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3-il bacio dell'ombra - only fantasy

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L’ultimo anno all’Accademia dei Vampiri non è fac<strong>il</strong>e per Rose. Dopo aver<br />

combattuto contro i terrib<strong>il</strong>i Strigoi e aver visto morire <strong>il</strong> suo amico Mason non<br />

è più la stessa. Ha strane visioni, oscure premonizioni. Ma non vuole parlarne<br />

con Lissa, la sua migliore amica, e non può confidarsi neppure con Dimitri,<br />

l’allenatore che ama in segreto. Quando infine <strong>il</strong> cerchio del male si stringe<br />

attorno all’Accademia, Rose si trova a dover scegliere tra proteggere l’amica<br />

e salvare <strong>il</strong> suo amore…


Richelle Mead vive a Seattle. È laureata in discipline umanistiche e religioni<br />

comparate. Le cose che preferisce fare sono due: leggere e scrivere. Quando<br />

non scrive guarda brutti reality show, viaggia, inventa ricette e compra vestiti<br />

che non metterà mai. Il <strong>bacio</strong> dell’ombra è <strong>il</strong> terzo episodio della fortunata<br />

serie L’Accademia dei Vampiri.


Titolo originale: Shadow Kiss<br />

© 2008 Richelle Mead<br />

Pubblicato per la prima volta nel 2008<br />

negli Stati Uniti d'America<br />

da Razorb<strong>il</strong>l, un marchio del gruppo Penguin<br />

Penguin Young Readers Group<br />

345 Hudson Street, New York, New York 10014, USA<br />

© 2011 ReS Libri S.p.A., M<strong>il</strong>ano<br />

Prima edizione digitale 2011 da edizione Rizzoli Narrativa febbraio 2011<br />

ISBN 978-88-58-61707-6<br />

In copertina:<br />

fotografia di © Matt Mindham / Alamy<br />

progetto grafico di Hana Nakamura per Mucca Design<br />

www.rizzoli .eu<br />

Quest'opera eprotetta dalla Legge sui diritto d'autore .<br />

Evietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.


Ai miei nipoti, Jordan e Austin


vvUNO<br />

L e sue dita mi sfioravano appena la schiena,<br />

eppure era come se mi trasmettessero una serie<br />

di scosse elettriche. Con una lentezza straziante,<br />

le sue mani si mossero sulla mia pelle, scivolando<br />

in basso fino a posarsi sulle curve dei miei<br />

fianchi. Proprio sotto l’orecchio, sentii le sue labbra<br />

premermi sul collo, e poi un altro <strong>bacio</strong> un po’<br />

più giù, poi un altro, e un altro ancora…<br />

Le sue labbra si spostarono dal collo verso la<br />

guancia, e finalmente trovarono la mia bocca. Ci<br />

baciammo, abbracciandoci sempre più stretti. Il<br />

mio sangue ardeva come fuoco liquido e in quel<br />

momento mi sentii più viva che mai. Lo amavo,<br />

amavo Christian con tutto <strong>il</strong> mio…<br />

Christian?<br />

Oh no.<br />

La mia parte razionale capì subito cosa stava succedendo,<br />

e s’infuriò non poco. Il resto di me, però,<br />

continuava a vivere quell’esperienza come se fossi<br />

davvero io a essere toccata e baciata. E non riusciva<br />

a staccarsi. Mi ero talmente fusa con Lissa che, a<br />

tutti gli effetti, quelle cose stavano capitando a me.


No, mi dissi con decisione. Non è reale… non è per<br />

te. Esci subito di lì.<br />

Ma come facevo a dar retta alla logica, quando<br />

ogni fibra del mio corpo vibrava di eccitazione?<br />

Tu non sei lei. Questa non è la tua mente. Esci.<br />

Le sue labbra. In quel momento non esisteva<br />

nient’altro al mondo se non le sue labbra.<br />

Non è lui. Esci.<br />

I baci erano gli stessi, proprio come li ricordavo<br />

con lui…<br />

No, lui non è Dimitri. Esci!<br />

Il nome di Dimitri ebbe l’effetto di una secchiata<br />

d’acqua gelida in pieno viso. Tornai in me.<br />

Mi alzai a sedere nel letto, con un’improvvisa<br />

sensazione di soffocamento. Scalciai le coperte con<br />

l’unico risultato di trovarmele ancor più aggrovigliate<br />

intorno alle gambe. Il cuore mi martellava<br />

nel petto; trassi qualche respiro profondo nel tentativo<br />

di calmarmi e tornare alla mia realtà.<br />

Le cose erano cambiate parecchio. Un tempo<br />

erano gli incubi di Lissa a strapparmi dal sonno.<br />

Adesso era la sua vita sessuale a farlo. E dire che<br />

le due cose erano un tantino diverse sarebbe un<br />

eufemismo. Ormai ero diventata abbastanza brava<br />

a bloccare i suoi interludi romantici, almeno<br />

quando ero sveglia. Ma questa volta Lissa e<br />

Christian me l’avevano fatta grossa, sia pur senza<br />

volerlo. Quan do dormivo, avevo le difese abbas-


sate e questo consentiva alle emozioni più intense<br />

di passare attraverso <strong>il</strong> legame psichico che mi<br />

univa alla mia migliore amica. Non sarebbe stato<br />

un problema se tutte e due fossimo state a letto<br />

come persone normali, e per “stare a letto” intendo<br />

“dormire”.<br />

«Dio» mormorai con uno sbadiglio, sf<strong>il</strong>ando<br />

dalle coperte le gambe per sedermi sul bordo del<br />

letto. Possib<strong>il</strong>e che Lissa e Christian non riuscissero<br />

ad aspettare le ore di veglia per pastrugnarsi in<br />

quel modo?<br />

La cosa peggiore, però, non era tanto <strong>il</strong> fatto di<br />

essere stata svegliata, ma la sensazione che mi era<br />

rimasta appiccicata addosso. Anche se la mia pelle<br />

non era stata toccata né le mie labbra baciate, <strong>il</strong><br />

mio corpo adesso fremeva per la mancanza di<br />

quelle effusioni amorose. Era passato un sacco di<br />

tempo da quando quel genere di situazione era<br />

toccata a me. Mi sentivo male, accaldata, smaniosa.<br />

Lo so che può sembrare stupido, ma all’improvviso<br />

volevo disperatamente che qualcuno mi<br />

toccasse, che anche solo mi tenesse fra le braccia.<br />

Ma di sicuro non Christian. Nella mia mente tornò<br />

ad accendersi <strong>il</strong> ricordo di quelle labbra sulle mie,<br />

quando <strong>il</strong> mio io dormiente era convinto che fosse<br />

Dimitri a baciarmi.<br />

Mi alzai dal letto sulle gambe malferme, sentendomi<br />

inquieta e… be’, triste. Triste e vuota.


Avevo bisogno di fare quattro passi per sbarazzarmi<br />

del malumore, così m’inf<strong>il</strong>ai una vestaglia, le<br />

pantofole, e uscii dalla stanza diretta al bagno in<br />

fondo al corridoio. Mi spruzzai un po’ d’acqua<br />

fredda in faccia e mi guardai allo specchio. Il riflesso<br />

che mi fissava aveva i capelli scarmigliati e<br />

gli occhi iniettati di sangue. Avevo tutta l’aria di<br />

chi ha un gran bisogno di dormire, ma non mi<br />

andava per niente di tornare a letto. Mi sembrava<br />

ancora troppo presto per rischiare di addormentarmi.<br />

Anzi, mi ci voleva qualcosa che mi svegliasse<br />

definitivamente e scacciasse <strong>il</strong> ricordo di quanto<br />

avevo appena visto.<br />

Uscii dal bagno e scesi le scale con passo felpato.<br />

Il pianterreno era immerso nel s<strong>il</strong>enzio. Era<br />

quasi mezzogiorno: <strong>il</strong> cuore della notte per i vampiri,<br />

che vivono di notte. Facendo capolino da un<br />

passaggio ad arco, controllai l’ingresso. Era deserto,<br />

tranne che per <strong>il</strong> Moroi sonnacchioso seduto al<br />

banco della reception. Sfogliava distrattamente<br />

una rivista, nell’evidente sforzo di tenersi sveglio.<br />

Arrivò alla fine della rivista ed emise un sonoro<br />

sbadiglio. Ruotando sulla sedia girevole, gettò <strong>il</strong><br />

giornale sul tavolo alle sue spalle e si chinò in cerca<br />

di qualcos’altro da leggere.<br />

Approfittando del fatto che mi dava le spalle,<br />

sfrecciai verso la porta d’ingresso a doppio battente.<br />

Pregando perché la porta non cigolasse, l’aprii


quel tanto che bastava a passare. Una volta fuori,<br />

richiusi la porta con la massima delicatezza. Nessun<br />

rumore. Al massimo, <strong>il</strong> sorvegliante avrebbe sentito<br />

un lieve spiffero. Sentendomi un ninja, mi allontanai<br />

furtiva nella luce del giorno.<br />

Il vento freddo mi sferzò <strong>il</strong> viso, ma era proprio<br />

quello di cui avevo bisogno. I rami spogli degli<br />

alberi ondeggiavano nel vento, graffiando i muri<br />

di pietra come tanti artigli. Il sole comparve fra le<br />

nuvole color del piombo, come a volermi ricordare<br />

che in quel momento avrei dovuto essere a letto a<br />

dormire. Socchiusi gli occhi contro <strong>il</strong> riverbero della<br />

luce e mi strinsi addosso la vestaglia, incamminandomi<br />

lungo <strong>il</strong> perimetro dell’edificio verso un<br />

punto fra gli alloggi per studenti e la palestra che<br />

non fosse troppo esposto agli elementi. La fanghiglia<br />

del marciapiede mi inzuppava le pantofole di<br />

stoffa, ma non m’importava.<br />

Una tipica giornata di gelo invernale del<br />

Montana. Ma era proprio quello <strong>il</strong> punto: l’aria<br />

frizzante mi aiutò a svegliarmi del tutto, scacciando<br />

le ultime immagini di quella scena d’amore<br />

virtuale. Concentrarmi sul freddo che mi entrava<br />

nelle ossa era m<strong>il</strong>le volte meglio che ricordare<br />

quello che avevo provato nel sentire le mani di<br />

Christian su di me. Mentre guardavo un boschetto<br />

di alberi senza davvero vederli, rimasi sorpresa<br />

nel sentirmi pungere da un’improvvisa fitta di


abbia nei confronti di Lissa e Christian. Dev’essere<br />

essere bello, pensai amaramente, fare quello che ti<br />

pare e piace. Più di una volta Lissa mi aveva detto<br />

che le sarebbe piaciuto percepire le mie sensazioni<br />

e le mie esperienze come succedeva a me con<br />

le sue. La verità era che non aveva idea di quanto<br />

era fortunata. Non aveva idea di cosa si prova ad<br />

avere i pensieri di un altro che si intrufolano nei<br />

tuoi, le esperienze di un altro che si mescolano<br />

alle tue. Non sapeva cosa si provava a vivere la<br />

perfetta vita sentimentale di un altro, quando la<br />

tua è praticamente inesistente. Non capiva cosa si<br />

provava a sentirsi riempire di un amore così potente<br />

da farti male al cuore; un amore che potevi<br />

solo sentire, ma non esprimere. Avevo imparato<br />

che reprimere l’amore era molto sim<strong>il</strong>e a tenere a<br />

bada la collera. Ti rode dall’interno finché non<br />

arrivi al punto da voler urlare o prendere a calci<br />

qualcosa.<br />

No, Lissa non comprendeva niente di tutto questo.<br />

Non era costretta a farlo. Poteva continuare a<br />

vivere la sua storia d’amore, incurante dell'effetto<br />

che aveva su di me.<br />

Mi accorsi allora che avevo ricominciato ad ansimare,<br />

questa volta per la collera. Il languore che<br />

avevo provato per gli abbracci sensuali di Lissa e<br />

Christian a tarda notte si era dissolto, sostituito da<br />

rabbia e gelosia. Emozioni scaturite da ciò che io


non potevo avere e che lei invece aveva fac<strong>il</strong>mente.<br />

Feci del mio meglio per soffocarle; non volevo provare<br />

sentimenti negativi nei confronti della mia<br />

migliore amica.<br />

«Sei sonnambula?» sentii una voce chiedere alle<br />

mie spalle.<br />

Mi volsi di scatto, con un sussulto. Dimitri mi<br />

fissava, con uno sguardo fra <strong>il</strong> divertito e <strong>il</strong> curioso.<br />

Logico che, mentre schiumavo di collera per i problemi<br />

della mia miserevole vita sentimentale, proprio<br />

la causa di quei problemi mi avesse trovata.<br />

Non lo avevo sentito arrivare. Con buona pace del<br />

ninja che credevo di essere. E poi, diciamoci la verità,<br />

mi avrebbe ucciso darmi una spazzolata prima<br />

di uscire? Mi passai svelta le dita fra i capelli, sapendo<br />

che era troppo tardi. Con ogni probab<strong>il</strong>ità, avevo<br />

l’aria di una con un animale morto in testa.<br />

«Stavo mettendo alla prova la sicurezza degli<br />

alloggi» dissi. «Fa schifo.»<br />

Un lieve sorriso gli increspò le labbra. A quel<br />

punto, <strong>il</strong> freddo mi era talmente entrato nelle<br />

ossa che non potei fare a meno di pensare a<br />

quanto doveva essere calda la sua lunga giacca<br />

di pelle. Non mi sarebbe dispiaciuto avvolgermici<br />

dentro.<br />

Come se mi avesse letto nella mente, mi chiese:<br />

«Starai congelando. Vuoi la mia giacca?»<br />

Feci di no con la testa, anche se non riuscivo più


a sentirmi i piedi. «Sto bene. Che ci fai in giro?<br />

Anche tu a provare la sicurezza?»<br />

«Io sono la sicurezza. Questo è <strong>il</strong> mio turno.»<br />

C’erano sempre squadre di guardiani che pattugliavano<br />

<strong>il</strong> campus quando tutti gli altri dormivano. I<br />

vampiri Strigoi, morti viventi che perseguitavano i<br />

Moroi, vampiri vivi come Lissa, non anda vano in<br />

giro di giorno, ma gli studenti che infrangevano le<br />

regole – tipo, diciamo, sgattaiolare fuori dagli alloggi<br />

degli studenti – erano un problema costante,<br />

giorno e notte.<br />

«Be’, buon lavoro» dissi. «Lieta di averti aiutato<br />

a testare le tue mirabolanti capacità. Adesso devo<br />

andare.»<br />

«Rose…» La mano di Dimitri mi afferrò <strong>il</strong> braccio,<br />

e nonostante <strong>il</strong> vento, <strong>il</strong> freddo e la fanghiglia,<br />

mi sentii pervadere da un’ondata di calore bruciante.<br />

Dimitri mi lasciò con un sobbalzo, come se<br />

si fosse scottato anche lui. «Mi dici cosa ci fai davvero<br />

qui fuori?»<br />

Aveva usato <strong>il</strong> suo tono da smett<strong>il</strong>a-di-direballe<br />

e così gli risposi nella maniera più sincera<br />

possib<strong>il</strong>e: «Ho fatto un brutto sogno. Avevo bisogno<br />

d’aria.»<br />

«E così sei corsa fuori. Il fatto di infrangere le<br />

regole non ti è nemmeno passato per la mente…<br />

così come metterti qualcosa di più pesante addosso.»


«Già» borbottai. «Più o meno è andata così.»<br />

«Rose, Rose.» Questa volta era <strong>il</strong> suo tono esasperato.<br />

«Non cambi mai. Sempre ad agire d’impulso,<br />

senza riflettere.»<br />

«Non è vero» protestai. «Sono cambiata un sacco.»<br />

L’espressione divertita sul suo viso si spense<br />

di colpo, sostituita da un corruccio preoccupato.<br />

Mi studiò per un lungo momento. A volte avevo<br />

la sensazione che quegli occhi riuscissero a vedermi<br />

fin dentro l’anima. «Hai ragione. Sei cambiata.»<br />

Non ne sembrava molto contento. Probab<strong>il</strong>mente<br />

stava pensando a quello che era successo circa tre<br />

settimane prima, quando, con alcuni amici, ero stata<br />

catturata dagli Strigoi. Soltanto grazie a un clamoroso<br />

colpo di fortuna eravamo riusciti a fuggire.<br />

Non tutti però. Mason, un mio carissimo amico che<br />

aveva una cotta furiosa per me, era stato ucciso, e<br />

una parte di me non se lo sarebbe mai perdonato,<br />

anche se poi avevo ucciso i suoi assassini.<br />

Quella vicenda mi aveva svelato un aspetto più<br />

oscuro della vita. Be’, lo aveva svelato a tutti quelli<br />

che frequentavano la St. Vladimir’s Academy,<br />

ma a me in modo particolare. Gli altri avevano<br />

cominciato a notare la differenza. Ma non mi piaceva<br />

vedere Dimitri preoccupato, perciò congedai<br />

la sua osservazione con una battuta.


«Be’, non temere. Fra un po’ è <strong>il</strong> mio compleanno.<br />

Non appena farò diciott’anni, sarò un’adulta,<br />

giusto? Sono sicura che quella mattina mi<br />

sveglierò e sarò matura, equ<strong>il</strong>ibrata e tutto <strong>il</strong> resto.»<br />

Come avevo sperato, <strong>il</strong> suo corruccio si distese<br />

in un lieve sorriso. «Sì, ne sono convinto. Quanto<br />

manca, un mesetto?»<br />

«Trentuno giorni» annunciai, compassata.<br />

«Li stai contando!»<br />

Mi strinsi nelle spalle e lui si mise a ridere.<br />

«Immagino che avrai fatto una lista di regali.<br />

Dieci pagine? Interlinea uno? In ordine di priorità?»<br />

Continuava a sorridere. Era uno di quei sorrisi<br />

r<strong>il</strong>assati e autentici, così rari per lui.<br />

Stavo per fare un’altra battuta, quando l’immagine<br />

di Lissa e Christian mi balenò di nuovo in<br />

mente. E tornò anche quella sensazione di vuoto e<br />

di tristezza. Qualunque cosa avessi potuto desiderare<br />

– vestiti nuovi, un iPod, roba così – all’improvviso<br />

mi parve banale. Che importanza avevano<br />

quegli oggetti in confronto all’unica cosa che<br />

volevo più di tutto? Dio, se ero cambiata.<br />

«No» risposi con un f<strong>il</strong>o di voce. «Niente lista.»<br />

Dimitri inclinò la testa da un lato per osservarmi<br />

meglio. Una ciocca di capelli lunghi fino alle<br />

spalle gli scivolò sul viso. Erano castani come i<br />

miei, ma non altrettanto scuri. I miei a volte sem-


avano neri. Si scostò la ciocca ribelle, ma quella<br />

si ostinò a tornargli sulla faccia. «Non ci posso credere<br />

che non vuoi niente. Sarà un compleanno<br />

noiosissimo.»<br />

Libertà, pensai. Era quello l’unico regalo che<br />

desideravo. La libertà di fare le mie scelte. La libertà<br />

di amare chi volevo.<br />

«Non importa» risposi invece.<br />

«Cosa…» S’interruppe. Aveva capito. Come<br />

sempre. Era uno dei motivi per cui eravamo così<br />

legati, malgrado i sette anni che ci separavano. Ci<br />

eravamo innamorati l’autunno prima, quando lui<br />

era diventato <strong>il</strong> mio istruttore di combattimento. A<br />

mano a mano che <strong>il</strong> nostro rapporto si rafforzava,<br />

avevamo scoperto di avere ben altri problemi di<br />

cui preoccuparci che non quello dell’età. Avremmo<br />

entrambi dovuto proteggere Lissa quando si fosse<br />

diplomata, e non potevamo permettere che <strong>il</strong> nostro<br />

sentimento reciproco ci distraesse quando era<br />

lei la nostra priorità.<br />

Chiaro che era più fac<strong>il</strong>e a dirsi che a farsi, perché<br />

non pensavo che i nostri sentimenti si sarebbero<br />

mai spenti. Avevamo entrambi avuto i nostri<br />

momenti di debolezza, momenti che ci avevano<br />

portato a baci rubati o a dire cose che non avremmo<br />

dovuto dire. Dopo la mia fuga dagli Strigoi,<br />

Dimitri mi aveva detto che mi amava e che per<br />

questo non avrebbe potuto mai stare con nessun’al-


tra. D’altro canto, era fin troppo evidente che non<br />

saremmo mai potuti stare insieme, e così avevamo<br />

ripreso i nostri vecchi ruoli, tenendoci a distanza e<br />

fingendo che <strong>il</strong> nostro rapporto fosse puramente<br />

professionale.<br />

In un tentativo non troppo ovvio di cambiare<br />

argomento, lui disse: «Puoi negarlo finché ti pare,<br />

ma so che stai gelando. Torniamo dentro. Ti faccio<br />

passare dal retro.»<br />

Non potei fare a meno di sorprendermi. Di solito<br />

Dimitri non evitava gli argomenti scomodi. Anzi, la<br />

sua caratteristica era proprio quella di spingermi a<br />

parlare di argomenti che non volevo trattare. Ma la<br />

nostra relazione disfunzionale e impossib<strong>il</strong>e? Già,<br />

evidentemente si trattava di un tema che non aveva<br />

nessuna voglia di affrontare quel giorno. Eh sì, le<br />

cose stavano proprio cambiando.<br />

«Mi sa che sei tu quello che sta gelando» lo canzonai,<br />

mentre aggiravamo <strong>il</strong> lato dell'edificio dove<br />

alloggiavano i guardiani novizi. «Non dovresti<br />

essere immune al freddo, visto che vieni dalla<br />

Siberia?»<br />

«Non credo che la Siberia sia come la immagini.»<br />

«Io la immagino come un deserto artico» risposi<br />

sincera.<br />

«Appunto, non è decisamente come la immagini.»


«Ti manca?» domandai, gettandomi un’occhiata<br />

alle spalle, dove lui camminava qualche passo dietro<br />

di me. Era qualcosa che non avevo mai preso in<br />

considerazione, prima. A mio avviso, tutti volevano<br />

vivere negli Stati Uniti. O almeno, nessuno voleva<br />

vivere in Siberia.<br />

«Sempre» rispose lui, con una voce dalla sfumatura<br />

nostalgica. «A volte vorrei…»<br />

«Belikov!»<br />

Una voce portata dal vento ci raggiunse alle<br />

spalle. Dimitri borbottò qualcosa, poi mi spinse<br />

dietro l’angolo che avevamo appena svoltato.<br />

«Non farti vedere.»<br />

Mi accovacciai dietro una siepe di agrifoglio che<br />

fiancheggiava l’edificio. Non c’erano bacche, ma le<br />

foglie aguzze e spinose mi graffiarono la pelle nuda.<br />

Vista la temperatura gelida e la possib<strong>il</strong>ità che<br />

la mia passeggiatina notturna venisse scoperta,<br />

qualche graffio era l’ultimo dei miei problemi in<br />

quel momento.<br />

«Non è <strong>il</strong> tuo turno di guardia» sentii dire a<br />

Dimitri qualche istante dopo.<br />

«No, ma dovevo parlarti.» Riconobbi quella voce.<br />

Era di Alberta, capitano dei guardiani dell’Accademia.<br />

«Ci vorrà un minuto. Bisogna cambiare<br />

alcuni turni mentre tu sarai impegnato con l’interrogatorio.»<br />

«Lo immaginavo» disse lui. Notai una strana


sfumatura nella sua voce, quasi una nota di disagio.<br />

«Sarà uno stress per tutti… pessima scelta dei<br />

tempi.»<br />

«Già, be’, ma la regina ha i suoi programmi.»<br />

Alberta sembrava frustrata, e io cercai di immaginare<br />

cosa stesse succedendo. «Celeste farà i tuoi<br />

turni, e lei ed Em<strong>il</strong> si divideranno le tue ore di allenamento.»<br />

Ore di allenamento? Dimitri non avrebbe svolto<br />

nessun allenamento la settimana dopo perché…<br />

Ah. Giusto, pensai. L’esercitazione. Il giorno dopo<br />

sarebbero cominciate le sei settimane di addestramento<br />

pratico per noi novizi. Non avremmo avuto<br />

lezioni in classe, perché dovevamo proteggere i<br />

Moroi giorno e notte mentre gli adulti valutavano<br />

le nostre capacità. Perciò le “ore di allenamento”<br />

dovevano essere quelle in cui Dimitri avrebbe partecipato<br />

all’esercitazione. Ma cos’era quell’interrogatorio<br />

di cui aveva parlato Alberta? Si riferiva<br />

alle prove orali che dovevamo superare alla fine<br />

dell’anno scolastico?<br />

«Dicono che a loro non importa <strong>il</strong> lavoro in più»<br />

continuò Alberta, «ma mi chiedevo se potessi pareggiare<br />

i conti e fare qualche turno loro prima di<br />

andare.»<br />

«Senz’altro» disse lui, ancora rigido e conciso.<br />

«Ti ringrazio per la collaborazione.» Sospirò.<br />

«Come vorrei sapere quanto andrà avanti questa


storia. Non mi va di stare via troppo tempo. Ci si<br />

aspettava che i problemi con Dashkov fossero finiti,<br />

ma a quanto pare la regina ha cominciato a farsi<br />

scrupoli sul fatto di sbattere in prigione un membro<br />

di una delle casate reali più prestigiose.»<br />

Mi irrigidii. Il brivido che mi corse lungo la<br />

schiena non aveva niente a che fare col freddo.<br />

Dashkov!<br />

«Sono sicuro che faranno la cosa giusta» disse<br />

Dimitri. Fu allora che capii perché non si d<strong>il</strong>ungava<br />

più di tanto. Quella era una conversazione che<br />

non avrei dovuto ascoltare.<br />

«Lo spero. E spero che ci vorranno solo un paio<br />

di giorni, come dicono. Senti, fa un freddo cane qui<br />

fuori. Ti dispiace se andiamo in ufficio un secondo<br />

a rivedere l’orario?»<br />

«D’accordo» disse lui. «Ma prima devo controllare<br />

una cosa.»<br />

«Bene. Ci vediamo fra un po’.»<br />

Cadde <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, e io immaginai Alberta che si<br />

allontanava. E infatti Dimitri comparve da dietro<br />

l’angolo e si fermò davanti all’agrifoglio. Io balzai<br />

fuori dal mio nascondiglio. Dalla sua espressione<br />

era chiaro che sapeva quello che avrei detto.<br />

«Rose…»<br />

«Dashkov?» esclamai, sforzandomi di bisbigliare<br />

per non farmi sentire da Alberta. «Cioè, Victor<br />

Dashkov?»


Lui non si prese nemmeno <strong>il</strong> disturbo di negare.<br />

«Già, proprio Victor Dashkov.»<br />

«E voi stavate parlando di… Volete dire…» Ero<br />

talmente scioccata, talmente sbalordita da non riuscire<br />

a collegare i pensieri. Era incredib<strong>il</strong>e.<br />

«Pensavo che fosse stato messo in prigione per<br />

sempre! Stai dicendo che non è ancora stato processato?»<br />

Sì. Era proprio incredib<strong>il</strong>e. Victor Dashkov.<br />

L’uomo che aveva rapito Lissa e torturato la sua<br />

mente e <strong>il</strong> suo corpo per controllare i suoi poteri.<br />

Ogni Moroi si specializzava nell’uso della magia<br />

con uno dei quattro elementi: terra, aria, acqua o<br />

fuoco. Lissa, però, lavorava su un quinto elemento,<br />

quasi del tutto sconosciuto, <strong>il</strong> cosiddetto spirito.<br />

Era in grado di guarire tutti, perfino i morti. Per<br />

questo adesso ero psichicamente legata a lei: “baciata<br />

dalla tenebra” diceva qualcuno. Mi aveva riportata<br />

in vita dopo l’incidente d’auto dove erano<br />

morti i suoi genitori e suo fratello, plasmando fra<br />

di noi un legame che mi consentiva di percepire i<br />

suoi pensieri e le sue esperienze.<br />

Victor aveva capito prima di tutti noi che Lissa<br />

aveva <strong>il</strong> potere della guarigione, e voleva tenerla<br />

segregata per poterla sfruttare come Fonte dell’Eterna<br />

Giovinezza personale. Non aveva esitato a uccidere<br />

chiunque si mettesse sulla sua strada, o a<br />

usare metodi alquanto creativi per fermare i suoi


avversari, come nel caso di me e Dimitri. Mi ero<br />

fatta un sacco di nemici in diciassette anni di vita,<br />

ma sono sicura che non c’era nessuno che odiassi<br />

più ferocemente di Victor Dashkov, per lo meno<br />

fra i vivi.<br />

Dimitri aveva un’espressione che conoscevo<br />

bene. Era quella di quando pensava che stessi per<br />

prendere a pugni qualcuno. «È stato rinchiuso…<br />

ma no, ancora nessun processo. A volte le procedure<br />

legali richiedono parecchio tempo.»<br />

«Ma adesso ci sarà un processo, giusto? E tu ci<br />

vai?» Parlavo a denti stretti, sforzandomi di restare<br />

calma. Sospettavo di avere ancora quell’espressione<br />

da adesso prendo a pugni qualcuno stampata in<br />

faccia.<br />

«La prossima settimana. Hanno richiesto la presenza<br />

mia e di altri guardiani per testimoniare su<br />

quanto accaduto a te e a Lissa quella notte.» La sua<br />

espressione cambiò nel parlare di quello che era<br />

successo quattro mesi prima, e ancora una volta<br />

riconobbi <strong>il</strong> suo sguardo. Era quello feroce e protettivo<br />

di quando qualcuno che amava era in pericolo.<br />

«Magari penserai che è una domanda stupida<br />

quella che sto per farti, ma, ehm, non è che Lissa e<br />

io veniamo con te?» Conoscevo la risposta, e non<br />

mi piaceva.<br />

«No.»


«No?»<br />

«No.»<br />

Mi piantai le mani sui fianchi. «Scusa, ma non ti<br />

sembrerebbe ragionevole che noi fossimo lì con te,<br />

quando andrai a parlare di quello che è successo a<br />

noi?»<br />

Dimitri entrò in modalità istruttore-inflessib<strong>il</strong>e e<br />

scosse la testa. «Secondo la regina e alcuni guardiani<br />

è meglio che non veniate. Le nostre testimonianze<br />

sono più che sufficienti, e per giunta, criminale<br />

o no, lui è… o era… uno dei reali più potenti<br />

del mondo. Le poche persone a conoscenza di questo<br />

processo vogliono tenerlo segreto.»<br />

«Che significa? Pensi che se venissimo con te,<br />

andremmo a spifferarlo ai quattro venti?» sbottai.<br />

«Andiamo, pensi davvero questo? L’unica cosa<br />

che vogliamo è vedere Victor rinchiuso. Per sempre.<br />

E oltre. E se c’è anche la più remota possib<strong>il</strong>ità<br />

che venga r<strong>il</strong>asciato, devi permetterci di venire<br />

con te.»<br />

Dopo la sua cattura, Victor era stato messo in<br />

prigione, e io avevo pensato che la storia si fosse<br />

conclusa lì. Avevo immaginato che avessero buttato<br />

la chiave per lasciarlo in cella a marcire. Non mi<br />

era mai passato per la mente – ma avrebbe dovuto<br />

– che doveva comunque essere sottoposto a un<br />

processo. All’epoca, i suoi crimini erano parsi fin<br />

troppo evidenti. Ma per quanto <strong>il</strong> governo dei


Moroi fosse segreto e separato da quello degli<br />

umani, funzionava grosso modo nella stessa maniera.<br />

Giusto processo e compagnia bella.<br />

«Non spetta a me questa decisione» disse<br />

Dimitri.<br />

«Ma avrai pure qualche influenza! Puoi parlare<br />

a nostro favore, specie se…» La mia collera sfumò,<br />

sostituita da un improvviso e agghiacciante timore.<br />

Stentai a pronunciare le parole che seguirono.<br />

«Specie se c’è davvero la possib<strong>il</strong>ità che possa uscire.<br />

Esiste? C’è sul serio la possib<strong>il</strong>ità che la regina<br />

lo lasci andare?»<br />

«Non lo so. In genere, non c’è modo di prevedere<br />

quello che lei o gli altri reali decideranno di fare.»<br />

All’improvviso parve molto stanco. S’inf<strong>il</strong>ò<br />

una mano in tasca e ne trasse un mazzo di chiavi.<br />

«Senti, lo so che sei sconvolta, ma non possiamo<br />

parlarne adesso. Devo andare da Alberta, e tu devi<br />

rientrare. La chiave quadrata apre la porta in fondo,<br />

sul retro. Sai quale.»<br />

Lo sapevo. «Già. Grazie.»<br />

Ero irritata e odiavo sentirmi in quel modo – soprattutto<br />

mentre Dimitri mi salvava dai guai – ma<br />

non potevo farne a meno. Victor Dashkov era un<br />

criminale, un essere malvagio e spregevole. Era<br />

avido di potere e non gl’importava di chi calpestava<br />

sul suo cammino. Se lo avessero r<strong>il</strong>asciato… be’,<br />

non c’era modo di prevedere cosa sarebbe succes-


so a Lissa o a qualsiasi altro Moroi. Mi mandava su<br />

tutte le furie sapere di poter fare qualcosa per impedire<br />

che tornasse libero, ma che nessuno voleva<br />

permettermi di farlo.<br />

Mi ero allontanata solo di qualche passo, quando<br />

Dimitri mi chiamò. «Rose?» Mi voltai. «Mi dispiace»<br />

disse. Fece una pausa, e la sua espressione<br />

di rammarico si trasformò in fermezza. «E ricordati<br />

di riportarmi le chiavi, domani.»<br />

Mi voltai e ripresi a camminare. Era ingiusto, lo<br />

sapevo, ma una parte infant<strong>il</strong>e di me era convinta<br />

che Dimitri potesse fare qualsiasi cosa. Se avesse<br />

davvero voluto portare Lissa e me al processo, ero<br />

sicura che ci sarebbe riuscito.<br />

Ero quasi arrivata alla porta secondaria, quando<br />

colsi un movimento con la coda dell’occhio. Mi<br />

sentii sprofondare. Magnifico. Dimitri mi aveva<br />

dato le chiavi per rientrare di nascosto, ma qualcuno<br />

mi aveva beccata. Tipico della mia sfortuna.<br />

Pronta a trovarmi di fronte un insegnante che mi<br />

domandava cosa ci facevo in giro a quell’ora, mi<br />

volsi lentamente, preparando una scusa.<br />

Ma non era un insegnante.<br />

«No» mormorai. Doveva essere un abbaglio.<br />

«No.»<br />

Per mezzo secondo pensai che forse non mi ero<br />

mai svegliata. Forse ero ancora a letto, a dormire e<br />

sognare.


Perché quella, e soltanto quella, poteva essere la<br />

spiegazione di quanto stavo vedendo sul prato<br />

dell’Accademia, acquattato nell’ombra di una contorta<br />

quercia secolare.<br />

Mason.


vvDUE<br />

I nsomma, sembrava Mason.<br />

Lui – o qualunque cosa fosse – era diffic<strong>il</strong>e da<br />

distinguere bene. Continuavo a strizzare gli occhi<br />

e a battere le palpebre per metterlo a fuoco. La<br />

sua forma era inconsistente – quasi traslucida – e<br />

tremolava, facendosi ora più vivida, ora più sbiadita.<br />

Ma sì, da quanto riuscivo a scorgere, sembrava<br />

proprio Mason. I suoi lineamenti erano slavati, la<br />

pelle ancora più pallida di quanto ricordassi. I capelli<br />

rossicci adesso apparivano di un arancione<br />

smorto. Quasi non gli vedevo più le lentiggini. Era<br />

vestito esattamente come l’avevo visto l’ultima<br />

volta: jeans e una giacca di p<strong>il</strong>e gialla. Il bordo di<br />

un maglione verde gli spuntava dall’orlo della<br />

giacca. Anche quei colori, però, erano sbiaditi.<br />

Sembrava una fotografia che qualcuno ha lasciato<br />

esposta al sole. I lineamenti sfumati erano come<br />

circonfusi da un lievissimo bagliore.<br />

La cosa che più mi colpì – a parte <strong>il</strong> fatto che<br />

avrebbe dovuto essere morto – era l’espressione<br />

del suo viso. Triste, sì, tanto tanto triste. Quando lo


guardai negli occhi, mi sentii spezzare <strong>il</strong> cuore.<br />

Tutti i ricordi di ciò che era successo appena qualche<br />

settimana prima mi travolsero. Rividi tutto: <strong>il</strong><br />

suo corpo che cadeva, lo sguardo crudele degli<br />

Strigoi… Mi venne un groppo in gola. Rimasi lì,<br />

stordita e incapace di muovermi.<br />

Anche lui mi studiava, la sua espressione immutata.<br />

Triste. Severa. Seria. Aprì la bocca, come<br />

se volesse parlare, poi la richiuse. Passarono altri<br />

lunghi, pesanti momenti di s<strong>il</strong>enzio fra di noi, poi<br />

alzò una mano e la tese verso di me. Qualcosa in<br />

quel movimento mi strappò dal mio torpore. No,<br />

non poteva essere vero. Non stavo vedendo quello<br />

che stavo vedendo. Mason era morto. Lo avevo<br />

visto morire. Avevo stretto fra le braccia <strong>il</strong> suo<br />

cadavere.<br />

Le sue dita si mossero lentamente, come se volesse<br />

chiamarmi, e io fui colta dal panico. Feci<br />

qualche passo indietro per mettere una certa distanza<br />

fra di noi e attesi di vedere cosa sarebbe<br />

successo. Lui non si mosse. Rimase dov’era, con la<br />

mano ancora protesa. Col cuore in gola, mi volsi e<br />

presi a correre. Davanti alla porta, mi fermai e mi<br />

gettai un’occhiata alle spalle, ansimando per riprendere<br />

fiato. La radura dove lo avevo visto era<br />

deserta.<br />

Salii in camera e mi chiusi la porta alle spalle,<br />

con le mani che tremavano. Mi lasciai cadere sul


letto e ripensai a quello che era appena successo.<br />

Ma che diavolo! Non era stato reale. Figuriamoci.<br />

Impossib<strong>il</strong>e. Mason era morto, e tutti sanno che i<br />

morti non tornano indietro. Be’, sì, io ero tornata…<br />

ma la mia situazione era completamente diversa.<br />

Insomma, ovvio, mi ero immaginata tutto.<br />

Punto. Doveva essere andata così. Ero sfinita di<br />

stanchezza, irritata da Lissa e Christian, per non<br />

parlare delle notizie su Victor Dashkov. E con ogni<br />

probab<strong>il</strong>ità <strong>il</strong> freddo mi aveva congelato parte del<br />

cervello. Sì, più ci pensavo, più mi convincevo che<br />

dovevano esserci un centinaio di spiegazioni per<br />

quello che era successo.<br />

Eppure, per quanto continuassi a ripetermelo,<br />

non riuscivo ad addormentarmi. Sdraiata nel letto,<br />

con le coperte tirate su fino al mento, mi sforzavo<br />

di cancellare quell’immagine spettrale dalla mente.<br />

Niente da fare. Continuavo a vedere quegli occhi<br />

tristi, tanto tristi, quegli occhi che sembravano<br />

dire: Rose, perché hai permesso che mi uccidessero?<br />

Serrai forte le palpebre, cercando di non pensare<br />

a lui. Dal giorno del funerale di Mason, mi ero<br />

sforzata di andare avanti e di comportarmi da persona<br />

forte, ma la verità era che non avevo ancora<br />

superato la sua morte. Giorno dopo giorno, mi<br />

torturavo con le classiche domande E se?<br />

E se fossi stata più forte e più veloce durante la<br />

battaglia con gli Strigoi? E se non gli avessi mai


ivelato dove si trovavano gli Strigoi? E se fossi<br />

stata capace di ricambiare <strong>il</strong> suo amore? Una qualsiasi<br />

di queste cose avrebbe potuto salvargli la vita,<br />

ma nessuna si era realizzata. Ed era stata tutta colpa<br />

mia.<br />

«L’ho solo immaginato» mormorai al buio della<br />

mia stanza. Dovevo averlo immaginato. Mason già<br />

tormentava i miei sogni. Non avevo bisogno di<br />

vederlo anche da sveglia. «Non era lui.»<br />

Non poteva essere lui, perché l’unico modo in<br />

cui avrebbe potuto esserlo era… Be’, era qualcosa<br />

che non volevo nemmeno prendere in considerazione.<br />

Perché se anche credevo ai vampiri, alla<br />

magia e ai poteri psichici, di sicuro non credevo ai<br />

fantasmi.<br />

E a quanto pare non credevo nemmeno al sonno,<br />

perché quella notte non riuscii più a chiudere occhio.<br />

Mi giravo e rigiravo nel letto, incapace di<br />

placare la mia mente, che andava a m<strong>il</strong>le. Infine<br />

devo essermi appisolata, ma la sveglia suonò dopo<br />

quelli che mi parvero pochi minuti.<br />

Fra gli esseri umani, la luce del giorno tende a<br />

dissipare gli incubi e le paure. Ma io non avevo la<br />

luce del giorno: mi alzai che ormai era quasi buio.<br />

Eppure ritrovarmi in compagnia di altri esseri viventi<br />

e reali ebbe comunque un suo effetto, e quando<br />

scesi per andare a colazione e poi a lezione,


scoprii che quello che avevo visto la notte prima –<br />

o pensavo di aver visto la notte prima – diventava<br />

un ricordo sempre più fievole.<br />

L’inquietudine suscitata da quell’incontro fu<br />

sostituita dall’eccitazione. Era arrivato. Il grande<br />

giorno. L’inizio della pratica.<br />

Per sei settimane non avrei avuto lezioni in aula.<br />

Avrei passato le giornate in compagnia di Lissa<br />

e <strong>il</strong> massimo che mi si chiedeva era di scrivere un<br />

rapporto giornaliero di appena mezza pagina.<br />

Fac<strong>il</strong>e. Poi, sì, chiaro, avrei dovuto farle da guardiano,<br />

ma questo non era un problema. Ormai mi<br />

veniva naturale. Lei e io avevamo vissuto fra gli<br />

esseri umani per due anni, e l’avevo sempre protetta.<br />

Prima di allora, quando ero al primo anno,<br />

avevo visto a che genere di esami i guardiani adulti<br />

sottoponevano i novizi durante questa fase. Le<br />

prove erano complicate, certo. Un novizio doveva<br />

essere sempre vig<strong>il</strong>e e non abbassare mai la guardia,<br />

tenersi pronto a difendere e attaccare se necessario.<br />

Eppure non mi impensieriva. Lissa e io eravamo<br />

state lontane dalla scuola per tutto <strong>il</strong> secondo<br />

e <strong>il</strong> terzo anno, e io ero rimasta indietro con l’addestramento.<br />

Ma grazie alle ore in più di allenamento<br />

con Dimitri, mi ero rimessa in pari in poco tempo<br />

e adesso ero una delle migliori della mia classe.<br />

«Ehi, Rose.»<br />

Eddie Cast<strong>il</strong>e mi raggiunse mentre entravo in


palestra, dove sarebbe cominciato l’orientamento<br />

per l’esercitazione. Per un breve istante, nel vederlo,<br />

mi sentii affondare. All’improvviso, fu come se<br />

mi trovassi di nuovo nella prigione con Mason, a<br />

guardare <strong>il</strong> suo viso dolente.<br />

Eddie – insieme al ragazzo di Lissa, Christian, e<br />

una Moroi di nome Mia – era con noi quando eravamo<br />

stati catturati dagli Strigoi. Eddie non era<br />

morto, ma c’era andato molto vicino. Gli Strigoi<br />

che ci tenevano prigionieri lo avevano usato come<br />

nutrimento, succhiandogli <strong>il</strong> sangue per tutto <strong>il</strong><br />

tempo della prigionia, nel tentativo di allettare i<br />

Moroi e spaventare noi dhampir. Aveva funzionato:<br />

io ero terrorizzata. Il povero Eddie era rimasto<br />

incosciente per la maggior parte del tempo, a causa<br />

della perdita di sangue e delle endorfine prodotte<br />

dal morso dei vampiri. Era stato <strong>il</strong> miglior<br />

amico di Mason, divertente e allegro quasi quanto<br />

lui.<br />

Ma da quando eravamo fuggiti, Eddie era cambiato,<br />

proprio com’era successo a me. Non voglio<br />

dire che non fosse pronto al sorriso e alla battuta,<br />

ma adesso aveva un’aria più seria, uno sguardo<br />

cupo e sinistro, come se si aspettasse sempre <strong>il</strong><br />

peggio. Comprensib<strong>il</strong>e, ovvio. Lui aveva visto <strong>il</strong><br />

peggio. Proprio come per la morte di Mason, io mi<br />

sentivo responsab<strong>il</strong>e anche della trasformazione di<br />

Eddie e di quello che aveva subito nelle mani degli


Strigoi. Sapevo che non era giusto, ma non potevo<br />

farne a meno. Mi sentivo in debito con lui, come se<br />

dovessi proteggerlo o in qualche modo rendergli<br />

la vita più fac<strong>il</strong>e.<br />

E questo aveva del paradossale, visto che la<br />

mia impressione era che Eddie volesse proteggere<br />

me. Non che mi pedinasse o altro, ma avevo notato<br />

che mi teneva sempre d’occhio. Credo che<br />

dopo la tragedia, si sentisse in dovere verso<br />

Mason di proteggere la sua ragazza. Non mi presi<br />

mai la briga di dire a Eddie che non ero mai<br />

stata la ragazza di Mason, non nel vero senso del<br />

termine, proprio come non lo rimproverai mai di<br />

comportarsi da fratello maggiore. In realtà sapevo<br />

badare a me stessa più che bene. Ma quando lo<br />

sentivo dire agli altri ragazzi di starmi alla larga,<br />

perché non ero ancora pronta a mettermi con<br />

qualcun altro, non vedevo ragione di interferire.<br />

Era vero. Non ero ancora pronta per un nuovo<br />

ragazzo.<br />

Eddie mi rivolse un sorrisetto sb<strong>il</strong>enco, che aggiunse<br />

una nota di tenerezza infant<strong>il</strong>e al suo viso<br />

allungato. «Eccitata?»<br />

«Diamine, certo!» dissi. I nostri compagni stavano<br />

prendendo posto sulle gradinate al lato della<br />

palestra, e noi trovammo un posto libero al centro.<br />

«Sarà come andare in vacanza. Lissa e io, insieme,<br />

per sei settimane.» Per quanto <strong>il</strong> nostro legame a


volte fosse frustrante, era proprio quello che mi<br />

rendeva <strong>il</strong> guardiano ideale per lei. Sapevo sempre<br />

dov’era e cosa faceva. Una volta diplomate e inserite<br />

nel mondo reale, sarei stata assegnata a lei in<br />

via ufficiale.<br />

Lui si fece pensieroso. «Be’, sì, immagino che<br />

non hai da preoccuparti. Tanto sai già a chi sarai<br />

assegnata dopo <strong>il</strong> diploma. Noialtri non siamo altrettanto<br />

fortunati.»<br />

«Per caso hai messo gli occhi su qualche reale?»<br />

lo canzonai.<br />

«Be’, non ha importanza. Ultimamente, la maggior<br />

parte dei guardiani vengono assegnati ai reali<br />

comunque.»<br />

Era vero. I dhampir – mezzi vampiri come me<br />

– erano pochi, e in genere i reali potevano scegliere<br />

i loro guardiani prima di tutti gli altri. C’era stata<br />

un’epoca in cui molti più Moroi, reali e non, avevano<br />

i loro guardiani, e i novizi come noi avrebbero<br />

fatto a gara per essere assegnati a qualche personaggio<br />

importante. Adesso era scontato che ogni<br />

guardiano lavorasse per una casata reale. Non eravamo<br />

abbastanza, e le famiglie meno influenti se la<br />

dovevano cavare da sole.<br />

«A ogni modo» continuai, «bisogna sempre vedere<br />

a quale reale sarai assegnato, giusto? Certi<br />

sono degli snob assurdi, ma c’è anche gente fighissima.<br />

Te ne capita uno ricco e potente, e ti ritrovi a


vivere a Corte o a viaggiare in posti esotici.» Era<br />

quest’ultimo l’aspetto che più mi intrigava, e spesso<br />

fantasticavo sui viaggi intorno al mondo che<br />

avrei fatto con Lissa.<br />

«Infatti» convenne Eddie. Fece un cenno con la<br />

testa in direzione di un gruppetto di ragazzi in<br />

prima f<strong>il</strong>a. «Non immagini come quei tre si stanno<br />

lisciando alcuni degli Ivashkov e degli Szelsky.<br />

Ovvio che questo non influirà sui loro incarichi<br />

qui, ma si capisce che stanno già facendo i loro<br />

maneggi per sistemarsi dopo <strong>il</strong> diploma.»<br />

«Be’, l’esercitazione può influire. Le valutazioni<br />

che otterremo finiranno sul nostro curriculum.»<br />

Eddie annuì e fece per dire qualcosa, quando<br />

una voce femmin<strong>il</strong>e, alta e decisa, interruppe la<br />

nostra conversazione. Alzammo lo sguardo. Mentre<br />

parlavamo, i nostri istruttori si erano schierati davanti<br />

alle gradinate in una f<strong>il</strong>a compatta e impressionante.<br />

Dimitri era fra di loro, alto, scuro e irresistib<strong>il</strong>e.<br />

Alberta cercava di richiamare la nostra<br />

attenzione. La folla fece s<strong>il</strong>enzio.<br />

«Bene» esordì. Era sulla cinquantina, asciutta e<br />

muscolosa. Mi venne in mente la conversazione<br />

che lei e Dimitri avevano avuto la notte prima, ma<br />

decisi di rimandare quelle riflessioni a più avanti.<br />

Victor Dashkov non mi avrebbe rovinato quel momento.<br />

«Sapete tutti perché siete qui.» La tensione<br />

e l’eccitazione ci avevano ammutoliti, tanto che la


sua voce risuonò squ<strong>il</strong>lante per tutta la palestra.<br />

«Questo è <strong>il</strong> giorno più importante della vostra<br />

istruzione prima degli esami finali. Oggi scoprirete<br />

a quale Moroi siete stati assegnati. La settimana<br />

scorsa vi è stato consegnato un opuscolo con tutti<br />

i dettagli riguardanti lo svolgimento delle prossime<br />

sei settimane. Confido che a questo punto lo<br />

abbiate letto tutti.» Io lo avevo fatto, da cima a fondo.<br />

Probab<strong>il</strong>mente non avevo mai letto niente con<br />

così tanta cura in vita mia. «A scanso di equivoci,<br />

<strong>il</strong> guardiano Alto vi <strong>il</strong>lustrerà le principali regole di<br />

questa esercitazione.»<br />

Porse un blocco di fogli al guardiano Stan Alto.<br />

Diciamo che non era mai stato uno dei miei insegnanti<br />

preferiti, ma dopo la morte di Mason, la<br />

tensione fra di noi si era allentata, almeno in parte.<br />

Ci capivamo meglio, adesso.<br />

«Cominciamo» disse Stan, arcigno. «Presterete<br />

servizio sei giorni a settimana. E consideratelo un<br />

regalo, ragazzi. Nel mondo reale, lavorerete ogni<br />

giorno. Accompagnerete <strong>il</strong> vostro Moroi dappertutto…<br />

in aula, in camera, a mensa. Ovunque.<br />

Tocca a voi trovare <strong>il</strong> modo di adattarvi alla loro<br />

vita. Certi Moroi interagiscono con <strong>il</strong> loro guardiano<br />

come fosse un amico; altri preferiscono che sia<br />

più un fantasma invisib<strong>il</strong>e che non gli rivolge la<br />

parola.» Doveva proprio usare la parola fantasma?<br />

«Ogni situazione è diversa, e insieme dovrete tro-


vare la maniera per garantire al massimo la sua<br />

sicurezza.<br />

«Gli attacchi possono arrivare in qualsiasi momento,<br />

in qualsiasi luogo, e noi saremo vestiti tutti<br />

di nero quando accadrà. Dovrete sempre stare in<br />

guardia. Ricordate, anche se ovviamente sapete<br />

che saremo noi a condurre gli attacchi e non dei<br />

veri Strigoi, che dovrete sempre reagire come se le<br />

vostre vite fossero in grave, imminente pericolo.<br />

Non abbiate paura di farci male. Anzi, sono sicuro<br />

che alcuni di voi non si faranno troppi scrupoli a<br />

togliersi qualche sassolino dalla scarpa.» Dalla folla<br />

di studenti si levò qualche risatina. «Ma altri<br />

potrebbero pensare di doversi trattenere, per timore<br />

di finire nei guai. Non fatelo. Finirete in guai<br />

peggiori se non reagirete. Non temete. Sappiamo<br />

cavarcela.»<br />

Girò la pagina del blocco. «Sarete in servizio ventiquattr’ore<br />

su ventiquattro, per un ciclo di sei giorni,<br />

ma potrete dormire quando fuori è giorno, se<br />

anche <strong>il</strong> vostro Moroi dorme. L’importante è ricordare<br />

che, sebbene gli Strigoi attacchino di rado alla luce<br />

del sole, non è impossib<strong>il</strong>e che lo facciano al chiuso,<br />

e non è detto che sarete al sicuro in quelle ore.»<br />

Stan continuò a leggere altri dettagli tecnici, e io<br />

smisi di ascoltarlo. Conoscevo già tutta quella roba.<br />

Tutti noi la conoscevamo. Guardandomi attorno,<br />

vidi che non ero l’unica a friggere d’impazien-


za. L’eccitazione e l’apprensione erano palpab<strong>il</strong>i<br />

tra la folla. I pugni serrati. Gli occhi spalancati.<br />

Tutti non vedevano l’ora di conoscere <strong>il</strong> loro incarico.<br />

Tutti volevano che cominciasse subito.<br />

Quando Stan terminò, restituì <strong>il</strong> blocco ad<br />

Alberta. «Okay» disse lei. «Adesso vi chiamerò per<br />

nome, uno per uno, e vi dirò a chi siete stati assegnati.<br />

A quel punto, scendete qui e <strong>il</strong> guardiano<br />

Chase vi consegnerà un plico contenente le informazioni<br />

sugli orari del vostro Moroi, <strong>il</strong> suo passato,<br />

eccetera.»<br />

Raddrizzammo tutti la schiena mentre cominciava<br />

a sfogliare l’elenco. Si levò un brusio sommesso<br />

fra gli studenti. Al mio fianco, Eddie trasse<br />

un sonoro respiro. «Ragazzi. Spero che mi capiti<br />

uno giusto» mormorò. «Non ho proprio voglia di<br />

passare sei settimane schifose.»<br />

Gli strinsi <strong>il</strong> braccio con fare rassicurante. «Ne<br />

sono certa» sussurrai di rimando. «Ehm, voglio<br />

dire, sono certa che ti capiterà uno giusto. Non che<br />

passerai sei settimane schifose.»<br />

«Ryan Aylesworth» chiamò Alberta con voce<br />

stentorea. Eddie fece una smorfia, e io capii subito<br />

<strong>il</strong> perché. Era stato sempre Mason Ashford <strong>il</strong> primo<br />

negli appelli. Non sarebbe più successo. «Sei<br />

assegnato a Cam<strong>il</strong>le Conta.»<br />

«Cavolo» mugugnò qualcuno dietro di noi, che<br />

evidentemente sperava gli capitasse Cam<strong>il</strong>le.


Ryan era uno dei leccaculo della prima f<strong>il</strong>a, e<br />

sulla faccia gli si stampò un sorriso tronfio mentre<br />

andava a ritirare <strong>il</strong> suo plico. I Conta erano una<br />

casata reale fra le più in vista. Si vociferava che<br />

uno dei loro membri fosse candidato alla successione<br />

della regina Moroi. Per giunta, Cam<strong>il</strong>le era<br />

molto carina. Seguirla dappertutto non sarebbe<br />

stata una gran fatica per un ragazzo. Ryan sf<strong>il</strong>ò con<br />

tracotanza, compiaciuto di sé.<br />

«Dean Barnes» disse Alberta. «Tu con Jesse<br />

Zeklos.»<br />

«Bleah» commentammo Eddie e io all’unisono.<br />

Se Jesse fosse stato affidato a me, avrebbe avuto<br />

bisogno di un altro guardiano a proteggerlo. Da<br />

me.<br />

Alberta continuò a leggere nomi, e io mi accorsi<br />

che Eddie aveva cominciato a sudare. «Ti prego, ti<br />

prego, uno giusto» mormorava.<br />

«Sì» dissi. «Sì, vedrai.»<br />

«Edison Cast<strong>il</strong>e» chiamò Alberta. Eddie trattenne<br />

<strong>il</strong> fiato. «Con Vas<strong>il</strong>isa Dragomir.»<br />

Eddie e io ci paralizzammo per una frazione di<br />

secondo, poi <strong>il</strong> dovere gli impose di alzarsi e scendere<br />

in campo. Mentre lasciava gli spalti, mi scoccò<br />

una rapida occhiata terrorizzata da sopra una<br />

spalla. La sua espressione sembrava voler dire Non<br />

capisco! Non capisco!<br />

E così eravamo in due. Il mondo intorno a me


divenne un vortice di macchie confuse. Alberta<br />

continuava a chiamare i nomi, ma io non la sentivo<br />

più. Che stava succedendo? Ovvio che qualcuno<br />

aveva commesso un errore. Lissa era la mia protetta.<br />

Doveva esserlo. Sarei stata <strong>il</strong> suo guardiano<br />

dopo <strong>il</strong> diploma. Non aveva senso. Col cuore che<br />

mi batteva a m<strong>il</strong>le, guardai Eddie che si avvicinava<br />

al guardiano Chase per prendere <strong>il</strong> plico e <strong>il</strong> paletto<br />

da esercitazione. Abbassò subito gli occhi sui<br />

fogli, e io sospettai che volesse ricontrollare i nomi,<br />

sicuro che ci fosse stato uno sbaglio. L’espressione<br />

sul suo viso quando li rialzò mi disse che che aveva<br />

letto proprio <strong>il</strong> nome di Lissa.<br />

Trassi un profondo respiro. Okay. Non era <strong>il</strong><br />

momento di farsi prendere dal panico. Qualcuno<br />

doveva aver commesso un errore nella trascrizione,<br />

un errore a cui si poteva rimediare senza difficoltà.<br />

Anzi, avrebbero dovuto correggerlo molto<br />

presto. Arrivati a me, avrebbero di nuovo letto <strong>il</strong><br />

nome di Lissa, e si sarebbero accorti che avevano<br />

assegnato due guardiani a un solo Moroi. A quel<br />

punto, avrebbero affidato a Eddie qualcun altro. In<br />

fin dei conti, c’erano un sacco di Moroi a disposizione.<br />

Il loro numero era di gran lunga superiore a<br />

quello dei dhampir a scuola.<br />

«Rosemarie Hathaway.» Tesi ogni muscolo.<br />

«Christian Ozera.»<br />

Sgranai gli occhi su Alberta, incapace di muo-


vermi o di rispondere. No. Non poteva aver detto<br />

quello che mi era sembrato di sentire. Un paio di<br />

studenti, notando la mia immob<strong>il</strong>ità, mi guardarono<br />

con aria interrogativa. Ma io ero come stordita.<br />

Non stava succedendo davvero. L’apparizione di<br />

Mason la notte prima sembrava molto più reale di<br />

questo. Qualche istante dopo, anche Alberta si accorse<br />

che non mi ero mossa. Alzò lo sguardo dal<br />

blocco con aria seccata, scrutando la folla.<br />

«Rose Hathaway?»<br />

Qualcuno mi diede di gomito, come se non<br />

avessi riconosciuto <strong>il</strong> mio nome. Deglutii a fatica e<br />

cominciai a scendere le gradinate come un automa.<br />

C’era uno sbaglio. Doveva esserci uno sbaglio.<br />

Mi avvicinai al guardiano Chase come una marionetta<br />

controllata da qualcun altro. Mi porse <strong>il</strong> plico<br />

e <strong>il</strong> paletto da esercitazione con cui avrei dovuto<br />

“uccidere” i guardiani adulti, e mi feci da parte per<br />

lasciare <strong>il</strong> posto allo studente successivo.<br />

Incredula, lessi le parole sulla busta tre volte.<br />

Christian Ozera. Quando l’aprii, la sua vita si dispiegò<br />

sotto i miei occhi. Una foto attuale. Il suo<br />

orario scolastico. L’albero genealogico. La sua biografia.<br />

Persino un resoconto dettagliato della tragica<br />

storia dei suoi genitori, che avevano scelto di<br />

diventare Strigoi e avevano assassinato diverse<br />

persone prima di essere rintracciati e uccisi.<br />

Le nostre istruzioni, a quel punto, erano di leg-


gere a fondo i dossier, preparare una sacca da viaggio,<br />

e poi incontrarci col nostro Moroi a pranzo.<br />

Mentre venivano letti altri nomi, molti dei miei<br />

compagni si attardavano nella palestra, scambiandosi<br />

impressioni con gli amici e mostrando i loro<br />

plichi. Io indugiai vicino a un gruppetto, in discreta<br />

attesa di poter parlare con Alberta e Dimitri. Il<br />

fatto di non aver marciato dritta da loro a chiedere<br />

spiegazioni era segno della pazienza che avevo<br />

sv<strong>il</strong>uppato di recente. Oh, quanto volevo farlo,<br />

credetemi. Invece li lasciai terminare l’appello, ma<br />

mi parve durare secoli. Insomma, quanto ci voleva<br />

a leggere un po’ di nomi?<br />

Quando l’ultimo novizio fu abbinato al suo<br />

Moroi, Stan si sgolò per superare <strong>il</strong> chiasso e dirci<br />

che era <strong>il</strong> momento di passare alla fase successiva,<br />

cercando di incanalarci verso l’uscita. Io tagliai la<br />

folla controcorrente per dirigermi verso Alberta e<br />

Dimitri, che per fortuna erano insieme. Stavano<br />

parlando di amministrazione o roba sim<strong>il</strong>e, e non<br />

si accorsero subito di me.<br />

Quando finalmente si degnarono di rivolgermi<br />

un’occhiata, tesi <strong>il</strong> plico e lo indicai. «E questo cosa<br />

sarebbe?»<br />

La faccia di Alberta era vacua e confusa. Ma<br />

qualcosa nell’espressione di Dimitri mi disse che<br />

se lo aspettava. «È <strong>il</strong> tuo incarico, Rose Hathaway»<br />

disse Alberta.


