Bimestrale di informazione religiosa,
cultura e attualità
Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata
Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (Pa) - Italia - ecobrigna@libero.it
Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo
Numero 64
Luglio 2008
• Dormizione ed Assunzione al cielo della Madre di Dio • Chi-Amati per strada
• In questa storia entro anch’io • Statua, icona e mosaico dell’Odigitria a Contessa Entellina
• 350° anniversario della nascita di Pietro Marcellino Corradini • Strade da percorrere
• I suoi occhi • Una scuola per Padre Luca Gattuso • Restauri • L’Adrasto in Toscana
don Enzo Cosentino
editoriale di
e2
Buone vacanze a tutti
In questo periodo, molti di voi si preparano
per il meritato riposo, dopo un
anno di intenso lavoro. Per molti le
vacanze saranno un’evasione, un tempo
libero da impegni. Aver trascorso
“buone vacanze” vuol dire aver potuto
realizzare il programma di riposo che
era stato tracciato. Anche Gesù sapeva
procurarsi i suoi tempi di riposo e
meglio ancora, sapeva pure far riposare
tutti quegli che gli stavano attorno. Ma
dedicava anche buona parte del tempo
di riposo, per trascorrere da solo lunghi
momenti di preghiera. Le vacanze che
molti inizieranno fra non molto, se non
si sprecano nel semplice divertimento,
possono diventare un’opportunità per
crescere nell’amicizia con Cristo e per
intensificare i tempi dedicati alla preghiera.
Le vacanze sono anche un’occasione
per riscoprire la famiglia. Forse
durante l’anno, gli impegni di lavoro
sempre più intensi, non ci permettono
di vivere la famiglia come dovremmo
con i nostri cari. Le prossime vacanze
estive devono servire anche per aiutarci
ad impegnarci per gli altri, per gli ultimi.
Il riposo riesce quando ci preoccupiamo
di far riposare gli altri, di pensare
agli altri più che a noi stessi. A voi
tutti carissimi amici, che ci seguite tramite
l’Eco della Brigna, auguro ottime
ferie, meritato riposo nella serenità. A
tutti il mio più cordiale saluto.
AVVISO
Invitiamo i lettori a comunicare sia
eventuali cambiamenti relativi agli
indirizzi in nostro possesso, sia nuovi
indirizzi di parenti e/o amici ai quali
inviare “Eco della Brigna”, utilizzando
i recapiti in retrocopertina.
Le vostre offerte tramite Bancoposta
potete inviarle invece a:
Parrocchia Maria SS. Annunziata,
Mezzojuso (Pa).
Codice IBAN: IT41 F076 0104
6000 0002 0148 904
15 AGOSTO
DORMIZIONE ED ASSUNZIONE AL CIELO
DELLA MADRE DI DIO
Il 15 Agosto forse siamo troppo presi dal
“Ferragosto” e ci si preoccupa di come
passarlo, quale spiaggia scegliere, trascurando
l’aspetto religioso del giorno; la più
grande delle feste teomitoriche (mariane):
quella che ancora oggi nel mondo bizantino
si chiama “Dormizione della Madre di
Dio” (Kimisis tis Theotoku) e fino ad un
po’ di tempo fa in Occidente si chiamava
la “Dormitio Virginis”. La festa, sia in
oriente che in occidente è la stessa; ci
ricorda la morte e l’assunzione in cielo
con tutto il corpo, della Madre di Dio. Una
verità di fede già propugnata dai Padri
della Chiesa e rappresentata anche dall’iconografia
antica. Verità di fede promulgata
come dogma (l’ultimo dogma
della chiesa cattolica fino ad oggi) da Papa
Pio XII (1939-1958) il I Novembre 1950,
motivandolo come Maria sia compartecipe
della redenzione e quindi compartecipe
di Cristo, (morto, risorto ed asceso in
cielo) e quindi morta (addormentata), ed
assunta in cielo, e, in antitesi ad Eva,
Madre dei “perduti”, “Madre dei redenti”.
Dopo la proclamazione del dogma, in
occidente prevalse l’uso di festeggiare tale
festa (di precetto sia in oriente che in occidente)
come Assunzione di Maria Vergine,
sostituendo quello di “Dormitio Virginis”
(Dormizione della Vergine). Non è facile
riassumere in poco spazio tutta la letteratura
apocrifa che riguarda tale avvenimento,
per la sua vastità. Cercherò di fare una
sintesi accorpando i vari testi, e di ciò mi
scuso con i lettori.
Ci dicono i testi apocrifi che l’Arcangelo
Gabriele, lo stesso che le aveva annunziato
la divina maternità, apparve a Maria per
annunziarle l’imminente morte. Maria si
recò all’Orto degli ulivi per pregare e prepararsi
all’evento. All’arrivo all’Orto, gli
alberi, per renderle onore, piegarono i loro
rami. Tornata a casa avvisò parenti e vicini
di ciò che di lì a poco sarebbe successo,
invitandoli a pregare. Preceduti da
Giovanni, arrivarono a Gerusalemme, da
tutte le parti del mondo, gli altri Apostoli,
trasportati da una nube, per fare corona
alla Madre di Dio ed essere presenti alla
sua morte. Per ultimo giunse anche il
Signore; al vederlo, Maria lo benedisse e
lo ringraziò per aver mantenuto la promessa
fattale, che sarebbe stato Egli stesso a
venire a prendere la sua anima, e quindi
pose fine alla sua vita terrena. Gli apostoli,
simbolo di tutta la Chiesa, dopo aver
vegliato il corpo, lo condussero al sepol-
Kymisis - Museo Suore Collegine di Piana degli Albanesi
cro per la sepoltura. Tra di loro mancava
Tommaso che giunse tre giorni dopo la
sepoltura di Maria. Volendo venerare il
suo corpo, fu accompagnato dagli altri
Apostoli presso il sepolcro; aprendo la
tomba, la trovarono vuota e Maria stessa,
in visione, apparve loro annunciando che
era stata assunta con tutto il corpo in cielo,
per essere per sempre accanto a suo Figlio.
L’iconografia classica della festa ci presenta
Maria distesa sul letto, attorniata
dagli Apostoli e da tre Vescovi: sono
l’Apostolo Giacomo, primo Vescovo di
Gerusalemme; San Ieroteo, che in un trattato
dello Pseudo-Dionigi si dice fosse
presente all’avvenimento; e San Dionigi,
primo Vescovo di Atene. In certe icone è
raffigurato anche l’empio Gefonia che
tenta di profanare il corpo della Madre di
Dio e al quale vengono tagliate le mani da
un Angelo. Dietro la salma di Maria si
vede Cristo che tiene in mano l’anima di
sua Madre, mentre in alto è raffigurata la
Madre di Dio accompagnata in cielo dagli
Angeli.
La festa, originariamente festeggiata il 15
Gennaio a Gerusalemme e in altre parti, fu
fissata al 15 Agosto e resa obbligatoria in
tutto l’Impero Bizantino dall’Imperatore
Maurizio (582-602), originario dell’Asia
Minore. A Roma fu introdotta dal Papa
Teodoro I (642-649), papa di origine
greca, nativo di Gerusalemme.
Papàs Jani Stassi
PRIME COMUNIONI E CRESIME
Domenica 18 Maggio, alle 11.00, in Parrocchia Maria SS. Annunziata, un primo gruppo di 15 bambini riceve i
Sacramenti della Comunione e Cresima. Celebrano la S. Messa don Enzo e don Salvatore Ruffino.
Domenica 25 Maggio, alle 11.00, nella Parrocchia Maria SS. Annunziata, un secondo gruppo di 15 bambini riceve
la Prima Comunione e Cresima.
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Chi-Amati per Strada!
Anche quest‘anno l’Azione
Cattolica dei Ragazzi si è apprestata
a vivere con grande gioia ed entusiasmo
l’esperienza della Festa degli
Incontri. Per me che sono da qualche
mese la Responsabile Diocesana ACR,
la Festa degli Incontri 2008 è stato un
bel “trampolino di lancio” nella scoperta
sempre rinnovata di un AC che proprio
nell’Incontro si fa famiglia.
Ricambiando l’invito fatto l’anno
scorso a Mezzojuso e continuando, in
spirito di amicizia e di collaborazione,
le iniziative che l’AC propone a
Giovani e Ragazzi, Domenica 20
Aprile, siamo stati accolti dall’A.C.R.
dell’Arcidiocesi di Palermo che ha
pensato l’evento in un paese a noi
vicino: Lercara Friddi. Il tema guida
della giornata è stato quello della
“chiamata“.. ma la chiamata che ci
viene rivolta non si realizza in Chiesa o
a casa, bensì per strada! Ecco perché il
“cammino” nell’anno che l’A.C.R.
dedica alla Compagnia ha lo slogan
“SuPerStrada con Te!”. I ragazzi dopo
aver trascorso una giornata di giochi, e
aver adornato le strade di Lercara con
bandierine e segnali stradali con “obblighi
di gioia” e “co-inversione del
cuore”, e avendo affrontato faticose
staffette sotto un caldo sole di inizio primavera,
hanno compreso che “loro”
devono essere i primi testimoni di
Gesù. La Strada diventa
così
di Lorena Lascari
Responsabile Diocesana A.C.R.
luogo di Incontro ma a volte anche di
scontro, diventa luogo di condivisione,
di ascolto ma soprattutto luogo in cui si
incontra Gesù attraverso una sincera e
disinteressata apertura verso “l’altro”. È
nella Strada che Gesù ci incontra, e nei
fratelli che si lascia incontrare, annuncia
la salvezza e ci chi-Ama a diventare
“operai” e “testimoni“ della sua
Resurrezione. In questo cammino Gesù
stesso si fa compagno di viaggio così
come fece con i due discepoli di
Emmaus. E così anche noi nel celebrare
l’Eucaristia lo abbiamo riconosciuto
nei gesti dello spezzare il pane, che
oltre ogni campanile di provenienza ci
riportano a Lui e ci rendono Chiesa
Universale.
Nonostante le tante difficoltà che l’ambito
educativo ci pone dinanzi, in A.C. ,
vogliamo continuare a spendere i talenti
che ci sono stati affidati nelle nostre
comunità parrocchiali, (i nostri
Ragazzi!) consapevoli della possibilità
e della bellezza di una vita pienamente
umana e cristiana (senza limiti di età!),
vogliamo porci al servizio di un
Incontro sempre possibile “tra fede e
intelligenza, tra l’altezza dell’infinito e
l’ordinarietà del quotidiano”; ma per
fare questo oggi c’è davvero necessità
di persone, genitori, catechisti, educatori-animatori,
che con sacrificio e senso
di responsabilità e appartenenza alle
comunità parrocchiali, aiutino i Parroci
e quanti si dedicano in questa bella missione
educativa. Don Bosco diceva:
”educare è cosa del cuore!”
Alcuni momenti della “Festa degli Incontri”
2008 a Lercara Friddi
100 e 40 Anni di AC
“In questa storia entro anch’io!
Il gruppo A.C.G. della Parrocchia a Roma
Lo scorso 2 maggio, otto rappresentanti
del gruppo
“Giovanissimi” del nostro paese, guidati
da un educatore ed un accompagnatore,
sostenuti e incoraggiati dal
parroco don Enzo Cosentino, ci siamo
recati a Roma per prendere parte agli
incontri organizzati dall’Azione
Cattolica nei giorni 3 e 4 maggio in
occasione del 140° anniversario dalla
fondazione dell’A.C. (a quarant’anni
dal Concilio Vaticano II).
