tomate ...light - Parma Impianti
tomate ...light - Parma Impianti
tomate ...light - Parma Impianti
¡Convierta sus PDFs en revista en línea y aumente sus ingresos!
Optimice sus revistas en línea para SEO, use backlinks potentes y contenido multimedia para aumentar su visibilidad y ventas.
SOMMARIO<br />
9-14 Pomodoro . . . Light di Mario Diemmi<br />
49-51 Una sfida: Il nuovo stabilimento ALTHEA di <strong>Parma</strong><br />
69-71 La sterilizzazione termica di Franco Setti<br />
85-86 Elenco degli inserzionisti<br />
87-88 Nota dei dati personali<br />
CONTENTS<br />
19-24 Tomato . . . Light by Mario Diemmi<br />
53-54 A challenge: the new ALTHEA plant in <strong>Parma</strong><br />
73-75 Heat sterilization by Franco Setti<br />
85-86 List of Advertisers<br />
87-88 Note of personal data<br />
SOMMAIRE<br />
27-32 Tomate . . . Light par Mario Diemmi<br />
57-59 Un defi: le nouveau site ALTHEA de Parme<br />
77-79 La sterilisation thermique par Franco Setti<br />
85-86 Liste des Annonceurs<br />
87-88 Note des données personnelles<br />
SUMARIO<br />
35-41 Tomate . . . Light de Mario Diemmi<br />
61-63 Un desafio: la nueva planta ALTHEA de <strong>Parma</strong><br />
81-83 La esterilización térmica de Franco Setti<br />
85-86 Lista de Insercionistas<br />
87-88 Ficha de datos personales àà91007www.parmaimpianti-sigep.com<br />
Questa rivista viene distribuita in tutto il mondo<br />
This issue is distributed throughout the world.<br />
Cette revue est distribuée dans le monde entier.<br />
Esta revista es distribuida en todo el mundo.<br />
Diese Zeitschrift wird in der ganzen Welt verteilt.<br />
F.B.L. Food Machinery Srl<br />
43038 SALA BAGANZA<br />
(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Via Augusto Rosa, 4<br />
Tel. +39 0521-833939 (r.a.)<br />
Fax +39 (0521) 834345<br />
www.fbl-it.it<br />
E-mail : fbl@fbl-it.it<br />
direzione e amministrazione:<br />
S.I.G.E.P. snc<br />
Società Iniziative Grafiche<br />
Editoriali - Pubblicitarie<br />
Via Nazionale, 14 Lemignano<br />
43044 Collecchio - PR - Italy<br />
C.P. 353 43100 <strong>Parma</strong> Centro (Italy))<br />
Tel. 0521-804104 - Fax 0521-804655<br />
info@parmaimpianti-sigep.com<br />
Iscritta al Registro Naz. della Stampa al n.6091<br />
Registrazione Tribunale di <strong>Parma</strong><br />
n. 575 del 28/1/1981<br />
Stampa: La Tipografica Parmense Srl<br />
Prezzo per copia Euro 0,001<br />
Pubblicità inferiore al 45%<br />
direttore responsabile:<br />
Diemmi Maria Grazia<br />
direttore di redazione:<br />
Mario Diemmi<br />
Il trattamento dei dati personali che La riguardano viene svolto nell’ambito della banca dati elettronica del nostro servizio promozionale, nel rispetto<br />
di quanto stabilito dalla Legge D.Lgs 196/03 sulla tutela dei dati personali. Il trattamento dei dati, di cui Le garantiamo la massima riservatezza, è effettuato<br />
al fine di aggiornarLa su nuove iniziative e la comunicazione dei Suoi dati sarà esclusivamente riservata alle aziende inserzioniste.<br />
The handling of personal data concerning you is performed within the electronic data bank of our promotional service, in the observance of the<br />
provisions of the Law 196/03 regarding the protection of personal data. The handling of data, about which we guarantee top privacy, is carried<br />
out with the purpose of bringing you up to date on new projects, and the communication of your data will be exclusively saved for the advertising<br />
businesses.<br />
Le traitement des données personnelles qui vous concernent se déroule dans le cadre de la banque électronique des données de notre service<br />
promotionnel, dans le respect des dispositions de la Loi D.Lgs 196/03 portant sur la tutelle des données personnelles. Le traitement des<br />
données, dont nous vous garantissons une discrétion absolue, est effectué dans le but de vous tenir au courant au sujet de nouvelles intiatives<br />
et la communication de vos données sera exclusivement réservée aux entreprises annonceuses.<br />
Innerhalb der elektronischen Datenbank unseres Werbedienstes erfolgt die Verwendung Sie persönlich betreffender Daten im Rahmen des Gesetzes<br />
D.Lgs 196/03 über den Schutz persönlicher Daten. Die von uns garantierte, höchst vertrauliche Datenverwendung hat den Zweck, Sie<br />
über unsere neuen Initiativen zu informieren, und Ihre Daten werden ausschliießlich inserierenden Firmen mitgeteilt.<br />
El tratamiento de los datos personales que le atañen tiene lugar en ámbito del banco electrónico de datos de nuestro servicio promocional,<br />
respetando cuanto establecido por la Ley D.Lgs 196/03 sobre la tutela de los datos personales. El tratamiento de los datos, para los cuales garantizamos<br />
la máxima discreción, tiene lugar con la finalidad de mantenerla al día con las nuevas iniciativas y la comunicación de sus datos<br />
será exclusivamente reservada para las empresas insercionistas.
POMODORO …LIGHT<br />
Chi si aggira per le isole dei supermercati,<br />
avrà sicuramente notato,<br />
sulle scaffalature, in bell’ ordine, un<br />
numero crescente di prodotti che<br />
portano vistosamente in etichetta la<br />
parola, ormai magica “ <strong>light</strong> “, sempre<br />
con il vocabolo inglese e sempre<br />
con il significato taumaturgico,<br />
di prodotto leggero, salutistico, tale<br />
da evocare linea snella, dieta automatica<br />
e tanti altri bei significati.<br />
Si può anche sorridere alla considerazione<br />
che per il pomodoro questo<br />
vocabolo è in uso, pur con altro idioma,<br />
da decenni e che la gamma in<br />
tal senso, si è visibilmente espansa<br />
nel tempo e attualmente risulta<br />
estremamente padrona del mercato<br />
della rossa bacca.<br />
Con queste note, vorremmo fare un<br />
quadro , il più aggiornato possibile,<br />
della gamma con la quale i derivati<br />
del pomodoro si presentano sugli<br />
scaffali o, in primis , sono presenti<br />
in grandi contenitori, nei magazzini<br />
dei produttori di sughi, pizze, passate,<br />
polpe e cubettati, in particolare<br />
soffermandoci proprio su quei prodotti<br />
dove non è intervenuta la concentrazione<br />
del succo, ma dove i<br />
tessuti del vegetale d’origine appaiono<br />
trasformati ma, strutturalmente<br />
similari alla materia prima<br />
della quale sono ancora portanti<br />
corredo organolettico, nutrizionale e<br />
freschezza.<br />
Già nel lontano 1980, la rivista dedicava<br />
a questi derivati del pomodoro,<br />
una serie di note con il titolo “ Obiettivo<br />
: freschezza “.<br />
Pensiamo quindi utile considerare le<br />
modalità dell’evoluzione di questa<br />
interessantissima tecnologia.<br />
Indubbio che questa evoluzione è<br />
stata naturale conseguenza delle<br />
esigenze emerse dalle tendenze del<br />
mercato, e questo secondo una regola<br />
valida non solo per il pomodoro,<br />
ma anche per diversi altri prodotti<br />
e settori industriali.<br />
La prima necessità evidenziata dal<br />
consumo era, al momento iniziale<br />
dell’espandersi dei consumi, la ricerca<br />
di una valida metodologia di<br />
conservazione del pomodoro che,<br />
fisiologicamente, da fresco, era reperibile<br />
solamente per limitati periodi<br />
dell’anno solare.<br />
Da questa esigenza nacque una<br />
tecnologia di trasformazione della<br />
materia prima mirata all’ottenimento<br />
di un prodotto concentrato, di facile<br />
conservazione a temperatura ambiente<br />
a seconda del tipo di contenitore<br />
utilizzato in alternativa al condizionamento<br />
refrigerato.<br />
La tecnologia che ha portato alla<br />
concentrazione, basata essenzialmente<br />
sulle modalità di cessione del<br />
calore al succo per estrarne acqua,<br />
è passata attraverso tanti momenti :<br />
basti considerare le bacinelle originali,<br />
per passare all’utilizzo del vuoto<br />
nelle bolle per approdare infine<br />
agli impianti continui con capacità di<br />
concentrazione ormai enormi.<br />
Parallelamente gli studi e le applicazioni<br />
sono state orientate alla messa<br />
punto dei contenitori di conservazione<br />
e così dalle botti per concentrati<br />
salati e di indefinibile colore, si<br />
è via via passati ai sacchi asettici<br />
presterilizzati ove sembra essere<br />
stato raggiunto il top delle condizioni<br />
ottimali.<br />
Sicuramente forti dei risultati raggiunti<br />
con questa puntigliosa ricerca<br />
e delle risposte a questa prima esigenza,<br />
il mercato, alla ricerca di<br />
prodotti che mantenessero al massimo<br />
grado le caratteristiche del fresco,<br />
pur nell’ambito di una conservazione<br />
almeno a ciclo annuale, richiese<br />
per il pomodoro, ma anche<br />
per altre gamme vegetali quali la<br />
frutta, prodotti alternativi al concentrato<br />
che presentassero però gli<br />
stessi requisiti di conservabilità<br />
giungendo cosi alla messa a punto,<br />
in un primo tempo, della produzione<br />
di pomodori pelati, per poi sfociare<br />
in una gamma molto più estesa<br />
comprendente passati poi polpe a<br />
pezzi di diversa dimensioni, cubet-<br />
di Mario Diemmi<br />
tati, basi per sughi etc,<br />
E’ doveroso a questo punto ricordare,<br />
come lo sviluppo di questa gamma<br />
di prodotti nuovi, sia stata possibile<br />
in funzione di una parallela ricerca<br />
varietale del pomodoro.<br />
Il pomodoro inizialmente si identificava<br />
con varietà tonde, costolute,<br />
con gradi zuccherini elevatissimi,<br />
coltivato non a terra ma secondo impianti<br />
a siepe, dove la pianta era sostenuta<br />
nel suo sviluppo da supporti<br />
che portavano a configurazioni a<br />
pianticella.<br />
La buccia del pomodoro era molto<br />
sottile, copioso il liquido placentare<br />
zuccherino, facile a rotture nel caso<br />
di stress meccanici limitati al punto<br />
che lo stesso trasporto dal campo<br />
allo stabilimento era legato all’utilizzo<br />
di cassette, allora lignee e poi di<br />
plastica, con contenuti massimi di<br />
20 – 25 kg.<br />
Le necessità legate a produzione di<br />
massa, all’installazione di impianti a<br />
9
sempre maggiore potenzialità, ai<br />
trasporti su automezzo ora anche<br />
da regione a regione ed infine alla<br />
meccanizzazione della raccolta in<br />
campo, hanno portato, nel volgere<br />
di alcuni decenni alla configurazione<br />
di un pomodoro, per certi versi antitetico<br />
al modello iniziale : bacca ad<br />
alta resistenza meccanica idonea al<br />
caricamento trasporto e scaricamento<br />
da cassone, possibilità di lavaggio<br />
e trattamento in condizioni<br />
drastiche e questo, purtroppo, a<br />
scapito delle caratteristiche organolettiche,<br />
del colore e dei contenuti<br />
zuccherini.<br />
Si aggiunga infine che queste nuove<br />
condizioni finalizzate al raggiungimento<br />
di un’economia gestionale ottimale,<br />
hanno creato parallelamente<br />
le esigenze di ricerca varietale mirata<br />
ad ottenere campagne pomodoro<br />
sempre più brevi, a ricerca di maturazioni<br />
contemporanee questo anche<br />
per le aree quali le mediterranee,<br />
dove la manodopera risulta costosa<br />
e spesso di difficile reperimento.<br />
Passiamo ora a ricordare i prodotti<br />
che vedono il pomodoro non concentrato,<br />
normalmente a residuo naturale<br />
o , se aumentato, a bassi livelli<br />
ed in ogni modo tali da non toglierne<br />
la prerogativa di freschezza.<br />
pomodori pelati<br />
II pelato è sicuramente una delle<br />
forme più “ antiche “ e conosciute di<br />
conservazione del pomodoro, è un<br />
prodotto che pensiamo sia stato e<br />
sia, nel mondo, fra i più noto ambasciatori<br />
della agricoltura ed industria<br />
conserviera italiana.<br />
A parte la forma che, per una caratterizzazione<br />
del prodotto è quella<br />
oblunga, il pomodoro in oggetto deve<br />
essere a polpa di colore rosso vivo<br />
anche negli strati interni, il fittone<br />
centrale deve essere di proporzioni<br />
limitate e non legnoso, nelle logge<br />
debbono esservi pochi semi, la buccia<br />
deve facilmente distaccarsi ed il<br />
picciuolo deve avere un facile distacco<br />
e richiedendosi maturazione<br />
omogenea, non deve presentare<br />
“colletti” verdi e men che meno,<br />
parti necrotiche o di colore giallastro.<br />
La varietà più pregiata e nota è, sicuramente<br />
da sempre, il San Marzano,<br />
tuttavia ragioni pratiche, aree limitate<br />
di coltivazione, costi paralle-<br />
10<br />
lamente a miglioramenti genetici sostanziali,<br />
hanno esteso la possibilità<br />
di utilizzo a diverse varietà quali le<br />
provenienti da diversi cultivar attualmente<br />
idonei anche a raccolta meccanica.<br />
Molte di queste varietà, messe originariamente<br />
a punto in istituti californiani,<br />
sono ormai diffuse in ogni<br />
area e ogni coltivatore ha la possibilità<br />
di scegliere, in base a terreni e<br />
clima, la varietà maggiormente rispondente<br />
alle sue esigenze.<br />
La scelta del pomodoro di partenza,<br />
abbinata ad un grado di maturazione<br />
altrettanto preciso, sono le<br />
condizioni di base per l'ottenimento<br />
di un “ pelato “ di qualità ottimale,<br />
destinato normalmente alla scatola,<br />
del quale ora, sinteticamente, andremo<br />
a schematizzarne la tecnologia.<br />
La scatola , di varie dimensioni, dal<br />
mezzo chilo ai 5 kg. nominali, è ancora<br />
il contenitore preferito dai produttori<br />
di pelati, in quanto la sua rigidezza<br />
preserva il pelato, di natura<br />
molto fragile, da stress meccanici,<br />
facilita l’utilizzo di linee di grandissima<br />
capacità ed ottimizza le possibilità<br />
di stoccaggio, particolarmente<br />
importante per prodotti a ciclo annuale.<br />
Si aggiunga il pregio che la<br />
parete metallica offre al passaggio<br />
del calore e quindi alla riduzione di<br />
tempi di riscaldamento e sterilizzazione<br />
con conseguenti contributi alla<br />
preservazione delle caratteristiche<br />
organolettiche.<br />
Lasciamo , come ormai troppo note,<br />
le considerazioni sulla natura del rivestimento<br />
interno della scatola, ove<br />
dalla presenza dello stagno di antica<br />
memoria, si è passati ormai, almeno<br />
per i piccoli formati, alla smaltatura<br />
con vernici a pigmento speciale.<br />
La tecnologia di produzione relativa<br />
prevede una serie di operazioni, più<br />
o meno arricchite di tecnologie sofisticate<br />
e specifiche, ma sempre<br />
comprendenti :<br />
- lavaggio e cernita<br />
- distacco della buccia dalla polpa<br />
( pelatura )<br />
- separazione delle bucce<br />
- riempimento del contenitore<br />
- sigillatura del contenitore<br />
- sterilizzazione e raffreddamento<br />
Mentre per il primo e per gli ultimi<br />
due punti, sostanzialmente non sono<br />
state riscontrate, negli ultimi anni,<br />
variazioni concettuali, nel secondo<br />
e nel terzo sono insiti i punti di<br />
forza caratterizzanti i tempi relativamente<br />
recenti.<br />
E’ della massima importanza premettere<br />
che la fase di pelatura può<br />
essere considerata la base di tante
altre linee di ottenimento derivati<br />
che con queste note andremo a<br />
considerare.<br />
Analizzando le varie fasi della linea<br />
possiamo subito dire che per il lavaggio<br />
e la cernita del prodotto vengono<br />
utilizzate linee simili a quelle<br />
per il concentrato. Sono normalmente<br />
dimensionate in modo che il<br />
lavaggio sia particolarmente efficace<br />
-e le più limitate capacità orarie<br />
lo favoriscono -ed in modo che sui<br />
na-stri di cernita il pomodoro possa<br />
essere controllato con facilità ed<br />
avanzi non a strati sovrapposti, ed a<br />
velocità tale da permettere l'intervento<br />
di verifica e cernita da parte<br />
delle operatrici. Operatrici che, a differenza<br />
delle linee destinate alla<br />
concentrazione, debbono essere effettivamente<br />
presenti ed essere ben<br />
addestrate allo scopo ; la linea, nel<br />
caso di moderne installazioni, viene<br />
quasi sempre dotata anche di selezionatrici<br />
ottiche che rilevano ed allontanano<br />
bacche difettose per il solo<br />
colore, da destinare alla semplice<br />
concentrazione o per parti necrotiche<br />
e sfatte.<br />
Anche l’utilizzo di depicciolatori o<br />
pulitori a tamburo ha un certo rilievo<br />
in queste linee, particolarmente apprezzato<br />
per prodotto proveniente<br />
da particolari terreni argillosi o per<br />
varietà dal forte aggancio del peduncolo<br />
al frutto specie se di maturazione<br />
imperfetta, con situazioni<br />
accentuate spesso dalla raccolta<br />
meccanica ormai del tutto diffuse<br />
nei paesi maggiormente industrializzati.<br />
La fase di “ pelatura “ vera e propria<br />
intesa come distacco della buccia<br />
dalla polpa ha subito una evoluzione<br />
tecnologica nel tempo, di enorme<br />
rilevanza anche se , tutto sommato,<br />
la tecnologia ha affinato le<br />
operazioni che una volta avvenivano<br />
praticamente in modo manuale.<br />
Si basa sull’ operazione di scottatura<br />
della bacca in acqua ad oltre<br />
90°C per circa 30 secondi . Alternative<br />
ormai da archiviare la pelatura<br />
chimica o per trattamento con vapore<br />
del pomodoro preventivamente<br />
congelato.<br />
La scottatura avviene con impianti<br />
costituiti da cilindri forati ad asse<br />
orizzontale a coclea interna di avanzamento<br />
pomodoro, parzialmente<br />
immersi in acqua bollente in alternativa<br />
a quelli costituiti da camere cilindriche<br />
inclinate, a largo diametro<br />
nelle quali ruotano una serie di pale<br />
costituenti camere a parziale immersione.<br />
in acqua bollente ove il<br />
pomodoro viene scottato e successivamente<br />
sgrondato con tempi regolabili<br />
con la massima precisione.<br />
A valle delle “scottatrici” sono posizionate<br />
le pelatrici.<br />
Di quelle meccaniche, di capacità rilevanti,<br />
oltre le 30 tons/ora, se ne<br />
conoscono diverse tipologie. Fra le<br />
più note ed ancora molto diffuse,<br />
specialmente dove le quantità in<br />
gioco non sono di assoluto rilievo, ci<br />
sono macchine che dispongono i<br />
pomodori, rigorosamente di tipo<br />
oblungo e calbrati, su dei canali che<br />
li trasferiscono ad una stazione munita<br />
di coltelli che incidono la buccia<br />
in senso longitudinale a valle della<br />
quale, il pomodoro, sempre canalizzato,<br />
viene affidato a una serie di<br />
ganasce poste a “ V “ che lo stringono<br />
in modo continuo e allontanano<br />
così la buccia che viene poi espulsa<br />
e fatta cadere nella parte inferiore.<br />
A questa categoria appartenevano<br />
anche macchine dove la bacca,<br />
“spuntata “ con particolari lame, attraversava<br />
speciali alveoli di gomma<br />
a risalti, oppure veniva compressa<br />
gradualmente ad una estremità in<br />
modo che il frutto schizzasse fuori<br />
dalla buccia trattenuta, oppure, mediante<br />
forza centrifuga la si proiettava<br />
e costringeva a passare attraverso<br />
alveoli di gomma posti alla periferia<br />
di tamburi rotanti.<br />
È chiaro che impianti di questo tipo<br />
esigevano che il pomodoro fosse di<br />
tipo oblungo e ben calibrato.<br />
Le pelatrici più recenti , le termofisiche,<br />
idonee alla produzione fino a<br />
diverse decine di tons/ora, sono presenti<br />
sul mercato con diverse configurazioni,<br />
tutte però basate sul riscaldamento<br />
rapido a temperature<br />
non inferiori ai 120 – 130°C mediante<br />
vapore a pressione ed il passaggio<br />
in stazione successiva per<br />
essere sottoposto ad una repentina<br />
diminuzione di pressione o per essere<br />
repentinamente raffreddato con<br />
acqua per condensare il vapore presente.<br />
Questa variazione provoca uno<br />
scoppio letterale della buccia in<br />
quanto l’acqua, liquida alla pressione<br />
della prima fase, vaporizza al calo<br />
della pressione e provoca la<br />
frammentazione della buccia.<br />
Questo ovviamente il principio base<br />
che le varie aziende hanno poi elaborato<br />
ed applicato con diversi modelli<br />
che attualmente costituiscono<br />
la tendenza dominante.<br />
Da ricordare i vantaggi che questo<br />
tipo di impiantistica comporta, basti<br />
pensare il risolvere con una sola<br />
macchina, le funzioni di scottatura e<br />
di pelatura senza richiedere le operazioni<br />
di spuntatura, calibratura ed<br />
il poter operare con pomodoro, sia<br />
esso oblungo che tondo.<br />
Ovviamente particolarmente importante<br />
la determinazione dei parametri<br />
operativi in funzione della varietà<br />
e del grado di maturazione del frutto<br />
onde preservare al massimo la parte<br />
di polpa più vicina alla buccia<br />
che, ricca di carotenoidi ( principalmente<br />
licopene ) è quella con colo-<br />
11
azione più intensa.<br />
In realtà la pelatrice di questo tipo<br />
viene massivamente utilizzata anche<br />
nella produzione di cubettati e<br />
delle stesse polpe potendo garantire<br />
una qualità rilevante a costi ridotti<br />
sia per la natura della materia prima<br />
che della tecnologia.<br />
Queste pelatrici generano parallelamente<br />
rilevanti quantitativi di scarti<br />
di lavorazione e di frutto che, non<br />
idoneo per la pelatura, risulta utilizzabile<br />
per la produzione di concentrato<br />
: da qui la necessaria installazione<br />
di piccoli impianti di concentrazione<br />
per il totale recupero di<br />
quanto non utilizzato nella pelatura.<br />
Dopo le pelatrici troviamo i nastri separapelli.<br />
Questi , di principio costituiti da uno<br />
o due tappeti a rulli, costringono il<br />
pomodoro ad avanzare consentendo<br />
ai rulli gommati del tappeto di<br />
base di catturare bucce, di allontanarle<br />
mediante canalizzazioni sottostanti.<br />
Diverse sono le valide “ interpretazioni<br />
“ che i costruttori hanno<br />
dato a questa fase.<br />
Il pomodoro a questo punto risulta<br />
pelato e deve essere trasferito alla<br />
stazione di riempimento del contenitore<br />
finale.<br />
Ma questo passaggio deve essere<br />
completo di una ispezione affidata a<br />
controlli manuali sovente con l’ausilio<br />
di selezionatrici ottiche<br />
Il pelato è a questo punto pronto da<br />
“ inscatolare “, dato che il contenitore<br />
tipico per esso è la scatola metallica<br />
in quanto idonea a garantire integrità<br />
fisica ad un prodotto molto<br />
sensibile agli stress meccanici.<br />
Normalmente per questa operazione<br />
si ricorre a macchine di tipo ro-<br />
12<br />
tante con fase manuale di immissione.<br />
All'entrata delle scatole una valvola<br />
provvede alla dosatura del succo,<br />
necessario per il riempimento delle<br />
scatole, questo prima che siano immessi<br />
i pomodori, allo scopo sia<br />
eliminata la presenza di aria dopo il<br />
riempimento. II succo deve essere<br />
portato alla temperatura di 95°C prima<br />
di essere dosato per garantire<br />
una temperatura di 40-45°C delle<br />
scatole dopo l'aggraffatura. Una<br />
temperatura inferiore obbligherà un<br />
tempo di sterilizzazione maggiore.<br />
Dopo il riempimento delle scatole<br />
con il pelato, viene controllato il grado<br />
di riempimento, prima dell'aggraffatura,<br />
sul trasportatore di “ pareggimento”,<br />
quindi si procederà alla<br />
aggraffatura delle scatole, dopo la<br />
quale si procederà alla fase di sterilizzazione.<br />
Il controllo del riempimento è particolarmente<br />
importante e da affidare<br />
a personale particolarmente valido<br />
e cosciente ed allo scopo necessita<br />
ricordare che la percentuale di<br />
sgocciolato sul totale viene fissato<br />
da normative nazionali precise che<br />
se non ottemperate, oltre alla rimostranza<br />
del consumatore, possono<br />
portare a sanzioni da parte delle autorità<br />
competenti.<br />
Superfluo ricordare a questo punto<br />
le modalità di aggraffatura, tanto sono<br />
note e da tanto tempo applicate.<br />
Succintamente ricordiamo ora le fasi<br />
di sterilizzazione che viene attuata<br />
in diversi modi normalmente in funzione<br />
della capacità dell’ impianto a<br />
monte.<br />
Si è passati cosi dall’utilizzo di vasche<br />
per l’immersione della scatola<br />
in acqua bollente alle autoclavi a<br />
pressione per arrivare agli sterilizzatori<br />
continui a pressione atmosferica<br />
o sotto pressione.<br />
Considerato come sorpassato il trattamento<br />
a “ scatola ferma “ approssimato<br />
ed antieconomico, ricordiamo<br />
come il principio utilizzato sia<br />
quello basato sull’ aumento dello<br />
scambio di calore dovuto al movimento<br />
relativo del prodotto all'interno<br />
della scatola rispetto alla parete<br />
della stessa con creazione di correnti<br />
convettive che più rapidamente<br />
portano calore al centro della scatola;<br />
il continuo ricambio del prodotto<br />
lungo la parete associato alla temperatura<br />
del mezzo riscaldante oltre<br />
ii100 gradi provoca uno scambio termico<br />
tale da accelerare il processo<br />
di sterilizzazione. Non è questa la<br />
sede di trattazione, tuttavia accenniamo<br />
all'esistenza di una tecnologia<br />
precisa sfruttante il rotolamento<br />
della scatola sul proprio asse in alternativa<br />
ad un movimento di rotazione<br />
su di un asse perpendicolare<br />
a questo e che esistono sterilizzatori,<br />
utilizzati anche per tantissimi altri<br />
prodotti, ove si può impostare velocità<br />
di rotazione determinate dallo<br />
studio del comportamento del prodotto<br />
sottoposto alla combinazione<br />
delle due forze, di gravità e centrifuga.<br />
In pratica i modelli più usati sono<br />
quelli ove la scatola viene costretta<br />
a scendere lungo più piani sovrapposti<br />
e raccordati con un movimento<br />
di rotolamento atto ad aumentare il<br />
ricambio e la turbolenza del prodotto<br />
prossimo alla parete della scatola e<br />
quindi favorire la penetrazione del<br />
calore.<br />
La velocità di trascinamento avanzamento<br />
della scatola che rotola<br />
non supera 0,5 mt/minuto, il riscaldamento<br />
è a camera di vapore non<br />
a pressione; le temperature al centro<br />
scatola oltre ai 95°C con riduzione<br />
di processo rispetto al bagno statico<br />
del 25% circa.<br />
Queste apparecchiature sono interessanti<br />
anche per la possibilità offerta<br />
dai piani inferiori di operare raffreddamenti<br />
ed asciugature indispensabili<br />
per avviare il prodotto alla<br />
fase di confezionamento finale.<br />
Per grandissime produzioni, a temperature<br />
superiori a 100°C, si può ricorrere<br />
al sistema detto comunemente<br />
«cooker-cooler». Si tratta di<br />
un doppio cilindro in acciaio nel pri-
mo del quale, il maggiore, la scatola<br />
entra da speciali valvole che permettono<br />
l'alimentazione senza perdita<br />
di pressione, e percorre un canale<br />
a spirale corrente lungo la parete<br />
interna in esso sospinta dai risalti<br />
di un tamburo ruotante coassialmente.<br />
II moto della scatola è la<br />
risultante di una traslazione lungo<br />
l'asse del cilindro e di una rotazione<br />
per rotolamento sul proprio asse.<br />
Nel primo corpo si attua il preriscaldamento<br />
e la sterilizzazione, nel secondo<br />
corpo collegato al primo ancora<br />
da valvole a tenuta di pressione,<br />
il prodotto viene raffreddato.<br />
Sempre per produzioni rilevanti ed<br />
associate ad altre produzioni che ne<br />
permettano uno sfruttamento nell'arco<br />
dell'anno, sono da valutare anche<br />
gli sterilizzatori idrostatici,costituiti<br />
da camera ad acqua, ove si<br />
completa il processo di riscaldamento.<br />
II raffreddamento delle scatole, ultima<br />
fase prima del confezionamento,<br />
come abbiamo visto nelle apparecchiature<br />
moderne è parte integrante<br />
dello sterilizzatore; con esso<br />
si tende a far scendere la temperatura<br />
al centro scatola a livelli più<br />
bassi possibili, non superiori ai 50-<br />
55°C.<br />
polpa<br />
Per questi prodotti di “ seconda generazione<br />
“, relativamente recenti rispetto<br />
ai pelati, la linea produttiva<br />
ha molti punti comuni e spesso risulta<br />
un completamento da tanti utilizzato<br />
per le esigenze di un mercato<br />
più ampio e condizionato ormai<br />
alla possibilità di utilizzo di pomodoro<br />
non necessariamente “ oblungo “.<br />
La fase iniziale della linea è stessa .<br />
Per le polpe, nate come “ triturati”,<br />
prima storica alternativa al pelato,<br />
iintese come prodotto presentante<br />
polpa a pezzi irregolari ma ben distinti<br />
rispetto alla configurazione<br />
della passata, la pelatrice viene sostituita<br />
dal trituratore per il quale riporteremo<br />
le forme maggiormente<br />
adottate.<br />
Ill prodotto scottato per immersione<br />
in acqua bollente viene portato con<br />
un elevatore alla sommità di una impalcatura<br />
da dove per caduta scende<br />
passando attraverso uno schiacciatore<br />
a cilindri scanalati e perviene<br />
in una prima fase ad un separasemi<br />
che elimina anche il liquido<br />
placentare.<br />
Da qui il pomodoro, praticamente a<br />
grossi pezzi viene inviato all'interno<br />
di un cilindro con fori prefissati, normalmente<br />
8-10 mm ove i pezzi vengono<br />
delicatamente premuti contro i<br />
fori determinando il passaggio della<br />
sola polpa che viene poi inviata al<br />
cilindro sgocciolatore; questo passaggio<br />
è per gravità onde non danneggiare<br />
il prodotto. Regolando opportunamente<br />
velocità ed inclinazione<br />
dello sgocciolatore si può ottenere<br />
un triturato più o meno “asciutto”.<br />
Le capacità di impianti di questo tipo<br />
sono dell'ordine di alcune<br />
tons/ora di prodotto ottenuto dal<br />
doppio in peso di pomodoro.<br />
Alternativa era l’impiantistica basata<br />
sull’ utilizzo di uno spremitore variabile<br />
e di due cilindri estrattori di polpa<br />
ove il prodotto viene dall'interno<br />
premuto con un rullo contro i fori<br />
della parete tenuta pulita dall'azione<br />
di speciali spazzole, il tutto in ambiente<br />
di vapore. La presenza di<br />
questo vapore permette di raggiungere<br />
due scopi: primo, temperature<br />
rilevanti del prodotto in uscita, circa<br />
35-40° gradi che rendono inutile,<br />
per i piccoli formati, l'utilizzo dell'exauster;<br />
secondo, l'assenza di<br />
aria che in questa fase normalmente<br />
viene inglobata, permettendo così<br />
una diminuzione dell'azione ossidante<br />
e di corrosione nel prodotto finale.<br />
Non va taciuta l'indubbia azione<br />
del vapore ai fini dei processi enzimatici<br />
generati nell'operazione di<br />
triturazione favorenti la compattezza<br />
del pezzo ed una verificata predisposizione<br />
all'aumento della percentuale<br />
di sgocciolato.<br />
Ma il triturato, dal quale sono derivate,<br />
in funzione della pezzatura, passate<br />
“ rustiche “ particolarmente valide<br />
per l’uso come basi in cucina, ha<br />
preceduto commercialmente l’avvento<br />
dei cubettati.<br />
cubettato<br />
Interessante diversificazione alla<br />
polpa triturata è il pomodoro cubettato,<br />
che trae pregio dal non aver<br />
subito operativamente, alcun tipo di<br />
schiacciamento e quindi di dannegiamento<br />
nella sua impalcatura cellulosica,<br />
La cubettatura è eseguita, sul pomodoro<br />
pelato, ad opera di taglierine<br />
cubettatrici, che precedono una<br />
sgrondatura mediante un piano vibrante<br />
forato.<br />
Dopo un'ultima cernita, per evitare<br />
la presenza di costoloni interni troppo<br />
legnosi o a colore carente, il prodotto<br />
viene preriscaldato, immesso<br />
nel contenitore con succo caldo e<br />
trasferito alle stazioni finali .<br />
Condizione base per ottenere un<br />
prodotto di buone qualità è la scelta<br />
accurata di varietà idonee allo scopo.<br />
Da sottolineare come grandi quantità<br />
di cubettato vengono attualmente<br />
destinate al confezionamento in<br />
sacchi asettici ed utilizzate industrialmente<br />
per ottenere prodotti finiti<br />
composti e commercializzati in tutte<br />
le tipologie di contenitore da distribuzione<br />
diretta.<br />
In questo caso il cubetto viene preventivamente<br />
miscelato al succo<br />
nelle proporzioni previste ed in seguito,<br />
mediante speciali pompe,<br />
13
convogliato negli scambiatori di calore<br />
per la sterilizzazione, il raffreddamento<br />
e il successivo confezionamento<br />
in sacchi presterilizzati o<br />
Brick.<br />
Da non dimenticare come su questi<br />
prodotti sempre di più si ricorre allo<br />
stoccaggio in grandi cisterne asettiche,<br />
ma l’importanza ci fa preferire il<br />
rimandare a prossime note.<br />
passate<br />
A questa elencazione relativa al pomodoro<br />
“ <strong>light</strong> “, aggiungiamo anche<br />
alcuni cenni a prodotti che come la<br />
passata risultano in pratica derivati<br />
da una prima fase di processi di<br />
concentrazione. Li aggiungiamo in<br />
quanto di categoria di prodotto a<br />
bassa concentrazione e con tipica<br />
“ corposità “ strutturale.<br />
La passata deve avere il caratteristico<br />
sapore del pomodoro fresco, colore<br />
rosso brillante, buona consistenza<br />
: si trovano in merito sul mercato<br />
prodotti variamente confezionati<br />
con residuo secco da 6 a 10° Brix.<br />
La linea processuale prevede normalmente<br />
un processo standard di<br />
pretrattamento del pomodoro, seguito<br />
da un preriscaldamento HOT<br />
BREAK che precede una raffinazione<br />
con setacci di 6 o 8/10 di mm.<br />
Importante il controllo del pH del<br />
succo ed una eventuale correzione<br />
a valori non superiori a 4,3. Il succo<br />
viene poi avviato ad una concentrazione<br />
rapida in evaporatore continuo<br />
a doppio effetto seguita da una disaerazione<br />
sottovuoto e spesso da<br />
una omogeneizzazione prima di essere<br />
avviato alla pastorizzazione ed<br />
al confezionamento a caldo in bottiglia<br />
di vetro oppure asetticamente in<br />
Brick<br />
Con la “passata” possiamo considerare<br />
di avere toccato tutta la gamma<br />
del pomodoro “ <strong>light</strong> “, tuttavia un<br />
breve cenno desideriamo farlo anche<br />
per quei prodotti che , anche se<br />
indirettamente, hanno creato un’ immagine<br />
di freschezza e di leggerezza<br />
per i derivati della nostra bacca.<br />
Ci riferiamo così alla “ pizza sauce”,<br />
ai “ ristretti di pomodoro “, alle “ basi<br />
per sughi “ ed al “ ketchup “.<br />
Succintamente annotiamo come la<br />
“pizza sauce “ adotti un processo<br />
molto simile a quello della passata<br />
differendo da essa per il procedimento<br />
di raffinazione che adotta setacci<br />
con fori da 3 – 3,5 mm. Proce-<br />
14<br />
dimento completato spesso da una<br />
leggera concentrazione finalizzato<br />
allo standardizzare il residuo secco<br />
del prodotto. Ovviamente questo è<br />
un prodotto essenzialmente destinato<br />
al catering in quanto la richiesta è<br />
mirata alle confezioni in sacchi<br />
asettici da 20 a 200 kg..<br />
Per i “ ristretti “ e per le “ basi per<br />
sughi “ citate si tratta di prodotti ad<br />
alto contenuto di servizio e destinati<br />
alla massaia che ottiene notevoli risparmi<br />
di tempo nella preparazione<br />
in cucina.<br />
Del resto l’utilizzo di passate, polpe,<br />
cubettati sono già per la loro natura<br />
derivati dai profondi mutamenti negli<br />
stili di vita e nella nuova cultura alimentare,<br />
come dal grande impegno<br />
ubblicitario e di marketing delle<br />
grandi aziende conserviere oltre che<br />
dal perfezionamento tecnologico<br />
raggiunto dai nostri costruttori di impianti,<br />
unici al mondo per inventiva e<br />
per capacità.<br />
A questo gruppo associamo quei semipreparati<br />
in vaso o scatola che<br />
l’industria appronta per la massaia e<br />
che già possono contenere, per i<br />
“ ristretti “ oltre alla polpa di pomodoro,<br />
ingredienti quali concentrato<br />
di pomodoro, cipolla, sale e spesso<br />
zucchero, per le “basi” verdure a<br />
pezzi o erbe aromatiche caratterizzanti,<br />
uniformemente distribuite e tipicizzati<br />
dall’assenza di grassi e dal-<br />
la presenza dei vegetali ben amalgamati<br />
al resto del pomodoro.<br />
Per ultimo è necessario ricordare il<br />
“ ketchup “,un prodotto che registra<br />
una ben marcata presenza nei consumi,<br />
specialmente giovanili, nei frequentatori<br />
di fast food e di paninoteche.<br />
Questo prodotto, a base di pomodoro,<br />
<strong>light</strong> forse in modo improprio, ma<br />
pur tuttavia costituito da oltre il 50%<br />
di questo, ha la sua caratterizzazione<br />
nell’ aromatizzazione che deve<br />
essere equilibrata, non marcata, con<br />
spezie non predominanti.<br />
La fase produttiva risulta essenzialmente<br />
costituita nella miscelazione<br />
del succo semiconcentrato, normalmente<br />
hot break, con sale, zucchero,<br />
nel riscaldamento del tutto e nell’aggiunta<br />
di addensanti ed infine<br />
dell’ aceto e degli aromi prima della<br />
disareazione e del confezionamento<br />
finale, di solito in bottiglia.<br />
La carrellata che qui termina, speriamo<br />
sia stata esauriente per chi<br />
desiderava avere un quadro riassuntivo,<br />
a grandi linee ovviamente,<br />
in materia : non basterebbero centinaia<br />
di pagine per approfondire il<br />
tutto tante sono le problematiche<br />
toccate che hanno,del resto, rappresentato<br />
una delle più ricche fasi dello<br />
sviluppo dell’industria conserviera.
