, così come saranno i protagonisti per<br />
diversificare l’economia italiana in comparti<br />
a elevata intensità tecnologica attesi in forte<br />
crescita per i prossimi anni.<br />
Non si tratta di scommesse al buio, piuttosto<br />
di un investimento con ritorni certi. Come<br />
una puntata a poker con in mano una scala<br />
reale. Infatti le capacità dei ricercatori<br />
italiani, così corteggiati all’estero, sono<br />
indiscusse e potrebbero rappresentare la<br />
chiave di volta per un nuovo “Rinascimento”<br />
italiano.<br />
4.1 Assicurazioni<br />
4.1.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
In un contesto economico che ancora<br />
risente degli impatti negativi della recente<br />
crisi economica, nel corso del 2009 il<br />
settore assicurativo italiano ha saputo<br />
invertire la tendenza del triennio 2006-<br />
2008 (caratterizzato da una contrazione<br />
dei volumi di oltre il 15%) registrando<br />
performance di crescita record (+28% vs.<br />
2008) con oltre 117 Mld di euro di premi<br />
raccolti (rif. figura 17) 45 .<br />
Il business Vita (in crescita del 48,7% nel<br />
2009 vs. 2008), nella sua componente di<br />
gestione del risparmio, è stato il principale<br />
motore di tali risultati, controbilanciando<br />
la decrescita del settore Danni (-1,9% nel<br />
2009 vs. 2008). In particolare, l’industria<br />
assicurativa ha saputo intercettare il bisogno<br />
di tranquillità e sicurezza delle famiglie 45 Fonte: Ania<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 69
Figura 17. Premi lavoro diretto e confronto internazionale<br />
Italia*<br />
Premi lavoro diretto Mld €<br />
Totale<br />
Vita<br />
Danni<br />
99,1<br />
61,4<br />
37,7<br />
2007<br />
* Fonte: Ania<br />
** Fonte: Ania Swiss RE<br />
92,0<br />
54,6<br />
37,4<br />
2008<br />
117,8<br />
81,1<br />
36,7<br />
2009<br />
124,3<br />
86,8<br />
37,5<br />
E2010<br />
italiane nelle decisioni di asset allocation<br />
facendo leva sugli elementi caratteristici<br />
della propria offerta, in primis la garanzia di<br />
rendimento e la protezione del capitale.<br />
Tali performance risultano essere ancor più<br />
significative se raffrontate con i principali<br />
mercati internazionali che registrano risultati<br />
di crescita inferiori al contesto italiano (è il<br />
caso di Francia e Germania rispettivamente<br />
in crescita del 8% e del 4% nel 2009<br />
vs. 2008) se non addirittura negativi (ad<br />
esempio UK e USA, Paesi in cui la raccolta<br />
si è contratta rispettivamente del -7% e del<br />
-8% nel 2009 vs. 2008) 46 .<br />
70 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Confronto internazionale**<br />
Tassi crescita raccolta premi 0,8 e 0,9 %<br />
Totale<br />
Vita<br />
Danni<br />
28,1%<br />
48,7%<br />
-1,9%<br />
Italia<br />
-8,1%<br />
-9,9%<br />
-14,9%<br />
-2,1%<br />
USA<br />
-7,5%<br />
-1,0%<br />
UK<br />
8,3%<br />
12,0%<br />
1,0%<br />
Francia<br />
0,7%<br />
3,0%<br />
-1,4%<br />
Spagna<br />
4,0%<br />
7,1%<br />
1,4%<br />
Germania<br />
-0,3%<br />
-8,2%<br />
3,7%<br />
Olanda<br />
Nonostante un 2009 record, comunque,<br />
il contesto italiano evidenzia margini<br />
di miglioramento e soprattutto sconta<br />
ancora rispetto ai principali mercati<br />
assicurativi internazionali (caratterizzati da<br />
una maggiore penetrazione assicurativa)<br />
significativi gap di copertura. In queste<br />
economie, infatti, il settore assicurativo si<br />
caratterizza come partner di riferimento di<br />
famiglie, imprese e istituzioni, contribuendo<br />
attivamente allo sviluppo del Sistema Paese.<br />
In particolare il settore assicurativo riveste<br />
un ruolo centrale nel contesto socioeconomico<br />
nazionale per quanto riguarda ad<br />
esempio le seguenti aree chiave:<br />
• La protezione dei beni e del patrimonio<br />
attraverso, ad esempio, la copertura<br />
volontaria sulla casa (come in UK e<br />
Olanda con oltre il 75% di diffusione di<br />
tali coperture nella popolazione vs. il 20%<br />
italiano) e i meccanismi di partnership con<br />
il pubblico per la tutela dai “grandi rischi”<br />
(come in Francia e Belgio);<br />
• L’ottimizzazione del Welfare, supportando<br />
il sistema sanitario pubblico con coperture<br />
assicurative private (come in Olanda e<br />
Francia dove le polizze salute registrano una<br />
penetrazione del 90% nella popolazione vs. il<br />
5% in Italia) e la previdenza complementare<br />
(con meccanismi e strumenti di sensibilizzazione<br />
come ad esempio in Olanda dove il<br />
tasso di adesione a forme complementari è<br />
superiore al 90% vs. il 22% italiano);<br />
• Il supporto alle imprese, con soluzioni in<br />
grado di minimizzare il rischio operativo<br />
delle imprese facilitando al tempo stesso<br />
l’accesso al mercato dei capitali (premi<br />
Corporate/PIL pari a 1,5% in UK vs. 0,9% in<br />
Italia).<br />
Dall’analisi di queste “best practice”<br />
internazionali emerge con chiarezza come le<br />
economie caratterizzate da un ruolo centrale<br />
dell’assicurazione, si distinguano per:
• Un maggior livello di tutela di cittadini e<br />
imprese, fattore fondamentale per la ripresa<br />
economica;<br />
• Uno Stato in grado di garantire servizi<br />
di qualità ottimizzando al tempo stesso la<br />
Spesa Pubblica;<br />
• Una crescita nel tempo più solida e<br />
sostenibile del mercato assicurativo stesso.<br />
Le motivazioni alla base di tale differenza<br />
tra il contesto italiano e i principali mercati<br />
internazionali sono da ricercare sia nelle<br />
caratteristiche stesse del tessuto economico<br />
italiano, sia in specifiche iniziative messe in<br />
atto a livello internazionale dagli operatori<br />
e dal sistema nel suo complesso (ossia non<br />
solo le compagnie, ma anche le istituzioni, i<br />
cittadini e le imprese).<br />
Con riferimento alle specificità del contesto<br />
italiano si osserva come il ruolo attivo della<br />
famiglia, mezzo di stabilità e protezione<br />
sociale, e l’intervento rilevante dello Stato,<br />
sia come erogatore di servizi, sia come<br />
gestore ex-post degli eventi impattanti sulla<br />
collettività (si pensi ad esempio al ruolo dello<br />
Stato nella gestione delle catastrofi naturali<br />
con oltre 140 Mld di euro spesi negli ultimi<br />
quarant’anni), hanno in parte “sostituito”<br />
le assicurazioni nella tutela e gestione del<br />
rischio e degli imprevisti.<br />
Per quanto riguarda invece il contesto<br />
internazionale, come già anticipato<br />
in precedenza nei principali Paesi si è<br />
intervenuto su due direttrici di intervento:<br />
• Sviluppando il tradizionale modello di<br />
business assicurativo, ossia innovando le<br />
logiche di offerta (si pensi ai prodotti Vita<br />
a contenuto finanziario sviluppati nei primi<br />
anni Novanta in UK), ridisegnando le modalità<br />
distributive ad esempio attivando nuovi canali<br />
distributivi (come la bancassurance in Francia<br />
negli anni Ottanta) e potenziando i modelli<br />
di servizio (si pensi al ruolo dei canali diretti<br />
dalla loro attivazione in UK a partire dagli<br />
anni Novanta) e di relazione;<br />
• Attivando meccanismi di partnership<br />
tra pubblico e privato, cioè tra istituzioni,<br />
cittadini/imprese e compagnie assicurative<br />
(ad esempio sviluppando logiche di<br />
defiscalizzazione di specifiche coperture<br />
assicurative come quelle sanitarie).<br />
Per definire quali interventi mettere in atto<br />
in modo tale da cogliere questa evidente<br />
opportunità di crescita, non solo per il<br />
mercato assicurativo, ma per l’intero Sistema<br />
Paese, è necessario approfondire quei trend<br />
e paradigmi, già evidenti nei numeri del<br />
mercato e nella percezione dei C-Level<br />
che <strong>Accento</strong> sull’Italia ha avuto il piacere<br />
di intervistare, che stanno modellando<br />
il tessuto sociale italiano e il contesto<br />
competitivo in cui il settore assicurativo si<br />
trova a operare.<br />
Il primo paradigma che riteniamo rilevante<br />
per i suoi impatti sul settore assicurativo è il<br />
Trust&Sharing: lo conferma la quasi totalità<br />
del management intervistato e i sociologi<br />
industriali con cui <strong>Accento</strong> sull’Italia ha<br />
collaborato. Capacità di ascoltare e guidare<br />
i bisogni dei clienti, trasparenza, reciprocità<br />
e fiducia sono gli elementi chiave messi in<br />
evidenza dal paradigma sociologico e con il<br />
maggiore impatto sul settore assicurativo.<br />
E’ in questo senso che devono essere<br />
interpretati i risultati di una recente ricerca<br />
<strong>Accenture</strong> in collaborazione con GPF<br />
che mettono in evidenza come i clienti<br />
assicurativi richiedono alle compagnie:<br />
• Un rapporto “fisico” e sempre più orientato<br />
alla consulenza (il 72,2% degli intervistati<br />
vuole un consulente in “carne e ossa”);<br />
• Una maggiore personalizzazione della<br />
relazione (richiesta dal 38,1%).<br />
Proprio la capacità di consolidare la relazione<br />
con il cliente, attraverso un movimento<br />
sempre più proattivo dei distributori e delle<br />
compagnie verso il mercato e un’ottimale<br />
46 Fonte: Ania, Swiss RE<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 71
gestione dei momenti cruciali del rapporto<br />
con la Compagnia, è, secondo il panel di<br />
C-Level intervistati uno degli elementi<br />
centrali per stimolare i bisogni ancora<br />
inespressi in termini di protezione e sicurezza<br />
(di cittadini e imprese) e su cui è necessario<br />
focalizzare maggiormente gli sforzi. Ciò,<br />
nonostante le numerose iniziative già messe<br />
in atto con successo dalle compagnie come<br />
la formalizzazione di standard di servizio o<br />
le iniziative di ottimizzazione distributiva<br />
(es. carte degli impegni verso i clienti,<br />
consulenti personali dedicati, …). Infatti, è<br />
proprio in questo ambito che si evidenziano<br />
le principali criticità: il contatto tra cliente e<br />
i canali si verifica principalmente per finalità<br />
amministrative e, sempre secondo l’indagine<br />
<strong>Accenture</strong>-GPF, il 74% dei Clienti non è<br />
mai stato contattato nell’anno dalla propria<br />
compagnia per promozioni commerciali/<br />
nuovi prodotti. Questo per via anche delle<br />
difficoltà del canale agenziale, canale<br />
assicurativo di riferimento (con oltre l’80%<br />
della raccolta Danni intermediata), sempre<br />
più sotto pressione per il crescente carico<br />
amministrativo e il calo della redditività<br />
(stimata nell’ordine del 10% ca. nel 2008<br />
vs. 2007). Inoltre, la gestione del sinistro,<br />
momento chiave per eccellenza nella<br />
relazione tra assicurato e Compagnia mostra<br />
alcune criticità come evidenziato dalla<br />
crescita del numero dei reclami relativi alla<br />
fase liquidativa (+10% nel 2009 vs. 2008).<br />
72 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Figura 18. Grado di soddisfazione dei clienti (%)<br />
Insoddisfatto (1-3) Neutrale (4-7)<br />
Fonte: <strong>Accenture</strong> Insurance Customer Satisfaction 2009<br />
Le tradizionali specificità del contesto<br />
italiano e la limitata focalizzazione<br />
sulla gestione del Trust&Sharing<br />
sono, nell’opinione dei sociologici e del<br />
management intervistato, quei fattori che<br />
hanno portato a una relazione “distaccata”<br />
dei clienti nei confronti delle compagnie<br />
e del valore stesso dell’assicurazione. Gli<br />
impatti sul mercato di questa percezione del<br />
mondo assicurativo sono evidenti:<br />
• La già citata storica sotto assicurazione,<br />
più rilevante rispetto ai principali Paesi<br />
europei nella componente volontaria e<br />
legata alla protezione della persona e<br />
dell’operatività di impresa;<br />
• La diffusa immagine dell’assicurazione<br />
come “tassa” e pertanto primo servizio su cui<br />
le famiglie sono orientate a risparmiare;<br />
Soddisfatto (8-10)<br />
Francia 6 44<br />
50<br />
Spagna 8 57<br />
35<br />
UK 11 59<br />
30<br />
Germania 16 58<br />
26<br />
Italia 9 71<br />
20<br />
• La bassa soddisfazione verso le compagnie<br />
italiane rispetto al contesto europeo (20%<br />
dei clienti soddisfatti vs FR 50%, UK 30%,<br />
GER 26%; rif. Figura 18) 47 .<br />
Tutti segnali che rappresentano uno stimolo<br />
per il raggiungimento di una maggiore<br />
fidelizzazione, vicinanza e fiducia tra<br />
clienti e assicurazioni, che porterebbe<br />
a un beneficio complessivo del sistema<br />
assicurativo, incluso la riduzione del<br />
fenomeno consolidato della fraudolenza nei<br />
sinistri denunciati, probabilmente accentuato<br />
dalla ricerca da parte degli individui di<br />
sostegno in un’economia in crisi. Tale<br />
fenomeno non è affatto trascurabile (con<br />
punte del 12% ca. di sinistri fraudolenti sul<br />
totale sinistri denunciati), e a lungo andare –<br />
alterando gli equilibri legati alla mutualità del<br />
rischio tipica del business assicurativo - può<br />
mettere a rischio la profittabilità del sistema,
con possibili conseguenze sulla collettività<br />
intera, a partire dall’aumento dei prezzi.<br />
Una recente ricerca ha stimato che, a<br />
causa della fraudolenza dei sinistri noti<br />
nella sola area napoletana, ciascun italiano<br />
possessore di un’automobile è costretto<br />
a pagare mediamente 25 euro in più per<br />
la propria assicurazione RC Auto. Un dato<br />
in controtendenza rispetto alle auspicate<br />
dinamiche del Trust&Sharing, volte a<br />
rivoluzionare il settore attraverso nuove<br />
politiche commerciali basate sulla relazione<br />
di fiducia di lungo periodo.<br />
Se il Trust&Sharing è il trend più rilevante<br />
per il settore, non è però di per sé<br />
sufficiente per interpretare le mutazioni<br />
in corso del contesto socio-economico e<br />
gli impatti sul “mondo” assicurativo. Per<br />
esempio, particolare rilevanza assume il<br />
progressivo aumento del valore del tempo,<br />
risorsa sempre più scarsa e assorbita dalle<br />
molteplici attività quotidiane degli italiani,<br />
che rende fondamentale anche nel contesto<br />
assicurativo la velocità e la semplicità di<br />
fruizione dell’offerta proposta.<br />
Il paradigma Quick&Deep mette in evidenza<br />
tali dinamiche e i suoi impatti sul mondo<br />
assicurativo come la semplificazione<br />
operativa nella relazione tra cliente e<br />
Compagnia e la facilità di accesso ai<br />
contenuti assicurativi. Infatti, nell’ambito<br />
dell’offerta dalle compagnie, se il prezzo<br />
risulta essere il principale driver di scelta,<br />
il servizio offerto è indiscutibilmente il<br />
primario driver di soddisfazione.<br />
In questa direzione le compagnie assicurative<br />
hanno già mosso i primi passi, attraverso<br />
la semplificazione delle procedure di<br />
preventivazione, sottoscrizione e gestione<br />
della polizza e il potenziamento dei servizi<br />
offerti ai propri clienti capitalizzando anche<br />
le capability sviluppate dalle compagnie<br />
dirette (es. emissione di un preventivo<br />
“in soli 5 click”, o abilitazione, su alcuni<br />
cluster di clienti, di attivare la copertura via<br />
sms). Il management assicurativo tuttavia,<br />
come sottolineato in particolare da alcuni<br />
direttori marketing intervistati, sostiene<br />
che esistano ancora degli ampi margini di<br />
miglioramento portati dall’introduzione delle<br />
nuove tecnologie che potranno supportare<br />
le attività legate alle diverse fasi del ciclo<br />
di vita della polizza offrendo al Cliente<br />
un servizio completo (es. multi-canalità<br />
per l‘accesso e la gestione della polizza;<br />
eliminazione delle barriere fisiche grazie a<br />
preventivi su applicazioni mobile, apertura<br />
sinistri in modalità self service su portale<br />
della Compagnia, ecc).<br />
Il valore della semplicità è ulteriormente<br />
messo in evidenza dal paradigma<br />
Unique&Universal. Prodotti semplici ma<br />
completi - in grado cioè di gestire a 360° i<br />
bisogni - e servizi personalizzati ai clienti -<br />
proprio per risaltare l’unicità e l’esclusività<br />
del rapporto con la propria Compagnia -<br />
sono alcuni dei principali elementi che il<br />
paradigma racchiude.<br />
La declinazione di tali fattori sul contesto<br />
assicurativo risulta però differenziata in<br />
funzione della tipologia di clientela target.<br />
In particolare, per quanto riguarda la<br />
gestione dei bisogni assicurativi delle<br />
famiglie italiane, che si caratterizzano<br />
per un’elevata propensione al risparmio,<br />
ma anche per una percezione elevata<br />
di copertura (il 69% si definisce<br />
sufficientemente coperto, ma in media oltre<br />
1.000 euro vengono spesi ogni anno per<br />
imprevisti), assume particolare rilevanza<br />
la necessità di flessibilità, modularità e<br />
integrazione dell’offerta assicurativa. Nella<br />
gestione delle coperture assicurative è,<br />
infatti, sempre più evidente agli assicuratori<br />
– interpellati dal Think-Tank team di <strong>Accento</strong><br />
<strong>sull'Italia</strong> su questo specifico trend - la<br />
necessità di tenere conto del ciclo di vita del<br />
cliente e di gestire in modo integrato sia i<br />
bisogni espliciti (come il risparmio) sia quelli<br />
latenti (come la protezione della persona<br />
e dei suoi beni). Tale logica di flessibilità/<br />
47 Fonte: <strong>Accenture</strong> Life Insurance Customer Satisfaction, 2009<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 73
modularità e semplificazione di offerta<br />
risulta determinante anche in riferimento al<br />
mondo delle piccole imprese, caratterizzate<br />
da bisogni assicurativi simili cross-settoriali.<br />
Con riferimento al mondo del Corporate<br />
(imprese medio-grandi) il paradigma, invece,<br />
enfatizza il valore della relazione univoca<br />
e del servizio “su misura” per supportare le<br />
imprese nelle decisioni specifiche di gestione<br />
del rischio. Secondo i C-Level intervistati gli<br />
impatti del paradigma Unique&Universal<br />
delineeranno quindi le future strategie di<br />
offerta delle compagnie assicurative da loro<br />
rappresentate in un’ottica di:<br />
Standardizzazione e personalizzazione<br />
(attraverso pacchetti e servizi aggiuntivi) per<br />
famiglie e piccole imprese;<br />
Servizio esclusivo e peculiare per la gestione<br />
delle imprese medio-grandi.<br />
Con l’avvento della crisi economica,<br />
inoltre, il paradigma Crucial&Sustainable<br />
è stato da subito riconosciuto come<br />
fondamentale per garantire la sostenibilità<br />
del business assicurativo. Clienti sempre<br />
più alla ricerca del value for money (con<br />
il prezzo primo driver di scelta di prodotti<br />
assicurativi nel 45% dei casi) richiedono alle<br />
compagnie un maggior focus sul pricing e,<br />
conseguentemente, le compagnie si trovano<br />
74 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
nella necessità di gestire con attenzione<br />
la profittabilità tecnica e l’equilibrio<br />
economico complessivo. Tale dinamica, come<br />
confermato dal management intervistato, è<br />
stata opportunamente recepita dal sistema<br />
assicurativo che ha diffusamente attivato<br />
profonde riflessioni sulla razionalizzazione<br />
dei modelli organizzativi, su iniziative di<br />
profit recovery volte al miglioramento<br />
dei rischi assunti, sul miglioramento delle<br />
piattaforme operative e tecnologiche.<br />
Ciò nondimeno, come sottolinea la quasi<br />
totalità del board assicurativo coinvolto<br />
da <strong>Accento</strong> sull’Italia, sarà la sostenibilità<br />
patrimoniale a rappresentare la sfida più<br />
critica nel prossimo futuro, in particolare<br />
per l’entrata a regime di Solvency II. Questa<br />
nuova normativa potrà rappresentare sia una<br />
minaccia (specie per i player più piccoli), in<br />
quanto obbligherà nel breve le compagnie<br />
a forti investimenti in strutture di controllo,<br />
ma anche un’opportunità poiché spingerà il<br />
management a meglio valutare la redditività<br />
degli investimenti nel medio - lungo<br />
periodo, allontanandolo culturalmente dalla<br />
focalizzazione sul conto economico di breve.<br />
4.1.2 La nuova CEO agenda<br />
Fiducia, relazione e servizio al cliente<br />
(Trust&Sharing), immediatezza e facilità di<br />
accesso al servizio assicurativo e alla propria<br />
compagnia (Quick&Deep), semplicità di<br />
prodotto (Unique&Universal) e sostenibilità<br />
operativa (Crucial&Sustainable)<br />
rappresenteranno i fattori critici di successo<br />
che determineranno, secondo <strong>Accento</strong><br />
sull’Italia e il management intervistato,<br />
quali operatori avranno maggiore successo<br />
nell’arena competitiva.<br />
Mutuando quindi l’esperienza internazionale<br />
e calibrando le leve di azione in funzione dei<br />
nuovi trend sociologici in atto, è necessario<br />
intervenire lungo due direttrici per cogliere<br />
le opportunità presenti nel mercato<br />
assicurativo italiano:<br />
• In primo luogo sviluppare le leve<br />
industriali (offerta, assetti distributivi,<br />
logiche di servizio e modelli operativi)<br />
a diretto controllo delle compagnie<br />
assicurative e dei CEO;<br />
• In aggiunta riteniamo sia opportuno<br />
attivare una partnership tra i diversi<br />
attori in gioco (compagnie, istituzioni e<br />
cittadini/imprese) per attuare gli interventi<br />
(evoluzione regolamentare, sviluppo cultura<br />
assicurativa e finanziaria, ecc) fondamentali<br />
per uno sviluppo del contributo a valore<br />
dell’industria assicurativa per la collettività.<br />
Con riferimento all’ambito d’intervento<br />
sotto diretto controllo dei CEO assicurativi,<br />
il primo pilastro su cui intervenire riguarda
lo sviluppo dell’offerta assicurativa, in<br />
funzione anche delle evidenze emerse dal<br />
paradigma Unique&Universal, nelle sue due<br />
componenti: per le famiglie e per le imprese.<br />
In particolare l’offerta assicurativa per le<br />
famiglie deve evolvere verso soluzioni basate<br />
su un set limitato di prodotti modulari e<br />
semplificati, in grado cioè di coniugare<br />
differenti tipologie di copertura in funzione<br />
del ciclo di vita del cliente e dei suoi bisogni<br />
di protezione. Un possibile esempio di<br />
applicazione è rappresentato dalla capacità di<br />
integrare la protezione del risparmio, basata<br />
su soluzioni garantite e flessibili (coerenti<br />
con il ciclo di vita dei clienti), con garanzie e<br />
servizi aggiuntivi orientate alla protezione della<br />
salute e dei beni primari (protezione della casa,<br />
danni ai beni, ecc). L’evoluzione dell’offerta<br />
alle imprese si deve focalizzare su strumenti<br />
e servizi in grado di supportare le aziende<br />
nell’operatività day-by-day, facilitando al<br />
tempo stesso l’accesso al credito. Tale obiettivo<br />
è raggiungibile attraverso:<br />
Un’offerta semplice e modulare “diffusa”<br />
per favorire la penetrazione delle coperture<br />
assicurative nelle piccole e medie imprese,<br />
caratterizzate da un set di bisogni standard e<br />
(soprattutto nelle micro imprese) “simil-retail”;<br />
Soluzioni evolute di risk management,<br />
attraverso servizi integrati di analisi e<br />
gestione dei rischi, per gestire le specificità<br />
delle grandi imprese.<br />
Il secondo pilastro della CEO agenda è<br />
orientato all’ottimizzazione degli assetti<br />
distributivi, come evidenziato dai punti<br />
di attenzione dell’analisi del paradigma<br />
Trust&Sharing. In particolare, il limitato<br />
movimento proattivo degli intermediari e<br />
delle compagnie verso i clienti risulta essere<br />
l’elemento prioritario su cui concentrare<br />
gli sforzi. Tale obiettivo è a nostro avviso<br />
raggiungibile attraverso l’attivazione di:<br />
• Soluzioni in grado di alleggerire il carico<br />
amministrativo dei canali, ad esempio<br />
centralizzando in Compagnia attività a basso<br />
valore aggiunto attualmente gestite in rete<br />
(archiviazione, incassi, contabilità, ecc),<br />
oppure attività di post-vendita su polizza<br />
(ad esempio le variazioni anagrafiche e<br />
amministrative).<br />
• Servizi commerciali e di marketing<br />
erogati direttamente dal centro ai canali<br />
e ai clienti (es. campaign management,<br />
marketing intelligence, ecc).<br />
• Strumenti di vendita innovativi in grado<br />
di abilitare con efficacia la vendita fuori sede<br />
e sviluppare al tempo stesso la Customer<br />
Experience dell’offerta assicurativa.<br />
Contestualmente, il potenziamento<br />
dell’assetto multicanale, in grado cioè di<br />
valorizzare le specificità dei diversi canali<br />
distributivi in termini di mix di offerta/<br />
segmento di clientela servita, risulta essere<br />
un’ulteriore area di intervento da mettere in<br />
atto per favorire il rapporto di vicinanza al<br />
cliente.<br />
Il terzo pilastro d’intervento riguarda lo<br />
sviluppo dei livelli di servizio, vero motore<br />
della crescita del settore assicurativo come<br />
evidenziato dai paradigmi Trust&Sharing<br />
e Quick&Deep. In particolare, per tale area<br />
d’intervento risulta fondamentale:<br />
Attivare nuovi modelli di “care” attraverso<br />
servizi evoluti e “a valore” per il cliente<br />
(rendiconto online, spazio web personale,<br />
ecc) facilmente accessibili tramite un<br />
approccio multicanale.<br />
Semplificare e favorire lo sviluppo della<br />
trasparenza verso i clienti, a partire da una<br />
revisione della comprensione dei prodotti<br />
offerti (ad esempio agendo sulle modalità<br />
di rappresentazione delle condizioni<br />
contrattuali), fino a una comunicazione<br />
evoluta in termini di quantità (superando<br />
l’attuale limitato numero di contatti<br />
compagnia - cliente) e qualità (intesa come<br />
semplicità e completezza).<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 75
Particolare attenzione in tale ambito riveste<br />
la gestione del sinistro, momento chiave<br />
nella relazione con i clienti. Facendo leva<br />
su modalità di interazione innovative (es.<br />
online tracking, apertura sinistri tramite<br />
call center dedicati e/o mobile device, ecc)<br />
tra cliente e compagnia, volte a ridurre i<br />
tempi di gestione dell’intero processo, e<br />
servizi esclusivi ai clienti (es. riparazione<br />
a domicilio, committment sui temi di<br />
liquidazione, ecc) è possibile sviluppare il<br />
livello di servizio complessivamente offerto<br />
e, quindi, la fiducia nel settore, contribuendo<br />
almeno in parte a ridurre l’impatto di quei<br />
fenomeni “tipicamente italiani” che minano<br />
la redditività del business stesso.<br />
Il quarto pilastro della CEO agenda è rivolto<br />
all’evoluzione delle piattaforme operative<br />
e infrastrutturali, fattore abilitante delle<br />
iniziative precedentemente illustrate e<br />
reso prioritario per gestire il paradigma<br />
Crucial&Sustainable. Per preservare la<br />
profittabilità e la stabilità stessa del modello<br />
assicurativo, è infatti necessario:<br />
Innovare i modelli operativi facendo<br />
leva su logiche di semplificazione e<br />
industrializzazione, in grado cioè di garantire<br />
processi lean ed efficienti, e soluzioni shared<br />
service per abilitare il ruolo della compagnia<br />
assicurativa di erogatore di servizi a valore<br />
per clienti e canali.<br />
76 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Introdurre meccanismi di underwriting<br />
evoluto in grado cioè di supportare l’attività<br />
di valutazione, assunzione e pricing dei<br />
rischi, che rappresenta il cuore dell’attività<br />
assicurativa e l’elemento portante della<br />
stabilità tecnica del business.<br />
Un ulteriore ambito di intervento è rivolto<br />
alla predisposizione della macchina<br />
assicurativa agli sviluppi regolamentari<br />
che la futura attivazione di Solvency II<br />
richiederà. In questo senso un prerequisito<br />
fondamentale è l’ottimizzazione dei modelli<br />
di gestione dei dati/informazioni a supporto<br />
delle decisioni di business.<br />
Come precedentemente illustrato,<br />
parallelamente alle leve industriali su cui<br />
i CEO del settore possono direttamente<br />
intervenire, è necessario, come condiviso<br />
dalla totalità del board assicurativo coinvolto<br />
da <strong>Accento</strong> sull’Italia, sviluppare una<br />
rinnovata partnership tra gli stakeholder<br />
del settore assicurativo (compagnie,<br />
istituzioni, cittadini e imprese), basata su<br />
un dialogo costruttivo volto a individuare e<br />
attivare quelle iniziative regolamentari e di<br />
sensibilizzazione del mercato per sviluppare<br />
il ruolo e il contributo dell’assicurazione<br />
per l’intero Sistema Paese. In particolare è<br />
necessario attivare “operazioni di sistema”<br />
basate su una collaborazione fattiva rivolta a:<br />
• Supportare la modernizzazione del<br />
sistema di Welfare, dando nuovo vigore alla<br />
riforma della previdenza complementare<br />
(a oggi ferma al 22% di adesioni) e<br />
introducendo modelli avanzati di partnership<br />
tra pubblico e privato (sulla base delle<br />
esperienze internazionali) nell’ambito<br />
sanitario e dell’assistenza ai cittadini non<br />
autosufficienti;<br />
• Contribuire alla tutela dai “grandi rischi”<br />
(catastrofi naturali) sviluppando ad esempio<br />
nuovi modelli di prevenzione e di gestione<br />
degli stessi.<br />
• Favorire lo sviluppo di una maggiore e<br />
più diffusa cultura assicurativa tra cittadini<br />
e imprese, continuando sul percorso già<br />
intrapreso con successo dalle associazioni<br />
di categoria (es. Forum ANIA-Consumatori,<br />
Fondazione per la sicurezza stradale, ecc).<br />
In questo ambito, le compagnie assicurative<br />
sono pronte a contribuire portando a<br />
beneficio degli attori in gioco le esperienze e<br />
le soluzioni industriali sviluppate (di offerta,<br />
di servizio, …), guidando quindi la definizione<br />
degli interventi da mettere in atto.<br />
In conclusione, per cogliere i bisogni<br />
manifesti e latenti del Cliente e valorizzare<br />
il ruolo delle assicurazioni nel sistema<br />
economico e sociale italiano è necessario<br />
uno sforzo duplice basato su azioni concrete
sia sulle tradizionali leve assicurative, sia<br />
sull’interazione tra gli attori del Sistema<br />
Paese (compagnie, cittadini/imprese,<br />
istituzioni). A fronte di ciò, le assicurazioni<br />
potranno assumere un ruolo centrale nel<br />
contesto socio-economico e colmare il<br />
gap che separa l’Italia dai principali paesi<br />
europei. Una sfida per i CEO del settore<br />
assicurativo, che possono guidare questa<br />
“operazione di sistema” in grado non solo<br />
di trasformare le assicurazioni in partner di<br />
riferimento per la collettività, ma anche di<br />
favorire lo sviluppo sostenibile dell’intero<br />
Sistema Paese.<br />
4.2 Automotive<br />
4.2.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
La maturità del mercato automobilistico,<br />
l’evoluzione delle tecnologie a bordo, la<br />
diffusione di nuove tipologie di veicolo (es.<br />
l’auto elettrica), l’incremento del tempo<br />
trascorso in auto e le mutate esigenze del<br />
cliente/guidatore, stanno evidenziando un<br />
preciso cambiamento di strategia da parte<br />
delle case automobilistiche sia a livello<br />
internazionale che locale. Mentre nell’area<br />
asiatica assistiamo ancora a significativi<br />
trend di crescita per numero di nuovi<br />
veicoli immatricolati, ben differente è la<br />
situazione in Europa o negli Stati Uniti dove<br />
il settore, in termini di volumi, è maturo<br />
da anni e la competizione comunque resta<br />
altissima. In particolare in Italia, che è il<br />
Paese europeo con il maggior numero di<br />
veicoli procapite (608 auto ogni 1.000<br />
abitanti) e con l’età media delle vetture tra<br />
le più alte, le opportunità per il mercato<br />
comunque non mancano, perché le famiglie<br />
italiane continuano a spendere il 30% del<br />
loro budget per l’auto con un investimento<br />
complessivo di 200 miliardi di euro l’anno.<br />
È pur vero che il sistema resta in equilibrio<br />
grazie anche all’utilizzo massiccio degli<br />
incentivi che nel 2009 hanno permesso<br />
di immatricolare 2,2 milioni di veicoli<br />
contenendo il calo dello 0,17% rispetto<br />
al 2008. Il 2010 invece, che risentirà<br />
della mancanza di incentivi, chiuderà<br />
presumibilmente con circa 1,8 milioni di<br />
veicoli immatricolati. Tuttavia, le previsioni<br />
di crescita del settore mostrano che entro<br />
il 2015 le immatricolazioni torneranno a<br />
registrare un trend positivo in termini di<br />
volumi.<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 77
Se da un lato dunque è chiaro il calo delle<br />
immatricolazioni, dall’altro è alquanto<br />
evidente che le case automobilistiche hanno<br />
avviato un processo di metamorfosi. Infatti,<br />
il cliente sta sorpassando il veicolo al centro<br />
del modello di business, perché le mutate<br />
esigenze del cliente/guidatore impongono ai<br />
produttori di automobili un nuovo approccio<br />
e un nuovo modo di sviluppare la relazione<br />
fidelizzandola nel tempo. Per rilanciare<br />
le vendite e l’intero settore, il settore<br />
automobilistico deve sviluppare capacità<br />
di analisi e comprensione del cliente per<br />
una gestione proattiva, per arrivare a una<br />
produzione stimolata dalla domanda,<br />
capovolgendo dunque il principio secondo<br />
cui era l’offerta di mezzi a stimolare la<br />
domanda. Ed è inoltre necessario migliorare<br />
il livello d’interazione con il cliente<br />
spingendo sulla leva della multicanalità,<br />
focalizzandosi non solo sull’esperienza di<br />
acquisto ma anche sull’esperienza vissuta dal<br />
cliente nell’intero ciclo di possesso.<br />
In Italia, il 36% degli italiani si affida<br />
a internet per qualsiasi informazione<br />
riguardante la nuova auto. E l’82% delle<br />
informazioni ricercate in rete sono relative<br />
al confronto dei diversi prezzi, il 53,7%<br />
agli ecoincentivi, il 38% all’offerta di<br />
finanziamenti. A oggi solo il 6,7% si affida<br />
a internet per la ricerca o acquisto di pezzi<br />
di ricambio, poiché l’area del post-vendita è<br />
78 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
ancora gestita per la maggior parte attraverso<br />
i canali fisici tradizionali. Ed è, infatti, proprio<br />
quest’ultima l’area che presenta interessanti<br />
prospettive di sviluppo e che richiederà<br />
allo stesso tempo l’implementazione di<br />
nuovi servizi sia customer centric, sia di<br />
razionalizzazione del servizio.<br />
Procede di pari passo l’evoluzione delle<br />
tecnologie a bordo, la capacità di essere<br />
innovativi e l’offerta della mobilità integrata<br />
che consente di comunicare ovunque e con<br />
chiunque, anche mentre si guida.<br />
L’evoluzione del veicolo prevede che in auto<br />
oltre alla già consueta consultazione del<br />
navigatore GPS per ricercare la destinazione,<br />
i punti di interesse e le informazioni<br />
relativi al proprio viaggio, sia possibile<br />
essere avvisati della necessaria distanza<br />
da mantenere in caso di difficili condizioni<br />
atmosferiche, o del percorso migliore<br />
per ridurre le emissioni di CO 2 , o si possa<br />
accedere a internet e rimanere connessi<br />
alla propria community, o effettuare<br />
videochiamate, assicurando sempre la<br />
sicurezza della guida. Al contempo i<br />
passeggeri avranno la possibilità di utilizzare<br />
i propri device come iPhone, iPad, Smartphone<br />
poiché essi avranno una compatibilità<br />
reciproca, oppure ogni passeggero potrà<br />
vedere il film preferito su monitor dedicati e<br />
indipendenti l’uno dall’altro.<br />
Questo scenario, oggi in parte già<br />
presente su una fascia alta di autovetture,<br />
nell’immediato futuro sarà disponibile anche<br />
sui segmenti citycar e utilitarie poiché<br />
la componente di tecnologia presente a<br />
bordo è destinata ad aumentare in maniera<br />
significativa nei prossimi 5 anni arrivando<br />
al 40% del valore economico dell’auto.<br />
Dall’infomobilità alla diagnostica in remoto,<br />
dalla manutenzione della propria autovettura<br />
ai sistemi di comunicazione, dal commercio<br />
elettronico effettuato dall’abitacolo<br />
all’intrattenimento a bordo: sono tutti<br />
elementi che confermano la metamorfosi<br />
delle case automobilistiche. Le tecnologie<br />
di bordo abiliteranno la connessione<br />
attraverso il veicolo, attivando nuovi canali<br />
di comunicazione da e verso il cliente<br />
diversificando l’offerta di servizi non più solo<br />
legati all’utilizzo della vettura, ma rendendo<br />
l’auto un ambiente di interazione mobile.<br />
Il tema dell’innovazione è strettamente<br />
collegato anche alla diffusione delle auto<br />
ecologiche. Infatti se è vero che il 66,5%<br />
dei consumatori acquista un’auto ecologica<br />
per la sensibilità verso l’ambiente e il 51,6%<br />
per la silenziosità, è anche vero che già<br />
oggi il 47,3% guarda alle nuove vetture<br />
proprio per la loro innovazione. Inoltre, la<br />
regolamentazione europea sull’inquinamento<br />
e gli incentivi dei Governi per autovetture<br />
a basso consumo e inquinamento sono
elementi propulsori per avere motori<br />
tradizionali più efficienti, con programmi<br />
di riduzione dei consumi del 20-30% e<br />
"downsizing" delle cilindrate a parità di<br />
potenza. E il trend di autovetture meno<br />
inquinanti è destinato a crescere: infatti,<br />
entro il 2015 veicoli a metano, gpl, ibridi<br />
raggiungeranno il 25% delle vendite.<br />
Anche le auto elettriche segneranno<br />
un’accelerazione importante tanto da<br />
rappresentare il 5% del mercato entro il 2020.<br />
L’evoluzione del mercato è probabilmente<br />
più facile da comprendere attraverso l’analisi<br />
dei nuovi paradigmi del cambiamento che<br />
spiegano come il settore stia attraversando<br />
una fase complessa, di alta competizione e a<br />
bassa marginalità.<br />
Diventa quindi Crucial&Sustainable<br />
l’esigenza di prodotti essenziali a valore<br />
sociale e a basso impatto ambientale, a patto<br />
che siano in grado di snellire e semplificare<br />
l’offerta. In questo senso è chiaro l’esempio<br />
di Mini Ray e il suo “enjoy the essential”, la<br />