Atterrati alle 7.30, siamo stati accolti
in Capitale da una nostra gentile
compaesana, (la signora Nunzia
Figlia) la quale, oltre ad essersi occupata
nelle settimane precedenti di trovarci
un alloggio, ci ha offerto anche
un dolce risveglio con una ricchissima
colazione!
Il sabato sera, superate diverse peregrinazioni,
finalmente tutti in Piazza
San Giovanni per partecipare alla
Veglia di Preghiera e ascoltare le letture
di alcuni scritti dei beati e santi
testimoni in A.C., le parole del Card.
Ruini e, importante occasione, per
conoscere responsabili nazionali,
quali il Presidente uscente Luigi Alici,
il Resp. Nazionale ACR Mirko
Campoli e l’Assistente Nazionale don
Claudio Nora.
E, a fine di una giornata molto inten-
sa e un lungo e ricco tour romano…
a nanna!
Domenica mattina alle 6.00 tutti giù
dal letto…e a qualche fermata di
metrò eccoci a Piazza San Pietro!
La festa ha inizio sotto un sole picchiante
con la proiezione di un filmato
sull’A.C. e degli uomini-protagonisti
che ne hanno segnato la storia,
come Armida Barelli, Mario Fani,
Giuseppe Toniolo, Vittorio Bachelet,
Alberto Marvelli, Pina Suriano, la pic-
cola Nennnolina e molti altri testimoni
di Fede.
Lo staff che animava ha poi fatto rotolare
per la piazza tra le mani festanti
dei tanti soci radunati per il grande
incontro dei giganteschi palloni, che
passando da una mano all’altra, sono
stati simbolo del compito di cui ciascuno
deve farsi portatore: l’annunzio
del Vangelo agli altri.
Una vastissima famiglia, disposta già
da tempo ad accogliere ed ad adempire
a questo compito, “Tra piazze e
campanili”; in più di centocinquantamila
per celebrare il Banchetto
Eucaristico e rendere Gloria a Dio.
Così, accogliendo Benedetto XVI con
un applauso festoso, l’A.C. ha ricevuto
la consegna, che in continuità con
quelle ricevute da Giovanni Paolo II a
Loreto nel 2004 (Contemplazione,
Comunione e Missione), la guiderà in
questo triennio associativo: “Siate
testimoni coraggiosi e profeti di radicalità
evangelica”.
Pellegrini provenienti da ogni regione
d’Italia e rappresentanti dell’A.C.
internazionale con un’unica meta:
entrare in questa storia come
“Cittadini degni del Vangelo”.
Gruppo A.C.G. Parrocchia Maria
SS. Annunziata - Mezzojuso
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Icona dell’Odigitria
Simulacro della Madonna
della Favara
Odigitria di Calatamauro
Statua, icona e mosaico
dell’Odigitria a Contessa Entellina
Chi partecipa alla “Paraclisis”,
celebrata nella chiesa parrocchiale
latina dal 1° al 15 agosto, osservando
attentamente sia la statua della
Madonna della Favara (dentro la nicchia
sopra l’altare centrale), sia il
mosaico dell’Odigitria di Calatamauro
(copertina del libretto), sia l’icona
dell’Odigitria (esposta davanti alla
balaustra), può riscontrare una straordinaria
rispondenza dell’immagine
(espressione, dimensioni, posizione
delle mani, ecc. della Madonna e del
Bambino): le tre opere d’arte (statua,
icona e mosaico) sono quindi espressione
dell’immagine della Madonna
Odigitria, l’icona più nota
dell’Oriente bizantino.
Le peculiari caratteristiche iconografiche
della statua della Madonna della
Favara pertanto, anche se opera di un
artista di formazione tecnica, religiosa
e culturale occidentale, sono tipicamente
orientali. La statua, tipica
immagine sacra dell’Occidente romano,
riproduce infatti la Madonna della
Favara con le tipiche sembianze
dell’Odigitria.
La straordinaria somiglianza tra l’immagine
del mosaico e quella della statua,
possono attendibilmente suggerire
l’ipotesi che la lastra di pietra con
l’immagine della Madonna, trovata
nella fontana Favara e custodita nella
cappella della Madonna del Muro, sia
il mosaico custodito nel museo di
Palermo, e che l’artista Marabitti scolpì
nel 1652 la statua della Madonna
della Favara, certamente secondo le
aspettative dei fedeli, con le sembianze
della Madonna del Muro, venerata
a Contessa fino all’inizio del 1800,
quando fu misteriosamente sottratta
dalla sua cappella (l’attuale dedicata a
S. Francesco nella chiesa parrocchiale
latina).
Paraclisis - Originale inno di supplica
e bellissima composizione poetica in
onore della Madre di Dio, la
“Paraclisis” viene cantata nella quare-
di Calogero Raviotta
sima della Dormizione (1-15 agosto) e
recitata “in ogni afflizione spirituale e
difficoltà”. Molto conosciuta e praticata
nelle Chiese d’Oriente, come il
“Rosario” nella Chiesa d’Occidente,
dai fedeli di rito orientale a Contessa
viene cantata, nella chiesa della
Madonna della Favara, dal 1° al 15
agosto, ogni giorno nel tardo pomeriggio.
Forse in passato questa antica
ufficiatura, era recitata la sera e per
questo a Contessa è nota anche col
nome di “Compieta”.
Anche nella chiesa di rito romano, in
particolare in Sicilia, nella quindicina
della festa dell’Assunzione della
Madonna, vengono recitate delle particolari
preghiere, come il “Rosario”
in dialetto siciliano, recitato nella cappella
della Madonna del Balzo a
Contessa (via S. Nicolò).
Madonna della Favara - La
“Paraclisis” quindi è una ufficiatura
tipicamente orientale ed è stata a
Contessa sempre praticata dai fedeli di
rito bizantino nella chiesa della
Madonna della Favara, sia prima che
dopo l’anno 1698, quando fu istituita
la parrocchia latina. Inizialmente gli
Albanesi, che ripopolarono il casale di
Contessa, cantavano la “Paraclisis”
dinanzi all’immagine della Madonna,
dipinta su una lastra di pietra, trovata,
secondo la tradizione, vicino alla fontana
Favara. L’immagine predetta,
chiamata anche Madonna del Muro,
non va confusa con la statua ancor
oggi venerata, scolpita da Benedetto
Marabitti di Chiusa Sclafani nel 1652.
Odigitria di Calatamauro - E’ un
mosaico del XIII secolo, proveniente
da Contessa e conservato presso la
Galleria Regionale della Sicilia
(Palermo, palazzo Abatellis, via
Alloro, 4). Questa immagine della
Madonna è riprodotta sulla copertina
del libretto della “Paraclisis”, oggi
usato per seguire l’ufficiatura celebrata
nella chiesa della Madonna della
Favara.
XX FESTA
REGIONALE ASAD
PER GLI ALUNNI
DEL “BAMBINO
GESÚ” DI
MEZZOJUSO
Lo scorso 24 Maggio, i 15 alunni
dell’asilo “Bambino Gesù” del
Collegio di Maria di Mezzojuso si sono
recati a Palermo per partecipare alla XX
Festa Regionale ASAD. Da sette anni,
il Collegio di Maria prende parte alle
manifestazioni organizzate dall’ASAD:
Associazione Sport Attività Didattiche,
senza scopo di lucro, nata per diffondere
la pratica dell’attività motoria tra i
giovanissimi e che mette a disposizione
dei bambini insegnanti per le discipline
di lingua inglese, di musica e di arte.
L’evento ha avuto come palcoscenico il
velodromo P. Borsellino di Palermo
dove il prof. Giuseppe Raiti, presidente
dell’ASAD regionale, ha accolto con il
suo saluto tutti i partecipanti alla manifestazione.
Una festa di sport, di musica
e di altre discipline, i cui protagonisti
sono stati gli alunni di 37 istituti
scolastici di tutta la Sicilia. Per tutto il
pomeriggio lo stadio ha brulicato di
bambini in trepidazione, che nonostante
la calda giornata, hanno saputo
meravigliare con la loro semplicità i
genitori, le insegnanti e tutto il pubblico
presente, dimostrando loro che lo
stadio può ancora essere un luogo d’in-
Il Presidente dell’ASAD Raiti, con Suor Colomba e Ina Cangelosi. In basso, alcuni alunni del “Bambino Gesù”
durante l’esibizione al velodromo
contro e di divertimento.
La manifestazione è stata aperta da un
ospite d’eccezione, il tedoforo
Antonio Rossi, campione mondiale di
canoa, che con la fiaccola olimpica ha
dato inizio ai giochi. Come sempre la
manifestazione annuale porta con sé
un tema, che quest’anno è stato la
Fraternità, un valore che i bambini
dell’asilo hanno sperimentato durante
l’anno scolastico attraverso i giochi e
lo stare insieme, giorno dopo giorno, e
che ora hanno potuto scrivere sul
prato verde dello stadio formando
un’enorme scritta che si muoveva al
ritmo di musica.
Durante il pomeriggio, tutte le classi
dei vari Istituti si sono esibite in varie
discipline, e i bambini dell’asilo
“Bambino Gesù” hanno realizzato un
piccolo saggio di danza ginnica contemporaneamente
ad altre classi, che
ha ripagato dalla fatica e dalla stanchezza
l’insegnate di attività motoria,
Ina Cangelosi, e la responsabile
dell’Istituto, suor Colomba.
L’appuntamento è per il prossimo
anno con altri temi da sviluppare e da
insegnare ai bambini come veri valori
della vita.
Gaudenzia Muscarello
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Il servo di Dio
Pietro Marcellino Corradini
Il ricordo del fondatore dei Collegi di Maria
nel 350° anniversario della nascita
Nella ricorrenza del 350° anniversario
della nascita del servo di
Dio, Pietro Marcellino Corradini
abbiamo la grazia di poter celebrare
un anno giubilare con la possibilità di
lucrare l’indulgenza plenaria.
Qualcuno si chiederà: chi è Pietro
Marcellino Corradini?
Il servo di Dio Pietro Marcellino
Corradini è il Fondatore dei Collegi
di Maria. Nacque a Sezze il 2 giugno
1658 - morì a Roma l’8 febbraio 1743.
Fu cardinale di santa Romana
Chiesa, vescovo di Frascati, fondatore
della Congregazione delle Suore
Collegine della S. Famiglia.
Ecco come vide il servo di Dio un suo
contemporaneo, mons. Domenico
Giorgi:
Era di bassa statura e di corporatura
esile, aveva la fronte ampia, gli occhi
vivaci e dotati di uno sguardo penetrante,
era di ingegno acuto e sveglio,
nella conversazione era cordiale ed
autorevole, concreto piuttosto che
lusingatore, senza affettazione ed adulazione;
nell’esprimere il proprio
parere era franco.
All’università “la Sapienza” di Roma
consegue la laurea di giurisprudenza.
Sebbene giovane esercita la professione
di avvocato con vero successo,con-
tinuando nel frattempo a coltivare gli
studi di storia e di archeologia.
A Roma si fa presto conoscere per
l’onestà intellettuale che lo caratterizza:
sono in molti quelli che si rivolgono,
a Lui, stimandolo degno di fiducia
ed ammirandone la preparazione e la
competenza in ogni genere di questioni
giuridiche.
Il papa Innocenzo XI lo tiene in grande
considerazione e lo assume negli
Uffici della Curia Romana.
Il 10 Giugno nel 1702, all’età di 44
anni, viene ordinato sacerdote nella
basilica del Laterano.
Nel 1707 viene consacrato vescovo,
nel 1712 è creato cardinale e nel 1734
diventa vescovo di Frascati.
