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Geomedia_1_2006

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✔ Aggiornamento

cartografico dei DBTI

✔ Applicazioni GIS Oriented

operanti in Internet Data

Centers

✔ Un pezzo della nostra storia

torna in vita ad Ellis Island

✔ Gestione e manutenzione

dell’illuminazione a Verona

✔ Tutorial sulla post

elaborazione GPS - 5 a parte

✔ Gli organi cartografici

dello Stato: l’I.G.M.



FOCUS

6

18

L’aggiornamento cartografico dei Database Territoriali Integrati

DI GIOVANNI CORCIONE

Applicazioni GIS oriented operanti in Internet Data Centers

DI VINCENZO CONSORTI

MERCATO

Direttore

RENZO CARLUCCI

direttore@rivistageomedia.it

Comitato editoriale

FABRIZIO BERNARDINI, VIRGILIO CIMA,

LUIGI COLOMBO, MATTIA CRESPI,

MAURIZIO FAVA, SANDRO GIZZI,

LUCIANO SURACE, DONATO TUFILLARO

Direttore Responsabile

DOMENICO SANTARSIERO

sandom@geo4all.it

Hanno collaborato a questo numero:

FABRIZIO BERNARDINI

FULVIO BERNARDINI

VALENTINA BINI

MARCO BONFANTI

ANTONIO CASORIA

GIOVANNI CORCIONE

VINCENZO CONSORTI

VITTORIO GRASSI

GIORGIO MANGANI

LUIGI MAZZUCCHELLI

ANNALISA PERLA

LAURA SEBASTIANELLI

Marketing e distribuzione

A&C2000 S.r.l.

Div. Geo4All

Via C.B. Piazza 24

00161 Roma

Tel. 06.44291362

Fax 06.44244965/06.97252602

E-mail: info@geo4all.it

Redazione e amministrazione

Via C.B. Piazza 24

00161 Roma

Tel. 06.44291362

Fax 06.44244965/06.97252602

Web: www.geo4all.it/geomedia

E-mail: geomedia@geo4all.it

Progetto grafico e impaginazione

DANIELE CARLUCCI

Condizioni di abbonamento

La quota annuale di abbonamento alla rivista per il 2006

è di € 45,00.

Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell'abbonamento

è di € 9,00. Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato

è di € 12,00 . I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.

L’abbonamento decorre dal 1° gennaio per n° 5 fascioli con

diritto di ricevimento dei fascicoli arretrati ed avrà validità per

il solo anno di sottoscrizione. L’editore comunque, al fine di

garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita

revoca, da comunicarsi in forma scritta entro

il trimestre seguente alla scadenza dell’abbonamento, si

riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo.

La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in

regola con i pagamenti. Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli

della Rivista non costituiscono disdetta dell’abbonamento a

nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere

richiesti dall'abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione

del numero successivo.

Editore

Domenico Santarsiero

Registrato al tribunale di Roma con il N° 243/2003

del 14.05.03 (già iscritto al Tribunale di Rimini N° 18/97

del 31.10.97)

ISSN 1386-2502

12 Grande vuoto all’ESA: ci lascia Antonio Rodotà - I mattoni della cultura - Il

Geotagging esordisce alle Olimpiadi - Alexei Leonov a Roma - Autodesk al 3GSM -

Con Nimby Forum alla ricerca del consenso - TomTom acquisisce Applied Generics

Limited - Intergraph e l’Istituto Geografico Militare per Torino 2006 - Galileo GPS

News

24

28

34

36

45

REPORTS

50 EGNOS: è ora di usarlo DI FABRIZIO BERNARDINI

52

Il traghetto della memoria A CURA DELLA REDAZIONE

Gestione e manutenzione dell’illuminazione pubblica e dei centri luminosi:

l’esperienza del Comune di Verona A CURA DELLA REDAZIONE

Un sistema sicuro per la gestione di eventi su larga scala basato su EGNOS:

il Progetto SPESSS DI L. MAZZUCCHELLI, A. CASORIA, M. BONFANTI

TUTORIAL

Tutorial GPS 5 a Parte - Il programma Gemini della Leonardo Software House

DI VITTORIO GRASSI

CARTOGRAFICA

42 La produzione degli organi cartografici dello Stato

L’Istituto Geografico Militare A CURA DELLA REDAZIONE

AZIENDE E PRODOTTI

Mars Reconnaissance Orbiter raggiunge l’orbita di Marte - Da ESRI una nuova versione

di Job Tracking per ArcGIS - Microsoft lancia Windows Live Local - A spasso su

Marte - Una soluzione cartografica web pronta per la Pubblica Amministrazione - Da

Trimble il sistema GNSS R8 potenziato con tecnologia R-Track - Da ABACO DbMap

Pocket

TERRA E SPAZIO

Il sistema EGNOS DI L. MAZZUCCHELLI, A. CASORIA, M. BONFANTI

ARTE E SCIENZA

54 L’atlante come raccolta del sapere DI GIORGIO MANGANI

RUBRICHE

4 EDITORIALE

59 AGENDA

61 RECENSIONE

17 INDICE DEGLI INSERZIONISTI

62 PUBBLICITA’ CLASSIFICATA

Stampa

IGER • Istituto Grafico Editoriale Romano - V.C.T.

Odescalchi, 67/a - 00147 Roma

Tel. 06/510774/1 - Fax 06/5107744

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità

dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto

di questo numero della Rivista in qualsiasi forma e

con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico,

ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati,

senza il consenso scritto dell’editore.

Il lavoro della Pubblica Amministrazione nella gestione delle

città e dell’ambiente in cui viviamo, è un valore aggiunto

legato necessariamente all’accelerazione dei flussi di lavoro

e delle reti telematiche.


E

DITORIALE

Regole cartografiche nazionali,

regionali, provinciali o comunali?

Vogliamo un Authority geodetica indipendente

Iportali web che riportano la data dell’ultimo aggiornamento sono da ammirare per la loro onestà. Tra questi

quello dell’IntesaGis, l'Intesa tra Stato, Regioni ed Enti Locali sui Sistemi Informativi Geografici, stipulata

nel 1996, che rappresenta a tutt'oggi il tentativo più organico di modificare in termini positivi la situazione

dell'Informazione Geografica in Italia, con la finalità di creare uno stimolo verso una partecipazione più ampia

delle istituzioni, delle imprese e del mondo scientifico.

Il sito web www.intesagis.it fornisce le informazioni relative al protocollo d'Intesa Stato-Regioni-Enti Locali per la

realizzazione dei sistemi informativi geografici.

L'Intesa è stata approvata dalla Conferenza Stato regioni e Provincie Autonome nella seduta del 26 settembre

1996 e coinvolge le diverse Amministrazioni Centrali ed organismi statali, compreso il CNIPA (Centro Nazionale

per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione), le Regioni e Provincie Autonome, i Comuni (ANCI), le

Provincie (UPI), le Comunità Montane (UNCEM) e le Aziende per la gestione di pubblici servizi (Confservizi).

La data dell’ultimo aggiornamento risale al Dicembre 2004: cosa è successo da allora?

Per la realizzazione dell'Intesa e degli Accordi ad essa collegati è stato costituito un Comitato Tecnico di

Coordinamento che ha elaborato indirizzi, specifiche comuni e proposte che devono favorire la definizione nelle

diverse aree del Paese di accordi di programma tra gli Enti interessati alla realizzazione delle basi informative

territoriali, a partire dai Database topografici e dal collegamento di questi con archivi catastali aggiornati.

La realizzazione dell'Intesa ha richiesto il massimo della circolazione dell'informazione sugli obiettivi, sugli

strumenti, sulle esperienze già realizzate e su quelle in corso, ed anche sugli aspetti tecnici collegati e sulle

risorse economiche comunitarie e nazionali utilizzabili ad integrazione delle risorse regionali e locali disponibili.

Eppure durante una tavola rotonda di un convegno tenutosi a Roma si è sentito chiedere: che cos’è l’IntesaGis?

Cosa è successo dalla data dell’ultimo aggiornamento del sito web in questione al Dicembre del 2004?

Siamo coscienti del fatto che la ormai obsoleta e cara cartografia sta per essere rimpiazzata da Database

Topografici gestita da sistemi informativi geografici?

E anche se questo fosse attuabile, abbiamo normative per la realizzazione corretta dei Database Topografici?

Qual è il sistema di riferimento nazionale: il Gauss Boaga o la UTM-WGS84 o entrambi? E come la mettiamo

con la UTM-ED50?

Queste e altre domande sono il problema corrente di coloro che operano nel settore cartografico della Pubblica

Amministrazione ed ogni volta che si deve procedere all’affidamento della realizzazione di una nuova cartografia

la prima difficoltà è la realizzazione del Capitolato per l’esecuzione dei lavori. Questo viene spesso realizzato

utilizzando un Capitolato simile utilizzato da parte della stessa o di altra Amministrazione. Non abbiamo regole

certe e normate. Non disponiamo di regole e capitolati uniformi che possano essere utilizzati dalle

Amministrazioni al fine di produrre prodotti identici.

O forse non ne siamo a conoscenza?

Una Authority indipendente dalle Amministrazioni che abbia la competenza tecnico-scientifica necessaria è la sola

soluzione per dare quella concretezza e certezza di operare nel corretto modo per tutte le Amministrazioni che si

accingono ad affrontare il problema della Cartografia di Base nei sistemi informativi geografici.

Forse così non saremo più costretti a vedere cartografie prodotte da sistemi GIS che riportano la freccia del

Nord (non si sa mai, potremmo perdere l’orientamento!)

Buona lettura

Renzo Carlucci

Lettere alla Redazione di Geomedia possono essere spedite a: Redazione GEOmedia, via mail all’indirizzo

redazione@geo4all.it, oppure via web all’indirizzo www.geo4all.it/geoportal

4

GEOmedia 1 2006



F

OCUS

L’aggiornamento cartografico dei

Database Territoriali Integrati

L’evoluzione delle tecnologie SDI, dalla cartografia tradizionale

ai DB-topografici con la Spatial Topology Management

di Giovanni Corcione

Il 2 dicembre 2005, il comune di Bolzano ha organizzato , presso la Libera Università di Bolzano, un seminario sul

progetto di Innovazione e posizionamento strategico del Servizio Informativo Territoriale , finanziato dal Fondo Sociale

Europeo. Al Progetto hanno collaborato: l’Ufficio-SIT del Comune Di Bolzano, il Consorzio dei Comuni della Provincia di

Bolzano, il Politecnico di Milano (Dipartimenti di Elettronica ed Ingegneria Idraulica), Oracle Italia, Abaco di Mantova e

Cefriel di Milano (ICT Center of Excellence For Research, Innovation, Education and industrial Labs partnership)

Nella sessione delle demo dedicate allo Studio dei meccanismi di aggiornamento del Database Geografico Oracle Italia

ha presentato una sperimentazione per la Procedura di Aggiornamento Cartografico di un generico DataBase Territoriale

Integrato (DBTI). Al termine della sessione, il Cefriel di Milano ha presentato la sperimetazione di un applicativo per

l’aggiornamento di un database topografico, implementato sulla base della Procedura Di Aggiornamento Sperimentale

Oracle e della suite DbMAP ASJ della Abaco di Mantova.

Nell’articolo descriveremo come la Procedura Di Aggiornamento è stata realizzata utilizzando il DBMS Oracle 10g Rel.2.0

e l’infrastruttura del Persistent Topology Data Model dell’opzione Spatial. Infine, riporteremo il codice sorgente delle

procedure PL/SQL e query SQL più significative adoperate dalle componenti client/server di DbMAP ASJ per l’impianto

della “Procedura Sperimentale Di Aggiornamento Interattivo”.

Ambito ed

Architettura di un DBTI

L’architettura di riferimento per la sperimentazione della

Procedura Di Aggiornamento è quella del Sigmater, un

progetto e-gov di cooperazione appliactiva tra i più

significativi in Italia. In questa architettura i dati

interscambiati con le porte di dominio vengono centralizzati

ed integrati proprio in un DataBase Territoriale Integrato.

I nuovi dati transitati– in particolare gli oggetti

topografici – vengono depositati nelle anticamere del DBTI

per essere bonificati; in seguito, sono sottoposti a processi

di aggiornamento ed infine, integrati in maniera consistente

con gli oggettiTerritoriali già presenti nel sistema: in questo

modo i Servizi General Purpose, così come i webService

degli enti cooperanti, riceveranno dati sempre aggiornati dal

nostro DBTI.

Requisiti e Presupposti per

la Procedura di Aggiornamento

Si ipotizza che:

Il DBTI sia in grado di tenere sempre aggiornati i tre

livelli di massima granularità areale della CTC: le

Aree_Verdi, le Aree_Unità_Volumetriche e le

Aree_Stradali, memorizzate in apposite tabelle spaziali

che denomineremo tabelleTopografiche.

Le tabelleTopografiche siano aggiornate da nuovi

oggettiTopografici provenienti dalle fonti esterne

cooperanti col sistema di interscabio.

Gli oggettiPreesistenti delle tabelleTopografiche abbiano

solo geometrie di tipo poligono conformi all’OpenGIS,

tra loro adiacenti o disgiunti, senza

alcuna sovrapposizione e nessuna

intersezione.

✓ I nuoviOggettiTopografici -

depositati nella tabella NEW_OF -

siano definiti da un identificativo

record, da un poligono conforme

all’OpenGIS, dal tipo di area

topografica e da un identificativo di

sessione di aggiornamento.

Figura 1 - Architettura generale e flusso dati del progetto SIGMATER (www.sigmater.it)

L’aggiornamento degli

oggettiTopografici consenta due

distinte modalità operative:

automatica e interattiva

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GEOmedia 1 2006


F OCUS

Impianto del DBTI

Nel DBTI vengono memorizzate le aree delle

tabelleTopografiche: Aree_Verdi, Aree_Unità_Volumetriche e

Aree_Stradali.

Queste aree, originariamente nel formato shape, vengono

importate nelle tabelle topografiche del DB o tramite tool

DbMAP ASJ o tramite il programma SHP2SDO.EXE.

Questo eseguibile converte shapeFile in file di input per il

programma SQLLDR di caricamento massivo di dati in un

DBMS.

Ciascuna delle tabelleTopografiche è sata definita da un

identificativo univoco di oggetto e da una geometria

SDO_GEOMETRY.

Nella vista USER_SDO_GEOM_METADATA dei metadati

della Spatial sono state registrate le tabelleTopografiche

(Aree_Verdi, Aree_Unità_Volumetriche e Aree_Stradali) per

ciascuna delle quali sono stati impostati i seguenti

parametri: GaussBoaga-Est come sistema di riferimento,

geometrie bidimensionali in cordinate X e Y, la tolleranza

di 0.01 metri sia per la dimensione X che per la Y.

Tramite le funzioni SQL di validate della Spatial è stata

verificata la conformità OGC dei poligoni delle

tabelleTografiche e sempre con funzioni SQL della Spatial,

in maniera massiva, sono state corrette le anomalie più

ricorrenti:

select SDO_GEOM.VALIDATE_GEOMETRY_WITH_CONTEXT(geom, 0.01)

from AREE_STRADALI;

update AREE_VERDI a set a.geom = SDO_UTIL.RECTIFY_GEOMETRY(geom, 0.01)

where c.id = 99999; —id di geometria invalida

Le stesse tabelle sono state poi sottoposte al processo di

indicizzazione spaziale, affinchè gli oggettiTopografici

potessero essere selezionati con l’SQL tramite relazioni

topologiche tra gli oggetti stessi. Per esempio, per accertare

che gli oggettiTopografici costituissero una copertura areale,

senza che vi fosse tra loro alcuna

sovrapposizione/intersezione geometrica, è stato utilizzato

proprio l’operatore topologico

SDO_OVERLAPBDYINTERSECT della Spatial ed

esattamente nelle seguenti modalità:

Oracle10g Spatial

Topology Management,

gli oggettiTerritoriali si

possono memorizzare

sotto forma di

primitive topologiche e

sotto forma di oggetti

del DB di tipo

sdo_topo_geometry. Le

primitive topologiche

sono costituite da nodi,

archi e aree, mentre le

sdo_topo_geometry sono

Figura 2

oggetti composti da

queste primitive

topologiche. Infine la tabella RELATION$ mantiene la

relazione tra ciascun oggetto sdo_topo_geometry e le

primitive topologiche che lo compongono, cosi come

schematizzato in figura 2.

Le primitive topologiche (nodi, archi e aree), essendo

normalizzate, mantengono i dati consistenti in modo che

non esista ridondanza di bordi tra aree. In questo modo la

consistenza topologica viene risolta direttamente dallo

schema dati.

Per esempio, nel modello simpleFeature, il bordo in

comune di due particelle adiacenti (G1 e G2 in figura 3)

viene memorizzato nella prima e nella seconda area. Così,

quando si modifica la geometria di una, per garantire

l’adiacenza di entrambe le particelle, è necessario modificare

anche la geometria dell’altra. Nel caso di topologyFeature

l’arco in comune di due particelle viene memorizzato una

sola volta contribuendo a formare sia la prima che la

seconda particella: il cambiamento dell’arco “e2”

corrisponde automaticamente alla modifica di entambe le

feature G1 e G2, e al tempo stesso, al mantenimento della

adiacenza topologica .

Le StoredProcedure Topologiche, disponibili sia come

PL/SQL nel DBMS che come package di classi Java per

applicazioni client, consentono l’editing e la validazione

delle primitive topologiche. Le nuove TopoAPI della release

10.2 del DBMS Oracle, forniscono funzioni che traspongono

direttamente geometrie simpleFeature in geometrie

TopologyFeature, già relazionate alle primitive topologiche.

select count(*) from AREE_VERDI a, AREE_STRADALI b

where SDO_OVERLAPBDYINTERSECT(a.geom,b.geom)=’TRUE’;

select count(*) from AREE_VERDI a, AREE_VERDI b

where SDO_OVERLAPBDYINTERSECT (a.geom,b.geom)=’TRUE’

Dopo la validazione dei dati, si è constatato che gli

oggettiTopografici, messi a disposizione dal Consorzio

Comuni Di Bolzano, sono tutti risultati geometricamente

validi, OGC compliant, tra loro adiacenti e senza alcuna

sovrapposizione areale.

Trasposizione Topologica degli Oggetti Topografici

Per avere un continuo areale, ovvero senza

sovrapposizione/intersezione tra oggettiTopografici, si è

stabilito di trasporre le geometrie SimpleFeature nel

Persistent Topology Data Model della Spatial.

Tale schema data model consente di memorizzare in

maniera persistente la Topologia nel DBTI. Infatti, mediante

Figura 3

GEOmedia 1 2006 7


F

OCUS

Trasporre le geometrie simpleFeature delle

tabelleTopografiche in featureTopologiche del Persistent

Topology Data Model è veramente facile con la nuova

funzione SDO_TOPO_MAP.CREATE_FEATURE:

Nell’esempio che segue, un semplice codice sorgente per

la trasposizione delle simpleFeatutre diAreeStradali in

corrispettive topologyFeature:

DECLARE

BEGIN

for stradeRec in

(select ID, GEOM from COPERTURA where tipo = ‘STRADA’) LOOP

INSERT INTO AREE_STRADALI VALUES

(stradeRec.id

SDO_TOPO_MAP.CREATE_FEATURE(‘T_VANGA’,’T_AREE_STRADALI’,’TGEOM’,

stradeRec.geom));

END LOOP;

END;

/

Spatial Topology Management può supportare più di uno

schema topologico: questa pecularietà consente al sistema

l’integrazione di topologie appartenenti a diverse

rappresentazioni cartografiche ( come la CT-Comunale e la

cartografia Catastale).

La Procedura di Aggiornamento

Non appena i nuovi oggetti topografici transitano nel

sistema centrale, vengono validati e depositati nella tabella

NEW_OF per essere definitivamente trasferiti nel DBTI

tramite la Procedura di Aggiornamento Cartografico.

Le funzionalità Spatial e di Topology Management

costituiscono l’infrastruttura software di base per la

Sperimentazione dei Processi Di Aggiornamento, questi ultimi

realizzati appositamente per modellare la procedura sia

nella modalità automatica che interattiva.

La modalità automatica permette di aggiornare le tabelle

topografiche della CTC sottoponendo le aree dei nuovi

oggetti territoriali alla sequenza di processi riportata nel

DataFlow di figura 4.

Si controlla prima l’impatto topologico delle nuove aree

rispetto a quelle preesistenti; poi, se la consistenza

topologica viene rispettata, si creano le feature topologiche

per le nuove aree; infine, con l’approvazione

dell’aggiornamento, si cancellano le aree preesistenti

impattate, si rimpiazzano le nuove aree e si ripulisce la

topologia.

La fase di impatto: l’impatto delle nuove feature con il

DBTI, viene controllato in base alla relazione topologica che

esitse tra il confine ricoperto dalle nuove aree - Confine

Nuove Aree - e le sottostanti aree preesistenti.

L’aggiornamento viene accettato solo se il Confine Nuove

Aree tocca e/o ricopre completamente le aree preesistenti

ma senza intersecarle.

Il procedimento sperimentato, rappresentanto nel grafico

di figura 5, è quindi il seguente:

a) Si determina il confine delle nuove aree servendosi della

funzione di aggregazione della Spatial:

select SDO_AGGR_UNION(SDOAGGRTYPE(c.geom, 0.001)) into

ConfineNuoveAree from NEW_OF C

where C.PROCESSNUMBER= 5;

b) Tramite l’operatore topologico coveredBy, si selezionano

dalle tabelleTopografiche (Aree_Stradali, Aree_Verdi e

Unità_Volumetriche) tutte le areePreestitenti ricoperte dal

ConfineNuoveAree. Le aree pressitenti vengono

parcheggiate nella tabella temporanea

AREE_PREESISTENTI

select id, geom from AREE_STRADALI

where SDO_COVEREDBY(geom, ConfineNuoveAree) = ‘TRUE’;

...eseguita per tutti i livelli topografici

c) Analogamente al ConfineNuoveAree , si determina il

Confine Aree Preesistenti aggregando le aree

preesistenti impattate e precedentemente memorizzate

nella tabella AREE_PREESISTENTI

d) Nel caso in cui il ConfineNuoveAree coincida con il

ConfineAreePreesistenti, si procede col processo di

creazione nuovi oggetti

Select SDO_GEOM.RELATE (ConfNuoveAree, ‘determine’, ConAreePreesistenti

, 0.01 ) from TabelaCONFINI;

‘EQUAL’

e) Se, invece, i due confini risultano inconsistenti si

interrompe la procedura nella modalità automatica e si

procede, eventualmente, nella modalità interattiva.

La fase di creazione: superata la verifica di impatto, i

nuovi oggetti vengono associati ai relativi livelli topografici

e le geometrie vengono trasposte in

SDO_TOPO_GEOMETRY tramite la funzione

SDO_TOPO_MAP.CREATE_FEATURE. Durante il processo si

definisce il TOPO_MAP (una cash-memory del Topology

Management) nel quale si memorizzano tutte le primitive

topologiche incluse nel rettangolo di ingombro del

ConfineAreePreesistenti. Il TOPO_MAP offre il vantaggio di

Figura 4

8

GEOmedia 1 2006


F

OCUS

bloccare (lock) automaticamente le primitive topologiche, in

modo che le stesse primitive siano soltanto lette e non

modificate da altri processi contemporanei.

La fase di approvazione: questo processo cancella gli

oggetti topografici preesistenti topologicamente inclusi nel

ConfineAreePreesistenti e li rimpiazza coi nuovi oggetti

topografici generati dal processo di Creazione. Infine, la

topologia viene ripulita eliminando tutte le primitive

topologiche appartenenti agli oggetti topografici

precedentemente cancellati: questa operazione assicura un

corrispondenza univoca tra le primitive topologiche FACE

e le aree delle tabelle topografiche.

La Procedura di Aggiornamento Interattivo

I processi della modalità di aggiornamento automatico

possono essere attivati ed orchestrati interattivamente da un

applicativo client. Infatti, come nella procedura automatica,

viene gestito l’impatto topologico delle nuove aree e l’utente

decide, interattivamente, se procedere o meno; le nuove

aree e le preesistenti vengono frazionate in tante microaree;

infine, le microaree vengono selezionate dall’applicativo

client per comporle in altrettanto nuovi oggetti topografici.

La fase di impatto interattivo: esegue gli stessi controlli

previsti dal processo di Impatto della procedura automatica,

con la differenza che, nella modalità interattiva, è possibile

continuare l’aggiornamento con i processi successivi anche

se si verifica inconsistenza topologica. Inoltre, il processo

seleziona le aree preesistenti che hanno una qualsiasi

interazione con il confineAreeNuove:

select id, geom from AREE_STRADALI

where SDO_ANYITERACT(geom, ConfineNuoveAree) =

‘TRUE’; ...eseguita per tutti i livelli topografici

La fase di frazionamento microaree: tramite la

ADD_POLYGON_GEOMETRY, del package Topo-API, il

processo fraziona le aree dei nuovi oggetti e le aree

preesistenti sottostanti in MicroAree: aree costituenti il

livello di massima granularità areale (vedere figura 6). Tali

aree vengono fornite sia nella versione sdo_topo_geometry

(topoFeature) che nella versione sdo_geometry

(simpleFeature) affinchè siano accedute dalle piattaforme

GIS che già si interfacciano con la Saptial.

La fase di editing oggetti: viene invocato dall’applicativo

client per editare interattivamente i nuovi oggetti

territoriali. Dalla pseudo finestra grafica dell’applicativo

client, si selezionano le microaree per consegnarle alla

funzione “InsertUpdateTopology”: le microaree vengono

composte in un oggetto univico (di tipo sdo_topo_geometry)

che viene inserito in una delle tabelle topografiche.

InsertUpdateTopology fa parte del package di

Aggiornamento sviluppato apposta per le attività di Studio

dei Meccanismi Di Aggiornamento del Database Geografico

supportate dal Comune di Bolzano.

Figura 5 - Il complesso processo di aggiornamento della topologia

descritto nel presente paragrafo (fasi a, b, c, d)

Figura 6 - Effetto del processo del frazionamento in microaree

GEOmedia 1 2006 9


F OCUS

Applicativo Sperimentale di

Aggiornamento Interattivo

Abaco e Cefriel hanno realizzato l’applicativo client

interattivo basato sul package sperimentale di

aggiornamento cartografico, DbMAP ASJ e l’application

server Oracle AS 10g.

Questo applicativo (web-based) attiva, interattivamente, i

processi dell’aggiornamento cartografico residenti nel DBTI

sperimentale.

Figura 7 - Il layout delle tecnologie impiegate nel progetto

Dal browser viene scelta una delle diverse sessioni di

aggiornamento presenti nella tabella NEW_OF e si attiva il

processo di Impatto per verificare la consistenza topologica

dei nuovi oggetti; in seguito, viene presentata la pagina web

prinipale dell’Applicativo.

Dalla pagina web, indicata in Figura 8, con il pushButton

fraziona si attiva il processo di frazionamento che genera le

microaree. Le altre opzioni sono di ausilio all’editing:

ovvero, consentono di selezionare le microare del nuovo

oggetto topografico e il tipo di area topografica. Al termine

della selezione, viene proposta un ulteriore frame di

aggiornamento ove inserire i valori degli attributi

alfanumerici dell’oggetto topografico considerato.

Per ottenere una nuova area stradale composta

dall’unione delle microaree 130 e 131, l’applicativo ABACO

attiva la funzione InsertUpdateTopology tramite il seguente

comando SQL:

execute

InsertUpdateTopology(1,listface(130,131), 0, 18138, 6, 999).

Dopo l’esecuzione del comando, nella tabella

AREE_STRADALI, esisterà un nuovo record definito

dall’identificativo 19138, dal campo APPARTENENZA posto

a 999 e da una topo_geometry relazionata alle primitive

topologiche: face 130 e 131.

