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Volontari che tesori!, Rivista VITA - Valle di Susa. Tesori di Arte e ...

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volontari<br />

<strong>che</strong><br />

<strong>tesori</strong>!<br />

Tengono aperti<br />

siti. Sono in<br />

prima linea<br />

nelle emergenze<br />

come in Emilia<br />

per il terremoto.<br />

Difendono il<br />

paesaggio<br />

dall’asse<strong>di</strong>o del<br />

degrado e della<br />

cattiva politica.<br />

I volontari dei<br />

beni culturali<br />

sono sempre <strong>di</strong><br />

più. E sempre<br />

più consapevoli<br />

del loro ruolo<br />

<strong>di</strong> SARA DE CARLI<br />

foto <strong>di</strong> SHOOT 4 CHANGE<br />

<strong>VITA</strong> DICEMBRE 2012<br />

PErChé sI dIvEnTA voLonTArI PEr I<br />

bEnI CuLTurALI? Certamente le<br />

risposte possono essere tante,<br />

ma quella più convincente la<br />

dà Eleonora Girodo, mentre ci<br />

accoglie nella sede bella e or<strong>di</strong>natissima<br />

del Museo <strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> susa: «Perché uno<br />

ama il luogo dove vive e vuole farlo scoprire<br />

a tutti». Eleonora, laureata a Torino,<br />

sposata, parla a ragion veduta, poiché la<br />

rete <strong>di</strong> associazioni della valle <strong>di</strong> cui lei<br />

segue la segreteria tecnica e il coor<strong>di</strong>namento,<br />

può contare oggi su ben 650 volontari.<br />

un primato <strong>di</strong> densità <strong>di</strong>fficilmente<br />

superabile (i valsusini sono 90mila),<br />

<strong>che</strong> è frutto <strong>di</strong> quell’amore <strong>di</strong> cui Eleonora<br />

parla, ma an<strong>che</strong> <strong>di</strong> una efficientissima organizzazione.<br />

La rete <strong>Tesori</strong> <strong>di</strong> arte e cultura<br />

alpina è un vero modello <strong>di</strong> valorizzazione<br />

territoriale, <strong>che</strong> nell’arco <strong>di</strong> nove<br />

anni (i primi passi sono stati fatti nel 2003)<br />

ha portato all’apertura <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> chiese,<br />

siti ar<strong>che</strong>ologici, piccoli musei, palazzi.<br />

Con quali risultati? Eleonora come primo<br />

dato non parla dell’aumento dei flussi<br />

turistici, ma <strong>di</strong> quello dei volontari stessi.<br />

«È l’esito più importante, perché significa<br />

<strong>che</strong> il bene culturale è <strong>di</strong>ventato fattore <strong>di</strong><br />

coesione. E in un territorio ferito come<br />

questo, potete ben immaginare quanto sia<br />

prezioso poter costruire coesione in positivo».<br />

Il bene culturale è <strong>di</strong>ventato molto<br />

contagioso da queste parti, come <strong>di</strong>mostra<br />

il fatto <strong>che</strong> all’ultimo corso <strong>di</strong> formazione<br />

per volontari, per 50 posti si sono<br />

presentati in 120: «Ma tanti hanno chiesto<br />

<strong>di</strong> poter partecipare solo per interesse personale.<br />

Ad esempio si sono fatti vivi molti<br />

“operatori dell’accoglienza” – albergatori<br />

e ristoratori - per cui abbiamo progettato<br />

un altro corso, per farli <strong>di</strong>ventare tutti<br />

“narratori del territorio”. È davvero evidente<br />

<strong>che</strong> la bellezza apre i cuori e risveglia<br />

interessi».<br />

La rete valsusina chiuderà il 2012 senza<br />

aver messo in cassa un solo euro venuto<br />

dagli enti pubblici. An<strong>che</strong> questo è un<br />

segno dei tempi: la mobilitazione delle<br />

persone sviluppa an<strong>che</strong> modelli in grado<br />

<strong>di</strong> autostenersi. Come? «Mettendo a fattor<br />

comune tutte le buone prati<strong>che</strong>, intercettando<br />

qual<strong>che</strong> fondazione d’impresa, mobilitando<br />

i 37 Comuni della valle, facendo<br />

una comunicazione integrata <strong>che</strong> non si<br />

perde in mille rivoli ma si fa forte <strong>di</strong> un<br />

canale unico e ben organizzato».<br />

Trecentocinquanta km più in là c’è un altro<br />

territorio ferito, <strong>che</strong> proprio attorno alla<br />

sua torre ha ritrovato la sua identità, in<br />

una coesione sociale <strong>che</strong> è stata capace <strong>di</strong><br />

generare speranza an<strong>che</strong> in un momento<br />

<strong>di</strong>fficilissimo: è Finale Emilia. Ivan Gallini<br />

ha 34 anni e il mezzo orologio della Torre<br />

>


32<br />

Andrea e Giovanna, Angeli del bello<br />

A Firenze c’è un’associazione <strong>che</strong> tiene in or<strong>di</strong>ne i monumenti. Liberandoli dai “luc<strong>che</strong>tti dell’amore”<br />

<strong>VITA</strong> DICEMBRE 2012<br />

><br />

dei Modenesi, nei giorni successivi al terremoto,<br />

se l’è persino fatto tatuare sul<br />

braccio. «vivo qui da sempre e alla torre<br />

non avevo mai fatto caso. La davo per<br />

scontata. Quando è crollata, io come tutti<br />

gli altri, abbiamo provato invece un vuoto<br />

incolmabile, come se avessimo perso il<br />

nostro riferimento identitario», racconta.<br />

Ivan è <strong>di</strong>ventato l’animatore del gruppo<br />

<strong>di</strong> circa 400 volontari <strong>che</strong>, sotto il sole <strong>di</strong><br />

agosto, hanno raccolto e catalogato tutti i<br />

mattoni della torre. «In tanti ci hanno<br />

chiesto “pietraioli, perché lo fate?” ma<br />

nessuno ci ha detto <strong>che</strong> non dovevamo<br />

farlo», <strong>di</strong>ce Ivan. «La torre è stata per tutti<br />

un punto d’orgoglio». ora i mattoni sono<br />

or<strong>di</strong>nati in «570 bancali», ci spiega l’assessore<br />

alla cultura <strong>di</strong> Finale, Massimiliano<br />

righini, <strong>che</strong> sta per lanciare un nuovo appello<br />

ai volontari per salvare an<strong>che</strong> le macerie<br />

del Castello <strong>di</strong> Finale: «Mi è sembrata<br />

la strada più veloce per mettere in moto<br />

un sentimento <strong>di</strong> speranza, <strong>di</strong> cui c’era un<br />

enorme bisogno. Mi piacerebbe festeggia-<br />

Ivan è <strong>di</strong>ventato l’animatore <strong>di</strong> circa<br />

400 volontari <strong>che</strong>, sotto il sole <strong>di</strong><br />

agosto, hanno raccolto e catalogato<br />

tutti i mattoni della torre. «La torre<br />

era per tutti un punto d’orgoglio»<br />

re gli 800 anni della torre, a inizio 2013,<br />

con l’avvio della ricostruzione: sarebbe<br />

un segnale simbolico molto importante,<br />

<strong>che</strong> farebbe da volano».<br />

Intanto a Torino, proprio in questi giorni,<br />

hanno terminato la loro preparazione<br />

i venti volontari del nucleo Pronto soccorso<br />

per i beni culturali: «si tratta <strong>di</strong> persone<br />

formate, <strong>che</strong> appoggeranno la Protezione<br />

civile per aiutarla a salvare i beni<br />

culturali nelle emergenze», racconta Paolo<br />

berruti, me<strong>di</strong>co, collezionista e presidente<br />

<strong>di</strong> univoca, una rete <strong>di</strong> associazioni<br />

torinesi impegnate nella cultura, <strong>che</strong> conta<br />

500 volontari. La rete è nata per «dare<br />

più voce a queste realtà, perché le istituzioni<br />

magari ti riconoscono come manovalanza,<br />

ma non ti accolgono sul piano<br />

della funzionalità operativa». La soluzione?<br />

«un rappresentante delle associazioni<br />

nel comitato <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> ogni museo,<br />

per far capire <strong>che</strong> il museo è <strong>di</strong> tutti».<br />

Secondo una recente ricerca del Censis,<br />

“Ripartire dalla bellezza”, il 41,3% degli<br />

italiani crede <strong>che</strong> il principale motivo <strong>di</strong><br />

speranza per il futuro stia nel fatto <strong>che</strong><br />

l’Italia è il Paese più bello del mondo: certo<br />

i volontari culturali ci credono ancor<br />

più degli altri. <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>re quanti siano,<br />

ma senza dubbio si tratta <strong>di</strong> un fenomeno<br />

dalle <strong>di</strong>mensioni inaspettate. Per il Iv<br />

rapporto biennale sul volontariato le organizzazioni<br />

<strong>di</strong> volontariato attive nella<br />

cultura sono il 16% del totale, mentre<br />

un’indagine della Fivol, nel 2006, stimava<br />

<strong>che</strong> il settore contasse 750mila soci e mo-


ilitasse 78mila volontari. Allargando il<br />

perimetro, possiamo ricordare i 1.200 festival<br />

esistenti in Italia o i 15mila comitati<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni <strong>che</strong> secondo salvatore settis<br />

sono attivi in questo momento in Italia,<br />

in prima linea nel <strong>di</strong>fendere contesti naturali<br />

o artistici a rischio. o ancora il report<br />

sul Terzo settore <strong>di</strong> unicre<strong>di</strong>t Foundation,<br />