Durante tutta la sua carriera ecclesiastica,
egli serve la Chiesa e la Sede
Apostolica con intelligenza e versatilità
particolari, dimostrando in ogni occasione,
anche le più difficili ed intricate,
carattere forte ed aperto, integrità di
costumi, rettitudine e cultura straordinaria.
Prende parte a ben 4 Conclavi per
l’elezione del Sommo Pontefice e si
mantiene sempre dalla parte della
Chiesa nella difesa della sua libertà spirituale
e delle sue prerogative nel trattare
affari di natura prettamente religiosa.
“Fino alla fine dei suoi giorni si distinse
per costumi irreprensibili, per grande
intelligenza e memoria, per integrità
delle sue facoltà di corpo e di spirito:
Inclinato per natura alla comprensione,
alla gratitudine, alla rettitudine,
alla generosità, all’ospitalità, al mecenatismo,
gareggiava in fedeltà, in servizi
ed affettuosità”.
Il 15 Dicembre 1734 fu promosso alla
Chiesa di Frascati, che fece rifiorire
con sanzioni, decreti e istituzioni
molto opportune e particolarmente
con frequenti visite pastorali e missioni
per incrementare la vita cristiana
nel clero e nei fedeli; resse questa diocesi
con amore e prudenza, soccorse
con larghezza i poveri, gli indigenti e i
miseri di ogni parte della diocesi.
San Vincenzo Maria Strambi scrisse
di Lui:
Fu il Corradini, come ognun sa, uomo
di vera pietà, di grande discernimento,
di rettitudine inalterabile, d’incorrotta
giustizia, di carità sviscerata,
onde poteva chiamarsi Protettore e
Padre dei poveri.
Mons. Fabi Montani lo elogia in questi
termini:
Com’era commovente vedere un
Cardinale di tanto sapere… correre
verso l’ospedale di S. Gallicano, da lui
diretto, tra gli ammalati più incurabili e
contagiosi, avvicinarsi ai loro letti, a
prestar loro di sua stessa mano soccorso.
La porpora del Corradini non
mandò mai luce più sfolgorante e bella.
Fu apostolo delle vocazioni: tra le
altre seppe intuire, incoraggiare,
sostenere, aiutare le vocazioni di S.
Paolo della Croce e del suo fratello
Giovanni Battista fino al sacerdozio e
all’approvazione delle Regole della
Congregazione dei Padri Passionisti:
Si fece “ Tutto a tutti”, dimostrando a
ciascuno la ricchezza del suo cuore.
La sua paternità si irradiava su tutte
le anime.
Amò ogni persona col cuore stesso di
Dio.
Pienamente inserito nelle vicende del
suo tempo, specie per ciò che concerne
le relazioni con i regnanti e con i
loro rappresentanti, il Corradini non
dimentica però di orientare coerentemente
la sua vita nella direzione del
servizio e della carità senza confini.
La fondazione della Congregazione
delle Suore collegine della Santa
Famiglia, come di altre benemerite
istituzioni da lui volute, è il frutto del
suo cuore generoso, docile agli impulsi
dello Spirito Santo ed attento alle
necessità dei più poveri.
Per le ragazze bisognose di istruzione
e di educazione di Sezze, infatti, egli
trasforma la sua casa in un nuovo
Istituto allo scopo di preparare il loro
avvenire di madri, capaci di vivere
dignitosamente e di trasmettere la fede
cristiana insieme alla morale e ai valori
più nobili ed imperituri tanto necessari
alla convivenza civile.
Dio gli donò il carisma della carità
educativa come particolare esperienza
dello Spirito.
Il fondatore l’ha trasmessa a noi suoi
discepoli per essere custodita, approfondita,
sviluppata in sintonia con il
Corpo di Cristo in perenne crescita.
Il Carisma è forza che si dona senza
misura che non conosce ostacoli nel
tempo, che si propone sempre e si configura
con il messaggio evangelico.
Il Corradini uomo del suo tempo
colto, umile, nobile, impegnato nei
problemi e negli affari della Curia
Romana, trovò tempo e modi per vivere
il comandamento del Signore.
AMA IL PROSSIMO TUO
Era il 1717. Sentì l’amore per le anime
e il servizio della Chiesa come un’esigenza
profonda di tutta la sua vita.
La sua opera di evangelizzazione percorse
la via della Carità non a parole
ma con la manifestazione delle opere.
Egli credette nell’amore che rigenera
la vita. Per questo nel nome della carità
fondò la nostra Congregazione, e le
affidò il compito costante dell’annuncio
del Vangelo quale unico tesoro.
Sono passati 291 anni, quasi tre secoli
di storia, segnati da eventi rilevanti,
talvolta drammatici, che testimoniano
il cammino di una Comunità, che si
moltiplica e si espande con lo spirito
missionario.
L’attività missionaria è una delle
espressioni vitali dell’essere
Collegine:
AMARE - ELEVARE - ISTRUIRE -
TENDERE LA MANO ANCHE AI
LONTANI.
E’ in corso la causa per la sua canonizzazione.
Noi lo invochiamo come
PADRE: la sua paternità si irradiava
su tutte le anime;
PASTORE: si fece “tutto a tutti”,
dimostrando a ciascuno la ricchezza
del suo cuore.
FONDATORE: dispose che le sue
figlie spirituali si santificassero come
educatrici e come “madri nel
Signore”.
Suor Maria Lo Pinto
COLLEGIO DI MARIA - MEZZOJUSO
30 MAGGIO 2008
Solennità del
Sacro Cuore
La solennità del Sacro Cuore di Gesù
ha avuto una celebrazione solenne: la
riflessione sull’amore di Gesù ha
messo in luce il valore e il senso di
questa giornata liturgica tutta incentrata
sulla contemplazione di quel che
ha fatto il nostro Salvatore Gesù
Cristo e quel che dobbiamo fare noi.
E’ facile comprendere anzitutto che il
cuore è un simbolo molto ricco della
capacità umana di volere e di amare.
La sensibilità umana ha la sua sede nel
cuore, Dio solo ne conosce i battiti e
sa ispirarne gli orientamenti: Dio
infatti ci ha amato per primo sin dall’eternità:
Gesù il suo Figlio unigenito
con l’incarnazione ha reso visibile e
concreto, fino a farcelo sperimentare
in tanti modi, questo amore divino,
infinito, misterioso. Perciò Egli ci
invita a imparare da Lui, che è mite e
umile di cuore. Alla sua scuola noi
impariamo ad amare secondo dimensioni
completamente nuove.
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E
’ il 28 maggio 2008, la silenziosa
piazzetta di Padre Pio (Fontana
Vecchia) viene invasa da un coretto di
vocine di bimbi e dal suono solerte del
fischietto del vigile urbano: è arrivato
il momento, tanto atteso dai piccoli
automobilisti, dell’esame di “scuola
guida dell’ infanzia”.
Educare fin dalla più tenera età al
rispetto di alcune semplici regole farà
crescere adulti più responsabili. Un
bambino ben formato ed informato
diventerà, senza dubbio, un adulto
cosciente del mondo in cui vive e si
muove.
L’educazione stradale si colloca benissimo
nel contesto formativo della
scuola dell’infanzia, occupa una posizione
trasversale a tutte le aree di
apprendimento, rientrando pienamente
nel più vasto compito che la scuola
è chiamata a svolgere.
Il progetto “AMICA STRADA” è stato
avviato i primi giorni di maggio con
l’esplorazione dei cartelli stradali
(obbligo, pericolo e indicazione) e con
di Liana La Gattuta
la visita al semaforo. Durante l’ uscita i
segnali sono stati debitamente fotografati.
Visionando le foto della passeggiata,
i bambini hanno ripassato il significato
dei segnali stradali ed hanno, poi,
disegnato i loro segnali preferiti partecipando
così all’allestimento dei materiali
da utilizzare per il percorso stradale
realizzato con le transenne, gentilmente
messe a disposizione dal Comune di
Mezzojuso. Il percorso creato è stato
sicuramente alla portata dei bambini,
che saliti sulle loro automobili e motociclette
hanno iniziato a “scorrazzare”
rispettando le regole apprese in precedenza:
fermandosi davanti allo stop,
aspettando davanti al semaforo rosso,
non imboccando strade in presenza di
divieti di accesso, non sostando sotto i
divieti di sosta, rallentando in prossimità
di pericoli vari. Alla fine del percorso
tutti gli alunni sono stati promossi e
hanno ricevuto dall’ufficiale di Polizia
Municipale, il sig. Spata Giuseppe, a
cui va un particolare ringraziamento per
la collaborazione, la “baby patente” con
tanto di firma e timbro.
Il giorno dell’esame di guida è stato
solo uno dei tanti momenti che hanno
reso particolarmente intensa ed impegnata
questa parte finale dell’anno
scolastico. Il 6 giugno i bambini
hanno salutato la scuola con il recital
“un anno in musica”, nello stesso giorno
si è avuta la cerimonia di consegna
dei diplomi, avvenuta alla presenza
del Dirigente Scolastico che ha reso
più “ufficiale” il momento, e la proiezione
del D.V.D. “un sorriso lungo un
anno” che è stato omaggiato agli alunni
per ricordare i momenti più importanti
dell’anno scolastico appena trascorso.
La festa è stata allietata dal
buffet organizzato dai genitori, che si
sono anche premurati di portare un
regalo alle insegnanti; al tutto si è
aggiunto il gelato offerto dal signor
Pietro Napoli, che ha voluto festeggiare,
con i bambini, la conclusione del
suo “percorso di guida” con lo scuolabus:
allo “zio Pietro” un augurio speciale!
Isuoi occhi. Non il viso tumefatto, il corpo nudo, segnato…
Ricordo chiaramente i suoi occhi.
Camminava a stento, con le braccia staccate dai fianchi,
forse per impedire alle stesse di strofinare sulle ferite o
forse per cercare il calore di un abbraccio.
I suoi occhi neri, profondi, incastonati su un viso da bambina
raccontavano storie di un orrore inaudito, parlavano
di sofferenze e di terrore, di crudeltà e cinismo, ma, nello
stesso tempo, sprigionavano amore per la vita di prima.
Prima della guerra.
La casa dove era nata era stata costruita da suo padre con
grosse assi di legno stagionate incastrate ortogonalmente
le une sulle altre e rifinite da un solido tavolato interno.
Il tetto a spioventi, in legno e tegole scure e resina di
pino, era l’orgoglio di suo padre. “Non fa una goccia
d’acqua”, diceva guardandolo compiaciuto nelle serate
piovose.
Il colore delle pareti era stato velato dalla pioggia e dal
muschio.
Sotto il porticato d’edera, davanti all’uscio, due grossi
tronchi modellati dall’uso, ove sedersi a godere della frescura
serale.
Vittoriano Gebbia
I suoi occhi
Pubblichiamo a partire da questo numero la prima delle quattro puntate del romanzo di Vittoriano Gebbia.
Vittoriano, menzijusaro d’origine, nasce, vive ed opera a Palermo, senza interrompere assolutamente i rapporti con l’ambiente
di provenienza. Esercita la professione di Architetto ma non ha mai abbandonato la sua passione per la narrativa, ed è
autore di diversi romanzi. Le descrizioni ben definite e particolareggiate degli spazi e dei contesti fantasiosi descritti nei suoi
racconti sono orientati ad identificarsi con sceneggiature comunemente percepite nei nostri ambienti. Ecco perché la lettura
diventa scorrevole e appassionata, semplice ma non manchevole di profondi significati.
Il pavimento, povero, fatto di tavole, emanava un odore
fruttato e di miele d’acacia ed era piacevole calpestarlo a
piedi nudi.
