Geomedia_1_2006
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✔ Aggiornamento
cartografico dei DBTI
✔ Applicazioni GIS Oriented
operanti in Internet Data
Centers
✔ Un pezzo della nostra storia
torna in vita ad Ellis Island
✔ Gestione e manutenzione
dell’illuminazione a Verona
✔ Tutorial sulla post
elaborazione GPS - 5 a parte
✔ Gli organi cartografici
dello Stato: l’I.G.M.
FOCUS
6
18
L’aggiornamento cartografico dei Database Territoriali Integrati
DI GIOVANNI CORCIONE
Applicazioni GIS oriented operanti in Internet Data Centers
DI VINCENZO CONSORTI
MERCATO
Direttore
RENZO CARLUCCI
direttore@rivistageomedia.it
Comitato editoriale
FABRIZIO BERNARDINI, VIRGILIO CIMA,
LUIGI COLOMBO, MATTIA CRESPI,
MAURIZIO FAVA, SANDRO GIZZI,
LUCIANO SURACE, DONATO TUFILLARO
Direttore Responsabile
DOMENICO SANTARSIERO
sandom@geo4all.it
Hanno collaborato a questo numero:
FABRIZIO BERNARDINI
FULVIO BERNARDINI
VALENTINA BINI
MARCO BONFANTI
ANTONIO CASORIA
GIOVANNI CORCIONE
VINCENZO CONSORTI
VITTORIO GRASSI
GIORGIO MANGANI
LUIGI MAZZUCCHELLI
ANNALISA PERLA
LAURA SEBASTIANELLI
Marketing e distribuzione
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Div. Geo4All
Via C.B. Piazza 24
00161 Roma
Tel. 06.44291362
Fax 06.44244965/06.97252602
E-mail: info@geo4all.it
Redazione e amministrazione
Via C.B. Piazza 24
00161 Roma
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Progetto grafico e impaginazione
DANIELE CARLUCCI
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diritto di ricevimento dei fascicoli arretrati ed avrà validità per
il solo anno di sottoscrizione. L’editore comunque, al fine di
garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita
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della Rivista non costituiscono disdetta dell’abbonamento a
nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere
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del numero successivo.
Editore
Domenico Santarsiero
Registrato al tribunale di Roma con il N° 243/2003
del 14.05.03 (già iscritto al Tribunale di Rimini N° 18/97
del 31.10.97)
ISSN 1386-2502
12 Grande vuoto all’ESA: ci lascia Antonio Rodotà - I mattoni della cultura - Il
Geotagging esordisce alle Olimpiadi - Alexei Leonov a Roma - Autodesk al 3GSM -
Con Nimby Forum alla ricerca del consenso - TomTom acquisisce Applied Generics
Limited - Intergraph e l’Istituto Geografico Militare per Torino 2006 - Galileo GPS
News
24
28
34
36
45
REPORTS
50 EGNOS: è ora di usarlo DI FABRIZIO BERNARDINI
52
Il traghetto della memoria A CURA DELLA REDAZIONE
Gestione e manutenzione dell’illuminazione pubblica e dei centri luminosi:
l’esperienza del Comune di Verona A CURA DELLA REDAZIONE
Un sistema sicuro per la gestione di eventi su larga scala basato su EGNOS:
il Progetto SPESSS DI L. MAZZUCCHELLI, A. CASORIA, M. BONFANTI
TUTORIAL
Tutorial GPS 5 a Parte - Il programma Gemini della Leonardo Software House
DI VITTORIO GRASSI
CARTOGRAFICA
42 La produzione degli organi cartografici dello Stato
L’Istituto Geografico Militare A CURA DELLA REDAZIONE
AZIENDE E PRODOTTI
Mars Reconnaissance Orbiter raggiunge l’orbita di Marte - Da ESRI una nuova versione
di Job Tracking per ArcGIS - Microsoft lancia Windows Live Local - A spasso su
Marte - Una soluzione cartografica web pronta per la Pubblica Amministrazione - Da
Trimble il sistema GNSS R8 potenziato con tecnologia R-Track - Da ABACO DbMap
TERRA E SPAZIO
Il sistema EGNOS DI L. MAZZUCCHELLI, A. CASORIA, M. BONFANTI
ARTE E SCIENZA
54 L’atlante come raccolta del sapere DI GIORGIO MANGANI
RUBRICHE
4 EDITORIALE
59 AGENDA
61 RECENSIONE
17 INDICE DEGLI INSERZIONISTI
62 PUBBLICITA’ CLASSIFICATA
Stampa
IGER • Istituto Grafico Editoriale Romano - V.C.T.
Odescalchi, 67/a - 00147 Roma
Tel. 06/510774/1 - Fax 06/5107744
Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità
dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto
di questo numero della Rivista in qualsiasi forma e
con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico,
ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati,
senza il consenso scritto dell’editore.
Il lavoro della Pubblica Amministrazione nella gestione delle
città e dell’ambiente in cui viviamo, è un valore aggiunto
legato necessariamente all’accelerazione dei flussi di lavoro
e delle reti telematiche.
E
DITORIALE
Regole cartografiche nazionali,
regionali, provinciali o comunali?
Vogliamo un Authority geodetica indipendente
Iportali web che riportano la data dell’ultimo aggiornamento sono da ammirare per la loro onestà. Tra questi
quello dell’IntesaGis, l'Intesa tra Stato, Regioni ed Enti Locali sui Sistemi Informativi Geografici, stipulata
nel 1996, che rappresenta a tutt'oggi il tentativo più organico di modificare in termini positivi la situazione
dell'Informazione Geografica in Italia, con la finalità di creare uno stimolo verso una partecipazione più ampia
delle istituzioni, delle imprese e del mondo scientifico.
Il sito web www.intesagis.it fornisce le informazioni relative al protocollo d'Intesa Stato-Regioni-Enti Locali per la
realizzazione dei sistemi informativi geografici.
L'Intesa è stata approvata dalla Conferenza Stato regioni e Provincie Autonome nella seduta del 26 settembre
1996 e coinvolge le diverse Amministrazioni Centrali ed organismi statali, compreso il CNIPA (Centro Nazionale
per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione), le Regioni e Provincie Autonome, i Comuni (ANCI), le
Provincie (UPI), le Comunità Montane (UNCEM) e le Aziende per la gestione di pubblici servizi (Confservizi).
La data dell’ultimo aggiornamento risale al Dicembre 2004: cosa è successo da allora?
Per la realizzazione dell'Intesa e degli Accordi ad essa collegati è stato costituito un Comitato Tecnico di
Coordinamento che ha elaborato indirizzi, specifiche comuni e proposte che devono favorire la definizione nelle
diverse aree del Paese di accordi di programma tra gli Enti interessati alla realizzazione delle basi informative
territoriali, a partire dai Database topografici e dal collegamento di questi con archivi catastali aggiornati.
La realizzazione dell'Intesa ha richiesto il massimo della circolazione dell'informazione sugli obiettivi, sugli
strumenti, sulle esperienze già realizzate e su quelle in corso, ed anche sugli aspetti tecnici collegati e sulle
risorse economiche comunitarie e nazionali utilizzabili ad integrazione delle risorse regionali e locali disponibili.
Eppure durante una tavola rotonda di un convegno tenutosi a Roma si è sentito chiedere: che cos’è l’IntesaGis?
Cosa è successo dalla data dell’ultimo aggiornamento del sito web in questione al Dicembre del 2004?
Siamo coscienti del fatto che la ormai obsoleta e cara cartografia sta per essere rimpiazzata da Database
Topografici gestita da sistemi informativi geografici?
E anche se questo fosse attuabile, abbiamo normative per la realizzazione corretta dei Database Topografici?
Qual è il sistema di riferimento nazionale: il Gauss Boaga o la UTM-WGS84 o entrambi? E come la mettiamo
con la UTM-ED50?
Queste e altre domande sono il problema corrente di coloro che operano nel settore cartografico della Pubblica
Amministrazione ed ogni volta che si deve procedere all’affidamento della realizzazione di una nuova cartografia
la prima difficoltà è la realizzazione del Capitolato per l’esecuzione dei lavori. Questo viene spesso realizzato
utilizzando un Capitolato simile utilizzato da parte della stessa o di altra Amministrazione. Non abbiamo regole
certe e normate. Non disponiamo di regole e capitolati uniformi che possano essere utilizzati dalle
Amministrazioni al fine di produrre prodotti identici.
O forse non ne siamo a conoscenza?
Una Authority indipendente dalle Amministrazioni che abbia la competenza tecnico-scientifica necessaria è la sola
soluzione per dare quella concretezza e certezza di operare nel corretto modo per tutte le Amministrazioni che si
accingono ad affrontare il problema della Cartografia di Base nei sistemi informativi geografici.
Forse così non saremo più costretti a vedere cartografie prodotte da sistemi GIS che riportano la freccia del
Nord (non si sa mai, potremmo perdere l’orientamento!)
Buona lettura
Renzo Carlucci
Lettere alla Redazione di Geomedia possono essere spedite a: Redazione GEOmedia, via mail all’indirizzo
redazione@geo4all.it, oppure via web all’indirizzo www.geo4all.it/geoportal
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OCUS
L’aggiornamento cartografico dei
Database Territoriali Integrati
L’evoluzione delle tecnologie SDI, dalla cartografia tradizionale
ai DB-topografici con la Spatial Topology Management
di Giovanni Corcione
Il 2 dicembre 2005, il comune di Bolzano ha organizzato , presso la Libera Università di Bolzano, un seminario sul
progetto di Innovazione e posizionamento strategico del Servizio Informativo Territoriale , finanziato dal Fondo Sociale
Europeo. Al Progetto hanno collaborato: l’Ufficio-SIT del Comune Di Bolzano, il Consorzio dei Comuni della Provincia di
Bolzano, il Politecnico di Milano (Dipartimenti di Elettronica ed Ingegneria Idraulica), Oracle Italia, Abaco di Mantova e
Cefriel di Milano (ICT Center of Excellence For Research, Innovation, Education and industrial Labs partnership)
Nella sessione delle demo dedicate allo Studio dei meccanismi di aggiornamento del Database Geografico Oracle Italia
ha presentato una sperimentazione per la Procedura di Aggiornamento Cartografico di un generico DataBase Territoriale
Integrato (DBTI). Al termine della sessione, il Cefriel di Milano ha presentato la sperimetazione di un applicativo per
l’aggiornamento di un database topografico, implementato sulla base della Procedura Di Aggiornamento Sperimentale
Oracle e della suite DbMAP ASJ della Abaco di Mantova.
Nell’articolo descriveremo come la Procedura Di Aggiornamento è stata realizzata utilizzando il DBMS Oracle 10g Rel.2.0
e l’infrastruttura del Persistent Topology Data Model dell’opzione Spatial. Infine, riporteremo il codice sorgente delle
procedure PL/SQL e query SQL più significative adoperate dalle componenti client/server di DbMAP ASJ per l’impianto
della “Procedura Sperimentale Di Aggiornamento Interattivo”.
Ambito ed
Architettura di un DBTI
L’architettura di riferimento per la sperimentazione della
Procedura Di Aggiornamento è quella del Sigmater, un
progetto e-gov di cooperazione appliactiva tra i più
significativi in Italia. In questa architettura i dati
interscambiati con le porte di dominio vengono centralizzati
ed integrati proprio in un DataBase Territoriale Integrato.
I nuovi dati transitati– in particolare gli oggetti
topografici – vengono depositati nelle anticamere del DBTI
per essere bonificati; in seguito, sono sottoposti a processi
di aggiornamento ed infine, integrati in maniera consistente
con gli oggettiTerritoriali già presenti nel sistema: in questo
modo i Servizi General Purpose, così come i webService
degli enti cooperanti, riceveranno dati sempre aggiornati dal
nostro DBTI.
✓
✓
✓
Requisiti e Presupposti per
la Procedura di Aggiornamento
Si ipotizza che:
Il DBTI sia in grado di tenere sempre aggiornati i tre
livelli di massima granularità areale della CTC: le
Aree_Verdi, le Aree_Unità_Volumetriche e le
Aree_Stradali, memorizzate in apposite tabelle spaziali
che denomineremo tabelleTopografiche.
Le tabelleTopografiche siano aggiornate da nuovi
oggettiTopografici provenienti dalle fonti esterne
cooperanti col sistema di interscabio.
Gli oggettiPreesistenti delle tabelleTopografiche abbiano
solo geometrie di tipo poligono conformi all’OpenGIS,
tra loro adiacenti o disgiunti, senza
alcuna sovrapposizione e nessuna
intersezione.
✓ I nuoviOggettiTopografici -
depositati nella tabella NEW_OF -
siano definiti da un identificativo
record, da un poligono conforme
all’OpenGIS, dal tipo di area
topografica e da un identificativo di
sessione di aggiornamento.
Figura 1 - Architettura generale e flusso dati del progetto SIGMATER (www.sigmater.it)
✓
L’aggiornamento degli
oggettiTopografici consenta due
distinte modalità operative:
automatica e interattiva
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Impianto del DBTI
Nel DBTI vengono memorizzate le aree delle
tabelleTopografiche: Aree_Verdi, Aree_Unità_Volumetriche e
Aree_Stradali.
Queste aree, originariamente nel formato shape, vengono
importate nelle tabelle topografiche del DB o tramite tool
DbMAP ASJ o tramite il programma SHP2SDO.EXE.
Questo eseguibile converte shapeFile in file di input per il
programma SQLLDR di caricamento massivo di dati in un
DBMS.
Ciascuna delle tabelleTopografiche è sata definita da un
identificativo univoco di oggetto e da una geometria
SDO_GEOMETRY.
Nella vista USER_SDO_GEOM_METADATA dei metadati
della Spatial sono state registrate le tabelleTopografiche
(Aree_Verdi, Aree_Unità_Volumetriche e Aree_Stradali) per
ciascuna delle quali sono stati impostati i seguenti
parametri: GaussBoaga-Est come sistema di riferimento,
geometrie bidimensionali in cordinate X e Y, la tolleranza
di 0.01 metri sia per la dimensione X che per la Y.
Tramite le funzioni SQL di validate della Spatial è stata
verificata la conformità OGC dei poligoni delle
tabelleTografiche e sempre con funzioni SQL della Spatial,
in maniera massiva, sono state corrette le anomalie più
ricorrenti:
select SDO_GEOM.VALIDATE_GEOMETRY_WITH_CONTEXT(geom, 0.01)
from AREE_STRADALI;
update AREE_VERDI a set a.geom = SDO_UTIL.RECTIFY_GEOMETRY(geom, 0.01)
where c.id = 99999; —id di geometria invalida
Le stesse tabelle sono state poi sottoposte al processo di
indicizzazione spaziale, affinchè gli oggettiTopografici
potessero essere selezionati con l’SQL tramite relazioni
topologiche tra gli oggetti stessi. Per esempio, per accertare
che gli oggettiTopografici costituissero una copertura areale,
senza che vi fosse tra loro alcuna
sovrapposizione/intersezione geometrica, è stato utilizzato
proprio l’operatore topologico
SDO_OVERLAPBDYINTERSECT della Spatial ed
esattamente nelle seguenti modalità:
Oracle10g Spatial
Topology Management,
gli oggettiTerritoriali si
possono memorizzare
sotto forma di
primitive topologiche e
sotto forma di oggetti
del DB di tipo
sdo_topo_geometry. Le
primitive topologiche
sono costituite da nodi,
archi e aree, mentre le
sdo_topo_geometry sono
Figura 2
oggetti composti da
queste primitive
topologiche. Infine la tabella RELATION$ mantiene la
relazione tra ciascun oggetto sdo_topo_geometry e le
primitive topologiche che lo compongono, cosi come
schematizzato in figura 2.
Le primitive topologiche (nodi, archi e aree), essendo
normalizzate, mantengono i dati consistenti in modo che
non esista ridondanza di bordi tra aree. In questo modo la
consistenza topologica viene risolta direttamente dallo
schema dati.
Per esempio, nel modello simpleFeature, il bordo in
comune di due particelle adiacenti (G1 e G2 in figura 3)
viene memorizzato nella prima e nella seconda area. Così,
quando si modifica la geometria di una, per garantire
l’adiacenza di entrambe le particelle, è necessario modificare
anche la geometria dell’altra. Nel caso di topologyFeature
l’arco in comune di due particelle viene memorizzato una
sola volta contribuendo a formare sia la prima che la
seconda particella: il cambiamento dell’arco “e2”
corrisponde automaticamente alla modifica di entambe le
feature G1 e G2, e al tempo stesso, al mantenimento della
adiacenza topologica .
Le StoredProcedure Topologiche, disponibili sia come
PL/SQL nel DBMS che come package di classi Java per
applicazioni client, consentono l’editing e la validazione
delle primitive topologiche. Le nuove TopoAPI della release
10.2 del DBMS Oracle, forniscono funzioni che traspongono
direttamente geometrie simpleFeature in geometrie
TopologyFeature, già relazionate alle primitive topologiche.
select count(*) from AREE_VERDI a, AREE_STRADALI b
where SDO_OVERLAPBDYINTERSECT(a.geom,b.geom)=’TRUE’;
select count(*) from AREE_VERDI a, AREE_VERDI b
where SDO_OVERLAPBDYINTERSECT (a.geom,b.geom)=’TRUE’
Dopo la validazione dei dati, si è constatato che gli
oggettiTopografici, messi a disposizione dal Consorzio
Comuni Di Bolzano, sono tutti risultati geometricamente
validi, OGC compliant, tra loro adiacenti e senza alcuna
sovrapposizione areale.
Trasposizione Topologica degli Oggetti Topografici
Per avere un continuo areale, ovvero senza
sovrapposizione/intersezione tra oggettiTopografici, si è
stabilito di trasporre le geometrie SimpleFeature nel
Persistent Topology Data Model della Spatial.
Tale schema data model consente di memorizzare in
maniera persistente la Topologia nel DBTI. Infatti, mediante
Figura 3
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OCUS
Trasporre le geometrie simpleFeature delle
tabelleTopografiche in featureTopologiche del Persistent
Topology Data Model è veramente facile con la nuova
funzione SDO_TOPO_MAP.CREATE_FEATURE:
Nell’esempio che segue, un semplice codice sorgente per
la trasposizione delle simpleFeatutre diAreeStradali in
corrispettive topologyFeature:
DECLARE
BEGIN
for stradeRec in
(select ID, GEOM from COPERTURA where tipo = ‘STRADA’) LOOP
INSERT INTO AREE_STRADALI VALUES
(stradeRec.id
SDO_TOPO_MAP.CREATE_FEATURE(‘T_VANGA’,’T_AREE_STRADALI’,’TGEOM’,
stradeRec.geom));
END LOOP;
END;
/
Spatial Topology Management può supportare più di uno
schema topologico: questa pecularietà consente al sistema
l’integrazione di topologie appartenenti a diverse
rappresentazioni cartografiche ( come la CT-Comunale e la
cartografia Catastale).
La Procedura di Aggiornamento
Non appena i nuovi oggetti topografici transitano nel
sistema centrale, vengono validati e depositati nella tabella
NEW_OF per essere definitivamente trasferiti nel DBTI
tramite la Procedura di Aggiornamento Cartografico.
Le funzionalità Spatial e di Topology Management
costituiscono l’infrastruttura software di base per la
Sperimentazione dei Processi Di Aggiornamento, questi ultimi
realizzati appositamente per modellare la procedura sia
nella modalità automatica che interattiva.
La modalità automatica permette di aggiornare le tabelle
topografiche della CTC sottoponendo le aree dei nuovi
oggetti territoriali alla sequenza di processi riportata nel
DataFlow di figura 4.
Si controlla prima l’impatto topologico delle nuove aree
rispetto a quelle preesistenti; poi, se la consistenza
topologica viene rispettata, si creano le feature topologiche
per le nuove aree; infine, con l’approvazione
dell’aggiornamento, si cancellano le aree preesistenti
impattate, si rimpiazzano le nuove aree e si ripulisce la
topologia.
La fase di impatto: l’impatto delle nuove feature con il
DBTI, viene controllato in base alla relazione topologica che
esitse tra il confine ricoperto dalle nuove aree - Confine
Nuove Aree - e le sottostanti aree preesistenti.
L’aggiornamento viene accettato solo se il Confine Nuove
Aree tocca e/o ricopre completamente le aree preesistenti
ma senza intersecarle.
Il procedimento sperimentato, rappresentanto nel grafico
di figura 5, è quindi il seguente:
a) Si determina il confine delle nuove aree servendosi della
funzione di aggregazione della Spatial:
select SDO_AGGR_UNION(SDOAGGRTYPE(c.geom, 0.001)) into
ConfineNuoveAree from NEW_OF C
where C.PROCESSNUMBER= 5;
b) Tramite l’operatore topologico coveredBy, si selezionano
dalle tabelleTopografiche (Aree_Stradali, Aree_Verdi e
Unità_Volumetriche) tutte le areePreestitenti ricoperte dal
ConfineNuoveAree. Le aree pressitenti vengono
parcheggiate nella tabella temporanea
AREE_PREESISTENTI
select id, geom from AREE_STRADALI
where SDO_COVEREDBY(geom, ConfineNuoveAree) = ‘TRUE’;
...eseguita per tutti i livelli topografici
c) Analogamente al ConfineNuoveAree , si determina il
Confine Aree Preesistenti aggregando le aree
preesistenti impattate e precedentemente memorizzate
nella tabella AREE_PREESISTENTI
d) Nel caso in cui il ConfineNuoveAree coincida con il
ConfineAreePreesistenti, si procede col processo di
creazione nuovi oggetti
Select SDO_GEOM.RELATE (ConfNuoveAree, ‘determine’, ConAreePreesistenti
, 0.01 ) from TabelaCONFINI;
‘EQUAL’
e) Se, invece, i due confini risultano inconsistenti si
interrompe la procedura nella modalità automatica e si
procede, eventualmente, nella modalità interattiva.
La fase di creazione: superata la verifica di impatto, i
nuovi oggetti vengono associati ai relativi livelli topografici
e le geometrie vengono trasposte in
SDO_TOPO_GEOMETRY tramite la funzione
SDO_TOPO_MAP.CREATE_FEATURE. Durante il processo si
definisce il TOPO_MAP (una cash-memory del Topology
Management) nel quale si memorizzano tutte le primitive
topologiche incluse nel rettangolo di ingombro del
ConfineAreePreesistenti. Il TOPO_MAP offre il vantaggio di
Figura 4
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bloccare (lock) automaticamente le primitive topologiche, in
modo che le stesse primitive siano soltanto lette e non
modificate da altri processi contemporanei.
La fase di approvazione: questo processo cancella gli
oggetti topografici preesistenti topologicamente inclusi nel
ConfineAreePreesistenti e li rimpiazza coi nuovi oggetti
topografici generati dal processo di Creazione. Infine, la
topologia viene ripulita eliminando tutte le primitive
topologiche appartenenti agli oggetti topografici
precedentemente cancellati: questa operazione assicura un
corrispondenza univoca tra le primitive topologiche FACE
e le aree delle tabelle topografiche.
La Procedura di Aggiornamento Interattivo
I processi della modalità di aggiornamento automatico
possono essere attivati ed orchestrati interattivamente da un
applicativo client. Infatti, come nella procedura automatica,
viene gestito l’impatto topologico delle nuove aree e l’utente
decide, interattivamente, se procedere o meno; le nuove
aree e le preesistenti vengono frazionate in tante microaree;
infine, le microaree vengono selezionate dall’applicativo
client per comporle in altrettanto nuovi oggetti topografici.
La fase di impatto interattivo: esegue gli stessi controlli
previsti dal processo di Impatto della procedura automatica,
con la differenza che, nella modalità interattiva, è possibile
continuare l’aggiornamento con i processi successivi anche
se si verifica inconsistenza topologica. Inoltre, il processo
seleziona le aree preesistenti che hanno una qualsiasi
interazione con il confineAreeNuove:
select id, geom from AREE_STRADALI
where SDO_ANYITERACT(geom, ConfineNuoveAree) =
‘TRUE’; ...eseguita per tutti i livelli topografici
La fase di frazionamento microaree: tramite la
ADD_POLYGON_GEOMETRY, del package Topo-API, il
processo fraziona le aree dei nuovi oggetti e le aree
preesistenti sottostanti in MicroAree: aree costituenti il
livello di massima granularità areale (vedere figura 6). Tali
aree vengono fornite sia nella versione sdo_topo_geometry
(topoFeature) che nella versione sdo_geometry
(simpleFeature) affinchè siano accedute dalle piattaforme
GIS che già si interfacciano con la Saptial.
La fase di editing oggetti: viene invocato dall’applicativo
client per editare interattivamente i nuovi oggetti
territoriali. Dalla pseudo finestra grafica dell’applicativo
client, si selezionano le microaree per consegnarle alla
funzione “InsertUpdateTopology”: le microaree vengono
composte in un oggetto univico (di tipo sdo_topo_geometry)
che viene inserito in una delle tabelle topografiche.
InsertUpdateTopology fa parte del package di
Aggiornamento sviluppato apposta per le attività di Studio
dei Meccanismi Di Aggiornamento del Database Geografico
supportate dal Comune di Bolzano.
Figura 5 - Il complesso processo di aggiornamento della topologia
descritto nel presente paragrafo (fasi a, b, c, d)
Figura 6 - Effetto del processo del frazionamento in microaree
GEOmedia 1 2006 9
F OCUS
Applicativo Sperimentale di
Aggiornamento Interattivo
Abaco e Cefriel hanno realizzato l’applicativo client
interattivo basato sul package sperimentale di
aggiornamento cartografico, DbMAP ASJ e l’application
server Oracle AS 10g.
Questo applicativo (web-based) attiva, interattivamente, i
processi dell’aggiornamento cartografico residenti nel DBTI
sperimentale.
Figura 7 - Il layout delle tecnologie impiegate nel progetto
Dal browser viene scelta una delle diverse sessioni di
aggiornamento presenti nella tabella NEW_OF e si attiva il
processo di Impatto per verificare la consistenza topologica
dei nuovi oggetti; in seguito, viene presentata la pagina web
prinipale dell’Applicativo.
Dalla pagina web, indicata in Figura 8, con il pushButton
fraziona si attiva il processo di frazionamento che genera le
microaree. Le altre opzioni sono di ausilio all’editing:
ovvero, consentono di selezionare le microare del nuovo
oggetto topografico e il tipo di area topografica. Al termine
della selezione, viene proposta un ulteriore frame di
aggiornamento ove inserire i valori degli attributi
alfanumerici dell’oggetto topografico considerato.
Per ottenere una nuova area stradale composta
dall’unione delle microaree 130 e 131, l’applicativo ABACO
attiva la funzione InsertUpdateTopology tramite il seguente
comando SQL:
execute
InsertUpdateTopology(1,listface(130,131), 0, 18138, 6, 999).
Dopo l’esecuzione del comando, nella tabella
AREE_STRADALI, esisterà un nuovo record definito
dall’identificativo 19138, dal campo APPARTENENZA posto
a 999 e da una topo_geometry relazionata alle primitive
topologiche: face 130 e 131.