secondo cui le associazioni <strong>di</strong> carattere<br />

culturale-ricreativo sono il 45,2%<br />

<strong>di</strong> tutte le associazioni italiane.<br />

I numeri sono in crescita, sia perché<br />

negli ultimi anni tante realtà nate nell’ambito<br />

del welfare hanno allargato il loro raggio<br />

d’azione, sia perché i sempre più consistenti<br />

tagli alla cultura (le analisi <strong>di</strong> Federculture<br />

<strong>di</strong>cono <strong>che</strong> il bilancio del Mibac<br />

è <strong>di</strong>minuito del 36% in <strong>di</strong>eci anni e <strong>che</strong><br />

lo stanziamento per la cultura rappresenta<br />

lo 0,19% della spesa pubblica, un quarto<br />

<strong>di</strong> quello del 1955) hanno avvicinato il<br />

pubblico al volontariato, concepito ormai<br />

non più come un mondo <strong>di</strong> «<strong>di</strong>lettanti» da<br />

guardare «con sospetto» (le citazioni vengono<br />

da alcune <strong>di</strong>sposizione ministeriali<br />

degli anni 60 sulla collaborazione <strong>di</strong> gruppi<br />

<strong>di</strong> volontari negli scavi ar<strong>che</strong>ologici<br />

contro le incursioni dei tombaroli) ma<br />

piuttosto come partner singerico, nell’ottica<br />

<strong>di</strong> una sussi<strong>di</strong>arietà circolare.<br />

«Vent’anni fa i volontari non potevano<br />

nemmeno metter piede nel museo senza<br />

pagare il biglietto», ricorda Maria Pia bertolucci:<br />

da più <strong>di</strong> 35 anni sul campo, autrice<br />

degli unici due rapporti sul volontariato<br />

per i beni culturali e artistici in Italia,<br />

oggi coor<strong>di</strong>natrice del complesso museale<br />

e ar<strong>che</strong>ologico della cattedrale <strong>di</strong> Lucca,<br />

lei è il “cicerone” perfetto per curiosare<br />

in questo pezzo <strong>di</strong> volontariato italiano,<br />

dagli angeli del fango <strong>che</strong> nel 1966 salvarono<br />

i volumi della biblioteca <strong>di</strong> Firenze<br />

in poi. «Il volontariato per i beni culturali<br />

è nato spontaneamente, an<strong>che</strong> in maniera<br />

un po’ garibal<strong>di</strong>na, come una chiamata<br />

all’arte e dall’arte. Con il tempo la sua<br />

azione si è fatta più precisa, è venuta meno<br />

la <strong>di</strong>ffidenza e pure l’idea <strong>che</strong> questo<br />

fosse appannaggio dei ricchi e dei laureati.<br />

<strong>di</strong>fficoltà ce ne sono sempre tante, a cominciare<br />

dalla pluralità <strong>di</strong> interlocutori<br />

istituzionali con cui questo volontariato<br />

deve imparare ad approcciarsi: quasi uno<br />

per ciascun oggetto», spiega. A suo <strong>di</strong>re, i<br />

«lacci e lacciuoli della pubblica amministrazione»<br />

in questi ultimi anni hanno un<br />

po’ frenato la crescita del volontariato nei<br />

beni culturali: «ciascuno si è chiuso nel<br />

suo pezzettino, senza cercare la relazione<br />

con il pubblico. È una grossa per<strong>di</strong>ta, perché<br />

il volontariato può offrire tanti servizi<br />

<strong>che</strong> il pubblico, da solo, non potrà mai dare».<br />

Perché? «Perché è il volontariato <strong>che</strong><br />

più <strong>di</strong> tutti vive la citta<strong>di</strong>nanza e quin<strong>di</strong><br />

può avvicinare le persone ai beni culturali,<br />

in un rapporto familiare e ami<strong>che</strong>vole ><br />

Il concorso Ars<br />

Rilanciare il patrimonio.<br />

Un milione <strong>di</strong> euro<br />

per un’impresa sociale<br />

Un miLione <strong>di</strong> euro per un’impresA cApAce <strong>di</strong> creAre occupAzione facendo leva sul patrimonio<br />

artistico italiano. L’annuncio fatto nel corso degli stati generali del volontariato<br />

culturale a milano non è <strong>di</strong> quelli <strong>che</strong> passano inosservati. del resto chi lo ha<br />

lanciato, la Fondazione Accenture italia, ha voluto <strong>che</strong> l’effetto fosse il più impattante<br />

possibile. «L’importante è attirare attenzione, suscitare <strong>di</strong>battito», spiega <strong>di</strong>ego Visconti,<br />

presidente della Fondazione. «in questo modo si esce dalla logica <strong>di</strong> nicchia e il progetto<br />

<strong>che</strong> alla fine verrà scelto assumerà un valore esemplare. Farà da traino».<br />

Facciamo un passo in<strong>di</strong>etro. Ars, il concorso per il progetto da un milione <strong>di</strong> euro, è<br />

il frutto della nuova strategia della Fondazione, <strong>che</strong> ha scelto <strong>di</strong> focalizzare le proprie<br />

attività sulla piattaforma <strong>di</strong>gitale “ideaTRE60”. Può spiegare <strong>di</strong> cosa si tratta?<br />

È una piattaforma online nata per sviluppare e realizzare progetti <strong>di</strong> innovazione sociale<br />

attraverso la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> idee: giovani talenti, mondo della ricerca, organizzazioni ed<br />

imprese si incontrano su ideaTre60 per attivare l’intelligenza collettiva e trasformarla in<br />

progetti concreti attraverso lo strumento dei concorsi per idee. Questo vuol <strong>di</strong>re <strong>che</strong> la<br />

Fondazione passa da un approccio tipicamente istituzionale ad uno più partecipativo,<br />

dove la collettività <strong>di</strong>venta protagonista nel proporre progetti. La convinzione <strong>di</strong> base è<br />

<strong>che</strong> nella rete ci sia una grande capacità propositiva oggi inascoltata.<br />

Perché la scelta <strong>di</strong> puntare sui beni culturali?<br />

perché il patrimonio artistico è un’eccellenza italiana,<br />

e <strong>di</strong> fronte alla crisi in cui ci troviamo conviene<br />

far leva su una ric<strong>che</strong>zza <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo. La nostra<br />

scommessa è <strong>che</strong> attraverso la valorizzazione<br />

del patrimonio si creino posti <strong>di</strong> lavoro veri, in un<br />

progetto <strong>che</strong> deve esser sostenibile nel tempo. il sistema<br />

produttivo culturale è uno dei pochi in trend<br />

positivo e in crescita. ma al suo interno l’unico settore<br />

in sofferenza è quello legato alla valorizzazione<br />

del patrimonio artistico. <strong>di</strong> qui l’idea <strong>di</strong> lanciare<br />

questa call, per rilanciare un settore <strong>che</strong> certamente<br />

ha gran<strong>di</strong>ssime potenzialità e <strong>che</strong> può mettere in<br />

movimento una grande varietà <strong>di</strong> filierie, dall’industria<br />

turistica <strong>di</strong> qualità nel suo complesso alle produzioni<br />

artigiane, all’e<strong>di</strong>lizia <strong>di</strong> riqualificazione.<br />

Perché vi siete rivolti proprio al Terzo settore?<br />

La mission della Fondazione è quella <strong>di</strong> contribuire a liberare le potenzialità del Terzo<br />

settore, aggregando i <strong>di</strong>versi attori e attingendo all’intelligenza collettiva della rete. inoltre<br />

con Ars vogliamo puntare su un progetto <strong>che</strong> abbia grande valore per la collettività e<br />

<strong>che</strong> abbia chiare finalità sociali: quin<strong>di</strong> il Terzo settore era il destinatario naturale.<br />

Nel vostro Position Paper si parla <strong>di</strong> “Terzo settore allargato”. Che cosa s’intende?<br />

significa <strong>che</strong> apriamo il concorso a tutte le aree del non profit, an<strong>che</strong> pubbli<strong>che</strong> amministrazioni<br />

o università. L’importante è <strong>che</strong> vengano rispettati i due requisiti: il progetto<br />

deve essere non profit e si devono creare posti <strong>di</strong> lavoro.<br />

Perché avete scelto <strong>di</strong> puntare su un solo progetto?<br />

per rimarcare l’effetto esemplare <strong>di</strong> cui si parlava prima. È più impattante e quin<strong>di</strong> può<br />

avere una maggiore capacità <strong>di</strong> attrazione. dobbiamo avere l’ambizione <strong>di</strong> agganciare<br />

un pubblico più largo possibile, seguendo un esempio come quello del Fai <strong>che</strong> porta le<br />

sue battaglie an<strong>che</strong> alla platea <strong>di</strong> Striscia la notizia.<br />

Vi chiederanno tutti se Ars è destinata ripetersi ogni anno…<br />

È presto per <strong>di</strong>rlo. decideremo nei prossimi mesi, ma è probabile <strong>che</strong> con la prossima<br />

call si cambi obiettivo. Quel <strong>che</strong> è certo è <strong>che</strong> la piattaforma resta a <strong>di</strong>sposizione per <strong>di</strong>ventare<br />

un motore <strong>di</strong> proposte e <strong>di</strong> intelligenza collettiva. [G.F.]<br />

DICEMBRE 2012 <strong>VITA</strong><br />

33


34<br />

Museo della Scienza e della Tecnica<br />

<strong>di</strong>no colla, volontario ex ferroviere si prende cura della leggendaria locomotiva p7 del 1923<br />