trasformazione cioè di prodotti che una volta<br />
erano considerati di base nel nuovo emblema<br />
dell’essenzialità e della funzionalità.<br />
Niente di più e niente di meno di ciò che è<br />
strettamente necessario, come era una volta<br />
la Volvo nelle versioni Polar recentemente<br />
riproposte. Sul fronte dell’impatto sociale<br />
si può ricordare il programma del gruppo<br />
Fiat per lo sviluppo di veicoli per individui<br />
diversamente abili, oppure E-moving, il<br />
progetto per le auto elettriche portato<br />
avanti congiuntamente da A2A e Renault. E<br />
ancora l’effetto Prius: la macchina elettrica<br />
che, secondo la critica unanime, ha creato il<br />
concetto di guida sostenibile.<br />
Quick&Deep richiama l’idea di nuovi servizi<br />
del postvendita che siano di veloce fruibilità,<br />
ma anche di prodotti legati alla mobilità e di<br />
canali d’interazione con il cliente.<br />
È il caso di Toyota Duotec che al momento<br />
del tagliando mette a disposizione<br />
dell’utente due tecnici anziché uno con lo<br />
scopo di dimezzare il tempo d’attesa, ma il<br />
precursore del paradigma è stato Telepass<br />
avendo velocizzato (e quasi azzerato) le code<br />
per il pagamento dell’autostrada. TomTom<br />
Blue&Me spinge invece sull’interazione<br />
tra sistemi, sfruttando la possibilità del<br />
navigatore di interagire con altri utenti in<br />
movimento per scegliere le strade migliori in<br />
tempo reale.<br />
Non può prescindere dalla “customizzazione”<br />
invece Unique&Universal che richiama<br />
subito prodotti altamente personalizzati<br />
anche nei segmenti più bassi, modularità di<br />
offerta e sviluppo del prodotto insieme al<br />
cliente. Come ha fatto di recente Alfa Mito<br />
con una serie di azioni di "viral marketing"<br />
sul web: prima ancora che l’auto venisse<br />
presentata gli utenti potevano simulare delle<br />
configurazioni delle vettura. Non bisogna,<br />
comunque, dimenticare la possibilità di<br />
accessoriare il veicolo a proprio piacimento,<br />
come nel caso della linea Fiat 500, ma anche<br />
Vespa e Scarabeo di Piaggio, ricordando che<br />
l’esempio precursore dei tempi fu realizzato<br />
dalla Mini.<br />
Trust&Sharing è invece legata al<br />
mantenimento delle promesse con i<br />
consumatori soprattutto con riferimento<br />
alla riduzione dell’impatto ambientale delle<br />
autovetture e alla capacità di potenziare la<br />
vicinanza al mercato attraverso canali di<br />
vendita alternativi. Lamborghini per esempio<br />
ha ridotto le emissioni di anidride carbonica<br />
con il suo nuovo impianto fotovoltaico,<br />
una strada intrapresa anche da Ferrari. C’è<br />
poi anche il progetto “Sunny car in a sunny<br />
region”, per la riconversione di impianti<br />
industriali con nuove fonti di energia pulita.<br />
4.2.2 La nuova CEO agenda<br />
Il contesto impone ai produttori<br />
automobilistici l’evoluzione da produttore e<br />
distributore di mezzi di trasporto a fornitore<br />
di servizi di mobilità integrata. In questa<br />
logica non bisogna escludere di esplorare<br />
nuove opportunità di partnership per<br />
assecondare i desideri dei clienti nel futuro<br />
contesto di mobilità urbana. Una strategia<br />
che apre le porte a una serie di convergenze<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 79
Alla guida, ma sempre<br />
connessi con il resto del<br />
mondo. Dalla diagnostica<br />
in remoto alla social<br />
community nell'abitacolo,<br />
ai video messaggi dal<br />
sedile: oggi l'auto sta<br />
cambiando pelle<br />
80 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
con altri settori industriali. Per esempio con<br />
il mondo della distribuzione retail. Non certo<br />
per vendere auto nei supermercati che fu<br />
già un esperimento non positivo, quanto<br />
per studiare insieme soluzioni espositive<br />
innovative (essential dealer, factory store,<br />
ecc), ma anche sfruttando soluzioni digitali<br />
(virtual retailer, servizi mobili e web, ecc).<br />
Cercando, in definitiva, di focalizzarsi sulla<br />
redditività del canale distributivo con<br />
modelli di copertura efficienti e modelli<br />
di contatto più vicini alle esigenze del<br />
cliente. Ciò sviluppando anche modelli<br />
operativi a servizio delle reti distributive<br />
secondo un concetto di “hub al servizio della<br />
multicanalità”.<br />
L’offerta d’infrastrutture a sostegno<br />
del modello di mobilità futura sarà un<br />
fondamentale abilitatore del cambiamento,<br />
ad esempio attraverso l’ottimizzazione<br />
dei flussi di traffico e la ristrutturazione<br />
delle reti distributive di rifornimento con<br />
la progressiva diffusione di distributori per<br />
veicoli ecologici/elettrici. Sarà determinante<br />
anche l’introduzione di tecnologie presso<br />
il dealer per aumentare l’efficacia dei<br />
processi di vendita che integrino la rete<br />
di concessionari nell’evoluzione della<br />
comunicazione con il cliente.<br />
Nell’immediato si possono immaginare<br />
crescenti sinergie con il mondo delle<br />
telecomunicazioni, soprattutto in una nuova<br />
ottica di "infotainment" per sfruttare le<br />
moderne tecnologie nell’implementazione di<br />
servizi in mobilità.<br />
Altre convergenze possibili sono da<br />
immaginare con il mondo delle Utilities per<br />
lo sviluppo di mezzi elettrici, parallelamente<br />
alla diffusione di postazioni per ricaricare<br />
le batterie in città e fuori e coerentemente<br />
con le esigenze di mobilità urbana e<br />
metropolitana (es. ricarica rapida, ricarica a<br />
casa). È chiaro però che il “veicolo elettrico<br />
non è solo l’auto”, ma piuttosto un mezzo<br />
alternativo all’auto che risponde a esigenze<br />
crescenti della nuova mobilità metropolitana.<br />
Lo sforzo di manager e case produttrici deve<br />
quindi andare oltre la visione dell’immediato;<br />
è necessario continuare a immaginare<br />
dall’inizio un nuovo sistema di mobilità di cui<br />
l’auto sia capofila, ma che metta al centro il<br />
cittadino e i suoi bisogni.
4.3 Banking<br />
4.3.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
La crisi finanziaria ed economica, che ha<br />
attraversato l’economia internazionale e<br />
italiana nel corso degli ultimi due anni,<br />
ha rappresentato un punto di svolta senza<br />
ritorno anche in quello che era il ricco e<br />
prospero mondo del Retail Banking italiano.<br />
La crisi, indotta dalla bolla dei mutui<br />
“subprime” e dal successivo fallimento di<br />
Lehman Brothers, ha infatti interrotto un<br />
ciclo di crescita - soprattutto in termini di<br />
redditività – avviatosi nei primi anni ’90<br />
e caratterizzato da successive “ondate”<br />
di innovazione di prodotto (es. il ciclo del<br />
risparmio gestito tra il 1995 e il 2000; la<br />
successiva fase dei prodotti strutturati;<br />
la crescita del credito alle famiglie del<br />
2003-2007) che hanno consentito di<br />
ampliare il cross selling e, in particolare, la<br />
redditività delle masse intermediate. Tali<br />
cicli di sviluppo sono stati accompagnati<br />
da fenomeni di crescita dimensionale<br />
volti alla ricerca di economie di scala/<br />
scopo necessarie a innalzare il livello di<br />
competitività. Il tutto è avvenuto in un<br />
contesto in cui, dati gli spazi di crescita<br />
“spontanei” esistenti, l’intensità competitiva<br />
è stata tendenzialmente limitata e si è<br />
accentuata soltanto negli ultimi anni. Di<br />
conseguenza si è sviluppata una sostanziale<br />
standardizzazione delle strategie e dei<br />
modelli di offerta e operativi tra i diversi<br />
operatori che ha portato a una bassa<br />
differenziazione percepita dai clienti.<br />
In questo periodo “d’oro” il capitale<br />
necessario per alimentare la crescita non<br />
rappresentava un problema date la capacità<br />
del settore di autofinanziarsi e la redditività<br />
del capitale investito che era di gran lunga<br />
superiore a quella fornita da altri settori<br />
industriali.<br />
Il percorso di crescita è stato accompagnato<br />
da un’iniezione di competenze manageriali<br />
e di attenzione alla gestione industriale<br />
delle banche che ha consentito di generare<br />
un periodo florido per l’intero settore,<br />
contribuendo a creare anche alcuni campioni<br />
nazionali che per dimensioni e capacità si<br />
posizionano tra le principali Banche a livello<br />
europeo.<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 81
Preme infine ricordare che la crescita è<br />
avvenuta, come testimoniato dai fatti e<br />
riconosciuto da più fonti, in modo “sano”,<br />
rimanendo ancorati prevalentemente al<br />
mestiere dell’intermediazione creditizia<br />
tradizionale, senza cedere alle sirene della<br />
redditività facile ma ad alto rischio della<br />
“tecno finanza”.<br />
Nel corso degli ultimi due anni il contesto<br />
del Retail Banking italiano è stato stravolto<br />
dalla crisi e dalle conseguenze che questa ha<br />
generato sull’economia nel suo complesso,<br />
sulla reputazione e rapporto di fiducia con<br />
la clientela, nonché sulla normativa. Il tutto<br />
ovviamente in un mercato che si avvicina<br />
alla maturità e che pertanto presenta minori<br />
spazi di crescita “spontanea”.<br />
Più in dettaglio, numerose sono le forze che<br />
stanno rimodellando il contesto competitivo<br />
e che impatteranno in modo significativo<br />
sullo scenario dei prossimi tre anni:<br />
• Ripresa incerta e tendenza al rigore sui<br />
debiti sovrani, soprattutto in Europa, che<br />
manterranno i tassi d’interesse bassi anche<br />
per il prossimo biennio con conseguente<br />
stagnazione dei ricavi derivanti dal<br />
margine di interesse (che rappresentano,<br />
a livello sistema, il 55% del margine di<br />
intermediazione totale e il 67% del margine<br />
generato dalla Rete). Per contro il costo del<br />
82 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
rischio si manterrà molto probabilmente su<br />
livelli elevati data la profondità della crisi<br />
economica;<br />
• Difficoltà a individuare “nuovi motori di<br />
crescita e/o aree alternative di business”<br />
che possano rappresentare una spinta alla<br />
dinamica dei ricavi;<br />
• Evoluzione significativa delle preferenze<br />
e delle attitudini della clientela, come<br />
rilevato dalla nostra ricerca annuale sulla<br />
Customer Experience cross settore; da tale<br />
ricerca emerge che la clientela appare<br />
progressivamente più razionale, distaccata<br />
e cinica nel scegliere il fornitore di servizi<br />
finanziari:<br />
- forte calo del legame emozionale<br />
nei confronti della Banca (l’indice di<br />
“committment” è calato del 13% in un anno,<br />
misura forte del disincanto del cliente e della<br />
propensione a valutare con maggior distacco<br />
e razionalità la relazione con la Banca);<br />
- maggiore mobilità e “attività” del<br />
cliente, confermato dal calo dell’indice<br />
di fidelizzazione (-3,4% rispetto all’anno<br />
precedente) e soprattutto evidente<br />
cedimento dell’indice di inerzia (-8,2% di<br />
attaccamento “passivo e abitudinario” del<br />
cliente, mentre solamente per il 26% il<br />
cambiamento di Banca è inutile);<br />
- i clienti risultano più attenti e informati<br />
(+9,5% il tasso di crescita del passaparola –<br />
abilitato dalle opportunità offerte dal Web<br />
2.0) e più capaci di valutare con attenzione<br />
il “value for money” offerto dalle Banche sui<br />
diversi servizi;<br />
- nonostante la crescita dei canali a<br />
distanza (la quale avviene prevalentemente,<br />
secondo una logica di utilizzo di più canali<br />
e non di “spostamento” sull’online) rimane<br />
cruciale il rapporto con la Filiale e con i<br />
consulenti: il 73,8% dichiara fondamentale<br />
poter disporre di un consulente in “carne<br />
e ossa” e di una Filiale bancaria per<br />
acquistare un prodotto finanziario complesso<br />
(finanziamento, previdenza, investimento,<br />
protezione) richiedendo però effettivo valore<br />
aggiunto nella relazione che non sempre<br />
emerge in modo consistente;<br />
- la disponibilità di un consulente<br />
finanziario in Filiale è ancora uno<br />
degli elementi chiave per innalzare la<br />
soddisfazione della clientela, la quale<br />
aumenta poi progressivamente con<br />
l’intensificazione dei contatti/incontri<br />
tra gestore e cliente (purtroppo il 35,1%<br />
degli intervistati dichiara di non conoscere<br />
neppure il nome del proprio consulente<br />
di riferimento, mentre il 44,8% degli<br />
intervistati ammette di non essere mai stato<br />
contattato dalla Banca).
• L’evoluzione della normativa, tralasciando<br />
gli impatti derivanti da Basilea 3 che<br />
appaiono da un lato gestibili ma dall’altro,<br />
ad una prima lettura, sembrerebbero<br />
privilegiare ancora le Banche con profilo di<br />
rischio più marcato rispetto alle italiane 48 ,<br />
sarà orientata alla gestione della relazione<br />
con la clientela e le richieste di trasparenza<br />
e protezione introdurranno difficoltà<br />
aggiuntive nelle organizzazioni bancarie che<br />
porteranno a:<br />
- un appesantimento dei carichi gestionali<br />
e degli investimenti per gli interventi di<br />
adeguamento;<br />
- l'intensificazione delle regole che<br />
limiteranno lo spazio di azione sulla leva<br />
prezzo e/o metteranno a rischio aree di<br />
ricavo consolidate;<br />
- l’adozione di normative come la PSD apre<br />
finestre di opportunità interessanti a operatori<br />
provenienti da altri settori, su aree di business<br />
dove le barriere all’ingresso non appaiono<br />
insormontabili (es. l’area dei servizi di<br />
pagamento che attualmente in Europa genera<br />
circa il 20% dei ricavi Retail delle Banche).<br />
Di conseguenza, per i prossimi due anni, il<br />
conto economico e lo stato patrimoniale<br />
saranno sottoposti a una prova di resistenza<br />
continua rispetto a un periodo caratterizzato<br />
Figura 19. Redditività del sistema bancario<br />
italiano 2007-2012E.<br />
12,9%<br />
2007<br />
4,8%<br />
2008<br />
* Prime 10 banche italiane<br />
Fonte: Prometeia e Bloomberg<br />
Return equity (%)<br />
3,6%<br />
2009<br />
2,4%<br />
2010e<br />
Costo del capitale*<br />
3,6%<br />
2011e<br />
4,4%<br />
2012e<br />
da crescita dei ricavi nulla e costi del rischio<br />
tendenzialmente uguali al 2009.<br />
Tutto ciò comporterà una difficoltà oggettiva a<br />
generare una redditività adeguata del capitale<br />
(cfr. Figura 19), in un contesto in cui, sebbene<br />
con un orizzonte temporale non troppo<br />
pressante 49 , gli operatori dovranno comunque<br />
provvedere a un progressivo incremento della<br />
base patrimoniale nella componente del<br />
“common equity” come previsto dai nuovi<br />
accordi di “Basilea 3”. Lo scenario quindi<br />
è sicuramente complicato e alcuni analisti<br />
si spingono a presagire scenari alquanto<br />
cupi per il settore bancario facendo forti<br />
similitudini e poco rassicuranti con quanto<br />
accaduto al settore delle Telco nel corso degli<br />
ultimi 10 anni dopo lo scoppio della bolla<br />
internet, o ipotizzando un’evoluzione del<br />
settore dominata dalla iper regolamentazione<br />
che porterebbe le Banche verso un modello<br />
“Utilities” (concorrenza “regolamentata”<br />
- bassa crescita - bassa volatilità - bassi<br />
ritorni per gli azionisti) molto simile alla<br />
“foresta pietrificata” pre legge Amato.<br />
Sebbene in questo momento fare previsioni<br />
sull’evoluzione del settore sia alquanto<br />
complicato, ci piace ricordare che ci sono<br />
ancora spazi di crescita per il settore<br />
bancario. Sul fronte ricavi, ad esempio,<br />
basta ricordare che l’Italia è uno dei Paesi<br />
con il tasso di bancarizzazione più basso<br />
tra le economie occidentali (cfr. Figura<br />
20), presenta uno stock di risparmio<br />
considerevole detenuto dalle famiglie,<br />
possiede gap ancora importanti in alcune<br />
aree di offerta e un ampio e frazionato<br />
segmento delle piccole imprese ampiamente<br />
dipendente dalle banche. Inoltre, sul fronte<br />
dell’efficienza, vi sono ancora significative<br />
opportunità di incremento della produttività<br />
delle reti distributive, nonché di snellimento<br />
e semplificazione dei modelli operativi con<br />
importanti opportunità di riduzione della<br />
base costi soprattutto per gli operatori di<br />
maggiori dimensioni.<br />
Anche nel mercato bancario, così come negli<br />
altri settori oggetto dello studio <strong>Accenture</strong>,<br />
emergono in maniera consistente gli impatti<br />
dei nuovi paradigmi del cambiamento.<br />
48 Vedi per esempio l’assenza di regole già definite in merito alla leva<br />
finanziaria e alla gestione della liquidità<br />
49 L’insieme di azioni di rafforzamento patrimoniale previste da “Basilea 3”<br />
andrà a regime solo nel 2019<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 83
In questo momento il paradigma del<br />
Trust&Sharing è uno dei più critici e sentiti<br />
all’interno del settore bancario. Come<br />
ricordato in precedenza l’attuale contesto<br />
ha accellerato (già in atto da tempo) un<br />
percorso di allontanamento e di sfiducia<br />
crescente nei confronti delle banche da parte<br />
della clientela, dati i frequenti momenti di<br />
“crisi” che si sono registrati nello scorso<br />
decennio (es. Cirio, Parmalat, solo per citare<br />
alcuni episodi).<br />
Tutto il sistema si sta sforzando di trovare<br />
soluzioni concrete orientate a riconquistare<br />
la fiducia della clientela e a migliorare<br />
l’interazione con il cliente, al fine di creare<br />
una relazione basata sulla conoscenza e<br />
soprattutto sulla fiducia. Tale fiducia deve<br />
trovare concretezza nei prodotti e servizi<br />
offerti, nella “consistenza” degli stessi<br />
rispetto agli effettivi bisogni del cliente, nella<br />
qualità della relazione, sempre più orientata<br />
alla “advocacy”, nonché nelle modalità di<br />
comunicazione (semplici e trasparenti).<br />
Per citare alcuni esempi concreti di come il<br />
sistema stia affrontando il tema, si segnala<br />
il caso di Banca Sella che ha lanciato la<br />
“Carta dei Servizi”, la quale garantisce tempi<br />
massimi per l‘erogazione dei propri servizi<br />
e rimborsi in caso di mancato rispetto di<br />
quanto promesso. Banca Mediolanum è<br />
stata la prima banca che ha rimborsato<br />
84 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Figura 20. La bancarizzazione in Europa<br />
Belgio<br />
Danimarca<br />
Lussemburgo<br />
Paesi Bassi<br />
Francia<br />
Svezia<br />
Austria<br />
Germania<br />
Finlandia<br />
Slovenia<br />
UK<br />
Spagna<br />
Irlanda<br />
Estonia<br />
Italia<br />
Accesso ai servizi finanziari<br />
(% della popolazione adulta)<br />
Fonte: Elaborazioni <strong>Accenture</strong> Research su dati BCE, Global Insight e World Bank 2010<br />
interamente i suoi clienti che avevano<br />
acquistato prodotti assicurativi collegati<br />
ai bond Lehman, conseguendo - nell’anno<br />
successivo – un eccellente risultato in<br />
termini di raccolta netta, a dimostrazione<br />
di quanto l’iniziativa abbia consentito di<br />
rafforzare il rapporto fiduciario con la<br />
clientela. Altre banche hanno inserito nei<br />
processi di sviluppo prodotto opportuni<br />
meccanismi finalizzati a misurare il rischio<br />
reputazionale insito nel nuovo prodotto,<br />
con diritto di veto sui “concept” che non<br />
superano il test.<br />
99%<br />
99%<br />
99%<br />
99%<br />
98%<br />
98%<br />
97%<br />
97%<br />
94%<br />
94%<br />
94%<br />
92%<br />
88%<br />
84%<br />
84%<br />
Sviluppo sistema bancario (tot. attivo IPIL)<br />
Bancarizzazione: confronto internazionale<br />
(2008, %)<br />
Paesi<br />
emergenti<br />
Paesi in<br />
transizione<br />
Paesi sviluppati<br />
Crescita PIL Crescita PIL<br />
Crescita PIL<br />
3,1%* 2,1%*<br />
1,8%*<br />
6,0<br />
5,5<br />
5,0<br />
4,5<br />
SE<br />
DK<br />
4,0<br />
3,5<br />
3,0<br />
2,5<br />
2,0<br />
PT<br />
BE A<br />
NL<br />
FR<br />
ES<br />
DE<br />
SE<br />
ITALIA IT FL<br />
1,5 HU LV<br />
LE SL<br />
1,0 BG LT<br />
CZ<br />
SK<br />
0,5 RO<br />
PL<br />
0<br />
GR<br />
10.000 20.000 30.000 40.000 50.000<br />
PIL per capitale (€)<br />
PIL * CAGR05-12<br />
Con il paradigma Quik&Deep si spiegano<br />
gli sforzi tesi a rendere più veloci ma allo<br />
stesso tempo incisive e “approfondite” le<br />
interazioni con il cliente. Tale paradigma<br />
sta diventando un elemento cruciale<br />
della Customer Experience soprattutto in<br />
certe fasce di popolazione e in certe aree<br />
geografiche, in special modo urbane e del<br />
nord Italia. La clientela, sempre più oberata<br />
da un numero crescente di attività che<br />
compie durante la giornata, vuole interagire<br />
in modo semplice e agevole con la banca per<br />
eseguire le operazioni di base, svincolandosi<br />
sempre più dagli orari di apertura degli
sportelli e dalle code alle casse. Questo è<br />
uno stimolo continuo allo sviluppo del “self<br />
service” in filiale, dei canali remoti, e dei<br />
servizi di mobility, a patto che si ispirino<br />
a un concetto di semplicità di accesso<br />
e di fruizione (l'obiettivo è abilitare un<br />
concetto di “easy life” per coloro che li<br />
utilizzano) e di consistenza tra gli stessi.<br />
Il cliente interagisce sempre con la stessa<br />
banca. Altro ambito di applicazione del<br />
paradigma riguarda il tema della consulenza<br />
per la scelta di prodotti importanti (es.<br />
mutuo, previdenza, investimenti, coperture<br />
assicurative, ecc.). In questo caso ciò<br />
che diventa più rilevante è l’incisività e<br />
profondità della consulenza/informazione<br />
che passa prevalentemente ancora per<br />
la qualità degli uomini di filiale, dove<br />
l’utilizzo di piattaforme di supporto alla<br />
consulenza e vendita, nonché di esperti in<br />
remoto, possono rappresentare un valido<br />
supporto per rendere efficace e incisiva la<br />
conversazione con il cliente.<br />
Anche in questo caso il canale online,<br />
rappresenta sempre di più la prima<br />
“vetrina” che il cliente visita per raccogliere<br />
informazioni e per fare confronti e<br />
dove, ancora una volta, l’incisività delle<br />
informazioni nonché la semplicità e<br />
l'accessibilità dei percorsi finalizzati a<br />
formulare preventivi preliminari, poi<br />
tipicamente approfonditi lungo altri canali<br />
(es. call center e soprattutto filiale), sono<br />
cruciali per centrare le aspettative del<br />
cliente.<br />
Numerose sono le banche italiane che<br />
stanno investendo per ottimizzare/<br />
velocizzare i processi di interazione con la<br />
clientela, agendo anche con il rinnovamento<br />
tecnologico delle workstation a supporto dei<br />
diversi ruoli di rete. L’iniziativa più ambiziosa<br />
in tale ambito è stata recentemente attivata<br />
da Monte dei Paschi di Siena, che mira a<br />
trasformare, nel corso dei prossimi 18 mesi,<br />
il proprio sistema informativo di filiale al<br />
fine di facilitare velocità di esecuzione delle<br />
attività di rete e potenziare incisività e<br />
qualità della consulenza.<br />
E’ Unique&Universal il paradigma che sta<br />
guidando le banche a investire per avvicinarsi<br />
ulteriormente al cliente e ai territori/<br />
comunità potenziando sia le capacità di<br />
conoscenza della clientela che tentando di<br />
riconquistare intimità con il tessuto locale a<br />
partire dalla gestione del credito.<br />
Relativamente al tema cliente, l’obiettivo<br />
è quello di tentare di proporsi in modo<br />
distintivo potenziando sia le capacità di<br />
conoscere e riconoscere il cliente, sia di<br />
dialogare nei momenti più opportuni e<br />
tramite i canali più appropriati per veicolare i<br />
diversi messaggi. Altro ambito di innovazione<br />
alla base del presente paradigma sta nel<br />
tentativo di personalizzare l’offerta per lo<br />
specifico cliente, assemblando “mattoncini”<br />
di servizi al fine di creare un prodotto<br />
“unico”, ma gestibile in modo “universale” e<br />
quindi industrializzato per la Banca.<br />
Relativamente ai territori, la tendenza è<br />
quella di riuscire a comprendere percepire e<br />
indirizzare opportunamente le differenze tra<br />
le singole comunità, anche solo in termini<br />
di potenzialità e specificità commerciali,<br />
al fine di prevedere piani di azione locali<br />
tarati sulle esigenze specifiche di sviluppo,<br />
abbandonando la logica del modello “One<br />
size fits all”.<br />
Per dare concretezza a come le banche<br />
stiano cercando di orientare i propri<br />
modelli distributivi e operativi al fine di<br />
indirizzare le sfide emergenti da questo<br />
paradigma, è utile ricordare i progetti di<br />
riorganizzazione in fase di avvio in Unicredit<br />
(“One4C”) confermati anche dal nuovo<br />
Top Management. La sfida è coniugare le<br />
economie di scala e scopo (“Universal”) con<br />
la capacità di gestire in modo distinto i<br />
singoli micro territori (“Unique”).<br />
In chiave Crucial&Sustainable infine, quasi<br />
tutti gli operatori, in logica di contenimento<br />
dei costi e di sviluppo di comportamenti<br />
virtuosi, si sono orientati ad avviare<br />
programmi “lean”, mirati alla riduzione<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 85
delle attività a basso valore aggiunto, o<br />
programmi “paperless”, volti all’eliminazione<br />
del cartaceo in ottica di una maggiore<br />
sostenibilità ambientale.<br />
Ma l’ambito più interessante di applicazione<br />
di questo paradigma è relativo alla<br />
pianificazione strategica, dove alcuni<br />
Player stanno investendo per comprendere<br />
in maniera più scientifica quali possano<br />
essere gli obiettivi che la banca può darsi<br />
lungo diverse dimensioni (redditività,<br />
rischio, relazioni con la clientela e le<br />
comunità, risorse umane, azionisti, ecc), che<br />
siano realmente sostenibili per la propria<br />
organizzazione nel medio lungo termine.<br />
4.3.2 La nuova CEO agenda<br />
Lo scenario che si prospetta per i prossimi<br />
tre anni è quindi sicuramente complesso e<br />
impegnativo per il Retail Banking italiano,<br />
ma può rappresentare un’occasione<br />
importante e forse unica di profonda<br />
ristrutturazione e innovazione dei modelli di<br />
business e operativi al fine di giungere pronti<br />
a intercettare al meglio il vento della futura<br />
ripresa del ciclo economico e dei tassi di<br />
interesse.<br />
Il "sentiment" che abbiamo rilevato nel<br />
corso della ricerca tra il Top Management<br />
bancario italiano, dà infatti priorità a una<br />
logica di focalizzazione e ristrutturazione del<br />
86 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
core business e degli attuali assetti operativi<br />
e distributivi. Le strategie di innovazione/<br />
diversificazione in altre aree di business<br />
(anche mediante partnership o convergenze<br />
con altre industry, piuttosto che di forte<br />
innovazione di canale) appaiono, invece,<br />
meno nitide nel contesto attuale anche se<br />
rimangono una priorità imprescindibile per<br />
garantirsi un vantaggio sostenibile in un<br />
orizzonte di lungo termine.<br />
Ciò che emerge in modo molto chiaro è<br />
che il prossimo periodo sarà caratterizzato<br />
sicuramente da una maggiore intensità<br />
competitiva indotta anche dalla progressiva<br />
differenziazione dei modelli di business (es.<br />
National Gorilla, Banche Super Regionali<br />
a forte vocazione territoriale, BCC, ”Super<br />
Simple”, Banco Posta), la quale porterà a<br />
distinguere in modo più netto vincitori e<br />
vinti rispetto a quanto successo nel passato.<br />
Sebbene le strategie di “restructuring” del<br />
business potranno essere declinate con<br />
modularità differenti in funzione delle<br />
diverse tipologie di Player, alcuni “pilastri<br />
di intervento” rappresenteranno un tratto<br />
comune alla maggior parte delle banche.<br />
Consci del fatto che la crescita dei ricavi<br />
in uno scenario “lento” sarà strettamente<br />
correlata alla crescita della quota di<br />
mercato nelle varie aree di business e della<br />
base dei clienti, ottenibili investendo in<br />
qualità e livello del servizio e migliorando<br />
in modo sostanziale l’esperienza del<br />
cliente, una prima linea di intervento che<br />
emerge chiaramente è rappresentata dalla<br />
necessità di evolvere i modelli e gli approcci<br />
commerciali al cliente, ponendo la “Customer<br />
Centricity” al centro dell’azione.<br />
Per conseguire tale obiettivo ci sono alcune<br />
azioni fondamentali da intraprendere:<br />
• in primis sarà cruciale vincere la sfida<br />
della trasformazione delle risorse di Rete,<br />
dove sarà sempre più necessario focalizzare<br />
le capacità di consulenza e servizio,<br />
nonché l’orientamento al cliente, assistita<br />
da un’efficiente macchina di marketing<br />
territoriale;<br />
• sarà inoltre indispensabile disporre<br />
di metodologie efficaci ed efficienti di<br />
organizzazione delle attività commerciali,<br />
creditizie e di approccio al cliente; sarà<br />
cruciale il “coaching” e la diffusione dei<br />
comportamenti virtuosi che hanno migliore<br />
impatto in termini di “Customer Experience”;<br />
• le metodologie e i modelli di orientamento<br />
commerciale della Rete di vendita e di<br />
supporto all’attività di consulenza e vendita<br />
(CRM) dovranno evolvere da una mera logica<br />
finalizzata a sostenere approcci commerciali
quasi esclusivamente di tipo “push” a<br />
modelli e logiche di “Dialogue Marketing”,<br />
valorizzando in modo consistente soprattutto<br />
le interazioni spontanee “inbound” della<br />
clientela e proponendo al momento più<br />
opportuno le soluzioni/interazioni più<br />
appropriate per i diversi profili di clientela<br />
(“Real Time Marketing”);<br />
• portare la conoscenza del cliente al<br />
prossimo livello, valorizzando in modo<br />
efficace sia la base di informazioni “storiche”<br />
disponibili e non sempre pienamente<br />
valorizzate, sia le informazioni che possono<br />
e devono essere raccolte in modo efficace<br />
nel corso della relazione, al fine di abilitare<br />
modelli di proposizione pienamente basati su<br />
logiche “need based”;<br />
• le strategie di pricing subiranno una<br />
progressiva e profonda evoluzione che dovrà<br />
rendere più convenienti i prodotti percepiti<br />
a basso valore aggiunto dalla clientela (es.<br />
transazionali), prezzando invece in modo più<br />
consistente i prodotti/servizi a elevato valore<br />
aggiunto (es. credito in primis, consulenza su<br />
investimenti, ecc.);<br />
• infine, la multicanalità è un prerequisito<br />
ormai irrinunciabile, intesa non come<br />
spostamento tout court di fasce di<br />
transazioni sull’online, ma piuttosto<br />
intesa come ulteriore insieme di canali di<br />
informazione, servizio e vendita, che operano<br />
in modo sincronizzato garantendo una<br />
Customer Experience consistente alla base<br />
clientela e con l’obiettivo di far vivere alla<br />
stessa un concetto di “easy life”.<br />
Un secondo pilastro su cui si baserà il<br />
percorso di ristrutturazione è rappresentato<br />
dall’evoluzione dell’assetto distributivo del<br />
network filiali il quale a oggi, nel nuovo<br />
contesto, è percepito come eccessivamente<br />
oneroso e a limitato valore aggiunto.<br />
In questo ambito, le linee di intervento<br />
fondamentali che si sommano a quelle<br />
evidenziate in precedenza ambiranno a<br />
conseguire l’obiettivo fondamentale di<br />
innalzare la produttività della rete di vendita<br />
e focalizzare la capacità di consulenza,<br />
soprattutto sui segmenti più relazionali.<br />
Tale obiettivo potrà essere conseguito<br />
sviluppando modelli di filiali più modulari,<br />
capaci di adattarsi meglio alle caratteristiche<br />
e alle esigenze dei diversi territori e<br />
della clientela che insiste sugli stessi,<br />
avvicinando la banca al cliente. In tale<br />
ottica i modelli “hub and spoke”, in cui una<br />
filiale “madre” indirizza, assiste, forma ed<br />
effettua una serie di servizi per le filiali<br />
“satellite” che posizionate sui territori<br />
limitrofi, è un modello che molti operatori<br />
stanno valutando di introdurre, anche per<br />
valorizzare l'esteso insieme di punti vendita<br />
a limitata produttività che “zavorrano”<br />
gli attuali modelli distributivi. Va inoltre<br />
riscoperta la capacità del titolare di filiale,<br />
soprattutto delle filiali “hub”, di svolgere il<br />
ruolo di direttore d’orchestra delle risorse<br />
di agenzia con gli obiettivi imprescindibili<br />
di conoscenza del territorio e di ricerca di<br />
sinergie cross mercato. In tale ambito sarà<br />
necessario soprattutto potenziare le capacità<br />
del titolare di generare fiducia e di porsi<br />
come un punto di riferimento autorevole nei<br />
confronti del cliente/territorio/collaboratori.<br />
Infine in alcuni casi saranno necessarie<br />
operazioni di razionalizzazione e di uscita da<br />
alcuni territori scarsamente presidiati, anche<br />
al fine di finanziare e focalizzare la crescita<br />
nei territori core.<br />
Le ultime due aree di restructuring sono<br />
rappresentate dalla revisione del modello<br />
operativo volto a recuperare agilità, velocità<br />
di azione ed efficienza e il potenziamento<br />
delle competenze di Risk Management i cui<br />
modelli e metodologie devono entrare con<br />
più forza nei meccanismi gestionali e di<br />
governo della Banca.<br />
Relativamente al modello operativo, a tutti<br />
i livelli (Direzioni Centrali, Aree Territoriali<br />
e Filiali) emerge con forza la necessita di<br />
semplificare la quotidianità nei principali<br />
ambiti di attività.<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 87
Una prima linea di intervento potrà afferire<br />
a interventi di natura organizzativa,<br />
volti a semplificare e a snellire gli assetti<br />
societari e le sovrastrutture organizzative<br />
che si sono create nel corso dei percorsi<br />
di aggregazione verificatisi negli ultimi 10<br />
anni, le quali appaiono, nel nuovo contesto,<br />
poco sostenibili e a limitato valore aggiunto<br />
industriale.<br />
Una seconda linea di intervento è<br />
chiaramente rappresentata dal rinnovamento<br />
tecnologico, il quale associato a una logica di<br />
innovazione di processo, che è sempre stata<br />
scarsamente presidiata in ambito bancario,<br />
potrà consentire di focalizzarsi su importanti<br />
programmi di trasformazione/semplificazione<br />
nella maggior parte delle aree di azione<br />
della Banca. Tali programmi potranno<br />
riguardare processi commerciali e operativi<br />
di Filiale. processi di erogazione e gestione<br />
del credito, processi di back-office, modelli e<br />
strumenti di governo complessivo, liberando<br />
quote consistenti di tempo commerciale da<br />
dedicare alla cura del cliente.<br />
Inoltre alcuni operatori esprimono<br />
l'intenzione, al fine di ridurre la base costi<br />
complessiva della Banca, senza sacrificare<br />
la qualità dei servizi offerti, di valutare con<br />
maggiore attenzione e intensità il ricorso<br />
all’outsourcing sia in ambito applicativo,<br />
sia di processo. Infine, tra alcune banche di<br />
88 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
medie dimensioni comincia a farsi strada<br />
l’idea di sperimentare forme alternative<br />
di aggregazione, volte a mettere a fattore<br />
comune i propri centri IT e back-office al fine<br />
di perseguire nuove forme di collaborazione<br />
per conseguire economie di scala.<br />
La creazione di vantaggi competitivi<br />
sostenibili impone, tuttavia, nei prossimi 3-5<br />
anni, di coniungare flessibilità ed efficienza<br />
(attraverso le linee guida d’intervento sopra<br />
illustrate) con cambiamenti sostanziali del<br />
modello di business. Per far ciò l’imperativo<br />
diventa quindi innovare. Le Banche dovranno<br />
sempre più essere organizzazioni aperte,<br />
dove i processi di co-generazione con i<br />
clienti diventeranno il fulcro dell’attività<br />
di sviluppo dei nuovi prodotti e servizi. Al<br />
fine di valorizzare lo scambio di conoscenze<br />
e di esperienze, alcune banche estere<br />
hanno sfruttato le potenzialità del social<br />
networking creando community virtuali,<br />
aperte o tra dipendenti, con l’obiettivo<br />
di innovare i prodotti/servizi in ottica<br />
"crowdsourcing". In altre parole testano<br />
all’interno del proprio mercato l’efficacia<br />
dei nuovi prodotti, lasciando che sia la<br />
comunità virtuale a giudicarli e fornire<br />
suggerimenti/idee di miglioramento (es.<br />
grande gruppo spagnolo e grande gruppo<br />
americano). Come accennato in precedenza,<br />
il progressivo processo di apertura verso<br />
l’esterno del mondo bancario condurrà a una<br />
trasformazione delle attività “client facing”:<br />
da un approccio alla vendita, caratterizzato<br />
spesso da procedure routinarie (ad esempio<br />
la gestione degli ordini) a un approccio alla<br />
relazione (in logica di personal advisor).<br />
Ciò implicherà per i prossimi anni anche la<br />
ridefinizione delle logiche d’incentivazione.<br />
L’obiettivo sarà quello di comprendere non<br />
soltanto dati di produzione/redditività, ma<br />
anche aspetti di natura "qualitativa" (es.<br />
customer satisfaction, tempi di risposta,<br />
…) che potrebbero giovarsi dell'idonea<br />
valorizzazione del servizio reso (consulenza),<br />
in una prospettiva di misurabilità oggettiva<br />
grazie al potenziamento dei motori di<br />
analytics.<br />
Sul fronte dello sviluppo dell’offerta, la<br />
spinta di rinnovamento spingerà anche la<br />
Banche verso un modello “freemium”, ovvero<br />
la possibilità di coniugare servizi gratuiti<br />
o low cost (ad esempio il conto corrente<br />
e le carte di pagamento) con servizi ad<br />
alto valore a pagamento. La tendenza sarà<br />
probabilmente quella di intraprendere nel<br />
lungo periodo un percorso di trasformazione<br />
che porterà la Banca a essere non solo<br />
l’operatore chiave per soddisfare i bisogni<br />
finanziari, ma anche un punto nevralgico<br />
di una rete di scambi “informativi”,<br />
offrendo, ad esempio, alla propria clientela<br />
l’accesso a nuovi servizi per la persona<br />
(es. telemedicina), la casa o l’azienda (es.
