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- DIESEL OF THE YEAR. HD Hyundai Infracore: In Italia si legge Socoges - SALONI. KEY Rimini: Come elettrificare i consumi - DCM. Milano: 1,5 GW per i data center - FOCUS: Bimotor: A cavallo tra 2024 e 2025; Cummins: Parliamo di Helm. Con Vaiani - BAUMA 2025. Panoramica: Quel pungolo “alternativo”

- DIESEL OF THE YEAR. HD Hyundai Infracore: In Italia si legge Socoges
- SALONI. KEY Rimini: Come elettrificare i consumi
- DCM. Milano: 1,5 GW per i data center
- FOCUS: Bimotor: A cavallo tra 2024 e 2025; Cummins: Parliamo di Helm. Con Vaiani
- BAUMA 2025. Panoramica: Quel pungolo “alternativo”

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2023 2025

N° 10 5-6

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ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)

art. 1, comma 1, LO/MI

• AL BAUMA ABBIAMO FATTO IL PIENO DI

IDROGENO, HVO, ETANOLO

• SALONI: UN POLIEDRICO KEY A RIMINI.

I DATA CENTER A MILANO

• STORYTELLING: DELLORTO C’È, RAMA E

TECNIWELL, LANDI E IL BLENDING DINAMICO


Maggio-Giugno 2025

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SOCIAL:

powertrainweb.it

22

42

12

15

IL SONDAGGIO

DEL MESE

Al bauma è emersa l’intenzione

di diversificare i combustibili

alternativi. È la strada giusta?

Rispondi su

powertrainweb.it

Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni

non sono basate su un campione scientifico

LE RISPOSTE DI

MARZO-APRILE

Vi trovate in sintonia con il Libro

Verde del MIMIT?

83%

17%

no

DIESEL OF THE YEAR

6. HD Hyundai Infracore:

In Italia si legge Socoges

SALONI

14. KEY Rimini:

Come elettrificare i consumi

15. DCM Milano:

1,5 GW per i data center

FOCUS

18. Bimotor:

A cavallo tra 2024 e 2025

20. Cummins:

Parliamo di Helm. Con Vaiani

BAUMA 2025

22. Panoramica:

Quel pungolo “alternativo”

26. AGCO:

Con il Core 80

27. Cummins:

X15H, QSK60, Meritor MoX

28. Hatz:

Benvenuta, serie F

29. John Deere:

NextGen, Kreisel, etanolo

30. Parker:

Tra H2 e BEV

32. Perkins:

E il dimostratore elettrico

CONFRONTO

34. 3,6-3,9 litri:

Lo sprint di Deutz e Deere

MACCHINE

38. Tecniwell:

Insieme a RAMA e al JD18

COMPONENTI

34. Dellorto:

E la politica dei due binari

RUBRICHE

4. Editoriale 8. Hi-Tech

10. Automotive 40. Alternativi

46. VeT 50. Oem&motori

SOMMARIO

3



OSTICO PIÙ CHE AGNOSTICO

EDITORIALE

4

Pianeta bauma, anno 2022: il

sentiment è “o si fa elettrico, o

non se ne fa niente!” Negli anni

seguenti, imperversa l’idrogeno.

Vi immaginate un travaso di H2 tra i

padiglioni A1 e A6? Fuochino, anzi...

acqua. Prima di tratteggiare l’identikit

dell’edizione 2025, occorre precisare

che nell’etere alligna uno spettro, armato

di un vistoso ciuffo arancio-platino. Il

convitato di pietra è proprio lui, Donald

Trump, insieme al profilo acuminato della

sua creatura, l’arma affilata dei dazi. Si

riveleranno shuriken, i pugnali da lancio

dei ninja, o saranno boomerang? Di

sicuro l’effetto inibitore ha indotto alcune

aziende, anche americane, a rivedere i

piani di investimento in India, per non

incappare nella trappola dei prezzi dopati

sul suolo americano. Effetto ritardante,

dice nulla? Non ci riferiamo allo “slow

motion”... È la spada di Damocle che

incombe sul comparto. Il secondo

riflesso inibitore proviene dai costruttori

cinesi. Avete presente “L’urlo di Chen

terrorizza anche l’Occidente”? Il film

(1972) e il suo interprete, Bruce Lee

(1940-73), sono memoria del passato,

ma è tra gli spazi esterni del bauma che

si esplicita la deterrenza cinese. Non

parliamo di nucleare, ma di LiuGong,

Sany, XGMC e tutti gli Oem dalla

Terra di Mezzo, senza contare i coreani

di Hyundai e la pletora di costruttori

giapponesi. Spaventano la campagna

acquisti tra i professionisti reclutati

tra i marchi occidentali, gli incentivi

statali dirottati sull’export, l’imponente

capacità produttiva e il legame a doppio

filo con BYD, CATL e la filiera BEV.

Ma torniamo al fil rouge del bauma

2025. Non è elettrico, non è idrogeno,

cos’è? È tanto ostico quanto agnostico,

perché il failure delle aspettative di

elettrificazione ha indotto gli attori

del settore a riabilitare l’endotermico.

Cometto e Faymonville con il rimorchio

modulare semovente, elettrificato da

Scania. Yanmar ha convertito il 4TN101

all’idrogeno. Eppure... quello che si

evince dai padiglioni A1- A6 è che lo

stallo tecnologico induce a tergiversare,

avvalorando diesel e gas metano e

alternativi e pacchi batterie e idrogeno.

La reiterazione del passepartout “non

esiste un game changer”. Ed emerge che

i vettori di questa poliedrica transizione

sono i signori del motion control, come

Danfoss, Parker, Rexroth, i componentisti

come Bonfiglioli, BorgWarner, Walvoil e

chi l’elettricità ce l’ha nel sangue, cinesi a

parte, come ABB, Siemens e Gruppo Zapi.

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diesel of the year. HD Hyundai Infracore

PERIPLO

MEDITERRANEO

È la traiettoria descritta dalla collaborazione tra

Socoges e HD Hyundai Infracore, un sodalizio

giunto al trentesimo giro di boa. Socoges è stata

insignita anche della concessione esclusiva in

Spagna e Portogallo. Ne abbiamo parlato con

Enzo Galanto, alla luce delle prospettive della

serie DX nel mercato italiano

TERRA

Così scrivemmo a pagina 9 del numero di settembre

2013. “Si tratta di uno sbarco che

non passerà inosservato, quello della serie

G2, che per massa critica presenta contenuti che

potrebbero renderla appetibile ai costruttori di

queste parti. La serie G2 (Socoges attingerà però

al listino completo, che probabilmente snocciolerà

altri aggiornamenti, magari su cilindrate più

corpose) guarda dritto negli occhi i principali costruttori

europei e giapponesi”. Ne è passata di

acqua sotto i ponti, Doosan Infracore è diventata

HD Hyundai Infracore, la rivista DIESEL è stata

ribattezzata POWERTRAIN. Socoges, invece, è

rimasta orgogliosamente fedele a sé stessa, anche

nell’onomastica. Del resto, se è vero che le nostre

previsioni si sono effettivamente avverate, i

numeri, di conseguenza, hanno dato ragione alla

creatura dei fratelli Galanto, che si è recentemen-

te fregiata del titolo di Diesel of the year 2025,

assegnato al DX05 e al DX08 di HD Hyundai

Infracore. I motivi di legittimo vanto di Socoges

proseguono però ben oltre la semplice targa del

premio, esposta all’EIMA di Bologna e al bauma

Monaco. Proprio nel corso di quest’anno ricorre il

trentennale del sodalizio, impermeabile alle variazioni

della ragione sociale di Incheon. Prima con

Daewoo, successivamente con Doosan Infracore,

infine con HD Hyundai Infracore.

E il perimetro si allarga...

A dodici anni dal lancio della serie G2, la collaborazione

tra HD Hyundai Infracore e Socoges

si rafforza, aprendo nuove prospettive nei mercati

europei.

«Il rapporto con HD Hyundai Infracore si fonda

su una visione condivisa e su una collaborazione

che ci consente oggi di operare con una proposta

altamente competitiva, non solo in termini di prodotto,

ma anche di servizio e capacità di personalizzazione»,

racconta Enzo Galanto, alla guida

di Socoges.

Recentemente, l’azienda pugliese ha ricevuto l’incarico

esclusivo di distribuire i motori Hyundai

anche in Spagna e Portogallo. Una responsabilità

importante, accompagnata da investimenti mirati:

«Abbiamo potenziato la nostra presenza sul territorio

iberico con uffici commerciali locali, per garantire

un servizio di prossimità e risposte rapide

alle esigenze applicative dei clienti».

«L’evoluzione della gamma Hyundai ha risposto

perfettamente alle esigenze di un mercato dinamico

come quello del Sud Europa, dove compattezza,

potenza e adattabilità rappresentano asset

decisivi», prosegue Galanto. «L’ampiezza degli

allestimenti ci permette oggi di coprire con efficacia

segmenti diversificati, dall’off-highway alla

nautica, fino alla generazione di potenza».

«I clienti ci scelgono anche per il valore aggiunto

del nostro supporto tecnico, che oggi si estende

alla consulenza applicativa e progettuale. Lavoriamo

fianco a fianco con loro, non solo nella fase

di fornitura, ma anche durante tutto il ciclo di vita

del prodotto, inclusa l’assistenza post-vendita, che

per noi è parte integrante dell’offerta».

Il lancio della gamma DX ha segnato un ulteriore

passo in avanti: «Ci ha permesso di accrescere la

nostra presenza nei comparti più strategici, grazie

a un’offerta che spazia da 33 a 381 kW e che si

dimostra performante anche in contesti complessi.

La flessibilità dei sistemi di post-trattamento, ad

esempio, rappresenta una risposta concreta alle

richieste specifiche degli Oem, non solo in termini

normativi ma anche progettuali».

Una segmentazione coi baffi

«Oggi possiamo contare su un portafoglio completo,

che ci consente di presidiare tutte le principali

fasce di potenza, comprese quelle con il maggior

potenziale di crescita. In particolare, i DX ci stanno

aprendo nuovi scenari in applicazioni come

drilling, lifting e power generation, ma anche nei

segmenti agricoli e speciali». E l’anno che verrà?

«Il 2025 sarà un anno di consolidamento, in un

mercato che ha vissuto un rallentamento fisiologico

dopo il boom del 2024. Ma siamo ben posizionati

e stiamo già consegnando motori per progetti

dimostrativi, accompagnati da ordini strutturati.

Guardiamo al 2026 con fiducia, sostenuti da una

pipeline solida e da un portafoglio tecnologico

competitivo».

Lo Stage V che non ti aspetti

«L’introduzione dello Stage V ha trasformato il

modo in cui si progetta e si sceglie un motore.

Oggi il confronto con il cliente è molto più tecnico

e orientato alla soluzione più efficiente, personalizzata

e conforme. Questo ci permette di valorizzare

appieno le caratteristiche del nostro prodotto».

I DX, ritratti al

bauma (a sinistra),

e all’EIMA (qui

sopra). In basso,

da sinistra a destra,

i fratelli Enzo e

Giovanni Galanto,

alla guida di

Scocoges

6

7



Giornata Economica Federtec

AS Labruna, FPT e l’elettrico in acqua

LA PAROLA

AI DATI

Al tradizionale appuntamento

Federtec sono stati presentati i dati

relativi all’andamento dell’intera

filiera dell’industria italiana della

componentistica e delle tecnologie

meccatroniche per l’oleodinamica, la

trasmissione di potenza, il controllo

e l’automazione intelligente dei

prodotti e dei processi industriali

HI-TECH

8

Il focus della Giornata Economica

Federtec è stato tutto

sull’interpretazione dei dati e

sulle previsioni per il 2025, che

risultano particolarmente difficili

in uno scenario globale incerto

come quello attuale, in cui non si

conoscono ancora gli effetti delle

politiche doganali imposte dagli

Stati Uniti. Ciò che preoccupa il

settore è il calo della produzione

industriale, aggravato in Italia da

un sistematico aumento del costo

dell’energia. Il presidente di Federtec

Mauro Rizzolo ha aperto

il lavoro ricordando la mission

della federazione: «Dobbiamo

comprendere lo stato di salute del

nostro settore, fornire informazioni

e chiavi di lettura dei dati e infine

contribuire al dibattito pubblico».

La presentazione dei dati del comparto

è affidata a Marco Ferrara,

direttore Federtec: per quanto riguarda

i sistemi di trasmissione di

movimento e di potenza, la produzione

è calata del -8,6%, l’export

del -8,7%. «Si tratta di un calo

significativo dopo tre anni di crescita,

ma siamo ancora su valori

molto alti, da picco». L’andamento

del settore Fluid Power è analizzato

da Alessandro Carmona, presidente

della divisione Industrial

di Danfoss Power Solutions: per

quanto riguarda l’oleodinamica,

la produzione in Italia è calata del

12%, l’export del -11%, e anche

il mercato nazionale ha registrato

un calo significativo (-14%). Un

po’ meglio la pneumatica, con un

calo produttivo del -5%. Per quanto

riguarda i settori di applicazione,

l’agricolo è sceso del -12%,

le costruzioni del -11% e l’unico

settore in leggera crescita (+2,5%)

è quello delle macchine da imballaggio.

Per l’Italia il mercato più

importante per l’export sono gli

Usa (36%), seguiti da Cina (27%)

e Germania (10%), con aspettative

negative per il 2025 (un po’ meno

fosche nel settore della pneumatica).

Passa poi la parola a Fabio

Gallo, Strategic Marketing Director

presso Carraro DriveTech: «Il

2024 è stato un anno di decrescita

perché dipendiamo fortemente dal

settore mobile. Nel settore agricoltura/costruzioni,

a livello globale

c’è stata una contrazione non

particolarmente severa, più grave

invece in Europa. La produzione

è calata del -8,4% nelle trasmissioni,

-7,2% nei cuscinetti e -5,4%

negli ingranaggi. Le aziende italiane

hanno mostrato comunque

una buona resilienza nonostante la

forte dipendenza dalla Germania».

Lo scenario per l’Italia e le prospettive

per il 2025 sono analizzate

anche da Ciro Rapacciuolo,

Senior Economist del Centro Studi

di Confindustria: «Il 2024 nel

settore industriale è stato un anno

di modesta crescita (+0,7%), con

una tendenza al risparmio più che

ai consumi. Le previsioni sono positive

perché il reddito disponibile

reale pro-capite è aumentato.

Vanno male però gli investimenti

in impianti e macchine, situazione

che potrebbe aggravarsi con

l’introduzione dei dazi. È urgente

aprire un tavolo di trattativa europeo».

L’intervento di Luca Nutarelli,

direttore di Unacea, fa il punto

sull’andamento del mercato delle

macchine da costruzione: «Le cose

non vanno malissimo, ma le troppe

incognite impediscono di sviluppare

piani industriali aggressivi.

Gli incentivi di Industria 4.0 sono

serviti a svecchiare il parco macchine

e a renderlo meno impattante

dal punto di vista ambientale, la

5.0 invece ha estromesso il motore

a combustione anche Stage V, anche

se può essere alimentato da

carburanti non fossili. E sappiamo

bene che l’elettrico non è applicabile

a tutti i tipi di lavori e che

attualmente occupa solo lo 0,3%

del mercato». Seguono i dati Unacea:

le macchine movimento terra

vedono un calo del -12%, quelle

da costruzione del -11%, anche se

alcune categorie hanno il segno

più (dozer, escavatori cingolati,

minipale compatte, dumper articolati).

«Rispetto alla crisi del 2013

(solo 5.990 macchine vendute) e

al picco del 2022 (25.000), siamo

ancora in una fase di picco.

Per il movimento terra, nel 2025

ci aspettiamo un -2,5% (20.471

macchine), anche perché i lavori

ci sono e le macchine stanno lavorando:

ce lo conferma la diagnostica

a distanza. In Europa il

mercato italiano è quello che è

cresciuto di più».

SENZA LA SCOSSA

Nell’anno del 50° anniversario di IVECO, FPT

Industrial ha presentato l’eBS 37 EVO della gamma

ePowertrain per il settore marino allo stand di AS

Labruna al Nauticsud di Napoli

La “catena” elettrica di Scania sale sull’autobus

Scania ha in rampa di lancio

un e-powertrain per gli

autobus elettrici, da 240 kW,

270 kW, 300 kW e 330 kW. È

prevista un’opzione con 312

kWh di energia installata, e

una seconda interfaccia di

ricarica nello sbalzo posteriore,

disponibile per una potenza

di ricarica di 325 kW con un

massimo di 500 A, rispetto ai

130 kW della ricarica anteriore

attuale con 200 A di potenza

di ricarica. Il motore trasforma

l’energia elettrica immagazzinata

Che Massimo Labruna sia

promotore della diversificazione

delle fonti energetiche,

per le applicazioni marine,

lo sanno anche i sassi, paron, gli

scogli. Al NauticSud di Napoli ,

dall’8 al 16 febbraio, allo stand

AS l’elettrificazione ha assunto

la morfologia di una scatola

nera, alla lettera. È l’involucro

del’eBS 37 EVO, un pacco batteria

modulare al litio manganese

nickel cobalto (Li-NMC), che

integra celle e moduli perseguendo

l’obiettivo di implentare la

densità energetica, rivolgendosi

espressamemte al mondo delle

imbarcazioni. Il pacco batteria

dichiara un’energia nominale di

37 kWh, con una tensione nominale

di 355 Volt. Presenta alcune

innovazioni sostanziali rispetto

alla versione precedente: il sistema

di gestione della batteria

nella batteria in energia

meccanica, creando coppia,

mentre l’inverter trasforma la

tensione in corrente continua

dalla batteria in corrente

alternata trifase. Questa potenza

convertita viene immessa

nella macchina elettrica,

consentendole di controllare

e regolare efficacemente sia

la velocità che la coppia. C’è

anche un singolo sistema di olio

con due pompe, che raffredda la

macchina elettrica e lubrifica il

cambio.

Il 2024 del Gruppo Schaeffler

Il fatturato del Gruppo Schaeffler nel

2024 è stato di 18,2 miliardi di euro

(anno precedente: 16,3 miliardi di

euro). La crescita dei ricavi di vendita

al netto degli effetti di cambio è stata

del 12,9% ed è attribuibile al fatturato

delle società controllate da Vitesco

Technologies Group, che hanno

cessato di esistere a seguito della

fusione; queste controllate sono state

consolidate integralmente nel bilancio

consolidato dal 1° ottobre 2024 e

hanno contribuito con 1,949 milioni di

euro di ricavi che sono stati riportati

nella divisione Others. Schaeffler

ha generato 811 milioni di euro di

utili prima del risultato finanziario,

delle imposte sul reddito (Ebit) e

delle operazioni straordinarie (anno

precedente: 1.187 milioni di euro).

«Nonostante un contesto avverso,

nell’ultimo anno abbiamo conseguito

importanti traguardi per la direzione

futura dell’azienda», ha affermato Klaus

Rosenfeld, amministratore delegato

di Schaeffler. «Ciononostante, l’Ebit

non ha raggiunto le nostre aspettative

e le diverse performance delle nostre

divisioni lo riflettono. Mentre la Divisione

Automotive Technologies si è dimostrata

eBM 5, interamente sviluppato

e prodotto da FPT Industrial,

e un nuovo design interno che

consente alla batteria di rispettare

gli standard di sicurezza del

Regolamento ECE R100.3 &

ECE R10.6. Grazie al sistema di

gestione della batteria sviluppato

internamente da FPT Industrial

eBM 5, l’eBS 37 EVO assicura

una maggiore durata secondo i

requisiti specifici.

Alcune cifre

per identificare

l’eBS EVO di FPT

Industrial: Energia

nominale 37 kWh;

Tensione nominale

355 V; Densità

energetica (Wh/kg):

>140; C-Rate (in

continuo) ricarica/

scarica: 1C/2C

resiliente e in particolare la Divisione

Vehicle Lifetime Solutions ha generato

ancora una volta forti guadagni, la

Divisione Bearings & Industrial Solutions

ha registrato un calo dei ricavi e degli

utili. Stiamo rispondendo a queste

sfide con le misure strutturali atte ad

aumentare la competitività a lungo

termine che abbiamo presentato il 5

novembre 2024. Con la nostra struttura

riallineata a quattro divisioni orientate

al prodotto, guardiamo con ottimismo

al futuro. Proporremo un dividendo di

25 centesimi all’Assemblea Generale

Annuale di aprile».

9



ricarica elettrica. È la svolta?

UN ‘PIENO’ IN

5 MINUTI

Firmata da BYD, la nuova tecnologia

Super e-Platform da 1.000 chilowatt

potrebbe essere la pietra angolare che

manda in pensione lo stress da ricarica.

