17.07.2024 Aufrufe

PS_1982-1983_007

Verwandeln Sie Ihre PDFs in ePaper und steigern Sie Ihre Umsätze!

Nutzen Sie SEO-optimierte ePaper, starke Backlinks und multimediale Inhalte, um Ihre Produkte professionell zu präsentieren und Ihre Reichweite signifikant zu maximieren.

Orchestra<br />

Haydn.<br />

Orchester<br />

XXIII. Stagione - Saison <strong>1982</strong>/83<br />

20. XII. <strong>1982</strong> BOLZANO - BOZEN<br />

ore 20.30 Uhr Conservatorium<br />

21. XII. <strong>1982</strong> TRENTO<br />

ore 21<br />

Sala della Filarmonica<br />

22. XII. <strong>1982</strong> ROVERETO<br />

ore 21<br />

Teatro Zandonai


Maurizio Arena<br />

nato a Messina nel 1935 ha compiuto gli studi musicali, parallelamente a quelli<br />

classici, a Palermo e a Perugia. Allievo per la direzione d’orchestra del M° Franco<br />

Ferrara è stato diversi anni sostituto dei maestri Serafin e Votto.<br />

Ha iniziato l’attività nel 1958 dedicandosi con pari interesse alla musica sinfonica e<br />

operistica.<br />

Dal 1961 al 1970 è stato particolarmente attivo al Teatro Massimo di Palermo. In<br />

quegli anni ha fondato e diretto il Gruppo Strumentale Solisti del Massimo, dedicandosi<br />

prevalentemente alla diffusione di musiche di compositori moderni e contemporanei.<br />

Dal 1970 è presente presso I maggiori Teatri e le principali Istituzioni musicali in<br />

Italia e all’estero.<br />

Nel 1973 gli è stato assegnato l’Antonello da Messina in riconoscimento «della<br />

particolare versatilità nella interpretazione delle partiture della musica contemporanea<br />

che ha spesso diretto in prima esecuzione».<br />

Collabora di frequente con la RAI, con RTF e con la Rias di Beriirto.<br />

ist 1935 in Messina geboren und absolvierte sein Musikstudium zusammen mit<br />

dem Klassischen in Palermo und Perugia. Nach seiner Ausbildung in<br />

Orchesterleitung bei Franco Ferrara war er mehrere Jahre lang Assistent der Dirigent<br />

Serafin und Votto.<br />

Seine eigentliche Tätigkeit als Dirigent begann er 1958. Er widmete sich von<br />

Anfang an mit gleichem Eifer und Interesse der symphonischen wie auch der<br />

Opernmusik.<br />

Von 1961 bis 1970 war er am Teatro Massimo von Palermo tätig. In dieser Zeit<br />

gründete er das Ensemble Gruppo Strumentale Solisti del Massimo, dessen Leiter<br />

er von Anfang an war. Dieses Ensemble befaßt sich vorwiegend mit der Verbreitung<br />

moderner und zeitgenössischer Musik.<br />

Ab 1970 trifft man Maurizio Arena an den bedeutendsten Opernhäusern und in den<br />

berühmtesten Konzertsälen Italiens und des Auslandes an.<br />

1973 wurde ihm in Anerkennung der “besonderen Vielseitigkeit bei der Interpretation<br />

zeitgenössischer Werke, von denen so manche ihm ihre Uraufführung verdanken”<br />

der Antonello-da-Messina-Preis verliehen.<br />

Maurizio Arena arbeitet häufig mit RAI, RTF und Rias Berlin zusammen.<br />

I<br />

0*


PROGRAMMA - PROGRAMM<br />

MALIPIERO '<br />

nel centenario della nascita<br />

zum 100. Geburtstag<br />

Vivaldiana, per orchestra/für Orchester<br />

HINDEMITH<br />

Kammermusik Nr. 5<br />

(Bratschen-Konzert/Concerto per viola)<br />

Schnelle Halbe<br />

Langsam<br />

Mässig schnell<br />

Variante eines Militärmarsches<br />

PAGANINI ^<br />

nel 200’ anniversario della nascita<br />

zum 200. Geburtstag<br />

Sonata per la gran viola<br />

MENDELSSHON<br />

Sinfonia n. 5 in re min. (La Riforma)<br />

Symphonie Nr. 5 d-moll (Die Reformation)<br />

Andante-Allegro con fuoco<br />

Allegro vivace<br />

Andante<br />

Choral (Andante con moto-Allegro vivace-Allegro maestoso)<br />

Violista - Bratschist<br />

DINO ASCIOLLA<br />

Direttore - Dirigent<br />

MAURIZIO ARENA


Dino Asciolla<br />

svolge attività concertistica suonando per le più importanti Società in Italia e all’estero.<br />