Those who wander about the separate<br />
areas of supermarkets must<br />
have noticed on the shelves, in perfect<br />
order, an ever-increasing number<br />
of products conspicuously carrying<br />
on the label the by this time<br />
magic word “ <strong>light</strong>”. Word all the<br />
time written in English and always<br />
with the thaumaturgical meaning of<br />
<strong>light</strong> and healthful food, capable of<br />
evoking slim figure, natural diet and<br />
having many other fine implications.<br />
One can even smile at the idea that<br />
this term, even if put in another language,<br />
has been in use for tomato<br />
for decades and that now its range<br />
of products, that clearly expanded<br />
over time, has at present full control<br />
of the red berry market.<br />
Through these notes, we would like<br />
to give a picture as updated as possible,<br />
of the range of tomato products<br />
displayed on the shelves or,<br />
even before, filled in large containers<br />
stored in the warehouses of the<br />
processors of sauces, pizzas, passata<br />
and diced tomatoes. In particular,<br />
our attention will be focused on<br />
those products that underwent no<br />
juice concentration but the tissues<br />
of the original vegetable have<br />
changed, still remaining however,<br />
in their structure, similar to the raw<br />
tomato of which they retain the<br />
organoleptic, nutritional wealth as<br />
well as freshness.<br />
Already back in 1980, the magazine<br />
published a series of notes under<br />
the title “Target: freshness” about<br />
these tomato products. We wish<br />
now to point out the latest innovations<br />
concerning this very interesting<br />
technology.<br />
No doubt these changes were the<br />
natural consequences of the requirements<br />
coming out from the<br />
market trends. This is a rule applying<br />
not only to tomatoes but also to<br />
various other products and industrial<br />
sectors.<br />
The first need high<strong>light</strong>ed by con-<br />
TOMATO … LIGHT<br />
sumption was, at the early stage of<br />
the boom in consumptions, the<br />
search for an effective method of<br />
tomato preserving, tomato that,<br />
physiologically, as fresh fruit, could<br />
be found only during short periods<br />
of the calendar year.<br />
From this requirement a processing<br />
technology for raw material originated,<br />
designed to the manufacture of<br />
a concentrated product easy to preserve<br />
at room temperature, depending<br />
on the type of container used as<br />
an alternative to refrigerated packaging.<br />
Technology which led to concentration,<br />
essentially working on the principle<br />
of a heat transfer to juice, in<br />
order to extract water from it, went<br />
through different times. Just think of<br />
the original basins, then of the vacuum<br />
pans, finally replaced by modern<br />
continuous systems with huge concentration<br />
capacities.<br />
In the same way, studies and applications<br />
were focused on the devel-<br />
by Mario Diemmi<br />
opment of containers for preserving<br />
these items. They range from the<br />
barrels containing salted concentrates<br />
with nondescript colour of the<br />
early times, to the presterilized<br />
aseptic bags of today where the<br />
peak of optimum conditions seems<br />
to have been reached.<br />
Undoubtedly, thanks to the results<br />
obtained with this obstinate search<br />
and the anwer given to this first<br />
need, the market, looking for products<br />
keeping at the highest degree<br />
the attributes of the fresh fruit, although<br />
at least with a year-long life,<br />
required for tomato but also for other<br />
vegetable species such as fruit,<br />
products alternative to tomato, sharing<br />
the same requisite of long life.<br />
So the processors succeeded in developing<br />
at first a peeled tomato<br />
production, which was extended later<br />
to a wider variety, including passata,<br />
various size particulate pulped<br />
tomatoes, diced tomatoes, sauce<br />
bases, etc.<br />
19
It is fair to recognize how this new<br />
product range could be developed<br />
thanks to a tomato varietal research<br />
carried out in parallel.<br />
At the beginning tomato was always<br />
associated with round, ribbed varieties<br />
with extremely high sugar contents.<br />
It was not grown on the<br />
ground but through hedge implantations<br />
where tomato was held up in<br />
its growth by supports giving it a<br />
small plant like shape.<br />
The tomato peel was very thin,<br />
abundant the sugar placentary liquid,<br />
a peel easy to break in the<br />
event of mechanical stresses which<br />
were to be avoided to the point that<br />
for the transport of tomato from the<br />
field to the processing plant, once<br />
wooden and later plastic boxes with<br />
a maximum capacity of 20-25 kg<br />
were used.<br />
The needs created by the mass production,<br />
the set up of systems with<br />
an ever-increasing output, the transports<br />
on motor vehicle travelling<br />
from one region to another, led, in<br />
the space of a few decades, to a<br />
tomato with a shape and some distinctive<br />
features from some points of<br />
view antithetic to its original counterpart.<br />
High mechanically strong<br />
berry, suitable for bin loading, carriage<br />
and unloading, which makes it<br />
possible to wash and treat tomato<br />
under the harshest conditions. This<br />
is unfortunately to the detriment of<br />
its organoleptic quality, colour and<br />
sugar contents.<br />
In addition to this, these new conditions<br />
targeted at attaining an optimum<br />
operational economy needed,<br />
at the same time, a varietal research<br />
enabling more and more reduced<br />
tomato seasons, and a simultaneous<br />
ripening also in such areas<br />
as the Mediterranean ones<br />
where labour is expensive and often<br />
tough to find.<br />
Let’s now remember the products<br />
derived from non concentrated<br />
tomatoes, usually with a natural<br />
residue or, if increased, with a low<br />
level residue, anyhow such to avoid<br />
spoiling their main features of freshness.<br />
peeled tomatoes<br />
No doubt peeled tomato accounts<br />
for one of the “oldest” and most<br />
well-known methods of tomato preserving.<br />
Indeed we believe it<br />
20<br />
stands, throughout the world, for the<br />
most powerful representative of Italian<br />
agriculture and food packaging<br />
industry.<br />
Apart from the shape, which is elongated,<br />
due to a product typical distintive<br />
feature, tomato should display<br />
a bright red coloured pulp also<br />
in the inner layers and a fairly sized<br />
and untough main-root. Loggias<br />
should hold few seeds and peel as<br />
well as stem should be easy to remove.<br />
Finally a homogeneous ripening<br />
free from green “shoulders” and,<br />
even less, necrotic or yellow<br />
coloured parts is a major requisite.<br />
The most prize-winning variety is<br />
definitely, since ever, S. Marzano.<br />
Anyhow practical reasons, restricted<br />
cultivation areas and costs, combined<br />
with essential genetic improvements,<br />
made it possible to resort<br />
also to other crops such as<br />
those issued from various cultivars,<br />
nowadays also suitable for mechanical<br />
harvesting.<br />
Many of these varieties, initially developed<br />
by Californian institutes, are<br />
today grown everywhere. Each<br />
grower can therefore choose, according<br />
to the soils and climate, the<br />
variety most suitable for his requirements.<br />
A careful choice of the starting<br />
tomato, combined with ripening<br />
standards as accurate, are the key<br />
to the production of peeled tomatoes<br />
of the highest quality, usually<br />
intended for canning, a technology<br />
that will be briefly described.<br />
The can, of various sizes, ranging<br />
from half kilo to 5 nominal kilos, still<br />
remains the favourite container of<br />
peeled tomato producers. Its rigidity,<br />
in fact, protects the peeled tomato,<br />
naturally delicate, from mechanical<br />
stresses, enables the use of ultra<br />
high capacity lines and streamlines<br />
storage, an extremely important operation<br />
for one-year cycle products.<br />
In addition to this, the metal can has<br />
the requisite of lending itself very<br />
well to heat transfer and, as a result,<br />
heating and sterilizing times are reduced<br />
for the benefit of preserving<br />
the organoleptic qualities.<br />
We avoid discussing, as already<br />
well-known, the inner lining of the<br />
can where tin of bygone days has<br />
been at present replaced, at least as<br />
far as small sizes are concerned, by<br />
enameling with special pigmented<br />
paints.<br />
Peeled tomato technology includes<br />
a series of operations, incorporating<br />
more or less sophisticated and specific<br />
technologies, but always the<br />
following steps:<br />
- washing and sorting<br />
- peel removal from the pulp (peeling)<br />
- peel separation<br />
- filling of the container<br />
- sealing of the container<br />
- sterilization and cooling<br />
Whereas in the first and the last two<br />
steps no basic conceptual changes<br />
were observed in the last few years,<br />
the second and the third contain the<br />
greatest strengths peculiar to the<br />
relatively recent age.<br />
It is of paramount importance to<br />
state in advance that the peeling<br />
line can be considered as the starting<br />
point of many other lines for the<br />
production of tomato products that<br />
will be described afterwards.<br />
Analysing the different steps of the<br />
line, we can immediately say that<br />
tomato washing and sorting lines<br />
are rather similar to those adopted<br />
for tomato paste production. They<br />
are ordinarily designed for efficient<br />
washing – facilitated by the reduced<br />
hourly capacities – and for an easy<br />
inspection of the tomato running<br />
along the sorting belts, avoiding any<br />
piling up and at a speed enabling<br />
checking and sorting on the part of<br />
the sorters. These sorters, unlike<br />
what happens on the concentration<br />
lines, must be really present and<br />
well trained for this job. In modern<br />
plants, the line is almost always
equipped with optical sorters detecting<br />
and removing faulty berries as<br />
to colour only, to be used for simple<br />
concentration, or due to necrotic<br />
and rotten parts.<br />
Also destemmers or drum cleaners<br />
play a rather important part on<br />
these lines. In particular, their use is<br />
much appreciated when working<br />
with a product coming from very<br />
clayey grounds or with varieties featuring<br />
a stem strongly adhering to<br />
the fruit, often insufficiently ripe.<br />
These situations are often made<br />
worse by mechanical harvesting by<br />
this time quite widespread in the<br />
most industrialized countries.<br />
The real “peeling” step, that is the<br />
removal of the peel from the pulp,<br />
underwent over time technological<br />
innovations of great importance,<br />
even if, all in all, technology just improved<br />
operations once virtually<br />
carried out manually.<br />
Peeling consists of scalding tomato<br />
in water to over 90°C during approx<br />
30 seconds. Other solutions to let<br />
drop are chemical peeling, or steam<br />
treatment on a previously frozen tonato.<br />
Scalding usually occurs in plants<br />
featuring horixontal axle holed cylinders<br />
fitted with an inner screw for<br />
tomato feed and partially dipped in<br />
boiling water. This as an alternative<br />
to the systems including wide-diameter<br />
sloping chambers where a<br />
number of paddles rotate, forming<br />
chambers partially dipped in boling<br />
water. There tomato is scalded and<br />
then dripped within carefully scheduled<br />
times.<br />
Peelers are situated upstream<br />
scalders.<br />
Mechanical peelers, with high capacity,<br />
over 30 t/h, come out in various<br />
models. Among the most wellknown<br />
and still largely used, when<br />
quantities to be treated are not so<br />
large, there is a machine arranging<br />
strictly elongated and graded tomato<br />
and channelling it to a unit<br />
equipped with knives which make a<br />
longitudinal cut on the peel. Upstream<br />
it, tomato still running<br />
through a channel, is caught by a<br />
series of V placed jaws, non-stop<br />
clasping it and removing the peel<br />
which is then discharged and let fall<br />
to the bottom.<br />
This category also included machines<br />
where tomato, trimmed by<br />
means of special knives, was driven<br />
through projection-shaped rubber<br />
cells. Or it was gradually squashed<br />
at one end compelling the fruit to<br />
splash out from the retained pulp, or<br />
it was routed through rubber cells,<br />
peripheric to rotating drums, by centrifugal<br />
force.<br />
Evidently this kind of plants required<br />
elongated and perfectly graded<br />
fruits.<br />
The thermophysical peelers, of<br />
more recent design, suitable for productions<br />
up to some dozens of<br />
tons/h are present on the market<br />
with various distinctive features, but<br />
all of them working on the same<br />
principle. To quickly heat tomato,<br />
bring it to temperatures not lower<br />
than 120-130°C, using steam pressure.<br />
In the next unit either pressure<br />
is sharply dropped or tomato is suddenly<br />
cooled with steam condensating<br />
water.<br />
With this change in temperature<br />
tomato literally bursts, as water liquid<br />
under the pressure of the first<br />
phase, evaporates when pressure<br />
drops, causing a real explosion of<br />
the peel.<br />
Of course this basic principle was<br />
worked out and adapted by the producing<br />
companies on various models<br />
which determine the most prevailing<br />
trends of today.<br />
Worth pointing out are the enormous<br />
advantages offered by this kind of<br />
plants. Just think that the thermophysical<br />
peeler can perform in only<br />
one machine both scalding and<br />
peeling thus eliminating the trim-<br />
21
ming and grading steps. It can also<br />
accept any kind of tomatoes, either<br />
elongated or round.<br />
Of course, operating parameters<br />
need to be set accurately according<br />
to the variety and fruit ripening level.<br />
Most of the pulp nearest to the peel<br />
must be retained, being rich in<br />
carotenoids (mainly lycopene) endowing<br />
fruit with its deepest red<br />
colouring.<br />
As a matter of fact, this kind of peeler<br />
is used in a massive way also for<br />
the production of diced and even<br />
pulped tomatoes. It can work considerable<br />
quantities of tomatoes,<br />
with reduced costs, both due to the<br />
nature of raw material and technology.<br />
Enormous wastes are produced<br />
during the work of these peelers:<br />
production and tomato rejects not<br />
suitable for peeling which however<br />
proves to be so for paste production.<br />
So, small concentration units<br />
are installed for a total recovery of<br />
peeling rejects.<br />
Peel separators-conveyors are usually<br />
located after the peeling machines<br />
and consist, on principle, of<br />
one or two roller belts. Along these<br />
conveyors, tomato is forced to<br />
progress, enabling the rubber rollers<br />
of the basic belt to catch peels and<br />
discharge them through chutes<br />
placed under the belt. But this general<br />
principle did not prevent the<br />
makers to design their machines in<br />
various ways.<br />
Tomato is now peeled and ready to<br />
be sent to the filling station of the final<br />
container.<br />
However, prior to this last phase of<br />
the process, the common practice is<br />
an inspection of the product, often<br />
manually done with the help of optical<br />
sorters.<br />
Well, peeled tomato is now ready<br />
for canning, since the typical container<br />
for tomato is the metal can,<br />
which proves to be suitable for protecting<br />
the physical soundness of<br />
tomato in itself high sensitive to mechanical<br />
stresses.<br />
For this operation generally manual<br />
filling rotary types machines are<br />
used.<br />
At the entrance of the cans, a valve<br />
meters the contents of juice, necessary<br />
for can filling, prior to the tomato<br />
introduction. This is in order to<br />
expell the air after filling. The juice<br />
needs to be raised to a temperature<br />
22<br />
of 95°C prior to being filled, to secure<br />
a 40-45°C temperature of the<br />
cans after seaming. A lower temperature<br />
will require extended sterilization<br />
times.<br />
After the peeled tomatoes are filled<br />
into the cans, the level of filling must<br />
be checked on the “equalizator”<br />
conveyor, then the cans are seamed<br />
and next sterilized.<br />
Filling check is a very important operatio<br />
and as such it must be trusted<br />
a highly efficient and conscientious<br />
personnel. In fact, it is necessary to<br />
remember that the percent of<br />
dripped product out of the total<br />
weight is set by precise home regulations<br />
that, if not complied with, besides<br />
the consumer’s complaint, can<br />
provoke sanctions on the part of<br />
competent authorities.<br />
No need to recall the seaming methods,<br />
as very-well known and since<br />
long applied.<br />
Let’s remember in short the sterilization<br />
process carried out in various<br />
ways, depending on the output<br />
of the upstream plant.<br />
The sterilizing machines range from<br />
tanks with the can dipped in boiling<br />
water, to pressure retorts, and to the<br />
continuous atmospheric pressure or<br />
under pressure sterilizers of the present<br />
day.<br />
Considering that stationary can sterilization,<br />
inaccurate and expensive<br />
process, is now quite old-fashioned,<br />
it is of use to remember that the fundamental<br />
principle all kinds of sterilizers<br />
work on, is an increased heat<br />
exchange due to the relevant product<br />
motion inside the can compared<br />
to the wall, so creating convective<br />
currents more quickly conveying<br />
heat to the centre of the can. Steady<br />
replacement of the product along<br />
the wall, combined with a heating<br />
medium temperature over 100 degrees<br />
brings about a thermal exchange<br />
helping speed up the sterilizing<br />
process.<br />
No doubt this is not the right place<br />
for a discussion, however focus<br />
needs to be put on this quite exact<br />
technology stemming from a can<br />
rolling movement over its axis, alternatively<br />
to a rotation movement perpendicularly<br />
to it.<br />
Also sterilizers are available, largely<br />
used for many other products,<br />
where speed rotation can be set after<br />
analysing product performance,<br />
subjected to dual force: gravity and<br />
centrifugal combined together.<br />
Practically, in the most widespread<br />
models, the can is forced to roll<br />
down through more superimposed<br />
and connected tunnels. The rolling<br />
motion is aimed at increasing product<br />
exchange and turbulence next to<br />
the can wall, thus facilitating heat<br />
penetration.<br />
Trailing and progression speed of<br />
the rolling can doesn’t exceed 0.5
mt/minute. Heating is by steam<br />
chamber, not by pressure, the temperature<br />
at can centre is over 95°C<br />
and the process is shortened compared<br />
to static bath by approx 25%.<br />
This equipment looks quite attractive,<br />
the possibility being offered,<br />
through the lower tunnels, to cool<br />
and dry product, a necessary<br />
process before routing it to final<br />
packing unit.<br />
For huge productions, at temperature<br />
over 100°C, a system commonly<br />
termed “cooker-cooler”, can be<br />
used.<br />
It consists of a dual steel cylinder.<br />
Into the first, the main one, the can<br />
enters through purposely made<br />
valves enabling feeding without<br />
loosing pressure and it runs through<br />
a coil-shaped channel developing<br />
along the inside wall, pushed by the<br />
projections of a coaxially rotating<br />
drum. Can motion is induced both<br />
by a translation along the cylinder<br />
axis and by a rotation resulting from<br />
a rolling over its own axis. This body<br />
provides for pre-heating and sterilizastion,<br />
whereas in the second<br />
body, connected to the first again by<br />
pressure tight valves, the product is<br />
cooled.<br />
Again for significant productions, also<br />
of products different from tomato,<br />
thereby allowing for a full running of<br />
the system throughout the year, the<br />
hydrostatic sterilizers account for an<br />
interesting solution. They are fitted<br />
with a water filled chamber where<br />
the heating process ends.<br />
Can cooling, last step before packaging<br />
is, in modern plants, incorporated<br />
into sterilizer. This machine<br />
manages to drop temperature at<br />
can centre down to the lowest lev-<br />
els, not above 50-55°C.<br />
pulped tomato<br />
For these second generation products,<br />
rather recent compared to<br />
peeled tomatoes, the production<br />
line shows many common parts. It<br />
is often complementary to that of<br />
peeled tomatoes and used by a<br />
large number of processors for the<br />
requirements of a more extended<br />
market and the possibility of working<br />
with tomato not of necessity<br />
elongated.<br />
The initial step of the line is the<br />
same. Pulped tomato, the modern<br />
version of chopped tomatoes, first<br />
historical alternative to peeled tomatoes,<br />
is a product made of pulp in<br />
uneven but well visible pieces compared<br />
to the texture of passata.<br />
Here peeler is replaced by the<br />
chopping machine with the following<br />
more largely adopted models.<br />
The product previously scalded into<br />
boiling water is lifted through elevator<br />
to the the top of a scaffolding<br />
where it drops passing through a<br />
splined cylinder crusher. It reaches<br />
during a first stage a seed separator<br />
removing the placenta liquid as well.<br />
The tomato, now in the form of big<br />
pieces, is routed inside a cylinder<br />
with preset holes, usually from 8 to<br />
10 mm, where pieces are gently<br />
pressed against the holes so inducing<br />
the passing-through of pulp<br />
alone which is conveyed to the dripping<br />
cylinder. This passage too occurs<br />
by gravity in order to avoid any<br />
spoilage of fruit. Speed and gradient<br />
of the dripping machine can be<br />
properly set, thereby allowing for a<br />
more or less “dry” chopped tomato.<br />
This sort of systems has capacities<br />
of the order of some tons/h of product<br />
obtained from a tomato double<br />
weight.<br />
As an alternative there was the machine<br />
featuring an adjustable<br />
squeezer and two pulp extracting<br />
cylinders. Here the product from inside<br />
is roller pressed against constantly<br />
brushed wall holes. The<br />
whole process is perfomed in a<br />
steam environment. Steam availability<br />
affords a dual aim: impressive<br />
temperatures of the outgoing product,<br />
approx 35-40 degrees, so for<br />
small sizes, the use of the exhauster<br />
can be avoided. Secondly, lack of air<br />
normally trapped into the product<br />
under this step, thus decreasing oxidation<br />
and corrosion phenomena,<br />
which are like to affect the final<br />
product. Neither can we fail to note<br />
the main action of steam for the purpose<br />
of enzymatic processes developed<br />
by chopping, which help building<br />
piece soundness and a proven<br />
trend towards an increased percentage<br />
of dripped product.<br />
But chopped tomato, from which,<br />
depending on its size, “rustic” passata,<br />
very useful as base for cooking,<br />
can be prepared, preceded,<br />
from a commercial point of view, the<br />
coming of diced tomato.<br />
diced tomatoes<br />
Diced tomatoes account for an attractive<br />
diversification to chopped<br />
tomatoes. Under this treatment the<br />
product features the main requisite<br />
of avoiding any crushing and<br />
spoilage in its cellulosic texture.<br />
Dicing is carried out on peeled<br />
tomatoes by means of cutters-dicers<br />
23
prior to a dripping on a perforated<br />
shaking surface.<br />
After a last inspection aimed at<br />
eliminating too tough or poorly<br />
coloured inside ribs, the product is<br />
preheated, put in the container with<br />
hot juice and moved to the final stations.<br />
An accurate choice of varieties fit<br />
for this manufacturing is a prerequisite<br />
to obtain a good quality product.<br />
It must be pointed out that large<br />
amounts of diced tomatoes are today<br />
intended for aseptic bag packaging.<br />
They are, on industrial scale,<br />
used to manufacture compound finished<br />
produts which are marketed in<br />
all types of container appropriate for<br />
direct retailing.<br />
In this case the dice is first mixed<br />
with juice in the scheduled rate and<br />
then, through special pumps, send<br />
to the heat exchangers performing<br />
sterilization and cooling, and next,<br />
loaded in presterilized bags or<br />
bricks.<br />
On a final note, these products are<br />
more and more frequently stored in<br />
large aseptic tanks, but the importance<br />
of the matter advices us to<br />
postpone the discussion to future<br />
notes.<br />
passata<br />
In addition to this list concerning<br />
“<strong>light</strong>” tomato, a few mentions<br />
should be made also on such products<br />
as “passata”, virtually obtained<br />
from a first concentration process.<br />
They account for a variety of low<br />
concentration products featuring a<br />
typical full-bodied structure.<br />
Passata must possess the distinctive<br />
flavour of fresh tomato, a bright<br />
red colour, good consistency. Products<br />
with solids from 6 to 10° Brix,<br />
packaged in various ways, are<br />
available on the market.<br />
The process line includes, as a rule,<br />
a tomato standard treatment, followed<br />
by a Hot Break pre-heating<br />
prior to refining with 6 or 8/10 mm<br />
sieves. It is necessary to control the<br />
pH of juice and, if required, to correct<br />
it to values not above 4.3. The<br />
juice is then passed through a quick<br />
concentration in a continuous double<br />
effect evaporator and, next, a<br />
vacuum deaeration and often a homogenization<br />
prior to being transferred<br />
to pasteurization and hotpackaging<br />
in glass bottles or, asep-<br />
24<br />
tically, in bricks.<br />
With passata we think the whole<br />
range of “<strong>light</strong>” tomato products has<br />
been discussed. However we wish<br />
to mention briefly also those products<br />
that, although indirectly, contributed<br />
to create an image of freshness<br />
and <strong>light</strong>ness.<br />
We mean “pizza sauce”, “ristretti”<br />
(s<strong>light</strong>ly concentrated tomato condiments),<br />
“sauce bases” and<br />
“ketchup”.<br />
It must be noted concisely that pizza<br />
sauce requires a process very<br />
similar to that of passata. One difference:<br />
refining is made with 3-3.5<br />
mm hole sieves. This process is often<br />
completed with a mild concentration<br />
aimed at solids standardization.<br />
Evidently this is a product<br />
chiefly intended for catering, as the<br />
demand is focused on 20 to 200 kg<br />
aseptic bag packagings.<br />
Ristretti and sauce bases are convenience<br />
foods with a high service<br />
content, designed for the housewife<br />
who can save a lot of time in cooking<br />
with them.<br />
On the other hand, the widespread<br />
use of passata, pulped and diced<br />
tomatoes is, due to their nature, the<br />
result of the deep changes occurred<br />
in life-styles and the new food culture.<br />
Their popularity comes as well<br />
from the tremendous advertising<br />
and marketing effort of the big food<br />
packaging industries, besides the<br />
state-of-art technology of our equipment<br />
producers, world unequalled<br />
for their creative talent and capability.<br />
This group may also include those<br />
semi-prepared products put in glass<br />
or can, industrially designed for the<br />
housewife. As to ristretti they can<br />
contain, besides pulped tomato, also<br />
such ingredients as tomato<br />
paste, onion, salt, and often sugar.<br />
As to sauce bases, they are made<br />
of vegetables in pieces or flavouring<br />
herbs, evenly distributed, no fat<br />
added and the vegetables perfectly<br />
blended with the rest of tomato.<br />
Conclusively, it is necessary to remember<br />
“ketchup”, a condiment<br />
holding a strong position in the consumptions,<br />
mainly of young people<br />
and regular customers of fast foods<br />
and sandwich bars.<br />
This product, made of tomato, may<br />
be improperly termed <strong>light</strong>, but anyway<br />
containing more than 50% of it,<br />
owes its peculiarity to its special<br />
flavouring, which needs to be well<br />
balanced, not too strong, with no<br />
predominant spices.<br />
The manufacturing process mainly<br />
includes the following steps: mixing<br />
of the preconcentrated juice, usually<br />
Hot Break, with salt and sugar,<br />
heating of the mixture so obtained,<br />
addition of thickeners and finally<br />
vinegar and flavours, prior to<br />
deareation and final packaging usually<br />
in bottle.<br />
This overview is now ending. We<br />
hope it proves satisfactory for those<br />
interested in a general recapitulary<br />
picture of the matter. Hundreds of<br />
pages would not be sufficient for an<br />
in-depth study, on account of the so<br />
many problems involved, but their<br />
solution was a major breakthrough<br />
in the development of the food<br />
packaging industry.
