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3. Strutture globali
Tuttavia, per poter risolvere i problemi a livello globale i passaggi qui descritti
devono essere integrati in strutture globali. Queste non possono stare “sopra”, poiché non
esiste un “sopra” in questo senso nelle società matriarcali. Esse sono semplicemente più
inclusive.
Gli stati nazionali non sono più all’altezza del compito: sono troppo grandi per
promuovere procedure politiche trasparenti e umane e, allo stesso tempo, sono troppo
piccoli per risolvere i problemi globali che l’odierno patriarcato crea e trascura per i
posteri. Ciò è particolarmente vero se consideriamo i problemi legati alla distruzione
avanzata della biosfera sulla terra. Non è più possibile per i governi nazionali, e perfino
per quelli regionali, risolvere questi problemi. Essi si ripercuotono sull’umanità, servono
perciò delle strategie globali per risolverli.
Basta con gli stati nazionali
Gli attuali governi nazionali devono essere dissolti in due direzioni: da una parte, in
direzione delle regioni autonome, che costituiscono le basi per la vita; dall’altra, in
direzione di una struttura globale con uno “status” puramente esecutivo, privo di potere
statale. Tale struttura potrebbe essere un Consiglio Globale formato per metà da un
Consiglio Globale delle Donne e per metà da un Consiglio Globale degli Uomini. L’ONU, oggi,
sta cercando di formare un Consiglio Globale simile, ma la sua struttura patriarcale gli
impedisce di occuparsi dei problemi delle donne e di quelli di molti popoli, così anche dei
giochi di potere dei super poteri che si giocano a questo livello, quindi fallisce nel
realizzare i propri ideali. Queste strutture continuano a mantenere lo status quo
patriarcale.
Nuova distribuzione della ricchezza nazionale
All’inizio, una sfida fondamentale è perciò quella di arrestare la ricchezza finanziaria
di ogni stato-nazione, dirigendola in primo luogo verso le regioni, e dalle regioni alle
comunità. Naturalmente, ciò non significa che il denaro deve finire nelle mani dei singoli o
delle istituzioni patriarcali, ma deve essere distribuito solo per le comunità matriarcali. Più
precisamente la metà di questa ricchezza deve essere consegnata alle donne e l’altra metà
agli uomini di queste comunità, e non in misura maggiore agli uomini, come solitamente
accade nel patriarcato, affinché ogni genere possa sviluppare la propria rispettiva area
della società e della regione. Poiché in una nuova società matriarcale ogni agency è già
doppiamente rappresentata, ciascun sesso potrà conseguire autonomamente i propri
obiettivi.
Tuttavia, questo denaro, non è una retribuzione per la maternità e per il lavoro delle
donne – che di fatto non può essere pagato – ma appartiene alle donne in quanto metà
dell’umanità. E’ la loro modesta parte di contributo per tutto quello che esse hanno fatto
gratuitamente per lunghissimi periodi di tempo. L’equa divisione della ricchezza
permetterebbe alle donne di smettere di elemosinare l’aiuto dello stato, aiuto che
comunque per loro è notoriamente esiguo. E potrebbe fin da ora servire per avviare i
progetti culturali comuni delle donne!
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