supporto nelle attività amministrative),<br />
potendo fare leva su un rapporto consolidato<br />
di fiducia, di conoscenza e di affidabilità<br />
con tutte le controparti coinvolte. In altri<br />
termini, il cliente del futuro potrà costruirsi<br />
liberamente un’offerta su misura (“My<br />
Financial Services”) in grado di aggregare<br />
tutti i bisogni dell’individuo (es. benessere,<br />
abitazione, …).<br />
Come precedentemente evidenziato la crisi<br />
ha concluso un’era ricca e prospera e ora<br />
si è aperto un nuovo capitolo che appare<br />
sicuramente più complesso e incerto.<br />
Numerosi sono gli ambiti di possibile azione<br />
per uscire dalla crisi e per prepararsi al<br />
meglio ad affrontare la “nuova normalità”<br />
che inevitabilmente sarà più volatile e<br />
imprevedibile. Se però, per concludere,<br />
dobbiamo citare la sfida principe che il<br />
management bancario dovrà affrontare<br />
nel prossimo periodo, questa riguarda<br />
sicuramente l’area del capitale umano dove<br />
occorrerà investire per ritornare a dare<br />
energia, entusiasmo e passione “all’esercito”<br />
di rete che ha la responsabilità ultima di<br />
trasmettere quotidianamente alla clientela la<br />
quota maggioritaria della “Value Proposition”<br />
di ogni Banca.<br />
4.4 Energia e Ambiente<br />
4.4.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
Il mercato Energia e Ambiente comprende<br />
tutte le aziende operanti nei settori<br />
dell’energia (Utility, Oil&Gas, raffinazione<br />
e fonti rinnovabili) e le cosiddette aziende<br />
energivore, i cui processi produttivi<br />
richiedono un elevato fabbisogno energetico<br />
(acciaierie, cementifici, industrie chimiche,<br />
settore minerario).<br />
Il mercato vale complessivamente il 7%<br />
del PIL italiano ma, complice la crisi, ha<br />
registrato nell’ultimo anno una notevole<br />
riduzione della produzione industriale, in<br />
particolare quella dell’acciaio, scesa da<br />
30 a 19 milioni di tonnellate. Il consumo<br />
di energia elettrica si é di conseguenza<br />
ridotto, con una variazione su base annua<br />
del -7%, così pure l’utilizzo di gas naturale<br />
(78 miliardi di metri cubi standard nel 2009,<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 89
-8% rispetto al 2008) 50 e la domanda di<br />
acqua, peraltro gravata da una inefficiente<br />
gestione della rete idrica, con perdite pari<br />
a circa il 40% del totale. Nonostante la<br />
riduzione dei consumi, è tendenzialmente<br />
stabile la produzione di rifiuti, salita a 33<br />
milioni di tonnellate nel 2008 51 (+1,5%<br />
rispetto al 2007) di cui il 60% termina in<br />
discarica senza pre-trattamenti. Oltre alla<br />
crisi, il calo dei consumi, in particolar modo<br />
quello di gas naturale, è dovuto anche al<br />
fenomeno tendenziale di miglioramento<br />
dell’efficienza dei processi produttivi, con<br />
conseguente diminuzione dell’intensità<br />
energetica nazionale.<br />
Nei prossimi anni sono previsti tassi di<br />
crescita compresi tra l‘1,5% e il 5%, a<br />
eccezione dei settori con problematiche<br />
specifiche (raffinerie e chimica di base) e<br />
delle energie rinnovabili, in forte crescita, per<br />
le quali è atteso un CAGR 10-15 pari al 21%.<br />
Per quanto riguarda il settore delle Utility, il<br />
mercato italiano, insieme a quello britannico,<br />
è tra i meno concentrati in Europa, con<br />
i primi 5 operatori che si spartiscono il<br />
63% del mercato. Rimangono comunque<br />
dominanti i due principali incumbent, cioè<br />
gli ex monopolisti nazionali, mentre le<br />
vecchie municipalizzate, protagoniste della<br />
prima ondata di aggregazioni, hanno ancora<br />
dimensioni ridotte rispetto ai player europei.<br />
90 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
I principali player italiani possiedono un<br />
mix produttivo in larga parte dipendente<br />
da combustibili fossili. Solamente Enel<br />
negli ultimi anni è riuscita a incrementare<br />
significativamente la generazione da fonti<br />
CO 2-free (dal 27% del 2005 al 44% del<br />
2009). L'aumento è dovuto principalmente<br />
all’acquisizione d’impianti nucleari, situati<br />
all’estero.<br />
Similmente, possiamo notare come i<br />
principali player europei presentino una<br />
quota di generazione da fonti CO 2-free<br />
superiore rispetto ai player italiani, sempre<br />
in virtù della presenza di centrali nucleari,<br />
mentre considerando le sole FER (Fonti<br />
di Energia Rinnovabili) si ritorna a livelli<br />
comparabili, anche grazie ai numerosi<br />
impianti idroelettrici presenti in Italia.<br />
Relativamente ai player energivori, anche qui<br />
è possibile notare come la dimensione dei<br />
player italiani sia assai inferiore rispetto ai<br />
leader mondiali.<br />
I macro-temi rilevanti per il settore Energia<br />
e Ambiente sono principalmente due: il<br />
primo riguarda le Utility nazionali e consiste<br />
nell’aumento dei livelli di "churn", ormai<br />
a valori senza precedenti, sia sul mercato<br />
elettrico che su quello del gas naturale.<br />
Il complesso fenomeno deriva sia dalla<br />
liberalizzazione ormai consolidata dei<br />
Figura 21: Tendenze nell’assetto produttivo<br />
dell’energia elettrica. Evoluzione del mix di<br />
generazione elettrica<br />
Italia Mondo<br />
4%<br />
11%<br />
8%<br />
13%<br />
15%<br />
3%<br />
11%<br />
8%<br />
10%<br />
16% 15%<br />
85%<br />
69%<br />
2008 2030<br />
Nucleare<br />
Altre rinnovabili<br />
66%<br />
2008<br />
Idro<br />
Fossili<br />
67%<br />
2030<br />
mercati energetici sia dall’aumento della<br />
competizione dovuta all’ingresso di player<br />
stranieri (come E.on) e l’aggregazione tra<br />
ex-municipalizzate. I nuovi player nazionali<br />
entrati in scena in seguito a questa riforma<br />
del settore, tra cui A2A e IREN, hanno<br />
però ancora dimensioni ridotte rispetto ai<br />
concorrenti europei.<br />
Il secondo macro-tema, che coinvolge sia<br />
le Utility sia i clienti energivori, riguarda il<br />
cambiamento climatico che ha portato gli<br />
operatori del settore a preoccuparsi anche<br />
del profilo della sostenibilità, rendendolo<br />
un punto cardinale dei loro modelli di<br />
business. Oggi risulta indispensabile prestare<br />
particolare attenzione alle fonti rinnovabili,
Figura 22: Situazione del mercato energetico<br />
italiano nel 2009.<br />
30%<br />
17%<br />
21<br />
7%<br />
9<br />
5%<br />
alla riduzione dei consumi di anidride<br />
carbonica e della dipendenza dalle fonti<br />
fossili, alla salvaguardia dell’ambiente, in<br />
risposta alle pressioni che arrivano dalla<br />
società e da una normativa sempre più<br />
ambiziosa.<br />
123<br />
Altri Market<br />
size<br />
Le imprese coinvolte devono rispondere<br />
a normative nazionali e comunitarie<br />
sempre più numerose e stringenti. A<br />
tale proposito, basta ricordare che dal<br />
1999 al 2008 le norme introdotte per la<br />
salvaguardia dell’ambiente, a livello italiano<br />
e comunitario, sono quintuplicate.<br />
In ogni caso, per l’Italia (così come per gli<br />
altri paesi dell’Unione Europea) la strada nei<br />
prossimi 10 anni è segnata dagli impegni già<br />
presi in ambito europeo e internazionale che<br />
prevedono, per il 2020, tagli sulle emissioni<br />
6<br />
4%<br />
37<br />
ENEL ENI EDISON A2A E.ON<br />
5<br />
37%<br />
46<br />
Mld<br />
Euro<br />
di CO 2 , miglioramenti dell’efficienza<br />
energetica e aumento delle fonti rinnovabili.<br />
Nonostante gli impegni presi con la firma del<br />
Protocollo di Kyoto, le politiche climatiche<br />
hanno faticato a partire, e solo negli ultimi<br />
anni si è vista qualche prima azione decisa.<br />
Le emissioni italiane di gas serra sono state<br />
in netta crescita nel periodo 1990-2005<br />
(+12%) 52 , mentre tra il 2005 e il 2009<br />
sono leggermente diminuite, anche grazie<br />
alla riduzione dei costi di produzione<br />
dell’energia rinnovabile che ha permesso per<br />
la prima volta di raggiungere la “grid parity”<br />
(equivalenza tra costo di produzione di un<br />
kWh da fonte fossile e da fonte rinnovabile)<br />
per alcune delle fonti rinnovabili più<br />
efficienti e in specifiche aree geografiche di<br />
applicazione. Nel 2009 le emissioni sono state<br />
inferiori del 4% rispetto al 1990, mentre la<br />
crisi economica ha portato una riduzione pari<br />
all’8% rispetto ai livelli del 2008.<br />
Per rispondere a queste crescenti esigenze<br />
gli investimenti dovranno essere quindi<br />
sempre più orientati verso tecnologie<br />
intelligenti (smart) a basso consumo e verso<br />
fonti rinnovabili. Si ridurrà così la storica<br />
dipendenza dell’Italia dai combustibili fossili<br />
(stimata attorno al 69% nel 2030, contro<br />
l’attuale 85%), che garantiranno tuttavia<br />
anche nei prossimi decenni la quota più<br />
rilevante della generazione elettrica.<br />
Per questo motivo è fondamentale<br />
non concentrarsi esclusivamente sulla<br />
sostituzione di questi ultimi, ma preoccuparsi<br />
anche della loro “decarbonizzazione”. A<br />
tale proposito, può rivelarsi un ostacolo la<br />
normativa nazionale, in quanto concentrata<br />
finora solo sull’incentivazione delle fonti<br />
rinnovabili e dell’efficienza energetica, e non<br />
sulla decarbonizzazione (es: filtri, carbon<br />
capture, ecc).<br />
L’evoluzione in atto nel settore Energia<br />
e Ambiente è facilmente analizzabile<br />
attraverso i quattro nuovi paradigmi del<br />
cambiamento, che distinguono gli approcci<br />
al mercato in base a priorità ed esigenze dei<br />
consumatori finali.<br />
Per quanto detto finora, il paradigma<br />
Crucial&Sustainable è quello che più<br />
influisce su ogni fase della catena del<br />
valore, dallo sviluppo di tecnologie Ccs<br />
(carbon capture & storage) alle campagne<br />
per rafforzare i comportamenti sostenibili<br />
dei propri dipendenti. Ne è un esempio<br />
l’iniziativa “Uso contenuto”, avviata da E.on<br />
Italia come progetto pilota per promuovere<br />
comportamenti eco-responsabili nelle sedi<br />
amministrative del gruppo attraverso azioni<br />
di miglioramento basate sul riciclaggio dei<br />
50 Fonte: Terna, 2009<br />
51 Fonte: Politecnico di Milano, 2009<br />
52 Fonte: Legambiente<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 91
ifiuti, la riduzione del consumo di energia,<br />
l’ottimizzazione della gestione dei centri di<br />
stampa, la sostenibilità della mobility dei<br />
dipendenti e il risparmio idrico.<br />
Un approccio più industriale è invece quello di<br />
Alcantara, prima impresa europea ad ottenere<br />
il titolo di “carbon neutral”, che ha realizzato<br />
un taglio del 49% nell’ultimo anno, pari al<br />
79% se calcolato dal 1993 e ha finanziato<br />
progetti internazionali per la generazione di<br />
energie rinnovabili validati dall’Onu.<br />
Sulla stessa linea d’azione, Eni ed Enel<br />
stanno sviluppando e testando (attraverso<br />
progetti pilota) tecnologie per la cattura<br />
del carbonio, in modo da diminuire la CO 2<br />
dispersa nell’atmosfera.<br />
Il paradigma Trust&Sharing, orientato<br />
a creare prossimità e reciprocità nelle<br />
relazioni tra fornitori e clienti, porta le<br />
aziende a porre al centro l’impegno nelle<br />
tematiche ambientali, al fine di stabilire<br />
un solido rapporto di fiducia con i clienti.<br />
In questo modo, le aziende energetiche ed<br />
energivore hanno la possibilità di modificare<br />
la loro immagine, trasformandosi da<br />
principali soggetti inquinanti a leader del<br />
cambiamento. Con questo obiettivo sempre<br />
più imprese investono in iniziative legate<br />
alle energie pulite con evidenti vantaggi per<br />
i consumatori, aumentano e comunicano il<br />
proprio impegno per la tutela dell’ambiente<br />
92 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
e integrano l’offerta di prodotti con servizi<br />
di consulenza. Sono aumentate, infatti, le<br />
aperture al pubblico degli stabilimenti (si<br />
veda ad esempio Italcementi) e le iniziative<br />
sul territorio, quali i controlli gratuiti dei<br />
consumi proposti da Eni, e sempre più spesso<br />
i fornitori vengono selezionati sulla base di<br />
parametri ambientali e sociali, sull’esempio<br />
di Novamont e Hera.<br />
È invece certamente dettata dalle esigenze<br />
Quick&Deep (rapidità di fruizione dei servizi<br />
e disponibilità immediata di informazioni<br />
aggiornate) la tendenza che sta portando<br />
i grandi operatori a creare nuovi canali di<br />
contatto coi propri clienti, sfruttando i nuovi<br />
device messi a disposizione dal mercato.<br />
Così, ad esempio, Enel propone su iPad<br />
la sua storia e interagisce con i propri<br />
clienti anche tramite sms. In futuro questa<br />
tendenza potrebbe condurre anche a una<br />
maggiore convergenza tra settori industriali,<br />
quali ad esempio design, architettura<br />
e ricerca ambientale. Il paradigma si<br />
inserisce in un mercato in cui internet ha<br />
rappresentato nell’ultimo periodo una vera<br />
e propria rivoluzione, rendendo possibile<br />
la dematerializzazione della bolletta e<br />
semplificando le operazioni di "switch" dei<br />
fornitori.<br />
Il paradigma dall’impatto meno rilevante<br />
oggi, ma in costante crescita, è quello<br />
Unique&Universal, orientato a fornire<br />
risposte specifiche e personalizzate alle<br />
esigenze dei singoli clienti. Questo impatto<br />
si concretizza in prodotti di design che<br />
riducono i consumi, case a elevata efficienza,<br />
quali le soluzioni prefabbricate proposte da<br />
Rubner, e strumenti per generare energia in<br />
modo decentrato ed efficiente.<br />
È il caso ad esempio delle turbine eoliche<br />
domestiche di Pramac, e dei cementi speciali<br />
di Italcementi che riducono le dispersioni<br />
termiche e lasciano filtrare la luce o ancora<br />
del cemento che assorbe l’anidride carbonica.<br />
Questo paradigma offre inoltre nuove<br />
opportunità alle Utility, che potranno<br />
proporre tariffe personalizzabili e incentivare<br />
maggiormente i “conti energia” (con<br />
modelli in cui l’utente diventa anche<br />
fornitore di energia), traendo beneficio<br />
dall’elevata attività presente a oggi sui<br />
mercati energetici (in termini di passaggi<br />
sul mercato libero e "switching rate") senza<br />
subirne passivamente gli effetti (aumento<br />
del "churn rate").<br />
4.4.2 La nuova CEO agenda<br />
L’interesse verso il cambiamento è<br />
amplificato dal fatto che ridurre i consumi<br />
di energia e gli impatti sull’ambiente non<br />
solo migliora l’immagine delle aziende verso
il pubblico, ma può anche aumentare la<br />
profittabilità economica delle aziende stesse.<br />
Investire in attività sostenibili è dunque un<br />
fattore di successo sia per le multinazionali<br />
che per le imprese di nicchia.<br />
Con queste premesse, unitamente a una<br />
crescente attenzione alle tematiche<br />
ambientali da parte dell’opinione pubblica,<br />
per le aziende che vogliono ottenere la<br />
leadership del mercato sarà necessario<br />
investire in innovazione e avvicinarsi<br />
al cliente finale. Le aziende del settore<br />
saranno chiamate a innovare la propria<br />
offerta e le modalità di interazione con il<br />
cliente, rafforzando i sistemi di gestione<br />
delle relazioni con il pubblico (CRM) e<br />
offrendo nuovi servizi, prodotti e soluzioni<br />
a valore aggiunto, per esempio investendo<br />
in fonti rinnovabili e in nuove tecnologie di<br />
generazione e di gestione intelligente della<br />
domanda. Inoltre, le aziende operanti nei<br />
settori della chimica, della petrolchimica e<br />
delle raffinerie si troveranno in un mercato<br />
caratterizzato da un eccesso di offerta e in<br />
cui sono fondamentali le grandi dimensioni<br />
e le economie di scala per resistere alla<br />
competizione internazionale. Esse saranno<br />
dunque costrette a rifocalizzarsi, trovando<br />
aree di eccellenza e/o affrontando piani<br />
strutturati di recupero dell’efficienza<br />
operativa ed energetica.<br />
In questo senso sarà importante seguire e<br />
indirizzare le evoluzioni normative, in modo<br />
da saper tradurre in un vantaggio ciò che<br />
altrimenti sarà una inevitabile minaccia.<br />
Relativamente alle Utility, è probabile<br />
che assisteremo a una nuova ondata di<br />
fusioni e acquisizioni che consolideranno<br />
ulteriormente il mercato italiano; i player<br />
dovranno infatti difendere la propria base<br />
clienti dalle nuove offerte degli operatori<br />
stranieri, ma anche guardarsi dai nuovi<br />
competitor locali, quali le ESCO (Energy<br />
Service Company) e i piccoli fornitori<br />
territoriali.<br />
La tendenza al consolidamento sarà inoltre<br />
accentuata dall’incremento ulteriore della<br />
competizione nel mercato dell’energia e del<br />
gas, dalle evoluzioni normative nel mercato<br />
dell’acqua e dal rafforzamento del ruolo dei<br />
fondi infrastrutturali.<br />
Ma difendersi non basta, il futuro del<br />
mercato italiano passa anche attraverso<br />
una nuova dimensione internazionale, una<br />
crescita all’estero che spinga le aziende<br />
interessate a raggiungere dimensioni<br />
adeguate a competere in ogni campo.<br />
L’internazionalizzazione riguarderà<br />
principalmente i settori delle rinnovabili, del<br />
cemento, dell’acciaio e dei rifiuti. Le stime<br />
prevedono che, nonostante lo sviluppo delle<br />
fonti rinnovabili sia significativo, l’Italia<br />
dovrà produrre energia rinnovabile all’estero<br />
e importarla per centrare gli obiettivi EU al<br />
2020.<br />
Per quanto riguarda l’industria dell’acciaio, si<br />
prevede uno spostamento continuo di quote<br />
di produzione verso i paesi emergenti, sia<br />
per garantire la vicinanza della produzione<br />
ai luoghi di consumo, sia per normative<br />
meno stringenti. È importante notare come<br />
molti di questi cambiamenti richiedano<br />
importanti investimenti infrastrutturali e<br />
competenze cross-industry. L’evoluzione<br />
del mercato energetico passa per temi<br />
come la mobilità a zero CO 2, la domotica e<br />
l’energy management, i distretti energetici<br />
e l’energia a km zero. Questi temi, a loro<br />
volta, necessitano la convergenza di diverse<br />
tipologie di operatori come i distributori<br />
(DSO), gli operatori telco, le aziende di largo<br />
consumo e le aziende ICT.<br />
Per sfruttare al meglio i nuovi scenari<br />
competitivi, le Utility dovranno concentrare<br />
i propri investimenti in partnership<br />
intersettoriali per le attività di R&D, avviare<br />
progetti di eccellenza per la distribuzione,<br />
la generazione e la vendita di energia,<br />
sviluppare nuove offerte di servizio a<br />
maggior valore aggiunto e continuare le<br />
azioni di consolidamento per aumentare le<br />
proprie economie di scala.<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 93
94 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Le aziende energivore dovranno invece<br />
ottimizzare i processi interni dal punto di<br />
vista dei consumi, partecipare al regime<br />
di agevolazione economico offerto dal<br />
Regolatore tramite i Titoli di Efficienza<br />
Energetica (TEE) e garantire una propria<br />
produzione di energia da fonti rinnovabili<br />
capace di soddisfare i consumi interni.<br />
Infine, nell’industria dell’Oil&Gas la<br />
digitalizzazione dell’estrazione diventerà un<br />
fattore di successo sempre più centrale, sia<br />
per ottenere costi più bassi e processi più<br />
efficienti, sia per ridurre i rischi ambientali.<br />
Tutto questo in modo da raccogliere la<br />
sfida principale e cioè quella di trasformare<br />
il ruolo dell’energia, che potrà diventare<br />
finalmente un prodotto fruibile come la<br />
passata di pomodoro fatta in casa dalla<br />
nonna: sano (energia “rinnovabile”),<br />
conservabile (energy storage), da consumare<br />
a piacimento oppure da regalare o vendere al<br />
vicino (prodo-consumatori e decentramento<br />
energetico).<br />
4.5 Food&Beverage<br />
4.5.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
La recente crisi ha avuto un forte<br />
impatto sulle abitudini di consumo degli<br />
italiani: la recessione economica, la forte<br />
disoccupazione, la debolezza dell’euro e<br />
l’incertezza sul futuro hanno portato a una<br />
rilevante riduzione del potere d’acquisto e di<br />
conseguenza alla contrazione dei consumi.<br />
Tale comportamento è generalizzato,<br />
sebbene non abbia colpito con la stessa<br />
intensità tutti i settori. In particolare,<br />
l’impatto della crisi nell’alimentare è stato<br />
complessivamente modesto (l’EuroStoxx tra<br />
l’aprile 2009 e l’aprile 2010 ha perso il 24%,<br />
l’EuroStoxx Food&Beverage ha guadagnato<br />
addirittura il 2%) e il consumatore italiano<br />
ha dimostrato di possedere una bassa<br />
propensione a ridurre i consumi alimentari (il<br />
15% rispetto al 55% degli americani) 53 .
