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Titanic, cent'anni dopo - Edit

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2 mare<br />

Le tragedie marittime hanno da sempre suscitato l’interesse dell’opinione pubblica, an<br />

Dal <strong>Titanic</strong> alla Costa Concordia: u<br />

di Ivo Vidotto<br />

Nel 1898, quattordici anni prima<br />

della tragedia del <strong>Titanic</strong>,<br />

uscì un romanzo incredibilmente<br />

profetico, dal titolo “Futility,<br />

or the Wreck of the Titan” (“La disperazione,<br />

ossia il naufragio del Titan”).<br />

L’autore Morgan Robertson scrisse<br />

nel libro la storia di un transatlantico<br />

chiamato, guarda caso, Titan, ed era il<br />

più grande mai costruito. Era considerato<br />

inaffondabile fi no a quando, nel<br />

mese di aprile, fi nì in rotta di collisione<br />

con un iceberg nel Nord Atlantico<br />

affondando in poche ore. Molti dettagli<br />

descritti in quel libro appaiono<br />

oggi incredibilmente simili alla tragedia<br />

del <strong>Titanic</strong>, come per esempio la<br />

stazza (46.000 tonnellate), la lunghezza<br />

(243 metri), la velocità di collisione<br />

(25 nodi), l’ora (intorno a mezzanotte),<br />

il numero dei compartimenti stagni<br />

(19), lo scarso numero di scialuppe<br />

di salvataggio, e via di seguito.<br />

A parte questa profezia, le tragedie<br />

marittime hanno da sempre attirato<br />

su di sé l’attenzione dell’opinione<br />

pubblica e molto spesso erano avvolte<br />

da un alone di mistero. La gente<br />

di mare era ben consapevole che de-<br />

terminate rotte comportavano dei rischi<br />

e che la professione di marittimo<br />

è di per sé pericolosa. Ci sono ancor<br />

oggi dei naufragi che non sono stati<br />

mai risolti completamente, a partire<br />

da quello del <strong>Titanic</strong>, senza dubbio<br />

il più famoso. Anche se <strong>dopo</strong> quella<br />

tragica notte del 14 aprile 1912 molte<br />

cose sono cambiate, le disgrazie in<br />

mare continuano a verifi carsi e il recente<br />

naufragio della Costa Concordia<br />

non fa che confermare questa affermazione.<br />

Tra fatalità<br />

ed errori umani<br />

Fatalità, errori umani, guasti tecnici<br />

e tecnologici sono gli ingredienti<br />

principali delle tragedie marittime (e<br />

non solo marittime) in tutto il mondo,<br />

con il rischio che aumenta inevitabilmente<br />

se le navi sono tecnologicamente<br />

da... museo oppure se<br />

l’equipaggio non è suffi cientemente<br />

preparato ad affrontare i pericoli che<br />

la navigazione comporta. A differenza<br />

di un secolo fa, le navi sono oggi<br />

equipaggiati con GPS, radar, comunicazioni<br />

satellitari, sensori di attrezzature<br />

e di controllo informatizzato, anche<br />

se soltanto il 10 per cento delle<br />

navi dispone di servizi Internet, il che<br />

ostacola ad esempio la comunicazione<br />

ship-to-ship. Ciò è dovuto al costo<br />

di Internet ad alta velocità via satellite,<br />

che è di circa 15.000 dollari per<br />

nave. La riduzione delle tariffe consentirà<br />

in futuro alle nuove tecnologie<br />

radar di farsi strada sulle navi, superando<br />

anche le diffi denze e gli ostacoli<br />

della maggior parte dei marinai,<br />

che preferiscono ancora guardare un<br />

vecchio monitor radar magari in bianco<br />

e verde.<br />

Tecnologia<br />

ed esseri umani<br />

A prescindere dai progressi compiuti<br />

dalla tecnologia, si avrà sempre<br />