Conclusioni

L’aggiornamento cartografico rappresenta il punto più

debole del DBTI di un sistema di interscambio. Come ha

dimostrato la sperimentazione, la transazione di oggetti

territoriali avviene al termine di un intero flusso di

processi, più o meno complessi, operanti su una SDI. Le

alte prestazioni del DBMS Oracle 10g r.2 e la sua Spatial

Data Option, in grado di integrare tutti i modelli

geometrici del DBTI, hanno fornito la piattaforma

tecnologica, spazialmente evoluta, per impiantare una SDI

capace di gestire l’Aggiornamento Cartografico

L’interoperabilità della piattaforma Oracle Spatial,

l’aderenza della Suite ABACO DbMAP ASJ agli standard

applicativi (J2EE, SQL, geometrie OGC), hanno consentito

successivamente di ampliare l’Aggiornamento Cartografico

nella modalità interattiva web-based.

DbMAP ASJ, grazie alla sua facilità di interfacciamento

verso i DBMS, ha potuto editare le TopologyFeature del

DBTI invocando direttamente, via sql, le funzionalità della

Spatial .

Approfonfimenti

Sul sito internet all’URL www.geo4all.it/geomedia/geonotes

sono disponibili informazioni di approfondimento

sull’articolo, tra cui la raccolta completa del codice PL/SQL

usato negli esempi citati nel corpo dell’articolo, e il

documento integrale che distribuito durante la giornata del

seminario citato in prefazione, permette ai lettori un nutrito

approfondimento del tema trattato.

Autore

GIOVANNI CORCIONE

Giovanni.Corcione@oracle.com

SOLUTION TEAM

Oracle Italia

Fig. 8 – Nell’immagine una cattura di schermo del sistema

10

GEOmedia 1 2006



M

ERCATO

Grande vuoto all’ESA: ci lascia Antonio Rodotà

Il 23 febbraio scorso è morto a Roma all’età di 70 anni

Antonio Rodotà, già direttore generale dell’Agenzia

Spaziale Europea.

Rodotà era stato designato come direttore generale

dell’Agenzia Spaziale Europea nel giugno del 1997 ed è

rimasto in carica fino al giugno del 2003.

Precedentemente era stato direttore della Divisione

Spazio di Finmeccanica oltre ad essere responsabile in

diverse società internazionali tra le quali anche

Arianespace. Si era laureato in ingegneria elettronica

all’università di Roma, ed aveva iniziato la sua carriera

nel 1966 in Selenia dove era rimasto fino al 1980, per

poi passare tre anni a capo della Compagnia Nazionale

dei Satelliti. Trasferitosi quindi nel 1983 in Alenia

Spazio, occupò posizioni di crescente responsabilità,

fino a diventarne amministratore delegato nel 1995.

Alla sua nomina come direttore generale all’ESA nel giugno 1997 iniziò a battersi con tutte le forze per dare ai programmi

spaziali una vera dimensione europea e per il varo del programma di navigazione satellitare Galileo, che può considerarsi

una sua eredità.

Durante il suo mandato all’ESA, Rodotà, il primo direttore generale proveniente direttamente dall’industria ebbe un ruolo

chiave in molti settori e fu molto apprezzato sia nella comunità spaziale europea che in altre. Un sostenitore fervente della

cooperazione internazionale, sarà ricordato per aver dato una dimensione europea alle attività spaziali ed è stato uno dei

padri fondatori del sistema di navigazione satellitare europeo, Galileo.

Forte anche il suo contributo allo stabilirsi di nuovi rapporti tra Unione europea ed ESA, oltre che alla redazione del

libro verde e del libro bianco sulla politica spaziale dell’Unione.

Rodotà è anche ricordato, da chi lo ha conosciuto soprattutto nel mondo industriale da dove proveniva, anche per la sua

gentilezza e disponibilità. Qualità che, unite ad una seria cultura ingegneristica, mancano troppo spesso nell’industria

aerospaziale italiana di oggi.

(Fonte: Redazionale)

I mattoni della cultura

Con questo titolo non ci riferiamo al peso eccessivo

di libri e manuali vari ma al progetto

B.R.I.C.K.S., acronimo di Building Resources for

Integrated Cultural Knowledge Services, una comunità

nata con lo scopo di creare archivi e musei digitali basati sulla condivisione delle conoscenze dei vari partners che la

compongono.

Segnalato come uno dei più importanti ed innovativi progetti europei nel settore dell’ICT in campo culturale, BRICKS si

propone di integrare le esistenti risorse digitali per portarle all’interno di una biblioteca informatizzata comune, con lo

scopo di riunire sotto un unico denominatore gli aspetti legati all’istituzione di musei ed archivi digitali e di tutti gli altri

sistemi di memorie simili. I risultati di questo lavoro costituiranno le fondamenta di una factory che, per la durata del progetto,

sarà controllata dai partners del consorzio e dall’ UE ma che, in seguito, si conta possa sostenersi autonomamente.

Nel costituire le attività del progetto BRICKS si tenterà principalmente di attenersi al rispetto delle diverse identità culturali

europee. Il sistema bottom-up sul quale il progetto è stato ideato, favorirà l’interoperabilità di comunità dinamiche

basate su sistemi locali, massimizzando l’utilizzo di risorse e know-how esistente e, in un secondo tempo, di appoggiarsi su

investimenti nazionali.

La Comunità BRICKS nasce dall’unione di un’ampia varietà di utenti, principalmente composti da content providers, artisti,

ricercatori così come studenti, cittadini o semplici turisti, tutti insieme allo scopo di condividere il proprio sapere ed i

propri servizi all’interno di un contenitore digitale. E’ evidente che ci troviamo di fronte ad uno scenario del tutto nuovo,

nel quale si favorisce il supporto alle istituzioni culturali incoraggiando, allo stesso tempo, l’innovazione.

www.brickscommunity.org

(Fonte: Redazionale)

12

GEOmedia 1 2006


Il Geotagging esordisce alle Olimpiadi

Le Olimpiadi Invernali di Torino 2006

appena terminate hanno catalizzato,

data la loro importanza, l’attenzione di

tutto il mondo, lanciando una serie di

iniziative di ogni genere a corollario

della manifestazione sportiva; tra queste

le Olimpiadi della Cultura, un

evento che si svolge secondo un programma

proposto e organizzato dal paese ospitante, in base alle

proprie tradizioni e specificità culturali. Esse hanno proposto

un ricco cartellone di eventi che si è svolto principalmente

durante i giorni dei giochi. Tra le tante iniziative

spicca il progetto glocalmap.to, un geoblog che consente

di inserire messaggi su di una mappa interattiva di

Torino. I messaggi possono contenere in allegato testi,

foto, audio e video, è possibile inviarli via web, sms o

mms, associandoli ad un indirizzo o ad un punto preciso

della mappa. Questo inedito blog geo-sincronizzato permette

l’interazione tra la mappa di Torino, con un motore

di geo-coding basato su un sistema peculiare di ortofotogrammi

del territorio rilevato, in corrispondenza di

ogni n° civico, tramite GPS. I messaggi inoltre potranno

contenere da una a tre tag. Le tag sono le parole chiave

che identificano gli argomenti principali del contenuto,

ciò che definiamo social tagging: le tracce delle azioni

sociali, ludiche e partecipative, che i cittadini e i turistiplayer

posteranno sulla piattaforma rilanciando il concetto

di social bookmarking diffuso nel web e che ricorda

per altri versi le tag del graffitismo metropolitano teso a

marcare “tribalmente” il territorio. Glocalmap.to è una

performing map. La mappa di una città è tracciata dai

percorsi dei suoi abitanti: dalle abitudini e dai nuovi

comportamenti che vengono espressi quotidianamente e

costantemente inventati da una geografia umana in progress.

Il motore di ricerca del sistema consente di realizzare

per nomi o per tag una serie di mappe tematiche, a

partire dalla registrazione e dalla combinazione delle

informazioni ricevute dai singoli partecipanti.

Glocalmap.to rileva le dinamiche collettive degli usi

della città, evidenziando i luoghi in cui avvengono intensificazioni

dei flussi cominicativi e dello scambio sociale:

ovvero ciò che fa di una città una Città.

www.glocalmap.to

(Fonte: Redazionale)

GEOmedia 1 2006 13


M ERCATO

Alexei Leonov a Roma

Il 17 Febbraio, durante un quieto evento organizzato dalla

Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Università “La

Sapienza” di Roma, la storia della cosmonautica sovietica ha

incontrato il pubblico.

Oggigiorno, nel panorama spaziale russo, è difficile pensare

ad un personaggio più importante di Alexei Leonov, pluridecorato

eroe della ex-Unione Sovietica, protagonista dell’inizio

della distensione tra USA/URSS, ed anche esperto artista.

Leonov, il cui aspetto, portamento ed energia non tradiscono

la sua età (è nato nel 1934), ha intrattenuto il pubblico sia

formalmente, con racconti di prima mano ed aneddoti sulle

sue imprese spaziali, ed anche informalmente durante discussioni

improvvisate con i partecipanti.

Selezionato nel primo gruppo di cosmonauti sovietici, insieme

a Gagarin, Titov ed altri eroi dell’epoca, volò nella missione

Voskhod-2 per eseguire la prima attività extraveicolare

della storia. Selezionato in seguito per il programma lunare

sovietico, Leonov sarebbe dovutoo essere il primo russo sul

suolo lunare, ma la storia ebbe poi un altro corso. Nel 1975,

dopo anni di dialoghi e preparazione, fu comandante della

Soyuz protagonista della missione Apollo-Soyuz, l’evento che

più di ogni altro marcò l’inizio del disgelo e la cooperazione

tra le superpotenze.

Tra i ricordi di Leonov traspare l’enorme diversità delle culture

del tempo, quella russa ed americana, la diversità sociale

e materiale, tutti elementi preziosi per la comprensione storica

del periodo che rischiano di essere persi o di passare

inosservati alle nuove generazioni. Come due culture con

mezzi così diversi abbiano potuto tenersi testa nel corso degli

anni alla frontiera dell’esplorazione si deve molto sulle capacità

degli uomini del tempo. In quello stesso periodo, è stato

ricordato, l’Italia era un protagonista della scena spaziale, ed

anch’essa era guidata da uomini di pari statura, come il prof.

Broglio, fondatore della Scuola di Ingegneria Aerospaziale.

Alexei Leonov (a destra) durante una pausa dell’incontro con il pubblico

insieme a Roberto Vittori (cosmonauta italiano, a sinistra) e Paolo

D’Angelo (giornalista, al centro).

Il Leonov pittore non è qualcosa che si è evoluto nel tempo,

ma è nato prima ancora delle aspirazioni aeronautiche del

Leonov pilota. Per questo motivo si può dichiarare che

Leonov è stato anche il primo artista a volare nello spazio e,

conscio di questo ruolo, ha da sempre cercato di rendere nel

linguaggio della pittura le impressioni e le vedute dall’orbita,

con un’espressione che le macchine fotografiche non possono

dare. Ed è curioso notare che ad un collega americano del

tempo sarebbe stato impossibile, come al contrario fu per lui,

portare dei pastelli ed un blocco di fogli nello spazio, con i

quali Leonov potè catturare sul posto le prime impressioni

pittoriche.

Tra i partecipanti anche il prof. Graziani, ospite dell’evento e

preside della Scuola di Ingegneria Aerospaziale, l’ambasciatore

della Federazione Russa Meshkov e il cosmonauta italiano

Roberto Vittori che già due volte ha volato a bordo delle

Soyuz e che ha, in molti sensi, raccolto l’eredità di pionieri

come Alexei Leonov.

(Fonte: Redazionale)


M ERCATO

Con Nimby Forum verso la ricerca del consenso

Le contestazioni territoriali contro la costruzione di impianti e infrastrutture in Italia sono un fenomeno

sempre più rilevante e diffuso; soltanto da maggio a dicembre 2005 sono risultati essere ben

129 gli impianti contestati censiti dal Nimby Forum. Dalle contestazioni nei confronti della TAV fino

alle vertenze legate alla costruzione di rigassificatori o impianti di ricompostaggio, il Nimby Forum è

da un anno e mezzo impegnato su queste tematiche, nel tentativo di comprendere quali siano le effettive

cause di queste agitazioni: opposizione ideologica o sfiducia diffusa verso le istituzioni? Egoismi

locali o paura delle devastazioni ambientali? Come si può conciliare sviluppo e progresso con la tutela

dell’ambiente, della salute e del territorio?

Approdato alla seconda edizione e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero delle Attività Produttive

e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, lo scorso febbraio il Nimby Forum è entrato nelle aule universitarie

tenendo una lezione all’Università di Pisa; l’esperienza ottenuta durante quasi due anni di lavoro ha permesso all’iniziativa di

condividere i dati della propria ricerca nell’ambito di un modulo professionalizzante per il Corso di Laurea in Scienze e

Tecnologie per l’Ambiente, all’interno del quale il Prof. Paolo Rognini ha pensato di sensibilizzare i propri studenti sulla tematica

della ricerca del consenso grazie ai dati in possesso di Nimby Forum.

Nimby Forum è dunque un tavolo di confronto permanente finalizzato a sviluppare e diffondere la cultura della comunicazione,

del dialogo e della partecipazione in ambito territoriale, come fattori indispensabili nella realizzazione di impianti e infrastrutture

strategiche per lo sviluppo del Paese. L’obiettivo è individuare le più efficaci metodologie di interazione tra le diverse parti

in causa per ridurre il fenomeno dei conflitti territoriali ambientali. Il Nimby Forum è promosso da Allea comunicazione e relazioni

istituzionali, ed è sviluppato in collaborazione con AGICI Finanza d’Impresa.

Nimby Forum è un’iniziativa ideata e promossa da Allea, una società di consulenza nel settore della comunicazione e delle relazioni

istituzionali specializzata nelle relazioni pubbliche e media proprio nei settori più esposti a questo tipo di problematiche:

energia, ambiente, trasporti e infrastrutture e nasce dalle osservazioni e dall’esperienza acquisita dai partner fondatori nel campo

della comunicazione ambientale, della comunicazione di crisi e delle relazioni istituzionali e territoriali. Ha collaborato alla

messa a punto del progetto Agici, società specializzata in consulenza strategica e finanziaria nel settore dei servizi pubblici.

www.nimbyforum.net

www.allea.net

(Fonte: Redazionale)

TomTom acquisisce Applied Generics Limited

TomTom ha annunciato di aver raggiunto l’accordo per acquisire Applied Generics Limited, società con sede a Edinburgo, in

Scozia. Applied Generics ha sviluppato tecnologie che rendono possibile generare in tempo reale informazioni sul traffico

basate sull’analisi dell’utilizzo delle reti mobili e sulla commutazione delle celle. Questo tipo di tecnologia può fornire informazioni

di alta qualità sul traffico con un costo nettamente inferiore rispetto a quello normalmente necessario ad ottenere informazioni

del genere. Il bisogno degli utenti per questo tipo di servizi è cresciuto notevolmente negli ultimi tempi soprattutto grazie

al proliferare di prodotti dedicati alla navigazione satellitare; le informazioni, in tempo reale, saranno disponibili per qualsiasi

tipo di strada, sia essa principale che secondaria.

www.tomtom.com

(Fonte: Redazionale)

Intergraph e l’Istituto Geografico Militare per Torino 2006

L

’IGMI, la principale istituzione italiana nella fornitura di cartografia digitale e dati correlati a livello nazionale, ha sfruttato

i software proprietari di Intergraph al fine di gestire in maniera ottimale le routine di sicurezza legate ai Giochi Olimpici

Invernali che si sono da poco conclusi a Torino. L’obiettivo dell’Istituto Geografico Militare era quello di integrare e rendere affidabili

dati provenienti da diverse fonti, in modo che la manifestazione sportiva ed il suo corredo di micro eventi, dispiegatasi da

Torino fino alle montagne confinanti con la Francia, si svolgesse in maniera tranquilla. L’IGMI per questo scopo, ha raccolto,

verificato ed integrato i dati relativi alle mappe al fine di creare un set di informazioni specifico per ogni luogo, per poi restituirlo

al personale addetto alla prevenzione ed all’intervento in possibili situazioni critiche legate allo svolgimento dell’evento.

(Fonte: Redazionale)

GEOmedia 1 2006 15


M ERCATO

Galileo GPS News

Galileo GPS News

2004

2006 2008 2011

VALIDAZIONE

LANCIO SATELLITI

OPERATIVITA’

Mesi all’operatività

di Galileo

Giove A trasmette forte e chiaro

Dopo il riuscito lancio del 28 dicembre scorso, il 12 gennaio 2006 Giove A ha finalmente

cominciato ad inviare segnali per la navigazioni di cui, attualmente si sta testando la

qualità.

Quando si ha a che fare con questioni riguardanti lo spazio è sempre bene procedere a

piccoli passi, raggiungendo un obiettivo alla volta senza voler strafare, pena il fallimento

dell’intera missione. E questo è proprio il modo in cui all’ESA si sta affrontando la

missione di Giove A, il primo satellite della nuova era Galileo. La sua costruzione, il lancio,

la messa in orbita e la trasmissione dei primi segnali erano le principali tappe da

completare affinché si potesse avere qualcosa di pratico indietro ed in questo gli uomini

dell’ESA sono stati perfetti, dal momento che i punti sono stati tutti quanti raggiunti

con successo. Effettuati questi passi preliminari si comincia a far sul serio: è infatti

arrivato il momento di assicurare le frequenze precedentemente allocate dalla

International Telecommunication Union (ITU) in favore del progetto Galileo.

Il procedimento di controllo dei segnali trasmessi da Giove A sta impiegando diverse

strutture sparse qua e la per l’Europa: il Navigation Laboratory all’ESTEC (European

Space Research and Technology Centre) in Olanda, la stazione di terra dell’ESA a Radu,

in Belgio ed il Rutherford Appleton Laboratory (RAL) Chilbolton Observatory, nel Regno

Unito.

L’antenna dell’osservatorio di Chilbolton permette di acquisire i segnali da Giove A e di

verificare che siano conformi alle specifiche del sistema Galileo; ogni volta, infatti, che

il satellite è visibile da Chilbolton, i tecnici attivano la grande antenna e cominciano a

tracciare l’obiettivo. Giove A orbita ad un’altitudine di 23.260 km ed impiega 14 ore e

22 minuti per compiere un giro completo della Terra.

Ad ogni passaggio, dunque, si rinnova l’opportunità per i tecnici dell’osservatorio di

analizzare i segnali del satellite; la qualità di questi segnali ricoprirà un’importanza di

primo piano per quanto riguarda la precisione delle informazioni di localizzazione che

gli utenti al suolo dotati di ricevitore richiederanno in un prossimo futuro e per questo

motivo il controllo dei dati provenienti da Giove A viene effettuato con impegno quasi

certosino dall’ESA. I segnali possono venire influenzati da diversi fattori quali ad esempio

gli effetti dell’ambiente durante l’orbita del satellite o il percorso di propagazione

degli stessi durante il trasferimento dallo spazio a terra. Per non lasciar nulla al caso,

viene anche verificato che non avvengano interferenze tra i segnali del satellite e quelli

eventualmente prodotti da servizi che operano su bande di frequenze adiacenti al sistema

Galileo.

Gli ingegneri dell’osservatorio sfruttano i mezzi dell’impianto per osservare e registrare

in tempo reale lo spettro ricavato dai segnali di Giove A. Numerose misurazioni vengono

effettuate tenendo conto di fattori quali la potenza del segnale, il centro di frequenza

e l’ampiezza della banda, così come il formato dei messaggi generati a bordo dal

satellite. Questo permette un’analisi delle trasmissioni sulle tre bande di frequenza

riservate a Galileo ottenendo allo stesso tempo la conferma che Giove A sta trasmettendo

nel modo in cui ci si aspettava che facesse.

La missione Giove A, inoltre, rappresenta un’ottima occasione per testare uno degli elementi

chiave del futuro sistema Galileo: i ricevitori. I primi modelli di ricevitori Galileo,

prodotti dall’azienda belga Septentrio, sono stati infatti installati nelle In Orbit Test

Stations di Redu e Chilbolton come anche alla Surrey Satellite Technology Limited

(SSTL), l’azienda produttrice del satellite stesso che è al momento incaricata di controllarlo

mentre è in orbita.

Tutto quello descritto sono è il risultato di un meticoloso ma importantissimo lavoro che

accompagna ogni singolo progresso del progetto, al fine di assicurare che Galileo, il

sistema di navigazione civile nato in Europa, offra servizi e valori aggiunti rispetto alle

precedenti soluzioni, il che va di pari passo con la qualità dei segnali trasmessi.

GALILEO GROUND NAVIGATION

RECEIVER affidato ad Alenia e Novatel

L'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e

Galileo Industries (Galn), la jointventure

di primarie società che

operano nel settore spaziale per la

realizzazione del sistema Galileo,

hanno selezionato Alcatel Alenia

Space Italia (AAS-I) e Novatel Space

Engineering (Canada) come principali

subcontraenti per lo sviluppo del

Navigation Ground Reference

Receiver per il sistema di navigazione

europeo Galileo.

DISLOCAZIONE DELLE

STRUTTURE DI GALILEO

Il futuro Concessionario di Galileo ha

raggiunto un accordo per la

localizzazione delle strutture di

sviluppo del Programma Galileo.

Quartiere generale del Concessionario

Galileo sarà a Toulose (France). La

Operation Company sarà a Londra

(UK). Il Constellation Control Center

andrà in Germania per una parte ed

in Italia per un'altra. Quest'ultima

ospiterà anche il Mission Control

Center.

Ricostruzione digitale del satellite Giove

A in orbita

L’antenna di 25m di diametro al

Chilbolton Observatory del Rutherford

Appleton Laboratory (UK)

16

GEOmedia 1 2006


M ERCATO

Autodesk al 3GSM

Autodesk ha annunciato il lancio in Europa del suo programma di servizi location-based (LBS) che offre alla comunità di sviluppatori

europei le risorse e il supporto necessari per immettere sul mercato rapidamente applicazioni e servizi LBS.

Secondo alcune previsioni il mercato dei servizi di localizzazione raggiungerà un valore di circa 200 milioni di euro entro il

2007; per questo i principali gestori di comunicazioni wireless stanno abilitando le proprie reti in modo da facilitare la domanda

di servizi LBS quali, ad esempio, il social networking, il gaming, la navigazione personale e stradale. Il nuovo programma,

già esistente negli Stati Uniti, consentirà ai creatori di servizi LBS di utilizzare la piattaforma open standard Autodesk per commercializzare

le proprie applicazioni in tutto il mondo. Il programma offre, inoltre, una solida architettura per la gestione di

servizi geospaziali e la protezione dei dati di localizzazione, un’interfaccia basata su standard per la programmazione delle

applicazioni (API) per il web e gli apparecchi cellulari, documentazione tecnica e supporto. Inoltre, Autodesk intende promuovere

uno scambio di idee tra i creatori di servizi location-based attraverso blog, eventi e gruppi di discussione specificatamente

rivolti a questa comunità. Il programma europeo è stato creato mettendo in primo piano i bisogni degli sviluppatori che sono

stati espressi anche dall’Autodesk Developer Council, un gruppo selezionato di sviluppatori LBS creato per informare e indirizzare

Autodesk sugli strumenti necessari per commercializzare con successo le proprie applicazioni.

www.autodesk.it

(Fonte: Redazionale)

Conferme dalla NASA su emergenza climatica

Gli scienziati della NASA hanno confermato, dopo gli ultimi rilievi effettuati in Groenlandia ed

Antartide, che l’emergenza climatica che stiamo affrontando viaggia di pari passo con la

quantità d’acqua presente nei ghiacciai che formano le due regioni. Se il trend osservato dagli

scienziati dovesse continuare i ghiacci della Groenlandia potrebbero sparire già verso la fine del

secolo. I rilievi svolti dalla NASA in questo contesto sono i primi ad aver effettuato uno studio

comprensivo sulla diminuzione della quantità di ghiaccio e l’aumento invece di quella della neve

da dieci anni a questa parte. I risultati parlano chiaro: dal 1992 al 2002 vi è stato una netta diminuzione

del volume dei ghiacci, cosa che ha ovviamente comportato un aumento del livello del

mare in aggiunta ad un incremento delle precipitazioni nevose all’interno della Groenlandia; tutti

segni che confermano l’emergenza climatica già predetta dai modelli forniti dai calcolatori. I lavori

si sono avvalsi due satelliti dell’ ESA per poter calcolare l’altezza della coltre ghiacciata, mentre per comprendere quanto i

bordi di essa si stessero riducendo, gli scienziati si sono appoggiato ai dati provenienti dal mapping aereo precedentemente effettuato

dalla stessa NASA. Maggiori informazioni al sito www.nasa.gov/vision/earth/environment/ice_sheets.html .

(Fonte: Redazionale)

Indice Inserzionisti

Abaco pag. 11

Archeoguide pag. 63

Assogeo pag. 61

Codevintec pag. 64

Esri pag. 5

Eurotec pag. 47

Geogrà pag. 51

Geotop pag. 2

Intergraph pag. 53

Menci pag. 14

Microgeo pag. 13

Sinergis pag. 31

Trimble pag. 32,33

GEOmedia 1 2006 17


F

OCUS

Nell’attuale panorama

applicativo le tecnologie

GIS, per essere

concretamente e pienamente

utilizzabili da una vasta platea

di utenti, necessitano di una

stretta integrazione con quelle

di Information Technology.

Questo implica che le

funzionalità GIS oriented devono

essere materialmente collegate

ad un crescente numero e

varietà di applicazioni software

e nativamente veicolabili

attraverso canali di

comunicazione differenziati sia

in ambito mobile che fisso.

I nuovi modelli architetturali per

applicazioni GIS oriented in

ambito Internet Data Center

offrono la soluzione ideale a

queste problematiche ma per

essere realmente efficaci ed

attuabili in contesti operativi

necessitano di una

progettazione accurata e di una

notevole ed approfondita

esperienza nelle diverse

tematiche presenti in ambiente

enterprise.

Applicazioni GIS

oriented operanti in

Internet Data Centers

di Vincenzo Consorti

Il contesto di riferimento

La crescente complessità

dell’Information and Communication

Technology (ICT) che necessita una

centralizzazione delle risorse

elaborative per assicurare costi di

gestione accettabili e livelli di servizio

di assoluta eccellenza ha giustificato

l’individuazione di nuovi modelli

architetturali centralizzati per le

infrastrutture elaborative in grado di

erogare servizi in rete ed in modalità

distribuita.

Allo stato attuale questi nuovi

modelli evolvono sempre più verso

schemi logici che prevedono centri

elaborativi di rilevanti dimensioni

(Data Centers) con caratteristiche di

scalabilità, affidabilità, sicurezza,

flessibilità, e che sono in grado di

erogare via rete le prestazioni

elaborative richieste dalle diverse

tipologie di utenti.

In un ambito di tale complessità

risulta quindi necessario progettare e

definire le applicazioni GIS con schemi

che siano in grado di adattarsi

pienamente ai nuovi modelli e di

utilizzare in modo efficace ed efficiente

le possibilità offerte da queste nuove

infrastrutture elaborative.

La diffusione di questi nuovi modelli

architetturali è facilitata anche dalle

direttive emanate dal Ministero

dell’Innovazione e delle Tecnologie, che

ha in corso la realizzazione del

Sistema Pubblico di Connettività (SPC)

che sarà in grado di connettere tutte

le Pubbliche Amministrazioni e che

prevede espressamente la realizzazione

di infrastrutture elaborative

centralizzate per l’erogazione di servizi

ai cittadini, Enti ed aziende.