Celui qui se promène entre les îlots<br />
des supermarchés aura certainement<br />
remarqué dans les étagères,<br />
bien rangé, un nombre croissant de<br />
produits qui affichent sur l’étiquette,<br />
de manière voyante, la parole, désormais<br />
magique, “<strong>light</strong>”, toujours<br />
en anglais et toujours au sens thaumaturgique<br />
de produit allégé, salutaire,<br />
tel à évoquer ligne mince, automatiquement<br />
régime et beaucoup<br />
d’autres jolies choses.<br />
On peut même sourire à l’idée que<br />
cet mot est utilisé pour la <strong>tomate</strong>,<br />
même si dans une autre langue, depuis<br />
des décennies, et que la gamme,<br />
en ce sens, s’est manifestement<br />
étendue avec le temps et<br />
semble aujourd’hui posséder entièrement<br />
le marché de la rouge baie.<br />
Par ces notes, on désire brosser un<br />
tableau, le plus actualisé possible,<br />
de la gamme des dérivés de la <strong>tomate</strong><br />
étalés dans les rayons ou,<br />
avant encore, remplis dans les<br />
grands conteneurs des magasins<br />
des producteurs de sauces, pizzas,<br />
passata, et <strong>tomate</strong>s cubetées. On<br />
s’arrêtera tout spécialement sur ces<br />
produits qui n’ont subi aucune<br />
concentration du jus, mais les tissus<br />
du végétal d’origine sortent pourtant<br />
transformés des procédés subis,<br />
bien que pareils dans leur texture, à<br />
la matière première dont ils gardent<br />
encore la richesse organoleptique,<br />
nutritionnelle et la fraîcheur.<br />
Déjà en l’an 1980 lointain, la revue<br />
a consacré à ces dérivés de la <strong>tomate</strong><br />
toute une série de notes au<br />
titre “Objectif fraîcheur”.<br />
On juge donc utile d’examiner les<br />
modes d’évolution de cette technologie<br />
fort intéressante.<br />
Sans nul doute cette évolution a été<br />
la conséquence naturelle des exigences<br />
exprimées par les tendances<br />
du marché. Et cela vaut non<br />
seulement pour la <strong>tomate</strong>, mais<br />
également pour un nombre d’autres<br />
produits et branches industrielles.<br />
Le premier impératif mis en éviden-<br />
TOMATE ...LIGHT par Mario Diemmi<br />
ce par la consommation était, à<br />
l’époque initiale de l’expansion des<br />
consommations, la recherche de<br />
méthodes efficaces pour la conservation<br />
de la <strong>tomate</strong>, qui, physiologiquement,<br />
en tant que produit frais,<br />
n’était repérible que pendant de<br />
courtes périodes de l’année solaire.<br />
Cette exigence fut à l’origine d’une<br />
technologie de transformation de la<br />
matière première visée à la réalisation<br />
d’un produit concentré facile à<br />
conserver à température ambiante<br />
selon le type de conteneur utilisé et<br />
cela en alternative au conditionnement<br />
réfrigéré.<br />
La technologie qui a conduit à la<br />
concentration et qui repose principalement<br />
sur les méthodes de<br />
transfert de chaleur au jus afin d’en<br />
extraire l’eau a connu des périodes<br />
différentes. Il suffit de penser aux<br />
boules du début et, en passant par<br />
l’emploi du vide dans les boules, on<br />
est parvenu aux systèmes en continu<br />
dotés de capacités de concentration<br />
désormais énormes.<br />
Pareillement, les études et les applications<br />
ont été axées sur la mise au<br />
point de conteneurs pour la conservation.<br />
Ainsi, depuis les tonneaux<br />
pour les concentrés salés et à la<br />
couleur indéfinissable, on est graduellement<br />
passé aux sacs aseptiques<br />
préstérilisés, type de conditionnement<br />
qui paraît avoir atteint le<br />
maximum des conditions optimales.<br />
Bien sûr, fort des résultats obtenus<br />
grâce à cette recherche méticuleuse<br />
et des réponses à cette première<br />
exigence, le marché, en quête de<br />
produits capables de garder au plus<br />
haut degré les caractéristiques du<br />
frais dans un cadre de conservation<br />
au moins au cycle annuel, demanda<br />
pour la <strong>tomate</strong>, mais également<br />
pour d’autres espèces végétales<br />
telles que les fruits, des produits alternatifs<br />
à la <strong>tomate</strong>, devant toutefois<br />
posséder les mêmes qualités de<br />
longue durée. On est ainsi parvenu<br />
à la mise au point, d’abord, de la<br />
production de <strong>tomate</strong>s pelées, pour<br />
aboutir ensuite à une gamme beaucoup<br />
plus étendue, comprenant la<br />
passata, les pulpes en morceaux de<br />
taille différente, les produits cubetés,<br />
les bases pour sauces, etc.<br />
Il faut à ce moment rappeler comment<br />
le développement de cette<br />
gamme de produits nouveaux a pu<br />
être réalisé grâce à une recherche<br />
variétale de la <strong>tomate</strong> menée en parallèle.<br />
Au début, la <strong>tomate</strong> était associée<br />
aux variétés rondes, aux grosses<br />
côtes, ayant des degrés de sucre<br />
très élevés. La <strong>tomate</strong> n’était pas<br />
cultivée par terre, mais au moyen<br />
d’implantations à haies, où, soutenue<br />
dans sa croissance par des<br />
supports, prenait la forme et l’aspect<br />
d’une petite plante.<br />
La peau de la <strong>tomate</strong> était très mince,<br />
son liquide placentaire sucré<br />
abondant, peau susceptible de se<br />
rompre facilement en cas de stress<br />
mécaniques qu’il fallait limiter, au<br />
point que pour le transport même<br />
du champ à l’usine, des caisses<br />
avant en bois, ensuite en plastique,<br />
27
d’une capacité maximum de 20-25,<br />
kg étaient utilisées.<br />
Les nécessités découlant des productions<br />
de masse, de la mise en<br />
place de systèmes d’une capacité<br />
de plus en plus poussée, des transports<br />
au moyen de véhicules voyageant<br />
à l’heure actuelle même<br />
d’une région à l’autre, et finalement<br />
de la méchanisation de la récolte<br />
dans le champ, ont amené, en<br />
quelques décennies, à une <strong>tomate</strong><br />
dont la forme et l’aspect sont, sous<br />
certains rapports, antithétiques au<br />
modèle initial. La baie possède une<br />
résistance mécanique élevée, apte<br />
à supporter le chargement, le transport<br />
et le déchargement de la benne,<br />
et peut être lavée et traitée sous<br />
des conditions sévères. Cela malheureusement<br />
au détriment de ses<br />
qualités organoleptiques, de la couleur<br />
et de la teneur en sucre.<br />
A cela s’ajoute enfin que ces conditions<br />
nouvelles, ayant pour but la<br />
réalisation d’une économie gestionnaire<br />
optimisée, ont comporté en<br />
même temps l’exigence d’une recherche<br />
variétale, permettant d’obtenir<br />
des campagnes de la <strong>tomate</strong><br />
de plus en plus raccourcies, des<br />
mûrissages simultanés même dans<br />
les régions, telles que les méditerranéennes,<br />
où la main d’oeuvre revient<br />
chère et souvent on a du mal<br />
à la repérer.<br />
On va maintenant rappeler les produits<br />
obtenus à partir de la <strong>tomate</strong><br />
non concentrée, d’habitude à résidu<br />
naturel ou augmenté à de petits niveaux,<br />
mais tels en tout cas à ne<br />
pas compromettre ses attributs de<br />
fraîcheur.<br />
<strong>tomate</strong>s pelées<br />
La <strong>tomate</strong> pelée constitue sans nul<br />
doute une des formes les plus “anciennes”<br />
et connues de conservation<br />
de la <strong>tomate</strong>. Il s’agit là d’un<br />
produit qu’on peut bien penser qu’il<br />
a été et reste encore dans le monde<br />
comme un des messagers les plus<br />
réputés de l’agriculture et de l’industrie<br />
de la conserve italienne.<br />
La forme à part, étant oblongue<br />
pour une caractéristique propre du<br />
produit, la <strong>tomate</strong> en question doit<br />
présenter une pulpe au coloris rouge<br />
vif également dans les couches<br />
internes, le pivot central avoir une<br />
taille limitée et n’être pas ligneux,<br />
les loges doivent renfermer peu de<br />
28<br />
graines, la peau aussi bien que le<br />
pétiole faciles à enlever. Enfin une<br />
maturation homogène est indispensable,<br />
n’affichant pas des “collets”<br />
verts et encore moins des parties<br />
nécrotiques ou de couleur jaunâtre.<br />
La variété la plus réputée est sans<br />
nul doute depuis toujours S. Marzano;<br />
toutefois des causes pratiques,<br />
les zones de culture limitées, les<br />
coûts, en même temps que les améliorations<br />
génétiques essentielles,<br />
en ont étendu l’emploi à des variétés<br />
différentes dérivées de cultivars<br />
qui, à l’heure actulle se prêtent aussi<br />
à la récolte mécanique.<br />
Beaucoup de ces variétés, mises au<br />
point, à l’origine, auprès des instituts<br />
californiens, se sont désormais répandues<br />
partout et chaque cultivateur<br />
peut donc choisir selon les terrains<br />
et le climat, la variété la plus<br />
adaptée à ses exigences.<br />
Le choix de la <strong>tomate</strong> de départ,<br />
combiné à un degré de maturité autant<br />
précis, est l’impératif pour obtenir<br />
une <strong>tomate</strong> “pelée” de quanlité<br />
excellente, qui sera en principe<br />
mises en boîte selon une technologie<br />
bièvement décrite ci-après.<br />
La boîte, de taille différente, allant<br />
du demi kilo aux 5 kg nominaux,<br />
reste toujours le conteneur préféré<br />
par les producteurs de <strong>tomate</strong>s pelées.<br />
En effet sa rigidité évite à la <strong>tomate</strong><br />
pelée, très fragile du fait de sa<br />
nature, tout stress mécanique, facilite<br />
la mise en place de lignes d’une<br />
capacité très poussée et assure un<br />
stockage optimisé. Ce qui se révèle<br />
un facteur tout à fait important pour<br />
des produits au cycle annuel. A cela<br />
il faut ajouter que la paroi en métal<br />
se prête très bien au transfert de la<br />
chaleur apportant une réduction des<br />
temps de chauffage et stérilisation,<br />
et donc un meilleur maintien des<br />
qualités organoleptiques.<br />
On laisse de côté, étant désormais<br />
trop connue, toute réflexion au sujet<br />
du revêtement intérieur de la boîte<br />
où l’étain d’ancienne memoire a été<br />
à l’heure actuelle remplacé, au<br />
moins au niveau des petits formats,<br />
par l’émaillage avec des peintures à<br />
pigment spécial.<br />
La technologie concernant le pelage<br />
prévoit un nombre d’opérations plus<br />
ou moins complexes, dérivées de<br />
technologies sophistiquées et spécifiques,<br />
mais qui comprennent toujours:<br />
- lavage et triage<br />
- décollage de la peau de la pulpe<br />
(pelage)<br />
- séparation des peaux<br />
- remplissage du conteneur<br />
- scellage du conteneur<br />
- stérilisation et refroidissement<br />
Tandis que pour le premier et les<br />
deux derniers traitements, des variations<br />
conceptuelles essentielles<br />
n’ont pas été observées, ces dernières<br />
années, c’est exactement<br />
dans le deuxième et le troisième qui<br />
se situent les points forts les plus<br />
frappants typiques de l’époque relativement<br />
récente.<br />
Il est capital de dire tout d’abord que<br />
la ligne de pelage peut être considérée<br />
comme la base de nombreuses
autres lignes conçues pour la réalisation<br />
de dérivés qui seront décrits<br />
par la suite dans ces notes.<br />
De la revue des différents stades,<br />
on peut déclarer tout d’abord que<br />
pour le lavage et le triage de la <strong>tomate</strong><br />
on emploie en principe des<br />
lignes assez pareilles à celles utilisées<br />
pour le concentré. Elles sont<br />
normalement conçues afin que le<br />
lavage soit tout à fait performant – il<br />
peut être favorisé par les capacités<br />
horaires réduites – et la <strong>tomate</strong><br />
puisse être aisément contrôlée et<br />
que sa marche le long de la table<br />
de triage s’accomplisse en évitant<br />
des couches superposées et que la<br />
vitesse soit telle à permettre une<br />
inspection soigneuse de la part des<br />
trieuses.<br />
Ces trieuses, contrairement à ce qui<br />
arrive dans les lignes destinées à la<br />
concentration, doivent être réellement<br />
présentes et parfaitement formées<br />
à cette tâche. Dans les installations<br />
modernes, la ligne est<br />
presque toujours dotée de trieuses<br />
optiques qui décèlent et éliminent<br />
les baies défectueuses soit à cause<br />
de la seule couleur, à destiner à la<br />
simple concentration, ou bien à cause<br />
de leurs parties nécrotiques et<br />
pourries.<br />
Egalement l’emploi d’équeuteuses<br />
ou nettoyeuses à tambour revêt son<br />
importance dans ces lignes. Ces<br />
machines sont fort appréciées surtout<br />
si le produit vient des terrains<br />
particulièrement argileux ou si les<br />
variétés présentent un pétiole très<br />
collé au fruit, ce qui implique une<br />
maturation insuffisante. Cette situation<br />
peut être rendue encore plus<br />
malaisée par la récolte mécanique,<br />
désormais entièrement répandue<br />
dans les pays les plus industrialisés.<br />
La phase de “pelage” réel, c’est-àdire<br />
le décollage de la peau de la<br />
pulpe, a connu une évolution technologique<br />
dans le temps d’une<br />
énorme importance, même si, tout<br />
compte fait, la technologie n’a perfectionné<br />
que des opérations autrefois<br />
manuelles.<br />
Le pelage consiste dans l’échaudage<br />
de la baie à l’eau à une température<br />
supérieure à 90°C pendant un<br />
temps de 30 secondes. Alternatives<br />
désormais dépassées sont le pelage<br />
chimique ou celles prévoyant un<br />
traitement à la vapeur de la <strong>tomate</strong><br />
préalablement congelée.<br />
L’opération d’échaudage se fait<br />
d’habitude dans des installations<br />
composées de cylindres percés à<br />
axe horizontal, munis d’une vis sans<br />
fin intérieure pour l’acheminement<br />
de la <strong>tomate</strong>, partiellement immergés<br />
dans de l’eau bouillante. Cela<br />
en alternative aux machines présentant<br />
des chambres cylindriques<br />
inclinées à large diamètre où tourne<br />
une série d’aubes composant des<br />
chambres partiellement immergées<br />
dans de l’eau bouillate. Dans cellesci<br />
la <strong>tomate</strong> est échaudée et ensuite<br />
égouttée en fonction de temps très<br />
exactement fixés.<br />
Les peleuses sont installées en aval<br />
des échaudeuses.<br />
Les peleuses mécaniques, d’un débit<br />
considérable, au-dessus de 30<br />
t/h sont disponibles dans de plusieurs<br />
modèles. Parmi les plus<br />
connus et encore largement utilisés,<br />
si les quantités à traiter ne sont pas<br />
énormes, il y a une machine qui<br />
range les <strong>tomate</strong>s, de forme strictement<br />
oblongue et bien calibrés, sur<br />
des creneaux qui les envoient à un<br />
groupe de couteaux pratiquant une<br />
incision de la peau longitudinalement.<br />
En aval de cette unité, la <strong>tomate</strong>,<br />
toujours canalisée, passe à<br />
travers une série de mâchoires placées<br />
à V qui la serrent en continu et<br />
assurent l’enlèvement de la peau<br />
qui est ensuite évacuée et faite tomber<br />
au-dessous.<br />
Dans cette catégorie figuraient aussi<br />
des machines où la <strong>tomate</strong>, éboutée<br />
au moyen de lames spéciales était<br />
contrainte de passer à travers des<br />
alvéoles caoutchoutés façonnés exprès<br />
à ressauts ou on la pressait<br />
graduellement à une des extrémités<br />
pour provoquer l’expulsion du fruit<br />
au dehors de la peau retenue, ou<br />
encore par effet de la force centrifuge<br />
on la projetait et on l’obligeait à<br />
parcourir des alvéoles caoutchoutés<br />
situés à la périphérie de tambours<br />
tournants.<br />
De toute évidence des installations<br />
de cette sorte demandaient des<br />
fruits aux dimensions oblongues et<br />
bien calibrés.<br />
Les peleuses thermophysiques, de<br />
conception plus récente, avec des<br />
débits de dizaines de t/heure présentes<br />
sur le marché, se démarquent<br />
par leurs particularités, mais<br />
leur fonctionnement sous-entend<br />
toujours le même principe: réchauffer<br />
vite la <strong>tomate</strong> à des températures<br />
pas au-dessous de 120-<br />
130°C, en utilisant de la vapeur à<br />
haute pression et la transférer à<br />
l’unité suivante où elle subit une<br />
brusque réduction de pression ou<br />
bien est rapidement refroidie à l’eau<br />
pour condenser la vapeur présente.<br />
Par effet de cette variation de température<br />
la peau littéralement crève,<br />
car l’eau, liquide à la pression du<br />
premier stade, vaporise à la chute<br />
29
de la pression et porte la peau à<br />
crever.<br />
Bien évidemment celui-ci n’est que<br />
le principe général que les entreprises<br />
ont élaboré et adapté sur des<br />
modèles différents qui constituent<br />
aujourd’hui la ligne de tendance<br />
prédominante.<br />
Il faut souligner les immenses avantages<br />
que ce type d’installations<br />
présentent. Il suffit de penser que la<br />
peleuse thermophysique, remplit<br />
dans une seule machine les fonctions<br />
d’échaudage et de pelage<br />
sans avoir recours aux opérations<br />
d’éboutage, de calibrage et peut travailler<br />
avec n’importe quelle variété<br />
de <strong>tomate</strong>s, soit-elle oblongue ou<br />
ronde.<br />
Il va sans dire que les paramètres<br />
opérationnels doivent être reglés à<br />
la perfection en fonction de la variété<br />
et du degré de maturité du fruit<br />
afin de préserver au plus haut degré<br />
la partie de pulpe plus proche de la<br />
peau qui, riche en caroténoïdes (lycopène<br />
surtout) possède une coloration<br />
plus intense.<br />
En pratique ce genre de peleuse est<br />
largement utilisée pour la fabrication<br />
de <strong>tomate</strong>s cubetées et aussi de<br />
pulpes de <strong>tomate</strong>s: elle peut traiter<br />
des quantités remarquables de produit<br />
à des coûts réduits, soit en raison<br />
de la nature de la matière première<br />
soit de sa technologie.<br />
Ces peleuses produisent de nombreux<br />
déchets de fabrication et de<br />
fruit qui, impropre au pelage, peuvent<br />
être ensuite utilisés pour la<br />
production de concentré. D’où la<br />
nécessité d’installer de petites unités<br />
de concentration pour la récupération<br />
totale du produit non utilisé<br />
au cours de l’opération de pelage.<br />
Après les peleuses on place d’habitude<br />
des bandes séparateurs de<br />
peaux.<br />
Ces bandes qui consistent en principe<br />
en un ou deux tapis à rouleaux<br />
obligent la <strong>tomate</strong> à progresser, en<br />
permettant en même temps aux<br />
rouleaux caoutchoutés du tapis audessous<br />
de s’emparer des peaux<br />
de les évacuer à l’aide d’un système<br />
de canaux situé au-dessous du<br />
tapis. Puis les constructeurs ont interprété<br />
et réalisé ce procédé selon<br />
leur conception la plus efficace.<br />
A ce stade la <strong>tomate</strong> est pelée et<br />
doit être envoyée à l’appareil de<br />
remplissage du conteneur final.<br />
Mais avant cette opération il faut ef-<br />
30<br />
fectuer une inspection du produit<br />
soit manuelle soit à l’aide de<br />
trieuses optiques.<br />
Voilà donc la <strong>tomate</strong> pelée prête<br />
pour la mise en boîtes, compte tenu<br />
que le conteneur propre à la <strong>tomate</strong><br />
pelée est la boîte en métal, capable<br />
d’assurer l’intégrité physique d’un<br />
produit qui est en soi extrêmement<br />
sensible aux stress mécaniques.<br />
D’habitude cette opération est assurée<br />
par des machines de type tournant<br />
avec remplissage manuel.<br />
A l’entrée des boîtes une vanne assure<br />
le dosage du jus, indispensable<br />
au remplissage de la boîte, et cela<br />
avant l’introduction des <strong>tomate</strong>s en<br />
vue d’exclure la présence de l’air<br />
après le remplissage. Le jus doit<br />
être élevé à une température de<br />
95°C avant son dosage pour garantir<br />
une température des boîtes de<br />
40-45°C après le sertissage. Une<br />
température moins élevée exigera<br />
un temps de stérilisation plus long.<br />
Après le sertissage des boîtes avec<br />
les <strong>tomate</strong>s pelées on va contrôler<br />
le niveau du remplissage, avant le<br />
sertissage, sur le tapis roulant<br />
d’”égalisation”, puis le sertissage<br />
des boîtes a lieu, suivi de la stérilisation<br />
du produit.<br />
Le contrôle du remplissage constitue<br />
une étape importante qui doit<br />
être chargée à un personnel très<br />
expert et consciencieux. Il faut en<br />
effet rappeler que le pourcentage de<br />
produit égoutté sur le total est établi<br />
par des réglementations nationales<br />
exactes qui, si non respectées, en<br />
plus de la réclamation du consommateur,<br />
peuvent obliger les autorités<br />
compétentes à prendre des sactions.<br />
Superflu de décrire à ce moment les<br />
méthodes de sertissage, elles sont<br />
très bien connues et pratiquées depuis<br />
longtemps.<br />
On rappellera brièvement ici l’opération<br />
de stérilisation effectuée de manière<br />
différente selon le débit de<br />
l’installation en amont.<br />
Depuis les cuves d’immersion de la<br />
boîte dans de l’eau bouillante, passant<br />
à travers l’emploi des autoclaves<br />
à pression, on est parvenu<br />
aux stérilisateurs continus travaillant<br />
à pression atmosphérique ou sous<br />
pression.<br />
La stérilisation à boîte fixe, procédé<br />
approximatif et onéreux, résultant<br />
désormais dépassée, il faut rappeler<br />
que le principe de base consiste<br />
dans l’accroissement de l’échange<br />
de chaleur à la suite du mouvement<br />
relatif du produit à l’intérieur de la<br />
boîte par rapport aux parois. Cela<br />
va créer des courants de convection<br />
qui amènent plus rapidement la chaleur<br />
au centre de la boîte. Le déplacement<br />
continu du produit le long<br />
des parois combiné à la température<br />
du moyen réchauffant au-dessus<br />
de 100°C produit un échange thermique<br />
tel à accélérer le procédé de<br />
stérilisation. Ce n’est pas le lieu ici<br />
pour traiter à fond ce sujet: nous<br />
nous bornerons à faire une simple<br />
allusion à l’existence d’une technologie<br />
bien précise qui réside sur le<br />
principe de roulement de la boîte<br />
autour de son axe, en alternative à<br />
un mouvement de rotation autour<br />
d’un axe perpendiculaire à celui-ci.<br />
L’on peut encore ajouter qu’il y a<br />
aussi des stérilisateurs, utilisés pour<br />
le traitement d’une vaste gamme de<br />
produits où la vitesse de rotation est<br />
établie d’après l’étude préalable de<br />
la performance du produit soumis à<br />
la réunion de deux forces, force de<br />
gravité et centrifuge.<br />
En pratique les solutions les plus<br />
modernes employées sont celles où<br />
la boîte est forcée de parcourir plusieurs<br />
étages superposés et raccordés<br />
et le mouvement de roulement<br />
qu’on lui impose augmente le déplacement<br />
et la turbulence du produit<br />
près des parois de la boîte et favorise<br />
donc la pénétration de la chaleur.<br />
La vitesse de traînement et de progression<br />
de la boîte qui roule ne dépasse<br />
pas 0,5 mt/minute, le chauffage<br />
est à chambre de vapeur, non<br />
pas à pression. La température au<br />
centre boîte au-dessus de 95°C et<br />
le procédé, par rapport au bain sta-
tique est abrégé de 25%.<br />
Ces appareillages sont d’ailleurs intéressants<br />
pour la possibilité qu’ils<br />
offrent, grâce aux tunnels inférieurs,<br />
d’opérer des refroidissements et<br />
des essuyages indispensables pour<br />
acheminer le produit au stade de<br />
conditionnement final.<br />
Pour des productions très élevées,<br />
à des températures dépassant<br />
100°C, on peut appliquer le système<br />
couramment dit “cooker-cooler”.<br />
Il s’agit là d’un double cylindre en<br />
acier où dans le premier, le plus<br />
grand, la boîte entre à l’aide de<br />
vannes spéciales qui assurent l’alimentation<br />
sans aucune perte de<br />
pression. La boîte ensuite poussée<br />
par les ressauts d’un tambour tournant<br />
coaxialement, parcourt un tunnel<br />
à spiral qui se développe le long<br />
de la paroi intérieure. Le mouvement<br />
de la boîte est provoqué par la<br />
translation le long de l’axe du cylindre<br />
et par une rotation en tournant<br />
sur son axe. Dans le premier<br />
corps le préchauffage et la stérilisation<br />
s’effectuent, dans le deuxième<br />
corps, relié au premier dans ce cas<br />
aussi par des vannes étanches à la<br />
pression, le produit est refroidi.<br />
Toujours pour des productions importantes<br />
et combinées à d’autres<br />
en vue de réaliser une exploitation<br />
totale de la machine au cours de<br />
toute l’année, aussi les stérilisateurs<br />
hydrostatiques entrent en ligne de<br />
compte avec leur chambre à l’eau<br />
où s’achève le procédé de chauffage.<br />
Le refroidissement des boîtes, dernier<br />
stade avant le conditionnement,<br />
comme nous l’avons vu dans les<br />
appareils modernes, est partie intégrante<br />
du stérilisateur. Son but étant<br />
celui de décroitre la température au<br />
centre boîte à des niveaux les plus<br />
faibles possibles qui ne dépassent<br />
pas 50-55°C.<br />
pulpe<br />
Pour ces produits “dernière génération”,<br />
relativement récents par rapport<br />
aux <strong>tomate</strong>s pelées, la ligne de<br />
fabrication possède beaucoup de similitudes<br />
avec celle-ci et souvent<br />
représente son complément utilisé<br />
par les fabricants à la suite des exigences<br />
d’un marché plus élargi et<br />
conditionné désormais par la possibilité<br />
d’utiliser une <strong>tomate</strong> qui ne<br />
doit pas être forcément oblongue.<br />
La phase initiale de la ligne est la<br />
même. Pour les pulpes, version moderne<br />
de la <strong>tomate</strong> concassée, première<br />
alternative historique à la <strong>tomate</strong><br />
pelée, entendues comme produit<br />
fait de pulpe en morceaux irréguliers<br />
mais parfaitement détachés<br />
par rapport à la forme de la passata,<br />
la peleuse est remplacée par le<br />
broyeur dont nous allons tracer les<br />
modèles les plus communs.<br />
Le produit, échaudé par immersion<br />
dans de l’eau bouillante, est amené,<br />
à l’aide d’un élévateur au sommet<br />
d’un échafaudage d’où il tombe par<br />
chute en passant à travers un écraseur<br />
à cylindres rainés et il parvient<br />
d’abord à un séparateur des graines<br />
qui supprime aussi le liquide placentaire.<br />
D’ici la <strong>tomate</strong>, en gros morceaux,<br />
est envoyée à l’intérieur d’un cylindre<br />
aux trous préfixés, normalement<br />
8-10 mm. où les morceaux<br />
sont doucement pressés contre les<br />
trous en provoquant ainsi le passage<br />
de la seule pulpe qui est ensuite<br />
transférée au cylindre égoutteur. Ce<br />
passage aussi se produit par gravité<br />
afin de nullement endommager le<br />
produit. Après un réglage opportun<br />
de la vitesse et de l’inclination de<br />
l’égouttoir, on peut obtenir une <strong>tomate</strong><br />
concassée plus ou moins<br />
“sèche”. Le débit d’une installation<br />
de cette sorte est en raison de<br />
quelques tonnes/h de produit obtenu<br />
d’un double poids de <strong>tomate</strong> initiale.<br />
On peut citer un autre modèle en alternative<br />
à celui-ci qui prévoit l’emploi<br />
d’un pressoir variable et de<br />
deux cylindres extracteurs de la pulpe<br />
où le produit est pressé de l’intérieur<br />
à l’aide d’un rouleau contre les<br />
trous de la paroi dont le nettoyage<br />
est assuré par des brosses spéciales.<br />
Le tout se déroulant dans un<br />
milieu de vapeur. La présence de la<br />
vapeur permet d’atteindre deux<br />
buts: le premier, des températures<br />
élevées pour le produit en sortie,<br />
env. 35-40 degreés et par conséquent<br />
l’emploi de l’exhausteur devient<br />
inutile pour les petits formats.<br />
Deuxième, l’absence d’air qui, étant<br />
à ce stade normalement absorbé,<br />
permet un décroissement de l’action<br />
oxydante et corrosive dans le produit<br />
final. On ne peut rien dire à<br />
propos de l’action qui remplit la vapeur<br />
vis-à-vis des procédés enzymatiques<br />
qui se développent au<br />
cours de l’opération de broyage et<br />
qui favorisent la solidité du morceau<br />
et une prédisposition éprouvée à<br />
l’augmentation dans le pourcentage<br />
de produit égoutté.<br />
La <strong>tomate</strong> concassée à partir de laquelle<br />
des passate “rustiques” tout à<br />
fait efficaces si utilisées comme<br />
bases à la cuisine, ont été produites,<br />
précède d’un point de vue<br />
commercial l’arrivée des <strong>tomate</strong>s<br />
cubetées.<br />
<strong>tomate</strong>s cubetées<br />
Les <strong>tomate</strong>s cubetées représentent<br />
une diversification intéressante de la<br />
<strong>tomate</strong> concassée. Ce produit a le<br />
mérite de n’avoir subi aucune sorte<br />
d’écrasement au niveau opératoire<br />
ni de dommage à sa texture cellulosique.<br />
Le cubetage se fait sur la <strong>tomate</strong><br />
pelée moyennant des coupeusescubeteuses<br />
dont l’action est précédée<br />
par un égouttage sur une surface<br />
vibrante perforée.<br />
Après une dernière inspection pour<br />
supprimer toute nervure intérieure<br />
trop ligneuse ou de couleur insuffisante,<br />
le produit est réchauffé, mis<br />
en boîte avec du jus chaud et dirigé<br />
aux postes finals.<br />
La condition essentielle pour obtenir<br />
un produit de bonne qualité est un<br />
choix soigné des variétés les plus<br />
indiquées pour ce traitement.<br />
Il faut dire qu’à l’heure actuelle de<br />
gros volumes de <strong>tomate</strong>s cubetées<br />
sont destinés au conditionnement<br />
en sacs aseptiques et utilisés au ni-<br />
31
veau industriel pour préparer des<br />
produits finis composés, commercialisés<br />
sous toute sorte de conteneur<br />
qui convient à la distribution directe.<br />
Dans ce cas les <strong>tomate</strong>s cubetées<br />
sont préalablement mélangées au<br />
jus dans les proportions fixées.<br />
Puis, moyennant des pompes spéciales<br />
elles sont envoyées aux<br />
échangeurs de chaleur pour les<br />
opérations de stérilisation et refroidissement<br />
et au conditionnement<br />
suivant dans les sacs préstérilisés<br />
ou les briques.<br />
Il ne faut pas oublier que le stockage<br />
de ces produits est effectué, de<br />
plus en plus fréquemment, dans de<br />
grosses citernes aseptiques, mais<br />
l’importance du sujet nous conseille<br />
de le renvoyer à des notes futures.<br />
passate<br />
A cette liste de dérivés de la <strong>tomate</strong><br />
“<strong>light</strong>” il faut ajouter également un<br />
groupe de produits qui, de même<br />
que la passata sont obtenus en pratique<br />
d’une première phase de<br />
concentration. Il faut en faire mention<br />
car il s’agit d’une catégorie de<br />
produit à faible concentration et dotée<br />
d’une “solidité” structurale typique.<br />
La passata doit posséder le goût<br />
caractéristique de la <strong>tomate</strong> fraîche,<br />
une couleur rouge vive, une bonne<br />
consistance. Les produits qu’on<br />
trouve sur le marché dans des emballages<br />
divers ont un résidu sec 6<br />
à 10° Brix.<br />
La ligne de transformation prévoit<br />
en principe un procédé standard de<br />
prétraitement de la <strong>tomate</strong>, suivi<br />
d’un préchauffage Hot Break effectué<br />
avant un raffinage à travers des<br />
tamis de 6 ou 8/10 mm. Pratiques<br />
importantes: le contrôle du pH du<br />
jus et sa correction éventuelle si les<br />
valeurs dépassent 4,3. Puis le jus<br />
subit une concentration rapide dans<br />
l’évaporateur continu à double effet,<br />
suivie d’une désaération sous vide<br />
et souvent d’une homogénéisation.<br />
Ensuite le produit est envoyé à la<br />
pasteurisation et au remplissage à<br />
chaud dans la bouteille en verre ou<br />
dans la brique en aseptique.<br />
On peut dire, avec la passata,<br />
d’avoir touché à la gamme toute entière<br />
de la <strong>tomate</strong> “<strong>light</strong>”. On veut<br />
pourtant donner un bref aperçu également<br />
de ces produits qui, même si<br />
32<br />
de façon indirecte, ont créé une<br />
image de fraîcheur et de légèreté<br />
pour les dérivés de cette baie.<br />
Il s’agit de la “pizza sauce”, des “ristretti”<br />
(condiments peu concentrés à<br />
base de <strong>tomate</strong>), des “bases pour<br />
sauces” et du “ketchup”.<br />
La fabrication de la pizza sauce<br />
comporte un procédé assez pareil à<br />
celui de la passata, sauf le raffinage<br />
qui utilise des tamis de 3-3,5<br />
mm. Le procédé s’achève par une<br />
faible concentration en vue de standardiser<br />
le résidu sec du produit.<br />
Bien évidemment ce produit est en<br />
priorité destiné à la restauration collective,<br />
car la demande est surtout<br />
axée sur un conditionnement dans<br />
des sacs aseptiques 20 à 200 kg.<br />
Les “ristretti” et les “bases pour<br />
sauces”, ci-dessus mentionnés sont<br />
des biens à contenu élevé de service<br />
conçus pour la ménagère qui<br />
réalise ainsi un gain de temps<br />
considérable dans la préparation du<br />
repas.<br />
L’utilisation de passate, pulpes, dès<br />
de <strong>tomate</strong>s est, d’ailleurs, de leur<br />
nature, liée aux changements profonds<br />
qui sont intervenus dans les<br />
styles de vie et dans la nouvelle culture<br />
alimentaire, aussi bien que aux<br />
immenses efforts publicitaires et de<br />
marketing des grosses conserveries.<br />
A cela il faut ajouter le niveau<br />
de très haute technologie atteint par<br />
nos constructeurs d’équipements,<br />
uniques au monde grâce à leur esprit<br />
inventif et à leur capacité.<br />
Dans ce groupe figurent aussi ces<br />
produits demi-préparés en bocal ou<br />
en boîte que l’industrie fabrique à<br />
l’intention de la ménagère. En plus<br />
de la pulpe de <strong>tomate</strong>, ils peuvent<br />
contenir d’autres ingrédients, tels<br />
que, pour les “ristretti”, concentré de<br />
<strong>tomate</strong>, oignon, sel et souvent du<br />
sucre. Les “bases”: légumes en<br />
morceaux ou fines herbes typiques,<br />
uniformément répartis et caractérisées<br />
par l’absence de matières<br />
grasses et la présence de légumes<br />
très bien mélangés au reste de la<br />
<strong>tomate</strong>.<br />
En dernier, il faut rappeler le “ketchup”,<br />
condiment qui connaît une<br />
forte popularité chez les jeunes, les<br />
clients des fast foods et les<br />
consommateurs de sandwich dans<br />
les bars.<br />
Ce produit, à base de <strong>tomate</strong>, peutêtre<br />
“<strong>light</strong>” au sens impropre, mais<br />
qui contient plus de 50% de ce légume,<br />
se caractérise par son aromatisation<br />
qui doit être équilibrée,<br />
non forte, le goût des épices non<br />
prédominant.<br />
Sa fabrication se fait en mélangeant<br />
le jus semi-concentré, en principe<br />
Hot Break, avec du sel, du sucre,<br />
en chauffant le mélange obtenu et<br />
en ajoutant les épaississants et finalement<br />
le vinaigre et les aromes.<br />
Cela avant la désaération et le<br />
conditionnement final qui se fait<br />
couramment en bouteille.<br />
Le tour d’horizon touche ici à sa fin.<br />
Nous espérons avoir brosser un tableau<br />
récapitulatif assez complet,<br />
forcément à grands traits, de ce sujet.<br />
De centaines de pages ne seraient<br />
pas suffisantes à l’approfondir,<br />
compte tenu de tous les problèmes<br />
qu’il a impliqué, mais qui,<br />
résolus, ont permis de franchir une<br />
des étapes les plus prestigieuses<br />
du développement de l’industrie de<br />
la conserve.