«No» dissi a denti stretti. «Non è <strong>il</strong> mio.<br />

Dev’essere di qualcun altro.»<br />

«Gli incarichi assegnati per l’esercitazione non<br />

sono opzionali» mi rispose in tono deciso. «Come<br />

non lo saranno nel mondo reale. Non puoi scegliere<br />

chi proteggere in base al capriccio di un momento,<br />

non qui e di sicuro non dopo <strong>il</strong> diploma.»<br />

«Ma dopo <strong>il</strong> diploma sarò <strong>il</strong> guardiano di Lissa!»<br />

esclamai. «Lo sanno tutti. Avrei dovuto avere lei<br />

per questa esercitazione.»<br />

«So bene che è idea diffusa che starete insieme<br />

dopo <strong>il</strong> diploma, ma non ricordo nessuna regola<br />

che dica che “devi” avere lei o chiunque altro qui<br />

a scuola. Prenderai chi ti è stato affidato.»<br />

«Christian?» Gettai <strong>il</strong> plico sul pavimento. «Lei<br />

dev’essere completamente impazzita se pensa che<br />

sarò <strong>il</strong> suo guardiano.»<br />

«Rose!» ringhiò Dimitri, intervenendo finalmente.<br />

La sua voce risuonò talmente aspra e dura che<br />

feci una smorfia e per un secondo dimenticai quello<br />

che stavo dicendo. «Hai superato <strong>il</strong> limite. Non<br />

ci si rivolge a un insegnante in questo modo.»<br />

Detestavo essere rimproverata. Detestavo soprattutto<br />

essere rimproverata da lui. E soprattutto<br />

detestavo essere rimproverata da lui quando aveva<br />

ragione. Ma non potevo trattenermi. Ero troppo<br />

arrabbiata, e ci si metteva anche la mancanza di<br />

sonno. Avevo i nervi a fior di pelle, e all’improvvi-


so anche la minima contrarietà mi sembrava diffic<strong>il</strong>e<br />

da sopportare. E le forti contrarietà come questa?<br />

Intollerab<strong>il</strong>i.<br />

«Chiedo scusa» borbottai mio malgrado. «Ma è<br />

assurdo. Assurdo quasi quanto rifiutare di portarci<br />

al processo di Victor Dashkov.»<br />

Alberta batté le palpebre, sorpresa. «E tu come<br />

fai… Lasciamo perdere. Avremo tempo di parlarne<br />

poi. Per <strong>il</strong> momento, questo è <strong>il</strong> tuo incarico, e devi<br />

portarlo a termine.»<br />

All’improvviso Eddie parlò al mio fianco, la sua<br />

voce colma di apprensione. Da qualche minuto mi<br />

ero dimenticata di lui. «Sentite… per me fa lo stesso…<br />

possiamo scambiarci…»<br />

Alberta spostò <strong>il</strong> suo sguardo di pietra da me a<br />

lui. «No che non potete. Vas<strong>il</strong>isa Dragomir è la tua<br />

protetta.» Si rivolse di nuovo a me. «E Christian<br />

Ozera è <strong>il</strong> tuo. Fine della discussione.»<br />

«Assurdo!» ripetei. «Perché dovrei sprecare <strong>il</strong><br />

mio tempo con Christian? Sarò <strong>il</strong> guardiano di<br />

Lissa quando mi diplomerò. Non sarebbe logico,<br />

se volete che sia brava, farmi esercitare con lei?»<br />

«Sarai brava con lei» disse Dimitri. «Perché la<br />

conosci. E avete <strong>il</strong> vostro legame. Ma un giorno, da<br />

qualche parte, potresti finire con un Moroi diverso.<br />

Devi imparare a proteggere qualcuno con cui non<br />

hai alcuna esperienza.»<br />

«Ne ho di esperienza con Christian» borbottai.


«È questo <strong>il</strong> problema. Lo odio.» Okay, questa era<br />

un’esagerazione bell’e buona. Christian mi dava<br />

sui nervi, era vero, ma non si può dire che lo odiassi.<br />

Come ho detto, combattere insieme gli Strigoi<br />

aveva cambiato un sacco di cose. Eppure, ancora<br />

una volta pativo la mancanza di sonno e l’irritab<strong>il</strong>ità<br />

generale, che ingigantivano tutto.<br />

«Tanto meglio» ribatté Alberta. «Non tutti quelli<br />

che proteggerai saranno tuoi amici. Non tutti<br />

quelli che proteggerai ti staranno simpatici. Questo<br />

ti servirà di lezione per <strong>il</strong> futuro.»<br />

«La lezione che mi serve è come combattere gli<br />

Strigoi» risposi. «L’ho imparato in classe.» Li fissai<br />

con uno sguardo tagliente, pronta a giocarmi l’asso<br />

nella manica. «E l’ho fatto di persona.»<br />

«Questo lavoro non è fatto soltanto di ab<strong>il</strong>ità<br />

tecniche, Rose Hathaway. C’è un aspetto personale…<br />

chiamiamolo tatto… di cui non si parla molto<br />

in classe. Vi insegniamo a trattare con gli Strigoi.<br />

Ma ciascuno di voi deve imparare a trattare con i<br />

Moroi da solo. E tu in particolare devi imparare a<br />

trattare con qualcuno che non sia la tua migliore<br />

amica da anni.»<br />

«E devi anche imparare cosa significa lavorare<br />

con qualcuno di cui non puoi percepire subito <strong>il</strong><br />

pericolo» aggiunse Dimitri.<br />

«Giusto» disse Alberta. «Questo è un handicap.<br />

Se vuoi essere un buon guardiano… se vuoi essere


un eccellente guardiano… allora devi fare come ti<br />

diciamo.»<br />

Aprii la bocca per ribattere, per replicare che<br />

lavorare con qualcuno che conoscevo intimamente<br />

avrebbe accelerato <strong>il</strong> mio addestramento e mi<br />

avrebbe reso un guardiano migliore per qualsiasi<br />

Moroi. Dimitri mi fermò.<br />

«E lavorare con un altro Moroi aiuterà anche<br />

Lissa a restare in vita» disse.<br />

Questo mi zittì. Era praticamente l’unica cosa<br />

capace di farlo e lui, maledetto, lo sapeva.<br />

«Che significa?» chiesi.<br />

«Anche Lissa ha un handicap… te. Se non avesse<br />

l’opportunità di imparare cosa significa essere<br />

protetta da qualcuno con cui non ha un legame<br />

psichico, potrebbe correre gravi pericoli se aggredita.<br />

Proteggere qualcuno crea una relazione a<br />

doppio senso. Questa esercitazione sarà ut<strong>il</strong>e per<br />

lei quanto per te.»<br />

Rimasi in s<strong>il</strong>enzio, mentre elaboravo <strong>il</strong> concetto.<br />

Era quasi ragionevole.<br />

«Inoltre» aggiunse Alberta «è l’unico incarico che<br />

ti sarà affidato. Se non lo accetti, allora puoi sempre<br />

decidere di non partecipare all’esercitazione.»<br />

Decidere di non partecipare? Era impazzita?<br />

Non era una lezione che un giorno potevo saltare<br />

per capriccio. Se non avessi partecipato, non mi<br />

sarei diplomata. Mi sentivo esplodere dalla rabbia


per quell’ingiustizia, ma Dimitri me lo impedì senza<br />

dire una parola. L’espressione ferma e calma nei<br />

suoi occhi scuri mi trattenne, incoraggiandomi ad<br />

accettare l’inevitab<strong>il</strong>e con grazia, o almeno con una<br />

vaga parvenza.<br />

A malincuore, raccolsi <strong>il</strong> plico da terra. «Bene»<br />

dissi in tono glaciale. «Lo farò. Ma voglio che si<br />

sappia che lo faccio contro la mia volontà.»<br />

«Credo che sia già abbastanza chiaro» replicò<br />

asciutta Alberta.<br />

«Bene. Comunque penso sempre che sia una<br />

pessima idea, e alla fine lo penserete anche voi.»<br />

Girai sui tacchi e uscii dalla palestra come un<br />

fulmine, prima che uno dei due avesse modo di<br />

replicare. Nel farlo, mi resi conto di aver parlato<br />

come una stronzetta spocchiosa. Ma se anche loro<br />

avessero appena sperimentato la vita sessuale della<br />

loro migliore amica, visto un fantasma e dormito<br />

niente, si sarebbero comportati da stronzi non<br />

meno di me. Per giunta, stavo per passare sei settimane<br />

con Christian Ozera. Era sarcastico, scontroso<br />

e faceva battute a raffica su tutto.<br />

In effetti, era molto sim<strong>il</strong>e a me.<br />

Dio, sarebbero state sei settimane molto, molto<br />

lunghe.


vvTRE<br />

«P erché quel muso lungo, piccola dhampir?»<br />

Stavo attraversando <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e quadrangolare,<br />

diretta alla mensa, quando percepii un odore di<br />

sigaretta ai chiodi di garofano. Sospirai.<br />

«Adrian, sei l’ultima persona che voglio vedere<br />

in questo momento.»<br />

Adrian Ivashkov affrettò <strong>il</strong> passo per raggiungermi,<br />

soffiando una nuvoletta di fumo che, inut<strong>il</strong>e<br />

dirlo, mi arrivò dritta in faccia. La dissipai con la<br />

mano, esagerando un accesso di tosse. Adrian era<br />

un Moroi di stirpe reale che avevamo “acquisito”<br />

durante la nostra ultima gita sulla neve. Aveva<br />

qualche anno più di me ed era tornato alla St.<br />

Vladimir’s per imparare a usare lo spirito insieme<br />

a Lissa. Fino a quel momento, era l’unico altro conoscitore<br />

dello spirito di cui si sapesse. Arrogante<br />

e viziato, aveva una pred<strong>il</strong>ezione per le sigarette,<br />

l’alcol, e le donne. Aveva una cotta per me. O almeno,<br />

voleva portarmi a letto.<br />

«A quanto pare» disse. «Non ti ho praticamente<br />

più vista da quando siamo tornati. Se non ti conoscessi<br />

bene, direi che mi stai evitando.»


«Io ti sto evitando.»<br />

Espirò <strong>il</strong> fumo con un soffio sonoro e si passò<br />

una mano fra i capelli color sabbia sistemati sempre<br />

con cura in modo da sembrare spettinati.<br />

«Senti, Rose. Non c’è bisogno che continui la manfrina<br />

di quella che non si concede fac<strong>il</strong>mente. Mi<br />

hai già conquistato.»<br />

Adrian sapeva perfettamente che non facevo<br />

nessuna manfrina, ma uno dei suoi massimi divertimenti<br />

era stuzzicarmi. «Non sono dell’umore<br />

adatto per <strong>il</strong> tuo cosiddetto fascino, oggi.»<br />

«Che ti è successo? Calpesti ogni pozzanghera<br />

che ti capita a tiro e hai l’aria di chi vuole prendere<br />

a pugni <strong>il</strong> primo che si trova davanti.»<br />

«E allora che ci fai ancora qui? Non hai paura di<br />

beccarti un pugno?»<br />

«Oh, non lo faresti mai. La mia faccia è troppo<br />

attraente.»<br />

«Non abbastanza da rimediare a quello schifo<br />

di fumo cancerogeno che mi soffi in faccia. Ma come<br />

fai? È vietato fumare nel campus. Abby Badica<br />

si è fatta due settimane di punizione quando l’hanno<br />

sorpresa.»<br />

«Io sono al di sopra delle regole, Rose. Non sono<br />

uno studente, e non faccio parte dello staff.<br />

Sono soltanto uno spirito libero che vaga per la<br />

vostra scuola a suo piacimento.»<br />

«Bene, allora vai a vagare!»


«Se vuoi liberarti di me, allora raccontami cosa<br />

ti è successo.»<br />

Inut<strong>il</strong>e tentare di opporsi. Tanto, l’avrebbe saputo<br />

molto presto. Tutti l’avrebbero saputo. «Mi è<br />

stato affidato Christian per l‘esercitazione.»<br />

Ci fu una pausa, poi Adrian scoppiò a ridere.<br />

«Wow. Adesso capisco. Tutto considerato, mi sembri<br />

piuttosto calma.»<br />

«Avrei dovuto avere Lissa» ringhiai. «Non posso<br />

credere che mi hanno fatto questo scherzo.»<br />

«Perché te l’hanno fatto? C’è forse la possib<strong>il</strong>ità<br />

che non sarai <strong>il</strong> suo guardiano dopo <strong>il</strong> diploma?»<br />

«No. Sembrano tutti convinti che in questo modo<br />

riuscirò ad addestrarmi meglio. Dimitri e io<br />

saremo sempre i suoi veri guardiani in seguito.»<br />

Adrian mi scoccò un’occhiata di traverso. «Oh,<br />

allora sì che sarà dura per te.»<br />

Ed ecco una delle cose più assurde dell’universo:<br />

Lissa non aveva mai sospettato nemmeno lontanamente<br />

dei miei sentimenti per Dimitri, mentre<br />

Adrian li aveva intuiti quasi subito.<br />

«Ribadisco, oggi i tuoi commenti non sono graditi.»<br />

A quanto pareva, lui non era d’accordo. Sospettavo<br />

che avesse già bevuto, anche se non era<br />

ancora ora di pranzo. «E che problema c’è?<br />

Christian starà tutto <strong>il</strong> tempo con Lissa comunque.»


Adrian aveva ragione. Anche se non lo avrei<br />

mai ammesso. Poi, con la sua consueta incapacità<br />

di concentrarsi su qualcosa per più di qualche minuto,<br />

cambiò argomento mentre ci avvicinavamo<br />

all’edificio.<br />

«Ti ho mai parlato della tua aura?» mi domandò<br />

all’improvviso. C’era una strana nota nella sua<br />

voce. Esitante. Curiosa. Inconsueta. In genere, tutto<br />

quello che diceva era scherzoso e beffardo.<br />

«Non lo so. Sì, una volta. Mi hai detto che era<br />

scura, una cosa del genere. Perché?» L’aura è un<br />

campo di luce che circonda ogni persona. Il colore<br />

e la luminosità dipendono dalla personalità e<br />

dall’energia del soggetto. Soltanto i conoscitori<br />

dello spirito possono vederla. Adrian era capace di<br />

vederla da quando aveva memoria, mentre Lissa<br />

stava ancora imparando.<br />

«Diffic<strong>il</strong>e da spiegare. Magari non è niente.» Si<br />

fermò davanti alla porta e tirò una lunga boccata<br />

di sigaretta. Si spostò di lato per soffiare <strong>il</strong> fumo<br />

lontano da me, ma <strong>il</strong> vento lo riportò indietro.<br />

«L’aura è strana. Pulsa a intermittenza, e cambia<br />

colore e luminosità. Certe sono vivide, altre più<br />

pallide. Ogni tanto capita che una si stab<strong>il</strong>izza e<br />

risplende di un tale colore puro che riesci…»<br />

Reclinò la testa, fissando <strong>il</strong> cielo. Riconobbi i segni<br />

di quello strano stato di “disconnessione” in<br />

cui ogni tanto cadeva. «Se ne coglie all’istante <strong>il</strong>


significato. È come guardare dentro l’anima.»<br />

Sorrisi. «Solo che con la mia non riesci ancora a<br />

raccapezzarti, eh? O non sai cosa significano i colori.»<br />

Fece spallucce. «Ci sto provando. Quando si<br />

parla abbastanza a lungo con le persone, si capisce<br />

come sono fatte, e poi si comincia a vedere lo stesso<br />

genere di persone con lo stesso genere di colori…<br />

Dopo un po’, i colori acquistano un significato…»<br />

«E adesso com’è la mia?»<br />

Mi scoccò un’occhiata profonda. «Sai, non riesco<br />

a distinguerla bene, oggi.»<br />

«Lo sapevo. Hai bevuto.» Le sostanze chimiche,<br />

come l’alcol o certi farmaci, offuscano gli effetti<br />

dello spirito.<br />

«Solo un goccetto per riscaldarmi. Però posso<br />

indovinare com’è la tua aura. In genere è come le<br />

altre, un turbinio di colori… solo contornata di tenebra.<br />

Come se avessi sempre un’ombra che ti segue.»<br />

Qualcosa nella sua voce mi fece rabbrividire.<br />

Anche se avevo sentito spesso lui e Lissa parlare di<br />

aure, non le avevo mai considerate qualcosa di cui<br />

preoccuparmi. Per me erano una specie di trucchetto<br />

teatrale: tanta scena con poca sostanza.<br />

«Ma che allegria» dissi. «Mai pensato di darti ai<br />

discorsi motivazionali?»


La sua espressione spaesata svanì per lasciare <strong>il</strong><br />

posto all’abituale gaiezza. «Non temere, piccola<br />

dhampir. Sarai anche circondata di nuvole, ma per<br />

me sarai sempre <strong>il</strong> sole.» Alzai gli occhi al cielo.<br />

Lui lasciò cadere la sigaretta sul marciapiede e la<br />

scansò con un calcetto. «Devo andare. Ci si vede.»<br />

Mi salutò con un inchino cavalleresco e si avviò<br />

verso gli alloggi degli ospiti.<br />

«Hai buttato <strong>il</strong> mozzicone per terra!» gli urlai<br />

dietro.<br />

«Al di sopra delle regole, Rose» mi gridò di rimando.<br />

«Al di sopra delle regole.»<br />

Scuotendo la testa, raccolsi <strong>il</strong> mozzicone ormai<br />

spento e lo buttai in un bidone della spazzatura<br />

davanti all’edificio. Quando entrai, <strong>il</strong> calore mi<br />

accolse come un piacevole cambiamento mentre<br />

scrollavo via la fanghiglia dagli stivali. Il pranzo<br />

era quasi terminato. A mensa, i dhampir sedevano<br />

fianco a fianco con i Moroi, fornendo uno spettacolo<br />

di contrasti. Noi dhampir, con la nostra metà di<br />

sangue umano, eravamo più robusti – anche se<br />

non più alti – e di ossatura più massiccia. Le ragazze<br />

novizie erano più formose delle magrissime<br />

Moroi, i ragazzi molto più muscolosi della loro<br />

controparte Moroi. La carnagione dei Moroi era<br />

pallida e delicata come porcellana, mentre la nostra<br />

era più abbronzata, grazie alle ore passate<br />

fuori, al sole.


Lissa era seduta a un tavolo da sola, con un maglione<br />

bianco che la faceva sembrare angelica e<br />

serena. I lunghi capelli biondo chiaro le ricadevano<br />

sulle spalle. Mentre mi avvicinavo, alzò lo sguardo<br />

e, attraverso <strong>il</strong> nostro legame, mi sentii pervadere<br />

da un’ondata di affetto.<br />

Sorrise. «Oh, ma guarda che faccia hai. Allora è<br />

vero? Sei stata davvero assegnata a Christian?»<br />

Per tutta risposta, la fulminai con un’occhiata.<br />

«Ti spiacerebbe mostrarti un po’ meno avv<strong>il</strong>ita?»<br />

Mi scoccò un’occhiata di rimprovero, benché<br />

divertito, mentre leccava un rimasuglio di yogurt<br />

alla fragola dal cucchiaio. «In fin dei conti, è <strong>il</strong> mio<br />

ragazzo. Passo con lui la maggior parte del tempo.<br />

Non è così terrib<strong>il</strong>e come la fai sembrare.»<br />

«Tu hai la pazienza di un santo» brontolai, lasciandomi<br />

cadere su una sedia. «E per giunta, non<br />

devi stare con lui ventiquattr’ore su ventiquattro,<br />

sette giorni a settimana.»<br />

«Nemmeno tu. Sono sei giorni.»<br />

«È uguale. Come dieci.»<br />

Lei aggrottò la fronte. «Non ha senso.»<br />

Cercai di dimeticare <strong>il</strong> mio stupido commento e<br />

spaziai con lo sguardo sulla mensa. La sala era un<br />

brusio di chiacchiere sull’imminente esercitazione,<br />

che avrebbe avuto inizio appena finito <strong>il</strong> pranzo.<br />

La migliore amica di Cam<strong>il</strong>le era stata assegnata al<br />

migliore amico di Ryan, e i quattro gongolavano


felici come se stessero per uscire in doppia coppia.<br />

Almeno qualcuno era contento. Sospirai. Christian,<br />

<strong>il</strong> mio futuro protetto, era andato dai donatori, esseri<br />

umani che donavano spontaneamente <strong>il</strong> proprio<br />

sangue ai Moroi.<br />

Attraverso <strong>il</strong> legame, sentii che Lissa voleva dirmi<br />

qualcosa. Si stava trattenendo perché era preoccupata<br />

per <strong>il</strong> mio malumore e non voleva aggravarlo.<br />

Le sorrisi. «Smett<strong>il</strong>a di preoccuparti per me.<br />

Che succede?»<br />

Lei ricambiò <strong>il</strong> sorriso, le labbra lucide di un<br />

rosa trasparente che nascondevano i canini aguzzi.<br />

«Ho avuto <strong>il</strong> permesso.»<br />

«Permesso di… ?» La risposta guizzò dalla sua<br />

mente alla mia prima ancora che avesse modo di<br />

parlare. «Cosa?» esclamai. «Smettere di prendere<br />

le medicine?»<br />

Lo spirito era un potere straordinario, le cui<br />

eccezionali capacità stavamo appena cominciando<br />

a conoscere. Ma aveva un brutto effetto collaterale:<br />

poteva condurre alla depressione e alla pazzia.<br />

Uno dei motivi per cui Adrian beveva tanto (a<br />

parte la sua indole godereccia) era di arginare<br />

questi effetti collaterali. Lissa aveva un modo più<br />

sano di farlo: prendeva degli antidepressivi, che<br />

però le impedivano di esercitare la magia.<br />

Detestava non poter più lavorare con lo spirito,<br />

ma era un compromesso accettab<strong>il</strong>e per non im-


pazzire. Be’, almeno io pensavo che lo fosse. A<br />

quanto pareva lei non era d’accordo, se aveva<br />

scelto di affrontare questo stupido esperimento.<br />

Sapevo che voleva usare la magia di nuovo, ma<br />

non credevo che lo avrebbe fatto, né che qualcuno<br />

glielo avrebbe permesso.<br />

«Dovrò presentarmi dalla signora Carmack ogni<br />

giorno e avere colloqui regolari con una terapista.»<br />

Lissa accompagnò quest’ultima parte con una smorfia,<br />

ma nel complesso sprizzava gioia. «Non vedo<br />

l’ora di scoprire cosa posso fare con Adrian.»<br />

«Adrian ha una cattiva influenza su di te.»<br />

«Non è stato lui a convincermi, Rose. L’ho deciso<br />

io.» Non risposi, e lei mi sfiorò <strong>il</strong> braccio. «Ehi,<br />

ascolta. Non ti preoccupare. Sto molto meglio negli<br />

ultimi tempi, e ci saranno un sacco di persone a<br />

guardarmi le spalle.»<br />

«Già, tutti tranne me» le dissi malinconica.<br />

Dalla doppia porta in fondo alla sala entrò<br />

Christian, che venne subito verso di noi. L’orologio<br />

indicava che mancavano cinque minuti alla fine<br />

del pranzo. «Cavolo. Sta per scoccare l’ora x.»<br />

Christian avvicinò una sedia al tavolo e la rigirò,<br />

appoggiando <strong>il</strong> mento allo schienale. Si scostò i<br />

capelli neri dagli occhi azzurri e ci rivolse un sorrisetto<br />

compiaciuto. Sentii <strong>il</strong> cuore di Lissa riempirsi<br />

di gioia in sua presenza.<br />

«Non vedo l’ora che cominci lo spettacolo» dis-


se lui. «Tu e io ci divertiremo un mondo, Rose. A<br />

scegliere le tendine, a pettinarci a vicenda, a raccontarci<br />

storie di fantasmi…»<br />

Il riferimento alle “storie di fantasmi” era un po’<br />

troppo vicino alla realtà per farmi sentire a mio<br />

agio. Non che scegliere tendine insieme o pettinare<br />

Christian fossero prospettive più allettanti.<br />

Scrollai la testa in un moto di esasperazione e<br />

mi alzai. «Vi lascio soli per i vostri ultimi momenti<br />

di intimità.» Si misero a ridere.<br />

Mi avvicinai al bancone nella speranza di trovare<br />

qualche ciambella rimasta dalla colazione. Vidi<br />

soltanto croissant, quiche e pere caramellate.<br />

Doveva essere stata la giornata delle menti sofisticate<br />

in cucina. Era troppo chiedere una semplice<br />

ciambella fritta? Eddie era in f<strong>il</strong>a davanti a me.<br />

Non appena mi vide, fece un’espressione mortificata.<br />

«Rose, senti, mi dispiace tanto che…»<br />

Alzai una mano per interromperlo. «Piantala.<br />

Non è mica colpa tua. Solo, promettimi di mettercela<br />

tutta a proteggerla.»<br />

Lo so, era stupido da parte mia, dato che Lissa<br />

non correva nessun pericolo reale, ma non riuscivo<br />

a smettere di preoccuparmi per lei, soprattutto<br />

considerata la sua decisione sui farmaci.<br />

Eddie rimase serio, come se non trovasse stupida<br />

la mia richiesta. Era uno dei pochi a conoscenza


delle capacità di Lissa, e dei loro effetti collaterali;<br />

doveva essere <strong>il</strong> motivo per cui era stato scelto per<br />

proteggerla. «Non permetterò che le accada nulla.<br />

Dico davvero.»<br />

Non riuscii a trattenere un sorriso, malgrado<br />

l’umore sotto i tacchi. La sua esperienza con gli<br />

Strigoi gli faceva prendere la cosa molto più sul<br />

serio che non <strong>il</strong> resto dei novizi. A parte me, probab<strong>il</strong>mente<br />

era la persona più indicata per proteggere<br />

Lissa.<br />

«Rose, è vero che hai dato un pugno al guardiano<br />

Petrov?»<br />

Mi girai e mi trovai davanti le facce di due<br />

Moroi, Jesse Zeklos e Ralf Sarcozy. Si erano appena<br />

messi in f<strong>il</strong>a dietro Eddie e me, e avevano<br />

l’aria più compiaciuta e irritante che mai. Jesse<br />

era un tipo attraente e piuttosto sveglio. Ralf era<br />

<strong>il</strong> suo meno attraente e meno intelligente compare.<br />

Se possib<strong>il</strong>e, erano le due persone che odiavo<br />

di più a scuola, a causa di certe voci che avevano<br />

messo in giro su presunti giochetti espliciti che<br />

facevamo insieme. Era stata la forza di “persuasione”<br />

di Mason a costringerli a dire la verità, e<br />

credevo che non mi avrebbero mai perdonata per<br />

questo.<br />

«Un pugno ad Alberta? Seh, come no.» Feci per<br />

voltarmi, ma Ralf continuò a parlare.<br />

«Abbiamo sentito dire che ti è venuta una crisi


d’isterismo in palestra, quando hai saputo chi ti<br />

era stato affidato.»<br />

«”Crisi d’isterismo”? Ma quanti anni hai, sessanta?<br />

Non ho fatto altro…» Feci una pausa per<br />

scegliere con cura le parole. «… che esprimere la<br />

mia opinione.»<br />

«Bene» disse Jesse. «Immagino che se qualcuno<br />

deve tenere d’occhio quel futuro Strigoi, tanto vale<br />

che sia tu. Sei la tipa più cazzuta che conosco.»<br />

Il tono invidioso della voce lo fece sembrare<br />

quasi un complimento, ma io non lo presi affatto<br />

bene. Prima che riuscisse a dire un’altra parola,<br />

balzai avanti e mi ritrovai faccia a faccia con lui. In<br />

quello che considerai un manifesto segno di grande<br />

autocontrollo, non gli strinsi nemmeno la mano<br />

alla gola. Sgranò gli occhi, sorpreso.<br />

«Christian non ha niente a che fare con gli<br />

Strigoi» dissi a bassa voce.<br />

«I suoi genitori…»<br />

«Sono i suoi genitori. E lui è Christian. Non li<br />

confondere.» Jesse aveva già avuto un assaggio della<br />

mia rabbia, prima di allora. Doveva essergli tornato<br />

in mente quell’espisodio, e la sua paura lottava<br />

contro <strong>il</strong> desiderio di sparlare di Christian davanti a<br />

me. Incredib<strong>il</strong>e ma vero, vinse <strong>il</strong> secondo.<br />

«Prima ti comporti come se stare con lui fosse la<br />

fine del mondo, e adesso lo difendi? Lo sai che…<br />

lo sai che infrange sempre le regole. Sul serio non


credi che un giorno possa trasformarsi in uno<br />

Strigoi come i suoi genitori?»<br />

«Non esiste» risposi. «Nessuna possib<strong>il</strong>ità.<br />

Christian ha più voglia di combattere contro gli<br />

Strigoi di qualsiasi altro Moroi qui.» Gli occhi di<br />

Jesse guizzarono per un istante su Ralf, prima di<br />

tornare a me. «Mi ha perfino aiutata a combattere<br />

quelli di Spokane. Non diventerà mai e poi mai<br />

uno Strigoi.» Mi scervellai nel tentativo di ricordare<br />

chi era stato assegnato a Jesse per l’esercitazione.<br />

«E se ti sento ancora spargere questa merda in<br />

giro, Dean non riuscirà a salvarti da me.»<br />

«O da me» aggiunse Eddie, mettendosi al mio<br />

fianco.<br />

Jesse deglutì e fece un passo indietro. «Sei una<br />

bugiarda. Non puoi toccarmi con un dito. Se ti sospendono<br />

adesso, non potrai mai prendere <strong>il</strong> diploma.»<br />

Aveva ragione, ovviamente, ma sorrisi comunque.<br />

«Magari ne vale la pena. Vedremo, eh?»<br />

A quel punto, Jesse e Ralf decisero che non volevano<br />

più niente dal buffet della mensa. Si allontanarono<br />

a grandi passi, e io li sentii dire qualcosa<br />

che somigliava tanto a “stronza squ<strong>il</strong>ibrata”.<br />

«Cretini» bofonchiai. Poi mi <strong>il</strong>luminai. «Ehi.<br />

Ciambelle!»<br />

Ne presi una ricoperta di glassa al cioccolato, e<br />

poi Eddie e io ci affrettammo a cercare i nostri


Moroi per andare in classe. Lui mi sorrise. «Se non<br />

ti conoscessi bene, direi che hai appena difeso<br />

l’onore di Christian? Ma non è un rompipalle?»<br />

«Già» risposi, leccandomi la glassa dalle dita.<br />

«Lo è eccome. Solo che per le prossime sei settimane,<br />

sarà <strong>il</strong> mio rompipalle.»


vvQUATTRO<br />

E così ebbe inizio.<br />

Lì per lì, le cose non sembrarono troppo diverse<br />

da un qualsiasi altro giorno di scuola. I dhampir<br />

e i Moroi seguirono lezioni separate per la prima<br />

metà della giornata, poi si riunirono dopo pranzo.<br />

Christian aveva più o meno le stesse materie di<br />

pomeriggio che io avevo seguito l’ultimo semestre,<br />

per cui mi sembrò di tornare al mio vecchio orario.<br />

La differenza era che adesso in classe io non ero<br />

più una studentessa. Non stavo seduta al banco e<br />

non dovevo fare i compiti. E stavo anche molto più<br />

scomoda, dato che ero costretta a restare in piedi in<br />

fondo all’aula per tutto <strong>il</strong> tempo, insieme agli altri<br />

novizi che sorvegliavano i Moroi. Fuori della scuola,<br />

era così che funzionava. I Moroi venivano per<br />

primi. I guardiani erano ombre.<br />

La tentazione di parlare con gli altri novizi era<br />

forte, in particolare quando i Moroi studiavano o<br />

chiacchieravano fra di loro. Ma nessuno di noi cedette.<br />

La pressione e l’adrenalina del primo giorno<br />

ci spinsero tutti a comportarci bene.<br />

Dopo biologia, Eddie e io cominciammo a usare


la tecnica di sorveglianza a “coppia”. Io ero la guardia<br />

prossima e camminavo con Lissa e Christian per<br />

un intervento immediato. Eddie, la guardia lontana,<br />

seguiva a una certa distanza e teneva d’occhio<br />

un’area più vasta per potenziali minacce.<br />

Seguimmo questa routine per <strong>il</strong> resto della giornata,<br />

finché non arrivò l’ultima ora di lezione.<br />

Lissa baciò Christian sulla guancia, e io capii che ci<br />

stavamo separando.<br />

«Ehi, ragazzi, non seguite lo stesso orario stavolta?»<br />

domandai stupita, facendomi da parte per<br />

evitare l’andirivieni di studenti che affollavano <strong>il</strong><br />

corridoio. Eddie aveva già capito che stavamo per<br />

dividerci e rinunciò al suo ruolo di guardia lontana<br />

per venire a parlare con noi. Io non sapevo<br />

quali fossero gli orari di Lissa e Christian per questo<br />

nuovo semestre.<br />

Lissa vide la mia espressione delusa e mi rivolse<br />

un sorriso comprensivo. «Scusa. Studieremo insieme<br />

dopo le lezioni, ma adesso io devo andare a<br />

scrittura creativa.»<br />

«E io» dichiarò Christian con aria altezzosa «ho<br />

scienze culinarie.»<br />

«Scienze culinarie?» esclamai. «Hai scelto scienze<br />

culinarie? È la materia più stupida che ci sia.»<br />

«Non è vero» ribatté lui. «E se anche lo fosse…<br />

be’, è <strong>il</strong> mio ultimo semestre, giusto?» Io mi lasciai<br />

sfuggire un gemito.


«Andiamo, Rose» rise Lissa. «È soltanto un’ora.<br />

Non sarà poi tanto…»<br />

S’interruppe sentendo un trambusto in fondo al<br />

corridoio. Ci fermammo a guardare, così come gli<br />

altri studenti vicini. Uno dei miei insegnanti guardiani,<br />

Em<strong>il</strong>, era praticamente comparso dal nulla e<br />

– impersonando uno Strigoi – si era avventato su<br />

una Moroi. L’afferrò da dietro, stringendosela al<br />

petto, per poi scoprirle <strong>il</strong> collo come a volerla mordere.<br />

Non riuscii a vedere chi fosse, soltanto una<br />

massa di capelli castani, ma <strong>il</strong> suo guardiano incaricato<br />

era Shane Reyes. L’attacco l’aveva colto di<br />

sorpresa – era <strong>il</strong> primo della giornata – ma dopo<br />

un attimo di esitazione, sferrò un calcio a Em<strong>il</strong> nel<br />

fianco e liberò la ragazza. I due si misero in posizione<br />

di combattimento, sotto gli occhi affascinati<br />

di tutti. Un paio di spettatori fischiarono e urlarono<br />

incitazioni per Shane.<br />

Uno dei fischiatori era Ryan Aylesworth. Era<br />

talmente incantato dal confronto – che Shane, col<br />

suo paletto da esercitazioni, stava per vincere – da<br />

non accorgersi che altri due guardiani adulti stavano<br />

per prendere lui e Cam<strong>il</strong>le alle spalle. Eddie e io<br />

reagimmo all’istante, con i muscoli tesi, pronti a<br />

partire al contrattacco.<br />

«Resta con loro» mi disse Eddie. Si avviò verso<br />

Ryan e Cam<strong>il</strong>le, che avevano appena scoperto di<br />

essere <strong>il</strong> nuovo bersaglio. Ryan non reagì bene


quanto Shane, soprattutto perché aveva a che fare<br />

con due aggressori. Uno dei guardiani distrasse<br />

Ryan, mentre l’altro – Dimitri, come scoprii – afferrò<br />

Cam<strong>il</strong>le. Lei cacciò uno str<strong>il</strong>lo di terrore puro. A<br />

quanto pareva, non trovava eccitante l’abbraccio<br />

di Dimitri quanto me.<br />

Eddie si avvicinò da dietro, e sferrò un colpo<br />

alla testa di Dimitri. Dimitri non si scompose, ma<br />

io restai comunque sorpresa. In tutte le nostre sedute<br />

di allenamento, non ero quasi mai riuscita a<br />

toccarlo. L’attacco di Eddie lo costrinse a mollare la<br />

presa su Cam<strong>il</strong>le e ad affrontare la nuova minaccia.<br />

Si girò con la grazia di un ballerino, e si avventò su<br />

Eddie.<br />

Nel frattempo, Shane aveva “impalato” <strong>il</strong> suo<br />

Strigoi e accorse in aiuto di Eddie, spostandosi<br />

dall’altro lato di Dimitri. Io guardavo con i pugni<br />

serrati per l’eccitazione, intrigata dal combattimento<br />

in generale, e da Dimitri in particolare. Mi<br />

stupiva <strong>il</strong> fatto che un ragazzo così micidiale fosse<br />

anche così bello. Avrei voluto buttarmi nella<br />

mischia, ma sapevo di dover controllare la zona<br />

intorno a me, nel caso arrivasse un altro<br />

“Strigoi”.<br />

Non accadde. Shane ed Eddie riuscirono a “far<br />

fuori” Dimitri. Confesso che in parte rimasi delusa.<br />

Volevo che Dimitri fosse bravo in tutto. D’altro<br />

canto, anche Ryan era corso in aiuto, ma aveva


fallito. Dimitri lo aveva tecnicamente “ucciso”, e io<br />

provai una specie di consolazione perversa nel<br />

pensare che Dimitri era stato comunque tosto, come<br />

Strigoi. Lui ed Em<strong>il</strong> si complimentarono con<br />

Shane per la sua velocità e con Eddie per aver capito<br />

che si trattava di un’esercitazione di gruppo e<br />

non di una prova uno contro uno. Io ricevetti un<br />

cenno di approvazione per aver guardato le spalle<br />

di Eddie, e Ryan fu rimproverato per non aver sorvegliato<br />

a dovere la sua Moroi.<br />

Eddie e io ci scambiammo un ghigno d’intesa,<br />

felici di aver superato br<strong>il</strong>lantemente la nostra prima<br />

prova. Non mi sarebbe dispiaciuto avere un<br />

ruolo più attivo, ma comunque non era male, come<br />

inizio di esercitazione. Ci battemmo <strong>il</strong> cinque,<br />

e io vidi Dimitri scuotere la testa verso di noi mentre<br />

si allontanava.<br />

Finita la sceneggiata, <strong>il</strong> nostro quartetto si divise.<br />

Lissa mi scoccò un ultimo sorriso da sopra una<br />

spalla e mi parlò attraverso <strong>il</strong> nostro legame.<br />

Divertiti a scienze culinarie! Io alzai gli occhi al cielo,<br />

ma lei era già sparita dietro l’angolo con<br />

Eddie.<br />

“Scienze culinarie” suonava importante, ma<br />

era soltanto un modo ampolloso per indicare<br />

quella che in sostanza era una lezione di cucina.<br />

Nonostante <strong>il</strong> mio commento sulla sua stupidità,<br />

era una materia di tutto rispetto. In fin dei conti,


a stento sapevo far bollire l’acqua. Certo, non era<br />

raffinata come scrittura creativa o dialettica, e<br />

non avevo dubbi che Christian l’avesse scelta come<br />

ora di svago e non perché volesse fare lo chef<br />

un giorno. Se non altro, mi sarei divertita a vederlo<br />

preparare una torta o altro. Chissà, magari gli<br />

avrebbero fatto perfino indossare un grembiulino.<br />

In classe c’erano altri tre novizi a guardia dei<br />

Moroi. Dato che l’aula di scienze culinarie era<br />

grande, con un sacco di finestre, ci mettemmo<br />

d’accordo per elaborare una strategia comune di<br />

difesa. Quando avevo osservato i novizi fare pratica<br />

negli anni precedenti, avevo prestato attenzione<br />

soltanto ai combattimenti. Non avevo mai fatto<br />

caso al lavoro di squadra e alle strategie comuni. In<br />

teoria, noi quattro dovevamo soltanto proteggere<br />

ciascuno <strong>il</strong> nostro Moroi, ma decidemmo di estendere<br />

<strong>il</strong> nostro ruolo alla sorveglianza dell’intera<br />

classe.<br />

Io presi posizione accanto a una porta d’emergenza<br />

che conduceva all’esterno. Per caso, era<br />

proprio accanto alla postazione di lavoro di<br />

Christian. In genere, per quella lezione si lavorava<br />

a coppie, ma gli studenti erano dispari. Piuttosto<br />

che lavorare in tre, Christian si era offerto di cucinare<br />

da solo. Erano in molti ad avere ancora dei<br />

pregiudizi verso lui e la sua famiglia, come Jesse.


Con mia grande delusione, Christian non si mise a<br />

fare una torta.<br />

«Che roba è?» domandai, guardandolo prendere<br />

una ciotola di carne macinata cruda dal frigorifero.<br />

«Carne» rispose, versandola su un tagliere.<br />

«Lo so, idiota. Volevo dire, che tipo?»<br />

«Manzo macinato.» Prese altri due contenitori.<br />

«E questo è vitello. E questo maiale.»<br />

«Devi per caso dar da mangiare a un T-rex?»<br />

«Se vuoi assaggiarlo. Preparo un polpettone.»<br />

Sgranai gli occhi. «Con tre tipi di carne?»<br />

«Perché mangiare qualcosa che si chiama polpettone<br />

di carne se non ci metti un bel po’ di carne?»<br />

Scrollai la testa. «Non posso credere che questo<br />

è soltanto <strong>il</strong> primo giorno con te.»<br />

Lui abbassò lo sguardo, concentrandosi sull’impasto.<br />

«Quante storie. Ma davvero mi odi così<br />

tanto? Ho sentito dire che hai dato di matto, poco<br />

fa, in palestra.»<br />

«Non è vero. E… io non ti odio» ammisi.<br />

«Ce l’hai tanto con me perché non sei stata abbinata<br />

a Lissa.»<br />

Non risposi. Era andato molto vicino alla verità.<br />

«Sai» continuò, «in fondo non credo che sia una<br />

cattiva idea, se ti eserciti con una persona diversa.»<br />

«Lo so. Anche Dimitri la pensa così.»


Christian mise l’impasto in una grossa scodella<br />

e cominciò ad aggiungere altri ingredienti. «E allora<br />

perché te la prendi? Belikov sa quello che fa. Io<br />

mi fido di tutto quello che dice. È un peccato perderlo<br />

dopo <strong>il</strong> diploma, ma preferisco saperlo con<br />

Lissa.»<br />

«Anch’io.»<br />

Lui fece una pausa per alzare lo sguardo, e i<br />

nostri occhi s’incontrarono. Sorridemmo, entrambi<br />

sorpresi dal fatto di esserci trovati d’accordo su<br />

una cosa. Un istante dopo, si rimise al lavoro.<br />

«Anche tu sei brava» disse, non troppo invidioso.<br />

«Il modo in cui ti sei comportata…»<br />

Non concluse la frase, ma sapevo di cosa stava<br />

parlando. Di Spokane. Christian non c’era quando<br />

avevo ucciso gli Strigoi, ma era stato fondamentale<br />

nella riuscita della fuga. Lui e io avevamo<br />

fatto squadra, quando era ricorso alla magia<br />

del fuoco per liberarmi e darmi modo di sbarazzarmi<br />

dei nostri carcerieri. Avevamo lavorato bene<br />

insieme, mettendo da parte la nostra animosità.<br />

«Be’, immagino che tu e io abbiamo di meglio<br />

da fare che litigare tutto <strong>il</strong> tempo» dissi. Tipo preoccuparci<br />

del processo a Victor Dashkov, pensai. Per un<br />

momento, presi in considerazione l’idea di rivelare<br />

a Christian quello che sapevo. Lui era stato presente<br />

la notte della cattura di Victor, quell’autunno,


ma decisi di non raccontargli la novità. Doveva<br />

prima saperla Lissa.<br />

«Wow» disse Christian, ignaro dei miei pensieri.<br />

«Fattene una ragione, ma sappi che tu e io non<br />

siamo poi tanto diversi. Voglio dire, io sono più in<br />

gamba e molto più divertente, ma in fin dei conti<br />

vogliamo entrambi proteggerla.» Esitò. «Sai… non<br />

ho nessuna intenzione di portartela via. Non posso.<br />

Nessuno può, finché voi ragazze avete <strong>il</strong> vostro<br />

legame.»<br />

Mi sorpresi che avesse sollevato l’argomento. In<br />

tutta onestà, credevo ci fossero due motivi per cui<br />

discutevamo sempre. Il primo era che a tutti e due<br />

piaceva polemizzare. Il secondo motivo – quello<br />

fondamentale – era che eravamo entrambi gelosi<br />

del rapporto dell’altro con Lissa. Ma, come aveva<br />

detto lui, ci spingeva la stessa ragione. Entrambi le<br />

volevamo bene.<br />

«E io non credo che <strong>il</strong> nostro legame potrà mai<br />

separarvi» dissi. Sapevo che la cosa lo infastidiva.<br />

Come si può avere un rapporto d’amore con una<br />

persona che ha quel tipo di legame particolare<br />

con un’altra, anche se quell’altra è solo un’amica?<br />

«Lei ti vuole bene…» Non riuscii a dire “ti ama”.<br />

«Nel suo cuore c’è uno spazio dedicato soltanto a<br />

te.»<br />

Christian inf<strong>il</strong>ò la teglia nel forno. «Non credo<br />

alle mie orecchie. Ho la sensazione che <strong>il</strong> prossimo


passo sarà abbracciarci e darci un sacco di nomignoli<br />

sdolcinati.» Cercava di apparire disgustato<br />

dal mio sentimentalismo, ma era contento che gli<br />

avessi detto che Lissa gli voleva bene, si vedeva.<br />

«Io un nomignolo per te ce l’ho già, ma finisco<br />

nei guai se lo dico qui in classe.»<br />

«Bene» fece lui con un sogghigno. «Questa è la<br />

Rose che conosco.»<br />

Si allontanò per andare a parlare con un compagno<br />

mentre <strong>il</strong> polpettone cuoceva, <strong>il</strong> che probab<strong>il</strong>mente<br />

era meglio. La porta che controllavo era<br />

in una posizione vulnerab<strong>il</strong>e, e non avrei dovuto<br />

mettermi a chiacchierare, anche se <strong>il</strong> resto della<br />

classe lo faceva. Dall’altro lato della stanza, vidi<br />

Jesse e Ralf che lavoravano insieme. Anche loro,<br />

come Christian, avevano scelto una materia leggera.<br />

Non si verificò nessun attacco, ma un guardiano<br />

di nome Dustin venne a controllare come noi novizi<br />

tenevamo la posizione. Era accanto a me quando<br />

Jesse decise di avvicinarsi. Lì per lì pensai fosse<br />

una coincidenza, finché non aprì bocca.<br />

«Mi rimangio quello che ho detto prima, Rose.<br />

Non sei arrabbiata per via di Lissa o Christian. Sei<br />

arrabbiata perché secondo le regole devi stare con<br />

uno studente, e Adrian Ivashkov è troppo vecchio.<br />

A quanto ho sentito, vi siete già dati parecchio da<br />

fare a guardarvi <strong>il</strong> corpo a vicenda.»


La battuta avrebbe potuto essere molto più divertente,<br />

ma avevo imparato a non aspettarmi<br />

granché da Jesse. Sapevo per certo che non gl’importava<br />

niente di Adrian e me. E sospettavo anche<br />

che non credesse nemmeno a quello che aveva detto;<br />

d’altro canto, Jesse si rodeva ancora per poco<br />

prima, quando lo avevo minacciato, e questa era la<br />

sua occasione per vendicarsi. Dustin, a portata<br />

d’orecchio, non mostrò alcun interesse per le idiozie<br />

di Jesse. Ma probab<strong>il</strong>mente ne avrebbe mostrato<br />

se avessi sbattuto la faccia di Jesse contro <strong>il</strong><br />

muro.<br />

Questo però non significava che dovessi restare<br />

zitta. I guardiani parlavano sempre con i Moroi:<br />

solo, tendevano a usare un tono rispettoso e a continuare<br />

a tenere d’occhio la situazione. Perciò rivolsi<br />

a Jesse un sorrisetto e mi limitai a dire: «La<br />

sua arguzia è sempre un piacere, signor Zeklos.<br />

Non riesco quasi a contenermi.» Poi mi volsi per<br />

continuare a sorvegliare l’aula.<br />

Quando Jesse si rese conto che non avrei fatto<br />

altro, scoppiò a ridere e si allontanò, probab<strong>il</strong>mente<br />

convinto di aver conseguito chissà quale importante<br />

vittoria. Dustin se ne andò poco dopo.<br />

«Che stronzo» borbottò Christian, tornando alla<br />

sua postazione. Mancavano ancora cinque minuti<br />

alla fine della lezione.<br />

I miei occhi seguirono Jesse in fondo all’aula.


«Sai una cosa, Christian? Sono proprio contenta di<br />

dover proteggere te.»<br />

«Se mi stai paragonando a Zeklos, allora non lo<br />

prendo come un complimento. Ma tieni, assaggia.<br />

Allora sì che sarai davvero contenta di me.»<br />

Il suo capolavoro era finito, e me ne tagliò una<br />

fetta. Non mi ero accorta che, prima di mettere <strong>il</strong><br />

polpettone nel forno, lo aveva avvolto nel bacon.<br />

«Dio santo» dissi. «È <strong>il</strong> cibo vampiresco più stereotipato<br />

che esista.»<br />

«Solo se fosse crudo. Che ne dici?»<br />

«Buono» risposi a malincuore. Chi si sarebbe<br />

mai immaginato che <strong>il</strong> bacon avrebbe fatto la differenza?<br />

«Proprio buono. Penso che hai un promettente<br />

futuro da casalingo mentre Lissa lavorerà per<br />

portare i m<strong>il</strong>ioni a casa.»<br />

«Buffo, è esattamente <strong>il</strong> mio sogno.»<br />

Uscimmo dalla classe r<strong>il</strong>assati. Tra di noi le cose<br />

stavano cominciando a prendere una piega amichevole,<br />

e decisi che sarei riuscita a sopportare sei<br />

settimane con lui.<br />

Avrebbe incontrato Lissa in biblioteca per studiare<br />

– o fingere di studiare – ma doveva prima<br />

passare nella sua stanza. Così lo seguii attraverso<br />

<strong>il</strong> piazzale, uscendo di nuovo al freddo che si era<br />

fatto più intenso dopo <strong>il</strong> tramonto, sette ore prima.<br />

La neve sui sentieri, che al sole si trasformava in<br />

fanghiglia, si era gelata ormai e rendeva pericoloso


ogni passo. Lungo <strong>il</strong> tragitto si unì a noi Brandon<br />

Lazar, un Moroi che alloggiava nello stesso edificio<br />

di Christian. Ci raccontò eccitatissimo lo scontro<br />

cui aveva assistito durante la lezione di matematica.<br />

Ascoltammo, scoppiando a ridere al racconto<br />

di Alberta che si era intrufolata in classe dalla finestra.<br />

«Ehi, sarà pure una matusa, ma è ancora capace<br />

di suonarle a uno qualsiasi di noi» dissi. Rivolsi a<br />

Brandon uno sguardo curioso. Aveva lividi e macchie<br />

rosse su tutta la faccia, e un paio di strani segni<br />

sotto l’orecchio. «Che ti è successo? Anche tu ti<br />

sei messo a combattere i guardiani?»<br />

Il suo sorriso scomparve di colpo, e distolse lo<br />

sguardo. «Nah, sono caduto.»<br />

«Andiamo» dissi. I Moroi non erano addestrati<br />

a combattere come noi dhampir, ma capitava che<br />

facessero a botte fra di loro come chiunque altro.<br />

Mi sforzai di pensare a un Moroi con cui potesse<br />

avere un conto in sospeso. In genere, Brandon era<br />

una persona socievole. «Questa è la scusa più stupida<br />

e meno originale del mondo.»<br />

«È vero» insistette, continuando a evitare <strong>il</strong> mio<br />

sguardo.<br />

«Se qualcuno ti sta rompendo le scatole, posso<br />

darti qualche dritta.»<br />

Lui si girò e mi rivolse uno sguardo penetrante.<br />

«Lascia perdere.» Il suo tono non era ost<strong>il</strong>e, ma


c’era una nota decisa nella sua voce. Sembrava<br />

quasi convinto che sarebbero bastate quelle parole<br />

a farmi obbedire.<br />

Scoppiai a ridere. «Cosa stai cercando di fare?<br />

Vuoi usare la compulsione su di me…»<br />

All’improvviso, scorsi un movimento alla mia<br />

sinistra. Solo un’ombra che si fondeva con le sagome<br />

scure dei pini carichi di neve, ma sufficiente ad<br />

attirare la mia attenzione. La faccia di Stan emerse<br />

dal buio mentre si avventava su di noi.<br />

Finalmente, la mia prima prova.<br />

Sentii una scarica di adrenalina, come se fosse<br />

un vero Strigoi ad attaccarci. Reagii d’istinto, afferrando<br />

sia Brandon che Christian. Era sempre la<br />

prima mossa da fare, quella di mettere la mia vita<br />

dopo la loro. Li strattonai per fermarli e mi voltai<br />

verso <strong>il</strong> mio aggressore, armeggiando per prendere<br />

<strong>il</strong> paletto con cui difendere i Moroi e…<br />

E fu allora che comparve.<br />

Mason.<br />

Era a due o tre metri da me, alla destra di Stan,<br />

con lo stesso aspetto della notte prima. Traslucido.<br />

Pulsante. Triste.<br />

Mi si rizzarono i capelli sulla nuca. Mi paralizzai,<br />

incapace di muovermi o di trovare <strong>il</strong> paletto.<br />

Dimenticai quello che stavo facendo e persi del<br />

tutto la cognizione di quanto avveniva intorno a<br />

me. Il mondo rallentò, tutto sbiadì. C’era solo


Mason, quel Mason scint<strong>il</strong>lante e spettrale che r<strong>il</strong>uceva<br />

nel buio e sembrava volermi dire disperatamente<br />

qualcosa. Mi assalì la stessa sensazione di<br />

impotenza che avevo provato a Spokane. Non ero<br />

stata in grado di aiutarlo allora. Non potevo aiutarlo<br />

adesso. Il mio stomaco divenne un abisso di<br />

gelo. Non riuscivo a fare niente, me ne stavo lì immob<strong>il</strong>e,<br />

chiedendomi cosa volesse dirmi.<br />

Lui alzò una mano traslucida e indicò dall’altro<br />

lato del campus, ma non capii cosa volesse dire.<br />

C’erano così tante cose laggiù, e non era chiaro<br />

cosa stesse indicando. Scossi la testa, senza capire,<br />

ma desiderando tanto di poterlo fare. Il suo viso si<br />

fece ancora più triste.<br />

All’improvviso, sentii un colpo alla spalla, e<br />

barcollai in avanti. Il mondo si rimise in moto,<br />

strappandomi dallo stato trasognato in cui ero<br />

sprofondata. Riuscii soltanto a mettere le mani<br />

avanti per evitare di finire con la faccia per terra.<br />

Alzai gli occhi e vidi Stan torreggiare su di me.<br />

«Hathaway!» latrò. «Cosa stai facendo?»<br />

Battei le palpebre, cercando di liberarmi dall’inquietante<br />

sensazione di aver visto di nuovo Mason.<br />

Mi sentivo stordita e confusa. Guardai la faccia<br />

incollerita di Stan e poi guardai verso <strong>il</strong> punto in<br />

cui avevo visto Mason. Non c’era più. Riportai la<br />

mia attenzione su Stan e mi resi conto di quanto<br />

era successo. Quando mi ero distratta, gli avevo


lasciato spazio per l’attacco, e adesso aveva un<br />

braccio intorno al collo di Christian e uno intorno<br />

a quello di Brandon. Non gli stava facendo male,<br />

ma aveva raggiunto lo scopo.<br />

«Se fossi stato uno Strigoi» ringhiò, «questi due<br />

sarebbero morti.»