Le principali imprese alimentari italiane sono<br />
quindi riuscite ad affrontare questa fase<br />
negativa del ciclo economico senza traumi<br />
particolarmente rilevanti sia in termini<br />
di ricavi che di redditività. Un esempio<br />
emblematico è rappresentato da Ferrero<br />
che tra il 2008 e il 2009 ha registrato un<br />
fatturato stabile e una redditività in crescita<br />
(Ebida da 4,1% a 5,9%) 54 . La buona cucina<br />
si dimostra elemento imprescindibile e<br />
irrinunciabile della nostra cultura, del modo<br />
di vivere, pensare e agire. Rinunciare a<br />
mangiare e bere (bene) vorrebbe quindi dire<br />
rinunciare a vivere come abbiamo sempre<br />
fatto negli ultimi secoli, altrimenti non<br />
si spiegherebbero le oltre 200 etichette<br />
di prodotti agroalimentari di alta qualità,<br />
numeri impressionanti, che nessun paese<br />
europeo è in grado di eguagliare.<br />
Da anni l’alimentare in Italia è un mercato<br />
maturo, con tassi di crescita pre-crisi<br />
decisamente inferiori al resto del mondo<br />
(CAGR 06-08 +2,8% vs. +9,5%). La recessione<br />
ha ridotto le prospettive di sviluppo a livello<br />
globale e reso stabile il mercato italiano<br />
(CAGR 08-10 0,0% vs. 3,4% nel mondo),<br />
mentre le prospettive per il futuro sono di<br />
lenta ripresa, a tassi inferiori rispetto al<br />
passato, con aspettative tra il 2010 e il 2015<br />
di una crescita annua di +0,8% 55 .<br />
Un’analisi più approfondita consente di<br />
comprendere le dinamiche nei vari comparti,<br />
che presentano sensibili differenze tra loro.<br />
La spesa complessiva in consumi alimentari<br />
ha raggiunto i 202 miliardi di euro 56 nel<br />
2009 e la crescita degli ultimi anni è stata<br />
trainata soprattutto dai consumi fuori casa,<br />
che pesano oggi il 32% circa, ma che più dei<br />
consumi in famiglia hanno subìto gli effetti<br />
della crisi. Anche le dinamiche interne al<br />
settore sono molto differenziate 57 :<br />
Il Packaged Food continuerà a crescere, ma a<br />
tassi inferiori rispetto al passato (+1%).<br />
Il Non-Alcoholic Beverage attraverserà una<br />
fase di stagnazione dovuta alle difficoltà nel<br />
fuori casa e delle acque minerali.<br />
L’Alcoholic Beverage è in fase di leggera<br />
contrazione strutturale (-0,7%).<br />
Unica eccezione è la birra, la cui crescita<br />
in Italia è sostenuta da una convergenza<br />
delle abitudini alimentari tra i diversi paesi<br />
europei. Emblematica, a questo proposito,<br />
l’immagine dell’ultimo G8 a l’Aquila nel quale<br />
la Cancelliera tedesca Angela Merkel, durante<br />
la cena di gala, ha bevuto birra italiana.<br />
Tutti i paradigmi influenzeranno il settore<br />
in modo significativo nei prossimi anni.<br />
Date le caratteristiche peculiari del settore,<br />
quello con il maggiore impatto sarà<br />
Trust&Sharing. In un momento di forte<br />
crisi economica e di perdita generalizzata<br />
di fiducia degli individui, la creazione di<br />
un rapporto di fiducia con il consumatore<br />
diventerà un fattore chiave per la crescita e<br />
lo sviluppo del business. Una delle principali<br />
leve per costruire un rapporto solido e<br />
duraturo basato sul Trust è sicuramente<br />
il presidio di tutta la catena del valore<br />
dalla produzione fino al cliente, tramite<br />
la creazione di una “filiera etica”. Tale<br />
concetto include i tipici temi di Corporate<br />
Social Responsability sino ad estendersi al<br />
benessere animale (per quegli alimenti che<br />
includono nella filiera anche la componente<br />
di allevamento) e soprattutto all’utilizzo<br />
di metodologie e materie prime non<br />
dannose per il consumatore con approccio<br />
più restrittivo rispetto a quanto previsto<br />
dalle normative (vedi ad esempio il caso<br />
di inchiostri più sicuri per il packaging).<br />
Occorre quindi costruire una reputazione e<br />
diffonderla, controllando i principali canali<br />
di comunicazione per poter governare il<br />
“word of mouth” e contemporaneamente<br />
aprirsi ai clienti per riconoscere velocemente<br />
e rispondere sempre meglio alle mutate<br />
esigenze del mercato. L’importanza che<br />
riveste la reputazione è testimoniata<br />
53 Fonte: Euromonitor ,2009<br />
54 Fonte: Nielsen, 2009<br />
55 Fonte: Euromonitor, 2009<br />
56 Fonte: Elaborazioni <strong>Accenture</strong> su dati Euromonitor, Istat, Nielsen, Ismea,<br />
Osservatorio consumi ortofrutticoli, Assica<br />
57 Fonte: Euromonitor, 2009<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 95
dalla sempre maggiore attenzione che le<br />
imprese dedicano al “brand reputation<br />
management”; rappresentativo è l’esempio<br />
di Ferrero, premiata come l’azienda con<br />
la “miglior reputazione al mondo” dal<br />
Reputation Institute. Inoltre il dialogo<br />
con il consumatore può rappresentare<br />
un’importante fonte d’innovazione; caso<br />
esemplare è rappresentato da Barilla, che<br />
attraverso “Il mulino che vorrei” ha maturato<br />
una maggiore capacità di recepire le idee<br />
di sviluppo generate direttamente dai<br />
consumatori.<br />
Alcuni cambiamenti negli stili di consumo<br />
sono legati alla ricerca di piatti semplici e<br />
veloci, ma senza rinunciare a un'esperienza<br />
intensa: Quick&Deep. Una testimonianza<br />
della rilevanza del fenomeno è rappresentata<br />
dall’ampliamento dell’assortimento delle<br />
vending machine, che permettono ora<br />
di accedere anche a prodotti di qualità<br />
preconfezionati, così come la crescente<br />
diffusione di formati monodose destinati<br />
prevalentemente a single. Il connubio tra<br />
velocità ed esperienza può essere, inoltre,<br />
ben rappresentato dalla forte diffusione<br />
delle cialde per il caffè, pratiche e in grado<br />
di fornire un prodotto di grande qualità.<br />
Da parte delle imprese questa sempre<br />
maggiore velocità e complessità del<br />
contesto competitivo trova risposta in un<br />
maggiore utilizzo di strumenti di analytics<br />
96 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
che consentono di analizzare i fenomeni<br />
con profondità e cogliere le dinamiche<br />
emergenti.<br />
L’attenzione a comportamenti<br />
Crucial&Sustainable si declinerà in<br />
una maggiore attenzione alle tematiche<br />
ambientali e in una crescita dei prodotti<br />
salutari e con gli ingredienti del “passato”.<br />
Quanto rilevante sarà l’incremento dei<br />
prodotti biologici in senso stretto è ancora<br />
da accertare, in quanto i clienti non sono<br />
disposti a pagare un premium price per<br />
caratteristiche del prodotto da cui non<br />
ricevono un beneficio concreto, diretto<br />
e nel breve periodo. Appare invece più<br />
probabile il sempre maggior successo di<br />
prodotti che dispongono, di alcune delle<br />
caratteristiche tipiche dei prodotti biologici<br />
quali ad esempio una maggiore salubrità<br />
e/o naturalità (basti pensare ad esempio a<br />
prodotti non bio ma con forte contenuto di<br />
naturalità quali il Campese Amadori).<br />
La sostenibilità, per essere perseguita<br />
veramente, dovrà trovare un diretto riscontro<br />
nella creazione di valore per l’impresa e non<br />
rimanere uno slogan da associare al proprio<br />
brand: le iniziative che avranno maggiore<br />
impatto saranno quelle che consentiranno<br />
un contenimento dei costi o la creazione<br />
di nicchie di mercato con un adeguato<br />
premium-price (es. bottiglie in bioplastica<br />
per le acque minerali e cassette per la<br />
frutta richiudibili e riutilizzabili in grado di<br />
contenere i costi di confezionamento).<br />
Le imprese avranno sempre più l’esigenza<br />
di focalizzarsi su quanto veramente risulta<br />
rilevante per il consumatore (e quindi per<br />
l’impresa!) in un contesto di mercato in cui<br />
la complessità è sempre più ampia.<br />
Tale fenomeno si declina in una maggiore<br />
complessità del consumatore (Age<br />
complexity: Millennials&Boomers; Income<br />
Complexity: pressioni sulla classe media<br />
e polarizzazione del reddito; Life-Stage<br />
Complexity: moltiplicazione delle tipologie<br />
di famiglie e di relazioni lungo il corso della<br />
vita; ecc), in un aumento della rilevanza di<br />
canali non tradizionali (es. vending) e anche<br />
nella variabilità sempre più ampia all’interno<br />
del trade stesso (aumento degli Store Format<br />
e incidenza di promo e scontistica).<br />
Infine la ricerca di prodotti<br />
Unique&Universal porterà un ritorno<br />
all’essenziale ma contemporaneamente alla<br />
ricerca di prodotti originali, caratteristici e<br />
più adeguati alle proprie esigenze.<br />
Forte diffusione ha avuto, ad esempio,<br />
Dimmi di sì, che propone preparati sani<br />
e semplici pronti in pochi minuti al<br />
microonde. Unique&Universal significa<br />
anche diffondere le eccellenze locali a livello<br />
internazionale, dove sono presenti enormi
potenzialità: rappresentativo è il prosciutto<br />
San Daniele, che, nell’anno della crisi, ha<br />
visto incrementare le proprie vendite negli<br />
Stati Uniti del 30%, senza far leva sul prezzo.<br />
4.5.2 La nuova CEO agenda<br />
Dalle considerazioni effettuate emerge<br />
per il settore agroalimentare italiano<br />
un quadro più positivo rispetto ad altri<br />
comparti dell’economia; i CEO dei maggiori<br />
gruppi agroalimentari si trovano comunque<br />
nei prossimi anni ad affrontare alcune<br />
importanti sfide.<br />
Il primo punto di attenzione sarà il<br />
governo della complessità, che rischia di<br />
minare l’efficienza operativa e l’efficacia<br />
commerciale. La proliferazione delle<br />
condizioni commerciali e la continua<br />
variazione dei prezzi tramite promozioni<br />
sono solo alcuni dei fenomeni che hanno<br />
contribuito ad accrescere la complessità per<br />
l’impresa. Sorge la necessità di avere una<br />
migliore capacità di lettura del business,<br />
anche in ottica predittiva. Semplificazione<br />
dell’offerta e politiche di “every day low price”<br />
sono già state messe in atto da alcuni Retailer<br />
alla ricerca di una gestione ottimale degli<br />
assortimenti, con una filosofia "back to basic".<br />
La complessità verrà affrontata anche<br />
attraverso la ricerca di una superiore<br />
capacità di lettura dei fenomeni attraverso<br />
un maggior supporto di strumenti (Analytics).<br />
La gestione integrata dei touch point<br />
fisici e digitali consente infatti di ottenere<br />
una grande quantità di informazioni che<br />
possono essere utilizzate solo sviluppando<br />
un’adeguata capacità di analisi finalizzata<br />
alla previsione dei comportamenti<br />
di consumo. Le tecnologie di sharing<br />
(smartphone, social network, ecc) facilitano<br />
inoltre l’accrescimento del patrimonio<br />
informativo a disposizione dell’impresa e la<br />
misurazione del percepito dai consumatori e<br />
delle dinamiche del passaparola.<br />
Per quanto riguarda la ricerca di<br />
informazioni attraverso punti di contatto<br />
“direct-to-consumer” uno degli esempi<br />
più interessanti è rappresentato da<br />
Procter&Gamble, la cui strategia di presidio<br />
del canale digitale, attraverso un sito<br />
internet di E-commerce particolarmente<br />
innovativo, ha l’obiettivo principale di<br />
studiare i comportamenti dei consumatori<br />
superando la classica barriera che il Retailer<br />
rappresenta tra impresa e consumatore.<br />
Il monitoraggio della reputazione sarà un<br />
altro elemento chiave della strategia dei<br />
prossimi anni: questa deve basarsi, infatti,<br />
su fondamenti concreti, facendo leva sul<br />
presidio della filiera (etica), e deve essere<br />
accompagnata da una gestione integrata<br />
della multicanalità.<br />
Replicare su scala globale<br />
il modello di eccellenza<br />
italiana nell’alimentare<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 97
Al fine di stimolare una domanda non<br />
particolarmente vivace, grande rilevanza<br />
avrà l’innovazione, che dovrà tuttavia<br />
trovare ispirazione da tutti gli stakeholder,<br />
grazie a una maggiore apertura sia a<br />
monte (co-creation) che a valle (crowdsourcing).<br />
Numerosi sono i casi di successo<br />
di opportunità colte grazie all’ascolto<br />
del mercato, quali la diffusione dei cibi<br />
funzionali, tradizionalmente accostati<br />
all’industria farmaceutica (life style drug) e<br />
ormai diventati un segmento rilevante (e in<br />
crescita) nel settore alimentare.<br />
In molti settori risulta oggi centrale la ricerca<br />
di opportunità derivanti dalla convergenza<br />
cross-industry. Il Food&Berverage è tra<br />
quelli con minori spazi di integrazione<br />
a causa della fisicità del prodotto e del<br />
rapporto intermediato col consumatore.<br />
Esistono tuttavia alcuni ambiti di sinergia tra<br />
Retailer e industria di marca, sia sul fronte<br />
della condivisione della conoscenza del<br />
consumatore e delle sue abitudini d’acquisto,<br />
sia nell’ideazione e realizzazione di format<br />
in grado di valorizzare i prodotti italiani<br />
all’estero.<br />
In un contesto in cui il mercato interno<br />
cresce a tassi contenuti e le opportunità<br />
cross-industry sono limitate, gli spazi di<br />
sviluppo più rilevanti non possono che essere<br />
ricercati all’estero.<br />
98 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Tali spazi andranno ricercati in primis<br />
all’interno dell’Unione Europea. In tali paesi<br />
la penetrazione potrà essere sostenuta dalla<br />
sempre maggiore convergenza nelle abitudini<br />
di consumo e dalla rilevanza in tutte le<br />
nazioni dei principali trend in atto nel<br />
mercato alimentare. In tale contesto il vero<br />
punto cruciale sarà la capacità di superare le<br />
differenze ancora rilevanti tra i diversi paesi<br />
(si pensi ad esempio ai termini di pagamento<br />
e delle condizioni commerciali tra industria e<br />
distribuzione) ed essere in grado di sfruttare<br />
al meglio la crescente presenza europea<br />
dei principali Retailer (soprattutto in un<br />
contesto che nei prossimi anni potrà essere<br />
sempre più caratterizzato da una dinamica di<br />
centralizzazione degli acquisti).<br />
Sarà però necessario andare oltre l’Europa<br />
per cogliere le maggiori opportunità<br />
di crescita: non a caso per tutti i<br />
principali player (da Nestlè a Uniliver,<br />
da P&G a Danone) i mercati emergenti<br />
rappresenteranno l’area di sviluppo<br />
prioritaria. In quest’ottica diventa cruciale la<br />
scelta del paese su cui focalizzare la propria<br />
espansione in base alle caratteristiche<br />
socioeconomiche e all’affinità culturale,<br />
al fine di incrementare le probabilità di<br />
successo di quella che può rappresentare la<br />
vera grande sfida per molti degli imprenditori<br />
dell’attuale generazione: replicare all’estero<br />
i successi avuti dai propri predecessori nel<br />
nostro paese.<br />
La grande sfida su cui cimentarsi nel futuro è<br />
quella di rendere scalabile il modello italiano<br />
in una dimensione più globale, anche tramite<br />
un’eventuale duplicazione della filiera in loco,<br />
mantenendone il controllo e salvaguardando<br />
i contenuti distintivi tipici dell’alimentare<br />
italiano in termini di qualità delle materie<br />
prime, storia, conoscenza e attenzione ai<br />
dettagli nella fase di trasformazione. In<br />
quest’ottica può essere preso ad esempio<br />
il caso Brancamenta che ha nel suo ramo<br />
argentino una realtà ormai consolidata e del<br />
tutto integrata nel contesto del paese.<br />
La competizione andrà indirizzata anche<br />
nei confronti di quell’enorme mondo fatto<br />
di contraffazione e “Made in Italy like” che<br />
attualmente la regolamentazione non è<br />
riuscita ad arginare e che ammonta a circa<br />
60 miliardi di Euro all’anno, rappresentando<br />
circa il triplo dell’export complessivo 58 .<br />
Per combattere questa dura battaglia<br />
potranno essere utilizzati anche prodotti<br />
ideati “ad hoc” in grado di contenere i costi<br />
di produzione e preservare le caratteristiche<br />
basilari del prodotto italiano con il fine di<br />
educare progressivamente il consumatore<br />
verso la vera qualità del Made in Italy.<br />
Non esistono “ricette per la crescita” valide<br />
in ogni contesto di mercato e per ogni<br />
prodotto, ma solo opportunità da cogliere<br />
senza farsi spaventare a priori dalla perdita
del collegamento tra il prodotto e il territorio<br />
come fattore di differenziazione.<br />
In estrema sintesi l’obiettivo è quello di<br />
andare oltre al puro export governato<br />
dall’Italia che tante soddisfazioni ha dato, e<br />
sta dando, alle aziende alimentari italiane,<br />
ma che non può garantire una penetrazione<br />
elevata nei mercati (sopratutto in quelli<br />
emergenti). In altre parole si dovranno quindi<br />
superare, anche nella produzione, i confini<br />
nazionali.<br />
In termini di prodotto ciò si declina nel<br />
passaggio da un prodotto esportato “tal<br />
quale” direttamente dall’Italia a un prodotto<br />
adattato alle esigenze e alle preferenze<br />
del consumatore locale (magari prodotto<br />
in loco) sino a quella che rappresenta<br />
l’ultima frontiera, che alcune delle grandi<br />
multinazionali stanno oltrepassando, e cioè<br />
il far nascere nuovi prodotti direttamente<br />
nei mercati emergenti creando in tali paesi<br />
centri di ricerca integrati all’interno di un<br />
network globale. Anche nel Food&Beverage,<br />
si stanno gettando le basi per la nascita e<br />
lo sviluppo della reverse innovation (basti<br />
pensare al successo dei prodotti creati da<br />
Nestlè direttamente in India per il mercato<br />
indiano).<br />
4.6 Gambling<br />
4.6.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
Una volta eravamo un Paese di santi,<br />
navigatori e poeti. Ammesso di essere<br />
ancora santi e navigatori, oggi più che<br />
poeti saremmo giocatori, scommettitori<br />
appassionati, innamorati delle lotterie che<br />
fremono nell’attesa dell’estrazione decisiva.<br />
Se non fosse così non si riuscirebbe a<br />
spiegare una crescita media annuale del<br />
18% negli ultimi 5 anni e del 12% atteso<br />
per i prossimi 5 per l’intero settore dei<br />
giochi e delle scommesse. Un trend che<br />
nasconde probabilmente più possibilità<br />
di investimento di qualunque industria in<br />
qualunque Paese emergente. In poco tempo<br />
(dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni)<br />
la raccolta annua del mercato è arrivata<br />
a oltre 54 miliardi di euro (30 miliardi<br />
nei primi sei mesi del 2010 59 ) con una<br />
rilevanza, in termini di fatturato, pari allo<br />
58 Fonte: Coldiretti<br />
59 Fonte: AAMS, 2010<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 99
Figura 23. La raccolta del Gambling in Italia<br />
(2005-2009)<br />
28,5<br />
7,3<br />
2,0<br />
1,8<br />
2,8<br />
1,6<br />
1,5<br />
11,5<br />
2005<br />
Fonte: Agicos 2009<br />
35,3<br />
6,6<br />
2,0<br />
2,6<br />
2,9<br />
1,8<br />
4,0<br />
15,4<br />
2006<br />
Slot Machine<br />
Lotterie (incluso<br />
Gratta&Vinci)<br />
+ 18%<br />
42,2<br />
6,2<br />
1,9<br />
2,8<br />
2,7<br />
1,7<br />
8,0<br />
18,8<br />
2007<br />
47,6<br />
54,4<br />
3,8<br />
4,2<br />
2,0<br />
1,5<br />
25,5<br />
2009<br />
0,4% del PIL, ma in un mercato ancora<br />
molto frammentato, dove i primi 5 player<br />
valgono il 40% del mercato 60 . Un risultato<br />
raggiunto grazie anche alle peculiarità che<br />
il settore ha saputo sfruttare in Italia, dove<br />
l’antica tradizione del Lotto si fonde con<br />
l’innovazione del Gratta e Vinci, di Win for<br />
Life e tanti altri giochi che portano nelle<br />
casse dell’erario circa 9 miliardi di euro 61<br />
(dei quali la sola Lottomatica ha contribuito<br />
100 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
0,2<br />
5,9<br />
2,5<br />
4,1<br />
2,3<br />
1,6<br />
9,3<br />
21,7<br />
2008<br />
2,3<br />
5,7<br />
9,4<br />
Scommesse Sportive<br />
Superenalotto<br />
Bingo<br />
Lotto<br />
Scommesse Ippiche Skill Game<br />
(incluso Poker online)<br />
per quasi il 50%). Anche di fronte a successi<br />
importanti come quelli più recenti, <strong>Accento</strong><br />
sull’Italia non può immaginare che il mercato<br />
resti impermeabile ai nuovi paradigmi del<br />
cambiamento. Certo si tratta di un’industria<br />
più giovane di tante altre, che forse<br />
proprio per questo non viene pienamente<br />
influenzata dai trend, ma piuttosto li<br />
influenza direttamente. È tuttavia chiaro<br />
che ci siano una serie di temi caldi da<br />
affrontare, a cominciare dalla migrazione<br />
verso i canali online che nel 2009 sono<br />
cresciuti (per raccolta) del 154% a circa 4<br />
miliardi di euro. Una tendenza che insieme<br />
alla richiesta di giochi veloci con alte vincite<br />
risponde alla domanda di Quick&Deep,<br />
ma in qualche modo si sovrappone anche<br />
all’Unique&Universal quando si pensa a un<br />
maggior semplicità di utilizzo facendo leva<br />
sulle eccellenze locali. Uno schema fino a<br />
oggi proposto con successo da Microgame<br />
che nel suo network è riuscita ad aggregare<br />
oltre 100 operatori locali.<br />
Il gambling è talvolta un’industria guardata<br />
con sospetto, tra ombre e luci. I detrattori del<br />
mercato – più numerosi di quanto si possa<br />
immaginare – sollevano in continuazione il<br />
dilemma etico del gioco, chiamando in causa<br />
la moralità di facili vincite e i pericoli di<br />
grandi perdite. I big del settore sono quindi<br />
chiamati sempre più spesso in causa per<br />
“insegnare” il gioco responsabile e prevenire<br />
le ludopatie, ma anche per garantire la<br />
trasparenza e la sicurezza delle transazioni in<br />
nome del Trust&Sharing.<br />
Un nuovo approccio adottato dai principali<br />
player del settore: Lottomatica, ad esempio,<br />
è stato il primo a essere certificato per il<br />
gioco responsabile dalla Global Gambling<br />
Guidance Group. Bwin, insieme alla Harvard<br />
Medical School, ha realizzato un progetto<br />
finalizzato alla prevenzione del gioco<br />
patologico, Gioco Digitale con l’apertura di<br />
uno sportello dedicato proprio ai ludopatici.<br />
Sul fronte delle transazioni, invece, i<br />
maggiori operatori hanno deciso – in nome<br />
della trasparenza e dell’assenza di conflitti<br />
d’interesse - di avvalersi di organizzazioni<br />
esterne per la certificazione delle proprie<br />
piattaforme di pagamento.<br />
Ma il gioco risponde anche alle richieste<br />
di Crucial&Sustainable, con un approccio<br />
sempre legato all’etica che in qualche modo<br />
aiuta anche la reputation del settore. Il<br />
risultato comunque è piuttosto evidente<br />
con un crescente impegno a favore della<br />
comunità e con una focalizzazione sul<br />
core business e sui giochi che fanno<br />
leva sul sogno tradizionale di modificare<br />
radicalmente le proprie condizioni<br />
economiche (i jackpot multimilionari del<br />
Superenalotto, per esempio). In quest’ottica<br />
Sisal e Lottomatica sono state tra le prime
Figura 24. La raccolta del Gambling in Italia<br />
(2005-2009)<br />
1.434<br />
392<br />
2008<br />
+ 154%<br />
+ 158%<br />
3.765<br />
850<br />
2009<br />
1° Q Totale<br />
Fonte: Osservatorio Gioco online Politecnico Milano, AAMS, Sogei<br />
società ad approvare un piano d’azione<br />
per finanziare attività ed eventi culturali,<br />
sociali e sportivi.<br />
4.6.2 La nuova CEO agenda<br />
Mld €<br />
+ 58%<br />
1.340<br />
2010<br />
Nel pieno della crisi finanziaria che dalla<br />
seconda metà del 2008 ha travolto prima gli<br />
Stati Uniti e poi l’Europa, in tanti spiegavano<br />
la crescita del settore con l’inseguimento di un<br />
sogno. Di una vincita che potesse risolvere tutti<br />
i problemi. Gli addetti ai lavori, al contrario,<br />
si lamentavano perché la crisi rallentava la<br />
crescita di un’industria appena nata. La verità<br />
probabilmente sta nel mezzo, perché la molla<br />
del sogno milionario spinge tanti a giocare, e<br />
costringe i CEO a pensare a una nuova agenda<br />
per il futuro prossimo per non rallentare la<br />
progressione del mercato. Anche quando la<br />
crisi sarà solo un ricordo sbiadito.<br />
Le sfide e le grandi scommesse del comparto<br />
risiedono sia nella ricerca di nuovi revenue<br />
stream sia nell’allargamento e fidelizzazione<br />
della base clienti attraverso due leve: la<br />
promessa di una nuova vita con una vincita<br />
importante e la garanzia di divertimento<br />
sicuro. Una partita che non può essere<br />
vinta senza la capitalizzazione degli asset<br />
tecnologici a disposizione (e.g. service<br />
providing, networking), ma che ha bisogno<br />
anche dell’ottimizzazione dei profitti,<br />
cominciando da un’attenta analisi delle<br />
voci di ricavo e costo e riflettendo sugli<br />
investimenti in marketing. Tra gli obiettivi<br />
finali ci sono anche lo sviluppo di nuovi<br />
prodotti capaci di attrarre masse critiche di<br />
rilievo, evitando flop annunciati.<br />
Il gambling però ha bisogno soprattutto<br />
di uscire allo scoperto, di lasciarsi<br />
definitivamente alle spalle quell’aurea<br />
fumosa delle vecchie bische che nulla hanno<br />
a che vedere con il mercato di oggi. Proprio<br />
per questo sono ancora più importanti gli<br />
investimenti in marketing a difesa della<br />
brand reputation e l’industrializzazione del<br />
risk management contro frodi e riciclaggi.<br />
Per i protagonisti del gambling Made in Italy,<br />
anche per rispondere all’assalto dei player<br />
esteri che guardano alla nostra Penisola<br />
come a una terra di conquista, ci sono poi le<br />
prospettive d’internazionalizzazione, favorite<br />
dalla propensione di molti paesi europei ad<br />
adottare un quadro normativo sull’esempio<br />
del modello italiano. L’Italia ancora una<br />
volta, può giocare un ruolo importante,<br />
facendo leva proprio sulle sue capacità<br />
d’innovazione, ma deve anche riuscire a<br />
sfruttare le sinergie tra il gambling e i servizi<br />
commerciali, valorizzando le reti retail per<br />
portare il gioco fuori dai locali tradizionali.<br />
Per <strong>Accento</strong> sull’Italia, quindi, il fattore<br />
competitivo principale sarà nell’integrazione<br />
tra il concetto di gioco responsabile e gioco<br />
sicuro con una grande incognita legata<br />
all’evoluzione normativa, che probabilmente<br />
sarà all’insegna del miglioramento<br />
dell’efficacia nell’enforcement delle regole.<br />
60 Fonte: Dow Jones Factiva<br />
61 Fonte: MEF, 2009<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 101
102 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
4.7 Grocery Retail<br />
4.7.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
Il panettiere sotto casa, il macellaio<br />
all’angolo e la pescheria in centro. Ci sono<br />
realtà che resistono anche al cambiamento<br />
del contesto, specie in Italia, dove il settore<br />
della Grande Distribuzione sente l’influenza<br />
dei negozi di prossimità. Nonostante tutto<br />
preferiamo fare la spesa a pochi passi da<br />
casa, pagandola anche di più pur di non<br />
dover prendere la macchina. Abbiamo meno<br />
tempo per le nostre attività quotidiane e il<br />
fattore vicinanza è diventato una necessità,<br />
perché il risparmio potrebbe non valere<br />
quanto il tempo impiegato per fare la<br />
spesa. E la sfida della Grande Distribuzione<br />
Organizzata (GDO) passa proprio da qui:<br />
dalla velocizzazione del processo d’acquisto<br />
e dall’ottimizzazione della ricerca dei<br />
prodotti.<br />
La verità è che siamo un popolo abituato a<br />
mangiare bene e particolarmente attento<br />
alla qualità, un fattore che fino a oggi ha<br />
frenato la crescita in Italia dei discount e<br />
delle marche private. Ci fidiamo dei brand<br />
conosciuti e dei consigli del negoziante, poco<br />
di quello che non conosciamo, a meno che<br />
non ci sia una promozione, perché gli sconti<br />
nonostante tutto sono una leva sempre<br />
efficace. Tra il 2008 e il 2009 le vendite<br />
sottocosto sono aumentate del 10% 62 , ma<br />
spesso non sono sufficienti a fidelizzare<br />
i clienti, riducendo la marginalità delle<br />
insegne e impattando quindi sui risultati.<br />
In questo contesto il mercato della GDO è<br />
fortemente concentrato a livello locale, ma<br />
frammentato su tutto il territorio con i primi<br />
5 operatori (Coop, Auchan, Conad, Carrefour,<br />
Esselunga) che insieme hanno una quota di<br />
mercato ferma al 32% 63 . Poco per un settore<br />
che vale il 9% del PIL con 138 miliardi di<br />
spesa complessiva, ma che per il 23% resta<br />
nelle mani della distribuzione tradizionale,<br />
una quota che in Francia e Germania arriva a<br />
fatica al 4% 64 .<br />
Le grandi superfici hanno sofferto<br />
maggiormente della crisi dell’ultimo anno<br />
rispetto al negozio di prossimità. Nei primi<br />
nove mesi del 2009 la rete degli ipermercati<br />
si è ridotta del 2% 65 eppure sembra che sia<br />
solo l’apertura di nuovi punti vendita a poter
spingere il mercato. Il fatturato di settore<br />
è, infatti, cresciuto del 2%, ma a parità di<br />
perimetro (ovvero punti vendita) sarebbe<br />
calato lo scorso anno dell’1% 66 .<br />
Per uscire dall’impasse i big del settore<br />
dovrebbero cogliere opportunità di fusioni<br />
e acquisizioni, magari sfruttando anche il<br />
contesto economico. Si può pensare almeno<br />
a nuove strategie di alleanza, o partnership,<br />
migliorando contestualmente anche i piani<br />
di fidelizzazione clienti. Il grande passo,<br />
però, non può prescindere da una nuova<br />
concezione del punto vendita. Sfruttando<br />
il nuovo bisogno di rapidità e semplicità, lo<br />
store dovrebbe diventare il punto centrale<br />
dell’incontro tra la domanda e l’offerta.<br />
Il luogo dove il cliente possa trovare<br />
immediatamente tutto ciò di cui ha bisogno:<br />
dalla semplicità d’acquisto, grazie alle nuove<br />
innovazioni tecnologiche, alla tradizionale<br />
competenza degli assistenti di vendita.<br />
Senza fatica e senza doversi spostare<br />
altrove, ritrovando anche un’offerta di<br />
servizi a valore aggiunto.<br />
Gli scenari sopra descritti possono essere<br />
letti anche e soprattutto attraverso la lente<br />
dei nuovi paradigmi del cambiamento.<br />
In questo senso la spinta più forte arriva<br />
da Quick&Deep. Dal bisogno, cioè, di<br />
fare la spesa in velocità e senza difficoltà,<br />
ottimizzando i tempi di acquisto attraverso<br />
una maggiore e facile fruibilità dei servizi,<br />
sfruttando tutti i canali della modernità,<br />
dal web al mobile. Come già succede<br />
all’Esselunga: faccio la spesa online, pago<br />
e i miei prodotti arrivano a casa nella<br />
fascia oraria da me indicata. Oppure da<br />
Auchan che ha importato il "drive through":<br />
ordino via internet e quando ho tempo<br />
passo con la macchina a ritirare i prodotti<br />
scelti e pagati online, sperimentando al<br />
tempo stesso un modo completamente<br />
nuovo di fare la spesa! Ma sfruttare i<br />
canali digitali vuol dire pensare non solo<br />
a nuove modalità interattive ma anche a<br />
nuovi sistemi di pagamento, attraverso<br />
l’utilizzo dell’innovativo shop o personal<br />
pod: lo strumento capace di coinvolgere il<br />
consumatore che sperimenta lo shopping<br />
interattivo attraverso semplici gesti fin<br />
dall’ingresso nel punto vendita. Con<br />
questo nuovo pod il consumatore riceve<br />
immediatamente le notizie relative alle<br />
promozioni in corso nel punto vendita o<br />
alle caratteristiche del prodotto, leggendo<br />
il codice a barre dei prodotti mantiene<br />
costantemente aggiornato il valore dello<br />
scontrino finale, imbusta la merce mano<br />
a mano che la seleziona dallo scaffale<br />
e arriva alla cassa senza necessità di<br />
distribuirla sul nastro poiché, consegnando<br />
lo shop pod all’assistente, lo scontrino<br />
viene emesso automaticamente: una spesa<br />
consapevole e veloce.<br />
Quick&Deep però vuol dire anche migliorare<br />
l’esperienza di acquisto attraverso una<br />
“teatralizzazione” del punto vendita con<br />
eventi in loco (promozioni ed eventi a tema<br />
come gli incontri con i grandi chef per<br />
sperimentare nuovi prodotti e abbinamenti<br />
culinari) e con una maggior attenzione<br />
all’architettura della distribuzione e ai<br />
contenuti informativi dei prodotti.<br />
Resta il fatto che il mercato della grande<br />
distribuzione non è forse attrattivo come un<br />
auto di lusso e l’appeal sul grande pubblico<br />
non è così forte come quello di altri settori,<br />
ma proprio per questo Trust&Sharing è<br />
ancora più importante.<br />
Lo sforzo di creare una community di<br />
consumatori viene ricercato con la solita<br />
ricetta delle formule di fidelizzazione, dalla<br />
carta Fidaty di Esselunga alla Nectar che<br />
raggruppa differenti operatori. L’obiettivo è<br />
sempre lo stesso: conquistare la fiducia dei<br />
consumatori per poi vendere e distribuire<br />
marchi privati (come i farmaci generici<br />
di Coop). Ma in cambio i clienti chiedono<br />
più attenzione, dalla corporate social<br />
responsibility, alla disponibilità di nuovi<br />
formati: le monoporzioni per i single e<br />
62 Fonte: Planet Retail, 2010<br />
63 Fonte: Business Monitor, 2010<br />
64 Fonte: Ibidem<br />
65 Fonte: Federconsumatori, 2009<br />
66 Fonte: Ibidem<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 103
quelle maxi per le famiglie numerose, fino<br />
alla specializzazione in particolari categorie<br />
di prodotti, per rispondere alle esigenze di<br />
un consumatore sempre più multietnico.<br />
La fidelizzazione si lega quindi anche alla<br />
distintività che il punto vendita deve avere.<br />
Il cliente si deve sentire parte di un club e<br />
per questo avere diritto a sconti e a offerte<br />
esclusive riservate a lui. Offerte che magari<br />
gli possono essere segnalate attraverso sms<br />
quando si trova in prossimità dello store. Un<br />
concetto a cavallo con Unique&Universal<br />
che spinge anche l’ottimizzazione degli<br />
assortimenti, la tracciabilità di processi<br />
e prodotti come nel caso dell’accordo tra<br />
Conad e Regione Sicilia per favorire l’export<br />
delle produzioni ortofrutticole sfruttando<br />
le partnership internazionali del retailer. E<br />
ancora lo sviluppo di nuovi social media,<br />
come ha fatto Carrefour con un sito dedicato<br />
alle mamme per scambiarsi informazioni e<br />
presentare offerte.<br />
In un settore come il retail non poteva<br />
certo mancare il paradigma del<br />
Crucial&Sustainable, il ritorno alle origini<br />
che si basa su una filiera sostenibile, su<br />
strutture a basso consumo energetico<br />
e su una catena produttiva integrata.<br />
Strategia cavalcata da Coop con la<br />
realizzazione del polo logistico per il Non<br />
Food energeticamente autosufficiente 67 , ma<br />
anche da Finiper che ha avviato il progetto<br />
104 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
“I Naturale” (marca commerciale ecofriendly),<br />
documentando prodotti, imballaggi<br />
e impatto ambientale delle attività svolte dai<br />
punti vendita.<br />
4.7.2 La nuova CEO agenda<br />
Le sfide di domani, quelle da affrontare con<br />
la nuova CEO Agenda, avranno due capisaldi:<br />
da un lato il cliente come protagonista sulla<br />
scena dell’acquisto, dall’altro l’innovazione<br />
della formula di gestione che dovrà diventare<br />
più veloce e reattiva agli impulsi esterni per<br />
favorire la consumer connection.<br />
Il principio chiave è che il cliente vada<br />
sempre messo al centro delle decisioni<br />
aziendali. Ancora di più in un settore<br />
competitivo come quello della grande<br />
distribuzione dove la fidelizzazione è bassa<br />
e il cambio d’insegna è dietro l’angolo.<br />
Per invertire la rotta bisogna ripensare<br />
il marketing, ridefinendo le offerte e la<br />
comunicazione su misura per ciascun<br />
consumatore, garantendo più informazione<br />
attraverso una maggiore multicanalità per<br />
soddisfare nuovi e vecchi bisogni e per offrire<br />
nuove esperienze di acquisto.<br />
In quest’ottica deve cambiare anche la<br />
gestione del lavoro. I processi decisionali<br />
e operativi devono essere veloci quanto le<br />
scelte e le necessità dei clienti, forse anche<br />
di più per intercettare i cambiamenti e<br />
proporre novità prima della concorrenza.<br />
Decisioni più rapide permettono di investire<br />
su servizi accessori, di lanciare programmi<br />
di fidelizzazione in partnership, ma anche di<br />
spingere sulla marca privata utilizzandola<br />
come opportunità di nuovi e diversi modelli<br />
di collaborazione.<br />
Il settore deve quindi investire nello studio<br />
di un nuovo modello di formato, basato sulla<br />
prossimità con una dimensione esperienziale<br />
volta verso una relazione quasi conviviale<br />