Dentro, un camino in pietra calcarea sprigionava calore
anche quando era spento.
La casa sembrava fosse stata costruita, e forse era così,
attorno ad un lastrone di pietra sul quale sua madre
cucinava.
C’era da molto tempo la sua casa in quella vallata, tanto da
essersi integrata con la natura in un rapporto simbiotico.
A pochi passi un bosco fitto per molto tempo vietato a lei
e a suo fratello, dall’altro lato il recinto e la capanna di
Bettina dalle mammelle sempre gonfie di latte.
A toccare la casa, l’orto e, poco lontano, una striscia di
terra colorata dalle stagioni.
Suo padre era un uomo alto e corpulento. Il viso, segnato
dal sole, era parzialmente nascosto dai folti baffi, tanto
che non si capiva quando ridesse. Era un tipo taciturno e,
a chi non lo conoscesse, poteva sembrare addirittura
scontroso. Ma i suoi modi gentili e affabili, che poco si
addicevano ad un omone dall’aspetto così rude, si evidenziavano
immediatamente.
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Illustrazioni di Ciro Muscarello
Vittoriano Gebbia
I suoi figli alimentavano la sua vita.
Lei si sentiva protetta ed al sicuro quando gli era accanto.
“Papà, vediamo se sono cresciuta”, e gli si accostava
segnando su di lui con la mano il punto in cui le arrivava
la testa. Ma accanto a suo padre sarebbe sembrata
sempre troppo piccola.
Non sempre il destino permette a due persone fatte l’una
per l’altra di incontrarsi, ma suo padre e sua madre erano
stati fortunati: sembrava che un unico essere vivente si
fosse sdoppiato in due entità apparentemente separate
ma unite da un legame invisibile e percettibile.
Aveva compiuto diciotto anni da qualche giorno, quando,
una mattina, decise di entrare nel bosco vicino per
scoprire quali misteri nascondesse.
“Ormai sono grande”, pensò, “e papà non può impedirmi
di allontanarmi per qualche ora da casa”.
Camminò poche centinaia di metri e si trovò davanti alla
fila di pini che aveva sempre visto da lontano e che, così
da vicino, sembravano più alti di quanto avesse mai
immaginato.
Al di là il buio, l’apparente disordine del bosco e il sole
che a tratti disegnava strisce di luce per terra.
Non ebbe paura e si addentrò fra il verde con il naso
all’insù cercando di scorgere il cielo azzurro rassicurante
fra le cime degli alberi che si piegavano attraversate
dal vento invernale.
Fu allora che arrivarono, ma non li vide.
Sentì solo il rombo dei motori, un boato sordo e suo
padre che gridava: “Fermatevi, noi non c’entriamo!”.
Ma le bombe erano sorde e continuavano a scendere ed
a distruggere.
Si piegò sulle gambe e, socchiudendo gli occhi, si strinse
la testa fra le mani. Restò così, ferma, fino a quando
non sentì più nulla.
Si alzò di scatto e corse verso la sua casa cercando di
scorgerla fra un tronco e l’altro.
Immediatamente si rese conto che tutto quello che c’era
stato non c’era più. La sua casa era ridotta ad un cumulo
di legna arsa.
Scavò con le mani. “Papà, Mamma, Francesco…” continuava
a ripetere, quando si accorse che i vestiti le bruciavano
addosso, ma non provava dolore o, forse, il dolore che
aveva dentro superava quello provocato dalle bruciature.
Si strappò i vestiti di dosso e continuò a scavare fino a
quando, esausta, non si accasciò per terra.
Il bosco vietato le aveva salvato la vita.
Si ritrovò a vagare senza meta fino a quando non mi si
parò davanti.
Le andai incontro d’istinto e l’avvolsi con il mio pastrano,
enorme rispetto a lei, appesantito dalla pioggia e dal
fango.
La sua faccia trasfigurò in una smorfia assurda di dolore,
ma subito dopo la sua bocca accennò ad un sorriso fuori
luogo.
La sorressi e ci allontanammo lungo la strada.
Nessuno del drappello degli uomini che comandavo mi
fermò. Forse perché ero il più alto in grado, forse perché
tutti pensavano che stessi facendo la cosa giusta o forse,
semplicemente, perché non si accorsero di me.
La sorreggevo, camminavamo vicini, ma si sentiva solo
il rumore dei miei passi amplificato dai pesanti scarponi.
Camminammo fino a che non fece buio e ci trovammo
davanti ad una piccola chiesetta di campagna.
Era costruita di solida pietra arenaria ed era chiusa da un
imponente portone di castagno.
Le bombe l’avevano risparmiata anche se ci erano andate
molto vicine. Una buca enorme, provocata da
un’esplosione, aveva fatto inclinare paurosamente il
campanile, ma questo, quasi a dispetto, rimaneva in piedi
aggrappato tenacemente alla terra.
Spinsi il portone, credendolo più pesante di quanto non
fosse, con una forza fuori misura, facendolo battere violentemente
sugli stipiti. Entrammo.
La chiesa non doveva essere più frequentata da tanto
tempo. Le panche di legno erano diventate alimento per
i tarli; i pavimenti erano stati dissestati dalle radici degli
alberi vicini; i muri macchiati dall’umidità del tempo.
Doveva essere sicuramente una chiesa sconsacrata ma,
entrandoci, ebbi l’impressione che Dio non fosse andato
mai via.
Feci sedere la ragazza su una panca traballante e richiusi
il portone alle mie spalle bloccandolo con delle tavole.
In un angolo, vicino all’altare in marmo bianco, un
cumulo di abiti usati.
Non so perché fossero là. Forse erano stati donati da un
ricco benefattore per i poveri della parrocchia, ma ci
furono utili: ci potemmo vestire con indumenti asciutti.
Parte li adoperammo per fare un comodo e caldo giaciglio.
“Vieni, ragazza” le dissi e, aiutandola ad alzarsi, la feci
adagiare sul letto improvvisato.
“Grazie, soldato” e socchiuse gli occhi.
Mi sedetti per terra ed appoggiai la schiena all’altare,
guardando il portone: era quello l’unico punto d’accesso.
Mi appostai con il fucile fra le gambe, così come mi
aveva addestrato il capitano. Il mio capitano.
Strano uomo, lui. Un tipo tarchiato, biondiccio ed
occhialuto. In quell’inferno un vero amico.
Non mi chiamò mai per nome, anche quando ci sedevamo
assieme a consumare un pasto approssimato, mi chiamava
sempre “tenente”, anzi, a dire il vero, abbreviava in
“tenè”. Ed io, per rispondergli a tono, ma scherzosamente:
“Agli ordini, capità”.
La cosa che mi mancava di più, in quella guerra che non
capivo, era di non sentirmi chiamare col mio nome di
battesimo.
Per tutti ero “tenente”, “Tenè” per “Capità”.
In quella guerra, mi ci avevano trascinato mio malgrado;
ma per Capità, fare la guerra, era il suo mestiere.
Lui aveva delle personalissime teorie filosofiche sulla
guerra. “La guerra serve…” mi ripeteva spesso. “Serve a
fare diminuire gli uomini sulla terra, altrimenti non c’entreremmo
più”. O tirava fuori la trita “Se vuoi la pace,
prepara la guerra”.
“Per la legge del tempo” un giorno mi disse “tutto ha un
inizio e tutto ha una fine. Ed allora perché sprecare tante
energie per sopravvivere se alla fine ciò non porterà a nessun
risultato positivo? Stando così le cose” concluse “preferisco
morire così come sono vissuto: combattendo”.
Non riuscivo a capirlo. Potevamo dissertare sull’argomento
all’infinito con parole altisonanti fino ad abusarne,
lavorare intellettualmente sul tema fino a confonderci
i pensieri, studiare come rendere la guerra una dottrina
filosofica..., ma restava il fatto che quello che mi spaventava
di più non era morire, ma essere costretto ad
uccidere per sopravvivere.
I suoi occhi
Strano tipo, Capità.
A qualcuno che gli chiedesse il suo nome, rispondeva di
chiamarsi Juri.
Una sera, davanti ad una bottiglia di vino, con la mente
annebbiata e la lingua sciolta dall’alcool mi confessò che
il suo nome di battesimo era Pasqualino. Poco si addiceva
quel nome ad un “guerriero”, così come amava definirsi.
Penso che non mi abbia mai chiamato per nome per evitare
che gli chiedessi il suo.
Un vero amico, Capità. Devo a lui la mia vita ed ai suoi
insegnamenti “sull’arte della guerra”.
Ero lì, in quella chiesa, con una ragazza sconosciuta alla
quale stavo cercando di salvare la vita ed ero un disertore.
Non avevo più compagni.
Erano diventati tutti miei nemici, indipendentemente dal
colore della loro divisa.
Mi appostai, così come mi aveva insegnato Capità,
appoggiato all’altare.
Mi tirai addosso un po’ di quegli stracci bisunti e mi preparai
per la notte. “Ragazza” sussurrai “dormi?” non mi
rispose e pensai che fosse morta, ma la vidi respirare.
La notte trascorse fra improvvisi sussulti per rumori lontani
e assopimenti repentini per la stanchezza.
La mattina fu lei a svegliarmi. “Soldato”, disse “hai niente
da mangiare?”
Aprii gli occhi, mi guardai intorno e ci volle qualche
secondo per capire dove fossi.
Frugai nervosamente dentro il mio zaino e tirai fuori
tutto ciò che avevo: qualche scatola di carne, due pagnotte,
due scatole di fagioli, tre mele. Nient’altro.
Facendo economia potevano bastarci per tre giorni.
Ragazza prese una mela e mi fece segno di passarle il
pugnale che avevo alla cintola. Tagliò la mela e me ne
offrì la metà.
Mi sembrò che stesse meglio rispetto al giorno prima, ma
non aveva la forza di alzarsi, e soprattutto, per non irritare
le sue ferite, cercava di muoversi il meno possibile.
Fu allora che cominciò a raccontarmi la sua vita. Di suo
padre, sua madre, suo fratello, della sua casa.
Il suo racconto era spesso intercalato da “sai, Soldato?
Ero felice prima.”
Il suo modo di parlare era pacato. L’ascoltavo con piacere
perché mi ricordava il tepore di una famiglia del quale
da troppo tempo non godevo.
Durante il suo racconto pensavo spesso a mia madre ed
alla sua disperazione nel vedermi partire. Ed a mio padre
che contraeva le labbra nel tentativo di non piangere.
Pensavo alla manina di mio fratello che accennava un
saluto mentre il treno inesorabilmente cominciava a
muoversi.
Troppo tempo era passato.
Mi trovavo in quel posto irreale a succhiare svogliatamente
mezza mela, ascoltando il racconto dell’esistenza
di una ragazza sconosciuta, ma stavo bene.
Era come se chiudendo il portone di quella chiesa avessi
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Vittoriano Gebbia
tagliato fuori dalla mia vita l’assurdità della guerra.
Mi resi conto, improvvisamente, che non si sentiva più la
pioggia battere, né il vento sulle foglie.
Alzai la mano per chiedere silenzio, e Ragazza ammutolì.
“Che c’è, Soldato?”. Non le risposi, mi alzai ed impugnando
il mio fucile mi accostai ad origliare al portone.
Niente. Un silenzio irreale. Lentamente sbloccai il portone
e aprii uno spiraglio.
Mi investì un profumo di pulito, di resina di pino e di
foglie sminuzzate. Aveva nevicato.
Spalancai il portone affinché Ragazza vedesse e respirai
una boccata di quell’aria che mi ripulì i polmoni e l’anima.