vvCINQUE<br />

L a maggior parte delle questioni disciplinari<br />

all’Accademia venivano trattate dalla preside<br />

Kirova. Si occupava sia dei Moroi che dei dhampir,<br />

ed era nota per le sue punizioni ricorrenti e creative.<br />

Non che fosse crudele, ma non andava nemmeno<br />

tanto per <strong>il</strong> sott<strong>il</strong>e. Il fatto è che prendeva molto<br />

sul serio <strong>il</strong> comportamento degli studenti e adottava<br />

le misure che riteneva più opportune.<br />

C’erano alcune questioni, tuttavia, che andavano<br />

oltre la sua giurisdizione.<br />

Che i guardiani della scuola convocassero un<br />

comitato disciplinare non era una novità, ma pur<br />

sempre un evento molto, molto raro. Bisognava<br />

aver fatto qualcosa di davvero grave per farli infuriare<br />

al punto da convocare <strong>il</strong> comitato. Come,<br />

per esempio, mettere in pericolo un Moroi di proposito.<br />

O teoricamente metterlo in pericolo di<br />

proposito.<br />

«Per l’ultima volta» ripetei esasperata. «Non<br />

l’ho fatto apposta.»<br />

Ero seduta in una delle sale riunioni dei guardiani,<br />

davanti al comitato schierato: Alberta, Em<strong>il</strong>,


e uno dei rari guardiani femmina del campus,<br />

Celeste. Erano seduti dietro un tavolo lungo, una<br />

vista autorevole e imponente, mentre io ero da sola<br />

e mi sentivo molto vulnerab<strong>il</strong>e. C’erano altri<br />

guardiani seduti intorno a osservare, ma, grazie al<br />

cielo, nessuno dei miei compagni era lì ad assistere<br />

a quell’um<strong>il</strong>iazione. C’era anche Dimitri. Non faceva<br />

parte del comitato, e mi domandai se lo avessero<br />

escluso perché, essendo mio mentore, non<br />

sarebbe stato imparziale.<br />

«Rose Hathaway» disse Alberta, in modalità<br />

capitano-severo, «dovresti conoscere <strong>il</strong> motivo per<br />

cui facciamo molta fatica a crederti.»<br />

Celeste annuì. «Il guardiano Alto ti ha vista. Ti<br />

sei rifiutata di proteggere i due Moroi… compreso<br />

quello che ti è stato assegnato.»<br />

«Ma non mi sono rifiutata!» esclamai. «Io… non<br />

ci sono riuscita.»<br />

«Non è che non ci sei riuscita» intervenne Stan<br />

dai posti riservati agli osservatori. Guardò Alberta<br />

per avere <strong>il</strong> permesso di parlare. «Posso?» Lei annuì<br />

e lui si rivolse di nuovo a me. «Se mi avessi<br />

bloccato o attaccato, e poi ti fossi sbagliata, allora<br />

sì che non ci saresti riuscita. Ma tu non mi hai bloccato.<br />

Non mi hai attaccato. Non ci hai nemmeno<br />

provato. Sei rimasta lì come una statua e non hai<br />

fatto niente.»<br />

C’è da capirmi se mi sentivo oltraggiata. Il pen-


siero che avessi potuto lasciare di proposito che<br />

Christian e Brandon venissero “uccisi” da uno<br />

Strigoi era ridicolo. Ma cosa potevo fare?<br />

Confessare che mi ero incasinata oppure che avevo<br />

visto un fantasma? Nessuna delle due opzioni<br />

era allettante, ma dovevo contenere le perdite.<br />

Una mi faceva sembrare incompetente, l’altra mi<br />

faceva sembrare matta. E non volevo essere associata<br />

né all’una né all’altra. Preferivo di gran lunga<br />

gli aggettivi che mi affibbiavano di solito, “sregolata”<br />

e “irriverente”.<br />

«Perché sono finita nei guai per non esserci riuscita?»<br />

domandai a denti stretti. «Voglio dire, poco<br />

fa ho visto Ryan che sbagliava. E lui non è finito<br />

nei guai. Non è questo lo scopo dell’esercitazione?<br />

La pratica? Se fossimo perfetti, ci avreste già mandati<br />

in giro per <strong>il</strong> mondo!»<br />

«Ma non hai ascoltato?» disse Stan. Avrei giurato<br />

di vedergli una vena che pulsava sulla fronte.<br />

Credo che fosse l’unico lì, oltre me, a essere tanto<br />

sconvolto. O se non altro, l’unico, oltre me, a mostrare<br />

le proprie emozioni. Gli altri erano impassib<strong>il</strong>i,<br />

ma nessuno di loro era stato testimone dei<br />

fatti. Fossi stata al posto di Stan, anch’io avrei pensato<br />

<strong>il</strong> peggio di me. «Non hai sbagliato, perché<br />

“sbagliare” implica fare qualcosa.»<br />

«Okay, allora. Mi sono bloccata.» Gli lanciai uno<br />

sguardo di sfida. «Questo vale come sbaglio? Non


ho retto alla pressione e ho perso la testa. A quanto<br />

pareva, non ero preparata. È arrivato <strong>il</strong> momento,<br />

e sono andata nel pallone. Ai novizi capita sempre.»<br />

«A una novizia che ha già ucciso degli Strigoi?»<br />

chiese Em<strong>il</strong>. Veniva dalla Romania. Il suo accento<br />

era un po’ più forte di quello russo di Dimitri, ma<br />

altrettanto piacevole. «Mi pare improbab<strong>il</strong>e.»<br />

Distribuii un certo numero di sguardi infuocati<br />

a lui e agli altri nella stanza. «Oh, capisco. Dopo<br />

quell’unica volta, adesso tutti si aspettano che io<br />

sia un’esperta ammazzaStrigoi? Non posso entrare<br />

nel panico, avere paura? Logico. Grazie, ragazzi.<br />

Giusto, mi pare giusto.» Mi appoggiai allo schienale<br />

della sedia, con le braccia incrociate sul petto.<br />

Non dovevo sforzarmi di fingere un’aria di sfida<br />

da sbruffona. Ne avevo da vendere.<br />

Alberta sospirò e si protese sul tavolo. «Stiamo<br />

discutendo di semantica. I tecnicismi non sono <strong>il</strong><br />

tema in questione. Quello che importa è che stamattina<br />

hai detto chiaro e tondo che non volevi<br />

fare <strong>il</strong> guardiano di Christian Ozera. In effetti…<br />

mi pare che hai detto proprio che volevi che sapessimo<br />

che lo facevi contro la tua volontà e che<br />

presto avremmo capito che era una pessima<br />

idea.» Ops. L’avevo detto. Ma dove avevo <strong>il</strong> cervello?<br />

«E poi, quando arriva <strong>il</strong> momento della<br />

tua prima prova, scopriamo che ti sei comportata


in maniera del tutto irresponsab<strong>il</strong>e.»<br />

Per poco non balzai dalla sedia. «È di questo che<br />

si tratta? Credete che non lo abbia protetto per una<br />

specie di strana vendetta contro di lui?»<br />

Tutti e tre i membri del comitato mi guardarono<br />

fissi.<br />

«Non sei esattamente famosa per accettare con<br />

serenità e rispetto le cose che non ti stanno bene»<br />

rispose Alberta in tono asciutto.<br />

Questa volta mi alzai, puntando <strong>il</strong> dito accusatorio<br />

contro di lei. «Non è vero. Ho seguito ogni<br />

singola regola che la Kirova mi ha imposto da<br />

quando sono tornata. Sono andata a tutti gli allenamenti<br />

e ho rispettato <strong>il</strong> coprifuoco.» Be’, qualche<br />

volta l’avevo infranto, ma non di proposito.<br />

Era sempre stato per un bene superiore. «Non<br />

avevo motivo di comportarmi così per vendetta!<br />

Che cosa potevo ottenere? Sta… <strong>il</strong> guardiano Alto<br />

non avrebbe fatto davvero male a Christian, perciò<br />

non avrei avuto la soddisfazione di vederlo<br />

picchiare o cosa. L’unico risultato sarebbe stato di<br />

finire coinvolta in un pasticcio come questo, con<br />

la possib<strong>il</strong>ità di essere esclusa dall’esercitazione.»<br />

«Tu stai per essere esclusa dall’esercitazione»<br />

intervenne Celeste con voce piatta.<br />

«Oh.» Mi risedetti, all’improvviso priva di qualsiasi<br />

baldanza. Il s<strong>il</strong>enzio scese sulla sala per lun-


ghi momenti, poi sentii la voce di Dimitri parlare<br />

alle mie spalle.<br />

«Di una cosa bisogna darle atto» disse. Il cuore<br />

cominciò a battermi forte nel petto. Dimitri sapeva<br />

che non mi sarei mai vendicata in quel modo. Non<br />

pensava che fossi una persona meschina. «Se avesse<br />

voluto protestare o vendicarsi, lo avrebbe fatto<br />

in un modo diverso.» Be’, non così meschina, almeno.<br />

Celeste corrugò la fronte. «Sì, ma dopo la scenata<br />

di stamattina…»<br />

Dimitri fece qualche passo avanti e si fermò di<br />

fianco a me. Avere accanto la sua solida presenza<br />

mi fu di conforto. Ebbi un déjà vu: stessa scena di<br />

quell’autunno, quando Lissa e io eravamo tornate<br />

in Accademia. La preside Kirova era stata sul punto<br />

di espellermi, ma Dimitri aveva preso le mie<br />

difese anche allora.<br />

«Tutto questo è puramente circostanziale» disse.<br />

«Per quanto vi possa sembrare sospetto, non ci<br />

sono prove. Escluderla dalla pratica… che in sostanza<br />

significa impedirle di diplomarsi… mi sembra<br />

una misura troppo estrema.»<br />

Il comitato parve colpito, e io mi concentrai su<br />

Alberta. Era lei ad avere <strong>il</strong> potere in mano. Mi era<br />

sempre piaciuta e, nel tempo passato insieme, era<br />

stata rigida, ma corretta. Speravo continuasse su<br />

quella linea. Fece cenno a Em<strong>il</strong> e a Celeste di avvi-


cinarsi, e gli altri due guardiani si sporsero verso<br />

di lei. Parlottarono sottovoce. Alberta fece un cenno<br />

rassegnato, e gli altri raddrizzarono la schiena.<br />

«Rose Hathaway, hai qualcosa da dire prima<br />

che ti annunciamo la nostra decisione?»<br />

Qualcosa da dire? Certo che sì. Una vagonata di<br />

cose da dire. Volevo dire che non ero un’incompetente.<br />

Volevo dire che ero una delle migliori novizie<br />

della scuola. Volevo dire che avevo visto Stan<br />

arrivare e che ero stata sul punto di reagire. E soprattutto<br />

volevo dire che non volevo questa macchia<br />

sul mio curriculum. Se anche mi avessero<br />

permesso di proseguire l’esercitazione, mi sarei<br />

presa una F per questa prima prova. E avrebbe<br />

influito sulla media, e quindi sul mio futuro in generale.<br />

Ma, ancora una volta, cosa potevo fare? Dirgli<br />

che avevo visto un fantasma? Il fantasma di un<br />

ragazzo che aveva avuto una cotta pazzesca per<br />

me e che, con ogni probab<strong>il</strong>ità, era morto proprio a<br />

causa di quella cotta? Ancora non sapevo dove mi<br />

avrebbero portata quelle visioni. Avrei potuto imputare<br />

la prima alla stanchezza… ma lo avevo visto<br />

due volte ormai. Era reale? La mia mente razionale<br />

diceva di no, ma in quel momento non aveva<br />

alcuna importanza. Se era reale e glielo avessi detto,<br />

avrebbero pensato che ero pazza. Se non era<br />

reale e glielo avessi detto, avrebbero pensato che


ero pazza. E a ragione. In tutti e due i casi, avevo<br />

solo da perderci.<br />

«No, guardiano Petrov» dissi, sperando di avere<br />

un tono sottomesso. «Nient’altro da aggiungere.»<br />

«Bene» disse lei rassegnata. «Ecco cosa abbiamo<br />

deciso. Sei fortunata che <strong>il</strong> guardiano Belikov abbia<br />

preso le tue difese, altrimenti la decisione sarebbe<br />

stata un’altra. Ti daremo <strong>il</strong> beneficio del<br />

dubbio. Proseguirai l’esercitazione e continuerai a<br />

proteggere Christian Ozera. Ma resterai sotto stretta<br />

osservazione, a titolo di prova.»<br />

«D’accordo» dissi. Ero stata in prova per la<br />

maggior parte della mia vita accademica.<br />

«Grazie.»<br />

«E…» aggiunse lei. Oh-ho. «Poiché <strong>il</strong> sospetto<br />

resta, passerai <strong>il</strong> tuo giorno libero di questa settimana<br />

a lavorare per la comunità.»<br />

Saltai di nuovo dalla sedia. «Cosa?»<br />

La mano di Dimitri si strinse intorno al mio polso,<br />

le dita calde e persuasive. «Siediti» mi sussurrò<br />

all’orecchio, spingendomi giù. «Prendi quello che<br />

ti danno.»<br />

«Se è un problema, possiamo fare anche la prossima<br />

settimana» mi ammonì Celeste. «E tutte le<br />

successive.»<br />

Ricaddi sulla sedia e scossi la testa. «Scusate.<br />

Grazie.»


Il comitato si sciolse, lasciandomi con una sensazione<br />

profonda di sconfitta. Davvero era passato<br />

soltanto un giorno? Era come se avessi provato<br />

l’eccitazione per l’esercitazione chissà quante settimane<br />

prima, e non quella stessa mattina. Alberta<br />

mi disse di andare a cercare Christian, ma Dimitri<br />

chiese <strong>il</strong> permesso di parlare con me a quattr’occhi<br />

per qualche minuto. Lei acconsentì, con l’evidente<br />

speranza che lui mi rimettesse in riga.<br />

La sala si svuotò, e io pensai che si sarebbe subito<br />

seduto per cantarmene quattro; invece, si avvicinò<br />

a un tavolino addossato alla parete con un<br />

distributore per acqua, caffè e altre bevande.<br />

«Ti va una cioccolata calda?» mi chiese.<br />

Non me l’aspettavo. «Certo.»<br />

Versò quattro bustine di cioccolata istantanea in<br />

due tazze di plastica e aggiunse acqua bollente.<br />

«Raddoppiare la dose è <strong>il</strong> segreto» disse, quando<br />

le tazze furono piene.<br />

Me ne porse una, insieme a un cucchiaino di<br />

legno, e poi si avviò verso una porta laterale.<br />

Immaginai che dovevo seguirlo, così mi affrettai a<br />

raggiungerlo stando attenta a non versare la cioccolata.<br />

«Dove… oh.»<br />

Varcata la soglia, mi ritrovai in una veranda<br />

chiusa da vetrate con alcuni tavolini da bar. Non<br />

sapevo che quella veranda fosse adiacente alla sala


iunioni, ma d’altro canto, si trattava dell’edificio<br />

dove i guardiani si occupavano delle attività del<br />

campus. I novizi non vi erano quasi mai ammessi.<br />

Non mi ero resa conto nemmeno del fatto che la<br />

costruzione cingeva un piccolo cort<strong>il</strong>e, dove appunto<br />

si affacciava quella veranda. D’estate, si<br />

potevano aprire le vetrate e ritrovarsi immersi nel<br />

verde e nell’aria mite. Adesso, circondata da vetri<br />

e brina, mi sembrava di essere in un palazzo di<br />

ghiaccio.<br />

Dimitri spazzò via la polvere da una sedia con<br />

la mano. Feci lo stesso e mi accomodai di fronte a<br />

lui. A quanto pareva, quella veranda non veniva<br />

usata spesso d’inverno. Grazie alle vetrate chiuse,<br />

era più calda rispetto all’esterno, ma non c’era un<br />

impianto di riscaldamento. L’aria era fredda e mi<br />

riscaldai le mani intorno alla tazza. Fra me e<br />

Dimitri calò <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. L’unico rumore era <strong>il</strong> mio<br />

soffio sulla cioccolata calda. Lui bevve la sua senza<br />

aspettare. Uccideva Strigoi da anni. Cos’era per lui<br />

un po’ di acqua bollente?<br />

Mi presi quel momento di s<strong>il</strong>enzio per studiarlo<br />

da sopra <strong>il</strong> bordo della tazza. Non mi stava guardando,<br />

ma ero certa che lui sapesse che lo stavo<br />

osservando. Ogni volta che lo guardavo, la prima<br />

cosa a colpirmi era <strong>il</strong> suo aspetto. I morbidi capelli<br />

scuri che spesso si sistemava dietro le orecchie con<br />

un gesto meccanico, capelli che non ne volevano


sapere di restare legati dietro la nuca. Anche gli<br />

occhi erano scuri, gent<strong>il</strong>i e feroci al tempo stesso.<br />

La labbra avevano la stessa caratteristica contraddittoria,<br />

notai. Quando combatteva o aveva a che<br />

fare con qualcosa di spiacevole, quelle labbra si<br />

serravano in una riga stretta e severa. Ma nei momenti<br />

lieti… quando rideva o baciava… be’, diventavano<br />

morbide e meravigliose.<br />

Quel giorno, però, qualcosa mi colpì oltre <strong>il</strong> suo<br />

aspetto. Mi sentivo tranqu<strong>il</strong>la e al sicuro con lui.<br />

Dopo quella giornata orrib<strong>il</strong>e, traevo conforto dalla<br />

sua semplice presenza. In genere, con le altre<br />

persone, sentivo <strong>il</strong> bisogno di essere al centro<br />

dell’attenzione e di avere sempre qualcosa di spiritoso<br />

da dire. Era un’abitudine che dovevo perdere<br />

se volevo essere un guardiano, dato che quel lavoro<br />

richiedeva molto s<strong>il</strong>enzio. Ma con Dimitri, non<br />

avevo mai la sensazione di dover essere diversa da<br />

quello che ero. Non dovevo divertirlo né inventarmi<br />

battute spiritose e nemmeno flirtare. Bastava<br />

stare insieme, tanto a nostro agio in presenza<br />

dell’altro – a parte la tensione sessuale che covava<br />

sotto la cenere – da perdere ogni imbarazzo. Tirai<br />

un sospiro e bevvi un sorso di cioccolata.<br />

«Allora, cosa ti è successo là fuori?» esordì lui,<br />

incontrando <strong>il</strong> mio sguardo. «Non sei crollata per<br />

lo stress.»<br />

Il suo tono era curioso, non accusatorio. Non mi


stava trattando da studentessa in quel momento,<br />

ma da pari a pari. Voleva soltanto sapere cosa mi<br />

era capitato. Non aveva alcuna intenzione di impartirmi<br />

lezioni di disciplina o cosa. E questo rese<br />

soltanto più terrib<strong>il</strong>e dovergli mentire.<br />

«Invece sì» dissi, abbassando lo sguardo sulla<br />

tazza. «A meno che tu non creda che io abbia davvero<br />

permesso a Stan di attaccare Christian.»<br />

«No» disse lui. «Non ci credo. Non ci ho mai<br />

creduto. Sapevo che l’incarico ti aveva delusa, ma<br />

non ho mai dubitato che avresti fatto <strong>il</strong> tuo dovere<br />

comunque. Sapevo che non avresti permesso ai<br />

tuoi sentimenti personali di interferire col lavoro.»<br />

Alzai di nuovo lo sguardo e incontrai i suoi occhi,<br />

così pieni di stima e di fiducia in me. «È così.<br />

Ero furiosa… E lo sono ancora, un po’. Ma quando<br />

ho detto che accettavo, intendevo davvero. E dopo<br />

aver passato un po’ di tempo con lui… be’, non lo<br />

odio affatto. Anzi, penso che sia <strong>il</strong> ragazzo ideale<br />

per Lissa. Ci tiene molto a lei, perciò non posso<br />

avercela con lui. Ogni tanto ci becchiamo, tutto<br />

qui… ma insieme abbiamo fatto squadra contro gli<br />

Strigoi. Ci ho pensato oggi mentre eravamo insieme,<br />

e oppormi all’assegnazione mi è sembrata una<br />

cosa stupida. Così ho deciso di fare del mio meglio.»<br />

Non avevo avuto intenzione di parlare tanto,


ma mi faceva bene sfogarmi, e l’espressione di<br />

Dimitri mi avrebbe fatto dire di tutto. Be’, quasi.<br />

«E allora cosa è successo?» insistette lui. «Con<br />

Stan?»<br />

Distolsi lo sguardo e giocherellai con la tazza.<br />

Detestavo tenergli nascosto qualcosa, ma non glielo<br />

potevo proprio dire. Nel mondo degli esseri<br />

umani, vampiri e dhampir sono creature del mito<br />

e della leggenda: storielle da raccontare per spaventare<br />

i bambini. Gli esseri umani non sanno che<br />

siamo reali, che camminiamo su questa terra. Ma<br />

<strong>il</strong> fatto che noi siamo reali non significa che tutte<br />

le altre storie di creature sovrannaturali lo siano.<br />

Noi lo sappiamo e abbiamo i nostri miti e le nostre<br />

storie della buonanotte che narravano di cose in<br />

cui non crediamo. Lupi mannari. Mostri. Fantasmi.<br />

I fantasmi non hanno un ruolo nella nostra cultura,<br />

se non come argomento di scherzi e racconti<br />

intorno a un falò. I fantasmi saltano fuori inevitab<strong>il</strong>mente<br />

ad Halloween, e certe leggende perdurano<br />

negli anni. Ma nella vita reale? Niente fantasmi.<br />

Se torni in vita dopo la morte, è perché sei uno<br />

Strigoi.<br />

Almeno, questo è quello che mi era sempre stato<br />

insegnato. E sinceramente non ne sapevo abbastanza<br />

per dire cosa stava succedendo. Aver avuto<br />

un’allucinazione mi sembrava molto più probab<strong>il</strong>e


che aver visto <strong>il</strong> vero fantasma di Mason ma, accidenti,<br />

questo significava che stavo scivolando sul<br />

serio verso la pazzia. Finora mi ero sempre preoccupata<br />

che fosse Lissa a impazzire. E se invece<br />

fossi stata io?<br />

Dimitri mi stava ancora fissando, in attesa di<br />

una risposta.<br />

«Non so cosa è successo là fuori. Le mie intenzioni<br />

erano buone… solo… solo che ho incasinato<br />

tutto.»<br />

«Rose. Sei una bugiarda penosa.»<br />

Alzai gli occhi. «No, non è vero. Ho detto un<br />

sacco di bugie in vita mia, e la gente ci ha sempre<br />

creduto.»<br />

Lui accennò un sorriso. «Ne sono convinto. Ma<br />

con me non funziona. Tanto per dirne una, non mi<br />

guardi negli occhi. E poi… non so. Lo intuisco.»<br />

Oh, no. Intuiva. È che mi conosceva troppo bene.<br />

Mi alzai per andare alla porta, dandogli le spalle.<br />

In genere, assaporavo ogni istante passato con<br />

lui, ma quel giorno non riuscivo a r<strong>il</strong>assarmi.<br />

Detestavo mentirgli, ma non volevo nemmeno dirgli<br />

la verità. Dovevo andarmene.<br />

«Senti, apprezzo molto <strong>il</strong> tuo interessamento…<br />

ma, sul serio, va tutto bene. Ho sbagliato e me ne<br />

vergogno. Mi dispiace averti fatto fare brutta figura<br />

come mio istruttore, ma mi rifarò. La prossima<br />

volta, gli faccio un culo così, a Stan.»


Non lo avevo sentito alzarsi, ma all’improvviso<br />

Dimitri era dietro di me. Mi mise una mano sulla<br />

spalla e io mi paralizzai davanti alla porta. Non mi<br />

toccò in nessun altro posto. Non cercò di attirarmi<br />

a sé. Ma, oh, quella mano sulla mia spalla aveva<br />

tutto <strong>il</strong> potere del mondo.<br />

«Rose» disse, e io capii che non stava più sorridendo.<br />

«Non lo so perché stai mentendo, ma so<br />

che non lo faresti senza una buona ragione. E se c’è<br />

qualcosa che non va… qualcosa che hai paura di<br />

dire agli altri…»<br />

Mi volsi di scatto, girando in modo tale che la<br />

sua mano finì sull’altra mia spalla.<br />

«Io non ho paura» esclamai. «Ho le mie ragioni<br />

e, credimi, quello che è successo con Stan è stato<br />

una bazzecola. Giuro. Soltanto una stupidaggine<br />

che è stata montata oltremisura. Non sentirti dispiaciuto<br />

per me o in dovere di fare qualcosa. Il<br />

guaio è mio e mi sporcherà <strong>il</strong> curriculum. Ma saprò<br />

cavarmela. So sempre cavarmela.» Feci ricorso<br />

a tutte le mie forze per non tremare. Come aveva<br />

fatto quella splendida giornata a trasformarsi in<br />

qualcosa di così assurdo e fuori controllo?<br />

Dimitri non disse niente. Abbassò gli occhi su di<br />

me, con un’espressione che non gli avevo mai visto.<br />

Non riuscivo a decifrarla. Era arrabbiato?<br />

Deluso? Chissà. Le dita sulla mia spalla si strinsero<br />

appena, poi si r<strong>il</strong>assarono.


«Non devi farcela da sola» disse alla fine. Pareva<br />

quasi malinconico, <strong>il</strong> che non aveva senso. Era lui<br />

quello che mi diceva sempre di essere forte. Avrei<br />

voluto gettarmi fra le sue braccia, ma sapevo di<br />

non poterlo fare.<br />

Non riuscii a trattenere un sorriso. «Tu dici così…<br />

ma sii sincero. Tu corri dagli altri quando hai<br />

dei problemi?»<br />

«Non è la stessa…»<br />

«Rispondi alla domanda, compagno.»<br />

«Non chiamarmi così.»<br />

«E tu non scansare la domanda.»<br />

«No» disse. «Cerco di affrontare i miei problemi<br />

da solo.»<br />

Mi sottrassi alla sua mano. «Lo vedi?»<br />

«Ma nella tua vita ci sono un sacco di persone di<br />

cui puoi fidarti, persone che ti vogliono bene. Le<br />

cose sono diverse.»<br />

Lo guardai sorpresa. «Tu non hai persone che ti<br />

vogliono bene?»<br />

Lui aggrottò la fronte, ripensando a quanto aveva<br />

detto. «Be’, ci sono sempre state delle brave<br />

persone nella mia vita… e persone che mi hanno<br />

voluto bene. Ma questo non significa necessariamente<br />

che posso fidarmi di loro o dirgli tutto.»<br />

Ero così spesso concentrata sulla stranezza del<br />

nostro rapporto che di rado pensavo a Dimitri come<br />

a qualcuno con un vita lontana da me. Nel


campus era rispettato da tutti. Insegnanti e studenti<br />

lo consideravano come uno dei guardiani più<br />

letali. Ogni volta che ci capitava di incontrare<br />

guardiani esterni alla scuola, tutti sembravano conoscerlo<br />

e rispettarlo. Ma non riuscivo a ricordare<br />

di averlo mai visto in un contesto sociale. Non<br />

sembrava avere amici stretti nella cerchia dei guardiani,<br />

soltanto colleghi cordiali. L’unica volta che<br />

lo avevo visto comportarsi in maniera amichevole<br />

era stato quando era venuta in Accademia la zia di<br />

Christian, Tasha Ozera. Si conoscevano da molto<br />

tempo, ma anche quello non era stato sufficiente a<br />

far sì che si sciogliesse, una volta che Tasha se n’era<br />

andata.<br />

Dimitri era terrib<strong>il</strong>mente solo, mi resi conto, e<br />

felice di appartarsi con i suoi romanzi western<br />

quando non lavorava. Io mi sentivo terrib<strong>il</strong>mente<br />

sola, ma in realtà ero circondata di persone. Visto<br />

che era <strong>il</strong> mio istruttore, tendevo a vedere le cose<br />

in maniera un<strong>il</strong>aterale: era lui quello che mi dava<br />

sempre qualcosa, fossero ordini o consigli. Ma anche<br />

io gli avevo dato qualcosa, qualcosa di più<br />

diffic<strong>il</strong>e da definire: un collegamento con un’altra<br />

persona.<br />

«Ti fidi di me?» gli chiesi.<br />

Esitò solo per un istante. «Sì.»<br />

«Allora fidati di me adesso, e solo per questa<br />

volta non preoccuparti per me.»


Mi allontanai dal suo braccio, e lui non disse né<br />

fece niente per fermarmi. Attraversai la sala dove<br />

si era tenuta l’udienza, e mi diressi verso l’uscita<br />

principale dell’edificio, gettando <strong>il</strong> resto della cioccolata<br />

calda in un bidone della spazzatura lì vicino.


vvSEI<br />

C’ erano stati soltanto tre testimoni all’incidente<br />

nel piazzale. Eppure, com’era prevedib<strong>il</strong>e,<br />

sembrava che lo sapessero tutti quando più<br />

tardi tornai nell’edificio della scuola. Le lezioni<br />

erano finite, ma per i corridoi si aggiravano un<br />

sacco di studenti che andavano a studiare o a ripetere<br />

i test o altro. Cercavano di nascondere gli<br />

sguardi curiosi e i sussurri, ma non ci riuscivano<br />

granché bene. A volte incrociavo uno sguardo, e<br />

allora erano sorrisini stentati oppure occhi abbassati<br />

all’istante. Fantastico.<br />

Senza legame psichico con Christian, non avevo<br />

idea di dove trovarlo. Invece percepii Lissa in biblioteca<br />

e pensai che fosse un buon posto da dove<br />

cominciare la ricerca. D’un tratto, sentii una voce<br />

alle mie spalle.<br />

«Ti sei spinta un po’ troppo oltre, eh?»<br />

Mi volsi e vidi Ryan e Cam<strong>il</strong>le che camminavano<br />

qualche passo indietro. Fossi stata un ragazzo,<br />

la risposta adeguata sarebbe stata “Vuoi dire con<br />

tua madre?” Tuttavia, dato che non ero un ragazzo,<br />

e che sapevo usare le buone maniere, mi limi-


tai a rispondere: «Non so di cosa parli.»<br />

Ryan accelerò <strong>il</strong> passo per raggiungermi. «Invece<br />

lo sai bene di cosa parlo. Con Christian. Ho sentito<br />

dire che quando Stan ha attaccato, tu hai reagito<br />

tipo “Tieni, è tutto tuo” e te ne sei fregata.»<br />

«Porca miseria» gemetti. Già è abbastanza brutto<br />

quando tutti sparlano di te, ma perché le storie<br />

finiscono sempre per gonfiarsi? «Non è andata affatto<br />

così.»<br />

«Ma davvero?» fece lui. «E allora perché sei stata<br />

convocata da Alberta?»<br />

«Senti» dissi, mentre le scorte di buone maniere<br />

si esaurivano, «mi sono soltanto bloccata… più o<br />

meno come è capitato a te, sai, durante l’attacco in<br />

corridoio?»<br />

«Ehi» rispose lui, arrossendo. «Alla fine ho reagito…<br />

ho fatto la mia parte.»<br />

«È così che oggi si chiama farsi uccidere?»<br />

«Almeno non sono stato un vigliacco cacasotto<br />

che si è rifiutato di combattere.»<br />

Mi ero un po' calmata dopo aver parlato con<br />

Dimitri, ma in quel momento sentii che la collera<br />

montava di nuovo. Ero come una bomba pronta a<br />

esplodere. «Sai, invece di criticare gli altri, forse<br />

dovresti fare più attenzione ai tuoi doveri di<br />

guardiano.» Feci un cenno verso Cam<strong>il</strong>le, che fino<br />

ad allora era rimasta in disparte, zitta, anche se la<br />

sua espressione dimostrava che non si stava per-


dendo una virgola di quella discussione.<br />

Ryan fece spallucce. «Posso fare tutte e due.<br />

Shane è indietro, parecchio lontano da noi, e l’area<br />

è priva di rischi. Niente porte. Fac<strong>il</strong>e.» Batte una<br />

mano sulla spalla di Cam<strong>il</strong>le. «Lei è al sicuro.»<br />

«Qui è fac<strong>il</strong>e proteggerla. Non sarebbe la stessa<br />

cosa nel mondo reale, con gli Strigoi veri.»<br />

Il suo sorrisetto beffardo svanì. Negli occhi gli si<br />

accese una scint<strong>il</strong>la di rabbia. «Giusto. A quanto<br />

pare, nemmeno tu sei riuscita a fare un gran lavoro<br />

là fuori, almeno non per Mason.»<br />

Stuzzicarmi su quello che era successo con Stan<br />

e Christian era una cosa. Ma insinuare che la morte<br />

di Mason era colpa mia? Inaccettab<strong>il</strong>e. Ero stata<br />

io quella che aveva protetto Lissa per ben due anni<br />

nel mondo reale. Ero stata io quella che aveva ucciso<br />

due Strigoi a Spokane. Ero io l’unica novizia<br />

in quella scuola con due molnija, i piccoli tatuaggi<br />

che si davano ai guardiani per ogni Strigoi ucciso.<br />

Sapevo che erano circolate delle voci su quanto era<br />

successo a Mason, ma nessuno mi aveva mai detto<br />

niente in faccia. Il pensiero che Ryan o chiunque<br />

altro mi ritenesse responsab<strong>il</strong>e della morte di<br />

Mason fu troppo. Mi torturavo abbastanza da sola<br />

senza che ci si mettessero anche gli altri.<br />

Il termometro esplose.<br />

In un unico movimento fluido lo oltrepassai,<br />

afferrai Cam<strong>il</strong>le e la schiacciai al muro. Non l’ave-


vo spinta tanto forte da farle male, ma rimase<br />

ugualmente sorpresa. Spalancò gli occhi per lo<br />

shock, mentre la tenevo inchiodata al muro con<br />

l’avambraccio sotto la gola.<br />

«Cosa stai facendo?» esclamò Ryan, spostando<br />

lo sguardo ora su di me, ora su di lei. Cambiai leggermente<br />

posizione, senza però allentare la pressione<br />

su Cam<strong>il</strong>le.<br />

«Perfeziono la tua istruzione» risposi con garbo.<br />

«Certi posti non sono sicuri come credi.»<br />

«Sei pazza! Non puoi far male a un Moroi. Se i<br />

guardiani lo vengono a sapere…»<br />

«Non le sto facendo male» ribattei. Guardai<br />

Cam<strong>il</strong>le. «Ti sto facendo male? Senti dolore?»<br />

Lei esitò un istante, poi fece di no con la testa.<br />

«Stai scomoda?»<br />

Un lieve cenno di assenso.<br />

«Vedi?» dissi a Ryan. «Il disagio non è la stessa<br />

cosa del dolore.»<br />

«Sei fuori di testa. Lasciala andare.»<br />

«Non ho finito, Ryan. E attento a quello che ti<br />

dico, perché è questo <strong>il</strong> punto: <strong>il</strong> pericolo può arrivare<br />

da qualsiasi parte. Non soltanto dagli<br />

Strigoi… o dai guardiani mascherati da Strigoi.<br />

Continua a comportarti da stronzetto arrogante<br />

che pensa di sapere tutto…» aumentai la pressione<br />

del braccio, ma non fino al punto da impedirle<br />

di respirare o farle male «… e ti perderai i detta-


gli. Dettagli che possono uccidere <strong>il</strong> tuo Moroi.»<br />

«Okay, okay. Come vuoi. Per favore, smett<strong>il</strong>a»<br />

disse, con voce tremante. Non si atteggiava più.<br />

«La stai spaventando.»<br />

Una zaffata di chiodi di garofano mi avvertì<br />

della presenza di Adrian. Sapevo che anche Shane<br />

e un paio di altri ragazzi si erano fermati a guardare.<br />

Gli altri novizi sembravano incerti, come se per<br />

un verso volessero vedermi insistere ma d’altro<br />

canto temessero che Cam<strong>il</strong>le si facesse male sul<br />

serio. Sapevo di doverla lasciare, ma Ryan mi aveva<br />

fatto troppo arrabbiare. Dovevo farglielo capire.<br />

Dovevo vendicarmi di lui. E, in tutta onestà, non<br />

mi dispiaceva nemmeno un po’ per Cam<strong>il</strong>le, dato<br />

che ero convinta che anche lei avesse avuto la sua<br />

parte nel pettegolezzo.<br />

«Interessante» commentò Adrian, con <strong>il</strong> suo solito<br />

tono indolente. «Penso che hai raggiunto <strong>il</strong> tuo<br />

obiettivo.»<br />

«Non saprei» risposi. Il tono della mia voce riuscì<br />

ad essere dolce e minaccioso al tempo stesso.<br />

«Non sono ancora sicura che Ryan abbia afferrato.»<br />

«Per amor del cielo, Rose! Ho afferrato» esclamò<br />

Ryan. «Adesso lasciala andare.»<br />

Adrian si spostò dietro di me per mettersi di<br />

fianco a Cam<strong>il</strong>le. Lei e io eravamo praticamente<br />

appiccicate, ma lui riuscì a inf<strong>il</strong>arsi nel mezzo tan-


to che la sua faccia entrò nel mio campo visivo,<br />

attaccata a quella di lei. Aveva quel suo solito ghigno<br />

beffardo, ma c’era qualcosa di serio nei suoi<br />

occhi verde scuro.<br />

«Sì, piccola dhampir. Lasciala andare. Qui hai<br />

finito.»<br />

Volevo dire ad Adrian di levarsi di mezzo, che<br />

ero io a dover dire quando era finita. Ma, chissà<br />

come, le parole non mi uscirono. Una parte di me<br />

era arrabbiata per quella sua intromissione. Un’altra<br />

parte di me però pensava che Adrian pareva… ragionevole.<br />

«Lasciala» ripeté.<br />

I miei occhi erano soltanto per Adrian, adesso,<br />

non per Cam<strong>il</strong>le. All’improvviso, decisi che era<br />

ragionevole. Del tutto ragionevole. Dovevo lasciarla.<br />

Tolsi <strong>il</strong> braccio e feci un passo indietro.<br />

Con un singulto, Cam<strong>il</strong>le corse dietro Ryan, usandolo<br />

come scudo. Soltanto allora mi accorsi che<br />

era sull’orlo delle lacrime. Ryan aveva l’aria sconvolta.<br />

Adrian raddrizzò le spalle e fece un gesto di<br />

saluto a Ryan. «Io me ne andrei… prima di far arrabbiare<br />

sul serio Rose.»<br />

Ryan, Cam<strong>il</strong>le e gli altri si allontanarono. Adrian<br />

mi mise un braccio intorno alle spalle e mi condusse<br />

verso la biblioteca. Mi sentivo strana, come se<br />

mi fossi appena svegliata, ma a ogni passo le cose


diventavano più chiare. Mi liberai del suo braccio<br />

e feci un salto indietro.<br />

«Hai appena usato la compulsione su di me!»<br />

esclamai. «Sei tu che me l’hai fatta lasciare.»<br />

«Qualcuno doveva farlo. Per poco non la strangolavi.»<br />

«Non è vero. Non l’avrei mai fatto.» Aprii la<br />

porta della biblioteca. «Non avevi nessun diritto<br />

d’intervenire in quel modo. Nessuno.» La compulsione<br />

– indurre la gente a fare quello che volevi –<br />

era una capacità che tutti i vampiri possedevano in<br />

una certa misura. Usarla era considerato immorale,<br />

e la maggior parte di loro non era capace di<br />

controllarla abbastanza bene da causare danni seri.<br />

Lo spirito rafforzava questa ab<strong>il</strong>ità, però, rendendo<br />

sia Adrian che Lissa molto pericolosi.<br />

«E tu non avevi nessun diritto di sbattere quella<br />

povera ragazza al muro solo per placare <strong>il</strong> tuo orgoglio<br />

ferito.»<br />

«Ryan non doveva permettersi di dire quelle<br />

cose.»<br />

«Non so nemmeno cos’erano “quelle cose”. A<br />

meno che non mi sia sbagliato sulla tua età, mi<br />

sembri un po’ troppo cresciuta per dare i numeri<br />

per uno stupido pettegolezzo.»<br />

«Dare i…»<br />

Mi interruppi perché eravamo arrivati al tavolo<br />

dove c’era Lissa che studiava. Il suo viso e i suoi


sentimenti mi dissero che erano in arrivo altri guai.<br />

Eddie era in piedi a mezzo metro da lei, appoggiato<br />

a una parete, gli occhi che scrutavano attenti la<br />

sala. Li spalancò quando mi vide, ma non disse<br />

niente.<br />

Scivolai sulla sedia di fronte a quella di Lissa.<br />

«Ciao.»<br />

Lei alzò lo sguardo e sospirò, poi tornò al libro<br />

aperto davanti a sé. «Mi chiedevo quando ti saresti<br />

fatta viva» disse. «Ti hanno sospesa?»<br />

Le sue parole erano calme ed educate, ma io riuscii<br />

a leggere le sue emozioni nascoste. Irritazione.<br />

Una punta di rabbia.<br />

«Non questa volta» dissi. «Però mi hanno affibbiato<br />

i servizi per la comunità.»<br />

Non disse niente, ma <strong>il</strong> malumore che percepivo<br />

attraverso <strong>il</strong> legame rimase invariato.<br />

Allora fui io a sospirare. «Okay, parla, Lissa. Lo<br />

so che sei arrabbiata.»<br />

Adrian guardò me, poi lei, poi di nuovo me.<br />

«Mi sa tanto che mi sono perso qualcosa, qui.»<br />

«Fantastico» dissi. «Sei venuto a interrompere la<br />

mia litigata, e non ne conoscevi nemmeno l’argomento.»<br />

«Litigata?» chiese Lissa, confusa oltre che arrabbiata.<br />

«Cos’è successo?» fece Adrian.<br />

Feci un cenno a Lissa. «Avanti. Diglielo.»


«Poco fa, hanno messo alla prova Rose, e lei si è<br />

rifiutata di proteggere Christian.» Scosse la testa,<br />

esasperata, e mi fissò con uno sguardo accusatorio.<br />

«Non posso credere che sei ancora così infuriata da<br />

fargli una cosa del genere. È infant<strong>il</strong>e.»<br />

Lissa era saltata alle stesse conclusioni dei guardiani.<br />

Sospirai. «Non l’ho fatto apposta! Mi sono<br />

già sorbita un’udienza su queste stronzate e ho<br />

dovuto spiegare la stessa cosa.»<br />

«E allora cos’è successo?» domandò lei. «Perché<br />

l’hai fatto?»<br />

Esitai, incerta su cosa dire. La mia r<strong>il</strong>uttanza a<br />

parlare non aveva niente a che fare con la presenza<br />

di Eddie e Adrian, anche se non mi andava che<br />

sentissero. Il problema era più complicato.<br />

Dimitri aveva ragione. C’erano persone di cui<br />

potevo fidarmi e, tra quelle, di due in maniera incondizionata:<br />

lui e Lissa. Mi ero già trattenuta dal<br />

dire la verità a lui. Avrei potuto fare lo stesso con<br />

lei? Anche se ce l’aveva con me, sapevo senza ombra<br />

di dubbio che Lissa mi avrebbe sempre appoggiata<br />

e ci sarebbe sempre stata per me. Ma, proprio<br />

come con Dimitri, esitavo all’idea di raccontarle la<br />

mia storia di fantasmi. E, proprio come con Dimitri,<br />

<strong>il</strong> d<strong>il</strong>emma era lo stesso: passare per pazza o per<br />

inaffidab<strong>il</strong>e?<br />

Attraverso <strong>il</strong> nostro legame, sentii la sua mente,<br />

pura e limpida. Non c’erano macchie, ombre, o


segni di follia, eppure qualcosa si agitava in fondo,<br />

come un lieve formicolio. L’organismo ci metteva<br />

del tempo per assorbire o, al contrario, eliminare<br />

gli antidepressivi, ma la sua magia si stava già risvegliando<br />

dopo un solo giorno. Ripensai ai miei<br />

incontri spettrali, rievocando <strong>il</strong> ricordo di quel<br />

Mason triste e traslucido. Come potevo anche solo<br />

provare a spiegarglielo? Come potevo raccontarle<br />

qualcosa di così assurdo e irreale, quando lei s’impegnava<br />

con tutte le sue forze a portare un po’ di<br />

normalità nella sua vita e stava affrontando la sfida<br />

di tenere la magia sotto controllo?<br />

No, decisi. Non potevo dirglielo. Non ancora.<br />

Soprattutto non ora, perché all’improvviso mi venne<br />

in mente che avevo qualcosa di ben più importante<br />

e concreto da rivelarle.<br />

«Mi sono bloccata» dissi alla fine. «È stupido, lo<br />

so. Mi davo tante arie sul fatto di poter battere<br />

chiunque, e poi Stan…» Mi strinsi nelle spalle.<br />

«Non lo so. È solo che non ho saputo reagire. È…<br />

è davvero imbarazzante. Proprio con lui, fra tutti.»<br />

Lissa mi scrutò, come in cerca di una traccia di<br />

menzogna. Mi faceva male pensare che non si fidasse<br />

di me, solo che… be’, io stavo mentendo.<br />

Come avevo detto a Dimitri, però, ero brava a<br />

mentire quando volevo. Lissa non riusciva a capirlo.


«Vorrei essere capace di leggerti nella mente»<br />

disse.<br />

«Andiamo» dissi io. «Mi conosci. Pensi davvero<br />

che avrei fatto una cosa del genere? Abbandonare<br />

Christian e fare di proposito la figura della stupida<br />

solo per vendicarmi degli insegnanti?»<br />

«No» disse lei alla fine. «Probab<strong>il</strong>mente lo faresti<br />

in modo da non essere beccata.»<br />

«Dimitri ha detto la stessa cosa» borbottai.<br />

«Sono lieta di sapere che c’è tanta gente che ha fiducia<br />

in me.»<br />

«Noi ci fidiamo di te» ribatté lei. «È per questo<br />

che la storia sembra così assurda.»<br />

«Perfino io posso sbagliare.» Ostentai la mia<br />

espressione insolente e presuntuosa. «Lo so che è<br />

diffic<strong>il</strong>e crederci… mi sorprendo io stessa… ma<br />

immagino che capiti, ogni tanto. Probab<strong>il</strong>mente si<br />

tratta di una specie di karma che serve a riequ<strong>il</strong>ibrare<br />

l’universo. Non è giusto che esista una persona<br />

così meravigliosamente in gamba.»<br />

Adrian, che per chissà quale miracolo stava zitto,<br />

ci guardava parlare come uno spettatore di una<br />

partita di tennis. Teneva gli occhi leggermente socchiusi,<br />

e sospettai che stesse studiando le nostre<br />

aure.<br />

Lissa alzò gli occhi al cielo, ma per fortuna la<br />

rabbia che avevo percepito poco prima si dissipò.<br />

Mi credeva. Il suo sguardo si spostò verso qualcu-


no alle mie spalle. Avvertii le emozioni felici e dorate<br />

che segnalavano la presenza di Christian.<br />

«La mia leale guardia del corpo è tornata» dichiarò,<br />

prendendo una sedia. Si rivolse a Lissa.<br />

«Hai finito?»<br />

«Finito cosa?» domandò lei.<br />

Lui inclinò la testa verso di me. «Di cantargliele<br />

per avermi lasciato nelle grinfie mortali di Alto.»<br />

Lissa avvampò. Si sentiva già un po’ in colpa<br />

per avermi aggredita, ora che mi ero difesa in<br />

maniera convincente. L’osservazione scherzosa e<br />

sagace di Christian la fece sentire ancora più stupida.<br />

«Ne stavamo solo parlando, tutto qui.»<br />

Adrian sbadigliò e si abbandonò sulla sedia.<br />

«Credo di aver capito tutto. È una messinscena,<br />

vero? Una messinscena per spaventarmi dato che<br />

dico sempre che voglio te come guardiano. Hai<br />

pensato che se fingevi di essere un pessimo guardiano,<br />

io non ti avrei più voluta. Be’, non funziona,<br />

perciò è inut<strong>il</strong>e rischiare la vita di qualcun altro.»<br />

Fui contenta che non facesse parola dell’incidente<br />

in corridoio. Ryan aveva esagerato, ma più<br />

passava <strong>il</strong> tempo, più mi diventava diffic<strong>il</strong>e credere<br />

che fossi scattata in quel modo. Era come se<br />

fosse successo a qualcun altro, e io vi avessi soltanto<br />

assistito. D’altro canto, sembrava che scattassi in<br />

continuazione di recente. Mi ero arrabbiata per


Christian, mi ero arrabbiata per le accuse dei guardiani,<br />

mi ero arrabbiata…<br />

Oh, giusto. Probab<strong>il</strong>mente era ora di lanciare la<br />

bomba.<br />

«Dunque, ehm… c’è qualcosa che voi ragazzi<br />

dovreste sapere.»<br />

Quattro paia di occhi – perfino quelli di Eddie<br />

– si volsero verso di me.<br />

«Cosa succede?» chiese Lissa.<br />

Non esisteva una maniera fac<strong>il</strong>e per dirlo, così<br />

andai dritta al punto. «A quanto pare, Victor<br />

Dashkov non è mai stato riconosciuto colpevole di<br />

quello che ci ha fatto. Lo hanno solo messo in prigione.<br />

Ma finalmente stanno per fargli un processo<br />

ufficiale… fra una settimana o due.»<br />

La reazione di Lissa al sentirlo nominare fu sim<strong>il</strong>e<br />

alla mia. Un profondo shock percorse <strong>il</strong> nostro<br />

legame come una scossa elettrica, seguito<br />

dalla paura. Una carrellata di immagini si formò<br />

nella sua mente: <strong>il</strong> gioco perverso di Victor che<br />

l’aveva fatta dubitare della propria sanità mentale;<br />

le torture subite dai suoi scagnozzi; <strong>il</strong> corpo insanguinato<br />

di Christian dopo l’attacco dei segugi di<br />

Victor. Lissa strinse i pugni sul tavolo finché le<br />

nocche sbiancarono. Christian non poteva percepire<br />

la sua reazione come me, ma non ne aveva bisogno.<br />

Mise una mano sulle sue. Lei non se ne accorse<br />

neppure.


«Ma… ma…» Trasse un profondo respiro, sforzandosi<br />

di restare calma. «Com’è possib<strong>il</strong>e che non<br />

sia stato ancora dichiarato colpevole? Lo sanno<br />

tutti… Tutti hanno visto…»<br />

«È la legge. A quanto pare devono dargli la possib<strong>il</strong>ità<br />

di difendersi.»<br />

Lissa era in preda alla confusione più completa,<br />

e pian piano arrivò alla stessa mia conclusione<br />

della sera prima. «Quindi… un momento… vuoi<br />

dire che c’è la possib<strong>il</strong>ità che non lo dichiarino<br />

colpevole?»<br />

Guardai nei suoi occhi spalancati e spaventati, e<br />

non riuscii a rispondere. La mia faccia parlò per<br />

me.<br />

Christian sbatté <strong>il</strong> pugno sul tavolo. «È una cazzata!»<br />

Dagli altri tavoli si girarono diverse persone,<br />

attirate da quello scoppio d’ira.<br />

«È la politica» disse Adrian. «Chi detiene <strong>il</strong> potere<br />

non sempre gioca secondo le regole degli altri.»<br />

«Ma ha quasi ucciso Rose e Christian!» gridò<br />

Lissa. «E mi ha rapita! Come possono esserci dei<br />

dubbi?»<br />

Le emozioni di Lissa traboccarono come un fiume<br />

in piena. Paura. Dolore. Rabbia. Rancore. Confusione.<br />

Impotenza. Non volevo che cadesse preda<br />

di quei sentimenti e sperai che tornasse di nuovo<br />

calma. Lo fece, con estrema lentezza. Allora fui io a<br />

scaldarmi di nuovo. Come con Ryan poco prima.


«È una pura formalità, ne sono certo» disse<br />

Adrian. «Con tutte le prove che ci sono, probab<strong>il</strong>mente<br />

non ci sarà molto da discutere.»<br />

«È questo <strong>il</strong> problema» dissi con amarezza.<br />

«Non avranno tutte le prove. Noi non possiamo<br />

andarci.»<br />

«Cosa?» sbottò Christian. «E allora chi saranno<br />

i testimoni?»<br />

«Gli altri guardiani che c’erano. A quanto pare<br />

non si fidano di noi, temono che andremmo in giro<br />

a raccontare tutto. La regina non vuole che si sappia<br />

che uno dei suoi adorati membri di stirpe reale<br />

ha commesso un reato.»<br />

Lissa non parve offendersi per la mia frecciata<br />

contro i reali. «Ma siamo noi la ragione per cui sarà<br />

processato.»<br />

Christian si alzò, guardandosi intorno come se<br />

Victor potesse spuntare da un momento all’altro<br />

nella biblioteca. «Vado subito a occuparmi di questa<br />

faccenda.»<br />

«Bravo» disse Adrian. «Scommetto che andare lì<br />

e buttare giù la porta a calci gli farà cambiare idea.<br />

E porta Rose con te, già che ci sei, così farete un’ottima<br />

impressione tutti e due.»<br />

«Allora?» ringhiò Christian, stringendo lo schienale<br />

della sedia e scoccando ad Adrian un’occhiataccia.<br />

«Hai un’idea migliore?»<br />

La calma di Lissa cominciò a vac<strong>il</strong>lare di nuovo.


«Se liberano Victor, verrà di nuovo a cercarci?»<br />

«Se torna libero, non lo resterà per molto» dissi.<br />

«Te lo garantisco io.»<br />

«Calma, calma» disse Adrian. Sembrava trovare<br />

divertente tutta la storia. «Nemmeno tu potresti<br />

cavartela con un omicidio reale.»<br />

Ero sul punto di dirgli che avrei cominciato con<br />

lui per fare pratica, quando la voce acuta di Eddie<br />

interruppe i miei pensieri.<br />

«Rose.»<br />

L’istinto dovuto ad anni di allenamento entrò in<br />

gioco. Alzai lo sguardo e vidi quello che aveva visto<br />

lui. Em<strong>il</strong> era appena entrato nella biblioteca in<br />

cerca di novizi e prendeva appunti. Balzai di scatto<br />

dalla sedia e presi posizione, non troppo lontana<br />

da Eddie, dove potevo sorvegliare Christian e gran<br />

parte della sala. Accidenti. Dovevo darmi una regolata<br />

se non volevo finire come aveva predetto<br />

Ryan. Fra la mia scenata in corridoio e la questione<br />

di Victor, stavo trascurando del tutto i miei doveri<br />

di guardiano. Non avrei avuto bisogno nemmeno<br />

di Mason per questo.<br />

Em<strong>il</strong> non mi aveva vista seduta a chiacchierare.<br />

Ci passò accanto, dandoci appena un’occhiata, e<br />

scrisse qualche appunto prima di proseguire la<br />

ronda per la biblioteca. Sollevata per averla scampata,<br />

cercai di riprendere <strong>il</strong> controllo. Era diffic<strong>il</strong>e.<br />

L’umore nero mi aveva catturata di nuovo, e senti-


e Lissa e Christian che discutevano animatamente<br />

del processo di Victor non mi aiutava molto a r<strong>il</strong>assarmi.<br />

Avrei voluto unirmi a loro per dare <strong>il</strong> mio<br />

contributo. Avrei voluto urlare e dare in escandescenze<br />

e condividere la mia frustrazione. Ma era<br />

un lusso che non potevo permettermi in qualità di<br />

guardiano. Il mio primo dovere era proteggere i<br />

Moroi e non cedere ai miei impulsi. Così continuai<br />

a ripetermi <strong>il</strong> mantra dei guardiani: Loro vengono<br />

prima.<br />

Quelle parole cominciavano davvero a darmi<br />

sui nervi.


vvSETTE<br />

Q uando risuonò <strong>il</strong> primo segnale del coprifuoco,<br />

i Moroi si alzarono radunando le proprie<br />

cose. Adrian se ne andò subito, mentre Lissa e<br />

Christian approfittarono del poco tempo rimasto<br />

per tornare con calma nelle loro stanze. Camminavano<br />

mano nella mano, con le teste accostate,<br />

e si sussurravano all’orecchio cose che avrei potuto<br />

“spiare”, se fossi entrata nella mente di Lissa.<br />

Erano ancora sconvolti per le ultime novità su<br />

Victor.<br />

Li lasciai alla loro intimità e mi tenni a distanza,<br />

sorvegliando l’area mentre Eddie camminava al<br />

loro fianco. Dato che nel campus c’erano più Moroi<br />

che dhampir, le stanze dei Moroi occupavano due<br />

edifici. Lissa e Christian abitavano in costruzioni<br />

diverse. Si fermarono dove <strong>il</strong> vialetto si biforcava.<br />

Si scambiarono <strong>il</strong> <strong>bacio</strong> della buonanotte e io feci<br />

del mio meglio per assumere la tipica aria del<br />

guardiano che vede-senza-vedere. Lissa mi salutò<br />

e si avviò con Eddie. Io seguii Christian.<br />

Se fossi stata <strong>il</strong> guardiano di Adrian o di qualcuno<br />

come lui, probab<strong>il</strong>mente avrei dovuto soppor-


tare le solite battute a sfondo sessuale sul fatto che<br />

avremmo dormito insieme per sei settimane. Ma<br />

Christian mi trattò nel modo brusco e spiccio che<br />

si può usare con una sorella. Sgombrò una parte di<br />

pavimento per me e, quando tornò dopo essersi<br />

lavato i denti, mi ero preparata un comodo giaciglio<br />

di coperte. Lui spense la luce e si ficcò a letto.<br />

Dopo qualche istante di s<strong>il</strong>enzio, lo chiamai.<br />

«Christian?»<br />

«Guarda che è ora di dormire, Rose.»<br />

Sbadigliai. «Credimi, anch’io voglio dormire.<br />

Ma avrei una domanda.»<br />

«Riguarda Victor? Perché ho bisogno di dormire,<br />

e parlare di lui mi farebbe incazzare di nuovo.»<br />

«No, riguarda un’altra cosa.»<br />

«Okay. Spara.»<br />

«Perché non mi hai presa in giro per quello che<br />

è successo con Stan? Tutti gli altri cercano di capire<br />

se mi sono sbagliata o l’ho fatto apposta. Lissa si è<br />

arrabbiata. Perfino Adrian me ne ha dette quattro.<br />

E i guardiani… be’, lasciamo perdere i guardiani.<br />

Ma tu non hai detto niente. Mi sarei aspettata che<br />

tu fossi <strong>il</strong> primo a uscirtene con qualche commento<br />

sarcastico.»<br />

Seguì un altro lungo momento di s<strong>il</strong>enzio, e io<br />

sperai che stesse pensando alla risposta e che non<br />

si fosse addormentato.


«Non avevo motivo di arrabbiarmi» disse alla<br />

fine. «So che non l’hai fatto apposta.»<br />

«No? Cioè, non voglio contraddirti… perché<br />

non l’ho fatto apposta… ma perché ne sei tanto<br />

sicuro?»<br />

«Per quello che ci siamo detti a scienze culinarie.<br />

E per come sei fatta. E perché io c’ero a Spokane.<br />

Chiunque abbia fatto quello che hai fatto tu per<br />

salvarci… be’, non farebbe mai qualcosa di così infant<strong>il</strong>e.»<br />

«Wow. Grazie. Io… sai, questo significa molto<br />

per me.» Christian mi credeva quando nessun altro<br />

sembrava disposto a farlo. «Sei l’unica persona<br />

convinta che mi sia sbagliata senza altri motivi.»<br />

«Be’» fece lui, «non credo nemmeno questo.»<br />

«Cosa? Che mi sono sbagliata? Perché no?»<br />

«Non hai sentito? Io c’ero a Spokane. Una come<br />

te non si sbaglia, non si blocca.» Stavo per ripetere<br />

quello che avevo detto ai guardiani, che aver ucciso<br />

gli Strigoi non mi rendeva invincib<strong>il</strong>e, ma lui mi<br />

anticipò. «E poi, ho visto la tua faccia là fuori.»<br />

«Dove? Nel piazzale?»<br />

«Già.» Passarono altri secondi di s<strong>il</strong>enzio. «Non<br />

so cosa è successo, ma la faccia che avevi… non era<br />

quella di qualcuno che sta per vendicarsi. E non<br />

era nemmeno quella di chi perde la testa per un<br />

attacco di Alto. Era qualcosa di diverso… non so.<br />

Ma sembravi completamente assorta in qualcos’al-


tro e… vuoi sapere la verità? La tua espressione?<br />

Era paura allo stato puro.»<br />

«Comunque sia… non te la sei presa con me.»<br />

«Non sono affari miei. Se era una cosa così grossa<br />

da distrarti in quel modo, allora doveva essere<br />

piuttosto grave. Dovesse arrivare un momento<br />

critico, io mi sentirei al sicuro con te, Rose. So che<br />

mi avresti protetto, se ci fosse stato un vero Strigoi<br />

là fuori.» Sbadigliò. «Okay. Ora che ho messo a<br />

nudo la mia anima, possiamo dormire, per favore?<br />

Magari tu non hai bisogno del sonno di bellezza,<br />

ma altri non sono tanto fortunati.»<br />

Lo lasciai in pace e ben presto mi arresi anch’io<br />

alla stanchezza. Era stata una dura giornata e la<br />

mancanza di riposo dalla notte prima si faceva<br />

sentire. Una volta sprofondata nel sonno, cominciai<br />

a sognare. Da alcuni indizi, mi accorsi che era<br />

uno dei sogni indotti da Adrian.<br />

«Oh, no» mi lamentai.<br />

Mi trovavo in un giardino, in piena estate. L’aria<br />

era afosa e umida, e <strong>il</strong> sole picchiava con i suoi<br />

caldi raggi dorati. Intorno a me era tutto un trionfo<br />

di fiori colorati, con un intenso profumo di l<strong>il</strong>là e<br />

di rose. Api e farfalle danzavano di fiore in fiore.<br />

Indossavo un paio di jeans e una canotta di lino. Al<br />

collo portavo <strong>il</strong> mio nazar, un ciondolo di vetro blu<br />

a forma di occhio, un amuleto che doveva proteggermi<br />

dal male. Al polso avevo un braccialetto di


perline con una croce, chiamato chotki. Era un cimelio<br />

della famiglia Dragomir che mi aveva regalato<br />

Lissa. Di solito non portavo gioielli, ma in quei<br />

sogni c’erano sempre.<br />

«Dove sei?» chiamai. «Lo so che ci sei.»<br />

Adrian uscì da dietro un albero di mele carico di<br />

fiori rosa e bianchi. Anche lui era in jeans; non glieli<br />

avevo mai visti addosso prima di allora. Erano<br />

semplici, ma di ottima fattura e sicuramente firmati.<br />

Sopra, portava una T-shirt di cotone verde scuro,<br />

anch’essa molto semplice. Il sole gli <strong>il</strong>luminava<br />

i capelli castani dai riflessi nocciola e dorati.<br />

«Ti avevo detto di restare fuori dai miei sogni»<br />

protestai, mettendo le mani sui fianchi.<br />

Lui mi rivolse uno dei suoi sorrisi indolenti.<br />

«Ma dove altro potremmo parlare? Non è che ultimamente<br />

sei stata molto amichevole.»<br />

«Forse, se non usassi la compulsione sulla gente,<br />

avresti più amici.»<br />

«Dovevo proteggerti da te stessa. La tua aura<br />

sembrava una nube temporalesca.»<br />

«Okay, per una volta potremmo non parlare di<br />

aure e del mio destino ineluttab<strong>il</strong>e?»<br />

Il suo sguardo mi disse che l’argomento lo interessava<br />

molto, ma si arrese. «Okay. Possiamo parlare<br />

di altre cose.»<br />

«Ma io non voglio parlare affatto! Voglio dormire.»