con il punto vendita. Una scommessa che<br />
se vinta cambierebbe definitivamente il<br />
mercato, a patto di riuscire a coniugare<br />
le vecchie logiche industriali (la ricerca<br />
dell’efficienza operativa) alla componente<br />
estetica per offrire velocità e profondità<br />
all’esperienza d’acquisto esaltando anche le<br />
eccellenze locali.<br />
Con questa rinnovata Agenda, <strong>Accento</strong><br />
sull’Italia immagina dunque uno scenario<br />
con più canali di connessione con il cliente,<br />
nuovi strumenti per l’acquisto da casa e<br />
un rinnovato impegno nella sostenibilità e<br />
socialità del punto vendita.<br />
L’aumento dei canali si traduce con<br />
l’implementazione di servizi innovativi<br />
per il ritiro e la consegna dei prodotti,<br />
inserendo oltre al servizio a domicilio e al
drive through, anche un distributore esterno,<br />
simile alle vending machine. Tecniche che<br />
potrebbero aumentare l’assortimento del<br />
no food aprendo nuove opportunità di<br />
business, ad esempio nei medicinali generici<br />
o nell’abbigliamento. Ma nuovi canali vuol<br />
dire anche la possibilità di comunicare con<br />
il cliente via mobile, aprendo una nuova era<br />
di interazione tra domanda e offerta. Canali<br />
che potrebbero anche passare attraverso<br />
la domotica, magari integrata negli<br />
elettrodomestici della cucina.<br />
Non meno importante la sostenibilità con<br />
investimenti diretti verso prodotti biologici a<br />
chilometro zero e l’utilizzo di fonti di energia<br />
rinnovabili all’interno dei punti vendita.<br />
Aumenterebbero forse i costi, ma anche la<br />
credibilità e l’attrattività della marca.<br />
La sfida del futuro sarà quella di reinventare<br />
il punto vendita proponendo servizi accessori<br />
in co-branding in un’ottica di cooperazione<br />
tra pubblico e privato, per esempio fornendo<br />
un servizio gratuito di consegna a domicilio<br />
della spesa impiegando persone in via di<br />
reinserimento nella società.<br />
La scommessa del Grocery Retail è<br />
diventare un emporio digitale, traducendo<br />
lo stile italiano in un modello che possa<br />
essere replicato all’estero, incentrato sulla<br />
prossimità con una dimensione esperienziale<br />
volta a una nuova relazione conviviale con<br />
il punto vendita che ne esalti la dimensione<br />
dell’aggregazione e di riferimento della<br />
comunità cittadina. L’obiettivo è quindi<br />
coniugare le logiche industriali esistenti alla<br />
componente estetica, da riscoprire all’interno<br />
della struttura della vecchia bottega emporio<br />
arricchita dal mondo digitale e dal design per<br />
offrire velocità e profondità all’esperienza<br />
d’acquisto al consumatore, esaltata dalla<br />
eccellenze locali.<br />
4.8 Industria Farmaceutica<br />
4.8.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
L’industria farmaceutica italiana si<br />
caratterizza per dimensioni contenute se<br />
confrontata con la dimensione delle “Big<br />
Pharma” globali di matrice anglosassone,<br />
svizzera e tedesca e si trova a competere<br />
nel mercato italiano con Branch Locali di<br />
multinazionali. 67 Fonte: Coop, 2009<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 105
Nel complesso il settore farmaceutico<br />
italiano si pone ai primi posti in Europa con<br />
un contributo significativo al Sistema Paese:<br />
- 2° per numero di imprese<br />
(dopo la Germania)<br />
-3° per valore della produzione<br />
(dopo Germania e Francia)<br />
-3° per numero di addetti<br />
(dopo Germania e Francia)<br />
- 4° per investimenti<br />
(dopo Germania, Francia e UK)<br />
Il mercato farmaceutico italiano vale<br />
25 Mld di euro 68 – pari a oltre il 18%<br />
della spesa sanitaria complessiva – e le<br />
industrie farmaceutiche con il loro indotto<br />
garantiscono un contributo al Paese di circa<br />
12 Mld di euro in termini di investimenti,<br />
imposte e stipendi 69 .<br />
Il settore ha retto bene alla recente crisi<br />
macroeconomica, con una crescita nel<br />
2009 sia degli investimenti in Ricerca e<br />
Sviluppo (R&D) e produzione (+1%) sia delle<br />
esportazioni totali (+2%) che rappresentano<br />
oltre il 50% della produzione e dimostrano la<br />
capacità dell’industria farmaceutica italiana<br />
di competere con successo sui mercati esteri.<br />
La farmaceutica in Italia determina il 43%<br />
106 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Figura 25. Valore mercato farmaceutico (Mld €) e contributo totale settore<br />
Ospedali<br />
(Pubblica)<br />
Farmacie<br />
(Pubblica)<br />
Ospedali<br />
(Privata)<br />
24,2<br />
5,2<br />
11,4%<br />
7,6<br />
3,3%<br />
25,0<br />
5,8<br />
11,2<br />
2008 2009<br />
delle esportazioni dei settori science-based<br />
del Paese 70 ed è il primo dei settori hi-tech<br />
italiani per quota di mercato mondiale;<br />
è il settore industriale con i più elevati<br />
investimenti di imprese internazionali (es.<br />
centri di eccellenza nella produzione di<br />
vaccini e insulina) e negli ultimi 10 anni le<br />
aziende a capitale italiano hanno realizzato<br />
39 acquisizioni all’estero dove operano con<br />
oltre 200 stabilimenti (tra le ultime in ordine<br />
di tempo quelle effettuate da Recordati in<br />
Romania e da Sigma-Tau negli USA con la<br />
Enzon – società quotata al Nasdaq – per<br />
l’acquisto del ramo d’azienda specializzato<br />
nelle malattie rare).<br />
Tuttavia a fronte di questi elementi, vanno<br />
considerati alcuni segnali di attenzione: il<br />
trend negativo dell’occupazione nel settore<br />
(-3% solo nel 2009), il rallentamento<br />
8,0<br />
Investimenti R&D<br />
e produzione<br />
Imposte<br />
Stipendi e<br />
contributi<br />
Investimenti<br />
produzione<br />
Imposte<br />
Stipendi e<br />
contributi<br />
Contributo totale<br />
farmaceutica +<br />
indotto<br />
2,3<br />
2,8<br />
Contributo diretto<br />
del farmaceutico:<br />
9,1 Mld €<br />
Contributo<br />
dell'indotto:<br />
2,7 Mld €<br />
della crescita degli investimenti in R&D e<br />
produzione e il saldo estero dei medicinali<br />
che è diventato negativo nel 2009 per oltre<br />
700 milioni di euro.<br />
Siamo di fronte a un mercato globale che nei<br />
prossimi anni crescerà a tassi del 5%, ma con<br />
dinamiche differenziate tra i paesi maturi e<br />
quelli in via di sviluppo.<br />
In Italia il mercato rimarrà stabile con una<br />
ricomposizione verso i “generici” (CAGR 06-13=<br />
+13,6%) in considerazione della scadenza<br />
dei brevetti di importanti “blockbuster”<br />
(es. Lipitor e Torvast di Pfizer), gli OTC<br />
(CAGR 06-13= +4,9%) 71 e – tra i farmaci da<br />
prescrizione – delle aree SNC, ematologici e<br />
muscolo-scheletrici.<br />
4,0<br />
0,7<br />
0,2<br />
1,8<br />
11,8
Figura 26. Efficacia sanitaria regioni<br />
Efficacia<br />
(# di indicatori positivi)<br />
32<br />
30<br />
28<br />
26<br />
24<br />
22<br />
20<br />
18<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
Lazio<br />
6<br />
4<br />
Puglia Sicilia<br />
2<br />
0<br />
Campania<br />
-1.400 -250<br />
Spesa sanitaria 2007 (1 Mld €)<br />
Sardegna<br />
Calabria<br />
In Italia la spesa sanitaria ha un<br />
finanziamento esclusivamente pubblico su<br />
base regionale. Nonostante i notevoli sforzi<br />
di contenimento della spesa sanitaria (con<br />
particolare focus su quella farmaceutica), il<br />
deficit accumulato da alcune Regioni rimane<br />
elevato e le spingerà a trovare ulteriori<br />
fonti di efficientamento (es. distribuzione,<br />
Liguria<br />
-200 -150 -100 -50 0 50<br />
Deficit sanitario 2009<br />
Veneto<br />
Molise<br />
Trento<br />
Friuli<br />
Piemonte<br />
Marche<br />
Umbria<br />
Abruzzo<br />
Basilicata<br />
Toscana<br />
Lombardia<br />
Bolzano<br />
Emilia<br />
Romagna<br />
generici). Cinque Regioni con il 38% della<br />
popolazione hanno accumulato tra il 2003<br />
e il 2009 più dell’80% dei disavanzi nella<br />
Sanità pubblica. I margini di risparmio, senza<br />
pregiudicare le prestazioni, sono ampi: lo<br />
testimonia la corrispondenza tra qualità della<br />
Sanità e controllo dei conti pubblici nelle<br />
Regioni virtuose, quali ad esempio Emilia<br />
Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto.<br />
Se tutte le Regioni si allineassero ai livelli più<br />
efficienti, si realizzerebbero risparmi di spesa<br />
di circa 11 miliardi di euro all’anno 72 .<br />
Accanto all’attenzione sull’efficienza del<br />
sistema sanitario, sta cambiando il peso dei<br />
diversi attori nell’incidere sulle prescrizioni<br />
(aumento dell’importanza del farmacista<br />
e pazienti più consapevoli) con una<br />
conseguente revisione degli attuali modelli<br />
“Field Force only”, e un’ottimizzazione della<br />
spesa di “Sale&Marketing”: taglio della Forza<br />
Vendita e contestuale sviluppo di canali<br />
alternativi.<br />
In questo contesto sono tanti i temi da<br />
trattare e tutti sono leggibili attraverso i<br />
paradigmi del cambiamento.<br />
L’attenzione al paradigma<br />
Crucial&Sustainable porterà al<br />
riposizionamento sul “farmaco etico” e<br />
nuovi approcci di generazione di valore<br />
nell’innovazione e ricerca e sviluppo e nei<br />
modelli distributivi.<br />
68 Fonte: analisi Farmindustria su dati Istat, Aifa e Osservatorio Pharmintec,<br />
2010<br />
69 Fonte: Ibidem<br />
70 Fonte: Farmindustria, 2009<br />
71 Fonte: Ibidem<br />
72 Fonte: analisi <strong>Accenture</strong> su dati Scuola Superiore S. Anna-Laboratorio<br />
Management e Sanità per il Ministero della Salute, 2008<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 107
I cambiamenti nei bisogni e nei<br />
comportamenti degli individui spingono<br />
a trasformazioni in ambito Quick&Deep:<br />
lyfestyle drug focalizzati sul miglioramento<br />
delle qualità della vita (es. Prozac, Viagra) e<br />
convergenza settoriale di farmaci e prodotti<br />
di largo consumo (es. Functional Food).<br />
Oltre che nella risposta ai bisogni dei<br />
consumatori pazienti, il futuro dell’industria<br />
farmaceutica passa anche per la costruzione<br />
di una migliore immagine agli occhi<br />
del mercato, per stringere un patto di<br />
Trust&Sharing, che si fondi sull’ethinomic.<br />
Il settore farmaceutico è un settore “ricco”<br />
(ROE medio nel 2009 pari al 29%) che non<br />
sempre riesce a giustificare il suo “value<br />
for money” anche in considerazione della<br />
rilevanza sociale della Salute. La sfida che<br />
gli stakeholder del sistema salute si trovano<br />
davanti consiste nel coniugare principi<br />
etici con il rigore del business, magari<br />
attraverso iniziative che portino le aziende<br />
farmaceutiche al fianco degli operatori<br />
della salute nell’erogare servizi di valore al<br />
paziente (es. assistenza remota per consentire<br />
la deospedalizzazione di pazienti cronici).<br />
Infine tra i temi caldi dell’industria<br />
farmaceutica c’è la focalizzazione sulla<br />
“pillola su misura” che – integrando<br />
innovazione biotech e migliore capacità<br />
diagnostica – valorizzi le scoperte in ambito<br />
108 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
genetico per costruire farmaci su misura e<br />
individuare nuove leve di differenziazione<br />
per i prodotti maturi (es. integrazione<br />
con i device) secondo un approccio<br />
Unique&Universal.<br />
4.8.2 La nuova CEO agenda<br />
Il settore farmaceutico mondiale è in una<br />
fase di profonda trasformazione e l’Italia può<br />
entrare da protagonista nella trasformazione<br />
in atto, valorizzando le risorse umane<br />
e liberando il potenziale della ricerca<br />
attraverso il superamento dei gap di sistema<br />
(es. finanziamento e tempistiche R&D,<br />
burocrazia) che limitano le imprese italiane<br />
nella competizione globale.<br />
In questo contesto la sfida maggiore per<br />
il settore farmaceutico si basa su una<br />
rivoluzione della Ricerca e dello Sviluppo, una<br />
profonda revisione delle strategie di accesso al<br />
mercato e della distribuzione per raggiungere<br />
un posizionamento strategico distintivo<br />
all’insegna di un’innovazione sostenibile.<br />
Nell’agenda dei CEO per l’immediato futuro<br />
c’è una rapida evoluzione dei modelli di<br />
gestione dell’innovazione che richiedono<br />
un efficientamento della spesa in ricerca e<br />
sviluppo con la condivisione di processi e<br />
asset tra diversi attori in ambito “clinical<br />
trial” e “clinical data management”.<br />
Questa strada da strutture di<br />
“research&development” ad approcci di<br />
“search&development” potrebbe essere<br />
seguita anche dallo sviluppo di modelli di<br />
ricerca che fanno leva sull'esternalizzazione<br />
relativa al modello dello scouting dei private<br />
equity e dell’open innovation.<br />
Oltre a sviluppare i farmaci del futuro le<br />
strategie che il management farmaceutico<br />
dovrà considerare dovranno guardare a<br />
raggiungere gli stakeholder emergenti con<br />
logiche di market access innovative: nuovi<br />
modelli organizzativi, nuove logiche di<br />
gestione che tengono conto delle specificità<br />
e del potenziale dei singoli account,<br />
integrazione di servizi "on top" al prodotto<br />
(ospedali e pazienti) come strumento di<br />
accesso e fidelizzazione.<br />
Infine per portare l’innovazione sul<br />
paziente finale, le aziende farmaceutiche<br />
dovranno rivedere le attuali strategie di<br />
marketing e distributive. In particolare, in<br />
ambito Sales&Marketing i nuovi processi<br />
di pianificazione commerciale integrata,<br />
i modelli di governance Centro-Rete e<br />
le azioni per massimizzare la field force<br />
effectiveness sono le priorità strategiche per<br />
raggiungere l’eccellenza da un punto di vista<br />
commerciale.
In ambito distributivo le strategie<br />
d’innovazione passano per la multicanalità e<br />
il ruolo dei canali diretti (es. Contact Center,<br />
Web). Se fino a ora la farmaceutica ha<br />
subito il web, ora è il momento di sfruttarlo<br />
per creare un canale diretto tra aziende e<br />
diversi interlocutori delle farmacie (Direct to<br />
Pharmacy), ma anche per gestire la relazione<br />
con il medico (Direct to Doctor) e a tendere<br />
anche verso alcuni account residuali (Direct<br />
to Hospital).<br />
Un posizionamento strategico distintivo<br />
e vincente per le aziende farmaceutiche<br />
italiane rispetto alle “Big Pharma” globali<br />
richiede scelte coraggiose nella Ricerca e<br />
Sviluppo, nel Market Access, nel Marketing<br />
e nella distribuzione per giocare da<br />
protagonisti in un contesto in radicale<br />
cambiamento dove si potrà essere solo<br />
vincitori o vinti.<br />
4.9 Media<br />
4.9.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
La crescita economica degli ultimi anni,<br />
fino allo scoppio della bolla dei mutui<br />
subprime e l’inizio della crisi internazionale,<br />
ha in parte distolto l’attenzione dal<br />
progressivo affermarsi di una trasformazione<br />
dell’industria dei Media. Un cambiamento<br />
epocale che sta investendo le preferenze<br />
dei consumatori riguardo al modo di<br />
accedere e di fruire delle informazioni<br />
e dell’intrattenimento: contenuti (ed<br />
esperienza dei contenuti) non più uguali<br />
per tutti, ma personalizzati sulle singole<br />
esigenze. Tra i maggiori operatori a livello<br />
globale, non tutti hanno mostrato la<br />
stessa reattività nell’adozione dei modelli<br />
e delle tecnologie per soddisfare le nuove<br />
richieste espresse dagli utenti. Chi si è<br />
mosso in ritardo si è trovato impreparato<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 109
Il televisore diventa<br />
il centro della ‘digital<br />
home’. Internet fa il<br />
suo ingresso ‘in salotto’<br />
con la “Over the top tv”<br />
aprendo la competizione<br />
tra operatori media,<br />
produttori di device e<br />
operatori di rete<br />
110 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
a controbilanciare, con una rinnovata<br />
proposizione di valore, l’improvvisa e drastica<br />
riduzione degli introiti pubblicitari.<br />
Il processo di trasformazione settoriale è<br />
irreversibile e i media devono riuscire ad<br />
adeguarsi. Anche a livello di sostenibilità del<br />
business.<br />
Quale dunque il panorama dei Media in Italia<br />
e le principali dinamiche in atto?<br />
Il mercato televisivo italiano vale circa<br />
9 miliardi di euro a fine 2009 e denota<br />
alcune caratteristiche strutturali che lo<br />
differenziano dagli altri grandi mercati<br />
europei. Da un lato la televisione in chiaro<br />
è quasi esclusivamente terrestre, così<br />
come nel Regno Unito, in Francia e in<br />
Spagna. Dall’altro l’Italia è l’unico paese,<br />
tra i maggiori mercati continentali, in cui<br />
la televisione raccoglie quasi 2/3 degli<br />
investimenti pubblicitari, la pubblicità<br />
televisiva è controllata da due operatori, la<br />
distribuzione via cavo e IPTV è marginale.<br />
Tali caratteristiche sono state per certi versi<br />
favorevoli all’innovazione e allo sviluppo.<br />
L’Italia è, infatti, il solo paese del Vecchio<br />
Continente che ha utilizzato il digitale<br />
terrestre come piattaforma di diffusione<br />
dell’offerta a pagamento, con Mediaset<br />
nel doppio ruolo di operatore commerciale<br />
e “pay”. Il recente boom della pay tv ha<br />
compensato, almeno in parte, gli impatti<br />
del calo degli investimenti pubblicitari nel<br />
2009 (TV -10%) 73 , modificato il tradizionale<br />
equilibrio delle risorse di sistema e avviato<br />
un nuovo motore di crescita per il comparto<br />
(il tasso di crescita medio annuo stimato<br />
per il periodo 2009-2013 è circa del 8%).<br />
Allo stesso tempo la forte polarizzazione<br />
del mercato pubblicitario intorno al settore<br />
televisivo ha rallentato l’affermarsi di altri<br />
mezzi e forme di comunicazione digitali<br />
e rappresentato un limite all’evoluzione<br />
dei modelli pubblicitari. Infatti, nel 2009,<br />
il peso della televisione sul totale degli<br />
investimenti in pubblicità era il doppio<br />
rispetto all’Inghilterra, mentre il peso degli<br />
investimenti pubblicitari su internet circa 1/5.<br />
Più articolato il fronte dell’editoria che vale<br />
12 miliardi di euro nel 2009, suddivisi tra<br />
i 4,3 miliardi dei quotidiani, i 4,2 miliardi<br />
dei libri, i 2,5 miliardi dei periodici e un<br />
miliardo circa legato alle directory. La carta<br />
stampata ha sofferto storicamente di un<br />
ritardo strutturale nei confronti della TV,<br />
dovuto alla minore penetrazione dei mezzi,<br />
ai minori indici di lettura e al minor controllo<br />
sulle risorse pubblicitarie. Il crollo degli<br />
investimenti registrato nel 2009 ha quindi<br />
colpito in misura molto forte i quotidiani<br />
(- 22% rispetto al 2008) e soprattutto i<br />
periodici (- 29%). Questo fenomeno di<br />
natura congiunturale ha aggravato un<br />
quadro che ormai da alcuni anni evidenzia
importanti criticità: la migrazione dei lettori<br />
verso internet e il rallentamento delle<br />
vendite di prodotti “collaterali” che hanno<br />
saturato il proprio potenziale, dopo aver<br />
sostenuto i conti economici degli editori<br />
fino a pochissimo tempo fa. Gli editori di<br />
quotidiani hanno reagito alla migrazione dei<br />
lettori verso l’online sviluppando prodotti<br />
internet di valore (le maggiori testate<br />
italiane hanno un numero di utenti unici<br />
analogo a quello dei lettori delle edizioni<br />
cartacee), dimostrandosi però incapaci, al<br />
pari dei principali editori internazionali,<br />
di monetizzare in maniera adeguata le<br />
consistenti audience generate online. I<br />
periodici consumer, tipicamente dimora<br />
dell’informazione tematica, non sono riusciti<br />
a fare altrettanto sul fronte dell’innovazione<br />
dell’offerta e hanno conseguentemente perso<br />
pubblico, diluendo il valore dei rispettivi brand.<br />
Il settore delle directory, che si rivolge a<br />
una domanda di pubblicità radicalmente<br />
diversa (piccole imprese, artigiani, esercizi<br />
commerciali), ha saputo sfruttare l’efficienza<br />
e l’efficacia del canale online, innovando i<br />
formati e aumentando l’aderenza dell’offerta ai<br />
comportamenti dei target di comunicazione;<br />
la forte crescita dei ricavi online nel 2009<br />
non ha però bilanciato la diminuzione degli<br />
introiti da prodotti tradizionali.<br />
L’editoria libraria ha registrato un calo<br />
di domanda per effetto della generale<br />
diminuzione dei consumi dovuta alla crisi<br />
economica. Anche in questo comparto<br />
le dinamiche congiunturali stanno<br />
accentuando, analogamente ai maggiori<br />
mercati internazionali, criticità più<br />
strutturali che condizionano le prospettive<br />
dell’intero comparto: gli spostamenti del<br />
mercato verso i lettori di e-book (es. Kindle),<br />
la corsa al ribasso sui prezzi, i costi elevati<br />
di un sistema che stampa e distribuisce<br />
fisicamente, l'adozione di innovazioni (i<br />
dispositivi, la rete) da parte della società. Si<br />
intravedono insomma i segnali del percorso<br />
che ha caratterizzato l’industria della<br />
musica nell’ultimo quinquennio. L’editoria<br />
professionale appare in controtendenza<br />
e ha fatto registrare tassi di crescita<br />
positivi facendo leva sui canali online<br />
per incrementare la personalizzazione<br />
e le funzionalità di un’offerta che è<br />
tradizionalmente specializzata e molto meno<br />
sensibile ai cicli economici negativi.<br />
La rapida panoramica mette in luce un<br />
settore Media che sta affrontando un<br />
delicato passaggio generazionale, in alcuni<br />
casi indirizzando le spinte al cambiamento,<br />
in altri, ancora subendole. Visto in una<br />
prospettiva più ampia, il settore evidenzia<br />
i tratti caratteristici dei quattro paradigmi<br />
evolutivi alla base dei cambiamenti più<br />
dirompenti in tutti i comparti del nostro<br />
sistema economico.<br />
Sotto la luce del Quick&Deep si percepisce<br />
chiaramente la richiesta d’informazioni<br />
sintetiche, ma significative per l’utente,<br />
come la possibilità di poter localizzare<br />
negozi e ristoranti e accedere alle news in<br />
qualunque momento, anche in mobilità.<br />
Si cerca quindi un’esperienza di consumo<br />
arricchita in ambito sensoriale, per esempio<br />
con i touch-screen di iPhone e iPad e<br />
l’utilizzo dei social network, e, allo stesso<br />
tempo, un’esigenza di presidio delle user<br />
experience che, nei canali digitali, assume<br />
un’importanza pari al contenuto stesso.<br />
“Quello che voglio, quando voglio”, risponde<br />
invece al paradigma Unique&Universal<br />
e alla possibilità di accedere a modelli di<br />
offerta personalizzati e semplificati come nel<br />
caso di Sky con la possibilità di comporre a<br />
piacere il proprio pacchetto televisivo, ma<br />
anche con Mediaset Premium On Demand<br />
con cui si può scegliere in ogni momento<br />
che film guardare, se metterlo in pausa o<br />
farlo ricominciare un’altra volta. Va in questa<br />
direzione anche l’adattamento dei contenuti<br />
a device diversi, in continua evoluzione<br />
come l’offerta di iPad, iPhone, e-book,<br />
strumenti che offrono anche all’utente finale<br />
un’utilizzazione più intuitiva, semplice e<br />
coinvolgente.<br />
73 Fonte: Nielsen, 2009<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 111
Trust&Sharing mette l’accento sul ruolo<br />
dell’accessibilità e della reciprocità, viste<br />
come opportunità di dialogo e condivisione<br />
tra l’utente e i Media, fino a diventarne<br />
in qualche modo protagonista; nel mondo<br />
dell’informazione sta prendendo piede<br />
il citizen journalism, una tendenza nata<br />
oltreoceano, che in Italia si sta affermando<br />
con la possibilità di commentare le notizie<br />
sui principali siti dei quotidiani e di caricare<br />
video amatoriali sulle Web TV delle principali<br />
testate giornalistiche. A questo va aggiunto<br />
il crescente ricorso ai social network<br />
anche da parte dei Media per aumentare<br />
il grado di conoscenza, interazione e,<br />
conseguentemente, fiducia dei propri utenti.<br />
La crisi ha messo sotto i riflettori anche<br />
il paradigma Crucial&Sustainable, un<br />
bisogno di tornare alle origini dell’industria<br />
investendo nella produzione di contenuti.<br />
Una strategia che spiega, almeno in parte, i<br />
recenti investimenti da parte di Mediaset che<br />
ha impiegato molte risorse nell’acquisizione<br />
di Endemol, Medusa Film e Tao Due<br />
specializzate nella realizzazione di film e<br />
fiction per la tv.<br />
I paradigmi Quick&Deep e Unique&<br />
Universal hanno un ruolo preponderante<br />
nella trasformazione del settore Media i cui<br />
operatori stanno finalmente evolvendo in<br />
società ‘consumer oriented’: diversificazione<br />
112 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
della fruizione, segmentazione dei contenuti,<br />
reti che non sono unidirezionali e broadcast,<br />
ma bidirezionali e IP, servizi sempre più<br />
complessi e configurabili, ne sono i segni più<br />
evidenti. In sintesi: il mondo Media adotta le<br />
logiche e gli strumenti del CRM.<br />
Il filo conduttore di questi aspetti è<br />
quello della crescente necessità di<br />
“personalizzazione” e ciò, oltre ad avere<br />
importanti implicazioni riguardanti<br />
l’evoluzione dell’offerta, ha delle<br />
conseguenze importanti sulla sostenibilità<br />
dei modelli di business.<br />
Fino a poco tempo fa una redditività basata<br />
prevalentemente sui ricavi pubblicitari<br />
rappresentava il modello più conveniente.<br />
Adesso la personalizzazione del servizio<br />
costa e non può più essere sostenuta dalla<br />
sola pubblicità e dai tradizionali modelli di<br />
vendita della stessa.<br />
È quello che è accaduto nella televisione<br />
digitale terrestre italiana, dove il rischio di<br />
cannibalizzare l’offerta in chiaro (free-toair)<br />
e il limitato valore pubblicitario della<br />
piattaforma digitale 74 hanno spinto Mediaset<br />
a puntare su un modello a pagamento per<br />
finanziare il lancio di nuovi canali tematici e<br />
premium.<br />
Ed è quello che sta accadendo nel mondo<br />
delle news online con il dibattito se sia<br />
giusto o meno fornire contenuti solo a<br />
pagamento (come ha fatto, per primo al<br />
mondo, il Wall Street Journal). In un contesto<br />
di specializzazione e personalizzazione del<br />
consumo di contenuti deve cambiare anche<br />
l’approccio alla pubblicità, sia da parte<br />
dei Media, sia da parte degli investitori.<br />
Si parla da tempo di behavioral targeting e<br />
performance marketing, ma il mercato resta<br />
sempre ancorato alle vecchie tradizioni sia<br />
dal punto di vista delle formule commerciali,<br />
sia da quello della valutazione dei mezzi<br />
da parte degli investitori. Di fatto si guarda<br />
ancora prevalentemente agli ascolti in valore<br />
assoluto, senza valutarne la qualità.<br />
Entrambi gli aspetti (formule a pagamento<br />
e pacchetti pubblicitari profilati) sono<br />
estremamente rilevanti per il settore<br />
dei quotidiani che, dopo aver creato<br />
significative audience online, deve ancora<br />
sviluppare la capacità di basare su di esse<br />
risultati economici significativi. L’obiettivo<br />
appare raggiungibile, a patto che vengano<br />
sviluppate capacità di:<br />
Originare con semplicità prodotti<br />
personalizzati a partire da un unico prodotto<br />
messo online (il quotidiano);<br />
Chiedere ai consumatori una contropartita<br />
monetaria alle informazioni personalizzate;<br />
Adottare modelli pubblicitari che consentano<br />
agli investitori pubblicitari di verificare
l’efficacia (ROI) di una comunicazione<br />
segmentata.<br />
Servono quindi modelli alternativi che,<br />
muovendo da un’offerta più rilevante per<br />
gli utenti e più segmentante, si fondino su<br />
formule a pagamento e logiche di vendita<br />
pubblicitaria più centrate sui target.<br />
4.9.2 La nuova CEO agenda<br />
Nel nuovo piano industriale i CEO del<br />
settore dovranno così puntare sul valore dei<br />
contenuti per gli utenti. L’utente digitale<br />
deve diventare il centro di un sistema di<br />
offerta la cui proposizione di valore si fonda<br />
su rilevanza, controllo e multifruizione.<br />
Gli snodi critici di questa trasformazione<br />
sono la gestione dei diritti sui contenuti,<br />
le piattaforme distributive (ruolo del<br />
broadband) e di accesso (device), la<br />
competizione/collaborazione con i nuovi<br />
operatori di filiera, le tecnologie abilitanti<br />
(content supply chain, customer analytics,<br />
advertising analytics, customer relationship<br />
management).<br />
Gli operatori Media dovranno massimizzare<br />
i ritorni a fronte dei costi in proprietà<br />
intellettuale, ampliando le possibilità<br />
di accesso ai contenuti e la versatilità<br />
della fruizione degli stessi. Nel far questo<br />
dovranno far leva su nuovi approcci<br />
alla gestione del ciclo di vita dei diritti<br />
(acquisizione-utilizzo-controllo), operando<br />
da venture capital in fase di acquisizione,<br />
da asset manager in fase di utilizzo e<br />
mettendo il “diritto” al centro in fase di<br />
controllo della profittabilità. La logica è,<br />
inizialmente, quella di individuare ed entrare<br />
in possesso dei contenuti di successo prima<br />
che siano affermati e costosi (venture<br />
capitalist). In seguito massimizzare il ritorno<br />
sugli investimenti attraverso l’impiego sul<br />
maggior numero possibile di piattaforme e<br />
formati (asset manager). Infine adottare un<br />
ciclo di pianificazione e controllo fondato<br />
sulla redditività dei diritti e non solo sulle<br />
tradizionali dimensioni (prodotto, business<br />
unit, linea d’offerta, ecc).<br />
A fronte di costi dei contenuti sempre<br />
più alti per via dell’intensificarsi della<br />
competizione per l’esclusiva sugli stessi,<br />
questo approccio mira ad abilitare uno<br />
sviluppo competitivo sostenibile dal<br />
punto di vista dei ritorni economici. Le<br />
potenzialità offerte dalle reti broadband<br />
in termini di versatilità nella fruizione<br />
dei contenuti (on demand, time shifting,<br />
multi-canalità, alta definzione), imporrà<br />
agli operatori, soprattutto televisivi, di<br />
considerare attentamente il ruolo delle<br />
reti di distribuzione IP nei propri piani di<br />
sviluppo a medio e lungo termine; tutto ciò<br />
dovrà avvenire tenendo in considerazione<br />
da un lato i risultati modesti ottenuti dalle<br />
piattaforme di accesso verticali/proprietarie<br />
(IPTV), dall’altro la forte penetrazione degli<br />
apparecchi televisivi collegati a internet, che<br />
è lecito aspettarsi guardando all’evoluzione<br />
del mercato americano.<br />
Per adattare i contenuti a device e<br />
piattaforme distributive diverse e in continua<br />
evoluzione, le aziende del settore dovranno<br />
riuscire a trasformare la struttura operativa<br />
e quella dei costi attraverso l’integrazione,<br />
l’esternalizzazione e l’ammodernamento<br />
delle tecnologie lungo la catena di<br />
acquisizione-gestione-consegna dei<br />
contenuti (digital supply chain).<br />
In questo contesto non è escluso che si<br />
aprano nuovi scenari di collaborazione<br />
tra operatori di settori convergenti: dalle<br />
infrastrutture fisse e mobili ai dispositivi<br />
digitali interconnessi; dai Data Center per<br />
la gestione dei contenuti alle interfacce<br />
utente; dagli strumenti di integrazione e<br />
collaborazione che abilitano la creazione di<br />
servizi digitali da parte di molteplici soggetti,<br />
all’accesso a dati attuali e storici sui clienti.<br />
Tali relazioni sono forse oggi ancora difficili<br />
da immaginare perché guidate da processi di<br />
grande innovazione tecnologica.<br />
74 Si pensi che un punto di audience sulla televisione digitale terrestre vale,<br />
in termini di raccolta pubblicitaria, 1/5 – 1/4 dell’equivalente audience<br />
sulla televisione analogica<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 113
Tuttavia il progressivo e inesorabile “ingresso<br />
di internet nel televisore di casa” e la<br />
diffusione dei nuovi aggregatori di contenuti<br />
(es: Google TV, Apple TV), renderà sempre più<br />
stretta l’interazione tra produttori di device e<br />
operatori Media.<br />
In conclusione, la grande scommessa del<br />
mondo dei media è quella di mettere il<br />
consumatore digitale al centro del suo<br />
futuro, dimenticandosi delle definizioni<br />
e dei confini, sempre più labili, tracciati<br />
dalle modalità di veicolazione dei contenuti<br />
utilizzate agli albori delle rispettive industrie.<br />
La competizione e le strategie vanno ora<br />
pensate in uno scenario molto più allargato<br />
e complesso. Il mercato uscirà più forte dalla<br />
crisi se saprà trasformare l’esperienza di<br />
consumo venendo incontro alle esigenze di un<br />
pubblico che è sempre meno telespettatore/<br />
lettore passivo e sempre più video/info<br />
consumatore attento, selettivo e partecipe.<br />
Per esempio, quella che gli addetti ai lavori<br />
chiamano “over the top tv” (Ott Tv), ma<br />
anche gli e-reader, potrebbero rappresentare<br />
un passo in avanti molto importante<br />
nell’incontrare i buyer value del consumatore<br />
digitale: la rilevanza, il controllo, la multifruizione<br />
e una user experience intuitiva e<br />
semplice.<br />
114 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Per le Ott Tv si tratta in sostanza di una<br />
programmazione, multi canale e on demand<br />
fruibile attraverso un set-top box collegato<br />
contemporaneamente al televisore e a<br />
una presa ethernet, oppure attraverso<br />
un televisore collegato direttamente a<br />
internet (le connected tv, come gli ultimi<br />
modelli di Sony e Samsung). Un sistema<br />
indipendente dal fornitore di connettività<br />
(i contenuti viaggiano su rete internet<br />
pubblica) e finanziato dalla pubblicità, dagli<br />
abbonamenti per i prodotti premium e dai<br />
micro pagamenti per la fruizione in modalità<br />
à-la-carte.<br />
Sul fronte degli editori il modello è basato<br />
sul successo del giornale digitale attraverso i<br />
nuovi lettori e-book e tablet PC che grazie a<br />
internet offrono il quotidiano con i contenuti<br />
più significativi per l’utente e con i continui<br />
aggiornamenti di giornata. Nessun dubbio<br />
sul modello di business che per forza di<br />
cose dovrà basarsi in modo consistente su<br />
abbonamenti e micro pagamenti.<br />
4.10 Moda e Lusso<br />
4.10.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
Nel mercato globale della Moda e del Lusso<br />
l’Italia è un attore centrale da decenni: il<br />
Made in Italy ha conquistato nel tempo<br />
un ruolo sempre più rilevante puntando<br />
sull’abilità e la creatività dei suoi artigiani,<br />
dei suoi imprenditori e dei suoi stilisti. In<br />
linea con la struttura dell’industry a livello<br />
globale, la moda in Italia presenta un settore<br />
industriale frammentato: sono 80 mila le<br />
piccole-medie imprese operanti nella filiera<br />
a livello nazionale e nel mondo le prime 20<br />
aziende per fatturato rappresentano circa<br />
il 15% del mercato globale 75 . Fra i primi<br />
quindici gruppi italiani, solo nove hanno<br />
superato il miliardo di euro di ricavi nel<br />
2009: Luxottica il maggior player con 5,1<br />
Mld di euro, Benetton il secondo con 2<br />
Mld di euro seguito da player come Prada,
Giorgio Armani, Dolce&Gabbana e Coin che<br />
presentano una cifra d’affari compresa tra<br />
1,6 Mld e 1,2 Mld 76 di euro; Safilo è il nono<br />
con circa 1Mld di euro di fatturato.<br />
L’intero settore, indotto incluso, conta un<br />
giro d’affari di 56 miliardi di euro 77 . Dato<br />
ancor più significativo se si considera il<br />
fatto che l’Italia della moda è costruita su<br />
filiere che per anni hanno rappresentato (e a<br />
tutt’oggi costituiscono) l’eccellenza del paese<br />
quanto a innovazione e specializzazione.<br />
Basti pensare al distretto del tessile di Biella,<br />
quello dell’occhiale in Veneto, la lavorazione<br />
della pelle in Toscana e la produzione di<br />
scarpe tra le Marche e l’Umbria.<br />
L’Italia della moda, forte delle sue<br />
competenze e tradizioni, ha reso Milano<br />
capitale del fashion europeo anche grazie<br />
alla capacità di capitalizzare un’altra grossa<br />
punta di diamante del Sistema Paese: il<br />
design. La sua influenza nella moda ha<br />
aperto ai brand nuovi spazi nell’arredamento,<br />
nelle collezioni casa e spesso negli<br />
accessori, contribuendo a un processo di<br />
ingegnerizzazione dell’innovazione poi<br />
applicata anche nella ricerca di materiali,<br />
funzionalità e forme del tutto originali.<br />
La grande tradizione e la profonda<br />
conoscenza dei materiali e dei processi<br />