Conclusioni
L’aggiornamento cartografico rappresenta il punto più
debole del DBTI di un sistema di interscambio. Come ha
dimostrato la sperimentazione, la transazione di oggetti
territoriali avviene al termine di un intero flusso di
processi, più o meno complessi, operanti su una SDI. Le
alte prestazioni del DBMS Oracle 10g r.2 e la sua Spatial
Data Option, in grado di integrare tutti i modelli
geometrici del DBTI, hanno fornito la piattaforma
tecnologica, spazialmente evoluta, per impiantare una SDI
capace di gestire l’Aggiornamento Cartografico
L’interoperabilità della piattaforma Oracle Spatial,
l’aderenza della Suite ABACO DbMAP ASJ agli standard
applicativi (J2EE, SQL, geometrie OGC), hanno consentito
successivamente di ampliare l’Aggiornamento Cartografico
nella modalità interattiva web-based.
DbMAP ASJ, grazie alla sua facilità di interfacciamento
verso i DBMS, ha potuto editare le TopologyFeature del
DBTI invocando direttamente, via sql, le funzionalità della
Spatial .
Approfonfimenti
Sul sito internet all’URL www.geo4all.it/geomedia/geonotes
sono disponibili informazioni di approfondimento
sull’articolo, tra cui la raccolta completa del codice PL/SQL
usato negli esempi citati nel corpo dell’articolo, e il
documento integrale che distribuito durante la giornata del
seminario citato in prefazione, permette ai lettori un nutrito
approfondimento del tema trattato.
Autore
GIOVANNI CORCIONE
Giovanni.Corcione@oracle.com
SOLUTION TEAM
Oracle Italia
Fig. 8 – Nell’immagine una cattura di schermo del sistema
10
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M
ERCATO
Grande vuoto all’ESA: ci lascia Antonio Rodotà
Il 23 febbraio scorso è morto a Roma all’età di 70 anni
Antonio Rodotà, già direttore generale dell’Agenzia
Spaziale Europea.
Rodotà era stato designato come direttore generale
dell’Agenzia Spaziale Europea nel giugno del 1997 ed è
rimasto in carica fino al giugno del 2003.
Precedentemente era stato direttore della Divisione
Spazio di Finmeccanica oltre ad essere responsabile in
diverse società internazionali tra le quali anche
Arianespace. Si era laureato in ingegneria elettronica
all’università di Roma, ed aveva iniziato la sua carriera
nel 1966 in Selenia dove era rimasto fino al 1980, per
poi passare tre anni a capo della Compagnia Nazionale
dei Satelliti. Trasferitosi quindi nel 1983 in Alenia
Spazio, occupò posizioni di crescente responsabilità,
fino a diventarne amministratore delegato nel 1995.
Alla sua nomina come direttore generale all’ESA nel giugno 1997 iniziò a battersi con tutte le forze per dare ai programmi
spaziali una vera dimensione europea e per il varo del programma di navigazione satellitare Galileo, che può considerarsi
una sua eredità.
Durante il suo mandato all’ESA, Rodotà, il primo direttore generale proveniente direttamente dall’industria ebbe un ruolo
chiave in molti settori e fu molto apprezzato sia nella comunità spaziale europea che in altre. Un sostenitore fervente della
cooperazione internazionale, sarà ricordato per aver dato una dimensione europea alle attività spaziali ed è stato uno dei
padri fondatori del sistema di navigazione satellitare europeo, Galileo.
Forte anche il suo contributo allo stabilirsi di nuovi rapporti tra Unione europea ed ESA, oltre che alla redazione del
libro verde e del libro bianco sulla politica spaziale dell’Unione.
Rodotà è anche ricordato, da chi lo ha conosciuto soprattutto nel mondo industriale da dove proveniva, anche per la sua
gentilezza e disponibilità. Qualità che, unite ad una seria cultura ingegneristica, mancano troppo spesso nell’industria
aerospaziale italiana di oggi.
(Fonte: Redazionale)
I mattoni della cultura
Con questo titolo non ci riferiamo al peso eccessivo
di libri e manuali vari ma al progetto
B.R.I.C.K.S., acronimo di Building Resources for
Integrated Cultural Knowledge Services, una comunità
nata con lo scopo di creare archivi e musei digitali basati sulla condivisione delle conoscenze dei vari partners che la
compongono.
Segnalato come uno dei più importanti ed innovativi progetti europei nel settore dell’ICT in campo culturale, BRICKS si
propone di integrare le esistenti risorse digitali per portarle all’interno di una biblioteca informatizzata comune, con lo
scopo di riunire sotto un unico denominatore gli aspetti legati all’istituzione di musei ed archivi digitali e di tutti gli altri
sistemi di memorie simili. I risultati di questo lavoro costituiranno le fondamenta di una factory che, per la durata del progetto,
sarà controllata dai partners del consorzio e dall’ UE ma che, in seguito, si conta possa sostenersi autonomamente.
Nel costituire le attività del progetto BRICKS si tenterà principalmente di attenersi al rispetto delle diverse identità culturali
europee. Il sistema bottom-up sul quale il progetto è stato ideato, favorirà l’interoperabilità di comunità dinamiche
basate su sistemi locali, massimizzando l’utilizzo di risorse e know-how esistente e, in un secondo tempo, di appoggiarsi su
investimenti nazionali.
La Comunità BRICKS nasce dall’unione di un’ampia varietà di utenti, principalmente composti da content providers, artisti,
ricercatori così come studenti, cittadini o semplici turisti, tutti insieme allo scopo di condividere il proprio sapere ed i
propri servizi all’interno di un contenitore digitale. E’ evidente che ci troviamo di fronte ad uno scenario del tutto nuovo,
nel quale si favorisce il supporto alle istituzioni culturali incoraggiando, allo stesso tempo, l’innovazione.
www.brickscommunity.org
(Fonte: Redazionale)
12
GEOmedia 1 2006
Il Geotagging esordisce alle Olimpiadi
Le Olimpiadi Invernali di Torino 2006
appena terminate hanno catalizzato,
data la loro importanza, l’attenzione di
tutto il mondo, lanciando una serie di
iniziative di ogni genere a corollario
della manifestazione sportiva; tra queste
le Olimpiadi della Cultura, un
evento che si svolge secondo un programma
proposto e organizzato dal paese ospitante, in base alle
proprie tradizioni e specificità culturali. Esse hanno proposto
un ricco cartellone di eventi che si è svolto principalmente
durante i giorni dei giochi. Tra le tante iniziative
spicca il progetto glocalmap.to, un geoblog che consente
di inserire messaggi su di una mappa interattiva di
Torino. I messaggi possono contenere in allegato testi,
foto, audio e video, è possibile inviarli via web, sms o
mms, associandoli ad un indirizzo o ad un punto preciso
della mappa. Questo inedito blog geo-sincronizzato permette
l’interazione tra la mappa di Torino, con un motore
di geo-coding basato su un sistema peculiare di ortofotogrammi
del territorio rilevato, in corrispondenza di
ogni n° civico, tramite GPS. I messaggi inoltre potranno
contenere da una a tre tag. Le tag sono le parole chiave
che identificano gli argomenti principali del contenuto,
ciò che definiamo social tagging: le tracce delle azioni
sociali, ludiche e partecipative, che i cittadini e i turistiplayer
posteranno sulla piattaforma rilanciando il concetto
di social bookmarking diffuso nel web e che ricorda
per altri versi le tag del graffitismo metropolitano teso a
marcare “tribalmente” il territorio. Glocalmap.to è una
performing map. La mappa di una città è tracciata dai
percorsi dei suoi abitanti: dalle abitudini e dai nuovi
comportamenti che vengono espressi quotidianamente e
costantemente inventati da una geografia umana in progress.
Il motore di ricerca del sistema consente di realizzare
per nomi o per tag una serie di mappe tematiche, a
partire dalla registrazione e dalla combinazione delle
informazioni ricevute dai singoli partecipanti.
Glocalmap.to rileva le dinamiche collettive degli usi
della città, evidenziando i luoghi in cui avvengono intensificazioni
dei flussi cominicativi e dello scambio sociale:
ovvero ciò che fa di una città una Città.
www.glocalmap.to
(Fonte: Redazionale)
GEOmedia 1 2006 13
M ERCATO
Alexei Leonov a Roma
Il 17 Febbraio, durante un quieto evento organizzato dalla
Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Università “La
Sapienza” di Roma, la storia della cosmonautica sovietica ha
incontrato il pubblico.
Oggigiorno, nel panorama spaziale russo, è difficile pensare
ad un personaggio più importante di Alexei Leonov, pluridecorato
eroe della ex-Unione Sovietica, protagonista dell’inizio
della distensione tra USA/URSS, ed anche esperto artista.
Leonov, il cui aspetto, portamento ed energia non tradiscono
la sua età (è nato nel 1934), ha intrattenuto il pubblico sia
formalmente, con racconti di prima mano ed aneddoti sulle
sue imprese spaziali, ed anche informalmente durante discussioni
improvvisate con i partecipanti.
Selezionato nel primo gruppo di cosmonauti sovietici, insieme
a Gagarin, Titov ed altri eroi dell’epoca, volò nella missione
Voskhod-2 per eseguire la prima attività extraveicolare
della storia. Selezionato in seguito per il programma lunare
sovietico, Leonov sarebbe dovutoo essere il primo russo sul
suolo lunare, ma la storia ebbe poi un altro corso. Nel 1975,
dopo anni di dialoghi e preparazione, fu comandante della
Soyuz protagonista della missione Apollo-Soyuz, l’evento che
più di ogni altro marcò l’inizio del disgelo e la cooperazione
tra le superpotenze.
Tra i ricordi di Leonov traspare l’enorme diversità delle culture
del tempo, quella russa ed americana, la diversità sociale
e materiale, tutti elementi preziosi per la comprensione storica
del periodo che rischiano di essere persi o di passare
inosservati alle nuove generazioni. Come due culture con
mezzi così diversi abbiano potuto tenersi testa nel corso degli
anni alla frontiera dell’esplorazione si deve molto sulle capacità
degli uomini del tempo. In quello stesso periodo, è stato
ricordato, l’Italia era un protagonista della scena spaziale, ed
anch’essa era guidata da uomini di pari statura, come il prof.
Broglio, fondatore della Scuola di Ingegneria Aerospaziale.
Alexei Leonov (a destra) durante una pausa dell’incontro con il pubblico
insieme a Roberto Vittori (cosmonauta italiano, a sinistra) e Paolo
D’Angelo (giornalista, al centro).
Il Leonov pittore non è qualcosa che si è evoluto nel tempo,
ma è nato prima ancora delle aspirazioni aeronautiche del
Leonov pilota. Per questo motivo si può dichiarare che
Leonov è stato anche il primo artista a volare nello spazio e,
conscio di questo ruolo, ha da sempre cercato di rendere nel
linguaggio della pittura le impressioni e le vedute dall’orbita,
con un’espressione che le macchine fotografiche non possono
dare. Ed è curioso notare che ad un collega americano del
tempo sarebbe stato impossibile, come al contrario fu per lui,
portare dei pastelli ed un blocco di fogli nello spazio, con i
quali Leonov potè catturare sul posto le prime impressioni
pittoriche.
Tra i partecipanti anche il prof. Graziani, ospite dell’evento e
preside della Scuola di Ingegneria Aerospaziale, l’ambasciatore
della Federazione Russa Meshkov e il cosmonauta italiano
Roberto Vittori che già due volte ha volato a bordo delle
Soyuz e che ha, in molti sensi, raccolto l’eredità di pionieri
come Alexei Leonov.
(Fonte: Redazionale)
M ERCATO
Con Nimby Forum verso la ricerca del consenso
Le contestazioni territoriali contro la costruzione di impianti e infrastrutture in Italia sono un fenomeno
sempre più rilevante e diffuso; soltanto da maggio a dicembre 2005 sono risultati essere ben
129 gli impianti contestati censiti dal Nimby Forum. Dalle contestazioni nei confronti della TAV fino
alle vertenze legate alla costruzione di rigassificatori o impianti di ricompostaggio, il Nimby Forum è
da un anno e mezzo impegnato su queste tematiche, nel tentativo di comprendere quali siano le effettive
cause di queste agitazioni: opposizione ideologica o sfiducia diffusa verso le istituzioni? Egoismi
locali o paura delle devastazioni ambientali? Come si può conciliare sviluppo e progresso con la tutela
dell’ambiente, della salute e del territorio?
Approdato alla seconda edizione e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero delle Attività Produttive
e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, lo scorso febbraio il Nimby Forum è entrato nelle aule universitarie
tenendo una lezione all’Università di Pisa; l’esperienza ottenuta durante quasi due anni di lavoro ha permesso all’iniziativa di
condividere i dati della propria ricerca nell’ambito di un modulo professionalizzante per il Corso di Laurea in Scienze e
Tecnologie per l’Ambiente, all’interno del quale il Prof. Paolo Rognini ha pensato di sensibilizzare i propri studenti sulla tematica
della ricerca del consenso grazie ai dati in possesso di Nimby Forum.
Nimby Forum è dunque un tavolo di confronto permanente finalizzato a sviluppare e diffondere la cultura della comunicazione,
del dialogo e della partecipazione in ambito territoriale, come fattori indispensabili nella realizzazione di impianti e infrastrutture
strategiche per lo sviluppo del Paese. L’obiettivo è individuare le più efficaci metodologie di interazione tra le diverse parti
in causa per ridurre il fenomeno dei conflitti territoriali ambientali. Il Nimby Forum è promosso da Allea comunicazione e relazioni
istituzionali, ed è sviluppato in collaborazione con AGICI Finanza d’Impresa.
Nimby Forum è un’iniziativa ideata e promossa da Allea, una società di consulenza nel settore della comunicazione e delle relazioni
istituzionali specializzata nelle relazioni pubbliche e media proprio nei settori più esposti a questo tipo di problematiche:
energia, ambiente, trasporti e infrastrutture e nasce dalle osservazioni e dall’esperienza acquisita dai partner fondatori nel campo
della comunicazione ambientale, della comunicazione di crisi e delle relazioni istituzionali e territoriali. Ha collaborato alla
messa a punto del progetto Agici, società specializzata in consulenza strategica e finanziaria nel settore dei servizi pubblici.
www.nimbyforum.net
www.allea.net
(Fonte: Redazionale)
TomTom acquisisce Applied Generics Limited
TomTom ha annunciato di aver raggiunto l’accordo per acquisire Applied Generics Limited, società con sede a Edinburgo, in
Scozia. Applied Generics ha sviluppato tecnologie che rendono possibile generare in tempo reale informazioni sul traffico
basate sull’analisi dell’utilizzo delle reti mobili e sulla commutazione delle celle. Questo tipo di tecnologia può fornire informazioni
di alta qualità sul traffico con un costo nettamente inferiore rispetto a quello normalmente necessario ad ottenere informazioni
del genere. Il bisogno degli utenti per questo tipo di servizi è cresciuto notevolmente negli ultimi tempi soprattutto grazie
al proliferare di prodotti dedicati alla navigazione satellitare; le informazioni, in tempo reale, saranno disponibili per qualsiasi
tipo di strada, sia essa principale che secondaria.
www.tomtom.com
(Fonte: Redazionale)
Intergraph e l’Istituto Geografico Militare per Torino 2006
L
’IGMI, la principale istituzione italiana nella fornitura di cartografia digitale e dati correlati a livello nazionale, ha sfruttato
i software proprietari di Intergraph al fine di gestire in maniera ottimale le routine di sicurezza legate ai Giochi Olimpici
Invernali che si sono da poco conclusi a Torino. L’obiettivo dell’Istituto Geografico Militare era quello di integrare e rendere affidabili
dati provenienti da diverse fonti, in modo che la manifestazione sportiva ed il suo corredo di micro eventi, dispiegatasi da
Torino fino alle montagne confinanti con la Francia, si svolgesse in maniera tranquilla. L’IGMI per questo scopo, ha raccolto,
verificato ed integrato i dati relativi alle mappe al fine di creare un set di informazioni specifico per ogni luogo, per poi restituirlo
al personale addetto alla prevenzione ed all’intervento in possibili situazioni critiche legate allo svolgimento dell’evento.
(Fonte: Redazionale)
GEOmedia 1 2006 15
M ERCATO
Galileo GPS News
Galileo GPS News
2004
2006 2008 2011
VALIDAZIONE
LANCIO SATELLITI
OPERATIVITA’
Mesi all’operatività
di Galileo
Giove A trasmette forte e chiaro
Dopo il riuscito lancio del 28 dicembre scorso, il 12 gennaio 2006 Giove A ha finalmente
cominciato ad inviare segnali per la navigazioni di cui, attualmente si sta testando la
qualità.
Quando si ha a che fare con questioni riguardanti lo spazio è sempre bene procedere a
piccoli passi, raggiungendo un obiettivo alla volta senza voler strafare, pena il fallimento
dell’intera missione. E questo è proprio il modo in cui all’ESA si sta affrontando la
missione di Giove A, il primo satellite della nuova era Galileo. La sua costruzione, il lancio,
la messa in orbita e la trasmissione dei primi segnali erano le principali tappe da
completare affinché si potesse avere qualcosa di pratico indietro ed in questo gli uomini
dell’ESA sono stati perfetti, dal momento che i punti sono stati tutti quanti raggiunti
con successo. Effettuati questi passi preliminari si comincia a far sul serio: è infatti
arrivato il momento di assicurare le frequenze precedentemente allocate dalla
International Telecommunication Union (ITU) in favore del progetto Galileo.
Il procedimento di controllo dei segnali trasmessi da Giove A sta impiegando diverse
strutture sparse qua e la per l’Europa: il Navigation Laboratory all’ESTEC (European
Space Research and Technology Centre) in Olanda, la stazione di terra dell’ESA a Radu,
in Belgio ed il Rutherford Appleton Laboratory (RAL) Chilbolton Observatory, nel Regno
Unito.
L’antenna dell’osservatorio di Chilbolton permette di acquisire i segnali da Giove A e di
verificare che siano conformi alle specifiche del sistema Galileo; ogni volta, infatti, che
il satellite è visibile da Chilbolton, i tecnici attivano la grande antenna e cominciano a
tracciare l’obiettivo. Giove A orbita ad un’altitudine di 23.260 km ed impiega 14 ore e
22 minuti per compiere un giro completo della Terra.
Ad ogni passaggio, dunque, si rinnova l’opportunità per i tecnici dell’osservatorio di
analizzare i segnali del satellite; la qualità di questi segnali ricoprirà un’importanza di
primo piano per quanto riguarda la precisione delle informazioni di localizzazione che
gli utenti al suolo dotati di ricevitore richiederanno in un prossimo futuro e per questo
motivo il controllo dei dati provenienti da Giove A viene effettuato con impegno quasi
certosino dall’ESA. I segnali possono venire influenzati da diversi fattori quali ad esempio
gli effetti dell’ambiente durante l’orbita del satellite o il percorso di propagazione
degli stessi durante il trasferimento dallo spazio a terra. Per non lasciar nulla al caso,
viene anche verificato che non avvengano interferenze tra i segnali del satellite e quelli
eventualmente prodotti da servizi che operano su bande di frequenze adiacenti al sistema
Galileo.
Gli ingegneri dell’osservatorio sfruttano i mezzi dell’impianto per osservare e registrare
in tempo reale lo spettro ricavato dai segnali di Giove A. Numerose misurazioni vengono
effettuate tenendo conto di fattori quali la potenza del segnale, il centro di frequenza
e l’ampiezza della banda, così come il formato dei messaggi generati a bordo dal
satellite. Questo permette un’analisi delle trasmissioni sulle tre bande di frequenza
riservate a Galileo ottenendo allo stesso tempo la conferma che Giove A sta trasmettendo
nel modo in cui ci si aspettava che facesse.
La missione Giove A, inoltre, rappresenta un’ottima occasione per testare uno degli elementi
chiave del futuro sistema Galileo: i ricevitori. I primi modelli di ricevitori Galileo,
prodotti dall’azienda belga Septentrio, sono stati infatti installati nelle In Orbit Test
Stations di Redu e Chilbolton come anche alla Surrey Satellite Technology Limited
(SSTL), l’azienda produttrice del satellite stesso che è al momento incaricata di controllarlo
mentre è in orbita.
Tutto quello descritto sono è il risultato di un meticoloso ma importantissimo lavoro che
accompagna ogni singolo progresso del progetto, al fine di assicurare che Galileo, il
sistema di navigazione civile nato in Europa, offra servizi e valori aggiunti rispetto alle
precedenti soluzioni, il che va di pari passo con la qualità dei segnali trasmessi.
GALILEO GROUND NAVIGATION
RECEIVER affidato ad Alenia e Novatel
L'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e
Galileo Industries (Galn), la jointventure
di primarie società che
operano nel settore spaziale per la
realizzazione del sistema Galileo,
hanno selezionato Alcatel Alenia
Space Italia (AAS-I) e Novatel Space
Engineering (Canada) come principali
subcontraenti per lo sviluppo del
Navigation Ground Reference
Receiver per il sistema di navigazione
europeo Galileo.
DISLOCAZIONE DELLE
STRUTTURE DI GALILEO
Il futuro Concessionario di Galileo ha
raggiunto un accordo per la
localizzazione delle strutture di
sviluppo del Programma Galileo.
Quartiere generale del Concessionario
Galileo sarà a Toulose (France). La
Operation Company sarà a Londra
(UK). Il Constellation Control Center
andrà in Germania per una parte ed
in Italia per un'altra. Quest'ultima
ospiterà anche il Mission Control
Center.
Ricostruzione digitale del satellite Giove
A in orbita
L’antenna di 25m di diametro al
Chilbolton Observatory del Rutherford
Appleton Laboratory (UK)
16
GEOmedia 1 2006
M ERCATO
Autodesk al 3GSM
Autodesk ha annunciato il lancio in Europa del suo programma di servizi location-based (LBS) che offre alla comunità di sviluppatori
europei le risorse e il supporto necessari per immettere sul mercato rapidamente applicazioni e servizi LBS.
Secondo alcune previsioni il mercato dei servizi di localizzazione raggiungerà un valore di circa 200 milioni di euro entro il
2007; per questo i principali gestori di comunicazioni wireless stanno abilitando le proprie reti in modo da facilitare la domanda
di servizi LBS quali, ad esempio, il social networking, il gaming, la navigazione personale e stradale. Il nuovo programma,
già esistente negli Stati Uniti, consentirà ai creatori di servizi LBS di utilizzare la piattaforma open standard Autodesk per commercializzare
le proprie applicazioni in tutto il mondo. Il programma offre, inoltre, una solida architettura per la gestione di
servizi geospaziali e la protezione dei dati di localizzazione, un’interfaccia basata su standard per la programmazione delle
applicazioni (API) per il web e gli apparecchi cellulari, documentazione tecnica e supporto. Inoltre, Autodesk intende promuovere
uno scambio di idee tra i creatori di servizi location-based attraverso blog, eventi e gruppi di discussione specificatamente
rivolti a questa comunità. Il programma europeo è stato creato mettendo in primo piano i bisogni degli sviluppatori che sono
stati espressi anche dall’Autodesk Developer Council, un gruppo selezionato di sviluppatori LBS creato per informare e indirizzare
Autodesk sugli strumenti necessari per commercializzare con successo le proprie applicazioni.
www.autodesk.it
(Fonte: Redazionale)
Conferme dalla NASA su emergenza climatica
Gli scienziati della NASA hanno confermato, dopo gli ultimi rilievi effettuati in Groenlandia ed
Antartide, che l’emergenza climatica che stiamo affrontando viaggia di pari passo con la
quantità d’acqua presente nei ghiacciai che formano le due regioni. Se il trend osservato dagli
scienziati dovesse continuare i ghiacci della Groenlandia potrebbero sparire già verso la fine del
secolo. I rilievi svolti dalla NASA in questo contesto sono i primi ad aver effettuato uno studio
comprensivo sulla diminuzione della quantità di ghiaccio e l’aumento invece di quella della neve
da dieci anni a questa parte. I risultati parlano chiaro: dal 1992 al 2002 vi è stato una netta diminuzione
del volume dei ghiacci, cosa che ha ovviamente comportato un aumento del livello del
mare in aggiunta ad un incremento delle precipitazioni nevose all’interno della Groenlandia; tutti
segni che confermano l’emergenza climatica già predetta dai modelli forniti dai calcolatori. I lavori
si sono avvalsi due satelliti dell’ ESA per poter calcolare l’altezza della coltre ghiacciata, mentre per comprendere quanto i
bordi di essa si stessero riducendo, gli scienziati si sono appoggiato ai dati provenienti dal mapping aereo precedentemente effettuato
dalla stessa NASA. Maggiori informazioni al sito www.nasa.gov/vision/earth/environment/ice_sheets.html .
(Fonte: Redazionale)
Indice Inserzionisti
Abaco pag. 11
Archeoguide pag. 63
Assogeo pag. 61
Codevintec pag. 64
Esri pag. 5
Eurotec pag. 47
Geogrà pag. 51
Geotop pag. 2
Intergraph pag. 53
Menci pag. 14
Microgeo pag. 13
Sinergis pag. 31
Trimble pag. 32,33
GEOmedia 1 2006 17
F
OCUS
Nell’attuale panorama
applicativo le tecnologie
GIS, per essere
concretamente e pienamente
utilizzabili da una vasta platea
di utenti, necessitano di una
stretta integrazione con quelle
di Information Technology.
Questo implica che le
funzionalità GIS oriented devono
essere materialmente collegate
ad un crescente numero e
varietà di applicazioni software
e nativamente veicolabili
attraverso canali di
comunicazione differenziati sia
in ambito mobile che fisso.
I nuovi modelli architetturali per
applicazioni GIS oriented in
ambito Internet Data Center
offrono la soluzione ideale a
queste problematiche ma per
essere realmente efficaci ed
attuabili in contesti operativi
necessitano di una
progettazione accurata e di una
notevole ed approfondita
esperienza nelle diverse
tematiche presenti in ambiente
enterprise.
Applicazioni GIS
oriented operanti in
Internet Data Centers
di Vincenzo Consorti
Il contesto di riferimento
La crescente complessità
dell’Information and Communication
Technology (ICT) che necessita una
centralizzazione delle risorse
elaborative per assicurare costi di
gestione accettabili e livelli di servizio
di assoluta eccellenza ha giustificato
l’individuazione di nuovi modelli
architetturali centralizzati per le
infrastrutture elaborative in grado di
erogare servizi in rete ed in modalità
distribuita.
Allo stato attuale questi nuovi
modelli evolvono sempre più verso
schemi logici che prevedono centri
elaborativi di rilevanti dimensioni
(Data Centers) con caratteristiche di
scalabilità, affidabilità, sicurezza,
flessibilità, e che sono in grado di
erogare via rete le prestazioni
elaborative richieste dalle diverse
tipologie di utenti.
In un ambito di tale complessità
risulta quindi necessario progettare e
definire le applicazioni GIS con schemi
che siano in grado di adattarsi
pienamente ai nuovi modelli e di
utilizzare in modo efficace ed efficiente
le possibilità offerte da queste nuove
infrastrutture elaborative.
La diffusione di questi nuovi modelli
architetturali è facilitata anche dalle
direttive emanate dal Ministero
dell’Innovazione e delle Tecnologie, che
ha in corso la realizzazione del
Sistema Pubblico di Connettività (SPC)
che sarà in grado di connettere tutte
le Pubbliche Amministrazioni e che
prevede espressamente la realizzazione
di infrastrutture elaborative
centralizzate per l’erogazione di servizi
ai cittadini, Enti ed aziende.