Ero poco abituato ad un simile paesaggio.
“Da me, nella mia terra” dissi “non nevica mai”.
Stavo per uscire ma mi resi conto che avrei lasciato le
mie impronte sul quel mare bianco.
Nessuno doveva capire che ci potesse essere qualcuno
dentro.
“Acqua”, pensai e racimolai con le
mani un po’ di neve sull’uscio e la
spinsi a forza nella mia borraccia.
Richiusi e bloccai il portone.
Ragazza ricominciò a raccontare.
Passammo l’intera giornata a scambiarci
le nostre vite. Ci addormentammo
presto. Io crollai, spossato, in
un sonno profondo.
Ma quella notte non trascorse come la
precedente.
Fui svegliato di soprassalto da un
vociare di uomini. Non capivo che
lingua parlassero, non capivo chi fossero,
ma aveva poca importanza.
Imbracciai il fucile e spinsi l’otturatore.
“Non sparare se non sei sicuro di colpire”
diceva Capità.
E io rimasi lì, fermo.
Il fucile appoggiato su un ginocchio.
L’indice della mano destra sfiorava il grilletto. I battiti
del cuore mi rimbalzavano nella testa e mi bruciavano le
tempie.
Me la cavavo a sparare e da quella distanza non avrei
potuto mancare il bersaglio.
Il cinismo della guerra ormai da tempo mi aveva contagiato,
ma non avevo mai ucciso nessuno.
Si sentivano le voci avvicinarsi e in me si concretizzava
l’idea di uccidere per non essere ucciso. E quest’idea
diventava sempre più reale fino a trasformarsi in desiderio.
Sparare e farla finita. O io o tu.
Una spinta violenta al portone mi fece fermare il cuore,
ma non per paura.
La tensione che si percepiva nell’aria era intensa, forte, e
il cuore si fermò per non sprecare energie e permettere
al cervello, ai tendini, ai muscoli di essere immediatamente
reattivi. L’indice si contrasse sul grilletto, ma non
Il cinismo della guerra ormai
da tempo mi aveva
contagiato, ma non avevo
mai ucciso nessuno.
Si sentivano le voci
avvicinarsi e in me si
concretizzava l’idea di
uccidere per non essere
ucciso.
E quest’idea diventava
sempre più reale fino
a trasformarsi in desiderio.
Sparare e farla finita.
O io o tu.
lo fece scattare. Un altro respiro sarebbe bastato.
Gli uomini si allontanarono. Sentii i loro passi scricchiolare
sulla neve fresca.
L’acido lattico impediva ai muscoli di rilassarsi ed io
rimanevo fermo, con le mani serrate sul fucile.
Mi spostai poco in avanti e scorsi, con la coda dell’occhio,
la sagoma di un uomo sulla mia destra.
Scattai in piedi con un guizzo felino che mi meravigliò e
gli puntai il fucile alla testa. Mi resi conto che non c’era
nessuno. Una vecchia lastra di vetro lineata rifletteva la
mia immagine illuminata dalla luna bianca.
Mi guardai e non mi riconobbi. Ma non per il mio aspetto
fisico turbato dagli eventi, ma per l’espressione dei
miei occhi: freddi, spietati.
Fu allora che ebbi veramente paura, paura di quello che
ero diventato.
Il mio viso abbandonò la smorfia nervosa provocata
dalla tensione, i miei muscoli comin-
ciarono ad allentarsi, il mio cuore
ricominciò a battere. Guardavo riflessa
la mia immagine non mia, ipnotizzato
e incredulo.
“Soldato”, mi risuonò dentro dandomi
un brivido alla schiena, “coraggio,
sono andati via”.
Ragazza mi rassicurava. Lei… rassicurava
me.
Non le risposi. Mi sedetti accanto a
lei e la invitai a raccontarmi di quando
giocava con suo fratello nella sua
casa di legno vicino al bosco di pini.
I suoi occhi neri, profondi mi avevano
trasmesso il suo orrore per la guerra,
che, sommato alla mia sofferenza,
mi avevano dato la forza di abbandonare
tutto e andare via.
I suoi occhi mi rassicuravano e mi
davano la forza di continuare quello
che avevo incominciato: la mia guerra
privata contro tutto e tutti.
I suoi racconti, i racconti della vita di prima, diventavano
sempre più particolareggiati, ma spesso innescava-no
i miei ricordi che mi inebriavano la mente fino al punto
di non percepire più quello che dicesse.
Lei capiva dalla mia espressione che la mia anima non
era più presente e si fermava.
Il mio cervello, intorpidito dalle sue parole, aveva un
sussulto e mi riportava alla realtà. Sbattevo le palpebre
ripetutamente e la guardavo con una luce diversa negli
occhi. Soltanto allora lei si rendeva conto che ero tornato
e ricominciava a raccontare.
Capii che non voleva che perdessi niente della sua storia.
Capii che non sarebbe bastato alla sua vita il ricordo dei
suoi cari, ma che aveva bisogno che qualcun altro li
conoscesse e li ricordasse.
Nel pomeriggio di venerdì 16 maggio
2008, alle ore 16,30, si è tenuta
a Cantinella, con grande concorso di
pubblico, la cerimonia di intitolazione
dell’Istituto Comprensivo di Cantinella
di Corigliano Calabro a “Don Giovanni
Bosco”, nonché del Plesso della Scuola
Primaria a “Padre Luca Gattuso”.
Organizzatore della manifestazione è
stato il Dirigente scolastico dell’Istituto
Comprensivo Agostino Guzzo; all’iniziativa
sono intervenute numerose personalità
scolastiche, civili, militari e
religiose: il presidente del Consiglio di
Istituto Luigi Caputo, il Commissario
del Distretto scolastico n. 20 Adriana
Grispo, il Direttore del Centro salesiano
di Corigliano don Angelo Draisci. E
ancora l’ispettore salesiano per l’Italia
meridionale don Pasquale Martino, il
comandante della locale Compagnia
dei Carabinieri capitano Raffaele
Ruocco, il tenente di vascello
Francesco Stagira, il Dirigente tecnico
del Ministero della Pubblica Istruzione
Francesco Branca, il Dirigente
dell’Ufficio Scolastico provinciale
Antonio Santagada, il responsabile del
settore Pubblica Istruzione di
Corigliano Enzo Viteritti, il Vescovo
della Diocesi di Lungro mons. Ercole
Lupinacci.
Alcuni parenti di Padre Luca Gattuso,
Cantinella:Venerdì 16 maggio
2008 cerimonia di
intitolazione del Plesso della
Scuola Primaria a
“Padre Luca Gattuso”
le sorelle Maria e Giuseppina ed alcuni
nipoti hanno presenziato all’evento,
profondamente commossi e riconoscenti
verso la cittadinanza tutta del
grande onore dato al loro familiare.
Gli alunni delle scuole elementari e
medie, accompagnati dai loro docenti e
dai genitori, hanno riempito la piazza
di Cantinella, davanti alla scuola dove
è avvenuta l’intitolazione ed hanno trasformato
coi loro canti e recite l’evento
in una festa.
Per tutti i convenuti la cerimonia si è
rivelata senza dubbio il momento più
importante per dare significato al forte
messaggio insito nella scelta di mettere
a guida dell’istituto scolastico un uomo
che ha fatto dell’azione educativa lo
scopo di tutta la propria vita.
Dopo che sua Ecc. mons. Lupinacci ha
ricordato la figura di Padre Luca, il
Dirigente scolastico dott. Guzzo lo ha
invitato a procedere, assieme alle sorelle
di Padre Luca, alla scopertura della
tabella recante la scritta della intitolazione
del Plesso.
Successivamente nell’aula magna della
Scuola media, poco distante, dopo la
nuova cerimonia dell’intitolazione
dell’Istituto Comprensivo a Don
Bosco, si è tenuto un incontro durante
il quale le personalità ed autorità presenti
hanno ricordato l’importanza
di Antonino Perniciaro
della Scuola e dell’educazione scolastica
nella formazione dei giovani ed
hanno dato grande risalto all’opera
missionaria e sociale dei due grandi
uomini ai quali sono state dedicate le
scuole di Cantinella.
Non poteva non riempire di giusto
orgoglio i parenti il pensiero che l’opera
di Padre Luca Gattuso venisse paragonata
a quella di Don Bosco. E’ stato
messo in evidenza dai relatori, infatti,
che si trattava di due uomini che hanno
sacrificato la loro vita per l’educazione
dei giovani e per la loro elevazione
morale.
Alla fine della manifestazione la nipote
di Padre Luca, Rosa La Gattuta, ha
voluto ringraziare, a nome dei familiari,
gli organizzatori e la cittadinanza
dell’onore fatto a Padre Luca, il cui
ricordo vive ancora dopo oltre trent’anni
dalla sua morte nei cuori di quanti lo
hanno conosciuto.
Un vivo senso di gratitudine va all’attuale
parroco della Parrocchia greca di
San Mauro di Cantinella, padre
Domenico Randelli, che si è interessato
perché l’iter burocratico della proposta
della intitolazione della Scuola elementare
a Padre Luca trovasse accoglimento
presso l’Amministrazione
comunale di Corigliano e presso le
autorità scolastiche del Distretto.
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Eccellenza reverendissima, signor
Preside, autorità religiose e civili
e militari, gentili signore e signori.
Ringrazio anzitutto i promotori di
questo lieto evento organizzato in
riconoscimento dell’opera svolta da
padre Luca Gattuso durante la sua permanenza
presso questa Comunità.
E’ per noi parenti un grande onore che
la sua attività sociale e religiosa sia
stata talmente apprezzata da ricevere
la ricompensa della intitolazione di
una scuola, che tanto lustro darà al suo
nome.
L’aver voluto dare un riconoscimento
perenne al nostro caro parente ci riempie
di giusto orgoglio, perché significa
che egli ha agito in maniera tale da
meritarsi l’amore delle persone verso
le quali ha profuso le sue cure e le sue
attenzioni.
Cose tutte queste che sono state
ricambiate con l’affetto della gente
non solo durante la sua permanenza in
questa cittadina ma anche oltre, perché
hanno lasciato frutti che sono
maturati nel tempo ed un ricordo
perenne nelle persone.
Oggi, infatti, questi frutti si traducono
nella volontà di rendere imperitura la
sua memoria a Cantinella.
Personalmente ricordo che da ragazzina,
mentre ero ospite dello zio qui a
Cantinella durante l’estate, sono rimasta
positivamente impressionata di
come la gente amasse padre Luca per
Ritengo che la scuola con tale scelta
abbia saputo interpretare la
volontà unanime di tutta la popolazione
di Cantinella.
Padre Luca Gattuso è stato un parroco
che si è molto adoperato per la formazione
delle giovani generazioni di
Cantinella, soprattutto dei giovani più
bisognosi.
Molti ritengono che la sua opera educativa
e formativa, oltre che pastorale,
abbia avuto un’importanza notevole
per il futuro delle giovani generazioni
degli anni sessanta e settanta di
Cantinella.
Con la scelta di intitolare il plesso
L’intervento della nipote Rosa La Gattuta
la sua bontà d’animo e per tutto quanto
si prodigava di fare per essa.
In canonica era un continuo via vai di
persone che lo venivano a trovare per
ascoltare qualche parola di conforto e
gli regalavano per lo più frutta o altri
generi alimentari, a confermare il profondo
rispetto che nutrivano per lui.
Quando passavamo con l’automobile
per le stradine attraverso le campagne
le persone lo chiamavano da lontano
per donargli qualcosa delle loro coltivazioni,
ed ancora oggi nel ricordo mi
sembra di sentire rimbombare quelle
voci come un’eco lontana.