di produzione sviluppatasi nel tessuto<br />
imprenditoriale italiano ha anche un<br />
lato oscuro della medaglia che si chiama<br />
contraffazione. In Italia esiste un mercato<br />
parallelo che oscilla tra i 3,5 e i 7 miliardi<br />
di euro l’anno 78 , una cifra che vale al nostro<br />
Paese il triste primato in Europa.<br />
Tra il 2008 e il 2009 la crisi internazionale<br />
ha toccato il settore della moda generando<br />
una diminuzione delle vendite a livello<br />
globale (-9% per il Fashion nel 2008<br />
e -8% nel 2009 per il Lusso 79 ) che ha<br />
spinto l’intero sistema a riflettere sul suo<br />
futuro, accelerando dinamiche già in atto.<br />
Significativi cambiamenti, infatti, hanno<br />
influenzato e tutt’ora influenzano il modello<br />
operativo e di sviluppo della moda:<br />
• Il consumatore è sfiduciato o comunque<br />
meno propenso alla spesa, è sempre più<br />
consapevole, guarda anche il rapporto<br />
qualità/prezzo, spesso considera importanti<br />
le componenti etiche e valorizza le caratteristiche<br />
intrinseche/funzionali del prodotto;<br />
• Il lusso non significa più ostentazione:<br />
l’esclusività si riflette sulla qualità, non<br />
solo del prodotto, ma anche del servizio e<br />
dell’esperienzialità a esso connessi;<br />
• L’applicazione della tecnologia abilita<br />
l’apertura di nuovi canali di vendita<br />
(e-commerce nella moda più che<br />
raddoppiato tra il 2006 e il 2009 80 ), e<br />
75 Elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati Capital IQ, 2009<br />
76 Il Sole 24 ore, classluxury.net, fashionmagazine.com<br />
77 Luxury Summit Il Sole 24 ore, 2010<br />
78 Elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati Luxgallery.it e interviste <strong>Accenture</strong><br />
79 Elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati Altagamma (2008), Merrill Lynch e<br />
Datamonitor<br />
80 Altagamma, 2009<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 115
consente una sempre maggiore connessione<br />
tra il brand e il suo pubblico (website,<br />
contenuti digitali per iPhone, video di sfilate<br />
su youtube, ecc) oltre che lo sviluppo di<br />
nuove comunità che influenzano trend e stili<br />
(blogger, trend hunter, ecc);<br />
• La ricchezza si sposta verso nuove<br />
economie: i patrimoni personali nei Paesi<br />
Emergenti crescono più rapidamente che<br />
altrove (+16% all’anno 81 ), ma questi clienti<br />
della moda presentano diverse propensioni<br />
di spesa, comportamenti e preferenze<br />
d’acquisto rispetto a quelli occidentali.<br />
Inoltre, gli stessi paesi stanno diventando,<br />
oltre che produttori, anche importatori: tra il<br />
2009 e il 2010 le esportazioni dell’Italia sono<br />
aumentate del 15% verso l’Asia e del 37%<br />
verso i paesi dell’America Latina 82 ;<br />
• La presenza diretta nel retail da parte<br />
delle aziende è un fenomeno in crescita (il<br />
tasso di crescita medio annuo tra il 2007<br />
e il 2009 del canale wholesale è stato del<br />
-3% mentre quello retail dell’11% 83 ). Questa<br />
crescita quantitativa del canale diretto si<br />
accompagna a un’evoluzione qualitativa<br />
in ottica multicanale che può abilitare<br />
un’interazione e un dialogo continui con il<br />
nuovo consumatore.<br />
In aggiunta alle categorie e dimensioni di<br />
analisi tradizionali (fra cui quelle sopracitate)<br />
116 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
riteniamo che, anche per la Moda e il<br />
Lusso, l’utilizzo dei quattro paradigmi del<br />
cambiamento possa fornire una prospettiva<br />
nuova per la comprensione del contesto e per<br />
l’identificazione delle linee guida strategiche<br />
per le imprese del settore.<br />
Unique&Universal, paradigma per cui la<br />
moda senza dubbio rappresenta un pioniere,<br />
valorizza unicità e universalità dei prodotti<br />
a partire dal rinnovamento delle dicotomie<br />
globale/locale, e massa/individuale. Prodotti<br />
di ogni tipo ormai sono disponibili in tutti<br />
gli angoli del pianeta, ma nonostante una<br />
diffusione massiva dei brand globali, è<br />
sempre più forte la tendenza a espressioni<br />
di stile che riprendano tradizioni, abitudini<br />
locali (la diffusione del futon come<br />
complemento d’arredo) e mode del passato<br />
(il vintage ne è la massima espressione).<br />
Non solo. Prodotti cult entrano nella moda<br />
universale imponendosi come un "must have"<br />
in tutto il mondo (come è successo per i Ray<br />
Ban, nati per riproporre lo stile dei piloti<br />
della marina militare statunitense), mentre<br />
il multietnico si affaccia nelle collezioni sia<br />
arricchendone lo stile (Armani Casa adotta<br />
linee che richiamano la tradizione asiatica e<br />
la stilista islamica Ameera Aamer ha creato<br />
una collezione con materiali preziosi e colori<br />
forti ispirandosi all’abbigliamento delle<br />
donne dei Paesi di fede musulmana), sia<br />
dando vita a linee differenziate e dedicate<br />
a particolari mercati (Luxottica propone<br />
modelli di occhiali specifici studiati per il<br />
mercato asiatico).<br />
Unique&Universal significa anche creazione<br />
di un proprio stile, con una logica “mix &<br />
match” che non disdegna il “trading-up/<br />
down”: mentre nei mercati in via di sviluppo<br />
la griffe di alta gamma rappresenta ancora<br />
uno status symbol, nei Paesi maturi il<br />
bisogno di unicità e distinzione nasce proprio<br />
dalla necessità di (re)inventarsi.<br />
Da un lato, si indossa una borsa Louis<br />
Vuitton facendo shopping da Zara, dall’altro,<br />
stilisti di fama mondiale come Jimmy Choo<br />
creano collezioni speciali per i giganti<br />
del "fast fashion" quali H&M. In questo<br />
contesto, rinnovare facilmente il proprio<br />
guardaroba diventa una necessità: capi di<br />
seconda mano rivenduti online (e-Bay uno<br />
dei canali preferiti) offrono l’occasione per<br />
potersi concedere un abito griffato altrimenti<br />
non accessibile o di “sbarazzarsi” di un capo<br />
ormai non più utilizzato.<br />
Attributi quali personalizzazione, made to<br />
measure, one-to-one, special event e limited<br />
edition restano concetti fondamentali per il<br />
settore: abiti creati ad hoc per le Celebrity, i<br />
servizi di ricamo del monogramma personale<br />
sulle camicie, le membership esclusive,<br />
restano un elemento distintivo per chi le<br />
possiede, come il vero lusso comanda.
In questo contesto velocità e incisività,<br />
parole chiave del paradigma Quick&Deep,<br />
racchiudono in sé i concetti di efficacia,<br />
funzionalità, valore sia sotto il punto di<br />
vista del prodotto sia del canale di vendita.<br />
Elementi fondamentali per un consumatore<br />
che aspira a un rapporto qualità/prezzo<br />
ragionevole, spesso alla ricerca di attimi<br />
di lusso, prodotti che rispondono a precise<br />
funzionalità, punti vendita con assortimenti/<br />
servizi studiati "ad hoc" in funzione delle<br />
necessità di quello specifico momento.<br />
La tempestività della comprensione dei<br />
bisogni del mercato e di una risposta da<br />
parte delle aziende è fondamentale: la sua<br />
applicazione si nota nella strategia di Zara<br />
e H&M, che hanno rilanciato il fashion<br />
accelerandone tempi e ritmi e rendendolo<br />
più accessibile, nei temporary store (anche<br />
online) dove vengono lanciate collezioni<br />
flash o prodotti esclusivi da Gucci a Louis<br />
Vuitton, da Kickers a Pomellato, per fare<br />
solo alcuni esempi. Il concetto di velocità è<br />
quindi all’origine della sempre più accelerata<br />
rotazione delle collezioni, delle venditeevento<br />
di durata limitata (per esempio, le<br />
aste su eBay), della continua ricerca di nuovi<br />
metodi distributivi (sperimentati anche<br />
alcuni distributori automatici di calzature).<br />
Tutto ciò non deve distogliere l’attenzione<br />
dal contenuto esperienziale ricercato dal<br />
consumatore nel processo di acquisto<br />
ma, anzi, renderlo ancora più immediato<br />
ed evidente. Il cliente è coinvolto a 360°:<br />
entrando in un negozio Abercrombie &<br />
Fitch, per esempio, musica, profumo, luci,<br />
personale e ambiente fanno sì che il cliente<br />
sia completamente immerso nel mondo<br />
A&F e viva un’esperienza di acquisto unica<br />
e riconoscibile in qualsiasi parte del mondo.<br />
Allo stesso tempo, anche il prodotto si evolve,<br />
innovandosi e migliorando anche grazie alla<br />
cosiddetta “fertilizzazione” cross industry.<br />
Moda e design si uniscono per offrire<br />
funzionalità e innovazione: dalla collezione<br />
di giacche da moto con sistema di sicurezza<br />
interno realizzata da Brembo 84 , agli accessori<br />
Tucano, trendy e innovativi, appositamente<br />
studiati per i bisogni dei centauri urbani.<br />
Anche il connubio tra consumer-tech e moda<br />
dà vita a prodotti esclusivi e funzionali, come<br />
i cellulari Vertu di Nokia o la Citroen C3<br />
firmata Dolce&Gabbana.<br />
Il fenomeno del Trust&Sharing si<br />
sta diffondendo per generare lealtà e<br />
condivisione nei rapporti del brand con il<br />
cliente finale. Gli operatori della moda e del<br />
lusso aspirano a ottenere dai consumatori<br />
fiducia, approvazione e partecipazione in<br />
tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto: nel<br />
momento della creazione e lungo tutta la<br />
catena del valore.<br />
I marchi sono presenti nei social network<br />
(Facebook o Twitter rappresentano spazi di<br />
interazione vituale non solo per i brand più<br />
giovani come Diesel ma anche per il classico<br />
Hermès), l’influenza dei blogger sulle scelte<br />
di acquisto e le tendenze della stagione non<br />
toccano soltanto i clienti finali ma anche i<br />
buyer (The Sartorialist è stato definito un<br />
vero trend setter del nuovo millennio 85 ), i<br />
clienti sono coinvolti nella creazione delle<br />
campagne pubblicitarie o nella scelta dei<br />
testimonial (come ha fatto United Colors<br />
of Benetton grazie alla sua Global Fashion<br />
Community, It’s my time). Si può quindi<br />
sempre più parlare di una vera e propria<br />
co-creazione di valore tra brand e la propria<br />
clientela: quando Nike consente di disegnare<br />
e acquistare le proprie scarpe online, Adidas<br />
e Hawaiianas di personalizzare il proprio<br />
modello in-store, il cliente, indiscusso<br />
protagonista, esprime le proprie preferenze,<br />
mentre i brand comprendono sempre meglio<br />
i suoi bisogni. Una rete di touchpoint<br />
bidirezionali 86 abilita un continuo dialogo e<br />
scambio di informazioni, idee, impressioni,<br />
sensazioni, tra la marca e il proprio target.<br />
81 CAGR08-13E dell’High Net Worth Individual nella regione Asia-Pacific.<br />
Fonte: Merrill Lynch e Capgemini World Wealth Report 2009, IMF<br />
82 Elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati ISTAT, 2010<br />
83 Altagamma, 2009<br />
84 Che in caso di incidente si gonfia come un airbag<br />
85 Fonte: Time Magazine, 2010<br />
86 Punto di contatto fisico, umano o digitale tra il brand e il consumatore.<br />
Per bidirezionale si intende la comunicazione reciproca tra gli attori (ad<br />
esempio la possibilità di rispondere online a una survey attivata dal proprio<br />
brand preferito)<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 117
Negozi, ristoranti, temporary shop, siti<br />
web, tutti rivolti all’interattività, agiscono<br />
tramite punti di contatto fisici, digitali (siti<br />
web che consentono di scaricare cataloghi,<br />
video e campagne pubblicitarie) e umani<br />
(fondamentale in questo senso la relazione di<br />
fiducia che si genera, soprattutto nel lusso,<br />
tra il sale associate e il cliente) e abilitano<br />
un potenziale informativo senza precedenti.<br />
La voglia di tornare alle origini, la<br />
semplificazione della comunicazione, dei<br />
prodotti e delle funzioni d’uso, il rispetto<br />
dell’ambiente e l’impegno sociale fanno<br />
del "back to basic" un paradigma di<br />
cambiamento forte: Crucial&Sustainable.<br />
Il valore del prodotto deve essere giustificato<br />
da qualità e sostenibilità che si<br />
concretizzano in un richiamo alla storia,<br />
all’eredità e alla tradizione del brand.<br />
Ciò significa legare il prodotto alla<br />
sua lavorazione e riprendere modelli e<br />
manifatture passate ricordando, come Gucci<br />
con il suo bambù o Hermès con il colore<br />
arancione del grasso per cuoio, il significato<br />
di una storia di qualità e passione. Si<br />
diffondono accademie e scuole di formazione<br />
specializzate in mestieri legati alla moda e<br />
acquistano sempre maggiore importanza le<br />
botteghe artigiane, con la loro tradizione di<br />
prodotti lavorati a mano.<br />
118 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
La moda del Crucial&Sustainable lavora<br />
anche per la semplificazione dei prodotti e<br />
dei messaggi: il ritorno dell’orologio HipHop,<br />
in gomma e senza alcuna funzione, ne è un<br />
esempio significativo, così come la campagna<br />
pubblicitaria Diesel be stupid (“sii stupido”)<br />
che presenta un messaggio semplice, ma di<br />
impatto e facilmente ricordabile.<br />
L’impegno sociale e la sostenibilità si<br />
concretizzano nella comunicazione e<br />
diffusione di tematiche etiche, campagne<br />
di sensibilizzazione e sforzi per la riduzione<br />
dell’impatto ambientale. Stella McCartney,<br />
stilista nota per l’attenzione a questi temi,<br />
ha lanciato la Green Collection con una<br />
linea di accessori “vegan” dedicati a coloro<br />
che preferiscono non indossare materiali<br />
di origine animale, come pelle e pellicce. Il<br />
caso di Lacoste rappresenta un altro esempio<br />
significativo: primo brand internazionale a<br />
supportare l’iniziativa “Save your logo” che<br />
incentiva le aziende private o istituzionali<br />
a salvaguardare la biodiversità del pianeta<br />
impegnandosi nella protezione e difesa<br />
dell’animale rappresentato nel proprio logo<br />
(il coccodrillo nello specifico). La proattività<br />
delle aziende è premiata da consumatori<br />
sempre più attenti all’ambiente al punto che<br />
tutto quanto sia ecosostenibile è diventato<br />
chic: i prodotti Asap (as sustainable as<br />
possible) sono noti per essere realizzati con<br />
materiale riciclato; “I’m not a plastic bag”<br />
è ormai diventata un’icona mondiale. Il sito<br />
specializzato www.ecofashionworld.com<br />
guida e informa sui brand della moda con<br />
prodotti o processi produttivi orientati alla<br />
sostenibilità e, inoltre, a Parigi nel giugno<br />
2010 si è tenuta la prima fiera internazionale<br />
del Lusso sostenibile.<br />
4.10.2 La nuova CEO agenda<br />
Varie sono le sfide che il settore deve<br />
affrontare traducendo il significato dei<br />
paradigmi in indirizzi per la strategia<br />
aziendale.<br />
La declinazione dei paradigmi<br />
nell’organizzazione aziendale significa l’avvio<br />
di un cambiamento verso una nuova cultura<br />
“aperta al cliente”, in cui quest’ultimo<br />
assume sempre più il ruolo di risorsa chiave<br />
per la generazione di idee e innovazione.<br />
Il Trust&Share, attraverso i concetti di<br />
fiducia e condivisione, cambia l’approccio<br />
dell’impresa al mercato: insieme<br />
all’imprenditore, leader incontrastato come<br />
da consolidata tradizione italiana, c’è il<br />
cliente finale, monitorato, ascoltato e sempre<br />
più coinvolto nei processi core.<br />
Il concetto di Unique&Universal si<br />
costruisce a partire da questo presupposto:<br />
la personalizzazione del prodotto/servizio,<br />
la valorizzazione di esigenze locali insieme
Figura 27. Pervasività del nuovo paradigma nel modello di business<br />
Ecosystem<br />
Trust&Share<br />
Crucial&Sustainable<br />
Quick&Deep<br />
Unique&Universal<br />
Strategy<br />
Retail<br />
Web<br />
alla diffusione del valore del brand in ottica<br />
globale, diventa tanto più differenziante<br />
quanto maggiore è l’efficacia con cui ogni<br />
marchio riesce a comprendere le specificità<br />
dei propri clienti.<br />
New Touchpoints<br />
Analogamente il Quick&Deep è un<br />
paradigma applicabile laddove l’azienda<br />
sia in grado di capitalizzare la conoscenza<br />
del cliente al fine di costruire velocemente<br />
esperienze e offerte altamente rilevanti e<br />
profonde. E’ venuto pertanto il momento<br />
per le aziende italiane di rinnovare il proprio<br />
modello di impresa ampliando lo spettro<br />
di influenza del consumatore, dei buyer e<br />
di tutti i clienti del brand. La sfida consiste<br />
nell’“aprire l’impresa”, affrontando il mercato<br />
con un approccio Customer-Centric che<br />
valorizza il cliente ed è orientato alla sua<br />
comprensione, alla condivisione/co-creazione<br />
Analytics<br />
Customer insight<br />
Marketing lever<br />
Production<br />
Assortment<br />
Layout<br />
Pricing<br />
...<br />
di contenuti e valori e alla generazione<br />
di fiducia attraverso l’interazione e il<br />
dialogo su molteplici touchpoint. La sfida<br />
per la moda sta nel ricercare un delicato<br />
bilanciamento tra la creatività, lo stile e<br />
la promessa di brand generati in modalità<br />
“top down” (ovvero dall’intuito e creatività<br />
di imprenditori e stilisti) con le istanze che<br />
provengono dai consumatori, in modalità<br />
"bottom up". E per far questo la capacità di<br />
conoscenza e analisi dei consumatori sono<br />
evidentemente fondamentali.<br />
In ogni caso il percorso di declinazione<br />
dei paradigmi deve essere specifico per<br />
ciascuna realtà aziendale. In primis è<br />
fondamentale definire la propria strategia<br />
di risposta ai paradigmi, coerentemente<br />
con la propria strategia di brand e tenendo<br />
in considerazione il complesso ecosistema<br />
multicanale in cui si opera (es. qual è il mio<br />
bilanciamento atteso tra “quick” e “deep”?<br />
Quale modello di comunicazione devo<br />
adottare per essere “trusted”? Come posso<br />
abilitare uno “share” informativo con i miei<br />
clienti? Quali caratteristiche del prodotto<br />
possono essere “unique” rispetto ai contenuti<br />
standard e “universal”?)<br />
Le linee guida strategiche devono poi<br />
essere declinate e implementate attraverso<br />
molteplici touchpoint, sia fisici che digitali,<br />
fino a raggiungere il cliente finale. Questi<br />
saranno selezionati sulla base della<br />
loro coerenza con il messaggio e con la<br />
proposizione da veicolare nonché con la<br />
rilevanza rispetto al target customer.<br />
La gestione di una rete ampliata di<br />
touchpoint e il dialogo continuo con i<br />
consumatori forniscono uno straordinario<br />
potenziale informativo che, in presenza<br />
di capacità di analisi evolute (advanced<br />
analytics), può essere tradotto in customer<br />
insight. Questa conoscenza approfondita del<br />
cliente può essere utilizzata per definire e<br />
rinnovare continuamente i propri prodotti,<br />
i messaggi, le proposizioni commerciali e le<br />
esperienze di brand, all’interno di un circolo<br />
virtuoso che permette di essere sempre<br />
allineati ai (propri) paradigmi.<br />
In sintesi, nella CEO agenda delle aziende<br />
fashion vediamo quindi necessaria la<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 119
Figura 28. Il cambio di passo per le PMI Italiane<br />
Formazione<br />
professionale<br />
Innovazione,<br />
Ricerca e Sviluppo<br />
Nuovi prodotti/<br />
Semilavorati/<br />
Processi<br />
Spazio a<br />
nuovi talenti<br />
Distretti<br />
industriali<br />
Innovazione continua<br />
Sistema<br />
istituzionale<br />
Altre iniziative<br />
presenza di tre filoni principali:<br />
1. Multitouchpoint Interaction: creare un<br />
nuovo modello d’interazione con il cliente, in<br />
un’ottica “multitouchpoint”, in cui il cliente è<br />
al centro (da Re-Tail a Me-Tail).<br />
2. Advanced CRM&Analytics: dotarsi<br />
di capability avanzate per intercettare<br />
e analizzare le informazioni sui clienti<br />
PMI<br />
Sistema<br />
Moda<br />
Sistema<br />
finanziario<br />
120 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Priorità comuni Sinergie Comunicazione asset<br />
Spunti di business,<br />
ingegnerizzazione<br />
Piattaforme<br />
(informazioni e dati)<br />
condivise<br />
Università<br />
e Centri di<br />
Ricerca<br />
Service<br />
Provider<br />
(servizio<br />
coordinamento)<br />
...<br />
Nuova configurazione<br />
di distretto<br />
Nuovi mercati e<br />
canali<br />
Condizione di<br />
esperienze, asset,<br />
investimenti<br />
(customer insight).<br />
3. Agile Operations: sviluppare<br />
modelli operativi basati su capability<br />
di pianificazione integrata e su Supply<br />
Chain flessibili che consentano di tradurre<br />
velocemente (cioè con un ridotto time to<br />
market) la customer insight in prodotti<br />
(closed customer loop).<br />
Una considerazione aggiuntiva può essere<br />
fatta per le piccole e medie imprese, che<br />
devono affrontare un ulteriore sfida tenendo<br />
in considerazione principalmente due<br />
paradigmi.<br />
Da un lato, diventare Crucial&Sustainable<br />
significa mettere insieme le forze della<br />
“piccola impresa”, ricostruire sinergie<br />
all’interno dei distretti per generare una<br />
massa critica (di asset, portafoglio prodotti,<br />
competenze, canali distributivi, sbocchi<br />
commerciali, …) adeguata ad affrontare e<br />
sostenere le sfide del mercato globale.<br />
Il presidio e l’evoluzione delle eccellenze<br />
produttive, d’innovazione, creatività e<br />
artigianalità restano valori fondamentali<br />
su cui l’Italia della moda deve continuare<br />
a investire per generare un vantaggio<br />
competitivo sostenibile nel lungo termine.<br />
Non solo. Un settore caratterizzato da<br />
80 mila piccole e medie imprese deve<br />
recuperare competitività sia valorizzando<br />
le realtà storiche delle aziende italiane,<br />
sia affrontando il mercato con efficacia<br />
e tempestività. Il concetto di sinergia tra<br />
PMI si rafforza attraverso il Quick&Deep:<br />
programmi di formazione aperti a molteplici<br />
operatori, piattaforme e asset condivisi per<br />
la costruzione di database comuni, iniziative<br />
a supporto dell’internazionalizzazione,<br />
finanziamenti agevolati e politiche del
credito che facilitino la sinergia tra aziende<br />
possono rafforzare la capacità di “fare<br />
gruppo” coordinando fornitori e strategie<br />
commerciali per poi generare benefici<br />
economici, industriali e strategici in maniera<br />
più tempestiva e mirata. Un cambio di passo<br />
che aumenterebbe la visibilità delle PMI<br />
valorizzando anche il territorio.<br />
L’Italia della moda e del lusso, del design<br />
e delle botteghe artigiane di eccellenza<br />
deve consolidare e rilanciare la propria<br />
competitività su un mercato sempre più<br />
difficile e popolato da nuovi attori.<br />
I paradigmi del cambiamento, nati<br />
dall’osservazione delle nuove tendenze di<br />
mercato, rappresentano una prospettiva<br />
nuova - che può essere fatta propria dal<br />
Sistema Italia è in base alla quale definire un<br />
percorso distintivo per il rilancio dell’intero<br />
settore.<br />
4.11 Pubblica<br />
Amministrazione<br />
4.11.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
Il servizio pubblico rappresenta, di fatto,<br />
la prima “impresa” operante in Italia, con<br />
circa 10.000 Enti attivi su tutto il territorio<br />
nazionale.<br />
Le Amministrazioni Statali sono, inoltre,<br />
il più grande datore di lavoro d’Italia,<br />
impiegando più di 3,4 milioni di lavoratori<br />
a tempo indeterminato e circa 500.000<br />
collaboratori “atipici”. In termini economici,<br />
la spesa pubblica si attesta attorno a un<br />
valore prossimo a 780 miliardi di euro pari<br />
quasi alla metà del PIL del Paese.<br />
Questa enorme galassia si trova, al pari<br />
degli altri operatori economici, ad affrontare<br />
complessità crescenti che spingono al<br />
rialzo la spesa pubblica a fronte di una<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 121
disponibilità di risorse sempre più limitata.<br />
Il servizio pubblico, infatti, è oggi chiamato<br />
ad “aiutare” il tessuto economico-sociale,<br />
per rispondere a fenomeni sia strutturali<br />
(es. cambiamenti del mix demografico) sia<br />
congiunturali (es. la recente crisi). Tuttavia,<br />
gli spazi di manovra sono ridotti a causa di<br />
un vincolo di bilancio stringente.<br />
In questo scenario, una politica d’intervento<br />
efficace per il servizio pubblico dovrebbe<br />
agire in modo da promuovere interventi<br />
strutturali innovativi con un duplice<br />
obiettivo: migliorare i livelli di efficienza<br />
della spesa pubblica e, al contempo,<br />
incrementare la qualità e la capacità di<br />
sostenere il sistema economico-sociale della<br />
macchina statale.<br />
Per definire concretamente gli interventi<br />
prioritari da indirizzare, <strong>Accento</strong> sull’Italia<br />
ha ascoltato direttamente la voce degli<br />
amministratori pubblici che, come prima<br />
interfaccia tra il servizio pubblico e il sistema<br />
economico-sociale, hanno supportato<br />
l’identificazione degli aspetti più “sentiti” da<br />
imprese e cittadini.<br />
Uno dei paradigmi emersi con maggior<br />
forza dalle interviste effettuate è<br />
Unique&Universal. Cittadini e imprese<br />
stanno esprimendo una domanda verso il<br />
servizio pubblico sempre più consapevole<br />
122 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
ed esigente. Il sistema economico-sociale<br />
richiede, quindi, servizi più efficaci e<br />
“personalizzati”, in grado di soddisfare<br />
necessità complesse e crescenti. In questo<br />
contesto la Pubblica Amministrazione<br />
non si rivela sempre all’altezza delle<br />
aspettative. Un’eccessiva “burocratizzazione”<br />
e un sistema fiscale migliorabile, solo per<br />
citare alcuni tra gli aspetti più rilevanti,<br />
pregiudicano spesso i livelli di performance<br />
del servizio pubblico fungendo da vero<br />
e proprio freno allo sviluppo del tessuto<br />
imprenditoriale e alla qualità dei servizi<br />
erogati ai cittadini. Basti pensare, a titolo<br />
puramente esemplificativo, che il nostro<br />
paese si colloca stabilmente lontano dai<br />
propri “peer” per quanto concerne le<br />
classifiche internazionali di efficienza<br />
delle Amministrazioni Pubbliche nei servizi<br />
erogati alle imprese (ad esempio in caso<br />
di controversie di natura commerciale, la<br />
Giustizia italiana si dimostra eccessivamente<br />
lenta impiegando mediamente per azioni<br />
di tutela sui contratti circa 4 anni a fronte<br />
dei 300 giorni negli Stati Uniti, dei 331 in<br />
Francia, dei 394 in Germania e dei 404 in<br />
Gran Bretagna).<br />
In merito al paradigma del Trust&Sharing,<br />
è emerso chiaramente il bisogno, da parte<br />
del tessuto sociale, di una rifocalizzazione<br />
del servizio pubblico verso quegli ambiti<br />
considerati centrali per il presidio dei diritti<br />
fondamentali di cittadinanza. In particolare,<br />
il sistema Salute che, assieme alle altre<br />
componenti del Welfare, rappresenta il “core<br />
business” dei sistemi pubblici, è indicato,<br />
unanimamente, come il settore verso il<br />
quale è oggi necessario intervenire. Si<br />
rileva, infatti, da parte delle famiglie, una<br />
rinnovata esigenza di tutela e sicurezza<br />
ulteriormente accentuata dalla crisi. Risulta<br />
indicativo che, pur a fronte di un sistema<br />
sanitario universalistico che offre assistenza<br />
a tutti i cittadini, si registri, soprattutto fra<br />
le famiglie meno abbienti, un fenomeno di<br />
rinuncia alle cure. La metà delle famiglie<br />
in condizioni di “povertà relativa” nel 2009<br />
(1,2 milioni di euro), non riuscendo ad<br />
affrontare un esborso di tasca propria, ha,<br />
infatti, rinunciato a prestazioni sanitarie che<br />
il servizio pubblico non copre oppure che<br />
offrirebbe con tempi troppo lunghi, come<br />
ad esempio le prestazioni odontoiatriche.<br />
In aggiunta, va considerata l’evoluzione<br />
dei trend demografici, che vedono l’Italia<br />
scontare un elevato tasso d’invecchiamento<br />
della popolazione (nel 2030 saremo il<br />
secondo Paese più anziano del mondo<br />
dopo il Giappone). Questo porterà a dover<br />
sostenere cittadini con bisogni e aspettative<br />
assistenziali sempre maggiori e diverse<br />
rispetto a quanto accaduto fino a oggi.<br />
Un’ulteriore direttrice importante si è<br />
rivelata Crucial&Sustainable. Il tema
della sostenibilità ambientale costituisce<br />
un imperativo concreto per tutti gli<br />
amministratori intervistati, non solo per<br />
ragioni di carattere etico, ma anche di<br />
stampo economico. Basti pensare ai danni<br />
che i comportamenti non sostenibili<br />
arrecano ogni anno alle casse pubbliche a<br />
causa, ad esempio, dei disastri ambientali,<br />
dei costi sanitari in crescita per la cura di<br />
patologie da inquinamento oppure delle<br />
ricadute sul turismo di vicende come il caso<br />
rifiuti in Campania. Oltre alla sostenibilità<br />
ambientale, anche la sostenibilità economica<br />
rappresenta una delle principali priorità<br />
dei manager pubblici. In particolare,<br />
oltre alle note criticità che interessano le<br />
finanze pubbliche dell’intero Paese con un<br />
debito pubblico ormai arrivato a circa il<br />
115% del PIL nel 2009 87 , emergono forti<br />
preoccupazioni anche per lo stato dei bilanci<br />
locali (Regionali e Comunali), soprattutto in<br />
vista del federalismo. E’ storia recente, ad<br />
esempio, la necessità, da parte delle Regioni<br />
con conti sanitari in rosso, di valutare un<br />
aumento della pressione fiscale locale per<br />
mantenere in equilibrio i bilanci.<br />
Decisamente rilevante, infine, è anche il<br />
paradigma Quick&Deep. Cittadini e imprese<br />
vivono e operano da anni in contesti in<br />
rapida evoluzione, con regole e abitudini<br />
fortemente mutevoli dove la capacità di<br />
adattamento è un fattore critico di successo<br />
fondamentale. Altrettanto importante è<br />
quindi contare sul supporto di una macchina<br />
pubblica capace di evolversi in maniera<br />
altrettanto veloce e, soprattutto, facilmente<br />
accessibile. Gli ”utenti” finali dei servizi<br />
pubblici si aspettano, dunque, da un lato<br />
una maggiore capacità di cambiamento da<br />
parte di un servizio pubblico troppo spesso<br />
“dispersivo” nel mettere in pratica le riforme,<br />
dall’altro lo sviluppo di servizi maggiormente<br />
accessibili adatti a fornire una pronta<br />
risposta a cittadini e imprese.<br />
4.11.2 Nuova agenda per un nuovo<br />
Stato<br />
In uno scenario, quindi, caratterizzato da<br />
ristretti margini di manovra, il servizio<br />
pubblico è comunque chiamato a intervenire<br />
a supporto del sistema economico e sociale.<br />
Come abbiamo visto, le Amministrazioni<br />
Pubbliche intervistate da <strong>Accento</strong> sull’Italia<br />
richiedono l’avvio di un importante percorso<br />
d’innovazione del sistema in grado di<br />
rendere la macchina pubblica più vicina a<br />
cittadini e imprese (Unique&Universal),<br />
rispondere ai rinnovati bisogni di sicurezza<br />
del Paese (Trust&Sharing) e tutelare<br />
la sostenibilità di oggi e di domani<br />
(Crucial&Sustainable). Il tutto a fronte di<br />
una capacità di cambiamento più efficace<br />
e una maggiore accessibilità ai servizi<br />
(Quick&Deep). Una sfida di questa portata<br />
non è dunque semplice da affrontare e, come<br />
detto, richiede al servizio pubblico di attivare<br />
le giuste riforme in grado, al contempo,<br />
di tutelare le casse pubbliche e migliorare<br />
la qualità dei servizi. In quest’ottica, un<br />
possibile piano d’intervento per il sistema<br />
pubblico, in coerenza con i paradigmi rilevati<br />
sul campo da <strong>Accento</strong> sull’Italia, potrebbe<br />
agire secondo un approccio industriale sulle<br />
seguenti aree del servizio pubblico:<br />
La Pubblica Amministrazione -<br />
razionalizzando la burocrazia e introducendo<br />
un approccio di servizio “citizen-centric”.<br />
Il Fisco - evolvendo la macchina fiscale e<br />
stimolando una maggiore collaborazione<br />
tra istituzioni per la condivisione delle<br />
informazioni sui contribuenti.<br />
La Sanità - stimolando un rinnovato<br />
equilibrio fra spesa ed efficacia dei servizi<br />
sanitari.<br />
La Sostenibilità - investendo<br />
sull’ottimizzazione dell’efficienza energetica<br />
delle aree metropolitane.<br />
87 Fonte: Banca d’Italia Aprile, 2010<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 123
La modernizzazione dei servizi della Pubblica<br />
Amministrazione rappresenta un ambito<br />
particolarmente strategico in un contesto<br />
come quello italiano, dove le dimensioni di<br />
spesa sono piuttosto ingenti (8,7% del PIL) 88 .<br />
Il Governo si è già mosso in questa direzione,<br />
delineando “il Piano Industriale della<br />
Pubblica Amministrazione“, promosso dal<br />
Ministero per la Pubblica Amministrazione e<br />
l'Innovazione.<br />
Alla luce della complessità di un tale piano<br />
di trasformazione, secondo le priorità<br />
raccolte da <strong>Accento</strong>, ciò che costituisce<br />
obiettivo fondamentale del processo di<br />
modernizzazione è:<br />
a) La semplificazione dei processi<br />
amministrativi;<br />
b) Lo sviluppo della relazione con il cittadino<br />
attraverso un approccio “citizen-centric”.<br />
a) Relativamente al primo punto, si<br />
dovrebbe promuovere, quindi, una<br />
radicale razionalizzazione dei processi<br />
di erogazione dei servizi, oltre che una<br />
pervasiva digitalizzazione di tutta la P.A.<br />
sia internamente (es. unificazione dei<br />
sistemi informativi) che esternamente<br />
verso il cittadino (es. posta elettronica<br />
certificata). Questi sforzi potrebbero<br />
ridurre, ad esempio, i costi sostenuti dalle<br />
imprese per interfacciarsi con la Pubblica<br />
124 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Amministrazione: si stima che un’impresa<br />
media perda ogni anno circa 14 giorni per<br />
svolgere le pratiche amministrative verso<br />
lo Stato. In questo senso, costituisce un<br />
esempio significativo quanto messo in atto<br />
dalla Francia che ha lanciato recentemente<br />
un piano di trasformazione della Pubblica<br />
Amministrazione che sta intervenendo in<br />
modo sistemico con più di 350 iniziative<br />
simultanee di semplificazione organizzativa e<br />
digitalizzazione della macchina statale.<br />
b) In merito al secondo tema, ossia lo<br />
sviluppo di un approccio di servizio “citizencentric”,<br />
risulta evidente, dalle interviste<br />
effettuate, l’esigenza per cittadini e imprese<br />
di avere servizi pubblici più efficaci e<br />
maggiormente ritagliati sui variegati bisogni<br />
del tessuto economico-sociale.<br />
L’obiettivo è quindi quello di mettere al<br />
centro il cittadino, disegnando e sviluppando<br />
l’erogazione dei servizi in funzione dei suoi<br />
bisogni (e non in base alle competenze<br />
funzionali dei singoli Enti), trasformando<br />
gli Enti pubblici da organizzazioni separate,<br />
operanti secondo una rigida logica di “service<br />
boundaries”, a una struttura organica “needoriented”.<br />
L’adozione di un modello di servizio in ottica<br />
“citizen-centric” dovrebbe avvenire, secondo<br />
la nostra esperienza, attraverso un percorso<br />
evolutivo orientato a sviluppare dapprima<br />
un’integrazione focalizzata sulle funzioni<br />
distributive di front-office (sportelli e punti<br />
di contatto per l’erogazione dei servizi), per<br />
poi realizzare successivamente una piena<br />
integrazione operativa dei back-office dei<br />
diversi Enti/Organizzazioni.<br />
Alcuni paesi si sono già mossi verso modelli<br />
“citizen-centric”. A titolo esemplificativo,<br />
richiamiamo quanto fatto dal Canada dove<br />
sono state realizzate strutture di front-<br />
office condivise da più agenzie, mantenendo<br />
tuttavia separate le strutture di back office<br />
dei diversi Enti. In altri contesti, come in<br />
Norvegia, ci si è spinti oltre nel processo<br />
di integrazione avviando un percorso che,<br />
attraverso una vera e propria “fusione”<br />
di 3 differenti agenzie attive nell’ambito<br />
della protezione sociale e del lavoro, ha<br />
contribuito a definire un sistema di welfare<br />
maggiormente integrato e soprattutto<br />
costruito sui bisogni del cittadino.<br />
Nel panorama italiano esistono già, seppur a<br />
livello embrionale, alcune iniziative orientate<br />
proprio all’attivazione di soluzioni “citizencentric”.<br />
In tal senso riteniamo interessante<br />
richiamare il modello di “Casa del Welfare”,<br />
ossia un possibile percorso di condivisione<br />
dei front office fra INAIL, INPS, e INPDAP,<br />
promosso dal Ministero del Lavoro, della<br />
Salute e delle Politiche Sociali attualmente<br />
in fase di discussione.