L’adozione di tali modelli implica
però necessariamente una diversa
strutturazione delle applicazioni GIS ed
in particolare di quelle collegate alla
produzione delle componenti
applicative GIS Web oriented
necessarie per realizzare una
infrastruttura applicativa GIS che sia
pienamente integrata all’interno di un
Internet Data Center e che consenta di
soddisfare in modo completo i requisiti
di sicurezza, privacy ed integrità nelle
transazioni. Le implicazioni connesse a
queste nuove strutturazioni
determinano di conseguenza l’aggiunta
di nuovi fattori competitivi quali il
piano di licenze, gli elementi gestionali
e la flessibilità operativa connessa alle
metodologie di sviluppo agili che
devono essere pienamente considerati
per l’ottimizzazione in termini di
costo/benefici nella realizzazione di
applicativi GIS operanti in ambito
IDC.
Le infrastrutture elaborative
per l’erogazione di servizi
L’insieme dei servizi in ambito GIS
che gli Enti e le aziende possono
erogare attraverso una infrastruttura
elaborativa centralizzata richiede la
realizzazione di un’architettura che
soddisfi i requisiti di scalabilità,
affidabilità, prestazioni e flessibilità
nonché semplicità di gestione anche
remota.
Le infrastrutture elaborative
centralizzate, utilizzabili anche per
l’erogazione di servizi in ambito GIS
in modalità distribuita, in generale
costituiscono l’elemento centrale dei
sistemi informatici nazionali e regionali
e consentono la fruizione e l’erogazione
di servizi tra le amministrazioni, le
imprese ed i cittadini. Un tipico
modello architetturale di livello
generale di infrastruttura per
l’erogazione di servizi applicativi GIS
oriented è mostrato in figura 1.
In generale i servizi e sistemi messi
a disposizione da tali infrastrutture
sono quelli di seguito riportati:
Infrastruttura di rete basate su
backbone ad alta velocità (Gigabit)
che garantiscono il collegamento fra
i principali serventi applicativi
assicurando le appropriate prestazioni
richieste dai servizi avanzati da
18
GEOmedia 1 2006
F OCUS
Figura 1 - Modello generale di un’infrastruttura per l’erogazione di servizi GIS oriented
supportare. L’architettura di rete
degli IDC soddisfa inoltre i più
recenti criteri di disponibilità e
modularità grazie ad un impianto
fisico di cablaggio specifico per data
center a supporto di una architettura
a più livelli, funzionalmente distinti,
che ottimizza le prestazioni
dell’infrastruttura IT e della logica
applicativa, e fornisce le
caratteristiche di scalabilità ed alta
affidabilità richieste.
Servizi web ed applicativi posizionati
in aree di sicurezza distinte ma
interoperanti tra loro. Una serie di
web servers sono infatti posizionati
all’interno della rete direttamente
accessibili dagli utenti esterni e
forniscono il livello di presentazione
per tutti i servizi messi a
disposizione dall’IDC. A monte dei
serventi web sono posizionati una
serie di Application Servers, nella rete
sicura, che rendono disponibili gli
strumenti idonei all’implementazione
della logica applicativa che è al cuore
dei servizi offerti consentendo inoltre
una facile integrazione con eventuali
sistemi pre-esistenti.
Alta disponibilità dei servizi dovuta
non solo ad una infrastruttura di rete
ridondata ma al ricorso a due classi
di ridondanza per evitare i single
point of failure, una interna alla
singola macchina e una applicativa.
L’insieme di queste due componenti
garantisce la continuità del servizio
offerto dai singoli blocchi che
costituiscono l’infrastruttura. Così
ogni sistema critico prevede la doppia
alimentazione, la doppia connessione
di rete ed il mirroring dei dischi di
sistema tramite sistemi RAID. Inoltre
tutti i componenti essenziali per il
funzionamento dell’infrastruttura sono
ridondati e configurati in clustering
in modo garantire la continuità del
servizio a fronte di guasti di sistema.
Scalabilità e prestazioni dei servizi in
virtù dei meccanismi di
bilanciamento previsti ai vari livelli,
dalla rete ai servizi. Difatti in ambito
IDC l’infrastruttura elaborativa
consente di effettuare un
bilanciamento di carico fra più
macchine indirizzando
contestualmente sia le problematiche
di disponibilità che di scalabilità;
infatti l’aggiunta di serventi
addizionali (scalabilità orizzontale) è
estremamente facilitata
dall’architettura stessa sia per la
configurazione delle macchine che
per la loro connettività. I sistemi
serventi, garantiscono inoltre una
scalabilità verticale, cioè un
incremento delle risorse di sistema
per l’ottenimento di un livello
prestazionale superiore.
Sicurezza completa dell’infrastruttura
grazie a meccanismi di sicurezza
perimetrale contro minacce esterne
ma anche interne, alla divisione in
zone a privilegi distinti dei servizi,
alla presenza di sistemi di
rilevamento intrusioni e di controllo
degli accessi alle macchine ed ai
servizi
Sicurezza completa dell’accesso ai
servizi grazie alla implementazione di
connessioni sicure via VPN-IP dalla
sede del percettore dei servizi (Ente,
azienda, cittadino, ecc.) all’IDCma
anche alla definizione di politiche di
autenticazione e privilegi granulari a
livello di specifico utente e servizio
Sicurezza completa dei dati grazie al
ricorso sia ad architetture con unità
di memorizzazione su nastri o dischi
condivisi dai servizi tramite
infrastrutture su fibra (SAN) o su
rete IP (iSCSI) sia a meccanismi di
autenticazione e controllo degli
accessi ai dati.
Gestione centralizzata delle
problematiche relative alle
infrastrutture locali con vantaggi
conseguenti in termini di efficacia e
di efficienza dei servizi erogati.
E’ del tutto evidente quindi, che per
assicurare l’erogazione di applicazioni
GIS ad una diversa, variegata ed ampia
classe di utenti, un IDC per poter
essere realizzato pienamente in linea
con gli obiettivi prefissati necessita in
fase progettuale di un astrazione
concettuale particolarmente rilevante.
GEOmedia 1 2006 19
F OCUS
Le architetture e le tecnologie
di riferimento in ambito IDC
La realizzazione di infrastrutture
elaborative in ambito IDC prevede
schemi architetturali particolarmente
complessi ed in grado di soddisfare i
diversi requisiti richiesti dalle varie
applicazioni software per funzionare in
maniera ottimale. In questo ambito le
applicazioni GIS ed i servizi collegati
alla posizione geografica (Bolstdad
2002), (De Mers, 2002) presentano
ulteriori specificità in quanto oltre alla
notevole mole di dati coinvolti, esiste
una ampia eterogeneità degli stessi ed
una modalità di fruizione in modalità
multicanale (PC, palmari, smartphone,
cellulari, ecc.) orientata all’ambiente
Internet/Web su infrastrutture IP
oriented fisse e wireless.
Un modello architetturale che
presenta caratteristiche di elevata
complessità ma anche di estrema
generalità viene proposto nella figura 2,
e presenta un insieme di aree
logicamente distinte ed in particolare:
Area Perimetrale - zona che
separa l’area interna da quella esterna,
è collocata tra due insiemi di firewall e
contiene un insieme di server che
offrono principalmente servizi di rete e
di front-office in ambito Web.
Area Interna - zona posta
all’interno dei firewall interni e
contiene un insieme di server in grado
di erogare l’insieme dei servizi di backoffice
per le Web Applications, collocati
in aree funzionalmente distinte e
separate da VLAN.
Area Locale - zona, fisicamente
collocata nello stesso luogo
dell’infrastruttura elaborativa, posta
all’interno del perimetro ma
esternamente all’area dei server interni
individua l’insieme degli apparati con i
relativi software che consentono agli
utenti operanti a questo livello sia di
realizzare le Web Application che di
fruire di tali applicativi con un livello
di performance particolarmente elevato.
Area di Supporto - zona, in
generale fisicamente collocata nello
stesso luogo dell’infrastruttura
elaborativa, posta all’interno del
perimetro ma esternamente all’area dei
server interni individua l’insieme degli
apparati con i relativi software che
consentono la gestione ed il
monitoraggio dell’infrastruttura.
Il posizionamento intermedio tra i
firewall è originato dalla necessità di
supportare sia l’area perimetrale che
quella interna ma in realizzazioni
particolarmente sofisticate che
prevedono il più alto livello di sicurezza
tale area con i relativi apparati viene
duplicata sia a livello di perimetro che
a livello interno.
Aree Esterne - zona, posta
all’esterno dei firewall perimetrali
individua ed include tutti gli apparati
con i relativi software che costituiscono
in generale gli originatori delle richieste
e gli utilizzatori delle informazioni. Il
modello architetturale delinea l’estrema
variabilità di tali apparati che vanno
dal PC al cellulare e questo implica
che il sistema deve prevedere in modo
automatico la possibilità a partire da
richieste standard di differenziarsi in
funzione del tipo di apparato ricevente.
La Geographic Network va intesa come
l’insieme delle risorse di tipo geografico
disponibili in rete (inclusi i Web
Services) per evidenziare esempi classici
di applicazioni che richiedono elevati
volumi di dati, e quindi attiva con il
sistema un collegamento bidirezionale
(il nostro Web può ad esempio
reindirizzare le richieste direttamente in
rete), mentre le connessioni remote
sono tipiche per collegamenti di
telelavoro realizzati in generale tramite
i protocolli RDP o ICA che permettono
il controllo centralizzato di terminali
remoti.
Figura 2 - Architettura di un’infrastruttura elaborativa operante in ambiente IDC
20
GEOmedia 1 2006
F OCUS
Figura 3 - Schema architettura
applicativa GIS oriented
Ad ogni area sono associati un
insieme di elementi che possono essere
più o meno approfonditi e bilanciati in
funzione dei progetti da realizzare.
Tutti gli elementi sono collegati da
infrastrutture di comunicazione ad alta
velocità. Inoltre la necessità di
integrare più componenti (GIS,
Internet; Wireless), di fornire i servizi
in modalità multicanale (l’accessibilità
ai servizi è attuata attraverso più
canali di comunicazione per rendere
più agevole la fruizione) e di seguire
l’evoluzione generale del sistema ed
assecondarne le richieste che nel tempo
con costanza si amplieranno e si
differenzieranno dinamicamente impone
l’adozione di paradigmi architetturali e
tecnologici particolarmente sofisticati.
(Consorti, 2003) (Pothukuch, 2002),
(Ren Pheng, 2003).
I modelli architetturali per
applicazioni GIS in ambito
enterprise
I modelli architetturali da utilizzare
nell’ambito di architetture enterprise
come quella evidenziata nel paragrafo
precedente per le applicazioni GIS
oriented fanno riferimento allo schema
SOA (Service Oriented Architecture) che
consente applicativamente l’integrazione
di dati dei differenti sistemi
informativi mediante protocolli
standard in ambito Web e permette
quindi lo sviluppo di servizi applicativi
efficaci ed efficienti in modalità
geograficamente distribuita. (Kropla,
2005), (Krygier, 2005). Un tipico
modello applicativo GIS oriented è
quello evidenziato in figura 3.
I servizi applicativi GIS oriented
sono in generale pubblicati mediante
protocolli Web oriented e di
conseguenza possono essere utilizzati
da un ampia classe di applicazioni
Web attraverso il comune strato
applicativo utilizzato per la
comunicazione (enterprise service bus).
Le applicazioni GIS operanti in
ambiente enterprise, prevedono come
altre applicazioni di tale classe tre
livelli di componenti (Orfali, 1998) e
precisamente:
Componenti di presentazione
elementi direttamente relazionati agli
utenti, inclusi nel Presentation layer,
che hanno il compito di fornire una
serie molto importante di
funzionalità di base quali il display
di informazioni geospaziali, il
rendering con le operazioni di zoom,
pan, ecc., le interrogazioni e la
selezione delle features e l’editing
che permette di gestire, aggiornare o
aggiungere informazioni alla base
dati.
Componenti di logica applicativa
elementi, inclusi nel Business Logic
Layer, che hanno il compito e la
funzione di ricevere le richieste dai
client degli utenti, eseguire le
richieste e restituire i risultati alle
componenti di presentazione. Le
principali componenti di questo
livello sono incluse all’interno dei
web server, degli application server e
dei map server. A livello logico è
possibile operare un’ulteriore
suddivisione e precisamente:
✓ Application. Fornisce al layer
presentation l’accesso ai servizi
applicativi realizzati dal layer
sottostante e consente una
separazione logica tra i due layer.
Tali componenti contengono la
logica di interconnessione con il
livello Services e fattorizzano le
funzioni dinamiche di
presentazione
✓ Services. Il livello Services ha la
responsabilità di realizzare la
logica di business. I componenti a
tale livello sono responsabili
dell’elaborazione e validazione dei
dati, della implementazione delle
transazioni e della sicurezza
applicativa.
✓ Domain. Il livello Domain ha la
responsabiltà di realizzare
l’interfaccia con il database
GEOmedia 1 2006 21
F OCUS
applicativo e con eventuali sistemi
esterni (es: web services, mail
server)
Componenti di accesso ai dati
elementi, inclusi nel Persistence
Layer, che sono in grado di
contenere e fornire dati mediante
interfacce comuni ai diversi client.
In generale tali componenti sono
rappresentate all’interno dei modelli
architetturali da data server o
DBMS server.
In un tale contesto i modelli
architetturali per applicazioni GIS
enterprise devono essere
particolarmente curati, oltre che per la
parte applicativa, per gli aspetti
collegati ai cataloghi ed al
geodatabase. (Sonnen, 2005)
I cataloghi permettono agli utenti di
selezionare i servizi disponibili e di
conoscere i dati disponibili, le loro
caratteristiche e la loro qualità
(metadati). La gestione dei cataloghi
deve essere integrata all’interno di
specifici segmenti applicativi per
consentire nelle diverse fasi elaborative
di poter aggiornare sia i metadati, in
diretta congruenza con il contenuto
dei geodatabase, sia i servizi di
gestione, elaborazione e consultazione
dei dati.
Il geodatabase è l’archivio che
fornisce i dati all’intero sistema. I dati
non necessariamente risiedono in
un’unica banca dati, ma possono
essere distribuiti ed in questo caso
l’integrità dei dati per applicazioni
multiutente come quelle che risiedono
in ambito IDC è un aspetto di
particolare criticità che richiede un
attenta ed approfondita valutazione sui
prodotti da utilizzare.
Il geodatabase deve basarsi ed
essere completamente integrato con un
DataBase Management System (DBMS)
che deve garantire la gestione sia
della componente geometrica che
alfanumerica del dato.
I principali vantaggi derivanti
dall’utilizzo di una struttura dati
logicamente centralizzata riguardano:
repository uniforme e centralizzato
per i dati geografici che sono
memorizzati e gestiti in un unico
DBMS;
possibilità di editing multiutente
grazie a particolari strutture
temporanee che consentono di
preservare l’integrità dei dati e di
effettuare la riconciliazione degli
stessi in caso di eventuali conflitti;
insieme di feautures continuo in
quanto anche per rilevanti insiemi
non si ha necessità di mosaicature o
partizionamenti;
editing ed immissione dati
particolarmente efficiente mediante
utilizzo di sottotipi, domini e regole
di validazione;
collegamento tra le diverse
caratteristiche degli oggetti
geografici e questo consente ad
esempio in caso di cancellazione di
un oggetto di rimuovere in modo
automatico e trasparente agli
utilizzatori tutti i collegamenti ad
esso associati;
utilizzo di oggetti intuitivi e
famigliari agli utenti che invece di
punti, linee ed aree manipolano e
gestiscono particelle, strade, edifici,
ecc.
Gli standard di riferimento per i
Geodatabase sono: gli standard ISO
serie 19100, l’OpenGIS Simple
Features Specification for SQL
dell’Open Geospatial Consortium, le
specifiche del linguaggio GML, le
specifiche nazionali IntesaGIS.
(Stefanakis, 2005)
I geodatabase possono essere
sviluppati sia con tecnologia
commerciale (es. ESRI, IBM, Oracle)
che con soluzioni Open Source (es.
PostGIS, MySQL) o miste in tecnologia
ibrida. (Stones, 2005)
Occorre comunque considerare che il
percorso di transizione verso modelli
di applicazioni GIS in ambiente IDC
risulta particolarmente complesso in
quanto tradizionalmente i livelli
informativi all’interno degli
Enti/Aziende risultano memorizzati in
varie localizzazioni e questo implica
che di solito nei dati ci sono notevoli
duplicazioni ed inconsistenze di vario
genere che per essere recuperate
richiedono un effort lavorativo
particolarmente rilevante e di
conseguenza costoso.
Le future evoluzioni
Allo stato attuale le tecnologie GIS
necessitano di una stretta integrazione
con quelle di Information Technology.
Questo implica che le funzionalità GIS
devono essere realmente collegate ad
un crescente numero e varietà di
applicazioni software. I modelli
applicativi basati sull’erogazione di
servizi erogati tramite protocolli
standard ed aperti costituiscono la
soluzione alle problematiche emergenti
ma richiedono l’utilizzo di tecnologie
Gis Web Services che rappresentano le
linea evolutiva più efficace e capace di
offrire i più elevati livelli di
flessibilità.
Le tecnologie dei Gis Web services e
delle SOA possono essere applicate in
modo evolutivo, nel senso che non
richiedono la totale sostituzione delle
applicazioni esistenti, ma per essere
realmente efficaci necessitano di una
progettazione accurata e di una
notevole esperienza nelle diverse
tematiche presenti in ambiente
enterprise.
Di conseguenza diviene determinante
acquisire know how su tali tematiche
in quanto il mercato dei servizi on
demand è appena agli inizi e non ha
ancora sviluppato, se non in minima
parte, il suo potenziale ma i moderni
meccanismi di business richiedono alle
aziende cambiamenti estremamente
rapidi per cogliere le opportunità oggi
presenti e migliorare con continuità il
proprio posizionamento sul mercato
che possono essere realizzati solo
anticipando temporalmente le tendenze
future e facilitando il processo
evolutivo verso il cambiamento.
Bibliografia
Bolstad P.V. (2002), “GIS Fundamentals: A
first textbook on GIS”, Bookmaster Dist
Consorti V. (2003), “Architetture Hardware,
Software e di Rete per servizi ed applicazioni
Gis oriented”, MondoGis N.34 – MondoGis
editore
DeMers M. (2002), “Fundamentals of
Geographic Information Systems”, John Wiley
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Kropla B. (2005), “Beginning Map Server:
Open Source GIS Development”, Apress
Krygier J., Wood D. (2005), “Making Maps:
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Matthew N., Stones R. (2005), “Beginning
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Orfali R., Harkey D. (1998),
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Pothukuch S. (2002), “Enterprise Modeling
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Ren Peng Z., Hsiang Tsou Z. (2003),
“Internet GIS: Distributed Geographic
Information Services for the Internet and
Wireless Network”, John Wiley & Sons
Stefanakis E., (2005), “Geographic
Databases and GIS”, Springer
Autore
VINCENZO CONSORTI
Università degli Studi
di Teramo
Viale Crucioli 122
64100, Teramo
0861-248780
vconsorti@unite.it
22
GEOmedia 1 2006
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R EPORTS
Il traghetto
della memoria
Lo spaventoso aumento del flusso
migratorio che si registrò a cavallo
tra la fine del IX° e l’inizio del XX°
secolo, portò gli Stati Uniti ma
principalmente l’amministrazione di
New York, meta privilegiata dagli
emigranti, a dover investire sempre
più risorse da dedicare ad
infrastrutture per l’accoglienza ed il
controllo delle migliaia di persone
che continuavano a riversarsi in
tutto il paese. Ingresso comune per
questo esercito di disperati era Ellis
Island, una piccola isola situata
appena al largo della costa di New
York. Dopo la chiusura del centro
di accoglienza di Ellis Island, nel
1954, l’isola versò in stato di
abbandono fino al 1962, quando
l’NPS (National Park Service)
ottenne finalmente di amministrare
le sorti di questo storico luogo di
frontiera; da quel momento
seguirono numerosi progetti di
riqualificazione fino a giungere al
2002, quando l’NPS stanziò i fondi
affinché ci si impegnasse su di un
altro progetto, questa volta dedicato
al traghetto Ellis Island.
E’ una storia comune quella che
affianca molte famiglie italiane
a molte altre che invece
risiedono ora in America. E’ una storia
che va principalmente in scena poco
più di cento anni fa ma che è
proseguita ben oltre la metà dello
scorso secolo e che ha fondato le basi
nella composizione dell’attuale società
americana. E’ una storia che riguarda
noi europei ma soprattutto noi italiani
che, ironia della sorte, ci troviamo ad
affrontarla nuovamente. Questa volta,
però, a parti invertite.
La storia
Nel periodo che varia tra la fine
dell’800 e lo scoppio della Prima
Guerra Mondiale, il flusso migratorio
Un pezzo della nostra
storia torna in vita ad
Ellis Island
verso l’estero è stato caratterizzato da
una notevole impennata che ha visto
ben 14 milioni di connazionali lasciare
l’Italia. Mete preferite gli Stati Uniti, il
Brasile e l’Argentina, assieme ai paesi
europei. I motivi sono più di uno ma
il principale è sicuramente da ricercare
all’interno della riduzione delle
opportunità occupazionali dovuta al
grande squilibrio tra crescita
demografica e sviluppo economico di
cui l’Italia è stata protagonista in
quegli anni. Gli italiani che si
diressero verso gli Stati Uniti andarono
ad unirsi ai fenomeni di emigrazione
precedentemente avvenuti in ambito
europeo quando, tra il 1850 ed il
1890, quasi 13 milioni di persone
trovarono unica via d’uscita ad una
situazione insostenibile di povertà, il
partire in cerca di fortuna in America;
irlandesi soprattutto, ma anche inglesi,
tedeschi, olandesi e francesi furono i
protagonisti di questo esodo.
Gli italiani giunti negli Stati Uniti si
concentrarono principalmente negli
stati di New York, del New Jersey, in
Pensylvania, Connecticut, Illinois e
California. Nella sola città di New
York si contavano quasi un milione di
nostri connazionali.
Il viaggio
In Italia, prima dell’imbarco i
passeggeri venivano lavati con un
bagno disinfettante, i loro bagagli
disinfestati e dovevano passare una
prima visita medica. Poiché le
compagnie marittime potevano pagare
una multa di 100$ per ogni
passeggero cui veniva rifiutato
l’ingresso negli Stati Uniti, queste si
rifiutavano di imbarcare chiunque
apparisse malato o menomato. Si
saliva su traghetti fatiscenti che prima
di allora erano stati dedicati alla tratta
degli schiavi e sovente nella stiva delle
navi più capaci prendevano posto più
di 2000 persone, quando la capacità
reale era di 600-1000.
Arrivati a destinazione, dopo un
viaggio che durava su per giù una
ventina di giorni, i passeggeri più
ricchi che avevano avuto la possibilità
di acquistare biglietti di prima e
seconda classe venivano ispezionati con
comodo direttamente all’interno delle
loro cabine; queste ispezioni erano
molto più superficiali ed infatti molti
emigranti, proprio per usufruire di
questo trattamento di favore, cercavano
disperatamente di acquistare tali
biglietti nonostante il prezzo fosse
ovviamente meno abbordabile. Il
travaglio dei passeggeri di terza classe,
invece, non era ancora finito. Dal
porto di New York, dove erano arrivati,
li aspettava un altro viaggio, quello
decisivo; venivano infatti imbarcati su
di un traghetto per Ellis Island.
Ellis Island, l’isola delle lacrime
Il traghetto (che dal 1904 si chiamò
Ellis Island anch’esso) finiva la
traversata su di una piccola isola al
largo della costa di New York situata
in prossimità di Liberty Island: era
Ellis Island. Essa entrò di forza nella
storia dell’immigrazione europea nel
1894, quando fu dotata delle strutture
necessarie per diventare una vera e
propria stazione di smistamento per gli
immigranti; venne adibita infatti a
questa nuova funzione quando il
24
GEOmedia 1 2006
Primi del ‘900: l’ Ellis Island in navigazione
carico di emigranti
governo federale assunse il controllo
del flusso migratorio, fatto resosi
necessario per il massiccio afflusso di
emigranti provenienti essenzialmente
dall’Europa meridionale e orientale.
Bollente d’estate e gelido d’inverno,
il tragitto del traghetto, che a
malapena teneva il mare a causa del
sovraffollamento dei suoi ponti,
conduceva queste migliaia di disperati
verso “l’isola delle lacrime”, come
venne poi chiamata Ellis Island;
questo excursus allungava ancora
l’angoscioso viaggio che gli emigranti
avevano dovuto fino a quel momento
affrontare. Affamati e senza nulla da
bere, sporchi, senza soldi e senza una
minima idea di come poter comunicare
con le autorità americane gli
immigranti erano protagonisti, appena
sbarcati, di scene strazianti; così narra
un cronista dell’epoca:”...sono 3000,
sono arrivati, sono tutti sulla banchina,
stanchi, affamati, con in mano il
“libretto rosso” (che li bolla come
analfabeti) o il “foglio giallo” che da
qualche maggiore speranza; ma per
tutti c’è ora la quarantena, un attesa
lunga, snervante; e per alcuni - che
prima di partire hanno venduto case e
podere o si sono indebitati per fare il
viaggio - non è solo stressante ma è
un’attesa angosciante”.
I medici esaminavano brevemente
ciascun immigrante e marcavano sulla
schiena con del gesso coloro per i
quali sarebbe servito un ulteriore
esame al fine di accertarne le
In sequenza da sinistra: l’attesa sul
molo di Ellis Island, una Inspection Card,
affollamento nella Registry Room
condizioni di salute. Agli immigranti
veniva assegnata una Inspection Card
e c’era da aspettare anche tutto il
giorno, mentre i funzionari di Ellis
Island lavoravano per esaminarli.
Dai registri di Ellis Island si evince
come solo il 2% degli immigranti
venisse rifiutato. Per loro era previsto
il rientro in patria, a spese della
stessa compagnia di navigazione con
la quale erano giunti; tra loro molti
furono, però, i suicidi: non tutti erano
disposti ad affrontare di nuovo un
viaggio del genere.
Alla fine di questa trafila gli
immigranti erano pronti per affrontare
la Registry Room.
La Sala di Registrazione era parte
di un enorme salone adibito alla
raccolta delle informazioni relative ad
ogni immigrante che vi transitava. Lì
gli immigranti aspettavano il proprio
turno prima di essere chiamati ad
affrontare un colloquio con i
funzionari dell’isola; tramite questo
“interrogatorio” si tentava di isolare
coloro che presentavano sintomi di
malattie mentali e, soprattutto, si
verificava la nazionalità e l’affiliazione
politica degli immigranti. Nel giro di
alcune ore veniva deciso il destino di
intere famiglie, qualcuno veniva
accettato e qualcuno no, c’era chi
veniva spedito verso una destinazione
e chi verso un’altra. Un fatto, questo,
che fece meritare ad Ellis Island il
soprannome di “Isola delle Lacrime”.
Una volta che si era ritenuti idonei
al lavoro e capaci di mantenersi si
riceveva il permesso allo sbarco. Si
lasciava l’isola sempre a bordo del
traghetto a vapore Ellis Island e si
raggiungeva New York, da dove gli
immigranti si dispiegavano verso
diverse destinazioni da un capo
all’altro degli Stati Uniti.
Dopo la sua chiusura (avvenuta nel
1954), Ellis Island è scivolata
lentamente in rovina. Le sue strutture
hanno comunque custodito i registri e
gli archivi dei servizi
dell’immigrazione fino a
quando, nel 1962, l’NPS
(National Park Service) ha preso il
controllo dell’isola, elaborando
numerose opere per la sua
salvaguardia e facendo partire, a metà
anni ’80, un progetto di
ristrutturazione degli edifici di Ellis
Island culminato con l’apertura, nel
1990, dell’Ellis Island Immigration
Museum.