<strong>VITA</strong> DICEMBRE 2012<br />

con le bellezze <strong>di</strong> un territorio, <strong>che</strong> dovresti<br />

sentire come un pezzo <strong>di</strong> casa tua. la<br />

sfida però non può essere solo questa,<br />

bensì far sentire tutti attratti e attenti ai<br />

beni culturali come beni comuni. Ma forse<br />

al Mibac qualcosa sta cambiando», <strong>di</strong>ce<br />

speranzosa.<br />

Qualcosa è già cambiato in Toscana, dove<br />

da tre anni Cesvot e la fondazione Promo<br />

P.A. stanno lavorando alla Magna Charta<br />

del volontariato per i beni culturali, proprio<br />

con l’obiettivo <strong>di</strong> rendere più incisivo<br />

ed efficace il rapporto tra il volontariato<br />

dei beni culturali e le istituzioni. Tra il<br />

2011 e il 2012 una decina <strong>di</strong> luoghi della<br />

cultura tra loro molto <strong>di</strong>versi – dai Musei<br />

Civici <strong>di</strong> Firenze al Museo del Tessuto <strong>di</strong><br />

Prato – hanno sperimentato un protocollo<br />

con<strong>di</strong>viso per definire con maggior chiarezza<br />

i ruoli e i compiti del volontariato e<br />

dell’istituzione, da cui sono emersi un<br />

documento <strong>di</strong> principi e una bozza <strong>di</strong><br />

«Nelle bibliote<strong>che</strong> sono nati molti<br />

servizi aggiuntivi, come le letture a<br />

voce alta o il prestito in ospedale.<br />

An<strong>che</strong> nei musei si può fare tanto»,<br />

<strong>di</strong>ce Francesca Velani <strong>di</strong> LuBeC<br />

><br />

convenzione. «Abbiamo raccolto in<strong>di</strong>cazioni<br />

molto concrete, come il fatto <strong>che</strong> ci<br />

debba essere un referente per i volontari,<br />

uno spazio loro de<strong>di</strong>cato, un cartellino<br />

identificativo, <strong>che</strong> è un modo per dare visibilità<br />

e riconoscimento al ruolo del volontariato»,<br />

sintetizza Francesca velani,<br />

vicepresidente Promo PA Fondazione e<br />

<strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> LubeC, l’incontro internazionale<br />

de<strong>di</strong>cato allo sviluppo e alla conoscenza<br />

della filiera beni culturali - tecnologie<br />

- turismo <strong>che</strong> da otto anni si svolge<br />

a Lucca. nelle sue parole torna l’idea del<br />

privato (profit e non profit) come partner,<br />

non più come semplice sponsor o mecenate.<br />

«Immagino tante cooperative <strong>che</strong><br />

gestiscano dei beni, ma servono regole<br />

chiare», <strong>di</strong>ce. E alle associazioni <strong>di</strong> volontariato<br />

rivolge un invito: «ritagliatevi<br />

sempre un progetto vostro, innovativo».<br />

Alcuni esempi? «nelle bibliote<strong>che</strong> sono<br />

nati molti servizi aggiuntivi, come le letture<br />

a voce alta o il prestito in ospedale.<br />

An<strong>che</strong> nei musei si può fare tanto: il mio<br />

sogno è <strong>che</strong> ogni museo abbia una s<strong>che</strong>da<br />

a fumetti per spiegare le opere ai bambini».<br />

Ai recenti Stati generali della cultura, il<br />

monito del presidente Giorgio Napolitano<br />

è suonato inequivocabile: «occorrono<br />

scelte non conservative per quello <strong>che</strong> riguarda<br />

le strutture», ha detto. E parlando<br />

esplicitamente <strong>di</strong> una «mobilitazione<br />

nuova <strong>di</strong> soggetti sociali e cooperativi»,<br />

ha riba<strong>di</strong>to <strong>che</strong> «non dobbiamo farci imbrigliare,<br />

dobbiamo avere il coraggio <strong>di</strong> in-


novare». Perché se è vero <strong>che</strong> siamo gli<br />

unici in Europa a prevedere nella Costituzione<br />

la tutela del paesaggio e del patrimonio<br />

storico e artistico e la promozione<br />

della cultura, «troppo a lungo abbiamo<br />

pensato <strong>che</strong> questo volesse <strong>di</strong>re semplicemente<br />

conservare l’esistente». La riflessione<br />

è <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Gagliar<strong>di</strong>, segretario generale<br />

<strong>di</strong> unioncamere, <strong>che</strong> con symbola<br />

ha <strong>di</strong> recente presentato “L’Italia <strong>che</strong> verrà.<br />

Industria culturale, made in Italy e territori”.<br />

La ricerca quantifica il valore delle<br />

industrie culturali e creative nel 5,4% del<br />

Pil italiano, con 400mila imprese attive e<br />

1,4 milioni <strong>di</strong> occupati. Includendo tutta<br />

la filiera, si arriva a un italiano su cinque<br />

<strong>che</strong> già oggi <strong>di</strong> cultura mangia. «All’interno<br />

del solo non profit il valore aggiunto<br />

legato al bello e alla cultura sfiora il 10%»,<br />

<strong>di</strong>ce. «Ma la funzione essenziale <strong>che</strong> il non<br />

profit può avere e già ha è quello dell’innovazione,<br />

dell’in<strong>di</strong>viduare nuovi bisogni<br />

e reinterpretarli in chiave <strong>di</strong> coesione sociale».<br />

sarebbe an<strong>che</strong> una strada per alzare<br />

il ritorno commerciale del patrimonio<br />

storico artistico, <strong>che</strong> in Italia si ferma a 21<br />

milioni <strong>di</strong> euro e in Francia - con un terzo<br />

dei nostri siti - è tre volte più alto.<br />

non a caso qualcuno comincia a credere<br />

<strong>che</strong> questo è un terreno <strong>di</strong> grande potenzialità,<br />

an<strong>che</strong> a livello occupazionale.<br />

Ad esempio Fondazione Accenture Italia<br />

ha lanciato, nel corso degli stati generali<br />

del volontariato culturale, organizzati a<br />

Milano il 3 <strong>di</strong>cembre, il concorso “Ars. <strong>Arte</strong><br />

<strong>che</strong> realizza occupazione sociale”. verranno<br />

assegnate risorse fino a un milione<br />

<strong>di</strong> euro al progetto <strong>che</strong> meglio saprà generare<br />

occupazione sociale sostenibile facendo<br />

leva sul patrimonio artistico Italiano.<br />

verranno privilegiate le idee relative<br />

a beni il cui potenziale culturale ed economico<br />

è oggi sotto espresso e quelle <strong>che</strong><br />

presuppongono collaborazione fra istituzioni<br />

e organizzazioni <strong>di</strong>verse.<br />

Vigilanza e sorveglianza sono i servizi più<br />

tipici prestati dal volontariato, <strong>che</strong> consente<br />

così un deciso allargamento della<br />

possibilità <strong>di</strong> fruizione dei beni, soprattutto<br />

a persone <strong>che</strong> altrimenti non si avvicinerebbero.<br />

Ma i volontari valorizzano<br />

e rendono vivi i beni, organizzando an<strong>che</strong><br />

concerti, conferenze, manifestazioni. Ancora<br />

poco presenti, invece, i volontari per<br />

il fundraising. dal 2006 ad oggi 1,3 milioni<br />

<strong>di</strong> persone hanno visitato uno dei 31 luoghi<br />

aperti grazie ai 1.100 volontari del<br />

Touring Club Italiano nel progetto “Aperti<br />

per voi”, <strong>di</strong> cui la Chiesa <strong>di</strong> san Maurizio<br />

al Monastero Maggiore, a Milano, con i<br />

suoi 1.200 visitatori al giorno, è il fiore<br />

all’occhiello. «Abbiamo accolto il grido <strong>di</strong><br />

dolore del sovrintendente, <strong>che</strong> qui a Milano<br />

aveva restaurato l’Antiquarium ma<br />

non aveva i sol<strong>di</strong> per tenerlo aperto. “signori,<br />

basta lamentarci, facciamo qualco-<br />

«Nel non profit il valore aggiunto<br />

legato al bello e alla cultura sfiora il<br />

10%», spiega Clau<strong>di</strong>o Gagliar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Unioncamere. «Ma la sua forza è <strong>di</strong><br />

fare dei beni un valore <strong>di</strong> coesione»<br />

sa”, ci siamo detti. da allora le richieste<br />

sono fioccate», ricorda GianMario Maggi,<br />

console del Tci e coor<strong>di</strong>natore dei volontari<br />

per il patrimonio culturale.<br />

sono partiti in 25, ha risposto un esercito<br />

<strong>di</strong> pensionati (la scelta del Touring<br />

Club è stata per tenere aperti i luoghi<br />

sempre, in risposta alle esigenze <strong>di</strong> un turista<br />

<strong>che</strong> non ripasserà da lì una seconda<br />

volta), in cui «è scattato an<strong>che</strong> un fortissimo<br />

orgoglio civico: “A me fa piacere<br />

mostrare queste meraviglie, perché sono<br />

an<strong>che</strong> un po’ mie”, <strong>di</strong>cono». un orgoglio<br />

ben espresso dal titolo della pubblicazione<br />

<strong>che</strong> ogni anno raccoglie le testimonianze<br />

dei volontari: “Apriamo noi!”.<br />

><br />

Fiorenzo Galli<br />

La ric<strong>che</strong>zza <strong>di</strong> un museo?<br />

il suo capitale umano<br />

Non c’È compuTer suLLA scriVAniA <strong>di</strong> Fiorenzo GALLi, <strong>di</strong>rettore generale del museo della<br />