E rappresenta lo schiaffo tecnologico

del Paese del Dragone ai dazi imposti

dall’amministrazione Trump

AUTOMOTIVE

10

Sarà la Storia, quella con la esse maiuscola, a

dirci se il 2 aprile 2025 è stato davvero il Liberation

Day come ha annunciato Donald Trump

nel mettere i dazi a tutto il mondo. La reazione di

Pechino non è stata però delle più concilianti. E al

di fuori dell’incrocio di crescenti dazi e controdazi,

la Cina fin dai primi passi dell’amministrazione

Trump ha dato segno di voler trasformare la competizione

in uno showdown della propria supremazia

tecnologica. Non è un caso che già il 17 marzo

il colosso dell’automotive BYD, leader mondiale

delle auto elettriche, abbia lanciato l’innovativa tecnologia

Super e-Platform. Un ecosistema che in un

paio di anni potrebbe relegare nei musei le Tesla e

il network dei Supercharger di Elon Musk.

Tre gli assi portanti dell’ecosistema BYD Super e-

Platform a 1.000 V: batteria blade “flash charging”

a ricarica ultrarapida (raggiunge i 1.000 A), motore

supercompatto da 30.000 giri/minuto, chip di potenza

al carburo di silicio con tensione nominale fino a

1.500 V. In più, un piccolo gioiello per azzerare lo

stress da ricarica, la cosiddetta “charging anxiety”:

il MFCT Megawatt Flash Charging Terminal. «Interamente

raffreddata a liquido e in grado di erogare

fino a 1.360 chilowatt» ha dichiarato

Lian Yubo, executive vice president di

BYD «la colonnina MFCT adotta la

nuova tecnologia di “ricarica a doppio

canale” con due cavi di collegamento al

veicolo». Chiave della Super e-Platform

è infatti l’adozione di due moduli da 580

kW ciascuno che, collegati alla colonnina

MFCT, possono ricevere 400 chilometri

di autonomia in 5 minuti esatti,

polverizzando gli standard esistenti.

Stato dell’arte

Giusto per avere una misura, secondo il

centro di ricerche strategiche britannico

Finbold la nuova tecnologia BYD da

1.000 chilowatt che permette di caricare

80 km/min costituisce il doppio dei 42 km/min del

concorrente cinese LI Auto che opera a 520 kW e

stacca sia i 33 km/min del sistema Mercedes a 400

kW e i 30 di Volvo (350 kW) sia tutti gli altri: i 23

di Hyundai (sempre a 350 kW), i 18 di Tesla sui

Supercharger da 250 kW e i 17 km/min di Lucid

(a 350 kW). Per chi poi nutrisse il sospetto che

l’annuncio di Lian Yubo non sia supportato dai fatti,

BYD in Cina ha già aperto le prenotazioni per due

modelli sviluppati sulla Super e-Platform: la berlina

Han L e il suv Tang L. E intende completare l’installazione

delle prime 500 colonnine MFCT entro

il mese di maggio, puntando ad attivarne almeno

4mila nella sola Cina in un biennio. Quanto alla

UE, la nuova piattaforma potrebbe arrivare molto

presto, almeno a dare credito alle affermazioni a un

recente convegno di Alfredo Altavilla, dallo scorso

settembre special advisor di BYD Europe.

A stretto giro di posta Xiaomi, altrettanto refrattaria

ai dazi, ha rincarato la dose e ha annunciato

che i 5,5 miliardi di dollari raccolti attraverso

un’emissione azionaria nel primo trimestre saranno

usati per il raddoppio dello stabilimento alle porte

di Pechino dedicato alla berlina XU7 con l’obiettivo

non solo di portare la produzione da 150mila

I dolori della giovane Tesla

Mescolare politica e marketing non porta fortuna: British

Leyland a fine anni Ottanta è fallita nonostante la campagna

«Buy British» sostenuta da Margaret Thatcher in persona. E

il legame tra Elon Musk e Trump ha un suo ruolo nei rovesci

commerciali di Tesla (meno 13% nel primo trimestre 2025).

Ma basta seguire sui social i vari Tesla Club per cogliere

come molti clienti, meno visceralmente “innamorati” del

marchio, comincino a dimostrare insofferenza per i tanti

(troppi) difetti delle bev di Musk. La Model 3, per esempio,

nelle revisioni a tre anni svolte in Germania dal Tüv si è

dimostrata di gran lunga l’auto peggiore. E con i “teslari” è

meglio non toccare temi come i freni (“sono progettate per

usarli poco, frenate col rigenerativo”), i semiassi (“ah ma

se giocate a fare zero-cento, ogni 10mila km vi ritroverete

in officina: non è una supercar con i braccini in titanio”), la

condensa nei fari (“le Tesla non sono le sole”) oppure i volanti

in pelle che “si spellano” al sole. In realtà il vero problema è

a 350mila unità entro il 2025, ma pure di avviare

l’esportazione della XU7 con il MY 2027. Senza dimenticare

Zeekr, brand premium del gigante Geely,

che ha in corso di lancio la berlina 007 sviluppata

su una piattaforma a 800 V in grado di passare dal

10 all’80% di ricarica in 10 minuti grazie a una

rete di colonnine dedicate che entro il 2026 in Cina

prevederà 2mila stazioni per complessivi 100mila

punti di rifornimento.

Mr Trump è servito.

Che sia in corso

di risoluzione uno

dei grattacapi

delle applicazioni

elettriche? BYD

ha annunciato il

Megawatt Flash

Charging Terminal,

che fornisce un

biberonaggio di

400 chilometri in

appena 5 minuti

nell’età delle piattaforme Tesla. Quando Musk ha debuttato

nel 2012 con la Model S, e nel 2015 con il suv Model X, il gap

coi concorrenti era colossale: le Tesla erano astronavi con

comandi touch sullo schermo centrale, design minimalista,

pompa di calore, guida autonoma col lidar, telecamere

dappertutto, update on-the-air del software. Dieci anni e

rotti più tardi – oltre alla sparizione del lidar e dei sensori

di prossimità, imposta da Musk e apprezzata da pochi – la

guida autonoma resta una chimera. Una Renault 5 E-Tech

si confronta senza imbarazzo in fatto di design, software e

dotazioni. Ed è pure dotata della funzione V2L (Vehicle to

Load) per ricaricare una bici elettrica o un accessorio esterno

con la batteria dell’auto, mai vista sulle Tesla. Per non parlare

delle concorrenti cinesi, dalle berline BYD con lo schermo

centrale rotante, batterie blade a prova di incendio e finiture

da Bmw al suv “galleggiante” YangWang U8, giusto per

restare nella scuderia dei marchi BYD.

11



key rimini

ELETTRIFICARE

I CONSUMI

Questo è il predicato del KEY, fin dall’atto

fondativo, che si sta inverando anno dopo

anno. Lo dimostra la presenza di bocche di

fuoco dello storage elettrico come i cinesi BYD

Energy e CATL e i tedeschi di Siemens. Anche

i motoristi tradizionali si adattano e sfoderano

proposte calibrate, come quella di BU Energy

e il Power Island di Avoni. Tra gli endotermici,

spiccano ETS, Jenbacher, Tedom e Tessari

Sulla sinistra, Tener

S, della famiglia

CATL. Presentato

a Pechino il 9

aprile 2024, Tener

è un sistema

di accumulo di

energia di 6,25

MWh che dichiara

un degrado zero

nei primi cinque

anni di utilizzo. Di

fianco, la famiglia

BU Energy si è

allargata, dopo

l’apparizione in

anteprima alla

edizione dello

scorso anno.

energia

Riprendiamo pari pari le parole con cui Christian

Previati, Exhibition Manager di KEY,

ha introdotto la chiacchierata che avete letto

sul numero di marzo-aprile. «L’evento è sempre

più coerente al progetto inziale. Il driver primario

è l’elettrificazione dei consumi, inteso come

efficientamento energetico di tutte le aree economiche».

Tornati da Rimini, possiamo confermare

che il KEY è in effetti sempre più “energy”, anche

se ha relegato questa parola dal soggetto al complemento

oggetto “The Energy Transition Expo”.

Dopo la separazione consensuale con Ecomondo,

si può parlare di un’operazione “win win”, nonostante

le perplessità di parte del mondo della cogenerazione.

Ecomondo procede stabilmente verso

il sold-out, e il KEY si è affrancato dal suo ruolo

ancillare all’interno della rassegna novembrina. La

centralità della rassegna è affidata alla produzione

di energia per il residenziale e il manifatturiero.

Un esempio illuminante proviene da Energia Europa,

società vicentina che ha esaltato il suo EP-X

come “un dispositivo per l’efficientamento energetico

delle imprese, sviluppato sula base di un filtro

passivo induttivo serie ma capace di ottimizzare

la qualità dell’energia su tutta la linea alimentata

dal trasformatore di media tensione, per ridurre

gli sprechi negli impianti”.

Prescrive il CSRD

Da quest’anno il Corporate Sustainability Reporting

Directive (CSRD) impone alle aziende con oltre

250 dipendenti e 50 milioni di fatturato di redigere

un bilancio di sostenibilità. Energia Europa propone

anche l’E-Var, uno “Static var generator”, per compensare

in tempo reale sia l’energia reattiva induttiva

che capacitiva e bilanciare il carico elettrico.

L’E-Var corregge il fattore di potenza seguendo il

profilo di assorbimento del carico in meno di 15 ms.

La stessa alleanza con Hannover Messe, che ha

co-promosso l’agenda fieristica sull’idrogeno, si

esprime in questo passaggio del comunicato sulla

collaborazione tra Italia e Germania per l’idrogeno

verde: “L’idrogeno è, infatti, strategico per

la decarbonizzazione e declinabile in molteplici

settori, come i trasporti e la logistica, ma soprattutto

il comparto industriale, in cui può aiutare

a preservare la competitività del tessuto produttivo,

specialmente delle imprese energivore”. Il

quartiere fieristico è stato densamente popolato

da espositori e visitatori cinesi, in rappresentanza

del fotovoltaico e dello stoccaggio, settori visualizzabili

quasi esclusivamente nel campo ottico

del Dragone. Perfetti testimonial sono stati BYD

Energy Storage e CATL, che si agganciano ovviamente

alle sinergie con l’accumulo che la vede

dilagare tra le applicazioni automobilistiche e industriali.

Sebbene le bocche negli stand cinesi siano

tendenzialmente cucite, l’allestimento di BYD

riverbera quanto troviamo sul sito, spaziando dalla

produzione di energia in isola, all’allacciamento

alla rete, al cosiddetto C&I (commercial and industrial)

al residenziale. Insomma, nulla è lasciato

al caso.

Sfogliando velocemente le pagine dell’Energy storage

battery system di CATL, la tensione massima

di ingresso è di 1.500V e una corrente massima di

ingresso Mppt (Maximum power point tracking)

di 40°. Gli ingressi sono fino a tre e la capacità

di accumulo del singolo rack è di 95 kWh. Le

celle hanno la dominante chimica LFP (litio-ferrofosfato),

da 95Ah, con potenza di carica e scarica

nominale a 48 kW.

L’isola degli Avoni

Restringendo il fuoco sulle applicazioni motoristiche

troviamo, per la prima volta, Avoni al di fuori

del recinto del DPE, che nel 2026 farà ritorno nel

perimetro di KEY. La collocazione è appropriata,

in considerazione della missione del Power Island,

che si compone di pannelli fotovoltaici, una batteria

di accumulo da 70 kWh e un generatore da

100 kVA, alimentato ad Hvo. Costituisce a tutti

gli effetti un hub energetico, in grado di accumulare

energia da fonti rinnovabili (solare, eolico,

etc), riceverne dalla rete e, contemporaneamente,

di immetterne. Consente dunque una sola linea di

prelievo, che in questa applicazione alimenta tre

colonnine, ma potremmo enumerare diversi altri

impieghi. Il nostro usuale mentore, Roberto Paolozzi,

ci illustra altre due preziosissime funzioni,

illustrate durante il talk intitolato “Transizione

energetica: Power Island una risposta concreta”.

Due funzioni esaltate dall’applicazione in isola.

In prima istanza, il “water treatment”, cioè tutto

quello che riposa dietro al trattamento delle acque.

In caso di calamità naturali, questo hub energetico

permette di azionare le pompe per l’estrazione

dell’acqua, potenzialmente provvidenziale nelle

zone alluvionate. Esistono anche istanze di determinate

aree del globo, come l’Africa, che rientrano

tra le funzioni del Power Island, relative

alla depurazione e alla desalinizzazione. Un’altra

funzione è quella sviluppata con Eolo, in merito

alla fibra cablata wi-fi, in quelle zone impervie,

generalmente montuose, dove non c’è copertura

del segnale. Anche questo è lavoro per l’hub di

Avoni, che ha arruolato l’F36 di FPT Industrial

nei panni del generatore.

BU Energy

Un altro nome legato a doppio filo alla catena

cinematica è quello di BU Power, sinonimico di

Perkins. Attenzione, però, qui ci troviamo di fronte

a BU Energy, che fece la sua prima apparizione

a queste latitudini l’anno scorso, in tandem

con Shi Lei Shing Hong Energy. Inevitabile avere

un partner cinese per chi ambisce a proporre dei

pannelli solari. Nel plateau di BU Energy anche i

Bess, sia in versione per applicazioni residenziali

che per quelle commerciali e industriali. I moduli

esposti consentono uno stivaggio di 200 kWh in

chiave modulare e possono essere messi in parallelo

fino a 1 MegaWatt. Quest’anno BU Energy ha

esposto il CP100, che affianca il CP200, completo

di certificazioni. Come anticipato, il residenziale

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data center nation. Milano

IN DOPPIA

CIFRA

C’è il V8 di Scania, annunciata sotto

la inconfondibile livrea arancione, nel

gruppo ENW 700 OV di Tessari Energia. A

seguire, lo stand Avoni, dove campeggia

il Power Island, con tanto di auto elettrica

per il rifornimento. In primo piano un

power pack a quattro mani con Bastelli.

Come le dinamiche di mercato che

rappresenta, l’edizione 2025 del

Data Center Milano ha visto lievitare

espositori e visitatori. Nei prossimi

anni, nel comprensorio milanese,

saranno installati circa 1,5 GigaWatt di

potenza per allimentare questi voraci

calcolatori, sollecitati dall’emergenza

della intelligenza artificiale

energia

è sempre nel mirino, ma l’obiettivo è spostarsi

sull’industriale, assecondando gli orientamenti del

mercato. Del resto, come ci è stato esplicitamente

detto, «i vecchi impianti un pensierino sul pacco

batteria dovranno pur farlo, prima o poi».

Sganciatasi dalla divisione Hydraulics nel 2020,

Eaton si è affacciata al KEY con un corredo di

soluzioni in linea con lo spirito dell’evento, vedi

le colonnine di ricarica Evci, per l’ottimizzazione

dei consumi energetici e, come l’xStorage Hybrid,

per la produzione e l’accumulo dell’energia stessa,

sia monofase che trifase. Con i quadri di media

tensione fino a 24kV MT SF6Free Xiria. Brightlayer:

la soluzione di monitoraggio software che

facilita l’utilizzo di informazioni intelligenti e utili

provenienti dai dati per generare valore operativo.

Alla voce “ricarica”

Affollata la scena della ricarica elettrica. Ewiva

è un charging point operator, specializzato negli

Hpc (High power charging) per la ricarica ultraveloce,

con potenza tra 100 e 350 chilowatt, i cui

genitori sono Enel X e Volkswagen. L’obiettivo è

allestire 3.000 punti di ricarica in Italia. Il sito di

ricarica nelle corde di Ewiva si fa in quattro: un

connettore, fino a 100 kW; con due infrastrutture

e quattro punti di ricarica, fino a 300 kW; con

tre infrastrutture e sei punti. Il più performante è

definito Premium, con almeno sei infrastrutture

e 12 punti di ricarica, per una potenza massima

di 350 chilowatt. Gioca in casa Electra, che ha

aperto una stazione di ricarica ultraveloce a tre

minuti dal casello autostradale di Rimini Sud.

La roccaforte motoristica è presidiata da Man ed

Ets, sulla quale ci siamo lungamente soffermati

sul numero di marzo. Abbiamo sbirciato lo stand

di Tessari Energia e ci è balzato all’occhio una

sagoma arancione. Era il profilo del V8, il DC16

078° da 700 kVA, associato a un alternatore trifase

di Marelli.

È stata anche l’occasione per la prima uscita davanti

al grande pubblico per Intergen, da quando

la famiglia Keller ha dismesso la proprietà. Entrata

nell’orbita Tedom il 25 settembre 2024, Intergen

è di fatto controllata da Yanmar che a sua volta

aveva siglato l’acquisizione del costruttore ceco

tre settimane prima. Yanmar è dunque diventato

un attore di primo piano nel mercato europeo della

generazione, con il controllo di Himoinsa e di

Tedom. I giapponesi erano presenti al KEY anche

con RMB Energie. La centrale di cogenerazione

neoTower è disponibile in quattro allestimenti, capaci

di soddisfare un fabbisogno termico annuo di

circa 150.000 kWh, nella versione più esuberante.

I verdi tirolesi

Quando si parla di motori in questo contesto è

ineludibile il nome di Jenbacher. Che con la serie

2F, la low entry degli austriaci, ha fatto breccia

anche nell’impiantistica per il biometano, esulando

dal familiare orizzonte della cogenerazione.

Rivendica un gruppo valvole con ponte oscillante,

un intercooler che raggiunge una temperatura

dell’acqua di 70°C, albero a camme e centralina di

accensione rinnovati. Compare anche l’idrogeno,

nell’orizzonte tirolese. Non qui, a Rimini, ad Amburgo,

al lato opposto dell’Europa continentale.

Un progetto in essere coinvolge un J416 di Jenbacher

dalla potenza di 1 MW, capace di digerire una

miscela fino al 100% di idrogeno.

Ottobre 2024, Himoinsa e Yanmar tolgono i

veli alla HGY Series, disegnata su misura

dell’oggetto del desiderio: i data centre.

Nel 2027 i gruppi di generazione superiori al MW

per applicazioni mission-critical dovrebbero attestarsi

sulle 16mila unità, per un volume di affari

di 9 miliardi di euro. Quale migliore aggancio per

il resoconto sul Data Center Nation Milano 2025,

che si candida a diventare il punto di riferimento

del settore in Italia e nel Sud Europa? L’edizione

appena anadata in archivio ha registrato la partecipazione

di 3.000 operatori (erano circa 1.900 nel

2024), 157 sponsor (contro i 107 dell’anno scorso)

e oltre 50 sessioni. Durante uno di questi approfondimenti,

è emerso che nella sola area milanese

è attesa l’installazione di 1,5 GW nei prossimi anni.

Passiamo la parola a Marco Monsurrò, Presidente

di Generazione Distribuita, Anima Confindustria ed

Europgen. Cosa aspettarsi da questo evento, che si

tiene all’Allianz MiCo di Milano, all’interno del

circuito che prevede tappe europee a Parigi, Varsavia

e Zurigo, e un’incursione a Riyadh?

Marco Monsurrò

«Il mercato dei data centre è in crescita esponenziale,

la trasformazione digitale induce a posizionare i

data center sul territorio nazionale, il più possibile

vicino agli utilizzatori. In qualità di Presidente di

Generazione Distribuita e di Europgen, mi sento di

ribadire la centralità del gruppo elettrogeno, che

assicura la continuità e la ridondanza dei sistemi.

L’Uptime institute, che certifica la resilienza dei

data center in una scala da 1 a 4, esprime le sue

valutazioni in base alla presenza dei gruppi elettrogeni.

Come lo è per la transizione energetica, il

genset diventa una tecnologia abilitante per i data

center e la trasformazione digitale. I gruppi devono

essere progettati per rispettare parametri sia

di sicurezza che di emissione. Con le associazioni

stiamo lavorando a progetti di legge che tengano

conto dei cicli di avvio e spegnimento dei gruppi,

l’utilizzo di sistemi di filtraggio, come l’Scr».

Isotta Fraschini e il Gruppo Fincantieri

Nel 2024, il DCN Milano fu l’occasione per incontrare

Marco Golinelli, nei suoi nuovi panni di capo

del commerciale di Isotta Fraschini Motori. Come

si dice, “buona la prima”? Pare di sì, al punto che

Isotta Fraschini ha bissato la presenza dell’anno

scorso. Allo stand di Isotta Fraschini Motori possiamo

leggere in calce la potenza di fuoco del Gruppo

Fincantieri, espressa da una triade di specialisti.