Con particolare attenzione al<br />
recupero di energia termica.<br />
With particular attention to<br />
thermal energy recovery.<br />
HORIZONTAL AUTOCLAVE WITH MULTICYCLES:<br />
HORIZONTAL AUTOCLAVE WITH MULTICYCLES:<br />
Sterilization, ventilated steam, cooling, rain spout system and dipping.<br />
Continuous Sterilization, control ventilated of the steam, black pressure cooling, in rain all the spout phases. system and dipping.<br />
Working controlled by PLC and completely automatic administration of the working cycles<br />
Continuous control of the black pressure in all the phases.<br />
Working controlled by PLC and completely automatic administration of the working cycles<br />
AUTOCLAVE ORIZZONTALE<br />
CON AUTOCLAVE FUNZIONAMENTO ORIZZONTALE<br />
A CON CICLI FUNZIONAMENTO<br />
MULTIPLI:<br />
A CICLI MULTIPLI:<br />
Sterilizzazione,vapore<br />
Sterilizzazione,vapore<br />
saturo,vapore ventilato,<br />
saturo,vapore ventilato,<br />
raffreddamento pioggia<br />
raffreddamento pioggia<br />
e annegamento..<br />
e annegamento..<br />
Controllo continuo della<br />
Controllo continuo della<br />
contro-pressione in<br />
contro-pressione in<br />
tutte le fasi di lavoro.<br />
tutte le fasi di lavoro.<br />
Funzionamento<br />
Funzionamento<br />
controllo da PLC e<br />
controllo da PLC e<br />
gestione dei cicli di<br />
gestione dei cicli di<br />
lavoro completamente<br />
lavoro completamente<br />
automatizzata.<br />
automatizzata.
Quien pasea por las islas de los supermercados,<br />
habrá seguramente<br />
notado, sobre los estantes, bién ordenados,<br />
un número siempre creciente<br />
de productos que tenían vistosamente<br />
sobre la etiqueta la palabra,<br />
ya mágica “<strong>light</strong>”, siempre con<br />
el vocábulo inglés y siempre con el<br />
significado taumatúrgico, de producto<br />
ligero, saludable, tal como para<br />
evocar una línea delgada, dieta automática<br />
y otros muchos significados<br />
apetecibles.<br />
Es posible hasta sonreir cosiderando<br />
que este vocablo ya está siendo<br />
empleado, si bién con otro idioma,<br />
desde hace decénios y que la gama<br />
en tal sentido, se ha expandido visiblemente<br />
durante el tiempo y actualmente<br />
resulta extremamente dueña<br />
del mercado de la baya roja.<br />
Con estas notas, deseamos hacer<br />
un cuadro, lo más al día, de la gama<br />
con la cual los derivados del <strong>tomate</strong><br />
se presentan sobre los estantes o,<br />
in primis, están presentes dentro de<br />
grandes contenedores, en los almacenes<br />
de los productores de jugos,<br />
pizzas, pasadas, pulpas y cubeteados,<br />
deteniéndonos justo sobre<br />
aquellos productos en los cuales no<br />
ha tenido lugar la concentración del<br />
jugo, pero en los cuales los tejidos<br />
vegetales originales aparecen transformados<br />
pero, extructuralmente hablando<br />
similares a la materia prima<br />
de la cual aún son portadores de su<br />
ajuar organoléptico, nutricional y de<br />
frescura.<br />
Ya en el lejano 1980, la revista dedicaba<br />
a estos derivados del <strong>tomate</strong>,<br />
una serie de notas con el título<br />
“Objetivo: frescura”.<br />
Pensamos por tanto que sea útil<br />
considerar las varias formas de la<br />
evolución de esta tecnología tan interesante.<br />
Indudablemente esta evolución ha<br />
sido una consecuencia natural de<br />
las exigensias que han emergido de<br />
las tendencias de mercado, y esto<br />
según una regla que no vale solo<br />
TOMATE ...LIGHT de Mario Diemmi<br />
para el <strong>tomate</strong> sino también para<br />
otros diversos productos y sectores<br />
industriales.<br />
La primera necesidad evidenciada<br />
por el consumo era, en el momento<br />
inicial de la expansión de los consumos,<br />
la búsqueda de un método para<br />
la conservación del <strong>tomate</strong> el<br />
cual, fisiológicamente, cuando fresco,<br />
era posible encontrarlo únicamente<br />
durante periodos limitados<br />
del año solar.<br />
Partiendo de esta exigencia nació<br />
una tecnología de transformación<br />
de la materia prima dirigida a la obtención<br />
de un producto concentrado,<br />
con fácil conservación a temperatura<br />
ambiente, según el tipo de<br />
contenedor usado como alternativa<br />
al acondicionamiento refrigerado.<br />
La tecnología que ha conducido a la<br />
concentración, basada esencialmente<br />
sobre las formas de cesión<br />
del calor al jugo para extraer agua,<br />
ha pasado a través de tantos momentos:<br />
baste con considerar las<br />
bacinillas originales, para pasar al<br />
uso del vacío dentro de las ampollas<br />
y llegar al fin a los equipos contínuos<br />
con capacidades de concentración<br />
enormes.<br />
Paralelamente los estudios y las<br />
aplicaciones han sido orientados<br />
hacia la puesta a punto de los contenedores<br />
de conservación y asì<br />
desde los toneles para concentrados<br />
salados y con color indefinible,<br />
hemos mano a mano pasado a los<br />
jugos asépticos pre-esterilizados<br />
con los cuales parece que hemos<br />
alcanzado el tope de las condiciones<br />
óptimas.<br />
Seguramente con la fuerza de los<br />
resultados obtenidos con esta meticulosa<br />
investigación y con las respuestas<br />
para esta primera exigencia,<br />
el mercado, a la búsqueda de<br />
productos que lograsen mantener<br />
las características del fresco en el<br />
nivel máximo, si bién en el ámbito<br />
de una conservación con almenos<br />
un ciclo anual, requeridas para el <strong>tomate</strong>,<br />
pero también para otras gamas<br />
vegetales tales como la fruta,<br />
productos alternativos a los concentrados<br />
pero que presentasen los<br />
mismos requisitos de conservabilidad<br />
llegando así hasta la puesta a<br />
punto, en un primer momento, de la<br />
producción de <strong>tomate</strong>s pelados, para<br />
desembocar en una gama mucho<br />
más amplia que incluye, pasadas y<br />
luego pulpas con varias dimensiones,<br />
cubeteados, bases para jugos<br />
etc.<br />
Aquí es necesario recordar, como el<br />
35
desarrollo de esta gama de productos<br />
nuevos, haya sido posible en<br />
función de una investigación paralela<br />
de variedades de <strong>tomate</strong>s.<br />
El <strong>tomate</strong> inicialmente se identificaba<br />
con variedades redondas, costilludas,<br />
con contenidos de azúcar<br />
muy elevados, cultivado no en el terreno<br />
sino en equipos por setos, en<br />
los cuales la planta durante su<br />
desarrollo era sostenida por suportes<br />
que conducían la plantita hacia<br />
configuraciones predeterminadas.<br />
La piel del <strong>tomate</strong> era muy delgada,<br />
el líquido contenido por la placenta<br />
azúcarado, facilmente sujeto a roturas<br />
en caso de esfuerzos mecánicos,<br />
limitados al punto tal que el<br />
transporte mismo desde el campo<br />
hasta la instalación quedaba condicionado<br />
por el uso de cajitas, antes<br />
de madera y sucesivamente de<br />
plástico, con contenidos máximos<br />
de 20 – 25 Kg.<br />
Las necesidades conéxas con la<br />
producción masiva, con la instalación<br />
de equipos con potencialidades<br />
siempre mayores, con los<br />
transportes sobre camiones, que<br />
ahora tiene lugar también desde<br />
una región a la otra y en fin con la<br />
mecanización de la cosecha en el<br />
campo, han conducido, en el arco<br />
de algunos decénios a la configuración<br />
de un <strong>tomate</strong>, bajo ciertos aspectos,<br />
antitético respecto al modelo<br />
inicial: baya con elevada resistencia<br />
mecánica, idónea para la carga<br />
y el transporte y descarga desde<br />
cajones, posibilidad de lavado y tratamiento<br />
bajo condiciones drásticas<br />
y esto, sinembargo a despecho de<br />
las características organo-lépticas,<br />
del color y de los contenidos de<br />
azúcar.<br />
Si añadimos en fin que estas nuevas<br />
condiciones finalizadas a la obtención<br />
de una economía de gestión<br />
óptima, han creado paralelamente<br />
unas exigencias de búsqueda<br />
de variedades con miras a obtener<br />
campañas de <strong>tomate</strong> siempre<br />
más cortas, con búsqueda de maduraciones<br />
en contemporánea y esto<br />
también para áreas tales como<br />
las mediterráneas, en las cuales la<br />
mano de obra resulte costosa y a<br />
menudo difícil de hallar.<br />
Pasemos ahora al recuerdo de los<br />
productos que ven al <strong>tomate</strong> no<br />
concentrado, normalmente con resíduo<br />
natural o, si este es aumentado,<br />
con bajos niveles y de forma tal<br />
36<br />
como para no quitarle la prerrogativa<br />
de la frescura.<br />
<strong>tomate</strong>s pelados<br />
El pelado es seguramente una de<br />
las formas más “antíguas” y conocidas<br />
para la conservación del <strong>tomate</strong>,<br />
es un producto que pensamos<br />
que haya sido, y aún sea, uno de<br />
los más conocidos embajadores de<br />
la agricultura e industria conservera<br />
italiana.<br />
A parte la forma la cual, para una<br />
caracterización del producto es la<br />
oblonga, el <strong>tomate</strong> en consideración,<br />
debe tener la pulpa de color<br />
rojo vivo también en las capas internas,<br />
la raíz primaria central debe tener<br />
proporciones limitadas y no leñosa,<br />
en las fosas deben haber pocas<br />
semillas, el pellejo y el pecíolo<br />
deben desprenderse facilmente y<br />
siendo requerida una maduración<br />
homogénea, no debe presentar “collares”<br />
verdes y menos que menos,<br />
partes necróticas o de color amarillento.<br />
La variedad más apreciada y conocida<br />
es, seguramente desde siempre,<br />
el San Marzano, sinembargo<br />
razones de órden práctico, áreas de<br />
cultivo limitado, costos, paralelamente<br />
con mejorías genéticas substanciales,<br />
han extendido la posibilidad<br />
de empleo a diversas variedades<br />
tales como las que provienen<br />
desde varios cultivares que actualmente<br />
resultan idóneos también para<br />
la cosecha mecánica.<br />
Muchas de estas variedades,<br />
inicialmente obtenidas en institutos<br />
californianos, resultan ya muy difundidos<br />
en cada área y cada cultivador<br />
tiene la posibilidad de escoger,<br />
basándose sobre los terrenos y el<br />
clima, la variedad que responde<br />
mayormente a sus exigencias.<br />
La selección del <strong>tomate</strong> de partida,<br />
conjugada con un grado de maduración<br />
igualmente preciso, son las<br />
condiciones basilares para la obtención<br />
de un “pelado” con calidad óptima,<br />
normalmente destinado a la<br />
lata, y para el cual ahora, sintéticamente,<br />
iremos a esquematizar la<br />
tecnología.<br />
La lata, con varias dimensiones,<br />
desde el medio kilo hasta los 5 Kg.<br />
nominales, es el contenedor ahora<br />
preferido por los productores de pelados,<br />
ya que su rigidez preserva el<br />
pelado, con naturaleza muy frágil,<br />
desde los esfuerzos mecánicos, facilita<br />
el empleo de líneas de elevadas<br />
capacidades y optimiza las posibilidades<br />
de almacenaje, particularmente<br />
importante para productos<br />
con ciclo anual. Es necesario añadir<br />
el pregio que la pared metálica ofrece<br />
al pasaje del calor y por tanto a<br />
la reducción de los tiempos de calentamiento<br />
y esterilización, con los<br />
consecuentes contributos para la<br />
conservación de las características<br />
organo-lépticas.<br />
Dejemos, ya que son ya hasta demasiado<br />
conocidas, las consideraciones<br />
acerca del revestimiento interior<br />
de la lata, en el cual desde la<br />
presencia del estaño de anticuada<br />
memoria, hemos ya pasado, almenos<br />
por lo que se refiere a los formatos<br />
pequeños, al esmalte con<br />
barnizes con pigmentos especiales.<br />
La tecnología productiva relativa<br />
prevee una serie de operaciones,<br />
mas o menos enriquecidas con tecnologías<br />
sofisticadas y específicas,<br />
pero que siempre incluyen:
- lavado y cernido<br />
- desprendimiento del pellejo desde<br />
la pulpa (pelado)<br />
- separación de los pellejos<br />
- llenado del contenedor<br />
- sellado del contenedor<br />
- esterilización y enfriamiento<br />
Mientras para el primero y los dos<br />
últimos puntos, substancialmente<br />
no han sido encontradas, durante<br />
los últimos años, variaciones conceptuales,<br />
para el segundo y el tercero<br />
están implícitos los puntos de<br />
fuerza que caracterizan a los tiempos<br />
relativamente recientes.<br />
Es de suma importancia anteponer<br />
que la fase de pelado puede ser<br />
considerada como la base de muchas<br />
otras líneas para la obtención<br />
de derivados que iremos a tomar en<br />
consideración con estas notas.<br />
Analizando las diversas fases de la<br />
línea podemos decir immediatamente<br />
que para el lavado y el cernido<br />
del producto son utilizadas líneas<br />
similares a las empleadas para<br />
el concentrado. Normalmente son<br />
adecuadas para que el lavado sea<br />
particularmente eficaz – y las limitadas<br />
capacidades por hora lo favorecen<br />
– y de manera tal que sobre las<br />
cintas de cernido el <strong>tomate</strong> pueda<br />
ser controlado con facilidad y que<br />
avance sin sobreponerse y con una<br />
velocidad tal como para permitir las<br />
operaciones de cernido y verificación<br />
por parte de las obreras.<br />
Obreras las cuales, a diferencia de<br />
las líneas destinadas para la con-<br />
centración, deben estar efectivamente<br />
presentes y estar bién entrenadas<br />
para tal fin; la línea, en el caso<br />
de instalaciones modernas, casi<br />
siempre está dotada con seleccionadoras<br />
ópticas que detectan y alejan<br />
a las bayas defectuosas únicamente<br />
por su color, que irán a ser<br />
destinadas a la simple concentración<br />
o bién por sus partes necróticas<br />
y deshechas.<br />
Así mismo, el empleo de descuescadoras<br />
o lavadoras con tambor, tiene<br />
un cierto relieve en estas líneas,<br />
particularmente apreciado para productos<br />
provenientes desde terrenos<br />
arcillosos o para variedades con un<br />
fuerte enlace del pedúnculo al fruto<br />
especialmente si la maduración es<br />
imperfecta, con situaciones acentuadas<br />
a menudo debido a la cosecha<br />
mecánica, y ya difundidas en<br />
los paises mayormente industrializados.<br />
La fase de “pelado” propiamente<br />
identificada como desprendimiento<br />
del pellejo desde la pulpa ha sufrido<br />
una evolución tecnológica de enorme<br />
importancia a lo largo del tiempo,<br />
aunque a veces la tecnología ha<br />
refinado aquellas operaciones que<br />
antes tenían lugar manualmente.<br />
Dicha fase se basa sobre la operación<br />
de escaldado de la baya en<br />
agua con temperatura superior a<br />
90°C por apróximadamente 30 segundos.<br />
El pelado químico y el tratamiento<br />
con vapor para los <strong>tomate</strong>s<br />
congelados son alternativas anti-<br />
cuadas y que podemos relegar al<br />
archivo.<br />
El escaldado tiene lugar con equipos<br />
constituidos por cilindros horadados<br />
con eje horizontal y con cocléa<br />
interna para el avanzamiento<br />
del <strong>tomate</strong>, parcialmente sumergidos<br />
en agua hirviente cual alternativa<br />
a aquellos constituidos por cámaras<br />
cilíndricas inclinadas, con<br />
diámetros anchos dentro de las<br />
cuales ruedan una serie de paletas<br />
que constituyen cámaras de sumersión<br />
parcial, en agua hirviente en<br />
las que el <strong>tomate</strong> es escaldado y<br />
sucesivamente escurrido con tiempos<br />
regulables con la máxima precisión.<br />
Sucesivamente a las “escaldadoras”<br />
se colocan las peladoras.<br />
Entre aquellas mecánicas, con capacidades<br />
importantes, mayores de<br />
30 tons/hora, encontramos varios tipos.<br />
Entre las más conocidas y aún<br />
muy difundidas, especialmente donde<br />
las cantidades en juego no son<br />
de importancia absoluta, existen<br />
máquinas que disponen a los <strong>tomate</strong>s,<br />
rigurosamente de tipo oblongo<br />
y calibrados, sobre canaletas que<br />
los transladan hacia una estación<br />
dotada de cuchillas que inciden la<br />
piel en sentido longitudinal después<br />
de la cual, el <strong>tomate</strong>, siempre canlizado,<br />
es entregado a una serie de<br />
mordazas colocadas en forma de<br />
“V” que lo aprietan en forma contínua<br />
alejando de esta forma la piel<br />
que es expulsada y dejada caer a la<br />
parte inferior.<br />
A esta categoría pertenecían también<br />
aquellas máquinas en las cuales<br />
la baya, “despuntada” por medio<br />
de cuchillas particulares, atravesaba<br />
alvéolos de goma con voladizos,<br />
o bién era comprimida gradualmente<br />
desde una de las extremidades<br />
de forma tal que el fruto saliese del<br />
pellejo que quedaba atrapado, o<br />
bién, mediante la fuerza centrífuga<br />
era expulsada y forzada a pasar a<br />
través de alvéolos de goma colocados<br />
en la periferia de tambores giratorios.<br />
Claro está que este tipo de equipos<br />
exigían que el <strong>tomate</strong> fuese oblongo<br />
y bién calibrado.<br />
Las peladoras más recientes, las<br />
termo-físicas, aptas para la producción<br />
de hasta varias decenas de<br />
tons/hora, están presentes en el<br />
mercado con varias configuraciones,<br />
todas basadas sobre el calen-<br />
37
tamiento rápido con temperaturas<br />
nunca inferiores a 120 – 130°C por<br />
medio de vapor bajo presión y el<br />
pasaje a la etapa sucesiva para ser<br />
sometido a una diminiución repentina<br />
de presión o para ser enfriado<br />
repentinamente con agua para condensar<br />
el vapor presente.<br />
Esta variación provoca una explosión<br />
de la piel dado que el agua, líquida<br />
con la presión de la primera<br />
etapa, con la disminución de la presión<br />
se vuelve vapor y fragmenta a<br />
la piel.<br />
Este es evidentemente el principio<br />
de base que varias empresas han<br />
elaborado y aplicado con los diversos<br />
modelos que actualmente constituyen<br />
la tendencia dominante.<br />
Es necesario recordar las ventajas<br />
que trae este tipo de instalación,<br />
baste pensar que se resuelver con<br />
una sola máquina, las funciones de<br />
escaldado y pelado sin necesitar<br />
operaciones de despuntado, calibrado<br />
y, poder operar con <strong>tomate</strong>,<br />
tanto oblongo como redondo.<br />
Evidentemente, resulta tener particular<br />
importancia la determinación<br />
de los parámetros operativos en<br />
función de la variedad y del grado<br />
de maduración del fruto para preservar<br />
a lo máximo la parte de pulpa<br />
más cercana a la piel, la cual, rica<br />
de carotenoides (principalmente<br />
licopeno) es la que presenta un color<br />
más intenso.<br />
En realidad la peladora de este tipo<br />
es utilizada macizamente también<br />
para la producción de cubeteados y<br />
de las pulpas mismas, logrando garantizar<br />
una calidad importante con<br />
costes reducidos tanto debido a la<br />
naturaleza de la materia prima<br />
cuanto por la tecnología.<br />
Estas peladoras, paralelamente, generan<br />
notables cantidades de desechos<br />
de tratamiento y de fruto, el<br />
cual no resultando idóneo para el<br />
pelado, resulta reutilizable para la<br />
producción de concentrado: este es<br />
el motivo principal para la instalación<br />
de equipos pequeños para<br />
concentración para que el recobro<br />
de todo lo inutilizable para el pelado<br />
sea total.<br />
Después de las peladoras encontramos<br />
las cintas separa-pieles.<br />
Estas, principalmente constituidas<br />
por una o dos cintas con rodillos,<br />
obligan al <strong>tomate</strong> a avenzar permitiendo<br />
a los rodillos con goma de la<br />
cinta de base, la captura y el aleja-<br />
38<br />
miento de los pellejos, mediante las<br />
canaletas inferiores. Varias son las<br />
“interpretaciones” que los diversos<br />
constructores han dado a esta etapa.<br />
El <strong>tomate</strong> en este punto resulta ya<br />
pelado y debe ser transladado a la<br />
etapa de llenado del contenedor final.<br />
Pero este pasaje debe ser completado<br />
con una inspección delegada a<br />
controles manuales y a menudo con<br />
el auxilio de seleccionadoras ópticas.<br />
Ahora el pelado está listo para ser<br />
“enlatado”, ya que el contenedor típico<br />
para él es la lata metálica dado<br />
que resulta apto para garantizar la<br />
integridad física para un producto<br />
muy sensible a los esfuerzos mecánicos.<br />
Normalmente para esta operación<br />
se emplean máquinas de tipo giratorio<br />
con etapa manual de introducción.<br />
A la entrada de las latas una válvula<br />
se encarga de la dosificación del jugo,<br />
necesario para el llenado de las<br />
latas, esto antes de que sean introducidos<br />
los <strong>tomate</strong>s, con la finalidad<br />
de que sea eliminada la presencia<br />
de aire después del llenado. La<br />
temperatura del jugo debe alcanzar<br />
los 95°C antes de ser dosificado,<br />
para poder garantizar una temperatura<br />
de 40 – 45°C para las latas sucesivamente<br />
al garfeado. Una temperatura<br />
menor obligará a un tiempo<br />
de esterilización mayor.<br />
Después del llenado de las latas<br />
con el pelado, es controlado el nivel<br />
de llenado, antes del garfeado, sobre<br />
la “cinta de aparejamiento”, y<br />
luego se procederá con el garfeado<br />
de las latas y sucesivamente a la<br />
etapa de esterilización.<br />
El control del llenado es particularmente<br />
importante y debe ser asignado<br />
a personal valedero y conciente,<br />
y a tal fin es necesario recordar<br />
que el porcentaje de escurrido<br />
sobre el total es fijado por normas<br />
nacionales precisas que, en caso<br />
de no respeto de las mismas, además<br />
de las protestas del consumidor,<br />
pueden conducir a sanciones<br />
por parte de las autoridades de<br />
competencia.<br />
Es superfluo recordar las varias formas<br />
de garfeado, tanto son conocidas<br />
y desde hace tanto tiempo aplicadas.<br />
Sucintamente recordaremos ahora<br />
las etapas de esterilización que son<br />
aplicadas en formas diferentes según<br />
la capacidad del equipo anterior.<br />
Se ha pasado desde las tinas de<br />
esterilización de la lata en agua hirviente<br />
hasta las autoclaves bajo<br />
presión, para llegar hasta las esterilizadoras<br />
en contínuo bajo presión o<br />
con presión atmosférica.<br />
Considerando obsoleto el tratamiento<br />
con “lata detenida” apróximado<br />
y antieconómico, recordamos<br />
como, el principio utilizado sea<br />
aquel basado sobre el aumento de<br />
calor debido al movimiento relativo<br />
del producto al interior de la lata
con respecto a la pared de la misma,<br />
con generación de corrientes<br />
de convección las cuales conducen<br />
con mayor rapidez el calor hacia el<br />
centro e la lata; el recambio contínuo<br />
del producto a lo largo de la pared<br />
asociado con la temperatura del<br />
medio de calentamiento, mayor de<br />
100°C, provoca un intercambio térmico<br />
tal como para acelerar el proceso<br />
de esterilización. Esta no es la<br />
sede adecuada para un tratado, sinembargo<br />
nos referimos a la existencia<br />
de una tecnología precisa<br />
que se aprovecha del movimiento<br />
giratorio de la lata sobre su propio<br />
eje cual alternativa a un movimiento<br />
de rotación sobre un eje perpendicular<br />
a este, y que existen esterilizadoras,<br />
utilizadas también para<br />
muchísimos productos, en las cuales<br />
es posible fijar las velocidades<br />
de rotación determinadas por un estudio<br />
del comportamiento del producto<br />
sometido a la combinación de<br />
las dos fuerzas, la de gravedad y la<br />
centrífuga.<br />
En la práctica, los modelos más<br />
usados son aquellos en los que la<br />
lata es obligada a descender a lo<br />
largo de varios planos sobrepuestos<br />
y conectados entre ellos con un movimiento<br />
giratorio apto para aumentar<br />
el recambio y la turbolencia del<br />
producto cercano a la pared de la<br />
lata favoreciendo así la penetración<br />
del calor.<br />
La velocidad de empuje-avance de<br />
la lata que rueda no sobrepasa los<br />
0,5 m/minuto, el calentamiento es<br />
por cámara de vapor sin presión;<br />
las temperaturas en el centro de la<br />
lata llegan hasta 95°C con reducción<br />
de proceso con respecto al baño<br />
estático de apróximadamente el<br />
25%.<br />
Estos equipos son interesantes<br />
también debido a la posibilidad que<br />
ofrecen los planos inferiores de actuar<br />
enfriamientos y secados indispensables<br />
para mandar el producto<br />
a la etapa de confección final.<br />
Para producciones muy elevadas,<br />
con temperaturas mayores de<br />
100°C, es posible emplear el sistema<br />
comunmente conocido como<br />
. Se trata de un<br />
cilindro doble en acero dentro del<br />
primero de los dos, el mayor, la lata<br />
entra a través de válvuals especiales<br />
que permiten la alimentación sin<br />
pérdidas de presión, y recorre un<br />
canal con forma de espiral que co-<br />
rre a lo largo de la pared interna,<br />
empujada coaxialmente por las aletas<br />
de un tambor giratorio. El movimiento<br />
de la lata es el resultado de<br />
una traslación a lo largo del eje del<br />
cilindro y de una rotación por enroscamiento<br />
sobre su mismo eje. En el<br />
primer cuerpo tiene lugar el pre-calentamiento<br />
y la esterilización, en el<br />
segundo cuerpo unido al primero<br />
aún por medio de válvulas de presión,<br />
el producto es enfriado.<br />
Siempre para producciones relevantes<br />
asociadas a otras que permitan<br />
el uso a lo largo de todo el año, es<br />
necesario tomar en consideración<br />
también las esterilizadoras hidroestáticas<br />
constituidas por cámaras<br />
con agua, en las cuales es terminado<br />
el proceso de calentamiento.<br />
El enfriamiento de las latas, última<br />
fase antes de al confección, tal como<br />
hemos visto en los equipos modernos,<br />
es parte integrante de la esterilizadora;<br />
por medio de este se<br />
trata de disminuir la temperatura al<br />
centro de la lata hasta los niveles<br />
menores posibles, no mayores de<br />
50-55°C.<br />
pulpa<br />
Para estos productos de “segunda<br />
generación”, relativamente recientes<br />
con respecto a los pelados, la línea<br />
de producción tiene muchos puntos<br />
en común y a menudo resulta ser<br />
una integración utilizada por muchos<br />
para las exigencias de un mercado<br />
más amplio y acondicionado<br />
por la posibilidad de empleo de un<br />
<strong>tomate</strong> que ya no es necesariamente<br />
“oblongo”.<br />
La etapa inicial de la línea es la<br />
misma. Para pulpas que nacen como<br />
“triturados”, históricamente hablando<br />
primera alternativa al pelado,<br />
entendiendo por esto un producto<br />
que presenta pulpa con pedazos<br />
no regulares pero bién distintos<br />
con respecto a la configuración de<br />
la pasada, la peladora es substituida<br />
con una trituradora para la cual<br />
reportaremos las formas más adoptadas.<br />
El producto escaldado por sumersión<br />
en agua hirviente es conducido<br />
hasta la cima de una empalcadura<br />
mediante un elevador, desde donde,<br />
por caida, desciende pasando a<br />
través de una aplastadora con cilindros<br />
acanalados y llega durante la<br />
primera fase a una separadora de<br />
semillas que elimina también el líquido<br />
de la placenta.<br />
Desde aquí el <strong>tomate</strong>, el cual se encuentra<br />
ya bajo forma de grandes<br />
pedazos, es enviado al interior de<br />
un cilindro con orificios prefijados,<br />
normalmente 8-10 mm dentro del<br />
cual los pedazos son comprimidos<br />
delicatamente contro los orificios,<br />
39
determinando así el pasaje solamente<br />
de la pulpa la cual sucesivamente<br />
es enviada al cilindro escurridor;<br />
este pasaje tiene lugar por gravedad<br />
para evitar daños al producto.<br />
Regulando oportunamente la<br />
velocidad y la inclinación del escurridor,<br />
es posible obtener un triturado<br />
mas o menos “seco”. La capacidad<br />
de los equipos de este tipo es<br />
del órden de algunas tons/hora de<br />
producto obtenido partiendo desde<br />
el equivalente al doble del peso de<br />
<strong>tomate</strong>.<br />
Una alternativa eran los equipos basados<br />
sobre el uso de una exprimidora<br />
variable y de dos cilindros extractores<br />
de pulpa, en los cuales el<br />
producto es comprimido desde el interior<br />
con un rodillo, sobre los orificios<br />
de la pared, que se mantiene<br />
limpia mediante la acción de cepillos<br />
especiales, todo esto bajo ambiente<br />
de vapor. La presencia de<br />
este vapor permite obtener dos finalidades:<br />
la primera es obtener temperaturas<br />
elevadas en el producto<br />
que sale, apróximadamente 35-40<br />
grados, cosa que hace sí que sea<br />
inútil el uso del exauster para el caso<br />
de formatos pequeños; la segunda<br />
es la ausencia de aire que normalmente<br />
resulta englobado durante<br />
esta fase, permitiendo así una<br />
disminución de la acción oxidante y<br />
de corrosión en el producto final.<br />
No hay que ometer la indudable acción<br />
del vapor a fines de los procesos<br />
enzimáticos generados durante<br />
la operación de trituración los cuales<br />
favorecen que las piezas sean<br />
compactas y además una predispo-<br />
40<br />
sición acertada al aumento del porcentaje<br />
de escurrido.<br />
Pero el triturado, desde el cual se<br />
derivan, en función del tamaño de<br />
las piezas, pasadas “gruesas” que<br />
resultan ser particularmente valederas<br />
para el uso cual bases en la cocina,<br />
es el precursor de la llegada<br />
de los cubitos.<br />
cubeteado<br />
Diversificación interesante de pulpa<br />
triturada es el <strong>tomate</strong> cubeteado, el<br />
cual tiene el mérito de no haber sufrido<br />
operativamente, algún tipo de<br />
prensado y por tanto ningún tipo de<br />
daño a su estructura celulósica.<br />
El cubeteado se efectúa, sobre el<br />
<strong>tomate</strong> pelado, por medio de cuchillas<br />
cubeteadoras, las cuales preceden<br />
a un escurrimiento por medio<br />
de un plano horadado vibratorio.<br />
Sucesivamente al último cernido,<br />
para evitar la presencia de costillas<br />
internas demasiado leñosas o con<br />
color exíguo, el producto es pre-calentado,<br />
introducido en el contenedor<br />
con jugo caliente y trasladado a<br />
las etapas finales.<br />
Condición basilar para obtener un<br />
producto de buena calidad es el escoger<br />
con esmero las variedades<br />
más idóneas para tal fin.<br />
Es necesario evidenciar como grandes<br />
cantidades de cubeteado actualmente<br />
sean destinadas a la confección<br />
en sacos asépticos y empleadas<br />
a nivel industrial para obtener<br />
productos acabados compuestos y<br />
comercializados con todos los tipos<br />
de contenedores para la distribución<br />
directa.<br />
En este caso el cubito es mezclado<br />
previamente con el jugo según las<br />
proporciones previstas y sucesivamente,<br />
mediante bombas especiales,<br />
es conducido al interior de los<br />
intercambiadores de calor para su
esterilización, enfriamiento y sucesiva<br />
confección dentro de sacos preesterilizados<br />
o Brick.<br />
No hay que olvidar como para estos<br />
productos se emplea siempre más<br />
el almacenaje dentro de grandes<br />
cisternas asépticas, sinembargo dada<br />
su importancia nos obliga a preferir<br />
el renvio a las próximas notas.<br />
pasadas<br />
A este listado relativo al <strong>tomate</strong><br />
“<strong>light</strong>”, añadimos también algunas<br />
referencias a productos que, tal como<br />
para la pasada, resultan como<br />
derivados de una primera fase de<br />
procesos de concentración. Los<br />
añadimos, debido a que son una<br />
categoría de producto con baja concentración<br />
y con “corposidad” estructural<br />
típica.<br />
La pasada debe tener el sabor característico<br />
del <strong>tomate</strong> fresco, color<br />
rojo brillante, buena consistencia:<br />
en el mercado es posible encontrar<br />
productos con varias confecciones<br />
y con resíduo seco de 6 a 10°Brix.<br />
La línea de proceso normalmente<br />
prevee un proceso estandar de pretratamiento<br />
del <strong>tomate</strong>, seguido por<br />
un pre-calentamiento HOT BREAK<br />
que precede a une refinación con<br />
cedazos de 6 o 8/10 de mm. Es importante<br />
el control del pH del jugo y<br />
una corrección eventual a valores<br />
no mayores de 4,3. Sucesivamente<br />
el jugo es enviado a una concentración<br />
rápida en evaporador contínuo<br />
con doble efecto seguida por una<br />
desaireación bajo vacío y a menudo<br />
por una homogeneización antes de<br />
ser enviado a la pasteurización y a<br />
la confección en caliente en botella<br />
de vidrio o asépticamente en Brick.<br />
Con la “pasada” podemos considerar<br />
que hemos tocado toda la gama<br />
del <strong>tomate</strong> “<strong>light</strong>”, sinembargo deseamos<br />