Di quel periodo mi è rimasto un ricor-
della Scuola Primaria a Padre Luca si
è voluto dare una testimonianza forte
dell’opera educativa di un religioso
che ha aperto le porte dell’oratorio a
do “mitico”, che ho sempre conservato
nel cuore e di cui ho tanto parlato ai
miei familiari.
Mi ripromettevo sempre di tornare
qualche volta a rivedere la gente e gli
amici di questi luoghi che hanno
segnato positivamente la mia gioventù.
E per la verità tre anni fa ci sono tornata,
trovandomi qui vicino in vacanza,
e arrivata nel piazzale mi è sembrato
di percepire la presenza dello zio
che mi accoglieva come quando arrivavo
da ragazza, e rivisitando questi
posti a me tanto cari ho rivissuto nella
memoria come in un flash-back i bei
momenti passati da tempo.
Oggi sono venuta qui, insieme alle
mie zie Maria e Giuseppina, per questa
bella occasione. Siamo solo alcuni
dei parenti di padre Luca, le due sorelle
ed alcuni nipoti. Non tutti hanno
potuto essere presenti sia per motivi di
salute, sia per impegni precedentemente
assunti.
Ringrazio a nome della famiglia tutta
la vostra Comunità per l’invito fattoci
a partecipare a questa solenne cerimonia
e per l’onore dato a padre Luca ed
a noi stessi, dedicandogli questa
Istituzione, che avrà il compito di dare
cultura ed amore a tanti ragazzi.
Sono lusingata nel constatare come il
ricordo di padre Luca viva a tutt’oggi
nei vostri cuori.
Grazie a tutti, grazie di cuore
Cantinella.
L’intervento del Dott. Agostino Guzzo, Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo
“Don Giovanni Bosco” di Cantinella (CS)
tutti, facendolo diventare un punto di
riferimento per la crescita educativa e
culturale dell’intera popolazione di
Cantinella.
Biografia di padre Luca Gattuso
Padre Luca Gattuso è nato a
Mezzojuso il 17 maggio 1915, terzogenito
di undici figli, da Salvatore e
Rosa Buccola. Da ragazzo manifestò ai
genitori la volontà di seguire la vita
ecclesiastica e, dopo gli studi primari, il
26 agosto del 1930 a quindici anni entrò
nel Monastero basiliano di
Grottaferrata, presso Roma. L’anno
dopo nel mese di ottobre si avviò al
noviziato. Prese i voti temporanei l’11
novembre 1933 e tre anni dopo professò
quelli perpetui. Venne ordinato
sacerdote basiliano, jeromonaco, il 30
gennaio 1938. Da allora si spostò nelle
varie sedi, tra la Sicilia e la Calabria,
ove esistevano monasteri dei Basiliani:
andò a S. Basile, in provincia di
Cosenza nel settembre del 1940; due
anni tornò nel monastero di Mezzojuso
ed alla fine della seconda Guerra mondiale
fu di nuovo a Grottaferrata.
Dopo l’estate del 1948 risiedette
per qualche tempo
nuovamente a
Mezzojuso, ma col 1°
settembre 1953 venne
mandato a dirigere il
Seminario Italo-albanese
di S. Basile da
poco istituito, dove
per alcuni anni diede
mostra di tutta la sua
profonda cultura e
capacità di insegnamento.
La svolta della sua vita
avvenne però quando si recò
volontariamente, con lo spirito del
missionario, a Cantinella, una frazione
del comune di Corigliano Calabro, per
aiutare le popolazioni del luogo.
Divenuto così il primo parroco di
Cantinella, Archidiocesi di Rossano,
resse la Parrocchia di S. Mauro, istituita
dall’Arcivescovo S. Ecc. Mons.
Rizzo con il consenso del clero e del
popolo, dal 1966 al 31 maggio 1975.
Si rese benemerito presso quella gente
per la quale si adoperò per l’istituzione
di asilo, scuola, chiesa, ufficio postale
ed altri servizi essenziali. Morì a
Grottaferrata, colpito da un male insidioso
che lo macerava, il 23 luglio 1975
all’età di 60 anni, dopo quasi 9 anni di
missione pastorale nell’Archidiocesi di
Rossano.
Di seguito si riportano alcuni passi della
breve e bella biografia di Padre Luca
scritta qualche giorno dopo la sua morte
da Don Ciro Santoro di Rossano, in
commemorazione della sua figura di
uomo e di religioso, ricordando il tributo
di venerazione e di amore datogli
dalla gente di Cantinella la sera del 28
luglio 1975 nella “sua” Chiesa, Casa del
popolo di Dio.
Fu un sacerdote di una semplicità estrema,
accoppiata ad una umiltà e ad una
prudenza che in pochi solamente trova
il suo equilibrio. Ha seminato largamente
e a piene mani, lieto di lasciare
ad altri la festa del raccolto e la gioia
della riuscita.
Ricco della formazione monastica
esprimeva ininterrottamente la disponibilità
verso Dio e i fratelli come atteggiamento
di fondo. Non saprei se tale
atteggiamento fosse più rilevante nella
preghiera o nell’esercizio della carità.
Ma credo si possa affermare
che la sua spiritualità era
una cosa sola col senso
religioso del suo servizio
al prossimo e ne costituiva
la più autentica e
invisibile dimensione.
Padre Luca Gattuso
era veramente l’uomo
di tutti, e se è vero
che “il prete non
s’appartiene”, è
altrettanto vero che lui
ha sempre vissuto come
se appartenesse non a se
stesso ma agli altri, soprattutto
ai poveri, ai bambini, ai
lontani, ai sofferenti…
Padre Gattuso seppe incontrare Dio nel
prossimo e visse la sua esperienza
pastorale a S. Mauro, una zona in via di
accelerata espansione, in questa luce.
Si impegnò responsabilmente per il crescere
armonico e per la formazione dell’infanzia
con l’istituzione di 4 scuole
materne, spiegò la sua opera di educatore
nelle elementari e nella media, fu
padre e seppe condividere le gioie e le
sofferenze della gente dei campi, amò il
decoro della Casa di Dio che abbellì
con arte e proprietà liturgica, secondo
il rito greco-bizantino.
Questo religioso basiliano, minuto nel
fisico ed infermo nel corpo, seppe andare
agli uomini attraverso Dio e realizzò
il suo sacerdozio non come una professione
o un’arte o una scienza, ma come
una grazia.
Suor Melania
riposa nel Signore
Beati coloro che hai scelto vicino
dimoreranno nei tuoi atri Signore
Sr. Melania Brancato, al secolo
Marianna, nata a Campofelice di Fitalia
il 04.11.1921, è entrata a far parte della
Congregazione Suore Basiliane di S.
Macrina nel 1939 e ha emesso la sua
Professione religiosa nel 1942.
Ha conseguito il diploma all’insegnamento
nelle Scuole Materne nel 1946, e
fino al 2001 ha svolto l’attività di insegnante
in diversi asili delle nostre comunità:
S. Sofia, Palermo, Mezzojuso,
Frascineto, Palazzo Adriano, Cantinella.
Ha avuto diversi incarichi di responsabilità
e ha operato nelle varie parrocchie
curando la catechesi e l’evangelizzazione
tra i poveri e gli umili. Si è distinta
per una fedele appartenenza alla
Congregazione che ha sempre amato e
ha avuto a cuore il suo sviluppo, infatti,
ha portato avanti, negli anni giovanili,
la pastorale vocazionale. Fu
un’anima generosa e caritatevole con
tutti, e ha praticato l’ospitalità accogliendo
sempre con gioia ogni sorella
e chiunque si presentava alla sua
comunità.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita a
Mezzojuso, tra sofferenze e malattie
che la costrinsero immobile nel letto.
Ha accettato tutto senza lamentarsi e
con il sorriso, sempre pronta a fare la
volontà di Dio. Il 17 maggio 2008, dopo
aver ricevuto i santi sacramenti e circondata
dall’affetto delle consorelle, si
è addormentata nel Signore.
Sr. Emiliana Schillizzi
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Il restauro del CROCIFISSO LIGNEO
prima
dopo
prima
dopo
Sabato 17 Maggio, nella Chiesa
dell’Annunziata sono ritornati
alle loro cappelle il Crocifisso
ligneo seicentesco e il tabernacolo
con gli Angeli dopo gli
interventi di restauro.
Pubblichiamo di seguito alcune
informazioni tratte dalle schede
tecniche del restauro.
Soggetto: Crocifisso
Oggetto: Scultura lignea policroma
Tecnica esecutiva: Legno intagliato
e dipinto
Dimensioni: h. 190 x 60 cm
Autore: Ignoto
Datazione: XVIII sec.
Collocazione: Chiesa Maria SS.
Annunziata
Note storico-artistiche
La scultura lignea raffigura Gesù Cristo
morto sulla croce. Il Cristo patiens con il
capo reclino sulla spalla destra, le gambe
quasi diritte nel gelo della morte, i piedi
incrociati trafitti da un chiodo e le braccia
distese lungo il legno della croce. La
scultura riprende un’iconografia alquanto
consueta in questo genere di rappresentazioni
plastiche e che del resto subisce
ben poche varianti nel corso dei
secoli. Tuttavia una attenta analisi dell’immagine,
rende possibile una puntuale
messa a fuoco delle caratteristiche formali.
Le linee distese e plastiche del
Crocifisso, sembrano riallacciarsi ad una
cultura artistica di marca michelangiolesca,
addolcita però, nella sacralità delle
sue forme, dal filtro della cultura classica
seicentesca non priva di un certo
accademismo. Nell’ambito della temperie
artistica locale, all’interno della quale
l’opera comunque si colloca, è bene evidenziare
il netto distacco dalle forme
contratte ed espressionistiche di frate
Umile da Petraia, in virtù di una ricerca
formale che, volgendo verso l’impianto
equilibrato e a un tempo rocaille di fra
Benedetto da Trapani, sarebbe poi
approdata al fare più rigoroso e devozionale
propriamente ottocentesco. Per le
caratteristiche sopra evidenziate, l’opera
può collocarsi verisimilmente entro la
prima metà del XVII secolo.
Stato di conservazione
La struttura lignea sembra essere in
discrete condizioni, ha subito un restauro
negli anni Settanta. La vernice risulta
molto ossidata e rende la superficie poco
leggibile. Il perizoma sembra essere
stato oggetto di un rifacimento pittorico.
Progetto d’intervento
L’intervento conservativo seguirà le
metodologie correnti adottate dagli
Istituti Centrali per il restauro, I.C.R. di
Roma e O.P.D. di Firenze, prevedendo le
seguenti operazioni:
Interventi conoscitivi e di documentazione:
Documentazione fotografica dell’intervento
da effettuarsi prima, durante e
dopo l’intervento;
Documentazione grafica della mappatura
di degrado;
Test di solubilità per definizione delle
miscele idonee di sostanze solventi da
utilizzare nella pulitura chimica delle
superfici dipinte per l’individuazione
degli strati sottostanti le ridipinture.
Interventi di pronto intervento e consolidamento:
Rimozione dei depositi superficiali
incoerenti tramite pennello di setole
morbide e aspiratore;
Consolidamento del legno di supporto
con resina acrilica in soluzione (Paraloid
B72), con soluzioni variabili tra il 3 ed il
5% stese in più mani;
Disinfestazione tramite imbibizione
delle fibre lignee con liquido antitarlo a
base di permetrina.