Ai fini di un miglior funzionamento e di una<br />
maggior efficacia della macchina pubblica, è<br />
di primario interesse il Fisco.<br />
In tale ambito, in aggiunta al percorso<br />
di lotta all’evasione, tralasciando i<br />
temi di equità e pressione fiscale, che<br />
richiederebbero ampi approfondimenti<br />
specifici, riteniamo che sia possibile nel<br />
breve partire con un’azione strutturale di<br />
evoluzione della macchina fiscale ordinaria.<br />
In particolare, ci riferiamo a processi,<br />
procedure e strumenti che se<br />
opportunamente definiti e rivisti possono:<br />
a) Agevolare le modalità di adempimento<br />
del contribuente;<br />
b) Sviluppare la collaborazione proattiva fra<br />
amministrazione fiscale e altri Enti Pubblici,<br />
al fine di garantire meccanismi di controllo<br />
più efficaci in chiave “anti-evasione”.<br />
a) In merito alla prima direttrice di intervento<br />
si potrebbe sinergicamente agire tramite:<br />
• Semplificazione degli adempimenti e<br />
potenziamento dei servizi di “customer<br />
care” (si pensi alla limitata disponibilità di<br />
supporto e contatto, ancor più importante<br />
per quelle fasce sociali prive di cultura<br />
finanziaria);<br />
• Evoluzione della comunicazione col<br />
contribuente, sia in termini di strumenti (es.<br />
sistemi di “reminder” basati su email o SMS,<br />
invio di feedback automatizzati sui pagamenti<br />
e servizi di “history personale” che tengano<br />
traccia della vita contributiva dell’utente, ecc),<br />
che di contenuti per sviluppare una cultura<br />
contributiva (es. pubblicizzando scadenze<br />
e strumenti/modalità di adempimento,<br />
collaborando con le scuole, ecc);<br />
• Rafforzamento della multicanalità,<br />
valorizzando punti di contatto innovativi<br />
per facilitare il pagamento e la richiesta di<br />
informazioni/supporto (web, call-center, ecc).<br />
b) In secondo luogo, il nuovo modello<br />
andrebbe esteso anche alle strutture<br />
pubbliche con le quali i contribuenti si<br />
interfacciano, attraverso l’integrazione<br />
e la collaborazione tra le diverse entità<br />
coinvolte, con finalità di rafforzamento ed<br />
estensione degli strumenti di controllo/<br />
accertamento, sia in logica preventiva, sia<br />
per le verifiche ex-post. In particolare è<br />
possibile agire sviluppando:<br />
• Modelli e strumenti per la raccolta di<br />
dati e informazioni sul contribuente, per<br />
monitorare il mutare degli obblighi fiscali<br />
in funzione degli eventi del suo ciclo di vita<br />
(sia esso cittadino o impresa), superando il<br />
tradizionale approccio “ex-post”;<br />
• Il rafforzamento dei meccanismi di<br />
controllo tramite la condivisione della base<br />
informativa fra le diverse amministrazioni e<br />
l’attivazione di meccanismi di profilazione<br />
dei contribuenti;<br />
• Il potenziamento degli strumenti predittivi,<br />
quale utile leva per la programmazione delle<br />
politiche fiscali.<br />
Il sistema sanitario italiano è considerato<br />
uno dei migliori sistemi al mondo in quanto<br />
è capace di fornire a tutta la popolazione<br />
(sistema universalistico) un’elevata qualità<br />
clinica dei trattamenti sanitari, come<br />
testimonia anche un tasso di mortalità<br />
della popolazione italiana tra i più bassi del<br />
mondo con 546 decessi anno per 100.000<br />
abitanti contro i 650 di media dell’OCSE.<br />
Ciò nonostante il sistema mostra, a nostro<br />
avviso, alcune aree di debolezza che<br />
richiedono interventi urgenti, in particolare:<br />
• Un’offerta sanitaria migliorabile in<br />
termini di efficacia, soprattutto guardando<br />
alle principali best practice internazionali<br />
(Francia, Olanda o Germania), in grado di<br />
offrire un’assistenza territoriale di “long term<br />
care” più efficace, maggiore omogeneità e<br />
accessibilità ai servizi e un miglior livello di<br />
diffusione delle nuove tecnologie di "ehealth";<br />
88 Fonti: Eurostat, dati nazionali ed elaborazioni BCE<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 125
• Un equilibrio economico “critico” sia<br />
nell’immediato sia in prospettiva, con un<br />
disavanzo corrente pari a circa 3 Mld di euro<br />
(concentrato in poche Regioni critiche) e con<br />
una spesa sanitaria (circa 135 Mld di ero<br />
nel 2008) prevista in forte crescita (da 8,6%<br />
su PIL nel 2008 a circa il 17% nel 2050 89 )<br />
e prevalentemente a carico delle finanze<br />
pubbliche (80%);<br />
• Un’accentuata disomogeneità territoriale<br />
tra i diversi Sistemi Sanitari Regionali sia in<br />
termini di offerta sanitaria sia in termini di<br />
equilibrio economico.<br />
A nostro avviso, quindi, risulta importante<br />
avviare un percorso di innovazione<br />
strutturale del sistema sanitario italiano<br />
con interventi mirati a tutti i livelli, in<br />
particolare:<br />
a) A livello regionale, per innovare<br />
direttamente i meccanismi di gestione ed<br />
erogazione dei servizi sanitari;<br />
b) A livello nazionale, per indirizzare quegli<br />
aspetti di portata più generale capaci di<br />
massimizzare i benefici per il sistema nel<br />
suo complesso in sinergia e a supporto agli<br />
interventi regionali.<br />
a) Per quanto riguarda gli interventi a livello<br />
regionale, le Regioni in disavanzo hanno da<br />
tempo avviato interventi di risanamento dei<br />
126 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
bilanci sanitari: i cosiddetti “piani di rientro”.<br />
Anche se con risultati non omogenei, si può<br />
affermare che tali piani abbiano già aperto<br />
la strada verso una maggiore efficienza<br />
(soprattutto in termini di razionalizzazione<br />
della rete ospedaliera), identificando, e in<br />
parte attuando, iniziative volte, soprattutto,<br />
al contenimento dei costi.<br />
In tale direzione le Regioni, con sfumature<br />
e priorità differenti in base ai livelli di<br />
performance, possono, quindi, affrontare le<br />
seguenti ulteriori sfide:<br />
Ridurre la spesa, facendo leva, ad esempio,<br />
sull’introduzione di centrali di acquisto<br />
per il contenimento dei costi per beni e<br />
servizi oppure attraverso l’attivazione di<br />
politiche di distribuzione diretta dei farmaci<br />
presso ospedali o ASL per ridurre la spesa<br />
farmaceutica;<br />
Rafforzare la governance dei sistemi sanitari<br />
attraverso, principalmente, la diffusione<br />
di meccanismi di budgeting presso tutte<br />
le strutture sanitarie, la realizzazione di<br />
adeguati meccanismi di monitoraggio della<br />
spesa e un’adeguata responsabilizzazione dei<br />
manager pubblici;<br />
Intervenire sull’organizzazione,<br />
ribilanciando l’assetto organizzativo delle<br />
strutture sanitarie tramite un aumento delle<br />
strutture per la cura della lungodegenza e<br />
un alleggerimento dei più costosi presidi<br />
ospedalieri;<br />
Potenziare l’offerta di servizi sanitari al<br />
cittadino, migliorandone l’appropriatezza<br />
attraverso un maggior ricorso alla cura sul<br />
territorio di patologie croniche e la diffusione<br />
di nuove tecnologie di "ehealth" in grado di<br />
ottimizzare l’accessibilità ai servizi sanitari.<br />
b) A livello nazionale, a nostro avviso,<br />
si potrebbe agire, invece, secondo due<br />
principali direttrici:<br />
Ottimizzare la capacità di governance e<br />
coordinamento dei diversi sistemi regionali<br />
attraverso l’attivazione di una “Cabina di<br />
Regia”, in grado, da un lato, di coadiuvare<br />
il Ministero della Salute supportando<br />
l’attività di benchmarking e diffusione<br />
delle best practice, dall’altro, di aggregare<br />
servizi e processi “condivisi”, a supporto<br />
dell’operatività delle Regioni;<br />
Rinnovare i meccanismi di finanziamento<br />
del sistema sanitario promuovendo sia<br />
schemi di Sanità integrativa per tutelare<br />
la sostenibilità economica del sistema,<br />
sia nuove modalità di finanziamento dei<br />
sistemi sanitari regionali, abbandonando<br />
definitivamente le logiche del costo storico<br />
e dello sblocco di risorse una tantum (come
ad esempio i fondi FAS), in favore di un più<br />
congruo trasferimento delle risorse sulla base<br />
di costi standard.<br />
Imboccando questa strada di innovazioni<br />
pragmatiche e progressive è possibile<br />
ipotizzare in futuro una Sanità in equilibrio,<br />
in grado di limitare il peso sulle finanze<br />
pubbliche e, al contempo, di garantire<br />
un’elevata qualità al cittadino.<br />
La Comunità Europea ha avviato un<br />
ambizioso piano che prevede obiettivi minimi<br />
di riduzione del 20% dei consumi energetici<br />
e delle emissioni di CO 2 accompagnata<br />
da un incremento di utilizzo, nella stessa<br />
percentuale, di fonti energetiche rinnovabili<br />
entro il 2020.<br />
In aggiunta, i trend di crescente<br />
urbanizzazione stanno mettendo a dura<br />
prova infrastrutture spesso datate inducendo<br />
una notevole complessità gestionale<br />
per le municipalità. Si pone dunque una<br />
importante sfida per le istituzioni, chiamate<br />
a investire per creare un ambiente piu’<br />
sostenibile ed efficiente in modo da<br />
ottenere importanti vantaggi nell’immediato<br />
e soprattutto contenere i rischi di spesa in<br />
futuro. Basti immaginare quanto si potrebbe<br />
risparmiare nel breve termine riducendo i<br />
consumi energetici delle grandi metropoli,<br />
ponendo oggi le basi per evitare di sostenere<br />
emergenze enormemente costose in futuro<br />
(ad esempio per gestire gli effetti da<br />
inquinamento sulla salute dei cittadini).<br />
In questo quadro, secondo la nostra visione,<br />
è opportuno partire dalla realizzazione di<br />
Città intelligenti (o SMART), ossia città che<br />
adottino nuove tecnologie in grado, da un<br />
lato, di massimizzare l’efficienza nell’utilizzo<br />
delle risorse in un’ottica di sostenibilità,<br />
dall’altro, di permettere una miglior gestione<br />
delle “complessità” indotte dalla continua<br />
evoluzione dei centri urbani. Gli ambiti su<br />
cui è possibile ottenere importanti benefici<br />
sono essenzialmente sei: energia elettrica,<br />
riscaldamento, rifiuti, edilizia, mobilità e<br />
risorse idriche. Si tratta, quindi, di adottare<br />
soluzioni innovative in grado di:<br />
Aiutare i consumatori ad avere<br />
comportamenti di consumo energeticamente<br />
efficienti, attraverso l’introduzione di<br />
misuratori di consumo che indichino i profili<br />
di utilizzo ottimale delle risorse;<br />
Ridurre “ex ante” i consumi con soluzioni<br />
quali la diffusione di mezzi di trasporto<br />
pubblico a bassa emissione o l’attivazione<br />
nelle abitazioni di strumenti di riduzione dei<br />
consumi (pannelli solari, nuovi sistemi di<br />
raccolta dei rifiuti o sistemi di illuminazione<br />
a basso consumo);<br />
Uno Stato più vicino<br />
a cittadini e imprese,<br />
rinnovato a partire<br />
dagli ambiti “core”<br />
quali la Pubblica<br />
Amministrazione, il Fisco,<br />
la Sanità e la Sostenibilità<br />
89 Fonte: Elaborazioni <strong>Accenture</strong> su dati ANIA, MdS e CERM<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 127
Un servizio pubblico<br />
virtuoso, in grado di<br />
generare valore oggi<br />
e porre le basi per<br />
sostenere le generazioni<br />
future<br />
128 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Ridurre il traffico di automezzi attraverso<br />
portali di regolamentazione degli accessi<br />
alla città evoluti in grado di gestire le<br />
tariffe di ingresso in modo da minimizzare il<br />
congestionamento.<br />
<strong>Accenture</strong> ha avuto modo di contribuire<br />
a diversi programmi di questo genere,<br />
aiutando, ad esempio, la municipalità<br />
di Amsterdam sia nella definizione del<br />
piano strategico complessivo, sia nel<br />
coordinamento degli interventi e nella<br />
gestione dei diversi interlocutori. La<br />
realizzazione di Città intelligenti permette,<br />
quindi, di perseguire l’ottenimento di<br />
benefici sia in termini di sostenibilità sia di<br />
risparmio energetico, attraverso innovazioni<br />
tecnologiche e logistiche applicate alle<br />
principali infrastrutture urbane.<br />
Oltre a disporre di una chiara agenda<br />
degli interventi ispirata alla voce degli<br />
amministratori pubblici e basata su<br />
esperienze innovative concrete, pensiamo<br />
sia necessario presidiare adeguatamente<br />
anche l’approccio realizzativo tenendo<br />
in considerazione alcuni fattori critici<br />
di successo per far sì che le iniziative si<br />
“realizzino” in maniera efficace e veloce,<br />
anche in accordo al paradigma Quick&Deep.<br />
In tal senso, è a nostro avviso necessario<br />
disporre di una “Regia” forte in grado<br />
di tradurre le idee in piani di lavoro,<br />
coordinando il processo di cambiamento<br />
anche grazie a:<br />
La piena valorizzazione delle best practice<br />
presenti su tutto il territorio nazionale (es.<br />
per quanto concerne la sanità, i sistemi<br />
sanitari regionali virtuosi);<br />
Il coinvolgimento del privato, sia per<br />
quanto riguarda gli aspetti realizzativi sia<br />
per ciò che concerne il finanziamento delle<br />
diverse iniziative, sfruttandone gli “animal<br />
spirit” imprenditoriali e considerandoli<br />
parte attiva nello sviluppo di servizi per la<br />
comunità, preservando tuttavia per lo Stato<br />
un ruolo di garante e controllore.<br />
In conclusione, il contesto economicosociale<br />
pone il servizio pubblico di fronte<br />
a un’agenda di cambiamento sfidante da<br />
indirizzare con risorse limitate.<br />
Le proposte illustrate rappresentano alcune<br />
ipotesi d’intervento che consentirebbero<br />
allo Stato di essere più efficiente ed efficace<br />
nei confronti di cittadini e imprese, ma<br />
soprattutto di porre le basi per un Sistema<br />
Paese solido, oggi e in prospettiva.<br />
Un servizio pubblico, quindi, in grado di<br />
agire in modo virtuoso e di porre le basi per<br />
sostenere le generazioni future.
4.12 Telco<br />
4.12.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
“Una telefonata allunga la vita”. Era il claim<br />
di uno spot lanciato dalla SIP negli anni ‘90,<br />
ma evidentemente gli italiani lo hanno preso<br />
fin troppo sul serio. Infatti al telefono sono<br />
veramente affezionati e lo hanno dimostrato<br />
all’inizio del 2010 quando l’Agcom diede<br />
il via libera allo smantellamento di molte<br />
cabine telefoniche, non collocate in luoghi<br />
definiti “sensibili”, quali ospedali, caserme<br />
e scuole. Una decisione legittima, dettata<br />
dall’inutilizzo delle strutture, eppure l’idea<br />
ha fatto male a tanti, al punto che la stessa<br />
Authority ha deciso di introdurre una<br />
procedura che offra ai cittadini la possibilità<br />
di fare ricorso per mantenerle in funzione.<br />
Un atto dovuto, perché forse, senza gettoni<br />
e schede prepagate, oggi probabilmente<br />
non avremmo una penetrazione del telefono<br />
cellulare sulla popolazione pari al 137%,<br />
con stima di crescita fino al 167% nel 2014.<br />
Nel mercato italiano infatti l’utilizzo della<br />
telefonia mobile si è diffuso a tassi molto<br />
elevati e, nonostante sia ormai un settore<br />
sovra-penetrato, si registrano ogni anno<br />
revenue in crescita (CAGR 2010-2014 +7%),<br />
sia per il mondo consumer, che rappresenta<br />
circa l’80% del mercato, sia per quello<br />
Business 90 .<br />
Grafico 29. Mercato Italia telecomunicazioni<br />
mobili<br />
29,1<br />
2007<br />
Revenue per segmento (US$ Mld)<br />
30,4<br />
2008<br />
CAGR10-14 + 7%<br />
34,2<br />
36,7<br />
27,7 28,9<br />
29,3<br />
31,7<br />
30% Dati<br />
2009<br />
24%<br />
55%<br />
5%<br />
16%<br />
2010<br />
2011<br />
2012<br />
2013<br />
50%<br />
Voce<br />
5% Dati<br />
15% Voce<br />
2014<br />
Consumer<br />
+ 7%<br />
Business<br />
+ 6%<br />
Altra caratteristica del mercato mobile<br />
in Italia è il significativo aumento,<br />
probabilmente dovuto al crescente utilizzo<br />
di internet mobile e di smartphone, della<br />
clientela post-pagata, che, nonostante sia 90 Fonte: Pyramid Research, 2009<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 129
tuttora piuttosto bassa rispetto alla media<br />
europea (18% della clientela mobile vs. c.a.<br />
50% della media europea), presenta elevati<br />
tassi di crescita (CAGR 2010-2014 +14,5%)<br />
parzialmente a discapito della clientela prepagata<br />
(CAGR 2010-2014 -0,3%).<br />
Per quanto riguarda i dati mobile si registra<br />
un importante incremento dei ricavi che<br />
si stima possano passare dagli 8 Mld di<br />
dollari del 2010 ai quasi 13 Mld di dollari<br />
nel 2014 (CAGR 2010-2014 +12,1%), sostenuto<br />
in particolare dal traffico effettuato per<br />
scaricare applicazioni, musica e video.<br />
Nel mondo della telefonia fissa invece stiamo<br />
assistendo a un leggero declino del mercato<br />
complessivo (CAGR 2010-2014 -0,9%), trainato<br />
dalla diminuzione del mercato Business<br />
(CAGR 2010-2014 Business -3,3%; CAGR 2010-2014<br />
consumer +0,4%). In termini di servizio si<br />
registra una forte riduzione della richiesta<br />
di servizi voce tradizionale (CAGR 2010-2014<br />
-9%), solo parzialmente compensata dalla<br />
crescita di servizi VoIP (Voice over IP) e<br />
broadband fisso (rispettivamente CAGR 2010-<br />
2014 + 12,7% e +5,3%), attesa sia per il<br />
segmento consumer, che rappresenta il 75%<br />
del mercato, (rispettivamente CAGR 2010-2014<br />
VoIP +12,5% e BB fisso +5,2%) che per<br />
quello Business (CAGR 2010-2014 VoIP +13,5%,<br />
CAGR 2010-2014 broadband fisso +5,4%) 91 .<br />
130 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Grafico 30. Mercato Italia telecomunicazioni<br />
fisse<br />
19,1<br />
0,2<br />
3,3<br />
0,5<br />
0,7<br />
14,5<br />
2007<br />
19,5<br />
0,3<br />
4,1<br />
0,3<br />
1,2<br />
13,6<br />
2008<br />
17,6<br />
0,3<br />
4,2<br />
0,2<br />
1,6<br />
11,3<br />
2009<br />
17,1<br />
0,3<br />
4,5<br />
2,1<br />
10,1<br />
2010<br />
CAGR10-14 -0,9%<br />
16,4<br />
Tale fenomeno di crescita, a discapito dei<br />
servizi voce tradizionale e delle connessioni<br />
Dial-up internet è trainato, soprattutto<br />
nel mondo Business, dall’incremento<br />
della richiesta di servizi broadbandenabled<br />
(es. Fleet Management, servizi di<br />
hosting e storage, ecc) che si affiancano<br />
a investimenti per ridurre i costi e<br />
massimizzare l’efficienza interna (es. Unified<br />
Communication&Collaboration, ecc).<br />
0,3<br />
4,7<br />
2,5<br />
8,8<br />
2011<br />
16,4<br />
0,4<br />
Infatti le principali priorità tecnologiche<br />
per le imprese riguardano soluzioni di<br />
virtualizzazione e di cloud, sistemi di<br />
5<br />
2,8<br />
8,1<br />
2012<br />
16,4<br />
0,5<br />
5,3<br />
3,1<br />
7,5<br />
2013<br />
16,5<br />
0,7<br />
5,6<br />
3,4<br />
6,9<br />
2014<br />
IPTV Fisso VoIP<br />
Fisso Circuiti Voce<br />
Bradband Internet<br />
Dial-up Internet<br />
Fonte: Pyramid Research 2009 e AGCOM<br />
collaboration e interazione (es. Web 2.0) e<br />
applicativi di Business Intelligence, CRM e<br />
ERP, anche in forma SaaS 92 . Facendo leva su<br />
tali priorità tecnologiche dei propri clienti<br />
Business, le Telco potrebbero ampliare o<br />
consolidare il loro portafoglio d’offerta<br />
ICT offrendo servizi managed e a valore<br />
aggiunto, garantendosi anche la stabilità nei<br />
ricavi di alcuni servizi tradizionali abilitatori<br />
di ICT, quali il broadband.<br />
Infine è interessante analizzare un<br />
altro fenomeno tipico del mercato delle<br />
telecomunicazioni italiano: quello del<br />
"digital divide", culturale e infrastrutturale.<br />
Da un lato la penetrazione dei PC risulta<br />
ancora inferiore a quella dei principali Paesi<br />
sviluppati (nel 2009 in Italia erano installati<br />
57 PC ogni 100 abitanti, mentre in Germania<br />
lo stesso indicatore era pari a 84, 82 in<br />
Francia e 139 in USA) 93 , dall’altro a fine<br />
2008 il 12% della popolazione telefonica è<br />
ancora in digital divide infrastrutturale (dati<br />
relativi alla copertura netta), e cioè non ha<br />
copertura broadband o usufruisce di un servizio<br />
con banda minima inferiore a 1MB, spesso non<br />
compensata dall’utilizzo del mobile. Questa,<br />
infatti, presenta limitata complementarietà<br />
con la rete fissa poiché copre solo l’1% della<br />
popolazione non raggiunta.<br />
In termini di diffusione della banda<br />
larga, l’Italia si posiziona al 22° posto
nella classifica dei Paesi Ocse, al 20° per<br />
crescita e, in generale, l’utilizzo della banda<br />
larga è poco frequente. La percentuale di<br />
connessioni FTTH/FTTB (fiber to the home/<br />
fiber to the building) sul totale delle<br />
connessioni broadband era pari a solo<br />
2,7% nel 2008, rispetto a una media OECD<br />
(“Organisation for Economic Co-operation<br />
and Development”, organizzazione di Paesi<br />
sviluppati che conta 30 Paesi membri) del<br />
9,2% nonostante nel 2002-2003 l’Italia<br />
risultasse tra i primi Paesi ad avere una rete<br />
FTTB in Europa e tra i primi ad avviare il<br />
processo di unbundling 94 .<br />
Oltre alla necessità di far fronte al<br />
gap infrastrutturale presente rispetto<br />
agli altri Paesi europei, sta emergendo<br />
un’ulteriore pressione per gli operatori di<br />
telecomunicazioni in merito all’effettiva<br />
qualità erogata dalla rete nelle aree già<br />
coperte. Secondo una normativa dell’Agcom<br />
(delibera n. 244/08/CSP) gli operatori<br />
dovranno dichiarare la banda minima in<br />
download e garantire la qualità comunicata.<br />
Tramite un software gratuito (certificato<br />
Agcom) i clienti a breve potranno misurare<br />
la reale velocità di prestazione delle linee<br />
ADSL e se i risultati del test condotto tramite<br />
questo software daranno evidenze diverse<br />
rispetto agli impegni contrattuali, l’utente<br />
avrà la facoltà di esercitare il diritto di<br />
recesso. In questo modo, la competizione<br />
tra gli operatori, a oggi particolarmente<br />
focalizzata sulle tariffe, potrebbe spostarsi<br />
su altre leve, quali la qualità del servizio<br />
erogato, la trasparenza e l’affidabilità.<br />
Spiegare l’evoluzione del settore e le<br />
possibili implicazioni sulla catena del valore<br />
attraverso la lente dei nuovi paradigmi del<br />
cambiamento porta a evidenziare i valori<br />
di “semplicità”, “serenità” ed “esigenze<br />
da soddisfare sempre e ovunque” come<br />
principali driver di trasformazione per la<br />
Telco del futuro. In particolare, è certamente<br />
dettata dalle esigenze Quick&Deep la<br />
crescente richiesta di poter usufruire<br />
“anytime&anywhere” di contenuti e<br />
servizi, anche complessi, in modo semplice,<br />
immediato e intuitivo (“Quick”), garantendo<br />
la profondità dell’esperienza (“Deep”).<br />
Date queste premesse, l’opportunità<br />
per la Telco sarà, da un lato, quella di<br />
garantire ai clienti una distintiva Customer<br />
Experience nell’utilizzo dei propri servizi,<br />
indipendentemente dal device utilizzato,<br />
coniugando facilità ed efficacia; dall’altro<br />
occorre valorizzare la profondità<br />
dell’esperienza anche nel processo di<br />
acquisto. Le Telco potrebbero intercettare<br />
questo trend attraverso la leva canale: il<br />
negozio fisico potrebbe ampliare il proprio<br />
ruolo, aumentando la fidelizzazione e il<br />
senso di appartenenza del cliente, offrendo<br />
a quest’ultimo la possibilità di testare e<br />
usare i prodotti. In quest’ottica il cliente<br />
entrerebbe nel negozio non solo per<br />
acquistare un prodotto/servizio o richiedere<br />
assistenza, ma anche per divertirsi, interagire<br />
e sperimentare nuove emozioni.<br />
Il paradigma Crucial&Sustainable, invece,<br />
sottolinea non solo l’importanza del valore<br />
“green” (“Sustainable”), ma anche il crescente<br />
desiderio di “serenità” per la collettività<br />
(“Crucial”) e implica, lato Telco, la possibilità<br />
di sfruttare l’innovazione tecnologica a<br />
favore della comunità, fornendo servizi che<br />
semplificano la vita quotidiana.<br />
Le Telco potrebbero ritagliarsi un ruolo,<br />
instaurando partnership con altri player,<br />
nella diffusione di modelli di “smart<br />
environment” (es. città del futuro), in cui<br />
case, palazzi, edifici pubblici e device<br />
all’interno di questi “parlino tra loro”,<br />
garantendo serenità e supporto non solo<br />
a piccole nicchie di mercato, ma all’intera<br />
collettività (ad esempio automation di<br />
massa, servizi per la sicurezza, modelli di<br />
risparmio energetico e sistemi di controllo di<br />
traffico, viabilità e monitoraggio dei livelli di<br />
inquinamento dell’aria nelle aree urbane).<br />
90 Fonte: Pyramid Research, 2009<br />
91 Fonte: Ibidem<br />
92 Fonte: Gartner, 2010<br />
93 Fonte: Rapporto Assinform, 2010<br />
94 Fonte: Rapporto Caio, 2009<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 131
La necessità di “de-commoditizzare” i<br />
servizi tradizionali attraverso una migliore<br />
gestione del trade-off tra standardizzazione<br />
e personalizzazione e l’introduzione di<br />
nuove logiche di segmentazione sono,<br />
invece, i temi caldi guidati dal paradigma<br />
Unique&Universal. In particolare nelle<br />
attuali logiche utilizzate per definire<br />
le offerte, il contesto del cliente (es. in<br />
treno, in ufficio, a casa, ecc) e l’effettiva<br />
esigenza da soddisfare con i servizi Telco<br />
(es. necessità di inviare un'email in mobilità,<br />
necessità di effettuare una transazione<br />
bancaria in sicurezza tramite cellulare)<br />
non sono presi in considerazione, mentre<br />
potrebbero rappresentare utili variabili di<br />
differenziazione dell’offerta tradizionale.<br />
Infatti, contesto ed esigenza da soddisfare<br />
influenzano il valore che l’individuo<br />
attribuisce in un determinato istante a un<br />
determinato servizio a prescindere dal costo<br />
sostenuto dalla Telco per erogare il servizio<br />
che resta sostanzialmente immutato.<br />
In questo scenario l’offerta e il suo pricing si<br />
adeguerebbero dinamicamente al contesto<br />
e alle esigenze del singolo cliente, in base<br />
alle sue priorità da soddisfare alla qualità<br />
desiderata e ai servizi aggiuntivi richiesti.<br />
Infine, la rilevanza della trasparenza,<br />
soprattutto nelle relazioni azienda-cliente,<br />
sta diventando sempre più determinante<br />
come sottolineato dal paradigma<br />
132 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
Trust&Sharing. Attraverso logiche di<br />
condivisione 2.0, nei prossimi anni le Telco<br />
potrebbero utilizzare modalità di crowd<br />
selling, ovvero instaurare relazioni affidabili<br />
con terze parti in una realtà sempre più<br />
condivisa, dove “tutti lavorano per tutti”. Con<br />
la logica del crowd selling, in prospettiva le<br />
Telco avrebbero la possibilità di utilizzare i<br />
propri clienti o addirittura “la folla”, come<br />
canale di vendita dei propri prodotti/servizi.<br />
4.12.2 La nuova CEO agenda<br />
In un contesto come quello attuale nel quale,<br />
da un lato, il mercato tradizionale si presenta<br />
sempre più maturo e saturo, e dall’altro,<br />
anche in risposta al mutamento in corso<br />
del sistema di valori secondo i paradigmi<br />
discussi, i confini settoriali diventano sempre<br />
più labili, emerge l’opportunità di creare<br />
servizi estesi che rispondano a esigenze<br />
End-to-End della clientela (es. dall’accesso<br />
a internet alla fornitura di soluzioni di<br />
intrattenimento) anche intrecciando diverse<br />
catene del valore. Le Telco dovranno quindi<br />
affiancare all’esigenza di breve di ottimizzare<br />
le logiche di segmentazione e profiling<br />
tradizionale (es. consumer, micro-business,<br />
Enterprise, ecc) la capacità, distintiva nel<br />
medio/lungo termine, di leggere gli effettivi<br />