«Tu stai dormendo.» Adrian sorrise e si avvicinò<br />

a una pianta fiorita che si arrampicava su per<br />

un palo di legno. I fiori, a corolla svasata, erano<br />

azzurri e violetti. Lui fece scorrere adagio un dito<br />

sul bordo di un fiore. «Questo era <strong>il</strong> giardino di<br />

mia nonna.»<br />

«Fantastico» dissi, appoggiandomi al tronco del<br />

melo. Avevo l’impressione che saremmo rimasti lì<br />

un bel pezzo. «Sto per ascoltare la storia della tua<br />

famiglia?»<br />

«Ehi, era una donna in gamba.»<br />

«Oh, ne sono sicura. Adesso posso andare?»<br />

I suoi occhi erano ancora fissi sui fiori del rampicante.<br />

«Non dovresti criticare gli alberi genealogici<br />

dei Moroi. Tu non sai niente di tuo padre.<br />

Per quanto ne sappiamo, potremmo essere imparentati.»<br />

«In qual caso, mi lasceresti in pace?»<br />

Lui mi si avvicinò, cambiando argomento come<br />

se non ci fosse stata interruzione. «Nah, non temere.<br />

Credo che i nostri alberi siano diversi. Tuo padre<br />

non è comunque turco o qualcosa del genere?»<br />

«Già, a sentire mia… Ehi, mi stai guardando le<br />

tette?»<br />

Mi stava studiando da vicino, ma i suoi occhi<br />

non erano più sul mio viso. Incrociai le braccia sul<br />

petto e lo guardai truce.


«Sto guardando la tua canottiera» disse. «Il colore<br />

è sbagliato.»<br />

Allungò una mano e toccò la spallina. Come<br />

inchiostro che si spande sulla carta, <strong>il</strong> tessuto color<br />

avorio assunse la stessa intensa sfumatura indaco<br />

dei fiori del rampicante. Socchiuse gli occhi come<br />

un artista esperto che studia la propria opera.<br />

«Come hai fatto?» esclamai.<br />

«È <strong>il</strong> mio sogno. Mmm, no. Non sei una persona<br />

blu. Be’, almeno non nel senso del colore. Proviamo<br />

così.» Il blu cambiò in un cremisi br<strong>il</strong>lante. «Sì, ci<br />

siamo. Il rosso è <strong>il</strong> tuo colore. Rosso come una rosa,<br />

come una dolce, dolcissima Rose.»<br />

«Ma sentitelo!» dissi. «Non sapevo che fossi<br />

schizzato anche nei sogni.» Adrian non diventava<br />

mai cupo e depresso come era successo a Lissa<br />

nell’ultimo anno, ma a volte lo spirito rendeva<br />

strambo anche lui.<br />

Fece un passo indietro e allargò le braccia. «Io<br />

sono sempre pazzo quando ci sei tu, Rose. Sai, ho<br />

deciso di comporre una poesia per te.» Gettò indietro<br />

la testa e gridò al cielo:<br />

«Rose è rossa,<br />

<strong>il</strong> blu non le sorride<br />

Punge come una spina,<br />

come una spina uccide.»<br />

Abbandonò le braccia lungo i fianchi e mi guardò<br />

ansioso.


«Perché, le spine uccidono?»<br />

Lui scosse la testa. «L’arte non deve avere un<br />

senso, piccola dhampir. E poi, io sono pazzo, giusto?»<br />

«Non <strong>il</strong> più pazzo che conosca.»<br />

«Be’» disse, avvicinandosi a un cespuglio di ortensie,<br />

«vuol dire che mi impegnerò.»<br />

Aprii bocca per chiedergli di nuovo quando potevo<br />

tornare “indietro”, ma la nostra conversazione<br />

mi aveva fatto venire in mente una cosa.<br />

«Adrian… come fai a sapere se sei pazzo o no?»<br />

Lui si voltò e sorrise. Prevedevo una delle sue<br />

solite battute, ma lui mi rivolse uno sguardo molto<br />

intenso. Il sorriso svanì e divenne più serio che<br />

mai.<br />

«Pensi di essere pazza?» chiese.<br />

«Non lo so» dissi, abbassando gli occhi. Mi accorsi<br />

di essere a piedi nudi, e i f<strong>il</strong>i d’erba mi solleticavano<br />

le piante. «Ho visto delle… cose.»<br />

«Le persone davvero pazze diffic<strong>il</strong>mente si interrogano<br />

se sono pazze o no» fu la sua saggia risposta.<br />

Sospirai e tornai a guardarlo. «Non è che questo<br />

mi aiuta molto.»<br />

Lui tornò da me e mi mise una mano sulla spalla.<br />

«Io non credo che tu sia pazza, Rose. Però penso<br />

che sei parecchio esaurita.»<br />

Aggrottai la fronte. «Che significa?»


«Significa che non credo che sei pazza.»<br />

«Ti ringrazio. Adesso è tutto molto più chiaro.<br />

Sai, questi sogni cominciano davvero a stufarmi.»<br />

«A Lissa non dispiacciono» disse.<br />

«Vai anche da lei? Sul serio, non hai limiti.»<br />

«Nah, i suoi sono funzionali. Vuole imparare<br />

come si fa.»<br />

«Fantastico. Perciò io sono l’unica fortunata a<br />

dover sopportare le tue molestie sessuali.»<br />

Lui si mostrò offeso. «Sai, vorrei che non reagissi<br />

come se io fossi l’incarnazione del male.»<br />

«Scusa. È solo che non ho fondati motivi per<br />

credere che puoi fare qualcosa di ut<strong>il</strong>e.»<br />

«Giusto. Al contrario del tuo mentore pedof<strong>il</strong>o.<br />

Non mi pare che stai facendo grossi progressi con<br />

lui.»<br />

Feci un passo indietro, gli occhi ridotti a due<br />

fessure. «Lascia Dimitri fuori da questa storia.»<br />

«Lo farò quando smetterai di comportarti come<br />

se fosse perfetto. Correggimi se sbaglio, ma non è<br />

uno di quelli che ti hanno tenuto nascosto <strong>il</strong> processo?»<br />

Distolsi lo sguardo. «Adesso non ha importanza.<br />

E poi, aveva le sue ragioni.»<br />

«Già, che a quanto pare non comportano essere<br />

franco con te o lottare perché tu ci vada. Mentre<br />

io…» Si strinse nelle spalle. «Io potrei farti andare<br />

al processo.»


«Tu?» domandai con una risatina aspra. «E come<br />

ci riusciresti? Una fumatina in compagnia del<br />

giudice? Usando la compulsione sulla regina e metà<br />

dei reali della Corte?»<br />

«Non dovresti stroncare su due piedi chi potrebbe<br />

aiutarti. Aspetta e vedrai.» Mi diede un lieve<br />

<strong>bacio</strong> sulla fronte, al quale mi sottrassi. «Ma per<br />

<strong>il</strong> momento, riposati.»<br />

Il giardino sbiadì, e io ripiombai nel buio del<br />

sonno.


vvOTTO<br />

I giorni successivi, seguii Christian senza intoppi.<br />

E nel frattempo, diventavo sempre più impaziente.<br />

Innanzitutto scoprii che gran parte del lavoro di<br />

guardiano consisteva nell’aspettare. Chiaro, questo<br />

lo sapevo già in teoria, ma la pratica era molto<br />

più dura da sopportare. I guardiani erano assolutamente<br />

indispensab<strong>il</strong>i quando gli Strigoi decidevano<br />

di attaccare. Ma gli attacchi degli Strigoi in<br />

genere erano molto rari. Poteva passare diverso<br />

tempo – potevano passare anni – senza che un<br />

guardiano fosse coinvolto in una battaglia. Anche<br />

se gli istruttori non ci avrebbero certo fatto aspettare<br />

tanto durante l’esercitazione, volevano comunque<br />

insegnarci la pazienza e l’importanza di<br />

non abbassare mai la guardia, anche quando non<br />

capitavano episodi pericolosi da tempo.<br />

Inoltre, dovevamo attenerci alle severe regole<br />

dei guardiani: sempre in piedi e sempre formali.<br />

Di solito i guardiani che vivevano nelle case dei<br />

Moroi si comportavano in maniera naturale, facendo<br />

cose normali come leggere o guardare la tivù,


pur continuando a essere vig<strong>il</strong>i. Noi non potevamo<br />

aspettarci un sim<strong>il</strong>e trattamento a scuola, e quindi<br />

dovevamo allenarci sodo.<br />

La mia pazienza era messa a dura prova da tutto<br />

quell’aspettare, e la mia frustrazione raggiunse<br />

livelli record. Non vedevo l’ora di dimostrare <strong>il</strong><br />

mio valore, di recuperare i punti persi quando non<br />

avevo reagito all’attacco di Stan. Non avevo più<br />

avuto visioni di Mason e decisi che erano state solo<br />

allucinazioni dovute alla stanchezza e allo<br />

stress. Questo mi confortava, perché era molto meglio<br />

che essere pazza o incapace.<br />

Ma altre cose non mi confortavano affatto.<br />

Quando un giorno Christian e io incontrammo<br />

Lissa dopo le lezioni, la sentii emanare un potente<br />

flusso di angoscia, paura e rabbia. Questo solo grazie<br />

al nostro legame, però. Perché in apparenza<br />

aveva l’aria serena. Eddie e Christian, che stavano<br />

parlottando fra di loro, non si accorsero di nulla.<br />

Mi avvicinai e la presi sotto braccio, mentre<br />

camminavamo. «È tutto okay. Andrà tutto bene.»<br />

Sapevo cosa la tormentava. Victor.<br />

Avevamo deciso che Christian – malgrado avesse<br />

dichiarato di volersi “occupare della faccenda”<br />

– non era <strong>il</strong> più adatto a persuadere le alte sfere di<br />

quanto fosse importante la nostra presenza al processo.<br />

Così, <strong>il</strong> giorno prima Lissa aveva giocato la<br />

carta della diplomazia ed era andata a chiedere


con garbo ad Alberta di farci testimoniare al processo.<br />

Con altrettanto garbo, Alberta le aveva risposto<br />

che era fuori discussione.<br />

«Pensavo che se avessimo spiegato bene le cose…<br />

<strong>il</strong> perché era così importante per noi… ci<br />

avrebbero dato <strong>il</strong> permesso» sussurrò. «Rose, non<br />

riesco più a dormire… continuo a pensarci. E se lo<br />

r<strong>il</strong>asciano? Se davvero torna in libertà?»<br />

Nella sua voce tremante c’era un accenno<br />

dell’antica vulnerab<strong>il</strong>ità che non le sentivo da tempo.<br />

Di solito un fatto del genere mi metteva in allarme,<br />

ma questa volta innescò uno strano flusso<br />

di ricordi, dei tempi in cui Lissa dipendeva da me<br />

quasi in tutto. Ero felice di vedere quanto fosse<br />

diventata forte e volevo assicurarmi che restasse<br />

così. Le strinsi <strong>il</strong> braccio, pur continuando a camminare.<br />

«Non tornerà in libertà» dissi con piglio feroce.<br />

«Andremo al processo. Ci penso io. Sai che non<br />

permetterò mai che ti accada qualcosa di male.»<br />

Lei appoggiò la testa sulla mia spalla, un abbozzo<br />

di sorriso sul suo volto. «Ecco cosa adoro di te.<br />

Non hai la più pallida idea di come arrivare in tribunale,<br />

ma continui a dire di tutto per farmi stare<br />

meglio.»<br />

«E funziona?»<br />

«Sì.»<br />

La sua angoscia era ancora annidata nel profon-


do, ma <strong>il</strong> divertimento ne mitigò gli effetti. Anche<br />

se mi aveva presa in giro per la promessa da sbruffona,<br />

sentivo che le mie parole l’avevano rassicurata.<br />

Purtroppo, scoprimmo presto che Lissa aveva<br />

altri motivi per essere frustrata. Aspettava ancora<br />

che <strong>il</strong> suo organismo si disintossicasse completamente<br />

dai farmaci per poter accedere alla magia.<br />

La magia c’era – entrambe la sentivamo – ma lei<br />

non riusciva a usarla. Erano passati tre giorni, ma<br />

non era cambiato niente. Mi dispiaceva per lei, ma<br />

la mia maggiore preoccupazione era la sua mente,<br />

che fino a quel momento era rimasta limpida.<br />

«Non so cosa succede» si lamentò. Eravamo<br />

quasi arrivati alla sala comune. Lissa e Christian<br />

avevano in programma di vedere un f<strong>il</strong>m. Mi domandai<br />

distrattamente quanto sarebbe stato diffic<strong>il</strong>e<br />

seguire un f<strong>il</strong>m e al tempo stesso fare la guardia.<br />

«È come se dovessi essere ormai in grado di<br />

fare qualcosa, ma ancora non ci riesco. Sono bloccata.»<br />

«Magari non è una brutta cosa» sottolineai, superando<br />

Lissa per controllare <strong>il</strong> vialetto.<br />

Mi scoccò un’occhiata afflitta. «Quanto sei ansiosa!<br />

Credevo fosse la mia specialità.»<br />

«Ehi, <strong>il</strong> mio lavoro è badare a te.»<br />

«Veramente, sarebbe <strong>il</strong> mio lavoro» intervenne<br />

Eddie, in un raro sprazzo di ironia.


«Nessuno di voi due deve preoccuparsi» ribatté<br />

lei. «Non di questo.»<br />

Christian le fece scivolare un braccio intorno<br />

alla vita. «Sei più impaziente di Rose. Ti serve soltanto…»<br />

Fu come un déjà vu.<br />

Stan sbucò da dietro un gruppetto di alberi e si<br />

lanciò su Lissa, afferrandola sotto le braccia per<br />

attirarla a sé. Il mio corpo reagì immediatamente,<br />

senza alcuna esitazione, mentre mi muovevo per<br />

“salvarla”. L’unico problema era che anche Eddie<br />

aveva reagito all’istante, e lui era più vicino. Li<br />

aggirai, cercando di entrare in azione, ma <strong>il</strong> modo<br />

in cui i due si affrontavano mi impediva di intervenire.<br />

Eddie si avventò su Stan da un fianco, fulmineo<br />

e letale, e gli strattonò <strong>il</strong> braccio che teneva intorno<br />

a Lissa con una forza tale che avrebbe potuto<br />

strapparglielo dall’articolazione. La corporatura<br />

es<strong>il</strong>e di Eddie spesso faceva dimenticare quanto<br />

fosse muscoloso. La mano di Stan rimbalzò sulla<br />

faccia di Eddie, graffiandolo, ma la distrazione fu<br />

sufficiente perché Lissa si divincolasse e corresse<br />

verso Christian che era dietro di me. Ora che <strong>il</strong><br />

campo era sgombro, mi spostai di lato per dare<br />

man forte a Eddie. Ma non ce ne fu bisogno.<br />

Azzeccando ogni singola mossa, afferrò Stan e lo<br />

scaraventò a terra. Mezzo secondo dopo, <strong>il</strong> paletto


da esercitazione di Eddie era sospeso a un soffio<br />

dal cuore di Stan.<br />

Stan si mise a ridere con autentica soddisfazione.<br />

«Ben fatto, Cast<strong>il</strong>e.»<br />

Eddie ritrasse <strong>il</strong> paletto e aiutò l’istruttore ad<br />

alzarsi. Solo allora mi accorsi che la faccia di Stan<br />

era piena di lividi e graffi. Nel corso dell’esercitazione,<br />

per noi novizi gli attacchi erano sporadici,<br />

ma i guardiani combattevano tutti i giorni. Prendevano<br />

un sacco di botte, che tuttavia accettavano<br />

di buona grazia e una certa dose di umorismo.<br />

«Grazie, signore» disse Eddie, compiaciuto ma<br />

senza darsi le arie.<br />

«Sarei stato più veloce e più forte, fossi stato uno<br />

Strigoi, si capisce, ma giuro, avresti potuto dargli<br />

del f<strong>il</strong>o da torcere con la tua rapidità.» Stan guardò<br />

Lissa. «Tu stai bene?»<br />

«Bene» rispose lei, <strong>il</strong> viso in fiamme. Sentivo che<br />

le era piaciuta tutta quella eccitazione. L’adrenalina<br />

le scorreva a m<strong>il</strong>le.<br />

Il sorriso scomparve dalla faccia di Stan quando<br />

rivolse la sua attenzione a me. «E tu… cosa stavi<br />

facendo?»<br />

Io rimasi a bocca aperta, presa in contropiede<br />

dal suo tono acido. «Non mi sono bloccata o cosa,<br />

stavolta! Ero pronta a correre in aiuto di Eddie.<br />

Aspettavo l’occasione di entrare in azione.»<br />

«Appunto» disse lui. «È proprio questo <strong>il</strong> pro-


lema. Eri così smaniosa di menare le mani che ti<br />

sei dimenticata di avere due Moroi dietro di te.<br />

Avrebbero potuto benissimo non esistere, per te. Ti<br />

trovavi in uno spazio aperto e gli davi le spalle.»<br />

Marciai a grandi passi verso di lui e lo guardai<br />

truce. E tanti saluti alle buone maniere. «Non è<br />

giusto. Fossimo stati nel mondo reale e uno Strigoi<br />

ci avesse attaccati, lei non mi può dire che un altro<br />

guardiano non sarebbe intervenuto a fare <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e<br />

per eliminare quello Strigoi.»<br />

«Può darsi che tu abbia ragione» disse Stan.<br />

«Ma tu non stavi pensando a eliminare quella minaccia<br />

in maniera efficace. Non stavi pensando al<br />

tuo Moroi esposto. Stavi pensando a come fare <strong>il</strong><br />

più in fretta possib<strong>il</strong>e qualcosa di eclatante per redimerti.»<br />

«C-cosa? Non le sembra di saltare alle conclusioni<br />

un po’ in fretta? Mi sta valutando in base a<br />

quella che lei presume fosse la mia motivazione.<br />

Come fa a essere sicuro di cosa stavo pensando?»<br />

Non lo sapevo nemmeno io la metà delle volte.<br />

«Istinto» rispose con fare enigmatico. Prese un<br />

piccolo blocco per appunti e ci scribacchiò sopra.<br />

Strinsi gli occhi, come se in quel modo potessi<br />

guardare attraverso i fogli e vedere cosa stava scrivendo<br />

su di me. Quando ebbe finito, ripose <strong>il</strong> blocchetto<br />

nella tasca del soprabito e annuì a tutti. «Ci<br />

vediamo.»


Lo seguimmo con lo sguardo mentre attraversava<br />

<strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e innevato, diretto alla palestra dove si<br />

allenavano i dhampir. Avevo la bocca spalancata,<br />

ma lì per lì non ne uscì alcun suono. Quando sarebbe<br />

finita con quella gente? Continuavano a<br />

rimproverarmi per degli stupidi tecnicismi che<br />

non avevano niente a che fare con come mi sarei<br />

comportata nel mondo reale.<br />

«Non è giusto! Come fa a giudicarmi in base a<br />

quello che lui pensa che io stavo pensando?»<br />

Eddie si strinse nelle spalle, mentre riprendevamo<br />

a camminare verso gli alloggi degli studenti.<br />

«Può pensare quello che vuole. È <strong>il</strong> nostro<br />

istruttore.»<br />

«Sì, ma mi darà un altro votaccio! La pratica non<br />

serve a niente se non ci aiuta a imparare davvero<br />

cosa fare contro gli Strigoi. Non ci posso credere. Io<br />

sono brava… sono molto brava. Com’è possib<strong>il</strong>e<br />

che sbaglio sempre?»<br />

Nessuno aveva la risposta a quella domanda,<br />

ma Lissa commentò un po’ a disagio: «Be’… che<br />

sia giusto oppure no, su una cosa aveva ragione:<br />

sei stato fantastico, Eddie.»<br />

Guardai Eddie e mi sentii in colpa per aver lasciato<br />

che <strong>il</strong> mio dramma personale oscurasse <strong>il</strong><br />

suo successo. Ero arrabbiata – furiosa – ma l’ingiustizia<br />

di Stan era un problema mio. Eddie era stato<br />

br<strong>il</strong>lante e tutti gli facemmo tanti di quei compli-


menti che sulle guance gli comparvero due pomelli<br />

rossi. O forse era soltanto <strong>il</strong> freddo. A ogni buon<br />

conto, ero felice per lui.<br />

Ci accomodammo nel salottino, per nostra fortuna<br />

ancora deserto, godendoci finalmente un po’<br />

di calore. Ognuno degli edifici in cui si trovavano<br />

le stanze da letto aveva un paio di queste sale comuni,<br />

arredate con poltrone e divanetti, arricchite<br />

da una vasta scelta di f<strong>il</strong>m e giochi. Gli studenti<br />

avevano <strong>il</strong> permesso di usarle solo in determinate<br />

ore della giornata. Nei weekend erano aperte praticamente<br />

sempre, ma nei giorni di scuola c’erano<br />

orari limitati, con <strong>il</strong> probab<strong>il</strong>e intento di farci studiare.<br />

Eddie e io passammo al setaccio la sala ed elaborammo<br />

un piano, poi prendemmo posizione.<br />

Appoggiata alla parete, occhieggiavo con malcelata<br />

invidia <strong>il</strong> divano dove Lissa e Christian erano<br />

sprofondati.<br />

Avevo temuto che <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m mi avrebbe distratta<br />

dai miei doveri di guardiano, ma in realtà erano le<br />

mie emozioni in fermento che m’impedivano di<br />

concentrarmi. Non potevo credere che Stan aveva<br />

detto quello che aveva detto. Per sua stessa ammissione,<br />

un qualunque guardiano, nel furore di<br />

un combattimento, avrebbe cercato di intervenire,<br />

per cui la sua osservazione sulle mie smanie di<br />

gloria era assurda. Mi domandai se per caso non


corressi <strong>il</strong> serio pericolo di essere bocciata nell’esercitazione.<br />

E se avessi superato la prova, c’era forse<br />

la possib<strong>il</strong>ità che non mi assegnassero Lissa dopo<br />

<strong>il</strong> diploma? Alberta e Dimitri avevano parlato come<br />

se questo fosse soltanto un esperimento per<br />

dare a Lissa e a me l’opportunità di migliorare, ma<br />

all’improvviso un’ansiosa, paranoica parte di me<br />

cominciò a dubitarne. Eddie stava facendo un ottimo<br />

lavoro nel proteggerla. Forse volevano vedere<br />

come andava con altri guardiani. Forse temevano<br />

che io fossi brava a proteggere soltanto lei e non<br />

altri Moroi: in fin dei conti, avevo lasciato morire<br />

Mason, giusto? Forse la vera prova consisteva nel<br />

vedere se c’era bisogno di rimpiazzarmi. Chi ero<br />

io, in fin dei conti? Una novizia sacrificab<strong>il</strong>e. Lei<br />

era una principessa Dragomir. Avrebbe sempre<br />

avuto qualcuno a proteggerla, ma non dovevo essere<br />

per forza io. Il nostro legame era inut<strong>il</strong>e se alla<br />

fine mi dimostravo incompetente.<br />

L’ingresso di Adrian mise un freno ai miei tormenti.<br />

Scivolò in s<strong>il</strong>enzio nel salottino in penombra<br />

e sedette su una poltrona poco distante da me.<br />

Mi aspettavo che rispuntasse da un momento<br />

all’altro. Penso che fossimo <strong>il</strong> suo unico intrattenimento<br />

al campus. O forse non proprio l’unico, a<br />

giudicare dal forte odore di alcol che emanava.<br />

«Sei sobrio?» gli chiesi quando <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m terminò.<br />

«Abbastanza. Che combinate di bello, ragazzi?»


Adrian non visitava i miei sogni da quella volta<br />

nel giardino, e aveva anche in parte smesso di farmi<br />

un f<strong>il</strong>o sfacciato. Perlopiù si presentava per lavorare<br />

con Lissa o distrarsi dalla noia.<br />

Gli raccontammo dell’incontro con Stan, esaltando<br />

<strong>il</strong> coraggio di Eddie, senza però fare parola<br />

dell’ennesima lavata di testa che mi ero presa.<br />

«Bel lavoro» disse Adrian. «Hai anche una ferita<br />

di guerra» aggiunse, indicando la guancia di Eddie<br />

dove rosseggiavano tre lunghi solchi. Ricordai le<br />

unghie di Stan che graffiavano Eddie durante la<br />

lotta per liberare Lissa.<br />

Eddie si toccò la guancia. «Non sento niente.»<br />

Lissa gli si avvicinò per esaminarlo. «Ti sei ferito<br />

per proteggermi.»<br />

«Mi sono ferito per superare la prova» la canzonò<br />

lui. «Non ci pensare.»<br />

E fu allora che accadde. Sotto i miei occhi, Lissa<br />

fu presa da quella compassione e quell’urgenza di<br />

aiutare gli altri così tipiche di lei. Non riusciva a<br />

sopportare la vista del dolore, non riusciva a restare<br />

ferma se poteva fare qualcosa. Sentii che dentro<br />

di lei <strong>il</strong> potere cresceva, una sensazione magnifica<br />

ed esaltante che mi fece formicolare le dita dei piedi.<br />

Stavo sperimentando cosa significava per lei.<br />

Era come un fuoco di beatitudine. Inebriante.<br />

Allungò una mano e toccò <strong>il</strong> viso di Eddie…<br />

E i graffi svanirono.


Lasciò cadere la mano, e l’euforia dello spirito ci<br />

abbandonò entrambe.<br />

«Porco cane» esclamò Adrian. «Non stavi scherzando,<br />

allora.» Studiò la guancia di Eddie. «Nemmeno<br />

la più schifosissima traccia.»<br />

Lissa, che si era alzata, si abbandonò di nuovo<br />

sul divano. Appoggiò la testa sullo schienale e<br />

chiuse gli occhi. «Ci sono riuscita. Posso ancora<br />

farlo.»<br />

«Certo che puoi» disse Adrian in tono spiccio.<br />

«Adesso devi farmi vedere come si fa.»<br />

Lei aprì gli occhi. «Non è così semplice.»<br />

«Oh, capisco» esclamò lui. «Mi sfinisci per sapere<br />

come vedere le aure ed entrare nei sogni, ma<br />

adesso non vuoi rivelarmi i tuoi trucchi del mestiere.»<br />

«Non è che non “voglio”» ribatté lei. «Non<br />

“posso”.»<br />

«Be’, cugina, provaci.» Poi, all’improvviso, si<br />

affondò le unghie nella mano fino a farsi uscire <strong>il</strong><br />

sangue.<br />

«Cristo santo!» str<strong>il</strong>lai. «Sei pazzo?» Ma cosa mi<br />

diceva <strong>il</strong> cervello? Certo che era pazzo.<br />

Lissa gli prese la mano e, proprio come qualche<br />

istante prima, gli guarì la pelle. Percepii la sua euforia,<br />

ma all’improvviso <strong>il</strong> mio umore sprofondò<br />

senza un vero motivo.<br />

I due si lanciarono in una discussione diffic<strong>il</strong>e


da seguire, con una terminologia prettamente magica<br />

condita da parole che, ero sicura, si stavano<br />

inventando al momento. A giudicare dall’espressione<br />

di Christian, nemmeno lui ci capiva niente, e<br />

poco dopo fu evidente che Adrian e Lissa ci avevano<br />

del tutto dimenticati nel loro zelo di approfondire<br />

i misteri dello spirito.<br />

Alla fine Christian si alzò, con uno sbadiglio di<br />

noia. «Andiamo, Rose. Se è per sentire questa roba,<br />

tanto vale tornarsene in classe. Ho fame.»<br />

Lissa lo guardò. «Manca ancora un’ora e mezza<br />

alla cena.»<br />

«I donatori» disse lui. «Oggi non ci sono ancora<br />

andato.»<br />

Stampò un <strong>bacio</strong> sulla guancia di Lissa e uscì. Io<br />

lo seguii a ruota. Aveva ricominciato a nevicare, e<br />

fissai i fiocchi turbinanti con uno sguardo imbronciato.<br />

Quando era arrivata la neve, ai primi di dicembre,<br />

ero stata contenta. Adesso quella roba<br />

bianca e bagnaticcia mi dava sui nervi. Ma, come<br />

era accaduto qualche notte prima, <strong>il</strong> tempo inclemente<br />

e la temperatura gelida mi calmarono i bollori.<br />

A ogni passo, sentivo che <strong>il</strong> mio umore migliorava.<br />

“Donatore” era <strong>il</strong> termine che usavamo per gli<br />

esseri umani che si offrivano spontaneamente come<br />

fonte regolare di sangue per i Moroi. Al contrario<br />

degli Strigoi, che dissanguavano a morte le loro


vittime, i Moroi si limitavano a piccole quantità<br />

ogni giorno e quindi non uccidevano i donatori.<br />

Questi esseri umani vivevano per l’estasi che suscitava<br />

in loro <strong>il</strong> morso dei vampiri e sembravano<br />

perfettamente felici di passare la vita in quel modo,<br />

emarginati dal resto della società umana. Era<br />

una situazione singolare, eppure necessaria per i<br />

Moroi. La scuola in genere ospitava un paio di donatori<br />

negli alloggi dei Moroi per le esigenze notturne,<br />

ma di giorno gli studenti dovevano andare<br />

nei locali attigui alla mensa per ricevere la loro<br />

dose quotidiana.<br />

Mentre camminavo, osservando gli alberi bianchi,<br />

le siepi bianche e i ciottoli bianchi, un’altra<br />

sagoma bianca attirò la mia attenzione. Be’, non<br />

era proprio bianca. Più, come dire, di un colore<br />

slavato.<br />

Mi fermai di colpo e sgranai gli occhi. Mason<br />

era dall’altra parte del cort<strong>il</strong>e, confuso fra un albero<br />

e un palo. No, pensai. Mi ero convinta che fosse<br />

finita, e invece eccolo lì a fissarmi con quell’espressione<br />

dolente, spettrale. Puntò un dito in lontananza,<br />

verso i margini del campus. Guardai in quella<br />

direzione, ma ancora una volta non sapevo cosa<br />

cercare. Rivolsi di nuovo lo sguardo su di lui, senza<br />

poter far altro che fissarlo sgomenta.<br />

Una mano gelida mi sfiorò <strong>il</strong> collo, e mi volsi di<br />

scatto. Era Christian.


«Che ti prende?» chiese.<br />

Guardai ancora dove avevo visto Mason, ma<br />

ovviamente era scomparso. Chiusi gli occhi per un<br />

istante e sospirai. Poi ripresi a camminare, rivolgendomi<br />

a Christian. «Niente.»<br />

In genere Christian aveva un vasto repertorio di<br />

commenti sarcastici quando eravamo insieme, ma<br />

in quell'occasione rimase in s<strong>il</strong>enzio. Dal canto<br />

mio, ero tutta presa dai pensieri e dalle angosce<br />

riguardo Mason, per cui avevo ben poco da dire.<br />

Questa visione era durata soltanto pochi secondi.<br />

Considerando la scarsa visib<strong>il</strong>ità che c’era là fuori<br />

con quel tempaccio, era probab<strong>il</strong>e che si trattasse<br />

di uno scherzo dell’immaginazione, giusto? Cercai<br />

di convincermene finché non entrammo nel calduccio<br />

della mensa, dove finalmente riportai la<br />

mia attenzione sullo strano s<strong>il</strong>enzio di Christian.<br />

«Qualcosa non va?» gli chiesi, sforzandomi di<br />

non pensare a Mason. «Tutto okay?»<br />

«Alla grande» rispose asciutto.<br />

«Dal tono si direbbe <strong>il</strong> contrario.»<br />

Lui mi ignorò, entrando nella stanza di nutrizione.<br />

Era più affollata di quanto mi fossi aspettata,<br />

e le piccole postazioni separate dove sedevano<br />

i donatori erano tutte occupate da Moroi. C’era<br />

anche Brandon Lazar. Nel vedergli <strong>il</strong> livido ormai<br />

verdastro sulla faccia, mi venne in mente che non<br />

avevo mai scoperto chi l’aveva picchiato. Christian


andò a mettersi in lista dal Moroi sulla porta e si<br />

fermò nell’area di attesa. Nel frattempo, io mi arrovellavo<br />

per capire cosa avesse provocato <strong>il</strong> suo<br />

malumore.<br />

«Che ti succede? Non ti è piaciuto <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m?»<br />

Nessuna risposta.<br />

«Disgustato dall’automut<strong>il</strong>azione di Adrian?»<br />

Stuzzicare Christian era un piacere perverso. Avrei<br />

potuto andare avanti così tutta la notte.<br />

Nessuna risposta.<br />

«Sei… Oh.»<br />

Fu allora che mi venne in mente. Come avevo<br />

fatto a non pensarci prima?<br />

«Ti ha dato fastidio che Lissa volesse parlare di<br />

magia con Adrian?»<br />

Lui scrollò le spalle, <strong>il</strong> che per me fu una risposta<br />

più che sufficiente.<br />

«Andiamo. Non è che preferisce la magia a te.<br />

Solo che è molto presa, capisci? Per anni ha pensato<br />

di non poter usare la vera magia, poi scopre che<br />

ci riesce… ma in questa maniera imprevedib<strong>il</strong>e e<br />

incostante. Vuole solo cercare di comprenderla.»<br />

«Lo so» bofonchiò lui, con lo sguardo fisso<br />

dall’altra parte della stanza, ma senza focalizzare<br />

niente in particolare. «Non è questo <strong>il</strong> problema.»<br />

«E allora perché…» Lasciai in sospeso la frase,<br />

folgorata da un’altra rivelazione. «Sei geloso di<br />

Adrian.»


Christian spostò i suoi occhi azzurro ghiaccio su<br />

di me, e io capii che avevo centrato <strong>il</strong> bersaglio.<br />

«Non sono geloso. Sono soltanto…»<br />

«… preoccupato che la tua ragazza passi un sacco<br />

di tempo con un tipo piuttosto attraente e pieno<br />

di grana che potrebbe intrigarla. O, in altri termini,<br />

geloso.»<br />

Lui si voltò con l’aria chiaramente seccata. «La<br />

luna di miele potrebbe essere finita fra di noi, Rose.<br />

Cazzo. Ma perché questa gente ci mette tanto?»<br />

«Senti» dissi, cambiando posizione. Mi facevano<br />

male le gambe a furia di stare sempre in piedi.<br />

«Non hai sentito <strong>il</strong> mio discorso romantico dell’altro<br />

giorno sul fatto che sei nel cuore di Lissa? Lei è<br />

pazza di te. Tu sei l’unico che lei desidera e, credimi,<br />

ne sono sicura al cento percento. Se ci fosse un<br />

altro, lo saprei.»<br />

Un accenno di sorriso gli increspò le labbra. «Sei<br />

la sua migliore amica. La copriresti.»<br />

Sbuffai. «Non se si trattasse di Adrian. Te lo garantisco,<br />

Lissa non prova alcun interesse per lui,<br />

grazie al cielo… almeno non un interesse sentimentale.»<br />

«Ma lui sa essere molto persuasivo. Sa sfruttare<br />

al meglio la compulsione…»<br />

«Ma su di lei non la usa. Non so nemmeno se<br />

potrebbe farlo… Credo che si annullino a vicenda.<br />

E poi, non ci hai fatto caso? Sono io lo sfortunato


oggetto delle attenzioni di Adrian.»<br />

«Sul serio?» fece lui, chiaramente sorpreso. I<br />

ragazzi hanno le pezze sugli occhi per certe cose.<br />

«So che flirta…»<br />

«E si intromette nei miei sogni, da ospite indesiderato.<br />

E visto che non posso sfuggirgli, per lui è<br />

l’occasione perfetta per torturarmi col suo presunto<br />

fascino e svariati tentativi sdolcinati.»<br />

Lui mi rivolse un’occhiata sospettosa. «Entra<br />

anche nei sogni di Lissa.»<br />

Stupida. Non avrei dovuto parlare dei sogni.<br />

Cosa aveva detto Adrian? «Ma quelli sono funzionali<br />

all’istruzione. Non penso ci sia niente di cui<br />

preoccuparsi.»<br />

«La gente non rimarrebbe sorpresa se lei si presentasse<br />

a qualche festa con Adrian.»<br />

«Ah» dissi io. «Allora è questo che ti rode davvero.<br />

Pensi di non essere alla sua altezza?»<br />

«È che non sono bravo… in quel genere di attività<br />

sociali» ammise, in un raro sprazzo di vulnerab<strong>il</strong>ità.<br />

«E penso che Adrian abbia una reputazione<br />

migliore della mia.»<br />

«Vuoi scherzare?»<br />

«Andiamo, Rose. Bere e fumare sono niente, se<br />

paragonati al sospetto che uno si possa trasformare<br />

in Strigoi. Ho visto come reagivano gli altri<br />

quando mi portava alle cene e al resto, su al rifugio<br />

in montagna. Io sono un handicap per lei. Lissa è


l’unica rappresentante della sua casata. Trascorrerà<br />

<strong>il</strong> resto della sua vita immersa nella politica, cercando<br />

di mantenere buoni rapporti con tutti.<br />

Adrian potrebbe fare molto di più per lei di quanto<br />

possa fare io.»<br />

Frenai l’impulso di scuoterlo letteralmente per<br />

inculcargli un po’ di buon senso. «Capisco <strong>il</strong> tuo<br />

ragionamento, ma c’è una pecca nella tua logica<br />

schiacciante. Non c’è niente fra lei e Adrian.»<br />

Lui distolse lo sguardo e non disse altro. Sospettavo<br />

che i suoi crucci andassero ben oltre <strong>il</strong><br />

fatto che lei stesse con un altro ragazzo. Come aveva<br />

ammesso lui stesso, aveva una marea di insicurezze<br />

riguardo a Lissa. Stare con lei aveva operato<br />

prodigi sul suo atteggiamento e la sua socialità, ma<br />

in fin dei conti, aveva ancora grossi problemi con<br />

<strong>il</strong> “peccato” della sua famiglia di origine. Temeva<br />

ancora di non essere alla sua altezza.<br />

«Rose ha ragione» disse una voce sgradevole alle<br />

nostre spalle. Preparando <strong>il</strong> mio migliore sguardo<br />

fulminante, mi voltai per affrontare Jesse.<br />

Ovviamente, c’era anche Ralf. Il novizio incaricato<br />

di Jesse, Dean, stava di guardia sulla porta. A quanto<br />

pareva, avevano istaurato un rapporto guardiano-protetto<br />

molto più formale. Jesse e Ralf non erano<br />

in f<strong>il</strong>a quando eravamo entrati; dovevano essere<br />

arrivati dopo, ma avevano origliato abbastanza la<br />

nostra conversazione da farsi un’idea.


«Wow, se questa non è una svolta!» dissi. «Non<br />

eravate voi, l’altro giorno, a dirmi che Christian è<br />

destinato a trasformarsi in Strigoi da un momento<br />

all’altro? Mi guarderei <strong>il</strong> collo, fossi in voi. Sembra<br />

pericoloso.»<br />

Jesse fece spallucce. «Ehi, tu hai detto che era<br />

pulito, e se c’è qualcuno che conosce bene gli<br />

Strigoi, quella sei tu. E poi, stiamo cominciando a<br />

credere che la natura ribelle degli Ozera sia una<br />

buona cosa.»<br />

Lo guardai con sospetto, sicura che ci fosse <strong>il</strong><br />

trucco da qualche parte. Eppure aveva l’aria sincera,<br />

come se fosse davvero convinto che Christian<br />

era a posto.<br />

«Grazie» disse Christian, con un leggero sogghigno.<br />

«Ora che avete dato la vostra approvazione a<br />

me e alla mia famiglia, posso finalmente tornare<br />

alla mia vita. Era l’unica cosa che mi tratteneva.»<br />

«Dico sul serio» fece Jesse. «Negli ultimi tempi<br />

gli Ozera se ne sono rimasti in disparte, ma una<br />

volta erano una delle casate più potenti. Potrebbero<br />

diventarlo di nuovo… specie tu. Non hai paura di<br />

fare le cose che non dovresti fare. A noi questa cosa<br />

piace. Se la piantassi con le tue stronzate da antisociale,<br />

potresti farti gli amici giusti e andare lontano.<br />

E smettere di preoccuparti per Lissa.»<br />

Christian e io ci scambiammo uno sguardo perplesso.<br />

«Dove vuoi arrivare?» chiese lui.


Jesse sorrise e si guardò intorno, circospetto.<br />

«Alcuni di noi si stanno organizzando. Abbiamo<br />

formato un gruppo, diciamo un modo per riunire<br />

le famiglie migliori, se capisci cosa intendo. C’è<br />

una gran confusione per colpa degli attacchi degli<br />

Strigoi del mese scorso, e la gente non sa che fare.<br />

Si parla addirittura di farci combattere e di trovare<br />

un modo per ridistribuire i guardiani.» Lo disse in<br />

tono sprezzante, e io cominciai a innervosirmi nel<br />

sentire i guardiani descritti come oggetti. «Troppi<br />

“plebei” stanno cercando di prendere <strong>il</strong> potere.»<br />

«E che problema c’è se le loro idee sono buone?»<br />

feci io.<br />

«Le loro idee non sono buone. Non sanno stare<br />

al loro posto. Così, alcuni di noi hanno cominciato<br />

a pensare come difenderci da questo e ci stiamo<br />

organizzando fra di noi. Penso che ti piacerebbe<br />

sapere cosa abbiamo imparato a fare. In fin dei<br />

conti, siamo noi quelli che devono continuare a<br />

prendere le decisioni, non i dhampir o i Moroi<br />

qualsiasi. Noi siamo l’élite. I migliori. Unisciti a<br />

noi, e vedrai che ci sono delle cose che possiamo<br />

fare per aiutarti con Lissa.»<br />

Non riuscii più a trattenermi. Scoppiai a ridere.<br />

Christian si limitò ad assumere un’aria schifata.<br />

«Mi rimangio quello che ho detto prima» disse.<br />

«Questo è quello che aspettavo da tutta la vita. Un<br />

invito al vostro club della casetta sull’albero.»


Ralf, grosso e goffo, fece un passo avanti. «Non<br />

prenderci per <strong>il</strong> culo. Facciamo sul serio, noi.»<br />

Christian sospirò. «Allora non prendete me per<br />

i fondelli. Se veramente credete che voglio farmela<br />

con voi per migliorare le vostre condizioni di<br />

Moroi già viziati ed egoisti, allora siete più stupidi<br />

di quanto penso. E penso che già lo siete parecchio.»<br />

Rabbia e imbarazzo accesero le guance di Jesse<br />

e Ralf, ma per fortuna in quel momento chiamarono<br />

<strong>il</strong> nome di Christian. Il suo umore sembrava<br />

decisamente più allegro, mentre attraversavamo la<br />

stanza. Non c’è niente di meglio che un confronto<br />

con due idioti per farti sentire meglio riguardo la<br />

tua vita sentimentale.<br />

Il donatore assegnato a Christian quella sera era<br />

una donna di nome Alice, che era la più anziana<br />

del campus. La maggior parte dei Moroi preferivano<br />

donatori più giovani, ma Christian, da brava<br />

mente contorta qual era, voleva lei perché era un<br />

po’ svitata. Non che fosse tanto vecchia – sulla sessantina<br />

– ma troppe endorfine vampiresche le avevano<br />

scombussolato <strong>il</strong> cervello in maniera irreversib<strong>il</strong>e.<br />

«Rose» disse lei, rivolgendo gli azzurri occhi<br />

annebbiati su di me. «Di solito non stai con<br />

Christian. Tu e Vas<strong>il</strong>isa avete litigato?»<br />

«No» risposi. «Soltanto un cambio di scenario.»


«Scenario» mormorò lei, guardando fuori della<br />

finestra. I Moroi tenevano le finestre oscurate per<br />

f<strong>il</strong>trare la luce del giorno, e dubitavo che un umano<br />

riuscisse a vedere qualcosa. «Lo scenario cambia<br />

sempre. L’hai notato?»<br />

«Non <strong>il</strong> nostro» disse Christian, sedendosi accanto<br />

a lei. «Avremo la neve per almeno un altro<br />

paio di mesi.»<br />

Lei sospirò e gli scoccò un’occhiata esasperata.<br />

«Non parlavo del panorama.»<br />

Christian mi rivolse un sorriso furtivo, poi si<br />

chinò su di lei e le affondò i denti nel collo. L’espressione<br />

della donna si r<strong>il</strong>assò, tutte le chiacchiere<br />

sullo scenario, o qualunque cosa avesse voluto<br />

dire, furono dimenticate mentre lui beveva. Vivevo<br />

con i vampiri da così tanto tempo che non facevo<br />

più caso ai loro canini. La maggior parte dei Moroi<br />

erano bravi a tenerli nascosti. Era solo in momenti<br />

come quello che mi ricordavo del potere che avevano.<br />

In genere, quando osservavo un vampiro nutrirsi,<br />

mi tornava in mente <strong>il</strong> periodo in cui Lissa e<br />

io eravamo scappate dall’Accademia, e io le avevo<br />

permesso di nutrirsi da me. Non avevo mai raggiunto<br />

i tremendi livelli di dipendenza di un donatore,<br />

ma non posso negare che mi era piaciuta<br />

quella sensazione di estasi. L’avevo desiderata in<br />

un modo che non avrei mai potuto ammettere da-


vanti a nessuno. Nel nostro mondo, soltanto gli<br />

umani davano <strong>il</strong> sangue. I dhampir che lo facevano<br />

erano um<strong>il</strong>iati e reietti.<br />

Ora, mentre guardavo un vampiro che beveva,<br />

non pensavo più al piacere che dava. Invece, mi<br />

tornavano in mente le immagini della nostra prigione<br />

a Spokane, dove Isaiah, <strong>il</strong> nostro aguzzino<br />

Strigoi, si era nutrito di Eddie. Le sensazioni suscitate<br />

in me in quel momento erano tutt’altro che<br />

piacevoli. Eddie aveva sofferto terrib<strong>il</strong>mente, e io<br />

non avevo potuto far niente, se non restare seduta<br />

lì a guardare. Con una smorfia, distolsi lo sguardo<br />

da Christian e Alice.<br />

Quando uscimmo dalla stanza di nutrizione,<br />

Christian sembrava molto più pimpante. «Il wee kend<br />

è arrivato, Rose. Niente lezioni… e tu avrai <strong>il</strong><br />

tuo giorno libero.»<br />

«Col cavolo» dissi. Me n’ero quasi dimenticata.<br />

Accidenti a lui, perché me l’aveva ricordato?<br />

Cominciavo appena a riprendermi dopo l’incidente<br />

con Stan. Sospirai. «Ho <strong>il</strong> servizio per la comunità.»


vvNOVE<br />

D ato che un gran numero di Moroi provenivano<br />

dai paesi dell’Europa dell’est, <strong>il</strong> cristianesimo<br />

ortodosso era la religione dominante nel campus,<br />

anche se non mancavano appartenenti ad altre confessioni.<br />

A conti fatti, però, soltanto una metà degli<br />

studenti frequentava le funzioni con assiduità. Lissa<br />

era fra questi. Andava in chiesa ogni domenica perché<br />

era credente. Anche Christian ci andava, ma lo<br />

faceva solo perché ci andava lei e perché così dava<br />

l’impressione di essere una brava persona e non un<br />

probab<strong>il</strong>e futuro Strigoi. Poiché gli Strigoi non potevano<br />

entrare nei luoghi consacrati, andare a messa<br />

gli conferiva una parvenza di rispettab<strong>il</strong>ità.<br />

Quando non dormivo fino a tardi, io andavo in<br />

chiesa per l’aspetto sociale. In genere, dopo la funzione,<br />

Lissa e i miei amici si riunivano per fare<br />

qualcosa di divertente, perciò la chiesa era un punto<br />

d’incontro ideale. Se Dio mi biasimava perché<br />

usavo la cappella come mezzo per migliorare la<br />

mia vita sociale, non me l’aveva mai fatto sapere.<br />

Oppure chissà, magari aspettava <strong>il</strong> momento opportuno<br />

per punirmi.


Quella domenica, però, al termine della messa,<br />

dovetti restare nella cappella perché proprio lì<br />

avrei cominciato a svolgere <strong>il</strong> servizio per la comunità.<br />

Quando tutti se ne furono andati, rimasi sorpresa<br />

nel vedere che era rimasta un’altra persona<br />

oltre a me: Dimitri.<br />

«E tu che ci fai qui?» gli chiesi.<br />

«Ho pensato che ti servisse una mano. Ho sentito<br />

che <strong>il</strong> prete vuole fare grandi pulizie.»<br />

«Già, ma non sei tu quello che si è beccato la<br />

punizione. È anche <strong>il</strong> tuo giorno libero. Tutti quanti<br />

hanno avuto una settimana pesante, ma voi<br />

guardiani avete combattuto in continuazione.» In<br />

effetti, avevo notato che anche Dimitri sfoggiava<br />

un paio di lividi, anche se non era ridotto come<br />

Stan. Era stata una settimana faticosa, ed era soltanto<br />

la prima di sei.<br />

«E cos’altro potrei fare oggi?»<br />

«Oh, avrei da suggerirti almeno un centinaio di<br />

cose» risposi asciutta. «Magari c’è un f<strong>il</strong>m di John<br />

Wayne o roba sim<strong>il</strong>e che non hai ancora visto.»<br />

Scosse la testa. «No, non c’è niente. Li ho visti<br />

tutti. Guarda… <strong>il</strong> prete ci aspetta.»<br />

Mi voltai. Figuriamoci. Padre Andrew era già<br />

pronto. Si era tolto i paramenti da messa per mettersi<br />

un semplice paio di pantaloni e una camicia.<br />

Mi domandai che fine aveva fatto la domenica come<br />

giorno del riposo.


Mentre Dimitri e io attendevamo istruzioni, mi<br />

chiesi quale fosse <strong>il</strong> vero motivo per cui era rimasto.<br />

Non credevo volesse davvero sprecare <strong>il</strong> suo<br />

giorno libero a lavorare. Non ero abituata agli indovinelli<br />

con lui. In genere le sue intenzioni erano<br />

schiette e trasparenti, così pensai che doveva esserci<br />

una spiegazione semplice. Solo che ancora non<br />

mi era chiara.<br />

«Grazie a entrambi di esservi offerti spontaneamente<br />

per aiutarmi.» Padre Andrew ci sorrise. Mi<br />

sforzai di non ribattere acida alla parola “spontaneamente”.<br />

Padre Andrew era un Moroi di quarant’anni<br />

e passa, con i capelli grigi e radi. A prescindere<br />

dalla mia scarsa fede, mi era simpatico e<br />

lo rispettavo. «Non faremo niente di molto complicato<br />

oggi» continuò. «Anzi, diciamo pure che sarà<br />

alquanto noioso. A parte le pulizie di routine, vorrei<br />

dare un’occhiata a certi vecchi scatoloni conservati<br />

su in soffitta.»<br />

«Saremo lieti di fare tutto quello che serve» dichiarò<br />

Dimitri. Reprimendo a stento un sospiro,<br />

cercai di non pensare a tutte le altre cose che avrei<br />

potuto fare.<br />

Ci mettemmo all’opera.<br />

Io dovevo passare lo straccio per terra, mentre<br />

Dimitri si mise a spolverare e lucidare i banchi di<br />

legno. Aveva l’espressione seria e concentrata, come<br />

se davvero gli piacesse quel lavoro. Dal canto


mio, stavo ancora cercando di immaginare <strong>il</strong> perché<br />

della sua presenza. Non fraintendetemi: ero<br />

ben felice che fosse lì con me. La sua presenza mi<br />

faceva sentire meglio e ovviamente adoravo guardarlo.<br />

Pensai che forse era rimasto nella speranza di<br />

cavarmi altre informazioni sull’episodio con Stan,<br />

Christian e Brandon. O forse voleva rimproverarmi<br />

per quell’altro episodio con Stan, quando ero<br />

stata accusata di voler combattere per ragioni egoistiche.<br />

Mi sembravano spiegazioni plausib<strong>il</strong>i, eppure<br />

lui continuava a non dire una parola. Anche<br />

quando <strong>il</strong> prete uscì dalla cappella per andare nel<br />

suo ufficio, Dimitri continuò a lavorare in s<strong>il</strong>enzio.<br />

Ero convinta che se avesse avuto qualcosa da dirmi,<br />

lo avrebbe fatto allora.<br />

Quando finimmo di pulire, padre Andrew ci<br />

fece portare giù dalla soffitta tutti gli scatoloni per<br />

metterli in un magazzino sul retro della cappella.<br />

Lissa e Christian usavano spesso la soffitta come<br />

rifugio segreto, e mi domandai se averla sgombra<br />

sarebbe stato un vantaggio o uno svantaggio per i<br />

loro incontri amorosi. Forse l’avrebbero abbandonata,<br />

e io avrei potuto finalmente dormire in pace.<br />

Una volta finito quel piccolo trasloco, ci sedemmo<br />

tutti e tre sul pavimento a fare la cernita, un<br />

vero sollievo dopo una settimana passata quasi<br />

sempre in piedi. Padre Andrew ci diede istruzioni


su cosa tenere e cosa buttare, e mentre lavoravamo,<br />

chiacchierava del più e del meno, chiedendomi<br />

come andava la scuola e cose del genere. Non<br />

fu tanto male.<br />

All’improvviso mi venne un pensiero. Fino a<br />

quel momento ero riuscita a convincermi che<br />

Mason era stata un’allucinazione causata dalla<br />

mancanza di sonno, ma sentirmi dire da un’autorità<br />

in materia che i fantasmi non esistevano mi<br />

avrebbe di gran lunga rassicurata.<br />

«Senta» dissi a padre Andrew. «Lei crede ai fantasmi?<br />

Voglio dire, se ne parla in…» feci un ampio<br />

gesto con la mano «… in questa roba?»<br />

Fu chiaro che la domanda lo sorprese, ma non<br />

parve offendersi per <strong>il</strong> fatto che avevo definito la<br />

sua vocazione e <strong>il</strong> suo lavoro “questa roba”. O per<br />

la mia evidente ignoranza in materia di religione,<br />

malgrado diciassette anni di messe e celebrazioni<br />

varie. Un’espressione divertita gli si dipinse sul<br />

viso, e smise di lavorare.<br />

«Be’… dipende da cosa intendi per “fantasma”,<br />

immagino.»<br />

Battei la mano su un libro di teologia. «Il punto<br />

è che quando uno muore, o va in paradiso o va<br />

all’inferno. Quindi i fantasmi sono soltanto una<br />

favola, giusto? Non ci sono nella Bibbia.»<br />

«Anche in questo caso» disse, «dipende dalla<br />

tua definizione. La nostra fede ha sempre sostenu-


to che dopo la morte, lo spirito si separa dal corpo<br />

e può effettivamente trattenersi in questo mondo.»<br />

«Cosa?» Mi lasciai sfuggire di mano una ciotola<br />

impolverata. Per fortuna era di legno e non si ruppe.<br />

Mi affrettai a riprenderla. Quella non era la risposta<br />

che mi ero aspettata. «Per quanto tempo?<br />

Per sempre?»<br />

«No, no, certo che no. Questo andrebbe contro<br />

i concetti di resurrezione e salvezza che costituiscono<br />

i fondamenti del nostro credo. Ma si ritiene<br />

che l’anima possa restare sulla terra da tre a quaranta<br />

giorni dopo la morte. Alla fine riceve un<br />

giudizio “temporaneo” che da questo mondo la<br />

manda in paradiso o all’inferno, anche se nessuna<br />

delle due esperienze è vissuta veramente fino al<br />

Giorno del Giudizio Universale, quando <strong>il</strong> corpo e<br />

l’anima si riuniranno per vivere l’eternità come<br />

una cosa sola.»<br />

La storia della resurrezione e compagnia bella<br />

mi scivolò addosso, fu invece quel “da tre a quaranta<br />

giorni” che catturò la mia attenzione.<br />

Dimenticai quello che stavo facendo. «Sì, ma è vero<br />

o no? Gli spiriti vagano davvero su questa terra<br />

per quaranta giorni dopo la morte?»<br />

«Ah, Rose. Chi è costretto a chiedere se la fede è<br />

vera apre una discussione per la quale potrebbe<br />

non essere pronto.»


Pensai che non aveva tutti i torti. Sospirai e tornai<br />

allo scatolone davanti a me.<br />

«Ma se questo può aiuarti» riprese lui con voce<br />

gent<strong>il</strong>e, «sappi che alcune di queste idee trovano<br />

rispondenza in certe credenze popolari dell’Europa<br />

orientale riguardo ai fantasmi, che esistevano<br />

prima della diffusione del Cristianesimo. Tradizioni<br />

secondo cui gli spiriti restano sulla terra per<br />

un breve periodo dopo la morte… specie se la<br />

persona in questione è morta giovane o in modo<br />

violento.»<br />

Mi paralizzai. Qualunque progresso avessi fatto<br />

nel convincermi che Mason era stato solo frutto<br />

dell’immaginazione e dello stress svanì all’istante.<br />

Giovane o in modo violento.<br />

«Perché?» domandai con un f<strong>il</strong>o di voce. «Perché<br />

restano? Per… per vendicarsi?»<br />

«Sono certo che alcuni credono sia questo <strong>il</strong> motivo,<br />

proprio come altri ritengono che sia perché<br />

l’anima non riesce a darsi pace dopo un evento<br />

così sconvolgente.»<br />

«E lei cosa crede?» chiesi.<br />

Lui sorrise. «Io credo che l’anima si separa dal<br />

corpo, proprio come i nostri padri ci hanno insegnato,<br />

ma dubito che <strong>il</strong> tempo che l’anima passa<br />

sulla terra sia qualcosa che gli esseri viventi possano<br />

percepire. Non è come nei f<strong>il</strong>m, con le case infestate<br />

o le apparizioni alle persone che conosceva-


no. Io immagino questi spiriti più come una forma<br />

di energia che ci circonda, qualcosa che va oltre le<br />

nostre percezioni, mentre aspettano di andare<br />

avanti e trovare pace. In ultima analisi, ciò che conta<br />

è quello che succede dopo la vita terrena, quando<br />

guadagneremo la vita eterna che <strong>il</strong> nostro salvatore<br />

ci ha donato con <strong>il</strong> suo estremo sacrificio.<br />

Questa è la cosa importante.»<br />

Chissà se padre Andrew avrebbe risposto con<br />

altrettanta disinvoltura se avesse visto quello che<br />

avevo visto io. Giovane o in modo violento. A Mason<br />

calzavano entrambe le definizioni, ed era morto<br />

meno di quaranta giorni prima. Quel viso immensamente<br />

triste era tornato da me, ma qual era <strong>il</strong><br />

motivo? Vendetta? O davvero non riusciva a trovare<br />

pace?<br />

E come faceva la teologia di padre Andrew su<br />

paradiso e inferno a essere giusta per una come<br />

me, che era morta e tornata in vita? Victor Dashkov<br />

aveva detto che ero andata nel mondo dei morti<br />

ed ero tornata quando Lissa mi aveva guarita.<br />

Quale mondo dei morti? Il paradiso o l’inferno?<br />

Oppure era un altro modo per descrivere lo stato<br />

intermedio sulla terra di cui parlava padre<br />

Andrew?<br />

A quel punto non feci altre domande, perché<br />

l’idea di un Mason assetato di vendetta mi dava i<br />

brividi. Padre Andrew percepì <strong>il</strong> mio cambiamen-


to, ma ovviamente non sapeva cosa l’avesse provocato.<br />

Cercò di tirarmi su.<br />

«Ho appena ricevuto dei nuovi libri da un amico<br />

di un’altra parrocchia. Storie interessanti su san<br />

Vladimir.» Inclinò la testa da un lato. «Ti interessa<br />

ancora? E Anna?»<br />

In teoria sì. Prima di incontrare Adrian, sapevamo<br />

che esistevano soltanto altri due conoscitori<br />

dello spirito. Uno era una nostra ex insegnante, la<br />

signora Karp, che lo spirito aveva fatto impazzire<br />

ed era diventata una Strigoi per fermare la pazzia.<br />

L’altra persona era san Vladimir, <strong>il</strong> santo cui era<br />

intitolata la nostra scuola. Era vissuto secoli prima<br />

e aveva riportato in vita dalla morte <strong>il</strong> suo guardiano,<br />

Anna, proprio come Lissa aveva fatto con me.<br />

Anna era stata “baciata dalla tenebra” e fra di loro<br />

si era creato lo stesso legame psichico che univa<br />

noi due.<br />

Lissa e io avevamo cercato di mettere le mani su<br />

qualsiasi materiale riguardasse Anna e Vlad per<br />

imparare di più su noi stesse. Ma, per quanto incredib<strong>il</strong>e<br />

fosse doverlo ammettere, in quel momento<br />

avevo problemi ben più grossi che non l’onnipresente<br />

ed enigmatico legame fra Lissa e me. Era<br />

stato appena soppiantato da un fantasma che con<br />

tutta probab<strong>il</strong>ità era furioso con me per <strong>il</strong> ruolo che<br />

avevo avuto nella sua morte prematura.<br />

«Già» risposi evasiva, distogliendo lo sguardo.