hacer una breve alusión también<br />
para aquellos productos los<br />
cuales, aunque indirectamente, han<br />
creado una imágen de frescura y ligereza<br />
para los derivados de nuestra<br />
baya.<br />
Nos referimos en particular a la<br />
“pizza sauce”, a los “restringidos de<br />
<strong>tomate</strong>”, a las “bases para jugos” y<br />
al “ketchup”.<br />
Anotamos, en forma sucinta, como<br />
la “pizza sauce” adopte un proceso<br />
muy similar al de la pasada diferenciándose<br />
de esta por el procedimiento<br />
de refinado que adopta<br />
cedazos con orificios de 3–3,5 mm.<br />
Este procedimiento a menudo se<br />
completa con una concentración ligera<br />
finalizada para estandardizar<br />
el resíduo seco del producto. Obvio<br />
que este es un producto esencialmente<br />
destinado para el catering<br />
dado que la demanda apunta a las<br />
confecciones en sacos asépticos<br />
desde 20 hasta 200 Kg.<br />
Para los “restringidos” y para las<br />
“bases para jugos” antes citadas, se<br />
trata de productos con elevado contenido<br />
de servicio y destinados a las<br />
amas de casa la cual obtiene consi-<br />
derables ahorros de tiempo en los<br />
preparados de la cocina.<br />
Por otra parte el empleo de pasadas,<br />
pulpas cubeteados ya son, debido<br />
a su naturaleza misma, derivados<br />
de los cambios profundos en<br />
los estilos de vida y en la nueva cultura<br />
alimenticia, tanto cuanto debido<br />
al gran empeño publicitario y de<br />
marketing de parte de las grandes<br />
empresas conserveras, además<br />
que de la perfección tecnológica<br />
alacanzada por nuestros constructores<br />
de equipos, que son únicos en<br />
el mundo por inventiva y capacidad.<br />
Asociamos a este grupo aquellos<br />
semi-elaborados preparados en vaso<br />
o lata que la industria prepara<br />
para la ama de casa y que ya pueden<br />
contener, para los “restringidos”<br />
además de la pulpa de <strong>tomate</strong>, ingredientes<br />
como el concentrado de<br />
<strong>tomate</strong>, cebolla, sal y a menudo<br />
azúcar, para las “bases” vegetales<br />
en pedazos o hierbas aromáticas<br />
que dan carácter, distribuidas uniformemente<br />
y típicas por ausencia<br />
de grasas y presencia de vegetales<br />
bién amalgamados con el <strong>tomate</strong>.<br />
Por último es necesario recordar el<br />
“ketchup”, un producto que registra<br />
una presencia bién marcada en los<br />
consumos, especialmente juveniles,<br />
en los frecuentadores de fast food y<br />
bares.<br />
Este producto, a base de <strong>tomate</strong>,<br />
<strong>light</strong> en modo impropio, pero sinembargo<br />
constituido por más del 50%<br />
de <strong>tomate</strong>, presenta su tipicidad por<br />
la aromatización que debe ser equilibrada,<br />
no acentuada y con sazones<br />
no predominantes.<br />
La fase productiva resulta constituida<br />
esencialmente por el mezclado<br />
del jugo semiconsentrado, normalmente<br />
hot break, con sal, azúcar,<br />
en calentar todo y añadir espesantes<br />
y en fin el vinagre y los aromas<br />
antes de la desaireación y de la<br />
confección final, de costumbre en<br />
botella.<br />
Esperamos que la panorámica que<br />
termina aquí haya sido exhaustiva<br />
para quien deseaba tener un cuadro<br />
resumido, obviamente por grandes<br />
líneas: no serían suficientes<br />
centenares de páginas para profundizar<br />
todo vistas cuantas son los<br />
problemas planteados que, del resto,<br />
han representado una de las fases<br />
más ricas del desarrollo de la<br />
industria conservera.<br />
41
Maselli: 4 divisions<br />
to solve all analysis problems<br />
On-Line analyzers<br />
Multi-functions systems<br />
Quality control stations Laboratory analyzers<br />
Maselli Misure’s activity.<br />
Maselli Misure’s activity, the production of on-line analyzers,<br />
has expanded to now include complementary products<br />
and services.<br />
The current production program is divided into four main<br />
groups, each followed by individual product specialists.<br />
• On-line Analyzers<br />
Concentration: UR-20 and UR-19 refractometers;<br />
Turbidity: UT-1 and UT-2 turbidimeters; Dissolved gas:<br />
UC-05 carbometric unit; pH: RM-01 pHmeter;<br />
Conductivity: RM-02 conductivity analyzer; Titration:<br />
AT-02 and AT-03 titrators.<br />
• Multi-functions systems and applications<br />
Measurement, data collection and control for: Soft drinks;<br />
Brix and CO2; Beer: Alcohol, Plato, Extracts, CO2;<br />
Juices: Brix, ph and Total Acidity; Imitation-leather: DMF<br />
measurement; Waters: pH, turbidity and conductivity.<br />
• Quality control stations<br />
Tomatoes: Tomato quality evaluation (waste, Bx, pH and<br />
colour) in the receiving area; Grapes: grapes quality<br />
evaluation (sugar, pH, Total Acidity and colour) in the<br />
receiving area.<br />
• Laboratory analyzers<br />
LR-01 and LR-02 refractometers: wide scale range,<br />
high accuracy, completely configurable, RS232 output.<br />
MASELLI MISURE s.p.a.<br />
Ufficio Vendite<br />
20124 Milano - Italy - Via Cornalia 19<br />
Tel. (02) 6702432 - 6702493 - Fax (02) 66981993<br />
enoit@masellimisure.com<br />
Stabilimento e Amministrazione<br />
43100 <strong>Parma</strong> - Italy - Via Baganza 4/3<br />
Tel. (0521) 257411 - Fax (0521) 250484<br />
info@masellimisure.com www.masellimisure.com
!" # "$# %&' (& )) *+ , $ "-<br />
." ))&/ )0 %1 ( '& 2 ))&/ )0 % ( /<br />
+ " 34#5+# 6*"7 $ 6 $#8 9997+# 6*"7 $
!" #$ % & '
UNA SFIDA :<br />
IL NUOVO STABILIMENTO ALTHEA<br />
DI PARMA<br />
Questo millennio, constatarlo è piuttosto<br />
facile, è iniziato con un certo<br />
affanno per l’industria alimentare,<br />
sia per quella mirata alla<br />
costruzione di impianti che per quella<br />
destinata alla produzione di<br />
prodotto finito, da distribuire al consumo.<br />
Stabilimenti colossali, nell’ambito<br />
dei quali veniva approntata una<br />
molteplicità, spesso illogica, di<br />
tipologie alimentari diverse, appartengono<br />
ormai al passato. Era<br />
consuetudine partire dalla trasformazione<br />
della materia prima, esempio<br />
facile il pomodoro, dalla quale si<br />
ottenevano semilavorati che stoccati<br />
nei periodi di “ campagna “, venivano<br />
poi utilizzati, nell’ambito dello<br />
stesso stabilimento, per ottenere diversi<br />
tipi di prodotto finito .<br />
Le stesse linee, con accorgimenti alcune<br />
volte al limite, venivano adattate<br />
per approntare prodotti tecnologicamente<br />
spesso abbastanza diversi<br />
fra i quali i derivati della frutta<br />
occupavano una posizione di assoluta<br />
preminenza.<br />
Il nuovo secolo ha accentuato il concetto<br />
di specializzazione, supportato<br />
anche dalla necessità di ottemperare,<br />
da parte dei produttori, ad una<br />
precisa ed onerosa serie di normative<br />
inerenti alle condizioni igieniche,<br />
di sicurezza e di controllo di tutta la<br />
filiera.<br />
Considerati i mercati europei che ,<br />
almeno al primo approccio sembrano<br />
abbastanza “ pesanti “, la concorrenza<br />
di produttori esterni, spesso<br />
non dell’area continentale, che si<br />
avvalgono del basso costo della<br />
manodopera e delle materie prime e<br />
spesso sono concorrenziali sacrificando<br />
qualità e sicurezza e con-<br />
siderando gli alti costi legati a nuove<br />
iniziative, lo stabilimento che il gruppo<br />
DELFINO s.p.a. ha realizzato<br />
recentemente a <strong>Parma</strong>, nuova sede<br />
dell’ ALTHEA s.p.a. deve essere<br />
considerato una autentica sfida al<br />
tempo attuale ed una dimostrazione<br />
di come possa ancora prosperare<br />
una sana impresa pur in un contesto<br />
di effettive difficoltà.<br />
Il nuovo stabilimento che l’ ALTHEA<br />
s.p.a. di <strong>Parma</strong>, ha da poco messo<br />
in produzione, è l’erede di quello,<br />
con lo stesso nome , storicamente<br />
noto ed apprezzato da oltre mezzo<br />
secolo ed è stato destinato alla produzione<br />
di sughi, salse zuppe e<br />
minestre di ogni tipo ed in quantità<br />
rilevantissime, diverse migliaia di<br />
tons, destinate a tutti i mercati, spe-<br />
cialmente gli europei.<br />
In esso si opera con standard qualitativi<br />
di assoluta eccellenza, con<br />
una ricchezza e sofisticatezza<br />
riscontrabile normalmente solo in<br />
piccole entità, spesso di derivazione<br />
artigianale, il tutto con i crismi di rigoroso<br />
controllo per tutta la filiera<br />
produttiva, dalla materia prima, alla<br />
confezione, alle modalità di stoccaggio<br />
e di spedizione.<br />
Tutto questo supportato da una<br />
ricerca costante di miglioramento<br />
del prodotto in ogni sua componente<br />
e di adattamento dello stesso al luogo<br />
dove lo stesso verrà distribuito.<br />
Con vero piacere quindi abbiamo, in<br />
questo numero della rivista, chiesto<br />
all’ing.Maurizio Carotenuto che gentilmente<br />
ha aderito al nostro invito,<br />
una scheda dello stabilimento del<br />
quale è titolare e responsabile, che<br />
riportiamo corredato da immagini<br />
significative, provando anche un legittimo<br />
orgoglio per la marcata<br />
parmigianità dell’iniziativa.<br />
49
Althea: Storia di un'idea e di<br />
un'industria<br />
La Storia<br />
Althea, fondata dai fratelli Amilcare<br />
e Carlo Bertozzi, opera a <strong>Parma</strong> nel<br />
mercato dei sughi pronti e dei<br />
condimenti fin dal 1932.<br />
Negli anni 50 e 60 è già una delle<br />
realtà più dinamiche delle industrie<br />
alimentari italiane, lanciando prodotti<br />
innovativi e di gran successo<br />
come il Sugòro, il primo sugo pronto<br />
per pasta realizzato in Italia, prodotto<br />
all'inizio in lattina e poi nel vaso di<br />
vetro, il concentrato Fiordagosto,<br />
commercializzato prima in cubetti<br />
avvolti in incarti trasparenti e successivamente<br />
in tubetti ed infine il<br />
Cremifrutto, mattonellina di marmellata,<br />
ideata per la merenda dei bambini,<br />
diventato molto famoso per la<br />
raccolta dei francobolli, pubblicizzata<br />
su tutte le pagine dei principali<br />
giornali a fumetti, e in seguito per la<br />
raccolta delle figurine dei calciatori.<br />
La Società viene acquisita a metà<br />
degli anni '60, a seguito del decesso<br />
di uno dei due fratelli Bertozzi, dalla<br />
grande multinazionale Unilever che,<br />
per oltre 25 anni procedette al<br />
potenziamento delle linee di produzione<br />
e delle organizzazioni destinate<br />
al controllo qualità e sviluppo<br />
nuovi prodotti, proseguendo l'attività<br />
di promozione dei marchi ed ampliando<br />
ulteriormente la gamma dei<br />
vari prodotti.<br />
Nel 1990 una cordata di imprenditori<br />
parmigiani riporta la proprietà in<br />
Italia, cercando di rilanciare i propri<br />
marchi con le proprie specialità di<br />
alta qualità legate al nome ed alla<br />
tradizione di <strong>Parma</strong> : sughi e derivati<br />
del pomodoro ed anche conserve<br />
ittiche.<br />
La Delfino Spa e la nuova<br />
Althea<br />
Tuttavia la crescita dell'azienda<br />
richiedeva di essere supportata da<br />
nuove e cospicue risorse finanziarie<br />
ed imprenditoriali, così nel 1997<br />
l'Althea viene acquistata dalla Delfino<br />
Spa di Napoli, che tuttora ne<br />
possiede la totalità delle quote<br />
azionarie. Attualmente, al termine di<br />
un veloce processo d'integrazione e<br />
razionalizzazione, Althea S.p.A. coordina<br />
dalla sede di <strong>Parma</strong> tutte le<br />
attività commerciali, logistiche e di<br />
50<br />
R&D del gruppo Delfino-Althea, il<br />
cui fatturato consolidato ha raggiunto<br />
nel 2005 la cifra di 52 milioni di<br />
Euro.<br />
Questo risultato insieme alla rinnovata<br />
capacità industriale e manageriale<br />
ha portato l'azienda a posizionarsi<br />
tra le più importanti realtà<br />
europee nel business dei sughi<br />
pronti per pasta naturalmente anche<br />
grazie al favore del mercato che riconosce<br />
Althea come lo specialista<br />
italiano dei sughi per pasta.<br />
La Filosofia e i Prodotti di<br />
Althea<br />
Al centro di tutte le attività commerciali<br />
c'è il servizio al cliente, realizzato<br />
attraverso:<br />
L'ossessione di Althea per la qualità<br />
dei prodotti finiti, delle materie prime<br />
utilizzate, delle procedure, dei processi<br />
produttivi e soprattutto del<br />
personale; L'Innovazione, ovvero la<br />
capacità di ottimizzare, nel migliore<br />
rapporto qualità-prezzo possibile, le<br />
potenzialità concorrenziali dei<br />
prodotti dei clienti.<br />
Per Althea non esistono "prodotti<br />
standard", ma soltanto soluzioni ad<br />
hoc che permettano il completo raggiungimento<br />
degli obiettivi commerciali<br />
dei clienti nei loro mercati di<br />
riferimento. Inoltre, per soddisfare<br />
tutte le esigenze di marketing dei<br />
propri clienti, Althea si è specializzata,<br />
mediante l'inserimento di appositi<br />
macchinari, nell'applicazione delle<br />
etichette in film plastico trasparente,<br />
avvolgenti l'intero vaso, dette sleever,<br />
offrendo ai prodotti così realizzati<br />
un'immagine del tutto nuova e veramente<br />
gradevole.<br />
Oltre ai sughi per la pasta Althea ha<br />
sviluppato le tecnologie per la produzione<br />
d'altri tipi di condimenti<br />
preparati: zuppe, minestre, pesti e<br />
molte altre salse di vario genere.<br />
L'elasticità industriale d'Althea consente<br />
di confezionare i propri<br />
prodotti in svariati formati: dai vasi<br />
di vetro dalle numerose forme e dimensioni,<br />
alle bottiglie, alle confezioni<br />
in carta tipo combiblock, alle<br />
lattine di banda stagnata, ai tubetti<br />
ed infine in bag in box per le esigenze<br />
del mercato catering.<br />
Althea, inoltre, ha sviluppato con<br />
successo nuovi segmenti di mercato<br />
con marchi propri, ognuno dei<br />
quali occupa una precisa posizione<br />
nel mercato di riferimento e si<br />
distingue per le sue caratteristiche<br />
dalla concorrenza, ad esempio:<br />
Il marchio Bella <strong>Parma</strong> offre la<br />
miglior qualità al minor prezzo con<br />
la linea composta da 10 specialità di<br />
sughi pronti che vanno dal classico<br />
pomodoro e basilico, ai ricchi ragù,<br />
ai pesti, ai sughi a base di pesce,<br />
infine completano la gamma le<br />
salse: Maionese, Ketchup, salse<br />
Cocktail e Tonnata.<br />
La linea Althea Regina di <strong>Parma</strong>, la<br />
prima linea di sughi in Italia con un<br />
formato monodose da 90gr che evita<br />
gli sprechi e garantisce un<br />
prodotto sempre fresco. Con il marchio<br />
East&West Althea intende of-
frire al consumatore italiano i condimenti<br />
e le salse della tradizione internazionale<br />
ed è presente sul mercato<br />
con una linea di salad dressing,<br />
condimenti per insalate e verdure,<br />
e una linea di American Burger<br />
Sauces in tubetto.<br />
L'attenzione al mercato e alla domanda<br />
dei consumatori ha portato<br />
Althea alla realizzazione di un nuovo<br />
marchio di sughi pronti (che a<br />
breve sarà presentato al mercato)<br />
espressivo di una innovativa linea<br />
dalle ricette esclusive ed originali e<br />
dalla qualità premium, il tutto presentato<br />
in un packaging rivoluzionario.<br />
Il Mercato<br />
il mercato dei sughi pronti è in<br />
crescita costante in tutto il mondo,<br />
merito del successo, dello stile e<br />
della qualità italiana della pasta e<br />
soprattutto della richiesta di prodotti<br />
d'alta qualità già pronti all'uso, esigenza<br />
quest'ultima perfettamente in<br />
linea con lo scenario dei consumi e<br />
con l'evoluzione degli stili di vita attuali.<br />
Althea S.p.A. opera in Italia, in Europa<br />
ed in molti paesi extra-europei<br />
(principalmente USA, Canada,<br />
Giappone, Australia e Sud Africa),<br />
esclusivamente con i più qualificati<br />
operatori della Grande Distribuzione,<br />
con i principali discounter<br />
e con le più importanti<br />
aziende alimentari.<br />
La gamma dei prodotti Althea è<br />
completa per ricette e tipi di packaging,<br />
dai semplici sughi con pomodoro<br />
e basilico, con olio ed erbe<br />
aromatiche, al tradizionale ragù alla<br />
bolognese, ma anche ricette più<br />
sfiziose con funghi, vongole, olive,<br />
tonno oltre ai pesti dalle numerose<br />
varianti; per finire con i sughi<br />
bianchi a base di panna e formaggi.<br />
Lo Stabilimento -<br />
Le Tecnologie - Gli <strong>Impianti</strong><br />
Nel giugno 2004 l'Althea, a seguito<br />
delle nuove esigenze produttive<br />
e dell'obsolescenza oramai<br />
pressocchè totale, lascia lo storico<br />
stabilimento di via XXIV Maggio,<br />
ove nel lontano 1932 fu fondata,<br />
per trasferirsi nel nuovo e<br />
modernissimo stabilimento in<br />
largo Spallanzani, adiacente l'ingresso<br />
di <strong>Parma</strong> sull'autostrada<br />
A1.<br />
Le prospettive di sviluppo della<br />
società spingono la proprietà ad<br />
impegnarsi per la realizzazione di<br />
un sito produttivo all'avanguardia ad<br />
altissima efficienza produttiva.<br />
Lo stabilimento occupa un'area<br />
complessiva di 81.000 mq con<br />
23.000 mq coperti di cui: 8.000 mq<br />
per la produzione, 2.000 mq per gli<br />
uffici, 3.000 per servizi e 10.000 per<br />
magazzini , con 25.000mq di piazzali<br />
e strade interne e con 33.000<br />
mq a verde, che circondano l'intera<br />
area. I corpi principali sono: la<br />
palazzina degli uffici, le cui forme ricordano<br />
volutamente gli edifici agricoli<br />
della campagna parmense, la<br />
palazzina servizi dedicata alle<br />
attività industriali e l'edificio<br />
industriale vero e proprio in cui sono<br />
situate le attività produttive con annessi<br />
i relativi magazzini. All'interno<br />
del complesso industriale sono presenti<br />
3 diverse sezioni:<br />
La prima è dedicata ai servizi, i<br />
laboratori, in grado di garantire la<br />
costante applicazione dei massimi<br />
standards qualitativi (Iso 9000;<br />
BRC; IFS), la cucina sperimentale,<br />
dove lo staff Sviluppo Nuovi Prodotti<br />
è impegnato nello sviluppo di<br />
nuove ricette e nuove tecnologie, le<br />
celle frigorifere e i locali per la<br />
preparazione.<br />
La seconda sezione è dedicata alle<br />
3 linee di produzione e di<br />
confezionamento:<br />
1) linea per sughi e salad dressing<br />
2) linea per salse e condimenti<br />
3) linea per i tubetti<br />
La terza sezione è quella dei<br />
magazzini, un'area che si estende<br />
per 10.000 mq, in cui recentemente<br />
è entrato in funzione un magazzino<br />
completamente automatizzato per<br />
lo stoccaggio di tutti i prodotti finiti,<br />
con una capienza di 22.000 pallet, e<br />
organizzato con quattro corridoi in<br />
cui operano altrettanti trasloelevatori,<br />
garantendo in tal modo il deposito<br />
ed il prelievo 24 ore su 24.<br />
A corredo di tale sistema è stato<br />
realizzato un sofisticato trasporto<br />
automatico dei pallet gestito completamente<br />
da carrelli AGV a guida<br />
laser.<br />
Questo ulteriore investimento rafforza<br />
ancora di più la volontà del<br />
gruppo Delfino-Althea di essere all'avanguardia<br />
con le innovazioni tecnologiche<br />
e di velocizzare al massimo<br />
le capacità produttive, in modo<br />
da poter competere, a pieno titolo,<br />
su tutti i mercati internazionali.<br />
51
C'è homo e homo.<br />
Tu, che homo sei?<br />
homo erectus homo abilis homo sapiens “homo” tecnologicus<br />
Gli omogeneizzatori Bertoli sono da sempre espressione delle più<br />
innovative tecnologie di omogeneizzazione. Progettati, costruiti e<br />
collaudati senza compromessi, vi garantiranno sempre il massimo<br />
delle prestazioni, anno dopo anno, 24 ore al giorno. Il che, tradotto in<br />
numeri, vuol dire aumentare la produttività, tagliar di netto i costi di<br />
fermo impianto e ottenere prodotti di qualità superiore.<br />
Chiamateci: saremo lieti di mostrarvi, numeri alla mano, che la<br />
qualità di un omogeneizzatore Bertoli si traduce sempre in un<br />
eccellente ritorno del vostro investimento.<br />
L'evoluzione dell'omogeneizzatore.<br />
e-mail: info@bertoli-homogenizers.com - www.bertoli-homogenizers.com<br />
HIGH PRESSURE HOMOGENIZERS AND PISTON PUMPS<br />
cgp.it
A CHALLENGE:<br />
THE NEW ALTHEA PLANT<br />
IN PARMA<br />
This millennium, it is not difficult to<br />
realize it, started with some worry<br />
for the food industry, both the industry<br />
making equipment and that dedicated<br />
to the manufacture of finished<br />
products for consumer retail.<br />
The giant plants where a variety, often<br />
illogical, of food products was<br />
prepared, are by this time old-fashioned.<br />
Once the custom was to start<br />
from raw material processing, tomato<br />
being the easiest example, to obtain<br />
semimanufactured products<br />
that, stored during the season times,<br />
were then used inside the same<br />
plant, to make various kinds of finished<br />
products.<br />
The same lines, through sometimes<br />
extreme keen systems, were adjusted<br />
to prepare often rather different<br />
products, from a technological point<br />
of view. Among them fruit products<br />
had definitely a leading position.<br />
The new century has emphasized<br />
the concept of specialization, also<br />
supported by the need on the part of<br />
processors, to comply with an exact<br />
and onerous set of rules, covering<br />
the hygiene, safety and control conditions<br />
of the whole industrial chain.<br />
We must recognize that the European<br />
markets look, at least at first<br />
signt, rather “heavy”, the competition<br />
from the external producers, often<br />
outside the continental area,<br />
benefitting from the low cost of<br />
labour and raw materials, and competitive<br />
only to the detriment of quality<br />
and safety, is tough, and the<br />
costs for new projects are high. For<br />
these facts, the plant the DELFINO<br />
S.p.A. group carried out lately in<br />
<strong>Parma</strong>, new seat of ALTHEA S.p.A.,<br />
must be regarded as a true challenge<br />
to the present time and an evidence<br />
of how a sound business can<br />
still thrive even though on a background<br />
of real difficulties.<br />
The new plant of ALTHEA S.p.A. in<br />
<strong>Parma</strong> which recently became operative,<br />
is the heir, with the same<br />
name, to that, historically well-<br />
known and appreciated for over half<br />
a century. It is designed for the production<br />
of sauces and soups of<br />
every kind, in huge amounts, some<br />
thousands tons, intended for sale on<br />
all the markets, especially the European<br />
ones.<br />
High qualitative standards are set in<br />
it, so rich and sophisticated to be<br />
usually found only in small-sized<br />
units, often of artisan origin. Stringent<br />
controls are performed<br />
throughout the production chain,<br />
from raw material to packaging, to<br />
storing and shipping methods.<br />
All the above backed by unceasing<br />
research for product improvement in<br />
each part and its adaptation to the<br />
place of retail.<br />
It was with great pleasure, therefore,<br />
that, for this issue of the magazine,<br />
we asked Ing. Maurizio Carotenuto,<br />
who kindly accepted our invitation,<br />
for a profile of the plant of which he<br />
is the owner and the person in<br />
charge. This profile is given hereinafter,<br />
accompanied by significant<br />
illustrations, feeling at the same time<br />
a legitimate pride for the accentuated<br />
Parmesan character of the initiative.<br />
Althea: story of an idea and<br />
an industry<br />
The story<br />
Althea, established by the brothers<br />
Amilcare and Carlo Bertozzi, has<br />
been working in <strong>Parma</strong> on the market<br />
of ready-to-eat sauces and seasonings<br />
since 1932.<br />
In the fifties and sixties, it already<br />
accounted for one of the most dynamic<br />
Italian food industries, thanks<br />
to its innovative and successful<br />
products, such as Sugòro, the first<br />
ready pasta sauce made in Italy,<br />
canned at first and then put in glass<br />
jar, the tomato paste Fiordagosto,<br />
sold at the beginning in transparent<br />
paper wrapped cubes and later in<br />
tubes. Finally Cremifrutto, jam block<br />
thought for children snack that became<br />
popular for its stamp collection,<br />
advertised on the pages of the<br />
main strip cartoons, and afterwards<br />
for its collection of footballer picturecards.<br />
By the mid-sixties, the company was<br />
acquired, in consequence of the<br />
passing away of one of the two<br />
Bertozzi brothers, by the big multinational<br />
Unilever, which, for over 25<br />
years, worked on the expansion of<br />
the production lines and the departments<br />
in charge of quality control<br />
and new product development, carrying<br />
on the promotional activity for<br />
its brand names and further extending<br />
its range of products.<br />
In 1990 a cartel of Parmesan entrepreneurs<br />
brings the ownership back<br />
to Italy and tries to relaunch its<br />
trademarks with top quality specialities<br />
linked to the <strong>Parma</strong> name and<br />
tradition: sauces, tomato products<br />
and also canned fish.<br />
Delfino S.p.A. and the new<br />
Althea<br />
However, as the growth of the company<br />
required new and large financial<br />
and entrepreneurial resources,<br />
Althea was bought in 1997 by Delfino<br />
S.p.A. from Naples which is still<br />
holding the totality of shares in the<br />
company. Today, at the end of a fast<br />
integration and rationalization<br />
process, Althea S.p.A. controls from<br />
its <strong>Parma</strong> headquarters, all the commercial,<br />
logistic and R&D activities<br />
of the Delfino-Althea group, of which<br />
the consolidated sales volume<br />
raised to 52 million euro in 2005.<br />
This result, combined with the renewed<br />
industrial and managerial capability,<br />
brought the company to<br />
rank among the major European industries<br />
on the business of ready-toeat<br />
pasta sauces. This also thanks<br />
to the good acceptance of a market<br />
that recognises Althea as the Italian<br />
specialist for pasta sauces.<br />
53
Althea’s philosophy and<br />
products<br />
The core of all commercial activities<br />
is the customer service based on<br />
these key points. Althea’s Obsession<br />
for quality of finished products,<br />
raw material used, production methods<br />
and manufacturing processes,<br />
and, mainly, personnel. Innovation,<br />
that is the capability of streamlining<br />
with the best quality-price ratio, the<br />
competitive potential of its customers’<br />
products.<br />
For Althea there is no “standard<br />
product”, but only specific solutions<br />
enabling the full achievement of its<br />
customers’ commercial targets on<br />
their reference markets. Moreover,<br />
in order to meet all the marketing<br />
requirements of its customers,<br />
Althea specialized, by means of<br />
special equipment, in attaching labels,<br />
made of transparent plastic<br />
film, wrapping the whole jar, the so<br />
called sleevers, giving the product<br />
so packaged a completely new and<br />
really nice presentation.<br />
Besides pasta sauces, Althea developed<br />
the right technologies for the<br />
manufacture of other types of<br />
ready-to-eat-soups, “pesto”sauce<br />
and various other sauces.<br />
Althea’s industrial flexibility makes it<br />
possible to package products in a<br />
large number of containers ranging<br />
from the glass jars, with many<br />
shapes and sizes, to bottles, to<br />
combiblock type carton packs, to<br />
tinplate cans, to tubes and finally to<br />
bag-in-box for catering requirements.<br />
In addition to this, Althea successfully<br />
won new segments of the market<br />
with its own trademarks, each<br />
one coming on the reference market<br />
with a specific role which sets it<br />
apart from competitors due to its<br />
distinctive features.<br />
For instance, Bella <strong>Parma</strong> trademark<br />
offers the best quality at a lower<br />
price with a line consisting of 10<br />
specialities of ready sauces, ranging<br />
from the traditional tomato and<br />
basil sauce, to the lavish meat<br />
sauces, to “pesto”, to sauces made<br />
of fish. The mayonnaise, ketchup,<br />
cocktail sauce and tuna sauce (tonnata)<br />
are completing the range.<br />
Althea Regina di <strong>Parma</strong> line is the<br />
first line of sauces in Italy featuring<br />
a 90 g single-serve size, thus avoiding<br />
waste and securing a fresh<br />
54<br />
product all the time. Althea’s purpose<br />
with the East&West brand<br />
name is to offer the Italian consumer<br />
the seasonings and sauces<br />
of the international tradition. It is the<br />
brand name for a line of salad<br />
dressing, vegetable seasonings and<br />
a line of American Burger Sauces in<br />
tubes.<br />
Focus on the market and consumers’<br />
request led Althea to create<br />
a new brand name of ready sauces<br />
(it will be shortly unveiled to the<br />
market), covering an innovatory<br />
line, inspired by exclusive and<br />
orginal recipes, with premium quality<br />
and a revolutionary packaging.<br />
The market<br />
The ready-to-eat sauce market is<br />
steadily growing all over the world.<br />
This is due to the success, style and<br />
Italian quality of pasta, and chiefly<br />
to the demand for top quality products<br />
ready-to-eat. The last requirement<br />
being perfectly in line with the<br />
present-day scenario of consumptions<br />
and innovation in life-styles.<br />
Althea S.p.A. works in Italy, Europe<br />
and in many extra-european countries<br />
(mainly USA, Canada, Japon,<br />
Australia and South Africa) solely<br />
with the most qualified operators of<br />
the large-scale retail trade, with the<br />
main discounters and the major<br />
food industries.<br />
Althea product range is exhaustive<br />
as to recipes and packaging types,<br />
including not only the plain sauces<br />
made of tomato and basil, of oil and<br />
herbs, or the traditional Bolognese<br />
meat sauce, but also more fanciful<br />
recipes made of mushrooms, clams,<br />
olives, tuna, besides “pesto” in its<br />
several versions, and finally the<br />
white sauces made of cream and<br />
cheeses.<br />
The plant – The technology<br />
– The equipment<br />
In June 2004, Althea, owing to<br />
the new production needs and by<br />
that time, almost total obsolescence,<br />
leaves the historical plant<br />
in XXIV Maggio street where,<br />
back in 1932, it was established,<br />
to move to the new and ultra<br />
modern complex located in Largo<br />
Spallanzani, next to the entrance<br />
of the motorway A1 in <strong>Parma</strong>.<br />
The company growth prospects drive<br />
the owners to engage in the construction<br />
of a state-of-art facility with<br />
ultra high production efficiency.<br />
The new complex stands on an<br />
area of 81,000 square meters, of<br />
which 23,000 sq.m. are covered.<br />
8,000 sq.m are dedicated to the<br />
manufacturing plant, 2,000 sq.m. for<br />
the offices, 3,000 for the services<br />
and 10,000 for the warehouses.<br />
25,000 sq.m consist of receiving areas<br />
and inner roads, 33,000 of open<br />
space, a green belt surrounding the<br />
whole area. The main bodies are:<br />
the office premises, deliberately reminding<br />
of the farmhouse style of<br />
the Parmesan countryside, the service<br />
premises housing the industrial<br />
activities and the real industrial<br />
building for the production operations<br />
with the relevant warehouses.<br />
The industrial plant includes 3 separate<br />
areas.<br />
The first one is dedicated to the services,<br />
the laboratories, capable of<br />
securing a non-stop application of<br />
the highest qualitative standards<br />
(Iso 900; BRC; IFS), the experimental<br />
kitchen where the staff in charge<br />
of New Product Development works<br />
on the development of new recipes<br />
and technologies, the cold stores<br />
and the premises for the preparation.<br />
The second area is taken up by 3<br />
production and packaging lines:<br />
1)line for salad dressing and sauces<br />
2) line for sauces and seasonings<br />
3) line for products in tube<br />
The third area, extending over<br />
10,000 sq.m admits warehouses.<br />
Lately, a fully au<strong>tomate</strong>d warehouse<br />
to store all finished products became<br />
operative. It can contain<br />
22,000 pallets and includes four<br />
corridors where as much transloelevators<br />
carry out storage and collection<br />
24 hours a day. The warehouse<br />
has been fitted with a sophisticated<br />
system for pallet automatic transport<br />
totally controlled by AGV laserguided<br />
trucks.<br />
This last investment is a further<br />
proof of the will of the Delfino-Althea<br />
group of being at the cutting-edge<br />
with its technological innovations<br />
and to speed up the production capacity<br />
as much as possible, in order<br />
to be able to compete, by full<br />
right, on all markets world-wide.