bisogni del mercato potenziale. Tutto ciò<br />
imparando ad attrarre non solo clienti di<br />
altri operatori, ma anche porzioni di questi<br />
in relazione alle esigenze che vorranno<br />
indirizzare nel loro portafoglio di offerta<br />
(es. mantenersi in forma per i meno giovani,<br />
divertirsi per gli adolescenti, snellire i<br />
processi interni per le aziende, poter usare<br />
i blank space della vita quotidiana per il<br />
professionista, ecc).<br />
In quest’ottica i servizi offerti non saranno<br />
relativi solamente a voce, dati, internet o<br />
semplici VAS, ma anche risposte a esigenze<br />
più estese (es. l’esigenza di “sicurezza” di<br />
un’impresa, o l’esigenza di “imparare” di un<br />
giovane) ottenute tramite la combinazione<br />
di servizi “molecolari” tradizionali pronti a<br />
unirsi e armonizzarsi attraverso l’intreccio di<br />
diverse catene del valore.<br />
Rispondere in modo semplice a esigenze<br />
estese gestendo catene del valore complesse<br />
sarà la vera “big bet” che gli operatori Telco<br />
devono essere pronti a vincere.<br />
Per fare questo la Telco del futuro dovrà<br />
focalizzarsi su due ambiti. Il primo sarà<br />
definire il suo nuovo “Solution Portfolio”-<br />
quali soluzioni offrire (per quali esigenze<br />
estese) e con quali mercati “coo-petere” (ad<br />
es. Energy, Turismo, Entertainment, Health,<br />
Financial Services, Comunicazione, ecc).<br />
Per il secondo sarà determinare il proprio<br />
“Portfolio dei ruoli”, gestendo il trade-off tra<br />
essere il protagonista o essere un player della<br />
catena. In questo scenario evolutivo anche
il modello di relazione con il cliente dovrà<br />
trasformarsi significativamente: rispetto<br />
all’attuale modello di sostanziale ownership<br />
e univocità della relazione tra l’operatore<br />
e il cliente, il rapporto dovrà diventare<br />
dinamico e variare nel tempo. Alcune<br />
soluzioni vedranno la Telco come gestore<br />
End-to-End della rete di contatti e catene<br />
che regoleranno la Customer Experience,<br />
altre soluzioni beneficeranno invece di<br />
semi-lavorati (semplici o articolati) erogati<br />
dalla Telco all’interno di un eco-sistema<br />
interconnesso.<br />
Dato lo scenario evolutivo sopra descritto,<br />
le Telco dovranno abilitare la risposta alla<br />
Grafico 31. Dalla Telco di oggi... alla Telco del futuro<br />
Mercato per segmento<br />
- Business<br />
- Consumer<br />
Servizi Tradizionali<br />
- Voce<br />
- Dati<br />
- VAS<br />
Rapporto uno a uno<br />
- Business<br />
- Consumer<br />
big bet, modificando il modello di Business<br />
attuale verso quello di extended solution<br />
provider, e allo stesso tempo, mantenere viva<br />
la focalizzazione sulle problematiche di oggi.<br />
Sul fronte dell’offerta, per identificare le<br />
vere esigenze dei clienti sarà necessario<br />
considerare nuove logiche di segmentazione<br />
(es. “porzioni di clienti” in relazione a<br />
specifiche esigenze, famiglie, gruppi, ecc)<br />
ed evolvere le strategie di Customer Base<br />
management attraverso l’effettivo utilizzo<br />
della multicanalità delle fonti informative.<br />
Per abilitare l’erogazione di nuovi servizi e<br />
soluzioni (es. ICT) ed evolvere nelle modalità<br />
di gestione del cliente (es. per specifiche<br />
esigenze) si dovrà sviluppare una cultura di<br />
Esigenze E2E driver dell'offerta - Customer Base Dinamica<br />
- Comunicare - Conoscere - Formazione<br />
Servizi richiesti per soddisfare l'esigenza<br />
- Viaggiare - Servizi parte dell'esigenza<br />
. Comunicazione<br />
. Mezzi pubblici Ogni esigenza<br />
. Guida culturale è composta da<br />
. Prenotazioni molteplici servizi<br />
. Localizzazione<br />
Ecosistema interconnesso<br />
Cliente finale La Telco come service owner<br />
(Business o Consumer) provider dell'esigenza<br />
La Telco come elemento della<br />
catena del valore estesa<br />
“filiera” imparando a collaborare con tutti gli<br />
altri player a valle e a monte della catena del<br />
valore tradizionale.<br />
Per fare fronte alle minacce precedentemente<br />
citate (es. saturazione mercato mobile,<br />
contrazione del mercato fisso, ecc), la<br />
Telco dovrà focalizzarsi, nel mercato<br />
consumer, anche sulla difesa dei ricavi da<br />
servizi tradizionali (es. voce) attraverso<br />
l’identificazione e l’introduzione di elementi<br />
di differenziazione (es. QoS modulabile, voce<br />
HD, personalizzazione tariffe, ecc) e/o add-on<br />
a valore (es. traduzione istantanea, ecc).<br />
Nel mercato Business, invece, dovrà<br />
aumentare o consolidare la market share<br />
attraverso un posizionamento di Qualità (es.<br />
Time to market e Assurance) e Flessibilità (es.<br />
livelli di customizzazione del servizio).<br />
Per cogliere e rispondere tempestivamente<br />
alle nuove esigenze del mercato sarà inoltre<br />
cruciale adeguare la propria strategia di canale<br />
sia attraverso l’adozione di modelli innovativi<br />
(es. crowd selling, negozio esperienziale<br />
del futuro, multi shop, ecc), sia attraverso<br />
l’effettivo utilizzo della multicanalità (es. web<br />
a servizio del CC e del negozio, ecc).<br />
Per quanto riguarda le Operations, si<br />
dovrà perseguire la ricerca dell’eccellenza<br />
operativa, anche attraverso l’identificazione<br />
di nuovi modelli di funzionamento<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 133
134 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
(es. outsourcing/spin off di rete e/o IT,<br />
applicazione/estensione di modelli crowd alle<br />
aree labor intensive, l’introduzione di nuovi<br />
strumenti di collaborazione interna in ottica<br />
social, ecc) aggiuntivi all’ottimizzazione<br />
“incrementale” di quelli attuali, portata<br />
avanti negli ultimi anni. Inoltre dovranno<br />
essere supportati dalla capacità di adeguare<br />
i sistemi di competenze e di motivazione<br />
in modo efficace e coerente al “Portfolio di<br />
ruoli e soluzioni” che la Telco sceglierà di<br />
portare avanti nel medio/lungo termine.<br />
4.13 Turismo<br />
4.13.1 Overview di settore e impatto<br />
dei paradigmi<br />
Il caso del turismo italiano è paradigmatico<br />
e forse anche emblematico di un Sistema<br />
Paese che fatica a far emergere le proprie<br />
qualità, che tende a lasciare inespresse<br />
potenzialità che spesso non hanno eguali in<br />
nessuna parte del mondo.<br />
L’Italia, infatti, potrebbe vivere quasi<br />
esclusivamente di turismo, potrebbe<br />
poggiare le sue basi economiche sull’unicità<br />
di Venezia, la bellezza eterna di Roma, la<br />
storia e la cultura della Sicilia, il fascino<br />
di Napoli. Un elenco che tende all’infinito,<br />
perché ogni angolo del Paese nasconde<br />
le sue peculiarità, la sua unicità e le sue<br />
attrattive. Altrimenti non si spiegherebbe<br />
come l’Italia sia il primo Paese al mondo<br />
per numero di siti dichiarati patrimonio<br />
dell’umanità dall’Unesco. Un record che però<br />
mal si addice alla poca competitività che ci<br />
relega al 28° posto su scala globale a causa<br />
di una scarsa attenzione allo sviluppo del<br />
settore. E così il mercato vale circa il 4%<br />
del PIL (69 miliardi) 95 e l’indotto arriva al<br />
10%, ma potrebbe salire molto di più. Ciò,<br />
ovviamente, a patto di riuscire a mettere in<br />
pratica iniziative concrete di rinnovamento<br />
e di ulteriore consolidamento degli operatori<br />
del settore.<br />
L’industria del turismo Made in Italy deve,<br />
infatti, da un lato migliorare la propria<br />
capacità ricettiva, dall’altro fare un salto di<br />
mentalità che permetta di andare all’estero a<br />
promuovere il marchio Italia.<br />
Manca in questo senso una regia a livello<br />
nazionale, un vuoto che le istituzioni stanno<br />
recentemente cercando di colmare, ma<br />
nel frattempo la governance del settore
esta decentrata a favore delle Regioni e<br />
degli enti locali che ancora poco fanno per<br />
coordinarsi tra di loro, soprattutto in termini<br />
di promozione all’estero. Succede quindi<br />
che a livello di marketing si muovano le<br />
singole località, ma non il Sistema Paese,<br />
come se si trattasse di due corpi estranei,<br />
mentre l’obiettivo dovrebbe essere proprio il<br />
contrario: vendere all’estero il marchio Italia<br />
per attrarre turisti su tutto il territorio.<br />
Nel 2009, comunque, il mercato ha<br />
registrato un giro d’affari di 69 miliardi<br />
di euro, 31 per i pernottamenti, 16 per i<br />
trasporti, 20 nel retail e 2 per le attrazioni<br />
turistiche, con un milione di occupati diretti<br />
che salgono a 2,5 milioni considerando<br />
tutto l’indotto 96 . I segnali positivi arrivano<br />
dalla crisi, che ha messo in mostra un<br />
settore quasi anticiclico, che ha smesso di<br />
crescere, ma non ha perso terreno rispetto<br />
agli anni precedenti, a dimostrazione che<br />
l’Italia resta – nonostante tutto – un’ambita<br />
meta di viaggio. La crisi, anzi, ha acceso<br />
i riflettori su un settore che nonostante<br />
alcune criticità è riuscito a tenere meglio<br />
di altri, soprattutto nei confronti dei grandi<br />
competitor internazionali. Una situazione<br />
che mette l’Italia in condizione di partire da<br />
una posizione relativamente migliore rispetto<br />
al periodo precrisi. A patto di riuscire a<br />
completare alcuni interventi strutturali.<br />
Basti guardare alla Spagna (al 6° posto nel<br />
ranking 2009 Travel&Tourism competitive<br />
Index) che ottiene risultati eccellenti grazie<br />
a un’infrastruttura turistica all’avanguardia<br />
(1° posto per servizi al turista) e un'elevata<br />
concentrazione di player di grandi dimensioni.<br />
Tra il 2005 e il 2008 l’industria spagnola<br />
del turismo ha registrato tassi di crescita<br />
decisamente superiori all’Italia (4,1% contro<br />
1,5%): il nostro Paese è pronto a recuperare<br />
il terreno perso con una profonda riforma<br />
della governance e cogliendo le opportunità<br />
esistenti? Se l’Italia riuscisse a far registrare<br />
tassi di crescita simili a quelli spagnoli<br />
del periodo pre-crisi, nei prossimi quattro<br />
anni il differenziale di crescita sarebbe pari<br />
a 6 miliardi di euro, con un settore che<br />
registrerebbe un giro d’affari di 79 anziché<br />
73 miliardi di euro. Per il momento il<br />
comparto resta fragile a livello industriale e<br />
il recente fallimento di Viaggi del Ventaglio<br />
aiuta solo a sottolineare la crescente<br />
sofferenza finanziaria degli operatori<br />
turistici, anche a causa della riduzione delle<br />
entrate da commissioni e da indebitamenti.<br />
Le linee evolutive emergenti nel settore<br />
turistico si possono facilmente comprendere<br />
e interpretare attraverso i nuovi paradigmi<br />
del cambiamento.<br />
A cominciare da Unique&Universal che<br />
intercetta una crescita della domanda<br />
di personalizzazione dell’esperienza di<br />
viaggio e una nuova focalizzazione su<br />
segmenti di nicchia.<br />
È il caso di Bradipo Travel Designer che si<br />
è inventato la prima "sartoria" di viaggi,<br />
un tour operator specializzato proprio nel<br />
disegnare proposte su misura del cliente.<br />
È anche la strada che segue Boscolo Travel<br />
Inside che ha deciso di non proporre più una<br />
destinazione come meta del viaggio, ma<br />
piuttosto una passione, un modo di vivere che<br />
assecondi i gusti e i desideri del turista.<br />
Nascono quindi i pacchetti benessere,<br />
gourmet, arte e cultura, urban: non<br />
importa dove si va, ma come. La meta è<br />
secondaria, diventa primario coltivare le<br />
passioni. Si promuovono dunque anche<br />
nuove destinazioni di vacanza attraverso la<br />
valorizzazione delle eccellenze locali come da<br />
qualche tempo ha iniziato a fare intoscana.<br />
it, il sito internet che è promosso in 16 Paesi<br />
stranieri con una campagna tv e internet<br />
lanciata durante la fiera ITB a Berlino in<br />
collaborazione con Google e Mtv Europa.<br />
Non meno importante è la lettura in chiave<br />
Quick&Deep dove la parola d’ordine<br />
è multicanalità come opportunità di<br />
intercettare il “Do It Yourself”, il turista fai da<br />
te, quello che parte con lo zaino in spalla per<br />
scoprire il mondo senza voler esser costretto<br />
95 Fonte: Elaborazione <strong>Accenture</strong> su dati Istat 2009<br />
96 Fonte: Euromonitor 2010<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 135
a rispettare tempi e tragitti decisi da altri.<br />
Un ruolo di rilievo spetta anche ai device<br />
di nuova generazione, dagli smartphone<br />
ai netbook, che permettono di accedere<br />
in qualunque momento alle applicazioni<br />
studiate appositamente per il turismo.<br />
Un cambiamento che va anche verso<br />
l’abbattimento delle distanze, la riduzione<br />
dei tempi e la semplificazione dei processi<br />
di acquisto senza dimenticare l’esperienza<br />
sensoriale.<br />
E sotto questo aspetto i casi di successo non<br />
mancano. Da Expedia che ha praticamente<br />
inventato l’agenzia di viaggi virtuale (con<br />
una risposta straordinaria in termini di<br />
utenti) a Liligo, il motore di ricerca gratuito<br />
e indipendente, che confronta (ai prezzi<br />
migliori e tutto compreso) le offerte di<br />
viaggio presenti su 250 siti dedicati al<br />
turismo. E ancora bisogna citare l’esempio<br />
degli applicativi di Augmented Reality<br />
che consentono di camminare attraverso<br />
siti di interesse storico, visualizzando sul<br />
proprio device in tempo reale come i luoghi<br />
apparivano nel passato.<br />
Ma i cambiamenti iniziano ad arrivare anche<br />
a livello d’istituzioni, come il recente accordo<br />
“open sky”, raggiunto tra gli Stati Uniti e<br />
l’Unione Europea, grazie al quale tutte le<br />
compagnie aeree, europee e statunitensi,<br />
136 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
saranno libere di operare voli intercontinentali<br />
a partire da qualsiasi località.<br />
La logica del Trust&Sharing risponde invece<br />
alla necessità di avere accesso alle offerte<br />
per la destinazione prescelta attraverso<br />
il canale virtuale, la possibilità di creare<br />
community online di viaggiatori con le quali<br />
condividere l’esperienza di viaggio. I social<br />
network permettono quindi di accedere con<br />
facilità e immediatezza alle informazioni<br />
necessarie per decidere se fare o meno un<br />
viaggio. La rete aiuta così lo scambio di<br />
esperienze vissute e aumenta il livello di<br />
controllo che i clienti possono esercitare<br />
sugli operatori di settore: quando si<br />
rivolgono a un’agenzia di viaggi, molti hanno<br />
già avuto tutte le informazioni necessarie<br />
per valutare le loro scelte finali.<br />
In questo senso Tripadvisor è stato forse<br />
tra i precursori dei blog di viaggio. Il sito<br />
permette di recensire strutture, ristoranti,<br />
luoghi con pochi click e garantisce anche<br />
l’interazione tra viaggiatori e operatori che<br />
possono ribattere e discutere con gli utenti.<br />
Un’idea sviluppata poi anche da Booking.<br />
com, un’agenzia di prenotazioni alberghiere<br />
online, dove le sistemazioni sono valutate<br />
dai giudizi degli ospiti che le hanno scelte<br />
precedentemente.<br />
È tutto Made in Italy, invece, il sito<br />
Turistipercaso.it che sul web ha riproposto<br />
il format delle tv con foto, video, consigli e<br />
diari di viaggio 2.0.<br />
Anche per il turismo non poteva mancare<br />
il tema Crucial&Sustainable che insiste<br />
su un viaggio sostenibile a consumi ridotti,<br />
privilegiando mezzi e strutture a basso<br />
impatto socio ambientale. Perché non si<br />
tratta solo di non inquinare, ma anche di<br />
preservare ecosistemi e culture differenti.<br />
Miramonti Park Hotel, per esempio, è il<br />
primo hotel di Bormio in grado di produrre<br />
energie pulite e rinnovabili con l’utilizzo di<br />
pannelli solari e della geotermia; sempre<br />
in montagna, ma all’Alpe di Siusi, l’accesso<br />
all’altopiano è consentito solo con autobus<br />
di linea o con la cabinovia. Banditi quindi i<br />
mezzi privati. Uno sforzo in questa direzione<br />
lo sta facendo anche la Iata (l’associazione<br />
delle compagnie aeree) che – anche per<br />
tagliare i costi – sta lavorando per ridurre<br />
l’impatto ambientale dei voli, con un<br />
obiettivo ambizioso: migliorare l’efficienza<br />
dei consumi del 25% entro il 2020.<br />
4.13.2 La nuova CEO agenda<br />
La missione degli operatori del turismo<br />
nell’immediato futuro è aprire l’Italia al mondo.<br />
Attrarre investimenti e turisti sfruttando<br />
le bellezze del Paese e la sua unicità. Per<br />
forza di cose, però, è impossibile pensare a<br />
un’agenda unica per tutti, anche perché è
necessario muoversi su due fronti paralleli:<br />
da un lato il mondo dei privati, dall’altro<br />
quello degli investimenti pubblici. Il primo<br />
compito delle strutture private sarà quello di<br />
perseguire l’eccellenza operativa lavorando<br />
contestualmente sulla variabilizzazione dei<br />
costi fissi per ridurre l’impatto negativo<br />
dello stress finanziario, legato alla flessione<br />
dei ricavi e al credit crunch. Sarà quindi<br />
necessario riuscire a gestire in modo integrato<br />
la multicanalità, cogliendo le opportunità di<br />
differenziazione che permettano nuovi canali<br />
di interazione con il turista in funzione della<br />
tipologia di contatto.<br />
Per fidelizzare il cliente è poi importante<br />
riuscire a massimizzare la sua esperienza di<br />
turista, sia reale che virtuale. Gli operatori<br />
devono però sviluppare nuove competenze<br />
distintive a supporto della personalizzazione<br />
dell’offerta turistica: dalla gestione<br />
all’aggregazione e produzione di contenuti<br />
e informazioni che consentano realmente<br />
di creare una proposition differenziante agli<br />
occhi dei segmenti target.<br />
Sul fronte del retail, invece, la sfida è<br />
nell’implementazione di nuove capacità<br />
di vendita, che siano dinamiche ed<br />
effettivamente costruite sulle esigenze del<br />
singolo cliente sfruttando una progressiva<br />
disintermediazione dei processi d’acquisto.<br />
In un’ottica di crescita generale del settore<br />
non si può prescindere da un lavoro di<br />
sistema, che passi attraverso la promozione<br />
e lo sviluppo delle destinazioni e la<br />
valorizzazione delle eccellenze locali tramite<br />
una collaborazione di tutti gli attori del<br />
territorio e l’attuazione di modelli (network)<br />
di marketing territoriale in grado di porre<br />
sempre "l’accento sull’Italia". Un compito<br />
che spetta soprattutto alle istituzioni, che<br />
contestualmente dovrebbero incentivare la<br />
concentrazione degli operatori del settore (a<br />
cominciare dall’Accomodation e dal Retail).<br />
E ancora, gli operatori dovranno imparare<br />
a presidiare la variabile tecnologica per<br />
identificare nuove modalità d’interazione<br />
con il cliente e proporre servizi personalizzati<br />
e personalizzabili in grado di soddisfare<br />
bisogni di segmenti sempre più specifici.<br />
Sul fronte delle istituzioni il compito<br />
è altrettanto arduo perché spetta alla<br />
politica guidare e coordinare la creazione<br />
di "awareness", di conoscenza, anche<br />
virtuale, della destinazione, superando così<br />
l’eccessivo decentramento delle strategie di<br />
promozione locale. Le istituzioni dovrebbero<br />
agevolare il superamento dell’avversione<br />
tecnologica degli operatori (che determina<br />
la scarsa adozione delle tecnologie nella<br />
gestione del business) attraverso politiche<br />
di comunicazione e iniziative formative<br />
sfruttando anche in modo efficace la<br />
disponibilità di fondi europei a sostegno<br />
del turismo. Comprendere l’importanza<br />
dell’innovazione consente di rivedere e<br />
migliorare i processi aziendali, focalizzarsi<br />
su tecnologie e piattaforme emergenti (a<br />
cominciare dagli strumenti disponibili in<br />
mobilità) e sfruttare sempre di più il canale<br />
internet. Una strada da seguire anche con<br />
il sostegno e la collaborazione di operatori<br />
estranei al mondo del turismo, ma capaci<br />
di sviluppare, insieme agli addetti ai lavori,<br />
una piattaforma finalizzata a supportare<br />
l’esperienza di viaggio (dalla pianificazione<br />
iniziale alla condivisione dell’esperienza).<br />
Una strategia che porterebbe alla nascita<br />
di un vero e proprio servizio verticale<br />
vincente. A patto che tutto il Sistema Italia<br />
cambi passo, riconoscendo i propri limiti<br />
e investendo nelle potenzialità di crescita<br />
finora inespresse di questo settore.<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 137
Assicurazioni<br />
• Offerta semplice e completa, reti<br />
distributive proattive e consulenziali,<br />
trasparenza e potenziamento del servizio per<br />
rinnovare il rapporto di fiducia tra gli italiani<br />
e il sistema assicurativo<br />
• Operazioni di sistema, con la<br />
collaborazione tra compagnie, istituzioni,<br />
cittadini e imprese per sviluppare il ruolo<br />
dell’industria assicurativa a supporto della<br />
crescita sostenibile del Sistema Italia<br />
Automotive<br />
• Alla guida, ma sempre connessi con il<br />
resto del mondo. Dalla diagnostica in remoto<br />
alla social community nell'abitacolo, ai<br />
video messaggi dal sedile: oggi l'auto sta<br />
cambiando pelle<br />
• Viaggiare con i clienti su nuove strade<br />
digitali. Dall’interazione online ai nuovi<br />
ambienti interattivi, virtuali e reali, che<br />
accolgono il cliente: il guidatore 2.0 ha<br />
nuove possibilità di esprimersi<br />
Banking<br />
• Dopo reazione e restructuring verso un<br />
nuovo rinascimento: più semplicità e valore<br />
per la nuova “Customer Centricity”<br />
138 I <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> • L'evoluzione dei principali settori<br />
• Banche e innovazione: un percorso<br />
obbligatorio che partendo dal rapporto di<br />
fiducia cresca di intensità e per adiacenze su<br />
bisogni evoluti<br />
Energia e Ambiente<br />
• Energia come la passata di pomodoro:<br />
generata da fonti rinnovabili, stoccata o<br />
scambiata tramite smart grid con gli altri<br />
utenti di rete<br />
• È tempo di aggregazioni per i business<br />
energivori e le utilities<br />
Food&Beverage<br />
• Replicare su scala globale il modello di<br />
eccellenza italiana nell’alimentare<br />
• Governare la complessità e aumentare<br />
la capacità di leggere i fenomeni in ottica<br />
predittiva (Analitycs)<br />
Gambling<br />
• Nuove regole per un gioco responsabile:<br />
la promessa di una vita da sogno diventa<br />
sostenibile<br />
• La sfida competitiva del mercato e i<br />
modelli normativi di riferimento: il gambling<br />
si tinge di Made in Italy<br />
Grocery Retail<br />
• Migliorare l’esperienza d’acquisto<br />
attraverso la “teatralizzazione” del punto<br />
vendita per una nuova relazione conviviale<br />
• La scommessa è diventare un emporio<br />
digitale: internet e mobile per accrescere<br />
il valore dell’esperienza di acquisto nel<br />
canale tradizionale e favorire una maggior<br />
connessione con il consumatore<br />
Industria farmaceutica<br />
• Ethinomics: coniugare i principi etici con il<br />
rigore di business<br />
• Da Research&Development a<br />
Search&Development: vince il modello di<br />
innovazione aperta e condivisa<br />
Media<br />
• Editori… il presente è B2C: interazione<br />
con il consumatore, servizi disegnati intorno<br />
all’utente, ‘ubiquitus distribution’, Customer<br />
Relationship Management<br />
• Il televisore diventa il centro della<br />
‘digital home’. Internet fa il suo ingresso ‘in<br />
salotto’ con la “Over the top tv” aprendo la<br />
competizione tra operatori media, produttori<br />
di device e operatori di rete
Moda e Lusso<br />
• Conoscere il consumatore, protagonista<br />
di un dialogo continuo attraverso una rete<br />
coordinata di touchpoint, sia fisici che<br />
digitali<br />
• Globalizzazione, personalizzazione e<br />
innovazione, facendo leva su modelli<br />
operativi agili e sulla capacità di fare<br />
sistema<br />
Pubblica<br />
Amministrazione<br />
• Uno Stato più vicino a cittadini e imprese,<br />
rinnovato a partire dagli ambiti “core” quali<br />
la Pubblica Amministrazione, il Fisco, la<br />
Sanità e la Sostenibilità<br />
• Un servizio pubblico virtuoso, in grado<br />
di generare valore oggi e porre le basi per<br />
sostenere le generazioni future<br />
Telco<br />
• Rispondere in modo semplice a esigenze<br />
estese gestendo catene del valore complesse<br />
• Verso nuovi “Solution&Role Portfolio”:<br />
definire quali soluzioni offrire per quali<br />
esigenze, con quali mercati “coo-petere” e<br />
quale ruolo assumere per ogni soluzione/<br />
mercato (protagonista o player)<br />
Turismo<br />
• Da turista a viaggiatore: il nuovo gusto<br />
della scoperta su misura<br />
• Turismo e innovazione: informazioni e<br />
servizi digitali amplificano l’esperienza di<br />
viaggio<br />
L'evoluzione dei principali settori • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 139
Ringraziamenti<br />
Ringraziamo tutti coloro che hanno messo a<br />
nostra disposizione le informazioni necessarie alla<br />
realizzazione di questo volume.<br />
In particolar modo ringraziamo:<br />
Think Tank Team <strong>Accenture</strong>: Alberto Antonietti - Matteo Arata -<br />
Max Baldelli - Michelangelo Barbera - Dario Caltagirone - Raffaella<br />
Campagnoli - Stefano Carrino - Andrea Casini - Massimo Casiraghi<br />
- Davide Cinguino - Gloria Corbellini - Lucio D’Aponte - Mauro De<br />
Candia - Egidio Di Alberto - Giorgio Di Paolo - Alessandro Diana -<br />
Patrick Durante - Andrea Frau - Carlo Garuccio - Davide Germanà<br />
- Daniele Ghetti - Luca Grassini - Francesca Graziani - Massimo<br />
Leonardo - Mauro Marchiaro - Christian Mazza - Rudy Mazzalovo<br />
- Danilo Mazzara - Paolo Mazzer - Nicola Meleagri - Valerio Mocci<br />
- Massimo Nee - Barbara Nicoli - Maurizio Nocco - Luigi Onorato<br />
- Salvatore Padalina - Andrea Pagliai - Stefano Papini - Anthony<br />
Pecchia - Andrea Petrini - Andrea Poggi - Alberto Pozzi - Enrico<br />
Pozzoli - Mattia Ravenna Busnach - Marco Salera - Giacomo Santucci<br />
- Francesca Saule - Francesco Scaccheri - Alberto Scaglione - Eron<br />
Simonini - Alessandro Squeri - Stefano Sperimborgo - Licia Tatulli<br />
- Alessandra Tavella - Stefano Tedesco - Danilo Troncarelli - Paolo<br />
Vendramin - Luca Venturini - Alessandro Verardi - Andrea Volonté<br />
Alcuni "costruttori di vision" che hanno partecipato allo studio: Elena<br />
Aniello - Riccardo Barbarini - Giancarlo Barbieri - Franco Baronio -<br />
Giovanni Bellacci - Pierpaolo Bucalo - Antonio Burrello - Maurizio<br />
Cappiello - Andrea Cardamone - Antonio Converti - Massimo Cova<br />
- Gaetano Dini Ciacci - Giulio Domma - Massimo Doris - Stefano<br />
Dozio - Nicolò Dubini - Guido Feller - Francesca Fraulo - Ruggero<br />
Frecchiami - Daniele Fregnan - Marina Geri - Giancarlo Giobbio -<br />
Emanuele Giustini - Salvatore Ippolito - Francesco Kirn - Annagemma<br />
Lascari - Andrea Leoni - Giorgio Melilli - Luciano Munari - Anna<br />
Omarini - Riccardo Palmisano - Stefano Parisse - Amedeo Paulone<br />
- Massimiliano Pellegrini - Piero Persi - Stefano Pogutz - Marco<br />
Ravanetti - Massimo Rovelli - Aldo Roveri - Giorgio Santambrogio -<br />
Luca Secco - Matteo Sessa Vitali - Gianpaolo Sevà - Giovanni Sordello<br />
- Vittorio Sorge - Romolo Stanco - Luca Testoni - Roberto Vaccani<br />
- Andrea Valota - Alessandro Vandelli - Ivan Velucci - Andrea Viero -<br />
Silvia Vigorelli - Fabrizio Viola - Laura Zocchi<br />
Coordinamento: Matteo Agostini - Goffredo Amodio - Roberto<br />
Padovani - Amelia Venegoni
Premessa • <strong>Accento</strong> <strong>sull'Italia</strong> I 143
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