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cosa fosse, se n'era andata.<br />
«Un coyote» dissi a me stessa, attraversata da un'improvvisa scarica di adrenalina. «È solo un coyote.»<br />
Il telefono della cucina squillò e corsi ad afferrarlo, un po' perché mi aveva spaventata e un po' perché volevo sentire<br />
una voce umana. Pregai che fosse Vee, che chiamava per dire che aveva cambiato idea.<br />
- Pronto?<br />
Aspettai.<br />
- Pronto?<br />
Fruscio di scariche elettriche.<br />
- Vee? Mamma?-. Con la coda dell'occhio, vidi strisciare un'al tra ombra tra i campi. Feci un bel respiro per ritrovare<br />
la calma e ricordai a me stessa che non potevo assolutamente essere in vero pericolo. Patch non era più il mio ragazzo,<br />
ma restava pur sempre il mio angelo custode. Se ci fosse stato un pericolo, lui sarebbe stato lì. Eppure, nonostante lo<br />
pensassi, mi chiedevo se potessi davvero contare ancora su Patch.<br />
Probabilmente mi odiava, pensai. Probabilmente non voleva più avere niente a che fare con me. Probabilmente era<br />
furioso, ecco perché non aveva fatto nessuno sforzo per mettersi in contatto con me.<br />
Quella catena di pensieri ebbe il solo risultato di farmi arrabbiare di nuovo. Eccomi qua, preoccupata per lui, quando,<br />
ovunque fosse, lui non sembrava preoccupato per me. Aveva detto che non avrebbe accettato senza battere ciglio la mia<br />
decisione di lasciarlo, invece era proprio quello che aveva fatto. Niente sms, niente chiamate. Niente di niente. E non è<br />
che non ne avesse motivo. Avrebbe potuto bussare alla mia porta in quel preciso istante per dirmi che cosa ci faceva a<br />
casa di Marcie due sere prima. Avrebbe potuto dirmi perché se n'era andato quando gli avevo detto di amarlo.<br />
Si, ero arrabbiata. Quella volta, però, avrei fatto qualcosa.<br />
Sbattei giù il telefono di casa e cercai il numero di Scott sul cellulare. Avrei accettato la sua offerta, abbandonando<br />
ogni precauzione. Pur sapendo che le ragioni di quella decisione erano completamente sbagliate, volevo uscire con<br />
Scott. Fanculo Patch. Se pensava che sarei rimasta a casa a piangere, si sbagliava. Ci eravamo lasciati, ero libera di<br />
uscire con altri ragazzi. E già che c'ero, avrei messo alla prova la sua capacità di proteggermi. Forse Scott era un<br />
Nephilim, forse era persino pericoloso. Forse era esattamente il tipo di ragazzo da cui avrei dovuto stare alla larga.<br />
Sorrisi al pensiero che qualunque cosa facessi, qualunque cosa potesse fare Scott, Patch doveva proteggermi.<br />
Sei già sulla strada per Springvale? - chiesi a Scott dopo aver composto il suo numero.<br />
Allora stare con me non è poi così male, eh?<br />
Se devi farla tanto lunga non vengo.<br />
Sentii che sorrideva. - Tranquilla, Grey, ti sto solo prendendo in giro.<br />
Avevo promesso a mia madre di tenere Scott a distanza, ma non erO preoccupata. Se mi avesse molestato, Patch<br />
sarebbe dovuto intervenire.<br />
- Be'? - dissi. - Vieni a prendermi o no?<br />
- Passo dopo le sette.<br />
Springvale è una cittadina di mare, in cui quasi tutto è con centrato lungo la strada principale, Main Street: l'ufficio<br />
postale, i ristorantini di fish and chips, i negozi di attrezzatura per la pesca e la Sala Biliardo Z.<br />
Dava sulla strada e aveva una vetrina attraverso la quale si vedevano la sala e il bar. L'esterno era decorato da rifiuti ed<br />
erbacce. Due uomini con le teste rasate e il pizzetto fumavano sul marciapiede antistante le porte; spensero le sigarette<br />
con le scarpe e sparirono dentro.<br />
Scott parcheggiò in un posto ad angolo vicino all'entrata. - Devo arrivare a un paio di isolati da qui per trovare un<br />
bancomat - disse spegnendo il motore.<br />
Studiai l'insegna appesa sulla vetrina della facciata. SALA BILIARDO Z. Qualcosa mi si risvegliò <strong>nell</strong>a memoria.<br />
- Perché il nome di questo posto mi suona familiare? - chiesi.<br />
- Un paio di settimane fa un tizio è morto dissanguato su uno dei tavoli. C'è stata una rissa. Era su tutti i giornali.<br />
Oh.<br />
- Vengo con te - mi offrii subito.<br />
Si lanciò fuori dall'auto e io feci altrettanto. - Naa - gridò per superare il rumore della pioggia. - Ti inzuppi e basta.<br />
Aspettami dentro, ci metto dieci minuti-. Senza darmi la possibilità di unirmi a lui, si piegò per ripararsi dall'acqua, si<br />
ficcò le mani in tasca e si allontanò a passo svelto lungo il marciapiede.<br />
Con il viso bagnato, mi infilai sotto il cornicione dell'edificio e valutai le alternative. Potevo entrare da sola, oppure<br />
potevo aspettare Scott lì davanti. Dopo neanche cinque secondi di at tesa, ero già sulle spine. Lungo il marciapiede non<br />
passava molta gente, ma non era nemmeno deserto. Quelli che erano fuori alle<br />
intemperie indossavano camicie di fla<strong>nell</strong>a e scarponi da lavoro; sembravano più grossi, forti e cattivi degli uomini che<br />
gironzolavano intorno a Main Street, a Coldwater. Alcuni, passando, mi fecero gli occhi dolci.<br />
Guardai lungo il marciapiede, <strong>nell</strong>a direzione presa da Scott, e lo vidi svoltare l'angolo e sparire nel vicolo laterale. Al<br />
principio mi dissi che avrebbe avuto parecchia difficoltà a trovare un bancomat nel vicolo di fianco a una sala biliardo.<br />
Poi, però, cominciai a pensare che forse mi aveva mentito. Forse non stava affatto cercando un bancomat. E allora che<br />
cosa stava facendo in un vicolo, sotto la pioggia? Volevo seguirlo, ma non vedevo come avrei potuto farlo senza essere<br />
vista. L'ultima cosa di cui avevo bi- sogno era che mi beccasse di nuovo a seguirlo: non avrebbe certo favorito un clima<br />
di fiducia.<br />
Pensando che magari potevo cercare di scoprire cosa stesse facendo da una delle finestre del locale, tirai la porta