«Mi interessa… ma non credo di potermici dedicare<br />

al momento. Sono molto impegnata, sa… l’esercitazione<br />

e <strong>il</strong> resto.»<br />

Rimasi in s<strong>il</strong>enzio. Lui capì al volo e mi lasciò<br />

lavorare senza ulteriori interruzioni. Durante tutta<br />

la conversazione, Dimitri non aveva detto una parola.<br />

Quando finimmo la cernita, padre Andrew ci<br />

disse che dovevamo fare un’ultima cosa prima di<br />

andare. Indicò alcuni scatoloni che avevamo riorganizzato<br />

e chiuso.<br />

«Dovete portarli al campus della scuola elementare»<br />

disse. «Lasciateli pure nell’edificio che ospita i<br />

Moroi. La signora Davis insegna religione alla scuola<br />

materna e potrebbe trovare ut<strong>il</strong>i questi libri.»<br />

Ci sarebbero voluti almeno due viaggi per<br />

Dimitri e me, e <strong>il</strong> campus della scuola elementare<br />

era piuttosto lontano. Ma almeno avrei fatto un<br />

passo verso la libertà.<br />

«Perché ti interessano tanto i fantasmi?» mi<br />

chiese Dimitri durante <strong>il</strong> primo viaggio.<br />

«Così, tanto per fare conversazione» dissi.<br />

«Non ti vedo in faccia, ma ho la netta sensazione<br />

che mi stai mentendo di nuovo.»<br />

«E che cavolo, ultimamente tutti pensano sempre<br />

<strong>il</strong> peggio di me. Stan mi ha accusata di essere<br />

un’egoista in cerca di gloria.»<br />

«L’ho sentito dire» fece lui, mentre svoltavamo<br />

un angolo. Di fronte a noi si prof<strong>il</strong>arono gli edifici


della scuola elementare. «È stato un po’ ingiusto<br />

da parte sua.»<br />

«Un po’, eh?» Sentirlo ammettere una cosa del<br />

genere mi faceva piacere, ma non diminuì <strong>il</strong> mio<br />

rancore verso Stan. L’umore nero che mi perseguitava<br />

negli ultimi tempi tornò a farsi sentire. «Be’,<br />

grazie tante, ma comincio a non avere più molta<br />

fiducia in questa esercitazione. A volte, nell’accademia<br />

in generale.»<br />

«Non dici sul serio.»<br />

«Non lo so. A volte la scuola mi pare troppo ingessata<br />

in regole e politiche che non hanno niente<br />

a che fare con la vita reale. Io ho visto com’è là<br />

fuori, compagno. Sono entrata dritta nella tana del<br />

mostro. Sotto certi aspetti… dubito che la scuola ci<br />

prepari in maniera adeguata.»<br />

Mi ero aspettata una sua obiezione, e invece rimasi<br />

sorpresa quando disse: «Per certi versi sono<br />

d’accordo.»<br />

Per poco non inciampai mentre entravamo in<br />

uno dei due edifici che ospitavano i bambini delle<br />

elementari. L’ingresso somigliava molto a quelli<br />

delle superiori. «Sul serio?» chiesi.<br />

«Sul serio» ripeté, con un leggero sorriso.<br />

«Voglio dire, non che i novizi debbano essere spediti<br />

nel mondo quando hanno dieci anni o giù di<br />

lì, ma a volte penso che la pratica dovrebbe svolgersi<br />

effettivamente sul campo. Probab<strong>il</strong>mente ho


imparato più nel mio primo anno come guardiano<br />

che in tutti gli anni di addestramento. Be’… magari<br />

non tutti. Ma è una situazione completamente<br />

diversa.»<br />

Ci scambiammo uno sguardo che esprimeva la<br />

soddisfazione di trovarci d’accordo. Mi sentii pervadere<br />

da un piacevole calore che disperse la mia<br />

rabbia di poc’anzi. Dimitri capiva la mia frustrazione<br />

per <strong>il</strong> sistema, perché Dimitri capiva me. Si<br />

guardò intorno, ma non c’era nessuno al bancone<br />

del custode. Un paio di ragazzini sui dieci anni<br />

stavano studiando o chiacchierando.<br />

«Oh» dissi, assestando <strong>il</strong> peso dello scatolone<br />

fra le braccia. «Siamo nell’edificio delle medie. I<br />

bambini più piccoli sono in quello accanto.»<br />

«Sì, ma la signora Davis abita qui. Vado a cercarla<br />

e a scoprire se vuole questa roba.» Posò lo<br />

scatolone sul pavimento. «Torno subito.»<br />

Lo seguii con lo sguardo e posai per terra anche<br />

<strong>il</strong> mio cartone. Mi appoggiai a una parete e gettai<br />

uno sguardo intorno. Per poco non saltai quando<br />

vidi una ragazzina Moroi a mezzo metro da me. Se<br />

ne stava così immob<strong>il</strong>e che non l’avevo notata.<br />

Non doveva avere più di tredici, quattordici anni,<br />

ma era alta, molto più alta di me. La magrezza del<br />

suo fisico Moroi la faceva sembrare ancora più alta.<br />

Aveva <strong>il</strong> viso incorniciato da una nuvola di riccioli<br />

castani e spruzzato di lentiggini, un evento


aro fra i Moroi. Sgranò gli occhi quando si accorse<br />

che la fissavo.<br />

«Oh. Mio. Dio. Tu sei Rose Hathaway, giusto?»<br />

«Sì» risposi sorpresa. «Mi conosci?»<br />

«Tutti ti conoscono. Voglio dire, tutti hanno sentito<br />

parlare di te. Tu sei quella che è scappata. Poi<br />

è tornata e ha ucciso quegli Strigoi. Mitico. Ti hanno<br />

tatuato i molnija?» Aveva parlato tutto d’un<br />

fiato.<br />

«Sì. Ne ho due.» Pensare ai piccoli tatuaggi che<br />

avevo sulla nuca mi fece formicolare la pelle.<br />

I suoi occhi verde chiaro si spalancarono – se<br />

possib<strong>il</strong>e – ancora di più. «Oh mio Dio. Wow.»<br />

In genere mi irritavo quando la gente si entusiasmava<br />

troppo per i molnija. In fin dei conti, le circostanze<br />

non erano state affatto piacevoli. Ma<br />

questa era una solo una ragazzina e aveva un che<br />

di simpatico.<br />

«Come ti chiami?» le chiesi.<br />

«J<strong>il</strong>lian, J<strong>il</strong>l. Voglio dire, solo J<strong>il</strong>l. Non tutti e due.<br />

J<strong>il</strong>lian è <strong>il</strong> mio nome vero. Ma tutti mi chiamano<br />

J<strong>il</strong>l.»<br />

«Già» dissi, nascondendo un sorriso. «L’avevo<br />

intuito.»<br />

«Ho sentito che quella volta i Moroi hanno usato<br />

la magia per combattere. È vero? Oh, quanto mi<br />

piacerebbe farlo. Vorrei che qualcuno me lo insegnasse.<br />

Io sono specializzata nell’aria. Credi che


potrei combattere gli Strigoi con quella? Tutti dicono<br />

che sono pazza.» Per secoli, l’uso della magia<br />

da parte dei Moroi per combattere era stato considerato<br />

un peccato. Tutti credevano che bisognasse<br />

usarlo solo a scopi pacifici. Ma di recente alcuni<br />

avevano cominciato a mettere in discussione questa<br />

regola, specie dopo che la magia di Christian si<br />

era rivelata fondamentale per la fuga da Spokane.<br />

«Non saprei» risposi. «Dovresti parlare con<br />

Christian Ozera.»<br />

La ragazza spalancò la bocca. «Lui parlerebbe<br />

con me?»<br />

«Se sei disposta a combattere <strong>il</strong> sistema, sì, parlerà<br />

con te molto volentieri.»<br />

«Okay, grande. Quello era <strong>il</strong> guardiano Belikov?»<br />

chiese, cambiando argomento di colpo.<br />

«Già.»<br />

Giuro che sembrava dovesse svenire da un momento<br />

all’altro. «Sul serio? È ancora più bello di<br />

quanto dicono. È <strong>il</strong> tuo istruttore, vero? Tipo, <strong>il</strong> tuo<br />

trainer personale?»<br />

«Già.» Mi domandai dove fosse finito. Parlare<br />

con J<strong>il</strong>l era sfibrante.<br />

«Wow. Sai, voi due non vi comportate come insegnante<br />

e allieva. Sembrate più tipo amici. Vi vedete<br />

anche fuori, quando non vi allenate?»<br />

«Ehm, be’, una specie. A volte.» Mi venne in<br />

mente quando, poco prima, avevo riflettuto sul


fatto che ero una delle pochissime persone con cui<br />

Dimitri aveva rapporti sociali che andavano oltre<br />

<strong>il</strong> suo lavoro di guardiano.<br />

«Lo sapevo! Non riesco a immaginare… io mi<br />

sentirei troppo elettrizzata a stargli vicino, non riuscirei<br />

a fare niente, ma tu sei così r<strong>il</strong>assata, tipo<br />

“Già, frequento questo tipo fichissimo, ma non ci<br />

faccio caso”.»<br />

Mi venne da ridere. «Mi sa che mi dai più credito<br />

di quanto meriti.»<br />

«Non esiste. E non credo nemmeno a tutte quelle<br />

storie, sai.»<br />

«Ehm, quali storie?»<br />

«Sì, tipo quella che hai picchiato Christian<br />

Ozera.»<br />

«Grazie» dissi. Le chiacchiere sulla mia um<strong>il</strong>iazione<br />

stavano cominciando a circolare anche tra i<br />

più piccoli. Se fossi entrata negli alloggi delle elementari,<br />

probab<strong>il</strong>mente qualche bambino di sei<br />

anni mi avrebbe detto che aveva sentito dire che<br />

avevo ucciso Christian.<br />

Per un istante, l’espressione di J<strong>il</strong>l si fece incerta.<br />

«Ma non so niente dell’altra storia.»<br />

«Quale altra storia?»<br />

«Che tu e Adrian Ivashkov…»<br />

«No» la interruppi, decisa a non ascoltare <strong>il</strong> resto.<br />

«Qualunque cosa tu abbia sentito, non è vera.»


«Ma è così romantico.»<br />

«Ti dico che non c’è niente di vero.»<br />

Il suo viso si rabbuiò, ma qualche istante dopo<br />

tornò a <strong>il</strong>luminarsi. «Ehi, mi insegni a fare a botte?»<br />

«Aspe… Cosa? Perché vuoi imparare una cosa<br />

del genere?»<br />

«Be’, immagino che se un giorno combatterò<br />

con la magia, dovrei imparare a combattere anche<br />

in maniera normale.»<br />

«Credo di non essere la persona giusta a cui<br />

chiederlo» le dissi. «Perché non ti rivolgi, ehm, al<br />

tuo insegnante di educazione fisica?»<br />

«L’ho fatto!» esclamò avv<strong>il</strong>ita. «Ma ha detto di<br />

no.»<br />

Ancora una volta scoppiai a ridere. «Guarda che<br />

scherzavo.»<br />

«Andiamo. Magari un giorno mi aiuterebbe a<br />

combattere gli Strigoi.»<br />

La mia risata si spense. «Non credo proprio.»<br />

Lei si morse <strong>il</strong> labbro inferiore, ancora impaziente<br />

di convincermi. «Be’, almeno mi aiuterebbe<br />

contro quello psicopatico.»<br />

«Cosa? Quale psicopatico?»<br />

«La gente continua a prenderle qui al campus.<br />

La settimana scorsa è capitato a Dane Zeklos, e<br />

l’altro giorno è toccato a Brett.»<br />

«Dane…» Ripassai in fretta la genealogia dei


Moroi. C’erano una caterva di Zeklos che studiavano<br />

all’accademia. «Sarebbe <strong>il</strong> fratello minore di<br />

Jesse, giusto?»<br />

J<strong>il</strong>l annuì. «Esatto. L’insegnante ha dato fuori di<br />

matto, ma Dane non ha detto una parola. E neanche<br />

Brett.»<br />

«Brett chi?»<br />

«Ozera.»<br />

La mia reazione fu a scoppio ritardato. «Ozera?»<br />

Avevo l’impressione che la ragazza si divertisse<br />

un mondo a dirmi cose che non sapevo. «È <strong>il</strong> ragazzo<br />

della mia amica Aimee. Ieri si è presentato<br />

tutto pesto… aveva addosso anche strani segni tipo<br />

frustate. O bruciature. Ma non era malridotto<br />

come Dane. E quando la signora Callahan gli ha<br />

chiesto spiegazioni, Brett l’ha convinta che non era<br />

niente, e lei l’ha lasciato andare, <strong>il</strong> che è piuttosto<br />

strano. E lui era tutto pimpante e di buonumore,<br />

ed è strano anche questo, perché che se ti prendono<br />

a botte, dovresti stare male.»<br />

Le sue parole mi risvegliarono un ricordo in un<br />

angolino remoto del cervello. Doveva esserci un<br />

collegamento da qualche parte, che ancora non riuscivo<br />

ad afferrare. Ma tra Victor, i fantasmi e<br />

l’esercitazione, era già un miracolo che riuscissi a<br />

collegare le parole di una frase.<br />

«Allora, mi insegni a fare a botte per difendermi?»<br />

chiese J<strong>il</strong>l, nell’evidente speranza di avermi


convinta. Strinse la mano a pugno. «Si fa così, giusto?<br />

Il pollice sulle altre dita e poi colpire?»<br />

«Ehm, be’, è un po’ più complicato di così. Devi<br />

assumere una precisa posizione, altrimenti farai<br />

più male a te stessa che all’altro. Ci sono un sacco<br />

di cose che devi fare con i gomiti e i fianchi.»<br />

«Me lo fai vedere, ti prego?» mi implorò. «Scommetto<br />

che sei bravissima.»<br />

Io ero bravissima, ma la corruzione di minore<br />

era un reato che non compariva ancora sul mio<br />

curriculum e non avevo alcuna intenzione di cambiare<br />

le cose. Per fortuna, proprio in quel momento<br />

arrivò Dimitri in compagnia della signora Davis.<br />

«Ehi» lo accolsi. «C’è una persona che vuole<br />

conoscerti. Dimitri, lei è J<strong>il</strong>l. J<strong>il</strong>l, Dimitri.»<br />

Lui parve sorpreso, ma sorrise e le strinse la<br />

mano. Lei avvampò e rimase, per la prima volta,<br />

senza parole. Non appena lui le lasciò la mano, J<strong>il</strong>l<br />

balbettò un arrivederci e corse via. Noi ci accordammo<br />

con la Davis e tornammo nella cappella<br />

per <strong>il</strong> secondo carico.<br />

«J<strong>il</strong>l sapeva chi sono» raccontai a Dimitri lungo<br />

la strada. «Aveva un atteggiamento tipo venerazione,<br />

come se fossi un’eroina.»<br />

«E ti sorprende?» fece lui. «Che gli studenti più<br />

piccoli ti ammirino?»<br />

«Non lo so. Non ci ho mai pensato. Non credo<br />

di essere esattamente un modello da imitare.»


«Non sono d’accordo. Sei br<strong>il</strong>lante, ti impegni al<br />

massimo e riesci in tutto quello che fai.»<br />

Lo guardai di traverso. «Già, ma non abbastanza<br />

da partecipare al processo di Victor, a quanto<br />

pare.»<br />

«Ancora!»<br />

«Sì, ancora. Perché non capisci quant’è importante?<br />

Victor è una minaccia gravissima.»<br />

«Lo so.»<br />

«E se torna in libertà, ricomincerà con i suoi folli<br />

progetti.»<br />

«È davvero molto improbab<strong>il</strong>e che torni libero,<br />

lo sai. La maggior parte delle chiacchiere secondo<br />

cui la regina potrebbe r<strong>il</strong>asciarlo sono, appunto,<br />

chiacchiere. Proprio tu, fra tutti, dovresti sapere<br />

che non si deve credere a tutto quello che si sente<br />

in giro.»<br />

Tenni lo sguardo fisso davanti a me, rifiutandomi<br />

di accettare <strong>il</strong> suo punto di vista. «Comunque<br />

dovreste farci venire. Oppure…» trassi un profondo<br />

respiro «… lasciare che almeno venga<br />

Lissa.»<br />

Mi risultò più diffic<strong>il</strong>e del previsto dire quelle<br />

parole, ma ci stavo pensando già da un po’. Non<br />

credo che fossi in cerca di gloria come aveva detto<br />

Stan, ma c’era una parte di me che voleva sempre<br />

trovarsi al centro della battaglia. Volevo buttarmi<br />

nella mischia, fare quello che era giusto e aiutare


gli altri. E poi, volevo essere presente al processo<br />

di Victor. Volevo guardarlo negli occhi e assicurarmi<br />

che venisse punito.<br />

Ma più passava <strong>il</strong> tempo, meno mi sembrava<br />

probab<strong>il</strong>e. Non avevano alcuna intenzione di lasciarci<br />

andare. Ma forse, soltanto forse, lo avrebbero<br />

permesso a una sola di noi, e in quel caso avrebbe<br />

dovuto essere Lissa. Era stata lei la vittima dei<br />

piani di Victor, e per quanto pensare che ci andasse<br />

da sola mi infastidiva perché mostrava che forse<br />

non aveva tanto bisogno della mia protezione, preferivo<br />

comunque quella possib<strong>il</strong>ità e vederlo finire<br />

in galera per sempre.<br />

Dimitri, che conosceva <strong>il</strong> mio bisogno di azione,<br />

parve sorpreso di quell'atteggiamento insolito.<br />

«Hai ragione, lei dovrebbe essere presente, ma<br />

ti ripeto che non posso farci niente. Continui a<br />

pensare che io abbia voce in capitolo, ma non è<br />

così.»<br />

«Ma hai fatto tutto <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e?» Ripensai alle<br />

parole di Adrian nel sogno, su come Dimitri<br />

avrebbe potuto fare di più. «Hai un sacco di influenza.<br />

Dev’esserci qualcosa che puoi fare.<br />

Qualsiasi cosa.»<br />

«Non quanta credi. Godo di un certo prestigio<br />

qui all’Accademia, ma nel resto del mondo dei<br />

guardiani, sono ancora giovane. E sappi che ho già<br />

parlato in vostro favore.»


«Be’, forse avresti dovuto parlare più forte.»<br />

Sentii che si chiudeva in sé. Era disposto a parlare<br />

di tutto in maniera ragionevole, ma non quando<br />

lo aggredivo. Così, provai a essere più conc<strong>il</strong>iante.<br />

«Victor sa di noi» dissi. «Potrebbe raccontare<br />

qualcosa.»<br />

«Victor ha ben altre preoccupazioni in questo<br />

processo, che non noi due.»<br />

«Già, ma tu sai com’è fatto. Non si comporta<br />

come una persona normale. Se pensasse di non<br />

avere più nessuna speranza di tornare in libertà,<br />

potrebbe spifferare tutto solo per <strong>il</strong> gusto di vendicarsi.»<br />

Non ero mai stata capace di confessare la mia<br />

relazione con Dimitri a Lissa, eppure <strong>il</strong> nostro più<br />

grande nemico lo sapeva. Era ancora più assurdo<br />

del fatto che lo sapesse Adrian.<br />

Victor lo aveva capito osservandoci e facendo<br />

due più due. Immagino che quando si è spietati<br />

cospiratori, questo genere di cose si capiscono in<br />

fretta. Non aveva mai rivelato quell’informazione,<br />

ma l’aveva usata contro di noi con l’incantesimo<br />

di lussuria che aveva evocato grazie alla magia<br />

della terra. Un incantesimo del genere non<br />

avrebbe funzionato se non ci fosse stata già una<br />

certa attrazione. L’incantesimo aveva soltanto dato<br />

fuoco alla miccia. Dimitri e io ci eravamo ab-


andonati l’uno nelle braccia dell’altra, ed eravamo<br />

arrivati a un passo dal fare sesso. Per Victor<br />

era stata una maniera alquanto br<strong>il</strong>lante di distrarci<br />

senza usare la violenza. Se qualcuno avesse<br />

tentato di attaccarci, avremmo combattuto. Ma<br />

eliminare i freni inibitori? Quello sì che era diffic<strong>il</strong>e<br />

da combattere.<br />

Dimitri restò in s<strong>il</strong>enzio per lunghi momenti.<br />

Sapeva che avevo ragione. «In quel caso, dovremo<br />

affrontare la questione meglio che potremo» disse<br />

alla fine. «Ma se Victor ha intenzione di dirlo, lo<br />

farà a prescindere dalla tua testimonianza al processo.»<br />

Decisi di non parlare più finché non arrivammo<br />

in chiesa. Padre Andrew ci disse che, dopo aver<br />

passato in rassegna altre cose, aveva deciso che<br />

bisognava portare soltanto un altro scatolone dalla<br />

signora Davis.<br />

«Ci penso io» dissi a Dimitri in tono brusco, una<br />

volta che <strong>il</strong> prete si fu allontanato. «Non c’è bisogno<br />

che vieni anche tu.»<br />

«Rose, per favore, non farne una questione di<br />

stato!»<br />

«Invece sì» sib<strong>il</strong>ai. «Perché non ci arrivi?»<br />

«Io ci arrivo! Ma davvero pensi che voglia vedere<br />

Victor libero? Pensi che voglia vederci di nuovo<br />

tutti minacciati?» Era la prima volta, dopo tanto<br />

tempo, che lo vedevo sul punto di perdere <strong>il</strong> con-


trollo. «Ma te l’ho detto, ho fatto tutto <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e.<br />

Io non sono come te… non posso fare una scenata<br />

quando le cose non vanno come dico io.»<br />

«Non lo faccio.»<br />

«Lo stai facendo anche adesso.»<br />

Aveva ragione. Una parte di me sapeva che avevo<br />

passato <strong>il</strong> segno… ma come mi accadeva sempre<br />

più spesso ultimamente, non riuscii a smettere<br />

di parlare.<br />

«Perché sei venuto ad aiutarmi oggi?» lo interrogai.<br />

«Perché sei qui?»<br />

«Ti pare tanto strano?» disse lui. Sembrava quasi<br />

ferito.<br />

«Sì. Voglio dire, stai cercando di spiarmi? Di<br />

capire perché mi sono sbagliata? Assicurarti che<br />

non mi cacci in altri guai?»<br />

Lui mi studiò, scostandosi una ciocca di capelli<br />

dagli occhi. «Perché dev’esserci per forza un motivo?»<br />

Avrei voluto urlargli almeno un centinaio di<br />

cose diverse. Come per esempio che se davvero<br />

non c’era un motivo sotto, questo significava che<br />

voleva passare del tempo con me. E questo non<br />

aveva senso, perché entrambi sapevamo che <strong>il</strong> nostro<br />

rapporto doveva essere soltanto del genere<br />

istruttore-allieva. Proprio lui fra tutti, doveva saperlo.<br />

Era stato lui a dirmelo.<br />

«Perché tutti hanno dei motivi.»


«Sì. Ma non sempre i motivi che pensi tu.» Aprì<br />

la porta. «Ci vediamo.»<br />

Lo guardai allontanarsi; i miei sentimenti erano<br />

un groviglio di confusione e rabbia. Se la situazione<br />

non fosse stata tanto strana, si sarebbe potuto<br />

dire che era stato una specie di appuntamento.


vvDIECI<br />

I l giorno dopo ripresi i miei doveri di guardiano<br />

con Christian. Ancora una volta, la mia vita era<br />

a disposizione di qualcun altro.<br />

«Com’è andata la punizione?» mi chiese mentre<br />

dal suo alloggio attraversavamo <strong>il</strong> campus.<br />

Soffocai uno sbadiglio. Non avevo dormito bene<br />

quella notte, vuoi per i miei sentimenti per<br />

Dimitri, vuoi per quello che mi aveva detto padre<br />

Andrew. Ciononostante, tenevo lo sguardo vig<strong>il</strong>e.<br />

Quello era <strong>il</strong> posto dove Stan ci aveva attaccati due<br />

volte, e per giunta i guardiani erano abbastanza<br />

crudeli e contorti da mettermi alla prova proprio<br />

quando ero così stanca.<br />

«Bene. Il prete ci ha lasciati andare presto.»<br />

«Ci?»<br />

«Dimitri è venuto a darmi una mano. Credo di<br />

avergli fatto pena.»<br />

«Oppure forse non ha niente da fare adesso che<br />

non si occupa dei tuoi allenamenti in più.»<br />

«Può darsi, ma ne dubito. Tutto sommato, non è<br />

stata una brutta giornata.» A meno che non si consideri<br />

brutta l’esistenza di fantasmi vendicativi.


«Io ho avuto una giornata fantastica» disse<br />

Christian, con un lieve accenno di compiacimento<br />

nella voce.<br />

Tenni a freno l’impulso di roteare gli occhi. «Sì,<br />

lo so.»<br />

Lui e Lissa si erano goduti la giornata senza<br />

guardiani, beandosi della reciproca compagnia.<br />

Avrei dovuto essere contenta che si fossero astenuti<br />

da certe effusioni finché Eddie e io eravamo nei<br />

paraggi, ma tutto sommato non aveva molta importanza.<br />

Certo, quando ero sveglia, riuscivo a<br />

evitare i dettagli, ma comunque sapevo cosa succedeva.<br />

Un pizzico della rabbia e della gelosia che<br />

avevo provato l’ultima volta che erano stati insieme,<br />

tornò a stuzzicarmi. Sempre lo stesso problema:<br />

Lissa che faceva cose che io non potevo fare.<br />

Morivo dalla voglia di fare colazione. Sentivo<br />

l’odore di pane caldo imburrato e sciroppo di acero.<br />

Carboidrati cosparsi di carboidrati. Slurp. Ma<br />

Christian voleva del sangue prima di mangiare<br />

cibo solido, e i suoi bisogni avevano la precedenza<br />

sui miei. Loro vengono prima. Evidentemente aveva<br />

saltato la sua dose di sangue quotidiano <strong>il</strong> giorno<br />

prima; immagino per ottimizzare <strong>il</strong> tempo dedicato<br />

all’amore.<br />

La stanza dei donatori non era troppo affollata,<br />

ma fummo lo stesso costretti ad aspettare.<br />

«Senti» gli dissi. «Conosci Brett Ozera? Siete


imparentati, giusto?» Dopo <strong>il</strong> mio incontro con J<strong>il</strong>l,<br />

avevo cominciato a mettere insieme qualche pezzo<br />

del puzzle. Brett Ozera e Dane Zeklos mi avevano<br />

ricordato le condizioni di Brandon <strong>il</strong> giorno del<br />

primo attacco di Stan. L’ep<strong>il</strong>ogo disastroso di<br />

quell’attacco mi aveva fatto dimenticare Brandon,<br />

ma le ultime coincidenze avevano risvegliato la<br />

mia curiosità. Tutti e tre erano stati malmenati. E<br />

tutti e tre lo avevano negato.<br />

Christian annuì. «Sì, come siamo imparentati un<br />

po’ tutti. Non lo conosco bene… è tipo un cugino<br />

di terzo o quarto grado, una roba sim<strong>il</strong>e. Il suo ramo<br />

della famiglia si è tenuto a distanza dal mio<br />

da… be’, lo sai.»<br />

«Ho sentito una storia strana su di lui.» E gli<br />

raccontai di quello che avevo saputo da J<strong>il</strong>l su<br />

Dane e Brett.<br />

«Strana, sì» disse Christian. «Ma capita che la<br />

gente faccia a botte.»<br />

«Sì, ma qui ci sono dei collegamenti piuttosto<br />

singolari. E in genere i reali non sono fra i perdenti<br />

nelle risse… e tutti e tre loro lo sono.»<br />

«Be’, forse è questo <strong>il</strong> motivo. Sai come vanno le<br />

cose ultimamente. Un sacco di reali si stanno incazzando<br />

perché in non-reali vogliono cambiare i<br />

metodi di assegnazione dei guardiani e imparare a<br />

combattere. È l’idea alla base di quello stupido<br />

club di Jesse e Ralf. Vogliono assicurarsi che i reali


conservino i loro priv<strong>il</strong>egi. Probab<strong>il</strong>mente i nonreali<br />

si sono incazzati a loro volta e si stanno vendicando.»<br />

«Quindi, ci sarebbe una specie di vig<strong>il</strong>ante che<br />

va in giro a farla pagare ai reali?»<br />

«Non sarebbe la cosa più strana che succede da<br />

queste parti» disse lui.<br />

«Poco ma sicuro» borbottai.<br />

Chiamarono <strong>il</strong> nome di Christian e lui sbirciò<br />

nella postazione. «Guarda» mi disse tutto contento.<br />

«Di nuovo Alice.»<br />

«Non capisco cosa ci trovi di tanto speciale in<br />

lei» commentai mentre ci avvicinavamo all’anziana<br />

donatrice. «Anche Lissa è sempre eccitata quando<br />

la vede. Ma Alice è completamente suonata.»<br />

«Lo so» rispose lui. «Per questo è fantastica.»<br />

Alice ci salutò mentre Christian si accomodava<br />

accanto a lei. Io appoggiai le spalle al muro, le<br />

braccia conserte. Con aria di sufficienza le dissi:<br />

«Alice, lo scenario non è cambiato. È esattamente<br />

uguale all’ultima volta.»<br />

Lei rivolse <strong>il</strong> suo sguardo appannato su di me.<br />

«Pazienza, Rose. Devi essere paziente. E preparata.<br />

Sei preparata?»<br />

L’improvviso cambio di argomento mi spiazzò.<br />

Era come parlare con J<strong>il</strong>l, solo in maniera meno<br />

sensata. «Ehm, preparata in che senso? Per lo scenario?»


In un sublime istante di pura ironia, lei mi guardò<br />

come se fossi io la pazza. «Armata. Sei armata?<br />

Ci proteggerai, vero?»<br />

Inf<strong>il</strong>ai una mano nel giaccone e trassi <strong>il</strong> paletto<br />

da allenamento che mi era stato dato per l’esercitazione.<br />

«Sei coperta» dissi.<br />

Lei parve immensamente sollevata; era chiaro<br />

che non sapeva distinguere un paletto vero da uno<br />

falso. «Bene» disse. «Ora siamo al sicuro.»<br />

«Giusto» fece Christian. «Con Rose armata, non<br />

abbiamo niente di cui preoccuparci. Il mondo dei<br />

Moroi può stare tranqu<strong>il</strong>lo.»<br />

Alice non colse <strong>il</strong> suo sarcasmo. «Sì. Be’, nessun<br />

posto è mai sicuro.»<br />

Rimisi <strong>il</strong> paletto in tasca. «Siamo al sicuro.<br />

Abbiamo i migliori guardiani del mondo a proteggerci,<br />

per non parlare delle difese magiche. Gli<br />

Strigoi qui non entreranno.»<br />

Non aggiunsi quello che ero venuta a sapere da<br />

poco: che gli Strigoi potevano far superare agli<br />

umani le difese magiche. Le difese magiche erano<br />

campi di forza invisib<strong>il</strong>i composti da tutti e quattro<br />

gli elementi. Quattro Moroi, ciascuno specializzato<br />

in un elemento, camminavano lungo <strong>il</strong> perimetro<br />

di un’area, evocando la magia sul terreno per creare<br />

un confine difensivo. La magia dei Moroi era<br />

impregnata di vita, e un forte campo di vita teneva<br />

alla larga gli Strigoi, poiché ne erano privi. Per


questo motivo le case dei Moroi erano spesso protette<br />

da questi incantesimi, e lo stesso valeva per la<br />

scuola. Dato che anche i paletti erano imbevuti di<br />

tutti e quattro gli elementi, piantare un paletto in<br />

una linea difensiva nel terreno significava perforare<br />

la difesa annullandone gli effetti. Questo non<br />

aveva mai destato preoccupazioni poiché gli Strigoi<br />

non potevano toccare i paletti, ma durante gli ultimi<br />

attacchi, gli Strigoi si erano serviti di esseri<br />

umani – che invece potevano toccarli – per penetrare<br />

le difese. Sospettavamo che gli Strigoi che<br />

avevo ucciso fossero i capobanda di quel gruppo,<br />

ma ancora non ne eravamo del tutto sicuri.<br />

Alice mi studiò da vicino con quei suoi occhi<br />

annebbiati, come se sapesse quello che stavo pensando.<br />

«Nessun posto è sicuro. Le difese si indeboliscono.<br />

I guardiani muoiono.»<br />

Lanciai un’occhiata di sfuggita a Christian, che<br />

si strinse nelle spalle come a dire Be’, cosa ti aspettavi<br />

da lei?<br />

«Se voi ragazze avete finito con le vostre chiacchiere,<br />

posso nutrirmi adesso?»<br />

Alice fu più che felice di accontentarlo: era <strong>il</strong><br />

suo primo morso della giornata. Ben presto dimenticò<br />

le difese e <strong>il</strong> resto, e si abbandonò all’estasi<br />

del morso. Anche io dimenticai le difese, perché<br />

in mente avevo una cosa sola: volevo sapere se <strong>il</strong><br />

Mason che avevo visto era vero oppure no. A par-


te l’agghiacciante spiegazione del prete, dovevo<br />

ammettere che le apparizioni di Mason non erano<br />

state minacciose, soltanto spaventose. Se aveva<br />

intenzione di vendicarsi di me, stava facendo un<br />

pessimo lavoro. Ancora una volta, cominciai a<br />

dare credito alla teoria dello stress e della stanchezza.<br />

«Adesso tocca a me nutrirmi» dissi quando<br />

Christian ebbe finito. Mi sembrava di sentire già<br />

l’odore del bacon. E anche lui sarebbe stato contento<br />

di metterne una bella fetta sul suo pane tostato.<br />

Avevamo appena messo piede fuori della stanza,<br />

quando arrivò Lissa di corsa, seguita a ruota da<br />

Eddie. Aveva <strong>il</strong> viso <strong>il</strong>luminato dall’eccitazione,<br />

anche se i sentimenti che percepivo attraverso <strong>il</strong><br />

legame non erano esattamente felici.<br />

«Hai saputo?» mi chiese senza fiato.<br />

«Saputo cosa?» domandai.<br />

«Sbrigati, vai a prepararti. Andiamo al processo<br />

di Victor. Partiamo subito.»<br />

Nessuno ci aveva annunciato la data di inizio del<br />

processo di Victor, e meno che meno <strong>il</strong> fatto che<br />

qualcuno aveva deciso di farci partecipare.<br />

Christian e io ci scambiammo un breve sguardo<br />

sbigottito, poi corremmo in camera sua a fare i bagagli.<br />

Non ci volle molto. La mia sacca era già pronta,


e Christian ci mise un minuto a preparare la sua. In<br />

meno di mezz’ora eravamo sulla pista di atterraggio<br />

dell’Accademia, dov’erano parcheggiati due<br />

jet privati. Uno aveva già i motori accesi, pronto al<br />

decollo. Un paio di Moroi si affaccendavano per<br />

l’ultima messa a punto del velivolo e della pista.<br />

Nessuno sembrava sapere cosa stesse accadendo.<br />

Lissa aveva soltanto ricevuto la notizia che lei,<br />

Christian e io saremmo andati a testimoniare e che<br />

Eddie sarebbe venuto con noi per continuare la<br />

sua esercitazione. Non c’erano state spiegazioni<br />

sul perché le cose erano cambiate, ed eravamo in<br />

preda a un misto di eccitazione e ansia. Tutti noi<br />

volevamo vedere Victor in galera per sempre, ma<br />

adesso che avevamo l’occasione di affrontare la<br />

realtà del processo e di vederlo di persona… be’,<br />

avevamo un po’ paura.<br />

Un paio di guardiani aspettavano in fondo alla<br />

scaletta dell’aereo. Li riconobbi: erano quelli che<br />

avevano contribuito alla cattura di Victor.<br />

Probab<strong>il</strong>mente avrebbero svolto un doppio ruolo<br />

di testimoni e guardaspalle. Vidi Dimitri fermo al<br />

bordo della pista, e gli corsi incontro.<br />

«Scusa» dissi. «Mi dispiace tanto.»<br />

Lui mi rivolse una di quelle sue espressioni neutre<br />

che gli riuscivano tanto bene. «Ti dispiace per<br />

cosa?»<br />

«Per tutte le cose orrib<strong>il</strong>i che ti ho detto ieri.


L’hai fatto… l’hai fatto davvero. Li hai convinti a<br />

farci venire con voi.»<br />

Malgrado <strong>il</strong> nervosismo dettato dall’imminente<br />

incontro con Victor, ero al settimo cielo. Dimitri ce<br />

l’aveva fatta. Avevo sempre saputo che ci teneva a<br />

me, e questa ne era la prova. Se non ci fosse stata<br />

tanta gente nei paraggi, lo avrei abbracciato.<br />

L’espressione di Dimitri non mutò. «Non sono<br />

stato io, Rose. Non ho niente a che vedere con questa<br />

storia.»<br />

Alberta ci fece cenno di imbarcarci, e lui si volse<br />

per raggiungere gli altri. Rimasi impalata per un<br />

istante a osservarlo, chiedendomi cosa era successo.<br />

Se lui non era intervenuto, allora perché partivamo?<br />

I tentativi diplomatici di Lissa erano stati<br />

respinti già da tempo. Perché quel cambiamento di<br />

rotta?<br />

I miei amici erano già a bordo, così mi affrettai<br />

a raggiungerli. Non appena entrai in cabina, una<br />

voce mi chiamò. «Piccola dhampir! Era ora che<br />

arrivassi.»<br />

Mi voltai e vidi Adrian che mi salutava con un<br />

bicchiere in mano. Fantastico. Noi ci eravamo quasi<br />

messi in ginocchio a pregare per poter andare,<br />

mentre Adrian era riuscito a inf<strong>il</strong>arsi nel gruppo<br />

chissà come. Lissa e Christian erano seduti vicini,<br />

così io presi posto accanto a Eddie nella speranza<br />

di evitare Adrian. Eddie mi offrì <strong>il</strong> posto vicino al


finestrino. Adrian si spostò sul sed<strong>il</strong>e davanti a<br />

noi, ma tanto valeva si fosse seduto nella nostra<br />

f<strong>il</strong>a, visto che continuava a girarsi per parlarmi. Le<br />

sue chiacchiere e <strong>il</strong> corteggiamento sfacciato indicavano<br />

che aveva cominciato a bere molto prima<br />

che salissimo a bordo. Quanto avrei voluto un goccio<br />

anch’io, una volta in volo. Mi scoppiò un terrib<strong>il</strong>e<br />

mal di testa subito dopo <strong>il</strong> decollo, e accarezzai<br />

una fantasia di vodka scacciadolore.<br />

«Andiamo a corte» disse Adrian. «Sei eccitata?»<br />

Chiusi gli occhi e mi massaggiai le tempie.<br />

«Quale? La Corte Reale o quella del tribunale?»<br />

«Quella reale. Ti sei portata un vestito elegante?»<br />

«Nessuno mi ha detto niente.»<br />

«Lo prendo per un “no”.»<br />

«Sì.»<br />

«Sì? Credevo avessi detto no.»<br />

Aprii gli occhi per fulminarlo. «Ho detto no, e lo<br />

sai. No, non mi sono portata nessun vestito elegante.»<br />

«Be’, te ne procureremo uno» disse lui allegro.<br />

«Hai intenzione di portarmi a fare shopping?<br />

Mi troverò in una situazione pericolosa e non credo<br />

che ti considerino un accompagnatore affidab<strong>il</strong>e.»<br />

«Shopping? Magari. Ci sono dei sarti lì. Ti faremo<br />

fare qualcosa su misura.»


«Non ci resteremo così a lungo. E poi, davvero<br />

mi servirà un vestito per quello che andiamo a fare?»<br />

«No, è solo che mi piacerebbe vedertene uno<br />

addosso.»<br />

Sospirai, appoggiando la testa al finestrino. Il<br />

dolore pulsante alla testa continuava a tormentarmi,<br />

come se l’aria mi premesse sul cervello. Qualcosa<br />

balenò nella mia visione periferica, e mi girai<br />

sorpresa, ma non c’erano che le stelle fuori del finestrino.<br />

«Qualcosa di nero» stava dicendo Adrian. «Satin,<br />

magari… bordato di pizzo. Ti piace <strong>il</strong> pizzo? Certe<br />

donne pensano che faccia venire <strong>il</strong> prurito.»<br />

«Adrian.» Era come un martello dentro e fuori<br />

dalla mia testa.<br />

«Forse è meglio un bordino di velluto. Il velluto<br />

non pizzica.»<br />

«Adrian.» Anche le orbite mi facevano male.<br />

«E magari uno spacco laterale per mettere in<br />

mostra le gambe. Uno spacco fino alla coscia, con<br />

un piccolo fiocco…»<br />

«Adrian!» Qualcosa in me esplose. «Vuoi chiudere<br />

quella maledetta boccaccia per cinque secondi?»<br />

Str<strong>il</strong>lai così forte che perfino <strong>il</strong> p<strong>il</strong>ota doveva<br />

avermi sentito. Adrian assunse una delle sue rarissime<br />

espressioni di stupore.<br />

Alberta, seduta dall’altro lato del corridoio ri-


spetto ad Adrian, saltò sul sed<strong>il</strong>e. «Rose?» esclamò.<br />

«Che ti prende?»<br />

Digrignai i denti e mi massaggiai la fronte. «Ho<br />

un mal di testa di merda, e quello non la smette di<br />

parlare.» Non mi accorsi di aver imprecato davanti<br />

a un’insegnante se non parecchi secondi dopo.<br />

Dall’altro lato del mio campo visivo, mi parve di<br />

scorgere qualcos’altro: un’altra ombra che sfrecciava<br />

nell’aereo, qualcosa con delle ali nere. Tipo un<br />

pipistrello o un corvo. Mi coprii gli occhi. Non<br />

c’era niente che volava nell’aereo. «Dio, perché<br />

non sparisce?»<br />

Invece del rimprovero di Alberta che mi ero<br />

aspettata, sentii la voce di Christian: «Oggi non ha<br />

mangiato. Aveva già fame prima.»<br />

Mi scoprii gli occhi. Alberta aveva <strong>il</strong> viso preoccupato<br />

e Dimitri mi osservava da sopra le sue<br />

spalle. Altre ombre fugaci danzarono davanti ai<br />

miei occhi, la maggior parte sagome indistinte, ma<br />

avrei giurato di aver visto qualcosa di molto sim<strong>il</strong>e<br />

a un teschio circondato di tenebre. Battei le palpebre,<br />

e le ombre scomparvero. Alberta si rivolse a<br />

uno degli assistenti di volo.<br />

«Può portarle qualcosa da mangiare? E anche<br />

un antidolorifico?»<br />

«Dove?» mi chiese Dimitri. «Dove ti fa male?»<br />

Con tutte quelle attenzioni, <strong>il</strong> mio scoppio d’ira<br />

di poco prima mi parve eccessivo. «Ho solo mal di


testa… sono sicura che passerà…» Nel vedere <strong>il</strong><br />

suo sguardo deciso, mi toccai <strong>il</strong> centro della fronte.<br />

«È come una pressione sul cranio. E mi fa male<br />

dietro gli occhi. Continuo ad avere l’impressione…<br />

be’, è come se avessi qualcosa negli occhi. Vedo tipo<br />

un’ombra, poi batto le palpebre e scompare.»<br />

«Ah» fece Alberta. «Un sintomo dell’emicrania,<br />

quello di avere problemi di vista. Si chiama aura.<br />

A volte la gente la percepisce prima di un attacco<br />

di emicrania.»<br />

«Aura?» esclami, sorpresa. Guardai Adrian. Lui<br />

mi stava osservando da sopra lo schienale della<br />

sua poltrona, con le braccia penzoloni.<br />

«Non quel genere di aura» mi disse, con un sorriso<br />

accennato. «Stesso nome. Come Corte e corte.<br />

Le aure dell’emicrania sono immagini e luci che<br />

vedi quando stai per avere un attacco. Non hanno<br />

niente a che vedere con l’aura che vedo io intorno<br />

alle persone. Ma sai una cosa? L’aura che vedo…<br />

quella intorno a te… wow.»<br />

«Nera?»<br />

«Non solo. È anche ovvio, dopo tutto quello che<br />

mi sono scolato. Mai visto niente del genere.»<br />

Non sapevo esattamente come interpretare<br />

quella notizia, ma in quel momento l’assistente di<br />

volo tornò con una banana, una barretta ai cereali<br />

e una compressa di ibuprofene. Non potevano<br />

competere con pane caldo imburrato, ma <strong>il</strong> mio


stomaco vuoto accettò volentieri lo spuntino. Dopo<br />

aver mangiato, sistemai un cuscino contro <strong>il</strong> finestrino<br />

e appoggiai <strong>il</strong> capo. Chiusi gli occhi nella<br />

speranza che una buona dormita mi facesse passare<br />

<strong>il</strong> mal di testa prima dell’atterraggio. Grazie al<br />

cielo, gli altri smisero di parlare.<br />

Avevo sonnecchiato un po’ quando sentii una<br />

mano sfiorarmi <strong>il</strong> braccio. «Rose?»<br />

Aprii gli occhi e vidi Lissa, che si era seduta al<br />

posto di Eddie. Quelle sagome dalle ali di pipistrello<br />

le svolazzavano alle spalle, e la testa mi faceva<br />

ancora male. In quelle ombre vorticose mi<br />

parve di nuovo di scorgere una faccia, questa volta<br />

con la bocca spalancata e gli occhi fiammeggianti.<br />

Mi venne un brivido.<br />

«Ti fa ancora male?» chiese, scrutandomi preoccupata.<br />

Io battei le palpebre, e la faccia svanì.<br />

«Sì. Io… oh, no.» Avevo capito le sue intenzioni.<br />

«Non farlo. Non sprecare energie per me.»<br />

«È fac<strong>il</strong>e» disse. «Non mi costa niente.»<br />

«Già, ma più la usi… più ne risentirai a lungo<br />

termine. Anche se adesso ti sembra fac<strong>il</strong>e.»<br />

«Ci penserò quando sarà <strong>il</strong> momento. Ecco.»<br />

Mi afferrò le mani fra le sue e chiuse gli occhi.<br />

Attraverso <strong>il</strong> nostro legame, sentii la magia crescere<br />

in lei mentre evocava <strong>il</strong> potere curativo dello<br />

spirito. Per lei la magia era qualcosa di caldo e dorato.<br />

Per me, che ero già stata guarita altre volte,


arrivava come un’alternanza di temperature: prima<br />

calda, poi fredda, poi calda… Ma stavolta,<br />

quando r<strong>il</strong>asciò la magia per trasmetterla a me,<br />

non sentii niente se non un lievissimo formicolio.<br />

Le sue palpebre sfarfallarono e aprì gli occhi.<br />

«Che… che è successo?» chiese.<br />

«Niente» risposi. «Il mal di testa c’è ancora.»<br />

«Ma io…» La confusione e lo shock sul suo viso<br />

rispecchiavano quello che percepivo in lei. «Io l’ho<br />

sentita. La magia. Funzionava.»<br />

«Non lo so, Liss. Va tutto bene, sul serio. In fondo,<br />

non è tanto che hai smesso di prendere le medicine.»<br />

«Sì, ma l’altro giorno ho guarito Eddie senza<br />

problemi. E Adrian» aggiunse avv<strong>il</strong>ita. Adrian si<br />

era di nuovo voltato sulla poltrona e ci osservava<br />

attento.<br />

«Quelli erano graffi» dissi. «Qui stiamo parlando<br />

di un’emicrania da guinness. Forse devi ancora<br />

recuperare tutte le forze.»<br />

Lissa si morse <strong>il</strong> labbro. «Non pensi che le p<strong>il</strong>lole<br />

abbiano compromesso per sempre la mia magia,<br />

vero?»<br />

«Nah» fece Adrian, la testa inclinata da un lato.<br />

«Ti sei <strong>il</strong>luminata come una supernova quando<br />

l’hai evocata. Ce l’hai, la magia. Solo che non credo<br />

abbia avuto effetto su di lei.»<br />

«Perché no?» domandò Lissa.


«Magari ha qualcosa che tu non sei in grado di<br />

guarire.»<br />

«Un mal di testa?» chiesi io, incredula.<br />

Lui si strinse nelle spalle. «Ti sembro forse un<br />

medico? Non lo so. Dico solo quello che ho visto.»<br />

Sospirai e mi misi una mano sulla fronte. «Be’,<br />

apprezzo <strong>il</strong> tuo aiuto, Lissa, e apprezzo i tuoi insulsi<br />

commenti, Adrian. Ma penso ancora che una<br />

dormita sia la cosa migliore al momento. Forse è<br />

solo lo stress.» Certo, perché no? Lo stress era la<br />

risposta a tutto, ultimamente. Fantasmi. Mal di<br />

testa inguarib<strong>il</strong>i. Strane facce che danzavano in<br />

aria. «Probab<strong>il</strong>mente non puoi guarire lo stress.»<br />

«Può darsi» ribatté lei, quasi che prendesse come<br />

un’offesa personale <strong>il</strong> fatto che avevo qualcosa<br />

che lei non era in grado di guarire. Nella sua mente,<br />

però, sentii che le accuse erano rivolte a se stessa,<br />

non a me. Temeva di non essere abbastanza<br />

brava.<br />

«Va tutto bene» le dissi con dolcezza. «Hai solo<br />

bisogno di tempo per recuperare. Quando avrai<br />

riacquistato i tuoi pieni poteri, mi spezzerò una<br />

costola o altro, così faremo una prova.»<br />

Lissa gemette. «La cosa tremenda è che so che<br />

non stai scherzando.» Mi strinse appena la mano e<br />

si alzò. «Dormi bene.»<br />

Si allontanò, ma Eddie non tornò al suo posto.<br />

Si era seduto poco distante, così da concedermi più


spazio. Riconoscente, sprimacciai <strong>il</strong> cuscino e lo<br />

risistemai, allungando le gambe sulle poltrone<br />

vuote. Un paio di altre nuvole spettrali mi danzarono<br />

davanti agli occhi, poi li chiusi per dormire.<br />

Mi svegliai all’atterraggio, quando <strong>il</strong> fragore<br />

dell’inversione dei motori mi strappò da un sonno<br />

profondo. Con mio grande sollievo, <strong>il</strong> mal di testa<br />

era scomparso. E così le strane figure che mi galleggiavano<br />

intorno.<br />

«Meglio?» s’informò Lissa quando mi alzai con<br />

un sonoro sbadiglio.<br />

Annuii. «Sì. E starei ancora meglio se potessi<br />

mangiare qualcosa di serio.»<br />

«Be’» rise lei, «chissà perché sono convinta che<br />

troverai sicuramente qualcosa di buono da mangiare<br />

da queste parti.»<br />

Aveva ragione. Gettando un’occhiata fuori del<br />

finestrino, provai a farmi un’idea dell’ambiente<br />

circostante. Ce l’avevamo fatta. Eravamo arrivati<br />

alla Corte Reale dei Moroi.


vvUNDICI<br />

S cendemmo dall’aereo e fummo subito investiti<br />

da raffiche di nevischio gelido ben più fastidioso<br />

dei soffici fiocchi bianchi del Montana. Ci trovavamo<br />

sulla East Coast adesso, o almeno parecchio<br />

vicini. La Corte della regina era in Pennsylvania,<br />

nei pressi delle Pocono, una catena montuosa di<br />

cui avevo soltanto una vaga idea. Sapevo anche<br />

che eravamo lontani dalle città principali come<br />

Ph<strong>il</strong>adelphia o Pittsburgh, le uniche che conoscevo<br />

dello stato.<br />

La pista dove eravamo atterrati faceva parte dei<br />

terreni di proprietà della Corte, perciò avevamo<br />

già oltrepassato le difese magiche. Era proprio come<br />

la piccola pista di atterraggio dell’Accademia.<br />

In effetti, per molti versi la Corte reale assomigliava<br />

alla scuola, e agli umani era stato appunto detto<br />

che <strong>il</strong> complesso era una scuola. La Corte era costituita<br />

da un insieme di edifici eleganti e ricchi di<br />

decorazioni che sorgevano su campi ben tenuti,<br />

ornati di alberi e fiori. O almeno, lo sarebbero stati<br />

in primavera. Proprio come in Montana, d’inverno<br />

la vegetazione era secca e spoglia.


Venne ad accoglierci un gruppo di cinque guardiani,<br />

tutti in pantaloni neri, soprabito nero e camicia<br />

bianca. Non erano esattamente delle uniformi,<br />

ma <strong>il</strong> protocollo esigeva che in occasioni<br />

formali i guardiani usassero un abbigliamento<br />

adeguato. Al confronto, con i nostri jeans e T-shirt,<br />

sembravamo i cugini poveri. Eppure non potei fare<br />

a meno di pensare che così vestiti saremmo stati<br />

molto più comodi, avessimo dovuto affrontare una<br />

battaglia contro gli Strigoi.<br />

I guardiani conoscevano Alberta e Dimitri – sul<br />

serio, quei due conoscevano tutti – e dopo <strong>il</strong> rituale<br />

scambio di convenevoli, tutti si r<strong>il</strong>assarono, passando<br />

a un atteggiamento più cordiale. Non vedevamo<br />

l’ora di sfuggire a quel freddo, così i<br />

guardiani ci scortarono verso i palazzi. Avevo abbastanza<br />

nozioni sulla Corte da sapere che l’edificio<br />

più grande e decorato era <strong>il</strong> luogo dove i Moroi<br />

conducevano gli affari. Somigliava a un palazzo<br />

gotico all’esterno, ma dentro sospettavo che fosse<br />

sim<strong>il</strong>e a un qualsiasi moderno ufficio governativo<br />

degli umani.<br />

Non ci portarono lì, però. Ci condussero verso<br />

una costruzione adiacente, con la facciata altrettanto<br />

elegante, ma grande la metà. Uno dei guardiani<br />

ci spiegò che era lì che alloggiavano i dignitari<br />

e gli ospiti della Corte. Con mia sorpresa,<br />

ciascuno di noi ebbe una stanza privata.


Eddie cominciò a protestare, sottolineando la<br />

necessità di restare con Lissa. Dimitri sorrise e gli<br />

disse che non ce n’era bisogno. In un posto del<br />

genere, i guardiani non dovevano restare sempre<br />

accanto ai loro Moroi; anzi, spesso si separavano<br />

per occuparsi ciascuno delle proprie faccende. La<br />

Corte era protetta da potenti difese magiche, come<br />

l’Accademia. E in effetti, anche a scuola i visitatori<br />

Moroi di rado erano seguiti passo passo dai loro<br />

guardiani. Era solo ai fini dell’esercitazione che<br />

dovevamo comportarci altrimenti. Eddie annuì a<br />

malincuore, e ancora una volta ammirai la sua dedizione.<br />

Alberta scambiò due parole col guardiano, poi<br />

si rivolse a noi. «Riposatevi un po’ e fatevi trovare<br />

pronti per la cena fra quattro ore. Lissa, la regina<br />

vuole vederti fra un’ora.»<br />

Un guizzo di sorpresa passò sul viso di Lissa, e<br />

noi due ci scambiammo un breve sguardo interrogativo.<br />

L’ultima volta che Lissa aveva visto la regina,<br />

Tatiana l’aveva rimproverata aspramente e<br />

messa in imbarazzo davanti a tutta la scuola per<br />

essere scappata con me. Entrambe ci chiedevamo<br />

perché volesse vedere Lissa adesso.<br />

«Naturalmente» rispose Lissa. «Rose e io saremo<br />

pronte.»<br />

Alberta scosse la testa. «Rose non viene. La regina<br />

ha chiesto di vederti da sola.»


Ma certo. Che interesse poteva avere la regina<br />

per l’ombra di Vas<strong>il</strong>isa Dragomir? Una vocetta maligna<br />

mi risuonò nella mente: Sacrificab<strong>il</strong>e, sacrificab<strong>il</strong>e…<br />

Quel sentimento astioso mi spaventò e mi affrettai<br />

ad accantonarlo. Andai nella mia stanza, e<br />

fui lieta di trovare una tivù. L’idea di vegetare per<br />

quattro ore mi sembrava fantastica. La stanza era<br />

di un lusso piuttosto moderno, con lucidi tavoli<br />

neri e divani di pelle bianca. Avevo quasi paura a<br />

sedermici sopra. Tuttavia non era sfarzoso come <strong>il</strong><br />

rifugio in montagna dove avevamo passato le vacanze.<br />

Immagino che quando si andava a Corte, ci<br />

si andava per affari, non per d<strong>il</strong>etto.<br />

Mi ero appena abbandonata sul divano di pelle<br />

davanti alla tivù accesa, quando sentii Lissa nella<br />

mente. Vieni a parlare, disse. Mi alzai a sedere di<br />

scatto, sorpresa del messaggio e del suo contenuto.<br />

In genere <strong>il</strong> nostro legame era fatto di sentimenti e<br />

impressioni. Le richieste specifiche erano piuttosto<br />

rare.<br />

Mi alzai e uscii, diretta alla stanza accanto. Lissa<br />

aprì la porta.<br />

«Non potevi venire tu da me?» le chiesi.<br />

«Scusa» disse lei, mortificata. Era diffic<strong>il</strong>e tenere<br />

<strong>il</strong> muso con una persona così dolce. «È che non ho<br />

tempo. Devo decidere ancora cosa mettermi.»<br />

La sua valigia era aperta sul letto, con i vestiti


già appesi nell’armadio. Al contrario di me, lei si<br />

preparava sempre per qualsiasi occasione, che fosse<br />

ufficiale o informale. Mi sedetti sul divano. Il<br />

suo era di morbido velluto, non di pelle.<br />

«Mettiti la camicia di cotone stampato e i pantaloni<br />

neri» le dissi. «Non un vestito.»<br />

«Perché non un vestito?»<br />

«Perché non vorrai certo avere l’aria da lecchina.»<br />

«Qui stiamo parlando della regina, Rose. Vestirsi<br />

eleganti è una dimostrazione di rispetto, non una<br />

cosa da lecchini.»<br />

«Se lo dici tu.»<br />

Ma alla fine Lissa si vestì come le avevo suggerito.<br />

Continuò a chiacchierare mentre finiva di<br />

prepararsi, e io la osservai con una punta di invidia<br />

mentre si truccava. Non mi ero resa conto fino<br />

a quel momento di quanto mi mancassero i cosmetici.<br />

Quando eravamo vissute fra gli esseri umani,<br />

tendevo a curare <strong>il</strong> mio aspetto ogni giorno. Adesso<br />

sembrava che non ci fosse mai tempo, o motivo.<br />

Mi ritrovavo sempre in qualche situazione dove <strong>il</strong><br />

trucco era inut<strong>il</strong>e o comunque si rovinava. Per lo<br />

più mi limitavo a spalmarmi in faccia la crema<br />

idratante. A volte ne mettevo fin troppa – sembrava<br />

quasi che avessi una maschera bianca – ma<br />

quando uscivo per affrontare <strong>il</strong> clima gelido, la mia<br />

pelle l’aveva già assorbita tutta.