Ha fatto parte di famosi complessi strumentali («I Virtuosi di Roma», «I Musici»<br />

ecc.); è professore al Conservatorio S. Cecilia di Roma ed è titolare di vari corsi<br />

di perfezionamento. Ha inciso dischi per varie case discografiche (D.G.G., R.C.A.,<br />

«Italia», Edipan) ed ha effettuato numerose prime esecuzioni di musiche di autori<br />

contemporanei che gli hanno spesso dedicato le loro opere.<br />

Suona su una viola Maggini del 1600.<br />

spielt im Laufe regen Konzerttätigkeit für die bedeutendsten Vereine sowohl in Italien<br />

als auch im Ausland. Er hat berühmten Instrumentalgruppen wie "I Virtuosi di<br />

Roma”, “I Musici” usw. angehört und ist derzeit Lehrer am Conservatorio di S. Cecilia<br />

in Rom; auch hält er viele Fortbildungskurse. Er hat für verschiedene Firmen<br />

(D.G.G., R.C.A., Italia, Edipan) Platten eingespielt und zahlreiche Werke zeitgenössischer<br />

Autoren aus Taufe gehoben; von letzteren sind ihm so manche Arbeiten gewidmet<br />

worden.<br />

Er spielt auf einer Maggini-Bratsche aus dem Jahre 1600.


NOTE AL PROGRAMMA<br />

Gian Francesco Malipiero: Vivaldiana<br />

Nell’opera di Gian Francesco Malipiero, di cui quest’anno si celebra il centenario<br />

della nascita, Vivaldi e la civiltà musicale veneziana hanno avuto un ruolo di primo<br />

piano, esercitando un’influenza determinante non soltanto sull’attività di trascrittore<br />

e di revisore del musicista veneziano (attività che si è concentrata nella pregevolissima<br />

edizione completa delle opere di Claudio Monteverdi), ma anche sulla<br />

poetica originale del compositore, uno dei massimi fra gli italiani di questo secolo.<br />

Anche di Vivaldi Malipiero curò in diversi momenti della sua vita edizioni moderne<br />

dei Concerti, contribuendo cosi al recupero di un patrimonio essenziale dell’antica<br />

musica italiana; e cosi come era accaduto con Monteverdi, anche da Vivaldi trasse<br />

molteplici spunti volti a dare, dello stile concertistico vivaldiano, un’interpretazione<br />

personale, attuale, seppur rispettosa delle qualità peculiari del modello. Uno degli<br />

esiti più caratteristici di questo atteggiamento è appunto Vivaldiana, composta nel<br />

1952, dove Malipiero adotta temi e moduli stilistici del maestro veneto ricercandone:<br />

in prospettiva moderna, l’ambiente sonoro, la ricchezza timbrica, la piacevolezza<br />

melodica, la chiarezza armonica, il gusto discorsivo: in una parola, la spirito.<br />

Adottando una sorta di originale intreccio fra lo schema del concerto grosso e quello<br />

del concerto solistico, Malipiero procede come se si trattasse di un piacevole divertimento,<br />

un omaggio riverente e sincero offerto con grazia insieme aristocratica<br />

e popolare, appena venata da un’ombra di sorridente disincanto.<br />

Hindemith: Kammermusik n. 5<br />

La serie delle sette Kammermusiken composte da Hindemith tra il 1921 e il 1928<br />

■ rappresenta uno dei blocchi più organici e omogenei nel panorama della musica<br />

europea del primo'dopoguerra. Pur richiedendo ognuna organici strumentali diversi,<br />

esse sono accomunate dall’uso di un tipo di scrittura cameristico, raffinato, estremamente<br />

chiaro, e dal ricorso pressoché costante a uno stile concertante, nel quale<br />

cioè singoli strumenti o varie sezioni sono contrapposti con funzioni spiccatamente<br />

solistiche. Significativo in questo senso é che ogni brano presenti un diverso<br />

solista con compiti protagonistici, fatto che differenzia e determina non soltanto<br />