L’adozione di tali modelli implica

però necessariamente una diversa

strutturazione delle applicazioni GIS ed

in particolare di quelle collegate alla

produzione delle componenti

applicative GIS Web oriented

necessarie per realizzare una

infrastruttura applicativa GIS che sia

pienamente integrata all’interno di un

Internet Data Center e che consenta di

soddisfare in modo completo i requisiti

di sicurezza, privacy ed integrità nelle

transazioni. Le implicazioni connesse a

queste nuove strutturazioni

determinano di conseguenza l’aggiunta

di nuovi fattori competitivi quali il

piano di licenze, gli elementi gestionali

e la flessibilità operativa connessa alle

metodologie di sviluppo agili che

devono essere pienamente considerati

per l’ottimizzazione in termini di

costo/benefici nella realizzazione di

applicativi GIS operanti in ambito

IDC.

Le infrastrutture elaborative

per l’erogazione di servizi

L’insieme dei servizi in ambito GIS

che gli Enti e le aziende possono

erogare attraverso una infrastruttura

elaborativa centralizzata richiede la

realizzazione di un’architettura che

soddisfi i requisiti di scalabilità,

affidabilità, prestazioni e flessibilità

nonché semplicità di gestione anche

remota.

Le infrastrutture elaborative

centralizzate, utilizzabili anche per

l’erogazione di servizi in ambito GIS

in modalità distribuita, in generale

costituiscono l’elemento centrale dei

sistemi informatici nazionali e regionali

e consentono la fruizione e l’erogazione

di servizi tra le amministrazioni, le

imprese ed i cittadini. Un tipico

modello architetturale di livello

generale di infrastruttura per

l’erogazione di servizi applicativi GIS

oriented è mostrato in figura 1.

In generale i servizi e sistemi messi

a disposizione da tali infrastrutture

sono quelli di seguito riportati:

Infrastruttura di rete basate su

backbone ad alta velocità (Gigabit)

che garantiscono il collegamento fra

i principali serventi applicativi

assicurando le appropriate prestazioni

richieste dai servizi avanzati da

18

GEOmedia 1 2006


F OCUS

Figura 1 - Modello generale di un’infrastruttura per l’erogazione di servizi GIS oriented

supportare. L’architettura di rete

degli IDC soddisfa inoltre i più

recenti criteri di disponibilità e

modularità grazie ad un impianto

fisico di cablaggio specifico per data

center a supporto di una architettura

a più livelli, funzionalmente distinti,

che ottimizza le prestazioni

dell’infrastruttura IT e della logica

applicativa, e fornisce le

caratteristiche di scalabilità ed alta

affidabilità richieste.

Servizi web ed applicativi posizionati

in aree di sicurezza distinte ma

interoperanti tra loro. Una serie di

web servers sono infatti posizionati

all’interno della rete direttamente

accessibili dagli utenti esterni e

forniscono il livello di presentazione

per tutti i servizi messi a

disposizione dall’IDC. A monte dei

serventi web sono posizionati una

serie di Application Servers, nella rete

sicura, che rendono disponibili gli

strumenti idonei all’implementazione

della logica applicativa che è al cuore

dei servizi offerti consentendo inoltre

una facile integrazione con eventuali

sistemi pre-esistenti.

Alta disponibilità dei servizi dovuta

non solo ad una infrastruttura di rete

ridondata ma al ricorso a due classi

di ridondanza per evitare i single

point of failure, una interna alla

singola macchina e una applicativa.

L’insieme di queste due componenti

garantisce la continuità del servizio

offerto dai singoli blocchi che

costituiscono l’infrastruttura. Così

ogni sistema critico prevede la doppia

alimentazione, la doppia connessione

di rete ed il mirroring dei dischi di

sistema tramite sistemi RAID. Inoltre

tutti i componenti essenziali per il

funzionamento dell’infrastruttura sono

ridondati e configurati in clustering

in modo garantire la continuità del

servizio a fronte di guasti di sistema.

Scalabilità e prestazioni dei servizi in

virtù dei meccanismi di

bilanciamento previsti ai vari livelli,

dalla rete ai servizi. Difatti in ambito

IDC l’infrastruttura elaborativa

consente di effettuare un

bilanciamento di carico fra più

macchine indirizzando

contestualmente sia le problematiche

di disponibilità che di scalabilità;

infatti l’aggiunta di serventi

addizionali (scalabilità orizzontale) è

estremamente facilitata

dall’architettura stessa sia per la

configurazione delle macchine che

per la loro connettività. I sistemi

serventi, garantiscono inoltre una

scalabilità verticale, cioè un

incremento delle risorse di sistema

per l’ottenimento di un livello

prestazionale superiore.

Sicurezza completa dell’infrastruttura

grazie a meccanismi di sicurezza

perimetrale contro minacce esterne

ma anche interne, alla divisione in

zone a privilegi distinti dei servizi,

alla presenza di sistemi di

rilevamento intrusioni e di controllo

degli accessi alle macchine ed ai

servizi

Sicurezza completa dell’accesso ai

servizi grazie alla implementazione di

connessioni sicure via VPN-IP dalla

sede del percettore dei servizi (Ente,

azienda, cittadino, ecc.) all’IDCma

anche alla definizione di politiche di

autenticazione e privilegi granulari a

livello di specifico utente e servizio

Sicurezza completa dei dati grazie al

ricorso sia ad architetture con unità

di memorizzazione su nastri o dischi

condivisi dai servizi tramite

infrastrutture su fibra (SAN) o su

rete IP (iSCSI) sia a meccanismi di

autenticazione e controllo degli

accessi ai dati.

Gestione centralizzata delle

problematiche relative alle

infrastrutture locali con vantaggi

conseguenti in termini di efficacia e

di efficienza dei servizi erogati.

E’ del tutto evidente quindi, che per

assicurare l’erogazione di applicazioni

GIS ad una diversa, variegata ed ampia

classe di utenti, un IDC per poter

essere realizzato pienamente in linea

con gli obiettivi prefissati necessita in

fase progettuale di un astrazione

concettuale particolarmente rilevante.

GEOmedia 1 2006 19


F OCUS

Le architetture e le tecnologie

di riferimento in ambito IDC

La realizzazione di infrastrutture

elaborative in ambito IDC prevede

schemi architetturali particolarmente

complessi ed in grado di soddisfare i

diversi requisiti richiesti dalle varie

applicazioni software per funzionare in

maniera ottimale. In questo ambito le

applicazioni GIS ed i servizi collegati

alla posizione geografica (Bolstdad

2002), (De Mers, 2002) presentano

ulteriori specificità in quanto oltre alla

notevole mole di dati coinvolti, esiste

una ampia eterogeneità degli stessi ed

una modalità di fruizione in modalità

multicanale (PC, palmari, smartphone,

cellulari, ecc.) orientata all’ambiente

Internet/Web su infrastrutture IP

oriented fisse e wireless.

Un modello architetturale che

presenta caratteristiche di elevata

complessità ma anche di estrema

generalità viene proposto nella figura 2,

e presenta un insieme di aree

logicamente distinte ed in particolare:

Area Perimetrale - zona che

separa l’area interna da quella esterna,

è collocata tra due insiemi di firewall e

contiene un insieme di server che

offrono principalmente servizi di rete e

di front-office in ambito Web.

Area Interna - zona posta

all’interno dei firewall interni e

contiene un insieme di server in grado

di erogare l’insieme dei servizi di backoffice

per le Web Applications, collocati

in aree funzionalmente distinte e

separate da VLAN.

Area Locale - zona, fisicamente

collocata nello stesso luogo

dell’infrastruttura elaborativa, posta

all’interno del perimetro ma

esternamente all’area dei server interni

individua l’insieme degli apparati con i

relativi software che consentono agli

utenti operanti a questo livello sia di

realizzare le Web Application che di

fruire di tali applicativi con un livello

di performance particolarmente elevato.

Area di Supporto - zona, in

generale fisicamente collocata nello

stesso luogo dell’infrastruttura

elaborativa, posta all’interno del

perimetro ma esternamente all’area dei

server interni individua l’insieme degli

apparati con i relativi software che

consentono la gestione ed il

monitoraggio dell’infrastruttura.

Il posizionamento intermedio tra i

firewall è originato dalla necessità di

supportare sia l’area perimetrale che

quella interna ma in realizzazioni

particolarmente sofisticate che

prevedono il più alto livello di sicurezza

tale area con i relativi apparati viene

duplicata sia a livello di perimetro che

a livello interno.

Aree Esterne - zona, posta

all’esterno dei firewall perimetrali

individua ed include tutti gli apparati

con i relativi software che costituiscono

in generale gli originatori delle richieste

e gli utilizzatori delle informazioni. Il

modello architetturale delinea l’estrema

variabilità di tali apparati che vanno

dal PC al cellulare e questo implica

che il sistema deve prevedere in modo

automatico la possibilità a partire da

richieste standard di differenziarsi in

funzione del tipo di apparato ricevente.

La Geographic Network va intesa come

l’insieme delle risorse di tipo geografico

disponibili in rete (inclusi i Web

Services) per evidenziare esempi classici

di applicazioni che richiedono elevati

volumi di dati, e quindi attiva con il

sistema un collegamento bidirezionale

(il nostro Web può ad esempio

reindirizzare le richieste direttamente in

rete), mentre le connessioni remote

sono tipiche per collegamenti di

telelavoro realizzati in generale tramite

i protocolli RDP o ICA che permettono

il controllo centralizzato di terminali

remoti.

Figura 2 - Architettura di un’infrastruttura elaborativa operante in ambiente IDC

20

GEOmedia 1 2006


F OCUS

Figura 3 - Schema architettura

applicativa GIS oriented

Ad ogni area sono associati un

insieme di elementi che possono essere

più o meno approfonditi e bilanciati in

funzione dei progetti da realizzare.

Tutti gli elementi sono collegati da

infrastrutture di comunicazione ad alta

velocità. Inoltre la necessità di

integrare più componenti (GIS,

Internet; Wireless), di fornire i servizi

in modalità multicanale (l’accessibilità

ai servizi è attuata attraverso più

canali di comunicazione per rendere

più agevole la fruizione) e di seguire

l’evoluzione generale del sistema ed

assecondarne le richieste che nel tempo

con costanza si amplieranno e si

differenzieranno dinamicamente impone

l’adozione di paradigmi architetturali e

tecnologici particolarmente sofisticati.

(Consorti, 2003) (Pothukuch, 2002),

(Ren Pheng, 2003).

I modelli architetturali per

applicazioni GIS in ambito

enterprise

I modelli architetturali da utilizzare

nell’ambito di architetture enterprise

come quella evidenziata nel paragrafo

precedente per le applicazioni GIS

oriented fanno riferimento allo schema

SOA (Service Oriented Architecture) che

consente applicativamente l’integrazione

di dati dei differenti sistemi

informativi mediante protocolli

standard in ambito Web e permette

quindi lo sviluppo di servizi applicativi

efficaci ed efficienti in modalità

geograficamente distribuita. (Kropla,

2005), (Krygier, 2005). Un tipico

modello applicativo GIS oriented è

quello evidenziato in figura 3.

I servizi applicativi GIS oriented

sono in generale pubblicati mediante

protocolli Web oriented e di

conseguenza possono essere utilizzati

da un ampia classe di applicazioni

Web attraverso il comune strato

applicativo utilizzato per la

comunicazione (enterprise service bus).

Le applicazioni GIS operanti in

ambiente enterprise, prevedono come

altre applicazioni di tale classe tre

livelli di componenti (Orfali, 1998) e

precisamente:

Componenti di presentazione

elementi direttamente relazionati agli

utenti, inclusi nel Presentation layer,

che hanno il compito di fornire una

serie molto importante di

funzionalità di base quali il display

di informazioni geospaziali, il

rendering con le operazioni di zoom,

pan, ecc., le interrogazioni e la

selezione delle features e l’editing

che permette di gestire, aggiornare o

aggiungere informazioni alla base

dati.

Componenti di logica applicativa

elementi, inclusi nel Business Logic

Layer, che hanno il compito e la

funzione di ricevere le richieste dai

client degli utenti, eseguire le

richieste e restituire i risultati alle

componenti di presentazione. Le

principali componenti di questo

livello sono incluse all’interno dei

web server, degli application server e

dei map server. A livello logico è

possibile operare un’ulteriore

suddivisione e precisamente:

✓ Application. Fornisce al layer

presentation l’accesso ai servizi

applicativi realizzati dal layer

sottostante e consente una

separazione logica tra i due layer.

Tali componenti contengono la

logica di interconnessione con il

livello Services e fattorizzano le

funzioni dinamiche di

presentazione

✓ Services. Il livello Services ha la

responsabilità di realizzare la

logica di business. I componenti a

tale livello sono responsabili

dell’elaborazione e validazione dei

dati, della implementazione delle

transazioni e della sicurezza

applicativa.

✓ Domain. Il livello Domain ha la

responsabiltà di realizzare

l’interfaccia con il database

GEOmedia 1 2006 21


F OCUS

applicativo e con eventuali sistemi

esterni (es: web services, mail

server)

Componenti di accesso ai dati

elementi, inclusi nel Persistence

Layer, che sono in grado di

contenere e fornire dati mediante

interfacce comuni ai diversi client.

In generale tali componenti sono

rappresentate all’interno dei modelli

architetturali da data server o

DBMS server.

In un tale contesto i modelli

architetturali per applicazioni GIS

enterprise devono essere

particolarmente curati, oltre che per la

parte applicativa, per gli aspetti

collegati ai cataloghi ed al

geodatabase. (Sonnen, 2005)

I cataloghi permettono agli utenti di

selezionare i servizi disponibili e di

conoscere i dati disponibili, le loro

caratteristiche e la loro qualità

(metadati). La gestione dei cataloghi

deve essere integrata all’interno di

specifici segmenti applicativi per

consentire nelle diverse fasi elaborative

di poter aggiornare sia i metadati, in

diretta congruenza con il contenuto

dei geodatabase, sia i servizi di

gestione, elaborazione e consultazione

dei dati.

Il geodatabase è l’archivio che

fornisce i dati all’intero sistema. I dati

non necessariamente risiedono in

un’unica banca dati, ma possono

essere distribuiti ed in questo caso

l’integrità dei dati per applicazioni

multiutente come quelle che risiedono

in ambito IDC è un aspetto di

particolare criticità che richiede un

attenta ed approfondita valutazione sui

prodotti da utilizzare.

Il geodatabase deve basarsi ed

essere completamente integrato con un

DataBase Management System (DBMS)

che deve garantire la gestione sia

della componente geometrica che

alfanumerica del dato.

I principali vantaggi derivanti

dall’utilizzo di una struttura dati

logicamente centralizzata riguardano:

repository uniforme e centralizzato

per i dati geografici che sono

memorizzati e gestiti in un unico

DBMS;

possibilità di editing multiutente

grazie a particolari strutture

temporanee che consentono di

preservare l’integrità dei dati e di

effettuare la riconciliazione degli

stessi in caso di eventuali conflitti;

insieme di feautures continuo in

quanto anche per rilevanti insiemi

non si ha necessità di mosaicature o

partizionamenti;

editing ed immissione dati

particolarmente efficiente mediante

utilizzo di sottotipi, domini e regole

di validazione;

collegamento tra le diverse

caratteristiche degli oggetti

geografici e questo consente ad

esempio in caso di cancellazione di

un oggetto di rimuovere in modo

automatico e trasparente agli

utilizzatori tutti i collegamenti ad

esso associati;

utilizzo di oggetti intuitivi e

famigliari agli utenti che invece di

punti, linee ed aree manipolano e

gestiscono particelle, strade, edifici,

ecc.

Gli standard di riferimento per i

Geodatabase sono: gli standard ISO

serie 19100, l’OpenGIS Simple

Features Specification for SQL

dell’Open Geospatial Consortium, le

specifiche del linguaggio GML, le

specifiche nazionali IntesaGIS.

(Stefanakis, 2005)

I geodatabase possono essere

sviluppati sia con tecnologia

commerciale (es. ESRI, IBM, Oracle)

che con soluzioni Open Source (es.

PostGIS, MySQL) o miste in tecnologia

ibrida. (Stones, 2005)

Occorre comunque considerare che il

percorso di transizione verso modelli

di applicazioni GIS in ambiente IDC

risulta particolarmente complesso in

quanto tradizionalmente i livelli

informativi all’interno degli

Enti/Aziende risultano memorizzati in

varie localizzazioni e questo implica

che di solito nei dati ci sono notevoli

duplicazioni ed inconsistenze di vario

genere che per essere recuperate

richiedono un effort lavorativo

particolarmente rilevante e di

conseguenza costoso.

Le future evoluzioni

Allo stato attuale le tecnologie GIS

necessitano di una stretta integrazione

con quelle di Information Technology.

Questo implica che le funzionalità GIS

devono essere realmente collegate ad

un crescente numero e varietà di

applicazioni software. I modelli

applicativi basati sull’erogazione di

servizi erogati tramite protocolli

standard ed aperti costituiscono la

soluzione alle problematiche emergenti

ma richiedono l’utilizzo di tecnologie

Gis Web Services che rappresentano le

linea evolutiva più efficace e capace di

offrire i più elevati livelli di

flessibilità.

Le tecnologie dei Gis Web services e

delle SOA possono essere applicate in

modo evolutivo, nel senso che non

richiedono la totale sostituzione delle

applicazioni esistenti, ma per essere

realmente efficaci necessitano di una

progettazione accurata e di una

notevole esperienza nelle diverse

tematiche presenti in ambiente

enterprise.

Di conseguenza diviene determinante

acquisire know how su tali tematiche

in quanto il mercato dei servizi on

demand è appena agli inizi e non ha

ancora sviluppato, se non in minima

parte, il suo potenziale ma i moderni

meccanismi di business richiedono alle

aziende cambiamenti estremamente

rapidi per cogliere le opportunità oggi

presenti e migliorare con continuità il

proprio posizionamento sul mercato

che possono essere realizzati solo

anticipando temporalmente le tendenze

future e facilitando il processo

evolutivo verso il cambiamento.

Bibliografia

Bolstad P.V. (2002), “GIS Fundamentals: A

first textbook on GIS”, Bookmaster Dist

Consorti V. (2003), “Architetture Hardware,

Software e di Rete per servizi ed applicazioni

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editore

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Geographic Information Systems”, John Wiley

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Krygier J., Wood D. (2005), “Making Maps:

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Guilford Press

Matthew N., Stones R. (2005), “Beginning

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Ren Peng Z., Hsiang Tsou Z. (2003),

“Internet GIS: Distributed Geographic

Information Services for the Internet and

Wireless Network”, John Wiley & Sons

Stefanakis E., (2005), “Geographic

Databases and GIS”, Springer

Autore

VINCENZO CONSORTI

Università degli Studi

di Teramo

Viale Crucioli 122

64100, Teramo

0861-248780

vconsorti@unite.it

22

GEOmedia 1 2006


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R EPORTS

Il traghetto

della memoria

Lo spaventoso aumento del flusso

migratorio che si registrò a cavallo

tra la fine del IX° e l’inizio del XX°

secolo, portò gli Stati Uniti ma

principalmente l’amministrazione di

New York, meta privilegiata dagli

emigranti, a dover investire sempre

più risorse da dedicare ad

infrastrutture per l’accoglienza ed il

controllo delle migliaia di persone

che continuavano a riversarsi in

tutto il paese. Ingresso comune per

questo esercito di disperati era Ellis

Island, una piccola isola situata

appena al largo della costa di New

York. Dopo la chiusura del centro

di accoglienza di Ellis Island, nel

1954, l’isola versò in stato di

abbandono fino al 1962, quando

l’NPS (National Park Service)

ottenne finalmente di amministrare

le sorti di questo storico luogo di

frontiera; da quel momento

seguirono numerosi progetti di

riqualificazione fino a giungere al

2002, quando l’NPS stanziò i fondi

affinché ci si impegnasse su di un

altro progetto, questa volta dedicato

al traghetto Ellis Island.

E’ una storia comune quella che

affianca molte famiglie italiane

a molte altre che invece

risiedono ora in America. E’ una storia

che va principalmente in scena poco

più di cento anni fa ma che è

proseguita ben oltre la metà dello

scorso secolo e che ha fondato le basi

nella composizione dell’attuale società

americana. E’ una storia che riguarda

noi europei ma soprattutto noi italiani

che, ironia della sorte, ci troviamo ad

affrontarla nuovamente. Questa volta,

però, a parti invertite.

La storia

Nel periodo che varia tra la fine

dell’800 e lo scoppio della Prima

Guerra Mondiale, il flusso migratorio

Un pezzo della nostra

storia torna in vita ad

Ellis Island

verso l’estero è stato caratterizzato da

una notevole impennata che ha visto

ben 14 milioni di connazionali lasciare

l’Italia. Mete preferite gli Stati Uniti, il

Brasile e l’Argentina, assieme ai paesi

europei. I motivi sono più di uno ma

il principale è sicuramente da ricercare

all’interno della riduzione delle

opportunità occupazionali dovuta al

grande squilibrio tra crescita

demografica e sviluppo economico di

cui l’Italia è stata protagonista in

quegli anni. Gli italiani che si

diressero verso gli Stati Uniti andarono

ad unirsi ai fenomeni di emigrazione

precedentemente avvenuti in ambito

europeo quando, tra il 1850 ed il

1890, quasi 13 milioni di persone

trovarono unica via d’uscita ad una

situazione insostenibile di povertà, il

partire in cerca di fortuna in America;

irlandesi soprattutto, ma anche inglesi,

tedeschi, olandesi e francesi furono i

protagonisti di questo esodo.

Gli italiani giunti negli Stati Uniti si

concentrarono principalmente negli

stati di New York, del New Jersey, in

Pensylvania, Connecticut, Illinois e

California. Nella sola città di New

York si contavano quasi un milione di

nostri connazionali.

Il viaggio

In Italia, prima dell’imbarco i

passeggeri venivano lavati con un

bagno disinfettante, i loro bagagli

disinfestati e dovevano passare una

prima visita medica. Poiché le

compagnie marittime potevano pagare

una multa di 100$ per ogni

passeggero cui veniva rifiutato

l’ingresso negli Stati Uniti, queste si

rifiutavano di imbarcare chiunque

apparisse malato o menomato. Si

saliva su traghetti fatiscenti che prima

di allora erano stati dedicati alla tratta

degli schiavi e sovente nella stiva delle

navi più capaci prendevano posto più

di 2000 persone, quando la capacità

reale era di 600-1000.

Arrivati a destinazione, dopo un

viaggio che durava su per giù una

ventina di giorni, i passeggeri più

ricchi che avevano avuto la possibilità

di acquistare biglietti di prima e

seconda classe venivano ispezionati con

comodo direttamente all’interno delle

loro cabine; queste ispezioni erano

molto più superficiali ed infatti molti

emigranti, proprio per usufruire di

questo trattamento di favore, cercavano

disperatamente di acquistare tali

biglietti nonostante il prezzo fosse

ovviamente meno abbordabile. Il

travaglio dei passeggeri di terza classe,

invece, non era ancora finito. Dal

porto di New York, dove erano arrivati,

li aspettava un altro viaggio, quello

decisivo; venivano infatti imbarcati su

di un traghetto per Ellis Island.

Ellis Island, l’isola delle lacrime

Il traghetto (che dal 1904 si chiamò

Ellis Island anch’esso) finiva la

traversata su di una piccola isola al

largo della costa di New York situata

in prossimità di Liberty Island: era

Ellis Island. Essa entrò di forza nella

storia dell’immigrazione europea nel

1894, quando fu dotata delle strutture

necessarie per diventare una vera e

propria stazione di smistamento per gli

immigranti; venne adibita infatti a

questa nuova funzione quando il

24

GEOmedia 1 2006


Primi del ‘900: l’ Ellis Island in navigazione

carico di emigranti

governo federale assunse il controllo

del flusso migratorio, fatto resosi

necessario per il massiccio afflusso di

emigranti provenienti essenzialmente

dall’Europa meridionale e orientale.

Bollente d’estate e gelido d’inverno,

il tragitto del traghetto, che a

malapena teneva il mare a causa del

sovraffollamento dei suoi ponti,

conduceva queste migliaia di disperati

verso “l’isola delle lacrime”, come

venne poi chiamata Ellis Island;

questo excursus allungava ancora

l’angoscioso viaggio che gli emigranti

avevano dovuto fino a quel momento

affrontare. Affamati e senza nulla da

bere, sporchi, senza soldi e senza una

minima idea di come poter comunicare

con le autorità americane gli

immigranti erano protagonisti, appena

sbarcati, di scene strazianti; così narra

un cronista dell’epoca:”...sono 3000,

sono arrivati, sono tutti sulla banchina,

stanchi, affamati, con in mano il

“libretto rosso” (che li bolla come

analfabeti) o il “foglio giallo” che da

qualche maggiore speranza; ma per

tutti c’è ora la quarantena, un attesa

lunga, snervante; e per alcuni - che

prima di partire hanno venduto case e

podere o si sono indebitati per fare il

viaggio - non è solo stressante ma è

un’attesa angosciante”.

I medici esaminavano brevemente

ciascun immigrante e marcavano sulla

schiena con del gesso coloro per i

quali sarebbe servito un ulteriore

esame al fine di accertarne le

In sequenza da sinistra: l’attesa sul

molo di Ellis Island, una Inspection Card,

affollamento nella Registry Room

condizioni di salute. Agli immigranti

veniva assegnata una Inspection Card

e c’era da aspettare anche tutto il

giorno, mentre i funzionari di Ellis

Island lavoravano per esaminarli.

Dai registri di Ellis Island si evince

come solo il 2% degli immigranti

venisse rifiutato. Per loro era previsto

il rientro in patria, a spese della

stessa compagnia di navigazione con

la quale erano giunti; tra loro molti

furono, però, i suicidi: non tutti erano

disposti ad affrontare di nuovo un

viaggio del genere.

Alla fine di questa trafila gli

immigranti erano pronti per affrontare

la Registry Room.

La Sala di Registrazione era parte

di un enorme salone adibito alla

raccolta delle informazioni relative ad

ogni immigrante che vi transitava. Lì

gli immigranti aspettavano il proprio

turno prima di essere chiamati ad

affrontare un colloquio con i

funzionari dell’isola; tramite questo

“interrogatorio” si tentava di isolare

coloro che presentavano sintomi di

malattie mentali e, soprattutto, si

verificava la nazionalità e l’affiliazione

politica degli immigranti. Nel giro di

alcune ore veniva deciso il destino di

intere famiglie, qualcuno veniva

accettato e qualcuno no, c’era chi

veniva spedito verso una destinazione

e chi verso un’altra. Un fatto, questo,

che fece meritare ad Ellis Island il

soprannome di “Isola delle Lacrime”.

Una volta che si era ritenuti idonei

al lavoro e capaci di mantenersi si

riceveva il permesso allo sbarco. Si

lasciava l’isola sempre a bordo del

traghetto a vapore Ellis Island e si

raggiungeva New York, da dove gli

immigranti si dispiegavano verso

diverse destinazioni da un capo

all’altro degli Stati Uniti.

Dopo la sua chiusura (avvenuta nel

1954), Ellis Island è scivolata

lentamente in rovina. Le sue strutture

hanno comunque custodito i registri e

gli archivi dei servizi

dell’immigrazione fino a

quando, nel 1962, l’NPS

(National Park Service) ha preso il

controllo dell’isola, elaborando

numerose opere per la sua

salvaguardia e facendo partire, a metà

anni ’80, un progetto di

ristrutturazione degli edifici di Ellis

Island culminato con l’apertura, nel

1990, dell’Ellis Island Immigration

Museum.

L’entrata principale dell’Ellis Island Immigration

Museum

Il primo nucleo di Ellis Island

vide la luce il 1° Gennaio 1892;

prima Isola delle Ostriche, poi Isola

del Patibolo ed infine Ellis Island,

dal nome del suo proprietario

Samuel Ellis, essa vide passare, fino

al 1954, oltre 12 milioni di persone,

pari a circa il 70% dell’intero flusso

immigratorio indirizzato negli Stati

Uniti nel corso di questo arco

temporale.