Sentii una leggera fitta di dispiacere al pensiero<br />

che avrei di rado avuto l’opportunità di essere elegante,<br />

per <strong>il</strong> resto della mia vita. Lissa avrebbe<br />

passato le giornate a vestirsi per la vita di corte.<br />

Nessuno mi avrebbe notata. Pareva strano, se si<br />

considerava <strong>il</strong> fatto che fino all'anno prima ero<br />

sempre stata io quella che si faceva notare.<br />

«Secondo te perché vuole vedermi?» chiese<br />

Lissa.<br />

«Magari per spiegarti <strong>il</strong> motivo per cui siamo<br />

qui.»<br />

«Può darsi.»<br />

Un certo disagio s’impadronì di Lissa, malgrado<br />

la calma apparente. Non si era ancora del tutto<br />

ripresa dalla brutale um<strong>il</strong>iazione che le aveva inflitto<br />

la regina lo scorso autunno. La gelosia e l’avv<strong>il</strong>imento<br />

provati un istante prima, all’improvviso<br />

mi parvero ben poca cosa rispetto a quello che aveva<br />

passato lei. Mi diedi uno schiaffo mentale, ricordando<br />

che non ero soltanto <strong>il</strong> suo guardiano invisib<strong>il</strong>e.<br />

Ero anche la sua migliore amica, e di recente<br />

non avevamo parlato molto.<br />

«Non devi avere paura, Liss. Non hai fatto niente<br />

di male. Anzi, direi che stai andando alla grande. I<br />

tuoi voti sono eccellenti. Il tuo comportamento perfetto.<br />

Ricordi l’ottima impressione che hai fatto su<br />

tutti quanti, quando siamo state sulla neve? Quella<br />

stronza non può rimproverarti un bel niente.»


«Non devi parlare così» disse Lissa in automatico.<br />

Si applicò <strong>il</strong> mascara alle ciglia, le controllò, poi<br />

decise per un’altra passata.<br />

«Chiamiamo le cose col loro nome. Secondo me,<br />

se ti tratta male è perché ha paura di te.»<br />

Lissa si mise a ridere. «Perché dovrebbe aver<br />

paura di me?»<br />

«Perché la gente si sente attratta da te, e alle<br />

persone come lei non piace quando qualcun altro<br />

ruba loro l’attenzione.» Rimasi alquanto sorpresa<br />

dalla mia saggezza. «E poi, tu sei l’ultima Dragomir.<br />

Sarai sempre sotto i riflettori. Lei chi è? Solo una<br />

dei tanti Ivashkov. Sono migliaia. Probab<strong>il</strong>mente<br />

perché tutti i maschi sono come Adrian e sfornano<br />

chissà quanti figli <strong>il</strong>legittimi.»<br />

«Adrian non ha figli.»<br />

«Per quanto ne sappiamo» ribattei enigmatica.<br />

Lei sogghignò e fece un passo indietro per guardarsi<br />

allo specchio. «Perché sei sempre così ost<strong>il</strong>e<br />

con Adrian?»<br />

Le rivolsi uno sguardo di finto stupore. «Lo difendi<br />

adesso? Che fine hanno fatto i tuoi ammonimenti<br />

di tenermi alla larga da lui? Mi hai praticamente<br />

aggredita la prima volta che ci hai visti<br />

insieme… e non era nemmeno per mia volontà.»<br />

Prese una catenina d’oro dalla valigia e cercò di<br />

agganciarsela al collo. «Be’, sì… ma allora non lo<br />

conoscevo bene. Non è tanto male. Ed è vero…


voglio dire, non è un modello di comportamento o<br />

cosa, ma penso che gran parte delle storie su di lui<br />

e le altre ragazze siano un’esagerazione.»<br />

«Io no» replicai, saltando in piedi. Non era ancora<br />

riuscita ad allacciarsi la catenina, così presi le<br />

due estremità e le agganciai.<br />

«Grazie» disse lei, accarezzandosi la catenina.<br />

«Ho idea che piaci davvero ad Adrian. Secondo<br />

me, fa sul serio.»<br />

Scrollai la testa e feci un passo indietro. «Ma figurati.<br />

Direi che è più tipo da voglio-spogliare-lapiccola-dhampir.»<br />

«Io non credo.»<br />

«Questo perché pensi sempre <strong>il</strong> meglio di tutti.»<br />

Mi rivolse uno sguardo scettico e prese a spazzolarsi<br />

i capelli sulle spalle. «Non sono sicura nemmeno<br />

di questo. Ma sono convinta che non è un<br />

cattivo soggetto come credi. Lo so che non è passato<br />

molto da Mason, ma dovresti cominciare a pensare<br />

di uscire con qualcun altro…»<br />

«Raccogliti i capelli.» Le porsi un fermaglio che<br />

avevo preso dalla valigia. «Mason e io non siamo<br />

mai stati davvero insieme. Lo sai.»<br />

«Sì. Be’, immagino che sia una ragione in più per<br />

pensare di frequentare qualcuno. La scuola non è<br />

ancora finita. Dovresti pensare a divertirti un po’.»<br />

Divertirmi. Buffo. Qualche mese prima, discutendo<br />

con Dimitri, avevo obiettato al fatto di dover


adare alla mia reputazione e non comportarmi<br />

troppo alla leggera, in quanto novizia. Lui mi aveva<br />

assecondata. Aveva detto che, certo, non era giusto<br />

che non potessi fare le cose che facevano le altre<br />

ragazze della mia età, ma era <strong>il</strong> prezzo da pagare<br />

per <strong>il</strong> mio futuro. Ci ero rimasta male all’epoca, ma<br />

dopo la vicenda di Victor, avevo cominciato a prendere<br />

sul serio l’ammonimento di Dimitri, a tal punto<br />

che in seguito mi aveva suggerito di non limitarmi<br />

troppo. Ora, dopo Spokane, mi sentivo una<br />

ragazza completamente diversa da quella che aveva<br />

pensato di divertirsi con Dimitri l’autunno prima.<br />

Mancavano soltanto due mesi al diploma. Le<br />

cose da scuola superiore… i balli… i ragazzi… che<br />

importanza avevano nel grande schema globale?<br />

Ormai tutto quello che apparteneva all’Accademia<br />

mi sembrava banale, a meno che non servisse a farmi<br />

diventare un guardiano migliore.<br />

«Non credo proprio di aver bisogno di un ragazzo<br />

per completare la mia esperienza scolastica»<br />

le dissi.<br />

«Nemmeno io» convenne lei, sistemandosi la<br />

coda. «Però un tempo flirtavi e uscivi coi ragazzi.<br />

Penso solo che sarebbe bello che ricominciassi.<br />

Non significa che devi fare sul serio con Adrian.»<br />

«Da parte sua non avrai obiezioni. Credo che<br />

l’ultima cosa che vuole è fare sul serio, è questo <strong>il</strong><br />

problema.»


«Be’, a dar retta a certe storie, è molto serio.<br />

L’altro giorno ho sentito dire che siete fidanzati. E<br />

qualcun altro ha detto che è stato diseredato perché<br />

ha dichiarato a suo padre che non amerà mai<br />

nessun’altra.»<br />

«Balle.» Davvero, non c’era nessun’altra risposta<br />

adeguata a quelle stupide voci. «La cosa che mi<br />

fa accapponare la pelle è che queste stesse storie<br />

circolano perfino alle elementari.» Fissai <strong>il</strong> soffitto.<br />

«Perché capitano sempre a me certe cose?»<br />

Lei si avvicinò al divano e mi guardò. «Perché<br />

sei fantastica e tutti ti adorano.»<br />

«Nah. Sei tu quella che tutti adorano.»<br />

«Be’, allora immagino che siamo tutte e due fantastiche<br />

e adorab<strong>il</strong>i. E uno di questi giorni…» uno<br />

scint<strong>il</strong>lio malizioso le br<strong>il</strong>lò negli occhi «… troveremo<br />

un ragazzo che saprai amare.»<br />

«Seh, aspetta e spera. Non ha importanza al<br />

momento. Tu sei quella di cui devo preoccuparmi.<br />

Stiamo per diplomarci e tu andrai al college e sarà<br />

fantastico. Niente più regole, soltanto noi per conto<br />

nostro.»<br />

«Mi spaventa un po’» scherzò lei. «Pensare di<br />

stare per conto mio. Ma ci sarai tu con me. E anche<br />

Dimitri.» Sospirò. «Non riesco a immaginare di<br />

non averti accanto. Non riesco nemmeno a ricordare<br />

quando non c’eri.»<br />

Mi alzai a sedere e le sferrai un pugno scherzoso


sul braccio. «Ehi, attenta. Potresti scatenare la gelosia<br />

di Christian. Oh, no. Immagino che ci sarà anche<br />

lui, no? Ovunque andremo?»<br />

«Probab<strong>il</strong>e. Tu, io, lui, Dimitri e i guardiani che<br />

si occuperanno di Christian. Una grande famiglia<br />

felice.»<br />

Feci una risatina beffarda, ma dentro di me sentivo<br />

crescere una strana sensazione di calore. Le<br />

cose andavano a rotoli nel nostro mondo, ma c’erano<br />

queste persone magnifiche nella mia vita e finché<br />

fossimo rimasti insieme, tutto sarebbe andato<br />

bene.<br />

Lei gettò un’occhiata all’orologio e l’ansia tornò.<br />

«Devo andare. Vieni… vieni con me?»<br />

«Lo sai che non posso.»<br />

«Lo so… non con <strong>il</strong> corpo… ma, faresti quella<br />

cosa? Quando mi entri nella mente? Mi sentirò<br />

meglio se non sarò da sola.»<br />

Era la prima volta che Lissa mi chiedeva espressamente<br />

di farlo. In genere non le piaceva l’idea di<br />

me che guardavo attraverso i suoi occhi. Era un<br />

chiaro indizio di quanto fosse nervosa.<br />

«Sicuro» le dissi. «Probab<strong>il</strong>mente sarà meglio di<br />

qualsiasi programma in tivù.»<br />

Tornai nella mia stanza, riprendendo la stessa<br />

posizione sul divano. Sgomberai la mia mente per<br />

aprirmi a quella di Lissa, andando oltre la semplice<br />

conoscenza delle sue sensazioni. Era <strong>il</strong> legame


del <strong>bacio</strong> della tenebra che mi consentiva di farlo<br />

ed era la parte più intensa della nostra fusione.<br />

Non si trattava solo di percepire i suoi pensieri; era<br />

ritrovarmi davvero dentro di lei, vedere attraverso<br />

i suoi occhi e condividere le sue esperienze. Avevo<br />

imparato a padroneggiare questo potere solo di<br />

recente. Prima, scivolavo dentro di lei senza volerlo<br />

e mi riusciva altrettanto diffic<strong>il</strong>e tenere fuori le<br />

sue sensazioni. Adesso potevo controllare le mie<br />

esperienze extra-corporee e persino evocare <strong>il</strong> fenomeno<br />

a comando, proprio come stavo per fare.<br />

Lissa era appena entrata nel salotto dove la<br />

aspettava la regina. I Moroi potevano anche usare<br />

termini tipo “reale” e persino inginocchiarsi a volte,<br />

ma non c’erano troni o cose del genere lì dentro.<br />

Tatiana sedeva su una poltrona normale, indossava<br />

un ta<strong>il</strong>leur blu marine, e aveva più l’aria<br />

di una manager che di una regina. Non era sola.<br />

Accanto a lei era seduta una Moroi alta e statuaria,<br />

dai capelli biondi striati d’argento. La riconobbi:<br />

Prisc<strong>il</strong>la Voda, amica e consigliera della regina.<br />

L’avevamo conosciuta in occasione della gita sulla<br />

neve ed era rimasta favorevolmente colpita da<br />

Lissa. Considerai la sua presenza come un segnale<br />

positivo. Lungo le pareti erano allineati guardiani<br />

s<strong>il</strong>enziosi, vestiti in nero e bianco. Con mia grande<br />

sorpresa, notai che c’era anche Adrian. Era seduto<br />

comodamente su un divanetto a due posti, con


l’aria di chi sembrava ignaro di trovarsi al cospetto<br />

della sovrana dei Moroi. Il guardiano che scortava<br />

Lissa l’annunciò.<br />

«La principessa Vas<strong>il</strong>isa Dragomir.»<br />

Tatiana fece un cenno con la testa. «Benvenuta,<br />

Vas<strong>il</strong>isa. Prego, accomodati.»<br />

Lissa sedette accanto ad Adrian con apprensione<br />

crescente. Un cameriere Moroi si avvicinò a offrirle<br />

tè o caffè, ma Lissa declinò. Nel frattempo<br />

Tatiana sorseggiava <strong>il</strong> suo tè e studiava Lissa da<br />

sopra <strong>il</strong> bordo della tazza. Prisc<strong>il</strong>la Voda ruppe<br />

quell’imbarazzante s<strong>il</strong>enzio.<br />

«Ricordi cosa ti ho detto di lei?» disse con disinvoltura.<br />

«Mi ha molto colpita durante la cena di<br />

stato nell’Idaho. È riuscita a placare gli animi surriscaldati<br />

da un’accesa discussione sull’opportunità<br />

di far combattere i Moroi a fianco dei guardiani.<br />

Ha persino calmato <strong>il</strong> padre di Adrian.»<br />

Un sorriso gelido increspò le labbra severe di<br />

Tatiana. «Questo sì che è notevole. La maggior parte<br />

del tempo ho l’impressione che Nathan abbia<br />

dodici anni.»<br />

«Anch’io» commentò Adrian, bevendo un sorso<br />

di vino.<br />

Tatiana lo ignorò e si concentrò su Lissa. «Tutti<br />

sembrano avere un’ottima opinione di te. Non sento<br />

altro che commenti positivi, malgrado le tue<br />

passate trasgressioni… che, come ho avuto modo


di capire, non sono state del tutto prive di motivazioni.»<br />

L’espressione sorpresa di Lissa fece ridere<br />

la regina, anche se non suonò come una risata sincera<br />

e divertita. «Sì, sì… so tutto dei tuoi poteri e<br />

ovviamente so cosa è accaduto con Victor. E Adrian<br />

mi ha raccontato dello spirito. È una cosa davvero<br />

singolare. Dimmi… potresti…» Lanciò un’occhiata<br />

a un tavolino lì accanto. Sopra c’era un vaso colmo<br />

di terra da cui spuntavano alcuni germogli verde<br />

scuro. Doveva essere una qualche specie di pianta<br />

bulbosa da interni. Come la sua controparte da<br />

esterni, anch’essa aspettava la primavera.<br />

Lissa esitò. Usare i poteri davanti agli altri per<br />

lei era strano, ma Tatiana la fissava con uno sguardo<br />

deciso. Allora Lissa si protese verso <strong>il</strong> tavolo e<br />

toccò i germogli. Gli steli schizzarono dal terriccio,<br />

alti quasi trenta centimetri. Grossi boccioli spuntarono<br />

sugli steli, aprendosi in profumate corolle<br />

bianche. Erano gigli. Lissa ritrasse la mano.<br />

Tatiana mostrò una notevole sorpresa e mormorò<br />

qualcosa in una lingua che non conoscevo. Non era<br />

nata negli Stati Uniti, ma aveva scelto di stab<strong>il</strong>ire lì<br />

la sua Corte. Parlava senza accento, ma, come accadeva<br />

anche a Dimitri, i momenti di sorpresa la portavano<br />

a usare la lingua nativa. Nel giro di qualche<br />

istante, però, riprese <strong>il</strong> suo contegno regale.<br />

«Mmm. Interessante» disse. Era l’eufemismo<br />

fatto persona.


«Potrebbe essere molto ut<strong>il</strong>e» disse Prisc<strong>il</strong>la.<br />

«Vas<strong>il</strong>isa e Adrian non devono essere gli unici con<br />

questo dono. Se riuscissimo a trovarne altri, potremmo<br />

apprendere molte più cose. Il potere di<br />

guarigione è già di per sé straordinario, figuriamoci<br />

di quante altre cose sono capaci. Pensa a cosa<br />

potremmo fare.»<br />

Lissa divenne ottimista. Già da qualche tempo<br />

si era messa in cerca dei suoi sim<strong>il</strong>i. Adrian era<br />

stato l’unico che aveva scovato, e solo per un colpo<br />

di fortuna. Se la regina e <strong>il</strong> consiglio dei Moroi si<br />

fossero mossi, chissà cosa avrebbero potuto scoprire.<br />

Eppure, c’era qualcosa nelle parole di Prisc<strong>il</strong>la<br />

che la impensieriva.<br />

«Chiedo scusa, principessa Voda… non credo<br />

che dovremmo correre troppo nell’usare i poteri di<br />

guarigione miei, o di altre persone.»<br />

«Perché no?» chiese Tatiana. «Da quel che ho<br />

sentito, sei capace di guarire qualsiasi creatura vivente.»<br />

«Sì…» ammise Lissa. «E voglio farlo. Vorrei<br />

poter aiutare tutti, ma non posso. Non fraintendetemi,<br />

cioè… ho tutte le intenzioni di aiutare gli<br />

altri. Ma so che incontreremo anche persone come<br />

Victor, che vorranno abusare di questo potere.<br />

E dopo un po’… voglio dire, come farete a scegliere?<br />

Chi è che merita di vivere? Fa parte della<br />

vita <strong>il</strong> fatto che… be’, che certa gente debba mori-


e. I miei poteri non sono una medicina che si può<br />

prescrivere al bisogno e, sinceramente, ho paura<br />

che verrebbero usati solo per, ehm, un certo genere<br />

di persone. Proprio come avviene per i guardiani.»<br />

Una tensione palpab<strong>il</strong>e attraversò la stanza.<br />

Quello che Lissa aveva insinuato raramente si dichiarava<br />

in pubblico.<br />

«Di cosa stai parlando?» disse Tatiana, gli occhi<br />

ridotti a due fessure. Era chiaro che lo sapeva benissimo.<br />

Lissa aveva paura di proseguire, ma lo fece<br />

ugualmente. «Tutti sanno che viene seguito un<br />

certo, ehm, metodo per la distribuzione dei guardiani.<br />

Soltanto l’élite li ottiene. I reali. I ricchi. I<br />

potenti.»<br />

Una cappa di gelo scese sulla stanza. La bocca<br />

di Tatiana si trasformò in una riga quasi invisib<strong>il</strong>e.<br />

Per lunghi istanti non parlò, e io ebbi la sensazione<br />

che ciascuno dei presenti stesse trattenendo<br />

<strong>il</strong> fiato. Io di sicuro sì. «Tu non ritieni che le casate<br />

reali meritino una protezione speciale?» chiese<br />

alla fine. «Non credi di meritarla tu… l’ultima dei<br />

Dragomir?»<br />

«Certo, sono convinta che la sicurezza di chi<br />

governa sia fondamentale. Ma penso anche che a<br />

volte dovremmo fermarci a riflettere su cosa stiamo<br />

facendo. Potrebbe essere arrivato <strong>il</strong> momento


di riconsiderare <strong>il</strong> modo con cui abbiamo sempre<br />

agito.»<br />

Lissa pareva così saggia e sicura di sé che provai<br />

un moto di orgoglio. Notai che anche Prisc<strong>il</strong>la<br />

Voda ne era fiera. Lissa le era piaciuta dal primo<br />

momento che l’aveva conosciuta. Ma notai che<br />

Prisc<strong>il</strong>la era anche nervosa. La sua lealtà andava<br />

alla regina e sapeva che Lissa stava navigando in<br />

acque pericolose.<br />

Tatiana bevve un sorso di tè. Probab<strong>il</strong>mente una<br />

scusa per prendere tempo. «Mi pare di capire» disse<br />

«che sei anche favorevole al fatto che i Moroi<br />

combattano al fianco dei guardiani e attacchino gli<br />

Strigoi?»<br />

Un altro argomento spinoso che Lissa aveva a<br />

cuore. «Credo che, se ci sono dei Moroi che vogliono<br />

farlo, non si dovrebbe impedirglielo.» All’improvviso<br />

mi venne in mente J<strong>il</strong>l.<br />

«La vita dei Moroi è preziosa» disse la regina.<br />

«Non deve essere messa a repentaglio.»<br />

«Anche la vita dei dhampir è preziosa» ribatté<br />

Lissa. «Se i Moroi combattessero con loro, si potrebbero<br />

salvare tutti. E comunque, se certi Moroi<br />

lo desiderano, perché impedirglielo? Hanno tutto<br />

<strong>il</strong> diritto di imparare a difendersi. E ci sono Moroi,<br />

come Tasha Ozera, che hanno sv<strong>il</strong>uppato metodi<br />

di combattimento con la magia.»<br />

Al sentir parlare della zia di Christian, la regina


si accigliò. Da giovane, Tasha era stata attaccata<br />

dagli Strigoi e aveva trascorso <strong>il</strong> resto della sua<br />

vita a imparare a combatterli. «Tasha Ozera… è<br />

una piantagrane. E si circonda di piantagrane come<br />

lei.»<br />

«Sta solo cercando di introdurre idee nuove.»<br />

Mi resi conto che Lissa non aveva più paura. Era<br />

sicura delle proprie convinzioni e voleva esprimerle.<br />

«Nel corso della storia, le persone con nuove<br />

idee… che pensavano in maniera diversa e cercavano<br />

di cambiare le cose… sono sempre state<br />

definite piantagrane. Ora, ve lo chiedo sul serio,<br />

volete la verità?»<br />

Un’espressione ironica balenò sul volto di<br />

Tatiana, quasi un sorriso. «Sempre.»<br />

«Abbiamo bisogno di un cambiamento. Voglio<br />

dire, le nostre tradizioni sono importanti. Non dovremmo<br />

rinunciarvi. Ma a volte penso che siano<br />

fuorvianti.»<br />

«Fuorvianti?»<br />

«Col tempo, ci siamo adattati ad altri cambiamenti.<br />

Ci siamo evoluti. L’elettricità. I computer.<br />

La tecnologia in generale. Siamo tutti d’accordo<br />

che hanno migliorato la qualità della vita. Perché<br />

non possiamo fare altrettanto con <strong>il</strong> nostro comportamento?<br />

Perché siamo ancora legati al passato,<br />

quando ci sono modi migliori per fare le cose?»


Lissa era senza fiato, eccitata. Aveva le guance<br />

arrossate e <strong>il</strong> cuore le batteva a m<strong>il</strong>le. Tutti fissavano<br />

Tatiana, in cerca di una qualche reazione sul<br />

suo volto di pietra.<br />

«È molto interessante parlare con te» disse alla<br />

fine, ma quell’interessante suonò come una parolaccia.<br />

«Però devo occuparmi di alcune questioni<br />

adesso.» Si alzò e tutti si affrettarono a imitarla,<br />

perfino Adrian. «Non mi unirò a voi per cena,<br />

ma tu e i tuoi compagni avrete tutto ciò che vi<br />

occorre. Ci vediamo domani al processo. Per<br />

quanto le tue idee siano radicali e ingenuamente<br />

idealistiche, sono lieta che la tua presenza possa<br />

contribuire alla sua condanna. La sua detenzione,<br />

almeno, è un argomento che ci trova tutti<br />

d’accordo.»<br />

Tatiana marciò fuori della stanza, seguita a ruota<br />

da due guardiani. Anche Prisc<strong>il</strong>la se ne andò,<br />

lasciando soli Lissa e Adrian.<br />

«Ben fatto, cugina. Non sono molti quelli che<br />

riescono a spiazzare così la vecchia.»<br />

«Non mi pareva molto spiazzata.»<br />

«Oh, invece sì. Credimi. La maggior parte della<br />

gente con cui ha a che fare ogni giorno non si rivolge<br />

a lei in quel modo, e figuriamoci qualcuno della<br />

tua età.» Si alzò e tese una mano a Lissa. «Andiamo.<br />

Ti faccio fare un giro turistico della Corte. Così ti<br />

distrai un po’.»


«Ci sono già stata» disse lei. «Quando ero piccola.»<br />

«Già, be’, le cose che ci colpiscono quando siamo<br />

piccoli sono diverse da quelle che ci colpiscono<br />

quando cresciamo. Lo sapevi che c’è un bar aperto<br />

ventiquattr’ore su ventiquattro? Andiamo a farci<br />

un drink.»<br />

«Non mi va.»<br />

«Oh, ti andrà prima che <strong>il</strong> giro sia finito.»<br />

Uscii dalla mente di Lissa e ripiombai nella mia<br />

stanza. L’incontro con la regina era finito, e Lissa<br />

non aveva bisogno del mio sostegno invisib<strong>il</strong>e. Per<br />

giunta, non mi andava di seguire Adrian. Mi alzai<br />

a sedere e scoprii di essere stranamente riposata.<br />

Entrare nella mente di Lissa aveva avuto lo stesso<br />

effetto di un sonnellino ristoratore.<br />

Decisi di fare un giro esplorativo per conto mio.<br />

Non ero mai stata a Corte. Avevo sentito dire che<br />

era una città in miniatura e mi domandavo quante<br />

altre cose ci fossero da vedere, a parte <strong>il</strong> bar dove<br />

probab<strong>il</strong>mente Adrian metteva radici quando era<br />

lì in visita.<br />

Scesi le scale per uscire. Per quanto ne sapevo,<br />

quell’edificio aveva soltanto stanze per gli ospiti.<br />

Era qualcosa come l’hotel di palazzo. Quando arrivai<br />

nell’atrio, però, vidi Eddie e Christian che chiacchieravano<br />

con qualcuno che non riuscivo a scorgere.<br />

Eddie, sempre vig<strong>il</strong>e, mi vide e mi sorrise.


«Ehi, Rose. Guarda un po’ chi c’è qui.»<br />

Mentre mi avvicinavo, Christian si fece da parte,<br />

rivelando la persona misteriosa.<br />

«Ciao, Rose.»<br />

Un istante dopo, sentii un sorriso allargarsi a<br />

poco a poco sul mio viso.<br />

«Salve, Mia.»


vvDODICI<br />

S e qualcuno me l’avesse chiesto sei mesi prima,<br />

avrei detto che non c’era niente di bello nell’imbattersi<br />

in Mia Rinaldi a Corte. Aveva un anno<br />

meno di me e fin dalla prima superiore aveva covato<br />

un certo rancore nei riguardi di Lissa; anzi, un<br />

rancore così profondo che Mia aveva fatto di tutto<br />

per renderci la vita diffic<strong>il</strong>e. E ci era riuscita alla<br />

perfezione. I pettegolezzi che Jesse e Ralf avevano<br />

diffuso sul mio conto erano stati <strong>il</strong> risultato dei<br />

suoi sforzi.<br />

Ma poi Mia era venuta con noi a Spokane, ed<br />

era stata catturata dagli Strigoi. E, proprio come<br />

nel caso di Eddie e Christian, questo aveva cambiato<br />

tutto. Era stata testimone di quegli orrori come<br />

noi. Anzi, era stata l’unica dei miei amici ad<br />

assistere alla morte di Mason e all’uccisione degli<br />

Strigoi da parte mia. Mi aveva perfino salvato la<br />

vita usando la magia dell’acqua per sommergere<br />

uno degli Strigoi. Nel grande dibattito fra i Moroi<br />

sull’opportunità di imparare a combattere con i<br />

guardiani, lei era fermamente schierata dalla parte<br />

dei favorevoli.


Non vedevo Mia da circa un mese, dal funerale<br />

di Mason. Osservandola, mi sembrò passato un<br />

anno. L’avevo sempre chiamata Bambolina. Era<br />

bassa rispetto alla maggior parte dei Moroi e i suoi<br />

boccoli sempre perfetti non facevano che rafforzare<br />

l’immagine che mi ero fatta di lei. Ma quel giorno<br />

aveva i lunghi capelli biondi raccolti in una<br />

coda la cui arricciatura era dovuta soltanto a<br />

un’ondulazione naturale. Non si era truccata e <strong>il</strong><br />

suo viso mostrava i segni di lunghe ore passate<br />

all’aperto, con la pelle screpolata dal vento e una<br />

leggerissima abbronzatura; fatto inaudito per un<br />

Moroi, vista la loro ben nota avversione per la luce<br />

del sole. Per la prima volta da quando la conoscevo,<br />

dimostrava la sua età.<br />

Rise davanti alla mia espressione sorpresa.<br />

«Andiamo. Non è mica passato tanto tempo.<br />

Sembra quasi che non mi riconosci.»<br />

«In effetti.» Ci abbracciammo, e ancora una volta<br />

mi risultò diffic<strong>il</strong>e credere che un tempo avesse<br />

complottato per rovinarmi la vita. O che le avessi<br />

rotto <strong>il</strong> naso. «Che ci fai qui?»<br />

Fece un cenno verso la porta. «Stavamo per<br />

uscire. Vi spiegherò tutto.»<br />

Ci guidò in un edificio lì accanto. Non era esattamente<br />

<strong>il</strong> paradiso dello shopping, ma aveva<br />

quello di cui potevano aver bisogno i Moroi che<br />

lavoravano o si recavano in visita a Corte: qualche


istorante, alcuni negozi, e uffici che offrivano ogni<br />

genere di servizi. C’era anche un caffè, ed è lì che<br />

ci portò Mia.<br />

Un caffè può sembrare una cosa banale, ma io ci<br />

andavo di rado. Sedere in un luogo pubblico (o<br />

semi-pubblico) con gli amici, senza preoccuparmi<br />

della scuola… era fantastico. Mi fece tornare in<br />

mente <strong>il</strong> periodo in cui Lissa e io avevamo vissuto<br />

per conto nostro, senza le restrizioni della scuola e<br />

delle sue regole.<br />

«Mio padre lavora qui adesso» ci disse. «Perciò<br />

ci vivo anch’io.»<br />

I figli dei Moroi non vivevano quasi mai con i<br />

loro genitori. In genere erano spediti in posti come<br />

la St. Vladimir, dove potevano crescere in tutta sicurezza.<br />

«E la scuola?» le chiesi.<br />

«Non ci sono molti ragazzi qui, ma qualcuno sì.<br />

La maggior parte di loro sono ricchi e hanno insegnanti<br />

privati. Mio padre ha tirato un po’ la cinghia<br />

per darmi la possib<strong>il</strong>ità di fare lo stesso. Così<br />

studio ancora le stesse materie, solo in maniera<br />

diversa. A dire <strong>il</strong> vero, è forte. Meno lezioni… più<br />

compiti.»<br />

«Si direbbe che fai altro» osservò Eddie. «A meno<br />

che non segui le lezioni all’aperto.» Aveva notato<br />

gli stessi dettagli che avevano colpito me e, nel<br />

guardare le mani di Mia che stringevano un cappuccino,<br />

vidi anche dei calli.


Lei agitò le dita. «Ho fatto amicizia con qualche<br />

guardiano qui. Mi hanno insegnato un paio di cosette.»<br />

«È rischioso» disse Christian, anche se <strong>il</strong> suo<br />

tono tradiva la piena approvazione. «Si sta ancora<br />

discutendo se far combattere i Moroi.»<br />

«Vuoi dire combattere con la magia» lo corresse<br />

lei. «Quello sì che è ancora in discussione. Ma nessuno<br />

parla del combattimento corpo a corpo.»<br />

«Invece sì» dissi io. «Solo che l’argomento è<br />

messo in secondo piano, rispetto alla controversia<br />

sulla magia.»<br />

«Non è <strong>il</strong>legale» ribatté lei. «E finché non lo sarà,<br />

io continuerò ad allenarmi. Pensi che con tutti gli<br />

eventi e le riunioni che ci sono qui, qualcuno si accorga<br />

di quello che fa una come me?» La famiglia<br />

di Mia, oltre a non appartenere a nessuna casata<br />

reale, era anche di bassa estrazione sociale. Non<br />

che ci fosse niente di male in questo, ma di sicuro<br />

in un posto del genere lei doveva risentirne.<br />

Eppure, in qualche modo trovavo invidiab<strong>il</strong>e la<br />

sua situazione. Mia sembrava molto più felice e<br />

più espansiva di quando era a scuola. Sembrava…<br />

libera. Christian diede voce ai miei pensieri prima<br />

di me.<br />

«Sei cambiata» disse.<br />

«Siamo tutti cambiati» lo corresse lei. «Specie<br />

tu, Rose. Non so come spiegarlo.»


«Credo che sarebbe stato impossib<strong>il</strong>e per noi<br />

cinque non cambiare» commentò Christian. Un<br />

istante dopo si corresse. «Noi quattro.»<br />

Restammo in s<strong>il</strong>enzio, con <strong>il</strong> pensiero di Mason<br />

che pesava su di noi come un macigno. Stare in<br />

compagnia di Christian, Eddie e Mia aveva risvegliato<br />

in me quel dolore che cercavo continuamente<br />

di soffocare, e dai loro volti capii che anche loro<br />

combattevano la mia stessa battaglia.<br />

La conversazione riprese con uno scambio di<br />

aggiornamenti su quello che succedeva lì e all’Accademia.<br />

Eppure continuavo a pensare a quello<br />

che aveva detto Mia, al fatto che ero cambiata di<br />

più rispetto agli altri. Riflettei sul fatto che non mi<br />

sentivo affatto padrona di me nell’ultimo periodo,<br />

avevo l’impressione che per la metà del tempo le<br />

mie azioni e i miei sentimenti non mi appartenessero.<br />

Stando lì seduta, considerai che adesso Mia<br />

sembrava guidata da tutti i suoi lati positivi, mentre<br />

io da quelli negativi. Mi tornarono in mente le<br />

conversazioni con Adrian, che sosteneva che la<br />

mia aura era scura, molto scura.<br />

Come se bastasse pensare a lui per evocarlo, in<br />

quel momento ci raggiunse con Lissa. Probab<strong>il</strong>mente<br />

<strong>il</strong> bar si trovava nello stesso edificio. Avevo<br />

bloccato <strong>il</strong> flusso mentale di Lissa e non ci avevo<br />

fatto caso. Adrian non l’aveva fatta ubriacare, per<br />

fortuna, ma lei aveva accettato di bere un paio di


drink. Attraverso <strong>il</strong> legame avvertii un leggero<br />

ronzio e lo respinsi con garbo.<br />

Lissa rimase sorpresa quanto noi di vedere Mia;<br />

l’accolse con un abbraccio affettuoso e la invitò a<br />

raccontarle le novità. Avevo già sentito quelle cose,<br />

così restai in s<strong>il</strong>enzio a bere <strong>il</strong> tè. Niente caffè per<br />

me. La maggior parte dei guardiani bevevano caffè<br />

come i Moroi bevevano sangue, ma io quella roba<br />

non la toccavo.<br />

«Com’è andato l’incontro con la regina?» s’informò<br />

Christian a un certo punto.<br />

«Non troppo male» rispose lei. «Voglio dire,<br />

nemmeno bene. Ma non mi ha sgridata né um<strong>il</strong>iata,<br />

perciò lo considero un buon inizio.»<br />

«Smett<strong>il</strong>a di fare la modesta» intervenne Adrian,<br />

mettendole un braccio sulle spalle. «La principessa<br />

Dragomir si è fatta valere. Avreste dovuto sentirla.»<br />

Lissa scoppiò a ridere.<br />

«Immagino che non ti abbia detto perché ha<br />

deciso di farci venire al processo» disse Christian,<br />

un po’ rigido. Non sembrava molto contento<br />

dell’intimità di quel gesto.<br />

La risata di Lissa si spense, ma restò <strong>il</strong> sorriso.<br />

«È stato Adrian.»<br />

«Cosa?» esclamammo io e Christian all’unisono.<br />

Adrian sorrise compiaciuto ma, strano a dirsi,<br />

restò in s<strong>il</strong>enzio, lasciando parlare Lissa. «L’ha<br />

convinta della necessità della nostra presenza. A


quanto pare le ha dato <strong>il</strong> tormento finché lei non si<br />

è arresa.»<br />

«Si chiama “arte persuasiva”, non “tormento”»<br />

disse Adrian. Lissa rise di nuovo.<br />

Mi tornarono in mente le mie stesse parole sulla<br />

regina. Lei chi è? Solo una dei tanti Ivashkov. Sono<br />

migliaia. In effetti. Lanciai un’occhiata ad Adrian.<br />

«Quanto siete imparentati tu e lei?» La risposta<br />

mi fu suggerita dalla mente di Lissa. «Lei è tua<br />

zia.»<br />

«Prozia. E io sono <strong>il</strong> suo pronipote preferito. Be’,<br />

sono <strong>il</strong> suo unico pronipote, ma non è importante.<br />

Sarei comunque <strong>il</strong> suo preferito.»<br />

«Incredib<strong>il</strong>e» disse Christian.<br />

«Concordo» feci io.<br />

«Nessuno di voi mi apprezza. Perché è così diffic<strong>il</strong>e<br />

credere che posso dare un contributo concreto<br />

in questi tempi bui?» Adrian si alzò. Stava cercando<br />

di fare l’offeso, ma <strong>il</strong> sorrisetto sulle sue<br />

labbra indicava che trovava tutto molto divertente.<br />

«Io e le mie sigarette andiamo fuori. Almeno loro<br />

mi mostrano un po’ di rispetto.»<br />

Non appena fu uscito, Christian chiese a Lissa:<br />

«Sei andata a sbronzarti con lui?»<br />

«Non sono sbronza. Giusto due bicchieri» disse<br />

lei. «Da quando sei diventato così bacchettone?»<br />

«Da quando Adrian ha una pessima influenza<br />

su di te.»


«Ma dai! Ci ha aiutati a venire qui. Nessun altro<br />

è stato capace di farlo. Non era costretto, eppure<br />

l’ha fatto. E tu e Rose ve ne state lì seduti a comportarvi<br />

come se fosse la persona più malvagia<br />

della terra.» Non era del tutto vero. Io me ne stavo<br />

lì seduta come se mi avessero dato una botta in<br />

testa, ancora troppo frastornata per reagire.<br />

«Già, e sono sicuro che l’ha fatto per pura bontà<br />

d’animo» bofonchiò Christian.<br />

«E perché se no?»<br />

«Oh, me lo chiedo anch’io.»<br />

Lissa spalancò gli occhi. «Pensi che l’abbia fatto<br />

per me? Pensi che ci sia qualcosa sotto?»<br />

«Voi due bevete insieme, vi esercitate con la magia<br />

insieme, e andate agli eventi mondani insieme.<br />

Tu cosa penseresti?»<br />

Eddie e Mia avevano l’aria di chi avrebbe voluto<br />

trovarsi da tutt’altra parte. Cominciavo a condividere<br />

quel desiderio.<br />

La collera avvampò dentro Lissa, travolgendomi<br />

come un’ondata di calore. Era offesissima. La<br />

sua rabbia non aveva nemmeno a che fare con<br />

Adrian, in realtà, ma era sconvolta al pensiero che<br />

Christian non si fidasse di lei. Quanto a lui, non<br />

avevo bisogno di poteri psichici per capire come si<br />

sentiva. Non era geloso solo perché Lissa passava<br />

un sacco di tempo con Adrian. Christian era ancora<br />

più geloso del fatto che grazie alla sua influenza


Adrian le avesse risolto un problema. Era proprio<br />

come avevano detto Jesse e Ralf: le giuste conoscenze<br />

aprivano le porte giuste. E Christian non<br />

aveva quelle conoscenze.<br />

Sfiorai col ginocchio quello di Christian, nella<br />

speranza che capisse che era <strong>il</strong> momento di finirla,<br />

prima che la situazione degenerasse. La collera di<br />

Lissa stava aumentando, aggravata dall’imbarazzo,<br />

mentre cominciava a dubitare di se stessa, domandandosi<br />

se effettivamente non si era avvicinata<br />

un po’ troppo ad Adrian. Tutta quella storia era<br />

ridicola.<br />

«Christian, per amor del cielo. Se Adrian l’ha<br />

fatto per qualche motivo, è stato per la folle ossessione<br />

che ha nei miei confronti. Qualche tempo fa<br />

si è vantato di poterlo fare, e io non gli ho creduto.»<br />

Mi rivolsi a Lissa. Dovevo calmarla e dissipare<br />

quei sentimenti negativi che le causavano non pochi<br />

problemi quando sfuggivano al suo controllo.<br />

«Liss, magari non sei ubriaca, ma ti serve un’oretta<br />

per calmarti prima di affrontare questa conversazione.<br />

Altrimenti potresti dire qualcosa di stupido,<br />

come Christian, e alla fine sarò io a dover sistemare<br />

<strong>il</strong> casino… come sempre.»<br />

Mi ero scaldata alquanto e mi aspettavo che<br />

qualcuno mi dicesse che stavo esagerando. Invece,<br />

Lissa si r<strong>il</strong>assò e rivolse a Christian un sorriso.<br />

«Già, dobbiamo assolutamente parlarne in un altro


momento. Oggi sono successe troppe cose.»<br />

Lui esitò, poi annuì. «Sì. Scusami. Ti ho aggredita.»<br />

Ricambiò <strong>il</strong> sorriso. Pace fatta.<br />

«Allora» disse lei a Mia, «chi hai conosciuto<br />

qui?»<br />

Li fissai allibita, ma nessuno parve notarlo.<br />

Avevo gettato acqua sul fuoco, ma non avevo ricevuto<br />

in cambio nemmeno una parola di ringraziamento.<br />

Niente Grazie, Rose per averci fatto capire<br />

quanto siamo idioti. Già era abbastanza brutto dover<br />

sopportare i loro momenti intimi giorno dopo<br />

giorno, senza alcuna considerazione per me.<br />

Adesso stavo salvando la loro relazione, e non se<br />

ne rendevano nemmeno conto.<br />

«Torno subito» dissi, interrompendo Mia che<br />

stava descrivendo alcuni ragazzi che aveva incontrato<br />

lì. Temevo che se fossi rimasta, avrei detto<br />

qualcosa di cui poi mi sarei pentita, o magari fracassato<br />

una sedia. Ma da dove veniva tutta quella<br />

rabbia?<br />

Uscii nella speranza che una boccata d’aria fredda<br />

mi avrebbe calmata. Invece, fui investita da una<br />

nuvola di fumo ai chiodi di garofano.<br />

«Non cominciare con la solita storia del fumo»<br />

mi avvertì Adrian. Se ne stava appoggiato con la<br />

schiena al muro di mattoni dell’edificio. «Non dovevi<br />

uscire. Lo sapevi che ero qui.»<br />

«Appunto, ecco perché sono uscita. Be’, per


questo e anche perché sarei impazzita se fossi rimasta<br />

dentro un solo minuto di più.»<br />

Lui inclinò la testa da un lato per studiarmi. Le<br />

sue sopracciglia s’inarcarono di colpo. «Non scherzi,<br />

vero? Cos’è successo? Fino a qualche minuto fa<br />

stavi benissimo.»<br />

Cominciai a camminare avanti e indietro davanti<br />

a lui. «Non lo so. Io stavo benissimo. Poi<br />

Christian e Lissa hanno cominciato a litigare per<br />

colpa tua. Strano. Erano loro, quelli incazzati… ma<br />

alla fine mi sono incazzata più di loro due messi<br />

assieme.»<br />

«Un momento. Litigavano per colpa mia?»<br />

«Sì, te l’ho appena detto. Non ci senti?»<br />

«Ehi, non te la prendere con me. Non ti ho fatto<br />

niente.»<br />

Incrociai le braccia sul petto. «Christian è geloso<br />

perché Lissa passa troppo tempo con te.»<br />

«Studiamo lo spirito» disse Adrian. «Può unirsi<br />

a noi quando vuole.»<br />

«Già, be’, nessuno ha mai detto che l’amore è<br />

ragionevole. Vedervi arrivare insieme gli ha innescato<br />

tutta una serie di stupidi meccanismi. E poi<br />

si è innervosito perché hai fatto pesare la tua parentela<br />

con la regina per aiutare Lissa.»<br />

«Mica l’ho fatto per lei. L’ho fatto per tutti voi…<br />

be’, soprattutto per te.»<br />

Mi fermai di fronte a lui. «Non ti ho creduto.


Quando hai detto che potevi farlo.»<br />

Lui sorrise. «A quanto pare, avresti dovuto<br />

ascoltare la storia della mia famiglia in quel sogno.»<br />

«Già. Solo che pensavo…»<br />

Non terminai la frase. Avevo pensato che sarebbe<br />

stato Dimitri ad aiutarmi, che fosse lui a poter<br />

far accadere qualsiasi cosa, malgrado quanto sosteneva.<br />

Ma non l’aveva fatto.<br />

«Pensavi cosa?» m’incalzò Adrian.<br />

«Niente.» E con un enorme sforzo, riuscii a pronunciare<br />

queste parole: «Grazie di averci aiutati.»<br />

«Oh, mio Dio» esclamò lui. «Una parola gent<strong>il</strong>e<br />

da parte di Rose Hathaway. Adesso posso morire<br />

felice.»<br />

«Cosa intendi dire? Che di solito mi comporto<br />

da odiosa ingrata?»<br />

Lui si limitò a fissarmi.<br />

«Ehi! Non è giusto.»<br />

«Magari potresti redimerti con un abbraccio.»<br />

Lo fulminai con un’occhiata.<br />

«Nemmeno uno piccolo piccolo?» implorò lui.<br />

Con un sospiro, mi avvicinai e gli misi un braccio<br />

intorno alle spalle, appoggiando la testa sul suo<br />

braccio. «Grazie, Adrian.»<br />

Restammo immob<strong>il</strong>i per una frazione di secondo.<br />

Non provai nessuna scossa elettrica o sensazione<br />

di intimità, come mi succedeva con Dimitri, ma


dovevo ammettere che Lissa aveva ragione su<br />

Adrian. Era fastidioso e arrogante a volte, ma non<br />

era <strong>il</strong> bastardo che spesso dipingevo.<br />

Le porte si aprirono, e Lissa e gli altri uscirono.<br />

Comprensib<strong>il</strong>mente rimasero sorpresi, ma non<br />

m’importava. E comunque, con ogni probab<strong>il</strong>ità<br />

tutti pensavano già che fossi incinta di Adrian,<br />

perciò cosa mi importava? Feci un passo indietro.<br />

«La compagnia si scioglie?» chiesi.<br />

«Già. Mia ha cose più importanti da fare che<br />

non perdere tempo con noi» scherzò Christian.<br />

«Ehi, ho solo appuntamento con mio padre.<br />

Ragazzi, ci vediamo prima della partenza.» S’incamminò,<br />

poi si fermò di colpo e si voltò. «Dio, che<br />

testa.» Si frugò nella tasca del cappotto e tirò fuori<br />

un biglietto piegato. «Era uno dei motivi per cui vi<br />

cercavo. Uno degli impiegati del tribunale mi ha<br />

chiesto di dartelo.»<br />

«Grazie» risposi, perplessa. Mia si avviò all’incontro<br />

con suo padre, mentre noi ci incamminammo<br />

verso i nostri alloggi.<br />

Rallentai <strong>il</strong> passo mentre aprivo <strong>il</strong> biglietto,<br />

chiedendomi chi mai potesse scrivermi.<br />

Rose,<br />

non sai quanto sono stato felice di sapere del vostro<br />

arrivo. Sono sicuro che renderà <strong>il</strong> procedimento<br />

di domani molto più interessante. È da


tempo che sono curioso di sapere come sta Vas<strong>il</strong>isa,<br />

e le tue scappatelle romantiche sono sempre un<br />

piacevole diversivo. Non vedo l’ora di condividerle<br />

con gli altri domani in aula.<br />

Cordialmente,<br />

V. D.<br />

«Chi te lo manda?» chiese Eddie, fermandosi<br />

accanto a me.<br />

Ripiegai in fretta <strong>il</strong> biglietto e me lo misi in tasca.<br />

«Nessuno» risposi.<br />

Già, proprio nessuno.<br />

V. D.<br />

Victor Dashkov.


vvTREDICI<br />

Q uando tornammo alle nostre camere, accampai<br />

una scusa con Lissa a proposito di certe<br />

questioni da guardiani che dovevo sbrigare. Lei<br />

non vedeva l’ora di ricucire lo strappo di poco prima<br />

con Christian – probab<strong>il</strong>mente con un reciproco<br />

spogliarello – e non fece domande. C’era un telefono<br />

nella stanza e, dopo aver chiamato l’operatore,<br />

mi informai sul numero della stanza di Dimitri.<br />

Mi accolse sorpreso, e con un’ombra di diffidenza.<br />

L’ultima volta che mi ero presentata in camera<br />

sua, ero sotto l’influenza dell’incantesimo di lussuria<br />

di Victor e quindi, diciamo, un po’ aggressiva.<br />

«Devo parlarti» gli dissi.<br />

Mi fece entrare e subito gli porsi <strong>il</strong> biglietto.<br />

«V. D.»<br />

«Già, capisco» disse Dimitri. Mi restituì <strong>il</strong> biglietto.<br />

«Victor Dashkov.»<br />

«Che facciamo? Voglio dire, ne avevamo parlato,<br />

ma qui lui dice chiaro e tondo di voler spifferare<br />

tutto.»<br />

Dimitri non rispose; era evidente che stava valutando<br />

ogni possib<strong>il</strong>e aspetto della questione,


proprio come avrebbe fatto per un combattimento.<br />

Alla fine tirò fuori <strong>il</strong> cellulare, decisamente più fico<br />

del telefono della stanza. «Dammi un minuto.»<br />

Feci per sedermi sul letto, decisi che era pericoloso<br />

e optai per <strong>il</strong> divano. Non sapevo chi stesse<br />

chiamando, ma la conversazione si svolse in russo.<br />

«Che succede?» domandai quando attaccò.<br />

«Te lo farò sapere presto. Per <strong>il</strong> momento, dobbiamo<br />

aspettare.»<br />

«Fantastico. La cosa che preferisco.»<br />

Trascinò una poltroncina davanti a me e si sedette.<br />

Era troppo piccola per una persona alta come<br />

lui, ma riuscì a incastrarsi con la sua grazia<br />

consueta.<br />

Accanto a me c’era uno dei romanzi di cow-boy<br />

che si portava sempre dietro. Lo presi, pensando<br />

ancora una volta a quanto era solo. Anche adesso<br />

che si trovava a Corte, aveva scelto di rimanere<br />

nella sua camera. «Perché leggi questa roba?»<br />

«Certa gente legge» osservò.<br />

«Ehi, bada a come parli. Anch’io leggo. Leggo<br />

libri per risolvere misteri che minacciano la vita e<br />

la sanità mentale della mia migliore amica. Non<br />

credo che leggere questa roba di cow-boy possa<br />

davvero salvare <strong>il</strong> mondo, come faccio io.»<br />

Lui mi tolse <strong>il</strong> libro dalle mani e lo richiuse, con<br />

un’espressione pensierosa. «Come ogni altro libro,


si tratta di evasione. E c’è qualcosa… mmm. Non<br />

saprei. Qualcosa di intrigante nel Vecchio West.<br />

Niente regole. Ciascuno che vive seguendo un<br />

proprio codice. Non si è condizionati dall’idea di<br />

giusto e sbagliato degli altri per fare giustizia.»<br />

«Aspetta un attimo» risi. «Credevo di essere io<br />

quella che voleva infrangere le regole.»<br />

«Non ho detto che lo voglio. Solo che ne vedo <strong>il</strong><br />

fascino.»<br />

«Non mi prendi in giro, compagno. Tu vuoi<br />

metterti un cappello da cow-boy e tenere in riga i<br />

rapinatori di banche.»<br />

«Non ho tempo. Ho già abbastanza guai a tenere<br />

in riga te.»<br />

Sogghignai e all’improvviso tutto tornò come<br />

quando avevamo pulito insieme la chiesa. Prima<br />

del litigio, almeno. Disinvolti. A nostro agio. A dire<br />

<strong>il</strong> vero, era come ai vecchi tempi quando avevamo<br />

cominciato ad allenarci insieme, molto prima che<br />

le cose si complicassero. Be’, okay, le cose erano<br />

sempre state complicate, ma per un certo periodo<br />

di tempo erano state meno complicate. Che tristezza.<br />

Quanto avrei voluto tornare a quei giorni.<br />

All’epoca non c’era nessun Victor Dashkov, e non<br />

c’era sangue sulle mie mani.<br />

«Mi dispiace» disse Dimitri d’un tratto.<br />

«Di cosa? Di leggere questi romanzi infant<strong>il</strong>i?»<br />

«Di non essere stato capace di portarti qui. Ho


la sensazione di averti deluso.» Colsi un lampo di<br />

apprensione sul suo viso, come se temesse di aver<br />

causato un danno irreparab<strong>il</strong>e.<br />

Le sue scuse mi spiazzarono. Per un istante, mi<br />

domandai se fosse geloso del potere di Adrian come<br />

lo era Christian. Poi mi resi conto che si trattava<br />

di una cosa del tutto diversa. Dimitri si sentiva<br />

in difficoltà perché io lo avevo sempre creduto capace<br />

di qualsiasi cosa. E nel suo io più profondo ne<br />

era convinto anche lui, almeno per quello che mi<br />

riguardava. Non voleva negarmi niente. Il mio<br />

malumore di prima si era dissolto, e all’improvviso<br />

mi sentii soltanto prosciugata. E stupida.<br />

«Non è così» gli dissi. «Mi sono comportata da<br />

bambina viziata. Non mi hai mai deluso prima. E<br />

non mi hai deluso adesso.»<br />

Lo sguardo di gratitudine che mi rivolse mi<br />

mise le ali. Se fosse passato un altro istante, temevo<br />

che avrebbe detto qualcosa di così dolce che<br />

mi sarei alzata in volo. Invece, <strong>il</strong> suo telefono<br />

squ<strong>il</strong>lò.<br />

Un’altra conversazione in russo. Alla fine Dimitri<br />

si alzò. «Okay, andiamo.»<br />

«Dove?»<br />

«A fare una visitina a Victor Dashkov.»<br />

Venne fuori che Dimitri aveva un amico che aveva<br />

un amico e, insomma, malgrado <strong>il</strong> sistema di sicu-


ezza migliore del mondo Moroi, riuscimmo a entrare<br />

nelle prigioni della Corte.<br />

«Perché stiamo facendo questo?» sussurrai mentre<br />

percorrevamo <strong>il</strong> corridoio verso la cella di<br />

Victor. In cuor mio avevo sperato di trovare muri<br />

di pietra e fiaccole, ma <strong>il</strong> posto aveva un’aria molto<br />

moderna ed efficiente, con pavimenti di marmo e<br />

pareti di un bianco accecante. Almeno non c’erano<br />

finestre. «Credi davvero che riusciremo a fargli<br />

cambiare idea?»<br />

Dimitri scosse la testa. «Se Victor avesse voluto<br />

vendicarsi di noi, lo avrebbe fatto senza prima avvertire.<br />

Lui non fa mai le cose senza un motivo. Il<br />

fatto che te l’abbia detto, significa che vuole qualcosa,<br />

e stiamo appunto andando a scoprire cosa.»<br />

Arrivammo alla cella di Victor. Era l’unico detenuto<br />

al momento. Come <strong>il</strong> resto della struttura, la<br />

sua cella mi ricordava una stanza d’ospedale. Era<br />

tutto pulito, br<strong>il</strong>lante, ster<strong>il</strong>e, e molto spoglio. Era<br />

un ambiente privo di qualsiasi stimolo o distrazione,<br />

un posto dove io sarei impazzita nel giro di<br />

un’ora. La cella aveva sbarre d’argento in apparenza<br />

impossib<strong>il</strong>i da spezzare, che era l’aspetto più<br />

importante.<br />

Victor era seduto su una sedia, intento a esaminarsi<br />

le unghie. Erano passati tre mesi dal nostro<br />

ultimo incontro, e vederlo di nuovo mi fece accapponare<br />

la pelle. Emozioni che non sapevo essere


sepolte in me affiorarono con violenza.<br />

Una delle cose più diffic<strong>il</strong>i da sopportare era<br />

vederlo così ringiovanito e in buona salute. Si era<br />

conquistato quella salute torturando Lissa, e io lo<br />

odiavo per questo. Se la sua malattia avesse seguito<br />

<strong>il</strong> suo corso naturale, avrebbe potuto essere<br />

morto a quell’ora.<br />

Era leggermente stempiato, ma i capelli neri<br />

mostravano soltanto qualche f<strong>il</strong>o bianco. Aveva<br />

una quarantina d’anni e lineamenti regali, quasi<br />

belli. Alzò lo sguardo su di noi. I suoi occhi avevano<br />

la stessa sfumatura verde giada di Lissa. Le<br />

casate Dragomir e Dashkov avevano parecchia<br />

storia in comune, ed era inquietante vedere quello<br />

stesso colore di occhi in qualcun altro. Un sorriso<br />

gli <strong>il</strong>luminò <strong>il</strong> viso.<br />

«Oh cielo. Ma che piacere. L’adorab<strong>il</strong>e Rosemarie<br />

ormai praticamente donna.» Il suo sguardo guizzò<br />

su Dimitri. «È evidente che qualcuno ti tratta come<br />

tale già da un pezzo.»<br />

Premetti la faccia contro le sbarre. «Piantala di<br />

dire cazzate, figlio di puttana. Cosa vuoi?»<br />

Dimitri mi posò una mano sulla spalla e mi tirò<br />

indietro. «Calma, Rose.»<br />

Trassi un respiro profondo e arretrai di un passo.<br />

Victor raddrizzò la schiena e scoppiò a ridere.<br />

«Dopo tutto questo tempo, vedo che la tua pro-


tetta non ha ancora imparato l'autocontrollo. Ma<br />

forse, sei tu che non vuoi.»<br />

«Non siamo qui per perderci in chiacchiere»<br />

disse Dimitri, tranqu<strong>il</strong>lo. «Hai voluto attirare qui<br />

Rose, e adesso vogliamo sapere <strong>il</strong> perché.»<br />

«Bisogna per forza che ci sia una ragione sinistra?<br />

Volevo solo sapere come stava, e qualcosa mi<br />

dice che domani non avremo nessuna occasione<br />

per una conversazione amichevole.» Continuava<br />

ad avere quel ghigno irritante, e decisi che era fortunato<br />

a trovarsi dietro le sbarre, fuori dalla mia<br />

portata.<br />

«Nemmeno questa di adesso è una conversazione<br />

amichevole» ringhiai.<br />

«Pensi che stia scherzando, ma non è così.<br />

Volevo davvero sapere come stavi. Sei sempre stato<br />

un soggetto affascinante per me, Rosemarie.<br />

L’unica persona baciata dalla tenebra che conosciamo.<br />

Te l’ho già detto, non è <strong>il</strong> genere di esperienza<br />

da cui si esce indenni. Non c’è modo di tornare<br />

tranqu<strong>il</strong>lamente alla routine della vita scolastica.<br />

Le persone come te non si mischiano agli altri.»<br />

«Non sono una specie di esperimento scientifico.»<br />

Lui parve non sentire. «Com’è? Hai notato qualcosa?»<br />

«Non c’è tempo per questi discorsi. Se non arriva<br />

al punto» lo ammonì Dimitri, «ce ne andremo.»


Non capivo come Dimitri riuscisse a restare così<br />

calmo. Mi avvicinai di nuovo alle sbarre e rivolsi a<br />

Victor <strong>il</strong> mio sorriso più gelido. «Non c’è una sola<br />

possib<strong>il</strong>ità che domani ti facciano uscire. Spero che<br />

ti piaccia la prigione. Scommetto che sarà uno<br />

spasso quando ti ammalerai di nuovo… e succederà,<br />

lo sai.»<br />

Victor mi guardò impassib<strong>il</strong>e, anche se quello<br />

scint<strong>il</strong>lio beffardo negli occhi mi faceva venir voglia<br />

di strozzarlo. «Tutti muoiono, Rose. Be’, tranne<br />

te, immagino. O forse, tu sei morta. Non lo so.<br />

Coloro che visitano <strong>il</strong> mondo dei morti probab<strong>il</strong>mente<br />

non riescono mai più a liberarsi da una<br />

sorta di legame con esso.»<br />

Una replica stizzita mi affiorò alle labbra, ma<br />

qualcosa mi trattenne. Coloro che visitano <strong>il</strong> mondo<br />

dei morti. E se le mie visioni di Mason non avessero<br />

a che fare con la pazzia o con la sua ipotetica sete<br />

di vendetta? E se invece fosse qualcosa che dipendeva<br />

da me – una cosa accaduta quando ero morta<br />

e tornata indietro – che adesso mi legava a Mason?<br />

Era stato Victor a spiegarmi per la prima volta <strong>il</strong><br />

significato di “baciata dalla tenebra”. Chissà se<br />

aveva una risposta alle domande che mi perseguitavano<br />

da giorni?<br />

La mia espressione doveva avermi tradito, perché<br />

Victor mi rivolse uno sguardo interrogativo.<br />

«Sì? C’è qualcosa che vorresti dire?»