l’impianto formale ma anche il clima sonoro e il tono espressivo.<br />

Se cinque delle sette Kammermusiken danno ragione al titolo e debbono essere<br />

considerate essenzialmente da camera, due fanno eccezione e, giacché richiedono<br />

un organico strumentale notevole più ampio, rimandano in modo esplicito al campo<br />

orchestrale, sia pure per piccola orchestra: esse sono la quarta (per violino e orchestra)<br />

e la quinta (per viola e orchestra, nota anche col sottotitolo di Concerto<br />

per viola). Composta nel 1927, la Quinta Kammermusik è forse il pezzo più notevole<br />

dell’intero ciclo, certo quello nel quale i caratteri peculiari della poetica<br />

hindemithiàna vengono alia luce con assoluta evidenza. Da rivelare anzitutto il trattamento<br />

straordinariamente virtuosistico della viola solista (Hindemith era egli<br />

stesso un ottimo violinista, fondatore di un quartetto specializzato nell’esecuzione<br />

della musica contemporanea); in secondo luogo, la varietà delle situazioni musicali,<br />

di continuo oscillanti fra una solida compattezza ritmica e una trasparente distensione<br />

lirica. Il brano si segnala anche per la cura dell’architettura formale (in quattro<br />

parti, rispettivamente “Mosso”, "Lento”, “Moderatamente mosso” e “Variante


di una marcia militare”, chiusa stravolta e allucinata nel suo motorismo ritmico) e<br />

per la densità della scrittura strumentale, alla cui base vive però sempre l’ideale di<br />

una compiuta chiarezza espressiva.<br />

Paganini: Sonata per la gran viola<br />

La Sonata per la gran viola è l’unica composizione per strumento solista e orchestra<br />

scritta da Paganini ad eccezione, naturalmente, di quelle per violino. Che cosa<br />

avesse spinto il celeberrimo virtuoso a crearla e ad eseguirla a Londra neH’aprile<br />

1834, non sappiamo con certezza; certo è che si tratta di un magnifico regalo da lui<br />

lasciato ai solisti di viola, a quelli, beninteso, che sono in grado di cimentarsi con le<br />

stratosferiche difficoltà della parte. L’opera, che racchiude tutti i tratti sostanziali<br />

deil’arte e del virtuosismo paganiniani, si articola come una grande scena e aria per<br />

viola e orchestra; dove la viola, è chiaro, mima e trasfigura i diversi accenti del più<br />

tipico belcanto operistico dell’epoca fino a innalzarsi, secondo traiettorie proprie,<br />

nei cieli di un impervio, scintillante vituosismo strumentale. Ciò accade quando,<br />

dopo una drammatica introduzione e un recitativo in do minore, la viola espone vittoriosamente<br />

il tema in do maggiore, slanciandosi poi in tre acrobatiche variazioni<br />

degnamente concluse da una pirotecnica coda.<br />

Mendelssohn: Sinfonia n. 5 in re minore op. 107 (“Della Riforma”)<br />

Composta nel 1830 per celebrare il trecentesimo anniversario della Confessione di<br />

Augusta, quinta in ordine di numerazione (op. 107, pubblicata postuma nel 1868)<br />

ma terza in ordine di nascita (fatte salve le Sinfonie giovanili), la Sinfonia in re minore<br />

risente di evidenti suggestioni programmatiche, che tra l’altro le hanno valso il<br />

sottotitolo di “Sinfonia della Riforma”: insolita severità e profondità di accenti, elaborazioni<br />

nel più tradizionale stile contrappuntistico (caratteristico è l’uso del fugato),<br />

voluta parsimonia di slanci melodici e di contrasti armonici, corali luterani, insomma<br />

austera solennità e matrice compositiva tutta tedesca. Di fatto, almeno da<br />

noi, “La Riforma” è la meno nota ed eseguita fra le Sinfonie di Mendelsshon, anche<br />

se ha ricchezze musicali di primissimo ordine e bene illumina quel lato costruttivo,<br />

positivo, luminosamente ottimista, solido, che è parte fondamentale della poetica<br />

musicale di questo “classico” fra i maestri dell’età romantica.<br />

Aperta da un’introduzione lenta in re maggiore nella quale risuonano i mistici accenti<br />

del Dresden Amen della liturgia sassone, in seguito utilizzato da Wagner nel<br />

