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e12<br />
Illustrazioni di Ciro Muscarello<br />
Vittoriano Gebbia<br />
I suoi figli alimentavano la sua vita.<br />
Lei si sentiva protetta ed al sicuro quando gli era accanto.<br />
“Papà, vediamo se sono cresciuta”, e gli si accostava<br />
segnando su di lui con la mano il punto in cui le arrivava<br />
la testa. Ma accanto a suo padre sarebbe sembrata<br />
sempre troppo piccola.<br />
Non sempre il destino permette a due persone fatte l’una<br />
per l’altra di incontrarsi, ma suo padre e sua madre erano<br />
stati fortunati: sembrava che un unico essere vivente si<br />
fosse sdoppiato in due entità apparentemente separate<br />
ma unite da un legame invisibile e percettibile.<br />
Aveva compiuto diciotto anni da qualche giorno, quando,<br />
una mattina, decise di entrare nel bosco vicino per<br />
scoprire quali misteri nascondesse.<br />
“Ormai sono grande”, pensò, “e papà non può impedirmi<br />
di allontanarmi per qualche ora da casa”.<br />
Camminò poche centinaia di metri e si trovò davanti alla<br />
fila di pini che aveva sempre visto da lontano e che, così<br />
da vicino, sembravano più alti di quanto avesse mai<br />
immaginato.<br />
Al di là il buio, l’apparente disordine del bosco e il sole<br />
che a tratti disegnava strisce di luce per terra.<br />
Non ebbe paura e si addentrò fra il verde con il naso<br />
all’insù cercando di scorgere il cielo azzurro rassicurante<br />
fra le cime degli alberi che si piegavano attraversate<br />
dal vento invernale.<br />
Fu allora che arrivarono, ma non li vide.<br />
Sentì solo il rombo dei motori, un boato sordo e suo<br />
padre che gridava: “Fermatevi, noi non c’entriamo!”.<br />
Ma le bombe erano sorde e continuavano a scendere ed<br />
a distruggere.<br />
Si piegò sulle gambe e, socchiudendo gli occhi, si strinse<br />
la testa fra le mani. Restò così, ferma, fino a quando<br />
non sentì più nulla.<br />
Si alzò di scatto e corse verso la sua casa cercando di<br />
scorgerla fra un tronco e l’altro.<br />
Immediatamente si rese conto che tutto quello che c’era<br />
stato non c’era più. La sua casa era ridotta ad un cumulo<br />
di legna arsa.<br />
Scavò con le mani. “Papà, Mamma, Francesco…” continuava<br />
a ripetere, quando si accorse che i vestiti le bruciavano<br />
addosso, ma non provava dolore o, forse, il dolore che<br />
aveva dentro superava quello provocato dalle bruciature.<br />
Si strappò i vestiti di dosso e continuò a scavare fino a<br />
quando, esausta, non si accasciò per terra.<br />
Il bosco vietato le aveva salvato la vita.<br />
Si ritrovò a vagare senza meta fino a quando non mi si<br />
parò davanti.<br />
Le andai incontro d’istinto e l’avvolsi con il mio pastrano,<br />
enorme rispetto a lei, appesantito dalla pioggia e dal<br />
fango.<br />
La sua faccia trasfigurò in una smorfia assurda di dolore,<br />
ma subito dopo la sua bocca accennò ad un sorriso fuori<br />
luogo.<br />
La sorressi e ci allontanammo lungo la strada.<br />
Nessuno del drappello degli uomini che comandavo mi<br />
fermò. Forse perché ero il più alto in grado, forse perché<br />
tutti pensavano che stessi facendo la cosa giusta o forse,<br />
semplicemente, perché non si accorsero di me.<br />
La sorreggevo, camminavamo vicini, ma si sentiva solo<br />
il rumore dei miei passi amplificato dai pesanti scarponi.<br />
Camminammo fino a che non fece buio e ci trovammo<br />
davanti ad una piccola chiesetta di campagna.<br />
Era costruita di solida pietra arenaria ed era chiusa da un<br />
imponente portone di castagno.<br />
Le bombe l’avevano risparmiata anche se ci erano andate<br />
molto vicine. Una buca enorme, provocata da<br />
un’esplosione, aveva fatto inclinare paurosamente il<br />
campanile, ma questo, quasi a dispetto, rimaneva in piedi<br />
aggrappato tenacemente alla terra.<br />
Spinsi il portone, credendolo più pesante di quanto non<br />
fosse, con una forza fuori misura, facendolo battere violentemente<br />
sugli stipiti. Entrammo.<br />
La chiesa non doveva essere più frequentata da tanto<br />
tempo. Le panche di legno erano diventate alimento per<br />
i tarli; i pavimenti erano stati dissestati dalle radici degli<br />
alberi vicini; i muri macchiati dall’umidità del tempo.<br />
Doveva essere sicuramente una chiesa sconsacrata ma,<br />
entrandoci, ebbi l’impressione che Dio non fosse andato<br />
mai via.<br />
Feci sedere la ragazza su una panca traballante e richiusi<br />
il portone alle mie spalle bloccandolo con delle tavole.<br />
In un angolo, vicino all’altare in marmo bianco, un<br />
cumulo di abiti usati.<br />
Non so perché fossero là. Forse erano stati donati da un<br />
ricco benefattore per i poveri <strong>della</strong> parrocchia, ma ci<br />
furono utili: ci potemmo vestire con indumenti asciutti.<br />
Parte li adoperammo per fare un comodo e caldo giaciglio.