L’entrata principale dell’Ellis Island Immigration
Museum
Il primo nucleo di Ellis Island
vide la luce il 1° Gennaio 1892;
prima Isola delle Ostriche, poi Isola
del Patibolo ed infine Ellis Island,
dal nome del suo proprietario
Samuel Ellis, essa vide passare, fino
al 1954, oltre 12 milioni di persone,
pari a circa il 70% dell’intero flusso
immigratorio indirizzato negli Stati
Uniti nel corso di questo arco
temporale.
Recenti statistiche hanno provato
che le origini di oltre 100 milioni di
americani (ovvero del 40% della
popolazione statunitense) risalgono
ad un individuo che attraversò la
grande e rumorosa Registry Room di
Ellis Island. Nel 1990 nasce sul
suolo dell’isola il Museo Nazionale
dell’Immigrazione con l’intento di far
rivivere e far conoscere alle
generazioni di oggi gli avvenimenti
del passato. Di più recente
costituzione un servizio internet,
sempre legato all’istituzione del
museo, che permette, tramite
l’inserimento del nome, di ricercare
i propri parenti tra i registri degli
archivi di Ellis Island.
www.ellisislandrecords.com
www.ellisisland.com
R EPORTS
GEOmedia 1 2006 25
R EPORTS
L’Ellis Island
Come il resto dell’isola, quando nel
1954 venne chiusa e le sue strutture
furono lasciate in balia del tempo,
anche il traghetto a vapore, l’Ellis
Island, venne abbandonato. Quando
l’NPS ottenne il controllo dell’isola
questo simbolo dell’epopea
dell’immigrazione era ancora
ormeggiato lì, destinato lentamente ad
arrugginirsi.
Nel 1968, dopo 16 anni di
inutilizzo, il traghetto affondò nel
punto in cui si trovava; in quel
periodo, purtroppo, l’NPS non
possedeva i fondi necessari per operare
un intervento di riparazione del
mezzo, così esso fu lasciato in
decadimento, tormentato dall’acqua,
dal vento ma soprattutto dal tempo
che, col suo incedere, ha fatto si che
solo la chiglia fosse risparmiata.
Successivamente, i progetti per la
salvaguardia dell’isola si sono
susseguiti concentrandosi, però,
soprattutto nella parte Nord dell’isola,
quella dove di lì a pochi anni sarebbe
sorto il Museo dell’Immigrazione di
Ellis Island.
La parte Sud rimase abbandonata
fin quando, negli anni ’90, si rese
necessario un intervento di bonifica
nel bacino di attracco per le navi che,
a causa dei depositi sabbiosi che si
erano accumulati negli anni, trovavano
sempre più difficoltà nell’attraccare e
nel ripartire dall’isola. I lavori per
dragare il fondo del bacino
cominciarono nel 2002 mettendo però
in grave pericolo il relitto del
traghetto Ellis Island e ciò spinse la
Soprintendente del Parco Diane
Dayson a richiedere una equipe di
archeologi subacquei e di specialisti in
rilievi direttamente al SRC (Submerged
Resources Center).
Ellis Island era già dotata di un
dispositivo di controllo orizzontale del
National Geodetic Survey (NGS)
originariamente posizionato nel 1991
dal reparto genieri dell’Esercito. Il
dispositivo (chiamato Ellis) è situato
nella parte Est dell’isola ed è stato
usato per stabilire le posizioni di
controllo all’interno del rilievo
convenzionale del relitto dell’ Ellis
Island.
I rilievi
Il rilievo di controllo col GPS è
stato effettuato al fine di ottimizzare
le convenzionali operazioni di rilievo
che si sono svolte sul relitto dall’SRC;
sono stati dispiegati quattro punti di
controllo.L’NPS ha utilizzato per i suoi
scopi un equipaggiamento formato da
GPS geodetici a singola frequenza di
Trimble.
Una volta che i punti di controllo
sono stati posizionati attorno al relitto,
si è utilizzata una normale stazione
totale per continuare il rilievo del
traghetto; tutto questo è servito a
fornire una mappa del relitto inserito
in coordinate del reali, di grande
utilità per il futuro inserimento dei
dati all’interno del GIS del Parco. I
dati ottenuti da questa nuova serie di
rilievi sono poi stati utilizzati per
rettificare tutte le mappe, le cartine
storiche e le immagini aeree che già si
possedevano in modo da renderle tutte
affini ad un sistema di coordinate
comune. Questo modo di operare è
sfociato nella produzione di in un
prodotto GIS facilmente manipolabile
Qui sopra: nel 1968 il traghetto, all’ancora ormai da tempo, si appogiò sul fondo del bacino di
attracco. In alto: un tecnico al lavoro su Ellis Island con strumentazione GPS
analiticamente allo
scopo di individuare
relazioni tra i
diversi rilievi che,
senza di esso,
sarebbe stato
difficile trovare. Il
set di dati GIS che
riguardano Ellis
Island è stato creato
in modo da fornire
un database per
applicazioni multiple
che fosse
standardizzato,
permanente e
cumulativo, in favore di tutti i
managers coinvolti in project
plannings ma soprattutto in vista dei
futuri cambiamenti che
caratterizzeranno l’isola.
Lo scopo del progetto in generale
era comunque quello quello di
documentare e prevenire i possibili
effetti negativi che le operazioni di
dragaggio avrebbero potuto avere sul
relitto dell’ Ellis Island e di tutte le
risorse culturali in generale all’interno
del bacino. Per mantenere un impegno
del genere è stato necessario curare
l’intera campagna sotto ogni punto di
vista: per prima cosa si è infatti
utilizzata una imbarcazione attrezzata
adeguatamente ad un impegno di
questa portata; essa ha preso il mare
portando a bordo un magnetometro,
un sonar a scansione laterale, un
profiler per il fondo marino ed un
batimetro di precisione. L’imbarcazione
oltre al compito di rilevare le acque
che circondano Ellis Island, ha coperto
anche le zone intorno a Liberty Island
ed una parte della Gateway National
Recreation Area (un’area di interesse
culturale e ricreativo che si estende
dal cuore di New York fino ai suoi
sobborghi). Gli strumenti di bordo
erano in grado di localizzare qualsiasi
oggetto di interesse culturale che si
trovava sott’acqua, (relitti, vecchie
scialuppe o semplici mucchi di rifiuti)
depositato sul fondo. Il materiale
d’interesse che si trovava all’interno
dell’area di dragaggio è stato rimosso
subito dopo la sua documentazione,
mentre gli elementi che si trovavano
esternamente all’area dei lavori sono
stati inclusi all’interno del GIS ma
non si è intervenuto in nessun altro
modo su di essi. L’imbarcazione che si
è occupata di questo lavoro era
continuamente in contatto con la base
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GEOmedia 1 2006
L’imbarcazione Coast Guard ha effettuato
rilievi nelle acque circostanti Ellis Island
che era a sua volta sempre aggiornata
sulla posizione del vascello grazie a
ricevitori GPS installati si di essa.
I rilievi così effettuati dalla marina
hanno permesso al National Park
Service di ottenere una più ampia
comprensione dell’ambiente geologico e
culturale presente intorno all’isola.
Oltre a quelli marini, il team di
tecnici ha anche effettuato dei rilievi
dedicati alla documentazione delle
condizioni dei frangiflutti di Ellis
Island: grazie ad un GPS Pathfinder
Pro XR di Trimble, infatti, essi sono
Gli specialisti del Submerged Resources
Center al lavoro sul relitto dell’ Ellis Island
riusciti ad ottenere importanti
informazioni riguardo il decadimento
in cui versano tali strutture.
Il traghetto, invece, è stato rilevato
e documentato a mano, grazie ai suoi
piani di costruzione ed annotando i
cambiamenti strutturali che si sono
succeduti nel tempo. Una volta creato
il piano del sito archeologico, le esatte
informazioni sul posizionamento sono
state ottenute tramite misurazioni
degli angoli e delle distanze rispetto ai
punti di controllo precedentemente
stabiliti sull’isola.
Sia per le valutazioni operate in
mare che per quelle relative alle
barriere artificiali dell’isola, il gruppo
di lavoro dell’ SRC ha utilizzato
posizionamenti GPS differenziali. Per
le correzioni differenziali in tempo
reale i tecnici si sono appoggiati al
segnale della Guardia Costiera di
Sandy Hook, nel New Jersey.
I punti dei frangiflutti rilevati in
navigazione e durante le immersioni
sono stati pienamente sfruttati grazie
alle capacità di sincronizzazione tra gli
equipaggiamenti GPS di Trimble ed il
software GPS Photolink; quest’ultimo,
infatti, è in grado di creare
collegamenti tra immagini fotografiche
e posizioni differenziali corrette
ottenute tramite l’utilizzo di ricevitori
GPS (in questo caso il Pathfinder Pro
XH). La sincronizzazione della
fotocamera e del dispositivo GPS
prima dell’inizio di ogni rilievo ha
permesso di ottenere risultati esaltanti
in termini di compattezza del lavoro:
ad ogni posizione reale ha corrisposto
una immagine del punto in questione.
Esse sono in seguito state importate
all’interno del database GIS e
funzionano ora come hotlinks del
sistema. Per ottenere risultati del
genere il piano era molto semplice: un
addetto camminava lungo il
frangiflutti portando il ricevitore GPS
e seguendo gli altri due elementi del
gruppo che erano immersi e dotati
della fotocamera. La comunicazione
tra i tre tecnici avveniva grazie ad un
trasduttore che, nel caso di chi si
trovava sott’acqua, era inserito
all’interno di una maschera che
avvolgeva loro l’intero volto.
Quando, come è avvenuto, il diverso
dispiegamento della barriera ha
impedito ai tre tecnici di rimanere
uniti, il tecnico di terra ha segnalato
il tipo di inconveniente in modo da
poterlo associare, come
descrizione, all’immagine
digitale di riferimento che sarebbe
poi stata importata all’interno del
database.
Il futuro
Oggi il bacino di attracco di Ellis
Island è completamente dragato ed i
frangiflutti dell’isola sono stati rilevati
con successo. Il traghetto, l’Ellis
Island, è stato documentato nella sua
interezza ed è stato inserito all’interno
dei beni da proteggere secondo gli
standard di tutela americani. Il
progetto di recupero della parte Sud
dell’isola è ormai cominciato ed i
tecnici dell’ NPS si chiedono cosa ne
sarà effettivamente del traghetto; c’è
chi pensa che sarebbe meglio spostarlo
e chi invece trova, nella posizione che
il vascello occupa attualmente, una
sorta di filo conduttore con la storia
dell’isola e delle milioni di persone
che vi sono transitate in tanti anni.
Effettivamente il traghetto, oltre al
nome, condivide con Ellis Island
molto. Esso è stato testimone di
un’epopea, quella dell’emigrazione, di
cui tutti noi dovremo essere a
conoscenza. Si dice che bisogna
conoscere il proprio passato prima di
decidere in quale direzione muoversi e
crediamo che questa di Ellis Island sia
una delle storie che, proprio a questo
scopo, debbano essere raccontate. Si è
trovato spazio per una disquisizione
tecnica, cosa sempre cara ai lettori di
GEOmedia, ma quello che resta in
mente, quello che fa pensare, rimane
sempre la storia di quegli uomini e di
quello che hanno dovuto patire dal
momento che hanno deciso di lasciarsi
tutto alle spalle: il noto per l’ignoto,
passando per Ellis Island; sbarcando
da un traghetto che porta lo stesso
nome. Per questo motivo il valore
simbolico di questi nomi non deve
essere dimenticato ed è sempre per
questo che la tecnologia deve più
spesso venire incontro alle esigenze
delle persone che intendono tutelare
questi valori.
Più di cento anni fa l’Ellis Island
collegava milioni di persone ad un
ignaro futuro. Oggi, grazie all’impegno
di pochi, riporta milioni di americani
alle loro antiche origini.
A cura della Redazione
R EPORTS
GEOmedia 1 2006 27
R
EPORTS
Nella Gestione dei servizi da parte
della Pubblica Amministrazione riveste
una particolare importanza quello
dell'illuminazione pubblica
generalmente collegato alle forniture
dell'energia elettrica.
Tali servizi sono spesso gestiti da
società municipalizate che nelle
grandi città sono state privatizzate o
si appoggiano a società private in
grado di gestire convenientemente e
con i mezzi opportuni gli obblighi nei
confronti degli utenti.
Di fondamentale importanza sono gli
strumenti GIS in grado di poter
gestire geograficamente gli interventi
manutentivi e il monitoraggio costante
della situazione al fine di evitare i
disservizi più disparati dovuti sia al
degrado che al consumo o ai
fenomeni meteorologici.
Di rilevamte importanza la gestione
della manutenzione programmata per
il suo benficio sia in termini qualitativi
che economici.
E' noto, ad esempio, che un
intervento di riverniciatura a cadenza
prestabilita ha dei costi inferiori alla
sostituzione integrale per degrado.
In questi termini viene affrontato
dall'Amministrazione di Verona la
gestione della pubblica illuminazione.
Gestione e
manutenzione
dell’illuminazione
pubblica e dei
centri luminosi:
l’esperienza del
Comune di Verona
Da diversi anni AGSM Verona
gestisce, per conto del
Comune di Verona, la rete di
illuminazione pubblica della città. Il
servizio di manutenzione gestisce circa
8.000 sostituzioni programmate di
lampade all’anno, con una media di
1.500 segnalazioni di guasto.
Precedentemente l’azienda archiviava
le informazioni sugli impianti e gli
interventi di manutenzione con una
applicazione in Clipper diventata, col
tempo però, obsoleta: le informazioni
gestite erano quelle relative alle
componenti degli impianti di
illuminazione pubblica, ai dati tecnici
(potenza della lampada, altezza e
materiale del palo ecc.) ed ai dati
gestionali (segnalazione guasti,
interventi di riparazione, sostituzioni
programmate, verniciature ecc.).
La fase attuale vede AGSM
aggiornare tutto il suo sistema
informativo, perciò si è deciso di
sostituire l’attuale sistema di gestione
dei centri luminosi dell’illuminazione
pubblica con una applicazione web,
integrata con il Sistema Informativo
Territoriale.
Nel corso del 2003 AGSM aveva
aderito al progetto Multi-Utilities User
Group, avviato da SINERGIS, che
aveva lo scopo di realizzare un
sistema di gestione delle reti
tecnologiche aderente alle specifiche e
alle modalità operative nazionali,
basato sulle tecnologie ArcGIS di ESRI
e ArcFM di Miner&Miner.
Questa è stata l’occasione per
partire con il progetto di una nuova
applicazione per la gestione della rete
di illuminazione pubblica, da
realizzarsi in tecnologia Web e da
integrarsi con i modelli di dati
territoriali gestiti dal sistema
ArcFM/MUUG.
In questo modo, infatti, le
informazioni relative ai centri luminosi
dell’illuminazione pubblica sarebbero
state georeferenziate e collegate con le
informazioni cartografiche.
L’applicazione, sviluppata in
tecnologia Web, permette di
suddividere il territorio in zone
costituite da aree omogenee di
gestione, associate a una o più
squadre di manutenzione.
Le funzionalità di cui è dotato il
sistema variano da aspetti per la
gestione grafica e anagrafica degli
oggetti (gestione ed elaborazione delle
lampade, delle cabine, degli
armadietti, dei sostegni, della loro
verniciatura dei sostegni e dei tiranti),
alla modifica e l’aggiornamento dei
dati esistenti; dalla messa in servizio
di nuovi impianti fino alla produzione
di stampe di stati e report per
tipologia, guasti, sostituzioni
programmate, ordini di lavoro e per la
verifica della qualità del servizio e
così via.
28
GEOmedia 1 2006
L’applicazione è integrata nel
sistema informativo territoriale MUUG:
ad ogni lampada è stato associato un
codice univoco (il numero lampada)
che svolge le funzioni di link tra i
dati territoriali e quelli gestionali, così
da permettere la navigazione nei due
sistemi. Il progetto prevede il recupero
dei dati alfanumerici delle
manutenzioni gestite dall’ufficio
Illuminazione Pubblica e l’integrazione
con i dati cartografici gestiti
dall’ufficio SIT.
Le manutenzioni programmate
vengono proposte in automatico dal
sistema, in base alla data di entrata
in servizio di un impianto ed alle
informazioni relative al ciclo di vita di
una lampada e ai tempi di effettivo
utilizzo. I dati relativi alla
manutenzione sono inseribili e
modificabili solo dall’Ufficio
Illuminazione Pubblica, per questioni
di sicurezza e di attendibilità, oltre
che di responsabilità oggettiva nel
confronto di terzi: tali informazioni ad
esempio potrebbero essere richieste e
avere una importanza cruciale in
controversie giudiziarie relative a
incidenti stradali.
AGSM ha provveduto a completare
la ricognizione degli impianti,
individuando il percorso dei cavi
interrati o aerei, le caratteristiche
tecniche dei cavi, la posizione
planimetrica dei pali e dei pozzetti
ecc.
Ogni impianto è stato quindi
inserito nel SIT, in cui vengono
mappati nel dettaglio gli impianti.
Questo intervento ha permesso di
mettere a punto uno strumento
utilissimo per la gestione quotidiana
degli impianti, per i progetti di
rifacimenti o di modifiche e per chi
deve eseguire scavi in suolo pubblico.
Segue ora una
breve intervista ad
Enrico Cavattoni,
Ingegnere
Elettrotecnico,
responsabile dal
1988 del progetto
SIT reti
tecnologiche di
AGSM.
Come è nata l’esigenza di avere
un sistema per il controllo e
gestione dell’illuminazione pubblica?
Attualmente sono 34000 le lampade
da gestire nel territorio comunale di
Verona, 24000 sostegni (pali lampioni
ecc), e poi ci sono i tiranti, le cabine,
gli armadietti e così via. Per gestire
economicamente le informazioni
relative una quantità così elevata di
elementi è assolutamente necessaria
una gestione informatica degli archivi.
Mi descriverebbe brevemente i
tempi e i sistemi che sono stati
necessari per l’implementazione
della soluzione?
Dal 1992 AGSM gestisce con una
applicazione informatica (basata su un
banca dati non geografica) le
informazioni relative alle componenti
degli impianti di illuminazione
pubblica: si tratta di dati tecnici
(potenza della lampada, altezza e
materiale del palo ecc.) e di dati
gestionali (segnalazione guasti,
interventi di riparazione, sostituzioni
programmate e verniciature).
Successivamente AGSM ha provveduto
a completare la ricognizione degli
impianti determinandone il percorso
dei cavi interrati o aerei, le
caratteristiche tecniche dei cavi, la
posizione planimetrica dei pali e dei
pozzetti. Ogni impianto è stato quindi
inserito nel GIS. Con questo sistema
vengono così mappati nel dettaglio gli
impianti: ciò costituisce uno strumento
utilissimo per la gestione quotidiana
degli impianti, per i progetti di
rifacimenti o di modifiche e per chi
deve eseguire scavi in suolo pubblico.
Ad ogni lampada nel GIS è stato
associato il numero lampada
dell’applicativo gestionale, in modo da
rendere possibile l’interfacciamento tra
i due sistemi.
Il patrimonio informativo
dell’illuminazione pubblica, quindi, è
tutto racchiuso in due applicativi: il
GIS e l’applicativo gestionale.
La creazione di un sistema per il
controllo dell’illuminazione pubblica
cosa ha comportato per AGSM
Verona e quali sono i benefici per i
cittadini?
L’occasione per unificare i due
sistemi si è avuta quando AGSM ha
aderito al progetto di realizzazione di
un modello delle reti tecnologiche per
aziende multiutility basato sulla
nuova piattaforma ArcGIS di ESRI
(Progetto MUUG-Multi Utilities User
Group – Vedi Box). Si è deciso così di
realizzare un modello dati sul GIS che
integrasse sia le informazioni tecniche
sia le informazioni gestionali. I
benefici attesi da questa integrazione
erano di diversi ordini: l’elemento
lampada è l’unico visibile sia come
elemento grafico sulla mappa sia come
elemento alfanumerico per necessità
gestionali; in questo modo si evitano
tutti i problemi connessi alla
duplicazione degli archivi.
Vi è la possibilità di accedere a
tutte le informazioni da un unico
ambiente integrato di parte grafica e
non.
R EPORTS
GEOmedia 1 2006 29
R EPORTS
SinerGIS
Un ulteriore beneficio risiede nel
fatto che il collegamento ai cavi di
illuminazione pubblica del dato di
potenza delle lampade è utile ai fini
progettuali e di manutenzione della
rete di illuminazione pubblica ed
anche della rete elettrica che alimenta
la rete di illuminazione pubblica.
Le funzionalità di carattere
gestionale sono state sviluppate in
ambiente web: l’accesso al sistema
viene quindi semplificato e rende
facilmente utilizzabile il sistema anche
in remoto. Disponendo di questa
soluzione una azienda può facilmente
delegare operazioni di aggiornamento
dei dati alle ditte esterne che
eseguono i lavori sugli impianti.
Inoltre questa soluzione si presta per
essere utilizzata anche da altri gestori
di reti di illuminazione pubblica in
modalità ASP. Inoltre con questa
soluzione è possibile rendere
direttamente disponibili sul campo
mappe e dati con dispositivi di tipo
mobile come i palmari, i tablet PC o i
portatili tradizionali.
Attualmente il servizio è già molto
buono e quindi nel concreto i cittadini
non percepiranno cambiamenti. Ciò
che cambia è un’ottimizzazione del
lavoro, si eviteranno gli aggiornamenti
di più archivi, le informazioni saranno
più facilmente accessibili, e potrà
essere dato accesso al sistema a tutti
gli interessati (cosa attualmente
realizzata per la parte GIS, mentre vi
è un accesso da un solo PC per la
parte gestionale).
A Cura della Redazione
MUUG (Multi Utilities User Group) è il nome della suite di
applicazioni software sviluppata da Sinergis per la gestione
territoriale delle reti tecnologiche, realizzata con la consulenza di
alcune aziende leader nel settore, quali AGSM Verona, Gorgovivo
Multiservizi di Ancona e Trentino Servizi di Trento. Il confronto e lo
scambio di esperienze tra le diverse realtà dello User Group, ha
permesso di sviluppare una soluzione software per la gestione delle
reti di distribuzione dei servizi aderente alle specifiche tecniche
nazionali, alle convenzioni e alle metodologie in uso in Italia,
allineata con l’evoluzione tecnologica e gli standard di mercato.
La soluzione MUUG si basa su ArcGIS di ESRI, su ArcFM di
Miner&Miner e su Oracle.
SinerGIS nasce nel Gennaio 2004
dallo spin-off della Divisione GIS di
DELTADATOR S.p.A. di Trento (già
DELISA); con un fatturato di quasi 5
milioni di Euro è una delle principali
GIS companies italiane, operante sia
nel mercato della Pubblica
Amministrazione sia nel mercato
privato.
SINERGIS ha oggi un organico di
40 collaboratori, distribuiti in quattro
sedi operative - Trento, Milano, Roma
e Napoli - che garantiscono alla
clientela un supporto completo.
Dotata del certificato di qualità ISO
9001-2000, per la realizzazione e
sviluppo di SIT, SINERGIS è in
grado di offrire una gamma completa
di servizi.
Sinergis è Business Partner di
ESRI, Business Partner di
Miner&Miner per la distribuzione
esclusiva in Italia della suite di
prodotti ArcFM, Oracle Italia
Certified Partner e Autodesk
Authorized Developer.
SinerGIS:
Spini di Gardolo (TN) loc. Palazzine 120/f
Tel. +39. 0461.997.214
Milano via S. Gregorio, 34
Tel. +39. 02.67.87.08.11
email: info@sinergis.it
Web: www.sinergis.it
AGSM VERONA SPA
AGSM è una società che eroga
servizi di pubblica utilità di rilevante
importanza per il territorio veronese.
Nata ufficialmente nel 1931 e
sviluppatasi per oltre sessant’anni
come azienda pubblica
contestualmente allo sviluppo
industriale della città, AGSM ha oggi
saputo trovare una nuova dimensione
in linea con il mutato scenario
legislativo e con le direttive europee
finalizzate alla liberalizzazione del
settore dei servizi di pubblica utilità.
Dimostrando forte flessibilità e
capacità di adattamento, proprie di
quelle aziende che sanno muoversi
nell’età della globalizzazione dei
mercati, AGSM ha operato una
completa revisione societaria:
riorganizzando, dal 1° gennaio 2000,
i propri meccanismi gestionali e il
proprio assetto, trasformandosi quindi
in AGSM Verona S.p.A.
30
GEOmedia 1 2006
R EPORTS
La gestione di eventi
straordinari, quali possono
essere i Giochi Olimpici,
richiede una elevata capacità di
coordinare e di gestire i
problemi di mobilità e di
sicurezza generati dall’aumento
dei flussi veicolari e di persone
che si generano in coincidenza
di tali eventi. In questi casi,
come in occasione di interventi
di larga scala sul territorio, è
richiesta una sempre maggiore
attenzione al rispetto ed
all’integrazione dei bisogni
specifici generati dall’evento
con le necessità della
popolazione residente nel luogo
in cui si svolge tale evento.
Un sistema
sicuro per la
gestione di eventi
su larga scala
basato su EGNOS:
il Progetto SPESSS
Il Posizionamento, la Telecomunicazione
e l’Osservazione della Terra dallo spazio
sono le nuove tecnologie satellitari che
consentono la realizzazione di nuovi
strumenti e di sistemi avanzati in grado di
supportare efficacemente le attività di
sistemi di infomobilità avanzati che, da un
lato possono assistere gli organizzatori
nella gestione straordinaria dell’evento e al
contempo sono in grado di interagire ed
eventualmente integrarsi con i sistemi di
gestione della mobilità ordinaria. Tali
tecnologie possono essere utilizzate per la
realizzazione di applicazioni che richiedono
elevati gradi di sicurezza ed affidabilità del
servizio, innescando processi di evoluzione
tecnologica ed industriale in grado di
giustificare i relativi investimenti
infrastrutturali. Di questo è sempre più
convinta la Commissione Europea ed anche
le Agenzie Spaziali Europee, che hanno
lanciato specifici programmi di ricerca
applicata.
Il lancio del programma europeo GALILEO
per la navigazione satellitare e la recente
operatività del suo precursore EGNOS,
costituiscono un forte stimolo per le
industrie e le istituzioni europee verso il
deciso orientamento dei propri sforzi nei
confronti dello sviluppo di tecnologie ed
applicazioni derivate da questi nuovi servizi
spaziali. In questa situazione, da molti anni
e sotto la spinta delle tecnologie legate al
GPS, gli Stati Uniti dominano sia il
mercato delle applicazioni sia lo sviluppo di
sistemi e tecnologie: un nuovo slancio,
però, si prevede in Europa, dove sia la
Commissione Europea sia l’Agenzia
Spaziale Europea (ESA) concentrano i loro
sforzi per incentivare gli sviluppi delle
tecnologie legate ai sistemi di navigazione
satellitare. In particolare i sistemi
informatici avanzati, rivolti alla gestione di
infrastrutture di terra di elevata
complessità e allo sviluppo di componenti
per i terminali mobili, con enfasi
all’integrazione del posizionamento ad alta
risoluzione e la comunicazione cellulare e
satellitare, sono in grado di far avanzare la
tecnologia verso applicazioni sicure ed in
grado di offrire un ritorno tecnologico per
le applicazioni rivolte ad un pubblico non
specialistico.