scienza e della tecnica <strong>di</strong> milano. La cosa può sembrare un paradosso in linea con<br />

la vulcanicità del personaggio, invece è pienamente coerente con la sua visione:<br />

per lui il valore <strong>di</strong> un museo più <strong>che</strong> nelle tecnologie è nel capitale umano. e tra il capitale<br />

umano <strong>che</strong> in poco più <strong>di</strong> 10 anni <strong>di</strong> gestione ha portato il museo a toccare i 400mila visitatori<br />

l’anno e ad essere cooptato nel G7 europeo dei musei tecnologici europei, c’è<br />

an<strong>che</strong> la componente dei volontari. sono 70, preparatissimi, con compiti precisi, vera<br />

colonna <strong>di</strong> un’organizzazione <strong>che</strong> con gli anni è cresciuta dalle 34 persone iniziali ai 108<br />

full time <strong>di</strong> oggi. il caso del museo milanese è una <strong>di</strong> quelle best practice del sistema culturale<br />

italiano, <strong>che</strong> andrebbero stu<strong>di</strong>ate e pubblicizzate in ogni occasione. «il segreto è<br />

semplice», spiega Galli. «L’attrattività <strong>che</strong> un’istituzione come questa ha conquistato è<br />

data dal suo capitale umano qualificato, compreso quello dei volontari <strong>che</strong> ci assicurano<br />

competenze a volte <strong>di</strong>fficili da trovare».<br />

il museo oggi è governato da una Fondazione <strong>di</strong> partecipazione, con il miur come<br />

ente vigilante. «ma in tutti questi anni non ho mai ricevuto un commitment. nessuno mi<br />

ha mai detto quali dovessero essere i miei obiettivi. ce li siamo dati noi, cercando <strong>di</strong> rispettare<br />

lo spirito proprio <strong>di</strong> un museo come questo». Lo spirito è stato un po’ an<strong>che</strong><br />

uno spirito d’impresa, secondo i due principi <strong>che</strong> regolano ogni impresa: primo, crescere;<br />

secondo non perdere. «siamo impresa non profit, <strong>che</strong> è il modo <strong>di</strong> essere un’impresa<br />

proiettata nel futuro, perché il futuro è <strong>di</strong> un capitalismo <strong>di</strong> solidarietà. capace <strong>di</strong> fare <strong>di</strong><br />

più senza sprechi e con minori risorse». Galli nel fare con po<strong>che</strong> risorse è <strong>di</strong>ventato ormain<br />

un maestro: il suo museo riceve contributi 20 volte inferiori al suo corrispettivo <strong>di</strong><br />

monaco e ad<strong>di</strong>rittura 60 rispetto alla Villette, il corrispettivo parigino.<br />

per il resto lo spirito del museo è quello <strong>di</strong> darsi un’identità e <strong>di</strong> trasferire i valori <strong>di</strong><br />

quest’identità a chi viene a visitarlo. «siamo figli <strong>di</strong> un paese <strong>che</strong> può vantare una bio<strong>di</strong>versità<br />

culturale <strong>che</strong> non ha paragoni al mondo. penso <strong>che</strong> faccia parte della nostra identità<br />

la convinzione <strong>che</strong> nella costruzione <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> grande ci si debba accontentare<br />

<strong>di</strong> volta in volta del piccolo. e <strong>che</strong> per capire il futuro sia necessario attraversare il passato».<br />

[G.F.]<br />

DICEMBRE 2012 <strong>VITA</strong>


36<br />

><br />

Contente comunque, in cripta o in villa<br />

sopra, volontaria a san Giovanni in conca; sotto, sullo scalone <strong>di</strong> Villa necchi campiglio a milano<br />

La Giornata Fai <strong>di</strong> primavera solo quest’anno,<br />

per la sua XX e<strong>di</strong>zione, ha mobilitato<br />

7mila volontari e 15mila appren<strong>di</strong>sti<br />

ciceroni per aprire al pubblico 670 beni,<br />

luoghi <strong>di</strong> un’Italia <strong>che</strong> altrimenti rimarrebbe<br />

segreta. senza dubbio si tratta<br />

dell’appuntamento più noto <strong>di</strong> quella<br />

quoti<strong>di</strong>ana storia d’amore <strong>che</strong> il volontariato<br />

tesse con l’arte. «da circa un anno e<br />

mezzo abbiamo 400 volontari <strong>che</strong> lavorano<br />

per i beni, durante tutto l’anno», racconta<br />

valeria sessa, responsabile dei volontari<br />

per i beni Fai. «Fanno accoglienza,<br />

accompagnano i visitatori, danno informazioni,<br />

propongono l’iscrizione al Fai:<br />

con la loro testimonianza entusiasta e<br />

contagiosa sono i più cre<strong>di</strong>bili».<br />

L’ultima e<strong>di</strong>zione della Giornata <strong>di</strong> primavera,<br />

a marzo, ha visto per la prima<br />

volta aprirsi al pubblico il carcere <strong>di</strong> san<br />

vittore, nel cuore <strong>di</strong> Milano: «un’apertura<br />

<strong>che</strong> richiede un’organizzazione complessa,<br />

ma dal valore simbolico straor<strong>di</strong>nario»,<br />

<strong>VITA</strong> DICEMBRE 2012<br />

sottolinea sessa. da allora, le visite al<br />

braccio <strong>di</strong>smesso del carcere milanese si<br />

possono effettuare una volta al mese, ma<br />

la vera novità è <strong>che</strong> sarà proprio la delegazione<br />

milanese del Fai a seguire l’organizzazione<br />

delle visite alla Pietà rondanini<br />

<strong>di</strong> Mi<strong>che</strong>langelo, <strong>che</strong> verrà prossimamente<br />

trasferita a san vittore.<br />

È un esempio <strong>di</strong> quello <strong>che</strong> Giulio De Rita,<br />

con le parole <strong>di</strong> Adriano Olivetti, chiama<br />

«forza spirituale degli italiani». «bellezza<br />

e cultura sono la nostra forza e la nostra<br />

identità, ma non la nostra ren<strong>di</strong>ta. Per fortuna<br />

nessuno cita più quella brutta metafora<br />

degli anni 80, per cui la cultura e i<br />

beni culturali sarebbero il nostro petrolio».<br />

La <strong>di</strong>fferenza è presto detta: «pensando<br />

alla bellezza come qualcosa da<br />

sfruttare, faremmo le feste <strong>di</strong> matrimonio<br />

dentro gli uffizi. Ma la creatività, staccando<br />

biglietti, consuma se stessa. un atteggiamento<br />

attivo nei confronti della bel-<br />

>


Ilaria Borletti/ Fai<br />

Ministero più agile, più deleghe ai territori<br />

Èspettacolare la nuova sede del Fai, zona porta<br />

Vittoria, a milano. sono le anti<strong>che</strong> scuderie<br />

radetzski, sistemate da Vittorio Gregotti. una<br />

sede a costo zero, spese escluse. Gli e<strong>di</strong>fici sono<br />

<strong>di</strong> proprietà pubblica, ma l’ente <strong>che</strong> avrebbe dovuto<br />

entrarci si è tirato in<strong>di</strong>etro spaventato dalle<br />

spese <strong>di</strong> gestione. per fortuna il non profit sa<br />

escogitare soluzione in cui c’è guadagno per tutti.<br />

il Fai ha la sede risparmiando l’affitto, e garantendo<br />

alla Braidense (l’ente in questione) spazio<br />

per i depositi: un risparmio an<strong>che</strong> per la gloriosa<br />

Franco iseppi, dal 2010 presidente del Touring<br />

club , con un sorriso ci in<strong>di</strong>ca nel corridoio la<br />

lunga fila <strong>di</strong> appen<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> ottone, segno <strong>di</strong> una vita<br />

associativa <strong>che</strong> sin dalle origini è stata vera e<br />

non formale. ma lui rappresenta il nuovo e così<br />

ha preferito un ufficio piccolo, ora pieno <strong>di</strong> carte<br />

e <strong>di</strong> giornali. È il nuovo Touring, quello <strong>che</strong> ad<br />

esempio ha costruito una partnership con il national<br />

Geographic, «grande istituzione non profit»,<br />

precisa iseppi. «La loro mission, “ispirare la<br />

gente a curarsi del mondo” ricalca quella del<br />

biblioteca. ilaria Borletti Buitoni, la presidente<br />

del Fai, è persona <strong>di</strong> lungo corso nel non profit. È<br />

sod<strong>di</strong>sfatta per il successo dell’ultima idea nata<br />

in seno alla sua associazione: un corso per approcciare<br />

i citta<strong>di</strong>ni stranieri alla conoscenza dei<br />

beni culturali. un successo straor<strong>di</strong>nario <strong>che</strong> lascia<br />

intendere quale sarà il profilo del Fai <strong>di</strong> domani.<br />

La presidente invece è profondamente allarmata<br />

perché dal suo osservatorio, ogni giorno<br />

assiste al degrado <strong>di</strong> pezzi del nostro patrimonio.<br />

«sono cinque anni <strong>che</strong> abbiamo staccato la<br />

vil servant” del paese, consapevole «<strong>che</strong> il bene<br />

culturale è un tassello <strong>di</strong> un modello virtuoso <strong>di</strong><br />

relazione. il non profit poi è decisivo, perché agisce<br />

sia nella salvaguar<strong>di</strong>a <strong>che</strong> nello sviluppo».<br />

per quanto riguarda la salvaguar<strong>di</strong>a iseppi ricorda<br />

l’appello per la “messa in sicurezza del paese”<br />

da poco firmato da Tci, Fai, italia nostra e Legambiente.<br />

«iniziativa importante, nel segno <strong>di</strong><br />

una cultura collaborativa <strong>che</strong> non sempre è stato<br />

salisburghese, classe 1972, una laurea in un Filologia valore romanza, acquisito. christian Abbiamo Felber vissuto è uno troppo scrittore<br />

spesso come separati in casa».<br />

Touring. non privilegiare il dove, ma il come. il<br />

viaggiatore del futuro sarà su questa linea».<br />

iseppi è volontario, nel senso <strong>che</strong> svolge le sue<br />

funzioni a titolo gratuito, ma soprattutto è presidente<br />

<strong>di</strong> un’associazione <strong>che</strong> può contare su ben<br />

