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Gennaio 2003 - Parrocchia di Chiari

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CONVEGNO ECCLESIALEGenerazioni <strong>di</strong> fede6non si rivela più, sembranascondersi nel suo“Diocielo, in silenzio, quasi<strong>di</strong>sgustato dalle azioni dell’umanità”.È un grido tremendo quello che ha levatoil Papa nel bel mezzo dell’Avvento.Suscitando, almeno per un giorno,l’attenzione <strong>di</strong> tutti. Ma il commentopiù adeguato, forse, è giunto da un filosofolaico, Massimo Cacciari: “Iltema <strong>di</strong> questo silenzio è puro non senso,se non c’è nessuno che lo ascolta elo interroga... come dare senso al problemadel silenzio <strong>di</strong> Dio, se nessuno cicrede, se nessuno è convinto che pensarea lui sia una questione decisiva”.In estrema sintesi, il problema sta tuttoqui: l’idea che si è fatta strada, strisciantee subdola nel nuovo Eden dell’Occidenteben pasciuto: Dio non serve,la fede è inutile. Lo <strong>di</strong>cono e lo scrivonocon estrema chiarezza propriocoloro che hanno preparato l’opuscoloche dovrebbe servire per preparare ilConvegno ecclesiale <strong>di</strong>ocesano che siterrà all’inizio <strong>di</strong> maggio. “Generazioni<strong>di</strong> fede” si intitola lo “strumento <strong>di</strong>lavoro” ed è una delle più acute analisisulla realtà bresciana, dentro e accantoalla comunità cristiana. Linguaggiochiaro, intenzioni nitide, basi in<strong>di</strong>spensabiliper continuare a “generare”fede. Partendo dalla convinzione che lafede è “prima <strong>di</strong> tutto grazia <strong>di</strong> un incontroche <strong>di</strong>venta determinante per lapropriavita”.Maancheconlacertezzache questo incontro può essere preparato.È la comunicazione del messaggioevangelico, che per la Chiesa è la stessaragione <strong>di</strong> vita, così come comunicare èuna delle attività vitali dell’uomo.Ma la Chiesa constata che:“Nonostantela buona volontà e i considerevolisforzi, oggi non riusciamo a comunicarela fede ai nostri contemporanei e, soprattutto,alle nuove generazioni”.Da questa constatazione prende lemosse la riflessione, che si sviluppa inuna cinquantina <strong>di</strong> pagine ricche <strong>di</strong> osservazioni,spunti e proposte.Presuntuoso sarebbe pensare <strong>di</strong> farnesintesi esauriente, saremmo già contentise ne uscisse un riassunto fedeledei punti salienti.Trasmettere la fede: questa la sfida. Sipuò? La fede come scelta personale <strong>di</strong>aderire al Signore non può essere trasmessa:ogni scelta è libera e personale,nessuno può trasmettere la sua sceltaad un altro, “ma è indubitabile chela possibilità <strong>di</strong> scegliere è offerta graziealla comunicazione <strong>di</strong> conoscenze e<strong>di</strong> esperienze”. La Chiesa non ha il potere<strong>di</strong> trasmettere la fede, ma ha lapossibilità <strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni favorevoliperché nasca la relazione conDio per mezzo <strong>di</strong> Cristo nello SpiritoSanto”.Quali contenuti possono favorire questecon<strong>di</strong>zioni favorevoli? E qui comincianole note dolenti: da una partesi ha la tentazione <strong>di</strong> seguire la moda,gli argomenti dell’attualità, parlando,<strong>di</strong> volta in volta, <strong>di</strong> giustizia, pace,amore, droga, sesso... E il riferimentoa Gesù Cristo resta blandamente sullosfondo. Se va bene... E l’esperienza religiosaviene presentata come vaga spiritualità,come stato d’animo o comesentimento <strong>di</strong> benessere. No: “Di frontea questa situazione è urgente riba<strong>di</strong>re,innanzi tutto, che il contenuto fondamentalenon è un vago umanesimo,ma è il Dio <strong>di</strong> Gesù Cristo, cioè il Dioche per mezzo <strong>di</strong> Gesù Cristo nelloSpirito Santo è la salvezza dell’uomo edel mondo”.Non è facile, oggi. Perché è venutomeno quel tessuto generale che favorivauna “fede ovvia”, la famiglia e la societànon sono permeate <strong>di</strong> cristianesimoed è sempre più frequente incontrarechi, nonostante il battesimo e isacramenti, non ha fede cristiana. E lasocietà “non trasmette più le verità cristianefondamentali”.Di fronte a questa situazione <strong>di</strong> progressivascristianizzazione, due tendenzevanno evitate: la prima è quella<strong>di</strong> trovare “colpevoli”, perché i fattoriche <strong>di</strong> volta in volta si in<strong>di</strong>cano sonoessi stessi più effetto che causa delcambiamento culturale in atto; l’altra èquella <strong>di</strong> “estraniarsi” da questa nostrasocietà, come se questo non fosse tempo“favorevole” al messaggio evangelico.“Non si tratta <strong>di</strong> fuggire da questonostro mondo, - <strong>di</strong>ce il documento -ma <strong>di</strong> inventare una nuova presenzadella Chiesa nell’ambito del matrimonio,della famiglia, della realtà pubblica,della scuola, della formazione...”Un capitolo viene de<strong>di</strong>cato agli strumenti<strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> massa: persottolinearne il grande peso, ma ancheper riba<strong>di</strong>re che nulla potrà mai sostituirela relazione tra persone nelloscambio <strong>di</strong> esperienze tanto profonde.Non è facile, <strong>di</strong>cevamo. Perché oggi viviamoin un contesto appiattito: nonc’è trasmissione <strong>di</strong> memoria storica,l’uomo vive del presente e non ha ilsenso del passato, così come ha scarsaaspettativa del futuro. Ed è un problemagrave per l’annuncio della fede,che senza passato e senza futuro <strong>di</strong>venta“priva <strong>di</strong> spessore”. Regna l’in<strong>di</strong>fferenza:“non è <strong>di</strong>fficile trovare persone,soprattutto tra i giovani, che nonsolo non si pongono il problema dellafede, ma che <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> stare benecosì”. “In tal modo l’in<strong>di</strong>fferenza, l’evasionee la presunzione <strong>di</strong> sapere fannoda barriera alla comunicazione dellafede”.Come reagire? Qualcuno propone unaterapia d’urto: “Scuotere le personesenza troppi complimenti, in formabrusca e drammatica”. Altri ritengonoche la soluzione stia nell’annunciare,senza orpelli o particolari preparazioni,il “kerygma” antico e sempre nuovodella morte e resurrezione <strong>di</strong> GesùCristo, che “non ha perso la sua forza”.“Tuttavia - aggiunge il documento -sono in molti a pensare che il cammino<strong>di</strong> comunicare la fede oggi debba cercarealtre strade”. Se è vero che spesso<strong>di</strong>etro il rifiuto della fede o l’in<strong>di</strong>fferenzasta la convinzione, o l’impres-L’Angelo - <strong>Gennaio</strong> <strong>2003</strong>

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