Questo contesto si dispiega parallelamente
all’evoluzione del progetto SPESSS: Special
Events Support by Satellite System,
sviluppato all’interno 6° Programma
Quadro promosso dalla Commissione
Europea con la supervisione di Galileo Joint
Undertaking (GJU) che segue tutti i
programmi applicativi per GALILEO ed in
collaborazione con l’ESA.
Esso riguarda l’Introduzione ai servizi
GALILEO mediante EGNOS e si pone come
obiettivo lo sviluppo e la dimostrazione di
un sistema di gestione delle emergenze per
eventi di grande rilevanza.
ll progetto, della durata di 12 mesi, è
coordinato da NEXT Ingegneria dei Sistemi
S.p.A., che opera in qualità della sua
competenza nel settore spaziale e nelle
applicazioni di navigazione satellitare
avanzata e da RIGEL Mobile Service
Provider S.A. (società spagnola attiva nel
settore dei sistemi mobili) ed ha lo scopo
di sviluppare un sistema IT per la gestione
di servizi avanzati a supporto del trasporto
di persone, della gestione delle emergenze
per la gestione e la diffusione di
informazioni sensibili in situazioni critiche
durante eventi straordinari.
Tale sistema è costituito da un Centro di
Controllo che ha lo scopo di gestire e
diffondere le informazioni sensibili che gli
vengono fornite da un insieme di terminali
mobili distribuiti al personale di servizio.
Tali terminali mobili, in forma di PDA di
ultima generazione e/o terminali dedicati,
sono equipaggiati con ricevitori satellitari
EGNOS/GPS capaci di comunicare con il
Centro sia mediante rete cellulare
GPRS/UMTS sia mediante reti wireless (a
34
GEOmedia 1 2006
seconda delle condizioni di affidabilità dei
diversi mezzi di comunicazione ed il grado
di criticità del contesto in cui si trova ad
operare ed in modalità totalmente
trasparente).
Le funzionalità del Centro di Controllo, che
ha le caratteristiche di scalabilità e
robustezza necessari per la gestione di alti
volumi di connessione, permettono la
gestione di flotte e di tutte le funzionalità
di tracciamento, gestione di informazioni
multimediali attraverso interfacce utente
con caratteristiche context-aware. In alcuni
casi, ad esempio, una riconfigurazione
automatica dell’interfaccia previene l’utilizzo
non consentito del terminale ed aumenta
l’usabilità e la sicurezza del sistema. La
gestione sicura delle informazioni e il
supporto della rete mobile può
riconfigurarsi automaticamente ed è fonte
di conoscenza della situazione in tempo
reale per il sistema di gestione ed
organizzazione dell’evento. Tutte le
informazioni, georeferenziate con la
precisione garantita da EGNOS, permettono
l’utilizzo di mappe vettoriali raster ad alta
precisione (per esempio provenienti da dati
di osservazione della terra come IKONOS)
Qui sopra, una mappa raster con evidenza del percorso.
In alto, il Centro di Controllo SPESSS.
Nella pagina a fianco, il terminale a bordo del mezzo
e di sistemi GIS dedicati. Cuore del
sistema è la infrastruttura X-Info sviluppata
da NEXT per il supporto di applicazioni di
mobilità personale e di flotte basate su
tecnologia satellitare (tale infrastruttura è
stata sperimentata durante i Giochi
Olimpici di Atene 2004 ed in
collaborazione con i Vigili del Fuoco di
Roma e Firenze).
Una verifica operativa della validità di tale
approccio metodologico è stata effettuata
durante i recenti Giochi Olimpici Invernali
di Torino 2006 grazie alla collaborazione
tra le società partecipanti al progetto
SPESSS e la GTT, Gruppo Torinese
Trasporti.
GTT è una delle più autorevoli realtà
Europee nel settore del trasporto pubblico
ed ha offerto supporto sia logistico,
mettendo a disposizione i veicoli con cui
effettuare la dimostrazione, che a livello di
know-how ed expertise, a rappresentanza di
una utenza altamente qualificata (si
ringrazia particolarmente l’Ing. Cocuccioni,
Direttore GTT).
In tale occasione è stato installato presso
una sede GTT un primo prototipo del
sistema SPESSS che aveva come obbiettivo
il monitoraggio di un
gruppo di autobus destinati
a linee olimpiche in ambito
cittadino. Oltre alla verifica
dei tempi di percorrenza
rispetto alle fermate
previste e la gestione di
regole di Alert intelligente
(attraverso regole spaziali e
di processo), il sistema
monitorava costantemente
la flotta con posizione
EGNOS, permettendo
l’utilizzo di algoritmiche di
controllo più efficienti e
meno dispendiose del GPS.
Inoltre, la navigazione
satellitare EGNOS (ed in
futuro quella GALILEO)
permette di sfruttare
caratteristiche come
l’integrità del segnale,
indispensabili alla gestione dei servizi di
emergenza. La migliore precisione e
accuratezza, supportata da servizi come
SiSNet (il broadcasting delle correzioni
differenziali attraverso Internet e sfruttabili
attraverso reti IP), permette dunque di
studiare sistemi molto sofisticati e ad alto
valore aggiunto rispetto al GPS.
A supporto del conducente venivano fornite
una serie di funzionalità accessorie quali
l’invio e la ricezione di messaggi
multimediali predefiniti o a testo libero e
l’invio di richieste di soccorso specifiche. A
queste ultime, il Centro di Controllo
garantiva la priorità di gestione e grazie al
dato di posizionamento preciso e alle
funzionalità GIS, era in grado di fornire
indicazioni topografiche precise all’autorità
competente per la gestione dell’emergenza.
Ad aumentare la sicurezza del sistema, il
rispetto del percorso e dei tempi di arrivo
e partenza dalla fermate veniva
costantemente monitorato, generando
messaggi di Early Warning con diversi
livelli di allarme a seconda del divario tra
il risultato del comportamento reale
rispetto a quello atteso, sia per il Centro di
Controllo sia per l’autista del mezzo.
Infine, queste funzionalità sono state
implementate rispettando il vincolo di
hands free, cioè il sistema per funzionare
non richiedeva alcun intervento dell’autista
durante lo svolgimento del suo turno di
lavoro.
In conclusione, l’utilizzo di EGNOS si è
dimostrato decisamente più adeguato del
GPS per applicazioni critiche quali quelle
in esame.
Il sistema GALILEO rappresenterà un
ulteriore decisivo passo in avanti in questo
senso, con garanzie di continuità,
disponibilità e precisione di livello ancora
superiore. Con l’evoluzione massiccia delle
tecnologie di posizionamento satellitare, con
particolare enfasi a GALILEO, e dei sistemi
IT di ultima generazione, prendono corpo
sistemi avanzati che permettono di
garantire sicurezza, mobilità e supporto alla
gestione di eventi di grande scala.
La Redazione di GEOmedia ringrazia la
Dott.ssa Simonetta Cheli per la gentile
collaborazione
Autori
LUIGI MAZZUCCHELLI
NEXT S.p.A.
Luigi.Mazzucchelli@next.it
ANTONIO CASORIA
NEXT S.p.A.
Antonio.Casoria@next.it
MARCO BONFANTI
NEXT S.p.A.
Marco.Bonfanti@next.it
R EPORTS
GEOmedia 1 2006 35
T UTORIAL
5 a Parte
Sia questo articolo che
quelli che seguiranno, sui
più diffusi programmi di
elaborazione dei dati GPS
circolanti in Italia, non vogliono
essere né sono un manuale
d’uso. Lo scopo di questi articoli
è quello di mettere in risalto le
funzionalità del programma
recensito sulla base di quanto
esposto nell’articolo, dello steso
autore, dal titolo “L’elaborazione
dei dati GPS” pubblicato sul n°
2-2005 di Geomedia e quindi è
visto solo sotto l’aspetto della
elaborazione dei dati GPS e della
loro compensazione.
Tutorial GPS
Il programma Gemini della
Leonardo Software House
di Vittorio Grassi
Caratteristiche generali del programma GEMINI
GEMINI è sviluppato con la consulenza del Politecnico di
Milano, Campus di Como, e con la collaborazione della
Leonardo Software House e della Sokkia Italia di Milano.
E’ quindi un programma italiano il cui manuale e l’help in
linea sono scritti in un italiano corretto, completo e
comprensibilissimo. Gemini, per il momento, acquisisce le
misure di osservazione da files RINEX in quanto non è
ancora implementata la lettura diretta dal ricevitore né
quella da files proprietari. Al momento elabora solo la
frequenza L1. Uno dei tanti vantaggi di questo programma,
che avrà un notevole peso sulla sua diffusione, è che
essendo scritto il Italia è molto facile raggiungere le
persone che lo stanno sviluppando, tra l’altro affabili e
disponibili, per personalizzare alcuni aspetti dei problemi
eventualmente riscontrati. Gemini è un programma monoprogetto,
ossia gestisce un progetto alla volta. Poiché salva
una serie di parametri di configurazione nel file
GEMINI.INI (directory di import dati, flag di controllo degli
avvisi, molti dei parametri delle righe 0 e 9 di Pregeo, ecc.)
il “passaggio” dati di configurazione da un progetto già
sviluppato ad uno nuovo passa per questo mezzo.
Molte delle informazioni scritte
nel GEMINI.INI sono anche
memorizzate nel file di progetto
(estensione GPF) e quelle
memorizzate in quest’ultimo
hanno la precedenza su quelle
lette dal file dei parametri di
configurazione quando si apre un
progetto esistente. Gemini è
dotato di un wizard di apertura
guidata (fig. 1) di un progetto
(attivabile dal menu File) quando
non è aperto alcun progetto.
Questo wizard offre, fra l’altro, la
possibilità di riaprire
immediatamente l’ultimo progetto
elaborato e mostra la lista degli
ultimi 10 progetti elaborati. Il
wizard di apertura può essere
Figura 1
disattivato.
Non è possibile per un utilizzatore intervenire sulle scelte
grafiche (colori, spessori e tipi di linea, simboli, ecc.)
adottati fin qui in Gemini. Le successive fasi del progetto
GEMINI prevedono l’implementazione della post
elaborazione di osservazioni GPS di tipo cinematico, della
frequenza L2 e l’importazione diretta di “osservazioni su file
proprietario”, senza quindi ricorrere ad un traduttore
RINEX. Durante la fase di inserimento dei files delle
osservazioni Gemini effettua tutti i controlli necessari per
verificare la presenza di basi (o vettori) fra i punti inseriti.
Questa operazione non può essere né pilotata né tanto
meno impedita: l’utente può però escludere dal progetto uno
o più vettori che non ritiene utili o da processare (menu
contestuale sulla griglia Vettori e Vettori ripetuti).
Tutta la fase di immissione viene “tracciata” nello spazio
sottostante le tabelle o griglie.
Ultimata la fase di importazione è possibile osservare
l’esito dell’immissione dei dati sulla finestra grafica (fig. 2)
e sulle griglie sottostanti.
Figura 2
Per la rappresentazione dei punti, dei vettori e delle
ellissi è adottata, nella finestra grafica, una opportuna
simbologia molto completa e dettagliata. Gemini fa anche
un uso sapiente dei colori per evidenziare le linee di base
36
GEOmedia 1 2006
da calcolare, quelle calcolate e quelle che è opportuno
rivedere. I dati, invece, sono inquadrati sotto la finestra
grafica entro 7 tabelle (o griglie come le chiama il manuale
d’uso del programma): File, Occupazioni, Punti, Vettori,
Vettori ripetuti, Vincoli, Vettori compensati (fig. 3). Su
ciascuna di esse è attivo un menu contestuale che permette
di eseguire vari tipi di operazioni sui dati mostrati dalla
griglia.
Figura 3
punti interessati. Ad ogni nuovo inserimento di punti un
controllo verifica se nei pressi dei punti privi di parametri
ionosferici ve ne siano altri che ne abbiano di validi. Se il
quadratino di controllo (check box) della casella Parametri
ionosferici viene attivato (fig. 6) allora si consente
l’assegnazione dei nuovi parametri ionosferici trovati anche
ai punti per i quali era già stato attivato il calcolo facendo
uso di un modello generico; questo di norma comporta la
necessità di eseguire il calcolo della posizione del punto una
seconda volta. L’adozione di parametri ionosferici simili (o
identici) su punti vicini di norma porta ad un
miglioramento dei risultati.
Le rimanenti schede si commentano da sole.
T UTORIAL
Prima di eseguire l’elaborazione occorre fissare i
parametri di calcolo nel pannello delle Opzioni di progetto
(fig. 4).
La scelta è molto ricca e di
agevole consultazione in
quanto sono state predisposte
una serie di schede entro le
quali sono raccolti dati, per
quanto possibile, omogenei.
Nella scheda Ellissi (fig. 4) è
possibile stabilire il livello di
confidenza delle ellissi d’errore
assolute, il disegno delle ellissi
e la scala del disegno.
La scheda relativa al
Sistema di Riferimento (fig. 5)
è di particolare importanza in
quanto in essa viene definito il
Figura 4
sistema di riferimento finale
nel quale inquadrare il rilievo
calcolato.
È bene precisare che in tutte le fasi di lavoro con Gemini
si fa sempre uso solo del sistema di riferimento WGS84.
Solamente nella produzione degli elaborati finali sono
calcolate le coordinate dei punti nel sistema di riferimento
scelto dall’utilizzatore.
In mancanza dei sette
parametri di rototraslazione
naturalmente non sarà
possibile presentare coordinate
in sistemi diversi dal WGS84:
questa evenienza viene
segnalata quando tali
parametri diventano necessari,
senza però che questo
impedisca in alcun modo il
corretto funzionamento del
programma. Anche la scheda
Geoide riveste un’importanza
fondamentale in quanto è da
qui possibile fissare in modo
Figura 5
diretto (indicandone il valore)
o indiretto (caricando un
modello geoidico) il valore dell’ondulazione del geoide,
necessario per il passaggio dalle quote ellissoidiche a quelle
ortometriche dei punti calcolati.
Invece, la scheda Effemeridi serve per scegliere quelle
Broadcast o quelle Precise. Inoltre, quando nei file letti non
sono disponibili i parametri ionosferici Gemini ne adotta di
adeguati in modo da consentire comunque il calcolo dei
Figura 6
Figura 7 e figura 8
Funzionalità
del programma
e commenti
Fatti i debiti controlli
sulle griglie ed eseguito
un controllo sullo stato
delle epoche e dei
satelliti mediante lo
scan dei satelliti (fig. 7)
e la pre-analisi delle
doppie differenze (fig.
8) si procede al calcolo
differenziale.
GEOmedia 1 2006 37
T UTORIAL
La sequenza con la quale il programma Gemini elabora
le basi è la seguente:
Vengono raggruppati i punti indicati come vincoli, quelli
definiti poli di emanazione puri, i punti eventualmente già
calcolati (questo gruppo viene aggiornato al procedere del
calcolo) ed infine tutti i rimanenti
A partire dal gruppo dei punti indicati come vincoli si cerca
il punto dal quale emana il maggior numero di vettori e si
procede al calcolo di questi ultimi. I punti alla estremità di
arrivo dei vettori calcolati (e quindi calcolati a loro volta),
come detto, vengono inseriti nel gruppo dei punti calcolati
ed in ultima analisi avranno la precedenza su quelli non calcolati
per la determinazione della sequenza di processo
Elaborati i vettori che originano dai punti di vincolo si passa
al gruppo dei poli di emanazione puri, fra questi si cerca il
punto dal quale emana il maggior numero di vettori e si
procede al loro calcolo. Anche in questo caso i punti all’estremità
di arrivo dei vettori sono riversati nella lista dei
punti calcolati
La stessa operazione viene poi ripetuta con i punti del gruppo
dei calcolati ed infine, se ancora vi sono vettori da calcolare,
si procede con questi ultimi
Per questo motivo è di fondamentale importanza la scelta
dei punti di vincolo e dei poli di emanazione al fine di
“orientare” nel modo più corretto lo sviluppo del calcolo
differenziale prima e quello della compensazione poi, oltre
al fatto che tale scelta influisce sulle modalità di
produzione dell’elaborato finale per Pregeo.
Nel caso di mancata indicazione di uno o più vincoli o
poli di emanazione, Gemini individua e propone quello più
probabile chiedendo conferma per il proseguo del calcolo.
Al termine del calcolo viene presentato (fig. 9) una lista
dei vettori calcolati (elencati nell’ordine in cui sono stati
elaborati), il tipo di soluzione ottenuta, la lunghezza (media
se ripetuti) e l’esito del test del Chi quadro (il colore giallo
indica che il test è stato superato) con a fianco i valori
teorici di confronto al 95% e 99%.
Dopo l’esecuzione del calcolo differenziale è possibile
osservare la traccia dei residui prodotti nel calcolo mediante
il comando Analisi degli scarti (fig. 10). E’ anche possibile
vedere un solo satellite per volta per meglio analizzare il
grafico mostrato dal programma.
Lo schema concettuale che usa il programma Gemini per
l’elaborazione delle linee di base è il seguente:
Elaborazione delle osservazioni di codice non differenziate
per la stima degli offset degli orologi dei ricevitori
Elaborazione alla doppie differenze di codice per la prestima
della base
Costruzione delle doppie differenze di fase, individuazione e
stima dei salti di ciclo
Compensazione delle doppie differenze di fase per la stima
della base e delle ambiguità iniziali (soluzioni float)
Fissaggio delle ambiguità (soluzioni fixed)
Compensazione delle doppie differenze di fase ad ambiguità
fissate per la stima finale della base
Le compensazioni avvengono sempre ai minimi quadrati e in
ciascuna iterazione vengono stimate ed applicate le correzioni
rispetto ai valori a priori dei parametri incogniti. Alla fine di
ogni iterazione vengono fatti gli usuali controlli per verificare e
rimuovere eventuali errori grossolani.
Logicamente è anche possibile ottenere un rapporto del
calcolo eseguito sia in forma sintetica che estesa. Il
rapporto esteso prevede tutte le informazioni necessarie per
giudicare la bontà del calcolo.
La documentazione è disponibile in cinque differenti
formati, in relazione ai calcoli effettuati:
Documentazione relativa al calcolo differenziale
Documentazione (a tutti i livelli di calcolo) sulle coordinate
calcolate per i punti
Documentazione relativa alla compensazione della rete
Documentazione nel formato di libretto di campagna per
Leonardo QUATTRO
Documentazione nel formato PREGEO versione 8
Al momento le stampe non sono ancora nel formato
definitivo che si prevede siano in PDF.
Figura 9
Figura 11
Figura 10
38
GEOmedia 1 2006
Criteri per l’accettazione
della linea di base elaborata
La parte teorica per il fissaggio delle ambiguità può
essere studiata sull’ottimo articolo di Biagi, Sansò e Scuratti
dal titolo “Il programma Gemini per il GPS Statico in
singola frequenza: algoritmi e test finali” pubblicato sul
Bollettino SIFET n° 4 del 2004 da pag. 29 a pag. 44 dal
quale si evince che Gemini non usa le triple differenze ma
il teorema di Tchebycheff nella forma N-dimensionale che
viene usato in due fasi distinte sia nella ricerca dei valori
interi delle ambiguità che nella valutazione dei vettori
calcolati con le ambiguità intere con una serie di processi
iterativi di cui l’ultimo è uno esclusivo chiamato
convenzionalmente “bootstrap”. Dal punto di vista pratico il
programma presenta, al termine dell’elaborazione, la fig. 11
nella quale bisogna far caso che sia accettato il test del chi
quadro e che lo stato delle ambiguità sia sempre FIX.
In particolare un bollino colorato appare, nella colonna
del “chi quadro”, solo se la soluzione trovata è fix e può
essere rosso, se il risultato del test eccede il valore di
riferimento teorico al 98%, giallo, se compreso fra la soglia
al 98% e quella al 95%, verde se inferiore alla soglia
teorica al 95%.
La successiva colonna “Stato” ci possono essere, invece, 3
diverse informazioni: due in forma iconica ed una di tipo
testuale. Le icone appaiono sempre nella stessa posizione e
quindi lo spazio loro destinato resta vuoto se non ricorrono
le condizioni perché debbano essere mostrate. Le icone
possono essere:
L’icona che indica un vettore per il quale è stato fissato un
“peso” inferiore al 100% per le operazioni di compensazione.
Il valore del peso può essere fissato nel dialogo di proprietà
dei vettori ed interviene sulla matrice di varianzacovarianza
usata nella compensazione della rete
L’icona che indica un vettore al quale è stata applicata una
riduzione della estensione temporale escludendo dal calcolo
della base un gruppo di epoche poste all’inizio e/o alla fine
del periodo di sovrapposizione comune ai due estremi della
base. Come per il peso anche la riduzione temporale del vettore
può essere attuata agendo sul dialogo di proprietà del
vettore. La riduzione temporale comporta l’emissione di una
richiesta di ricalcolo delle basi interessate, se già calcolate
La terza informazione presente nella colonna stato è di
tipo testuale: viene indicata infatti la natura della soluzione
trovata con il calcolo differenziale: FIX o FLOAT.
Per le linee di base che non rispecchiassero tali requisiti
bisogna tornare ad eseguire le elaborazione dopo aver
capito che tipo di intervento si possa eseguire sui dati.
Intervento sui dati
Circa l’intervento che l’operatore può fare sui dati grezzi
il programma prevede le seguenti possibilità:
Eseguire delle finestre sui tempi di acquisizione utilizzati
per linee di base
Abilitare e disabilitare le acquisizioni dai satellitari che possono
essere sia parziali che totali
Modificare l’angolo di elevazione dei satelliti (cut-off)
Il modulo di compensazione
Con la compensazione delle coordinate dei punti si
concludono le fasi di calcolo di Gemini. Il modulo di
compensazione della rete calcolata lavora secondo il
principio dei minimi quadrati per variazione di coordinate
ed ha le seguenti funzioni:
All’avvio della compensazione devono già essere stati
definiti uno più vincoli così da consentire l’orientamento
corretto del rilievo.
Sulla importanza di una corretta attribuzione dei punti di
vincolo e sul fatto che questi sono rilevanti anche al fine di
“orientare” il calcolo delle basi si ricordi che i punti di
vincolo hanno la precedenza sui punti considerati puri poli
di emanazione nella determinazione della sequenza di
calcolo delle basi, oltre a determinare, già in quella fase, la
“traslazione” del rilievo.
Qualora l’avvio del calcolo avvenga senza la definizione di
un vincolo Gemini ne individua uno scegliendolo in modo
che risulti più o meno nel baricentro del rilievo: è chiaro
che questo caso sarebbe sempre da scongiurare in quanto il
rilievo risulterebbe solo intrinsecamente orientato.
I punti compensati sono rappresentati, nella finestra
grafica, con un quadratino blue pieno.
Nella documentazione del calcolo di compensazione
l’utilizzatore può scegliere di visualizzare tutte o parte delle
seguenti informazioni:
i dati riguardanti informazioni di carattere generale sul calcolo
di compensazione (numero di equazioni, di incognite,
ridondanza della rete, parametri di conversione del datum);
i dati riguardanti i vincoli assoluti imposti;
i dati sui punti sottoposti alla compensazione. Se non sono
stati fissati i parametri di rototraslazione con variazione di
scala (sette parametri) (Preferenze, Sistema Riferimento),
saranno documentate solamente le coordinate nel sistema
WGS84. Inoltre per ottenere la quota ortometrica dei punti
deve essere disponibile un valore per l’ondulazione del geoide;
i dati sulle basi indipendenti e sui punti fissati dall’utente
come coordinate e relativi elementi della matrice di varianza-covarianza.
Quello che segue è uno stralcio del file di compensazione:
come si può notare le informazioni fornite sono complete ed
esaurienti.
T UTORIAL
GEOmedia 1 2006 39
T UTORIAL
Dati generali
(a)# Punti che formano la rete........................: 10
(b)# Basi indipendenti.......................................: 10
(-)# Equazioni di osservazione totali...............: 30
(c) equazioni da basi..................................: 30
(d) equazioni da punti osservati...............: 0
(e)# Incognite......................................................: 27
(f)# Numero di vincoli totali............................: 3
(h)# Gradi di liberta (ridondanza rete)..........: 3
Totale punti vincolo (parz. e/o tot.)................: 1
——————————————————————————————————————
——————————————————————————————————————
Varianza totale del sistema : 45.56713
Chi Quadro empirico della rete : 136.701
Chi Quadro teorico al 95% : 7.814
Chi Quadro teorico al 99% : 11.345
Indice di affidabilità di Baarda : 99669850.190
============================================================================
Parametri di riferimento per la valutazione dei residui standardizzati resi.
Livello teorico della distribuzione Tau di Thompson.
Valore di riferimento VTT = 1.697
Livello alfa LAL = 1
Potenza (1-BETA) PBE = 99
Numero gradi di libertà GLI = 3
NOTA: Residui standardizzati superiori a quello teorico qui indicato possono
evidenziare anomalie nell’equazione (probabilmente un outlier).
Queste situazioni sono segnalate con la sigla (>VTT).
============================================================================
*Base n° 1
idBase File di osservazione File nav. Inizi Durata
1-8 1_3431.03o - 8_3430.03o 1_3431.03n 09/12/03 - 15:17:32 00:23:15
Status della base
Status = Fix
Componenti prima del calcolo di compensazione [m]
DX = 15.9871 DY = -196.0791 DZ = 32.4920
Peso della base [%]
peso = 100
Elementi matrice varianza-covarianza pesata, usata in compensazione [m?]
xx = 4.04468e-007
xy = 9.60780e-008 yy = 1.32016e-007
xz = 1.98969e-007 yz = 6.28136e-008 zz = 2.53309e-007
Componenti stimate [m] ± [mm]
DX = 15.9891 ± 1.372 DY = -196.0777 ± 0.975 DZ = 32.4931 ± 1.026
Lunghezza della base [m] ± [mm]
L = 199.394 ± 0.909
Residui componenti calcolate [mm]
cX = 1.9913 cY = 1.3790 cZ = 1.1615
Residui standardizzati [-]
sx = 1.4509 sy = 1.4136 sz = 1.1318
PPM Residui [-] calcolato come ABS((cX/1000) / DX * 1E6)
ppm X = 124 ppm Y = 7 ppm Z = 35
Ridondanza locale della equazione
rX = 0.09 rY = 0.17 rZ = 0.08
Affidabilità della base [m]
aX = 0.069 aY = 0.029 aZ = 0.060
============================================================================
40
GEOmedia 1 2006
Conclusioni
Gemini è un programma semplice da usare e fortemente
innovativo nei concetti e negli algoritmi di calcolo utilizzati
specialmente per la risoluzione delle ambiguità. Come già
detto in precedenza, per il momento, elabora solo dati GPS
sulla prima frequenza e solo su dati RINEX, ma presto sarà
incrementato su dati proprietari, con la seconda frequenza e
per l’elaborazione dei dati in cinematico.
formato .csv di punti di coordinate UTM-WGS84 a
partire dal file RTK così da permettere la visualizzazione
del rilievo anche su altri applicativi.
Inoltre il programma è dotato di altre varie funzionalità
che esulano, però, dallo scopo del presente articolo.
T UTORIAL
Il programma è dotato di un modulo “Esporta in Pregeo
8” (fig. 12) accessibile dal menu “FILE” che, nel modo più
semplice ed in modo automatico e veloce, crea un file
pronto per essere importato in Pregeo.