Recenti statistiche hanno provato

che le origini di oltre 100 milioni di

americani (ovvero del 40% della

popolazione statunitense) risalgono

ad un individuo che attraversò la

grande e rumorosa Registry Room di

Ellis Island. Nel 1990 nasce sul

suolo dell’isola il Museo Nazionale

dell’Immigrazione con l’intento di far

rivivere e far conoscere alle

generazioni di oggi gli avvenimenti

del passato. Di più recente

costituzione un servizio internet,

sempre legato all’istituzione del

museo, che permette, tramite

l’inserimento del nome, di ricercare

i propri parenti tra i registri degli

archivi di Ellis Island.

www.ellisislandrecords.com

www.ellisisland.com

R EPORTS

GEOmedia 1 2006 25


R EPORTS

L’Ellis Island

Come il resto dell’isola, quando nel

1954 venne chiusa e le sue strutture

furono lasciate in balia del tempo,

anche il traghetto a vapore, l’Ellis

Island, venne abbandonato. Quando

l’NPS ottenne il controllo dell’isola

questo simbolo dell’epopea

dell’immigrazione era ancora

ormeggiato lì, destinato lentamente ad

arrugginirsi.

Nel 1968, dopo 16 anni di

inutilizzo, il traghetto affondò nel

punto in cui si trovava; in quel

periodo, purtroppo, l’NPS non

possedeva i fondi necessari per operare

un intervento di riparazione del

mezzo, così esso fu lasciato in

decadimento, tormentato dall’acqua,

dal vento ma soprattutto dal tempo

che, col suo incedere, ha fatto si che

solo la chiglia fosse risparmiata.

Successivamente, i progetti per la

salvaguardia dell’isola si sono

susseguiti concentrandosi, però,

soprattutto nella parte Nord dell’isola,

quella dove di lì a pochi anni sarebbe

sorto il Museo dell’Immigrazione di

Ellis Island.

La parte Sud rimase abbandonata

fin quando, negli anni ’90, si rese

necessario un intervento di bonifica

nel bacino di attracco per le navi che,

a causa dei depositi sabbiosi che si

erano accumulati negli anni, trovavano

sempre più difficoltà nell’attraccare e

nel ripartire dall’isola. I lavori per

dragare il fondo del bacino

cominciarono nel 2002 mettendo però

in grave pericolo il relitto del

traghetto Ellis Island e ciò spinse la

Soprintendente del Parco Diane

Dayson a richiedere una equipe di

archeologi subacquei e di specialisti in

rilievi direttamente al SRC (Submerged

Resources Center).

Ellis Island era già dotata di un

dispositivo di controllo orizzontale del

National Geodetic Survey (NGS)

originariamente posizionato nel 1991

dal reparto genieri dell’Esercito. Il

dispositivo (chiamato Ellis) è situato

nella parte Est dell’isola ed è stato

usato per stabilire le posizioni di

controllo all’interno del rilievo

convenzionale del relitto dell’ Ellis

Island.

I rilievi

Il rilievo di controllo col GPS è

stato effettuato al fine di ottimizzare

le convenzionali operazioni di rilievo

che si sono svolte sul relitto dall’SRC;

sono stati dispiegati quattro punti di

controllo.L’NPS ha utilizzato per i suoi

scopi un equipaggiamento formato da

GPS geodetici a singola frequenza di

Trimble.

Una volta che i punti di controllo

sono stati posizionati attorno al relitto,

si è utilizzata una normale stazione

totale per continuare il rilievo del

traghetto; tutto questo è servito a

fornire una mappa del relitto inserito

in coordinate del reali, di grande

utilità per il futuro inserimento dei

dati all’interno del GIS del Parco. I

dati ottenuti da questa nuova serie di

rilievi sono poi stati utilizzati per

rettificare tutte le mappe, le cartine

storiche e le immagini aeree che già si

possedevano in modo da renderle tutte

affini ad un sistema di coordinate

comune. Questo modo di operare è

sfociato nella produzione di in un

prodotto GIS facilmente manipolabile

Qui sopra: nel 1968 il traghetto, all’ancora ormai da tempo, si appogiò sul fondo del bacino di

attracco. In alto: un tecnico al lavoro su Ellis Island con strumentazione GPS

analiticamente allo

scopo di individuare

relazioni tra i

diversi rilievi che,

senza di esso,

sarebbe stato

difficile trovare. Il

set di dati GIS che

riguardano Ellis

Island è stato creato

in modo da fornire

un database per

applicazioni multiple

che fosse

standardizzato,

permanente e

cumulativo, in favore di tutti i

managers coinvolti in project

plannings ma soprattutto in vista dei

futuri cambiamenti che

caratterizzeranno l’isola.

Lo scopo del progetto in generale

era comunque quello quello di

documentare e prevenire i possibili

effetti negativi che le operazioni di

dragaggio avrebbero potuto avere sul

relitto dell’ Ellis Island e di tutte le

risorse culturali in generale all’interno

del bacino. Per mantenere un impegno

del genere è stato necessario curare

l’intera campagna sotto ogni punto di

vista: per prima cosa si è infatti

utilizzata una imbarcazione attrezzata

adeguatamente ad un impegno di

questa portata; essa ha preso il mare

portando a bordo un magnetometro,

un sonar a scansione laterale, un

profiler per il fondo marino ed un

batimetro di precisione. L’imbarcazione

oltre al compito di rilevare le acque

che circondano Ellis Island, ha coperto

anche le zone intorno a Liberty Island

ed una parte della Gateway National

Recreation Area (un’area di interesse

culturale e ricreativo che si estende

dal cuore di New York fino ai suoi

sobborghi). Gli strumenti di bordo

erano in grado di localizzare qualsiasi

oggetto di interesse culturale che si

trovava sott’acqua, (relitti, vecchie

scialuppe o semplici mucchi di rifiuti)

depositato sul fondo. Il materiale

d’interesse che si trovava all’interno

dell’area di dragaggio è stato rimosso

subito dopo la sua documentazione,

mentre gli elementi che si trovavano

esternamente all’area dei lavori sono

stati inclusi all’interno del GIS ma

non si è intervenuto in nessun altro

modo su di essi. L’imbarcazione che si

è occupata di questo lavoro era

continuamente in contatto con la base

26

GEOmedia 1 2006


L’imbarcazione Coast Guard ha effettuato

rilievi nelle acque circostanti Ellis Island

che era a sua volta sempre aggiornata

sulla posizione del vascello grazie a

ricevitori GPS installati si di essa.

I rilievi così effettuati dalla marina

hanno permesso al National Park

Service di ottenere una più ampia

comprensione dell’ambiente geologico e

culturale presente intorno all’isola.

Oltre a quelli marini, il team di

tecnici ha anche effettuato dei rilievi

dedicati alla documentazione delle

condizioni dei frangiflutti di Ellis

Island: grazie ad un GPS Pathfinder

Pro XR di Trimble, infatti, essi sono

Gli specialisti del Submerged Resources

Center al lavoro sul relitto dell’ Ellis Island

riusciti ad ottenere importanti

informazioni riguardo il decadimento

in cui versano tali strutture.

Il traghetto, invece, è stato rilevato

e documentato a mano, grazie ai suoi

piani di costruzione ed annotando i

cambiamenti strutturali che si sono

succeduti nel tempo. Una volta creato

il piano del sito archeologico, le esatte

informazioni sul posizionamento sono

state ottenute tramite misurazioni

degli angoli e delle distanze rispetto ai

punti di controllo precedentemente

stabiliti sull’isola.

Sia per le valutazioni operate in

mare che per quelle relative alle

barriere artificiali dell’isola, il gruppo

di lavoro dell’ SRC ha utilizzato

posizionamenti GPS differenziali. Per

le correzioni differenziali in tempo

reale i tecnici si sono appoggiati al

segnale della Guardia Costiera di

Sandy Hook, nel New Jersey.

I punti dei frangiflutti rilevati in

navigazione e durante le immersioni

sono stati pienamente sfruttati grazie

alle capacità di sincronizzazione tra gli

equipaggiamenti GPS di Trimble ed il

software GPS Photolink; quest’ultimo,

infatti, è in grado di creare

collegamenti tra immagini fotografiche

e posizioni differenziali corrette

ottenute tramite l’utilizzo di ricevitori

GPS (in questo caso il Pathfinder Pro

XH). La sincronizzazione della

fotocamera e del dispositivo GPS

prima dell’inizio di ogni rilievo ha

permesso di ottenere risultati esaltanti

in termini di compattezza del lavoro:

ad ogni posizione reale ha corrisposto

una immagine del punto in questione.

Esse sono in seguito state importate

all’interno del database GIS e

funzionano ora come hotlinks del

sistema. Per ottenere risultati del

genere il piano era molto semplice: un

addetto camminava lungo il

frangiflutti portando il ricevitore GPS

e seguendo gli altri due elementi del

gruppo che erano immersi e dotati

della fotocamera. La comunicazione

tra i tre tecnici avveniva grazie ad un

trasduttore che, nel caso di chi si

trovava sott’acqua, era inserito

all’interno di una maschera che

avvolgeva loro l’intero volto.

Quando, come è avvenuto, il diverso

dispiegamento della barriera ha

impedito ai tre tecnici di rimanere

uniti, il tecnico di terra ha segnalato

il tipo di inconveniente in modo da

poterlo associare, come

descrizione, all’immagine

digitale di riferimento che sarebbe

poi stata importata all’interno del

database.

Il futuro

Oggi il bacino di attracco di Ellis

Island è completamente dragato ed i

frangiflutti dell’isola sono stati rilevati

con successo. Il traghetto, l’Ellis

Island, è stato documentato nella sua

interezza ed è stato inserito all’interno

dei beni da proteggere secondo gli

standard di tutela americani. Il

progetto di recupero della parte Sud

dell’isola è ormai cominciato ed i

tecnici dell’ NPS si chiedono cosa ne

sarà effettivamente del traghetto; c’è

chi pensa che sarebbe meglio spostarlo

e chi invece trova, nella posizione che

il vascello occupa attualmente, una

sorta di filo conduttore con la storia

dell’isola e delle milioni di persone

che vi sono transitate in tanti anni.

Effettivamente il traghetto, oltre al

nome, condivide con Ellis Island

molto. Esso è stato testimone di

un’epopea, quella dell’emigrazione, di

cui tutti noi dovremo essere a

conoscenza. Si dice che bisogna

conoscere il proprio passato prima di

decidere in quale direzione muoversi e

crediamo che questa di Ellis Island sia

una delle storie che, proprio a questo

scopo, debbano essere raccontate. Si è

trovato spazio per una disquisizione

tecnica, cosa sempre cara ai lettori di

GEOmedia, ma quello che resta in

mente, quello che fa pensare, rimane

sempre la storia di quegli uomini e di

quello che hanno dovuto patire dal

momento che hanno deciso di lasciarsi

tutto alle spalle: il noto per l’ignoto,

passando per Ellis Island; sbarcando

da un traghetto che porta lo stesso

nome. Per questo motivo il valore

simbolico di questi nomi non deve

essere dimenticato ed è sempre per

questo che la tecnologia deve più

spesso venire incontro alle esigenze

delle persone che intendono tutelare

questi valori.

Più di cento anni fa l’Ellis Island

collegava milioni di persone ad un

ignaro futuro. Oggi, grazie all’impegno

di pochi, riporta milioni di americani

alle loro antiche origini.

A cura della Redazione

R EPORTS

GEOmedia 1 2006 27


R

EPORTS

Nella Gestione dei servizi da parte

della Pubblica Amministrazione riveste

una particolare importanza quello

dell'illuminazione pubblica

generalmente collegato alle forniture

dell'energia elettrica.

Tali servizi sono spesso gestiti da

società municipalizate che nelle

grandi città sono state privatizzate o

si appoggiano a società private in

grado di gestire convenientemente e

con i mezzi opportuni gli obblighi nei

confronti degli utenti.

Di fondamentale importanza sono gli

strumenti GIS in grado di poter

gestire geograficamente gli interventi

manutentivi e il monitoraggio costante

della situazione al fine di evitare i

disservizi più disparati dovuti sia al

degrado che al consumo o ai

fenomeni meteorologici.

Di rilevamte importanza la gestione

della manutenzione programmata per

il suo benficio sia in termini qualitativi

che economici.

E' noto, ad esempio, che un

intervento di riverniciatura a cadenza

prestabilita ha dei costi inferiori alla

sostituzione integrale per degrado.

In questi termini viene affrontato

dall'Amministrazione di Verona la

gestione della pubblica illuminazione.

Gestione e

manutenzione

dell’illuminazione

pubblica e dei

centri luminosi:

l’esperienza del

Comune di Verona

Da diversi anni AGSM Verona

gestisce, per conto del

Comune di Verona, la rete di

illuminazione pubblica della città. Il

servizio di manutenzione gestisce circa

8.000 sostituzioni programmate di

lampade all’anno, con una media di

1.500 segnalazioni di guasto.

Precedentemente l’azienda archiviava

le informazioni sugli impianti e gli

interventi di manutenzione con una

applicazione in Clipper diventata, col

tempo però, obsoleta: le informazioni

gestite erano quelle relative alle

componenti degli impianti di

illuminazione pubblica, ai dati tecnici

(potenza della lampada, altezza e

materiale del palo ecc.) ed ai dati

gestionali (segnalazione guasti,

interventi di riparazione, sostituzioni

programmate, verniciature ecc.).

La fase attuale vede AGSM

aggiornare tutto il suo sistema

informativo, perciò si è deciso di

sostituire l’attuale sistema di gestione

dei centri luminosi dell’illuminazione

pubblica con una applicazione web,

integrata con il Sistema Informativo

Territoriale.

Nel corso del 2003 AGSM aveva

aderito al progetto Multi-Utilities User

Group, avviato da SINERGIS, che

aveva lo scopo di realizzare un

sistema di gestione delle reti

tecnologiche aderente alle specifiche e

alle modalità operative nazionali,

basato sulle tecnologie ArcGIS di ESRI

e ArcFM di Miner&Miner.

Questa è stata l’occasione per

partire con il progetto di una nuova

applicazione per la gestione della rete

di illuminazione pubblica, da

realizzarsi in tecnologia Web e da

integrarsi con i modelli di dati

territoriali gestiti dal sistema

ArcFM/MUUG.

In questo modo, infatti, le

informazioni relative ai centri luminosi

dell’illuminazione pubblica sarebbero

state georeferenziate e collegate con le

informazioni cartografiche.

L’applicazione, sviluppata in

tecnologia Web, permette di

suddividere il territorio in zone

costituite da aree omogenee di

gestione, associate a una o più

squadre di manutenzione.

Le funzionalità di cui è dotato il

sistema variano da aspetti per la

gestione grafica e anagrafica degli

oggetti (gestione ed elaborazione delle

lampade, delle cabine, degli

armadietti, dei sostegni, della loro

verniciatura dei sostegni e dei tiranti),

alla modifica e l’aggiornamento dei

dati esistenti; dalla messa in servizio

di nuovi impianti fino alla produzione

di stampe di stati e report per

tipologia, guasti, sostituzioni

programmate, ordini di lavoro e per la

verifica della qualità del servizio e

così via.

28

GEOmedia 1 2006


L’applicazione è integrata nel

sistema informativo territoriale MUUG:

ad ogni lampada è stato associato un

codice univoco (il numero lampada)

che svolge le funzioni di link tra i

dati territoriali e quelli gestionali, così

da permettere la navigazione nei due

sistemi. Il progetto prevede il recupero

dei dati alfanumerici delle

manutenzioni gestite dall’ufficio

Illuminazione Pubblica e l’integrazione

con i dati cartografici gestiti

dall’ufficio SIT.

Le manutenzioni programmate

vengono proposte in automatico dal

sistema, in base alla data di entrata

in servizio di un impianto ed alle

informazioni relative al ciclo di vita di

una lampada e ai tempi di effettivo

utilizzo. I dati relativi alla

manutenzione sono inseribili e

modificabili solo dall’Ufficio

Illuminazione Pubblica, per questioni

di sicurezza e di attendibilità, oltre

che di responsabilità oggettiva nel

confronto di terzi: tali informazioni ad

esempio potrebbero essere richieste e

avere una importanza cruciale in

controversie giudiziarie relative a

incidenti stradali.

AGSM ha provveduto a completare

la ricognizione degli impianti,

individuando il percorso dei cavi

interrati o aerei, le caratteristiche

tecniche dei cavi, la posizione

planimetrica dei pali e dei pozzetti

ecc.

Ogni impianto è stato quindi

inserito nel SIT, in cui vengono

mappati nel dettaglio gli impianti.

Questo intervento ha permesso di

mettere a punto uno strumento

utilissimo per la gestione quotidiana

degli impianti, per i progetti di

rifacimenti o di modifiche e per chi

deve eseguire scavi in suolo pubblico.

Segue ora una

breve intervista ad

Enrico Cavattoni,

Ingegnere

Elettrotecnico,

responsabile dal

1988 del progetto

SIT reti

tecnologiche di

AGSM.

Come è nata l’esigenza di avere

un sistema per il controllo e

gestione dell’illuminazione pubblica?

Attualmente sono 34000 le lampade

da gestire nel territorio comunale di

Verona, 24000 sostegni (pali lampioni

ecc), e poi ci sono i tiranti, le cabine,

gli armadietti e così via. Per gestire

economicamente le informazioni

relative una quantità così elevata di

elementi è assolutamente necessaria

una gestione informatica degli archivi.

Mi descriverebbe brevemente i

tempi e i sistemi che sono stati

necessari per l’implementazione

della soluzione?

Dal 1992 AGSM gestisce con una

applicazione informatica (basata su un

banca dati non geografica) le

informazioni relative alle componenti

degli impianti di illuminazione

pubblica: si tratta di dati tecnici

(potenza della lampada, altezza e

materiale del palo ecc.) e di dati

gestionali (segnalazione guasti,

interventi di riparazione, sostituzioni

programmate e verniciature).

Successivamente AGSM ha provveduto

a completare la ricognizione degli

impianti determinandone il percorso

dei cavi interrati o aerei, le

caratteristiche tecniche dei cavi, la

posizione planimetrica dei pali e dei

pozzetti. Ogni impianto è stato quindi

inserito nel GIS. Con questo sistema

vengono così mappati nel dettaglio gli

impianti: ciò costituisce uno strumento

utilissimo per la gestione quotidiana

degli impianti, per i progetti di

rifacimenti o di modifiche e per chi

deve eseguire scavi in suolo pubblico.

Ad ogni lampada nel GIS è stato

associato il numero lampada

dell’applicativo gestionale, in modo da

rendere possibile l’interfacciamento tra

i due sistemi.

Il patrimonio informativo

dell’illuminazione pubblica, quindi, è

tutto racchiuso in due applicativi: il

GIS e l’applicativo gestionale.

La creazione di un sistema per il

controllo dell’illuminazione pubblica

cosa ha comportato per AGSM

Verona e quali sono i benefici per i

cittadini?

L’occasione per unificare i due

sistemi si è avuta quando AGSM ha

aderito al progetto di realizzazione di

un modello delle reti tecnologiche per

aziende multiutility basato sulla

nuova piattaforma ArcGIS di ESRI

(Progetto MUUG-Multi Utilities User

Group – Vedi Box). Si è deciso così di

realizzare un modello dati sul GIS che

integrasse sia le informazioni tecniche

sia le informazioni gestionali. I

benefici attesi da questa integrazione

erano di diversi ordini: l’elemento

lampada è l’unico visibile sia come

elemento grafico sulla mappa sia come

elemento alfanumerico per necessità

gestionali; in questo modo si evitano

tutti i problemi connessi alla

duplicazione degli archivi.

Vi è la possibilità di accedere a

tutte le informazioni da un unico

ambiente integrato di parte grafica e

non.

R EPORTS

GEOmedia 1 2006 29


R EPORTS

SinerGIS

Un ulteriore beneficio risiede nel

fatto che il collegamento ai cavi di

illuminazione pubblica del dato di

potenza delle lampade è utile ai fini

progettuali e di manutenzione della

rete di illuminazione pubblica ed

anche della rete elettrica che alimenta

la rete di illuminazione pubblica.

Le funzionalità di carattere

gestionale sono state sviluppate in

ambiente web: l’accesso al sistema

viene quindi semplificato e rende

facilmente utilizzabile il sistema anche

in remoto. Disponendo di questa

soluzione una azienda può facilmente

delegare operazioni di aggiornamento

dei dati alle ditte esterne che

eseguono i lavori sugli impianti.

Inoltre questa soluzione si presta per

essere utilizzata anche da altri gestori

di reti di illuminazione pubblica in

modalità ASP. Inoltre con questa

soluzione è possibile rendere

direttamente disponibili sul campo

mappe e dati con dispositivi di tipo

mobile come i palmari, i tablet PC o i

portatili tradizionali.

Attualmente il servizio è già molto

buono e quindi nel concreto i cittadini

non percepiranno cambiamenti. Ciò

che cambia è un’ottimizzazione del

lavoro, si eviteranno gli aggiornamenti

di più archivi, le informazioni saranno

più facilmente accessibili, e potrà

essere dato accesso al sistema a tutti

gli interessati (cosa attualmente

realizzata per la parte GIS, mentre vi

è un accesso da un solo PC per la

parte gestionale).

A Cura della Redazione

MUUG (Multi Utilities User Group) è il nome della suite di

applicazioni software sviluppata da Sinergis per la gestione

territoriale delle reti tecnologiche, realizzata con la consulenza di

alcune aziende leader nel settore, quali AGSM Verona, Gorgovivo

Multiservizi di Ancona e Trentino Servizi di Trento. Il confronto e lo

scambio di esperienze tra le diverse realtà dello User Group, ha

permesso di sviluppare una soluzione software per la gestione delle

reti di distribuzione dei servizi aderente alle specifiche tecniche

nazionali, alle convenzioni e alle metodologie in uso in Italia,

allineata con l’evoluzione tecnologica e gli standard di mercato.

La soluzione MUUG si basa su ArcGIS di ESRI, su ArcFM di

Miner&Miner e su Oracle.

SinerGIS nasce nel Gennaio 2004

dallo spin-off della Divisione GIS di

DELTADATOR S.p.A. di Trento (già

DELISA); con un fatturato di quasi 5

milioni di Euro è una delle principali

GIS companies italiane, operante sia

nel mercato della Pubblica

Amministrazione sia nel mercato

privato.

SINERGIS ha oggi un organico di

40 collaboratori, distribuiti in quattro

sedi operative - Trento, Milano, Roma

e Napoli - che garantiscono alla

clientela un supporto completo.

Dotata del certificato di qualità ISO

9001-2000, per la realizzazione e

sviluppo di SIT, SINERGIS è in

grado di offrire una gamma completa

di servizi.

Sinergis è Business Partner di

ESRI, Business Partner di

Miner&Miner per la distribuzione

esclusiva in Italia della suite di

prodotti ArcFM, Oracle Italia

Certified Partner e Autodesk

Authorized Developer.

SinerGIS:

Spini di Gardolo (TN) loc. Palazzine 120/f

Tel. +39. 0461.997.214

Milano via S. Gregorio, 34

Tel. +39. 02.67.87.08.11

email: info@sinergis.it

Web: www.sinergis.it

AGSM VERONA SPA

AGSM è una società che eroga

servizi di pubblica utilità di rilevante

importanza per il territorio veronese.

Nata ufficialmente nel 1931 e

sviluppatasi per oltre sessant’anni

come azienda pubblica

contestualmente allo sviluppo

industriale della città, AGSM ha oggi

saputo trovare una nuova dimensione

in linea con il mutato scenario

legislativo e con le direttive europee

finalizzate alla liberalizzazione del

settore dei servizi di pubblica utilità.

Dimostrando forte flessibilità e

capacità di adattamento, proprie di

quelle aziende che sanno muoversi

nell’età della globalizzazione dei

mercati, AGSM ha operato una

completa revisione societaria:

riorganizzando, dal 1° gennaio 2000,

i propri meccanismi gestionali e il

proprio assetto, trasformandosi quindi

in AGSM Verona S.p.A.

30

GEOmedia 1 2006





R EPORTS

La gestione di eventi

straordinari, quali possono

essere i Giochi Olimpici,

richiede una elevata capacità di

coordinare e di gestire i

problemi di mobilità e di

sicurezza generati dall’aumento

dei flussi veicolari e di persone

che si generano in coincidenza

di tali eventi. In questi casi,

come in occasione di interventi

di larga scala sul territorio, è

richiesta una sempre maggiore

attenzione al rispetto ed

all’integrazione dei bisogni

specifici generati dall’evento

con le necessità della

popolazione residente nel luogo

in cui si svolge tale evento.

Un sistema

sicuro per la

gestione di eventi

su larga scala

basato su EGNOS:

il Progetto SPESSS

Il Posizionamento, la Telecomunicazione

e l’Osservazione della Terra dallo spazio

sono le nuove tecnologie satellitari che

consentono la realizzazione di nuovi

strumenti e di sistemi avanzati in grado di

supportare efficacemente le attività di

sistemi di infomobilità avanzati che, da un

lato possono assistere gli organizzatori

nella gestione straordinaria dell’evento e al

contempo sono in grado di interagire ed

eventualmente integrarsi con i sistemi di

gestione della mobilità ordinaria. Tali

tecnologie possono essere utilizzate per la

realizzazione di applicazioni che richiedono

elevati gradi di sicurezza ed affidabilità del

servizio, innescando processi di evoluzione

tecnologica ed industriale in grado di

giustificare i relativi investimenti

infrastrutturali. Di questo è sempre più

convinta la Commissione Europea ed anche

le Agenzie Spaziali Europee, che hanno

lanciato specifici programmi di ricerca

applicata.

Il lancio del programma europeo GALILEO

per la navigazione satellitare e la recente

operatività del suo precursore EGNOS,

costituiscono un forte stimolo per le

industrie e le istituzioni europee verso il

deciso orientamento dei propri sforzi nei

confronti dello sviluppo di tecnologie ed

applicazioni derivate da questi nuovi servizi

spaziali. In questa situazione, da molti anni

e sotto la spinta delle tecnologie legate al

GPS, gli Stati Uniti dominano sia il

mercato delle applicazioni sia lo sviluppo di

sistemi e tecnologie: un nuovo slancio,

però, si prevede in Europa, dove sia la

Commissione Europea sia l’Agenzia

Spaziale Europea (ESA) concentrano i loro

sforzi per incentivare gli sviluppi delle

tecnologie legate ai sistemi di navigazione

satellitare. In particolare i sistemi

informatici avanzati, rivolti alla gestione di

infrastrutture di terra di elevata

complessità e allo sviluppo di componenti

per i terminali mobili, con enfasi

all’integrazione del posizionamento ad alta

risoluzione e la comunicazione cellulare e

satellitare, sono in grado di far avanzare la

tecnologia verso applicazioni sicure ed in

grado di offrire un ritorno tecnologico per

le applicazioni rivolte ad un pubblico non

specialistico.

Questo contesto si dispiega parallelamente

all’evoluzione del progetto SPESSS: Special

Events Support by Satellite System,

sviluppato all’interno 6° Programma

Quadro promosso dalla Commissione

Europea con la supervisione di Galileo Joint

Undertaking (GJU) che segue tutti i

programmi applicativi per GALILEO ed in

collaborazione con l’ESA.