Odiavo dovergli chiedere qualcosa. Mi faceva<br />

rivoltare lo stomaco. Inghiottii l’orgoglio, e gli domandai:<br />

«Cos’è <strong>il</strong> mondo dei morti? Il paradiso o<br />

l’inferno?»<br />

«Nessuno dei due» rispose.<br />

«Chi ci vive?» esclamai. «I fantasmi? Ci tornerò?<br />

Si può uscirne?»<br />

Victor godeva a sentirmi chiedergli informazioni,<br />

proprio come avevo temuto. Vidi che <strong>il</strong> suo<br />

ghigno si allargava.<br />

«Be’, è evidente che alcuni possono uscire, perché<br />

tu sei qui davanti a noi.»<br />

«Ti sta incantando » disse Dimitri. «Lascia perdere.»<br />

Victor lo fulminò con un’occhiata. «La sto aiutando.»<br />

Poi si rivolse di nuovo a me. «Onestamente?<br />

Non ne so molto. Sei tu quella che c’è stata, Rose.<br />

Io no. Non ancora. È probab<strong>il</strong>e che un giorno sia tu<br />

a istruire me in proposito. Sono convinto che più<br />

hai a che fare con la morte, più ti ci avvicini.»<br />

«Basta» disse Dimitri in tono aspro. «Ce ne andiamo.»<br />

«Un momento, un momento» disse Victor più<br />

affab<strong>il</strong>e. «Non mi avete ancora parlato di Vas<strong>il</strong>isa.»<br />

Mi scagliai contro le sbarre. «Sta’ lontano da lei.<br />

Non ha niente a che fare con questa storia.»<br />

Victor mi scoccò un’occhiata glaciale. «Date le<br />

mie attuali condizioni, non posso far altro che star-


le lontano, mia cara. E ti sbagli… Vas<strong>il</strong>isa ha a che<br />

fare con tutto.»<br />

«Adesso ci sono!» esclamai. «Ecco perché hai<br />

mandato quel biglietto. Mi hai attirata qui perché<br />

volevi avere notizie di lei, e sapevi che non sarebbe<br />

mai venuta qui a parlarti. Non hai niente con cui<br />

ricattarla.»<br />

«Ricattare è una brutta parola.»<br />

«Tanto non riuscirai a vederla… almeno, fuori<br />

dell’aula del tribunale. Non ti guarirà mai. Te l’ho<br />

detto. Ti ammalerai di nuovo, e morirai. Sarai tu<br />

che mi manderai le cartoline dall’ald<strong>il</strong>à.»<br />

«Credi che sia questo <strong>il</strong> motivo? Che i miei bisogni<br />

siano così meschini?» Il ghigno beffardo era<br />

scomparso, sostituito da uno sguardo febbr<strong>il</strong>e,<br />

quasi fanatico negli occhi verdi. La riga sott<strong>il</strong>e della<br />

bocca gli tirava la pelle del viso, e mi accorsi allora<br />

di quanto era dimagrito dal nostro ultimo incontro.<br />

La prigionia doveva aver avuto su di lui<br />

effetti peggiori di quanto avessi pensato. «Hai dimenticato<br />

tutto quanto. Il perché ho fatto quel che<br />

ho fatto. Sei così limitata dalla tua visione ristretta<br />

che perdi di vista <strong>il</strong> quadro più ampio che interessa<br />

a me.»<br />

Mi sforzai di tornare con la mente all’autunno<br />

precedente. Aveva ragione. Mi ero focalizzata su<br />

quello che aveva fatto a Lissa e a me personalmente,<br />

tanto da dimenticare le altre conversazioni, le


malsane spiegazioni del suo grande progetto.<br />

«Volevi scatenare una rivoluzione… e lo vuoi<br />

ancora. È una follia. Non succederà mai» dissi.<br />

«Sta già succedendo. Credi che non sappia cosa<br />

succede nel mondo là fuori? Ho ancora dei contatti.<br />

La gente si può comprare… come pensi sia stato<br />

in grado di mandarti quel messaggio? So del fermento…<br />

so del movimento di Natasha Ozera per<br />

far combattere i Moroi con i guardiani. Tu stai dalla<br />

sua parte e mi disprezzi, Rosemarie, ma lo scorso<br />

autunno io spingevo per la stessa cosa. Eppure,<br />

non sembri considerare lei come consideri me.»<br />

«Tasha Ozera combatte per la sua causa in maniera<br />

alquanto diversa dalla tua» osservò Dimitri.<br />

«Ed è questo <strong>il</strong> motivo per cui non arriva da<br />

nessuna parte» ribatté Victor. «Tatiana e <strong>il</strong> suo consiglio<br />

sono trattenuti da secoli di tradizioni arcaiche.<br />

Finché sarà quel tipo di potere a governarci,<br />

non cambierà niente. Non impareremo mai a combattere.<br />

I Moroi non-reali non avranno mai voce in<br />

capitolo. I dhampir come voi continueranno a essere<br />

mandati da soli in battaglia.»<br />

«È lo scopo della nostra vita» disse Dimitri.<br />

Per cepivo la tensione che si andava accumulando<br />

dentro di lui. Magari era più bravo di me a controllarsi,<br />

ma la sua frustrazione era uguale alla<br />

mia.<br />

«Ed è <strong>il</strong> motivo per cui la perdete. Non siete al-


tro che schiavi, ma non ve ne rendete conto. E per<br />

cosa? Perché ci proteggete?»<br />

«Perché… abbiamo bisogno di voi» balbettai.<br />

«Perché la nostra razza sopravviva.»<br />

«Non occorre scendere in battaglia per questo.<br />

Fare bambini non è tanto diffic<strong>il</strong>e.»<br />

Ignorai la sua battuta. «E perché i Moroi… i<br />

Moroi e la loro magia sono importanti. Possono<br />

fare cose straordinarie.»<br />

Victor alzò le mani in un moto di esasperazione.<br />

«Facevamo cose straordinarie. Gli esseri umani ci<br />

veneravano come dei, ma col tempo ci siamo impigriti.<br />

L’avvento della tecnologia ha reso sempre<br />

più obsoleta la nostra magia. Adesso, tutto quel<br />

che facciamo sono trucchetti da salotto.»<br />

«Se ha tante idee» disse Dimitri, con uno scint<strong>il</strong>lio<br />

pericoloso negli occhi scuri, «allora faccia qualcosa<br />

di ut<strong>il</strong>e in prigione e scriva un manifesto.»<br />

«E comunque cosa c’entra tutto questo con<br />

Lissa?» chiesi io.<br />

«Lissa rappresenta <strong>il</strong> cambiamento.»<br />

Lo fissai incredula. «Pensi che guiderà la tua<br />

rivoluzione?»<br />

«Be’, preferirei guidarla io… un giorno. Ma sono<br />

convinto che ne farà parte. Ho avuto notizie<br />

anche su di lei. È un astro nascente… ancora giovane,<br />

certo, ma la gente comincia a notarla. Non<br />

tutti i reali nascono uguali, sapete. Il simbolo dei


Dragomir è un drago, <strong>il</strong> re delle creature. E <strong>il</strong> sangue<br />

dei Dragomir è potente… ecco perché sono<br />

stati <strong>il</strong> bersaglio preferito degli Strigoi. Il ritorno al<br />

potere di un Dragomir non sarebbe cosa da poco…<br />

specie di una come lei. A giudicare da quanto mi è<br />

stato riferito, deve aver imparato a padroneggiare<br />

la magia. Se è così, con i suoi talenti, non c’è modo<br />

di sapere cosa è in grado di fare. La gente si sente<br />

attratta da lei senza che lei faccia <strong>il</strong> minimo sforzo.<br />

E quando cerca invece di influenzare le persone…<br />

be’, fanno quello che vuole.» Parlava con gli occhi<br />

spiritati, pervaso da stupore e felicità al pensiero<br />

di Lissa che dava corpo ai suoi sogni.<br />

«Incredib<strong>il</strong>e» dissi. «Prima volevi nasconderla<br />

perché ti tenesse in vita. Ora invece la vuoi nel<br />

mondo perché usi la compulsione per i tuoi progetti<br />

da psicopatico.»<br />

«Te l’ho detto. Lei è una forza per <strong>il</strong> cambiamento.<br />

E così come tu sei l’unica baciata dalla tenebra,<br />

lei è l’unica del suo genere. E questo la rende pericolosa,<br />

nonché estremamente preziosa.»<br />

Victor non sapeva proprio tutto. Non sapeva<br />

che anche Adrian era un conoscitore dello spirito.<br />

Be’, almeno era qualcosa.<br />

«Lissa non lo farà mai» dissi. «Non abuserà dei<br />

suoi poteri.»<br />

«E Victor non dirà niente di noi» disse Dimitri,<br />

tirandomi <strong>il</strong> braccio. «Ha raggiunto <strong>il</strong> suo obietti-


vo. Ti ha attirata qui perché voleva notizie di<br />

Lissa.»<br />

«Ma non ha scoperto granché» dissi io.<br />

«Oh, potrei sorprenderti» disse Victor. Poi sogghignò,<br />

rivolto a Dimitri. «E cosa ti rende così sicuro<br />

che non rivelerò al mondo i dettagli romantici<br />

della vostra relazione?»<br />

«Perché non ti salverebbe dalla prigione. E se<br />

rovina Rose, distruggerà la sia pur minima possib<strong>il</strong>ità<br />

che Lissa la aiuti nel suo folle progetto.»<br />

Victor fece una smorfia: Dimitri aveva ragione.<br />

Dimitri fece un passo avanti, afferrando le sbarre<br />

della cella come avevo fatto io poco prima.<br />

Pensavo di aver usato un tono minaccioso, ma<br />

quando lui parlò, pensai che al confronto ero stata<br />

delicata. «E sarà inut<strong>il</strong>e in ogni caso, perché non<br />

resterai vivo abbastanza a lungo da realizzare i<br />

tuoi piani, neppure dalla prigione. Non sei l’unico<br />

ad avere contatti.»<br />

Trattenni <strong>il</strong> fiato. Dimitri aveva portato tante<br />

cose nella mia vita: amore, conforto e istruzione.<br />

Mi ero così abituata a lui che a volte dimenticavo<br />

quando potesse essere pericoloso. Nel vederlo lì,<br />

alto e minaccioso, che fissava Victor con sguardo<br />

feroce, sentii correre un brivido lungo la schiena.<br />

Ricordai i primi tempi all’Accademia, quando la<br />

gente diceva che Dimitri era un dio. In quel momento,<br />

ne aveva tutta l’aria.


Se Victor si fece spaventare dalla minaccia di<br />

Dimitri, non lo diede a vedere. I suoi occhi verde<br />

giada guizzarono su noi due. «Già, siete proprio<br />

una coppia benedetta dal cielo. O da qualche altra<br />

parte.»<br />

«Ci vediamo in tribunale» dissi io.<br />

Ce ne andammo. Mentre uscivamo, Dimitri<br />

scambiò due parole in russo con <strong>il</strong> guardiano di<br />

turno. Dal loro atteggiamento, intuii che Dimitri lo<br />

stava ringraziando.<br />

Una volta fuori, attraversammo un parco grande<br />

e bellissimo per tornare nelle nostre stanze. Il<br />

nevischio era cessato e tutto, dagli alberi agli edifici,<br />

era ricoperto di ghiaccio. Sembrava di essere in<br />

un mondo di vetro. Con la coda dell’occhio, vidi<br />

Dimitri che fissava dritto avanti a sé. Era diffic<strong>il</strong>e<br />

dirlo, visto che stavamo camminando, ma avevo<br />

l’impressione che stesse tremando.<br />

«Stai bene?» gli chiesi.<br />

«Sì.»<br />

«Sicuro?»<br />

«Bene per quanto possib<strong>il</strong>e.»<br />

«Pensi che dirà tutto di noi?»<br />

«No.»<br />

Camminammo in s<strong>il</strong>enzio per un altro tratto.<br />

Alla fine gli feci la domanda che mi bruciava in<br />

gola da un pezzo.<br />

«Dicevi sul serio… che se Victor avesse… che tu


l’avresti…» Non riuscivo a pronunciare quelle parole.<br />

L’avresti fatto uccidere.<br />

«Non ho troppa influenza ai piani alti dei Moroi,<br />

ma ho parecchie conoscenze fra i guardiani che<br />

fanno <strong>il</strong> lavoro sporco nel nostro mondo.»<br />

«Non hai risposto alla domanda. Se lo faresti<br />

davvero.»<br />

«Farei molte cose per proteggerti, Roza.»<br />

Ebbi un tuffo al cuore. Dimitri usava “Roza”<br />

solo nei momenti di maggiore trasporto verso di<br />

me.<br />

«Non sarebbe esattamente proteggermi. Sarebbe<br />

fatto… a sangue freddo. Tu non fai quel genere di<br />

cose» gli dissi. «La vendetta è più nel mio st<strong>il</strong>e.<br />

Dovrei ucciderlo io.»<br />

La mia voleva essere solo una battuta, ma lui<br />

parve non trovarla affatto divertente. «Non dire<br />

queste cose. E comunque, non importa. Victor non<br />

dirà niente.»<br />

Quando entrammo nell’edificio, mi salutò per<br />

avviarsi nella sua stanza. Mentre aprivo la porta<br />

della mia, Lissa sbucò nel corridoio da dietro un<br />

angolo.<br />

«Eccoti, finalmente. Dove sei stata? Ti sei persa<br />

la cena.»<br />

Me n’ero completamente dimenticata. «Scusa…<br />

sono stata presa da certe questioni di guardiani. È<br />

una lunga storia.»


Si era cambiata. Aveva ancora i capelli raccolti,<br />

ma adesso portava un vestito aderente di seta<br />

grezza color argento. Era bellissima. Era regale.<br />

Pensai alle parole di Victor e mi domandai se davvero<br />

Lissa potesse essere la forza trainante per <strong>il</strong><br />

cambiamento, come sosteneva lui. Guardandola<br />

adesso, così elegante, così dignitosa, riuscivo a immaginare<br />

le folle che la seguivano ovunque. Io<br />

certamente l’avrei fatto, ma questo era scontato.<br />

«Perché mi guardi in quel modo?» mi chiese con<br />

un lieve sorriso.<br />

Non potevo dirle che avevo appena visto l’uomo<br />

che più la terrorizzava al mondo. Non potevo<br />

dirle che mentre lei era in giro a divertirsi, io le<br />

proteggevo le spalle nell’ombra, come avrei sempre<br />

fatto.<br />

Perciò ricambiai <strong>il</strong> sorriso. «Mi piace <strong>il</strong> vestito.»


vvQUATTORDICI<br />

L’ indomani mattina, una mezz’ora prima che<br />

suonasse la sveglia, sentii bussare alla porta.<br />

Lì per lì pensai che fosse Lissa, ma un rapido quanto<br />

assonnato controllo al nostro legame mi disse<br />

che dormiva ancora della grossa. Perplessa, barcollai<br />

giù dal letto e aprii la porta. Una ragazza<br />

Moroi che non conoscevo mi porse un fagotto di<br />

indumenti piegati con sopra un biglietto. Mi domandai<br />

se dovevo darle una mancia o cosa, ma la<br />

ragazza se ne andò troppo in fretta perché avessi <strong>il</strong><br />

tempo di reagire.<br />

Tornai a sedermi sul letto ed esaminai i vestiti.<br />

Pantaloni neri, camicia bianca, giacca nera. La stessa<br />

tenuta che portavano i guardiani della Corte, ed<br />

era della mia taglia. Stavo per far parte della squadra.<br />

Un sorriso mi si allargò sulle labbra mentre<br />

leggevo <strong>il</strong> biglietto. Era la scrittura di Dimitri:<br />

Raccogli i capelli.<br />

Continuai a sorridere. La maggior parte dei<br />

guardiani donna si tagliava i capelli per mettere in<br />

mostra i molnija. Una volta avevo preso in considerazione<br />

la cosa, anche se a malincuore, ma Dimitri


mi aveva detto di non farlo. Gli piacevano i miei<br />

capelli e mi disse che bastava tenerli legati. Il modo<br />

in cui l’aveva detto mi aveva fatto venire i brividi,<br />

proprio come adesso.<br />

Un’ora dopo, ero diretta al tribunale in compagnia<br />

di Lissa, Christian ed Eddie. Qualcuno aveva<br />

procurato un completo bianco e nero anche a<br />

Eddie, e pensai che sembravamo due bambini che<br />

giocano a fare i grandi coi vestiti dei genitori. La<br />

mia giacca corta e la camicia aderente erano proprio<br />

carine, e mi chiesi se avrei potuto tenerle.<br />

L’aula del tribunale si trovava nell’imponente<br />

edificio ricco di fregi davanti al quale eravamo<br />

passati all’arrivo. Era un misto di vecchio e di nuovo.<br />

All’esterno, era tutto finestre ad arco e guglie<br />

di pietra. Dentro, era un prodigio di modernità e<br />

tecnologia. Negli uffici la gente lavorava davanti a<br />

monitor a schermo piatto. Ai piani superiori si saliva<br />

con gli ascensori. Eppure, qua e là, si scorgevano<br />

ancora tocchi di antichità. Sculture su piedistalli.<br />

Lampadari di cristallo.<br />

L’aula stessa aveva splendidi affreschi che andavano<br />

dal pavimento al soffitto, e nella parte anteriore<br />

della sala erano appesi gli stemmi di tutte<br />

le casate reali. Lissa si fermò sulla soglia, gli occhi<br />

fissi sul drago dei Dragomir. Il re delle creature. Una<br />

marea di emozioni contrastanti la travolse mentre<br />

ammirava lo stemma e sentiva tutto <strong>il</strong> peso di es-


sere ormai l’unica a portare quel nome. L’orgoglio<br />

di far parte di quella famiglia. Il timore di non essere<br />

all’altezza di quel nome. Con una lieve gomitata,<br />

la invitai ad affrettarsi verso i nostri posti.<br />

La platea era divisa da un corridoio centrale; noi<br />

ci sedemmo nella prima f<strong>il</strong>a a destra. Mancavano<br />

pochi minuti all’inizio del procedimento, ma la<br />

sala non era ancora del tutto piena. Avevo <strong>il</strong> sospetto<br />

che non si sarebbe riempita, dato <strong>il</strong> clima di<br />

segretezza che circondava la vicenda di Victor. Di<br />

fronte al pubblico era seduto <strong>il</strong> giudice, ma non<br />

c’era giuria. A un lato dell’aula si trovava una pedana<br />

rialzata, dove avrebbe preso posto la regina.<br />

La decisione finale sarebbe spettata a lei. Così funzionava<br />

nei casi di crimini reali.<br />

Indicai lo scranno a Lissa. «Speriamo che lei gli<br />

sia contro. A quanto pare, sarà lei a decidere.»<br />

Lissa si accigliò. «Fa un effetto un po’ strano che<br />

non ci sia la giuria.»<br />

«Questo perché siamo state tanto tempo fra gli<br />

esseri umani.»<br />

Lei sorrise. «Può darsi. Non saprei. È solo che<br />

così c’è più spazio per la corruzione.»<br />

«Be’, sì. Ma qui stiamo parlando di Victor.»<br />

Qualche istante dopo, <strong>il</strong> principe Victor Dashkov<br />

in persona entrò in aula. O meglio, soltanto Victor<br />

Dashkov. Quando lo avevano messo in prigione,<br />

era stato privato del titolo, che era passato al se-


condo membro più anziano della casata Dashkov.<br />

Lissa fu pervasa da una paura che le tolse quel<br />

poco di rosa che le colorava le guance. Insieme a<br />

quella paura c’era un’altra emozione che non mi<br />

aspettavo: rimpianto. Prima che la rapisse, Victor<br />

era stato come uno zio per lei, ed era così che continuava<br />

a chiamarlo anche adesso. Lei lo aveva<br />

amato, e lui l’aveva tradita. Misi le mie mani sulle<br />

sue. «Tranqu<strong>il</strong>la» mormorai. «Andrà tutto bene.»<br />

Gli occhi di Victor, piccoli e astuti, scrutarono la<br />

sala come se fossimo a una festa. Aveva la stessa<br />

aria r<strong>il</strong>assata di quando gli avevamo fatto visita io<br />

e Dimitri. Le mie labbra si incresparono in un ringhio.<br />

Una nebbia rossa mi appannò la vista e mi<br />

sforzai di apparire serena come gli altri guardiani<br />

nella sala. Alla fine <strong>il</strong> suo sguardo incontrò quello<br />

di Lissa, e lei rabbrividì nel vedere quegli occhi del<br />

suo stesso colore. Quando lui le fece un cenno di<br />

saluto, sentii che stavo per perdere <strong>il</strong> controllo. Ma<br />

prima che potessi agire, sentii nella mente delle<br />

nuove parole. Erano di Lissa. Respira, Rose. Respira<br />

a fondo. A quanto pareva, dovevamo aiutarci a vicenda<br />

per superare quella prova. Un attimo dopo,<br />

Victor si avviò e andò a prendere posto sulla sinistra<br />

dell’aula.<br />

«Grazie» le dissi, una volta che si fu allontanato.<br />

«È come se mi avessi letto nel pensiero.»


«No» rispose lei con dolcezza. «È solo che sento<br />

la tua mano.»<br />

Abbassai lo sguardo. Le avevo preso le mani<br />

nelle mie per confortarla e invece le stavo stringendo<br />

forte per l’agitazione. «Cavolo» esclamai, e allontanai<br />

di scatto le mani, sperando di non averle<br />

fatto male. «Scusa.»<br />

La regina Tatiana entrò subito dopo l’imputato,<br />

e <strong>il</strong> suo ingresso mi distrasse, dissipando quelle<br />

oscure emozioni. Quando fece la sua comparsa, ci<br />

alzammo tutti in piedi e ci inginocchiammo. Era<br />

un’usanza arcaica, ma i Moroi l’avevano mantenuta<br />

nel corso dei secoli. Non ci rialzammo finché lei<br />

non prese posto sullo scranno, e soltanto allora<br />

potemmo metterci a sedere<br />

Il processo ebbe inizio. Uno dopo l’altro, i testimoni<br />

raccontarono quello che avevano visto. Per<br />

lo più si trattava dei guardiani che avevano cercato<br />

Lissa quando Victor l’aveva rapita e che di conseguenza<br />

avevano fatto parte dell’incursione nel<br />

nascondiglio di Victor.<br />

Dimitri fu l’ultimo a testimoniare. In apparenza,<br />

la sua deposizione non fu molto diversa dalle<br />

altre. Avevano fatto tutti parte della squadra di<br />

soccorso, ma la sua parte nella storia era cominciata<br />

prima.<br />

«Mi trovavo con la mia allieva, Rose Hathaway»<br />

disse. «Lei condivide un legame con la principessa


ed è stata la prima a percepire quello che stava<br />

accadendo.»<br />

L’avvocato di Victor – non riuscivo nemmeno a<br />

immaginare come avevano potuto trovare qualcuno<br />

disposto a difenderlo – controllò alcuni documenti<br />

e poi tornò a guardare Dimitri. «In base alle<br />

prove, pare ci sia un intervallo temporale fra <strong>il</strong><br />

momento in cui la signorina Hathaway l’ha scoperto<br />

e <strong>il</strong> momento in cui avete allertato gli altri.»<br />

Dimitri annuì: <strong>il</strong> suo viso era una maschera imperturbab<strong>il</strong>e<br />

di compostezza. «Non poté agire subito<br />

perché <strong>il</strong> signor Dashkov le aveva fatto un<br />

incantesimo che la indusse ad attaccarmi.» Pronunciò<br />

quelle parole con un distacco che mi sconcertò.<br />

Nemmeno l’avvocato si accorse di niente.<br />

Soltanto io riuscii a vedere – o forse solo perché lo<br />

conoscevo – quanto gli costava mentire. Voleva<br />

proteggerci – proteggere me soprattutto – ecco <strong>il</strong><br />

motivo per cui lo stava facendo. Ma sapevo che<br />

dentro di sé si sentiva morire a mentire sotto giuramento.<br />

Dimitri non era perfetto, per quanto a<br />

volte lo considerassi tale, ma cercava sempre di<br />

essere onesto e leale. Quel giorno, semplicemente,<br />

non poteva.<br />

«Il signor Dashkov usa la magia della terra, e<br />

coloro che sfruttano quel potere e sono forti nella<br />

compulsione possono influenzare i nostri istinti di<br />

base» continuò Dimitri. «In questo caso, ha mani-


polato la sua rabbia e la sua violenza tramite un<br />

oggetto.»<br />

Dalla mia sinistra provenne uno strano rumore,<br />

come qualcuno che si stesse strozzando per non<br />

ridere. Il giudice, una Moroi anziana ma dall’aspetto<br />

feroce, fulminò <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e con un’occhiata.<br />

«Signor Dashkov, è pregato di mostrare rispetto<br />

per quest’aula.»<br />

Victor, continuando a sorridere, agitò le mani in<br />

segno di scusa. «Mi rincresce terrib<strong>il</strong>mente, Vostro<br />

Onore e Vostra Maestà. Qualcosa nella testimonianza<br />

del guardiano Belikov ha suscitato la mia<br />

<strong>il</strong>arità, ecco tutto. Non succederà più.»<br />

Trattenni <strong>il</strong> fiato in attesa della mazzata inevitab<strong>il</strong>e.<br />

Che però non arrivò. Dimitri terminò la deposizione<br />

e poi fu chiamato Christian. La sua deposizione<br />

fu breve. Era in compagnia di Lissa<br />

quando era stata rapita, e lo avevano messo k.o. Il<br />

suo contributo fu importante soprattutto per<br />

l’identificazione di alcuni dei guardiani di Victor<br />

come rapitori. Quando Christian tornò al suo posto,<br />

toccò a me.<br />

Mi avviai adagio, sperando di apparire calma<br />

agli occhi di tutti, soprattutto a quelli di Victor.<br />

Decisi anzi di non guardarlo mai in faccia. Mentre<br />

dichiaravo <strong>il</strong> mio nome e prestavo giuramento,<br />

all’improvviso mi sentii sopraffatta dal peso di<br />

quello che doveva aver provato Dimitri. Ero in


piedi davanti a tanta gente e stavo giurando di<br />

dire la verità, ma non ci avrei pensato due volte a<br />

mentire, se fosse saltata fuori la storia dell’incantesimo<br />

di lussuria.<br />

La mia versione fu abbastanza scrupolosa.<br />

Avevo da offrire parecchi dettagli che risalivano a<br />

prima della notte del rapimento, come le volte che<br />

Victor aveva teso le sue folli trappole a Lissa per<br />

saggiare i suoi poteri. Per <strong>il</strong> resto, la mia deposizione<br />

fu in linea con quella di Dimitri e degli altri<br />

guardiani.<br />

Ho già detto che ero capace di mentire alla perfezione,<br />

e glissai sull’incantesimo di “attacco” con<br />

una tale fac<strong>il</strong>ità che nessuno ci fece caso. Tranne<br />

Victor. Malgrado la mia ferma intenzione di non<br />

guardarlo, senza volerlo lanciai un’occhiata nella<br />

sua direzione quando accennai all’incantesimo. Mi<br />

fissava con un sorrisetto beffardo. La sua soddisfazione<br />

non era dovuta soltanto al fatto che sapeva<br />

che stavo mentendo. Derivava soprattutto dal sapere<br />

la verità, e lo sguardo che mi rivolse parlava<br />

del potere che aveva su Dimitri e me, <strong>il</strong> potere di<br />

rovinarci davanti a tutta quella gente, incurante<br />

delle minacce di Dimitri. Per tutto <strong>il</strong> tempo mi<br />

sforzai di mantenere una calma esteriore perché<br />

Dimitri fosse fiero di me, ma dentro <strong>il</strong> cuore mi<br />

scoppiava.<br />

Restai sul banco dei testimoni solo qualche mi-


nuto, anche se mi parve un tempo lunghissimo.<br />

Quando terminai la deposizione, tornai al mio posto<br />

e mi abbandonai sulla sedia, sollevata che<br />

Victor non mi avesse sbugiardata, e poi fu <strong>il</strong> turno<br />

di Lissa. In quanto vittima, fornì una nuova prospettiva<br />

degli eventi, e tutti i presenti pendevano<br />

dalle sue labbra. Era coinvolgente, nessuno aveva<br />

mai sentito una cosa del genere. Mi accorsi anche<br />

che Lissa stava usando, anche senza volerlo, <strong>il</strong> carisma<br />

derivante dallo spirito. Credo che scaturisse<br />

dalla medesima fonte della compulsione. La gente<br />

si sentiva attratta e partecipe. Quando Lissa descrisse<br />

le torture che Victor le aveva inflitto per<br />

costringerla a guarirlo, vidi i volti che impallidivano<br />

per lo shock. Perfino la maschera impassib<strong>il</strong>e di<br />

Tatiana mostrò qualche crepa, anche se non sapevo<br />

dire se fosse compassione o semplice sorpresa.<br />

La cosa più sorprendente, però, fu la calma con<br />

cui Lissa raccontò la vicenda. In apparenza, era<br />

serena e bellissima. Ma mentre parlava, descrivendo<br />

in dettaglio come lo scagnozzo di Victor l’avesse<br />

torturata, mi trasmise tutto <strong>il</strong> dolore e <strong>il</strong> terrore<br />

di quella notte. L’individuo era un conoscitore<br />

dell’aria, e aveva giocato con quell’elemento, a<br />

volte privandola del respiro, a volte soffocandola<br />

con troppa aria. Era stato orrib<strong>il</strong>e, e lo sapevo perché<br />

l’avevo sperimentato insieme a lei. Rivivevo<br />

quell’esperienza, mentre Lissa parlava dal banco


dei testimoni. Ogni singolo doloroso dettaglio era<br />

impresso nella sua mente, le sofferenze riecheggiavano<br />

nella nostra memoria. Fu un enorme sollievo<br />

per entrambe quando finì.<br />

Infine fu <strong>il</strong> turno di Victor. Dall’espressione del<br />

suo viso, non si sarebbe mai detto che era l’imputato<br />

di un processo. Non era arrabbiato né spaventato;<br />

non era pentito né supplichevole. Quasi che<br />

fossimo tutti da un’altra parte e che lui non avesse<br />

la minima preoccupazione al mondo. Per qualche<br />

ragione, quel suo atteggiamento mi fece infuriare<br />

ancora di più.<br />

Perfino quando rispondeva, aveva <strong>il</strong> tono di chi<br />

segue un f<strong>il</strong>o perfettamente logico. Quando <strong>il</strong> pubblico<br />

ministero, una donna, gli chiese perché aveva<br />

fatto quello che aveva fatto, lui la guardò come se<br />

fosse una mentecatta.<br />

«Be’, non avevo scelta» disse in tono affab<strong>il</strong>e.<br />

«Stavo morendo. Nessuno mi avrebbe perdonato se<br />

avessi condotto apertamente esperimenti con i poteri<br />

della principessa. Lei cosa avrebbe fatto al posto<br />

mio?»<br />

Il pubblico ministero lo ignorò. Faceva già una<br />

fatica immane per non mostrarsi disgustata. «Ed<br />

era necessario anche costringere sua figlia a trasformarsi<br />

in una Strigoi?»<br />

Nell’aula tutti si mossero a disagio sulle sedie.<br />

Una delle cose più orrib<strong>il</strong>i riguardo agli Strigoi, era


che lo si diventava, non si nasceva così. Uno Strigoi<br />

poteva costringere un essere umano, un dhampir o<br />

un Moroi a trasformarsi in Strigoi se lo Strigoi beveva<br />

<strong>il</strong> sangue della vittima, per poi farle bere a<br />

sua volta sangue di Strigoi. Non importava che la<br />

vittima volesse o meno, e una volta diventata<br />

Strigoi, perdeva la cognizione morale del suo vecchio<br />

io. Accettava di essere un mostro e di uccidere<br />

gli altri per sopravvivere. Gli Strigoi convertivano<br />

gli altri se scoprivano qualcuno che avrebbe rafforzato<br />

le loro f<strong>il</strong>a. Altre volte lo facevano per pura<br />

crudeltà.<br />

Un altro modo per un Moroi di diventare Strigoi<br />

era uccidere un’altra persona durante la nutrizione,<br />

distruggendo così ogni traccia di magia e di<br />

vita in se stesso. I genitori di Christian l’avevano<br />

fatto perché volevano essere immortali, a qualunque<br />

costo. La figlia di Victor, Natalie, l’aveva fatto<br />

perché lui l’aveva convinta. La forza e la velocità<br />

eccezionali che aveva ottenuto trasformandosi in<br />

Strigoi l’avevano aiutata a liberarlo, e lui sentiva<br />

che ne era valso <strong>il</strong> sacrificio.<br />

Anche in quel caso, Victor non mostrò alcun rimorso.<br />

La sua risposta fu semplice. «È stata Natalie<br />

a decidere.»<br />

«Può dire lo stesso di ogni persona che ha usato<br />

per raggiungere i suoi obiettivi? Il guardiano<br />

Belikov e la signorina Hathaway non hanno avuto


voce in capitolo su quello che lei li ha costretti a<br />

fare.»<br />

Victor sorrise. «Be’, è una questione di opinioni.<br />

Onestamente, non credo che a loro sia dispiaciuto.<br />

Ma se dopo avrà tempo, Vostro Onore, vorrei sottoporle<br />

un caso di corruzione di minore.»<br />

Mi raggelai. L’aveva fatto. L’aveva fatto davvero.<br />

Aspettai che tutti i presenti si voltassero con <strong>il</strong><br />

dito puntato su Dimitri e me. Invece niente, nessuno<br />

guardò nemmeno nella nostra direzione. Anzi,<br />

gli sguardi inorriditi erano rivolti a Victor. Capii<br />

che lui sapeva che sarebbe successo: aveva voluto<br />

soltanto punzecchiarci, sicuro che nessuno lo<br />

avrebbe preso sul serio. I sentimenti di Lissa attraverso<br />

<strong>il</strong> nostro legame lo confermarono. Credeva<br />

che Victor stesse cercando di distogliere l’attenzione<br />

da sé, inventandosi una storia su me e Dimitri.<br />

Era disgustata da quanto Victor fosse caduto in<br />

basso.<br />

Della stessa opinione doveva essere anche <strong>il</strong><br />

giudice, che richiamò Victor per aver sviato <strong>il</strong> discorso.<br />

A quel punto, l’udienza era praticamente<br />

finita. Gli avvocati raccolsero le loro cose, in attesa<br />

del verdetto della regina. Io trattenevo <strong>il</strong> fiato,<br />

chiedendomi cosa avrebbe deciso. Victor non aveva<br />

negato nessuna delle accuse. Le prove erano<br />

schiaccianti grazie alle testimonianze dei miei amici,<br />

ma, come aveva sottolineato Victor in preceden-


za, la corruzione era molto diffusa fra i reali. La<br />

regina poteva benissimo decidere di non volere<br />

uno scandalo, imprigionando un personaggio così<br />

in vista. Anche se nessuno conosceva i dettagli, la<br />

condanna avrebbe sollevato un polverone. Magari<br />

non voleva affrontare una cosa del genere. O magari<br />

Victor l’aveva comprata.<br />

Alla fine dichiarò Victor colpevole e lo condannò<br />

all’ergastolo in una prigione diversa da quella<br />

della Corte. Avevo sentito dire che le prigioni dei<br />

Moroi erano dei posti orrib<strong>il</strong>i. Sospettavo che la<br />

sua nuova dimora sarebbe stata ben diversa dalla<br />

cella in cui l’avevamo trovato. Victor rimase calmo<br />

e sorridente per tutto <strong>il</strong> tempo, proprio come <strong>il</strong><br />

giorno prima. Non mi piaceva. La nostra conversazione<br />

mi portava a credere che non avrebbe accettato<br />

la condanna serenamente come fingeva di fare.<br />

La mia speranza era che lo tenessero sempre<br />

d’occhio.<br />

Con un gesto della mano, la regina dichiarò<br />

concluso <strong>il</strong> processo. Ci alzammo tutti e cominciammo<br />

a scambiarci opinioni, mentre lei scrutava<br />

l’aula con uno sguardo penetrante, probab<strong>il</strong>mente<br />

per valutare le reazioni. La scorta di Victor lo condusse<br />

fuori. Passò di nuovo accanto a noi, ma questa<br />

volta si fermò a parlare.<br />

«Vas<strong>il</strong>isa, spero che tu stia bene.»<br />

Lei non rispose. Lo odiava e lo temeva ancora,


ma ormai era convinta che con quel verdetto lui<br />

non avrebbe più potuto farle del male. Era come la<br />

fine di un incubo in cui era rimasta bloccata per<br />

mesi. Finalmente poteva andare avanti e lasciare<br />

che quei ricordi terrib<strong>il</strong>i sbiadissero.<br />

«Mi dispiace che non abbiamo avuto occasione<br />

di parlare noi due, ma di sicuro lo faremo la prossima<br />

volta» aggiunse lui.<br />

«Andiamo» disse uno dei guardiani della scorta.<br />

Lo portarono via.<br />

«È pazzo» mormorò Lissa quando se ne fu andato.<br />

«Non posso credere che abbia insinuato<br />

quelle cose su te e Dimitri.»<br />

Dimitri era dietro di lei. Alzai lo sguardo e incontrai<br />

i suoi occhi mentre ci superava. Il suo sollievo<br />

rispecchiava <strong>il</strong> mio. Avevamo giocato col<br />

fuoco quel giorno, e avevamo vinto.<br />

Christian si avvicinò per abbracciare Lissa, tenendola<br />

stretta per lunghi momenti. Li guardai<br />

con affetto, sorpresa dai miei stessi sentimenti per<br />

loro. Quando una mano mi toccò <strong>il</strong> braccio, saltai.<br />

Era Adrian.<br />

«Tutto okay, piccola dhampir?» sussurrò piano.<br />

«Dashkov ha fatto un paio di… ehm… allusioni<br />

interessanti.»<br />

Mi avvicinai e abbassai anch’io la voce. «Nessuno<br />

gli ha creduto. Sì, va tutto bene. Grazie per avermelo<br />

chiesto, comunque.»


Lui sorrise e mi batté l’indice sulla punta del<br />

naso. «Due grazie in due giorni. Suppongo di non<br />

potermi aspettare ulteriori, ehm, manifestazioni di<br />

riconoscenza.»<br />

Sbuffai. «Esatto. Dovrai solo immaginarle.»<br />

Lui mi abbracciò per un momento e poi mi lasciò<br />

andare. «Giusto. Ma sappi che ho una fervida<br />

immaginazione.»<br />

Ci muovemmo per uscire, quando Prisc<strong>il</strong>la Voda<br />

corse da Lissa. «La regina desidera vederti prima<br />

che tu parta. In privato.»<br />

Lanciai un’occhiata alla regina che era rimastaseduta<br />

al suo posto. Il suo sguardo era fisso su di<br />

noi, e mi domandai di cosa poteva trattarsi.<br />

«Naturalmente» disse Lissa, confusa quanto<br />

me. Attraverso <strong>il</strong> legame, mi disse: Sarai di nuovo<br />

con me?<br />

Feci di sì con la testa, prima che Prisc<strong>il</strong>la la invitasse<br />

a sbrigarsi. Tornai nella mia stanza e mi sintonizzai<br />

su Lissa mentre facevo i bagagli. Ci volle<br />

un po’ perché Tatiana doveva occuparsi di alcune<br />

formalità legali, ma alla fine raggiunse Lissa e<br />

Prisc<strong>il</strong>la nella stessa stanza del giorno prima. Le<br />

due si inchinarono al suo ingresso.<br />

Tatiana si accomodò. «Vas<strong>il</strong>isa, <strong>il</strong> tuo volo parte<br />

fra poco, perciò sarò breve. Vorrei farti una proposta.»<br />

«Che genere di proposta, Maestà?»


«Presto dovrai andare al college.» Il suo tono<br />

era quello di chi sa già tutto. Certo, Lissa aveva<br />

intenzione di andare al college, ma quel suo darlo<br />

per scontato non mi piaceva. «Ho motivo di credere<br />

che non sei soddisfatta delle diverse ospzioni.»<br />

«Be’… non è che non sono soddisfatta. È solo<br />

che tutte le università dove vanno i Moroi sono<br />

molto piccole. Voglio dire, capisco che è una questione<br />

di sicurezza, ma non saprei… Mi piacerebbe<br />

andare in un posto più grande. Qualcosa di prestigioso.»<br />

I guardiani vig<strong>il</strong>avano su una ristretta cerchia<br />

di college selezionati nel Paese perché i Moroi<br />

potessero frequentarli in tutta sicurezza. Ma, come<br />

aveva fatto notare Lissa, in genere erano piccole<br />

università.<br />

Tatiana annuì con impazienza, come se già lo<br />

sapesse. «Voglio darti un’opportunità che non è<br />

mai stata offerta a nessun altro, che io sappia.<br />

Dopo <strong>il</strong> diploma, vorrei che venissi a vivere qui a<br />

Corte. Non hai famiglia, e credo che sarà molto<br />

vantaggioso per te imparare la politica nel cuore<br />

stesso del nostro governo. Nel contempo, potremmo<br />

organizzare le cose perché tu vada alla Lehigh<br />

University. Si trova a meno di un’ora da qui. Ne<br />

hai sentito parlare?»<br />

Lissa annuì. Io non l’avevo mai sentita nominare,<br />

ma lei era abbastanza secchiona da aver<br />

fatto ricerche su ogni college degli Stati Uniti. «È


una buona scuola, Vostra Maestà. Ma… sempre<br />

piccola.»<br />

«È più grande di quelle che in genere i Moroi<br />

frequentano» osservò la regina.<br />

«Vero.» Nel frattempo, Lissa si stava arrovellando<br />

per capire cosa c’era sotto. Perché Tatiana le<br />

faceva quell’offerta? Soprattutto alla luce dei precedenti<br />

disaccordi con Lissa. C’era qualcosa di<br />

strano, e così decise di spingere per vedere fin dove<br />

poteva arrivare. «Nemmeno l’Università della<br />

Pennsylvania è troppo lontana, Vostra Maestà.»<br />

«Quella scuola è enorme, Vas<strong>il</strong>isa. Non possiamo<br />

garantire la tua sicurezza lì.»<br />

Lissa si strinse nelle spalle. «Be’, allora non importa<br />

se andrò alla Lehigh o in una qualsiasi delle<br />

altre.»<br />

La regina aveva l’aria sbalordita. Così come<br />

Prisc<strong>il</strong>la. Non riuscivano a capacitarsi dell’indifferenza<br />

di Lissa davanti a quella proposta. A dire <strong>il</strong><br />

vero, Lissa non era indifferente. La Lehigh era un<br />

gradino sopra quello che si era aspettava, e le sarebbe<br />

piaciuto andarci. Ma voleva anche capire<br />

quanto la regina ci teneva.<br />

Tatiana aggrottò la fronte e soppesò la questione.<br />

«In base ai tuoi voti e crediti alla Lehigh, potremmo<br />

considerare un tuo trasferimento dopo un<br />

paio di anni. Anche se, come ho detto, la logistica<br />

della sicurezza presenterà non pochi problemi.»


Wow. La regina la voleva vicina. Perché? Lissa<br />

decise di chiederglielo.<br />

«Sono davvero lusingata, Vostra Maestà. E riconoscente.<br />

Ma perché mi state facendo questa offerta?»<br />

«Come ultima rappresentante dei Dragomir, sei<br />

una risorsa preziosa. Voglio garantirti <strong>il</strong> futuro migliore.<br />

E detesto veder sprecate le menti più br<strong>il</strong>lanti.<br />

Per giunta…» Esitò, come se temesse di pronunciare<br />

<strong>il</strong> seguito. «In un certo senso, hai ragione.<br />

I Moroi hanno difficoltà con i cambiamenti. Credo<br />

sia ut<strong>il</strong>e avere fra di noi una voce discordante.»<br />

Lissa non rispose subito. Stava ancora analizzando<br />

la proposta da ogni punto di vista. Desiderava<br />

un mio consiglio, ma non ero sicura di essermi<br />

fatta ancora un’opinione precisa. Dividere i<br />

miei doveri di guardiano fra la Corte e un’università<br />

importante poteva essere piacevole. D’altro<br />

canto, avremmo goduto di maggiore libertà da<br />

qualche altra parte. Alla fine, Lissa decise a favore<br />

di un’istruzione migliore.<br />

«Va bene» disse. «Accetto. Vi ringrazio, Maestà.»<br />

«Perfetto» disse Tatiana. «Ci occuperemo subito<br />

delle pratiche. Adesso puoi andare.»<br />

La regina non accennò a muoversi, così Lissa<br />

s’inchinò di nuovo e si avviò alla porta, ancora<br />

turbata dalla notizia. Tatiana la richiamò.


«Vas<strong>il</strong>isa? Vorresti mandarmi qui la tua amica?<br />

La Hathaway?»<br />

«Rose?» fece lei, stupita. «Perché volete… Sì,<br />

certo. Vado subito a chiamarla.»<br />

Lissa corse verso gli alloggi degli ospiti, ma mi<br />

incontrò già a metà strada. «Che succede?» le chiesi.<br />

«Non ne ho idea» disse lei. «Hai sentito cos’ha<br />

detto?»<br />

«Già. Forse vuole dirmi che dovrò stare ancora<br />

più attenta quando andrai in quella università.»<br />

«Forse. Non lo so.» Mi abbracciò d’impulso. «In<br />

bocca al lupo. Ci vediamo dopo.»<br />

Mi recai nella stessa stanza e trovai Tatiana in<br />

piedi, con le mani intrecciate, la schiena rigida e<br />

l’aria impaziente. Era di nuovo vestita come una<br />

manager, con un ta<strong>il</strong>leur satinato color marrone. Io<br />

non avrei scelto quel colore, con i suoi capelli grigio<br />

scuro, ma era un problema del suo st<strong>il</strong>ista, non mio.<br />

M’inchinai come aveva fatto Lissa e mi guardai<br />

attorno nella stanza. Prisc<strong>il</strong>la se n’era andata; restavano<br />

solo due guardiani. Aspettai che Tatiana mi<br />

dicesse di sedermi, invece restò in piedi e marciò<br />

dritta verso di me. La sua faccia non prometteva<br />

niente di buono.<br />

«Signorina Hathaway» disse in tono brusco,<br />

«intendo farla breve. Devi porre fine alla oscena<br />

relazione che hai con <strong>il</strong> mio pronipote. Subito.»


vvQUINDICI<br />

«I o… cosa?»<br />

«Mi hai sentita. Non so fino a che punto sono<br />

arrivate le cose e, sinceramente, voglio risparmiarmi<br />

i dettagli. Non è questo <strong>il</strong> punto. Il punto è che<br />

deve finire.»<br />

La regina mi guardava dall’alto in basso, le mani<br />

sui fianchi, chiaramente in attesa che giurassi di<br />

fare tutto quel che diceva. Solo che io non potevo.<br />

Mi guardai intorno, sicura che fosse una specie di<br />

scherzo. Fissai i due guardiani dall’altro lato della<br />

stanza, nella vana speranza che mi dessero spiegazioni,<br />

ma loro continuavano ad avere la solita<br />

espressione da vedo-ma-non-vedo. Nessun contatto<br />

visivo. Tornai a guardare la regina.<br />

«Ehm, Maestà… dev’esserci stato un equivoco.<br />

Non c’è niente fra Adrian e me.»<br />

«Pensi che sia un’idiota?» chiese lei.<br />

Wow. Niente mezzi termini, eh?<br />

«No, Maestà.»<br />

«Bene, è già tanto. È inut<strong>il</strong>e mentirmi. La gente<br />

vi ha visti insieme, qui e a scuola. Io stessa vi ho<br />

visti nell’aula del tribunale.» Porca miseria. Perché


Adrian aveva scelto proprio quel momento per<br />

fare <strong>il</strong> galante e strapparmi un abbraccio? «Sono<br />

venuta a sapere di tutti i dettagli scabrosi della situazione,<br />

ed esigo che finisca subito, in questo<br />

preciso momento. Adrian Ivashkov non scapperà<br />

con una dhampir da quattro soldi, perciò sarà meglio<br />

che ti togli dalla testa quest’<strong>il</strong>lusione una volta<br />

per tutte.»<br />

«Non ho mai pensato che lo avrebbe fatto… visto<br />

che non stiamo insieme» dissi. «Siamo amici,<br />

questo sì, ma è tutto. Gli piaccio. Mi corteggia. E se<br />

desiderate parlare di dettagli scabrosi, be’… già,<br />

sono sicura che Adrian ha un lungo elenco di cose<br />

<strong>il</strong>lecite che vorrebbe fare con me. Un sacco di cose<br />

<strong>il</strong>lecite. Ma non le facciamo, Maestà.»<br />

Non appena queste parole uscirono dalla mia<br />

bocca, mi sentii un’idiota. Dall’espressione del suo<br />

viso, però, non sembrava che le cose potessero<br />

peggiorare.<br />

«So tutto di te» disse. «Non si parla d’altro che<br />

dei tuoi recenti successi, ma non ho dimenticato<br />

che sei stata tu a portar via Vas<strong>il</strong>isa dall’Accademia.<br />

So anche dei problemi che avevi… dell’alcol e<br />

degli uomini. Dipendesse solo da me, ti spedirei<br />

subito in qualche comune di sgualdrine di sangue.<br />

Probab<strong>il</strong>mente ti ci troveresti bene.»<br />

Alcol e uomini? Mi faceva sembrare una prostituta<br />

alcolizzata quando, onestamente, non bevevo


più degli altri adolescenti alle feste della scuola.<br />

Ma dirglielo mi sembrava inut<strong>il</strong>e. E nemmeno dirle<br />

che ero ancora vergine avrebbe fatto qualche<br />

differenza.<br />

«Ma» continuò, «i tuoi recenti… successi rendono<br />

impossib<strong>il</strong>e un tuo allontanamento. Tutti sono<br />

convinti che ti aspetta un qualche futuro glorioso.<br />

E forse anche io. Ciononostante, se non posso impedirti<br />

di essere un guardiano, posso almeno decidere<br />

di chi sarai <strong>il</strong> guardiano.»<br />

Mi irrigidii. «Cosa intendete dire? Mi state minacciando?»<br />

Pronunciai quelle parole in tono incredulo,<br />

non di sfida. Non poteva dire sul serio.<br />

Allontanarmi da Lissa durante l’esercitazione era<br />

una cosa, ma qui si stava parlando di una questione<br />

del tutto diversa.<br />

«Sto solo dicendo che mi sta molto a cuore <strong>il</strong><br />

futuro di Vas<strong>il</strong>isa, ecco tutto. E se dovrò proteggerla<br />

da influenze negative, lo farò. Possiamo trovarle<br />

un altro guardiano. E possiamo trovarti un altro<br />

Moroi.»<br />

«Non potete farlo!» esclamai. Dalla sua espressione<br />

intuii che era contenta di aver finalmente<br />

suscitato in me una reazione emotiva. Ero arrabbiata<br />

e spaventata, e lottavo disperatamente contro<br />

i miei abituali istinti esplosivi. Diplomazia e sincerità<br />

erano quello di cui avevo bisogno in quel momento.<br />

«Non c’è niente fra me e Adrian. Davvero.


Non potete punirmi per qualcosa che non esiste.»<br />

E mi ricordai di aggiungere in fretta: «Maestà.»<br />

«Ma io non voglio punirti, Rose. Voglio solo essere<br />

sicura che ci capiamo. Gli uomini Moroi non<br />

sposano le donne dhampir. Ci giocano. Ogni ragazza<br />

pensa che per lei sarà diverso… perfino tua<br />

madre con Ibrahim, ma anche lei si sbagliava.»<br />

«Con chi?» chiesi, colpita da quel nome come<br />

uno schiaffo in pieno viso. Ibrahim? Non avevo<br />

mai sentito quel nome, e tanto meno conosciuto<br />

qualcuno che si chiamava così. Volevo chiederle<br />

chi fosse e che legami avesse avuto con mia madre,<br />

ma Tatiana proseguì.<br />

«Si sbagliano sempre. E puoi provare finché ti<br />

pare a cambiare le cose, ma è solo una perdita di<br />

tempo.» Scosse la testa come se le dispiacesse per<br />

quelle povere ragazze dhampir, ma la sua aria sdegnosa<br />

contraddiceva ogni sincera simpatia. «Puoi<br />

usare <strong>il</strong> tuo bel faccino e <strong>il</strong> tuo corpo disponib<strong>il</strong>e<br />

quanto e come vuoi, ma alla fine sei tu a essere<br />

usata. Magari adesso ti dice che ti ama, ma alla fine<br />

si stancherà di te. Risparmiati questo dolore. Lo<br />

dico per <strong>il</strong> tuo bene.»<br />

«Ma lui non dice che mi ama…» Mi interruppi.<br />

Era inut<strong>il</strong>e. L’ironia della situazione era che ero<br />

assolutamente sicura che Adrian volesse usarmi<br />

solo per fare sesso. Non mi facevo <strong>il</strong>lusioni al riguardo.<br />

Ma dato che non andavo a letto con lui,


non c’era problema, tranne per Tatiana che, a<br />

quanto pare, la pensava diversamente. Sospirai,<br />

ormai rassegnata al fatto che nessun argomento<br />

l’avrebbe indotta a credere che non provavo alcun<br />

interesse per Adrian. «Se siete così sicura che non<br />

possiamo avere un futuro insieme, allora perché<br />

mi state dicendo queste cose? Secondo voi, mi scaricherà<br />

comunque. Maestà.»<br />

Lei esitò appena un attimo, e a me venne quasi<br />

da ridere. Malgrado <strong>il</strong> suo manifesto disprezzo per<br />

me, mia madre e le altre dhampir, una parte di lei<br />

temeva davvero che potessi essere abbastanza attraente<br />

e seducente da spingerlo a un matrimonio<br />

sbagliato. La regina si affrettò a nascondere la sua<br />

incertezza.<br />

«Mi piace sistemare le cose prima che si complichino<br />

troppo, ecco perché. Inoltre, sarà tutto più<br />

fac<strong>il</strong>e per lui e Vas<strong>il</strong>isa se non ci sarai tu di mezzo.»<br />

Come come? Il mio breve istante di soddisfazione<br />

si frantumò in m<strong>il</strong>le pezzi… di confusione. Mi<br />

sentivo smarrita come quando aveva cominciato<br />

ad accusarmi di stare con Adrian.<br />

«Lui e… Vas<strong>il</strong>isa? Lissa? Di cosa state parlando?»<br />

Dimenticai <strong>il</strong> Maestà, ma non credo le importasse<br />

più a quel punto.<br />

«Quei due sono una coppia perfetta» disse, col<br />

tono di chi sta trattando l’acquisto di un’opera<br />

d’arte. «Malgrado la tua cattiva influenza, Vas<strong>il</strong>isa


sta diventando una giovane donna molto promettente.<br />

Possiede un’indole molto seria e affidab<strong>il</strong>e<br />

che potrà guarire le intemperanze del ragazzo. E<br />

stare insieme consentirà loro di continuare a esplorare<br />

le… inconsuete capacità magiche che possiedono.»<br />

Cinque minuti prima, l’idea che potessi sposare<br />

Adrian mi era sembrata la cosa più assurda che<br />

avessi mai sentito. Ma adesso era stata scalzata dal<br />

pensiero che fosse Lissa a sposare Adrian.<br />

«Lissa e Adrian. Insieme. Non state dicendo sul<br />

serio. Maestà.»<br />

«Se vivranno tutti e due qui, sono sicura che alla<br />

fine si piaceranno. Ognuno di loro esercita già <strong>il</strong> suo<br />

carisma sull’altro. In più, entrambe le nonne di<br />

Adrian provengono da rami della casata dei<br />

Dragomir. Lui possiede abbastanza di quel sangue<br />

da aiutarla a proseguire la discendenza Dragomir.»<br />

«Ma anche Christian Ozera.» In uno dei loro più<br />

disgustosi momenti di melensaggine, Lissa e<br />

Christian avevano studiato l’albero genealogico di<br />

lui per vedere se aveva abbastanza geni Dragomir<br />

da tramandare <strong>il</strong> nome. Quando avevano scoperto<br />

che era così, avevano cominciato a pensare ai nomi<br />

dei loro futuri bambini. Era stato nauseante. Me<br />

n’ero andata quando Lissa aveva detto che avrebbero<br />

chiamato la terza figlia col mio nome.<br />

«Christian Ozera?» Il sorriso condiscendente


della regina si trasformò in una smorfia. «Vas<strong>il</strong>isa<br />

Dragomir non può sposarlo.»<br />

«Be’, certo, non ora. Voglio dire, devono prima<br />

andare al college e…»<br />

«Né ora, né mai» m’interruppe Tatiana. «I<br />

Dragomir sono una casata reale di origini antiche<br />

e rispettate. La loro ultima discendente non avrà<br />

niente a che spartire con uno come lui.»<br />

«Anche lui è di sangue reale» dissi con quel tono<br />

sommesso che preludeva alla mia voce temib<strong>il</strong>e.<br />

Per chissà quale ragione, sentirla insultare<br />

Christian mi fece infuriare di più degli insulti rivolti<br />

a me. «La casata degli Ozera è importante<br />

quanto quella dei Dragomir o degli Ivashkov. È<br />

reale, come Lissa, come Adrian, e come voi.»<br />

La regina sbuffò. «Lui non è come noi. Sì, gli<br />

Ozera sono una casata reale, e sì, ha diversi cugini<br />

alla lontana che sono rispettab<strong>il</strong>i. Ma qui stiamo<br />

parlando del figlio di gente che è diventata Strigoi<br />

per scelta. Sai quante volte è successo in tutta la<br />

mia vita? Nove. Nove volte in cinquant’anni. E i<br />

suoi genitori erano due di loro.»<br />

«Appunto, i suoi genitori» dissi. «Non lui.»<br />

«Non ha importanza. La principessa Dragomir<br />

non può legarsi a uno come lui. La sua posizione è<br />

troppo prestigiosa.»<br />

«Ma vostro nipote è una scelta perfetta» ribattei<br />

amareggiata. « Maestà.»


«Se sei tanto intelligente, allora dimmi… alla St.<br />

Vladimir, come li trattano? Come considerano<br />

Christian i vostri compagni di scuola? Come vedono<br />

Christian e Lissa insieme?» I suoi occhi scint<strong>il</strong>lavano,<br />

consapevoli.<br />

«Bene» risposi. «Hanno un sacco di amici.»<br />

«E Christian è accettato da tutti?»<br />

Subito mi vennero in mente Jesse e Ralf che mi<br />

parlavano male di Christian. E, sì, c’erano un sacco<br />

di ragazzi che evitavano Christian come fosse già<br />

uno Strigoi. Era <strong>il</strong> motivo per cui non aveva un<br />

partner a scienze culinarie. Cercai di nascondere i<br />

miei pensieri, ma la mia esitazione mi tradì.<br />

«Lo vedi?» saltò su lei. «E si tratta solo di un<br />

microcosmo. Immagina la situazione su scala<br />

molto più ampia. Immagina come sarà quando lei<br />

farà parte integrante del governo e cercherà sostenitori.<br />

Lui sarà un handicap. Lei si farà nemici<br />

solo a causa sua. Vuoi davvero che questo sia <strong>il</strong><br />

suo futuro?»<br />

Era esattamente quello che temeva Christian, e<br />

io respinsi l’idea adesso come lo avevo fatto con<br />

lui. «Non succederà. Siete in errore.»<br />

«E tu sei molto giovane, Rose Hathaway. E sei<br />

anche in ritardo per <strong>il</strong> volo.» Si avviò alla porta. I<br />

guardiani in fondo alla sala furono al suo fianco in<br />

un batter d’occhio. «Non ho altro da aggiungere e<br />

spero che questa sia l’ultima volta che avremo una


discussione del genere.» O qualsiasi altra discussione,<br />

pensai.<br />

Se ne andò, e non appena l’etichetta disse che<br />

potevo f<strong>il</strong>armela, corsi a prendere l’aereo. La mia<br />

mente era un turbine di pensieri. Ma quanto era<br />

fuori quella donna? Non solo era convinta che<br />

stessi programmando una fuga amorosa con<br />

Adrian, ma credeva anche di poter combinare un<br />

matrimonio fra lui e Lissa. Era quasi impossib<strong>il</strong>e<br />

determinare quale parte della nostra conversazione<br />

fosse stata la più ridicola.<br />

Non vedevo l’ora di raccontare agli altri cosa<br />

era successo e di farci qualche grassa risata sopra.<br />

Ma mentre tornavo nella mia stanza per prendere<br />

la sacca da viaggio, ci ripensai. C’erano già abbastanza<br />

pettegolezzi in giro su me e Adrian; non mi<br />

pareva <strong>il</strong> caso di alimentare <strong>il</strong> fuoco. E non era<br />

nemmeno <strong>il</strong> caso che Christian venisse a sapere<br />

che la regina si stava già organizzando per liberarsi<br />

di lui. Era già abbastanza insicuro riguardo alla<br />

sua posizione con Lissa.<br />

Così decisi di tenermi per me quelle informazioni,<br />

almeno per <strong>il</strong> momento. Cosa che mi risultò<br />

alquanto diffic<strong>il</strong>e, perché Lissa mi stava aspettando<br />

davanti alla porta.<br />

«Ehi» dissi. «Non dovevi essere già sull’aereo?»<br />

«No. Hanno ritardato <strong>il</strong> decollo di tre ore.»