Files *.DAT da dati
GPS postprocessati
con GEMINI o altri
software
Files *.DAT da stazione
totale elaborati
con Leonardo QUAT-
TRO
e ANTAS
MixerOtto
Files dati da rilievo
RTK
(Trimble, Leica,
Javad, Pentax)
Files *.DAT da stazione
totale elaborati
con applicativi
di terze
parti
Figura 12
Quello che segue è uno stralcio della
stampa del file che si ottiene da “Esporta su Pregeo 8”.
0|090804|1|CG546|123|12|VG|GEOMETRA|CAGLIARI|
9|60|10|20|1245678|8.00-G|FR|Nota:|
1|158701|4661922.43,1071318.14,4204877.77|0.000|158701|
6|L1|09122003-12:47|09122003-13:03|BAS|GDOP=4|
2|1|-659.999,568.571,582.649|0.000001525,0.000000111,-
0.000000081,0.000000685,0.000001125,0.000003433|GDOP=4|0.00
0|1|
1|158701|4661922.43,1071318.14,4204877.77|0.000|158701|
6|L1|09122003-12:47|09122003-13:03|BAS|GDOP=4|
2|2|-663.744,652.825,565.247|0.000003725,0.00000028,-
0.000000172,0.000001665,0.000002732,0.000008426|GDOP=4|0.00
0|2|
………………..
Se, invece, i dati fossero di tipo misto e cioè mescolando
misure GPS e terrestri è disponibile un particolare
programma chiamato Mixerotto (sviluppato dalla Leonardo
Software House) che non è un semplice assemblatore di
rilievi misti ma è dotato di alcune funzioni di elaborazione
dei dati acquisiti dai file provenienti anche dai rilievi RTK
che permettono di risolvere i problemi di un punto non
stazionabile con il GPS o la scrittura di veri e propri files
di “picchettamento GPS”.
Come si intuisce dallo schema riportato, lo scopo ultimo
di Mixerotto è la produzione di un file .dat per il Pregeo 8.
Ma non è tutto: si possono produrre anche files nel
Il programma, molto semplice da usare, è corredato di un
ottimo ed esauriente manuale in italiano scritto in forma
corretta e ricco di figure e consigli.
Inoltre, in un’apposita appendice, vengono riportate le
istruzioni relative all’acquisizione dei dati in formato
proprietario dalle strumentazioni Trimble, Topcon e Leica.
Autore
VITTORIO GRASSI
Email: vittorio_grassi@fastwebnet.it
PREGEO 8
GEOmedia 1 2006 41
C ARTOGRAFICA
La produzione degli
organi cartografici
dello Stato
Gli organi cartografici dello Stato
Dalla Legge n. 68/1960:
Art. 1. Sono organi cartografici
dello Stato:
. L’Istituto geografico militare;
. L’Istituto idrografico della
marina;
. La sezione fotocartografica
dello Stato Maggiore
Aeronautica;
. L’amministrazione del
Catasto e dei servizi Tecnici
Erariali;
. Il Servizio Geologico.
La cartografia ufficiali e dello
Stato è costituita dalle carte
geografiche, topografiche,
corografiche, nautiche, aeronautiche,
catastali e geologiche pubblicate da
un ente cartografico dello Stato e
dall’ente stesso dichiarate ufficiali.
Le carte aeronautiche e geologiche
sono ufficiali limitatamente alle
particolari rappresentazioni di
carattere aeronautico e geologico che
vi sono contenute. Sulle carte
ufficiali è impressa, a cura dell’ente
produttore, apposita stampigliatura.
Le Regioni provvedono alla
formazione di cartografia tecnica a
grande scala con denominatore
5.000 o 10.000.
L'attuale produzione di cartografia dello Stato è ancora regolamentata dalla
legge 2 febbraio 1960, n. 68 (Norme sulla cartografia ufficiale dello Stato e
sulla disciplina della produzione e dei rilevamenti terrestri e idrografici) che
definisce gli organi abilitati alla produzione ufficiale della Cartografia italiana. Diamo
inizio con questo numero a una una breve panoramica sulla produzione
cartografica iniziando da quella cartacea dell'Istituto Geografico Militare. L'Istituto
opera per assicurare ai numerosi utenti, sia pubblici che privati, prodotti
cartografici che offrano la totale garanzia sia in termini di contenuti sia di ufficialità
per la descrizione del territorio. Trae le sue origini dall'Ufficio del Corpo di Stato
Maggiore del Regio Esercito che nel 1861 aveva riunito in sè le tradizioni e le
esperienze dell'omologo Ufficio del Regno Sardo, del Reale Officio Topografico
Napoletano e dell'Ufficio Topografico Toscano. Trasferito da Torino a Firenze nel
1865, nella sede attualmente occupata, fu trasformato in Istituto Topografico
Militare nel 1872 per assumere, 10 anni più tardi, l'attuale denominazione.
L’Istituto Geografico
Militare (I.G.M.)
A causa delle particolari vicende
storiche che investirono l’Italia nei
secoli scorsi, il nostro paese si dotò
solamente nel 1870 di un progetto
cartografico unitario. Tutti gli altri
paesi europei avevano invece fin dagli
inizi del secolo intuito l’importanza di
possedere una cartografia affidabile e
aggiornata per servire non solo le
esigenze di carattere militare ma
anche quelle di sviluppo tecnologico e
sociale dei rispettivi paesi. Il governo
del Regno d’Italia, considerando
inadeguati i lavori svolti nel periodo
preunitario, affidò all’allora Istituto
Topografico Nazionale (il quale
assunse l’attuale denominazione IGM
nel 1882) l’esecuzione del progetto di
rilevamento generale del territorio
dello Stato e della formazione della
nuova Carta Topografica d’Italia alla
scala 1:100.000. Cominciò così
l’operato ed il viaggio dell’IGM al
servizio dell’Italia.
Le prime esperienze
fotogrammetriche dell’Istituto furono
condotte nel 1876 in occasione del
rilevamento del Gran Sasso e le
seguenti sperimentazioni in questo
campo dimostrarono quanto questo
tipo di tecniche fossero importanti in
particolare per i rilevamenti di zone
impervie e d’alta montagna. La
Grande Guerra rallentò di molto
l’attività dell’Istituto ma, non appena
essa terminò, le esperienze ottenute
tramite le fotografie aeree a scopi
militari, portarono a concretizzare, alla
fine degli anni ’20, procedimenti atti a
rendere tecnicamente possibile ed
economicamente conveniente
l’esecuzione di carte topografiche da
fotogrammi presi dall’aereo.
Seguirono negli anni importanti
trasformazioni nell’inquadramento
geometrico in termini di sistema di
riferimento generale: nel 1940 fu
adottato l’ellissoide internazionale di
Hayford e, nel 1948, fu cambiata
anche la proiezione cartografica: venne
introdotta la rappresentazione
conforme di Gauss-Boaga.
Al giorno d’oggi, la decisa
accelerazione del progresso tecnologico
degli ultimi trent´anni ha messo a
disposizione dei topografi e dei
cartografi nuovi e potenti mezzi:
tecniche di rilevamento satellitare,
metodologie ed applicazioni
informatiche, procedure digitali di
acquisizione ed elaborazione dei dati
territoriali. L´Istituto Geografico
Militare risulta essere presente anche
in questo scenario in rapida evoluzione
42
GEOmedia 1 2006
e si osserva come, oltre all’attività
orientata alla produzione di nuove
forme di presentazione
dell’informazione geografica e a quella
di formazione di sistemi informativi
geografici, esso si occupi soprattutto
della creazione di una warehouse di
dati informazioni geografiche dove far
confluire i dati numerici posseduti e a
cui accedere per via telematica per
realizzare produzioni diversificate.
La produzione cartografica
dell’I.G.M può essere riassunta dal
seguente quadro:
Serie 25 Carta topografica
d’Italia 1: 25.000
La carta si
compone di 2298
elementi alla
scala 1 :25000,
denominati sezioni
, che hanno
le dimensioni di
6’ in latitudine e
10’ in
longitudine. La serie 25 verrà
sostituita dalla serie 25/DB. Le
sezioni, elaborate con rilievo
aerofotogrammetrico numerico o
analogico e successivamente disegnate
con metodologie automatiche o
manuali, sono inquadrate nella
rappresentazione conforme Universale
Trasversa di Mercatore (UTM); il
sistema di riferimento geodetico è
basato sull’ellissoide internazionale con
orientamento medio europeo (ED
1950). Questa cartografia ha
l’orografia a curve di livello con
equidistanza di 25 m e riporta i
confini di stato, i limiti amministrativi
regionali, provinciali e comunali. E’
stampata a 4 colori. Il taglio
geografico di una sezione è
sottomultiplo della carta d’Italia alla
scala 1: 50000 (un quarto) ed
abbraccia una zona di terreno pari
circa 150 kmq contro i circa 100 kmq
della tavoletta serie 25v.
Serie 25/DB Carta topografica
d’Italia 1: 25.000
La carta si
compone delle
analoghe
caratteristiche
dimensionali della
serie 25. Le
sezioni, sono
ottenute con
stereorestituzione
numerica o derivate dalla cartogra?a
tecnica regionale numerica, sono
inquadrate nella rappresentazione
conforme Universale Traversa di
Mercatore (UTM); il sistema di
riferimento geodetico è l’ETRS89,
basato sull’ellisoide GRS80. Il
contenuto informativo è relativo alle
opere dell’uomo, all’idrografia, alla
vegetazione ed all’orogra?a. Il disegno
è anche in vera grandezza rapportato
alla scala; ove ciò non è possibile si
ricorre ad appropriata simbolizzazione
come nel caso delle curve di livello
(equidistanza di 25 m.) per la
raffigurazione dell’orografia; sono
indicati i confini di stato, i limiti
amministrativi regionali, provinciali e
comunali. La stampa è effettuata in
quadricromia. Il taglio geogra?co di
una sezione, analogo a quello della
serie 25, è un quarto di quello della
carta d’Italia alla scala 1:50 000 ed
abbraccia un territorio di circa 150
Km2.
E’ associata al prodotto 25/DB, ovvero
alla corrispondente raccolta di dati
geografici organizzata in logica di
database relazionale con geometria a
struttura topologica.
Serie 50 e 50/L Carta
topografica d’Italia 1: 50.000
La carta si
compone si
636
elementi
alla scala
1:50000,
denominati
fogli, che
hanno le
dimensioni di 20’ in longitudine e 12’
in latitudine. La carta è in corso di
allestimento. E’ inquadrata nella
rappresentazione conforme Universale
Trasversa di Mercatore (UTM), il
sistema di riferimento geodetico è
basato sull’ ellissoide internazionale
con orientamento medio europeo (ED
1950). Questa cartografia è derivata
dai rilievi alla scala 1:25000, ha l’orografia
a sfumo e curve di livello con
equidistanza di 25 metri, riporta i
confini di Stato ed i limiti
amministrativi regionali, provinciali e
comunali. E’ pubblicata in due serie:
Serie 50 a 6 colori, con l’orografia a
sfumo e curve con sovrastampa del
reticolato chilometrico in magenta;
Serie 50/L a 3 colori, con l’orografia
a sole curve e con sovrastampa dei
limiti amministrativi in viola.
Serie 25/v Carta topografica
d’Italia 1: 25.000 (vecchia edizione)
La carta si
compone di
3545
elementi alla
scala 1:
25000,
denominati
“tavolette”;
che hanno le
dimensioni di 7’30” in longitudine e
5’ in latitudine. La carta è tutta
pubblicata. E’ inquadrata nella
rappresentazione conforme di Gauss
Boaga, nel sistema geodetico nazionale
(ellissoide internazionale con
riferimento a Roma M. Mario 1940)
con reticolato chilometrico UTM
riferito al sistema geodetico europeo
(ED 50). E’ pubblicata a seconda delle
aree in una sola delle tre versioni : a
un solo colore (nero); a 3 colori (nero,
bistro e azzurro); a 5 color (nero,
bistro, azzurro, verde e rosso). Nel
1986 è iniziato l’aggiornamento
parziale delle tavolette relative alla
zona nordorientale dell’Italia.
Serie 100/v e 100/L Carta
topografica d’Italia 1: 100.000
La carta
si
compone
di 278
elementi
alla scala
1:
100000,
denominati fogli, che hanno le
dimensioni di 30’ in longitudine e 20’
in latitudine.
La carta è tutta pubblicata.
E’ inquadrata nella rappresentazione
conforme di Gauss Boaga, nel sistema
geodetico nazionale (ellissoide
internazionale con orientamento a
Roma M. Mario 1940). La carta è
derivata dai rilievi alla scala 1:25000.
Ha l’orografia a sfumo e curve di
livello con equidistanza di 50 metri,
riporta i confini di Stato ed i limiti
amministrativi regionali e provinciali.
E’ pubblicata in due serie: Serie
100/V a 5 colori o, per alcuni fogli, a
7 colori, con l’orografia a sfumo e
curve di livello. La disponibilità di
una esclude l’altra. Serie 100/L 2
colori con i limiti amministrativi e
l’ubicazione delle sedi comunali in
viola.
C ARTOGRAFICA
GEOmedia 1 2006 43
C
ARTOGRAFICA
Serie 250 Carta regionale
d’Italia 1: 250.000
La carta si
compone di 15
fogli alla scala
1: 250000, di
dimensioni
variabili a
seconda delle
estensione delle
regioni amministrative. E’inquadrata
nella rappresentazione conforme di
Gauss Boaga, con l’origine della
longitudine corrispondente al
meridiano di Greenwich. In ciascun
foglio sono rappresentate una o due
regioni amministrative. E’ derivata
dalla carta alla scala 1:200000. Ha
l’orografia a sfumo e curve di livello
con equidistanza di 100 metri, riporta
i con?ni di Stato, i limiti
amministrativi regionali e provinciali
sovrastampati in viola e l’indicazione
delle distanze chilometriche parziali e
totali. E’ stampata a 13 colori.
Serie 500 Carta internazionale
del Mondo 1: 500.000
La carta si
compone per la
parte di
competenza
italiana, di 14
fogli alla scala 1:
500000, che
hanno di norma le dimensioni di 4° in
longitudine e 2° di latitudine. E’
inquadrata nella rappresentazione
conica conforme di Lambert con
l’origine della longitudine
corrispondente al meridiano di
Greenwich e con il reticolato UTM
riferito al sistema geodetico europeo
(ED 1950). Ha l’orogra?a a tinte
ipsometriche, riporta i con?ni di Stato,
i limiti amministrativi regionali e
provinciali e l’indicazione delle
distanze chilometriche. E’ stampata a
12 colori.
Serie 1000 Carta internazionale
del Mondo 1: 1.000.000
La carta si
compone, per la
parte di
competenza
italiana, di 6
fogli alla scala
1:1000000, che
hanno le dimensioni i 6° in
longitudine e 4° in latitudine. E’
inquadrata nella rappresentazione
policonica modificata con l’origine
della longitudine corrispondente al
meridiano di Greenwich e con il
reticolato UTM basato sull’ellissoide di
Clarke 1880 modificato. Ha l’orografia
a tinte ipsometriche con l’altimetria
espressa in metri, riporta i confini di
Stato ed i limiti amministrativi
regionali e provinciali. E’ stampata a
7 colori.
Carta d’Italia 1 : 1.250.000
La carta è
inquadrata nella
rappresentazione
conica conforme
di Lambert con
l’origine della
longitudine
corrispondente al
meridiano di Greenwich. Ha
l’orografia a tinte ipsometriche e curve
di livello, riporta i confini di Stato, i
limiti amministrativi regionali e
provinciali e l’indicazione delle
distanze chilometriche parziali e totali.
E’ stampata in un unico foglio a 13
colori avente le dimensioni di cm. 97
x 132.
Serie 1000 db
Il mondo 1301-1
La carta si compone di 6 fogli alla
scala 1:1 000 000, che hanno le
dimensioni di 6 ° in longitudine e 4 °
in latitudine.
È stata compilata in IGM nel corso
dell'anno 2004, partendo da
db1000 IGM 2003
ortofoto aima
dati istat
le serie igm 1301 e 1404
È inquadrata nella rappresentazione
policonica modificata con l'origine
della longitudine corrispondente al
meridiano di Greenwich e con il
reticolato UTM basato sull'ellissoide di
Clarke 1880 modificato. Ha l'orografia
a tinte ipsometriche con l'altimetria
espressa in metri, riporta i confini di
Stato ed i limiti amministrativi
regionali e provinciali. La carta non fa
testo nella delimitazione dei confini
internazionali. Stampata a colori.
L’attuale produzione dell’I.G.M. è
volta essenzialmente alla realizzazione
di un nuovo 50000 inquadrato nel
Sistema U.T.M. e con taglio diverso
impostato sulle zone di quella
rappresentazione.
A cura della Redazione
L'I.G.M. realizza anche prodotti
completamente digitali che
esamineremo in dettaglio in un
prossimo numero. Tra questi
ricordiamo:
Cartografia Numerica riferita
ad elementi cartografici privi di
mare e laghi principali
L'odierna attività dell'I.G.M. è
sempre più orientata alla
formazione di sistemi informativi
geografici da cui estrarre le
versioni su carta alle scale
1:25000, 1:50000, 1:250000, ecc..
L'attività di produzione volge
quindi alla generazione di dati
numerici cartografici, secondo
tecniche e standard
all'avanguardia per il settore.
Dati in forma raster
I dati sono stati acquisiti
tramite scansione e
georeferenziazione dei tipi
cartografici della cartografia a
varie scale.
Dati in forma matrix
Il grigliato regolare di quote è
generato dall'orografia vettoriale
(curve di livello e punti quota). I
passi di scansione sono di 20 m,
1" e 3" e le rispettive unità di
cessione sono 10 km per 10 km,
10' in longitudine per 6' di
latitudine e 20' in longitudine per
12' in latitudine.
Dati cartografici in forma vector
I dati sono stati acquisiti dalla
cartografia esistente mediante
digitalizzazione ed organizzati in
"files" ognuno corrispondente ad
un elemento cartografico ad
eccezione dei limiti amministrativi
che sono stati acquisiti per
Regione amministrativa.
Database VMap level 1
Il dato è un database
cartografico vettoriale di tipo
relazionale con geometria a
struttura topologica.
44
GEOmedia 1 2006
Autodesk offre un contributo alla comunità
Open Source con il software di Web Mapping
Aconferma della crescente attenzione per il mercato dell’Open Source,
Autodesk ha annunciato il rilascio del codice per MapGuide Open
Source, la nuova piattaforma della società per il Web Mapping Open
Source. Uno snapshot del codice sorgente di MapGuide Open Source è
attualmente disponibile attraverso la MapServer Foundation, la nuova
organizzazione indipendente no-profit nata con la missione di
supportare e promuovere il Web Mapping Open Source. Tra i soci
fondatori si annoverano i membri del Comitato direttivo tecnico di
MapServer, l’Università del Minnesota, il DM Solutions Group e
Autodesk. Una lettera dei leader del gruppo, che descrive in dettaglio
la loro decisione di collaborare, è disponibile anche sul sito Web della
fondazione.
La collaborazione riflette il desiderio di fornire ai clienti innovazioni più rapide, versioni più recenti del prodotto ed
un minore costo totale di gestione. Con MapGuide Open Source si consente agli sviluppatori di creare e rendere
rapidamente disponibili importanti applicazioni geospaziali. La soluzione opera con i più recenti strumenti di sviluppo
come il PHP, .NET e Java per implementare in tempi rapidi potenti applicazioni per ambienti server Windows o
Linux. Si possono pubblicare le viste spaziali sia sulla propria intranet che sul web o utilizzando la tecnologia DWF di
Autodesk per la visualizzazione delle informazioni geospaziali anche senza bisogno di una connessione a Internet.
Autodesk prevede di offrire nel 2006 una versione commerciale del prodotto, denominata Autodesk MapGuide
Enterprise 2007, nonché un ambiente di authoring per gestire l’organizzazione dei dati geospaziali e la preparazione
degli stessi per la diffusione tramite Internet.
MapGuide Open Source è concesso in utilizzo secondo il modello di licenza GNU LGPL. Il sito del progetto
supporterà i contributi dei codici, nonché la raccolta e risoluzione dei bug, le liste di distribuzione e i forum di
discussione. Come parte di MapGuide Open Source, Autodesk renderà anche disponibile il codice sorgente per la sua
tecnologia Feature Data Objects (FDOs), che offre una potente interfaccia di programmazione delle applicazioni per
accedere a qualsiasi tipo di informazione geospaziale. Autodesk contribuirà al progetto Open Source con circa una
dozzina di provider FDO, tra cui ArcSDE, WFS, WMS, SHP, ODBC e MySQL.
A
ZIENDE e PRODOTTI
www.mapserverfoundation.org
www.autodesk.it
(Fonte: Redazionale)
Da Matrox la prima Remote Graphics Unit
La tecnologia Matrox Remote Graphics Unit è ideale per una varietà di applicazioni
mission-critical utilizzate dai centri operativi dei servizi di emergenza e
monitoraggio e dai centri di controllo in genere (computer-aided dispatch, security
monitoring, process control).
Matrox Extio mette a disposizione nuovi livelli di sicurezza ed affidabilità poichè le
parti più critiche del computer - dischi, memoria e processori - possono venire
sistemate in apposita zona separata, dotata delle necessarie misure di sicurezza e
salvaguardia. Una tale soluzione presenta indubbi vantaggi: si risparmia spazio
nell’area della postazione di visualizzazione, si elimina la fonte di potenziale
rumorosità e si consente all’amministratore di sistema di accedere e mantenere lo
stesso in un luogo separato e controllato. Questa tecnologia si distingue, rispetto ad
altri dispositivi per Extension, in virtù dell’elevata integrazione, affidabilità, qualità d’immagine e distanza supportata.
La versatile Remote Graphics Unit (RGU) Matrox Extio F1400 integra chip grafico Matrox, 128 MB di memoria,
connettore dual-LC per il cavo a fibra ottica, 4 connettori DVI-I, 6 porte USB 2.0 (4 sul fronte e 2 sul retro),
hardware audio, connettore ottico per l’uscita dell’audio digitale, connettori audio analogico per ingresso linea e
microfono e per l’uscita audio. Al fine di soddisfare i diversi requisiti di slot dei computer, Matrox offre separatamente
schede di interfaccia (fibra ottica) sia per il bus PCI che per il bus PCI Express (PCIe).
www.matrox.com/mga/italiano/company_info/contact_us.cfm
(Fonte: Redazionale)
GEOmedia 1 2006
45
A ZIENDE e PRODOTTI
Mars Reconnaissance Orbiter raggiunge l’orbita di Marte
James Graf, MRO Project Manager, si congratula con il
suo team sotto lo sguardo di Charles Elachi, Direttore
del JPL. (Images Courtesy NASA/JPL-Caltech)
I
lettori delle nostre pagine sanno che da tempo seguiamo con
particolare attenzione le missioni per l’esplorazione di Marte. Siamo
dunque felici di annunciare che la sonda Mars Reconnaissance Orbiter
(MRO) ha superato la fase più critica dell’intera missione quando, il
10 marzo, ha compiuto con successo la critica manovra per l’ingresso
nell’orbita del pianeta.
La manovra, detta Mars Orbit Injection, ha richiesto, oltre alle
prodezze di navigazione su distanze interplanetarie, l’attivazione del
sistema di propulsione dopo mesi dal lancio e il perfetto
funzionamento dei sistemi automatici di bordo perché, a causa della
distanza tra la Terra e Marte (devono infatti passare 12 minuti
affinché avvenga il collegamento, in una direzione), tutte le attività
devono essere gestite autonomamente a bordo.
Al termine della manovra è seguita una pausa lunga diversi minuti
durante la quale il team di controllo volo, ha trepidamente atteso che
la sonda uscisse da dietro il pianeta per determinare il successo, o
meno, della manovra e, dunque, dell’intera missione. Ed il successo,
liberatorio, è stato anche corroborato dal fatto che i dati telemetrici e
di navigazione hanno subito dimostrato che nella storia delle missioni
interplanetarie verso il pianeta rosso, MRO ha conseguito un nuovo
record di precisione nella navigazione.
Nei prossimi mesi MRO, inseritasi in un’orbita fortemente ellittica del
periodo di 36 ore, utilizzerà ripetuti passaggi nell’atmosfera del
pianeta (circa 500), con manovre di aerobraking, per modificare la
propria orbita e portarla nella configurazione per l’osservazione
scientifica, a quote ben più basse, entro il mese di settembre.
MRO è stata lanciata da Cape Canaveral il 12 Agosto 2005 e da quel
giorno la missione ha proceduto senza il minimo intoppo. L’Italia
partecipa a MRO con uno strumento, il radar SHARAD (realizzato da
Alcatel Alenia Space), del quale abbiamo parlato anche in precedenti
numeri di GEOmedia.
I propulsori di MRO frenano la sonda durante la
manovra di inserimento in orbita marziana.
(Images Courtesy NASA/JPL-Caltech)
(Fonte: Redazionale)
Da ESRI una nuova versione di Job Tracking per ArcGIS
Esri ha appena annunciato l’uscita della versione 3 di Job Tracking per ArcGIS
(JTX). Quest’ultima versione include notevoli migliorie dal punto di vista
dell’usabilità, il supporto per vari tipi di flusso di lavoro ed, ovviamente, nuove
funzionalità.
JTX è un’estensione ad ArcGIS che fornisce un framework di integrazione per gli
ambienti dei geodatabase multiutente. Questo tipo di gestione del flusso di
lavoro aziendale semplifica ed automatizza molti aspetti introducendo notevoli
linee guida ed apportando un incremento dell’efficienza ed un significativo
risparmio di tempo su progetti GIS a livello aziendale (ad esempio sulla
manutenzione dei dati e sul mapping commerciale).
Le nuove caratteristiche di JTX includono una migliore integrazione con gli
strumenti spaziali di ArcGIS, strumenti avanzati di query e di visualizzazione,
APIs esteso per funzionalità personalizzate e configurabilità potenziata. Inoltre sono presenti opzioni aggiuntive per
creare nuovi lavori, la possibilità di modellare e di interagire graficamente con flussi di lavoro in real-world ed un
sistema interno di notificazione di e-mail con templates dedicati alle azioni effettuate all’interno di JTX.
JTX3 necessita di ArcSDE oltre ad ArcInfo o ArcEditor 9.0 o 9.1.
www.esri.com/jobtracking
(Fonte: Redazionale)
46
GEOmedia 1 2006
Microsoft lancia Windows Live Local
A
ZIENDE e PRODOTTI
Microsoft ha ultimamente reso disponibile una versione preview del
software dedicato a Live Local e grazie al quale si potranno
effettuare tour virtuali di una città proprio come fossimo seduti sul
sedile di una macchina.
Live Local rappresenta il risultato degli sforzi che la società di
Redmond sta sempre maggiormente dedicando nel settore del mapping
associato all’informazione locale. Microsoft sembra intenzionata ad
utilizzare questa tecnologia all’interno del suo nuovo sito dedicato alla
ricerca ed al mapping in ambito locale.
Al momento, il numero delle città all’interno delle quali è possibile
effettuare tour virtuali tramite la nuova tecnologia Microsoft è limitata
a Seattle e a San Francisco, mentre le altre città possono essere
visitate attraverso diverse viste: quella aerea, stradale ed in modalità
bird’s eye.
Microsoft ha sfruttato l’aiuto di Facet Technology Corp. che, grazie alla
sua tecnologia SightMap, ha raccolto circa 700 milioni di immagini ad
alta risoluzione (per 200 TeraBytes di dati), ottenute a distanza di otto
metri l’una dall’altra a bordo di furgoni che hanno girato in lungo e
in largo per le città in questione. La società ha foto-mappato più di
516.000 miglia di strade ed indicizzato dozzine di aree metropolitane
in tutti gli Stati Uniti.
