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LA MODERNA<br />
“RELIGIONE DELLA SCIENZA”<br />
Alcuni retroscena di un<br />
equivoco plurisecolare<br />
La scienza è fondamentalmente democratica e<br />
antioligarchica<br />
F. W. Nietzsche<br />
Non è certo impresa facile affrontare una questione<br />
come quella dello sviluppo scientifico e delle sue<br />
conseguenze tecnologiche nella modernità, ma<br />
l’importanza del fenomeno motiva il nostro tentativo<br />
di inquadrarlo e di delinearne anche solo brevemente<br />
tratti distintivi e ombre.<br />
È cosa piuttosto nota che a partire dal XVI secolo,<br />
soprattutto in Europa, una serie di eventi, di scoperte, di<br />
riflessioni abbiano dato una forte spinta accelerativa alla<br />
conoscenza dei meccanismi e delle leggi naturali,<br />
conoscenza alla quale hanno fatto seguito applicazioni<br />
pratiche sotto forma di apparecchiature, di macchine e<br />
in generale di applicazioni finalizzate ai più disparati<br />
scopi, diffuse in una quantità mai vista sino ad allora.<br />
La cosiddetta scienza e soprattutto la sua versione<br />
applicativa che è la tecnologia sono in effetti i caratteri<br />
distintivi della civiltà moderna in rapporto alle civiltà<br />
precedenti: uno sguardo critico sulla modernità deve<br />
pertanto passare attraverso un’analisi attenta del<br />
fenomeno scienza-tecnologia. Noi, però, se da un lato<br />
siamo sospettosi verso l’autocelebrazione della<br />
modernità e dei suoi fasti, non intendiamo per contro<br />
assumere quelle posizioni bigotte e retrive diffuse in certi<br />
ambienti sedicenti tradizionalisti o conservatori di rifiuto<br />
della novità per partito preso, che vedono nel personal<br />
computer un instrumentum diaboli o contrappongono<br />
al darwinismo i miti dell’Antico Testamento.<br />
Ora, nessuno potrebbe seriamente pretendere di<br />
negare gli innumerevoli vantaggi che sono derivati da<br />
questo immenso fenomeno: la scienza moderna è<br />
finalizzata soprattutto ad applicare in forme pratiche<br />
le leggi e i principi enucleati in sede teorica, a rendere<br />
cioè semplicemente più comoda e più agiata la vita<br />
dell’uomo, e in ciò sembra decisamente essere riuscita<br />
nel suo intento. Un confronto tra la medicina antica o<br />
medioevale e quella moderna è sufficiente ad avere la<br />
34<br />
Difesa della Tradizione<br />
di Michele Russo<br />
(Aries)<br />
misura del cambiamento. Lo scopo del nostro discorso<br />
non sarà quindi un’impossibile requisitoria contro<br />
evidenti successi, quanto piuttosto indagare se dietro<br />
tutto questa gloria e questo fasto vi siano dei lati<br />
oscuri o delle mancanze. E a nostro parere, a ben<br />
guardare, ve ne sono abbastanza per poter affermare<br />
che i costi superano i guadagni.<br />
A cominciare dai termini vi è oggi molta confusione:<br />
quando si parla di scienza viene spesso implicitamente<br />
sottointeso l’aggettivo “moderna”, quasi che prima del<br />
1500 l’umanità vivesse nell’ignoranza. Questa prima<br />
distorsione si basa sull’idea, arbitraria e infondata, che<br />
sia scientifica soltanto quella conoscenza di natura<br />
sperimentale, mentre il sapere non misurabile in<br />
termini matematici sia soltanto favola e opinione. A<br />
partire da questo equivoco, i cui principali responsabili<br />
furono Francis Bacon e René Descartes, gli uomini<br />
hanno iniziato a prestare un’attenzione smisurata allo<br />
studio della natura nei suoi aspetti esclusivamente<br />
materiali - peraltro per la brama di un suo<br />
sfruttamento economico, non certo di una sua pura<br />
conoscenza - tralasciando in misura progressiva quelle<br />
branche del sapere come la metafisica, la psicologia o<br />
l’etica che fino ad allora componevano un tutto<br />
<strong>org</strong>anico. È pur vero che nell’ultimo secolo alcune<br />
discipline come la psicologia sono tornate in voga, ma<br />
appunto scisse e sconnesse da una vera metafisica - che<br />
dopo la fine dell’idealismo tedesco del XIX secolo non<br />
esiste più -, e impostate sul modello epistemologico<br />
proprio delle scienze positive, vale a dire in una<br />
prospettiva strettamente materialista ed empirista.<br />
Peraltro forse è opportuno ricordare che moltissime<br />
teorie e spiegazioni oggi correntemente accettate non<br />
hanno alcunché di sperimentale: basti pensare alla<br />
teoria della gravitazione universale di Isaac Newton, a<br />
quella dell’evoluzione di Charles Darwin o a quella<br />
della relatività generale di Albert Einstein. Con ciò non<br />
intendiamo entrare nel merito sostenendo che simili<br />
teorie non siano valide, ma soltanto che la<br />
sperimentabilità è un criterio per nulla scientifico, e<br />
pertanto che ritenere la scienza - in quanto<br />
sperimentale - più oggettiva e più veritiera del sapere<br />
speculativo è assolutamente infondato.<br />
Di pari passo ai progressi della scienza positiva si è