Parsifal per il tema del Gral, la Sinfonia si articola in quattro movimenti ma segue<br />

sviluppi assai liberi, quasi prefigurando una forma ciclica: le cesure fra i movimenti<br />

e fra le stesse sezioni di essi sono infatti appena avvertibili, così che il discorso,<br />

moltiplicandosi e ritornando di continuo su se stesso, comunica l'idea di una tensione<br />

verso il raggiungimento di un’unitaria identità originaria. Il primo movimento<br />

(“Allegro con fuoco”) è il più debole dei quattro, risultando quasi schiacciato dalla<br />

meravigliosa, assorta introduzione (sembra che per questa ragione Mendelsshon<br />

rifiutasse di pubblicare l’opera); il secondo tempo è costituito da uno Scherzo in si<br />

bemolle maggiore, dal ritmo danzante e dalle movenze popolaresche, cui segue il<br />

delicato “Andante” in sol minore, quasi un sentimentale Lied ohne Worte strumento<br />

per archi soli. Momento culminante dell’intera Sinfonia è il vasto movimento finale,<br />

nel quale un breve “Andante con moto” funge da introduzione al Corale luterano<br />

Ein’ feste Burg ist unser Gott (che adesso riconosciamo come il centro originario<br />

cui la composizione tendeva), seguito da un “Allegro vivace” in 6/8 che a sua volta<br />

introduce l’ultima apoteosi, un “Allegro maestoso" intessuto di vigorosi contrasti<br />

dinamici e sostenuto da efficace forza inventiva, che non può non farci pensare,<br />

seppur sotto altro profilo, al finale della Nona beethoveniana.<br />

Sergio Sablich


ANMERKUNGEN ZUM PROGRAMM<br />

Gian Francesco Malipiero: Vivaldiana<br />

Im Oeuvre von Gian Francesco Malipiero, dessen Geburtstag sich heuer zum hundertsten<br />

Mal jährt, spielen Vivaldi und die venezianische Musikkultur eine Rolle ersten<br />

Ranges. Sie üben auf die Transkriptions-und Revisionstätigkeit des venezianische<br />

Musikers einen entscheidenden Einfluß aus - eine Tätigkeit, die in der Gesamtausgabe<br />

der Werke Claudio Monteverdi gipfelt -, aber auch auf die eigene<br />

Poetik des Komponisten, der zu den größten zählt, die es in diesem Jahrhundert in<br />

Italien gegeben hat. Malipiero hat sich zu verschiedenen Zeitpunkten seines Lebens<br />

auch mit Vivaldi befaßt, moderne Ausgaben der Konzerte dieses Meisters geschaffen<br />

und so dazu beigetragen, wertvolles Kulturgut der Vergessenheit zu entreißen.<br />

Dabei schöpfte er, wie einst aus Monteverdi, auch aus Vivaldis Konzertstil<br />

mannigfache Anregungen für eine eigene, moderne, wenngleich den besonderen<br />

Merkmalen des Modells getreue Intrepretation. Mit zu den besten Beispielen dieser<br />

seiner Einstellung ist die 1952 entstandene Komposition Vivaldiana, in der er Themen<br />

und Stilmodelle des venezianischen Meisters übernimmt und dessen Klangwelt<br />

mit ihrer timbrischen Vielfalt, der melodischen Gefälligkeit und der harmonischen<br />

Klarheit, kurz: ihrem besonderen Geist in neuer, moderner Perspektive Wiedererstehen<br />

läßt. Er bedient sich dabei einer originellen Verquickung zwischen dem<br />

Schema des Concerto grosse und demjenigen des Solistenkonzerts und behandelt<br />

diese Form nach der Art eines anmutigen Divertissements, mit einer Grazie, die etwas<br />

Aristokratisches, gleichzeitig aber auch etwas Volkstümliches an sich hat: Nur<br />

ab und zu glaubt man aus der Komposition ein wenig lächelnde Ernüchterung herauszuhören.<br />

Hindemith: Kammermusik n. 5<br />

Die Reihe der siebe, Kammermusiken, welche Hindemith zwischen 1921 und 1929<br />

schuf, zählt zum Organischsten und Homogensten, was die europäische Musik der<br />

ersten Nachkriegszeit hervorgebracht hat. Zwar ist die Besetzung von Fall zu Fall<br />

verschieden; gemeinsam aber haben die Kompositionen die kammermusikalische<br />

Schreibweise, welche große Raffinesse und äußerste Klarheit erkennen läßt, und<br />

die nahezu ständige Anwendung eines konzertanten Stils, in dem einzelne Instrumente<br />

oder Instrumentalgruppen dem Rest des Orchesters mit ausgesprochen solistischen<br />