Intervento di pulitura della superficie
pittorica:
Rimozione delle vernici ossidate, dei
ritocchi alterati, delle ridipinture tramite
applicazione di miscele solventi organici
da calibrare e testare nei saggi preliminari.
Intervento di stuccatura e reintegrazione
pittorica delle lacune e delle abrasioni
della superficie pittorica:
Stuccatura delle lacune con gesso di
Bologna e colla di coniglio;
Reintegrazione pittorica delle lacune
con colori ad acquerello e vernice con
tecnica riconoscibile;
Reintegrazione pittorica a tono delle piccole
lacune e delle abrasione della superficie
pittorica.
Intervento di verniciatura della pellicola
pittorica:
Applicazione sulla superficie pittorica di
vernice a pennello e per nebulizzazione.
Il restauro del TABERNACOLO foto di Danilo Figlia
Soggetto: Angeli
Oggetto: Scultura lignea dorata
Tecnica esecutiva: Legno intagliato,
dipinto e dorato
Dimensioni: h 120 x 75 cm
Autore: Ignoto
Datazione: XVIII secolo
Collocazione: Chiesa Maria SS.
Annunziata
Note storico-artistiche
L’opera, facente parte probabilmente di
un contesto più ampio e articolato, è
composta da due angeli che, in ginocchio,
reggono una ghirlanda con il
cuore, simbolo della passione di Cristo,
coronata da testine di cherubini a mo di
ghirlanda. Si tratta di un manufatto
che, collocandosi nel pieno Settecento,
sembra esprimere perfettamente il tratto
variegato dello spirito di tale epoca,
capace di fondere in un’unica espressione
artistica, cultura sacra e cultura
laica, profana, come si evince nello
specifico, da un certo gusto per i preziosismi
formali e lineari. Non è casuale
quindi, che la tipologia dell’opera di
Mezzojuso trovi un puntuale riscontro
nella produzione manifatturiera, coeva
e di poco successiva, specializzata
nella fabbrica di preziosi oggetti destinati
ad uso personale e finalizzati al
decoro degli ambienti domestici. Il
paragone più appropriato, sembra
riguardare , nello specifico, la produzione
di orologi a pendolo da appoggio
di manifattura francese, che riprendono
la composizione formale dell’opera di
Mezzojuso, sostituendo a figure immagini
allegoriche o mitologiche.
Stato di conservazione
La struttura lignea sembra essere in
discrete condizioni, ha subito un attacco
da insetti silofagi di recente, infatti i fori
di farfallamento si presentano netti. La
doratura, ottenuta con la tecnica dell’argento
meccato, mostra lacune sia della
foglia che degli strati preparatori, in particolare
sul viso dell’angelo sinistro e
sui visi dei putti. La vernice a mecca è
opaca e stesa in modo disomogeneo.
Progetto d’intervento
L’intervento conservativo seguirà le
metodologie correnti adottate dagli
Istituti Centrali per il restauro, I.C.R. di
Roma e O.P.D. di Firenze, prevedendo
le seguenti operazioni:
Interventi conoscitivi e di documentazione:
Documentazione fotografica dell’intervento
da effettuarsi prima, durante e
dopo l’intervento;
Documentazione grafica della mappatura
di degrado;
Test di solubilità per definizione delle
miscele idonee di sostanze solventi da
utilizzare nella pulitura chimica delle
superfici dipinte per l’individuazione
degli strati sottostanti le ridipinture.
Interventi di pronto intervento e consolidamento:
Rimozione dei depositi superficiali
incoerenti tramite pennello di setole
morbide e aspiratore;
Disinfestazione tramite imbibizione
delle fibre lignee con liquido antitarlo a
base di permetrina.
Intervento di pulitura della superficie
pittorica:
Pulitura delle vernici ossidate, tramite
applicazione di miscele solventi organici
da calibrare e testare nei saggi preliminari.
Intervento di stuccatura e reintegrazione
pittorica delle lacune e delle abrasioni
della superficie pittorica:
Stuccatura delle lacune con gesso di
Bologna e colla di coniglio;
Reintegrazione pittorica delle lacune
con colori ad acquerello e vernice con
tecnica riconoscibile;
Reintegrazione pittorica a tono delle
piccole lacune e dele abrasioni della
superficie pittorica.
Intervento di verniciatura della pellicola
pittorica:
Applicazione sulla superficie pittorica di
vernice a pennello e per nebulizzazione.
prima
dopo
prima
dopo
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L’Adrasto in Toscana
È stata un’esperienza esaltante per i ragazzi “catapultati” in magnifiche
strutture sportive con manti erbosi ben curati che hanno dato quella
marcia in più nello sviluppare il gioco del calcio.
L
’Associazione Adrasto Mezzojuso,
con il consueto modo disinteressato
e propositivo che la contraddistingue,
dal 30 maggio al 3 giugno ha partecipato
e ben figurato all’“XI° Torneo
di calcio giovanile delle terre Toscane”,
svoltosi nei campi di Montepulciano,
Torrita di Siena e Castiglion del Lago
(Trasimeno). L’iniziativa, che ha coinvolto
56 persone, nata per premiare i
ragazzi per l’impegno profuso durante
l’attività federale invernale ed anche
per l’impegno che gli stessi hanno
dimostrato durante l’anno scolastico,
ha coinvolto la squadra degli allievi e
degli esordienti, questi ultimi unitamente
ad alcuni coetanei
di
Bolognetta hanno vinto il torneo nella
loro categoria, battendo in finale il
Casazza di Bergamo ed inoltre ricevendo
il premio come miglior calciatore
assegnato al ns. Giuseppe De
Biasi; mentre gli allievi hanno perso la
finale contro la società “Golfo” di
Imperia, solo perché questa si è svolta
nell’unico giorno della nostra permanenza
in cui ha piovuto ed i nostri
ragazzi non erano attrezzati di scarpette
“bullonate” tipiche per i campi in
erba scivolosi. È stata un’esperienza
esaltante per i ragazzi “catapultati” in
magnifiche strutture sportive con
manti erbosi ben curati che hanno dato
quella marcia in più nello sviluppare
il gioco del calcio.
Oltre all’aspetto tecnico-sportivo, è
stato interessante come l’hotel “S.
Chiara” di Chianciano Terme, che
ci ospitava, diventasse il fulcro
d’incontro di tanti Mezzojusari
che venuti a conoscenza dell’evento
sportivo affettuosa-
mente
sono venuti ad
abbracciare “la causa sportiva
mezzojusara” come la famiglia
Burriesci (Pino, Raffaele, Franca,
Maria, Sauro, Flavio) residente nella
zona, o come Mimmo Visocaro con il
figlio Mariano provenienti da
Castagnole Lanze in Piemonte o come
Carmelo La Gattuta proveniente da
Rovigo.
In un clima festoso e cordiale siamo
stati premiati dall’Assessore allo
Sport Turismo e Spettacolo di
Montepulciano che non ha mancato di
evidenziare l’importanza che rivestono
questi eventi per la crescita culturale-sportiva
dei ragazzi.
Ci ha accompagnato in questa avventura
con il pullman Pino Terrano a cui
va un (ap)plauso come autista per la
sua disponibilità.
Tutta l’iniziativa è stata autogestita e
regolata dall’associazione che ha chiesto
un contributo economico e collaborazione
alle famiglie dei partecipanti,
per il materiale di rappresentanza la
parte economica è stata supportata
dagli sponsors, considerato che purtroppo
per quanto riguarda questa iniziativa
non è stato possibile accedere
ad alcun contributo comunale per
mancanza di fondi, ma ciò nonostante
l’immagine di Mezzojuso sportiva e
non, è stata oltremodo garantita e rappresentata.
Pino Como
I nostri lettori ci scrivono
Gentile Direttore,
a scriverLe è un’attenta lettrice del Suo
giornale, (che considero uno strumento
efficace di divulgazione di notizie e
riflessioni, valido a lasciare testimonianza
scritta del nostro tempo), sorpresa
di non aver trovato, nel numero di
maggio scorso, che una breve notizia
dello splendido lavoro teatrale della
comunità “Trinità della pace” di
Contessa Entellina, rappresentato nella
Chiesa dell’Immacolata presso l’ex
Convento Latino, lo scorso 19 marzo,
Mercoledì Santo.
“Passione di Cristo (Festa dell’amore)”
questi rispettivamente il titolo ed il sottotitolo
di quello che, a mio parere, può
essere considerato uno degli eventi culturali
di maggiore rilevanza svoltisi in questo
ultimo periodo a Mezzojuso.
Una splendida sintesi di arte, cultura religiosa
e “atto” evangelico.
Giochi di luci, colori, musiche, danze e
toccanti testi poetici si sono avvicendati
su uno speciale palcoscenico che
aveva come scenografia il Tabernacolo,
“cuore della Passione”, che rimanda
alla testimonianza ancora viva e presente
dell’immenso Amore di Dio per l’uomo.
Suggestioni sensoriali e spirituali,
che allontanavano lo spettatore dalla
realtà contingente, che spesso ci porta
ad interessarci solo di ciò che ci accade
attorno senza, a volte, neanche lasciarci
coinvolgere più di tanto, per fargli abitare,
per qualche ora, i “luoghi” dell’anima,
le profondità.
Il racconto della Passione di Cristo a fare
da trama all’interno della quale si inserivano
personaggi rappresentanti “chiunque”
che, rivolgendosi alla “Madre del
figlio azzurro e benedetto della Pace”,
presentavano le tipologie più comuni di
uomo, incapace di abbandonarsi all’amore
di Dio senza riserve e bisognoso di un
modello individuabile proprio in quella
Madre al cui dolore e alla cui forza, l’autore
dei testi, Sac. Pietro Gullo, ha saputo
dare voce, permettendo allo spettatore di
sentirne il dramma. Come restare, infatti,
indifferenti alle parole: ”Avrei voluto
essere Io l’arrugginita accozzaglia dei
chiodi affilati per ferire in dolcezza braccia
e petto, mani e pelle e risparmiarti la
vergogna dell’Amore annientato”. Non è
necessario essere madri, basta solo aver
amato anche una pianta per capire e sentire
la forza e il dolore. Se non è arte questa
e se non è evangelizzazione, proprio
non so cosa altro può essere!
I piani della narrazione sembravano muoversi
dall’ora al prima e viceversa, ed
aprire al poi sollecitando un maggiore
impegno e responsabilità nell’amare Dio
in risposta al suo immenso amore, per il
quale non si sarà grati mai abbastanza, su
modello della Madre.
Il senso della rappresentazione, dichiarato
dagli artisti già nella presentazione,
era di “accompagnare il Cristo della
Passione offrendo consolazione e il
meglio di noi per testimoniare che il suo
amore non è andato perduto”, io direi
che ci sono riusciti! E se non si è stati
spettatori disattenti, questa “fatica teatrale”
ha sicuramente permesso a ciascuno
di noi di riflettere sulle modalità
e la quantità di amore ed impegno che
concediamo al “nostro” Dio. Una consistente
“onda d’urto”, tra l’altro data in
un periodo, il giorno prima dell’inizio
del Triduo Pasquale, che i Cristiani
vivono intensamente.
Sembra proprio essere stato un richiamo
“raffinato” e deciso ad essere Cristiani
autentici!
In linea, dunque, con le finalità dello
“strumento giornale” e della rubrica riservata
ai lettori, ho voluto comunicare
quanto sopra scritto per “impedire” che
venga dimenticata un’esperienza vissuta
dalla comunità che ritengo veramente
valida, sicura che la mancata pubblicazione
di recensioni non sia certo da attribuire
alla disattenzione e/o alla poca rilevanza
riconosciuta all’evento.