bisogno di un essere umano responsabile<br />

che sappia cosa fare, soprattutto<br />

quando qualcosa non va per il verso<br />

giusto. Si possono costruire navi<br />

da un miliardo di euro in un anno, ma<br />

per costruire comandanti che poi governino<br />

quelle navi ci voglio 10 e più<br />

anni. Facciamo ora una carrellata dei<br />

peggiori disastri marittimi avvenuti<br />

dal naufragio del <strong>Titanic</strong> a oggi, o meglio,<br />

fi no al 13 gennaio 2012, data in<br />

cui si verifi cò il naufragio della Costa<br />

Concordia presso l’isola del Giglio.<br />

L’HMHS Britannic, affondato il 21 novembre 1916<br />

Il disastro dell’Eastland<br />

L’imperatrice<br />

d’Irlanda<br />

L’Empress of Ireland (“Imperatrice<br />

d’Irlanda”) era un piroscafo inglese<br />

commissionato dalla “Canadian<br />

Pacifi c Line” per la rotta transatlantica<br />

tra Québec (Canada) e Regno Unito,<br />

inaugurata il 26 gennaio 1906. La<br />

nave era lunga 174 m, larga 20,1 m,<br />

con una stazza lorda di 14.191 tonnellate.<br />

Poteva ospitare 1.580 tra passeggeri<br />

e personale di bordo. Affondò<br />

il 29 maggio 1914 alle 01.20 del<br />

mattino nel golfo del fi ume San Lorenzo<br />

<strong>dopo</strong> essere entrato in collisione<br />

con una nave da carico norvegese,<br />

la Storstad. Nell’incidente morirono<br />

1.012 persone.<br />

Un pretesto<br />

per entrare in guerra<br />

L’RMS Lusitania è stato un transatlantico<br />

britannico in servizio agli<br />

inizi del XX secolo, di proprietà della<br />

Cunard Line. Il Lusitania, ideato per<br />

essere il transatlantico più grande e<br />

più veloce mai costruito (fu superato<br />

in grandezza dall’Olympic nel 1911),<br />

venne varato il 7 giugno del 1906.<br />

Poteva viaggiare a una velocità di 27<br />

nodi, era largo 26 metri e lungo 238.<br />

Poteva ospitare circa 3.000 persone<br />

tra passeggeri ed equipaggio. I suoi<br />

interni erano stati disegnati con grande<br />

raffi natezza ed erano caratterizzati<br />

da stili diversi. Il viaggio inaugurale<br />

iniziò il 7 settembre 1907 per concludersi<br />

a New York sei giorni <strong>dopo</strong>,<br />

il 13 settembre. Fu stabilito così un<br />

nuovo record di velocità. Fu affondato<br />

il 7 maggio del 1915 dal sommergibile<br />

tedesco U-20. Morirono circa<br />

1.200 persone. Il fatto, secondo la<br />

maggior parte degli storici, contribuì<br />

a determinare l’intervento degli Stati<br />

Uniti nella Prima guerra mondiale,<br />

dandole una motivazione da proporre<br />

all’opinione pubblica, al pari dell’attacco<br />

a sorpresa subito a Pearl Harbor<br />

ad opera dei giapponesi durante la Seconda<br />

guerra mondiale.<br />

Tragedia<br />

sui Grandi Laghi<br />

La SS Eastland era una nave passeggeri<br />

adibita al trasporto passeggeri<br />

sul lago Michigan. Il suo porto di<br />

immatricolazione era Chicago. Il 24<br />

luglio 1915 affondò <strong>dopo</strong> aver sbattuto<br />

contro una banchina del porto.<br />

Nell’incidente morirono 884 persone<br />

tra passeggeri e membri dell’equipaggio.<br />

Si trattò del più grave incidente<br />

marittimo mai avvenuto sui Grandi<br />

Laghi.<br />

L’affondamento<br />

del Britannic<br />

e l’infermiera<br />

«maledetta»<br />

Il Transatlantico HMHS Britannic,<br />

o RMS Britannic prima di essere<br />

convertito in nave ospedale, fu il fratello<br />

del <strong>Titanic</strong> e dell’Olympic. Fu<br />