L’obiettivo è la massima sinergia, per fornire un

allestimento chiavi in mano. Al motorista di Bari

spettano le competenze legate alla produzione di

energia tramite i 12 e 16 cilindri a Power4Future è

lo spin-off che dispiega il know-how relativo alle

batterie, mentre Fincantieri SI svolge il ruolo di

integratore e farà da collante verso gli utilizzatori

finali.

Baudouin

Baudouin ha espresso a più riprese l’intenzione di

attecchire saldamente in questo settore, dove Caterpillar,

Cummins e Rolls-Royce la fanno da padroni.

I francesi si giocano la carta della modularità.

Gli operatori di data center preferiscono soluzioni

modulari, che consentono di aumentare la disponibilità

dei ricambi e ridurre la complessità delle

scorte. L’azienda del Gruppo Weichai è in grado di

fornire motori ai gruppisti e il gruppo elettrogeno

completo. Il gruppo elettrogeno 20M55 vanta una

potenza di uscita di 5250 kVA, ed è stato sorpassato,

al MEE Dubai, dal 20M61, 5.800 kVA a 50

H, 6.250 a 60 Hz. Queste macchine sono disegnate

appositamente per le elevate potenze richieste dai

data center e consentono di risparmiare spazio.

Facciamo spazio a un volto noto, quello di Nicola

stazionari

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stazionari

Tessari, Amministratore della Tessari Energia. Si

trova in compagnia di Cesare Lemmi, Sales Director

di Eurogen Power.

Eurogen Power e Tessari Energia

«Ci proponiamo con il prodotto finito, come system

integrator e per il commissionig, al fine di assecondare

le esigenze del mercato, che richiede un

servizio completo. Eurogen Power costruisce dal

1981 gruppi elettrogeni stand-by e in prime. Per

farle un esempio, abbiamo elettrificato le isole Eolie

con i nostri gruppi in contuinuo, che funzionano

in base alla richiesta del carico. Il matrimonio

con la Tessari è stato naturale. Da circa tre anni

stiamo rilanciando il marchio, nell’industria e anche

nelle infrastrutture. Del gruppo fanno parte

Biemme Insonorizzazione, che costruisce container

customizzati, ed Electro System, produttore di

quadri elettrici, schede elettroniche e cablaggi per

gruppi. Il gruppo è in grado di fornire un servizio

post-vendita, anche grazie ad ETS». ETS significa

MAN, che nello stazionario è alfiere dei motori a

gas. Difficile convertire i dieselisti dei data center?

«Parlavamo con alcuni colleghi del mercato irlandese,

dove i data center hanno preso piede quindici

anni fa. La rete è satura e non riesce a portare dorsali

nei data center nonostante abbiano necessità

di crescere. Stanno quindi utilizzando il gas metano

in prime power, abbinato ad altre fonti di energia:

il bilanciamento gas-batterie è la fonte primaria.

Questa tecnologia potrebbe essere il prossimo step

intermedio, prima del nucleare, per diventare back-

up quando arriverà la dorsale. C’è richiesta anche

negli Stati Uniti».

A proposito di batterie, FIAMM presidia questo

segmento del centro dati. Il tempo di backup delle

batterie è assai breve, e le batterie fanno da transitorio

tra la mancanza della rete e l’entrata in servizio

dei gruppi elettrogeni diesel.

Rolls-Royce Power Systems

Giriamo l’angolo e ci imbattiamo nello spazio di

Rolls-Royce. Sotto una teca riconosciamo uno dei

prodotti più sofisticati della generazione di Friedrichshafen.

Dal primo di febbraio 2021, i sistemi

di alimentazione con accumulo di energia a volano

sono commercializzati come mtu Kinetic Power-

Packs. Originariamente Kinolt, rilevata nel luglio

2020, questa business unit è stata incorporata in

Rolls-Royce Power Systems ed è ora il centro di

competenza per i gruppi di continuità dinamici.

Trattasi di un Ups dinamico: l’accumulo di energia

avviene all’interno di un tamburo rotante ad asse

orizzontale, di tipo meccanico, e non sono previste

batterie di accumulo. L’energia è rilasciata

istantaneamente attraverso l’accoppiamento elettromagnetico

con un albero a cui è calettato anche

l’alternatore, che fornisce protezione ai carichi.

L’accoppiamento di questo albero dell’alternatore

col motore diesel avviene attraverso una frizione

elettromagnetica. Questa permette anche di portare

il motore in avviamento mediante trascinamento,

fornendo una ridondanza al sistema: Il motore

diesel si può azionare con due starter elettrici in-

dipendenti, ognuno col suo pacchetto batterie. In

meno di 6 secondi il motore è in grado di erogare

il 100% della potenza nominale. I data center utilizzano

gruppi di emergenza diesel, più economici

rispetto al Kinetic PowerPack, indicato per quei

carichi critici che richiedono il mantenimento delle

utenze. I benefit sono chiaramente superiori; come

anticipato, servono meno di sei secondi per entrare

a regime, rispetto ai quindici secondi del motore

diesel. È in grado di sopperire alle micro-interruzioni

sui carichi, fungendo da sistema di continuità

assoluta, tanto da essere utilizzato nelle sale

operatorie degli ospedali, oltre che in aeroporti,

aziende farmaceutiche, data centre e attività manifatturiere

mission critical, come la produzione

di semiconduttori. L’mtu Kinetic PowerPack viene

elettricamente allacciato in parallelo tra i carichi

critici e la rete elettrica nazionale, interponendo

un’induttanza serie, per fare disaccoppiamento con

le utenze. Questo sistema, che opera in parallelo

rete, offre benefit unici, tra cui garantire la tensione

nominale in uscita entro ±1% ed una forma

perfettamente sinusoidale, l’induttanza in serie e la

reattanza sincrona dell’alternatore agiscono come

un filtro dinamico, filtrando le armoniche di corrente

per avere un THD≤3%. Inoltre, rifasano dinamicamente

i carichi, fornendo localmente la potenza

reattiva richiesta. Sono in grado di tollerare

correnti di corto circuito fino a 20 volte la corrente

nominale. L’affidabilità dell’Ups dinamico rispetto

all’Ups statico è superiore ed è quantificata con un

Mtbf più alto. Il footprint è mediamente inferiore

del 30% a parità di potenza erogata. Si accoppia

ai diesel, perché la rampa dei motori a gas è

più lenta. Dall’estate 2023, i Kinetic PowerPack,

basati sui diesel serie 4000, 2000 e 1600, sono

ufficialmente compatibili con l’Hvo e gli altri carburanti

diesel sintetici dello standard EN15940.La

singola macchina eroga da 500 a 2.750 kVA, da

400 a 2.200 kWe. È una soluzione modulabile, che

consente l’installazione fino a 31 macchine in parallelo.

Le configurazioni elettriche possono essere

di tipo diverso, si può fare ridondanza, secondo i

parametri dell’Uptime Institute. Siamo in grado

di fornire alternatori in bassa tensione, 380, 400 e

415 V e possiamo dimensionare l’alternatore anche

in media tensione, da 6 kV a 36 kV. È prevista

anche l’opzione dell’alternatore in bassa tensione,

associata al trasformatore elevatore per arrivare al

livello di tensione richiesto. Il rendimento globale

del sistema in conditioning mode, quando cioè

protegge i carichi, è in funzione della macchina,

nel range tra il 94% e il 97%.

Margen

Tra gli Oem, Margen ha realizzato in Italia un’installazione

da 42 MW, con macchine da 3,8 MW

cadauna, in collaborazione con Rolls-Royce, e prodotti

co-brandizzati. Oltre a mtu, utilizzano motori

diesel Baudouin e Cummins. Nel gas, si avvalgono

di Rolls-Royce e Jenbacher, in alcuni casi di ABC.

In passato, anche sistemi dinamici, Short Break,

con un volano che, in caso di mancanza della rete,

grazie all’inerzia produce l’elettricità sufficiente per

l’avviamento del generatore.

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bimotor. Ai Raggi X

AVANTI

SAVOIA

Il cahiers de doléances del 2024 non ha fatto

prigionieri, nemmeno a Ciriè. Quelli di Bimotor

sono però riusciti a raddrizzare il timone,

nonostante la mestizia delle generazione. Sprinkler,

nautica commerciale, ricambistica e service hanno

interrotto l’emorragia. Nel primo trimestre di

quest’anno la tendenza si è addirittura invertita.

E i programmi di formazione portano i frutti sperati

Una panoramica di

quanto vi abbiamo

raccontato. In

apertura, la sede

Bimotor di Ciriè. Qui

sopra, uno scatto al

KEY di Rimini. Qui, a

sinistra, al Salone di

Venezia

TERRA-mare

Il 2024 è alle spalle, per fortuna, e ci si augura che

il 2025 non voglia ricalcarne le orme. Il 2023 di

Bimotor si è chiuso con un fatturato di 115 milioni

di euro, con una crescita che si aggirava intorno

al 15-16% rispetto al 2022, con 11.400 motori venduti.

Il 2024 iscrive circa 9.000 unità e 101 milioni

di fatturato. In linea di continuità ci sono le coccole

delle onde marine e la vitalità dell’antiincendio.

Nota dolente, la generazione di potenza, definita

“un disastro”, soprattutto per i motori non emissionati.

Il segmento dei gruppi elettrogeni ha subito

un’emorragia, rispetto ai 6.500 motori del 2023. Lo

scossone è stato però avvertito a Ciriè con minore

intensità, rispetto allo tsunami che si è abbattuto

ad altre latitudini. Merito della sostanziale tenuta

della fornitura per le applicazioni mobili industriali,

definita “sufficiente ma non entusiasmante” e, soprattutto,

della brillantezza del segmento sprinkler,

della nautica commerciale e della ricambistica. Per

questo motivo, Bimotor ha implementato l’organico

del settore vendite e del back office, del Dipartimento

“Parti di ricambio”.

Direttamente dalla voce di Rinaldo Marengo

Il Sales & Purchasing General Manager di Bimotor

è l’autore delle esternazioni citate. Gli chiediamo

che cosa ha lasciato a Bimotor questo malandato

2024. «Ci ha permesso di guardarci in casa e di

riflettere» precisa Marengo. «La tenuta del marino

è dipesa dalle performance di alcuni mercati, tra

cui l’Australia. Inoltre, il progetto intrapreso con

Scania ci sta aiutando a instaurare collaborazioni

con interlocutori come l’Associazione Italiana Armatori

Trasporto Passeggeri». L’anno scorso avevate

nel mirino gli onboard genset. Tra 10 e 40 kVA

vi affidate a motori Raywin, nella fascia intermedia,

fino a 250 kVA, a FPT Industrial, la parte alta

del listino, da 300 a 600 kVA, è coperta da Scania.

«Confermo», replica Marengo, «questa è la nostra

proposta, nella quale tuttora crediamo fortemente».

A proposito degli sprinkler, l’anno scorso ci raccontaste

che: «ci stanno regalando grosse soddisfazioni

che ci hanno indotti a creare un reparto produttivo

per l’antincendio». E vi strappano ancora qualche

sorriso, giusto? «È così, al punto di partecipare

al Fire Sprinkler International di Salisburgo. È

un luogo di networking della community UL/FM,

estremamente esigente. In questo settore si devono

registrare tutti i passaggi, per ottimizzarli. Bimotor

dispone di una gamma rinnovata, che si spinge

fino al B10, 340 kW a 2.400 giri, nell’ambito della

certificazione UL/FM. Nel 2024 lo sprinkler ha tenuto

molto bene, con quasi 1.500 unità vendute, tra

listate e non listate. Nel corso del 2024, abbiamo

arricchito la gamma UL/FM di tre motori certificati

e stiamo allestendo due banchi prova per aumentare

la capacità produttiva; la normativa UL/FM richiede

di sottoporre ogni motore a un ciclo di prova

a caldo. Riusciremo a raddoppiare, e forse più, la

capacità produttiva attuale di 130 motori UL/FM

all’anno. Sempre in tema di motori sprinkler, non

regolamentati, sono in fase di sviluppo due nuove

unità, che ampliano la gamma, compresa tra 36 a

370 kW. Il primo motore è il 3,8 litri Raywin da 65

kW e coprirà il buco tra 48 e 73 kW, quest’ultimo

prodotto da FPT. Entro fine anno è prevista l’introduzione

del 16 litri meccanico Yuchai da 450 kW.

È un nodo di potenza estremamente interessante,

perché il mercato richiede impianti sprinkler sempre

più potenti. Mi riferisco in particolare ai poli

logistici per la distribuzione, che faticano a trovare

soluzioni di questa taglia».

E il sodalizio con Valdinoci?

«Prosegue come è stato concepito, all’insegna della

trasparenza e della collaborazione. Ci siamo suddivisi

il supporto tecnico. Valdinoci si occupa del

mondo ad aria, Bimotor di quello ad acqua. Nel

caso dell’R38, capace di 50 e 60 kVA, la proposta

Raywin, offerta da Valdinoci, adotta la pompa in

linea cinese, mentre gli FPR R38, distribuiti da Bimotor,

adottano la rotativa Stanadyne. Al MEE di

Dubai, Raywin presenterà un motore bicilindrico,

raffreddato ad acqua, Stage V, per le torri faro, un

segmento attualmente dominato da Kubota. Entro

la fine del mese di aprile riceveremo il primo container,

di motori di serie». Segue una precisazione,

tutt’altro che banale: «Vestiamo i motori Sprinkler

uno ad uno, attraverso un supporto vitale per il

backoffice, che configura ogni conferma d’ordine,

nel modo più dettagliato possibile».

Ragionando in prospettiva, il primo quarto del 2025

si è rivelato prodigo di soddisfazioni. «Prevediamo di

chiudere l’anno con un fatturato intorno ai 105 milioni»

auspica Rinaldo Marengo, «recuperando parte

delle unità perse per strada nel 2024, anche nella generazione.

Un punto importante nel 2025 continuerà

ad essere il supporto all’integrazione dello Stage V

presso i clienti della power generation; mai come

oggi necessitano di un supporto puntuale e della nostra

competenza tecnica, per configurare il prodotto

finale in linea con le linee guida della normativa.

Tale attività consente al produttore di porre sul mercato

macchine conformi ai dettami della gestione

delle procedure di inducement. Sembra un dettaglio

secondario; purtroppo, la gestione sbagliata di queste

procedure può provocare problematiche, estremamente

onerose da risolvere, con aspetti di fermo

macchina che, nel caso del marcato del noleggio,

potrebbe implicare anche aspetti di natura legale,

come interruzioni di pubblico servizio».

Infine, il capitolo formazione. «Il calendario del

training rivolto verso le nostre officine autorizzate

si snoda da marzo a novembre. Al fine di migliorare

la proposta formativa è stato istituito un training

corner, dove viene svolta l’attività di troubleshooting,

con motori in moto, sia marini che industriali

(Stage V). La formazione verso il mondo degli Istituti

superiori, oltre ad essere in continuo aumento,

si è rivelata proficua: a dicembre 2024 è stato

reclutato il terzo formatore in organico, nella scia

del percorso che nel 2023 ha portato a Ciriè un

altro neodiplomato. Vogliamo ricordare la collaborazione

con l’Istituto Professionale CIAC di Ciriè.

All’interno di questo progetto, gli studenti di alcune

classi spenderanno sei mesi del loro percorso formativo,

alternando una settimana di lavoro effettivo

in Bimotor, tra officina, sala prova, e dipartimento

R&D, e una a scuola. Questa attività dovrebbe permettere

ai ragazzi di verificare le proprie attitudini

per progettare, in modo consapevole, il proprio percorso

lavorativo futuro. Infine, ci piace sottolineare

il progetto di formazione dei tecnici ACTV, svolto

sui motori equipaggianti le imbarcazioni che svolgono

servizio in Laguna».

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CUMMINS. E la famiglia Helm

CONFESSIONE

AGNOSTICA

Cosa rappresenta questa parola impregnata di sano

realismo, ci riferiamo al termine “agnostico”? Ne

abbiamo discusso anche tra i padiglioni del Bauma

Monaco. Prima ancora, ci siamo rivolti a Fabio

Vaiani, On/Off Highway Regional Sales Manager di

Cummins. «È una tecnologia ponte», ci ha detto,

che conserva la medesima interfaccia all’interno

di un ventaglio di alternative tra le quali diesel, gas

naturale e biometano, idrogeno. Insomma, si scrive

agnostico e si pronuncia multi-combustibile

TERRA

Da quando il linguaggio del marketing ha saccheggiato

quello della filosofia, anche il termine

agnostico ha trovato diritto di cittadinanza.

Come dobbiamo interpretare questo concetto, è forse

plausibile immaginare un contenitore neutrale che

possa alloggiare indifferentemente sistemi propulsivi

intercambiabili? Risposta negativa, che ci autorizza

a tradurre agnostico in multi-combustibile. Nella nomenclatura

di Cummins si scrive Helm (acronimo di

“Higher effieciency lower emission e multiple fuels”)

e consente ad installatori e utilizzatori finali il cosiddetto

saving, assecondando le esigenze del mercato

in questa complicata fase di transizione. In sintesi,

diminuire la complessità dell’installazione e garantire

flessibilità nell’utilizzo dei combustibili. Abbiamo

chiesto a Fabio Vaiani, On/Off Highway Regional

Sales Manager di Cummins, di confortare la nostra

interpretazione. O di smentirla.

Parola a Fabio Vaiani

«Sicuramente la questione non è così semplice e immediata,

come la sostituzione di una capsula all’interno

di un contenitore» puntualizza Vaiani. «La

piattaforma Helm rientra nella mission di Cummins

per la destination zero». Ed è qui che spunta la parola

assennata che esprime al meglio l’essenza del concetto

di transizione. «È una tecnologia “ponte”, cioè

una soluzione immediata e praticabile, che gestisce

la richiesta nel breve periodo e ambisce a integrare

un prodotto standard per massimizzare la riduzione

degli inquinanti allo scarico. Nella versione a idrogeno

elimina le emissioni di polveri sottili, impattando

in misura ridotta sulla CO2 e producendo una

minima quantità di ossidi di azoto».

Un concetto su cui inguainare i cardini del motore

multi-combustibile è la sua propensione ad abbassare

gli inquinanti pur conservando un’interfaccia

standard nei confronti degli installatori. «Serve tanta

flessibilità per assecondare i livelli di emissione

di ogni area del mondo, anche Cina e India contribuiscono

a differenziare le soluzioni (China IV

e Bharat VI, ndr). I costruttori di macchine sono

obbligati ad avere stock multipli per rispondere a

queste necessità. E dobbiamo considerare gli interrogativi

sul futuro dei passaggi normativi, dal

momento che l’attuale amministrazione americana

non fa mistero del proprio scetticismo sulle strategie

rivolte a ridurre le emissioni in atmosfera. In

proiezione, Stage VI e Tier 5 sono in bilico sulle

tempistiche, più che essere in discussione l’entrata

in vigore in sé e per sé. Helm conserva la stessa

interfaccia meccanica di sempre. Il grande vantaggio

della piattaforma sta nell’intercambiabilità

del combustibile: diesel, gas naturale, idrogeno.

Non significa però che il motore sia esattamente

lo stesso. Gli aggiustamenti coinvolgono la parte

superiore del motore, la testa, l’iniezione, la turbina,

quindi la parte di potenza, esclusi gli organi

interni, pistoni e cilindri sono gli stessi. Occorrono

degli adattamenti a partire dal serbatoio, perché

un’autonomia di otto ore con l’idrogeno richiede

volumi completamente diversi rispetto al diesel.

Cummins ha sempre ribadito che ad oggi non esiste

una tecnologia vincente, dipende dalle applicazioni

e dall’ambito di utilizzo. Il motore Helm incontra

specifiche richieste del mercato, che possono essere

più vicine all’off-highway oppure ai camion di

lunga percorrenza, specialmente nel Nord America.

Il diesel rimane prevalente e trascina con sé gli ingenti

investimenti per adeguarne la tecnologia, tuttora

la più efficiente. Siamo sicuri degli sforzi che

esercitiamo nell’ambito del motore a combustione

interna anche in ragione del milione e mezzo di

motori che produciamo ogni anno. Cummins dovrà

comunque aggiustare il tiro, perché non è pensabile

che i soli motori diesel produrranno per sempre un

fatturato di 35 miliardi di dollari. La destinazione

ad impatto zero è quella delle fuel cell, che richiede

una rivoluzione a livello di installazione, infrastruttura

e di macchine. E di costi, che non diminuiranno

fino a quando non saranno ridimensionati dal

settore auto».

Diciamoci la verità, il termico a idrogeno paga pegno

alla inefficienza di sistema e di processo, dalla

produzione assai energivora del combustibile alla

combustione. «Certo, i cambi tecnologici sono guidati

dalle normative, perché sono gli incentivi e i

vincoli imposti dai legislatori a determinare il salto.

È l’unico modo per governare il cambio tecnologico.