Auguro a Lei e alla redazione tutta di
continuare il buon lavoro svolto e invio
cordiali saluti.
Anna Canzoneri
Ciao a tutti, sono il vs. compaesano
Nicolò Terrano, spero vi ricordiate di me,
visto che la redazione è “giovanile” puntualmente
ricevo sempre “l’Eco della
Brigna” grazie. Vorrei fare un salutone a
tutta la redazione, in particolare padre
Enzo (lui mi conosce bene), a lui manda
tantissimi cari saluti don Filippo Di
Giorgio, (ns. assistente spirituale) chiedendomi
se qualche volta è intenzionato
a venire a L’Aquila. Ancora un salutone
per tutti e arrivederci a questa estate.
Nicolò Terrano
OFFERTE RICEVUTE
Muscarello Antonina € 50,00
Lala Dora Maria, Milazzo € 20,00
Gattuso Giuseppe, Augusta € 20,00
Di Chiara G., Australia $ 50,00
Reres Victor, U.S.A. € 50,00
D’Orsa Antonino, Leinì € 25,00
Magnate Antonino, Argentina € 20,00
Santacroce Paolo, Svizzera € 15,00
Santacroce Antonina, Firenze € 15,00
NN, Mezzojuso € 5,00
Schirò Emilia, Palermo € 20,00
D’Urso Rosa, Palermo € 20,00
Fisco Sergio, Palermo € 30,00
La Barbera Domenico, PA € 50,00
La Gattuta Giuseppe, Verbania € 20,00
Livaccari Domenico, Australia $ 50,00
Di Chiara G. fu Vinc., Austr. $ 60,00
D’Orsa Nicolò, Palermo € 20,00
Meli Giuseppa, Mezzojuso € 25,00
La Gattuta Carmelo, Rovigo € 20,00
Raimondi Maria Russo, PA € 20,00
Napoli Irene/Gioacchina € 20,00
I NUOVI ARRIVATI
FABRIZIO COSTA
di Vincenzo e Caterina Dispensa
SALVATORE BISULCA
di Giuseppe e Paola D’orsa
LUDOVICA LA GATTUTA
di Giuseppe e Francesca La Gattuta
CRISTOFORO CANINO
di Antonino e Franca Pecoraro
RIPOSANO NEL SIGNORE
CARMELA CUSINTINO
19/03/1922 - 11/05/2008
MARIANNA BRANCATO
Suor Metodia
04/06/1921 - 17/05/2008
GIUSEPPE VALENTI
25/04/1924 - 26/05/2008
GIACOMO BUA (Germania)
02/12/1932 - 07/06/2008
GIUSEPPA SFERRINO in Sclafani
29/07/1922 - 08/06/2008
ANTONINA ACHILLE
26/05/1921 - 12/06/2008
CATERINA DIVONO
08/05/1922 - 19/06/2008
MATTEO GIAMMANCO
21/01/1929 - 21/06/2008
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BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREV
MAGGIO
Giovedì 1
Inizio mese mariano
Ogni sera, alle 21.00, presso la chiesa
di S. Maria di Tutte le Grazie, papàs
Marco Sirchia celebra la S. Messa.
Venerdì 2
Nel pomeriggio, alle 17.30, un gruppo
di fedeli della Parrocchia Maria SS.
Annunziata si reca a Godrano in occasione
della visita del simulacro della
Madonna di Fatima. Celebra la S.
Messa don S. Ruffino.
Sabato 3
In serata, alcuni fedeli della
Parrocchia S. Nicolò di Mira si recano
a Godrano per il pellegrinaggio alla
Madonna di Fatima; alle 21.00, papàs
Sirchia celebra l’inno Akatistos dedicato
alla Vergine.
Mercoledì 7
Alle 23.00, viene trasmessa sull’emittente
TGS, la prima delle cinque puntate
del magazine quindicinale “Il
ritorno al passato è il nostro presente:
recuperiamo lingua e tradizioni”.
Giovedì 8
Nel pomeriggio iniziano i lavori di
scavo per la sostituzione dei lampioni
in piazza Umberto I°.
Sabato 10
Vigilia di Pentecoste
Alle 17.00, papàs Marco Sirchia celebra
la S. Messa al cimitero in suffragio
delle anime dei defunti.
Domenica 11
Presso la Cattedrale S. Demetrio
Megalomartire di Piana degli
Albanesi, Rosario Caruso, insegnante
di religione dell’Istituto G. Buccola di
Mezzojuso, riceve da S.E. Mons. Sotir
Ferrara la Chirotonia diaconale.
Alle 17.00, in Parrocchia, i bambini
delle classi terze elementari ricevono
il Sacramento della Confessione.
Sabato 17
Alle 18.00, presso il salone del
Castello Comunale, viene inaugurata
la mostra “Dar corpo all’Ombra”, a
cura dell’Accademia di Belle Arti di
Palermo, dell’Associazione Culturale
Prospettive e del Comune di
Mezzojuso. La mostra rimarrà aperta
fino a domenica 25 maggio.
In serata, in piazza Umberto I°, si
svolge uno spettacolo di musica leggera
in occasione dei festeggiamenti
in onore del SS.mo Crocifisso.
Domenica 18
Festa del SS. Crocifisso Alle 11.30,
presso la Chiesa del SS. Crocifisso, i
bambini della Parrocchia di San
Nicolò di Mira ricevono la Prima
comunione e Cresima. Al termine
della Messa si svolge la tradizionale
cunnutta per le vie del paese con i
muli bardati. In serata alle 21.00, si
svolge la processione con la Vara del
SS. Crocifisso. Alle 21.00 di ogni
sera, per tutta la settimana successiva,
viene celebrata la S. Messa per
“L’Ottavario al SS. Crocifisso”.
Giovedì 22
Festa di S. Rita da Cascia
Alle 17.00, don Enzo celebra la S.
Messa al termine della quale si svolge
per le vie del paese la processione
delle rose con il simulacro della Santa.
L’ordinazione del Diacono Rosario Caruso
Venerdì 23
Don Enzo partecipa, in qualità di
Referente Regionale dell’Area
Educazione alla Mondialità, a Terra
Futura 2008 - Firenze Fortezza da
Basso.
Sabato 24
Ottava del SS. Crocifisso
Alle 21.00, si svolge la processione
dell’Ottava del SS. Crocifisso, che
quest’anno è stata anticipata al sabato
per via della coincidenza con la festività
del Corpus Domini. Al termine,
spettacolo di giochi pirotecnici.
Domenica 25
Festa del Corpus Domini
In serata, alle 21.00, dalla chiesa
dell’Annunziata, ha inizio la processione
del SS. Sacramento per le vie
del paese, con la partecipazione del
clero, delle religiose, delle autorità
civili e militari e di tutte le confraternite
religiose. Durante la settimana,
fino al 30, ogni sera, si svolge la processione
del Corpus Domini nei vari
quartieri del paese, con la benedizione
degli altari.
Lunedì 26
Alle 21.00, dopo la Divina Liturgia,
nella Chiesa del SS. Crocifisso si svolge
la tradizionale “chiusura della Vara”.
Sabato 31
In serata, dalla Chiesa di S. Nicola,
esce la processione del Corpus
Domini per le vie del paese.
BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBRE
GIUGNO
Domenica 1
Nella chiesa dell’Immacolata, inizia la
“Tredicina di S. Antonio” in preparazione
alla festa del 13; dall’1 al 13
giugno, ogni sera, è celebrata la S.
Messa preceduta dal rosario in onore
di S. Antonio.
Nel pomeriggio, alle 18.00, presso il
salone del Castello Comunale, si svolge
la presentazione della candidatura
di Franco Nuccio nella lista del PD
per le elezioni provinciali del 15 e del
16 giugno.
Martedì 3
In mattinata, presso i locali del
Castello Comunale, si svolge un corso
di formazione antincendio per i componenti
del corpo forestale. Il corso si
è concluso con la seconda giornata di
mercoledì 4.
L’A.S.D. Adrasto di Mezzojuso, rientra
in paese dopo la trasferta a
Montepulciano.
Dal 6 al 13 giugno, a Godrano, si svolge
la mostra collettiva d’arte contemporanea
“Irresistibile voglia dello spirito
creatore”, alla quale partecipano
alcuni compaesani.
Sabato 7
Nel pomeriggio, in piazza Umberto I°,
arrivano le prime jeep fuoristrada, per
la tappa dell’8 giugno a Mezzojuso
del torneo regionale di rally.
Giovedì 12
Alle 20.30, in piazza Umberto I°, il
candidato regionale del PD, Franco
Nuccio, chiude la campagna elettorale
con l’ultimo comizio prima delle elezioni.
Venerdì 13
Festa di S. Antonio da Padova
Alle 11.30, presso la chiesa
dell’Immacolata, don Enzo, don
Salvatore Ruffino e papàs Marco
Sirchia, concelebrano la S. Messa al
termine della quale benedicono le
tunichette ed affidano i bambini al
Santo padovano.
Nel pomeriggio, si svolge il tradizionale
jocu ri pignateddi (gioco delle
pentole). In serata, alle 21.00, dopo la
Celebrazione Eucaristica, si svolge la
I compaesani in pellegrinaggio alla Basilica Maggiore - Santuario Madonna del Mazzaro
processione per le vie del paese con il
simulacro di S. Antonio. Al termine,
giochi pirotecnici.
Domenica 15
Urne aperte a Mezzojuso per l’elezione
del Presidente della Provincia di
Palermo. I seggi rimarranno aperti
fino alle ore 15.00 di lunedì 16.
Venerdì 20
In mattinata, gli alunni dell’asilo
“Bambin Gesù”, del Collegio di Maria
concludono l’anno scolastico con uno
spettacolo tratto dal film - cartone
Azzur e Asmar di Micelle Ocelot.
Domenica 29
In mattinata, alle 06.45, un pullman di
fedeli parte per Mazzarino (CL) e
Caltagirone (CT), per l’annuale pelle-
Al quartiere Macello piccoli e grandi impegnati nella “squagghiatina ru chjummu”
grinaggio organizzato dalla Parrocchia
Maria SS. Annunziata e dalla
Confraternita di Maria SS. dei Miracoli.
Quest’anno i fedeli hanno pregato
all’interno della Basilica Maggiore -
Santuario Madonna di Mazzaro assieme
don S. Ruffino che ha celebrato la S.
Messa per la comunità.
Alle 17.30, al campo sportivo, si è
svolto il IV° memorial “Pino Cuttitta”.
Festa dei SS. Pietro e Paolo
Nel pomeriggio, in occasione della
festa dei Santi Pietro e Paolo, alcuni
bambini, aiutati dai genitori, hanno
fuso il piombo, riprendendo un’antica
tradizione popolare ormai quasi in
disuso per sugellare un patto di vera
amicizia.
e23
13 Giugno 2008
Festa di S. Antonio da Padova
Elenco dei Monacheddi
Battaglia Dario
Billone Antonio Nicolò
Burriesci Emilia
Crispiniano Ferdinando
D’Orsa Liborio
Farini Giuseppe
La Barbera Antonino Ignazio
La Barbera Maria Stella
Morales Gabriele
Moscarello Margaret Pia
Nuccio Stefania
Sagrì Silvia
Schirò Giuseppe
Visocaro Paolo
Zito Emanuele
(foto Domenico Brancato)
eECO
BRIGNA
della
In copertina:
“Riflessione estiva”
(foto Danilo Figlia)
PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO
Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97
Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino
Condirettore: Carlo Parisi
Redazione: Francesca Brancato, Doriana Bua, Danilo Figlia, Concetta Lala, Ciro Muscarello
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