UN DEFI :<br />
LE NOUVEAU SITE ALTHEA<br />
DE PARME<br />
Ce millénaire, on n’a pas du mal à le<br />
constater, a débuté par un certain<br />
souci pour l’industrie alimentaire,<br />
aussi bien celle axée sur la<br />
construction d’installations que destinée<br />
à la fabrication de produit fini,<br />
à mettre en distribution pour la<br />
consommation.<br />
Les usines colossales à l’intérieur<br />
desquelles on préparait un très<br />
grand nombre, souvent illogique, de<br />
produits alimentaires divers, appartiennent<br />
désormais au passé. C’était<br />
alors coutume, en partant de la<br />
transformation de la matière première,<br />
la <strong>tomate</strong> étant l’exemple le plus<br />
facile, d’arriver à des demi-produits<br />
qui, stockés dans les périodes de la<br />
campagne, étaient ensuite travaillés<br />
au sein de la même usine dans de<br />
nombreuses variétés de produits finis.<br />
Les mêmes lignes, au moyen de<br />
systèmes astucieux parfois extrêmes,<br />
étaient adaptées en vue de<br />
préparer des produits assez différents<br />
du point de vue technologique,<br />
comme les dérivés des fruits qui occupaient<br />
dans ce domaine une place<br />
de tout premier plan.<br />
Le nouveau siècle a mis en évidence<br />
la notion de spécialisation, accrue<br />
également par l’exigence de<br />
respecter, de la part des producteurs,<br />
une série exacte et onéreuse<br />
de réglementations concernant les<br />
conditions d’hygiène, de sécurité et<br />
de contrôle de l’entière filière.<br />
Compte tenu des marchés européens<br />
qui, au moins à la première<br />
approche, semblent assez “lourds”<br />
à cause de la concurrence des producteurs<br />
à l’extérieur, souvent en<br />
dehors de la zone continentale, qui<br />
bénéficient du faible coût de la main<br />
d’oeuvre et des matières premières<br />
et souvent ne sont concurrentiels<br />
qu’au détriment de la qualité et de<br />
la sécurité, et étant donné les coûts<br />
élevés découlant de nouvelles initiatives,<br />
l’usine que le groupe<br />
DELFINO S.p.A. a réalisée tout récemment<br />
à Parme, nouveau siège<br />
de ALTHEA S.p.A., doit être considérée<br />
comme un véritable défi au<br />
temps présent et la preuve de comment<br />
une entreprise saine puisse<br />
encore prospérer, bien que dans un<br />
cadre de réelles difficultés.<br />
Le nouveau site de production que<br />
ALTHEA S.p.A. de Parme vient de<br />
mettre en route est l’héritier de celui,<br />
au même nom, historiquement<br />
connu et apprécié depuis plus d’un<br />
siècle. Cette usine a été destinée à<br />
la fabrication de jus, sauces,<br />
soupes et potages de toute sorte<br />
dans des quantités considérables,<br />
plusieurs milliers de tonnes, destinées<br />
à tous les marchés, les européens<br />
surtout.<br />
Les standards de qualité mis en<br />
oeuvre sont absolument excellents,<br />
avec une richesse et une sophistication<br />
qu’on trouve d’habitude seul<br />
dans les petites unités, souvent de<br />
tradition artisanale. Des contrôles<br />
très stricts sont appliqués tout au<br />
long de la filière de production, à<br />
partir de la matière première jusqu’au<br />
conditionnement, aux techniques<br />
de stockage et d’expédition.<br />
Tout cela soutenu par une recherche<br />
constante d’amélioration du<br />
produit dans chacune de ses composantes<br />
et d’adaptation de celui-ci<br />
à l’endroit où il sera mis en distribution.<br />
C’est donc avec grand plaisir que<br />
nous avons demandé, pour ce numéro<br />
de la revue, à Ing. Maurizio<br />
Carotenuto, qui a aimablement repondu<br />
à notre invitation, un profil de<br />
l’usine dont il est le propriétaire et le<br />
responsable. Profil décrit ci-après,<br />
accompagné d’images significatives,<br />
sans cacher notre légitime orgueil<br />
pour le caractère essentiellement<br />
parmesan de l’initiative.<br />
57
Althea: histoire d’une idée et<br />
d’une industrie<br />
L’histoire<br />
Althea, créée par les frères Amilcare<br />
et Carlo Bertozzi, exerce son activité<br />
à Parme sur le marché des<br />
sauces prêtes à l'emploi et des<br />
condiments depuis 1932.<br />
Au cours des années 50 et 60, elle<br />
figure déjà comme une des plus dynamiques<br />
industries alimentaires<br />
italiennes, grâce à ses produits innovants<br />
et très réussis, tels que<br />
Sugòro, la première sauce prête à<br />
l’emploi pour pâtes réalisée en Italie,<br />
fabriquée au début en boîte et<br />
puis en bocal en verre, le concentré<br />
Fiordagosto, commercialisé d’abord<br />
en petits cubes enveloppés dans<br />
des emballages transparents et ensuite<br />
en tubes, et finalement Cremifrutto,<br />
carreau de confiture, conçu<br />
pour le goûter des enfants qui a dû<br />
sa renomée aussi à sa collection de<br />
timbres, publicisée dans toutes les<br />
pages des principales bandes dessinées,<br />
et, plus tard, à sa collection<br />
d’images des footballeurs.<br />
La société fut acquise au milieu des<br />
années 60, à la suite du décès d’un<br />
des deux frères Bertozzi par la grande<br />
multinational Unilever, qui travailla<br />
à l’acroissement des chaînes<br />
de production et des départements<br />
affectés au contrôle de la qualité et<br />
au développement des nouveaux<br />
produits, poursuivant la promotion<br />
des marques et élargissant ultérieurement<br />
la gamme des fabrications.<br />
En 1990 un groupe d’entrepreneurs<br />
parmesans ramène la propriété en<br />
Italie et cherche à en relancer les<br />
marques à travers les spécialités de<br />
haute qualité liées au nom et à la<br />
tradition de Parme: sauces et dérivés<br />
de la <strong>tomate</strong> et aussi poisson en<br />
conserve.<br />
Delfino S.p.A. et la nouvelle<br />
Althea<br />
La croissance de l’entreprise exigeait<br />
pourtant l’apport de nouvelles<br />
et importantes ressources financières<br />
et d’entrepreneur. Ainsi,<br />
1997, Althea fut achetée par Delfino<br />
S.p.A. de Naples qui détient encore<br />
aujourd’hui la totalité des parts de la<br />
société. A l’heure actuelle, à la fin<br />
d’un processus rapide d’intégration<br />
et de rationalisation, Althea S.p.A.<br />
dirige de son siège de Parme toutes<br />
58<br />
les activités commerciales, logistiques<br />
et de R&D du groupe Delfino-<br />
Althea, dont le chiffre d’affaires<br />
consolidé a atteint 52 milllions de<br />
Euros en 2005.<br />
Ce résultat, allié à sa capacité industrielle<br />
et gestionnaire renovée, a<br />
permis à l’entreprise de se classer<br />
parmi les principales industries européennes<br />
dans le domaine des<br />
sauces pour pâtes prêtes à la<br />
consommation. Cela, bien sûr, grâce<br />
aussi à la faveur du marché qui<br />
reconnaît Althea comme le spécialiste<br />
italien des sauces pour pâtes.<br />
La philosophie et les produits<br />
Althea<br />
Le service au client reste au coeur<br />
de toutes les activités commerciales<br />
de l’entreprise, réalisé à travers:<br />
L’obsession de Althea pour la qualité<br />
des produits finis, des matières<br />
premières utilisées, des méthodes,<br />
des procédés de production et, principalement,<br />
du personnel. L’innovation,<br />
c’est-à-dire la capacité d’optimiser,<br />
en termes de rapport idéal<br />
qualité-prix, le pouvoir concurrentiel<br />
des produits de ses clients.<br />
Althea n’offre aucun “ produit standard”,<br />
mais des solutions convenables<br />
qui permettent la réalisation<br />
totale des objectifs commerciaux<br />
des clients sur leurs marchés de référence.<br />
De plus, pour répondre à<br />
toutes les exigences de marketing<br />
de sa clientèle, Althea s’est spécialisée,<br />
grâce à la mise en place de<br />
machines spéciales, dans la pose<br />
d’étiquettes en pellicule plastique<br />
transparente qui, enveloppant entièrement<br />
le bocal, les ainsi dites<br />
“sleever”, permettent de donner une<br />
présentation du produit tout à fait<br />
nouvelle et réellement agréable.<br />
Outre aux sauces pour pâtes, Althea<br />
a mis au point les technologies<br />
pour la fabrication d’autres types de<br />
produits prêts à l’emploi: soupes,<br />
potages, sauces “pesto” et d’autres<br />
nombreuses espèces d’aliments.<br />
La souplesse industrielle d’Althea<br />
lui permet d’offrir ses produits dans<br />
les emballages les plus différents: à<br />
partir des bocaux en verre de toute<br />
forme et dimension, jusqu’aux bouteilles,<br />
aux conditionnements en<br />
carton type combiblock, aux boîtes<br />
en tôle étamée, aux tubes et, finalement,<br />
à l’emballage bag-in-box à<br />
destination du marché de la restauration<br />
collective.<br />
De plus, Althea a réussi à imposer<br />
ses marques sur de nouveaux segments<br />
de marché. Chaque marque<br />
a son positionnement précis sur le<br />
marché de référence et se démarque<br />
de la concurrence par ses<br />
caractéristiques.<br />
La marque Bella <strong>Parma</strong> offre la<br />
meilleure qualité à moindre prix<br />
avec une ligne composée de 10<br />
spécialités de sauces prêtes à l’emploi,<br />
qui vont de la traditionnelle <strong>tomate</strong><br />
et basilic, aux riches sauces<br />
bolonaises (ragù), aux sauces “pesto”,<br />
ou à base de poisson, accompagnées<br />
de la gamme de sauces
mayonnaise, ketchup, sauce cocktail<br />
et sauce au thon (tonnata).<br />
La ligne Althea Regina di <strong>Parma</strong>, la<br />
première ligne de sauces en Italie<br />
format monoportion de 90 g qui évite<br />
tout gaspillage et assure un produit<br />
toujours frais. Avec la marque<br />
East&West, Althea veut offrir aut<br />
consommateur italien les condiments<br />
et les sauces de la tradition<br />
internationale et présente sur le<br />
marché une variété de salad dressing,<br />
de condiments pour salades et<br />
légumes, et une ligne de American<br />
Burger Sauces en tube.<br />
L’attention au marché et à la demande<br />
des consommateurs a<br />
conduit Althea à la réalisation d’une<br />
nouvelle marque de sauces prêtes à<br />
l’emploi (qui sera d’ici peu mise sur<br />
le marché), couvrant une ligne innovante<br />
inspirée de recettes exclusives<br />
et originales et d’une qualité<br />
supérieure, présentée dans un emballage<br />
tout à fait révolutionnaire.<br />
Le marché<br />
Le marché des sauces toutes prêtes<br />
est en hausse constante partout<br />
dans le monde, grâce au succès, au<br />
style et à la qualité italienne des<br />
pâtes alimentaires et surtout à la demande<br />
de produits de qualité élevée<br />
déjà prêts à la consommation. Exigence<br />
celle-ci parfaitement conforme<br />
au scénario des consommations<br />
et à l’évolution des styles de vie actuels.<br />
Athea S.p.A. travaille en Italie, en<br />
Europe et dans de nombreux pays<br />
extra-européens (principalement<br />
USA, Canada, Japon, Australie et<br />
Afrique du Sud), exclusivement<br />
avec les opérateurs les plus qualifiés<br />
de la grande distribution, les<br />
principaux discounters et les majeures<br />
entreprises alimentaires.<br />
La gamme des produits Althea est<br />
entièrement exhaustive quant aux<br />
recettes et types d’emballage. Elle<br />
va des sauces les plus simple à la<br />
<strong>tomate</strong> et au basilic, à l’huile et aux<br />
fines herbes, à la sauce bolonaise<br />
traditionnelle, mais elle produit également<br />
des sauces dérivées de recettes<br />
plus soignées, à base de<br />
champignons, coques, olives, thon,<br />
en plus de sauces “pesto” en plusieurs<br />
versions, pour terminer par<br />
les sauces blanches à base de crème<br />
et fromages<br />
L’usine – Les technologies –<br />
Les installations<br />
En juin 2004, Althea à la suite des<br />
nouvelles exigences de production<br />
et à l’obsolescence désormais<br />
presque totale, quitte l’usine<br />
historique de rue XXIV Maggio,<br />
où en l’an 1932 lointain elle<br />
fut bâtie, pour se déplacer dans<br />
le nouveau site ultra moderne de<br />
Place Spallanzani, à proximité de<br />
l’entrée de l’autoroute A1 à Parme.<br />
Les perspectives de croissance de<br />
la société poussent les propriétaires<br />
à s’engager dans la réalisation d’un<br />
site de production à l’avant-garde et<br />
d’une capacité très élevée.<br />
L’usine occupe une surface totale<br />
de 81 000 mètres carrés, dont 23<br />
000 m2 couverts. 8 000 m2 sont<br />
destinés à la production, 2 000 m2<br />
aux bureaux, 3 000 aux services et<br />
10 000 aux entrepôts. 25 000 m2<br />
sont aménagés en esplanades et<br />
routes intérieures et 33 000 m2 en<br />
espace vert qui entoure l’entière<br />
surface du site. Les corps principaux<br />
sont: le petit immeuble des bureaux,<br />
dont le style rappelle avec intention<br />
les édifices agricoles de la<br />
campagne parmesane, le petit immeuble<br />
des services où se déroulent<br />
les activités industrielles et le<br />
réel bâtiment industriel qui accueille<br />
les activités de production avec les<br />
entrepôts annexes. L’unité industrielle<br />
comprend trois sections différentes:<br />
la première est affectée aux ser-<br />
vices, aux laboratoires capables<br />
d’assurer l’application permanente<br />
des standards qualitatifs (Iso 900,<br />
BRC, IFS), la cuisine expérimentale<br />
où le personnel pour le Développement<br />
Produits Nouveaux est engagé<br />
dans la mise au point des recettes<br />
et technologies nouvelles, les<br />
chambres frigorifiques et les locaux<br />
de préparation.<br />
Dans la deuxième figurent les trois<br />
lignes de production et conditionnement:<br />
1) ligne sauces et salad dressings<br />
2) ligne sauces et condiments<br />
3) ligne produits en tube<br />
La troisème section reçoit les entrepôts<br />
qui s’étendent sur une surface<br />
de 10 000 mètres carrés. Tout récemment<br />
un entrepôt entièrement<br />
automatisé pour le stockage de tous<br />
les produits finis a été mis en<br />
marche. Il possède une contenance<br />
de 22 000 palettes et il est doté de<br />
quatre couloirs où autant de transloélévateurs<br />
assurent le dépôt et le<br />
prélèvement 24 heures sur 24. L’entrepôt<br />
est équipé d’un système sophistiqué<br />
pour le transport automatique<br />
des palettes, entièrement piloté<br />
par des chariots AGV guidés au<br />
laser.<br />
Cet investissement est la preuve ultérieure<br />
de la volonté du groupe<br />
Delfino-Althea d’être à la pointe du<br />
progrès avec ses innovations technologiques<br />
et d’accélérer au plus<br />
haut degré le rythme des activités<br />
de production, pour être en mesure<br />
de rivaliser, de plein droit, sur tous<br />
les marchés du monde.<br />
59
The know-how of the future is born.<br />
ROSSI & CATELLI, MANZINI AND COMACO<br />
TOGETHER AS CFT<br />
To triumph over the challenges of the global market, we have united our resources<br />
towards a common project of development, designed to exploit our mutual specializations.<br />
We have fused together the experience of three trademarks synonymous of innovation,<br />
high performances and reliability, so as to reinforce our international vocation.<br />
We have placed in synergy three types of avant-garde know-how in order to meet, at a<br />
level of excellence, the requests of a market that demands quality at competitive prices.<br />
Rossi & Catelli S.p.A.<br />
Via Traversetolo, 2/A - 43100 <strong>Parma</strong>, Italy<br />
Tel: + 39 0521 246611<br />
Fax: + 39 0521 463284<br />
e-mail: info@rossicatelli.com<br />
www.rossicatelli.com<br />
Manzini S.p.A.<br />
Via Paradigna, 94/A - 43100 <strong>Parma</strong>, Italy<br />
Tel: + 39 0521 277111<br />
Fax: + 39 0521 273795<br />
e-mail: manzini@cftmanzini.com<br />
www.cftmanzini.com<br />
cgp.it<br />
Comaco S.p.A.<br />
Via Paradigna, 94/A - 43100 <strong>Parma</strong>, Italy<br />
Tel: + 39 0521 277111<br />
Fax: + 39 0521 277317<br />
e-mail: comaco@cftcomaco.com<br />
www.cftcomaco.com
UN DESAFIO:<br />
LA NUEVA PLANTA ALTHEA<br />
DE PARMA<br />
Este milénio, constatarlo resulta<br />
bastante simple, ha comenzado con<br />
una cierta agitación para la industria<br />
alimenticia, tanto para aquella dedicada<br />
a la construcción de equipos<br />
como para aquella destinada a la<br />
producción de productos acabados<br />
para ser distribuidos al consumo.<br />
Aquellas instalaciones colosales, en<br />
el á mbito de las cuales era puesta<br />
a punto una variedad, a menudo no<br />
lógica, de tipologías alimenticias diversas,<br />
pertenecen ya al pasado.<br />
Era costumbre partir desde la transformación<br />
de la materia prima, un<br />
fácil ejemplo es el <strong>tomate</strong>, desde la<br />
cual eran obtenidos semiacabados,<br />
los cuales eran almacenados durante<br />
los períodos de “campaña”,<br />
che eran utilizados luego, al interior<br />
de la misma planta de proceso, para<br />
obtener varios tipos de productos<br />
acabados.<br />
Las misma líneas, con adaptaciones<br />
algunas veces al límite, eran<br />
adaptadas para producir productos<br />
que a menudo resultaban ser tecnicamente<br />
muy diferentes y entre los<br />
cuales los derivados de las frutas<br />
ocupaban una posición de absoluto<br />
relieve.<br />
El nuevo siglo ha acentuado el concepto<br />
de especialización, soportado<br />
también por la necesidad de hacer<br />
frente, por parte de los productores,<br />
a una precisa y onerosa serie de reglas<br />
inherentes a las condiciones<br />
higiénicas, de seguridad y de control<br />
de toda la hilera.<br />
Si consideramos los mercados européos<br />
que, almenos a primera vista<br />
parecen bastante “pesados”, la<br />
competición por perte de productores<br />
externos, a menudo no pertenecientes<br />
al área continental, que se<br />
avaloran del bajo coste de la mano<br />
de obra y de las materias primas y<br />
a menudo compiten sacrificando calidad<br />
y seguridad y considerando<br />
los costes elevados conéxos con<br />
otras nuevas iniciativas, la planta<br />
que el grupo DELFINO s.p.a. ha realizado<br />
recientemente en <strong>Parma</strong>,<br />
nueva sede de ALTHEA s.p.a., debe<br />
ser considerado como un auténtico<br />
desafío a los tiempos actuales y como<br />
una demostración de como sea<br />
aún posible prosperar para una empresa<br />
sana si bién inserida en un<br />
contexto de dificultades efectivas.<br />
La nueva instalación que la ALT-<br />
HEA s.p.a. de <strong>Parma</strong>, ha puesto en<br />
producción desde hace poco tiempo,<br />
es la heredera de aquella, con<br />
el mismo nombre, históricamente<br />
conocida y apreciada desde más de<br />
medio siglo y que ha sido destinada<br />
para la producción de jugos, salsas,<br />
sopas y caldos de cada tipo y en<br />
grandes cantidades, varios millares<br />
de tons, destinados a todos los<br />
mercados, especialmente los europeos.<br />
En esta planta se opera con estándares<br />
cualitativos de absoluta excelencia,<br />
con una riqueza y sofisticación<br />
normalemtne encontrable úni-<br />
camente en pequeñas entidades, a<br />
menudo de derivación artesanal, y<br />
todo con los crismas de control riguroso<br />
para toda la hilera productiva,<br />
desde la materia prima, pasando<br />
por la confección, las modalidades<br />
de almacenamiento y de expedición.<br />
Todo esto suportado por una investigación<br />
constante para la mejoría del<br />
producto en cada uno de sus componentes<br />
y de adaptación del mísmo<br />
al lugar en el cual éste será distribuido.<br />
Por tanto es con verdadero placer<br />
que hemos, en este número de la<br />
revista, pedido al ing.° Maurizio Carotenuto,<br />
el cual ha gentilmente<br />
aconsentido a nuestra invitación,<br />
una ficha relativa a la instalación de<br />
la cual es propietario y responsable,<br />
la cual reportamos completa con<br />
imágenes significativas, sientiendo<br />
un orgullo legítimo debido a la acentuada<br />
“parmesanidad” de la iniciativa.<br />
61
Althea: História de una idea<br />
y de una industria<br />
La história<br />
Althea, fundada oir kis hermanos<br />
Amilcare y Carlo Bertozzi, funciona<br />
en <strong>Parma</strong> en el sector de los jugos<br />
listos y de los condimentos desde el<br />
año 1932.<br />
Durante los años 50 y 60 es ya una<br />
de las realidades más dinámicas<br />
entre las industrias alimenticias italianas,<br />
lanzando en el mercado productos<br />
innovativos y con gran suceso,<br />
tales como el Sugoro, el primer<br />
jugo listo para pasta realizado en<br />
Italis, producido inicialmente en una<br />
latica y sucesivamente en vaso de<br />
vidrio, el concentrado Fiordagosto,<br />
comercializado inicialmente en forma<br />
de cubitos envueltos en papel<br />
para embalaje transparente y sucesivamente<br />
en tubitos y en fin el Cremifrutto,<br />
ladrillito de mermelada,<br />
ideado para la merienda de los niños,<br />
volviéndose muy famoso debido<br />
a la colección de estampillas,<br />
publicizada sobre todas las páginas<br />
de las principales revistas de historietas,<br />
y sucesivamente por la colección<br />
de figuritas de los jugadores<br />
de footbal.<br />
Sucecivamente al deceso de uno<br />
de los hermanos Bertozzi, la Sociedad<br />
es comprada a mediados de<br />
los años 60, por la gran multinacional<br />
Unilever la cual, por más de 25<br />
años procede potenciando las líneas<br />
de producción y de las organizaciones<br />
destinadas al control de calidad<br />
y al desarrollo de productos<br />
nuevos, siguiendo con la actividad<br />
de promoción de las marcas y ampliando<br />
ulteriormente la gama de<br />
los variados productos.<br />
En el año 1990 una acción concertada<br />
por parte de emprendedores<br />
parmesanos devuelve la propiedad<br />
a Italia, tratando de relanzar sus<br />
marcas con sus propias especiali-<br />
62<br />
dades de alta calidad conéxas al<br />
nombre y a la tradición de <strong>Parma</strong>:<br />
jugos y derivados del <strong>tomate</strong> y también<br />
conservas piscícolas.<br />
La Delfino s.p.a. y la nueva<br />
Althea<br />
Sinembargo, el crecimiento de la<br />
empresa necesitaba el suporte de<br />
recursos financiarios y empresariales<br />
nuevos y conspicuos, asì en el<br />
año 1997 la Althea es comprada por<br />
Delfino Spa de Nápoles, la cual aún<br />
hoy en dia posee todas las acciones.<br />
Actualmente, al final de un veloz<br />
proceso de integración y racionalización,<br />
Althea S.p.A. dirige desde<br />
la sede de <strong>Parma</strong>, todas la actividades<br />
comerciales, de logística y de<br />
R&D del grupo Delfino-Althea, cuyo<br />
volúmen de negocios consolidado<br />
para el año 2005 ha alcanzado al cifra<br />
de 52 millones de Euros.<br />
Este resultado, junto con la renovada<br />
capacidad industrial y gestional<br />
ha conducido a la empresa a colocarse<br />
entre las más importantes realidades<br />
europeas en el business<br />
de los jugos listos para pasta, naturalmente,<br />
también gracias al favor<br />
del mercado que reconoce en Althea<br />
el especialista italiano de los jugos<br />
para pasta.<br />
La Filosofía y los Productos<br />
Althea<br />
En el centro de todas las actividades<br />
comerciales encontramos el<br />
servicio al cliente, realizado a ravés<br />
de:<br />
La obsesión de Althea por la calidad<br />
de los productos acabados, de las<br />
materias primas utilizadas, de los<br />
procedimientos, de los procesos<br />
productivos y sobretodo del personal;<br />
La innovación, es decir la capacidad<br />
de optimizar, con la mejor relación<br />
calidad/precio posible, las potencialidades<br />
competitivas de los<br />
productos de los clientes.<br />
Para Althea no existen “productos<br />
estándar”, mas bién únicamente soluciones<br />
“ad hoc” que permitan alcanzar<br />
completamente los objetivos<br />
comerciales de los clientes en sus<br />
mercados de referencia. Además,<br />
para satisfacer todas las exigencias<br />
de marketing de sus clientes, Althea<br />
se ha especializado, mediante la introdución<br />
de equipos apropiados, en<br />
la aplicación de etiquetas en film<br />
plástico transparente, conocidas como<br />
“sleever”, que envuelven al vaso<br />
en su totalidad, ofreciendo a los productos<br />
realizados de esta manera,<br />
una imágen totalmente nueva y verdaderamente<br />
agradable.<br />
Además de los jugos para pasta,<br />
Althea ha desarrollado las tecnologías<br />
para la producción de otros tipos<br />
de condimentos preparados:<br />
sopas, caldos, triturados y muchas<br />
otras salsas de variados tipos.<br />
La elasticidad industrial de Althea<br />
permite la confección de sus productos<br />
con diversos formatos: partiendo<br />
desde los vasos de vidrio con<br />
numerosas formas y dimensiones,<br />
las botellas, las confecciones en papel<br />
tipo combiblock, las latas con<br />
banda estañada, los tubitos y en fin<br />
en bag in box para las exigencias<br />
del mercado catering.<br />
Althea, adems, ha desarrollado con<br />
suceso nuevos segmentos de mercado<br />
con marcas propias, cada una<br />
de la cuales ocupa una posición<br />
precisa en el mercado de referencia<br />
y se distingue de sus competidores<br />
por sus características, por ejemplo:<br />
La marca Bella <strong>Parma</strong> ofrece la mejor<br />
calidad al menor precio con la línea<br />
compuesta por más de 10 especialidades<br />
de jugos listos que van<br />
desde el clásico <strong>tomate</strong> con albaha-
ca, a los jugos con carne, los triturados<br />
de verduras, los jugos a base<br />
de pezcados y en fin completan la<br />
gama las salsas: Mayonesa, Ketchup,<br />
salsas Cocktail y con Atún.<br />
La Althea Regina di <strong>Parma</strong>, la primera<br />
línea de jugos en Italia con<br />
formato dosis única de 90 gr. que<br />
evita los derroches y garantiza un<br />
producto siempre fresco. Con la<br />
marca East&West Althea se propone<br />
ofrecer al consumidor italiano los<br />
condimentos y las salsas de la tradición<br />
internacional y está presente<br />
en el mercado con una línea de salad<br />
dressing, condimentos para ensaladas<br />
y verduras, y una línea de<br />
American Burger Sauces en tubito.<br />
La atención al mercado y a la demanda<br />
por parte de los consumidores<br />
ha conducido a Althea a la realización<br />
de una nueva marca de jugos<br />
listos (que en breve estará en<br />
el mercado) que exprime una innovativa<br />
línea de recetas exclusivas y<br />
originales y de calidad premium, todo<br />
esto presentado en un packaging<br />
revolucionario.<br />
El Mercado<br />
El mercado de los jugos listos está<br />
creciendo constantemente en todo<br />
el mundo, mérito del suceso, del estilo<br />
y de la calidad italiana de la pasta<br />
y sobretodo por la demanda de<br />
productos de elevada calidad listos<br />
para el consumo, exigencia esta<br />
perfectamente en línea con la escena<br />
de los consumos y con la evolución<br />
de los estilos de vida actuales.<br />
Althea S.p.A. opera en Italia, en Europa<br />
y en muchos paises extra-europeos<br />
(principalmente USA, Canadá,<br />
Japón, Australia y Africa del<br />
Sur), exclusivamente con los operadores<br />
de la Grande Distribución<br />
mayormente calificados, con los<br />
principales discounter y con las empresas<br />
alimenticias mas importantes.<br />
La gama de los productos Althea es<br />
completa por recetas y tipos de<br />
packaging, partiendo desde los jugos<br />
mas simples con <strong>tomate</strong> y albahaca,<br />
con aceite y hierbas aromáticas,<br />
al tradicional ragú a la boloñesa,<br />
además de recetas mas refinadas<br />
con hongos, aceitunas, atún<br />
además de las numerosas variedades<br />