Oggi come oggi non conviene, Tco alla mano. Il

diesel si conferma il più economico e su alcune applicazioni

sarà egemone anche in futuro. Due anni

fa mi trovavo in una miniera di estrazione dell’oro,

in Turchia. Il nostro cliente, che doveva rimotorizzare

alcuni dumper, ci ha spiegato che ogni ora

di fermo macchina gli costa 150mila dollari. Nel

mondo del mining, ci sono situazioni che non possono

tollerare nessuna perdita di tempo. In questi

ambiti la garanzia di affidabilità è più importante

del costo e l’idrogeno applicato all’endotermico

potrebbe avere senso».

Facciamo ritorno al nostro e al principio della modularità.

«L’Helm ha il 70% di installazione comune.

L’interfaccia motore – macchina non cambia,

così la meccanica, il blocco in ghisa, il volano al

quale attacco trasmissione e pompe idrauliche, la

sezione frontale con una ventola attaccata al motore.

Il 15 litri è stato pioniere nell’adottare questa

tecnologia. Al Bauma è stato introdotto l’X15 new

generation, in produzione dal 2026, cruciale per rimotorizzare

i camion in Nord America. Sarà la base

per l’aggiornamento della versione multi-fuel. In

seconda battuta, il 6,7 litri, che sta però superando

il 15 litri come tempistica di introduzione. Si prevede

che sarà in mass production nel 2028, trasversale

a stradale, marino, generazione, off-highway. In

programma c’è anche il 10 litri Helm, al momento

disponibile nella versione diesel stradale, che sarà

implementata nel construction».

E quel 30% di personalizzazione?

«Beh, sull’iniezione diesel, abbiamo una partnership

con Bosch, su design Cummins, oppure ci affidiamo

a progetti come l’HPI o l’XPI, concepiti a

quattro mani con Scania. L’idrogeno è una tecnologia

in divenire. Abbiamo rilevato Hydrogenics, che

dispone di un know-how specifico sull’idrogeno, occupandosi

di iniezione e di serbatoi. È una strada

ancora da esplorare, siamo infatti ancora in una

fase di ricerca e sviluppo. L’iniezione a gas deriva

invece dall’acquisizione della ex-Westport, integrata

nel 2022. Ci aspettiamo di traguardare livelli di

potenza e coppia analoghi a quelli del diesel, anche

se la densità non potrà essere le stessa. Cummins

investe 1,5 miliardi di dollari all’anno in R&D, il

cui ritorno è da valutare nei prossimi anni»

In apertura, uno

scatto dell’X15

Helm, in occasione

dello IAA di

Hannover. Sopra,

Fabio Vaiani, On/Off

Highway Regional

Sales Manager di

Cummins

20

21



bauma 2025

TU VUO’ FA’

L’ALTERNATIVO

Si susseguono le edizioni ma il fattore

d’attrazione del bauma Monaco rimane immutato.

Quest’anno sono state registrati circa 600mila

presenti e 3.601 espositori. L’elettrificazione

“batte in testa”, per forzare una comune

espressione del mondo della meccanica. Tanti

i demo a idrogeno in attesa di spasimanti. La

tendenza che emerge con forza è la ricerca di

combustibili alternativi, non solo l’Hvo

In apertura, lo

stand Deutz.

Dall’alto in basso, la

cella a combustibile

di Honda, pacchi

batterie di Flash

Battery e il sei

cilindri a idrogeno

di Liebherr

terra

Per azzardare la parola “cautela”, in riferimento

all’affluenza al bauma, occorre tanta cautela.

Lunedì 7 aprile la folla di operatori del settore

appariva meno oceanica del solito. Un’impressione

ben presto rivelatasi fallace. I dati di affluenza

parlano chiaro, con circa 600.000 visitatori e 3.601

espositori da 57 nazioni. Code nelle arterie urbane

e alle fermate della metro, ressa lungo i corridoi

dei padiglioni e negli spazi esterni. Holger Schulz,

amministratore delegato di Zeppelin, che in Germania

fa rima con Caterpillar, ha bene espresso

questo concetto: «Ancora una volta ha dimostrato

di essere il cuore pulsante del settore. I sette giorni

della fiera sono per noi una scarica di adrenalina

pura». Quale bilancio, dal nostro punto di vista,

asserragliati nelle ridotte dei padiglioni A3, A4 e

A5? L’elettrificazione ha fatto un passo indietro,

rispetto al 2022, quando pareva fuori discussione

che i miniescavatori e le minipale sotto i 56 chilowatt

dovessero inesorabilmente convertirsi al verbo

elettrico.

Alla ricerca dell’alternativo giusto

L’idrogeno rimane cool, ma il paradigma più volte

declamato è quello dei combustibili alternativi.

L’Hvo non è più solo al comando, tallonato dall’etanolo,

col metanolo a seguire. L’ammoniaca è impresa

per pochi eletti, vedi i gruppi di Bruno Generators

e Liebherr. Le miscele sono un orizzonte da

esplorare. L’impressione è che il mondo del motion

control possa supportare (o sorpassare?) i motoristi

nella ricerca della pietra filosofale, dagli specialisti

dell’elettrificazione ai tradizionali player della

componentistica oleodinamica. Questi sempre più

attrezzati per fornire agli aspiranti “elettrificatori”

gli strumenti per completare la driveline elettrica,

integrandola alle batterie. Escludendo i protagonisti

delle monografie che appariranno su questo numero

e sul prossimo, procediamo in ordine alfabetico.

Briggs & Stratton si è presentata a doppia trazione,

con i Vanguard e le batterie. Tra i Vanguard presente

il Big Block V-Twin, avvistato anche all’EI-

MA, dotato di controllo elettronico dell’acceleratore

(ETC) che mantiene uniforme la potenza e del sistema

di iniezione elettronica EFI. Da Milwaukee pure

la batteria intercambiabile Vanguard 48V 1,5kWh,

e il pacco batterie commerciale 48V 5,0kWh. Tra

le applicazioni esposte al bauma, il robot da demolizione

ARE, la Powerbank EQLab, la frattazzatrice

B-Mac e la gru Scorpick Pick & Carry.

Caterpillar ha spento 100 candeline, di fronte a un

ibrido in serie composto da motore, generatore, inverter,

motore elettrico e batteria, al C13D, rivelato

a Las Vegas e riproposto a Monaco anche con l’alimentazione

a idrogeno. Il C3.6 alza l’asticella a 106

kW, al pari del gemello britannico (il Perkins 904J),

come annunciato al Design Museum di Londra.

Digerita l’acquisizione di UMS, per supportare i

processi di elettrificazione (la funzione inizialmente

svolta da Torqeedo), Deutz ha presentato Markus

Villinger, insediato al vertice di Deutz Classic. Reduce

da Daimler Truck, come si dice è decisamente

“sul pezzo” per quanto riguarda il travaso dell’offhighway

mtu, dalla serie 1000 alla 1500. Spetterà a

lui anche la promozione dell’ultimo cavallo di razza

della scuderia di Colonia, il TCD3.9/4.0. A Monaco

anche il TCG 7.8 H2, l’endotermico a idrogeno

certificato Stage V.

C’è chi delle batterie ha fatto una professione, ed ha

pure la nazionalità italiana. È Flash Battery, che ci

ha condotti per mano in un video, quasi come quegli

Lgv (Laser guided vehicles) che ne costituiscono

la naturale inclinazione applicativa. Per illustrarci

l’attitudine sartoriale, il video si è soffermato su una

minipala, con batterie da 102,4V e 230 Ah. Sono

moduli di nuova generazione, disegnati col pensiero

alla densità energetica; in precedenza, con il medesimo

ingombro, la capacità di stoccaggio era di 210

Ah. Hanno integrato una Pdu (Power distribution

unit), per connettere i controlli e il caricabatterie. La

penna laser dei designer è stata orientata alle sollecitazioni.

Tra l’altro, i moduli sono saldati a laser,

non avvitati, il che riduce ulteriormente le sollecitazioni.

Anche la forma è on demand, per adattarla

agli spazi disponibili.

JCB Powertrain si è mostrata nella veste di fornitore

del pacchetto completo: motore, trasmissione e

assali. L’asso nella manica del parterre motoristico

è stato il 448 a idrogeno, che ha ottenuto da 11 autorità

nazionali europee l’autorizzazione all’utilizzo

commerciale. A quanto pare l’idrogeno è di gran

voga, in Estremo Oriente, a giudicare dal prototipo

di cella a combustibile nello stand Honda: 80 kW,

da 275 a 600 V, 206 chili di peso. Impiegabile tanto

su mezzi stradali che su quelli cantieristici, al bauma

ha ratificato l’accordo con la belga e-power per

l’allestimento di un gruppo, alimentato dalla fuel

cell Honda, particolarmente indicato per le aree sensibili

come i cantieri urbani. Sarà commercializzato

a partire dal prossimo anno. E c’è idrogeno anche

sul pianeta Yanmar, con il 4TN101, sviluppato sulla

base del 3,8 litri. I giapponesi hanno messo in

mostra anche una driveline elettrica, nella sagoma

di una mini-pala gommata.

Nell’area esterna, l’HX12 di HD Hyundai Infracore

è apparsa sotto le insegne di Develon. L’11 litri

è stato recentemente testato fino a meno 20 gradi.

Nei paraggi, i cugini di Hyundai Construction

Equipment hanno esposto l’HW155H, miniescavatore

equipaggiato con una fuel cell da 90 chilowatt.

L’idrogeno, per Liebherr, fa rima con H9x6, 6 cilindri

da 13 litri, con sistema di iniezione multiport,

PFI, con pressione a 20 bar.

Rehlko ha avuto un’intuizione. In concomitanza

con la presenza del nuovo presidente della divisione

motori, Eric Fontaine, ha posto l’accento sull’olio

motore e sui refrigeranti, denominati Xtreme

Conditions Oil e Xtended Life Formula Coolant.

Avremo occasione di parlarne a breve. La visita

allo stand Kubota è stata l’occasione per conoscere

Giovanni Venturelli, responsabile dell’ufficio italiano

della divisione motori, che affiancherà SAIM

nel proselitismo sul territorio nazionale. Al bauma

il 3307 da 90 kW sfoggia l’Scr, e il 3,8 litri si è

presentato in una duplice veste: a idrogeno e diesel,

22

23



terra

quest’ultimo con la novità del sensore di monitoraggio

del carburante, inserito all’interno del filtro,

che diventerà fondamentale con la diffusione dell’Hvo.

Attacchiamo la spina, mentre ci avviciniamo

ai motoristi svedesi. Il Bess di Volvo Penta ha una

chimica NCA/si-Grafite, dove il catodo è composto

da una combinazione di nichel, cobalto e alluminio,

e l’anodo è costituito da silicio (Si) con grafite. Scania

ha presentato, a braccetto con Cometto, gruppo

Faymonville, un semovente modulare elettrificato.

Facciamo una rapida incursione tra i componentisti.

ABB, Bonfiglioli, Danfoss e Parker avranno uno

spazio dedicato. Dell’azienda danese ci sentiamo

di citare Chris Shrive, Head of Cam Lobe Motors,

Danfoss Power Solutions, perché proprio questo

motori sono stati valorizzati al bauma. «Le pale

gommate compatte utilizzano generalmente motori

Cam Lobe o motori a pistoni assiali combinati con

un riduttore per la trasmissione dei cingoli. Ogni

soluzione ha i suoi vantaggi, ma in genere i motori

Cam Lobe non soddisfano i requisiti in termini di

facilità di installazione e di durata dei cuscinetti.

Il nostro CLM 12 T migliora l’offerta motori

Cam Lobe in queste aree mantenendo il vantaggio

dell’efficienza ad alta velocità», ha affermato Shrive.

Dana, dov’eravamo rimasti? Alla fine dell’anno

scorso, Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno

ricevuto mandato di trovare un attore industriale

in grado di rilevare la parte off-highway. Una partita

che potrebbe risolversi prima del crepuscolo

dei questo 2025. Craig Price era stato insediato il

primo settembre 2024 Senior Vice President e President

di Dana’s Off-Highway Drive and Motion

Systems. In merito alla esibizione antologica in quel

di Monaco, Price ha detto che «Per decenni, i prodotti

Spicer, Brevini e Graziano hanno stabilito lo

standard per le prestazioni, la durata e il valore a

lungo termine nel settore delle costruzioni e dell’industria

mineraria. Oggi, con il programma Dana

Certified Reman, stiamo accelerando il passaggio

alle tecnologie a energia pulita, massimizzando la

durata delle attrezzature esistenti». Tra gli spunti

“elettrici”, la SpicerTM eSG001 e- Transmission,

un motore TM4TM a bassa tensione con inverter

dedicato e il regolatore SpicerTM APC400. Sempre

a firma Spicer, la HVT2 è stata concepita per

i carburanti alternativi, idrogeno e Hvo in testa I

riduttori elicoidali e ortogonali Brevini EvoMax

per applicazioni minerarie sono ora disponibili, su

richiesta, con ventola integrata. Aria di novità anche

tra i riduttori epicicloidali, con il Brevini S270, capace

di assorbire coppie fino a 51mila Nm.

Da un colosso all’altro, Bosch Rexroth, di cui riporteremo

un’intervista sul prossimo numero, si è

riproposta come una specie di one-stop shop delle

macchine movimento terra. Si comincia dal software,

con l’ambiente di sviluppo BODAS Studio, basato

su un’architettura software aperta, che consente

di risparmiare tempo nella generazione del codice

e fornisce servizi Over-The-Air. CAS è il sistema

che rileva oggetti e persone grazie a radar, ultrasuoni

e telecamere intelligenti, segnala le collisioni

imminenti o decelera il veicolo fino alla frenata di

emergenza. Il Kinematic Position Sensing (KPS), in

combinazione con più sensori inerziali, fornisce la

base tecnica per funzioni semi-automatizzate come

la pesatura, i muri virtuali o la livellazione dei

pendii. La piattaforma di controllo comune eLION

Power&Motion Control è sul mercato anche a uso

e consumo dei sistemi elettrici di bordo a bassa e

alta tensione. ZAPI Group ha meso sul piatto il

DCC3, convertitore DC/DC (Gen 3) sviluppato da

Inmotion, che converte tensioni di ingresso da 250

a 900 V in un’uscita stabile e regolabile a 12 o 24

V, fornendo fino a 10 chilowatt di potenza. Tra i

sistemi di ricarica rapida delle batterie, XV3300

e CT3.3, sono sistemi di ricarica 3 in 1, ad alte

prestazioni per ricarica rapida rivolte ad applicazioni

da 3,3 kW. Il sistema di gestione dell’energia

all-in-one di Zeliox di Eberspächer si propone

di portare l’elettricità direttamente nei cantieri, in

quattro diverse classi di potenza, da 0,65 kWh (50

Ah) a 2,6 kWh (200 Ah). Durante il funzionamento,

il convertitore DC/DC consente al sistema Zeliox

di ricaricarsi rapidamente attraverso la batteria del

veicolo: si ricarica completamente in tre ore per

ECO 1 e 2 e in meno di sei ore per ECO 3. In

alternativa, può raggiungere la carica completa in

appena un’ora e mezza utilizzando un’infrastruttura

di ricarica per veicoli elettrici o un collegamento a

230V per gli endotermici di potenza medio-bassa.

MTA ha schierato diverse tipologie di centraline di

distribuzione della potenza e protezione delle utenze,

in grado di gestire tensioni comprese tra 400 V

e 1.000 V, installabili nel vano motore così come in

cabina. All’interno della gamma di OBC per i mezzi

elettrici o ibridi plug-in, con voltaggi fino a 1.000 V

e potenze fino a 22 kW, è spuntato il recente BHP,

proposto nella classe di potenza di 19,2 kW (BHP

19) per il mercato statunitense e di 22 kW (BHP22)

per quello europeo.

In alto, da

sinistra a destra,

una panoramica

“idrogenata”:

Hyundai, allo stand

Develon, Yanmar e

Kubota.

In basso, JCB

Powertrain e Briggs

& Stratton

24

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agco power. Core 80

Cummins. L’X15, il QSK60 e Meritor

VALZER DI COPPIA

Ne è passata di acqua sotto i ponti finlandesi, dai tempi di Sisu... Agco Power

ha lanciato nel 2022 la serie Core, che al bauma si è arricchita del top di gamma.

L’8 litri sciorina 1.680 Nm, la Vgt e la connettività over the air. Allo stand anche la

singolare conversione a idrogeno del Core 50, in configurazione mild hybrid

QUEL TRIS SUL BANCO

X15 ancora sugli scudi. Dopo “l’arringa” di Fabio Vaiani, nel servizio dedicato, il

15 litri della famiglia Helm ha ricevuto un bagno di folla tra gli addetti ai lavori del

bauma. A Monaco abbiamo parlato anche del QSK 60 per applicazioni minerarie

e dell’ultimogenito in casa Meritor, l’assale MoX per sollevatori telescopici

Da sinistra, il Core

50 e-hydrogen e

l’ultimogenito della

famiglia Core, l’8

litri

Tinto di rosso, un motore o è Deutz o è AGCO.

Sebbene i finlandesi abbiano attecchito e proliferato

nell’ecosistema forestale e in quello

agricolo, hano approfittato della vetrina del bauma

per due annunci di assoluto rilievo. Cominciamo dal

primo, prossimo alla produzione seriale. Si chiama

Core 80 e scalza il Core 75 dalla vetta della famiglia

Core. Il 6 cilindri dalla cubatura di 8 litri (AxC

110x139 mm) si è presentato al grande pubblico proprio

qui, a Monaco. Abbiamo chiesto qualcosa di più

al Marketing manager, Tommi Puomisto.

Vedo un nuovo motore qui, o sbaglio? Come si chiama

il nuovo arrivato?

«È vero, abbiamo appena presentato il Core 80,

esattamente oggi, lunedì 7 aprile. È il più grande

e avanzato della famiglia Core. Con una cilindrata

di 8 litri, eroga fino a 252 chilowatt e 1.680 Nm di

coppia. Un aumento significativo rispetto ai 1450

Nm del Core 75. Completa la nostra gamma, che

ora comprende Core 50, 75 e 80. Come nella nostra

migliore tradizione, questi motori sono disponibili

per gli Oem e sono ovviamente utilizzati nei trattori

dei marchi Agco Corporation. Per esempio, il Core

75 è montato sulla serie 700 Vario di Fendt, mentre

il Core 50 equipaggia la serie 600. Non possiamo

ancora svelare dove sarà utilizzato il Core 80, ma

entrerà in produzione di serie quest’estate. Forniremo

ulteriori dettagli nel corso dell’anno».

Ci sono novità tecnologiche nel Core 80?

«Assolutamente sì. È il nostro primo motore con turbo

a geometria variabile, che consente, tra l’altro,

di sfruttare il freno motore e incentiva l’efficienza

dei consumi. La Vgt aumenta la coppia e rende

il motore più reattivo. Un’altra grande novità è

la connettività over-the-air (Ota), che permette di

collegarsi da remoto alla centralina del motore per

diagnostica, controllo e aggiornamenti software.

Questo semplifica enormemente la gestione delle

flotte. Queste funzionalità debuttano con il Core 80,

ma è molto probabile che saranno introdotte anche

nei futuri aggiornamenti del Core 75 e del Core 50».

Idrogeno sui generis. È mild hybrid

Nello spazio di AGCO Power abbiamo notato

l’eHydrogen, sviluppato sulla base del Core 50,

annunciato alla precedente edizione di Agritechica.

La formula è inusuale: l’endotermico è alimentato

a idrogeno in un contesto mild hybrid. La testa del

motore è stata modificata per l’accensione comandata,

con candele e sistema di alimentazione dedicato.

È abbinato a componenti elettrici di trazione e a un

pacco batterie, che forniscono potenza e coppia supplementari.

L’effetto della parziale elettrificazione

non si avverte solo sullo spunto, interviene anche

sulla prontezza della risposta, mentre l’idrogeno

garantisce una potenza stabile e un rifornimento rapido.

Il sistema ibrido include una batteria da 48 V

e un volano elettrico, che contribuisce a mantenere

la carica e a fornire boost. In questo modo secondo

AGCO, è possibile raggiungere, anche solo per brevi

momenti, gli stessi livelli di potenza e coppia del

motore diesel.

Su queste pagine compare una chiacchierata con

FabioVaiani, centrata sull’X15 e sulla piattaforma

di cui parlimo gioco forza pure qui.