1100 volontari sul campo: quelli <strong>di</strong> Aperti per voi,<br />

<strong>che</strong> garantiscono l’apertura stabile <strong>di</strong> 30 siti in<br />

italia. «Vivono tutti questa esperienza da protagonisti.<br />

Tenendo Nome aperti Cognome siti importanti e Nome per Cognome le comunità<br />

si sentono costruttori <strong>di</strong> appartenenza».<br />

il profilo del volontario Touring è quello <strong>di</strong> un “ci-<br />

spina dalla manutenzione. palazzo Té a mantova<br />

non ha un euro. La chiesa <strong>di</strong> santa maria a cortona<br />

ha il tetto <strong>che</strong> perde. La reggia <strong>di</strong> caserta è in<br />

con<strong>di</strong>zioni penose. un vero stillici<strong>di</strong>o». senza soluzione?<br />

«Bisognerebbe dare più deleghe ai territori.<br />

Avere un ministero più agile <strong>che</strong> si occupi<br />

<strong>di</strong> tutela. poi sono i territori <strong>che</strong> possono mobilitare<br />

energie e risorse, compreso il volontariato<br />

per gestire meglio questi <strong>tesori</strong>». e il non profit?<br />

«sarebbe la sua occasione. ma deve stare attento<br />

a non perdere il treno».<br />

Franco Iseppi/ Touring Club Italiano<br />

I volontari della cultura? Costruttori <strong>di</strong> appartenenza<br />

Marco Parini/ Italia Nostra<br />

Mobilitare e allearsi, quel modello <strong>di</strong> Augusta<br />

Spazia dal Bosco in città <strong>di</strong> milano alla riserva<br />

naturale della <strong>Valle</strong> dell’imera, caltanissetta,<br />

lo sguardo <strong>di</strong> marco parini, da po<strong>che</strong> settimane<br />

presidente <strong>di</strong> italia nostra (succedendo ad Alessandra<br />

mottola molfino). due aree <strong>che</strong> l’associazione<br />

gestisce tra le tante. ma quella <strong>che</strong> <strong>di</strong>ce<br />

bene lo spirito <strong>di</strong> italia nostra è un’area <strong>che</strong> non<br />

c’è ancora, e <strong>che</strong> ci sarà presto, per l’iniziativa <strong>di</strong><br />

una professoressa <strong>di</strong> Augusta, in sicilia, <strong>che</strong> ha<br />

mobilitato centinaia <strong>di</strong> giovani per <strong>di</strong>fendere il litorale<br />

<strong>di</strong> saline minacciato dalle gigantes<strong>che</strong> raf-<br />

finerie <strong>di</strong> priolo. il taglio del nastro della sezione<br />

<strong>di</strong> Augusta è stato il 15 novembre. «una vera festa»,<br />

racconta parini. «Jessica <strong>di</strong> Venuta, questo<br />

il nome della professoressa, ha fatto un lavoro <strong>di</strong><br />

coinvolgimento incre<strong>di</strong>bile. Adesso continueremo<br />

in partnership con la Lipu. Questo è il modello<br />

<strong>di</strong> una buona pratica dal basso».<br />

ma se dal basso le notizie sono incoraggianti,<br />

dall’alto non è altrettanto. «La spen<strong>di</strong>ng review<br />

<strong>che</strong> va a colpire municipalizzate e fondazioni<br />

pubbli<strong>che</strong> rischia <strong>di</strong> eliminare una quantità <strong>di</strong><br />

Ledo Prato/ Fondazione CittàItalia<br />

Beni culturali, non siano solo per un’élite<br />

Primo «La vera sfida per il non profit e per il volontariato<br />

dei beni culturali? interpretare la<br />

domanda e allargare il pubblico». Ledo prato,<br />

presidente <strong>di</strong> Fondazione cittaitalia, ha in mano<br />

dati <strong>che</strong> <strong>di</strong>cono quanto sia urgente questo allargamento:<br />

«il 58% degli italiani non ha mai messo<br />

piede in un museo. oggi la gestione dei beni<br />

culturali è incapace <strong>di</strong> intercettare un’utenza<br />

nuova e non si pone nean<strong>che</strong> il problema. ma<br />

questo è l’errore più grande <strong>che</strong> si possa fare:<br />

trasformare il nostro patrimonio in una faccenda<br />

per una nicchia <strong>di</strong> élite». per il non profit, <strong>che</strong> ha<br />

dalla sua un grande know how nel costruire relazioni,<br />

è una scommessa importantissima: entrare<br />

in gioco per coinvolgere chi oggi resta fuori<br />

dalla porta, per soggezione o per ignoranza. «Le<br />

istituzioni culturali pubbli<strong>che</strong> e private oggi non<br />

sanno più parlare a queste persone. Quin<strong>di</strong> per il<br />

non profit si tratta <strong>di</strong> inventare an<strong>che</strong> modelli<br />

nuovi <strong>di</strong> coinvolgimento, stili nuovi <strong>di</strong> approccio.<br />

ma questa è un’opportunità grande <strong>di</strong> avere un<br />

ruolo davvero strategico. oggi non c’è vera de-<br />

servizi e <strong>di</strong> opportunità per creare posti <strong>di</strong> lavoro.<br />

non è questione <strong>di</strong> destinare risorse, ma<br />

semplicemente <strong>di</strong> rendere possibili iniziative per<br />

la salvaguar<strong>di</strong>a del patrimonio».<br />

c’è an<strong>che</strong> un altro grande tema nell’agenda <strong>di</strong><br />

parini: quello dei tour operator. «i nostri non curano<br />

per niente il turismo incoming, lasciandolo<br />

tutto nelle mani delle agenzie straniere. <strong>che</strong> non<br />

conoscono il nostro paese e creano enormi flussi<br />

sulle solite mete. ma questo è un turismo <strong>di</strong>struttivo». <br />

mocrazia culturale. possiamo accettare una situazione<br />

così?»<br />

oggi il volontariato dei beni culturali trova<br />

sulla strada tanti ostacoli, a cominciare dall’ostruzione<br />

dei sindacati… «per questo c’è bisogno<br />

<strong>di</strong> aggiornare la convenzione con il ministero.<br />

Quella vigente risale agli inizi degli anni 90.<br />

ma oggi la situazione è molto cambiata. ed è un<br />

peccato, in un momento come questo, perdere<br />

tante opportunità. La strada per ricucire il rapporto<br />

tra citta<strong>di</strong>ni e patrimonio passa da qui».<br />

DICEMBRE 2012 <strong>VITA</strong>


38<br />

><br />

lezza è invece un orgoglio <strong>che</strong> deve tradursi<br />

nella perdurabilità, nella capacità<br />

<strong>di</strong> continuare a produrre cose belle». È il<br />

nostro punto <strong>di</strong> forza, storicamente, e il<br />

Censis ha stimato in 74,2 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro<br />

il valore aggiunto della bellezza: «Il problema<br />

è <strong>che</strong> lo facciamo sempre meno, e<br />

stiamo perdendo quote <strong>di</strong> mercato proprio<br />

sulla bellezza», riflette de rita. «dovremmo<br />

imparare dall’agroalimentare,<br />

<strong>che</strong> ha conosciuto la crisi prima, ma ha<br />

reagito».<br />

A Favara, a 6 km dalla <strong>Valle</strong> dei Templi <strong>di</strong><br />