All’interno della preview accessibile tramite il link sul sito Windows
Live Local, ci si trova di fronte ad uno schermo diviso in due ed in
cui la parte superiore mostra il parabrezza ed i finestrini laterali della
macchina, mentre la parte inferiore dello schermo è dedicato alla
navigazione. Si può viaggiare utilizzando tre viste: quella da una
macchina da corsa, di una macchina sportiva o del pedone. Le
differenze nelle funzionalità del programma, in questi tre casi, sono
praticamente nulle ed il tutto si riduce ad una mera distinzione
estetica. La scelta delle modalità di visualizzazione, quella si, risulta
importante: scegliendo tra le modalità street, road o hybrid infatti, è
possibile avere come riferimento di navigazione le stesse foto prese al
livello stradale, una mappa stradale oppure entrambe.
http://local.live.com
(Fonte: Redazionale)
GEOmedia 1 2006
47
A ZIENDE e PRODOTTI
A spasso su Marte
Grazie all’unione di centinaia di foto scattate
da Mars Odissey, l’orbiter della NASA
che staziona attorno a Marte, è possibile, per
scienziati o semplici curiosi, effettuare una suggestiva
esplorazione del canyon Valles
Marineris, che si dilunga sul suolo marziano
coprendo una distanza che si aggira attorno ai
4000 km. Le pareti del canyon, di altezza paragonabile
al Monte Everest, si pensa che un
tempo fossero attraversate dall’acqua e la loro
attività al momento consiste di gigantesche
frane che depositano tonnellate di materiale sul fondo del canyon. Valles Marineris è di sicuro uno dei luoghi più interessanti
e complessi del pianeta rosso, per questo l’interesse degli scienziati nel ricreare un viaggio virtuale all’interno di esso è stato
immediato non appena il materiale è stato sufficiente a metterlo in opera. Il fly-through del canyon è disponibile all’url
www.nasa.gov/mission_pages/mars/missions/odyssey/20060313.html, mentre per gli strumenti speciali di navigazione si può
far riferimento all’indirizzo http://themis.asu.edu .
Mars Odissey è dotata del Thermal Emission Imaging System grazie al quale è stato possibile ottenere immagini del
suolo così dettagliate; per comprendere in pieno, infatti, tutti i processi di erosione, smottamento e gli effetti propri
dell’acqua sul suolo marziano, c’è bisogno ovviamente di immagini di grandi dimensioni, ma che soprattutto
restituiscano un elevato livello di dettaglio. Alcune parti del canyon erano già state osservate in alta risoluzione ma
questa volta, grazie all’orbiter della NASA, con una risoluzione di 100 metri per pixel si sono ottenuti risultati
complessivi veramente stupefacenti.
Oltre al mosaico completo della Valles Marineris, il team addetto alla camera di mars Odissey è quasi pronto a
fornire un set completo di dati relativo alle immagini dell’intero pianeta con una risoluzione di circa 232 metri per
pixel, che rappresenterà la vista più dettagliata mai ottenuta di Marte.
Mars Odissey raggiunse il pianeta nel 2001 ed il suo Thermal Emission Imaging System cominciò l’osservazione di
Marte nel febbraio 2002, sia su lunghezze d’onda visibili che all’infrarosso, soluzione adottata per catturare immagini
del suolo nonostante fosse velato da polvere atmosferica. La sonda è gestita dal Jet Propulsion Laboratory della NASA
con sede a Pasadena.
(Fonte: Redazionale)
Una soluzione cartografica web
pronta per la Pubblica Amministrazione
GeoGraphics di Ferrara, Business Partner EsriItalia, annuncia la disponibilità’ di una soluzione pacchettizzata per la pubblicazione
di progetti GIS per la Pubblica Amministrazione che quotidianamente, di fronte alle sfide del decentramento,
dei minori trasferimenti dallo stato, dei nuovi servizi da erogare, delle carenze di personale, deve orientare una organizzazione
spesso costituita sugli adempimenti ad una legata alla gestione di processi che assicuri nel contempo l’integrità del procedimento
amministrativo.
Con questa soluzione in ambiente ArcIMS dei Esri si realizza un sistema informativo in grado di assicurare la
necessaria gradualità della transizione e la tenuta nel tempo del sistema.
La soluzione Web, unitamente alle tradizionali soluzioni client di GeoGraphics, e’ la risposta per accompagnare le
Amministrazioni, nel mondo dell’innovazione.
Operativa per i modelli già adottati in altri contesti quali l’urbanistica (autonoma e federata), la verifica della base
imponibile ICI e TARSU, il patrimonio e circolarità della conoscenza del territorio, questa soluzione, sviluppata
intorno ai progetti per la Carta Geografica Unica della Provincia di Ferrara e del Portale Multi Metropolitano del
Comune di Napoli, si inquadra in questo contesto finalizzato alla ri-organizzazione dei dati attraverso il Web SIT.
L’approccio generale prevede la realizzazione di un SIT locale (GeoPRG) basato su un modello dati che confluisca nel
SIT, pubblicato tramite servizi ASP in una applicazione basata sul motore ArcIMS di Esri.
www.geographics.it
(Fonte: Redazionale)
48
GEOmedia 1 2006
Da Trimble il sistema GNSS R8 potenziato con tecnologia R-Track
Il sistema GNSS Trimble R8 è un ricevitore GNSS (Global Navigation Satellite System) multicanale
e multi-frequenza, con antenna e radio data-link integrati in un unico dispositivo
compatto. Trimble R8 combina tecnologia avanzata ed affidabilità del sistema per fornire il
massimo dell’accuratezza e della produttività. La tecnologia Trimble R-Track supporta sia i
segnali L2C e L5 della modernizzazione del GPS che i segnali L1/L2 GLONASS. I segnali
GNSS sono in grado di fornire dei reali benefici sul campo ai professionisti del rilievo. La
struttura di GNSS Trimble R8 è stata provata e testata interamente: come rover è robusto,
leggero e senza cavi; il dispositivo può essere utilizzato come base o come rover a seconda delle
necessità di lavoro. Per le comunicazioni l’R8 dispone di una radio interna opzionale da 450
MHz da utilizzare come stazione base senza cavi o di un modulo GSM/GPRS opzionale per la
connessione a internet e per l’uso come rover in una rete Trimble VRS. Il sistema GNSS
Trimble R8 è stato progettato per supportare l’originale soluzione Integrated Surveying di
Trimble. Si potranno infatti combinare i propri dati ottici e GPS in un unico file di lavoro con
il software di campagna Trimble Survey Controller. Trimble R8 potrà anche essere usato come parte del Trimble IS
Rover; basterà infatti aggiungere un prisma alla palina del rover e associare Trimble R8 ad un sistema ottico
robotico, come la stazione totale Trimble S6. Questa soluzione integrata permetterà di massimizzare il meglio di
entrambe le tecniche di rilievo, per un’efficienza sul campo ancora maggiore.
A
ZIENDE e PRODOTTI
www.trimble.com
(Fonte: Redazionale)
Da ABACO DbMap Pocket
DbMap Pocket è una completa soluzione software GIS che si integra nell’architettura tipica di un moderno Sistema
Informativo Territoriale centralizzato su database Spatial e che sfrutta tutte le caratteristiche di mobilità dei
sistemi portatili più diffusi come PDA, SmartPhones, anche dotati di apparecchiature specifiche quali GPS, bussole
elettroniche e così via. E’ un prodotto che, oltre a visualizzare e consultare mappe vettoriali, immagini satellitari, foto
aeree e immagini raster provenienti da un SIT, rende possibile in modo semplice ed intuitivo la gestione di progetti
finalizzati all’acquisizione di dati sul territorio, mediante complete ed evolute funzionalità di editing dei dati geografici
e degli attributi, organizzate in efficaci comandi progettati per rendere funzionale l’attività di censimento, anche
mediante dispositivi GPS. Il tutto perfettamente integrato con le caratteristiche dell’hardware utilizzato. Con poche e
semplici operazioni l’utente può rendere immediatamente operativo il proprio sistema mobile, trasferendo in memoria la
base dati necessaria alle missioni da svolgere sul campo. Infatti mediante appositi comandi disponibili in DbMAP
Viewer & Author e DbMAP Data Manager l’operatore è in grado di sincronizzare la base dati centrale e di organizzare
le proprie missioni ottenendo dalla stessa tutti gli strati informativi geografici occorrenti, con i relativi attributi da
organizzare in form utilizzabili nel software DbMAP Pocket. DbMAP Pocket è disponibile anche comprensivo di codici
sorgenti all’interno della versione Developer Kit, ovvero l’SDK completo di tutte le librerie (.lib) necessarie allo sviluppo
di nuove applicazioni per dispositivi mobili.
www.abacogroup.it
(Fonte: Redazionale)
GEOmedia 1 2006
49
T
ERRA E SPAZIO
Dall’inizio di quest’anno
EGNOS, European
Geostationary Navigation Overlay
Service, iniziativa dell’Unione
Europea e dell’Agenzia Spaziale
Europea, è operativo e nel
corso dell’anno raggiungerà i
livelli di servizio richiesti
dapprima per le applicazioni
commerciali e, all’inizio del
2007, quelli per le applicazioni
Safety Of Life. Sarà dunque il
conseguimento finale di EGNOS
V2.1 al quale farà seguito un
programma di evoluzione
articolato in tre altre fasi che si
estenderanno almeno fino alla
fine del 2011 con ampliamenti
della copertura, della fornitura
di servizi anche nella nuova
banda L5, fino all’integrazione
con Galileo. In questo articolo,
che gode della collaborazione
della Next SpA, realizzatrice
anche dell’applicazione descritta
nella rubrica Reports di questo
stesso numero, vogliamo
evidenziare alcuni aspetti del
sistema che non ci sembra
ancora ben apprezzato a livello
utente e due prospettive note
come SISNET ed ESA ALIVE.
EGNOS:
è ora di usarlo
di Fabrizio Bernardini
EGNOS in un certo senso
dipende interamente dal GPS
perché offre un miglioramento
dello stesso. Il segnale di EGNOS è
inoltre trasmesso sulle stesse frequenze
e con un formato simile a quello del
GPS, permettendo una più facile
integrazione del sistema all’interno di
architetture di ricevitori GPS esistenti.
Tuttavia, grazie alla particolare facilità
d’impiego (perché opera dell’orbita
geostazionaria, in posizione fissa
rispetto all’osservatore), può essere
usato anche solo per servizi secondari,
come la ricezione di messaggi e la
sincronizzazione al tempo universale
(UTC).
Esso offre la possibilità oggi di
realizzare e collaudare sistemi che
trarranno in futuro beneficio dal
sistema Galileo; l’esperienza, inoltre, di
applicazioni e software realizzati
tenendo conto della disponibilità del
monitoraggio dell’integrità, è un
potente fattore economico nell’utilizzo
odierno di EGNOS in molte
applicazioni (si tenga anche conto che
EGNOS è del tutto gratuito).
L’intendimento per il futuro è quello
di integrare EGNOS con Galileo
invece che di sospenderne del tutto il
servizio, questo anche per poter
riutilizzare i sistemi già istallati, tra
cui i ricevitori (soprattutto quelli per
applicazioni particolari, non già
integrati all’interno di ricevitori GPS).
SISNET, Signal In Space over the
interNET, mira a risolvere il problema
dell’accessibilità del segnale EGNOS in
presenza di ostacoli ed altre situazioni
particolari. L’esempio classico è quello
del cosiddetto canyon urbano nel quale
maggiormente è richiesto un
miglioramento della precisione GPS,
ma dove è molti più difficile
mantenere in vista i satelliti
geostazionari che irradiano il segnale
EGNOS. SISNET è un’infrastruttura
che mette a disposizione il segnale
EGNOS attraverso Internet e che
dunque può essere acceduto sia
mediante una connessione IP via radio
o via cellulare (GSM/GPRS, il data
rate è comunque molto basso), sia
attraverso altri sistemi come la
radiodiffusione DAB o RDF. Il sistema
è stato dimostrato durante l’operatività
dell’ESTB e può essere considerato
un’evoluzione dei sistemi DGPS (o
anche DGPS over IP) nei quali la
necessità di una stazione di
riferimento è eliminata grazie alla
disponibilità del segnale EGNOS.
Un altro importante concetto
applicativo è denominato ESA ALIVE.
Nel suo ambito si prevede la
distribuzione, tramite il segnale
emesso da EGNOS, di messaggi di
prevenzione ed emergenza per utenti
che operano nel campo della
protezione civile oltre che nei diversi
tipi di navigazione.
50
GEOmedia 1 2006
Un sistema di monitoraggio potrà
allora inviare informazioni critiche alle
stazioni di controllo le quali faranno
in modo che messaggi appropriati,
definiti per determinate classi di
utenti, vengano trasmessi
immediatamente dai satelliti
geostazionari potendo così raggiungere,
anche su scala continentale, un gran
numero di utenti. Il sistema potrà
anche essere integrato al sistema SAR
(Search and Rescue) normalmente
usato per monitorare dallo spazio
richieste di soccorso trasmesse sulle
frequenze internazionali di emergenza.
Grazie a EGNOS (ed a Galileo che
supporterà lo stesso meccanismo) sarà
possibile fornire un segnale in risposta
ad una richiesta di soccorso o di
notifica di emergenza.
Questo tipo di impieghi del sistema
EGNOS sono molto importanti in
applicazioni di protezione civile e di
monitoraggio del territorio, oltre che
per le classiche necessità dell’aviazione
e della marina. La disponibilità di
un’infrastruttura stabile e ridondante
come quella di EGNOS è un fattore
abilitante per innumerevoli espansioni
ed impieghi del sistema.
I piani di sviluppo di EGNOS sono
molteplici. In primo luogo troviamo
l’espansione del servizio alla nuova
banda L5, in accordo dunque con i
piani di sviluppo del sistema
GPS/NAVSTAR. La copertura potrà
anche essere ampliata e/o rafforzata
usando altri satelliti geostazionari
(migliorando così le opportunità di
ricezione del segnale in situazioni
difficili). Si noti che il sistema EGNOS
non richiede di per sé un satellite
dedicato, ma è costituito da un carico
Immagine PostScript
br227_EGNOS_2004.pdf
utile aggiunto ad un satellite
(tipicamente per telecomunicazioni). Si
noti anche che per garantire i servizi
anche in altre zone del globo
occorrerà anche aggiungere stazioni di
monitoraggio dedicate. Una delle zone
che verrà subito interessata
dall’espansione è l’Africa.
Un altro aspetto che verrà curato è
l’interoperabilità con altri sistemi
analoghi operanti in altre zone del
mondo. Per gli utenti dovrà essere
possibile passare da un sistema
all’altro in maniera trasparente e
senza richiedere apparati diversi.
I servizi EGNOS a terra verranno
anche espansi, come nel caso della
piattaforma SISNET che migrerà nel
sistema EDAS (ESA Data Access
System), che potrà arrivare a gestire
anche centinaia di migliaia di utenti.
Nell’ambito del servizio verrà anche
considerata la disseminazione di
EGNOS Pseudolites, dei ripetitori
terrestri del segnale EGNOS nella
stessa banda operativa del GPS, e la
disponibilità di dati RTK (per la
precisione Wide Area RTK) per servizi
di posizionamento con precisione
decimetrica su scala continentale.
Infine, il sistema verrà integrato
completamente con la costellazione
Galileo, fino a poter fornire il metodo
unico per la fornitura di servizi GNSS
in applicazioni Safety of Life.
Riferimenti:
http://www.esa.int/export/esaNA/index.html
http://esamultimedia.esa.int/docs/egnos/estb/egnos_pro.htm
http://esamultimedia.esa.int/docs/egnos/estb/publications.htm
http://www.esa.int/esaNA/egnos.html
Dear EGNOS User,
please note the following
EGNOS status and planning
information:
The signal broadcast by the
EGNOS satellites ARTEMIS (PRN
124) and IOR-W (PRN 126) is
used for EGNOS Initial
Operations.
The ESTB ( Egnos System Test
Bed) signal is broadcast by the
Satellite Inmarsat AOR-E
(PRN120)
EGNOS Planning is that the
system will start initial operations
in July 2005. By early 2006, when
operational stability is expected to
be reached, the EGNOS open
service will be declared formally
available. In early 2007, the
EGNOS Safety-of Life Service will
be declared available following the
certification process.
The use of EGNOS SIS until
announcement of system
Availability for non-safety of life
service should normally provide
users with excellent accuracy
performance, but interruptions in
EGNOS signal broadcast from one
or several GEO satellite cannot be
excluded.
Autore
FABRIZIO BERNARDINI
fb@aec2000.it
T
ERRA E SPAZIO
T
ERRA E SPAZIO
Il sistema EGNOS
Il sistema EGNOS (European
Geostationary Navigation Overlay
Service) è stato progettato per
incrementare le prestazioni del GPS e
del GLONASS in Europa e nel bacino
mediterraneo, garantendo la qualità di
servizio richiesta per molte applicazioni
in campo terrestre, aereo e marittimo.
EGNOS rappresenta, nel contesto dei
sistemi SBAS (Satellite Based
Augmentation Systems), il contributo
europeo ai sistemi GNSS (Global
Navigation Satellite System): termine
collettivo comprendente tutti i sistemi
satellitari per la navigazione globale) di
prima generazione (GPS e GLONASS).
I sistemi SBAS in via di sviluppo sono
quattro e la loro interoperabilità creerà
uno standard unico con accesso al
mercato mondiale. Essi sono: EGNOS in
Europa, WAAS (Wide Area Augmentation
System) negli Stati Uniti, CWAAS
(Canadian WAAS) in Canada e MSAS
(Multifunction-transport Satellite
Augmentation System) in Giappone; tutti
trasmetteranno segnali di ranging in un
formato definito, simile a quello del
GPS. Per quanto riguarda EGNOS, esso
avrà la capacità di espandere il suo
servizio fuori del nostro continente, in
zone limitrofe sotto copertura satellitare
come l’Africa, l’America del Sud e parte
dell’Asia. La standardizzazione di questi
sistemi porterà benefici agli utenti in
termini di navigazione globale,
promuovendo inoltre competizione nel
mercato tra i costruttori di ricevitori e
anche tra i distributori di prodotti e
servizi.
I principali miglioramenti previsti dal
sistema EGNOS rispetto ai GNSS di
prima generazione sono:
aumento dei segnali di ranging;
correzione differenziale, che aumenta
l’accuratezza delle misure ottenute con il
GPS o il GLONASS, tramite dati di effemeride
più precisi e riduzione degli errori
dovuti al ritardo ionosferico;
servizio d’integrità (non previsto per
GPS e GLONASS), grazie al quale si può
venire a conoscenza di anomalie nel
sistema, quindi della non affidabilità
delle informazioni di navigazione, tramite
un messaggio d’allarme lanciato auto-
Accuratezza di EGNOS
Architettura del sistema EGNOS
maticamente entro pochi secondi;
disponibilità e continuità superiori,
dovute a un segmento spaziale che permette
un aumento della diversità in visibilità
angolare dei satelliti, minimizzando
il rischio di ostruzione del segnale di
navigazione;
temporizzazione più accurata, dal
momento che EGNOS diffonderà informazioni
temporali sincronizzate con l’
UTC (Universal Time Coordinated),
beneficiando di precisioni migliori che in
passato.
L’architettura del sistema EGNOS è
suddivisa anch’essa in segmento spaziale,
terrestre e utente, evidenziati nella
seguente figura:
Il segmento spaziale del sistema
EGNOS è composto di 3 satelliti
geostazionari provvisti di payload
(carichi utili) di navigazione, che vanno
ad integrarsi alla costellazione GPS e/o
GLONASS. Due di questi GEO
(Geostationary Earth Orbit) fanno parte
del sistema satellitare Inmarsat di terza
generazione (Inmarsat-3 e 4), e sono:
AOR-E (Atlantic Ocean Region East) a
15,5° di longitudine Ovest; IOR (Indian
Ocean Region) a 65,5° di longitudine
Est. Il terzo GEO è ARTEMIS (Advanced
Relay and TEchnology MISsion),
appartenente all’ESA, lanciato nel 2002
con il razzo vettore ARIANE 5 (sempre
dell’ESA). A causa di un problema nel
lanciatore ARIANE 5, ARTEMIS non è
stato lasciato nella posizione prevista,
bensì in un’orbita più bassa; solo con
l’utilizzo di propulsori ionici
sperimentali, adoperati per la prima
volta su un satellite, entro la fine del
2003 è stato possibile posizionarlo nella
sua orbita geostazionaria ed a 15° di
longitudine Est (da qui e da altri fattori
il ritardo nel rilascio completo del
sistema). La quota di questi tre satelliti
è quella standard per i geostazionari,
circa 36000 km e la latitudine è 0°,
quindi si trovano
sopra l’equatore.
Gli utenti che
beneficiano oggi del
sistema ESTB e a
breve di EGNOS, non
hanno bisogno di
acquistare un secondo
ricevitore, oltre a
quello GPS, per
ottenere le correzioni
differenziali: basta
possederne uno che
abbia piccole
modifiche
sull’hardware; gli
utilizzatori del DGPS,
invece, necessitano di
un apparecchio
addizionale. I miglioramenti conseguiti
per il calcolo della posizione sono,
diversamente dal DGPS, indipendenti
dalla distanza tra utente e stazione di
riferimento e inoltre si hanno le
informazioni d’integrità. Tutti i sistemi
SBAS, dall’aprile 2004, trasmetteranno
segnali che aderiscono ad uno stesso
standard internazionale, quindi con un
terminale EGNOS si potranno ottenere
informazioni di navigazione da ogni
suddetto sistema. Nella fase attuale di
test, EGNOS e WAAS trasmettono un
differente messaggio di allarme; entrambi
sono definiti dallo standard e alcuni
produttori di ricevitori li hanno
implementati tutti e due.
Come è stato evidenziato in
precedenza, il sistema EGNOS (ESTB)
non offre soltanto una migliore
accuratezza rispetto al solo GPS, ma
introduce una qualità di servizio in
termini di integrità, disponibilità e
continuità mai riscontrata prima. Le
performances previste del sistema
EGNOS sono notevolmente superiori a
quelle dei preesistenti sistemi GNSS. I
miglioramenti derivano dall’utilizzo di 18
differenti tipi di messaggi (Message Type:
MT) trasmessi dai satelliti geostazionari.
Questi messaggi, chiamati RTCA (Radio
Technical Commission for Aeronautics)
message, contengono le informazioni
sulle correzioni WAD e sull’integrità del
sistema GPS/EGNOS.
Autori
LUIGI MAZZUCCHELLI
Luigi.Mazzucchelli@next.it
ANTONIO CASORIA
Antonio.Casoria@next.it
MARCO BONFANTI
Marco.Bonfanti@next.it
NEXT SpA
52
GEOmedia 1 2006
A
RTE e SCIENZA
Denis Wood, studioso statunitense
della cartografia nei suoi aspetti
culturali e ideologici (autore di un noto
manuale sul potere seduttivo delle
carte geografiche), ha sostenuto che
l’atlante è la forma narrativa della
cartografia perché lega le mappe l’una
con l’altra in una sequenza creando
inevitabilmente le condizioni per
leggerle come una storia.
Un altro studioso, R. Cole Harris,
scrivendo dell’Historical Atlas of
Canada, nel 1993, ha parlato
dell’atlante come di una “commedia a
sfondo morale” (Morality Play).
C’è chi pensa che questo fenomeno
sia legato soprattutto all’impiego
politico e propagandistico della
cartografia e degli atlanti dell’età
moderna. Si portano spesso a
riguardo gli argomenti a proposito
dell’impiego dei colori (i mappamondi
americani della guerra fredda che
evidenziavano con colori forti le aree
di influenza dell’Unione Sovietica
comunista o quelli nazisti degli anni
Trenta che cercavano di dimostrare la
strozzatura delle naturali ambizioni
territoriali del Reich), quello della
collocazione all’inizio degli atlanti
americani del loro continente o i
significati secondi della proiezione di
Mercatore, che rimpicciolisce
continenti depressi come l’Africa,
ecc.
Si tratta di osservazioni molto fondate,
ma il carattere ideologico degli atlanti
non è un imbarbarimento moderno,
frutto dei poteri politici che si
prendono delle libertà. Questa è una
prospettiva in qualche maniera ancora
piuttosto positivista. Esso è un portato
specifico della forma atlante, non un
incidente di percorso. Gli atlanti
furono pensati, progettati, prodotti,
percepiti e utilizzati consapevolmente,
sin dalle loro origini, con questa
funzione.Cercherò pertanto di spiegare
il senso di questa asserzione
ricostruendo le origini dell’atlante, nel
XVI secolo.
Nei primi anni del XVI secolo
ci fu chi tentò di tradurre
nel nuovo linguaggio
rinascimentale, fatto di figure classiche
e di passione per la magia, il modello
enciclopedico medievale. Chi si
impegnò in questa impresa furono
soprattutto i teorici dei cosidetti
“teatri del mondo”.
Mentre si smantellava, insieme
all’insegnamento monastico, la vecchia
architettura medievale che costruiva il
sapere intorno alla figura della
Teologia, i teorici dei teatri del mondo
come Giulio Camillo (1480ca-1544,
autore del libro L’Idea del teatro,
1550) cercavano di ricostruire una
architettura nuova, ispirata alla
L’atlante
come raccolta
del sapere
Nascita di un nuovo
mezzo di comunicazione
Figura 1 - Ricostruzione del teatro della memoria
di Giulio Camillo, XVI sec. (da F. Yates, L’arte della
memoria, Torino, Einaudi, 1972)
cosidetta Tradizione Ermetica (che
sosteneva una presunta continuità, un
travaso dai saperi magici e religiosi
egiziani, attraverso la tradizione
mosaica e la filosofia platonica, nel
Cristianesimo), capace di consentire
l’accesso alle informazioni in modo
dinamico, di comprendere nello stesso
tempo il mondo e le sue leggi
costitutive.
Il teatro del mondo di Camillo era,
in fondo, un ripensamento delle figure
mistiche medievali (per esempio l’arca
mistica di Noè di Ugo di San Vittore,
XII sec., che gli sembrava
documentare tutto quello che c’era da
sapere sul mondo), capaci di
rappresentare i fondamenti
dell’enciclopedia. Esso era un vero e
proprio teatro di legno (fu costruito
davvero per il re di Francia Francesco
I), ispirato ai teatri antichi (come si
vede, l’impianto del modello rompeva
con le tradizionali “figure” medievali,
costruite sulla croce, l’arca di Noè,
ecc.), ma a rovescio. Lo spettatore
di Giorgio Mangani
cioè, si collocava sulla scena, uno per
volta, e poteva osservare un sistema di
sculture (in genere figure di donne
come quelle utilizzate nei libri di
emblemi per rappresentare le scienze,
gli atteggiamenti morali, la Lussuria,
la Filosofia, ecc.) che raffiguravano i
saperi.
Alla base delle sculture, su delle
teche, come avveniva nelle biblioteche
romane, erano riposti i testi più
significativi della disciplina
rappresentata dalla figura.
La posizione delle figure sulla
gradinata del teatro era tuttavia
altrettanto importante, perché i saperi
erano rappresentati secondo il loro
peso gerarchico, e anche nelle loro
relazioni causali. Il posto occupato
significava anche che una materia, o i
fenomeni da essa studiati, erano
prodotti o spiegati dall’altra che si
collocava indietro e “più in alto”.