La piattaforma Helm consente di adottare diesel,

gas naturale e idrogeno con lo stesso basamento,

variando solo componenti specifici come la testata,

le valvole, il sistema di iniezione e la gestione

dell’aria. L’obiettivo non è certo quello di stimolare

un’accelerazione del mercato verso l’idrogeno,

ma quello di garantire flessibilità: Ci spiegano allo

stand Cummins che: «Molti installatori sono globali

e si muovono in mercati molto diversi tra loro,

qouindi un approccio multifuel evita che un cliente

resti vincolato a una tecnologia prematura per la

sua area». Il convenzionale X15, cioè la versione

diesel, promette il 10% in più di efficienza, il 30%

in meno di componenti e un Tco più competitivo.

Rispetto al diesel, l’idrogeno comporta alcune sfide:

potere calorifico inferiore, necessità di materiali

resistenti alla corrosione e lubrificanti specifici. «Il

nostro motore è stato progettato da zero, non è il

semplice adattamento di un diesel». L’X15H coprirà

fasce di potenza tra 294 e 515 chilowatt,

puntando a grandi macchine da cantiere: escavatori,

dumper, frantumatori, movimentatori e applicazioni

portuali. Miniaturizzato (pesa più di 8 tonellate),

abbiamo visto anche il QSK60. Si tratta di uno dei

jolly di Columbus. Basti pensare che già all’SMM

di Amburgo 2018 fu presentato come certificato

IMO Tier III. Nel settore minerario, il QSK60 è

il cuore meccanico del pacchetto ibrido dell’NHL

NTH260, un dumper cinese con un carico utile di

220 tonnellate, uscito dalla linea di produzione nel

gennaio 2024 e diretto alla miniera di minerale di

ferro di Baiyun del Gruppo Baogang in Cina. Il

QSK60 garantisce oltre 40.000 ore di funzionamento

prima di richiedere la revisione del motore. Le

prestazioni del 16 litri (AxC 159 x 190 millimetri)

vanno di pari passo alle dimensioni monstre: 2.125

chilowatt e 11.218 Nm. Cummins punta anche ad

accelerare l’integrazione nella catena cinematica,

in seguito all’assimilazione dei processi tecnicoproduttivi

di Meritor. Ora si cambia sponda applicativa.

Cummins ha presentato gli assali Meritor

MoX per sollevatori telescopici. Questi assali sono

progettati per varie capacità di sollevamento e sono

compatibili con le fonti di alimentazione convenzionali

e alternative. MoX è caratterizzato da un design

modulare che offre opzioni di applicazione flessibili.

L’alloggiamento dell’assale è personalizzato per

soddisfare i requisiti di resistenza, capacità e carreggiata.

Incorpora un sistema di riduzione planetaria

con un’ampia gamma di rapporti di trasmissione. La

configurazione standard comprende un differenziale

aperto e un differenziale a slittamento limitato (Lsd)

opzionale. È dotato di un freno a disco in bagno

d’olio; su richiesta il freno a disco in bagno d’olio

di stazionamento Sahr. L’assale è inoltre dotato di

un cilindro di sterzo e di un sensore di posizione

centrale opzionale.

Tre frecce nell’arco

di Cummins al

bauma, per

altrettanti bersagli.

L’X15 è l’eclettico

per le grandi

macchine da

cantiere, il QSK60

per i grossissimi

calibri della miniera,

l’MoX è l’assale per

i telescopici

terra

terra

26

27



hatz. La Serie F

john deere. JD4, JD14, JD18, Kreisel Electric e...

PRECISIONE BAVARESE

Geometrico, ordinato e assortito: così abbiamo visto lo spazio scenico di Hatz,

che nel giardino di casa, il bauma, ha ritrovato lo slancio tecnologico che il mondo

del movimento terra le riconosce. Quale migliore vetrina dove esporre la Serie F,

concepita sia per l’industriale che lo stazionario? Da 0.952 a 1.758 cc di precisione

IPOTESI ETANOLO

L’andatura del Cervo procede al trotto quando si tratta di alzare i picchi di densità,

al servizio del costo totale di proprietà, e nella funzionalità dell’assistenza. Per

galoppare in modalità elettrica, Kreisel ha potenziato la capacità produttiva e nello

spazio riservato a Wirtgen sono spuntati sistemi di ricarica mobile. E l’etanolo...

In basso, un faccia

a faccia tra una

delle versioni della

Serie F (disponibile

sia per applicazioni

mobili che

stazionarie, anche

IOPU) e il concept

cube, un’unità

telecomandata

che può muoversi

liberamente in tutte

le direzioni

Hatz si è presentata in grande spolvero in quel

crogiolo di idee che rappresenta l’anima

stessa dell’azienda di Ruhstorf an der Rott:

il bauma Monaco. Molto di più di una semplice rassegna

fieristica, il bauma incarna l’essenza dell’eccellenza

ingegneristica bavarese, applicata allo scenario

cantieristico. Nel corse degli anni è diventato

un luogo di pellegrinaggio per i professionisti del

movimento terra. Le fondamenta del percorso tecnologico

che ha portato Hatz all’attuale interpretazione

dello Stage V sono state gettate nel 2013,

con il debutto del 4H50TIC, un motore sofisticato

e super-compatto, dotato di un Egr esterno Wahler

e di un Doc di HJS. Tre anni dopo, la stessa canna

modulare si è riverberata in una versione a tre cilindri.

Con una cilindrata di appena mezzo litro per

cilindro, il motore ha virato verso il common rail

Bosch. All’epoca, la sua potenza specifica di 28,6

di kW/dm³ e la densità di coppia di 121,1 Nm/dm³

costituivano un punto di riferimento al di sotto dei

56 chilowatt. E da allora Hatz non si è più allontanata

da questa strada. Prima di tuffarci nel prossimo

capitolo, che inizia con la lettera F, ci affidiamo

alle parole di Michael Hatz, Global Communication

Manager, che ha inquadrato la presenza

dell’azienda al bauma di Monaco. «Quest’anno,

al bauma, abbiamo deciso di riflettere sulla nostra

tradizione, evidenziando al contempo gli elementi

di innovazione. Abbiamo voluto rendere omaggio ai

nostri partner, che sono al nostro fianco da quasi

150 anni. Con l’avvicinarsi del nostro 150° anniversario

(attualmente siamo a quota 145), vediamo

il bauma come il luogo perfetto per iniziare questo

percorso di celebrazione dell’eccellenza. Al nostro

stand abbiamo presentato la nostra gamma completa,

evidenziando da dove veniamo e quale direzione

stiamo percorrendo. Oltre ai nostri motori, abbiamo

esposto anche altre recenti innovazioni, dai servizi

alle soluzioni energetiche, offrendo una visione

completa di ciò che Hatz rappresenta oggi stesso

e di quello che stiamo sviluppando per i prossimi

cinque anni. Il punto forte è la nostra nuova linea

di endotermici, la serie F, che completa la nostra

offerta. Con essa copriamo una gamma di potenze

che va da 1,5 kW a 64 kW, senza interruzioni. Questo

è il significato di “nuovo” per noi: una line-up

senza soluzione di continuità. Sebbene vi sia una

parziale sovrapposizione con la serie H, la serie

F ha apportato alcuni significativi miglioramenti

tecnici. Entrambe le serie condividono gli stessi

standard di alta qualità che contraddistinguono

Hatz. La serie F ci consente di offrire una gamma

completa, con densità di potenza e dimensioni diversificate,

nella classe di cilindrata da 1 a 2 litri.

Soddisfa le diverse esigenze delle applicazioni compatte

tipiche dei cantieri, senza trascurare la generazione».

Le cilindrate disponibili sono 0,95, 1,1,

1,3 e 1,75 litri, con potenze da 7,5 a 18 kW e coppie

da 48 a 76 Nm. I motori sono dotati di un regolatore

meccanico (disponibile, su richiesta, elettronico).

La spina dorsale dell’attuale offerta di John Deere

Power Systems rimane l’endotermico, seppure

in una forma completamente aggiornata.

La nuova generazione del cervo, che comprende

i modelli JD4, JD14 e JD18, riflette un approccio

volto a massimizzare la densità di potenza, ottimizzare

l’efficienza dei consumi e semplificare la

manutenzione. La densità, in particolare, è il volano

per blandire la Tco. Il JD4, che eroga fino a

129 kW, può sostituire i quadricilindrici con canna

da 1,1 litri. Il JD14 e il JD18 sono gli arieti per le

applicazioni gravose e più esigenti in termini di

coppia disponibile. Tra le priorità, nell’agenda di

John Deere, c’è il supporto post-vendita. L’azienda

americana rivendica la capillarità della propria

rete, con oltre 9.000 punti di assistenza, supportati

dalla John Deere Lifecycle Service Solution. Questa

soluzione comprende piani di manutenzione

proattiva, il PowerGard Protection Plan e il John

Deere Connected Support. Da un lato la causa del

diesel presidiata senza cedimenti, dall’altro nessun

cedimento sul versante dell’elettrificazione, in

particolare per le basse potenze. Acquisita alla fine

del 2021, Kreisel Electric raddoppierà la capacità

produttiva. A partire dal prossimo anno, oltre al

sito austriaco, sarà in funzione uno stabilimento di

115.000 metri quadrati a Kernersville, nella Carolina

del Nord. Sono in corso di sviluppo congiunto

dei sistemi di batterie modulari ad alta durata con

Dynamic Performance Management, che combina

software, gestione termica e raffreddamento a immersione

brevettato per ottimizzare le prestazioni

e la sicurezza. Tra le nuove soluzioni presentate in

anteprima a Monaco di Baviera c’è il pacco batterie

KBE.59.750M, la cui produzione è prevista

per il 2026. Presso lo stand Wirtgen erano esposti

sistemi di ricarica mobili e fissi, tra cui il caricatore

rapido CC ad alta potenza Chimero. Una

necessaria integrazione della catena di fornitura, in

ragione ddella variabilità della fornitura di energia

elettrica e delle esigenze localizzate degli utilizzatori.

In Nord America, l’etanolo è un carburante

accessibile e familiare, mentre l’Europa dimostra

un crescente interesse per l’Hvo, nonostante il suo

costo incida sensibilmente sul Tco. Il biodiesel rimane

un’opzione accessibile in diversi mercati.

L’utilizzo dell’etanolo in ambito industriale è limitato

dalla inferiore densità di potenza e coppia.

«Se riusciremo a superare queste sfide», ci ha fatto

presente Eric Risius, Manager, Power Solutions

& Combustion Engines, «l’etanolo potrebbe diventare

un carburante industriale più redditizio».

Nel frattempo, l’oggetto del desiderio, l’idrogeno,

rimane un obiettivo a lungo termine, in ragione

degli ostacoli infrastrutturali e logistici. Deere sta

conducendo delle ricerche a Saran, in collaborazione

con istituzioni accademiche, per esplorare le

soluzioni più adatte per l’iniezione dell’idrogeno.

L’immagine in

basso evidenzia

la centralità

della tecnologia

endotermica nella

linea di fuoco di

John Deere. Non

tragga però in

inganno. Non solo

batterie, a firma

Kreisel. Allo stand

di Wirtgen, erano

esposti anche i

sistemi di ricarica.

Quel che si dice

“fare sistema”

terra

terra

28

29



parker hannifin. Al bauma 2025

MANO NELLA

MANO

Oltre al motion control dei motori tradizionali,

Parker è impegnata nell’elettrificazione e nelle

celle a combustibile. L’idrogeno richiede

stabilità ed elevata capacità di filtrazione.

L’elettrico passeggia a braccetto con la

digitalizzazione. L’azienda americana si

dimostra proattiva su tutti questi fronti

terra

Al bauma Parker ha calato due assi, non uno,

per intercettare le esigenze della decarbonizzazione.

Cominciamo dalle fuel cell. In questo

contesto, Parker si posiziona come partner strategico

nella filiera dell’idrogeno, con un ventaglio

integrato di componenti per celle a combustibile ed

endoyermici alimentati a idrogeno. Al Bauma 2025,

l’azienda ha presentato un insieme coerente di tecnologie

abilitanti, in linea con l’obiettivo di decarbonizzare

le applicazioni mobili medio-pesanti.

L’approccio Parker si distingue per la capacità di

coprire fino all’80% del bilanciamento di un sistema

a celle a combustibile. A partire dalla gestione

dei flussi d’idrogeno, Parker fornisce componenti

per la regolazione e il controllo della pressione

su linee da 350 e 700 bar, con sistemi di valvole,

raccordi e tubing ad alta integrità progettati per ridurre

al minimo le perdite e garantire la sicurezza

operativa. L’idrogeno, prima di raggiungere la

cella, attraversa un circuito complesso che richiede

componenti chimicamente compatibili e resistenti a

shock e vibrazioni.

Filtraggio multistadio

Sul lato aria, Parker ha sviluppato sistemi di filtrazione

multistadio ad alta efficienza, in grado di

rimuovere le particelle solide in ingresso anche in

ambienti estremamente polverosi. Un secondo stadio

di filtrazione dedicato ai gas consente di proteggere

la membrana elettrochimica (MEA) da contaminanti

volatili. Il controllo dell’umidità è affidato

a umidificatori compatti e a separatori d’acqua integrati,

mentre la gestione delle temperature si avvale

di moduli scambiatori ottimizzati per il controllo

preciso della temperatura operativa.

Uno dei punti critici nella progettazione dei sistemi

a fuel cell risiede nella gestione della conducibilità

elettrica del fluido refrigerante: al contrario di

quanto avviene nei motori endotermici tradizionali,

un’eccessiva conducibilità può generare scariche

che danneggiano lo stack. Parker ha quindi integrato

nel circuito soluzioni di filtrazione specifica

per il liquido termico, contribuendo a preservare la

stabilità dielettrica del sistema.

L’attenzione ai dettagli progettuali si estende alle

tenute delle piastre bipolari, elementi fondamentali

per la separazione dei gas e il mantenimento

dell’integrità del sistema. Parker Prädifa propone

guarnizioni in elastomero e Ptfe (politetrafluoroetilene),

sigillature composite su frame portanti, e

soluzioni customizzate per stack con elevati requisiti

di durata, integrabilità e resistenza chimicotermica.

La tecnologia di tenuta è progettata per

ridurre le perdite interne ed esterne, semplificare

l’assemblaggio e consentire la produzione in serie

con qualità costante. Anche per gli endotermici alimentati

a idrogeno, Parker impiega gran parte delle

tecnologie sviluppate per la fuel cell, in particolare

per il trasporto dell’idrogeno e la regolazione della

pressione. I componenti per i motori a combustione

interna condividono gli stessi requisiti in termini

di compatibilità chimica, resistenza meccanica e

integrazione in ambienti gravosi, e sono già oggi

disponibili per applicazioni prototipali e di pre-serie

su powertrain di medie e grandi dimensioni.

Quindi, filtrazione, temperatura, pressione

Attraverso un approccio modulare e verticale, Parker

supporta l’implementazione di sistemi a idrogeno

nelle macchine operatrici mobili, integrando

funzionalità critiche come la filtrazione, la gestione

termica, la tenuta e il controllo della pressione. La

presenza allargata su tutti i sottosistemi chiave consente

all’azienda di proporsi come fornitore unico

per progetti fuel cell o H2 ICE, contribuendo alla

riduzione della complessità e all’accelerazione dello

sviluppo industriale.

Adesso svoltiamo sull’elettrificazione e sulla digitalizzazione,

due ambienti che procedono mano nella

mano. Mentre la meccanica tradizionale continua

ad avere un ruolo importante, il software sta diventando

sempre più determinante per aumentare

le funzionalità e l’autonomia delle macchine. Queste

tecnologie consentono di rispondere ai requisiti

normativi in evoluzione, come quelli della nuova

Direttiva Macchine 2026, migliorando al contempo

l’efficienza operativa e la sostenibilità.

Uno dei più recenti sviluppi presentati da Parker

è il motore elettrico Gvm (Global vehicle motor),

progettato in abbinamento a un riduttore. Una delle

sue caratteristiche più distintive è la capacità di

raffreddamento integrata, fondamentale per gestire

i picchi di coppia tipici dei cicli di lavoro più

gravosi. L’efficace gestione termica consente di

mantenere prestazioni elevate senza compromettere

l’affidabilità. Grazie al design compatto, il Gvm

contribuisce a una riduzione del consumo energetico.

L’integrazione con riduttore ed e-PTO (cioè la

power take-off elettrica) consente di abbandonare

completamente l’uso del motore a combustione,

mantenendo comunque la possibilità di alimentare

pompe idrauliche. Il pacchetto include inverter,

drive e motore elettrico di dimensioni adeguate,

adattabili alla pompa desiderata. Con l’elettrificazione,

le pompe sono diventate più versatili. In precedenza,

il tipo di pompa dipendeva direttamente

dal motore meccanico. Oggi è possibile utilizzare

pompe fisse che si comportano come variabili grazie

al controllo elettronico e alle funzioni integrate

nel drive. Un esempio concreto è la nuova T8Mini,

evoluzione della serie T7, basata sull’affidabile

tecnologia Denison vane. Ottimizzata per i sistemi

elettrici, la T8Mini si distingue per la bassa rumorosità,

l’elevata efficienza e la compattezza. Abbinata

a un motore elettrico brushless sincrono, migliora

sensibilmente le prestazioni della macchina, garantendo

al tempo stesso un ridotto impatto ambientale,

in particolare nelle applicazioni urbane, e un minore

costo totale di proprietà. Gli inverter Gvi Gen 2

hanno implementato il controllo motore sia per la

trazione che per le funzioni ausiliarie. È disponibile

in due taglie: 75 kW e 250 kW, a cui si aggiungerà

a breve la versione da 125 kW, e si adatta ai motori

CA a magneti permanenti (Pmac) della citata serie

Gvm. Tra le funzioni di sicurezza figurano Safe

Torque Off, High Voltage Interlock Loop, la scarica

attiva e passiva dei condensatori e la protezione da

sovratensione ad alta velocità.

E la digitalizzazione?

Questo è un altro pilastro fondamentale: Parker ha

investito molto in modellazione, simulazione e digital

twin, riducendo il time-to-market e semplificando

il lavoro di progettazione. I clienti possono

utilizzare i modelli simulativi per testare configurazioni,

ottimizzare le soluzioni e accelerare lo sviluppo

senza ricorrere immediatamente a prototipi

hardware.

In apertura,

il layout che

evidenzia il

contributo di

Parker nelle fuel

cell. A seguire,

la pompa T8Mini.

In basso, una

rassegna degli

inverter Gvi Gen2

30

31



perkins. Dimostratore elettrico e Progetto COEUS

Powertrain

INTERNATIONAL

È “DIROMPENTE”

E se Perkins avesse trovato la pietra filosofale, che loro chiamano “Disruptor”?

L’unità di alimentazione elettrica a batteria di Perkins è stata messa alla prova in una

macchina per l’alettatura dei tubi, la McElroy TracStar 900i, come dimostratore. Ci

siamo soffermati con Paul Muller anche sul Progetto Coeus. A destra, il 12,9 litri

Lo chiamano

“disruptor”, da

noi tradotto come

“dirompente”. È la

soluzione elettrica

integrata in grado

di sostituire un

motore diesel e

di simularne il

comportamento

terra

32

Perkins ha risposto a chi mugugnava quando furono

presentate le batterie “in solitaria”, cioè

svincolate da un sistema cinematico. A Monaco

campeggiava un gruppo propulsore elettrico

“drop-in”. Il dimostratore, installato in una macchina

per l’alettatura dei tubi, la McElroy TracStar

900i, sostituisce il 3,6 litri 904 di Perkins. L’unità

elettrica è stata concepita con i punti di montaggio

meccanici ed elettrici del diesel, per agevolare gli

Oem nell’elettrificazione delle piattaforme esistenti

senza oneri di reingegnerizzazione. Come dire, sia

per il primo equipaggiamento che per il retrofit. Include

la batteria, gli inverter, i motori, il caricabatterie

di bordo, il sistema di raffreddamento, la logica

di controllo e la telematica, il tutto integrato in un

modulo compatto e chiavi in mano. Ci spiegano che

«il sistema replica i segnali del motore tradizionale,

come la pressione dell’olio, consentendo un funzionamento

perfetto con le macchine abituate a questi

input. Questo livello di emulazione garantisce quindi

la piena compatibilità con i comandi macchina

esistenti e riduce i tempi di sviluppo. Elettrica a tutti

gli effetti, ma in grado di mimare il comportamento

dell’endotermico. Tutti i componenti ad alta tensione

sono racchiusi all’interno dell’unità, sgravando

gli installatori dalla gestione dei cavi arancioni o

l’integrazione HV ad alta tensione. Il dimostratore

elettrico a batteria fornisce una potenza continua di

circa 105 kW, in continuaità con il quadricilindrico.