Aufgaben entgegengestellt sind. Bemerkenswert ist in diesem Sinne, daß<br />

jeder Abschnitt einen verschiedenen Solopart mit entsprechenden Aufgaben aufweist:<br />

Dadurch wird nicht nur die formale Anlage, sondern auch die Klangatmosphäre<br />

und der Ausdruck gekennzeichnet.<br />

Fünf der sieben Kammermusiken verdienen diese Bezeichnung: Sie dürfen als<br />

kammermusikalische Werke angesehen werden. Zwei hingegen bilden eine Ausnahme,<br />

denn sie erforden eine beträchtlich reichere Besetzung, ein richtiges Orchester,<br />

wenn auch kleineren Ausmaßes: Es sind die vierte (für Violine und Orchester)<br />

und die fünfte (für Viola und Orchester, welche, dem Untertitel entsprechend,<br />

auch als Violakonzert bekannt ist). Die Fünfte Kammermusik entstand im Jahr<br />

1927 und ist vermutlich das bedeutenste Werk des gesamten Zyklus', mit Sicherheit<br />

aber dasjenige, in dem die besonderen Merkmale der Hindemithschen Poetik<br />

am augenscheinlichsten zutage treten. Hervorgehoben zu werden verdienen vor allem<br />

die ausgesprochen virtuose Handhabung des Soloparts (nicht umsonst war<br />

Hindemith selbst ein ausgezeichneter Bratschist und Gründer eines auf die<br />

Ausführung zeitgenössischer Musik spezialisierten Quartetts) und in zweiter Linie<br />

die Mannigfaltigkeit der musikalischen Episoden mit ihrem ständigen Wechsel zwischen<br />

solider rhythmischer Kompaktheit und transparenter lyrischer Entspannung.<br />

Die Komposition besticht auch durch die besonderes gepflegte formale Architektur<br />

(sie ist in vier Teile gegliedert, die mit “Mosso”, “Lento”, "Moderatamente mosso”<br />

und “Variante di una marcia militare” überschrieben sind: Der letzte zeichnet sich


durch die besondere rhythmische Motorik aus). Ein weiteres hervorstechendes<br />

Merkmal ist die außergewöhnliche Dichte der instrumentalen Schreibweise, die jedoch<br />

überall das Bemühen um vollendete Klarheit des Ausdrucks erkennen läßt.<br />

Paganini: Sonata für große Viola<br />

Die Sonata für die große Viola, ist mit Ausnahme der Violinkonzerte die einzige<br />

Komposition für Soloinstrument und Orchester, welche Paganini geschrieben hat.<br />

Was den berühmten Virtuosen dazu bewogen haben mag, dieses Werk zu schreiben<br />

und im April 1934 il London zur Aufführung zu bringen, wissen wir nicht mit Sicherheit,<br />

doch hat er damit den Bratschisten ein prächtiges Werk zum Geschenk<br />

gemacht - natürlich nur denen, welche in der Lage sind, die ungeheuren technischen<br />

Schwierigkeiten des Parts zu meistern. Die Komposition, welche sämtliche<br />

wesentlichen Züge der Paganinischen Virtuosität in sich vereinigt, nimmt sich wie<br />

eine große Szene und Arie für Viola und Orchester aus, in der das Soloinstrument<br />

die verschiedenen Akzente des typischen musikalischen Belcanto der damaligen<br />

Zeit imitiert und in besonderer, dem Instrument eigener virtuoser Art wiedergibt.<br />

Nach einer dramatischen Einleitung und einem Rezitativ in c-Moll stimmt die Viola<br />

siegreich das Thema in C-Dur an; dann folgen drei akrobatische Variationen und,<br />

als würdiger Adschluß, eine feuerwerkartig schillernde Coda.<br />

Mendelssohn: Symphonie Nr. 5 in d-Moll Op, 107 ('‘Reformationssymphonie”)<br />

Mendelssohns 1830 zur Dreihundertjahrfeier der Augsburger Konfession geschriebene<br />

Symphonie Op. 107, die erst 1868, nach dem Tod des Komponisten gedruckt<br />

wurde, wird als die fünfte bezeichnet, obwohl sie entstehungsmäßig die dritte ist<br />