Esso riguarda l’Introduzione ai servizi

GALILEO mediante EGNOS e si pone come

obiettivo lo sviluppo e la dimostrazione di

un sistema di gestione delle emergenze per

eventi di grande rilevanza.

ll progetto, della durata di 12 mesi, è

coordinato da NEXT Ingegneria dei Sistemi

S.p.A., che opera in qualità della sua

competenza nel settore spaziale e nelle

applicazioni di navigazione satellitare

avanzata e da RIGEL Mobile Service

Provider S.A. (società spagnola attiva nel

settore dei sistemi mobili) ed ha lo scopo

di sviluppare un sistema IT per la gestione

di servizi avanzati a supporto del trasporto

di persone, della gestione delle emergenze

per la gestione e la diffusione di

informazioni sensibili in situazioni critiche

durante eventi straordinari.

Tale sistema è costituito da un Centro di

Controllo che ha lo scopo di gestire e

diffondere le informazioni sensibili che gli

vengono fornite da un insieme di terminali

mobili distribuiti al personale di servizio.

Tali terminali mobili, in forma di PDA di

ultima generazione e/o terminali dedicati,

sono equipaggiati con ricevitori satellitari

EGNOS/GPS capaci di comunicare con il

Centro sia mediante rete cellulare

GPRS/UMTS sia mediante reti wireless (a

34

GEOmedia 1 2006


seconda delle condizioni di affidabilità dei

diversi mezzi di comunicazione ed il grado

di criticità del contesto in cui si trova ad

operare ed in modalità totalmente

trasparente).

Le funzionalità del Centro di Controllo, che

ha le caratteristiche di scalabilità e

robustezza necessari per la gestione di alti

volumi di connessione, permettono la

gestione di flotte e di tutte le funzionalità

di tracciamento, gestione di informazioni

multimediali attraverso interfacce utente

con caratteristiche context-aware. In alcuni

casi, ad esempio, una riconfigurazione

automatica dell’interfaccia previene l’utilizzo

non consentito del terminale ed aumenta

l’usabilità e la sicurezza del sistema. La

gestione sicura delle informazioni e il

supporto della rete mobile può

riconfigurarsi automaticamente ed è fonte

di conoscenza della situazione in tempo

reale per il sistema di gestione ed

organizzazione dell’evento. Tutte le

informazioni, georeferenziate con la

precisione garantita da EGNOS, permettono

l’utilizzo di mappe vettoriali raster ad alta

precisione (per esempio provenienti da dati

di osservazione della terra come IKONOS)

Qui sopra, una mappa raster con evidenza del percorso.

In alto, il Centro di Controllo SPESSS.

Nella pagina a fianco, il terminale a bordo del mezzo

e di sistemi GIS dedicati. Cuore del

sistema è la infrastruttura X-Info sviluppata

da NEXT per il supporto di applicazioni di

mobilità personale e di flotte basate su

tecnologia satellitare (tale infrastruttura è

stata sperimentata durante i Giochi

Olimpici di Atene 2004 ed in

collaborazione con i Vigili del Fuoco di

Roma e Firenze).

Una verifica operativa della validità di tale

approccio metodologico è stata effettuata

durante i recenti Giochi Olimpici Invernali

di Torino 2006 grazie alla collaborazione

tra le società partecipanti al progetto

SPESSS e la GTT, Gruppo Torinese

Trasporti.

GTT è una delle più autorevoli realtà

Europee nel settore del trasporto pubblico

ed ha offerto supporto sia logistico,

mettendo a disposizione i veicoli con cui

effettuare la dimostrazione, che a livello di

know-how ed expertise, a rappresentanza di

una utenza altamente qualificata (si

ringrazia particolarmente l’Ing. Cocuccioni,

Direttore GTT).

In tale occasione è stato installato presso

una sede GTT un primo prototipo del

sistema SPESSS che aveva come obbiettivo

il monitoraggio di un

gruppo di autobus destinati

a linee olimpiche in ambito

cittadino. Oltre alla verifica

dei tempi di percorrenza

rispetto alle fermate

previste e la gestione di

regole di Alert intelligente

(attraverso regole spaziali e

di processo), il sistema

monitorava costantemente

la flotta con posizione

EGNOS, permettendo

l’utilizzo di algoritmiche di

controllo più efficienti e

meno dispendiose del GPS.

Inoltre, la navigazione

satellitare EGNOS (ed in

futuro quella GALILEO)

permette di sfruttare

caratteristiche come

l’integrità del segnale,

indispensabili alla gestione dei servizi di

emergenza. La migliore precisione e

accuratezza, supportata da servizi come

SiSNet (il broadcasting delle correzioni

differenziali attraverso Internet e sfruttabili

attraverso reti IP), permette dunque di

studiare sistemi molto sofisticati e ad alto

valore aggiunto rispetto al GPS.

A supporto del conducente venivano fornite

una serie di funzionalità accessorie quali

l’invio e la ricezione di messaggi

multimediali predefiniti o a testo libero e

l’invio di richieste di soccorso specifiche. A

queste ultime, il Centro di Controllo

garantiva la priorità di gestione e grazie al

dato di posizionamento preciso e alle

funzionalità GIS, era in grado di fornire

indicazioni topografiche precise all’autorità

competente per la gestione dell’emergenza.

Ad aumentare la sicurezza del sistema, il

rispetto del percorso e dei tempi di arrivo

e partenza dalla fermate veniva

costantemente monitorato, generando

messaggi di Early Warning con diversi

livelli di allarme a seconda del divario tra

il risultato del comportamento reale

rispetto a quello atteso, sia per il Centro di

Controllo sia per l’autista del mezzo.

Infine, queste funzionalità sono state

implementate rispettando il vincolo di

hands free, cioè il sistema per funzionare

non richiedeva alcun intervento dell’autista

durante lo svolgimento del suo turno di

lavoro.

In conclusione, l’utilizzo di EGNOS si è

dimostrato decisamente più adeguato del

GPS per applicazioni critiche quali quelle

in esame.

Il sistema GALILEO rappresenterà un

ulteriore decisivo passo in avanti in questo

senso, con garanzie di continuità,

disponibilità e precisione di livello ancora

superiore. Con l’evoluzione massiccia delle

tecnologie di posizionamento satellitare, con

particolare enfasi a GALILEO, e dei sistemi

IT di ultima generazione, prendono corpo

sistemi avanzati che permettono di

garantire sicurezza, mobilità e supporto alla

gestione di eventi di grande scala.

La Redazione di GEOmedia ringrazia la

Dott.ssa Simonetta Cheli per la gentile

collaborazione

Autori

LUIGI MAZZUCCHELLI

NEXT S.p.A.

Luigi.Mazzucchelli@next.it

ANTONIO CASORIA

NEXT S.p.A.

Antonio.Casoria@next.it

MARCO BONFANTI

NEXT S.p.A.

Marco.Bonfanti@next.it

R EPORTS

GEOmedia 1 2006 35


T UTORIAL

5 a Parte

Sia questo articolo che

quelli che seguiranno, sui

più diffusi programmi di

elaborazione dei dati GPS

circolanti in Italia, non vogliono

essere né sono un manuale

d’uso. Lo scopo di questi articoli

è quello di mettere in risalto le

funzionalità del programma

recensito sulla base di quanto

esposto nell’articolo, dello steso

autore, dal titolo “L’elaborazione

dei dati GPS” pubblicato sul n°

2-2005 di Geomedia e quindi è

visto solo sotto l’aspetto della

elaborazione dei dati GPS e della

loro compensazione.

Tutorial GPS

Il programma Gemini della

Leonardo Software House

di Vittorio Grassi

Caratteristiche generali del programma GEMINI

GEMINI è sviluppato con la consulenza del Politecnico di

Milano, Campus di Como, e con la collaborazione della

Leonardo Software House e della Sokkia Italia di Milano.

E’ quindi un programma italiano il cui manuale e l’help in

linea sono scritti in un italiano corretto, completo e

comprensibilissimo. Gemini, per il momento, acquisisce le

misure di osservazione da files RINEX in quanto non è

ancora implementata la lettura diretta dal ricevitore né

quella da files proprietari. Al momento elabora solo la

frequenza L1. Uno dei tanti vantaggi di questo programma,

che avrà un notevole peso sulla sua diffusione, è che

essendo scritto il Italia è molto facile raggiungere le

persone che lo stanno sviluppando, tra l’altro affabili e

disponibili, per personalizzare alcuni aspetti dei problemi

eventualmente riscontrati. Gemini è un programma monoprogetto,

ossia gestisce un progetto alla volta. Poiché salva

una serie di parametri di configurazione nel file

GEMINI.INI (directory di import dati, flag di controllo degli

avvisi, molti dei parametri delle righe 0 e 9 di Pregeo, ecc.)

il “passaggio” dati di configurazione da un progetto già

sviluppato ad uno nuovo passa per questo mezzo.

Molte delle informazioni scritte

nel GEMINI.INI sono anche

memorizzate nel file di progetto

(estensione GPF) e quelle

memorizzate in quest’ultimo

hanno la precedenza su quelle

lette dal file dei parametri di

configurazione quando si apre un

progetto esistente. Gemini è

dotato di un wizard di apertura

guidata (fig. 1) di un progetto

(attivabile dal menu File) quando

non è aperto alcun progetto.

Questo wizard offre, fra l’altro, la

possibilità di riaprire

immediatamente l’ultimo progetto

elaborato e mostra la lista degli

ultimi 10 progetti elaborati. Il

wizard di apertura può essere

Figura 1

disattivato.

Non è possibile per un utilizzatore intervenire sulle scelte

grafiche (colori, spessori e tipi di linea, simboli, ecc.)

adottati fin qui in Gemini. Le successive fasi del progetto

GEMINI prevedono l’implementazione della post

elaborazione di osservazioni GPS di tipo cinematico, della

frequenza L2 e l’importazione diretta di “osservazioni su file

proprietario”, senza quindi ricorrere ad un traduttore

RINEX. Durante la fase di inserimento dei files delle

osservazioni Gemini effettua tutti i controlli necessari per

verificare la presenza di basi (o vettori) fra i punti inseriti.

Questa operazione non può essere né pilotata né tanto

meno impedita: l’utente può però escludere dal progetto uno

o più vettori che non ritiene utili o da processare (menu

contestuale sulla griglia Vettori e Vettori ripetuti).

Tutta la fase di immissione viene “tracciata” nello spazio

sottostante le tabelle o griglie.

Ultimata la fase di importazione è possibile osservare

l’esito dell’immissione dei dati sulla finestra grafica (fig. 2)

e sulle griglie sottostanti.

Figura 2

Per la rappresentazione dei punti, dei vettori e delle

ellissi è adottata, nella finestra grafica, una opportuna

simbologia molto completa e dettagliata. Gemini fa anche

un uso sapiente dei colori per evidenziare le linee di base

36

GEOmedia 1 2006


da calcolare, quelle calcolate e quelle che è opportuno

rivedere. I dati, invece, sono inquadrati sotto la finestra

grafica entro 7 tabelle (o griglie come le chiama il manuale

d’uso del programma): File, Occupazioni, Punti, Vettori,

Vettori ripetuti, Vincoli, Vettori compensati (fig. 3). Su

ciascuna di esse è attivo un menu contestuale che permette

di eseguire vari tipi di operazioni sui dati mostrati dalla

griglia.

Figura 3

punti interessati. Ad ogni nuovo inserimento di punti un

controllo verifica se nei pressi dei punti privi di parametri

ionosferici ve ne siano altri che ne abbiano di validi. Se il

quadratino di controllo (check box) della casella Parametri

ionosferici viene attivato (fig. 6) allora si consente

l’assegnazione dei nuovi parametri ionosferici trovati anche

ai punti per i quali era già stato attivato il calcolo facendo

uso di un modello generico; questo di norma comporta la

necessità di eseguire il calcolo della posizione del punto una

seconda volta. L’adozione di parametri ionosferici simili (o

identici) su punti vicini di norma porta ad un

miglioramento dei risultati.

Le rimanenti schede si commentano da sole.

T UTORIAL

Prima di eseguire l’elaborazione occorre fissare i

parametri di calcolo nel pannello delle Opzioni di progetto

(fig. 4).

La scelta è molto ricca e di

agevole consultazione in

quanto sono state predisposte

una serie di schede entro le

quali sono raccolti dati, per

quanto possibile, omogenei.

Nella scheda Ellissi (fig. 4) è

possibile stabilire il livello di

confidenza delle ellissi d’errore

assolute, il disegno delle ellissi

e la scala del disegno.

La scheda relativa al

Sistema di Riferimento (fig. 5)

è di particolare importanza in

quanto in essa viene definito il

Figura 4

sistema di riferimento finale

nel quale inquadrare il rilievo

calcolato.

È bene precisare che in tutte le fasi di lavoro con Gemini

si fa sempre uso solo del sistema di riferimento WGS84.

Solamente nella produzione degli elaborati finali sono

calcolate le coordinate dei punti nel sistema di riferimento

scelto dall’utilizzatore.

In mancanza dei sette

parametri di rototraslazione

naturalmente non sarà

possibile presentare coordinate

in sistemi diversi dal WGS84:

questa evenienza viene

segnalata quando tali

parametri diventano necessari,

senza però che questo

impedisca in alcun modo il

corretto funzionamento del

programma. Anche la scheda

Geoide riveste un’importanza

fondamentale in quanto è da

qui possibile fissare in modo

Figura 5

diretto (indicandone il valore)

o indiretto (caricando un

modello geoidico) il valore dell’ondulazione del geoide,

necessario per il passaggio dalle quote ellissoidiche a quelle

ortometriche dei punti calcolati.

Invece, la scheda Effemeridi serve per scegliere quelle

Broadcast o quelle Precise. Inoltre, quando nei file letti non

sono disponibili i parametri ionosferici Gemini ne adotta di

adeguati in modo da consentire comunque il calcolo dei

Figura 6

Figura 7 e figura 8

Funzionalità

del programma

e commenti

Fatti i debiti controlli

sulle griglie ed eseguito

un controllo sullo stato

delle epoche e dei

satelliti mediante lo

scan dei satelliti (fig. 7)

e la pre-analisi delle

doppie differenze (fig.

8) si procede al calcolo

differenziale.

GEOmedia 1 2006 37


T UTORIAL

La sequenza con la quale il programma Gemini elabora

le basi è la seguente:

Vengono raggruppati i punti indicati come vincoli, quelli

definiti poli di emanazione puri, i punti eventualmente già

calcolati (questo gruppo viene aggiornato al procedere del

calcolo) ed infine tutti i rimanenti

A partire dal gruppo dei punti indicati come vincoli si cerca

il punto dal quale emana il maggior numero di vettori e si

procede al calcolo di questi ultimi. I punti alla estremità di

arrivo dei vettori calcolati (e quindi calcolati a loro volta),

come detto, vengono inseriti nel gruppo dei punti calcolati

ed in ultima analisi avranno la precedenza su quelli non calcolati

per la determinazione della sequenza di processo

Elaborati i vettori che originano dai punti di vincolo si passa

al gruppo dei poli di emanazione puri, fra questi si cerca il

punto dal quale emana il maggior numero di vettori e si

procede al loro calcolo. Anche in questo caso i punti all’estremità

di arrivo dei vettori sono riversati nella lista dei

punti calcolati

La stessa operazione viene poi ripetuta con i punti del gruppo

dei calcolati ed infine, se ancora vi sono vettori da calcolare,

si procede con questi ultimi

Per questo motivo è di fondamentale importanza la scelta

dei punti di vincolo e dei poli di emanazione al fine di

“orientare” nel modo più corretto lo sviluppo del calcolo

differenziale prima e quello della compensazione poi, oltre

al fatto che tale scelta influisce sulle modalità di

produzione dell’elaborato finale per Pregeo.

Nel caso di mancata indicazione di uno o più vincoli o

poli di emanazione, Gemini individua e propone quello più

probabile chiedendo conferma per il proseguo del calcolo.

Al termine del calcolo viene presentato (fig. 9) una lista

dei vettori calcolati (elencati nell’ordine in cui sono stati

elaborati), il tipo di soluzione ottenuta, la lunghezza (media

se ripetuti) e l’esito del test del Chi quadro (il colore giallo

indica che il test è stato superato) con a fianco i valori

teorici di confronto al 95% e 99%.

Dopo l’esecuzione del calcolo differenziale è possibile

osservare la traccia dei residui prodotti nel calcolo mediante

il comando Analisi degli scarti (fig. 10). E’ anche possibile

vedere un solo satellite per volta per meglio analizzare il

grafico mostrato dal programma.

Lo schema concettuale che usa il programma Gemini per

l’elaborazione delle linee di base è il seguente:

Elaborazione delle osservazioni di codice non differenziate

per la stima degli offset degli orologi dei ricevitori

Elaborazione alla doppie differenze di codice per la prestima

della base

Costruzione delle doppie differenze di fase, individuazione e

stima dei salti di ciclo

Compensazione delle doppie differenze di fase per la stima

della base e delle ambiguità iniziali (soluzioni float)

Fissaggio delle ambiguità (soluzioni fixed)

Compensazione delle doppie differenze di fase ad ambiguità

fissate per la stima finale della base

Le compensazioni avvengono sempre ai minimi quadrati e in

ciascuna iterazione vengono stimate ed applicate le correzioni

rispetto ai valori a priori dei parametri incogniti. Alla fine di

ogni iterazione vengono fatti gli usuali controlli per verificare e

rimuovere eventuali errori grossolani.

Logicamente è anche possibile ottenere un rapporto del

calcolo eseguito sia in forma sintetica che estesa. Il

rapporto esteso prevede tutte le informazioni necessarie per

giudicare la bontà del calcolo.

La documentazione è disponibile in cinque differenti

formati, in relazione ai calcoli effettuati:

Documentazione relativa al calcolo differenziale

Documentazione (a tutti i livelli di calcolo) sulle coordinate

calcolate per i punti

Documentazione relativa alla compensazione della rete

Documentazione nel formato di libretto di campagna per

Leonardo QUATTRO

Documentazione nel formato PREGEO versione 8

Al momento le stampe non sono ancora nel formato

definitivo che si prevede siano in PDF.

Figura 9

Figura 11

Figura 10

38

GEOmedia 1 2006


Criteri per l’accettazione

della linea di base elaborata

La parte teorica per il fissaggio delle ambiguità può

essere studiata sull’ottimo articolo di Biagi, Sansò e Scuratti

dal titolo “Il programma Gemini per il GPS Statico in

singola frequenza: algoritmi e test finali” pubblicato sul

Bollettino SIFET n° 4 del 2004 da pag. 29 a pag. 44 dal

quale si evince che Gemini non usa le triple differenze ma

il teorema di Tchebycheff nella forma N-dimensionale che

viene usato in due fasi distinte sia nella ricerca dei valori

interi delle ambiguità che nella valutazione dei vettori

calcolati con le ambiguità intere con una serie di processi

iterativi di cui l’ultimo è uno esclusivo chiamato

convenzionalmente “bootstrap”. Dal punto di vista pratico il

programma presenta, al termine dell’elaborazione, la fig. 11

nella quale bisogna far caso che sia accettato il test del chi

quadro e che lo stato delle ambiguità sia sempre FIX.

In particolare un bollino colorato appare, nella colonna

del “chi quadro”, solo se la soluzione trovata è fix e può

essere rosso, se il risultato del test eccede il valore di

riferimento teorico al 98%, giallo, se compreso fra la soglia

al 98% e quella al 95%, verde se inferiore alla soglia

teorica al 95%.

La successiva colonna “Stato” ci possono essere, invece, 3

diverse informazioni: due in forma iconica ed una di tipo

testuale. Le icone appaiono sempre nella stessa posizione e

quindi lo spazio loro destinato resta vuoto se non ricorrono

le condizioni perché debbano essere mostrate. Le icone

possono essere:

L’icona che indica un vettore per il quale è stato fissato un

“peso” inferiore al 100% per le operazioni di compensazione.

Il valore del peso può essere fissato nel dialogo di proprietà

dei vettori ed interviene sulla matrice di varianzacovarianza

usata nella compensazione della rete

L’icona che indica un vettore al quale è stata applicata una

riduzione della estensione temporale escludendo dal calcolo

della base un gruppo di epoche poste all’inizio e/o alla fine

del periodo di sovrapposizione comune ai due estremi della

base. Come per il peso anche la riduzione temporale del vettore

può essere attuata agendo sul dialogo di proprietà del

vettore. La riduzione temporale comporta l’emissione di una

richiesta di ricalcolo delle basi interessate, se già calcolate

La terza informazione presente nella colonna stato è di

tipo testuale: viene indicata infatti la natura della soluzione

trovata con il calcolo differenziale: FIX o FLOAT.

Per le linee di base che non rispecchiassero tali requisiti

bisogna tornare ad eseguire le elaborazione dopo aver

capito che tipo di intervento si possa eseguire sui dati.

Intervento sui dati

Circa l’intervento che l’operatore può fare sui dati grezzi

il programma prevede le seguenti possibilità:

Eseguire delle finestre sui tempi di acquisizione utilizzati

per linee di base

Abilitare e disabilitare le acquisizioni dai satellitari che possono

essere sia parziali che totali

Modificare l’angolo di elevazione dei satelliti (cut-off)

Il modulo di compensazione

Con la compensazione delle coordinate dei punti si

concludono le fasi di calcolo di Gemini. Il modulo di

compensazione della rete calcolata lavora secondo il

principio dei minimi quadrati per variazione di coordinate

ed ha le seguenti funzioni:

All’avvio della compensazione devono già essere stati

definiti uno più vincoli così da consentire l’orientamento

corretto del rilievo.

Sulla importanza di una corretta attribuzione dei punti di

vincolo e sul fatto che questi sono rilevanti anche al fine di

“orientare” il calcolo delle basi si ricordi che i punti di

vincolo hanno la precedenza sui punti considerati puri poli

di emanazione nella determinazione della sequenza di

calcolo delle basi, oltre a determinare, già in quella fase, la

“traslazione” del rilievo.

Qualora l’avvio del calcolo avvenga senza la definizione di

un vincolo Gemini ne individua uno scegliendolo in modo

che risulti più o meno nel baricentro del rilievo: è chiaro

che questo caso sarebbe sempre da scongiurare in quanto il

rilievo risulterebbe solo intrinsecamente orientato.

I punti compensati sono rappresentati, nella finestra

grafica, con un quadratino blue pieno.

Nella documentazione del calcolo di compensazione

l’utilizzatore può scegliere di visualizzare tutte o parte delle

seguenti informazioni:

i dati riguardanti informazioni di carattere generale sul calcolo

di compensazione (numero di equazioni, di incognite,

ridondanza della rete, parametri di conversione del datum);

i dati riguardanti i vincoli assoluti imposti;

i dati sui punti sottoposti alla compensazione. Se non sono

stati fissati i parametri di rototraslazione con variazione di

scala (sette parametri) (Preferenze, Sistema Riferimento),

saranno documentate solamente le coordinate nel sistema

WGS84. Inoltre per ottenere la quota ortometrica dei punti

deve essere disponibile un valore per l’ondulazione del geoide;

i dati sulle basi indipendenti e sui punti fissati dall’utente

come coordinate e relativi elementi della matrice di varianza-covarianza.

Quello che segue è uno stralcio del file di compensazione:

come si può notare le informazioni fornite sono complete ed

esaurienti.

T UTORIAL

GEOmedia 1 2006 39


T UTORIAL

Dati generali

(a)# Punti che formano la rete........................: 10

(b)# Basi indipendenti.......................................: 10

(-)# Equazioni di osservazione totali...............: 30

(c) equazioni da basi..................................: 30

(d) equazioni da punti osservati...............: 0

(e)# Incognite......................................................: 27

(f)# Numero di vincoli totali............................: 3

(h)# Gradi di liberta (ridondanza rete)..........: 3

Totale punti vincolo (parz. e/o tot.)................: 1

——————————————————————————————————————

——————————————————————————————————————

Varianza totale del sistema : 45.56713

Chi Quadro empirico della rete : 136.701

Chi Quadro teorico al 95% : 7.814

Chi Quadro teorico al 99% : 11.345

Indice di affidabilità di Baarda : 99669850.190

============================================================================

Parametri di riferimento per la valutazione dei residui standardizzati resi.

Livello teorico della distribuzione Tau di Thompson.

Valore di riferimento VTT = 1.697

Livello alfa LAL = 1

Potenza (1-BETA) PBE = 99

Numero gradi di libertà GLI = 3

NOTA: Residui standardizzati superiori a quello teorico qui indicato possono

evidenziare anomalie nell’equazione (probabilmente un outlier).

Queste situazioni sono segnalate con la sigla (>VTT).

============================================================================

*Base n° 1

idBase File di osservazione File nav. Inizi Durata

1-8 1_3431.03o - 8_3430.03o 1_3431.03n 09/12/03 - 15:17:32 00:23:15

Status della base

Status = Fix

Componenti prima del calcolo di compensazione [m]

DX = 15.9871 DY = -196.0791 DZ = 32.4920

Peso della base [%]

peso = 100

Elementi matrice varianza-covarianza pesata, usata in compensazione [m?]

xx = 4.04468e-007

xy = 9.60780e-008 yy = 1.32016e-007

xz = 1.98969e-007 yz = 6.28136e-008 zz = 2.53309e-007

Componenti stimate [m] ± [mm]

DX = 15.9891 ± 1.372 DY = -196.0777 ± 0.975 DZ = 32.4931 ± 1.026

Lunghezza della base [m] ± [mm]

L = 199.394 ± 0.909

Residui componenti calcolate [mm]

cX = 1.9913 cY = 1.3790 cZ = 1.1615

Residui standardizzati [-]

sx = 1.4509 sy = 1.4136 sz = 1.1318

PPM Residui [-] calcolato come ABS((cX/1000) / DX * 1E6)

ppm X = 124 ppm Y = 7 ppm Z = 35

Ridondanza locale della equazione

rX = 0.09 rY = 0.17 rZ = 0.08

Affidabilità della base [m]

aX = 0.069 aY = 0.029 aZ = 0.060

============================================================================

40

GEOmedia 1 2006


Conclusioni

Gemini è un programma semplice da usare e fortemente

innovativo nei concetti e negli algoritmi di calcolo utilizzati

specialmente per la risoluzione delle ambiguità. Come già

detto in precedenza, per il momento, elabora solo dati GPS

sulla prima frequenza e solo su dati RINEX, ma presto sarà

incrementato su dati proprietari, con la seconda frequenza e

per l’elaborazione dei dati in cinematico.

formato .csv di punti di coordinate UTM-WGS84 a

partire dal file RTK così da permettere la visualizzazione

del rilievo anche su altri applicativi.

Inoltre il programma è dotato di altre varie funzionalità

che esulano, però, dallo scopo del presente articolo.

T UTORIAL

Il programma è dotato di un modulo “Esporta in Pregeo

8” (fig. 12) accessibile dal menu “FILE” che, nel modo più

semplice ed in modo automatico e veloce, crea un file

pronto per essere importato in Pregeo.

Files *.DAT da dati

GPS postprocessati

con GEMINI o altri

software

Files *.DAT da stazione

totale elaborati

con Leonardo QUAT-

TRO

e ANTAS

MixerOtto

Files dati da rilievo

RTK

(Trimble, Leica,

Javad, Pentax)

Files *.DAT da stazione

totale elaborati

con applicativi

di terze

parti

Figura 12

Quello che segue è uno stralcio della

stampa del file che si ottiene da “Esporta su Pregeo 8”.

0|090804|1|CG546|123|12|VG|GEOMETRA|CAGLIARI|

9|60|10|20|1245678|8.00-G|FR|Nota:|

1|158701|4661922.43,1071318.14,4204877.77|0.000|158701|

6|L1|09122003-12:47|09122003-13:03|BAS|GDOP=4|

2|1|-659.999,568.571,582.649|0.000001525,0.000000111,-

0.000000081,0.000000685,0.000001125,0.000003433|GDOP=4|0.00

0|1|

1|158701|4661922.43,1071318.14,4204877.77|0.000|158701|

6|L1|09122003-12:47|09122003-13:03|BAS|GDOP=4|

2|2|-663.744,652.825,565.247|0.000003725,0.00000028,-

0.000000172,0.000001665,0.000002732,0.000008426|GDOP=4|0.00

0|2|

………………..