C’è un’altra dimensione applicativa su cui Perkins

è in una fase avanzata di ricerca e sperimentazione,

ed è quella dell’ibridazione, all’interno del Progetto

Coeus. L’obiettivo è quello di sviluppare un’unità di

potenza ibrida con accensione comandata. Al bauma

abbiamo incontrato Paul Muller, Technical Sales

Manager, uno dei nostri ciceroni al London Design

Museum. «Il motore a idrogeno è funzionante, attualmente

in fase di test. L’obiettivo è fornire un

sistema ibrido da 180-280 kW che offra prestazioni

costanti con quattro tipi di carburante: idrogeno,

etanolo, metanolo e biometano». Tutti i carburanti

indicati si prestano all’accensione a scintilla, consentendo

lo sviluppo di una piattaforma di combustione

comune. Il sistema ibrido sarà configurato

come soluzione plug-and-play, consentendo agli

utenti di adattarsi alla disponibilità locale di carburante

o alle richieste normative senza compromettere

la densità di potenza o le prestazioni. Oltre alle

unità di potenza, Perkins sta potenziando i servizi

connessi, concentrandosi sulla gestione delle batterie,

sulla telematica e sulla manutenzione predittiva.

Il sistema telematico integrato può monitorare a distanza

lo stato di salute della batteria e avvisare gli

utenti o le reti di assistenza in tempo reale. «Stiamo

costruendo sistemi in grado di diagnosticare i problemi

dell’intera trasmissione - batteria, inverter,

motore - in modo da poter individuare i guasti e

reagire più rapidamente», ci spiegano. «Si tratta di

mantenere le macchine in funzione, massimizzare i

tempi di attività e ridurre i costi di proprietà».

1

What is called

ALTERNATIVE

ACT Expo: So much ‘e’, so much ‘H2’ - FPT Teardown -

Intermat: Cummins, Moog, Yanmar CE - Isotta Fraschini

at DCN Milan - Diesel of the Year & Alternative Engine Award

Raise the

1

INTERNATIONAL

Powertrain

Powertrain

A hydrogen

FILL-UP

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July 2024

KOREAN FLAG

HD Hyundai Infracore DX is the Diesel of the Year 2025 -

Under

FPT Industrial XCursor 13 wins the Alternative Engine Award -

EIMA previews - Himoinsa - Echoes from IAA Transportation

PRESSURE

Queen and David Bowie? No, let’s talk about hydrogen -

HD Hyundai DX Diesel of the Year - Bauma Munich: BEV,

INTERNATIONAL

despite the situation in Europe and the US - Perkins Coeus

Powertra

PowertraIN

Powertrain

Bringing H2 to the dock, from pleasure to commercial boats -

Batteries: Exide and Riva EL-Iseo - FPT Industrial e-Plant step

by step - Kohler DemoDays - Rolls-Royce PG Symposium

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November 2024

MULTIFUEL

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DOTY & AEA awarding sessions with Hyundai and FPT -

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Reinova’s electric vision - EIMA International - Focus on

Rehlko - PG: BGG, HVO, Isotta Fraschini, Perkins, LF

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January 2025



CONFRONTO. Industriali da 3,6 a 3,9 litri

TALLONANO

I QUATTRO

Non si intendono solamente i quattro

cilindri con canna da litro che hanno

progressivamente sostituito. I compatti da

3,8-3,9 litri erogano potenze rintracciabili

in precedenza sui 4,4 litri. Brilla la stella di

Cummins, Deere e Deutz danno un colpo

di reni, Perkins alza l’asticella. Volti nuovi

dall’Estremo Oriente

Sezionare i range di cilindrata in modo chirurgico

è un’operazione più complicata che nel passato.

La possibilità di intervenire sui sistemi di

controllo elettronico consente a motoristi ed installatori

di manipolare il profilo delle curve al di là

della inerziale attitudine meccanica della cubatura.

Generalmente avviciniamo i compatti con un metro

elastico. In questo caso abbiamo deciso di escludere

i 3,4 e accorpare i 3,6 e i 3,8 litri, includendo alcune

stelle nascenti dell’Estremo Oriente, come Kioti e

Weichai (non Raywin, dal momento che il loro 3,8

litri risulta non emissionato). A questo punto, come

ignorare il 3,9 di Deutz e John Deere? Seppure

acceleri sensibilmente l’arrampicata sulla curva di

potenza, questo motore si trova a una manciata di

centimetri cubici dal resto del gruppo.

Partiamo dai 3,9 litri

Cominciamo dunque proprio dal motore che, all’ombra

della cattedrale di Colonia, affiancherà il Tcd3.6

ed è destinato a fagocitare il Tcd4.1. Perché questa

è l’anomalia dei compatti maggiorati (espressione

che potrebbe risuonare paradossale). Da un lato raccolgono

il testimone delle cilindrate unitarie da 800

a 900 cc, che hanno fagocitato la canna da litro,

dall’altro si approssimano proprio a quella cilindrata

unitaria (esattamente 0,975 litri, quindi un’inezia

rispetto al cilindro che ha fatto la storia della meccanizzazione

agricola). Il 3,9 litri allunga quindi sul

3,6 litri, che rimane uno dei fiori all’occhiello del

listino Deutz, con il quale convivrà a lungo, e sostituirà

progressivamente il 4,1 litri. La base meccanica

Compatti

La 421G è la

pala gommata di

CASE Construction

Equipment appena

introdotta sul

mercato. Con un

peso operativo

di 8.970 chili, si

inserisce tra le pale

gommate compatte

e quelle di medie

dimensioni. È

equipaggiata

con l’F36 di FPT

Industrial

PERKINS SALE A 106, DEERE E DEUTZ CON IL 3,9L

TERRA

Marca CUMMINS DEUTZ DEUTZ FPT INDUSTRIAL JOHN DEERE KIOTI KUBOTA PERKINS SAME YANMAR YUCHAI

Modello F3.8 TCD 4.0 TCD3.6 L4 HP F36 JD4 4J383TA V3800-TIEF4HB 904J-E22TA FARMOTION KF4115TA 4TN101 YCDK04140-T400

CARTA D’IDENTITÀ

A x C mm - C/A 102 x 115 - 1,13 99 x 128 - 1,29 98 x 120 - 1,22 102 x 110 - 1,08 99 x 128 - 1,29 103 x 115 - 1,12 100 x 120 - 1,20 98 x 120 - 1,22 103 x 115 - 1,12 101 x 120 - 1,19 98 x 120 - 1,22

N. cilindri - litri 4 - 3,75 4 - 3,94 4 - 3,62 4 - 3,59 4 - 3,94 4 - 3,83 4 - 3,77 4 - 3,62 4 - 3,85 4 - 3,84 4 - 3,62

Potenza intermittente kW - rpm 129 - 2.500 129 - 2.200 105 - 2.300 105 - 1.900 129 - 2.200 104,5 - 2.200 96,4 - 2.400 106 - 2.200 115 - 2.000 105 - 2.200 103 - 2.400

Pme bar 16,8 18,2 15,4 18,8 18,2 15,2 13 16,3 18,3 15,2 14,5

Velocità lineare pistone m/s 9,6 9,4 9,2 7 9,4 8,4 9,6 8,8 7,7 8,8 9,6

Coppia max Nm - rpm 617 - 1.500 696 - 1.300 550 - 1.600 600 - 1.400 696 - 1.300 540 - 1.400 446,6 - 1.500 568 - 1.500 666 - 1.400 550 - 1.500 500 - 1.600

Pme a coppia max bar 21,1 22,7 19,5 21,4 22,7 18,1 15,2 20,1 22,2 18,3 17,7

Riserva di coppia % 38 44,1 42,3 47,1 44,1 41,7 36,4 43,6 48,1 42,3 38,6

Coppia a potenza max Nm 490 559 441 529 559 451 382 461 549 461 412

% Potenza a coppia max (kW) 75,2 (97) 73,50 (95) 87,80 (92) 83,80 (88) 73,50 (95) 75,80 (79) 72,80 (70) 84,20 (89) 85 (98) 82,30 (86) 81,40 (84)

NELLO SPECIFICO

Potenza kW/litro 34,2 32,6 29 29,2 32,6 27,2 25,5 29,2 29,7 27,3 28,4

Coppia Nm/litro 164,1 176,6 151,8 166,9 176,6 140,8 118,4 156,8 172,9 143 138

Potenza areale kW/dm 2 39,45 41,88 34,77 32,11 41,88 31,38 30,70 35,10 34,53 32,81 34,11

METRO E BILANCIA

Peso kg 280 460 350 320 460 522 345 275 540 420 280

L x W x H mm 818x728x786 760x680x843 900x592x1.036 714x601x852 700x680x810 948x666x1.136 844x581x835 667x569x776 602x578x679 890x630x870 790x590x790

Ingombro m 3 0,47 0,44 0,55 0,37 0,39 0,72 0,41 0,29 0,24 0,49 0,37

Massa/potenza kg/kW 2,2 3,6 3,3 3 3,6 5 3,6 2,6 4,7 4 2,7

Densità globale kg/litri 74,5 116,7 96,7 89 116,7 136,2 91,5 75,9 140,3 109,2 77,3

Densità di potenza kW/m 3 274,5 293,2 190,9 283,8 330,8 145,1 235,1 365,5 479,1 214,3 278,4

Densità assoluta t/m 3 0,60 1,05 0,64 0,86 1,18 0,73 0,84 0,95 2,2 0,86 0,76

Densità relativa litri/m 3 8 8,96 6,58 9,72 10,11 5,32 9,20 12,49 16 7,85 9,79

INDICI

ELASTICITÀ 12,6 11,7 9,6 7,7 11,7 10,3 11,1 9,6 6,2 9,4 10,4 6,1

PRESTAZIONI 6,2 6,5 5,8 6 6,5 5,4 5 5,9 6,2 5,5 5,5 5,5

SOLLECITAZIONE 10,2 10,7 9,6 9,5 10,7 8,8 8,3 9,6 10 9 9,1 8,4

LEGGEREZZA 8,9 13,9 11,1 10,2 13,9 16,7 11 8,7 16,8 13 9,1

COMPATTEZZA 20,9 23,7 16,2 26,1 26,8 11,6 17,4 31,6 21,1 17,3 22,1

DIESEL INDUSTRIALI 8,1 7,5 7,2 7,2 7,5 6,7 6,9 7,6 6,9 6,9 7,4

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ed elettronica consente a Colonia di allestirlo in formato

“gruppo elettrogeno”, con una potenza prevista

di 100 kVA, con la quale presidierà un nodo strategico

di queste applicazioni e abbraccerà segmenti

finora inesplorati da Deutz. Senza considerare il potenziale

nella nautica commerciale. Consentendo la

semplificazione dell’alloggiamento, quindi l’architettura

multipla sotto coperta, con più unità in linea,

potrebbe costituire una carta da spendere per il rilancio

della stessa Deutz nella nautica. Sicuramente

è un “oggetto interessante” per il gemello in verde,

a firma di John Deere Power Systems, che a gennaio

ha annunciato la marinizzazione di due cavalli

rampanti della scuderia, il 14 e il 18 litri (il JD18 è

stato eletto Diesel of the year nel 2021). L’intervallo

di potenza, nella fascia apicale dell’offerta di John

Deere, è così segmentato in modo più regolare, da

298 a 599 chilowatt. A questo punto, perché non

rendere questa segmentazione ancora più flessibile

nella fascia di attacco, che si rivolge alle piccole e

medie barche da lavoro (tra cui pilotine, taxi e piccoli

rimorchiatori). Questo motore dispone di un treno

di ingranaggi posteriore che permette alla presa

di forza di attingere a una potenza maggiore. Il JD4,

così è stato battezzato nella nomenclatura americana,

contempla intervalli di manutenzione dei fluidi

compresi tra 750 e 1.000 ore. Un altro elemento di

innovazione riguarda i regolatori idraulici (Hla) che

rimuovono la manutenzione del gioco delle valvole.

Il motore offre fino a due pattini di trasmissione

ausiliari, con un effetto boost sulla potenza ausiliaria,

fungendo da agevolatore per l’eventuale ibridizzazione

del sistema. Concepito sia per i mercati

emissionati che per quelli con limiti assai più laschi

(insomma, dallo Stage IIIA allo Stage V), si attrezza

con il ricircolo dei gas di scarico raffreddato esternamente

per il IIIA. L’Egr risulta espiantato nello

Stage V, seguendo una tendenza che ha investito anche

gli interpreti della scuola ingegneristica tedesca,

paladini dell’approccio anti-emissioni a monte della

combustione, quali Deutz e MAN. Vi invitiamo però

a leggere l’articolo su Dellorto, che trovate in questo

numero, per ricredervi su questo assunto. L’Egr è

tutt’altro che fuori gioco e si ritrova a fronteggiare

nuove sfide. Dal momento che le portate sono

in continua crescita, si sta rapidamente passando

dalla tradizionale valvola a fungo all’Egr a farfalla.

All’EIMA, Rama Motori, storico distributore per

l’Italia dei motori John Deere, ha avuto l’onore di

annunciare l’estensione della potenza del JD4 a 129

chilowatt, in precedenza appannaggio esclusivo di

Deutz. Sostanzialmente le curve sono speculari, con

il punto di minor consumo specifico a 1.300/1.400

giri e una stabilizzazione della potenza a 2.200 giri.

Sprint Cummins

A tallonare da vicino Deere e Deutz troviamo

Cummins. L’F3.8 ha giocato d’anticipo, in questa

rincorsa alla densità di potenza. Risale al 2019 la

genesi del progetto “Performance Series”, che investe

anche il 3,75 litri, passato da 97 a 129 chilowatt,

guadagnano addirittura il 33%, rispetto alla originaria

edizione Stage V. La revisione del pacchetto

emissioni ha comportato l’espianto dell’Egr e un

modulo singolo per i dispositivi a valle. Una soluzione

che riguarda B4,5, B6,7 e L9, tutti fin da allora

congegnati per l’installazione per oltre il 70%,

inclusi post-trattamento, sistema di raffreddamento,

tubi flessibili, filtro dell’aria e kit di montaggio.

Questo confronto, che manca da diversi anni, trova

nuova linfa anche dalla vitaminizzazione delle

curve del 904J di Perkins. Quello che fu in origine

battezzato Syncro calca le scene da un decennio,

quando sganciò Perkins dall’abbraccio con FPT Industrial

per il 3,4 litri siglato 854. Correva l’anno

2016 e si fece ammirare sotto una teca proprio al

Bauma Monaco. A Shanghai, nell’edizione cinese

della kermesse bavarese, nel novembre successivo,

sarebbe apparso il fratellino minore da 2,8 litri. Vi

abbiamo raccontato sul numero di Marzo-Aprile di

quanto annunciato al Museo del Design di Londra.

A Peterborough hanno alzato l’asticella della potenza

del 6%, 106 kW a 2.220 giri e coppia a 566 Nm,

con un balzo di circa 12 punti percentuali. Hanno

messo mano al design, intervenendo sul post-trattamento

Emat (Engine mounted aftertreatment), che

ridimensiona il packaging dell’Scr e posiziona il

modulo sempre a castello sul motore, ma riducendone

l’impatto volumetrico. La flessibilità investe

anche il posizionamento della pompa del combustibile,

il volano e le prese di forza. Nell’agosto del

2020 Yuchai ha certificato Stage V un 4,8 e un 3,62

litri per rafforzare la presenza in Europa. Non abbiamo

notizie di applicazioni off-highway europei

equipaggiati dal compatto di Pechino, ma la carta

d’identità è allineata con i principali concorrenti.

Quasi un peso piuma, sebbene non sia chiaro se

i 280 chili dichiarati comprendano catalizzatore,

filtro antiparticolato ed erogatore di urea tecnica.

C’è anche Kioti

Eccovi la new entry. Si chiama Kioti, è commercializzata

in Italia da Pitteri Violini, e si propone come

top di gamma. Nel più classico filone onomastico

del Far East, il motore è identificato con una sigla:

4J383TA. Anche in questo caso, come in quello dei

dirimpettai cinesi, il costruttore coreano è riuscito

a imprimere grinta al monoblocco, che si dimostra

competitivo, con 104,5 chilowatt e 540 Nm. Il 3,83

litri risulta penalizzato dal peso, che incorpora però

esplicitamente il modulo Scr, volano e ventola. Il

4J380 si trova sotto i cofani dei trattori Kioti e si

presenta come l’asso di briscola per sparigliare le

carte sul tavolo dei costruttori europei. Scalando a

livello geografico, dalla penisola coreana ci imbarchiamo

per l’isola giapponese di Honsu. Si replica

l’eterno duello tra Yanmar e Kubota. La prima ha

svelato i tratti del 4TN101 all’Intermat del 2018,

mentre alla edizione del Bauma appena consegnata

agli archivi è stata la volta della versione a idrogeno.

Yanmar prosegue nella scelta del ricircolo

raffreddato, che interviene sulla miscela in camera

di combustione e contribuisce a moderare la detonazione

e il punto di fiamma. L’alchimia, per evitare

il rischio trade-off, è il bilanciamento con la quantità

di urea tecnica erogata dagli ugelli dell’Scr. Il

risultato è all’altezza delle aspettative: la potenza

è di 105 chilowatt, per 550 Nm, appena 100 Nm

in meno a 1.000 giri. I dirimpettai di Kubota, da

lepri si ritrovano nel ruolo di inseguitori, incalzati

da una concorrenza ormai plafonata sopra i 100 kW.

La stessa Yuchai da anni si è proposta con un 3,6

da 103 kW e 600 Nm. L’F36 di FPT Industrial si

distingue per la riserva di coppia e la coppia disponibile

a potenza massima, che potete trovare sulla

pala gommata 421G di Case CE. Ci soffermiamo in

Italia, a Treviglio, casa natale di SAME. Per assorbimento

puramente captive, i 2,9 e 3,8 della famiglia

Farmotion sono prodotti anche a Bandirma, in

Turchia, dove SDF vanta una presenza significativa.

Lo stabilimento di 10.000 metri quadri sul Mar di

Marmara è stato inaugurato nel maggio 2024, per

la produzione dei FARMotion e per le lavorazioni

meccaniche.

In basso, a sinistra,

una pompa per

l’irrigazione di

OCMIS. Una delle

prime applicazioni

con il JD4 di John

Deere, distribuito

da Rama Motori. Di

seguito, il Landini

Serie 5, motorizzato

dal TCD3.6 di

Deutz.

TERRA

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37



rama motori. Per Tecniwell

BINOMIO

HEAVY DUTY

Potenza ed affidabilità. Questo è quanto richiesto

ai motori per il jet grouting. Tecniwell ha pensato

al JD18, di John Deere, capace di 677 chilowatt

a 1.900 giri, per una motopompa in grado di

soddisfare le esigenze performative di questa

applicazione, che vi spieghiamo nel dettaglio. Per

il 18 litri, parola ad Andrea Perduca di Rama Motori

Da sinistra a destra,

l’applicazione

di Tecniwell per

il jet grouting

equipaggiata

dal JD18, con

il supporto e

l’assistenza di

RAMA Motori. Il

motore è stato

ritratto alla scorsa

edizione del

Conexpo di Las

Vegas

stazionari

Tecniwell. Sono trascorsi otto anni da quando ne

parlammo. All’epoca, nella scuderia piacentina,

comparivano Cat, Deutz, Scania e Volvo. In questa

sede parliamo invece di John Deere. I pianeti di

Rama Motori e di Tecniwell si sono infatti allineati

nel segno del JD18. Sì, è stato reclutato proprio lui, il

Diesel of the year 2021. A sud di Piacenza, in quel di

Podenzano, il 18 litri ha motorizzato una motopompa

per il jet-grouting. Questa tecnologia è utilizzata per il

consolidamento e l’impermeabilizzazione del terreno,

nonché per il miglioramento delle sue caratteristiche

meccaniche. Il processo inizia con una perforazione

realizzata mediante aste di piccolo diametro, generalmente

tra 90 e 140 millimetri, che possono raggiungere

profondità anche superiori a 30 metri, a seconda

delle necessità progettuali. All’estremità della batteria

di aste è montato un utensile dotato di speciali ugelli,

attraverso i quali viene iniettata una miscela cementizia

ad altissima pressione, solitamente compresa tra

300 e 500 bar, e con una portata elevata.

Addentrandoci nel jet grouting

Questa iniezione, combinata con la rotazione e la risalita

controllata della batteria di aste, genera un’azione

erosiva sul terreno circostante, miscelandolo

con il cemento in una configurazione a spirale sovrapposta.