de triturados de verduras; para<br />
llegar hasta los jugos blancos a base<br />
de nata y quesos.<br />
La instalación – Las Tecnologías<br />
– Los Equipos<br />
En Junio del 2004, Althea, siguiendo<br />
nuevas exigencias productivas y<br />
debido a la obsolescencia, ya casi<br />
total, deja su edificio histórico de via<br />
XXIV Maggio, en el cual fuè fundada<br />
en el lejano 1932, para transladarse<br />
a la nueva y modernísima<br />
planta situada en largo Spallanzani,<br />
cercana a la entrada del peaje de la<br />
autopista A1.<br />
Las perspectivas para el desarrollo<br />
de la sociedad empujan a los propietarios<br />
a un empeño hacia la realización<br />
de una planta productiva a<br />
la vanguardia y con elevadísima eficiencia<br />
productiva.<br />
La instalación ocupa un área total<br />
de 81.000 mq con 23.000 mq cubiertos<br />
de los cuales: 8.000 mq para<br />
la producción, 2.000 mq para oficinas,<br />
3.000 mq para los servicios y<br />
10.000 para almacenes, con 25.000<br />
mq de explanadas y calles internas<br />
y con 33.000 mq de verde, que rodean<br />
toda el área. Los cuerpos de<br />
los immuebles principales son: el<br />
edificio de oficinas, cuyas formas<br />
recuerdan los edificios agrícolas de<br />
los campos de <strong>Parma</strong>, el inmueble<br />
para los servicios dedicados a las<br />
actividades industriales y el edificio<br />
propiamente industrial en el cual están<br />
situadas las actividades de producción<br />
con los relativos almacenes<br />
anéxos. Al interior del cojunto industrial<br />
están presentes 3 secciones<br />
diferentes:<br />
La primera dedicada a los servicios,<br />
los laboratorios, en condiciones de<br />
poder aplicar y garantizar los estándares<br />
de calidad mas elevados (ISO<br />
9000; BRC; IFS), la cocina experimental,<br />
en la cual el staff de Desarrollo<br />
de Productos Nuevos queda<br />
empeñado en el desarrollo de nuevas<br />
recetas y nuevas tecnologías,<br />
las celdas de refrigeración y los<br />
cuartos para la preparación.<br />
La segunda sección está dedicada<br />
a las 3 líneas de producción y confección:<br />
1) línea para jugos y salad dressing<br />
2) línea para salsas y condimentos<br />
3) línea para tubitos<br />
La tercera sección es la de los almacenes,<br />
un área que cubre 10.000<br />
m_, en la cual recientemente ha comenzado<br />
a funcionar un almacén<br />
totalmente automatizado para el almacenamiento<br />
de todos los productos<br />
acabados, con una capacidad<br />
de 22.000 pallet, y organizado con<br />
cuatro corredores en los cuales<br />
operan el mismo número de transelevadores,<br />
garantizando de esta<br />
forma el depósito y el retiro 24 horas<br />
sobre 24. Adjunto a tal sistema<br />
ha sido realizado un transporte automático<br />
para pallet muy sofísticado,<br />
dirigido completamente por elevadores<br />
AGV con guía laser.<br />
Esta ulterior inversión refuerza aún<br />
mas la voluntad del grupo Delfino-<br />
Althea, de estar a la vanguardia con<br />
las innovaciones tecnológicas y de<br />
apurar al máximo las capacidades<br />
productivas, en forma tal como para<br />
poder competir, con pleno título, en<br />
todos los mercados internacionales.<br />
63
Via Calzetti, 6 43030 Basilicanova (<strong>Parma</strong>) Italy<br />
Tel. 0521-682039 Fax 0521-682044 e-mail: info@bermasrl.it<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>Impianti</strong> di pastorizzazione / sterilizzazione e raffreddamento<br />
sughi, passate, concentrati di pomodoro e frutta<br />
PC industriale per gestione:<br />
•Cicli di funzionamento<br />
•Ricette<br />
•Storico impianto<br />
•Diagrammi<br />
•Interventi di manutenzione<br />
Pastorizzatori raffreddatori a rete <strong>Impianti</strong> di dosaggio e miscelazione<br />
ingredienti per salse semidense<br />
<strong>Impianti</strong> per la prepararazione, cottura<br />
e raffreddamento creme viscose<br />
<strong>Impianti</strong> pilota per preparazione,<br />
cottura, sterilizzazione e<br />
raffreddamento sughi
<strong>Impianti</strong> di cottura con sistema automatico,<br />
per sughi a base pomodoro, con carne, verdure e<br />
particolati in genere<br />
Brovatrici<br />
<strong>Impianti</strong> di rosolatura carne e verdure<br />
<br />
Gruppo di svuotamento fusti<br />
e dosaggio concentrato<br />
<br />
<strong>Impianti</strong> per l’industria alimentare<br />
<strong>Impianti</strong> lavorazione pomodoro<br />
Lavatrici / asciugatrici vasi<br />
Via Ercole Calzetti, 6 - 43030 BASILICANOVA - PARMA - ITALY<br />
Tel.: 0521-682039 Fax: 0521-682044 e-mail: info@bermasrl.it
<strong>Impianti</strong> di cottura con sistema automatico,<br />
per sughi a base pomodoro, con carne, verdure e<br />
particolati in genere<br />
Brovatrici<br />
<strong>Impianti</strong> di rosolatura carne e verdure<br />
<br />
Gruppo di svuotamento fusti<br />
e dosaggio concentrato<br />
<br />
<strong>Impianti</strong> per l’industria alimentare<br />
<strong>Impianti</strong> lavorazione pomodoro<br />
Lavatrici / asciugatrici vasi<br />
Via Ercole Calzetti, 6 - 43030 BASILICANOVA - PARMA - ITALY<br />
Tel.: 0521-682039 Fax: 0521-682044 e-mail: info@bermasrl.it
LA STERILIZZAZIONE<br />
E’ sempre utile e interessante ripercorrere<br />
il cammino lungo il quale i<br />
ricercatori sono giunti ai metodi che<br />
garantiscono la sicurezza degli alimenti<br />
e ne permettono il consumo<br />
differito. L’importanza di questa<br />
ricerca è stata evidente fin dall’antichità:<br />
si pensi per esempio alla necessità<br />
di alimentare un esercito durante<br />
il trasferimento oppure l’equipaggio<br />
di una nave in alto mare<br />
per settimane o per mesi.<br />
La sterilizzazione termica è stata<br />
presto individuata come metodo idoneo<br />
per distruggere i microrganismi<br />
ed inattivare gli enzimi capaci di alterare<br />
gli alimenti nelle diverse confezioni<br />
industriali. Altrettanto rapida<br />
è stata, però, anche la constatazione<br />
che un trattamento termico<br />
troppo drastico comportava una<br />
degradazione delle caratteristiche<br />
nutritive ed organolettiche dei<br />
prodotti.<br />
E’ facilmente immaginabile quante<br />
osservazioni e prove empiriche<br />
siano state fatte e siano ancora in<br />
corso da parte dei ricercatori.<br />
I risultati di cui oggi siamo in possesso<br />
sono il frutto di un grandissimo<br />
numero d’esperienze elaborate<br />
nel corso di tanti anni e poste in correlazione<br />
logica tra loro con metodo<br />
scientifico.<br />
Ai giorni nostri ci si muove verso<br />
soluzioni sempre più raffinate: non<br />
solo si cerca la sicurezza degli alimenti,<br />
ma, sotto lo stimolo della<br />
competizione commerciale, si<br />
vogliono anche mantenere pressoché<br />
inalterate le caratteristiche<br />
qualitative originali dei cibi.<br />
Il lavoro è lungi dall’essere terminato<br />
e lo spazio per una ricerca appassionata<br />
è ancora vastissimo. Esso<br />
spazia dal tipo e dalle caratteristiche<br />
dei contenitori sempre in evoluzione<br />
per l’introduzione di nuovi materiali,<br />
dai macchinari sempre più per-<br />
TERMICA<br />
di Franco Setti<br />
fezionati, dalle applicazioni dei principi<br />
della fisica tecnica e della termodinamica,<br />
fatte con sempre crescente<br />
rigore, fino agli innumerevoli<br />
processi di preparazione dei cibi.<br />
Desideriamo, tuttavia, soffermarci su<br />
quanto oggi è noto sul processo di<br />
sterilizzazione e, senza la pretesa di<br />
un trattato scientifico, ci proponiamo<br />
di spiegare i fenomeni in termini discorsivi,<br />
ricorrendo a numeri e formule<br />
solo quando è indispensabile.<br />
Dopo la comparsa di contenitori ermetici<br />
si è costatato che tali contenitori,<br />
riempiti con un alimento e sottoposti<br />
ad una certa temperatura e per<br />
un certo tempo, potevano essere<br />
conservati più a lungo.<br />
Temperatura e durata del trattamento<br />
dimostravano d’essere parametri<br />
decisivi per la possibilità di conservare<br />
il prodotto.<br />
Altri dati erano importanti, quali, per<br />
esempio, il tipo di microrganismi<br />
presenti, la loro concentrazione, le<br />
proprietà chimiche e fisiche del liqui-<br />
do di governo, il tipo di contenitore,<br />
ecc.<br />
Tuttavia, mantenendo costanti tutti<br />
questi dati e prendendo in considerazione<br />
solo la temperatura e la durata<br />
del trattamento, si è costatata<br />
una cosa importante:<br />
in un contenitore mantenuto a temperatura<br />
costante per un certo tempo<br />
è distrutta una certa percentuale<br />
dei microrganismi vivi presenti<br />
(per esempio il 90%), mantenendo<br />
la stessa temperatura per un<br />
altro intervallo di tempo uguale al<br />
primo è distrutta ancora la stessa<br />
percentuale dei microrganismi vivi<br />
superstiti dopo il primo trattamento<br />
(ancora il 90%).<br />
In altri termini: la percentuale<br />
residua di microrganismi vivi, dopo<br />
ogni intervallo di tempo e a pari temperatura,<br />
si riduce in misura uguale.<br />
Tale percentuale si riduce, ma non<br />
si annulla mai.<br />
69
Per questo non si può parlare di<br />
sterilità assoluta.<br />
L’esperienza dimostra, tuttavia, che<br />
la carica microbica può essere ridotta<br />
a termini estremamente bassi,<br />
così da poterla considerare nulla ai<br />
fini pratici. Si parla, perciò, correttamente<br />
di sterilità commerciale.<br />
Qui sopra abbiamo parlato di “un<br />
certo tempo” e di “una certa percentuale”.<br />
Per assegnare una<br />
misura ai fenomeni è necessario<br />
uscire dal vago e assegnare un valore<br />
preciso a tempo e percentuale.<br />
Questi due parametri sono collegati<br />
tra loro nella definizione di tempo di<br />
riduzione decimale, cioè il tempo<br />
necessario affinché, mantenendo<br />
costante la temperatura, la carica<br />
microbica residua si riduca alla percentuale<br />
del 10% di quella iniziale.<br />
In altre parole: il tempo di riduzione<br />
decimale è il tempo di mantenimento<br />
della temperatura necessario per<br />
distruggere il 90% dei microrganismi<br />
inizialmente presenti.<br />
Il tempo di riduzione decimale presenta<br />
la proprietà di diminuire in modo<br />
esponenziale con l’aumentare<br />
della temperatura.<br />
Per quanto riguarda la temperatura,<br />
è in uso una serie di temperature di<br />
riferimento da impiegare in base alla<br />
termoresistenza dei microrganismi<br />
presenti nel prodotto che si<br />
vuole sterilizzare: 65,6°C – 71,1°C –<br />
100°C – 121,1°C.<br />
Nel caso in cui si possano sviluppare<br />
i microrganismi più nocivi la<br />
temperatura di riferimento è 121,1°C<br />
(250°F) e si considera adeguato un<br />
trattamento tanto lungo da ripetere<br />
per almeno 12 volte il tempo di<br />
riduzione decimale. In altri termini:<br />
la popolazione microbica iniziale<br />
deve subire almeno 12 riduzioni<br />
decimali affinché sia raggiunta la<br />
morte termica nel senso previsto<br />
dalla sterilità commerciale. Il tempo<br />
necessario perché ciò avvenga a<br />
121,1°C è indicato con F 0 , Nel caso<br />
della figura qui a lato il valore di F 0 ,<br />
letto sulle ordinate in corrispondenza<br />
alla temperatura di 250°F, è di<br />
2,8 minuti.<br />
Per i microrganismi più nocivi, i dati<br />
possono essere riepilogati nel modo<br />
seguente:<br />
70<br />
- temperatura di riferimento<br />
= 121,1°C;<br />
- numero di riduzioni decimali<br />
= 12 (minimo)<br />
- tempo totale di trattamento F 0<br />
= 2,8 minuti;<br />
I dati riepilogati qui sopra sono validi<br />
nel caso in cui si possa riscaldare<br />
istantaneamente tutto l’alimento racchiuso<br />
nel contenitore alla temperatura<br />
di 121,1°C, trattenerlo a tale<br />
temperatura per il tempo corrispondente<br />
alle 12 riduzioni decimali e, infine,<br />
raffreddarlo istantaneamente<br />
alla temperatura ambiente.<br />
Ciò è evidentemente impossibile.<br />
Nella realtà è necessario tener conto<br />
del contributo di tutti i tempi durante<br />
i quali il prodotto subisce<br />
l’azione delle temperature crescenti,<br />
durante il riscaldamento, e<br />
decrescenti, durante il raffreddamento.<br />
Per questo scopo, visto che il tempo<br />
di riduzione decimale diminuisce all’aumentare<br />
della temperatura, si<br />
rivela utile considerare l’intervallo di<br />
temperatura necessario perché il<br />
tempo di riduzione decimale diventi<br />
10 volte minore (o maggiore). Tale<br />
intervallo di temperatura è indicato
con Z. Il valore di Z è rilevabile sperimentalmente.<br />
L’utilità dell’intervallo di temperatura<br />
Z deriva dal fatto che tale termine,<br />
posto in correlazione con il tempo di<br />
trattamento, permette di elaborare il<br />
grafico disegnato qui sopra. Tale<br />
grafico riporta in ordinata, in scala<br />
logaritmica, i tempi di morte termica<br />
alle diverse temperature; queste ultime<br />
sono riportate in scala naturale<br />
sulle ascisse. Il tempo di riduzione<br />
decimale permette, tramite alcuni<br />
passaggi di calcolo,di trasferire i<br />
tempi di trattamento F ad una temperatura<br />
qualsiasi a minuti di trattamento<br />
F 0 alla temperatura di riferimento<br />
(121,1°C).<br />
Diventa, perciò, possibile calcolare il<br />
tempo totale di trattamento a<br />
121,1°C (F 0 ) quale somma dei tempi<br />
infinitesimi alle temperature di<br />
riscaldamento e di raffreddamento.<br />
La relazione,derivata dai calcoli citati,<br />
tra F n , tempi di trattamento alle<br />
diverse temperature (t 1 , t 2 , ecc.), le<br />
diverse temperature (T 1 , T 2 , ecc.), e<br />
l’intervallo di temperatura Z per un<br />
generico tempo di trattamento (t n) ,<br />
vale:<br />
F n = t n x 10-( 121,1-1-T n )/z<br />
Applicando questa formula ai diversi<br />
intervalli di trattamento in cui può<br />
essere suddiviso l’intero ciclo di<br />
un’autoclave e sommando i vari<br />
risultati ottenuti (F 1 + F 2 + …= F 0 ),<br />
si arriva a determinare il valore<br />
equivalente di F 0 . Un esempio di<br />
applicazione della formula può essere<br />
utile:<br />
La somma dei tempi di trattamento<br />
alle diverse temperature, riportati<br />
come contributo equivalente alla<br />
temperatura di 121,1°C, fornisce il<br />
tempo di morte termica F 0 = 2,8<br />
minuti richiesto per la sterilità commerciale,<br />
come rilevabile dalla figura<br />
riportata sopra. Perciò il trattamento<br />
ipotizzato risulta adeguato,<br />
anche se si noti, non è stata raggiunta<br />
la temperatura di 121,1°C.<br />
Nei moderni impianti di sterilizzazione<br />
è possibile installare dei<br />
programmi che, adeguatamente<br />
elaborati sulla base dei rilievi sperimentali,<br />
controllano il ciclo di funzionamento<br />
in modo che sia raggiunto<br />
e registrato il valore F 0 ..<br />
71
HEAT STERILIZATION<br />
It is always useful and interesting to<br />
go back to the path run by researchers<br />
in order to discover methods<br />
ensuring food safety and enabling<br />
its extended consumption.<br />
The importance of this research was<br />
clear since ancient times: just think<br />
of the need to supply an army on<br />
the move or the crew of a ship on<br />
the open sea for weeks or months.<br />
Heat sterilization was soon identified<br />
as the appropriate method to destroy<br />
microorganisms and inactivate<br />
enzymes capable of deteriorating<br />
food products placed in their various<br />
industrial packagings. But as prompt<br />
was the remark that a too strong<br />
heat treatment caused degradation<br />
in the nutritive and organoleptic<br />
qualities of a product.<br />
It is easy to imagine how many ob-<br />
by Franco Setti<br />
servations and empirical trials were<br />
carried out and are still in progress<br />
by researchers.<br />
The findings we are in possession of<br />
today, are the result of a great deal<br />
of experiments worked out during<br />
many years and brought into logical<br />
correlation using a scientific method.<br />
Nowadays people is moving towards<br />
more and more clever solutions:<br />
not only food safety is sought<br />
for but, under the drive of commercial<br />
competition, also the qualitative<br />
attributes of foods need to be maintained<br />
almost unchanged.<br />
The work is far from being finished<br />
and a lot of space still exists for passionate<br />
research. It ranges from the<br />
type and features of containers,<br />
more and more advanced due to the<br />
introduction of new materials, from<br />
more and more improved machines,<br />
from the applications of technical<br />
physics and thermodynamics principles,<br />
made with ever-increasing exactitude,<br />
up to the numberless<br />
processes for food preparation.<br />
However, we wish to dwell upon<br />
what is today known about the sterilizing<br />
process and with no claim of<br />
writing a scientific treatise, to explain<br />
its phenomena in conversational<br />
language avoiding using figures<br />
and formulas if not absolutely<br />
necessary.<br />
After the coming up of airtight containers,<br />
it was noticed that such containers,<br />
filled with a food product<br />
and subjected to a certain temperature<br />
for a certain time could be kept<br />
longer.<br />
Temperature and treatment length<br />
demontrated to be decisive parameters<br />
for the purpose of preserving a<br />
product.<br />
Other key elements were, for instance,<br />
the type of microorganisms<br />
present, their concentration, chemical<br />
and physical properties of the<br />
covering liquid, the type of container,<br />
etc.<br />
However, keeping all these data<br />
constant and taking into account<br />
temperature and treatment duration<br />
only, an important thing was noticed:<br />
in a container kept at uniform temperature<br />
for a certain time, a certain<br />
percentage of living microorganisms<br />
is destroyed (for instance<br />
90%). Keeping the same temperature<br />
for another time interval equal<br />
to the first, once more the same percentage<br />
of living microorganisms<br />
surviving to the first treatment is destroyed<br />
(still 90%).<br />
In other words: the residuary percentage<br />
of living microorganisms<br />
after each time interval and at equal<br />
temperature is reduced by identical<br />
73
extent.<br />
This percentage decreases but is<br />
never totally eliminated.<br />
One cannot, in fact, speak of absolute<br />
sterility.<br />
However, the experience demonstrates<br />
that the microbial charge can<br />
be reduced to extremely low terms,<br />
so that it can be considered as nul<br />
for practical purposes. Then one can<br />
correctly speak of commercial<br />
sterility.<br />
We talked above about “a certain<br />
time” and “a certain percentage”. To<br />
establish the extention of these phenomena,<br />
it is necesaary not to be<br />
vague but to assign an exact value<br />
to time and percentage.<br />
These two parameters are linked up<br />
one another in the definition of decimal<br />
reduction time, that is the time<br />
needed so that, keeping temperature<br />
uniform, the microbial charge<br />
can decrease by a percentage of<br />
10% of the initial one. In other<br />
words: the decimal reduction time is<br />
the temperature maintenance time<br />
required to destroy 90% of the microorganisms<br />
occurring at the beginning.<br />
The decimal reduction time has the<br />
property of decreasing exponentially<br />
with the increase in temperature.<br />
As to temperature, a series of<br />
reference temperatures is in use to<br />
apply depending on the thermal resistance<br />
of the microorganisms present<br />
in the product to be sterilized:<br />
65,6°C – 71.1°C – 100°C – 121.1°C.<br />
Should the most harmful microorganisms<br />
develop, the reference<br />
temperature is 121.1°C (250°F).<br />
A treatment as long as to repeat at<br />
least 12 times the decimal reduction<br />
time is considered appropriate. In<br />
other words: the initial microbial<br />
population needs to undergo at least<br />
12 decimal reductions to achieve<br />
thermal death in the way required by<br />
commercial sterility. The time needed<br />
to obtain it at 121,1°C is shown<br />
with F 0 . In the case of the figure<br />
shown here at side, the F 0 value,<br />
read on the ordinates corresponding<br />
to a 250°F temperature, is 2.8<br />
minutes.<br />
For the most harmful microorganisms,<br />
data can be summarized as<br />
follows:<br />
74<br />
- reference temperature<br />
= 121.1°C<br />
- number of decimal reductions<br />
= 12 (minimum)<br />
- F 0 treatment total time<br />
= 2.8 minutes<br />
The above summarized data are<br />
valid for an instant heating of the<br />
whole food product put in its container<br />
to a temperature of 121.1°C,<br />
for a holding time at such temperature<br />
corresponding to 12 decimal reductions,<br />
and finally for an instant<br />
cooling to room temperature. Which<br />
is evidently an impossible practice.<br />
Actually, one needs to take into ac-<br />
count the contribution brought by all<br />
the times during which a product is<br />
subjected to increasing temperatures,<br />
when heating it, and to the<br />
decreasing ones, when cooling it.<br />
For this purpose, in consideration of<br />
the fact that the decimal reduction<br />
time decreases with the increase of<br />
temperature, it proves useful to estimate<br />
the temperature interval necessary<br />
to obtain a 10 times shorter<br />
(or longer) decimal reduction time.<br />
This temperature interval is shown<br />
with Z. The Z value can be experimentally<br />
found.<br />
The usefulness of the Z temperature
interval is due to the fact that such<br />
term, correlated with the treatment<br />
time, enables the working out of the<br />
above drawn diagram. This logarithmic<br />
scale diagram shows in ordinate<br />
the thermal death times at the<br />
various temperatures.The last ones<br />
are shown in natural scale on the<br />
abscisses.The decimal reduction<br />
time makes it possible through<br />
some calculations to transfer the F<br />
treatment times at any temperature<br />
to F0 treatment minutes at the<br />
reference temperature (121.1°C).<br />
It is therefore possible to calculate<br />
the treatment total time at 121.1°C<br />
(F0 ) by the addition of the infinitesimal<br />
times at heating and cooling<br />
temperatures.<br />
The relationship resulting from the<br />
above calculations, between Fn ,<br />
treatment times at the various temperatures<br />
(t1 , t2 , etc.), the various<br />
temperatures (T1 , T2 , etc.) and the<br />
Z temperature interval, for an unspecific<br />
treatment time (tn ), is equal<br />
to:<br />
F n = tn x 10 -(121,1-T n )/z<br />
If one applies this formula to the various<br />
treatment intervals into which<br />
the whole cycle of a retort can be divided<br />
and adds up the various results<br />
obtained (F 1 + F 2 + ….= F 0 )<br />
it is possible to determine the F 0<br />
equivalent value. An exemple of this<br />
formula application can be of use:<br />
The addition of the treatment times<br />
at the different temperatures which<br />
contributed to the equivalent temperature<br />
of 121.1°C, delivers F 0<br />
thermal death time = 2.8 minutes required<br />
by commercial sterility as<br />
demonstrated in the above shown<br />
figure. Therefore, the assumed<br />
treatment turns out to be appropriate,<br />
even if, it must be noted, the<br />
121.1°C temperature was not acchieved.<br />
In modern sterilizing systems, it is<br />
possible to install programs which,<br />
properly developed on the basis of<br />
the experimental findings, control<br />
the operational cycle in order to<br />
achieve and record the F 0 value.<br />
75
Il est toujours utile et intéressant de<br />
refaire le chemin qui conduisit nos<br />
chercheurs à la mise au point des<br />
méthodes garantissant la sécurité<br />
des aliments et permettant leur<br />
conservation dans le temps.<br />
De toute évidence l’importance de<br />
cette recherche dès la plus haute<br />
antiquité: il suffit, par exemple, de<br />
penser à la nécessité de ravitailler<br />
une armée lors de son déplacement,<br />
ou bien l’équipage d’un bateau<br />
en pleine mer pendant des semaines<br />
ou des mois.<br />
La stérilisation thermique a été vite<br />
reconnue comme la méthode la plus<br />
appropriée pour détruire les microorganismes<br />
et inactiver les enzymes<br />
capables d’altérer les aliments placés<br />
dans leurs conditionnements industriels<br />
différents. Aussi immédiate<br />
a été pourtant la constatation qu’un<br />
traitement thermique trop poussé<br />
pouvait entraîner une dégradation<br />
des qualités nutritionnelles et organoleptiques<br />
des produits.<br />
On n’a pas du mal à imaginer combien<br />
d’observations et d’essais empiriques<br />
ont été faits et sont encore<br />
en cours de la part des chercheurs.<br />
Les résultats à notre disposition aujourd’hui<br />
sont le fruit d’un très grand<br />
nombre d’expériences élaborées au<br />
cours de nombreuses années et<br />
mises en corrélation logique entre<br />
elles à travers la méthode scientifique.<br />
De nos jours l’on se tourne vers des<br />
solutions de plus en plus subtiles:<br />
on ne cherche pas uniquement la<br />
sécurité de la nourriture, mais, sous<br />
l’impulsion de la compétition commerciale,<br />
on veut également garder<br />
presque inchangées les propriétés<br />
qualitatives orginales des aliments.<br />
Le travail est bien loin de toucher à<br />
sa fin et il y a encore grand espace<br />
pour une recherche passionnée. Il<br />
va du type et des caractéristiques<br />
LA STERILISATION<br />
THERMIQUE<br />
par Franco Setti<br />
des conteneurs, en évolution<br />
constante du fait de l’arrivée de matériaux<br />
nouveaux, des équipements<br />
de plus en plus sophistiqués, de la<br />
mise en application des principes de<br />
la physique technique et de la thermodynamique,<br />
effectuée d’une rigueur<br />
de plus en plus accrue, jusqu’aux<br />
innombrables procédés de<br />
préparation des aliments.<br />
On veut, pourtant, s’arrêter sur ce<br />
qu’on sait sur le procédé de stérilisation<br />
et, sans avoir la prétention de<br />
rédiger un traité scientifique, d’en<br />
expliquer les phénomènes dans un<br />
language discursif, limitant les<br />
chiffres et les formules au strict minimum.<br />
Après l’apparition des conteneurs<br />
étanches, on a constaté que ces<br />
conteneurs, remplis d’un aliment et<br />
soumis à une certaine température<br />
pour un certain temps pouvaient<br />
être conservés davantage.<br />
La température et la durée du traitement<br />
se révélaient donc les paramètres<br />
décisifs aux fins de la<br />
conservation du produit.<br />
Il existait d’autres éléments importants,<br />
tels que, par exemple, le type<br />
de micro-organismes présents, leur<br />
concentration, les propriétés chimiques<br />
et physiques du liquide de<br />
couverture, le type de conteneur,<br />
etc.<br />
Toutefois, si l’on garde toutes ces<br />
données constantes et on ne prend<br />
en considération que la température<br />
et la durée du traitement, une chose<br />
importante ressort:<br />
dans un conteneur gardé à température<br />
constante pendant un certain<br />
temps, un certain pourcentage de<br />
micro-organismes vivants présents<br />
(par exemple 90%) est détruit. Gardant<br />
la même température pendant<br />
un autre intervalle de temps pareil<br />
77
au premier, encore le même pourcentage<br />
