PARLIAMO DI…Il Rabbino Capoche “vede” dentro di noiInsegnante e poi direttore del Collegiorabbinico italiano, Riccardo Di Segni, romano,nel 2002 è succeduto, nella carica di RabbinoCapo della Comunità ebraica dell’Urbe, dunquecome massima autorità spirituale e morale dell’ebraismoitaliano, al mitico Elio Toaff, che siIl dott. Riccardo Di Segnidimise per raggiunti limiti d’età e anche per farelargo ai giovani. Medico, primario radiologo all’Ospedale“San Giovanni” di Roma, discendente da almeno tre generazionirabbiniche, Rav Di Segni divide il suo tempo tra i doveriprofessionali e il suo essenziale impegno religioso e didatticodi Fabrizio FedericiProfessore, come riescea conciliare laprofessione medicacon una carica così rilevantesul piano religiosoe civile?È un impegno gravoso.Ma nasce da una mia precisascelta di vita: del resto,tanti colleghi che purehanno incarichi importantia livello ospedaliero,poi lavorano parecchioanche nella professioneprivata. Io ho sceltodi dedicare tutto iltempo lasciato libero dallamia professione allaComunità ebraica.Ogni generazione di medici,in realtà, un po’ comeper tutte le professioni,sente l’aspetto eticodel suo lavoro, più o menocome le precedenti: enon mi sembra che le ultimegenerazioni di dottorisiano troppo diverse,appunto, dalle precedenti.Non si può comunquegeneralizzare: la verità èche tutta la nostra societàè fatta “ a pelle di leopardo”,con aree ad altaprofessionalità e sufficienteeticità ed altre chelo sono assai meno. Adogni modo, nello specificoposso dire di non conosceretroppo i giovanimedici di oggi: negli ospedaline vengono assunticosì pochi…!E come vede, Professore,il futuro della sanità italiana?Dobbiamo attenderciun cambiamentodella nostra sanità sulmodello USA, con unaforte crescita delle polizzeprivate, o legate ai variOrdini professionali?Pur con tutte le difficoltàdi oggi, io aspetterei a definireirreversibile, o comunqueduraturo, il restringimentodel Welfarein Europa.Complessivamente,la situazione delloStato sociale nei Paesi UEè sempre buona rispetto aquella degli altri, USAcompresi. Per quanto riguardaspecificamente lasanità, il modello statunitense,con una sfera di interventopubblico così ridotta,per molti aspetti èdavvero crudele. Non acaso, da Carter in poi,quasi tutti i presidenti hancercato d’allargare la tutelapubblica della salutedei cittadini.Direi che noi italiani, oggi,dovremmo essere comunqueorgogliosi del nostrosistema sanitario, contutte le pecche che puòavere.Quel che obbiettivamentemanca, alla sanità italiana,è un sistema di modernocontrollo della qualità:sia per accertare rapidamentele responsabilitàdei possibili disserviziche per assicurare unpiù omogeneo sviluppodel sistema sanitario.20In base alla sua esperienza,oggi come valuterebbela classe medicaitaliana sul piano eticoprofessionale?I giovanimedici, in particolare?“Ogni generazionedi medici sentel’aspetto eticodel suo lavoro“
PARLIAMO DI…“Dovremmo esserecomunque orgogliosidel nostro sistemasanitarioChe rapporto ci deve essere,secondo Lei, traprincìpi etico-religiosi escelte legislative, disciplinaconcreta di tanti settoridella ricerca e dellapratica scientifica, speciese riguardano problemicosì delicati come fecondazioneartificiale, embrioni,cellule staminali,ecc… per tacere dei piùfantascientifici sviluppi,clonazione anzitutto?Il problema è molto complesso,e ci sarebbero tantiaspetti da approfondire.Ma in sintesi, sappiamoche, in uno Stato democratico,le leggi le fa ilParlamento. E quest’ultimo,chiaramente, è unluogo di mediazione, anchedi compensazione, trale varie posizioni dei parlamentari,i quali devonoraccogliere le indicazionidella maggioranza dei cittadini:indicazioni chepossono esprimere opinioni,idee a sfondo sia religiososia laico.Da un punto di vista moltopersonale, per quantoriguarda specificamente lafecondazione assistita,considero la legge attuale,la n. 40 del 2004 tropporestrittiva: e posso direche su questi temi, l’eticareligiosa ebraica è senz’altropiù aperta di quellacattolica. Parlando diproblemi così delicati,però, stiamo attenti anon confondere – comemolti fanno – una legislazioneche sia, obbiettivamente,più avanzatacon un’altra che sia solopiù permissiva.Infine, Rav Di Segni, nonposso non chiederle comevaluta i più recenti sviluppidel rapporto fraebraismo italiano e Chiesacattolica. Dal “febbraiogrigio” del 2008, conla reintroduzione ratzingeriananella liturgia pasquale- pur solo come facoltà,non come obbligo -della “Preghiera per gliebrei”, abolita già da papaGiovanni col Concilio,all’ultimo viaggio, invece,di Benedetto XVI in Terrasanta.Viaggio, aggiungiamo,in cui il Papa s’èchiaramente espresso perla pacifica convivenza tracristianesimo, ebraismoe islam…Diciamo che oggi la situazionedi fondo è sostanzialmentebuona, anchese, ogni tanto comeappunto accadde a febbraio2008, con quel gestoche sembrò voler riportareindietro le lancettedella storia, e che, daparte nostra, imposequantomeno una pausa diriflessione nel dialogo conla Chiesa, ci sono degli incidentidi percorso. L’importanteè la volontà diambo le parti di andareavanti, senza mai dimenticaretutto il camminoche è stato fatto dal Concilioin poi, soprattuttodalla Dichiarazione “NostraAetate” del 1965 (che“assolveva” gli ebrei dalleaccuse di “deicidio” neiconfronti di Gesù, inaugurandotutt’un’altra eranei rapporti tra le due religioni,n.d.r.). E la possibilitàdi comunicare, dimantenere un canale didialogo sempre aperto, soprattuttonei momenti dibisogno. Contano, insomma,soprattutto i fatti: e ilsolo fatto che BenedettoXVI abbia compiuto questoviaggio in Terrasanta,sulle orme di Paolo VI eGiovanni Paolo II, di persé è già molto importante.E come procede, invece,il dialogo tra ebraismo edislam italiano, specie dopole iniziative d’approfondimentoculturale eteologico lanciate nel2008 da un’organizzazionecome la ComunitàReligiosa Islamica (Coreis,diretta dall’imammilanese Sergio YahePallavicini), molto piùaperta di altre al confrontocon la cultura occidentale?Il guaio è che un organismocome la Coreis, digrande validità, ha unarappresentatività del mondoislamico italiano assaiscarsa: per cui bisogna perforza trovare altre possibilitàdi dialogo, fermo restandoche eventuali convergenzeteologiche e culturali– così come, del resto,tra ebraismo e cattolicesimo– devono avveniresempre nel rispetto enella collaborazione reciproci.Detto questo, nonso sinceramente quando,anzitutto, l’imam di Romami restituirà la visitaufficiale che feci, nel2006, alla moschea dellacapitale: ma, prima o poi,lo farà.Grazie. •21
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