I sette gradini della scalinata per
esempio, rappresentavano anche i
cerchi dei sette pianeti e rinviavano
alle influenze astrali che sarebbero
state determinanti nella spiegazione
della storia umana.
Lo spettatore ammesso a questo
teatro magico (perché di potere magico
appunto si trattava) poteva cogliere a
colpo d’occhio il sapere universale, ma
questo sapere era strutturato secondo
le cause, le relazioni dei fenomeni e
delle scienze fra loro; non era più solo
una architettura statica.
I malevoli raccontano che l’effetto
era persino troppo efficace, e rischiava
di stordire. Sembra che Camillo, a
54
GEOmedia 1 2006
Figura 2 - Fiigura mnemonica del Vangelo di
Luca (da S. Brant, Hexasichon, 1509)
forza di sforzarsi a sviluppare una
sintesi universale, abbia finito per
diventare balbuziente.
Come si vede, tutto il meccanismo
si fondava sulla Vista. Anche qui il
teatro del mondo di Camillo
recuperava e reimpiegava il
fondamento della tradizione monastica
medievale: l’arte della memoria. Il
sapere coincideva con la capacità di
ricordare e ricordare significava essere
colpiti nell’immaginario da figure forti
cui si connettevano le informazioni da
immagazzinare.
Camillo non aveva fatto altro che
Figura 3 - Utilizzo di una veduta urbana a fini
mnemonici, dal manuale di arte della memoria
di J. Romberch, Congestorium artificiosae
memoriae (Venezia, 1533).
tradurre nel linguaggio rinascimentale
i modelli della tradizione scolastica
medievale. Anche in quella tradizione
topografia e memoria avevano
viaggiato assieme.
L’arte della memoria tardoantica e
medievale si era infatti fondata sulla
collocazione delle figure mnemoniche
entro un sistema di luoghi geografici:
le stanze di un palazzo, gli archi di
un loggiato, le piante di un’alberata,
i palazzi di una città, ecc. La
parentela tra topografia e memoria era
così stretta che già Strabone, nel I
secolo d.C., scriveva che la geografia
era una specie di sintesi delle
informazioni di base perché i simboli
geografici delle mappe costituivano un
aiuto per la memoria. Invece di
indicare i luoghi veri essi erano
spunti, pretesti per ricordare le
informazioni connesse ai luoghi (erano
cioè dei loci retorici): personaggi,
curiosità, storie, narrazioni mitiche,
ecc. Fare l’elogio di un luogo, nel
senso di valorizzare la memorizzazione
delle sue qualità specifiche, significava
scrivere la sua Topografia (come era
accaduto con la Topographia hibernica
di Gerard of Wales nel XII secolo e,
nel rinascimento, con le Antiquitez de
Rome di Du Bellay). E già Quintiliano
(I sec. a.C.), nella Institutio oratoria
(IX, 2), aveva scritto che la topografia
era la forma più efficace di retorica
persuasiva.
Le mappe e l’arte della memoria
locativa (cioè fondata sull’utilizzo dei
luoghi/loci per memorizzare), in una
civiltà come quella tardoantica e in
quella rinascimentale con qualche
confidenza per la scrittura, avevano
dunque sostituito i giardini come
sistemi enciclopedici.
Ciononostante, i giardini erano
rimasti nella tradizione classica e in
età umanistica (che a quella classica si
rifaceva) i più comuni sistemi
mnemonici. Ad ogni fiore, pianta o
frutto erano stati connessi (come per
le figure) significati specifici: la
collocazione e le caratteristiche dei
fiori, delle piante e dei frutti erano
dinamicamente in relazione fra loro a
significare i rapporti di causa/effetto
esistenti tra le informazioni da essi
significate. Le enciclopedie medievali
scritte mimavano questo tipo di
giardini richiamandoli nei loro titoli:
Viridarium, Margaritha philosophica,
Sylva sylvarum, ecc. Anche i giardini,
come il teatro della memoria artificiale
di Camillo, consentivano una
interpretazione dinamica del sapere.
Quando, nei codici medievali, le
pagine venivano decorate dai miniatori
era frequente trovare, insieme alle
vignette dei capilettera, intrecci di
fiori e frutta lungo i margini dei
codici. Queste decorazioni (lo ha
notato Mary Carruthers, la maggiore
studiosa dell’arte della memoria)
ripristinavano sulla pagina scritta i
meccanismi praticati nei giardini. Esse
pubblicizzavano cioè, nel nuovo
sistema mnemonico fondato sulla
scrittura, le catene meditative che
originariamente venivano praticate nei
giardini per passare dal fiore, pianta o
frutto ai suoi significati, attraverso un
sistema di immagini mentali codificate,
fino a recuperare dei modelli etici e di
comportamento.
Se le catene floreali sottolineavano
la funzione meditativa-mnemonica del
libro, le figure vere e proprie
funzionavano, collocate anche esse in
contesti strategici (cioè all’inizio o alla
fine dei capitoli), per favorire la
memorizzazione dei passi trattati.
Le figure disegnate e colorate dei
miniatori non erano, quindi, pure
decorazioni artistiche. Esse erano
figure mnemoniche e si fondavano su
un repertorio ampio, ma non infinito,
di modelli la cui interpretazione era
codificata e comprensibile.
Funzionavano cioè come le carte
geografiche.
I famosi mappamondi a TO per
esempio, che comparivano nelle
Etimologiae di Isidoro, una delle più
note enciclopedie medievali, non sono
tanto espressione dell’imbarbarimento
geografico dell’età di mezzo, ma figure
mnemoniche utilizzate per semplificare
le informazioni di base e renderle
facilmente ricordabili attraverso le
lettere dell’alfabeto, come era prescritto
dai manuali dell’arte della memoria.
Le lettere T e O esemplificavano, come
è noto, la linea orizzontale dell’Eurasia
sulla quale si innestava a perpendicolo
la figura lunga dell’Africa, mentre
tutto l’insieme era circondato del mare
Oceano.
Figura 4 - Mappamondo a TO (Da Isidoro di
Siviglia, Etymologiae, Venezia 1483)
A
RTE e SCIENZA
GEOmedia 1 2006 55
A
RTE e SCIENZA
Figura 5 - Decorazioni floreali della Bibbia di
Venceslao (Ms, Praga, 1403), Anversa, Museo
Plantin Moretus
Questa parentela tra miniature e
cartografie (due prodotti dell’arte della
memoria antica) spiega perché
troviamo proprio tanti miniatori tra i
primi cartografi del XV e XVI secolo.
Benedetto Bordone per esempio, autore
di un Isolario del 1526 (Libro di
Benedetto Bordone nel quale si ragiona
di tutte le isole del mondo, Venezia,
1526) era un miniatore e fu l’autore
delle famose illustrazioni della
Hypnerotomachia Poliphili di Francesco
Colonna (Venezia, Aldo Manuzio,
1499), il primo libro illustrato italiano
a stampa e ancora oggi il più
ricercato e il più bello.
Ma erano miniaturisti anche
Francesco Rosselli, autore delle carte
di una delle prime edizioni di
Tolomeo, Joris Hoefnagel, disegnatore
Figura 6 - Pagina dell’Isolario di Benedetto
Bordone (Venezia 1526)
di molte delle città che compaiono sul
Civitates orbis terrarum di G. Braun e
F. Hogenberg, edito a Colonia dal
1572, Enrico Martello, autore di un
mappamondo e di un isolario,
Guillaume Guéroult, autore dei
Pourtraits des villes plus illustres et
renommes d’Europe, 1553). E anche
Abramo Ortelio (1544-1598), autore del
primo atlante a stampa nel 1570,
faceva di mestiere l’inluminator, cioè
l’acquerellatore di libri e di carte,
un’attività strettamente imparentata
con la miniatura.
Perché i miniatori si appassionano
tanto alla cartografia? Perché le
mappe, come le decorazioni dei libri,
sono le nuove figure eloquenti del
tempo. Esse portano al culmine le
capacità informative e mnemoniche (le
due opportunità erano considerate
analoghe) delle figure secondo una
simbologia codificata. E sono figure
che, anche loro, sono corredate di
testi, ma si tratta di testi subordinati
al linguaggio principale che è quello
figurale.
Si potrebbe azzardare a dire che la
fortuna delle carte geografiche del XV
e XVI secolo sia stata in qualche
maniera facilitata dal prestigio
acquisito dai miniatori nella cultura
umanistico-rinascimentale, dal peso
sociale da essi conquistato e
dall’ambizione a giocare un ruolo più
significativo in una cultura che, come
hanno ricordato Marshall McLuhan,
Elizabeth Eisenstein e Walter Ong, dà
una inedita importanza al Vedere.
(Per esempio, nel XVI sec., alcuni
tra i più importanti illustratori come
Simon Bening si fanno ritrarre al
lavoro come i grandi borghesi di
Bruges e di Anversa).
Figura 7 - B. Bordone, pagine illustrate dalla
Hypnerotomachia Poliphili (Venezia, Aldo Manuzio, 1526)
Figura 8 - Autoritratto di Simon Bening, miniatore,
Londra, Victoria and Albert Museum, XVI sec.
Le mappe, in quanto figure
corredate di testi (non il contrario)
ribaltavano il criterio gerarchico
medievale nel quale il testo era stato
sempre considerato l’anima e le figure
il corpo. Nella carta sono le figure,
come nel teatro del mondo di Giulio
Camillo, che appare negli stessi anni,
a condurre il gioco. I testi servono per
coprire gli spazi vuoti e fornire
informazioni di dettaglio. Le mappe
sono in fondo degli Emblemi
(immagini enigmatiche corredate da
un epigramma che forniva una chiave
di spiegazione dell’enigma in direzione
edificante e morale), si fondano sul
codice linguistico degli emblemi. E gli
emblemi, come le carte geografiche,
sono il prodotto artistico ed editoriale
più caratteristico del Rinascimento.
Come accadde per gli emblemi anche
le mappe incontrarono un grande
successo di mercato.
Nella nuova economia editoriale
fondata sulla stampa, tuttavia, i
miniatori sono costretti a trovare
nuove soluzioni compositive.
La stampa monocromatica non
consente di usare i colori vivaci
impiegati nella decorazione dei codici
manoscritti (se non acquerellandoli ma
con costi notevolmente superiori).
Gli Isolari come quello di Bordone
sperimentano così una impaginazione
di nuovo tipo nella quale testo e
immagini vengono incardinati in
maniera organica e in sequenza.
Le figure entrano nel corpo della
pagina, seguono la giustezza del testo,
vengono collocate nei luoghi strategici.
Il testo e la figura cominciano a
seguire una logica diagrammatica nella
quale la scrittura rinvia alle figure e
le figure, come negli emblemi,
diventano comprensibili solo con il
testo che vi fa riferimento. I due
codici si contaminano: la scrittura
56
GEOmedia 1 2006
A
RTE e SCIENZA
Figure 9,10,11 - Frontespizi di atlanti del XVI e XVII secolo, Ballino, Mercatore, Jannsson
diventa figurata e le figure si
codificano.
Il carattere persuasivo, l’effetto
retorico del testo scritto riproduce,
grazie alle figure, sulla fredda pagina
stampata (per molti anni disprezzata,
come è noto, dagli intellettuali
raffinati e dai bibliofili), gli efffetti
dell’ampollosa eloquenza forense ed
epidittica.
I primi veri atlanti sono quelli che
traducono e amplificano questa
ambizione persuasiva ed eloquente,
erede della tradizione antica che
faceva elogiare le doti sottili della
Topografia con le parole di
Quintiliano.
Non furono quindi veri atlanti (lo
ha sottolineato James R. Akerman) le
prime raccolte di carte portolaniche.
Smembrate in pagine per essere più
maneggevoli, esse non avevano ancora
in sé il DNA degli atlanti. Tuttavia è
significativo che sia stato dimostrato
che le raccolte portolaniche non erano
prodotte per andare in mare, ma per
svolgere funzioni di rappresentanza;
Figura 12 - P. P. Rubens, Ritratto di Abramo
Ortelio, 1633-36, Anversa, Museo Plantin Moretus
motivo per il quale erano decorate con
dediche, illustrazioni, calendari ecc.
Il primo atlante a stampa fu invece
la raccolta cartografica di Abramo
Ortelio, il Theatrum orbis terrarum
(che riprendeva la metafora teatrale di
Camillo e fu stampato ad Anversa dal
1570), frutto di una attenta e critica
selezione.
Raccogliendo in volume la sua
collezione, Ortelio era del tutto
consapevole che, in questo modo, il
potere persuasivo delle carte veniva
portato al culmine. Le carte, scriveva
nella introduzione, si sarebbero
impresse nella mente del lettore (lui
riteneva in realtà che l’organo della
memoria fosse il cuore) come forme
sulla cera. Esse avrebbero svolto, cioè,
la funzione delle figure dell’arte della
memoria.
L’atlante funzionava come un
nuovo tipo di enciclopedia del sapere,
capace non solo di dare informazioni,
ma, strutturandole geograficamente,
era anche in grado di renderle
memorizzabili. Era una sintesi tra la
biblioteca classica e i teatri del mondo
rinascimentali. Ma c’era di più. C’era
la funzione persuasiva.
Viste rilegate assieme, le mappe
delle regioni del mondo avrebbero
influito sul comportamento dei lettori
dell’atlante (in genere sovrani, politici,
ricchi commercianti e banchieri,
intellettuali raffinati e collezionisti
d’arte, considerato anche il suo costo)
e li avrebbero convinti della
sostanziale unità del genere umano,
dell’irrazionalità dei confini nazionali,
dell’orrore delle guerre di religione e
della necessità di vivere in pace.
Ortelio, che praticava il credo religioso
di una setta, pensava che si potesse
anche dimostrare con lo stesso mezzo
che tutte le religioni (compresi
musulmani ed ebrei) avessero gli stessi
fondamenti. Ma, da buon mercante,
aggiungeva anche un richiamo
all’utilità che si sarebbe tratta nei
commerci da una Europa pacificata
dai conflitti religiosi e tra spagnoli e
francesi che l’affliggevano.
Tutte queste ambizioni venivano
chiarite da Ortelio nelle lettere del suo
epistolario che facevano riferimento
all’atlante, nelle dediche agli amici e
negli apparati del volume, come per
esempio i versi di Jan Radermacher,
amico e continuatore di Ortelio,
dedicati all’atlante (In Theatrum Orbis
Abrahami Ortelii, Ms Biblioteca
dell’Università di Gand, Album
Radermacher, c. 56).
Il più fedele interprete del pensiero
orteliano, Pieter Brueghel il vecchio,
utilizzava il pensiero del vecchio
cartografo (che fu anche un apprezzato
leader spirituale dei Familisti di
Anversa) per sceneggiare i propri
dipinti.
E Joris Hoefnagel celebrava in un
disegno del 1593 (Anversa,
Figura 13 - P. Bruegel il vecchio, Il misantropo,
XVI sec., Napoli, Museo di Capodimonte
GEOmedia 1 2006 57
A
RTE e SCIENZA
Figura 14 - Joris Hoefnagel, Allegoria della
Hermathena (disegno), 1593, Anversa,
Prentenkabinet
Prentenkabinet, A.I. 3bis), intitolato
Allegoria dell’Hermathena, il ruolo
dell’atlante nella pacificazione
universale presentandolo come base di
un globo dal quale crescevano piante
di ulivo.Anche come prodotto editoriale
(che ebbe, nonostante il suo prezzo
altissimo, un grande successo e
quarantadue edizioni nelle principali
lingue), il Theatrum rivelava il proprio
carattere di metacarta. Le mappe
venivano stampate prima del testo (per
esigenze tecniche dovute al diverso
materiale delle matrici che erano di
rame, rispetto ai caratteri alfabetici) e
il testo compariva sul retro delle
mappe (come era successo nelle figure
simboliche del Teatro del mondo di
Camillo, dove i testi comparivano
dietro le immagini). Ma si potevano
trovare sul mercato, come è noto,
anche carte sciolte, senza i testi,
perché avevano tirature più ampie.
Come in età medievale scrivere
l’elogio di un luogo aveva significato
redigere una Topografia, stampare un
atlante fu percepito come un atto
beneaugurante. In quanto icona
geografica, l’atlante funzionava
magicamente come un talismano. E
infatti, quando ad Anversa fu creato,
nel 1582, il Ducato di Brabante che
metteva fine alle lotte fra inglesi e
francesi per il dominio sulla città,
creando un momento di pace religiosa
e il consolidamento del partito
antispagnolo, per celebrare l’evento fu
pubblicata proprio una edizione in
francese del Theatrum orbis terrarum,
presentata nella prefazione con questa
specifica funzione.
L’atlante non era solo un nuovo
genere geografico, era un vero e
proprio nuovo mezzo di comunicazione
e fu considerato, per questo motivo,
un omologo dei nuovi, rivoluzionari
strumenti scientifici del tempo come il
microscopio e il telescopio. I quali,
tuttavia, all’inizio (cioè fino alla metà
del Seicento) furono visti come veicoli
dotati di un forte potenziale decettivo
(qualcuno ha scritto che microscopi e
telescopi fecero parte dell’arredo dei
laboratori scientifici per un bel po’ di
tempo senza che li si sapesse
adoperare, come se fossero oggetti
estetici, emblemi del vedere).
C’era poco da fidarsi di loro nella
opinione corrente. Noi che
ricostruiamo la loro funzione
innovativa dopo Galileo abbiamo
probabilmente perso la cognizione di
quanto, nel XVII secolo, atlanti,
telescopi e microscopi puzzassero di
magia (tutti infatti consentivano di
vedere oltre, standosene comodi nel
proprio studio, come sottolineavano le
prefazioni degli atlanti, da quello di
Ortelio a quelli dei Blaeu).
Un’immagine vista al microscopio o
al telescopio veniva chiamata infatti
Prospettiva e con la stessa espressione
si potevano indicare un ingrandimento
al microscopio o al telescopio, una
mappa, un paesaggio dipinto, una
scena teatrale.
Oltre a far vedere lontano, gli
atlanti, come i talismani, producevano
gli eventi desiderati influenzando,
attraverso il potere delle immagini (le
mappe), il comportamento (il mago di
corte di Elisabetta I, John Dee, ne
faceva uso costante).
Per questa ragione gli atlanti
nazionali dei secoli XVI e XVII (come
quello inglese di Saxton, An Atlas of
England and Wales del 1579, la
Germania inferior di Pieter van der
Keere del 1617, il Theatre françois di
Maurice Bouguerreau, del 1594, o
L’Italia di Giovanni Antonio Magini,
del 1620) furono prima di tutto dei
manifesti di intenti.
Piuttosto che registrare e celebrare
una unità nazionale, essi la
precedevano, creando le condizioni,
culturali e decettive, della sua nascita.
Autore
GIORGIO MANGANI
Università Politecnica delle Marche, Ancona
Tel. 071 55677
Fax 071 2083058
giorgio.mangani@virgilio.it
Bibliografia
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1992.
G. Mangani, Cartografia morale.
Geografia, persuasione, identità,
Modena, Franco Cosimo Panini,
2006
58
GEOmedia 1 2006
2006
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professionale “Utilizzo di
sistemi GIS per la
valutazione del rischio di
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Web:www.sesisrl.cs.it/corsi/Er
osione/erosione.htm
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Roma, Fiera di Roma
Forum PA - 17 a Mostra
Convegno dei servizi ai
cittadini ed alle imprese
Email:info@forumpa.it
Web: www.forumpa.it
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Corso di GIS e
Telerilevamento
Web:www.planetek.it/corsi.asp
7-8-9 giugno
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Centro di geotecnologie -
Università degli Studi di
Siena
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domande di ammissione
Web:www.geotecnologie.unisi.
it/Formazione/Incontritecnici
11-15 giugno
Praga, Repubblica Ceca
Bentley Empowered
Conference Europe 2006
Web:www.be.org/BEconferenc
eEurope
14-16 giugno
Castellaneta Marina - Taranto
Convegno Nazionale SIFET
“Le nuove frontiere della
rappresentazione 3D”
Web: www.sifet.it
14-17 giugno
Rimini - Rimini Fiera
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autonomie locali
Web: www.europ.a.it
27 giugno - 7 luglio
Fiesole (FI)
4th International
Vespucci Summer
Institute on Geographic
Information Science
Web: www.vespucci.org
Email: 2006summer@vespucci.org
3-6 luglio
Parigi, Francia
ISPRS Commission
Symposium “Paris 2006:
From Sensors to
Imagery”
Email:isprs2006@colloquium.fr
Web:www.colloquium.fr/sftp2
006
3-4 luglio
Trento
Corso teoricopratico -
Università degli Studi di
Trento/Università degli
Studi di Roma “La
Sapienza”
“Ortofotocarte da
immagini satellitari ad
alta risoluzione:
metodologie, applicazioni
e problemi”
8 giugno termine ultimo per
la domanda d’iscrizione
Web:w3.uniroma1.it/geodgeo
m/ImmSat2006/immsat2006.
html
5-7 luglio
Salisburgo, Austria
AGIT Symposium and
Exhibition
Email: office@agit.at
Web: www.agit.at
Una Rete Trigonometrica Satellitare GNSS a Servizio del Veneto
La rappresentazione cartografica, le trasformazioni delle coordinate geografiche,
e la rete delle stazioni fisse di GPS
Convegno Nazionale
Archivio Antico dell’Università degli studi di Padova, Via VIII Febbraio, 2
Padova, 10 Maggio 2006
La Regione del Veneto e l’Università degli studi di Padova, d’intesa con l’Agenzia del
Territorio del Veneto, sono impegnate per attivare e operare una Rete Regionale di
Posizionamento basata sui satelliti del Global Navigation Satellite System (GNSS). Tale sistema
attualmente comprende i satelliti americani GPS e quelli russi GLONASS, con prospettiva
di allargamento ai satelliti Europei della costellazione Galileo.L’obiettivo è di creare un’infrastruttura
di stazioni attive in modo continuato, e collegate in Internet con un centro di controllo
ed elaborazione dati, così da garantire la copertura trigonometrica del territorio regionale
con un servizio di precisione, affidabilità e standard di qualità in linea con quelli europei,
e fornire un servizio continuo, aggiornato e senza alcun onere ai cittadini.Scopo del Convegno
è di approfondire i temi legati all’impatto nella società di tale nuova infrastruttura ad elevato contenuto tecnologico, in
particolare nel campo cartografico, catastale, di monitoraggio: un capace strumento di supporto alle politiche di gestione
del territorio e degli innovativi sistemi della navigazione.
GEOmedia 1 2006 59
R
ECENSIONE
Lo scorso 2 febbraio a Roma, presso
il Dipartimento di Geografia
Umana, si è tenuto un’importante
incontro di studio sul nuovo volume
edito dall’Istituto Geografico Militare
“Italia – Atlante Dei Tipi Geografici”,
realizzato sotto l’alto patronato del
Presidente della Repubblica.
Presupponendo un utilizzo didattico
dell’Atlante, l’Associazione Italiana
Insegnanti di Geografia ha voluto
promuovere questo incontro, anche
in considerazione dell’importanza
attribuita alla Cartografia dai nuovi
“programmi” scolastici. Il Prof. Gino
De Vecchis, Presidente dell’AIIG e
del Corso di Laurea in Geografia
Umana (Roma), spiega come “la
geografia sia una materia poco
conosciuta sulla quale pesano alcuni
pregiudizi del passato perchè
considerata una materia nozionistica,
mentre la materia dovrebbe
essere, nel nostro mondo globalizzato,
considerata un bagaglio indispensabile
per la formazione culturale
dei giovani. Escludere lo studio
della geografia significa, quindi,
togliere di mezzo abilità e competenze
indispensabili”.
Dal XIX sec. ad oggi:
il Nuovo Atlante Italiano
dei Tipi Geografici
di Annalisa Perla
Il nuovo “Italia - Atlante Dei Tipi
Geografici” è molto di più di un
“semplice” aggiornamento del
volume redatto da Marinelli.
“Nell’accezione comune, per Atlante si
intende una raccolta di carte,
prevalentemente a piccola scala,
ordinata secondo determinate
intenzioni che sembrano non aver
subito radicali modifiche, se non a
livello esteriore, nonostante l’evolversi
del tempo e della dinamica storicopolitica,
sociale e culturale”; le carte
geografiche, come scrisse il geografo
Marinelli, sono un documento insigne e
meraviglioso: non solo conservano
testimonianza degli elementi geografici
che in un determinato spazio, in un
determinato momento, si sono proposti
all’occhi del topografo o alla scienza
del cartografo, ma costituiscono esse
stesse testimonianza della capacità
tecniche artistiche, oltre che dei gusti
e degli interessi, tipici delle diverse
fasi storiche. Ogni carta è, in altre
parole, un documento sullo stato
evolutivo delle conoscenze scientificodisciplinari
che l’hanno prodotta.
L’Atlante soddisfa il bisogno
primordiale dell’uomo di rappresentare,
nelle tavole che lo compongono, lo
spazio in cui vive e di cui “si vuole
appropriare intellettualmente”,
stabilendo le correlazioni tra i diversi
elementi. L’Atlante è, quindi, l’opera
geografica per eccellenza che nasce dal
bisogno di farci abbracciare tutta la
realtà e permetterci di scoprire anche
luoghi a noi sconosciuti.
Il Nuovo “Italia - Atlante Dei Tipi
Geografici”, largamente ampliato e
commentato è improntato su uno stile
più vigoroso. E’ composto da 868
pagine e suddiviso in tre parti: la
prima propedeutica, la seconda
tematica e la terza ed ultima composta
da indici ed elenchi. La prima parte,
dedicata ai principali strumenti
utilizzati per l’analisi geografica, è
suddivisa in 3 temi e 19 saggi. La
seconda parte, considerata il cuore
dell’opera, è costituita dalle tavole
illustrative dei tipi geografici
considerati ed è suddivisa in 152
tavole e 20 temi. I primi sette
riguardano la geografia fisica nelle sue
molteplici manifestazioni tipologiche. I
successivi tre, hanno per oggetto i tipi
geografici nei quali la realtà fisica del
territorio è stata plasmata o
significativamente modellata
dall’attività antropica, modificatrice
della superficie terrestre.
Di sicuro il titolo dell’opera pone le
fondamenta per una domanda ben
specifica: cosa si intende per Tipi
Geografici?
La risposta è semplice ed in essa
sono evidenziati i cambiamenti
avvenuti per cause naturali e per cause
antropiche, dovuti all’interazione
dell’uomo sulla Terra e che hanno
generato notevoli mutamenti sulla
superficie del nostro paese.
I notevoli studi geografici umani
occupano i restanti dieci temi: cinque
temi sviluppano la trattazione degli
insediamenti e uno parla delle
dinamiche urbanizzate, altri due temi
affrontano le problematiche inerenti
alle vie e reti di comunicazione ed alla
rappresentazione degli aspetti naturali
e antropici dei tipi riguardanti il
paesaggio ed i beni culturali. L’insieme
delle tavole tematiche dell’Atlante viene
concluso con i tipi di discontinuità
territoriale e la toponomastica.
L’ultima parte contiene le voci
essenziali per una corretta
consultazione dell’opera.
Il Prof. Gino De Vecchis ha poi
concluso l’incontro ricordando a tutti
che la geografia va studiata sin dalle
scuole primarie, proponendo che, a
nome dell’Associazione ed in veste di
Presidente della stessa, gli insegnanti
vengano aiutati ad introdurre nelle
scuole le nuove metodologie e
tecnologie per insegnare la geografia,
al fine di non farla diventare una
materia in via di estinzione.
Geografo Annalisa Perla
Email: annalisa.perla@tin.it
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