de micro-organismes survivant<br />
au premier traitement est détruit<br />
(encore 90% ).<br />
En d’autres termes: le pourcentage<br />
résiduel de micro-organismes vivants,<br />
après chaque intervalle de<br />
temps et à température égale, se réduit<br />
en proportion égale.<br />
Ce pourcentage se réduit, mais ne<br />
s’annulle jamais.<br />
On ne peut en effet parler de stérilité<br />
absolue.<br />
L’expérience montre pourtant que la<br />
charge microbienne peut être réduite<br />
à des quantités extrêmement<br />
basses telles à pouvoir la considérer<br />
comme nulle dans la pratique. On<br />
parle donc, proprement, de stérilité<br />
commerciale.<br />
On a parlé ci-dessus d’un “certain<br />
temps” et d’un certain pourcentage”.<br />
Pour concrétiser la portée des phénomènes,<br />
il ne faut pas rester dans<br />
le vague mais attribuer une valeur<br />
exacte au temps et au pourcentage.<br />
Ces deux paramètres sont reliés<br />
entre eux dans la définition de<br />
temps de réduction décimale,<br />
c’est-à-dire le temps nécessaire<br />
pour que, en gardant la température<br />
constante, la charge microbienne<br />
résiduelle se réduise au pourcentage<br />
de 10% de celle initiale. Autrement<br />
dit: le temps de réduction décimale<br />
est le temps de maintien de la<br />
température nécessaire pour détruire<br />
90% des micro-organismes présents<br />
à l’origine.<br />
Le temps de réduction décimale<br />
possède la propriété de diminuer de<br />
façon exponentielle à l’augmentation<br />
de la température.<br />
78<br />
Pour ce qui est de la température, il<br />
existe une série de températures<br />
de référence à utiliser sur la base<br />
de la thermorésistance des microorganismes<br />
présents dans le produit<br />
qu’on désire stériliser: 65,6°C<br />
–71,1°C – 100°C – 121,1°C.<br />
Au cas où un développement des<br />
micro-organismes les plus nuisibles<br />
serait possible, la température de<br />
référence est 121,1°C (250°F). On<br />
estime approprié un traitement assez<br />
long pour répéter au moins 12<br />
fois l’application du temps de réduction<br />
décimale. En d’autres<br />
termes: la population microbienne<br />
initiale doit subir au moins 12 réductions<br />
décimales avant d’arriver<br />
à la mort thermique au sens prévu<br />
par la stérilité commerciale. Le<br />
temps nécessaire pour que cela se<br />
produise à 121,1°C est indiqué par<br />
F 0 . Pour ce qui est de la figure ici à<br />
côté, la valeur de F 0 , lue sur les ordonnées<br />
en correpondance de la<br />
température de 250°F est de 2,8 minutes.<br />
Pour les micro-organismes les plus<br />
nuisibles, les données peuvent être<br />
résumées comme il suit:
-température de référence<br />
= 121,1°C<br />
-nombre de réductions décimales<br />
= 12 (minimum)<br />
-temps total de traitement F 0<br />
= 2,8 minutes<br />
Les donnèes ci-dessus exposées<br />
ne sont valables qu’au cas où l’aliment<br />
tout entier contenu dans son<br />
emballage pourrait être instantanément<br />
réchauffé à la température de<br />
121,1°C, puis gardé à cette température<br />
pour le temps correspondant<br />
aux 12 réductions décimales et finalement<br />
refroidi immédiatement à la<br />
température ambiante. Ce qui est<br />
bien évidemment impossible.<br />
Dans la pratique il faut tenir compte<br />
de l’apport des temps totaux pendant<br />
lesquels le produit est soumis<br />
à l'action des températures croissantes,<br />
pendant le réchauffage, et<br />
décroissantes pendant le refroidissement.<br />
Dans ce but, étant donné que le<br />
temps de réduction décimale décroit<br />
à l’augmentation de la températue,<br />
c’est tout à fait utile de<br />
prendre en compte l’intervalle de<br />
température nécessaire afin que le<br />
temps de réduction décimale devienne<br />
10 fois plus court (ou plus<br />
long). Cet intervalle de température<br />
est indiqué par Z. La valeur de Z<br />
peut être relevée de façon expérimentale.<br />
L’utilité de l’intervalle de température<br />
Z vient du fait que cette valeur,<br />
mise en corrélation avec le temps<br />
de traitement, permet de rédiger le<br />
graphique ci-dessus tracé. Ce graphique<br />
indique en ordonnée à<br />
l’échelle logarithmique, les temps de<br />
mort thermique aux différentes températures.<br />
Ces dernières sont indiquées<br />
à l’échelle naturelle sur les<br />
abscisses. Le temps de réduction<br />
décimale permet, à travers certains<br />
calculs, de transférer les temps de<br />
traitement F à n’importe quelle température<br />
à minutes de traitement F 0<br />
à la température de référence<br />
(121,1°C).<br />
Il est alors possible de calculer le<br />
temps total de traitement à 121,1°C<br />
(F 0 ) comme la somme des temps<br />
infinésimaux aux températures de<br />
réchauffage et de refroidissement.<br />
La relation découlant des calculs<br />
susdits, entre F n , temps de traitement<br />
aux différentes températures<br />
(t 1 t 2 etc.), les différentes températures<br />
(T 1 , T 2 etc.), et l’intervalle de<br />
température Z pour un temps générique<br />
de traitement (t n ), vaut:<br />
F n = tn x 10 -(121,1-T n )/ z<br />
Par l’application de cette formule<br />
aux différents intervalles de traitement<br />
dans lesquels le cyle entier<br />
d’un autoclave peut être réparti et<br />
l’addition des divers résultats obtenus<br />
(F 1 + F 2 + … = F 0 ), on peut<br />
arriver à déterminer la valeur équivalente<br />
de F 0 . Un exemple d’application<br />
de la formule peut s’avérer<br />
utile:<br />
La somme des temps de traitement<br />
aux différentes températures, indiqués<br />
comme apport équivalent à la<br />
température de 121,1°C, donne le<br />
temps de mort thermique F 0 = 2,8<br />
minutes requis par la stérilité commerciale,<br />
ainsi qu’on peut le voir de<br />
la figure ci-dessus. Le traitement<br />
supposé s’avère donc approprié<br />
même si, il faut le remarquer, la<br />
température de 121,1°C n’a pas été<br />
atteinte.<br />
Dans les installations modernes de<br />
stérilisation, il est possible la mise<br />
en place de programmes qui, proprement<br />
conçus sur la base de données<br />
relevées expérimentalement<br />
commandent le cycle de fonctionnement<br />
de façon à atteindre et enregister<br />
la valeur F 0 .<br />
79
-température de référence<br />
= 121,1°C<br />
-nombre de réductions décimales<br />
= 12 (minimum)<br />
-temps total de traitement F 0<br />
= 2,8 minutes<br />
Les donnèes ci-dessus exposées<br />
ne sont valables qu’au cas où l’aliment<br />
tout entier contenu dans son<br />
emballage pourrait être instantanément<br />
réchauffé à la température de<br />
121,1°C, puis gardé à cette température<br />
pour le temps correspondant<br />
aux 12 réductions décimales et finalement<br />
refroidi immédiatement à la<br />
température ambiante. Ce qui est<br />
bien évidemment impossible.<br />
Dans la pratique il faut tenir compte<br />
de l’apport des temps totaux pendant<br />
lesquels le produit est soumis<br />
à l'action des températures croissantes,<br />
pendant le réchauffage, et<br />
décroissantes pendant le refroidissement.<br />
Dans ce but, étant donné que le<br />
temps de réduction décimale décroit<br />
à l’augmentation de la températue,<br />
c’est tout à fait utile de<br />
prendre en compte l’intervalle de<br />
température nécessaire afin que le<br />
temps de réduction décimale devienne<br />
10 fois plus court (ou plus<br />
long). Cet intervalle de température<br />
est indiqué par Z. La valeur de Z<br />
peut être relevée de façon expérimentale.<br />
L’utilité de l’intervalle de température<br />
Z vient du fait que cette valeur,<br />
mise en corrélation avec le temps<br />
de traitement, permet de rédiger le<br />
graphique ci-dessus tracé. Ce graphique<br />
indique en ordonnée à<br />
l’échelle logarithmique, les temps de<br />
mort thermique aux différentes températures.<br />
Ces dernières sont indiquées<br />
à l’échelle naturelle sur les<br />
abscisses. Le temps de réduction<br />
décimale permet, à travers certains<br />
calculs, de transférer les temps de<br />
traitement F à n’importe quelle température<br />
à minutes de traitement F 0<br />
à la température de référence<br />
(121,1°C).<br />
Il est alors possible de calculer le<br />
temps total de traitement à 121,1°C<br />
(F 0 ) comme la somme des temps<br />
infinésimaux aux températures de<br />
réchauffage et de refroidissement.<br />
La relation découlant des calculs<br />
susdits, entre F n , temps de traitement<br />
aux différentes températures<br />
(t 1 t 2 etc.), les différentes températures<br />
(T 1 , T 2 etc.), et l’intervalle de<br />
température Z pour un temps générique<br />
de traitement (t n ), vaut:<br />
F n = tn x 10 -(121,1-T n )/ z<br />
Par l’application de cette formule<br />
aux différents intervalles de traitement<br />
dans lesquels le cyle entier<br />
d’un autoclave peut être réparti et<br />
l’addition des divers résultats obtenus<br />
(F 1 + F 2 + … = F 0 ), on peut<br />
arriver à déterminer la valeur équivalente<br />
de F 0 . Un exemple d’application<br />
de la formule peut s’avérer<br />
utile:<br />
La somme des temps de traitement<br />
aux différentes températures, indiqués<br />
comme apport équivalent à la<br />
température de 121,1°C, donne le<br />
temps de mort thermique F 0 = 2,8<br />
minutes requis par la stérilité commerciale,<br />
ainsi qu’on peut le voir de<br />
la figure ci-dessus. Le traitement<br />
supposé s’avère donc approprié<br />
même si, il faut le remarquer, la<br />
température de 121,1°C n’a pas été<br />
atteinte.<br />
Dans les installations modernes de<br />
stérilisation, il est possible la mise<br />
en place de programmes qui, proprement<br />
conçus sur la base de données<br />
relevées expérimentalement<br />
commandent le cycle de fonctionnement<br />
de façon à atteindre et enregister<br />
la valeur F 0 .<br />
79
Resulta siempre útil recorrer el camino<br />
a lo largo del cual los investigadores<br />
han llegado a obtener los<br />
métodos que garantizan la seguridad<br />
de los alimentos y permiten su<br />
consumo a distancia de tiempo. La<br />
importancia de esta investigación ha<br />
sido evidente ya desde la antiguedad:<br />
baste pensar, por ejemplo a las<br />
necesidades alimenticias de un ejército<br />
durante su movimiento o bién al<br />
equipaje de un navío en alta mar<br />
por semanas o meses.<br />
La esterilización térmica ha sido individuada<br />
muy pronto cual método<br />
idóneo para destruir los micro-organismos<br />
y desactivar a las enzimas<br />
capaces de alterar a los alimentos<br />
dentro de las diversas confecciones<br />
industriales. Con la misma rapidez<br />
se ha podido tambien constatar que<br />
un tratamiento térmico demasiado<br />
drástico implicaba un degrado de<br />
las características nutricionales y organolépticas<br />
de los productos. Es<br />
facilmente imaginable cuantas observaciones<br />
y pruebas empíricas<br />
hayan sido efectuadas y estén aún<br />
en curso por parte de los investigadores.<br />
Los resultados que poseemos hoy<br />
en dia son el fruto de un grandísimo<br />
número de experiencias elaboradas<br />
en el curso de muchos años y colocadas<br />
en relación entre ellas con<br />
método científico.<br />
En el presente nos movemos hacia<br />
soluciones siempre más refinadas:<br />
ya no se busca únicamente la seguridad<br />
de los alimentos, mas, bajo el<br />
estímulo de la competición comercial,<br />
se desea mantener casi inalteradas<br />
las características cualitativas<br />
originales de los alimentos.<br />
El trabajo está bien lejos de ser terminado<br />
y el espacio para una búsqueda<br />
apasionada aún es muy extenso.<br />
LA ESTERILIZACIÓN<br />
TÉRMICA<br />
de Franco Setti<br />
Esta se mueve desde el tipo y las<br />
características de los contenedores,<br />
siempre en evolución para la introducción<br />
de nuevos materiales, desde<br />
los equipos siempre más perfeccionados,<br />
desde las aplicaciones de<br />
los principios de la física técnica y<br />
de la termodinámica, efectuadas<br />
siempre con rigor creciente, hasta<br />
los innumerables procesos de preparación<br />
de los alimentos.<br />
Sinembargo, deseamos detenernos<br />
sobre cuanto hoy se conoce acerca<br />
del proceso de esterilización y, sin<br />
pretender un tratado científico, nos<br />
proponemos el explicar los fenómenos<br />
bajo forma de conversación, recurriendo<br />
a números y fórmulas,<br />
únicamente cuando sea indispensa-<br />
ble. Después de la aparición de los<br />
contenedores herméticos ha sido<br />
posible constatar que los mismos,<br />
llenados con un alimento y sometidos<br />
a una dada temperatura y por<br />
un cierto lapso de tiempo, podían<br />
ser conservados por tiempos mayores.<br />
Temperatura y durada del tratamiento<br />
demostraban ser parámetros decisivos<br />
para la posibilidad de conservación<br />
del producto.<br />
Otros datos también eran importantes,<br />
tales como, por ejemplo, el tipo<br />
de micro-organismos presentes, su<br />
concentración, las propiedades químicas<br />
y físicas del líquido de gobierno,<br />
el tipo de contenedor, etc.<br />
Sinembargo, manteniendo constan-<br />
81
te todos estos datos y tomando en<br />
consideración únicamente a la temperatura<br />
y la durada del tratamiento,<br />
se ha podido constatar una cosa importante:<br />
En un contenedor mantenido con<br />
temperatura constante por un tiempo<br />
dado y destruido un porcentaje<br />
dado de micro-organismos vivos<br />
presentes (por ejemplo el 90%),<br />
manteniendo la misma temperatura<br />
por otro intervalo de tiempo igual al<br />
primero se destruye el mismo porcentaje<br />
de micro-organismos que<br />
hayan sobrevivido al primer tratamiento<br />
(otra vez 90%).<br />
De otra forma: el porcentaje resíduo<br />
se micro-organismos vivos, después<br />
de cada intervalo de tiempo y con la<br />
misma temperatura, se reduce en<br />
igual medida.<br />
Pero esto significa también que la<br />
presencia de micro-organismos vivos<br />
no se anula nunca.<br />
De hecho no es posible hablar de<br />
esterilidad absoluta.<br />
Sinembargo, la experiencia demuestra<br />
que al carga microbiana<br />
puede ser reducida a cantidades extremamente<br />
reducidas, tanto como<br />
para poderla considerar nula para<br />
los fines prácticos. Se habla por<br />
tanto correctamente de esterilidad<br />
comercial.<br />
Hasta ahora hemos hablado de un<br />
“tiempo dado” y de un “porcentaje<br />
dado”. Para atribuir una medida a<br />
los fenómenos es necesario salir de<br />
lo vago y asignar un valor preciso al<br />
tiempo y al porcentaje.<br />
Estos dos parámetros están relacionados<br />
entre ellos en la definición de<br />
tiempo de reducción decimal, es<br />
decir el tiempo necesario para que,<br />
manteniendo constante la temperatura,<br />
la carga microbiana residual se<br />
reduzca hasta un porcentaje igual al<br />
10% de la carga inicial. Con otras<br />
palabras: el tiempo de reducción decimal<br />
es el tiempo de mantenimiento<br />
de la temperatura necesario para<br />
destruir el 90% de los micro-organismos<br />
presentes inicialmente.<br />
El tiempo de reducción decimal presenta<br />
la propiedad de disminuir en<br />
forma exponencial a medida que<br />
aumenta la temperatura.<br />
Por lo que se refiere a la temperatu-<br />
82<br />
ra, actualmente se usan una serie<br />
de temperaturas de referencia a<br />
ser empleadas en base a la resistencia<br />
térmica de los micro-organismos<br />
presentes en el producto que<br />
se desea esterilizar: 65,6°C -<br />
71,1°C – 100°C – 121,1°C.<br />
En el caso en el cual se puedan desarrollar<br />
los micro-organismos más<br />
dañosos la temperatura de referencia<br />
es 121,1°C (250°F) y se considera<br />
como adecuado un tratamiento<br />
tan largo como para repetir por almenos<br />
12 veces el tiempo de redución<br />
decimal. En otras palabras: la<br />
población microbiana inicial debe<br />
sufrir almenos 12 reducciones decimales<br />
para que sea obtenida la<br />
muerte térmica en el sentido previsto<br />
por la esterilidad comercial. El<br />
tiempo necesario para que esto tome<br />
lugar con 121,1°C es indicado<br />
por F 0 . En el caso de la figura colocada<br />
aquí al lado, el valor de F 0 , leido<br />
sobre las ordenadas en correspondencia<br />
a la temperatura de<br />
250°F, es de 2,8 minutos.<br />
Para los micro-organismos más nocivos,<br />
los datos pueden ser<br />
resumidos como sigue:<br />
temperatura de referencia= 121,1°C
número de reduciones decimales<br />
= 12 (mínimo)<br />
tiempo total de tratamiento F 0 = 2,8<br />
minutos<br />
Los datos resumidos antes son valederos<br />
para el caso en el cual sea<br />
posible calentar instantáneamente<br />
todo el alimento encerrado en el<br />
contenedor a la temperatura de<br />
121,1°C, mantenerlo con esa temperatura<br />
por el tiempo correspondiente<br />
a las 12 reducciones decimales<br />
y, en fin, enfriarlo instantáneamente<br />
hasta la temperatura ambiente.<br />
Esto evidentemente es imposible.<br />
En la realidad es necesario tener en<br />
cuenta la contribución de todos los<br />
tiempos durante los cuales el pro-<br />
ducto sufre la acción de las temperaturas<br />
crecientes, durante el calentamiento,<br />
y decrescientes , durante<br />
el enfriamiento.<br />
Para tal fin, visto que el tiempo de<br />
reducción decimal disminuye con el<br />
aumento de la temperatura, resulta<br />
útil considerar el intervalo de temperatura<br />
necesario para que el tiempo<br />
de reducción decimal se vuelva 10<br />
veces menor (o mayor). Tal intervalo<br />
de temperatura es indicado con Z.<br />
El valor de Z es detectable experimentalmente.<br />
La utilidad del intervalo de temperatura<br />
Z deriva del hecho de que tal<br />
valor puesto en relación con el tiempo<br />
de tratamiento, permite la elaboración<br />
del gráfico diseñado antes.<br />
Este gráfico representa sobre la<br />
ordenada, con escala logarítmica,<br />
los tiempos de muerte térmica con<br />
las diversas temperaturas; éstas están<br />
reportadas con escala natural<br />
sobre las abscisas. El tiempo de reducción<br />
decimal permite, a través<br />
de algunos pasajes de cálculo,<br />
transferir los tiempos con la temperatura<br />
de tratamiento F con una<br />
temperatura cualquiera a minutos<br />
de tratamiento F 0 a la temperatura<br />
de referencia (121,1°C).<br />
De esta manera es posible calcular<br />
el tiempo total de tratamiento a<br />
121,1°C (F 0 ) como suma de los<br />
tiempos infinitesimales en las temperaturas<br />
de calentamiento y de enfriamiento.<br />
La relación, derivada de los cálculos<br />
citados, entre F n , los tiempos de<br />
tratamiento con las diversas temperaturas<br />
(t 1 , t 2 , etc.), las varias temperaturas<br />
( T 1 , T 2 , etc.) y el intervalo<br />
de temperatura Z, deriva naturalmente<br />
de la matemática y, para un<br />
tiempo genérico de tratamiento (t n )<br />
vale:<br />
F n = t n x 10 -(121,1-T n )/z<br />
Aplicando esta fórmula a los varios<br />
intervalos de tratamientos en los<br />
que puede ser subdividido el ciclo<br />
entero de una autoclave y sumando<br />
los varios resultados obtenidos<br />
(F 1 + F 2 +....= F 0 ), se llega a determinar<br />
el valor equivalente de F 0 . Un<br />
ejemplo para la aplicación de la fórmula<br />
puede ser útil:<br />
La suma de los tiempo de tratamiento<br />
con las varias temperaturas,<br />
reportados como contribución equivalente<br />
a la temperatura de<br />
121,1°C, nos da el tiempo de muerte<br />
térmica F 0 =2,8 minutos requerido<br />
para la esterilidad comercial, tal<br />
como es posible observar en la figura<br />
anterior. Portanto, el tratamiento<br />
hipotético resulta ser adecuado aún<br />
cuando no haya sido alcanzada la<br />
temperatura de 121,1°C.<br />
En los equipos de esterilización modernos<br />
es posible instalar programas<br />
que, siendo elaborados apropiadamente<br />
sobre la base de datos<br />
experimentales, controlan el ciclo de<br />
funcionamiento de manera tal que<br />
pueda ser alcanzado y registrado el<br />
valor de F 0 ..<br />
83
Elenco degli inserzionisti - List of advertisers<br />
Liste des annonceurs - Lista de insercionistas<br />
BANCA DEL MONTE DI PARMA (80)<br />
43100 PARMA - (Italy)<br />
P.le Cesare Battisti, 1<br />
Tel. +39 0521-2091<br />
Tel. +39 800-853023<br />
www.monteimpresa.it<br />
E-mail : mailbmp@monteparma.it<br />
BERMA Snc (64-65)<br />
43030 BASILICANOVA<br />
(<strong>Parma</strong> - Italy)<br />
Via Ercole Calzetti, 6<br />
Tel. +39 0521-682039<br />
Fax +39 (0521) 682044<br />
E-mail : bermasnc@libero.it<br />
BERTOLI Srl (52)<br />
43040 VICOFERTILE (<strong>Parma</strong> - Italy)<br />
Via Martiri della Liberazione, 12<br />
Tel. +39 0521-291516<br />
Fax +39 (0521) 293704<br />
www.bertoli-homogenizers.com<br />
E-mail : info@bertoli-homogenizers.com<br />
CASEARTECNICA BARTOLI (86)<br />
43100 PARMA (Italy)<br />
Via Bernini, 26<br />
Tel. +39 0521-982381<br />
Fax +39 (0521) 994866<br />
www.caseartecnica.it<br />
info@caseartecnica.it<br />
CAVALIERI Spa (3a copertina)<br />
43100 PARMA (Italy)<br />
Via Azzali 6<br />
Tel. +39 0521-776906<br />
Fax +39 (0521) 789848<br />
www.savicavalieri.com<br />
E-mail : info@savicavalieri.com<br />
CFT Food Technology (60)<br />
43100 PARMA (Italy)<br />
Via Traversetolo 2/A<br />
Tel. +39 0521-246611<br />
Fax +39 (0521) 463284<br />
www.rossicatelli.com<br />
E-mail : info@rossicatelli.com<br />
COMECAL IMPIANTI Srl (44-45)<br />
43044 LEMIGNANO di<br />
COLLECCHIO (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Strada Antolini, 18<br />
Tel. +39 0521-304313<br />
Fax +39 (0521) 334015<br />
www.comecalimpianti.com<br />
E-mail : info@comecalimpianti.com<br />
F.B.L. Food Machinery Srl<br />
(1a copertina, risvolti -1)<br />
43038 SALA BAGANZA<br />
(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Via Augusto Rosa, 4<br />
Tel. +39 0521-833939 r.a.<br />
Fax +39 (0521) 834345<br />
www.fbl-it.it<br />
E-mail : fbl@fbl-it.it<br />
FBR ELPO Spa (2-3)<br />
43100 PARMA - (Italy)<br />
Via Arnaldo da Brescia 12/A<br />
Tel. +39 0521-267511<br />
Fax +39 (0521) 267676<br />
www.fbr-elpo.it<br />
E-mail : news@fbr-elpo.it<br />
FIAMA Srl (84)<br />
43016 S.PANCRAZIO (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
via G.Di Vittorio, 5/A<br />
Tel. +39 0521-672341<br />
Fax +39 (0521) 672537<br />
www.fiama.it<br />
E-mail : info@fiama.it<br />
FMT Srl (15-16-17)<br />
43030 RICCO’ (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Strada Cisa, 111<br />
Tel. +39 0525 - 404365 r.a./401041<br />
r.a. Fax. +39 (0525) 401449<br />
www.fmt.it<br />
E-mail : info@fmt.it<br />
GALVANIN Srl Food Division (68)<br />
36035 MARANO VICENTINO<br />
(Vicenza - Italy)<br />
Via dell’Industria, 22<br />
Tel +39 0445-637510<br />
Fax +39 0445-637510<br />
fooddivision@galvaninsrl.it<br />
GOLDONI Sas (26)<br />
43038 SALA BAGANZA<br />
(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
via Aldo Moro, 19/7<br />
Tel. +39 0521-337267<br />
Fax +39 (0521) 548673<br />
www.goldoni-progetti.it<br />
E-mail : info@goldoni-progetti.it<br />
LABS Srl (34)<br />
43100 PARMA - (Italy)<br />
via R.Follerau, 12<br />
Tel.+39 0521-775191<br />
Fax +39 (0521) 778205<br />
www.labs-srl.it<br />
E-mail : info@labs-srl.it<br />
MASELLI MISURE Spa (42)<br />
20124 MILANO (Italy)<br />
Via Cornalia, 19<br />
Tel. +39 02-6702432/6702493<br />
Fax +39 (02) 66981993<br />
43100 PARMA (Italy)<br />
Via Baganza, 4/3<br />
Tel. +39 0521-257411<br />
Fax +39 (0521) 250484<br />
www.masellimisure.com<br />
E-mail : info@masellimisure.com<br />
MECPARMAPLANTS Srl (55)<br />
43010 PILASTRO (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Via Ugo La Malfa, 6<br />
Tel. +39 0521-637688<br />
Fax. +39 (0521) 637442<br />
www.mecparma.it<br />
E-mail: mecparma@mecparma.it<br />
METRO INTERNATIONAL Srl (25)<br />
43010 PONTETARO<br />
(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
P.zza Alpini d’Italia, 1/2<br />
Tel. +39 0521-618532/618547<br />
Fax. +39 (0521) 618470<br />
www.metrointernational.it<br />
E-mail : comminfo.metro@rsadvnet.it<br />
E-mail : support.metro@rsadvnet.it<br />
MINGAZZINI Srl (6)<br />
43016 PARMA (Italy)<br />
Via Egidio Pini, 29/A<br />
Tel. +39 0521-983641<br />
Fax. +39 (0521) 293547<br />
www.mingazzini.it<br />
E-mail : info@mingazzini.it<br />
M.O.V.A. Srl (46-47)<br />
43100 PARMA (Italy)<br />
Via Naviglio Alto 73/A<br />
Tel. +39 0521-781242/3<br />
Fax +39 (0521) 271429<br />
www.movasrl.it<br />
E-mail : info@movasrl.it<br />
NAVATTA GROUP (4-5)<br />
Food Processing Srl<br />
43010 PILASTRO (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Via Ugo La Malfa 11/e<br />
Tel. +39 0521.630322<br />
Fax +39 (0521) 639093<br />
www.navattagroup.com<br />
E-mail : info@navattagroup.com<br />
OMAC S.r.l. POMPE (67)<br />
42048 RUBIERA<br />
(Reggio Emilia-Italy)<br />
Via G. Falcone, 8<br />
Tel. +39 0522-629371/629923<br />
Fax +39 (0522) 628980<br />
www.omacpompe.com<br />
E-mail info@omacpompe.com<br />
PELLACINI SERGIO & FIGLI Sas<br />
(18)<br />
43038 SALA BAGANZA<br />
(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Via Provinciale, 38<br />
Tel. +39 0521-833528/31<br />
Fax +39 (0521) 833859<br />
www.pellacini.com<br />
E-mail : pelser@tin.it<br />
www.parmaimpianti-sigep.com<br />
85
Elenco degli inserzionisti - List of advertisers<br />
Liste des annonceurs - Lista de insercionistas<br />
POVITA assicurazione Spa (72)<br />
43100 PARMA - (Italy)<br />
Via dell’Università, 1<br />
Tel. +39 0521-912018<br />
Fax +39 (0521) 912023<br />
RAIOLA GIULIO Off.Meccaniche (56)<br />
84012 ANGRI SALERNO - (Italy)<br />
Via Enrico Fermi 2/10<br />
Tel. +39 081-946268<br />
Fax +39 (081) 946268<br />
www.giulioraiola.com<br />
E-mail : info@giulioraiola.com<br />
RELCO INSTRUMENTS (76)<br />
43100 PILASTRELLO<br />
(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Via Sabin 1/A<br />
Tel. +39 0521-641780<br />
Fax +39 (0521) 643886<br />
www.relcoinstruments.com<br />
E-mail : info@relcoinstruments.com<br />
ROSSI Group Ing. A. Srl<br />
(4a copertina)<br />
43100 - (PARMA -Italy)<br />
Via Moletolo, 4/A<br />
Tel. +39 0521-271320<br />
Fax +39 (0521) 774331<br />
www.ing-a-rossi.com<br />
E-mail : info@ing-a-rossi.com<br />
TECNINOX Snc (33)<br />
43038 SALA BAGANZA<br />
(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Via Sebastiano Galeotti, 6<br />
Tel. +39 0521-831911-833036<br />
Fax. +39 (0521) 836919<br />
E-mail : tecninox@miaposta.it<br />
TROPICAL FOOD MACHINERY Srl<br />
(43)<br />
43011 BUSSETO (PARMA - Italy)<br />
Via Stradivari, 17<br />
Tel. +39 0524-91311/91158<br />
Fax. +39 (0524) 91808<br />
www.tropicalfood.net<br />
E-mail : tropical@tropicalfood.net<br />
UNITED GENETICS ITALIA Spa<br />
(8)<br />
43020 PILASTRELLO di<br />
MARANO (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Via Traversetolo, 260<br />
Tel. +39 0521-642032/642059 r.a.<br />
Fax. +39 (0521) 642498<br />
www.unitedgenetics.com<br />
E-mail : unigenit@tin.it<br />
VALFOR Srl (66)<br />
43045 FORNOVO TARO<br />
(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />
Via Achille Grandi, 1<br />
Tel. +39 0525-400303<br />
Fax +39 (0525) 400297<br />
E-mail : valfor@libero.it<br />
ZANICHELLI MECCANICA Spa (48)<br />
43100 PARMA (Italy)<br />
Via Mantova, 65 P.B. 212<br />
Tel. +39 0521-490211<br />
Fax +39 (0521) 243701<br />
www.zacmi.it<br />
E-mail : info@zacmi.it
Cavalieri S.p.a Via A.Azzali, 6 - 43100 <strong>Parma</strong> - Italy - Tel. +39 0521 776906 - Fax +39 0521 789848 - www.savicavalieri.com - e-mail: info@savicavalieri.com