(die Jugendsymphonien bilden eine eigene Gruppe). Sie hat etwas eindeutig Programmatisches<br />

an sich und ist denn auch unter der Bezeichnung “Reformationssymphonie”<br />

bekannt geworden. Kennzeichnende Merkmale sind die Strenge und<br />

Tiefe der Akzente, die Anwendung eines kontrapunktischen Stiles in seiner denkbar<br />

traditionellsten Erscheinungsform mit häufingen Fugati, die gewollte Einschränkung<br />

des melodischen Elans und der harmonischen Kontraste, die häufige Wiederkehr<br />

von Motiven aus lutherischen Kirchenliedern, kurz: eine ernste Feierlichkeit in<br />

typisch deutschem Sinne. So ist denn diese Symphonie bei uns auch weniger bekannt<br />

als die übrigen; dies obwohl sie sich durch große musikalische Schönheit<br />

auszeichnet und die Merkmale der Kompositionsweise Mendelssohns, dieses<br />

Klassikers unter den Komponisten der romantischen Periode, in besonderem Maße<br />

aufweist, allen voran die positive, solide, einen gesunden Optimismus widerspiegelnde<br />

Konstruktion.<br />

Die Symphonie beginnt mit einer langsamen Einleitung in D-Dur, in der die mystischen<br />

Akzente des Dresdener Amens der sächsischen Liturgie anklingen, welche<br />

Wagner später im Parsival für das Gralsthema verwendet hat; dann folgen vier Sätze,<br />

die jedoch sehr frei gestaltet sind und beinahe zyklische Form aufweisen: Die<br />

Zäsuren zwischen diesen Sätzen und auch zwischen den einzelnen Abschnitten<br />

davon sind kaum wahrnehmbar, und das musikalische Gespräch vermittelt durch<br />

die ständige Wiederkehr zum Ausgangspunkt den Eindruck, als werde eine einheitliche<br />

ursprüngliche Identität angestrebt. Der erste Satz (“Allegro con fuoco”) ist<br />

der schwächste der vier, da er nach der wundervollen selbstvergessenen Einleitung<br />

kaum richtig zur Geltung kommt (es scheint, als ob Mendelssohn sich aus diesem<br />

Grunde geweigert hätte, das Werk zu veröffentlichen); der zweite besteht aus<br />

seinem Scherzo in B-Dur, das mit seinem tänzerischen Rhythmus ausgesprochen<br />

volkstümlich wirkt: es folgt ein feinsinniges “Andante” in g-Moll, das wie ein gefühlvolles<br />

Lied ohne Worte für bloße Streicher wirkt. Die Symphonie gipfelt in einem<br />

weitgespannten Finale, in dem ein kurzes “Andante con moto” als Einleitung zum<br />

lutherischen Kirchenlied Ein’ feste Burg überführt: Dieses darf als der ursprüngliche<br />

Kern des Werkes angesehen werden. Es folgt ein “Allegro vivace” im Sechsachteltakt,<br />

das seinerseits in die letzte Apotheose überführt, ein “Allegro maestoso",<br />

das sich durch kräftige dynamische Kontraste und wirksame Erfindungsgabe<br />

auszeichnet: Ein Vergleich mit der Neunten von Beethoven ist hier nicht ganz unpassend,<br />

mögen die beiden Werke auch ein ganz verschiedenes Profil aufweisen.<br />

Sergio Sablich


Orchestra<br />

Haydn<br />

Orchester<br />

XXIII. Stagione - Saison <strong>1982</strong>/83<br />

st<br />

20. XII. <strong>1982</strong><br />

ore 20.30 Uhr<br />

21. XII. <strong>1982</strong><br />

ore 21<br />

22. XII. <strong>1982</strong><br />

ore 21<br />

BOLZANO - BOZEN<br />

Conservatorium<br />

TRENTO<br />

Sala della Filarmonica<br />

ROVERETO<br />

Teatro Zandonai<br />

ìlli|iiil|IHÌ|llll|ilil|iiii|iliifnii|iiii|iiii|<br />

ww<br />

3ISSV13 J9>p9ipJ0]03<br />

aiuqneo

Hurra! Ihre Datei wurde hochgeladen und ist bereit für die Veröffentlichung.

Erfolgreich gespeichert!

Leider ist etwas schief gelaufen!