Una volta che la miscela ha completato

il processo di maturazione, si forma una colonna

consolidata di diametro significativo, generalmente

variabile tra 0,6 e oltre 3 metri, caratterizzata da elevate

proprietà meccaniche e idrauliche. Questo rende

il jet grouting particolarmente efficace per interventi

di stabilizzazione dei terreni, creazione di barriere

impermeabili e fondazioni speciali. Data la complessità

e l’elevata pressione di iniezione richiesta dal

processo, le pompe impiegate devono essere dotate

di motori ad alta potenza e grande affidabilità, garantendo

così prestazioni costanti, anche in condizioni

operative difficili. Un ruolo fondamentale in questo

processo è svolto dalle specifiche motopompe, che

devono garantire elevate pressioni e portate costanti

per ottenere colonne di terreno trattato con caratteristiche

ottimali. Facciamo un salto indietro, al 2022.

Il JD18 fece il primo nido nelle trince della serie

9000. Nonostante l’imprinting agricolo, il motore di

John Deere rivendica il diritto di cittadinanza all’interno

del cantiere, come dimostrano l’applicazione

di Tecniwell e un cospicuo numero di pompe per

il dewatering, motorizzate dal 18 litri, utilizzate per

pompare acqua nei pozzi del fracking. Il passo verso

l’universo construction è quindi compiuto. Nel numero

di Marzo 2021 fummo facili profeti, commentando

l’allora Diesel of the year. Questo fu il nostro

pronostico: «seppure costituisca l’approdo naturale,

riteniamo che questo motore non esaurisca la candidatura

alle trince e alle mietitrebbie. L’erogazione

di una coppia così poderosa potrebbe fare al caso di

quelle macchine per le infrastrutture stradali e civili

che richiedono prese di forza, periferiche e picchi di

coppia durante la traslazione, lo sbraccio, la trivellazione

o altro, di fronte a carichi bassi e stabili».

Andrea Perduca

Il Sales Manager & Business Development di Rama

Motori, ci ha ricordato che: «Un anno fa, di questi

giorni, presentammo questo motore al Road Show di

Reggio Emilia. Da allora, la campagna divulgativa

a sostegno del JD18 ha portato i primi frutti. Possiamo

considerare questo motore, che non necessita

di alcun post-trattamento, come un passe-partout nel

mercato. Un’architettura che lo rende assai appetibile,

da 522 chilowatt in su, in considerazione delle problematiche

che spesso l’Ats può comportare in diversi

ambienti operativi. Nonostante nel jet grouting la potenza

installata sia utilizzata a regimi elevati, questa

tecnologia presenta alcune sfide per il motore. Tra

un’iniezione e l’altra, i frequenti momenti di standby

possono influire negativamente sul processo di posttrattamento,

aumentando il rischio di cristallizzazione

all’interno dell’Scr. Il JD 18 si rivela dunque ideale

per il jet grouting come per le trivelle e altri impieghi

gravosi. John Deere ha nel suo Dna gli utilizzi

heavy duty. I nostri motori devono durare nel tempo

e garantire la continuità delle prestazioni, dimostrandosi

affidabili e convenienti a livello di manutenzioni

e ricambistica. La potenza richiesta, in questo caso, è

di 677 chilowatt a 1.900 giri». L’intervallo del JD18

si iscrive da 522 a 677 chilowatt a 1.900 giri, con un

picco di coppia di 4.250 Nm. Il treno di ingranaggi

si trova sul posteriore, per moderare le sollecitazioni

torsionali e all’albero a gomiti. I regolatori idraulici

eliminano il gioco valvole. Tornando all’impiego specifico,

chiediamo a Perduca quanto incida la manutenzione

su un’applicazione come questa. «Anomalie

del motore possono compromettere il funzionamento

della macchina, con il rischio di bloccare un intero

cantiere e andare incontro a severe penali da parte

del committente. L’affidabilità e la facilità di manutenzione

sono un valore aggiunto. Se si contabilizzano

anche i benefici dell’assenza dell’after-treatment,

la macchina risulta particolarmente performante e

conveniente nell’intero ciclo di utilizzo. Consideri,

infine, che anche in questo motore è stato inserito il

Connected Support, che in caso di anomalie allerta il

dealer o il servizio assistenza più vicino al cantiere. I

dati raccolti da John Deere nell’ultimo decennio consentono

un approccio predittivo, per il controllo del

funzionamento del motore».

Manutenzione predittiva, un autentico tormentone.

Può farci un esempio? «Ammettiamo che emerga

l’alterazione di un dato di un sensore. L’anomalia

viene segnalata ed elaborata attraverso la banca

dati di John Deere. Il sistema risponde suggerendo

al service più vicino ed al cliente la soluzione più

efficace, per esempio, la verifica del funzionamento

del sensore, prima di effettuare una nuova gettata,

evitando un possibile fermo macchina».

La collaborazione con Tecniwell si esaurisce al motore?

«Abbiamo fornito il powerpack, completo di

radiatore e ventola a giunto viscoso, che gestisce le

temperature del motore in maniera efficiente, riducendo

l’assorbimento di potenza parassita. RAMA

ha allestito un vero modello plug&play, con tanto

di cablaggio, filtri aria montati fino alla scatola dei

fusibili sul motore. Non posso nascondere la soddisfazione

nell’avere travasato nel 18 litri le competenze

già presenti in RAMA su motori di cilindrata

più contenuta, senza alcuna complicazione. Test precedenti

hanno addirittura registrato delle prestazioni

superiori alle più alte aspettative. Consideri che un

must di John Deere è il dimensionamento del sistema

di raffreddamento per una temperatura ambiente

esterna di 52 gradi centigradi, chiaramente sul

livello del mare. Il power pack è stato messo alla

frusta nella già calda estate del 2024 ed ha superato

brillantemente l’esame in condizioni di utilizzo più

che affidabili».

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landi renzo. E il blending dinamico

SMART È GIÀ

STATO DETTO?

In generale, si abusa del termine “smart”. Nel caso

dell’anello di congiuzione tra Landi Renzo e il

blending dinamico, si può proprio dire che sia

così. Sostanzialmente si adatta la percentuale di

sostituzione alle esigenze contingenti del motore.

Dinamico è infatti il sistema di dosaggio dei

combustibili. L’elettronica è a firma Landi Renzo

automtoive

Abbiamo incontrato Landi Renzo, un annetto

fa, e si sono aperte le porte di un ecosistema,

dinamico come il blending di cui vi raccontiamo

oggi. L’organizzazione dell’azienda emiliana

le consente ramificazioni in grado di intercettare le

esigenze degli utilizzatori di combustibili gassosi a

monte e a valle del processo. Per capirci, ragionando

di gas metano e Gpl, dai compressori allo stoccaggio

e all’erogazione del gas, fino ai regolatori di

pressione e all’elettronica di controllo. Chiamatela

galassia, chiamatelo arcipelago, ci potete comunque

trovare anche il blending dinamico di cui abbiamo

fatto cenno. Gas, nella semantica di Landi Renzo,

significa anche miscele, per esempio con l’idrogeno.

Abbiamo chiamato a raccolta una specie di think

tank, che ha risposto presente. Andrea Piovesan è

responsabile di Electronic & Applications, quindi

della parte R&D elettronica. Una sede si trova nel

quartier generale di Cavriago, prevalentemente per

il passenger car. Giuseppe Miletto si è collegato

dall’altra sede di Volvera, deputata allo sviluppo

delle applicazioni heavy duty.

On Board blending

Ci racconta Piovesan: «È nell’ambito di questa sede,

nella cintura torinese, e delle attività che abbiamo

svolto negli ultimi due anni, che abbiamo contribuito

a un progetto di on board blending, in partnership

con un Oem, che ci ha fornito prima un camion e

poi un motore che abbiamo testato su banco prova,

per fare analisi sul blending dinamico più approfondite

di quanto non si riesca a fare direttamente sul

veicolo. In fin dei conti un camion, come qualsiasi

altra applicazione, è un dimostratore statico, limitato

da un determinato numero di vincoli, dettati dal

fatto che il veicolo non consente di esplorare l’intero

campo di sostituzione del blending, a differenza

di quanto si può fare in cella, in piena sicurezza.

Abbiamo dunque maturato esperienza nella miscelazione

di idrogeno e metano, di tipo dinamico perché

le sostituzioni potevano essere regolate». La palla

passa nella metà campo di Giuseppe Miletto, classe

1964, il veterano del gruppo. «Ho sempre lavorato

nell’ambito motoristico, nella scia dei carburanti

puliti. Nella seconda metà degli Anni 90 mi hanno

chiesto di dedicarmi a uno specifico progetto sul metano,

finalizzato alla realizzazione della catena di

rifornimento di miscele per le automobili. Avevamo

studiato che sui propulsori stradali, non succedeva

nulla fino al 25-30% di idrogeno nel metano. Potevano

cioè andare più che bene sia il sistema di accumulo

che l’iniezione, senza impatti significativi sulla

combustione. Quella è la miscelazione statica, che

eroga nel serbatoio una miscela predeterminata, pari

all’8-10% circa in massa di idrogeno nel carburante.

Passano gli anni e mi coinvolgono in un progetto di

blending dinamico. Lo definiamo dinamico perché

prevede che si faccia rifornimento a due serbatoi,

metano e idrogeno. C’è un sistema che si occupa

di capire come, dove e quanto si può sostituire, in

riferimento alla sottrazione di metano dalle quantità

iniettate per sostituirlo con l’idrogeno. La sostituzione

può quindi andare da zero a percentuali elevate,

circa 25-30% in massa, cioè la quantità di molecole,

che in termini di volume è superiore. Teoricamente

potremmo sostituire il combustibile al 100% e funzionare

quindi solo a idrogeno.

È smart perché è “sensibile”

Il blending dinamico è smart perché adatta la percentuale

di sostituzione alle esigenze contingenti del

motore. Non posso però operare la sostituzione desiderata

ad ogni punto di motore, nella misura che

vorrei, per non innescare situazioni critiche.

Con la componentistica disponibile abbiamo realizzato

un sistema in grado di iniettare entrambi i

combustibili stoccati a bordo macchina. Abbiamo

realizzato un sistema di dosaggio dinamico dei due

combustibili, grazie al regolatore elettronico della

pressione sviluppato da noi, alla Landi Renzo, e

una centralina di controllo, in grado di modificare

in modo dinamico la quantità di idrogeno e metano

introdotte nel rail». Fino a qui siano rimasti nel perimetro

operativo di POWERTRAIN. Landi ci consente

però di andare oltre. Riccardo Bagagli, Cto

di SAFE, centrata sul ramo infrastruttura, ci spiega

come. SAFE realizza impianti di compressione per

diversi settori legati alla transizione energetica, con

un focus particolare su gas naturale, bio metano e

idrogeno.

Il contributo di SAFE

«Uno degli ambiti strategici in cui SAFE opera è

quello del blending, nella sua declinazione sulle applicazioni

dell’infrastruttura ossia la miscelazione di

gas all’interno della rete. Dal punto di vista infrastrutturale,

gli impianti sono progettati per gestire

l’immissione in rete di gas prodotto da fonti rinnovabili,

come il metano rinnovabile, che viene miscelato

con il gas naturale di origine fossile. Un altro esempio

sono gli impianti di compressione dell’idrogeno,

utilizzati per iniettarlo nella rete e mescolarlo con il

gas naturale. L’aspetto dinamico del blending diventa

cruciale perché la produzione di gas rinnovabili

è per natura variabile. Gli impianti devono quindi

essere progettati per garantire una flessibilità operativa

che consenta di mantenere costante la pressione

di immissione in rete pur essendo potenzialmente

variabile quella di produzione. Inoltre, il processo

di compressione deve rispettare precisi standard di

purezza del gas, evitando contaminazioni. Per questo

motivo, SAFE adotta tecnologie avanzate, come

sistemi di filtraggio e soluzioni di compressione “oilfree”,

che assicurano il rispetto di tali requisiti. Per

quanto riguarda l’idrogeno immesso in rete, già da

alcuni anni gli impianti di compressione tradizionali

sono stati adeguati per gestire un blending dell’Idrogeno

con il metano con percentuali fino al 20%.

Questa soluzione ha due obiettivi principali: da un

lato, permette di trasportare l’idrogeno sfruttando

l’infrastruttura esistente del gas naturale; dall’altro,

contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2,

grazie all’inserimento di una percentuale di idrogeno

nel mix di gas utilizzato per le applicazioni industriali

e civili.

Anche per l’upgrading

Un’altra area di intervento per SAFE riguarda l’aggiornamento

tecnologico (upgrading) degli impianti

esistenti, con particolare attenzione alla compatibilità

con percentuali di idrogeno crescenti. Un esempio

è il sistema di svuotamento delle pipeline durante

le operazioni di manutenzione. Grazie alle soluzioni

di decompressione e ri-compressione prodotte

da SAFE, il gas contenuto nelle sezioni interessate

dall’intervento non viene disperso in atmosfera, ma

recuperato e reimmesso nella rete. Questa tecnologia,

inizialmente sviluppata per il gas naturale,

è ora oggetto di richieste di aggiornamento per il

trattamento di miscele contenenti idrogeno, in linea

con le nuove esigenze del mercato. In sintesi, SAFE

si posiziona come un anello fondamentale nella catena

del valore tra la produzione di gas e la rete di

trasporto. I suoi impianti gestiscono la variabilità

di pressione e quantità, che può dipendere sia dalle

caratteristiche del gas rinnovabile sia dai diversi requisiti

delle reti nazionali. Il tutto senza compromettere

la purezza del gas trattato, grazie a soluzioni di

compressione avanzate e adattabili alle nuove sfide

della transizione energetica».

Cosa si intende per

blending dinamico?

Di miscele si fa

un gran parlare,

nel tentativo

di individuare

una soluzione

praticabile che

rigeneri gli

endotermici. Alla

Landi Renzo, le

miscele, fanno

parte dell’alfabeto.

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DELLORTO

QUI SI

LAVORA!

E si lavora bene, come dimostra l’indice di

affidabilità riscontrato da Dellorto anche nel

comparto dei motori industriali. Che si tratti di

valvole di ricircolo dei gas di scarico e di corpi

farfallati, oppure della nouvelle vague delle

emissioni zero, a Cabiate riescono a seguire i

progetti per le applicazioni mobili industriali sulla

stessa direttrice di qualità seguita per le due ruote

terra

Dellorto persegue una politica che lo stesso Paolo

Colombo, R&D Labs & Innovation Manager,

definisce dei due binari. Da un lato, consolidarsi

e rafforzarsi tra le applicazioni endotermiche;

dall’altro, approcciare in modo convinto l’elettrificazione

seppure in modo graduale, senza improbabili

“all-in”. «Sulla scorta di una presenza consolidata

nel settore dei motori industriali, vogliamo rafforzare

ulteriormente la nostra posizione, in un momento in

cui nuove normative sono al vaglio del legislatore.

C’è un grande fermento, in un ventaglio di soluzioni

articolato, dai diesel tradizionali a quelli alimentati

con biocombustibili e Hvo 100, fino ai combustibili

gassosi, gas naturale e biogas, Gpl e, non ultimo, l’idrogeno,

che suscita interesse soprattutto nel settore

camionistico e nel movimento terra. In ambito industriale

attualmente equipaggiamo propulsori FPT

Industrial, Mahindra, Rehlko, SAME, Tata e VM Motori,

sia per diesel che a gas, ed abbiamo già fornito

prototipi e campioni a diversi altri costruttori del

settore, che stanno già guardando all’Euro7 Heavyduty

ed al futuro Stage V».

Linee strategiche

Dellorto fornisce soluzioni customizzate, senza richiedere

chissà quali volumi produttivi. «Questo

perché ci caratterizziamo per proattività, rapidità

di risposta e flessibilità» precisa Colombo. «Disponiamo

di attuatori elettrici concepiti sia per applicazioni

a 12V che a 24 V e possono dunque essere

utilizzati indifferentemente su veicoli che hanno il

network di bordo con una qualunque delle due tensioni.

Un altro esempio è la tipologia di comando

della farfalla o della valvola Egr, con azionamento

diretto da parte dell’uscita PWM della centralina

motore, oppure integrando il controllo di posizione

nel nostro prodotto, nella configurazione denominata

smart-actuator. In questo caso il microprocessore

gestisce il controllo della valvola, comunicando con

la centralina controllo motore secondo un protocollo

di comunicazione che può essere CAN, LIN o PWM

logico. Qui, la centralina motore non ha un output di

potenza bensì informatico, che invia i comandi e riceve

un feedback di tipo diagnostico. Adottiamo delle

soluzioni costruttive specifiche a livello di dimensionamenti,

cuscinetti, guarnizioni di tenuta, materiali

e cinematismi. Uno dei nostri punti di forza consiste

in soluzioni capaci di rispettare i requisiti long life

con costi e complessità inferiori rispetto alle tradizionali

soluzioni. Ad esempio, abbiamo sviluppato,

validato ed introdotto in serie degli attuatori elettrici

in corrente continua a spazzole (DCm brushed) in

grado di rispettare tali requisiti con un prodotto più

semplice dal punto di vista dell’integrazione e del

controllo. Cionondimeno gestiamo anche la tecnologia

brushless (Bldc), che può risultare più indicata

in funzione delle specifiche architetture elettriche/

elettroniche del motore o per impieghi particolari.

Per DC-motor, con o senza spazzole, selezioniamo

soluzioni specifiche anche per i cuscinetti, in modo

tale da garantire prestazioni long-life. Quando si

parla di combustibili gassosi subentrano ulteriori

requisiti, che richiedono soluzioni peculiari per le

guarnizioni di tenute dell’alberino, che si tratti di

un corpo farfallato elettronico (Etb) oppure di una

valvola Egr, ognuna col suo ambito d’impiego. Solo

a titolo d’esempio, negli Etb abbiamo tenute doppie,

triple, e in alcuni casi utilizziamo anche doppi cuscinetti.

Per le applicazioni marine abbiamo inoltre

diverse soluzioni per la protezione dalla corrosione,

in funzione dell’esposizione del componente, dal motore

fuoribordo fino alle moto d’acqua. Ad oggi i nostri

corpi farfallati coprono una gamma di diametri

che arriva fino a 90mm, equipaggiando motori fino a

13 litri». Diamo spazio a una approfondita digressione

sull’Egr, che condivide il know-how di base con

la differenza che la valvola deve operare anche in

posizione di completa chiusura. Questo componente

lavora in un ambiente ostile, con gas caldi, chimicamente

aggressivi, e con possibili depositi. «In questo

ci aiuta tutta l’esperienza automotive e quella maturata

per le attuali forniture per veicoli commerciali

e off-highway. Sappiamo molto bene che lo stesso

motore, in applicazioni diverse o con differenti profili

di utilizzo, può portare a depositi molto diversi

sulla valvola Egr, che spaziano da depositi gommosi

fino a lacche dalla consistenza quasi vetrosa. Anche

in presenza di queste condizioni così variabili dobbiamo

comunque garantire la corretta funzionalità

dell’Egr. Per questa ragione nel corso degli ultimi

vent’anni abbiamo sviluppato soluzioni costruttive

e controllistiche per prevenire o rimuovere possibili

impuntamenti della valvola. Le nostre strategie

di controllo, da implementare nella centralina da

parte del cliente, prevengono la formazione di incrostazioni

carboniose od ossidazioni sul commutatore

elettrico, grazie a routine specifiche durante il

funzionamento del motore o all’atto dell’accensione

e spegnimento. Inoltre, studiamo accuratamente in

co-design coi clienti il passaggio dei gas per evitare

delle zone di potenziale ristagno e deposito di

residui della combustione. In funzione delle temperature

di lavoro, il corpo della valvola può essere in

acciaio o ghisa, con l’attuatore elettrico protetto da

una paratia anti-calore per proteggere l’elettronica

dall’irraggiamento di calore. In altri casi le valvole

Egr possono essere invece realizzate in alluminio

con un circuito di raffreddamento ottimizzato e con

l’attuatore integrato. Siccome le portate dell’Egr

sono in continua crescita, si sta rapidamente passando

dalla tradizionale valvola a fungo all’Egr a

farfalla: quando è completamente aperta non oppone

resistenza al flusso e offre una maggiore permeabilità

fluidodinamica, consentendo di massimizzare

il ricircolo ed evitare il ristagno di depositi carboniosi.

Abbiamo in pancia sia valvole per circuito di

alta pressione che per il circuito di bassa pressione.

Fra i prodotti degni di nota, la valvola combinata

con farfalla Egr e paletta sul ramo di aspirazione

dell’aria per aumentare il ricircolo, caratterizzata da

Anche la fonderia

è internalizzata.