Se, invece, i dati fossero di tipo misto e cioè mescolando

misure GPS e terrestri è disponibile un particolare

programma chiamato Mixerotto (sviluppato dalla Leonardo

Software House) che non è un semplice assemblatore di

rilievi misti ma è dotato di alcune funzioni di elaborazione

dei dati acquisiti dai file provenienti anche dai rilievi RTK

che permettono di risolvere i problemi di un punto non

stazionabile con il GPS o la scrittura di veri e propri files

di “picchettamento GPS”.

Come si intuisce dallo schema riportato, lo scopo ultimo

di Mixerotto è la produzione di un file .dat per il Pregeo 8.

Ma non è tutto: si possono produrre anche files nel

Il programma, molto semplice da usare, è corredato di un

ottimo ed esauriente manuale in italiano scritto in forma

corretta e ricco di figure e consigli.

Inoltre, in un’apposita appendice, vengono riportate le

istruzioni relative all’acquisizione dei dati in formato

proprietario dalle strumentazioni Trimble, Topcon e Leica.

Autore

VITTORIO GRASSI

Email: vittorio_grassi@fastwebnet.it

PREGEO 8

GEOmedia 1 2006 41


C ARTOGRAFICA

La produzione degli

organi cartografici

dello Stato

Gli organi cartografici dello Stato

Dalla Legge n. 68/1960:

Art. 1. Sono organi cartografici

dello Stato:

. L’Istituto geografico militare;

. L’Istituto idrografico della

marina;

. La sezione fotocartografica

dello Stato Maggiore

Aeronautica;

. L’amministrazione del

Catasto e dei servizi Tecnici

Erariali;

. Il Servizio Geologico.

La cartografia ufficiali e dello

Stato è costituita dalle carte

geografiche, topografiche,

corografiche, nautiche, aeronautiche,

catastali e geologiche pubblicate da

un ente cartografico dello Stato e

dall’ente stesso dichiarate ufficiali.

Le carte aeronautiche e geologiche

sono ufficiali limitatamente alle

particolari rappresentazioni di

carattere aeronautico e geologico che

vi sono contenute. Sulle carte

ufficiali è impressa, a cura dell’ente

produttore, apposita stampigliatura.

Le Regioni provvedono alla

formazione di cartografia tecnica a

grande scala con denominatore

5.000 o 10.000.

L'attuale produzione di cartografia dello Stato è ancora regolamentata dalla

legge 2 febbraio 1960, n. 68 (Norme sulla cartografia ufficiale dello Stato e

sulla disciplina della produzione e dei rilevamenti terrestri e idrografici) che

definisce gli organi abilitati alla produzione ufficiale della Cartografia italiana. Diamo

inizio con questo numero a una una breve panoramica sulla produzione

cartografica iniziando da quella cartacea dell'Istituto Geografico Militare. L'Istituto

opera per assicurare ai numerosi utenti, sia pubblici che privati, prodotti

cartografici che offrano la totale garanzia sia in termini di contenuti sia di ufficialità

per la descrizione del territorio. Trae le sue origini dall'Ufficio del Corpo di Stato

Maggiore del Regio Esercito che nel 1861 aveva riunito in sè le tradizioni e le

esperienze dell'omologo Ufficio del Regno Sardo, del Reale Officio Topografico

Napoletano e dell'Ufficio Topografico Toscano. Trasferito da Torino a Firenze nel

1865, nella sede attualmente occupata, fu trasformato in Istituto Topografico

Militare nel 1872 per assumere, 10 anni più tardi, l'attuale denominazione.

L’Istituto Geografico

Militare (I.G.M.)

A causa delle particolari vicende

storiche che investirono l’Italia nei

secoli scorsi, il nostro paese si dotò

solamente nel 1870 di un progetto

cartografico unitario. Tutti gli altri

paesi europei avevano invece fin dagli

inizi del secolo intuito l’importanza di

possedere una cartografia affidabile e

aggiornata per servire non solo le

esigenze di carattere militare ma

anche quelle di sviluppo tecnologico e

sociale dei rispettivi paesi. Il governo

del Regno d’Italia, considerando

inadeguati i lavori svolti nel periodo

preunitario, affidò all’allora Istituto

Topografico Nazionale (il quale

assunse l’attuale denominazione IGM

nel 1882) l’esecuzione del progetto di

rilevamento generale del territorio

dello Stato e della formazione della

nuova Carta Topografica d’Italia alla

scala 1:100.000. Cominciò così

l’operato ed il viaggio dell’IGM al

servizio dell’Italia.

Le prime esperienze

fotogrammetriche dell’Istituto furono

condotte nel 1876 in occasione del

rilevamento del Gran Sasso e le

seguenti sperimentazioni in questo

campo dimostrarono quanto questo

tipo di tecniche fossero importanti in

particolare per i rilevamenti di zone

impervie e d’alta montagna. La

Grande Guerra rallentò di molto

l’attività dell’Istituto ma, non appena

essa terminò, le esperienze ottenute

tramite le fotografie aeree a scopi

militari, portarono a concretizzare, alla

fine degli anni ’20, procedimenti atti a

rendere tecnicamente possibile ed

economicamente conveniente

l’esecuzione di carte topografiche da

fotogrammi presi dall’aereo.

Seguirono negli anni importanti

trasformazioni nell’inquadramento

geometrico in termini di sistema di

riferimento generale: nel 1940 fu

adottato l’ellissoide internazionale di

Hayford e, nel 1948, fu cambiata

anche la proiezione cartografica: venne

introdotta la rappresentazione

conforme di Gauss-Boaga.

Al giorno d’oggi, la decisa

accelerazione del progresso tecnologico

degli ultimi trent´anni ha messo a

disposizione dei topografi e dei

cartografi nuovi e potenti mezzi:

tecniche di rilevamento satellitare,

metodologie ed applicazioni

informatiche, procedure digitali di

acquisizione ed elaborazione dei dati

territoriali. L´Istituto Geografico

Militare risulta essere presente anche

in questo scenario in rapida evoluzione

42

GEOmedia 1 2006


e si osserva come, oltre all’attività

orientata alla produzione di nuove

forme di presentazione

dell’informazione geografica e a quella

di formazione di sistemi informativi

geografici, esso si occupi soprattutto

della creazione di una warehouse di

dati informazioni geografiche dove far

confluire i dati numerici posseduti e a

cui accedere per via telematica per

realizzare produzioni diversificate.

La produzione cartografica

dell’I.G.M può essere riassunta dal

seguente quadro:

Serie 25 Carta topografica

d’Italia 1: 25.000

La carta si

compone di 2298

elementi alla

scala 1 :25000,

denominati sezioni

, che hanno

le dimensioni di

6’ in latitudine e

10’ in

longitudine. La serie 25 verrà

sostituita dalla serie 25/DB. Le

sezioni, elaborate con rilievo

aerofotogrammetrico numerico o

analogico e successivamente disegnate

con metodologie automatiche o

manuali, sono inquadrate nella

rappresentazione conforme Universale

Trasversa di Mercatore (UTM); il

sistema di riferimento geodetico è

basato sull’ellissoide internazionale con

orientamento medio europeo (ED

1950). Questa cartografia ha

l’orografia a curve di livello con

equidistanza di 25 m e riporta i

confini di stato, i limiti amministrativi

regionali, provinciali e comunali. E’

stampata a 4 colori. Il taglio

geografico di una sezione è

sottomultiplo della carta d’Italia alla

scala 1: 50000 (un quarto) ed

abbraccia una zona di terreno pari

circa 150 kmq contro i circa 100 kmq

della tavoletta serie 25v.

Serie 25/DB Carta topografica

d’Italia 1: 25.000

La carta si

compone delle

analoghe

caratteristiche

dimensionali della

serie 25. Le

sezioni, sono

ottenute con

stereorestituzione

numerica o derivate dalla cartogra?a

tecnica regionale numerica, sono

inquadrate nella rappresentazione

conforme Universale Traversa di

Mercatore (UTM); il sistema di

riferimento geodetico è l’ETRS89,

basato sull’ellisoide GRS80. Il

contenuto informativo è relativo alle

opere dell’uomo, all’idrografia, alla

vegetazione ed all’orogra?a. Il disegno

è anche in vera grandezza rapportato

alla scala; ove ciò non è possibile si

ricorre ad appropriata simbolizzazione

come nel caso delle curve di livello

(equidistanza di 25 m.) per la

raffigurazione dell’orografia; sono

indicati i confini di stato, i limiti

amministrativi regionali, provinciali e

comunali. La stampa è effettuata in

quadricromia. Il taglio geogra?co di

una sezione, analogo a quello della

serie 25, è un quarto di quello della

carta d’Italia alla scala 1:50 000 ed

abbraccia un territorio di circa 150

Km2.

E’ associata al prodotto 25/DB, ovvero

alla corrispondente raccolta di dati

geografici organizzata in logica di

database relazionale con geometria a

struttura topologica.

Serie 50 e 50/L Carta

topografica d’Italia 1: 50.000

La carta si

compone si

636

elementi

alla scala

1:50000,

denominati

fogli, che

hanno le

dimensioni di 20’ in longitudine e 12’

in latitudine. La carta è in corso di

allestimento. E’ inquadrata nella

rappresentazione conforme Universale

Trasversa di Mercatore (UTM), il

sistema di riferimento geodetico è

basato sull’ ellissoide internazionale

con orientamento medio europeo (ED

1950). Questa cartografia è derivata

dai rilievi alla scala 1:25000, ha l’orografia

a sfumo e curve di livello con

equidistanza di 25 metri, riporta i

confini di Stato ed i limiti

amministrativi regionali, provinciali e

comunali. E’ pubblicata in due serie:

Serie 50 a 6 colori, con l’orografia a

sfumo e curve con sovrastampa del

reticolato chilometrico in magenta;

Serie 50/L a 3 colori, con l’orografia

a sole curve e con sovrastampa dei

limiti amministrativi in viola.

Serie 25/v Carta topografica

d’Italia 1: 25.000 (vecchia edizione)

La carta si

compone di

3545

elementi alla

scala 1:

25000,

denominati

“tavolette”;

che hanno le

dimensioni di 7’30” in longitudine e

5’ in latitudine. La carta è tutta

pubblicata. E’ inquadrata nella

rappresentazione conforme di Gauss

Boaga, nel sistema geodetico nazionale

(ellissoide internazionale con

riferimento a Roma M. Mario 1940)

con reticolato chilometrico UTM

riferito al sistema geodetico europeo

(ED 50). E’ pubblicata a seconda delle

aree in una sola delle tre versioni : a

un solo colore (nero); a 3 colori (nero,

bistro e azzurro); a 5 color (nero,

bistro, azzurro, verde e rosso). Nel

1986 è iniziato l’aggiornamento

parziale delle tavolette relative alla

zona nordorientale dell’Italia.

Serie 100/v e 100/L Carta

topografica d’Italia 1: 100.000

La carta

si

compone

di 278

elementi

alla scala

1:

100000,

denominati fogli, che hanno le

dimensioni di 30’ in longitudine e 20’

in latitudine.

La carta è tutta pubblicata.

E’ inquadrata nella rappresentazione

conforme di Gauss Boaga, nel sistema

geodetico nazionale (ellissoide

internazionale con orientamento a

Roma M. Mario 1940). La carta è

derivata dai rilievi alla scala 1:25000.

Ha l’orografia a sfumo e curve di

livello con equidistanza di 50 metri,

riporta i confini di Stato ed i limiti

amministrativi regionali e provinciali.

E’ pubblicata in due serie: Serie

100/V a 5 colori o, per alcuni fogli, a

7 colori, con l’orografia a sfumo e

curve di livello. La disponibilità di

una esclude l’altra. Serie 100/L 2

colori con i limiti amministrativi e

l’ubicazione delle sedi comunali in

viola.

C ARTOGRAFICA

GEOmedia 1 2006 43


C

ARTOGRAFICA

Serie 250 Carta regionale

d’Italia 1: 250.000

La carta si

compone di 15

fogli alla scala

1: 250000, di

dimensioni

variabili a

seconda delle

estensione delle

regioni amministrative. E’inquadrata

nella rappresentazione conforme di

Gauss Boaga, con l’origine della

longitudine corrispondente al

meridiano di Greenwich. In ciascun

foglio sono rappresentate una o due

regioni amministrative. E’ derivata

dalla carta alla scala 1:200000. Ha

l’orografia a sfumo e curve di livello

con equidistanza di 100 metri, riporta

i con?ni di Stato, i limiti

amministrativi regionali e provinciali

sovrastampati in viola e l’indicazione

delle distanze chilometriche parziali e

totali. E’ stampata a 13 colori.

Serie 500 Carta internazionale

del Mondo 1: 500.000

La carta si

compone per la

parte di

competenza

italiana, di 14

fogli alla scala 1:

500000, che

hanno di norma le dimensioni di 4° in

longitudine e 2° di latitudine. E’

inquadrata nella rappresentazione

conica conforme di Lambert con

l’origine della longitudine

corrispondente al meridiano di

Greenwich e con il reticolato UTM

riferito al sistema geodetico europeo

(ED 1950). Ha l’orogra?a a tinte

ipsometriche, riporta i con?ni di Stato,

i limiti amministrativi regionali e

provinciali e l’indicazione delle

distanze chilometriche. E’ stampata a

12 colori.

Serie 1000 Carta internazionale

del Mondo 1: 1.000.000

La carta si

compone, per la

parte di

competenza

italiana, di 6

fogli alla scala

1:1000000, che

hanno le dimensioni i 6° in

longitudine e 4° in latitudine. E’

inquadrata nella rappresentazione

policonica modificata con l’origine

della longitudine corrispondente al

meridiano di Greenwich e con il

reticolato UTM basato sull’ellissoide di

Clarke 1880 modificato. Ha l’orografia

a tinte ipsometriche con l’altimetria

espressa in metri, riporta i confini di

Stato ed i limiti amministrativi

regionali e provinciali. E’ stampata a

7 colori.

Carta d’Italia 1 : 1.250.000

La carta è

inquadrata nella

rappresentazione

conica conforme

di Lambert con

l’origine della

longitudine

corrispondente al

meridiano di Greenwich. Ha

l’orografia a tinte ipsometriche e curve

di livello, riporta i confini di Stato, i

limiti amministrativi regionali e

provinciali e l’indicazione delle

distanze chilometriche parziali e totali.

E’ stampata in un unico foglio a 13

colori avente le dimensioni di cm. 97

x 132.

Serie 1000 db

Il mondo 1301-1

La carta si compone di 6 fogli alla

scala 1:1 000 000, che hanno le

dimensioni di 6 ° in longitudine e 4 °

in latitudine.

È stata compilata in IGM nel corso

dell'anno 2004, partendo da

db1000 IGM 2003

ortofoto aima

dati istat

le serie igm 1301 e 1404

È inquadrata nella rappresentazione

policonica modificata con l'origine

della longitudine corrispondente al

meridiano di Greenwich e con il

reticolato UTM basato sull'ellissoide di

Clarke 1880 modificato. Ha l'orografia

a tinte ipsometriche con l'altimetria

espressa in metri, riporta i confini di

Stato ed i limiti amministrativi

regionali e provinciali. La carta non fa

testo nella delimitazione dei confini

internazionali. Stampata a colori.

L’attuale produzione dell’I.G.M. è

volta essenzialmente alla realizzazione

di un nuovo 50000 inquadrato nel

Sistema U.T.M. e con taglio diverso

impostato sulle zone di quella

rappresentazione.

A cura della Redazione

L'I.G.M. realizza anche prodotti

completamente digitali che

esamineremo in dettaglio in un

prossimo numero. Tra questi

ricordiamo:

Cartografia Numerica riferita

ad elementi cartografici privi di

mare e laghi principali

L'odierna attività dell'I.G.M. è

sempre più orientata alla

formazione di sistemi informativi

geografici da cui estrarre le

versioni su carta alle scale

1:25000, 1:50000, 1:250000, ecc..

L'attività di produzione volge

quindi alla generazione di dati

numerici cartografici, secondo

tecniche e standard

all'avanguardia per il settore.

Dati in forma raster

I dati sono stati acquisiti

tramite scansione e

georeferenziazione dei tipi

cartografici della cartografia a

varie scale.

Dati in forma matrix

Il grigliato regolare di quote è

generato dall'orografia vettoriale

(curve di livello e punti quota). I

passi di scansione sono di 20 m,

1" e 3" e le rispettive unità di

cessione sono 10 km per 10 km,

10' in longitudine per 6' di

latitudine e 20' in longitudine per

12' in latitudine.

Dati cartografici in forma vector

I dati sono stati acquisiti dalla

cartografia esistente mediante

digitalizzazione ed organizzati in

"files" ognuno corrispondente ad

un elemento cartografico ad

eccezione dei limiti amministrativi

che sono stati acquisiti per

Regione amministrativa.

Database VMap level 1

Il dato è un database

cartografico vettoriale di tipo

relazionale con geometria a

struttura topologica.

44

GEOmedia 1 2006


Autodesk offre un contributo alla comunità

Open Source con il software di Web Mapping

Aconferma della crescente attenzione per il mercato dell’Open Source,

Autodesk ha annunciato il rilascio del codice per MapGuide Open

Source, la nuova piattaforma della società per il Web Mapping Open

Source. Uno snapshot del codice sorgente di MapGuide Open Source è

attualmente disponibile attraverso la MapServer Foundation, la nuova

organizzazione indipendente no-profit nata con la missione di

supportare e promuovere il Web Mapping Open Source. Tra i soci

fondatori si annoverano i membri del Comitato direttivo tecnico di

MapServer, l’Università del Minnesota, il DM Solutions Group e

Autodesk. Una lettera dei leader del gruppo, che descrive in dettaglio

la loro decisione di collaborare, è disponibile anche sul sito Web della

fondazione.

La collaborazione riflette il desiderio di fornire ai clienti innovazioni più rapide, versioni più recenti del prodotto ed

un minore costo totale di gestione. Con MapGuide Open Source si consente agli sviluppatori di creare e rendere

rapidamente disponibili importanti applicazioni geospaziali. La soluzione opera con i più recenti strumenti di sviluppo

come il PHP, .NET e Java per implementare in tempi rapidi potenti applicazioni per ambienti server Windows o

Linux. Si possono pubblicare le viste spaziali sia sulla propria intranet che sul web o utilizzando la tecnologia DWF di

Autodesk per la visualizzazione delle informazioni geospaziali anche senza bisogno di una connessione a Internet.

Autodesk prevede di offrire nel 2006 una versione commerciale del prodotto, denominata Autodesk MapGuide

Enterprise 2007, nonché un ambiente di authoring per gestire l’organizzazione dei dati geospaziali e la preparazione

degli stessi per la diffusione tramite Internet.

MapGuide Open Source è concesso in utilizzo secondo il modello di licenza GNU LGPL. Il sito del progetto

supporterà i contributi dei codici, nonché la raccolta e risoluzione dei bug, le liste di distribuzione e i forum di

discussione. Come parte di MapGuide Open Source, Autodesk renderà anche disponibile il codice sorgente per la sua

tecnologia Feature Data Objects (FDOs), che offre una potente interfaccia di programmazione delle applicazioni per

accedere a qualsiasi tipo di informazione geospaziale. Autodesk contribuirà al progetto Open Source con circa una

dozzina di provider FDO, tra cui ArcSDE, WFS, WMS, SHP, ODBC e MySQL.

A

ZIENDE e PRODOTTI

www.mapserverfoundation.org

www.autodesk.it

(Fonte: Redazionale)

Da Matrox la prima Remote Graphics Unit

La tecnologia Matrox Remote Graphics Unit è ideale per una varietà di applicazioni

mission-critical utilizzate dai centri operativi dei servizi di emergenza e

monitoraggio e dai centri di controllo in genere (computer-aided dispatch, security

monitoring, process control).

Matrox Extio mette a disposizione nuovi livelli di sicurezza ed affidabilità poichè le

parti più critiche del computer - dischi, memoria e processori - possono venire

sistemate in apposita zona separata, dotata delle necessarie misure di sicurezza e

salvaguardia. Una tale soluzione presenta indubbi vantaggi: si risparmia spazio

nell’area della postazione di visualizzazione, si elimina la fonte di potenziale

rumorosità e si consente all’amministratore di sistema di accedere e mantenere lo

stesso in un luogo separato e controllato. Questa tecnologia si distingue, rispetto ad

altri dispositivi per Extension, in virtù dell’elevata integrazione, affidabilità, qualità d’immagine e distanza supportata.

La versatile Remote Graphics Unit (RGU) Matrox Extio F1400 integra chip grafico Matrox, 128 MB di memoria,

connettore dual-LC per il cavo a fibra ottica, 4 connettori DVI-I, 6 porte USB 2.0 (4 sul fronte e 2 sul retro),

hardware audio, connettore ottico per l’uscita dell’audio digitale, connettori audio analogico per ingresso linea e

microfono e per l’uscita audio. Al fine di soddisfare i diversi requisiti di slot dei computer, Matrox offre separatamente

schede di interfaccia (fibra ottica) sia per il bus PCI che per il bus PCI Express (PCIe).

www.matrox.com/mga/italiano/company_info/contact_us.cfm

(Fonte: Redazionale)

GEOmedia 1 2006

45


A ZIENDE e PRODOTTI

Mars Reconnaissance Orbiter raggiunge l’orbita di Marte

James Graf, MRO Project Manager, si congratula con il

suo team sotto lo sguardo di Charles Elachi, Direttore

del JPL. (Images Courtesy NASA/JPL-Caltech)

I

lettori delle nostre pagine sanno che da tempo seguiamo con

particolare attenzione le missioni per l’esplorazione di Marte. Siamo

dunque felici di annunciare che la sonda Mars Reconnaissance Orbiter

(MRO) ha superato la fase più critica dell’intera missione quando, il

10 marzo, ha compiuto con successo la critica manovra per l’ingresso

nell’orbita del pianeta.

La manovra, detta Mars Orbit Injection, ha richiesto, oltre alle

prodezze di navigazione su distanze interplanetarie, l’attivazione del

sistema di propulsione dopo mesi dal lancio e il perfetto

funzionamento dei sistemi automatici di bordo perché, a causa della

distanza tra la Terra e Marte (devono infatti passare 12 minuti

affinché avvenga il collegamento, in una direzione), tutte le attività

devono essere gestite autonomamente a bordo.

Al termine della manovra è seguita una pausa lunga diversi minuti

durante la quale il team di controllo volo, ha trepidamente atteso che

la sonda uscisse da dietro il pianeta per determinare il successo, o

meno, della manovra e, dunque, dell’intera missione. Ed il successo,

liberatorio, è stato anche corroborato dal fatto che i dati telemetrici e

di navigazione hanno subito dimostrato che nella storia delle missioni

interplanetarie verso il pianeta rosso, MRO ha conseguito un nuovo

record di precisione nella navigazione.

Nei prossimi mesi MRO, inseritasi in un’orbita fortemente ellittica del

periodo di 36 ore, utilizzerà ripetuti passaggi nell’atmosfera del

pianeta (circa 500), con manovre di aerobraking, per modificare la

propria orbita e portarla nella configurazione per l’osservazione

scientifica, a quote ben più basse, entro il mese di settembre.

MRO è stata lanciata da Cape Canaveral il 12 Agosto 2005 e da quel

giorno la missione ha proceduto senza il minimo intoppo. L’Italia

partecipa a MRO con uno strumento, il radar SHARAD (realizzato da

Alcatel Alenia Space), del quale abbiamo parlato anche in precedenti

numeri di GEOmedia.

I propulsori di MRO frenano la sonda durante la

manovra di inserimento in orbita marziana.

(Images Courtesy NASA/JPL-Caltech)

(Fonte: Redazionale)

Da ESRI una nuova versione di Job Tracking per ArcGIS

Esri ha appena annunciato l’uscita della versione 3 di Job Tracking per ArcGIS

(JTX). Quest’ultima versione include notevoli migliorie dal punto di vista

dell’usabilità, il supporto per vari tipi di flusso di lavoro ed, ovviamente, nuove

funzionalità.

JTX è un’estensione ad ArcGIS che fornisce un framework di integrazione per gli

ambienti dei geodatabase multiutente. Questo tipo di gestione del flusso di

lavoro aziendale semplifica ed automatizza molti aspetti introducendo notevoli

linee guida ed apportando un incremento dell’efficienza ed un significativo

risparmio di tempo su progetti GIS a livello aziendale (ad esempio sulla

manutenzione dei dati e sul mapping commerciale).

Le nuove caratteristiche di JTX includono una migliore integrazione con gli

strumenti spaziali di ArcGIS, strumenti avanzati di query e di visualizzazione,

APIs esteso per funzionalità personalizzate e configurabilità potenziata. Inoltre sono presenti opzioni aggiuntive per

creare nuovi lavori, la possibilità di modellare e di interagire graficamente con flussi di lavoro in real-world ed un

sistema interno di notificazione di e-mail con templates dedicati alle azioni effettuate all’interno di JTX.

JTX3 necessita di ArcSDE oltre ad ArcInfo o ArcEditor 9.0 o 9.1.

www.esri.com/jobtracking

(Fonte: Redazionale)

46

GEOmedia 1 2006


Microsoft lancia Windows Live Local

A

ZIENDE e PRODOTTI

Microsoft ha ultimamente reso disponibile una versione preview del

software dedicato a Live Local e grazie al quale si potranno

effettuare tour virtuali di una città proprio come fossimo seduti sul

sedile di una macchina.

Live Local rappresenta il risultato degli sforzi che la società di

Redmond sta sempre maggiormente dedicando nel settore del mapping

associato all’informazione locale. Microsoft sembra intenzionata ad

utilizzare questa tecnologia all’interno del suo nuovo sito dedicato alla

ricerca ed al mapping in ambito locale.

Al momento, il numero delle città all’interno delle quali è possibile

effettuare tour virtuali tramite la nuova tecnologia Microsoft è limitata

a Seattle e a San Francisco, mentre le altre città possono essere

visitate attraverso diverse viste: quella aerea, stradale ed in modalità

bird’s eye.

Microsoft ha sfruttato l’aiuto di Facet Technology Corp. che, grazie alla

sua tecnologia SightMap, ha raccolto circa 700 milioni di immagini ad

alta risoluzione (per 200 TeraBytes di dati), ottenute a distanza di otto

metri l’una dall’altra a bordo di furgoni che hanno girato in lungo e

in largo per le città in questione. La società ha foto-mappato più di

516.000 miglia di strade ed indicizzato dozzine di aree metropolitane

in tutti gli Stati Uniti.

All’interno della preview accessibile tramite il link sul sito Windows

Live Local, ci si trova di fronte ad uno schermo diviso in due ed in

cui la parte superiore mostra il parabrezza ed i finestrini laterali della

macchina, mentre la parte inferiore dello schermo è dedicato alla

navigazione. Si può viaggiare utilizzando tre viste: quella da una

macchina da corsa, di una macchina sportiva o del pedone. Le

differenze nelle funzionalità del programma, in questi tre casi, sono

praticamente nulle ed il tutto si riduce ad una mera distinzione

estetica. La scelta delle modalità di visualizzazione, quella si, risulta

importante: scegliendo tra le modalità street, road o hybrid infatti, è

possibile avere come riferimento di navigazione le stesse foto prese al

livello stradale, una mappa stradale oppure entrambe.

http://local.live.com

(Fonte: Redazionale)

GEOmedia 1 2006

47


A ZIENDE e PRODOTTI

A spasso su Marte

Grazie all’unione di centinaia di foto scattate

da Mars Odissey, l’orbiter della NASA

che staziona attorno a Marte, è possibile, per

scienziati o semplici curiosi, effettuare una suggestiva

esplorazione del canyon Valles

Marineris, che si dilunga sul suolo marziano

coprendo una distanza che si aggira attorno ai

4000 km. Le pareti del canyon, di altezza paragonabile

al Monte Everest, si pensa che un

tempo fossero attraversate dall’acqua e la loro

attività al momento consiste di gigantesche

frane che depositano tonnellate di materiale sul fondo del canyon. Valles Marineris è di sicuro uno dei luoghi più interessanti

e complessi del pianeta rosso, per questo l’interesse degli scienziati nel ricreare un viaggio virtuale all’interno di esso è stato

immediato non appena il materiale è stato sufficiente a metterlo in opera. Il fly-through del canyon è disponibile all’url

www.nasa.gov/mission_pages/mars/missions/odyssey/20060313.html, mentre per gli strumenti speciali di navigazione si può

far riferimento all’indirizzo http://themis.asu.edu .