costruito a Belfast nel cantiere Harland<br />

& Wolff, il più grande cantiere<br />

navale dell’Irlanda del Nord, con acciaio<br />

proveniente dalla Scozia. Il Britannic<br />

era il più grande dei tre e anche<br />

il più sicuro, essendo stato progettato<br />

per resistere a un incidente simile<br />

a quello del <strong>Titanic</strong>. La costruzione<br />

iniziò il 30 novembre 1911 e la nave<br />

avrebbe dovuto chiamarsi Gigantic,<br />

con una stazza di 70.000 tonnellate,<br />

ma la tragedia del <strong>Titanic</strong> – avvenuta<br />

mentre i lavori erano in corso – obbligò<br />

i costruttori a limitarsi a costruire<br />

una nave più simile alle sue gemelle<br />

e a “moderare i toni” nella scelta del<br />

nome.<br />

Il transatlantico fu varato il 26<br />

febbraio 1914. Era lungo 275 metri e<br />

largo 29, aveva una stazza di 48.158<br />

tonnellate (molto meno delle 70 000<br />

previste per il Gigantic), ma avrebbe<br />

raggiunto le 52.000 una volta confi gurata<br />

per il servizio di linea. Era dotato<br />

di due macchine alternative a vapore<br />

reversibili, a doppio effetto, e triplice<br />

espansione, a quattro cilindri; più una<br />

turbina Parson a bassa pressione che<br />

alimentava le 3 eliche, 2 esterne a 3<br />

pale e una centrale a 4 pale. Le 29 caldaie,<br />

alimentate da 159 fornaci a car-<br />

Il Cap Arcona, affondato il 3 maggio 1945: ci furono<br />

7-8.000 morti, compresi quelli sul Thielbek e Athen<br />

bone, producevano una potenza di 50<br />

000 cavalli vapore, che permettevano<br />

alla nave di raggiungere la velocità di<br />

22 nodi.<br />

Poco <strong>dopo</strong> il varo, all’inizio della<br />

Prima guerra mondiale fu requisito<br />

dalla Royal Navy e convertito in<br />

nave ospedale esercitando compiti di<br />

soccorso tra il 1914 e il 1916; di qui<br />

il prefi sso HMHS, sigla di His Majesty’s<br />

Hospital Ship. Il Britannic fu affondato<br />

il 21 novembre 1916 da una<br />

mina navale tedesca al largo dell’isola<br />

di Kea, nel mar Egeo, pur riportando<br />

chiaramente le croci di soccorso che<br />

la contraddistinguevano come nave<br />

ospedale. L’esplosione che squarciò<br />

la nave si verifi cò in prossimità della<br />

zona macchine. Nonostante lo scafo<br />

fosse rinforzato, l’ingente danno<br />

lo fece affondare irrimediabilmente<br />

in 55 minuti: affondò prima la prua e<br />

poi la poppa e, quando le eliche furono<br />

appena fuori dall’acqua, il Britannic<br />

si inclinò brevemente verso destra<br />

per infi ne rovesciarsi in mare.<br />

L’affondamento causò la morte di<br />

30 persone, molte delle quali rimasero<br />

uccise dalle eliche ancora in movimento:<br />

questo perché non fu possibile<br />

fermarle a causa dei danni riportati<br />

dalla sala macchine a seguito<br />

dell’esplosione. La nave era scortata<br />

da altri mezzi navali che riuscirono<br />

a salvare 1070 persone. Alcune testimonianze<br />

non confermate da fonti<br />

uffi ciali riportano che l’esplosione<br />

fu esacerbata da materiale esplosivo<br />

trasportato a bordo (quasi certamente<br />

destinato a uso bellico) sebbene la<br />

nave fosse solo un mezzo di soccorso.<br />

Storie leggendarie sulla maledizione<br />

dei tre colossi della White<br />

Star Line notano che al momento<br />

dell’esplosione l’infermiera Violet<br />

Jessop lavorava sul Britannic; ella<br />

era anche a bordo dell’Olympic, speronato<br />

dall’Hawke, e soprattutto, faceva<br />