Agrigento, è nato il Farm Cultural Park, un<br />

Centro culturale e turistico contemporaneo<br />

<strong>di</strong>ffuso, <strong>che</strong> valorizza l’identità storica<br />

del territorio innervandola con l’arte contemporanea.<br />

In tutta Italia, Teatri <strong>di</strong> Pietra<br />

sta facendo rivivere antichi teatri all’aperto,<br />

spesso abbandonati. Milano grazie all’associazione<br />

nocetum sta riscoprendo la<br />

“valle dei Monaci”, ovvero quell’area a<br />

sud della città <strong>che</strong> va dalla chiesetta <strong>di</strong> noceto<br />

all’abbazia <strong>di</strong> Chiaravalle, all’interno<br />

<strong>di</strong> un progetto <strong>che</strong> valorizza in maniera<br />

integrata l’arte, il territorio, il sociale: «È<br />

un’opera <strong>di</strong> bonifica <strong>che</strong> oggi come al tempo<br />

dei monaci crea sviluppo, coesione,<br />

opportunità per le persone», sottolinea<br />

Gloria Mari, una consacrata dell’ordo virginum<br />

<strong>che</strong> coor<strong>di</strong>na il progetto. «La <strong>di</strong>mensione<br />

sociale non è mai in<strong>di</strong>visa da<br />

quella artistica, come unico è l’uomo. I<br />

nostri 50 volontari sono multitasking:<br />

spiegano gli affreschi della chiesetta e preparano<br />

la merenda per i bambini <strong>che</strong> accogliamo».<br />

In 12 anni, 650 studenti dei licei e degli<br />

istituti per geometri del Friuli Venezia<br />

Giulia hanno lavorato a Paestum per ripulire<br />

le anti<strong>che</strong> mura e riportare alla luce<br />

metà del decumano massimo della città:<br />

«da due anni la stessa esperienza è partita<br />

ad Aquileia, per riportare alla luce le mura<br />

bizantine. Abbiamo già coinvolto 800 studenti,<br />

an<strong>che</strong> dall’Austria», racconta Gianandrea<br />

Cescutti, presidente della società<br />

Friulana <strong>di</strong> Ar<strong>che</strong>ologia, <strong>che</strong> con i suoi 650<br />

soci è una delle più gran<strong>di</strong> d’Italia. «La ricerca,<br />

la sensazione della scoperta, il riportare<br />

allo splendore beni invisibili e restituirli<br />

al territorio è un’esperienza impagabile»,<br />

<strong>di</strong>ce.<br />

L’ar<strong>che</strong>ologia in effetti è una delle passioni<br />

segrete più sorprendenti degli italiani,<br />

con almeno 16mila volontari attivi nel<br />

settore, con competenze ormai così elevate<br />

da vedersi affidati scavi (an<strong>che</strong> subacquei)<br />

e aree ar<strong>che</strong>ologi<strong>che</strong>. solo i<br />

Gruppi Ar<strong>che</strong>ologici d’Italia ne contano<br />

8mila, «<strong>di</strong> cui il 60% under 30», precisa<br />

con compiacimento nunziante de Maio,<br />

il <strong>di</strong>rettore. A Tolfa, per <strong>di</strong>re, fra i reperti<br />

dell’età etrusca, romana e me<strong>di</strong>evale i volontari<br />

sono <strong>di</strong> casa ininterrottamente dal<br />

<strong>VITA</strong> DICEMBRE 2012<br />

Salvatore Settis<br />

Un grande fenomeno.<br />

Associazioni e comitati<br />

quasi a quota 30mila<br />

Èuno dei più autorevoli storici dell’arte italiani. da qual<strong>che</strong> anno ha scelto <strong>di</strong> schierarsi<br />

in prirma linea nella battaglia per la <strong>di</strong>fesa del patrimonio artistico e naturale italiano.<br />

e il libro <strong>che</strong> da poco ha mandato alle stampe per einau<strong>di</strong> è un vero libro da battaglia:<br />

Azione popolare. Citta<strong>di</strong>ni per il bene comune. ne abbiamo parlato con lui.<br />

Un titolo bello e certamente mobilitante. Ce lo spiega?<br />

«Azione popolare» non è un’espressione generica, né tanto meno populista. nasce da<br />

un antico istituto giuri<strong>di</strong>co. L’actio popolaris del <strong>di</strong>ritto romano. essa era fondata sulla<br />

piena identità tra il populus nel suo insieme e i citta<strong>di</strong>ni: perciò il singolo citta<strong>di</strong>no poteva<br />

agire giuri<strong>di</strong>camente in nome del popolo, promuovendo un’azione popolare in <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong><br />

interessi pubblici e in particolare delle cose in uso pubblico, come le strade, i fiumi e le rive.<br />

La <strong>di</strong>retta investitura del singolo, o an<strong>che</strong> <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, ad agire in nome del<br />

pubblico interesse può avere oggi enorme importanza, bilanciando la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> democrazia<br />

a livello dei governi locali, nazionali e sovranazionali.<br />

È un modo <strong>di</strong> ridare legittimazione ad agire alla comunità dei citta<strong>di</strong>ni per la <strong>di</strong>fesa<br />

del patrimonio artistico e naturale?<br />

È così. Le proposte <strong>di</strong> legge <strong>di</strong> iniziativa popolare sul paesaggio e sulle acque in alcune<br />

regioni come mar<strong>che</strong> e Lombar<strong>di</strong>a, rientrano a pieno titolo in questo movimento <strong>di</strong> riappropriazione<br />

dei <strong>di</strong>ritti <strong>che</strong> può crescere impetuosamente,<br />

se lo vorremo. e avendo presente quali sono i<br />

limiti <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> azione.<br />

Quali sono?<br />

L’azione popolare non può esser intesa come la soluzione<br />

<strong>di</strong> tutti i problemi, ma come una fase interme<strong>di</strong>a,<br />

necessaria perché i citta<strong>di</strong>ni facciano sentire la<br />

propria voce, perché esercitino una forte influenza<br />

sulle organizzazioni politi<strong>che</strong> e le istituzioni <strong>di</strong> governo,<br />

spingendole a cambiare rotta. Azione popolare è<br />

<strong>di</strong>ritto e dovere <strong>di</strong> resistenza collettiva al degrado delle<br />

città e delle campagne, alla razzia del paesaggio.<br />

E non è solo un proposito sulla carta. In tanti casi è<br />

già realtà in atto. Nel suo libro lei lo documenta…<br />

secondo le valutazioni più atten<strong>di</strong>bili i movimenti e le associazioni volontarie attive in<br />

italia per <strong>di</strong>fendere una pieve, un centro storico, un bosco, una valle, una spiaggia oscillano<br />

tra le 20 e le 30mila. La maggior parte <strong>di</strong> quelle operanti sono state fondate negli<br />

ultimi 5-10 anni, sintomo <strong>di</strong> una nuova consapevolezza <strong>che</strong> ha una doppia ra<strong>di</strong>ce: la crescente<br />

gravità dei nostri problemi ambientali e culturali e il crescente <strong>di</strong>sinteresse per<br />

essi <strong>di</strong> chi ci governa. Questi gruppi volontari operano in genere entro orizzonti ristretti,<br />

reinventano ogni volta dal nulla le loro modalità associative ed operative. L’addensarsi<br />

<strong>di</strong> questo nuovo associazionismo rivela <strong>che</strong> le sensibilità in<strong>di</strong>viduali in motivazioni collettive,<br />

cercano uno spazio <strong>di</strong> azione civile.<br />

Ma la frammentazione non è un fattore <strong>di</strong> debolezza?<br />

La mancanza <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento può essere vista come una loro debolezza. ma è an<strong>che</strong><br />

la loro forza: <strong>di</strong>mostra <strong>che</strong> hanno natura spontanea e corale e <strong>che</strong> hanno una vocazione<br />

a rappresentare istanze anti<strong>che</strong> con una voce nuova. piuttosto il tema è come <strong>di</strong>ffondere<br />

questa cultura del bene comune e come portarla al centro della politica.<br />

È una domanda a cui lei riesce trovare qual<strong>che</strong> risposta?<br />

uno sviluppo <strong>di</strong> questo associazionismo in una forma <strong>che</strong> assomigli a un nuovo partito<br />

la ritengo improbabile. del resto i comitati raccolgono citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> idee <strong>di</strong>verse, come accade<br />

an<strong>che</strong> nelle associazioni nazionali, tipo Fai o italia nostra. Tuttavia una convergenza<br />

è auspicabile, perché la presenza forte e documentata possa influenzare tutte le forze<br />

politi<strong>che</strong> e quin<strong>di</strong> modulare una nuova agenda per l’italia. [G.F.]


Che spettacolo le catacombe ritrovate<br />

A napoli, sotto il rione sanità c’era un vero gioiello. oggi riaperto e visitabile grazie ai volontari e a una cooperativa <strong>di</strong> giovani.<br />

1975, mentre, continua de Maio, «il gruppo<br />

<strong>di</strong> Ferrara dal 2009 lavora con i servizi<br />

<strong>di</strong> salute mentale, nel progetto “Mettiamo<br />

insieme i cocci”: i pazienti floccano il<br />

terreno <strong>di</strong> scavo dei campi ar<strong>che</strong>ologici,<br />

setacciandolo per evitare <strong>di</strong> buttare piccoli<br />

reperti come monete e tasselli».<br />

nel 2006 i Gruppi Ar<strong>che</strong>ologici d’Italia<br />

hanno cambiato lo statuto, aprendo non<br />

solo alle organizzazioni <strong>di</strong> volontariato<br />

ma an<strong>che</strong> alle associazioni <strong>di</strong> promozione<br />

sociale: «un cambiamento non facile, ma<br />

necessario. Abbiamo tanti giovani, vedere<br />

<strong>che</strong> a trent’anni buttano la loro specializzazione<br />

e si mettono a fare tutt’altro per<br />

vivere è un peccato. noi li spingiamo non<br />

a chiedere sol<strong>di</strong> ma a proporsi per la gestione<br />

<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> un bene, dove è possibile<br />

fare an<strong>che</strong> attività remunerate, dalla <strong>di</strong>dattica<br />

per le scuole al turismo».<br />

In tutt’altro settore è quel <strong>che</strong> ha fatto<br />

a Casarano, nel salento, la cooperativa sociale<br />

Fatti <strong>di</strong> Carta, nata nel 2011 a seguito<br />

<strong>di</strong> un progetto finanziato da Fondazione<br />

con il sud. 36 giovani hanno seguito un<br />

corso per recuperare i segreti dei maestri<br />

della cartapesta, qui usatissima per fare<br />

statue sacre, presepi, cornici. <strong>di</strong>eci <strong>di</strong> loro,<br />