Mars Odissey è dotata del Thermal Emission Imaging System grazie al quale è stato possibile ottenere immagini del

suolo così dettagliate; per comprendere in pieno, infatti, tutti i processi di erosione, smottamento e gli effetti propri

dell’acqua sul suolo marziano, c’è bisogno ovviamente di immagini di grandi dimensioni, ma che soprattutto

restituiscano un elevato livello di dettaglio. Alcune parti del canyon erano già state osservate in alta risoluzione ma

questa volta, grazie all’orbiter della NASA, con una risoluzione di 100 metri per pixel si sono ottenuti risultati

complessivi veramente stupefacenti.

Oltre al mosaico completo della Valles Marineris, il team addetto alla camera di mars Odissey è quasi pronto a

fornire un set completo di dati relativo alle immagini dell’intero pianeta con una risoluzione di circa 232 metri per

pixel, che rappresenterà la vista più dettagliata mai ottenuta di Marte.

Mars Odissey raggiunse il pianeta nel 2001 ed il suo Thermal Emission Imaging System cominciò l’osservazione di

Marte nel febbraio 2002, sia su lunghezze d’onda visibili che all’infrarosso, soluzione adottata per catturare immagini

del suolo nonostante fosse velato da polvere atmosferica. La sonda è gestita dal Jet Propulsion Laboratory della NASA

con sede a Pasadena.

(Fonte: Redazionale)

Una soluzione cartografica web

pronta per la Pubblica Amministrazione

GeoGraphics di Ferrara, Business Partner EsriItalia, annuncia la disponibilità’ di una soluzione pacchettizzata per la pubblicazione

di progetti GIS per la Pubblica Amministrazione che quotidianamente, di fronte alle sfide del decentramento,

dei minori trasferimenti dallo stato, dei nuovi servizi da erogare, delle carenze di personale, deve orientare una organizzazione

spesso costituita sugli adempimenti ad una legata alla gestione di processi che assicuri nel contempo l’integrità del procedimento

amministrativo.

Con questa soluzione in ambiente ArcIMS dei Esri si realizza un sistema informativo in grado di assicurare la

necessaria gradualità della transizione e la tenuta nel tempo del sistema.

La soluzione Web, unitamente alle tradizionali soluzioni client di GeoGraphics, e’ la risposta per accompagnare le

Amministrazioni, nel mondo dell’innovazione.

Operativa per i modelli già adottati in altri contesti quali l’urbanistica (autonoma e federata), la verifica della base

imponibile ICI e TARSU, il patrimonio e circolarità della conoscenza del territorio, questa soluzione, sviluppata

intorno ai progetti per la Carta Geografica Unica della Provincia di Ferrara e del Portale Multi Metropolitano del

Comune di Napoli, si inquadra in questo contesto finalizzato alla ri-organizzazione dei dati attraverso il Web SIT.

L’approccio generale prevede la realizzazione di un SIT locale (GeoPRG) basato su un modello dati che confluisca nel

SIT, pubblicato tramite servizi ASP in una applicazione basata sul motore ArcIMS di Esri.

www.geographics.it

(Fonte: Redazionale)

48

GEOmedia 1 2006


Da Trimble il sistema GNSS R8 potenziato con tecnologia R-Track

Il sistema GNSS Trimble R8 è un ricevitore GNSS (Global Navigation Satellite System) multicanale

e multi-frequenza, con antenna e radio data-link integrati in un unico dispositivo

compatto. Trimble R8 combina tecnologia avanzata ed affidabilità del sistema per fornire il

massimo dell’accuratezza e della produttività. La tecnologia Trimble R-Track supporta sia i

segnali L2C e L5 della modernizzazione del GPS che i segnali L1/L2 GLONASS. I segnali

GNSS sono in grado di fornire dei reali benefici sul campo ai professionisti del rilievo. La

struttura di GNSS Trimble R8 è stata provata e testata interamente: come rover è robusto,

leggero e senza cavi; il dispositivo può essere utilizzato come base o come rover a seconda delle

necessità di lavoro. Per le comunicazioni l’R8 dispone di una radio interna opzionale da 450

MHz da utilizzare come stazione base senza cavi o di un modulo GSM/GPRS opzionale per la

connessione a internet e per l’uso come rover in una rete Trimble VRS. Il sistema GNSS

Trimble R8 è stato progettato per supportare l’originale soluzione Integrated Surveying di

Trimble. Si potranno infatti combinare i propri dati ottici e GPS in un unico file di lavoro con

il software di campagna Trimble Survey Controller. Trimble R8 potrà anche essere usato come parte del Trimble IS

Rover; basterà infatti aggiungere un prisma alla palina del rover e associare Trimble R8 ad un sistema ottico

robotico, come la stazione totale Trimble S6. Questa soluzione integrata permetterà di massimizzare il meglio di

entrambe le tecniche di rilievo, per un’efficienza sul campo ancora maggiore.

A

ZIENDE e PRODOTTI

www.trimble.com

(Fonte: Redazionale)

Da ABACO DbMap Pocket

DbMap Pocket è una completa soluzione software GIS che si integra nell’architettura tipica di un moderno Sistema

Informativo Territoriale centralizzato su database Spatial e che sfrutta tutte le caratteristiche di mobilità dei

sistemi portatili più diffusi come PDA, SmartPhones, anche dotati di apparecchiature specifiche quali GPS, bussole

elettroniche e così via. E’ un prodotto che, oltre a visualizzare e consultare mappe vettoriali, immagini satellitari, foto

aeree e immagini raster provenienti da un SIT, rende possibile in modo semplice ed intuitivo la gestione di progetti

finalizzati all’acquisizione di dati sul territorio, mediante complete ed evolute funzionalità di editing dei dati geografici

e degli attributi, organizzate in efficaci comandi progettati per rendere funzionale l’attività di censimento, anche

mediante dispositivi GPS. Il tutto perfettamente integrato con le caratteristiche dell’hardware utilizzato. Con poche e

semplici operazioni l’utente può rendere immediatamente operativo il proprio sistema mobile, trasferendo in memoria la

base dati necessaria alle missioni da svolgere sul campo. Infatti mediante appositi comandi disponibili in DbMAP

Viewer & Author e DbMAP Data Manager l’operatore è in grado di sincronizzare la base dati centrale e di organizzare

le proprie missioni ottenendo dalla stessa tutti gli strati informativi geografici occorrenti, con i relativi attributi da

organizzare in form utilizzabili nel software DbMAP Pocket. DbMAP Pocket è disponibile anche comprensivo di codici

sorgenti all’interno della versione Developer Kit, ovvero l’SDK completo di tutte le librerie (.lib) necessarie allo sviluppo

di nuove applicazioni per dispositivi mobili.

www.abacogroup.it

(Fonte: Redazionale)

GEOmedia 1 2006

49


T

ERRA E SPAZIO

Dall’inizio di quest’anno

EGNOS, European

Geostationary Navigation Overlay

Service, iniziativa dell’Unione

Europea e dell’Agenzia Spaziale

Europea, è operativo e nel

corso dell’anno raggiungerà i

livelli di servizio richiesti

dapprima per le applicazioni

commerciali e, all’inizio del

2007, quelli per le applicazioni

Safety Of Life. Sarà dunque il

conseguimento finale di EGNOS

V2.1 al quale farà seguito un

programma di evoluzione

articolato in tre altre fasi che si

estenderanno almeno fino alla

fine del 2011 con ampliamenti

della copertura, della fornitura

di servizi anche nella nuova

banda L5, fino all’integrazione

con Galileo. In questo articolo,

che gode della collaborazione

della Next SpA, realizzatrice

anche dell’applicazione descritta

nella rubrica Reports di questo

stesso numero, vogliamo

evidenziare alcuni aspetti del

sistema che non ci sembra

ancora ben apprezzato a livello

utente e due prospettive note

come SISNET ed ESA ALIVE.

EGNOS:

è ora di usarlo

di Fabrizio Bernardini

EGNOS in un certo senso

dipende interamente dal GPS

perché offre un miglioramento

dello stesso. Il segnale di EGNOS è

inoltre trasmesso sulle stesse frequenze

e con un formato simile a quello del

GPS, permettendo una più facile

integrazione del sistema all’interno di

architetture di ricevitori GPS esistenti.

Tuttavia, grazie alla particolare facilità

d’impiego (perché opera dell’orbita

geostazionaria, in posizione fissa

rispetto all’osservatore), può essere

usato anche solo per servizi secondari,

come la ricezione di messaggi e la

sincronizzazione al tempo universale

(UTC).

Esso offre la possibilità oggi di

realizzare e collaudare sistemi che

trarranno in futuro beneficio dal

sistema Galileo; l’esperienza, inoltre, di

applicazioni e software realizzati

tenendo conto della disponibilità del

monitoraggio dell’integrità, è un

potente fattore economico nell’utilizzo

odierno di EGNOS in molte

applicazioni (si tenga anche conto che

EGNOS è del tutto gratuito).

L’intendimento per il futuro è quello

di integrare EGNOS con Galileo

invece che di sospenderne del tutto il

servizio, questo anche per poter

riutilizzare i sistemi già istallati, tra

cui i ricevitori (soprattutto quelli per

applicazioni particolari, non già

integrati all’interno di ricevitori GPS).

SISNET, Signal In Space over the

interNET, mira a risolvere il problema

dell’accessibilità del segnale EGNOS in

presenza di ostacoli ed altre situazioni

particolari. L’esempio classico è quello

del cosiddetto canyon urbano nel quale

maggiormente è richiesto un

miglioramento della precisione GPS,

ma dove è molti più difficile

mantenere in vista i satelliti

geostazionari che irradiano il segnale

EGNOS. SISNET è un’infrastruttura

che mette a disposizione il segnale

EGNOS attraverso Internet e che

dunque può essere acceduto sia

mediante una connessione IP via radio

o via cellulare (GSM/GPRS, il data

rate è comunque molto basso), sia

attraverso altri sistemi come la

radiodiffusione DAB o RDF. Il sistema

è stato dimostrato durante l’operatività

dell’ESTB e può essere considerato

un’evoluzione dei sistemi DGPS (o

anche DGPS over IP) nei quali la

necessità di una stazione di

riferimento è eliminata grazie alla

disponibilità del segnale EGNOS.

Un altro importante concetto

applicativo è denominato ESA ALIVE.

Nel suo ambito si prevede la

distribuzione, tramite il segnale

emesso da EGNOS, di messaggi di

prevenzione ed emergenza per utenti

che operano nel campo della

protezione civile oltre che nei diversi

tipi di navigazione.

50

GEOmedia 1 2006


Un sistema di monitoraggio potrà

allora inviare informazioni critiche alle

stazioni di controllo le quali faranno

in modo che messaggi appropriati,

definiti per determinate classi di

utenti, vengano trasmessi

immediatamente dai satelliti

geostazionari potendo così raggiungere,

anche su scala continentale, un gran

numero di utenti. Il sistema potrà

anche essere integrato al sistema SAR

(Search and Rescue) normalmente

usato per monitorare dallo spazio

richieste di soccorso trasmesse sulle

frequenze internazionali di emergenza.

Grazie a EGNOS (ed a Galileo che

supporterà lo stesso meccanismo) sarà

possibile fornire un segnale in risposta

ad una richiesta di soccorso o di

notifica di emergenza.

Questo tipo di impieghi del sistema

EGNOS sono molto importanti in

applicazioni di protezione civile e di

monitoraggio del territorio, oltre che

per le classiche necessità dell’aviazione

e della marina. La disponibilità di

un’infrastruttura stabile e ridondante

come quella di EGNOS è un fattore

abilitante per innumerevoli espansioni

ed impieghi del sistema.

I piani di sviluppo di EGNOS sono

molteplici. In primo luogo troviamo

l’espansione del servizio alla nuova

banda L5, in accordo dunque con i

piani di sviluppo del sistema

GPS/NAVSTAR. La copertura potrà

anche essere ampliata e/o rafforzata

usando altri satelliti geostazionari

(migliorando così le opportunità di

ricezione del segnale in situazioni

difficili). Si noti che il sistema EGNOS

non richiede di per sé un satellite

dedicato, ma è costituito da un carico

Immagine PostScript

br227_EGNOS_2004.pdf

utile aggiunto ad un satellite

(tipicamente per telecomunicazioni). Si

noti anche che per garantire i servizi

anche in altre zone del globo

occorrerà anche aggiungere stazioni di

monitoraggio dedicate. Una delle zone

che verrà subito interessata

dall’espansione è l’Africa.

Un altro aspetto che verrà curato è

l’interoperabilità con altri sistemi

analoghi operanti in altre zone del

mondo. Per gli utenti dovrà essere

possibile passare da un sistema

all’altro in maniera trasparente e

senza richiedere apparati diversi.

I servizi EGNOS a terra verranno

anche espansi, come nel caso della

piattaforma SISNET che migrerà nel

sistema EDAS (ESA Data Access

System), che potrà arrivare a gestire

anche centinaia di migliaia di utenti.

Nell’ambito del servizio verrà anche

considerata la disseminazione di

EGNOS Pseudolites, dei ripetitori

terrestri del segnale EGNOS nella

stessa banda operativa del GPS, e la

disponibilità di dati RTK (per la

precisione Wide Area RTK) per servizi

di posizionamento con precisione

decimetrica su scala continentale.

Infine, il sistema verrà integrato

completamente con la costellazione

Galileo, fino a poter fornire il metodo

unico per la fornitura di servizi GNSS

in applicazioni Safety of Life.

Riferimenti:

http://www.esa.int/export/esaNA/index.html

http://esamultimedia.esa.int/docs/egnos/estb/egnos_pro.htm

http://esamultimedia.esa.int/docs/egnos/estb/publications.htm

http://www.esa.int/esaNA/egnos.html

Dear EGNOS User,

please note the following

EGNOS status and planning

information:

The signal broadcast by the

EGNOS satellites ARTEMIS (PRN

124) and IOR-W (PRN 126) is

used for EGNOS Initial

Operations.

The ESTB ( Egnos System Test

Bed) signal is broadcast by the

Satellite Inmarsat AOR-E

(PRN120)

EGNOS Planning is that the

system will start initial operations

in July 2005. By early 2006, when

operational stability is expected to

be reached, the EGNOS open

service will be declared formally

available. In early 2007, the

EGNOS Safety-of Life Service will

be declared available following the

certification process.

The use of EGNOS SIS until

announcement of system

Availability for non-safety of life

service should normally provide

users with excellent accuracy

performance, but interruptions in

EGNOS signal broadcast from one

or several GEO satellite cannot be

excluded.

Autore

FABRIZIO BERNARDINI

fb@aec2000.it

T

ERRA E SPAZIO


T

ERRA E SPAZIO

Il sistema EGNOS

Il sistema EGNOS (European

Geostationary Navigation Overlay

Service) è stato progettato per

incrementare le prestazioni del GPS e

del GLONASS in Europa e nel bacino

mediterraneo, garantendo la qualità di

servizio richiesta per molte applicazioni

in campo terrestre, aereo e marittimo.

EGNOS rappresenta, nel contesto dei

sistemi SBAS (Satellite Based

Augmentation Systems), il contributo

europeo ai sistemi GNSS (Global

Navigation Satellite System): termine

collettivo comprendente tutti i sistemi

satellitari per la navigazione globale) di

prima generazione (GPS e GLONASS).

I sistemi SBAS in via di sviluppo sono

quattro e la loro interoperabilità creerà

uno standard unico con accesso al

mercato mondiale. Essi sono: EGNOS in

Europa, WAAS (Wide Area Augmentation

System) negli Stati Uniti, CWAAS

(Canadian WAAS) in Canada e MSAS

(Multifunction-transport Satellite

Augmentation System) in Giappone; tutti

trasmetteranno segnali di ranging in un

formato definito, simile a quello del

GPS. Per quanto riguarda EGNOS, esso

avrà la capacità di espandere il suo

servizio fuori del nostro continente, in

zone limitrofe sotto copertura satellitare

come l’Africa, l’America del Sud e parte

dell’Asia. La standardizzazione di questi

sistemi porterà benefici agli utenti in

termini di navigazione globale,

promuovendo inoltre competizione nel

mercato tra i costruttori di ricevitori e

anche tra i distributori di prodotti e

servizi.

I principali miglioramenti previsti dal

sistema EGNOS rispetto ai GNSS di

prima generazione sono:

aumento dei segnali di ranging;

correzione differenziale, che aumenta

l’accuratezza delle misure ottenute con il

GPS o il GLONASS, tramite dati di effemeride

più precisi e riduzione degli errori

dovuti al ritardo ionosferico;

servizio d’integrità (non previsto per

GPS e GLONASS), grazie al quale si può

venire a conoscenza di anomalie nel

sistema, quindi della non affidabilità

delle informazioni di navigazione, tramite

un messaggio d’allarme lanciato auto-

Accuratezza di EGNOS

Architettura del sistema EGNOS

maticamente entro pochi secondi;

disponibilità e continuità superiori,

dovute a un segmento spaziale che permette

un aumento della diversità in visibilità

angolare dei satelliti, minimizzando

il rischio di ostruzione del segnale di

navigazione;

temporizzazione più accurata, dal

momento che EGNOS diffonderà informazioni

temporali sincronizzate con l’

UTC (Universal Time Coordinated),

beneficiando di precisioni migliori che in

passato.

L’architettura del sistema EGNOS è

suddivisa anch’essa in segmento spaziale,

terrestre e utente, evidenziati nella

seguente figura:

Il segmento spaziale del sistema

EGNOS è composto di 3 satelliti

geostazionari provvisti di payload

(carichi utili) di navigazione, che vanno

ad integrarsi alla costellazione GPS e/o

GLONASS. Due di questi GEO

(Geostationary Earth Orbit) fanno parte

del sistema satellitare Inmarsat di terza

generazione (Inmarsat-3 e 4), e sono:

AOR-E (Atlantic Ocean Region East) a

15,5° di longitudine Ovest; IOR (Indian

Ocean Region) a 65,5° di longitudine

Est. Il terzo GEO è ARTEMIS (Advanced

Relay and TEchnology MISsion),

appartenente all’ESA, lanciato nel 2002

con il razzo vettore ARIANE 5 (sempre

dell’ESA). A causa di un problema nel

lanciatore ARIANE 5, ARTEMIS non è

stato lasciato nella posizione prevista,

bensì in un’orbita più bassa; solo con

l’utilizzo di propulsori ionici

sperimentali, adoperati per la prima

volta su un satellite, entro la fine del

2003 è stato possibile posizionarlo nella

sua orbita geostazionaria ed a 15° di

longitudine Est (da qui e da altri fattori

il ritardo nel rilascio completo del

sistema). La quota di questi tre satelliti

è quella standard per i geostazionari,

circa 36000 km e la latitudine è 0°,

quindi si trovano

sopra l’equatore.

Gli utenti che

beneficiano oggi del

sistema ESTB e a

breve di EGNOS, non

hanno bisogno di

acquistare un secondo

ricevitore, oltre a

quello GPS, per

ottenere le correzioni

differenziali: basta

possederne uno che

abbia piccole

modifiche

sull’hardware; gli

utilizzatori del DGPS,

invece, necessitano di

un apparecchio

addizionale. I miglioramenti conseguiti

per il calcolo della posizione sono,

diversamente dal DGPS, indipendenti

dalla distanza tra utente e stazione di

riferimento e inoltre si hanno le

informazioni d’integrità. Tutti i sistemi

SBAS, dall’aprile 2004, trasmetteranno

segnali che aderiscono ad uno stesso

standard internazionale, quindi con un

terminale EGNOS si potranno ottenere

informazioni di navigazione da ogni

suddetto sistema. Nella fase attuale di

test, EGNOS e WAAS trasmettono un

differente messaggio di allarme; entrambi

sono definiti dallo standard e alcuni

produttori di ricevitori li hanno

implementati tutti e due.

Come è stato evidenziato in

precedenza, il sistema EGNOS (ESTB)

non offre soltanto una migliore

accuratezza rispetto al solo GPS, ma

introduce una qualità di servizio in

termini di integrità, disponibilità e

continuità mai riscontrata prima. Le

performances previste del sistema

EGNOS sono notevolmente superiori a

quelle dei preesistenti sistemi GNSS. I

miglioramenti derivano dall’utilizzo di 18

differenti tipi di messaggi (Message Type:

MT) trasmessi dai satelliti geostazionari.

Questi messaggi, chiamati RTCA (Radio

Technical Commission for Aeronautics)

message, contengono le informazioni

sulle correzioni WAD e sull’integrità del

sistema GPS/EGNOS.

Autori

LUIGI MAZZUCCHELLI

Luigi.Mazzucchelli@next.it

ANTONIO CASORIA

Antonio.Casoria@next.it

MARCO BONFANTI

Marco.Bonfanti@next.it

NEXT SpA

52

GEOmedia 1 2006



A

RTE e SCIENZA

Denis Wood, studioso statunitense

della cartografia nei suoi aspetti

culturali e ideologici (autore di un noto

manuale sul potere seduttivo delle

carte geografiche), ha sostenuto che

l’atlante è la forma narrativa della

cartografia perché lega le mappe l’una

con l’altra in una sequenza creando

inevitabilmente le condizioni per

leggerle come una storia.

Un altro studioso, R. Cole Harris,

scrivendo dell’Historical Atlas of

Canada, nel 1993, ha parlato

dell’atlante come di una “commedia a

sfondo morale” (Morality Play).

C’è chi pensa che questo fenomeno

sia legato soprattutto all’impiego

politico e propagandistico della

cartografia e degli atlanti dell’età

moderna. Si portano spesso a

riguardo gli argomenti a proposito

dell’impiego dei colori (i mappamondi

americani della guerra fredda che

evidenziavano con colori forti le aree

di influenza dell’Unione Sovietica

comunista o quelli nazisti degli anni

Trenta che cercavano di dimostrare la

strozzatura delle naturali ambizioni

territoriali del Reich), quello della

collocazione all’inizio degli atlanti

americani del loro continente o i

significati secondi della proiezione di

Mercatore, che rimpicciolisce

continenti depressi come l’Africa,

ecc.

Si tratta di osservazioni molto fondate,

ma il carattere ideologico degli atlanti

non è un imbarbarimento moderno,

frutto dei poteri politici che si

prendono delle libertà. Questa è una

prospettiva in qualche maniera ancora

piuttosto positivista. Esso è un portato

specifico della forma atlante, non un

incidente di percorso. Gli atlanti

furono pensati, progettati, prodotti,

percepiti e utilizzati consapevolmente,

sin dalle loro origini, con questa

funzione.Cercherò pertanto di spiegare

il senso di questa asserzione

ricostruendo le origini dell’atlante, nel

XVI secolo.

Nei primi anni del XVI secolo

ci fu chi tentò di tradurre

nel nuovo linguaggio

rinascimentale, fatto di figure classiche

e di passione per la magia, il modello

enciclopedico medievale. Chi si

impegnò in questa impresa furono

soprattutto i teorici dei cosidetti

“teatri del mondo”.

Mentre si smantellava, insieme

all’insegnamento monastico, la vecchia

architettura medievale che costruiva il

sapere intorno alla figura della

Teologia, i teorici dei teatri del mondo

come Giulio Camillo (1480ca-1544,

autore del libro L’Idea del teatro,

1550) cercavano di ricostruire una

architettura nuova, ispirata alla

L’atlante

come raccolta

del sapere

Nascita di un nuovo

mezzo di comunicazione

Figura 1 - Ricostruzione del teatro della memoria

di Giulio Camillo, XVI sec. (da F. Yates, L’arte della

memoria, Torino, Einaudi, 1972)

cosidetta Tradizione Ermetica (che

sosteneva una presunta continuità, un

travaso dai saperi magici e religiosi

egiziani, attraverso la tradizione

mosaica e la filosofia platonica, nel

Cristianesimo), capace di consentire

l’accesso alle informazioni in modo

dinamico, di comprendere nello stesso

tempo il mondo e le sue leggi

costitutive.

Il teatro del mondo di Camillo era,

in fondo, un ripensamento delle figure

mistiche medievali (per esempio l’arca

mistica di Noè di Ugo di San Vittore,

XII sec., che gli sembrava

documentare tutto quello che c’era da

sapere sul mondo), capaci di

rappresentare i fondamenti

dell’enciclopedia. Esso era un vero e

proprio teatro di legno (fu costruito

davvero per il re di Francia Francesco

I), ispirato ai teatri antichi (come si

vede, l’impianto del modello rompeva

con le tradizionali “figure” medievali,

costruite sulla croce, l’arca di Noè,

ecc.), ma a rovescio. Lo spettatore

di Giorgio Mangani

cioè, si collocava sulla scena, uno per

volta, e poteva osservare un sistema di

sculture (in genere figure di donne

come quelle utilizzate nei libri di

emblemi per rappresentare le scienze,

gli atteggiamenti morali, la Lussuria,

la Filosofia, ecc.) che raffiguravano i

saperi.

Alla base delle sculture, su delle

teche, come avveniva nelle biblioteche

romane, erano riposti i testi più

significativi della disciplina

rappresentata dalla figura.

La posizione delle figure sulla

gradinata del teatro era tuttavia

altrettanto importante, perché i saperi

erano rappresentati secondo il loro

peso gerarchico, e anche nelle loro

relazioni causali. Il posto occupato

significava anche che una materia, o i

fenomeni da essa studiati, erano

prodotti o spiegati dall’altra che si

collocava indietro e “più in alto”.

I sette gradini della scalinata per

esempio, rappresentavano anche i

cerchi dei sette pianeti e rinviavano

alle influenze astrali che sarebbero

state determinanti nella spiegazione

della storia umana.

Lo spettatore ammesso a questo

teatro magico (perché di potere magico

appunto si trattava) poteva cogliere a

colpo d’occhio il sapere universale, ma

questo sapere era strutturato secondo

le cause, le relazioni dei fenomeni e

delle scienze fra loro; non era più solo

una architettura statica.

I malevoli raccontano che l’effetto

era persino troppo efficace, e rischiava

di stordire. Sembra che Camillo, a

54

GEOmedia 1 2006


Figura 2 - Fiigura mnemonica del Vangelo di

Luca (da S. Brant, Hexasichon, 1509)

forza di sforzarsi a sviluppare una

sintesi universale, abbia finito per

diventare balbuziente.

Come si vede, tutto il meccanismo

si fondava sulla Vista. Anche qui il

teatro del mondo di Camillo

recuperava e reimpiegava il

fondamento della tradizione monastica

medievale: l’arte della memoria. Il

sapere coincideva con la capacità di

ricordare e ricordare significava essere

colpiti nell’immaginario da figure forti

cui si connettevano le informazioni da

immagazzinare.

Camillo non aveva fatto altro che

Figura 3 - Utilizzo di una veduta urbana a fini

mnemonici, dal manuale di arte della memoria

di J. Romberch, Congestorium artificiosae

memoriae (Venezia, 1533).

tradurre nel linguaggio rinascimentale

i modelli della tradizione scolastica

medievale. Anche in quella tradizione

topografia e memoria avevano

viaggiato assieme.