anche parte dell’equipaggio del<br />

<strong>Titanic</strong>.<br />

La triste fi ne<br />

del Transylvania<br />

La SS Transylvania era una lussuosa<br />

nave passeggeri costruita nel<br />

1914. Come tante altre, all’inizio della<br />

Prima guerra mondiale venne requisita<br />

dalla Royal Navy come piroscafo<br />

per il trasporto truppe. Il 3<br />

maggio del 1917 partì da Marsiglia<br />

scortato da due cacciatorpediniere<br />

giapponesi, il Matsu e il Sakaki. Il<br />

suo carico erano oltre 3000 persone<br />

tra membri dell’equipaggio, soldati<br />

e infermiere alla volta di Alessandria<br />

d’Egitto. Intorno alle ore 10 del 4<br />

maggio 1917, il Transylvania che stava<br />

transitando sottocosta al promontorio<br />

prospiciente al comune di Bergeggi,<br />

all’incirca due miglia a sud di<br />

capo Vado, venne colpito e affondato<br />

da due siluri lanciati dal sottomarino<br />

tedesco U-63. Le due navi di scorta<br />

iniziarono subito le operazioni di soccorso<br />

ma la corrente era molto forte in<br />

Mercoledì, 11 aprile 2012<br />

Violet Jessop, l’infermiera<br />

“maledetta”<br />

direzione sud-ovest. Molti naufraghi<br />

infatti vennero soccorsi dai pescatori<br />

al largo di Finale Ligure e soprattutto<br />

Noli. Le vittime accertate furono 414,<br />

molte di queste furono sepolte nel cimitero<br />

di Zinola, quartiere di Savona.<br />

Sugli scogli di fronte alla zona dove<br />

avvenne l’affondamento è stato eretto<br />

un monumento in memoria dei caduti<br />

nel naufragio. Il 7 ottobre 2011 i<br />

sommozzatori del Centro carabinieri<br />

subacquei di Genova hanno ritrovato<br />

il relitto del Transylvania a 630 metri<br />

di profondità al largo dell’isola di<br />

Bergeggi, poco a largo di Savona, con<br />

l’ausilio del minisommergibile “Pluto”<br />

della Marina Militare italiana.<br />

I reduci scozzesi<br />

La nave ammiraglia Iolaire (in gaelico<br />

scozzese “Aquila”) naufragò nel<br />

Capodanno del 1919 nello stretto di<br />

Minch, nel nord-ovest della Scozia.<br />

L’incidente venne considerato come<br />

uno dei peggiori disastri marittimi nel<br />

Regno Unito nel XX secolo. Infatti,<br />

morirono 205 delle 280 persone che<br />

si trovavano a bordo. La maggior parte<br />

dei passeggeri erano marinai che<br />

avevano combattuto durante la Prima<br />

guerra mondiale e che stavano facendo<br />

ritorno a casa, sull’isola scozzese<br />

di Lewis.<br />

Principessa Mafalda,<br />

orgoglio del Lloyd<br />

Italiano<br />

Il Principessa Mafalda (dal nome<br />

della Principessa di Casa Savoia) è<br />

stato un piroscafo del Lloyd Italiano<br />

varato nel 1908 e naufragato il 25 ottobre<br />

del 1927 davanti alla costa del<br />

Brasile, provocando la morte di 314<br />

persone secondo i dati forniti dall autorità<br />

italiane, anche se i giornali sudamericani<br />

riportarono un numero di<br />

morti decisamente superiore: 657.<br />

La nave fu celebre per i suoi allestimenti<br />

di gran lusso e per avere<br />

per la prima volta nella storia della<br />

navigazione la sala delle feste estesa<br />

in verticale su due ponti. Di quest’ultima<br />

caratteristica il Lloyd Italiano<br />

andava particolarmente fi ero poiché<br />

aveva suscitato l’ammirazione di tutta<br />

l’Europa aumentando il prestigio del-<br />

Il piroscafo Empress of Ireland, affondato il 29<br />

maggio 1914 nel golfo del fi ume San Lorenzo

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