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n° 64 - Eco della Brigna

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e12<br />

Illustrazioni di Ciro Muscarello<br />

Vittoriano Gebbia<br />

I suoi figli alimentavano la sua vita.<br />

Lei si sentiva protetta ed al sicuro quando gli era accanto.<br />

“Papà, vediamo se sono cresciuta”, e gli si accostava<br />

segnando su di lui con la mano il punto in cui le arrivava<br />

la testa. Ma accanto a suo padre sarebbe sembrata<br />

sempre troppo piccola.<br />

Non sempre il destino permette a due persone fatte l’una<br />

per l’altra di incontrarsi, ma suo padre e sua madre erano<br />

stati fortunati: sembrava che un unico essere vivente si<br />

fosse sdoppiato in due entità apparentemente separate<br />

ma unite da un legame invisibile e percettibile.<br />

Aveva compiuto diciotto anni da qualche giorno, quando,<br />

una mattina, decise di entrare nel bosco vicino per<br />

scoprire quali misteri nascondesse.<br />

“Ormai sono grande”, pensò, “e papà non può impedirmi<br />

di allontanarmi per qualche ora da casa”.<br />

Camminò poche centinaia di metri e si trovò davanti alla<br />

fila di pini che aveva sempre visto da lontano e che, così<br />

da vicino, sembravano più alti di quanto avesse mai<br />

immaginato.<br />

Al di là il buio, l’apparente disordine del bosco e il sole<br />

che a tratti disegnava strisce di luce per terra.<br />

Non ebbe paura e si addentrò fra il verde con il naso<br />

all’insù cercando di scorgere il cielo azzurro rassicurante<br />

fra le cime degli alberi che si piegavano attraversate<br />

dal vento invernale.<br />

Fu allora che arrivarono, ma non li vide.<br />

Sentì solo il rombo dei motori, un boato sordo e suo<br />

padre che gridava: “Fermatevi, noi non c’entriamo!”.<br />

Ma le bombe erano sorde e continuavano a scendere ed<br />

a distruggere.<br />

Si piegò sulle gambe e, socchiudendo gli occhi, si strinse<br />

la testa fra le mani. Restò così, ferma, fino a quando<br />

non sentì più nulla.<br />

Si alzò di scatto e corse verso la sua casa cercando di<br />

scorgerla fra un tronco e l’altro.<br />

Immediatamente si rese conto che tutto quello che c’era<br />

stato non c’era più. La sua casa era ridotta ad un cumulo<br />

di legna arsa.<br />

Scavò con le mani. “Papà, Mamma, Francesco…” continuava<br />

a ripetere, quando si accorse che i vestiti le bruciavano<br />

addosso, ma non provava dolore o, forse, il dolore che<br />

aveva dentro superava quello provocato dalle bruciature.<br />

Si strappò i vestiti di dosso e continuò a scavare fino a<br />

quando, esausta, non si accasciò per terra.<br />

Il bosco vietato le aveva salvato la vita.<br />

Si ritrovò a vagare senza meta fino a quando non mi si<br />

parò davanti.<br />

Le andai incontro d’istinto e l’avvolsi con il mio pastrano,<br />

enorme rispetto a lei, appesantito dalla pioggia e dal<br />

fango.<br />

La sua faccia trasfigurò in una smorfia assurda di dolore,<br />

ma subito dopo la sua bocca accennò ad un sorriso fuori<br />

luogo.<br />

La sorressi e ci allontanammo lungo la strada.<br />

Nessuno del drappello degli uomini che comandavo mi<br />

fermò. Forse perché ero il più alto in grado, forse perché<br />

tutti pensavano che stessi facendo la cosa giusta o forse,<br />

semplicemente, perché non si accorsero di me.<br />

La sorreggevo, camminavamo vicini, ma si sentiva solo<br />

il rumore dei miei passi amplificato dai pesanti scarponi.<br />

Camminammo fino a che non fece buio e ci trovammo<br />

davanti ad una piccola chiesetta di campagna.<br />

Era costruita di solida pietra arenaria ed era chiusa da un<br />

imponente portone di castagno.<br />

Le bombe l’avevano risparmiata anche se ci erano andate<br />

molto vicine. Una buca enorme, provocata da<br />

un’esplosione, aveva fatto inclinare paurosamente il<br />

campanile, ma questo, quasi a dispetto, rimaneva in piedi<br />

aggrappato tenacemente alla terra.<br />

Spinsi il portone, credendolo più pesante di quanto non<br />

fosse, con una forza fuori misura, facendolo battere violentemente<br />

sugli stipiti. Entrammo.<br />

La chiesa non doveva essere più frequentata da tanto<br />

tempo. Le panche di legno erano diventate alimento per<br />

i tarli; i pavimenti erano stati dissestati dalle radici degli<br />

alberi vicini; i muri macchiati dall’umidità del tempo.<br />

Doveva essere sicuramente una chiesa sconsacrata ma,<br />

entrandoci, ebbi l’impressione che Dio non fosse andato<br />

mai via.<br />

Feci sedere la ragazza su una panca traballante e richiusi<br />

il portone alle mie spalle bloccandolo con delle tavole.<br />

In un angolo, vicino all’altare in marmo bianco, un<br />

cumulo di abiti usati.<br />

Non so perché fossero là. Forse erano stati donati da un<br />

ricco benefattore per i poveri <strong>della</strong> parrocchia, ma ci<br />

furono utili: ci potemmo vestire con indumenti asciutti.<br />

Parte li adoperammo per fare un comodo e caldo giaciglio.

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