fra cui tre persone con <strong>di</strong>sabilità, hanno<br />

proseguito la scommessa impren<strong>di</strong>toriale.<br />

«La cartapesta piace an<strong>che</strong> fuori<br />

dalla nostra provincia», racconta Giuseppe<br />

negro. «stiamo facendo i primi lavori<br />

<strong>di</strong> restauro, ma la cosa sorprendente è la<br />

capacità dei ragazzi <strong>di</strong> inserirsi in un filone<br />

antico con un tocco impren<strong>di</strong>toriale,<br />

creando oggetti nuovi».<br />

Nel 2011 i musei statali hanno registrato<br />

40 milioni <strong>di</strong> visitatori, con un +7,5% rispetto<br />

al 2010. Gli italiani per cultura e ricreazione<br />

hanno speso 70,9 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro,<br />

una voce in continua crescita, an<strong>che</strong><br />

negli anni della crisi (+7,2% dal 2008 al<br />

2011). Federculture ha intitolato il suo ultimo<br />

rapporto “Cultura e sviluppo. La<br />

scelta per salvare l’Italia” e roberto Grossi,<br />

il presidente, spiega <strong>che</strong> alternative<br />

non ce ne sono perché «la cultura è a un<br />

tempo il contenuto e il tramite dello sviluppo,<br />

in un flusso continuo <strong>che</strong> va dalla<br />

tra<strong>di</strong>zione all’innovazione».<br />

A suo <strong>di</strong>re, però, «il flusso oggi si è fermato».<br />

Per farlo ripartire occorrono tre cose,<br />

urgenti: «sburocratizzare la cultura,<br />

sdoganandola da se stessa e dalla sua autoreferenzialità;<br />

riportare al centro i citta-<br />

><br />

«Spingiamo i giovani non a chiedere<br />

sol<strong>di</strong> ma a proporsi per la gestione<br />

<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> un bene, o a fare<br />

<strong>di</strong>dattica» <strong>di</strong>ce Nunziante de Maio<br />

dei Gruppi Ar<strong>che</strong>ologici d’Italia<br />

DICEMBRE 2012 <strong>VITA</strong><br />

39


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An<strong>che</strong> la crisi<br />

può trasformarsi<br />

in opportunità<br />

il nostro patrimonio storico, artistico e culturale è una ric<strong>che</strong>zza<br />

inestimabile <strong>che</strong> l’italia ancora non valorizza a dovere».<br />

parole <strong>di</strong> marco morganti, amministratore delegato <strong>di</strong><br />

Banca prossima, una realtà del mondo del cre<strong>di</strong>to <strong>che</strong> in questi<br />

anni ha svolto un lavoro molto importante per favorire la crescita<br />

del Terzo settore in italia. «il ruolo nel non profit, per<br />

esempio in termini <strong>di</strong> attività delle fondazioni e <strong>di</strong> cura da parte<br />

del volontariato, è sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti. cre<strong>di</strong>amo fortemente<br />

<strong>che</strong> la crisi economica attuale, e la limitazione dei fon<strong>di</strong><br />

pubblici <strong>che</strong> comporta, creeranno per le organizzazioni <strong>di</strong> Terzo<br />

settore nuove opportunità <strong>di</strong> presenza e innovazione nella<br />

gestione dei beni culturali».<br />

per statuto «Banca prossima ha come fine la creazione <strong>di</strong><br />

valore sociale (…) A tale scopo sostiene con il cre<strong>di</strong>to le migliori<br />

iniziative non profit per i servizi alle persone, la <strong>di</strong>ffusione della<br />

cultura e dell’istruzione, la fruizione e la protezione dell’ambiente<br />

e dell’arte, l’accesso al cre<strong>di</strong>to e al lavoro».<br />

Banca prossima ha circa 2mila<br />

clienti nel mondo culturale, <strong>di</strong><br />

cui 500 affidati (con affidamenti<br />

pari all’8% del totale erogato).<br />

presenti in ogni parte d’italia, essi<br />

si caratterizzano per una qualità<br />

del cre<strong>di</strong>to non inferiore a<br />

quella – già ottima – della Banca.<br />

«partecipare agli stati generali<br />

del <strong>Volontari</strong>ato culturale significa<br />

con<strong>di</strong>videre <strong>che</strong> la cultura<br />

è valore fondante e fulcro dello<br />

sviluppo futuro del nostro paese»,<br />

continua sempre morganti.<br />

«La mancata valorizzazione del patrimonio culturale italiano<br />

scaturisce an<strong>che</strong> da un’attenzione insufficiente da parte dello<br />

stato. recentemente il <strong>di</strong>battito si è fatto particolarmente animato:<br />

la crisi della finanza pubblica ha accentuato il paradosso<br />

fra la ric<strong>che</strong>zza del patrimonio artistico e paesaggistico nazionale<br />

– la cui razionale gestione potrebbe, secondo gli esperti,<br />

dare un apporto decisivo all’economia italiana – e lo stato <strong>di</strong><br />

sottoutilizzo, quando non d’incuria, in cui esso versa»<br />

per tutti questi motivi Banca prossima sta cercando <strong>di</strong> sviluppare<br />

una conoscenza sempre più approfon<strong>di</strong>ta della componente<br />

non profit del settore culturale. Le soluzioni possono<br />

derivare da nuovi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> operare, per esempio la razionalizzazione<br />

dei costi, la ricerca <strong>di</strong> nuove fonti <strong>di</strong> ricavi, il perseguimento<br />

<strong>di</strong> economie <strong>di</strong> scala attraverso accorpamenti con partner<br />

similari, l’applicazione <strong>di</strong> tecni<strong>che</strong> <strong>di</strong> fundraising più sofisticate,<br />

un ricorso più attivo ai fon<strong>di</strong> europei.<br />

Tra le realtà non profit impegnate nella promozione dei<br />

bieni culturali <strong>che</strong> Banca prossima ha seguito in questi anni c’è<br />

per esempio la Fondazione zétema, <strong>di</strong> matera (nella foto), una<br />

realtà impegnata a trasformare il patrimonio culturale del territorio<br />

lucano in strumento <strong>di</strong> sviluppo locale. un’altra esperienza<br />

significativa è quella dell’Associazione mozart <strong>di</strong> rovereto.<br />

L’associazione ha come scopo quello <strong>di</strong> sviluppare gli stu<strong>di</strong> sulla<br />

vita e l'opera del grande musicista; uno scopo <strong>che</strong> con il tempo<br />

si è allargato alla <strong>di</strong>ffusione dell'amore e della conoscenza<br />

per la musica in particolare rivolgendosi ai giovani.


<strong>di</strong>ni e il territorio; riaffermare l’idea <strong>di</strong> cultura<br />

e beni culturali come bene comune.<br />

Il non profit è il più vicino a questa logica,<br />

ma ha due <strong>di</strong>fetti: è ancora troppo legato<br />

a logi<strong>che</strong> assistenziali e manca ancora <strong>di</strong><br />

competenze manageriali».<br />

C’è chi ha cercato <strong>di</strong> liberarsi da questi<br />

due <strong>di</strong>fetti. un bell’esempio è certamente<br />

quello del Polo culturale Insieme Groane,<br />

nato dalla collaborazione tra 16 comuni<br />

del nord Milano. Come spiega Giancarlo<br />

Cattaneo, il <strong>di</strong>rettore artistico, «il progettto<br />

segue la logica sempre più frequente <strong>di</strong><br />

ottimizzare la gestione del patrimonio attraverso<br />

una prospettiva <strong>di</strong> rete, aprendosi<br />

ad associazioni, scuole, aziende ricettive,<br />

agricole e artigianali sparse sul territorio».<br />

Ma l’aspetto innovativo del progetto<br />

è stato quello <strong>di</strong> aver fornito una seria<br />

occasione professionale per sei giovani<br />

del territorio e un detenuto, <strong>che</strong> oggi insieme<br />

formano la cabina <strong>di</strong> regia. I sei giovani,<br />

inutile <strong>di</strong>rlo, hanno iniziato il loro<br />

percorso e hanno hanno messo alla prova<br />

le loro capacità, proponendosi innanzitutto<br />

come volontari.<br />

Per capire dove si può arrivare, basta entrare<br />

al Museo della Scienza e della Tecnologia<br />

<strong>di</strong> Milano, il museo più visitato<br />

della città, <strong>che</strong> dal 1999 è una Fondazione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato. vi prestano servizio, da<br />

