Le Passeggiate - Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e ...
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L’anello <strong>di</strong> Val Servin<br />
Un percorso nella natura e nelle storia in un angolo<br />
solitario e suggestivo dell’alta Val <strong>di</strong> <strong>Lanzo</strong>.<br />
Lungo il percorso sono posizionate delle bacheche illustrative<br />
ove vengono citati riferimenti storici e naturalistici. Il sentiero,<br />
fattibile anche durante il periodo invernale, è provvisto <strong>di</strong><br />
adeguata segnaletica, con cartelli recanti il simbolo delle<br />
racchette da neve e <strong>di</strong> lunghi pali per segnalare il percorso in<br />
occasioni <strong>di</strong> grosse nevicate.<br />
Itinerario<br />
Lasciata alle spalle la frazione Cornetti si sale lentamente fino a<br />
raggiungere un breve pianoro detto Pra Sec.<br />
Il sentiero ora si fa piuttosto ripido, fino a raggiungere le case<br />
Arbosëtta, capolinea della piccola sciovia del Pakinò, oltre il<br />
quale si apre il vallone <strong>di</strong> Servin. Di qui la vista spazia sul<br />
vecchio centro <strong>di</strong> Balme. Si prosegue ora in leggera <strong>di</strong>scesa,<br />
per poi attraversare un ripido canale dopo il quale si scende<br />
alla borgata Li Frè (che significa “i fabbri”), 1495 m. È questo un<br />
inse<strong>di</strong>amento fondato nel<br />
XV secolo da minatori<br />
bergamaschi e valsesiani<br />
venuti a sfruttare le miniere<br />
<strong>di</strong> ferro del monte Servin.<br />
Attraversata la frazione, si<br />
prosegue in <strong>di</strong>rezione delle<br />
case Kiòss per raggiungere<br />
l’imboccatura <strong>di</strong> una miniera<br />
abbandonata, dalla quale<br />
veniva estratto minerale <strong>di</strong><br />
talco. Prima <strong>di</strong> giungere alla<br />
miniera, può essere<br />
interessante soffermarsi<br />
davanti ai resti della baita<br />
del Casoùn, interamente<br />
costruita sfruttando un<br />
grande riparo sotto la<br />
roccia come tetto.<br />
Attraverso un fitto bosco, il<br />
sentiero prosegue verso<br />
l’alpe Tchavàna (ove è<br />
possibile vedere la poiana),<br />
per poi <strong>di</strong>scendere sul<br />
fondo del vallone in<br />
prossimità <strong>di</strong> un’immane<br />
roccia solcata da una<br />
gigantesca fen<strong>di</strong>tura a<br />
ridosso della quale sorge la<br />
baita Li Soùgn (gli<br />
acquitrini), 1518 m. Di<br />
fronte alla baita, alla<br />
sommità <strong>di</strong> un masso<br />
annerito dal fuoco, si possono scorgere coppelle incise nella<br />
roccia, a testimonianza dell’antichissimo inse<strong>di</strong>amento umano<br />
nel luogo. Si prosegue ora costeggiando il torrente fino alle<br />
cascate del Rio Pountàt, che d’inverno si tramutano in palestra<br />
<strong>di</strong> ghiaccio. Altro incontro possibile è quello con gli aironi intenti<br />
a pescare dal bordo delle pozze. Si attraversa quin<strong>di</strong> la testata<br />
del vallone, superando il torrente su una rustica passerella <strong>di</strong><br />
legno. Raggiunte le baite <strong>di</strong> Piàn Salè, 1600 m, dove si incontra<br />
il sentiero G.T.A. che porta al Col Paschièt, la pista scende<br />
lungo il lato destro del vallone <strong>di</strong> Servin fino ad attraversare il<br />
ripi<strong>di</strong>ssimo canalone della Riva Loundji, nella parte alta della<br />
quale si possono spesso vedere i camosci.