Dellorto segue da

vicino l’ingegneria

di processo e di

prodotto, in modo

da accelerare il

time to market

e assecondare

le richieste dei

costruttori, anche

per piccoli volumi

42

43



Qui a sinistra,

la sede centrale

di Dellorto,

a Cabiate,

in provincia

di Como. Si

seguito, un

modello di Egr

a tre vie. In

basso, a sinistra,

un altro modulo

di ricircolo

terra

un unico attuatore elettrico per la movimentazione

delle due valvole. Dellorto è anche una delle poche

aziende a produrre in serie valvole Egr low-pressure

per motori benzina ibridi turbo-GDI, soluzione assai

promettente per supportare le future innovazioni nel

settore della combustione. Nell’ambito del ricircolo

siamo anche sistemisti con i cosiddetti moduli Egr,

in cui integriamo la valvola EGR insieme a cooler

e, per le applicazioni automotive, il by-pass del cooler,

che nell’off Highway ancora non si vede ma che

consentirebbe un ricircolo caldo o freddo a seconda

delle necessità». Per la gestione dei flussi di aria e di

scarico, Dellorto ha sviluppato valvole di by-pass per

i sistemi a doppio turbocompressore nonché valvole

allo scarico. C’è la sua firma anche in alcuni progetti

di ricerca avanzata per sistemi di recupero del calore

dai gas di scarico.

«Per tutte le nostre valvole elettroattuate abbiamo

sviluppato un sensore di posizione senza contatti.

Un magnete vincolato all’alberino farfalla si affaccia

ad un circuito integrato che restituisce la

posizione angolare della farfalla, sia con uscita singola

che doppia ridondata. Sulla scorta di quest’esperienza

abbiamo avviato la produzione di sensori

peculiari, come ad esempio un sensore integrato

tre in uno, che registra temperatura, pressione e

posizione angolare. Abbiamo inoltre sviluppato sensori

combinati di pressione e temperatura aria per

motori sia aspirati che i turbocompressi, nonché

sen, un settore importante in Europa». Si volta pagina,

quella che non può mancare… «Rimanendo

ben consci che l’elettrico a batterie non può soddisfare

tutti i profili d’impiego, siamo convinti che

l’elettrificazione abbia un ruolo importante per il

futuro. In quest’ambito siamo partiti dalle basse

potenze, per la mobilità urbana, su veicoli a due

e tre ruote, minicar, delivery. In modo sinergico

abbiamo abbracciato il settore degli small utility

engines, a benzina o diesel, dove abbiamo sviluppato

soluzioni plug & play, con una power unit da

3kW complete della parte elettronica di potenza e

di controllo. Il nostro modulo integrato raffreddato

ad aria racchiude in un unico dispositivo l’inverter,

il convertitore DC-DC e l’elettronica di controllo,

già in serie sullo scooter Fantic Electric e sul minidumper

Imer Taurus, nelle versioni da 500 chili di

carico con 2 batterie e da 700 chili con 3 batterie.

È attualmente in fase avanzata lo sviluppo della

power unit da 6kW, che verrà completato nel corso

di quest’anno. La road map di sviluppo prevede

taglie superiori di potenza in un’ottica di modularità

e scalabilità del progetto. Contestualmente

alle power unit Dellorto ha sviluppato e produce le

relative batterie, di tipo rimovibile raffreddate ad

aria, con tensione nominale di 48V. Queste batterie

da 2,3 kWh hanno una massa contenuta in 12 chili,

e si possono ricaricare da normali prese domestiche

a 220V. In funzione dell’applicazione specifica,

e delle richieste di prestazioni ed autonomia,

si possono installare fino a otto batterie in parallelo.

L’intelligenza a bordo dei Bms fa in modo che,

quando vengono usate in parallelo, uno di questi

si coordini con gli altri e assuma il ruolo di master,

con gli altri che fungono da slave, per massimizzare

l’efficienza d’impiego. Partendo da questa

esperienza nelle batterie al litio è stata sviluppata

la batteria di avviamento da 12V, per applicazioni

motociclistiche, da 5 fino a 12,5Ah. Le celle hanno

una chimica specifica, diversa rispetto a quelle

per la trazione, perché non serve stoccare grandi

quantità di energia ma bisogna erogare un picco di

diverse centinaia di ampere all’avviamento. Questa

batteria di avviamento risulta più leggera rispetto a

quelle al piombo, materiale che diventa sempre più

difficile da utilizzare per il suo impatto ambientale.

Per le applicazioni elettrificate ad alta tensione, è

sovente richiesta una batteria in bassa tensione,

in questo caso non d’avviamento ma a supporto

del network di bordo. Questa batteria, che stiamo

sviluppando, potrà essere declinata nelle versioni

a 12, 24 o anche 48V». Infine, l’idrogeno. «Per le

fuel cell, abbiamo realizzato valvole per la gestione

dell’alimentazione aria e per l’isolamento per

la protezione delle fuel cell stack, tenendo conto

delle specifiche esigenze applicative. Per i motori

a combustione abbiamo sviluppato dei corpi farfallati

specifici, in grado di sopportare le concentrazioni

di idrogeno sul lato aria. Ricordiamoci che

si tratta di motori diesel profondamente rivisti per

funzionare con il ciclo Otto. La tendenza è quella

di utilizzare forte eccesso d’aria, lambda 2, perché

in questo modo la combustione dell’idrogeno è più

controllata e sostanzialmente esente da emissioni.

Anche il ricircolo dei gas è una tecnica molto utile

per gestire gli elevati gradienti di pressione, tipici

della combustione dell’idrogeno. Ci affacciamo anche

su questo scenario. I motori funzionano bene,

trascurando il discorso della rete, dello stoccaggio

e della distribuzione. Se la rete infrastrutturale

delle batterie sta vivendo la fase dell’adolescenza,

quella dell’idrogeno ad oggi è ancora allo stato

embrionale».

Geografia e produzione

Il gruppo Dellorto ha sedi produttive in Italia, India

e Cina. A Cabiate, a pochi chilometri da Milano,

hanno sede il quartier generale ed il centro di Ricerca

e Sviluppo. Lo stabilimento italiano produce

prevalentemente componenti elettromeccanici ed

assembla i kit delle power unit elettriche. In India

i due stabilimenti di Pune producono componenti

per motori endotermici e centraline di iniezione

elettronica per motocicli, settore in cui l’India è il

primo mercato al mondo. Nel corso del 2024 Dellorto

ha prodotto 5 milioni di corpi farfallati ed oltre

un milione di centraline elettroniche. Due stabilimenti

anche in Cina: uno dedicato ai moduli pompa

combustibile per applicazioni motociclistiche,

l’altro alla produzione delle batterie al litio. Nelle

sedi indiana e cinese gruppi di lavoro supportano

localmente i clienti nell’applicazione dei prodotti

Dellorto. «Nella nostra logica industriale puntiamo

a localizzare le produzioni là dove si concentra la

domanda» conclude Paolo Colombo.

44

45



ISSN 0042 2096 Poste Italiane

s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L.

353/2003 (conv. in L.

27/02/2004 n° 46) art. 1,

comma 1, LO/MI

Estratto da ‘VADO E TORNO’ n. 4, 2025

Estratto da ‘AUTOBUS’ n. 4, 2025

APRILE

2025

MENSILE

€ 3,00

Prima immissione:

8 aprile 2025

4

VADO E TORNO EDIZIONI

www.vadoetorno.com

50 ANNI

IVECO

FESTEGGIA

CON IL TOUR

DEGLI S-WAY

ELETTRICI

LA UE CI

RIPENSA SUI

VAN MA NON

SUI TRUCK

così il

trattore

diventa

smart

PROVE

VW CRAFTER E

IL MERCEDES

SPRINTER SI FA

UN VIAGGIO

In archivio un

2024 da 26 mila

immatricolazioni,

via alle iniziative

che celebrano il

50 o anniversario

del costruttore

nazionale. Tra

queste, l’Iveco

S-Way Tour

porta in giro per

l’Italia i trattori

stradali model

year 2024, pronti

per aggredire il

mercato

Ztl, ovvero il

calvario per gli

operatori dei

bus turistici.

Burocrazia

infinita,

restrizioni e

costi elevati

hanno un

impatto negativo

per il settore. E

così l’autobus,

nonostante sia

il mezzo meno

inquinante,

risulta il più

penalizzato...

Quello che celebra i 50 anni

(eh sì, era il 1975…)

dalla fondazione dell’azienda

non può essere un anno

come tutti gli altri. In attesa della

festa vera e propria, prevista

per giugno a Torino (ça va sans

dire), anche l’ormai tradizionale

conferenza stampa d’inizio anno

è stata permeata dall’anniversario

ormai pienamente in corso. E

ad aprile partirà l’Iveco S-Way

Tour: vero e proprio giro d’Italia

che coinvolgerà ben cinque Iveco

S-Way della nuova gamma e

L’anno dei 50 di Iveco

Feste, tour e

gamma al top

toccherà i principali interporti

italiani, oltre ad alcune location

d’eccezione (ne parliamo più diffusamente

nel box). Con queste

premesse, il numero uno del mercato

Italia di Iveco, Massimiliano

Perri, da ben 27 anni in azienda,

ha in qualche modo aperto ufficialmente

l’anno celebrativo.

2025 che per il country manager

del mercato Italia dovrà essere

quello del «ritorno alla normalità»,

inteso come ritorno alle

normali dinamiche del mercato

dopo lo shock della pandemia e

gli effetti di guerre ed eventi geopolitici

degli ultimi anni. 2025

che per il country manager del

mercato Italia dovrà essere quello

del «ritorno alla normalità»,

inteso come ritorno alle normali

dinamiche del mercato dopo lo

shock della pandemia e gli effetti

di guerre ed eventi geopolitici

degli ultimi anni. (...)

Prosegue a pag. 24

di Vado e Torno di Aprile 2025.

Inquadra il QRcode e

leggi l’articolo integrale.

Le Ztl (zone a traffico limitato)

servirebbero per salvaguardare

territori e popolazione da

ingorghi e veicoli, ma l’assenza di

un’impostazione generale da seguire

ha lasciato aperta la porta alla

stesura di una moltitudine di regolamenti

comunali, tutti diversi tra

loro, che rendono ardua l’organizzazione

dei viaggi turistici in bus.

È il caos. La vicenda, già intricata

di per sé, non è manchevole di

un ‘italico’ paradosso. L’autobus,

si sa, costituisce il mezzo meno

inquinante, eppure è quello che

deve affrontare i costi più elevati

Il rapporto Anav sugli impatti delle Ztl bus

Che

confusione!

per entrare nei centri urbani. E nelle

grandi città turistiche il ‘ticket

bus’ è tendenzialmente maggiore

dell’imposta di soggiorno. Qualcosa

non quadra. Il tarlo lo mette il

primo rapporto Anav ‘Bus turistici

e Ztl: una convivenza possibile?’

che, presentato alla Borsa Italiana

del Turismo (Bit) a Fiera Milano,

descrive le enormi difficoltà che

incontrano gli operatori dei bus

turistici.

Tariffe Ztl bus?

A sentimento

Attualmente gli enti comunali

hanno la possibilità di richiedere

il pagamento di una determinata

somma per l’ingresso o la circolazione

dei veicoli nei propri confini.

Infatti sono diversi, in tutto

il territorio nazionale, quelli che

applicano sistemi di tariffazione

per gli autobus che svolgono

servizi di trasporto commerciale

non soggetti a obblighi di (...)

Prosegue a pag. 16

di Autobus Aprile 2025.

Inquadra il QRcode e

leggi l’articolo integrale.

46

47



ioioni

N.4 - 2025 ANNO 30°

VADO E TORNO EDIZIONI

www.vadoetorno.com

ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)

art. 1, comma 1, LO/MI

SUPPLEMENTO A TRATTORI

APRILE

N°1 2025

APRILE

VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50

L’ultimo samurai

FOCUS: DATA ACT. INIZIA UNA NUOVA ERA PER L’UTILIZZO DEI DATI

CONFRONTO: LA SFIDA IN EUROPA È TRA I 220 E I 240 CAVALLI

Estratto da ‘TRATTORI’ n. 4, 2025

Estratto da ‘e-Construction’ n. 1, 2025

FOCUS

ELETTRIFICAZIONE

Quale futuro in un

mercato sostanzialmente

fermo per mancanza di

domanda?

TEST IN CAMPO

Escavatore idraulico

HYUNDAI HX520AL

Pala gommata

HIDROMEK HMK640 WL

Bauma

2025

ESCAVATORI IDRAULICI

Le novità di Bauma

tra nuove serie e

ampliamenti di offerta

L’uso dei dati sta

trasformando

l’agricoltura,

rendendo

connettività,

AI e sensori sempre

più centrali.

Il Data Act segna

un punto di svolta,

imponendo

nuove regole

sulla proprietà e

condivisione delle

informazioni, ma

solleva questioni

delicate su

interoperabilità e

segreti industriali

Bauma 2025

segna un cambio

di passo da molti

punti di vista.

Molte scelte che

fino ad ora hanno

condizionato

i costruttori

usciranno

fortemente

cambiate dalla

kermesse tedesca

sia sulla spinta

della variazione di

scenario politico,

sia su un mercato

fortemente

scettico rispetto

all’elettrificazione

Inchiesta

Bauma 2025. Efficienza, tecnologia e mining

L

‘unica cosa certa è che i dati

non li mangeremo mai, su

tutto il resto invece si sta

lavorando. Questo perché ormai

si può dare per assodato che la

quarta rivoluzione industriale,

quella immateriale dei dati, del

software e dell’intelligenza artificiale,

sia definitivamente arrivata

anche nel mondo agricolo.

Si sono abbassati i prezzi delle

tecnologie, sono aumentati i casi

d’uso e, immediatamente, connettività,

sensori e AI si apprestano

a diventare centrali anche in

Dati e

agricoltura

agricoltura, non senza un enorme

corollario di nodi da sciogliere.

Cosa dice L’Europa?

Il Data Act, deliberato il 13 dicembre

2023, ha sancito l’inizio

di un cambiamento destinato a

mutare radicalmente il mondo

agricolo. «La Commissione Europea

- spiega Alessio Bolognesi

di Feder-Unacoma - sta lavorando

per sviluppare politiche di gestione

dei dati, al fine di garantirne

la sovranità, almeno di quelli

generati in Europa, mantenendo-

li sul territorio europeo e assicurando

la tutela degli utenti.

Molte delle politiche europee attuali

sono orientate alla protezione

dei consumatori, ma nel settore

agricolo esistono altre sensibilità

legate ai dati, dal momento

che vi è una sovrapposizione tra

quelli legati agli utenti e quelli

relativi al loro business. (...)

Prosegue a pag. 18

di Trattori Aprile 2025.

Inquadra il QRcode e

leggi l’articolo integrale.

Verso nuove

frontiere operative

Bauma 2025 è arrivato.

Un’attesa legata a diverse

tematiche che, soprattutto

dopo le attuali scelte politiche

europee, rimagono ancora fortemente

in sospeso. I costruttori

sono infatti in sospeso tra soluzioni

differenti per quanto riguarda

l’abbattimento delle emissioni e

la decarbonizzazione. Dal “tutto

elettrico” che è stato il mantra

di alcuni costruttori con una visione

utopica del mercato, si sta

infatti finalmente guardando con

concreto interesse a soluzioni

alternative come i biocarburanti.

Soluzioni che si basano su tecnologie

altamente collaudate e poco

impattanti che ci consentono di

guardare all’efficienza aziendale

in modo positivo.

A Bauma si fanno quindi i bilanci

e si indirizza la visione dei

prossimi anni. Soprattutto perché

si è in Germania. E soprattutto

perché molte decisioni disastrose

del passato sembra che stiano

per essere completamente riviste.

Questo scenario ci porta a vedere

il Bauma come piazza di confronto

in cui le differenti visioni tecnologiche

sono a disposizione delle imprese

che, come obiettivo, hanno

quello di aumentare la marginalità

e la competitività per favorire la

crescita. Una visione di efficienza

che i costruttori assecondano con

tecnologie digitali e soluzioni per

diminuire i consumi a parità di

tonnellate movimentate. (...)

Prosegue a pag. 18

di e-Construction di Aprile

2025. Inquadra il QRcode e

leggi l’articolo integrale.

48

49



ATOMATIKA E PERKINS

FINO AL

70%

È la percentuale di

tolleranza di pendenze

e inclinazione laterale

del robot agricolo della

pugliese Agricobots.

Il motore è il 2,2 litri di

Perkins da 55 chilowatt

Motori e componenti per OEM

Cultura, tecnica, impieghi

e mercato del motore diesel.

Fondato nel 1986

Direttore responsabile

Maurizio Cervetto

Coordinatore redazionale

Fabio Butturi

In redazione

Stefano Agnellini, Ornella Cavalli,

Fabrizio Dalle Nogare, Stefano Eliseo,

Fabio Franchini, Riccardo Schiavo,

Cristina Scuteri, Luca Vitali

Impaginazione e grafica

Marco Zanusso

Gestione editoriale

Fabio Zammaretti

Stampa

Industrie Grafiche RGM srl,

Rozzano (Mi)

COUNTDOWN TO

IFM DECARBONIZATION PATHWAY

Fotolito

Industrie Grafiche RGM srl,

Rozzano (Mi)

oem&motori

Si chiama Atomatika ed è il robot

di Agricobots motorizzato

dal 404J di Perkins, 4 cilindri

da 2,2 litri sovralimentato, nella sua

massima potenza, pari a 55 chilowatt,

per 270 Nm a 1.800 giri. La

capacità del serbatoio di carburante

è di 60 litri, mentre quello dell’olio

per l’idraulica può arrivare fino a

75 litri. L’impianto elettrico ha una

tensione di funzionamento di 12

Vcc. Il robot agricolo è controllabile

tramite un apparecchio Scanreco

con una radio frequenza di lavoro

di 2,4 Ghz, e un raggio d’azione

fino 150 metri. La progettazione e

il design sono a cura dei progettisti

di Agricobots, di Montemesola, nel

tarantino, con sede amministrativa

a Rho (MI), è ideale per operare su

terreni con pendenze fino al 70%.

Inoltre, portando in dote un attacco

a tre punti in categoria 2, è compatibile

con una vasta gamma di attrezzi

agricoli già in uso presso la

maggior parte delle aziende agricole.

Lungo 3.378 mm e largo 1.600

mm, ha un carico a vuoto di 2.400

chili. La trasmissione è idrostatica

ed è in grado di far raggiungere al

robot agricolo velocità comprese tra

0 e 7 km/h. Nonostante la mole, il

mezzo autonomo di Agricobots è in

grado di lavorare su terreni, come si

accennava, con pendenze e inclinazione

laterale fino al 70%. Caratteristiche

performanti, che lo rendono

un porta-attrezzi ideale per le operazioni

in difficili condizioni orografiche

(peraltro assai diffuse in Italia,

fatta eccezione per il piano padano).

Il robot è stato esposto in anteprima

a Fieragricola Tech, completo di un

pianale scarrabile per far adeguare il

mezzo a differenti condizioni operative.

Il sistema di guida autonoma

è il Modello Kas (Kinetic autopilot

system), con auto-mappatura e

Vrt. Di fabbrica è presente anche

il tablet touchscreen da campo con

schermo 10”, Geolocalizzazione

satellitare della macchina da remoto

tramite piattaforma su cloud e il

sistema Agricobots con supporto

remoto esteso in telediagnosi per

abilitazione agricoltura 5.0.

Autorizzazione del tribunale

di Milano n.860 del 18 dicembre 1987

Registro Nazionale della Stampa

n. 4596 del 20/04/1994

n. iscrizione R.O.C. 2880 del 30-11-2001

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. -

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004

n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI

VADO E TORNO

EDIZIONI

DIREZIONE

AMMINISTRAZIONE

via Brembo 27 - 20139 Milano.

Tel. 02/55230950

Sito internet

www.vadoetorno.com

PUBBLICITÀ

Direzione

via Brembo 27

20139 Milano

tel. 02 55230950

e-mail: pubblicita@vadoetornoedizioni.it

Agenti

Roberto Menchinelli (Roma),

Mario Albano,

Maurizio Candia,

Emanuele Tramaglino

Abbonamento annuale

Italia 35 euro, estero 55 euro

Abbonamento annuale via aerea

65 euro

Copie arretrate

7 euro

Versamenti

sul conto corrente postale

numero 50292200 intestato a

Vado e Torno Edizioni srl,

via Brembo 27, 20139 Milano.

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powertrain@vadoetorno.com

Copyright 2025 Vado e Torno Edizioni

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679/2016 i dati personali conferiti in occasione della

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E TORNO EDIZIONI SRL per la gestione dei rapporti tra

editore ed abbonato, secondo le finalità e modalità indicate

nell’informativa disponibile e consultabile sul sito

www.vadoetorno.com

50



Kohler Engines is now Rehlko

Engines

Our new ambition is rising.

When it comes to engines, we’ve been on the leading edge of technology

and innovation since our foundation. But we don’t simply provide you with

functional power: we redefine your energy resilience with industry-leading

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to create better lives and communities in a more sustainable future.

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