<strong>di</strong>eci anni, una settantina <strong>di</strong> volontari, tutti<br />

iscritti all’Auser, con un’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 67<br />

anni e una scolarità molto elevata. «sono<br />

uomini e donne <strong>che</strong> spesso portano qui la<br />

loro esperienza lavorativa», spiega Katia<br />

Petrillo, <strong>di</strong>rettore dei progetti speciali. C’è<br />

chi si occupa del verde e chi cura l’archivio,<br />

da pochissimo ha debuttato il gruppo<br />

accoglienza, ma moltissimi lavorano an<strong>che</strong><br />

alla manutenzione or<strong>di</strong>naria dei <strong>tesori</strong><br />

del museo. «Abbiamo 37 ferrovieri in pensione,<br />

tra cui Egi<strong>di</strong>o, 81 anni, <strong>che</strong> ha portato<br />

i treni a vapore. Loro sanno cose <strong>che</strong><br />

nessuno sa più, come togliere le polveri e<br />

gli ossi<strong>di</strong> dai quadri delle locomotive. E<br />

proprio loro accompagnano i ragazzi delle<br />

scuole in un “percorso emozionale” <strong>che</strong><br />

ha un valore impagabile», <strong>di</strong>ce.<br />

L’ultima chicca <strong>che</strong> i volontari hanno<br />

restituito al museo è un vecchio combinatore<br />

telefonico, <strong>di</strong> quando per comporre<br />

il numero bisognava far girare il <strong>di</strong>sco:<br />

«Il nostro funzionava, ma al 2 faceva corrispondere<br />

il 4. un falso storico inaccettabile<br />

per i volontari, due dei quali avevano<br />

lavorato proprio nella società <strong>che</strong> produceva<br />

i combinatori», <strong>di</strong>ce. spargendo la<br />

voce tra i loro ex colleghi, sono riusciti a<br />

trovare una delle 50 persone in tutta Italia<br />

<strong>che</strong> sanno metterci le mani perché quei<br />

combinatori li avevano assemblati. «Abbiamo<br />

riparato il nostro e scritto un preziosissimo<br />

manuale per la manutenzione,<br />

<strong>che</strong> resterà ai nostri tecnici». se questa<br />

non è sussi<strong>di</strong>arietà circolare…<br />

<<br />

Quei <strong>tesori</strong> in buone mani<br />

sopra, una volontaria del Touring a san maurizio, a milano. sotto, eleonora Girodo, coor<strong>di</strong>natrice della<br />

rete <strong>di</strong> associazioni in Val <strong>di</strong> susa, con due volontarie, marilena col e maria enrica pelissero.<br />

Una mostra a Milano<br />

Fotografare la bellezza <strong>che</strong> vive<br />

un <strong>di</strong>cembre de<strong>di</strong>cato al volontariato dei beni culturali a milano. prima gli stati generali<br />

del 3 <strong>di</strong>cembre promossi con Accenture nel contesto stupendo <strong>di</strong> Villa reale messa <strong>di</strong>sposizione<br />

dall’assesorato alla cultura del comune («il volontariato culturale, oltre a<br />

contribuire alla salvaguar<strong>di</strong>a e alla promozione delle opere d’arte, dei monumenti, del<br />

territorio, è un’eccezionale forza propulsiva <strong>che</strong> può condurci verso nuovi orizzonti <strong>di</strong><br />

sviluppo civile», ha detto il ministro Lorenzo ornaghi). poi una mostra sulla frequentatissima<br />

via dante con le immagini dei volontari in azione (sino al 16 <strong>di</strong>cembre). La mostra<br />

nasce dalla partnership tra Vita e shoot4change, un pool <strong>di</strong> fotografi <strong>che</strong> si sono<br />

messi in rete e <strong>che</strong> per mission mettono la loro professionalità a servizio del volontariato,<br />

nella convinzione <strong>che</strong> le immagini siano strumento formidabile <strong>di</strong> promozione. i fotografi<br />

<strong>di</strong> shoot4change hanno seguito i volontari all’opera e li hanno fatti posare davanti<br />

ai <strong>tesori</strong> <strong>che</strong> grazie a loro tutti possono vedere e godere. si va dalle catacombe napoletane,<br />

alle chiese sotterranee <strong>di</strong> narni, dai volontari “tecnologici” del museo della<br />

scienza della Tecnica milanese, a quelli la cui passione sfida il freddo <strong>di</strong> un gioiello come<br />

san maurizio al monastero maggiore. e non mancano i giovani, in prima linea dove la<br />

passione per i beni culturali può aiutare a costruirsi il lavoro della propria vita.<br />

DICEMBRE 2012 <strong>VITA</strong><br />

41


42<br />

<strong>VITA</strong> DICEMBRE 2012<br />

Iniziativa dell’Acri<br />

<strong>Tesori</strong> a portata <strong>di</strong> mouse<br />

Le “r’accolte”<br />

delle Fondazioni online<br />

IL pATrimonio ArTisTico deLLe FondAzioni <strong>di</strong> oriGine BAncAriA è ora accessibile<br />

online, tramite pc, tablet e smartphone grazie al catalogo<br />

multime<strong>di</strong>ale r’accolte. il catalogo - <strong>che</strong> si chiama r’accolte perché<br />

intende accogliere e valorizzare nella loro specifica identità i patrimoni<br />

d’arte delle singole Fondazioni - censisce oltre novemila pezzi<br />

appartenenti a 59 collezioni <strong>di</strong> 52 Fondazioni, fotografati e s<strong>che</strong>dati<br />

secondo i più accurati standard internazionali. ci sono 5.509 <strong>di</strong>pinti,<br />

1.583 <strong>di</strong>segni, 1.054 opere <strong>di</strong> ceramica, 609 sculture, 368 stampe,<br />

112 articoli numismatici, 67 arre<strong>di</strong>, 13 opere <strong>di</strong> arte contemporanea,<br />

10 strumenti, 5 foto d’arte, 4 oggetti <strong>di</strong> vetro: per un totale <strong>di</strong> 9.334<br />

pezzi. si segnala inoltre la presenza <strong>di</strong> graffiti, espressione del mondo<br />

artistico giovanile, e delle foto d’arte realizzate da fotografi e artisti<br />

contemporanei. La conoscenza <strong>che</strong> si ricava dalla consultazione<br />

<strong>di</strong> r’accolte consente <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re la pluralità degli orientamenti<br />

<strong>che</strong> hanno ispirato la formazione e l’incremento delle collezioni. Alcune<br />

Fondazioni hanno privilegiato la produzione ceramica, come<br />

per esempio la Fondazione cassa <strong>di</strong> risparmio <strong>di</strong> imola, il cui patrimonio<br />

artistico è costituito per oltre<br />

tre quarti dai circa novanta pezzi<br />

ceramici dell’area imolese e faentina.<br />

Altre Fondazioni, impegnate<br />

principalmente sul più tra<strong>di</strong>zionale<br />

fronte della raccolta <strong>di</strong> pitture, hanno<br />

ugualmente privilegiato aspetti<br />

specifici, concentrando le attenzioni<br />

su determinate epo<strong>che</strong> o su alcune<br />

personalità <strong>che</strong> hanno caratterizzato,<br />

dal punto <strong>di</strong> vista artistico,<br />

la storia del territorio <strong>di</strong> riferimento.<br />

La Fondazione Banco <strong>di</strong><br />

sicilia, ad esempio, conserva un numero<br />

molto elevato <strong>di</strong> pitture <strong>di</strong><br />

Francesco Lojacono, il più importante<br />

paesaggista siciliano dell’ottocento,<br />

attivo fino al 1915; la Fondazione<br />

cassa <strong>di</strong> risparmio <strong>di</strong> Volterra<br />

possiede una raccolta nettamente<br />

orientata sulla grafica del<br />

novecento, per effetto della donazione<br />

mino e Giovanni rosi <strong>che</strong> include<br />

<strong>di</strong>segni e incisioni <strong>di</strong> de nittis,<br />

matisse, moran<strong>di</strong>, Viani, de pisis.<br />

Allo stesso modo largo spazio<br />

occupa nella collezione d’arte della<br />

Fondazione cassa <strong>di</strong> risparmio <strong>di</strong><br />

Ascoli piceno il fondo grafico dell’ascolano<br />

Tullio pericoli, così come<br />

le ottanta fantasie grafi<strong>che</strong> sulla natura<br />

morta e il paesaggio <strong>di</strong> pirro<br />

cuniberti qualificano le propensioni<br />

per il contemporaneo della Fondazione<br />

del monte <strong>di</strong> Bologna e ravenna,<br />

mentre le opere grafi<strong>che</strong> e<br />

pittori<strong>che</strong> <strong>di</strong> Amedeo Bocchi connotano la raccolta della Fondazione<br />

monte <strong>di</strong> parma.<br />

L’arte e la cultura sono <strong>di</strong> gran lunga il principale settore d’intervento<br />

delle Fondazioni <strong>di</strong> origine bancaria, <strong>che</strong> con le loro erogazio-<br />

ni in questo campo – più <strong>di</strong> 4 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro in <strong>di</strong>eci anni - oltre all’organizzazione<br />

<strong>di</strong> eventi e mostre, sostengono la conservazione e<br />

la valorizzazione dei beni artistici presenti sui territori. non è tuttavia<br />

noto ai più <strong>che</strong> esse detengono collezioni d’arte molto interessanti,<br />

a <strong>di</strong>sposizione delle loro collettività ma meno conosciute e<br />

fruibili per un pubblico più vasto.<br />

il patrimonio artistico delle Fondazioni <strong>di</strong> origine bancaria, approdando<br />

nel mondo virtuale non si stacca certo dalla realtà, offrendo<br />

al pubblico una fruibilità <strong>di</strong>retta tramite mostre ed eventi. sicché<br />

in occasione della presentazione e messa online del catalogo r’accolte,<br />

il 5 <strong>di</strong>cembre, a Bologna, presso la sede della Fondazione del<br />

monte <strong>di</strong> Bologna e ravenna (via delle donzelle, 2), si apre la prima<br />

delle mostre <strong>che</strong> si susseguiranno nei vari territori italiani per esporre<br />

dal vivo selezioni temati<strong>che</strong> dei capolavori censiti nel catalogo. rimarranno<br />

in mostra fino al 3 febbraio 2013.<br />

il catalogo è accessibile dal sito dell’Acri, all’in<strong>di</strong>rizzo http://raccolte.acri.it<br />

.<br />

Sempre bellissimo, il Parmigianino<br />

un <strong>di</strong>segno con Testa <strong>di</strong> giovane uomo, del grande artista emiliano. È<br />

melle raccolte della Fondazione cassa <strong>di</strong> risparmio <strong>di</strong> parma e Busseto,<br />

ed in mostra in queste settimane a Bologna.

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