L’arte della memoria tardoantica e

medievale si era infatti fondata sulla

collocazione delle figure mnemoniche

entro un sistema di luoghi geografici:

le stanze di un palazzo, gli archi di

un loggiato, le piante di un’alberata,

i palazzi di una città, ecc. La

parentela tra topografia e memoria era

così stretta che già Strabone, nel I

secolo d.C., scriveva che la geografia

era una specie di sintesi delle

informazioni di base perché i simboli

geografici delle mappe costituivano un

aiuto per la memoria. Invece di

indicare i luoghi veri essi erano

spunti, pretesti per ricordare le

informazioni connesse ai luoghi (erano

cioè dei loci retorici): personaggi,

curiosità, storie, narrazioni mitiche,

ecc. Fare l’elogio di un luogo, nel

senso di valorizzare la memorizzazione

delle sue qualità specifiche, significava

scrivere la sua Topografia (come era

accaduto con la Topographia hibernica

di Gerard of Wales nel XII secolo e,

nel rinascimento, con le Antiquitez de

Rome di Du Bellay). E già Quintiliano

(I sec. a.C.), nella Institutio oratoria

(IX, 2), aveva scritto che la topografia

era la forma più efficace di retorica

persuasiva.

Le mappe e l’arte della memoria

locativa (cioè fondata sull’utilizzo dei

luoghi/loci per memorizzare), in una

civiltà come quella tardoantica e in

quella rinascimentale con qualche

confidenza per la scrittura, avevano

dunque sostituito i giardini come

sistemi enciclopedici.

Ciononostante, i giardini erano

rimasti nella tradizione classica e in

età umanistica (che a quella classica si

rifaceva) i più comuni sistemi

mnemonici. Ad ogni fiore, pianta o

frutto erano stati connessi (come per

le figure) significati specifici: la

collocazione e le caratteristiche dei

fiori, delle piante e dei frutti erano

dinamicamente in relazione fra loro a

significare i rapporti di causa/effetto

esistenti tra le informazioni da essi

significate. Le enciclopedie medievali

scritte mimavano questo tipo di

giardini richiamandoli nei loro titoli:

Viridarium, Margaritha philosophica,

Sylva sylvarum, ecc. Anche i giardini,

come il teatro della memoria artificiale

di Camillo, consentivano una

interpretazione dinamica del sapere.

Quando, nei codici medievali, le

pagine venivano decorate dai miniatori

era frequente trovare, insieme alle

vignette dei capilettera, intrecci di

fiori e frutta lungo i margini dei

codici. Queste decorazioni (lo ha

notato Mary Carruthers, la maggiore

studiosa dell’arte della memoria)

ripristinavano sulla pagina scritta i

meccanismi praticati nei giardini. Esse

pubblicizzavano cioè, nel nuovo

sistema mnemonico fondato sulla

scrittura, le catene meditative che

originariamente venivano praticate nei

giardini per passare dal fiore, pianta o

frutto ai suoi significati, attraverso un

sistema di immagini mentali codificate,

fino a recuperare dei modelli etici e di

comportamento.

Se le catene floreali sottolineavano

la funzione meditativa-mnemonica del

libro, le figure vere e proprie

funzionavano, collocate anche esse in

contesti strategici (cioè all’inizio o alla

fine dei capitoli), per favorire la

memorizzazione dei passi trattati.

Le figure disegnate e colorate dei

miniatori non erano, quindi, pure

decorazioni artistiche. Esse erano

figure mnemoniche e si fondavano su

un repertorio ampio, ma non infinito,

di modelli la cui interpretazione era

codificata e comprensibile.

Funzionavano cioè come le carte

geografiche.

I famosi mappamondi a TO per

esempio, che comparivano nelle

Etimologiae di Isidoro, una delle più

note enciclopedie medievali, non sono

tanto espressione dell’imbarbarimento

geografico dell’età di mezzo, ma figure

mnemoniche utilizzate per semplificare

le informazioni di base e renderle

facilmente ricordabili attraverso le

lettere dell’alfabeto, come era prescritto

dai manuali dell’arte della memoria.

Le lettere T e O esemplificavano, come

è noto, la linea orizzontale dell’Eurasia

sulla quale si innestava a perpendicolo

la figura lunga dell’Africa, mentre

tutto l’insieme era circondato del mare

Oceano.

Figura 4 - Mappamondo a TO (Da Isidoro di

Siviglia, Etymologiae, Venezia 1483)

A

RTE e SCIENZA

GEOmedia 1 2006 55


A

RTE e SCIENZA

Figura 5 - Decorazioni floreali della Bibbia di

Venceslao (Ms, Praga, 1403), Anversa, Museo

Plantin Moretus

Questa parentela tra miniature e

cartografie (due prodotti dell’arte della

memoria antica) spiega perché

troviamo proprio tanti miniatori tra i

primi cartografi del XV e XVI secolo.

Benedetto Bordone per esempio, autore

di un Isolario del 1526 (Libro di

Benedetto Bordone nel quale si ragiona

di tutte le isole del mondo, Venezia,

1526) era un miniatore e fu l’autore

delle famose illustrazioni della

Hypnerotomachia Poliphili di Francesco

Colonna (Venezia, Aldo Manuzio,

1499), il primo libro illustrato italiano

a stampa e ancora oggi il più

ricercato e il più bello.

Ma erano miniaturisti anche

Francesco Rosselli, autore delle carte

di una delle prime edizioni di

Tolomeo, Joris Hoefnagel, disegnatore

Figura 6 - Pagina dell’Isolario di Benedetto

Bordone (Venezia 1526)

di molte delle città che compaiono sul

Civitates orbis terrarum di G. Braun e

F. Hogenberg, edito a Colonia dal

1572, Enrico Martello, autore di un

mappamondo e di un isolario,

Guillaume Guéroult, autore dei

Pourtraits des villes plus illustres et

renommes d’Europe, 1553). E anche

Abramo Ortelio (1544-1598), autore del

primo atlante a stampa nel 1570,

faceva di mestiere l’inluminator, cioè

l’acquerellatore di libri e di carte,

un’attività strettamente imparentata

con la miniatura.

Perché i miniatori si appassionano

tanto alla cartografia? Perché le

mappe, come le decorazioni dei libri,

sono le nuove figure eloquenti del

tempo. Esse portano al culmine le

capacità informative e mnemoniche (le

due opportunità erano considerate

analoghe) delle figure secondo una

simbologia codificata. E sono figure

che, anche loro, sono corredate di

testi, ma si tratta di testi subordinati

al linguaggio principale che è quello

figurale.

Si potrebbe azzardare a dire che la

fortuna delle carte geografiche del XV

e XVI secolo sia stata in qualche

maniera facilitata dal prestigio

acquisito dai miniatori nella cultura

umanistico-rinascimentale, dal peso

sociale da essi conquistato e

dall’ambizione a giocare un ruolo più

significativo in una cultura che, come

hanno ricordato Marshall McLuhan,

Elizabeth Eisenstein e Walter Ong, dà

una inedita importanza al Vedere.

(Per esempio, nel XVI sec., alcuni

tra i più importanti illustratori come

Simon Bening si fanno ritrarre al

lavoro come i grandi borghesi di

Bruges e di Anversa).

Figura 7 - B. Bordone, pagine illustrate dalla

Hypnerotomachia Poliphili (Venezia, Aldo Manuzio, 1526)

Figura 8 - Autoritratto di Simon Bening, miniatore,

Londra, Victoria and Albert Museum, XVI sec.

Le mappe, in quanto figure

corredate di testi (non il contrario)

ribaltavano il criterio gerarchico

medievale nel quale il testo era stato

sempre considerato l’anima e le figure

il corpo. Nella carta sono le figure,

come nel teatro del mondo di Giulio

Camillo, che appare negli stessi anni,

a condurre il gioco. I testi servono per

coprire gli spazi vuoti e fornire

informazioni di dettaglio. Le mappe

sono in fondo degli Emblemi

(immagini enigmatiche corredate da

un epigramma che forniva una chiave

di spiegazione dell’enigma in direzione

edificante e morale), si fondano sul

codice linguistico degli emblemi. E gli

emblemi, come le carte geografiche,

sono il prodotto artistico ed editoriale

più caratteristico del Rinascimento.

Come accadde per gli emblemi anche

le mappe incontrarono un grande

successo di mercato.

Nella nuova economia editoriale

fondata sulla stampa, tuttavia, i

miniatori sono costretti a trovare

nuove soluzioni compositive.

La stampa monocromatica non

consente di usare i colori vivaci

impiegati nella decorazione dei codici

manoscritti (se non acquerellandoli ma

con costi notevolmente superiori).

Gli Isolari come quello di Bordone

sperimentano così una impaginazione

di nuovo tipo nella quale testo e

immagini vengono incardinati in

maniera organica e in sequenza.

Le figure entrano nel corpo della

pagina, seguono la giustezza del testo,

vengono collocate nei luoghi strategici.

Il testo e la figura cominciano a

seguire una logica diagrammatica nella

quale la scrittura rinvia alle figure e

le figure, come negli emblemi,

diventano comprensibili solo con il

testo che vi fa riferimento. I due

codici si contaminano: la scrittura

56

GEOmedia 1 2006


A

RTE e SCIENZA

Figure 9,10,11 - Frontespizi di atlanti del XVI e XVII secolo, Ballino, Mercatore, Jannsson

diventa figurata e le figure si

codificano.

Il carattere persuasivo, l’effetto

retorico del testo scritto riproduce,

grazie alle figure, sulla fredda pagina

stampata (per molti anni disprezzata,

come è noto, dagli intellettuali

raffinati e dai bibliofili), gli efffetti

dell’ampollosa eloquenza forense ed

epidittica.

I primi veri atlanti sono quelli che

traducono e amplificano questa

ambizione persuasiva ed eloquente,

erede della tradizione antica che

faceva elogiare le doti sottili della

Topografia con le parole di

Quintiliano.

Non furono quindi veri atlanti (lo

ha sottolineato James R. Akerman) le

prime raccolte di carte portolaniche.

Smembrate in pagine per essere più

maneggevoli, esse non avevano ancora

in sé il DNA degli atlanti. Tuttavia è

significativo che sia stato dimostrato

che le raccolte portolaniche non erano

prodotte per andare in mare, ma per

svolgere funzioni di rappresentanza;

Figura 12 - P. P. Rubens, Ritratto di Abramo

Ortelio, 1633-36, Anversa, Museo Plantin Moretus

motivo per il quale erano decorate con

dediche, illustrazioni, calendari ecc.

Il primo atlante a stampa fu invece

la raccolta cartografica di Abramo

Ortelio, il Theatrum orbis terrarum

(che riprendeva la metafora teatrale di

Camillo e fu stampato ad Anversa dal

1570), frutto di una attenta e critica

selezione.

Raccogliendo in volume la sua

collezione, Ortelio era del tutto

consapevole che, in questo modo, il

potere persuasivo delle carte veniva

portato al culmine. Le carte, scriveva

nella introduzione, si sarebbero

impresse nella mente del lettore (lui

riteneva in realtà che l’organo della

memoria fosse il cuore) come forme

sulla cera. Esse avrebbero svolto, cioè,

la funzione delle figure dell’arte della

memoria.

L’atlante funzionava come un

nuovo tipo di enciclopedia del sapere,

capace non solo di dare informazioni,

ma, strutturandole geograficamente,

era anche in grado di renderle

memorizzabili. Era una sintesi tra la

biblioteca classica e i teatri del mondo

rinascimentali. Ma c’era di più. C’era

la funzione persuasiva.

Viste rilegate assieme, le mappe

delle regioni del mondo avrebbero

influito sul comportamento dei lettori

dell’atlante (in genere sovrani, politici,

ricchi commercianti e banchieri,

intellettuali raffinati e collezionisti

d’arte, considerato anche il suo costo)

e li avrebbero convinti della

sostanziale unità del genere umano,

dell’irrazionalità dei confini nazionali,

dell’orrore delle guerre di religione e

della necessità di vivere in pace.

Ortelio, che praticava il credo religioso

di una setta, pensava che si potesse

anche dimostrare con lo stesso mezzo

che tutte le religioni (compresi

musulmani ed ebrei) avessero gli stessi

fondamenti. Ma, da buon mercante,

aggiungeva anche un richiamo

all’utilità che si sarebbe tratta nei

commerci da una Europa pacificata

dai conflitti religiosi e tra spagnoli e

francesi che l’affliggevano.

Tutte queste ambizioni venivano

chiarite da Ortelio nelle lettere del suo

epistolario che facevano riferimento

all’atlante, nelle dediche agli amici e

negli apparati del volume, come per

esempio i versi di Jan Radermacher,

amico e continuatore di Ortelio,

dedicati all’atlante (In Theatrum Orbis

Abrahami Ortelii, Ms Biblioteca

dell’Università di Gand, Album

Radermacher, c. 56).

Il più fedele interprete del pensiero

orteliano, Pieter Brueghel il vecchio,

utilizzava il pensiero del vecchio

cartografo (che fu anche un apprezzato

leader spirituale dei Familisti di

Anversa) per sceneggiare i propri

dipinti.

E Joris Hoefnagel celebrava in un

disegno del 1593 (Anversa,

Figura 13 - P. Bruegel il vecchio, Il misantropo,

XVI sec., Napoli, Museo di Capodimonte

GEOmedia 1 2006 57


A

RTE e SCIENZA

Figura 14 - Joris Hoefnagel, Allegoria della

Hermathena (disegno), 1593, Anversa,

Prentenkabinet

Prentenkabinet, A.I. 3bis), intitolato

Allegoria dell’Hermathena, il ruolo

dell’atlante nella pacificazione

universale presentandolo come base di

un globo dal quale crescevano piante

di ulivo.Anche come prodotto editoriale

(che ebbe, nonostante il suo prezzo

altissimo, un grande successo e

quarantadue edizioni nelle principali

lingue), il Theatrum rivelava il proprio

carattere di metacarta. Le mappe

venivano stampate prima del testo (per

esigenze tecniche dovute al diverso

materiale delle matrici che erano di

rame, rispetto ai caratteri alfabetici) e

il testo compariva sul retro delle

mappe (come era successo nelle figure

simboliche del Teatro del mondo di

Camillo, dove i testi comparivano

dietro le immagini). Ma si potevano

trovare sul mercato, come è noto,

anche carte sciolte, senza i testi,

perché avevano tirature più ampie.

Come in età medievale scrivere

l’elogio di un luogo aveva significato

redigere una Topografia, stampare un

atlante fu percepito come un atto

beneaugurante. In quanto icona

geografica, l’atlante funzionava

magicamente come un talismano. E

infatti, quando ad Anversa fu creato,

nel 1582, il Ducato di Brabante che

metteva fine alle lotte fra inglesi e

francesi per il dominio sulla città,

creando un momento di pace religiosa

e il consolidamento del partito

antispagnolo, per celebrare l’evento fu

pubblicata proprio una edizione in

francese del Theatrum orbis terrarum,

presentata nella prefazione con questa

specifica funzione.

L’atlante non era solo un nuovo

genere geografico, era un vero e

proprio nuovo mezzo di comunicazione

e fu considerato, per questo motivo,

un omologo dei nuovi, rivoluzionari

strumenti scientifici del tempo come il

microscopio e il telescopio. I quali,

tuttavia, all’inizio (cioè fino alla metà

del Seicento) furono visti come veicoli

dotati di un forte potenziale decettivo

(qualcuno ha scritto che microscopi e

telescopi fecero parte dell’arredo dei

laboratori scientifici per un bel po’ di

tempo senza che li si sapesse

adoperare, come se fossero oggetti

estetici, emblemi del vedere).

C’era poco da fidarsi di loro nella

opinione corrente. Noi che

ricostruiamo la loro funzione

innovativa dopo Galileo abbiamo

probabilmente perso la cognizione di

quanto, nel XVII secolo, atlanti,

telescopi e microscopi puzzassero di

magia (tutti infatti consentivano di

vedere oltre, standosene comodi nel

proprio studio, come sottolineavano le

prefazioni degli atlanti, da quello di

Ortelio a quelli dei Blaeu).

Un’immagine vista al microscopio o

al telescopio veniva chiamata infatti

Prospettiva e con la stessa espressione

si potevano indicare un ingrandimento

al microscopio o al telescopio, una

mappa, un paesaggio dipinto, una

scena teatrale.

Oltre a far vedere lontano, gli

atlanti, come i talismani, producevano

gli eventi desiderati influenzando,

attraverso il potere delle immagini (le

mappe), il comportamento (il mago di

corte di Elisabetta I, John Dee, ne

faceva uso costante).

Per questa ragione gli atlanti

nazionali dei secoli XVI e XVII (come

quello inglese di Saxton, An Atlas of

England and Wales del 1579, la

Germania inferior di Pieter van der

Keere del 1617, il Theatre françois di

Maurice Bouguerreau, del 1594, o

L’Italia di Giovanni Antonio Magini,

del 1620) furono prima di tutto dei

manifesti di intenti.

Piuttosto che registrare e celebrare

una unità nazionale, essi la

precedevano, creando le condizioni,

culturali e decettive, della sua nascita.

Autore

GIORGIO MANGANI

Università Politecnica delle Marche, Ancona

Tel. 071 55677

Fax 071 2083058

giorgio.mangani@virgilio.it

Bibliografia

J. R. Akerman, From Books with

Maps to Books as Maps, in J.

Winearls, a cura, Editing Early

Historical Atlases, Buffalo and

London, University of Toronto

Press, 1993, pp. 3-48.

J. J. G. Alexander, I miniatori

medievali e il loro metodo di

lavoro, Modena, Franco Cosimo

Panini, 2003.

R. Cole Harris, Maps as a

Morality Play: volume I of the

Historical Atlas of Canada, in A.

De Leeunw, N. M. Waters, a

cura, Atlases for schools. Design

principles and curriculum

perspectives, in “Cartographica”,

24, 1, 1987, no. 36, pp. 24-45

G. Mangani, Il “mondo” di

Abramo Ortelio. Misticismo,

geografia e collezionismo nel

Rinascimento dei Paesi Bassi,

Modena, Franco Cosimo Panini,

1998, Rist. 2006.

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maps, Chicago, The University of

Chicago Press, 1996

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Buffalo and London, University

of Toronto Press, 1993, pp. 163-

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the Atlas as narrative Form, in

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D. Wood, The Power of Maps,

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1992.

G. Mangani, Cartografia morale.

Geografia, persuasione, identità,

Modena, Franco Cosimo Panini,

2006

58

GEOmedia 1 2006


2006

A GENDA

20-21-22 aprile/12-13

maggio/26-27 giugno

Monte Porzio (PU) -

Associazione Monte Porzio

Cultura

Corso sull’“Applicazione

della modellistica

numerica di flusso e

trasporto delle acque

sotterranee”

Web:www.giscience.it/it/corsi

/mas/mas.html

3-5 maggio

Cosenza

Corso di aggiornamento

professionale “Utilizzo di

sistemi GIS per la

valutazione del rischio di

erosione del suolo”

Email: salerno.gio@libero.it

Web:www.sesisrl.cs.it/corsi/Er

osione/erosione.htm

8-12 Maggio

Roma, Fiera di Roma

Forum PA - 17 a Mostra

Convegno dei servizi ai

cittadini ed alle imprese

Email:info@forumpa.it

Web: www.forumpa.it

22-26 maggio

Bari - Planetek Italia

Corso di GIS e

Telerilevamento

Web:www.planetek.it/corsi.asp

7-8-9 giugno

San Giovanni Valdarno (AR)

Centro di geotecnologie -

Università degli Studi di

Siena

Incontri Tecnici Primaverili

“Il telerilevamento

applicato alla pedologia”

31 maggio scadenza

domande di ammissione

Web:www.geotecnologie.unisi.

it/Formazione/Incontritecnici

11-15 giugno

Praga, Repubblica Ceca

Bentley Empowered

Conference Europe 2006

Web:www.be.org/BEconferenc

eEurope

14-16 giugno

Castellaneta Marina - Taranto

Convegno Nazionale SIFET

“Le nuove frontiere della

rappresentazione 3D”

Web: www.sifet.it

14-17 giugno

Rimini - Rimini Fiera

EuroP.A - Salone delle

autonomie locali

Web: www.europ.a.it

27 giugno - 7 luglio

Fiesole (FI)

4th International

Vespucci Summer

Institute on Geographic

Information Science

Web: www.vespucci.org

Email: 2006summer@vespucci.org

3-6 luglio

Parigi, Francia

ISPRS Commission

Symposium “Paris 2006:

From Sensors to

Imagery”

Email:isprs2006@colloquium.fr

Web:www.colloquium.fr/sftp2

006

3-4 luglio

Trento

Corso teoricopratico -

Università degli Studi di

Trento/Università degli

Studi di Roma “La

Sapienza”

“Ortofotocarte da

immagini satellitari ad

alta risoluzione:

metodologie, applicazioni

e problemi”

8 giugno termine ultimo per

la domanda d’iscrizione

Web:w3.uniroma1.it/geodgeo

m/ImmSat2006/immsat2006.

html

5-7 luglio

Salisburgo, Austria

AGIT Symposium and

Exhibition

Email: office@agit.at

Web: www.agit.at

Una Rete Trigonometrica Satellitare GNSS a Servizio del Veneto

La rappresentazione cartografica, le trasformazioni delle coordinate geografiche,

e la rete delle stazioni fisse di GPS

Convegno Nazionale

Archivio Antico dell’Università degli studi di Padova, Via VIII Febbraio, 2

Padova, 10 Maggio 2006

La Regione del Veneto e l’Università degli studi di Padova, d’intesa con l’Agenzia del

Territorio del Veneto, sono impegnate per attivare e operare una Rete Regionale di

Posizionamento basata sui satelliti del Global Navigation Satellite System (GNSS). Tale sistema

attualmente comprende i satelliti americani GPS e quelli russi GLONASS, con prospettiva

di allargamento ai satelliti Europei della costellazione Galileo.L’obiettivo è di creare un’infrastruttura

di stazioni attive in modo continuato, e collegate in Internet con un centro di controllo

ed elaborazione dati, così da garantire la copertura trigonometrica del territorio regionale

con un servizio di precisione, affidabilità e standard di qualità in linea con quelli europei,

e fornire un servizio continuo, aggiornato e senza alcun onere ai cittadini.Scopo del Convegno

è di approfondire i temi legati all’impatto nella società di tale nuova infrastruttura ad elevato contenuto tecnologico, in

particolare nel campo cartografico, catastale, di monitoraggio: un capace strumento di supporto alle politiche di gestione

del territorio e degli innovativi sistemi della navigazione.

GEOmedia 1 2006 59


R

ECENSIONE

Lo scorso 2 febbraio a Roma, presso

il Dipartimento di Geografia

Umana, si è tenuto un’importante

incontro di studio sul nuovo volume

edito dall’Istituto Geografico Militare

“Italia – Atlante Dei Tipi Geografici”,

realizzato sotto l’alto patronato del

Presidente della Repubblica.

Presupponendo un utilizzo didattico

dell’Atlante, l’Associazione Italiana

Insegnanti di Geografia ha voluto

promuovere questo incontro, anche

in considerazione dell’importanza

attribuita alla Cartografia dai nuovi

“programmi” scolastici. Il Prof. Gino

De Vecchis, Presidente dell’AIIG e

del Corso di Laurea in Geografia

Umana (Roma), spiega come “la

geografia sia una materia poco

conosciuta sulla quale pesano alcuni

pregiudizi del passato perchè

considerata una materia nozionistica,

mentre la materia dovrebbe

essere, nel nostro mondo globalizzato,

considerata un bagaglio indispensabile

per la formazione culturale

dei giovani. Escludere lo studio

della geografia significa, quindi,

togliere di mezzo abilità e competenze

indispensabili”.

Dal XIX sec. ad oggi:

il Nuovo Atlante Italiano

dei Tipi Geografici

di Annalisa Perla

Il nuovo “Italia - Atlante Dei Tipi

Geografici” è molto di più di un

“semplice” aggiornamento del

volume redatto da Marinelli.

“Nell’accezione comune, per Atlante si

intende una raccolta di carte,

prevalentemente a piccola scala,

ordinata secondo determinate

intenzioni che sembrano non aver

subito radicali modifiche, se non a

livello esteriore, nonostante l’evolversi

del tempo e della dinamica storicopolitica,

sociale e culturale”; le carte

geografiche, come scrisse il geografo

Marinelli, sono un documento insigne e

meraviglioso: non solo conservano

testimonianza degli elementi geografici

che in un determinato spazio, in un

determinato momento, si sono proposti

all’occhi del topografo o alla scienza

del cartografo, ma costituiscono esse

stesse testimonianza della capacità

tecniche artistiche, oltre che dei gusti

e degli interessi, tipici delle diverse

fasi storiche. Ogni carta è, in altre

parole, un documento sullo stato

evolutivo delle conoscenze scientificodisciplinari

che l’hanno prodotta.

L’Atlante soddisfa il bisogno

primordiale dell’uomo di rappresentare,

nelle tavole che lo compongono, lo

spazio in cui vive e di cui “si vuole

appropriare intellettualmente”,

stabilendo le correlazioni tra i diversi

elementi. L’Atlante è, quindi, l’opera

geografica per eccellenza che nasce dal

bisogno di farci abbracciare tutta la

realtà e permetterci di scoprire anche

luoghi a noi sconosciuti.

Il Nuovo “Italia - Atlante Dei Tipi

Geografici”, largamente ampliato e

commentato è improntato su uno stile

più vigoroso. E’ composto da 868

pagine e suddiviso in tre parti: la

prima propedeutica, la seconda

tematica e la terza ed ultima composta

da indici ed elenchi. La prima parte,

dedicata ai principali strumenti

utilizzati per l’analisi geografica, è

suddivisa in 3 temi e 19 saggi. La

seconda parte, considerata il cuore

dell’opera, è costituita dalle tavole

illustrative dei tipi geografici

considerati ed è suddivisa in 152

tavole e 20 temi. I primi sette

riguardano la geografia fisica nelle sue

molteplici manifestazioni tipologiche. I

successivi tre, hanno per oggetto i tipi

geografici nei quali la realtà fisica del

territorio è stata plasmata o

significativamente modellata

dall’attività antropica, modificatrice

della superficie terrestre.

Di sicuro il titolo dell’opera pone le

fondamenta per una domanda ben

specifica: cosa si intende per Tipi

Geografici?

La risposta è semplice ed in essa

sono evidenziati i cambiamenti

avvenuti per cause naturali e per cause

antropiche, dovuti all’interazione

dell’uomo sulla Terra e che hanno

generato notevoli mutamenti sulla

superficie del nostro paese.

I notevoli studi geografici umani

occupano i restanti dieci temi: cinque

temi sviluppano la trattazione degli

insediamenti e uno parla delle

dinamiche urbanizzate, altri due temi

affrontano le problematiche inerenti

alle vie e reti di comunicazione ed alla

rappresentazione degli aspetti naturali

e antropici dei tipi riguardanti il

paesaggio ed i beni culturali. L’insieme

delle tavole tematiche dell’Atlante viene

concluso con i tipi di discontinuità

territoriale e la toponomastica.

L’ultima parte contiene le voci

essenziali per una corretta

consultazione dell’opera.

Il Prof. Gino De Vecchis ha poi

concluso l’incontro ricordando a tutti

che la geografia va studiata sin dalle

scuole primarie, proponendo che, a

nome dell’Associazione ed in veste di

Presidente della stessa, gli insegnanti

vengano aiutati ad introdurre nelle

scuole le nuove metodologie e

tecnologie per insegnare la geografia,

al fine di non farla diventare una

materia in via di estinzione.

Geografo Annalisa Perla

Email: annalisa.perla@tin.it

60

GEOmedia 1 2006



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