«Oh.» Tornare a casa in quel momento mi sembrava<br />

la cosa migliore da fare, e <strong>il</strong> prima possib<strong>il</strong>e.<br />

«Cosa voleva la regina?» mi chiese.<br />

«Congratularsi con me» risposi disinvolta. «Per<br />

aver ucciso quegli Strigoi. Non me l’aspettavo da<br />

lei… è stato piuttosto strano.»<br />

«Non direi» ribatté lei. «Quello che hai fatto è<br />

stato straordinario. È normale che volesse farti i<br />

complimenti.»<br />

«Già, forse è così. Allora, che succede? Come hai<br />

intenzione di passare queste ore in più?» Notai<br />

una certa eccitazione nei suoi occhi e la percepii<br />

nei suoi sentimenti. Ero lieta di poter cambiare argomento.<br />

«Be’… stavo pensando. Visto che siamo a<br />

Corte… perché non ci facciamo un giro? Dev’esserci<br />

qualcos’altro oltre a un bar e un caffè. Credo sia <strong>il</strong><br />

caso di fam<strong>il</strong>iarizzare col posto se siamo destinate<br />

a viverci. E poi, dobbiamo festeggiare.»<br />

Soltanto allora mi resi conto pienamente della<br />

nostra situazione. La vicenda di Victor mi aveva<br />

distratta a tal punto da non rifletterci più di tanto:<br />

eravamo nella Corte Reale, nel cuore del potere<br />

Moroi. Era grande quasi quanto l’Accademia,<br />

quindi chissà cosa c’era oltre agli uffici e ai negozi<br />

che avevamo intravisto. E poi, Lissa aveva ragione.<br />

Dovevamo festeggiare. Victor era stato condan-


nato. Lei aveva accettato una vantaggiosa proposta<br />

per <strong>il</strong> college. Restava soltanto la mia presunta relazione<br />

con Adrian a guastare l’atmosfera, ma decisi<br />

d’ignorarla e di farmi contagiare dall’entusiasmo<br />

di Lissa.<br />

«Dov’è Christian?» m’informai.<br />

«Ha da fare» rispose. «Pensi che dovrebbe venire<br />

con noi?»<br />

«Be’, nell’ultimo periodo sta sempre con noi.»<br />

«Già» ammise, «ma mi piacerebbe stare un po’<br />

noi due da sole.» Percepii i suoi pensieri dietro la<br />

decisione. La nostra breve conversazione prima<br />

che andasse dalla regina le aveva fatto venire nostalgia<br />

dei vecchi tempi, quando eravamo solo noi<br />

due.<br />

«Io non mi lamento di certo» dissi. «Cosa facciamo<br />

in tre ore?»<br />

Un sorrisetto birichino le <strong>il</strong>luminò <strong>il</strong> viso.<br />

«L’essenziale.» Sapevo che aveva qualcosa di speciale<br />

in mente, ma stava cercando di nasconderlo.<br />

Non poteva escludermi dal nostro legame, ma aveva<br />

imparato che se non pensava troppo a una cosa,<br />

io non riuscivo a sentirla fac<strong>il</strong>mente. Le piaceva<br />

pensare di potermi sorprendere qualche volta.<br />

Invece i suoi tentativi di nascondermi questioni o<br />

problemi importanti in genere non funzionavano.<br />

Uscimmo di nuovo nel freddo, con Lissa che<br />

faceva strada. Ci allontanammo dagli edifici am-


ministrativi in direzione di un altro complesso in<br />

fondo ai campi della Corte.<br />

«La regina vive in quella prima costruzione» mi<br />

spiegò Lissa. «Non è un palazzo vero e proprio,<br />

ma ci va molto vicino. Ai tempi in cui la Corte era<br />

in Europa, i reali Moroi vivevano nei castelli.»<br />

Feci una smorfia. «La fai sembrare una cosa bella.»<br />

«Mura di pietra? Torri? Be’, devi ammettere che<br />

è intrigante.»<br />

«Già, ma scommetto che avevano una pessima<br />

connessione Internet.»<br />

Lissa scosse la testa, sorridendo, e non degnò <strong>il</strong><br />

mio commento di una risposta. Oltrepassammo<br />

un’altra serie di edifici con le stesse decorazioni di<br />

pietra degli altri, ma erano alti e costruiti in uno<br />

st<strong>il</strong>e che mi ricordava dei condomini. Lissa lo confermò.<br />

«Sono gli appartamenti dove abitano quelli che<br />

vivono a Corte tutto l’anno.»<br />

Li studiai, domandandomi come erano all’interno,<br />

e mi venne un pensiero felice. «Credi che vivremo<br />

lì?»<br />

Il pensiero la colse di sorpresa, ma subito si eccitò<br />

quanto me. Anche a lei piaceva l’idea di un<br />

posto tutto nostro, da arredare come volevamo, e<br />

con la libertà di andare e venire senza restrizioni.<br />

A me piaceva anche l’idea di Dimitri che viveva


con noi, ma lì a Corte non l’avrebbe protetta ventiquattr’ore<br />

su ventiquattro. Anzi, a dire <strong>il</strong> vero,<br />

nemmeno la mia presenza sarebbe stata necessaria<br />

sempre. Mi avrebbero permesso lo stesso di vivere<br />

con lei? O sarebbe stata un’altra occasione per dimostrare<br />

che non ero necessaria?<br />

«Lo spero» rispose lei, ignara dei miei crucci.<br />

«Attico con vista panoramica.»<br />

Sorrisi ancora. «E una piscina.»<br />

«Come ti viene in mente una piscina con questo<br />

clima?»<br />

«Ehi, se dobbiamo fantasticare, tanto vale farlo<br />

alla grande. Scommetto che Tatiana ce l’ha. Scommetto<br />

che si mette <strong>il</strong> bikini e si fa massaggiare da<br />

un branco di fustacchioni con l’olio solare.»<br />

Mi aspettavo che strabuzzasse gli occhi, ma<br />

Lissa si limitò a sogghignare mentre entravamo in<br />

un edificio accanto ai condomini. «Buffo che lo<br />

dici.»<br />

«Cosa?» dissi. Lei era sul punto di rompere gli<br />

argini e rivelarmi <strong>il</strong> suo segreto. Io ero vicinissima<br />

al pescarlo nella sua mente. E lo avrei fatto, non<br />

fossi stata così frastornata dall’ondata sensoriale<br />

che mi travolse: musica soffusa, fontane, piante<br />

ornamentali, persone in accappatoio bianco, tutto<br />

scint<strong>il</strong>lante d’argento…<br />

Era una spa, un centro benessere superlusso con<br />

tutti i crismi, annidato in un vecchio edificio di


pietra. Chi l’avrebbe mai detto? All’ingresso c’era<br />

un lungo bancone di granito che ostruiva in parte<br />

la visuale, ma quello che riuscivo a scorgere era<br />

stupendo. Donne sedute in poltroncine allineate<br />

lungo una parete che si facevano fare manicure e<br />

pedicure. Uomini e donne Moroi che si facevano<br />

fare taglio e colore. In fondo al salone si intravedeva<br />

un labirinto di corridoi, con un pannello di<br />

frecce che indicavano i vari settori: massaggio,<br />

sauna, trattamento facciale…<br />

Lissa mi sorrise, complice. «Che ne pensi?»<br />

«Penso che Adrian avesse ragione nel dire che a<br />

Corte ci sono molti segreti.» Simulai un sospiro di<br />

rassegnazione. «Odio ammettere che ha ragione.»<br />

«Eri così depressa per l’esercitazione e… <strong>il</strong> resto.»<br />

Non c’era bisogno che parlasse della morte di<br />

Mason e della battaglia con gli Strigoi. «Ho pensato<br />

che ti ci volevano un po’ di coccole. Ho controllato<br />

gli orari mentre eri dalla regina, e sono riusciti<br />

a trovare un buco.»<br />

Lissa si avvicinò all’addetta dietro <strong>il</strong> bancone e<br />

le disse chi eravamo. La donna riconobbe subito i<br />

nostri nomi, ma parve un tantino sorpresa di trovarsi<br />

di fronte una dhampir. Non ci badai. Ero<br />

troppo estasiata da quello che vedevo e sentivo. In<br />

confronto allo st<strong>il</strong>e di vita austero e rigoroso cui<br />

ero abituata, quel genere di lusso mi sembrava un<br />

sogno.


Lissa si voltò verso di me con <strong>il</strong> viso <strong>il</strong>luminato<br />

dalla gioia. «Ho prenotato dei massaggi con quelle…»<br />

«Unghie» la interruppi.<br />

«Cosa?»<br />

«Voglio farmi le unghie. Posso avere una manicure?»<br />

Era la cosa più stravagante e inut<strong>il</strong>e che mi venisse<br />

in mente. Be’, per le donne normali non era<br />

inut<strong>il</strong>e. Ma per me? Per me che usavo le mani senza<br />

tregua e le affliggevo con vesciche, lividi e le<br />

esponevo a sporcizia e intemperie? Già, del tutto<br />

inut<strong>il</strong>e. Non mi mettevo lo smalto da secoli. Non<br />

c’era motivo. Metà dello smalto sarebbe saltato via<br />

al primo allenamento. Una novizia come me non<br />

poteva permettersi certi lussi. E proprio per questo<br />

morivo dalla voglia di concedermene uno. Vedere<br />

Lissa truccata aveva risvegliato in me <strong>il</strong> desiderio<br />

di una qualche forma di abbellimento. Avevo accettato<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità di farne un’abitudine di vita,<br />

ma visto che mi trovavo in un posto del genere,<br />

accidenti, volevo proprio farmi le unghie.<br />

Lissa esitò un istante. Evidentemente aveva<br />

grossi progetti per i massaggi. Ma non riusciva a<br />

dirmi di no e parlò di nuovo con l’addetta. La donna<br />

scartabellò nella sua agenda, cambiò qualche<br />

appuntamento e disse che si poteva fare.<br />

«Naturalmente, principessa.» Sorrise, incantata


dal naturale carisma di Lissa. Il più delle volte,<br />

Lissa non aveva nemmeno bisogno dello spirito<br />

per affascinare le persone.<br />

«Non voglio dare disturbo» disse Lissa.<br />

«Ma no, nient’affatto!»<br />

Ci fecero accomodare a due tavolini affiancati,<br />

dove due donne Moroi ci immersero le mani<br />

nell’acqua calda e cominciarono a massaggiarle<br />

con un curioso esfoliante a base di zucchero e alghe.<br />

«Perché la manicure?» volle sapere Lissa. Le<br />

spiegai <strong>il</strong> mio ragionamento, che ormai non avevo<br />

tempo per <strong>il</strong> trucco, e degli abusi subiti dalle mie<br />

mani che rendevano inut<strong>il</strong>e ogni sorta di cura. Il<br />

suo viso si fece pensieroso. «Non ci avevo pensato.<br />

Credevo che queste cose non ti interessassero più.<br />

O, be’, che non ne avevi bisogno. Sei già bella di<br />

tuo.»<br />

«Può darsi» dissi io. «Ma sei tu quella che i ragazzi<br />

adorano.»<br />

«È per <strong>il</strong> mio nome. Sei tu quella che i ragazzi…<br />

e specie uno che conosciamo bene… desiderano<br />

per altre ragioni.»<br />

Mi domandai a chi si stesse riferendo. «Già, ma<br />

quelle altre ragioni non sono molto nob<strong>il</strong>i.»<br />

Lei si strinse nelle spalle. «Il punto è lo stesso.<br />

Non ti serve <strong>il</strong> trucco per farti desiderare.»<br />

Fu allora che percepii qualcosa di molto strano


attraverso <strong>il</strong> nostro legame. Mi vidi attraverso i<br />

suoi occhi. Era come guardarmi allo specchio, solo<br />

che lei mi vedeva di prof<strong>il</strong>o. Pensava davvero che<br />

fossi bella. Con l'abbronzatura e i capelli castano<br />

scuro, le sembravo esotica. Lei si sentiva pallida e<br />

slavata in confronto a me, troppo magra rispetto<br />

alle mie curve. Era surreale, considerando quanto<br />

spesso mi sentissi sciatta rispetto alla sua luminosa<br />

bellezza. La sua invidia non era negativa, non faceva<br />

parte della sua natura. Era più malinconica,<br />

un’ammirazione per un aspetto che non avrebbe<br />

mai potuto avere.<br />

Volevo rassicurarla, ma avevo la sensazione che<br />

non volesse mettermi a parte delle sue insicurezze.<br />

I miei pensieri furono interrotti dalla donna che mi<br />

stava facendo le unghie, che mi chiese quale colore<br />

di smalto volessi. Scelsi un glitter oro. Un po’ troppo<br />

appariscente, forse, ma mi sembrava affascinante<br />

e comunque non sarebbe durato a lungo.<br />

Lissa scelse un rosa pallido, raffinato ed elegante<br />

come lei. Fece molto prima di me, perché la mia<br />

estetista dovette prima ammorbidirmi le mani e<br />

limarmi le unghie.<br />

Quando finimmo, alzammo orgogliose le mani<br />

davanti a noi. «Meravigliose, tesoro» disse lei, simulando<br />

un’aria sofisticata.<br />

Ridendo, ci avviammo all’area massaggi. Lissa<br />

aveva prenotato un massaggio completo, ma la


manicure aveva ridotto <strong>il</strong> tempo a disposizione.<br />

Così optammo per un massaggio plantare, che ci<br />

risparmiò anche la fatica di spogliarci e metterci gli<br />

accappatoi, rischiando di rovinare lo smalto ancora<br />

fresco. Ci limitammo a toglierci le scarpe e ad<br />

arrotolarci i pantaloni. Sprofondai in una poltrona<br />

con i piedi immersi nell’acqua calda e schiumosa.<br />

Qualcuno aggiunse nella bacinella una sostanza<br />

che profumava di violetta, ma non ci feci molto<br />

caso. Ero troppo affascinata dalle mie mani. Erano<br />

perfette. L’estetista le aveva massaggiate e idratate<br />

fino a renderle di una morbidezza serica, e le mie<br />

unghie erano scint<strong>il</strong>lanti ovali dorati.<br />

«Rose» mi chiamò Lissa.<br />

«Hmmm?» La manicure aveva applicato anche<br />

una mano di lucido trasparente sull’oro. Mi domandai<br />

se così lo smalto sarebbero durato di più.<br />

«Rose.»<br />

Capii che Lissa voleva la mia attenzione incondizionata,<br />

così alzai lo sguardo dalle mie mani<br />

stupende. Stava sorridendo da un orecchio all’altro.<br />

Sentii che bruciava ancora di eccitazione per <strong>il</strong><br />

segreto che aveva tenuto mentre arrivavamo qui.<br />

«Che succede?» le chiesi.<br />

Lei fece un cenno verso <strong>il</strong> basso. «Rose, lui è<br />

Ambrose.»<br />

Gettai un’occhiata distratta al massaggiatore<br />

inginocchiato davanti a me. «Ciao, Ambrose, co-


me…» Mi interruppi prima che le parole Porca<br />

vacca o Miseriaccia lasciassero le mie labbra.<br />

Il ragazzo che mi massaggiava i piedi non era<br />

molto più grande di me. Aveva i capelli ricci e neri,<br />

e muscoli dappertutto. Lo sapevo per certo perché<br />

era senza camicia e ci offriva una splendida visuale<br />

dei suoi pettorali e bicipiti. La sua pelle aveva<br />

una sfumatura ambrata che si poteva ottenere solo<br />

passando molto tempo al sole, segno che era un<br />

umano. I segni dei morsi sul collo lo confermarono.<br />

Era un bel donatore. Un bellissimo donatore.<br />

La sua bellezza aveva un che d’irreale. Voglio<br />

dire, Dimitri era attraente, ma aveva alcuni piccoli<br />

difetti che lo rendevano ancor più attraente.<br />

Ambrose era perfetto, come un’opera d’arte. Non<br />

che volessi gettarmi fra le sue braccia o cosa, ma<br />

guadarlo era indiscutib<strong>il</strong>mente un piacere.<br />

Lissa, ancora preoccupata per la mia vita sentimentale,<br />

doveva aver pensato che era quello che<br />

mi ci voleva. Lei aveva una massaggiatrice.<br />

«Piacere di conoscerti, Rose» disse Ambrose,<br />

con una voce musicale.<br />

«Il piacere è mio» risposi, di colpo imbarazzata<br />

mentre mi sollevava i piedi dall’acqua e li asciugava<br />

con un telo di spugna. Ero imbarazzata soprattutto<br />

per le condizioni dei miei piedi. Non che<br />

fossero brutti, dato che in genere non erano esposti<br />

agli elementi come le mie mani. Ma avrei voluto


che fossero curati e con lo smalto sulle unghie, se<br />

quella specie di modello doveva maneggiarli.<br />

Lissa, abbastanza perspicace da avvertire <strong>il</strong> mio<br />

disagio, trattenne a stento una risata. Sentii i suoi<br />

pensieri nella mia testa: Carino, eh? Le scoccai<br />

un’occhiata, rifiutandomi di dar voce ai miei pensieri.<br />

È <strong>il</strong> massaggiatore personale di Tatiana. Questo<br />

ti rende praticamente una reale. Sospirai forte per<br />

farle capire che non la trovavo affatto spiritosa. E<br />

quando dico personale, intendo personale.<br />

Feci un salto per la sorpresa, e un piede mi scattò<br />

involontariamente. Le ag<strong>il</strong>i mani di Ambrose lo<br />

afferrarono al volo prima che lo colpissi su quel bel<br />

faccino. Magari non ero in grado di comunicare<br />

per via telepatica, ma ero sicura che Lissa non potesse<br />

fraintendere l’espressione sul mio viso: Non<br />

lo dici sul serio, perché altrimenti finiresti nei casini.<br />

Il suo sorriso si allargò. Pensavo che ti sarebbe<br />

piaciuto. Essere coccolata dall’amante segreto della regina.<br />

Coccolata non era la parola che faceva venire in<br />

mente. Guardando i lineamenti giovani e attraenti<br />

di Ambrose, non riuscivo a figurarmelo che amoreggiava<br />

con quella vecchia megera. Certo, quel<br />

rigetto poteva essere un modo per rifiutare di riconoscere<br />

che qualcuno che l’aveva toccata adesso<br />

stava toccando me. Bleah.<br />

Le mani di Ambrose stavano risalendo dai piedi


ai polpacci, e lui cominciò a dirmi che avevo delle<br />

belle gambe. Il sorriso abbagliante non lo abbandonò<br />

un istante, nonostante rispondessi a monos<strong>il</strong>labi.<br />

Non riuscivo ancora a digerire l’immagine<br />

di lui e Tatiana insieme.<br />

In s<strong>il</strong>enzio, Lissa gemette. Sta flirtando con te,<br />

Rose! mi disse col pensiero. Coraggio! Sai fare meglio<br />

di così. Mi sono fatta in quattro per farti avere <strong>il</strong> ragazzo<br />

più fico che c’era nei paraggi, e questo è quello che<br />

ottengo!<br />

Quella conversazione a senso unico cominciava<br />

a stancarmi. Volevo dirle che non ero stata io a<br />

chiederle quel ragazzo. All’improvviso mi balenarono<br />

immagini della regina che mi mandava a<br />

chiamare per un altro incontro, in cui mi avrebbe<br />

urlato addosso che avevo una relazione inesistente<br />

anche con Ambrose. Non sarebbe stato perfetto?<br />

Ambrose continuava a sorridere mentre mi<br />

massaggiava la pianta di un piede con i pollici.<br />

Faceva male, ma in modo piacevole. Non mi ero<br />

mai accorta di quanto fosse sensib<strong>il</strong>e quella zona.<br />

«Si danno tanto da fare per farti vestire di bianco e<br />

nero come si conviene, ma nessuno pensa mai ai<br />

piedi» disse. «Come fa uno a stare in piedi tutto <strong>il</strong><br />

giorno ed essere ancora capace di tirare calci circolari<br />

o di assumere la posizione del gatto con delle<br />

pessime scarpe?»<br />

Stavo per dirgli che non doveva preoccuparsi


troppo dei miei piedi, quando qualcosa di strano<br />

mi colpì. “Calci circolari” e “posizione del gatto”<br />

erano termini da guardiani piuttosto noti. Chiunque<br />

poteva cercare “arti marziali” su Google e trovare<br />

sim<strong>il</strong>i espressioni. Eppure, non era <strong>il</strong> genere di argomento<br />

che mi sarei aspettata di sentire in bocca<br />

a un Moroi, figuriamoci a un donatore. Osservai<br />

meglio Ambrose, notando come i suoi occhi scuri<br />

guizzavano attenti e osservavano tutto. Mi tornarono<br />

in mente i suoi riflessi eccezionali quando mi<br />

aveva bloccato <strong>il</strong> piede.<br />

Sentii la mia bocca che si spalancava, e mi affrettai<br />

a richiuderla prima di sembrare un’idiota.<br />

«Sei un dhampir» balbettai.


vvSEDICI<br />

«A nche tu» mi canzonò lui.<br />

«Sì, ma pensavo…»<br />

«Che fossi un umano? Per i segni dei morsi?»<br />

«Già» ammisi. Inut<strong>il</strong>e fare finta.<br />

«Dobbiamo tutti sopravvivere» disse lui. «E i<br />

dhampir sono bravi a trovare modi per farlo.»<br />

«Sì, ma la maggior parte diventano guardiani»<br />

osservai. «Specie gli uomini.» Non riuscivo ancora<br />

a credere che fosse un dhampir e che non lo avessi<br />

capito subito.<br />

In tempi remoti, dall’unione di umani e Moroi<br />

erano nati i dhampir, per metà vampiri e per metà<br />

umani. In seguito, i Moroi avevano cominciato ad<br />

allontanarsi dagli esseri umani e a vivere separati.<br />

Gli umani erano progrediti, e grazie alle numerose<br />

scoperte e ai prodigi della tecnologia, non avevano<br />

più avuto bisogno della magia dei Moroi. Adesso i<br />

Moroi temevano di diventare esperimenti umani<br />

se fossero stati individuati. Perciò nessun dhampir<br />

nasceva più in quel modo, e per una bizzarria genetica,<br />

i dhampir che si univano ai dhampir non<br />

generavano altri dhampir.


L’unico modo per garantire la riproduzione della<br />

mia razza era attraverso l’unione di Moroi e<br />

dhampir. Logica vorrebbe che da un’unione del<br />

genere nascesse un figlio per tre quarti Moroi. E<br />

invece no. Nascevamo con perfetti geni dhampir,<br />

metà e metà, mescolando alcune delle migliori caratteristiche<br />

di entrambe le razze. La maggior parte<br />

dei dhampir nascevano da donne dhampir e<br />

uomini Moroi. Per secoli, quelle donne avevano<br />

spedito i figli da qualche altra parte per essere allevati,<br />

mentre loro tornavano al lavoro di guardiani.<br />

Era quello che aveva fatto la mia.<br />

Ma col tempo, alcune donne dhampir decisero di<br />

voler crescere i propri figli. Avevano rinunciato alla<br />

missione di guardiani e si erano riunite in comunità.<br />

Così aveva fatto la madre di Dimitri. Su queste<br />

donne circolavano un sacco di brutte voci, perché<br />

gli uomini Moroi andavano spesso in queste comunità<br />

nella speranza di ottenere sesso fac<strong>il</strong>e. Dimitri<br />

mi aveva spiegato che erano perlopiù dicerie e che<br />

le donne dhampir non erano tanto fac<strong>il</strong>i. Le voci<br />

venivano dal fatto che queste donne erano madri<br />

single senza alcun contatto con <strong>il</strong> padre dei loro figli,<br />

e dal fatto che alcune dhampir permettevano ai<br />

Moroi di bere <strong>il</strong> loro sangue durante <strong>il</strong> rapporto sessuale.<br />

Era una cosa sporca e riprovevole nella nostra<br />

cultura, per cui queste dhampir non-guardiane venivano<br />

chiamate sgualdrine di sangue.


Ma non avrei mai pensato a un maschio in quel<br />

ruolo.<br />

La mia mente era in tumulto. «La maggior parte<br />

dei ragazzi che non vogliono diventare guardiani<br />

scappano e basta» dissi. Era un evento raro, ma<br />

capitava. I ragazzi abbandonavano la scuola per<br />

guardiani e scomparivano per nascondersi fra gli<br />

umani. Un’altra cosa disdicevole.<br />

«Non volevo scappare» disse Ambrose, in tono<br />

disinvolto. «Ma non volevo nemmeno combattere<br />

gli Strigoi. Perciò eccomi qui.»<br />

Lissa era sbalordita quanto me. Le sgualdrine di<br />

sangue vivevano ai margini della nostra società.<br />

Averne una davanti – o meglio, uno – era incredib<strong>il</strong>e.<br />

«Ed è meglio che essere un guardiano?» domandai<br />

scettica.<br />

«Dunque, vediamo. I guardiani passano tutto <strong>il</strong><br />

tempo a rischiare la vita per proteggere quella degli<br />

altri, e con pessime scarpe ai piedi. Io? Io ho<br />

delle ottime scarpe, in questo momento massaggio<br />

i piedi di una bella ragazza e dormo in un letto<br />

fantastico.»<br />

Feci una smorfia. «Non parliamo di dove dormi,<br />

okay?»<br />

«E dare <strong>il</strong> sangue non è brutto come pensi. Non<br />

sono un donatore assiduo, ma quello che si prova<br />

è da sballo.»


«Non parliamo nemmeno di questo» dissi. Per<br />

nessuna ragione al mondo avrei ammesso che sapevo<br />

che i morsi dei Moroi erano uno sballo.<br />

«D’accordo. Pensala come vuoi, ma la mia vita<br />

non è male.» Mi rivolse un sorriso sb<strong>il</strong>enco.<br />

«Ma la gente non è… be’, non è cattiva con te?<br />

Non dice cose…»<br />

«Oh, sì» ammise lui. «Cose orrib<strong>il</strong>i. Mi chiamano<br />

in un sacco di modi osceni. Ma sai chi mi fa più<br />

male? Gli altri dhampir. I Moroi in genere mi lasciano<br />

in pace.»<br />

«Questo perché i Moroi non capiscono cosa significhi<br />

essere un guardiano, quanto sia importante.»<br />

Mi accorsi, con un certo disagio, che sembravo<br />

proprio mia madre. «È <strong>il</strong> destino dei<br />

dhampir.»<br />

Ambrose si alzò, sciogliendo le gambe e offrendomi<br />

una panoramica completa dei suoi pettorali.<br />

«Sei sicura? Ti piacerebbe scoprire quello per cui<br />

sei davvero destinata? Conosco qualcuno che potrebbe<br />

dirtelo.»<br />

«Ambrose, non farlo» gemette l’estetista di Lissa.<br />

«Quella donna è pazza.»<br />

«È una sensitiva, Eve.»<br />

«Non è una sensitiva e tu non puoi portare la<br />

principessa Dragomir da lei.»<br />

«Perfino la regina ci va per avere consigli» ribatté<br />

lui.


«E anche quello è un errore» borbottò Eve.<br />

Lissa e io ci scambiammo uno sguardo perplesso.<br />

Lei era scattata alla parola sensitiva. Sensitivi e<br />

veggenti in genere erano trattati con lo stesso scetticismo<br />

dei fantasmi, ma Lissa e io avevamo di recente<br />

imparato che le capacità occulte che credevamo<br />

fantasie facevano invece parte dello spirito. La<br />

speranza di essersi imbattuta in un altro conoscitore<br />

dello spirito si accese in lei.<br />

«Oh, ci piacerebbe molto vedere una sensitiva.<br />

Possiamo andarci per favore?» Lissa lanciò un’occhiata<br />

all’orologio a muro. «Subito? Dobbiamo<br />

prendere un aereo.»<br />

Eve era chiaramente convinta che fosse una perdita<br />

di tempo, ma Ambrose ci fece strada con entusiasmo.<br />

Ci rimettemmo le scarpe e uscimmo dall’area<br />

massaggi. Le cabine della spa davano su un<br />

labirinto di corridoi alle spalle del salone centrale,<br />

e ben presto ci ritrovammo in un altro labirinto<br />

ancora più in fondo.<br />

«Non ci sono cartelli qui» dissi, passando davanti<br />

alcune porte chiuse. «A cosa servono queste<br />

cabine?»<br />

«A qualunque cosa per cui la gente sia disposta<br />

a pagare» rispose lui.<br />

«Tipo?»<br />

«Ah, Rose. Ma quanto sei ingenua.»<br />

Arrivammo davanti a una porta in fondo al cor-


idoio. Entrammo e trovammo una piccola stanza<br />

con soltanto una scrivania. Alle spalle c’era un’altra<br />

porta. La Moroi alla scrivania alzò lo sguardo e<br />

riconobbe Ambrose. Lui si avvicinò e i due cominciarono<br />

a discutere sottovoce, mentre lui cercava<br />

di farci ammettere.<br />

«Che ne pensi?» mi chiese Lissa a bassa voce.<br />

Tenevo gli occhi fissi su Ambrose. «Che è uno<br />

spreco di muscoli.»<br />

«Lascia perdere Ambrose. Io parlo di questa<br />

sensitiva. Pensi che abbiamo trovato un altro conoscitore<br />

dello spirito?» mi chiese, ansiosa.<br />

«Se un lavativo come Adrian è un conoscitore<br />

dello spirito, allora può esserlo anche un’indovina.»<br />

Ambrose tornò da noi, sogghignando. «Suzanne<br />

vi ha trovato un buco prima che partiate. È questione<br />

di un minuto, Rhonda deve prima congedare<br />

<strong>il</strong> suo cliente.»<br />

Suzanne non sembrava contenta di averci inserite<br />

nell’agenda, ma prima che avessimo <strong>il</strong> tempo<br />

di riflettere, la porta interna si aprì e uscì un anziano<br />

Moroi. Pagò la parcella a Suzanne, ci fece un<br />

cenno di saluto e se ne andò. Ambrose drizzò la<br />

schiena e ci indicò la porta con un ampio gesto<br />

della mano.<br />

«Tocca a voi.»<br />

Lissa e io entrammo. Ambrose ci seguì e si chiu-


se la porta alle spalle. Fu come entrare nel cuore di<br />

una persona. Era tutto rosso. Una soffice moquette<br />

rossa, un divanetto di velluto rosso, broccato rosso<br />

alle pareti, e cuscini di satin rosso sparsi per terra.<br />

Adagiata sui cuscini c’era una Moroi sulla quarantina,<br />

con i capelli ondulati neri e occhi altrettanto<br />

scuri. La sua pelle aveva un vago colorito olivastro,<br />

ma nel complesso era pallida, come tutti i<br />

Moroi. La sua tunica nera spiccava contro <strong>il</strong> rosso<br />

della stanza, e gioielli del colore del mio smalto le<br />

scint<strong>il</strong>lavano al collo e alle mani. Mi sarei aspettata<br />

che parlasse con una voce misteriosa e lugubre –<br />

magari con un accento esotico – invece suonò proprio<br />

americana.<br />

«Prego, sedetevi.» Indicò altri cuscini di fronte a<br />

sé. Ambrose si accomodò sul divano. «Chi mi hai<br />

portato?» gli chiese mentre Lissa e io ci sedevamo.<br />

«La principessa Vas<strong>il</strong>isa Dragomir e <strong>il</strong> suo futuro<br />

guardiano, Rose. Hanno bisogno di un responso<br />

veloce.»<br />

«Perché vai sempre di fretta con queste cose?»<br />

disse Rhonda.<br />

«Ehi, non dipende da me. Sono loro che devono<br />

prendere un aereo.»<br />

«Comunque tu vai sempre di fretta.»<br />

Distolsi lo sguardo ammirato dalla stanza per<br />

fare più attenzione alle loro chiacchiere disinvolte


e alla notevole somiglianza dei capelli. «Siete parenti?»<br />

«Lei è mia zia» disse Ambrose con affetto. «Mi<br />

adora.» Rhonda roteò gli occhi.<br />

Fu una sorpresa. I dhampir raramente restavano<br />

in contatto con la loro famiglia Moroi estesa, ma<br />

Ambrose non era un dhampir normale. Anche Lissa<br />

era affascinata da tutto questo, ma <strong>il</strong> suo interesse<br />

era diverso dal mio. Stava studiando Rhonda con<br />

attenzione, cercando di scoprire se la donna poteva<br />

essere un conoscitore dello spirito.<br />

«Lei è una zingara?» le chiesi.<br />

Rhonda fece una smorfia e cominciò a mescolare<br />

un mazzo di carte. «Sono una rom» disse.<br />

«Molta gente ci chiama zingari, anche se non è <strong>il</strong><br />

termine esatto. E in realtà, sono soprattutto una<br />

Moroi.» Mischiò ancora un po’ le carte, poi porse <strong>il</strong><br />

mazzo a Lissa. «Alza, per favore.»<br />

Lissa continuava a fissarla, nella speranza di<br />

intravedere un’aura. Adrian poteva percepire gli<br />

altri conoscitori dello spirito, ma Lissa non aveva<br />

ancora quella capacità. Alzò una parte del mazzo e<br />

lo restituì a Rhonda. La donna ricompose le carte e<br />

ne distribuì tre a Lissa.<br />

Mi sporsi in avanti. «Fico.» Erano carte dei tarocchi.<br />

Non ne sapevo molto, solo che la gente li<br />

considerava dotati di poteri mistici e della capacità<br />

di predire <strong>il</strong> futuro. Non credevo in quella roba


come non credevo troppo nella religione; d’altro<br />

canto, fino a poco tempo prima, non credevo nemmeno<br />

ai fantasmi.<br />

Le tre carte erano la Luna, l’Imperatrice e l’Asso<br />

di Coppe. Ambrose si sporse da sopra la mia spalla<br />

per sbirciare le carte. «Ooh» disse. «Molto interessante.»<br />

Rhonda alzò lo sguardo su di lui. «Ssh. Non sai<br />

di cosa parli.» Tornò a studiare le carte e batté l’indice<br />

sull’Asso di Coppe. «Sei alle soglie di un nuovo<br />

inizio, una rinascita potente e carica di emozioni.<br />

La tua vita cambierà, ma sarà un cambiamento<br />

che ti porterà in una direzione che, per quanto diffic<strong>il</strong>e,<br />

alla fine <strong>il</strong>luminerà <strong>il</strong> mondo.»<br />

«Wow» commentai io.<br />

Rhonda indicò l’Imperatrice. «Ti aspettano potere<br />

e autorità, che eserciterai con grazia e intelligenza.<br />

I semi sono già piantati, anche se vedo un<br />

margine di incertezza… un enigmatico alone di<br />

influenze che ti circondano come una nebbia.» La<br />

sua attenzione si spostò sulla Luna mentre diceva<br />

queste parole. «Ma la mia impressione è che questi<br />

fattori sconosciuti non ti impediranno di realizzare<br />

<strong>il</strong> tuo destino.»<br />

Lissa aveva gli occhi spalancati. «E riesce a capire<br />

tutto questo dalle carte?»<br />

Rhonda si strinse nelle spalle. «Dalle carte, sì,<br />

ma ho anche un dono che mi permette di vedere


forze che operano oltre le percezioni della gente<br />

comune.»<br />

Mescolò di nuovo le carte e poi disse a me di<br />

alzare. Lo feci e lei girò altre tre carte. Erano <strong>il</strong><br />

Nove di Spade, <strong>il</strong> Sole e l’Asso di Spade. La carta<br />

del Sole era capovolta.<br />

Come ho detto, non sapevo granché di quella<br />

roba, ma subito ebbi la netta sensazione che mi<br />

sarebbe toccato un trattamento peggiore, rispetto a<br />

Lissa. La carta dell’Imperatrice mostrava una donna<br />

in abito lungo, con la testa coronata di stelle. La<br />

Luna era appunto una bella luna piena con due<br />

cani sotto, e l’Asso di Coppe un calice tempestato<br />

di gemme pieno di fiori.<br />

Invece, <strong>il</strong> mio Nove di Spade mostrava una<br />

donna piangente davanti a un muro di spade, e<br />

l’Asso di Spade soltanto una mano che impugnava<br />

una semplice lama di ferro. Almeno <strong>il</strong> Sole era<br />

più allegro. Sotto l’astro splendente, c’era quello<br />

che sembrava un angelo in groppa a un cavallo<br />

bianco.<br />

«Non si deve mettere la carta dritta?» domandai.<br />

«No» rispose lei, con gli occhi fissi sulle carte.<br />

Dopo lunghi momenti di s<strong>il</strong>enzio, disse: «Distruggerai<br />

ciò che non è morto.»<br />

Aspettai che continuasse, ma la donna non aggiunse<br />

altro. «Allora, tutto qui?»


Lei annuì. «È quello che mi dicono le carte.»<br />

Le indicai. «Pensavo dovessero dire molto di<br />

più. A Lissa ha dato un’enciclopedia d’informazioni!<br />

E che ucciderò i non-morti lo so già. È <strong>il</strong> mio<br />

lavoro.» Già era brutto avere una predizione in<br />

formato mini. Per di più era scontata.<br />

Rhonda si strinse nelle spalle, come se bastasse<br />

a spiegare.<br />

Stavo per dirle di non pensare che l’avrei pagata<br />

per quel responso da quattro soldi, quando qualcuno<br />

bussò piano alla porta e l’aprì. Con mia grande<br />

sorpresa, Dimitri fece capolino dalla soglia. I<br />

suoi occhi caddero su Lissa e me. «Ah, mi avevano<br />

detto che eravate qui.» Entrò e notò Rhonda. E con<br />

mia sorpresa ancora maggiore, le rivolse un cenno<br />

di rispetto col capo e disse in tono garbato: «Mi<br />

rincresce interrompervi, ma devo accompagnare<br />

queste due ragazze all’aereo.»<br />

Rhonda lo scrutò severa, non come se volesse<br />

mandarlo via, ma anzi, come se lui rappresentasse<br />

un mistero intrigante da risolvere. «Non c’è niente<br />

di cui scusarsi. Magari hai tempo per ascoltare una<br />

predizione personale?»<br />

Considerando la visione comune che avevamo<br />

io e Dimitri della religione, mi aspettavo che le<br />

dicesse che non aveva tempo per quei trucchetti da<br />

indovina. Invece la sua espressione seria non mutò,<br />

e alla fine annuì. Sedette accanto a me, inon-


dandomi col suo profumo di cuoio e dopobarba.<br />

«La ringrazio.» Le sue parole continuavano a essere<br />

alquanto educate.<br />

«Sarò breve.» Rhonda aveva già ripreso le mie<br />

inut<strong>il</strong>i carte per mescolarle. A tempo di record, fece<br />

tagliare <strong>il</strong> mazzo a Dimitri e girò tre carte davanti<br />

a lui. Il Cavaliere di Bastoni, la Ruota della Fortuna<br />

e <strong>il</strong> Cinque di Coppe. Non mi dicevano niente. Il<br />

Cavaliere di Bastoni era appunto un uomo a cavallo<br />

con una lunga lancia di legno. La Ruota della<br />

Fortuna era un cerchio con degli strani simboli<br />

fluttuanti fra le nuvole. Il Cinque di Coppe mostrava<br />

cinque coppe rovesciate da cui colava un<br />

liquido, con un uomo in piedi che dava loro la<br />

schiena.<br />

La donna studiò le carte, poi guardò Dimitri, e<br />

infine posò ancora gli occhi sulle carte. La sua<br />

espressione era neutra. «Perderai <strong>il</strong> tuo bene più<br />

prezioso, perciò abbine cura finché puoi.» Indicò la<br />

carta della Ruota della Fortuna. «La ruota gira, gira<br />

sempre.»<br />

Il responso non era stato felice come quello di<br />

Lissa, ma almeno aveva ottenuto più informazioni<br />

rispetto a me. Lissa mi diede di gomito come monito<br />

a stare zitta, <strong>il</strong> che lì per lì mi sorprese. Senza<br />

rendermene conto, avevo aperto la bocca per protestare.<br />

La richiusi, irritata.<br />

Il viso di Dimitri era scuro e pensieroso mentre


fissava le carte. Non avevo idea di cosa sapesse dei<br />

tarocchi, ma fissava le immagini come se davvero<br />

contenessero tutti i segreti del mondo. Alla fine,<br />

rivolse a Rhonda un altro cenno rispettoso.<br />

«Grazie.»<br />

Lei ricambiò <strong>il</strong> cenno e poi tutti e tre ci alzammo<br />

per raggiungere l’aereo. Ambrose ci disse che<br />

avrebbe pensato lui alla parcella e che se ne sarebbe<br />

occupato più tardi con Suzanne. «Ne è valsa la<br />

pena» mi disse. «Vederti riflettere sul tuo destino.»<br />

Sbuffai. «Senza offesa, ma non è che quelle carte<br />

mi abbiano fatto pensare granché.» Come tutto<br />

<strong>il</strong> resto, anche questo mio commento lo fece ridere.<br />

Stavamo per uscire dalla piccola sala d’attesa di<br />

Suzanne, quando all’improvviso Lissa tornò di<br />

scatto alla porta aperta di Rhonda. Io la seguii.<br />

«Ehm, mi scusi» disse Lissa.<br />

Rhonda alzò lo sguardo dalle carte che stava<br />

mischiando, l’espressione corrucciata. «Sì?»<br />

«Magari le sembrerà strano, ma… ehm, potrebbe<br />

dirmi in quale elemento è specializzata?»<br />

Sentii che Lissa tratteneva <strong>il</strong> fiato. Voleva con<br />

tutta se stessa che Rhonda le dicesse che non si era<br />

specializzata, un segno frequente in coloro che<br />

possedevano lo spirito. C’era ancora tanto da imparare<br />

e Lissa accarezzava l’idea di trovare altri


che le potessero insegnare, soprattutto a predire <strong>il</strong><br />

futuro.<br />

«Aria» rispose Rhonda. Una lieve brezza ci<br />

scompigliò i capelli, a provarlo. «Perché?»<br />

Lissa lasciò andare <strong>il</strong> fiato, mentre la sua delusione<br />

mi pervadeva attraverso <strong>il</strong> nostro legame.<br />

«Niente, così. Grazie di nuovo.»


vvDICIASSETTE<br />

C hristian ci aspettava sulla pista, davanti al<br />

portello dell’aereo, insieme a un gruppetto di<br />

altri guardiani. Lissa gli corse incontro per parlargli,<br />

lasciando me e Dimitri da soli. Non aveva detto<br />

una parola per tutto <strong>il</strong> tragitto dalla spa. Serio e<br />

taciturno lo era spesso, faceva parte del suo carattere,<br />

ma stavolta c’era qualcosa d’insolito nel suo<br />

umore.<br />

«Stai ancora pensando a quello che ha detto<br />

Rhonda? Quella donna è una ciarlatana.»<br />

«Perché lo pensi?» Si fermò a pochi passi da<br />

dove aspettavano gli altri. Soffiava un vento gelido<br />

e io speravo d’imbarcarmi <strong>il</strong> prima possib<strong>il</strong>e.<br />

«Perché non ci ha detto niente! Avresti dovuto<br />

sentire <strong>il</strong> mio futuro. È stata una frase sola, e assolutamente<br />

ovvia. A Lissa è andata meglio» ammisi,<br />

«ma niente di così profondo. Rhonda ha detto che<br />

sarà una grande leader. E capirai, sai quanto è diffic<strong>il</strong>e<br />

prevederlo!»<br />

Dimitri mi sorrise. «Le avresti creduto se ti avesse<br />

fatto una predizione più interessante?»<br />

«Magari, se era buona.» La sua risata mi lasciò


interdetta. «Ma tu l’hai presa sul serio. Perché? Ci<br />

credi davvero in quella roba?»<br />

«Il problema non è se ci credo… o non ci credo.»<br />

Indossava un berretto di lana nera quel giorno<br />

e se lo calcò in testa per coprirsi le orecchie. «È<br />

solo che rispetto le persone come lei. Hanno accesso<br />

a una conoscenza ignota alla maggior parte<br />

della gente.»<br />

«Però non è una conoscitrice dello spirito, e non<br />

so bene da dove le viene quella conoscenza. Io<br />

continuo a pensare che sia un’imbrogliona.»<br />

«È una vrăjitoare in realtà.»<br />

«Una…» Mi fu impossib<strong>il</strong>e pronunciare quella<br />

parola. «Una cosa? È russo?»<br />

«Rumeno. Significa… be’, non esiste una traduzione<br />

letterale. “Maga” ci va vicino, ma non è esatto.<br />

La loro idea di maga non è la stessa che qui in<br />

America.»<br />

Non mi sarei mai aspettata una conversazione<br />

del genere con lui. Non avevo mai considerato<br />

Dimitri una persona superstiziosa. Per una frazione<br />

di secondo pensai che se credeva in cose tipo<br />

maghe e indovine, forse avrebbe potuto accettare<br />

anche la mia storia del fantasma. Fui sul punto di<br />

parlargliene, ma subito ci ripensai. E comunque<br />

non ebbi modo di aprire bocca, perché Dimitri continuò<br />

a parlare.<br />

«Mia nonna era come Rhonda» spiegò. «Voglio


dire, esercitava lo stesso tipo di arti. Quanto alla<br />

personalità, sono molto diverse.»<br />

«Tua nonna era una… una come-si-chiama?»<br />

«In russo si dice in un altro modo, ma sì, <strong>il</strong> significato<br />

è lo stesso. Leggeva le carte e dava consigli<br />

anche lei. Era così che si guadagnava da vivere.»<br />

Inghiottii ogni commento sulle frodi. «E ci azzeccava?<br />

Le predizioni, intendo.»<br />

«A volte. Non guardarmi così.»<br />

«Così come?»<br />

«La tua espressione dice che sono un demente,<br />

ma sei troppo gent<strong>il</strong>e per dirmelo a voce.»<br />

«Demente è un po’ forte. Sono solo sorpresa,<br />

ecco tutto. Non mi sarei mai aspettata che ti bevessi<br />

queste storie.»<br />

«Sai, ci sono cresciuto, perciò non mi sembrano<br />

tanto strane. E come ho già detto, non ci credo al<br />

cento per cento.»<br />

Nel frattempo Adrian aveva raggiunto <strong>il</strong> gruppo<br />

ai piedi dell’aereo e stava protestando ad alta<br />

voce perché non ci facevano ancora imbarcare.<br />

«Non ho mai pensato nemmeno che tu avessi<br />

una nonna» dissi a Dimitri. «Cioè, ovvio che ce<br />

l’hai. Eppure… mi fa uno strano effetto sapere che<br />

sei cresciuto con lei.» I contatti con mia madre erano<br />

sporadici, e non avevo mai conosciuto altri<br />

membri della mia famiglia. «Com’era avere una<br />

nonna maga? Avevi paura? Faceva cose tipo mi-


nacciare di farti un incantesimo se eri cattivo?»<br />

«In genere mi minacciava di spedirmi in camera<br />

mia.»<br />

«Non fa molta paura.»<br />

«Questo perché non la conosci.»<br />

Notai <strong>il</strong> tempo del verbo. «È ancora viva?»<br />

Dimitri annuì. «Sì. Ci vuole ben altro che la vecchiaia<br />

per ucciderla. Ha la scorza dura. Sai, per<br />

qualche tempo è stata anche un guardiano.»<br />

«Davvero?» Come era successo con Ambrose, le<br />

mie idee su dhampir, guardiani e sgualdrine di<br />

sangue erano sempre più confuse. «E poi ha lasciato<br />

perdere per diventare una… ehm, per restare<br />

con i suoi figli?»<br />

«Ha idee molto precise sulla famiglia… idee che<br />

probab<strong>il</strong>mente ti suonerebbero sessiste. Crede che<br />

tutti i dhampir debbano essere addestrati a diventare<br />

guardiani, ma che dopo un certo periodo di<br />

tempo, le donne debbano tornare a casa ad allevare<br />

i figli insieme.»<br />

«Ma non gli uomini?»<br />

«No» rispose asciutto. «Lei pensa che gli uomini<br />

debbano continuare a fare i guardiani e a uccidere<br />

gli Strigoi.»<br />

«Wow.» Ricordai quel poco che Dimitri mi aveva<br />

raccontato della sua famiglia. Suo padre si faceva<br />

vivo di tanto in tanto, ma era praticamente<br />

l’unico uomo della sua famiglia. Dimitri aveva


soltanto sorelle. E, tutto sommato, l’idea non mi<br />

sembrava tanto sessista. Condividevo l’idea che<br />

gli uomini dovessero andare a combattere, ecco<br />

perché l’incontro con Ambrose mi era parso singolare.<br />

«Tu sei dovuto andare via. Le donne della tua<br />

famiglia ti hanno sbattuto fuori.»<br />

«Al contrario» rise lui. «Mia madre mi riprenderebbe<br />

a casa in un secondo, se solo volessi.» Stava<br />

ridendo come fosse una battuta, eppure nei suoi<br />

occhi notai un luccichio di nostalgia. Durò solo un<br />

istante, però, e Dimitri si volse quando Adrian cominciò<br />

a esultare perché finalmente ci facevano<br />

salire a bordo.<br />

Non appena ci fummo sistemati sull’aereo, Lissa<br />

cominciò a raccontare agli amici le novità. Esordì<br />

con la mia convocazione da parte della regina, un<br />

argomento che avrei preferito evitare, ma lei era<br />

entusiasta all’idea che mi avesse chiamata per “lodarmi”.<br />

Tutti parvero colpiti, tranne Adrian. La sua<br />

espressione diceva chiaramente che non credeva<br />

affatto che la regina mi avesse convocata per quel<br />

motivo. Ma <strong>il</strong> suo sguardo perplesso diceva anche<br />

che non aveva idea del motivo reale. Era ora che io<br />

sapessi qualcosa che lui non sapeva. Avevo la sensazione<br />

che sarebbe rimasto scioccato quanto me<br />

all’idea di un fidanzamento con Lissa.<br />

Lissa parlò della proposta di vivere a Corte e di<br />

andare al college di Lehigh. «Ancora non ci credo»


esclamò. «Sembra troppo bello per essere vero.»<br />

Adrian brindò con un bicchiere di quello che<br />

pareva whisky. Come era riuscito a procurarselo<br />

così presto? «Da parte della mia prozia? È troppo<br />

bello per essere vero.»<br />

«Che vuoi dire?» chiesi io. Dopo essere stata<br />

accusata da Tatiana di avere una tresca con Adrian<br />

e dopo aver scoperto che aveva un amante-donatore<br />

dhampir, niente di lei poteva più sorprendermi.<br />

«Lissa corre qualche rischio?»<br />

«Fisicamente? No. È solo che la mia prozia non<br />

fa le cose per pura bontà d’animo. Be’» si corresse<br />

Adrian, «a volte capita. Non è una stronza totale. E<br />

credo sia sincera quando si preoccupa per i<br />

Dragomir. Ho sentito dire che ammirava i tuoi genitori.<br />

Quanto al perché lo faccia… non so. Tu hai<br />

idee molto radicali. Magari vuole sentire un’opinione<br />

diversa. O forse vuole tenerti d’occhio per<br />

impedirti di combinare qualche casino.» O forse<br />

vuole farti sposare con Lissa, aggiunsi in s<strong>il</strong>enzio.<br />

Christian non era affatto contento delle notizie.<br />

«Ha ragione lui. Vogliono tentare di addomesticarti.<br />

Dovresti andare a vivere con la zia Tasha. Non<br />

devi per forza frequentare una scuola Moroi.»<br />

«Ma così sarà più sicuro» ammisi.<br />

Io ero più che favorevole a combattere <strong>il</strong> sistema<br />

– e a tenere Lissa lontana dagli intrighi di corte –<br />

ma se fosse andata in un college non protetto dai


Moroi, sarebbe stata in pericolo, e non volevo nemmeno<br />

questo. Feci per aggiungere dell’altro, ma in<br />

quel momento l’aereo decollò. Non appena in volo,<br />

<strong>il</strong> mal di testa del giorno prima si fece sentire di<br />

nuovo in tutta la sua potenza. Un’oppressione intollerab<strong>il</strong>e.<br />

«Oh, no» gemetti, premendomi la mano sulla<br />

fronte.<br />

«Ti senti di nuovo male?» chiese Lissa preoccupata.<br />

Io annuii.<br />

«Hai sempre avuto di questi problemi quando<br />

voli?» chiese Adrian, agitando <strong>il</strong> bicchiere vuoto<br />

perché qualcuno glielo riempisse.<br />

«Mai» risposi. «Accidenti. Non voglio stare di<br />

nuovo male come all’andata.»<br />

Strinsi i denti e tentai di ignorare <strong>il</strong> dolore, come<br />

anche <strong>il</strong> ritorno delle sagome nere. Ci volle un certo<br />

sforzo, ma concentrandomi riuscii ad alleviare<br />

un poco la sofferenza. Strano. A ogni modo, non<br />

mi andava di parlare e gli altri mi lasciarono in<br />

pace. La conversazione sul college terminò lì.<br />

Le ore passarono. Mancava poco all’arrivo all’Accademia.<br />

Una degli assistenti di volo Moroi percorse<br />

<strong>il</strong> corridoio per fermarsi davanti al nostro<br />

gruppo. Aveva la fronte aggrottata. Alberta si mise<br />

subito in allarme. «Che succede?»<br />

«Una tempesta di ghiaccio si è abbattuta


sull’area» rispose l’assistente. «Non possiamo atterrare<br />

alla St. Vladimir perché la pista è inagib<strong>il</strong>e<br />

per colpa del vento e del ghiaccio. Però dobbiamo<br />

fare rifornimento, quindi atterreremo al Martinv<strong>il</strong>le<br />

Regional. È un piccolo aeroporto a un paio d’ore<br />

d’auto, lì non hanno avuto grossi problemi. Il comandante<br />

intende atterrare lì, fare rifornimento, e<br />

tornare all’Accademia quando avranno sgomberato<br />

la pista.»<br />

Era una seccatura, ma in fondo non tanto grave.<br />

D’altro canto, cosa potevamo fare? Se non altro,<br />

avrei presto avuto un po’ di sollievo. Se <strong>il</strong> mal di<br />

testa era come quello precedente, sarebbe scomparso<br />

una volta a terra. Ci sistemammo bene nelle<br />

poltrone e allacciamo le cinture di sicurezza, pronti<br />

all’atterraggio. Il tempo era brutto, ma <strong>il</strong> p<strong>il</strong>ota<br />

era in gamba e ci portò a terra senza difficoltà.<br />

E fu allora che accadde.<br />

Non appena toccammo <strong>il</strong> suolo, <strong>il</strong> mio mondo<br />

esplose. Il mal di testa non scomparve, anzi peggiorò.<br />

Peggiorò più di quanto credessi possib<strong>il</strong>e.<br />

Era come se mi spaccassero <strong>il</strong> cranio.<br />

E quello fu soltanto l’inizio. Perché all’improvviso<br />

mi ritrovai circondata di facce. Facce e corpi<br />

spettrali, traslucidi, proprio come Mason. Oddio,<br />

erano dappertutto. Non riuscivo nemmeno a vedere<br />

i sed<strong>il</strong>i o i miei amici. Solo quelle facce, e le<br />

mani. Pallide mani lucenti che si allungavano ver-


so di me. Bocche aperte come a voler parlare, e<br />

tutte quelle facce che sembravano volere qualcosa<br />

da me.<br />

E più si avvicinavano, più cominciavo a riconoscerle.<br />

Vidi i guardiani di Victor, quelli rimasti uccisi<br />

durante <strong>il</strong> salvataggio di Lissa. Gli occhi spalancati<br />

e terrorizzati: per cosa? Stavano rivivendo<br />

la propria morte? Mescolati in quella folla c’erano<br />

anche dei bambini che non riconobbi subito. Poi<br />

capii. Erano quelli che Dimitri e io avevamo scoperto<br />

dopo un massacro degli Strigoi. Quei bambini<br />

avevano lo stesso aspetto slavato di Mason, ma<br />

avevano la gola coperta di sangue, proprio come li<br />

avevamo trovati nella casa. Quel rosso scarlatto<br />

spiccava in netto contrasto con i corpi biancastri e<br />

luminescenti.<br />

Le facce continuavano ad aumentare. Nessuno<br />

di loro parlava, ma sentivo un ronzio nelle orecchie<br />

che cresceva al pari del loro numero. Tre nuove<br />

figure si aggiunsero alla folla. Avrebbero dovuto<br />

confondersi col resto, invece spiccavano sugli<br />

altri come <strong>il</strong> sangue sulla gola dei bambini.<br />

Era la famiglia di Lissa.<br />

La madre, <strong>il</strong> padre e <strong>il</strong> fratello Andre. Erano proprio<br />

come l’ultima volta che li avevo visti, qualche<br />

istante prima dell’incidente d’auto. Biondi. Bellissimi.<br />

Regali. Come Mason, non recavano tracce<br />

della loro morte, anche se sapevo che l’impatto


doveva averli sfigurati in modo orrib<strong>il</strong>e. E come<br />

Mason, mi fissavanno con occhi tristi, senza parlare,<br />

per quanto fosse evidente che volevano dirmi<br />

qualcosa. Solo che, al contrario di Mason, compresi<br />

<strong>il</strong> loro messaggio.<br />

C’era un ampio spazio buio alle spalle di Andre<br />

che si andava allargando pian piano. Lui indicò<br />

me e poi quel varco. Sapevo, senza capire come,<br />

che quello era l’ingresso al mondo dei morti, <strong>il</strong><br />

mondo da cui ero tornata. Andre – che aveva la<br />

mia età quando era morto – lo indicò ancora. I suoi<br />

genitori lo imitarono. Non c’era bisogno che parlassero<br />

perché capissi cosa volevano dirmi: Non<br />

dovresti vivere. Devi tornare con noi…<br />

Urlai. E urlai.<br />

Mi parve che qualcuno dell’aereo mi parlasse,<br />

ma non potevo esserne sicura con tutte quelle facce,<br />

quelle mani, e le tenebre alle spalle di Andre.<br />

Ogni tanto si materializzava anche la faccia di<br />

Mason, triste, solenne. Mi rivolsi a lui in cerca di<br />

aiuto.<br />

«Mandali via!» str<strong>il</strong>lai. «Mandali via!»<br />

Ma non c’era niente che potesse – o volesse – fare.<br />

Mi slacciai la cintura di sicurezza in fretta e furia,<br />

e cercai di alzarmi. I fantasmi non mi toccavano,<br />

ma erano troppo vicini, con le mani tese, le<br />

dita scheletriche. Agitai le braccia davanti a me per<br />

scacciarli, continuando a gridare aiuto.


Ma non arrivò nessun aiuto. Nessun aiuto contro<br />

quelle mani e quegli occhi vuoti, o contro <strong>il</strong><br />

dolore che mi consumava. Divenne così intenso<br />

che una miriade di puntini neri luminosi cominciarono<br />

a danzarmi davanti agli occhi. Mi sentivo<br />

svenire, e ne ero felice. Almeno mi avrebbe risparmiato<br />

la sofferenza e salvato da quelle facce. I punti<br />

divennero sempre più grandi, e alla fine non<br />

riu scii più a vedere nulla. Le facce scomparvero, e<br />

così <strong>il</strong> dolore, mentre una dolce marea nera mi inghiottiva.


vvDICIOTTO<br />

A quel punto tutto si fece confuso. Avevo la<br />

vaga impressione di alternare momenti di<br />

coscienza e d’incoscienza, a volte sentivo persone<br />

che mi chiamavano, e altre mi sembrava di essere<br />

di nuovo in volo. Alla fine mi svegliai nell’infermeria<br />

della scuola, con la dottoressa Olendzki che<br />

mi fissava dall’alto.<br />

«Ciao, Rose» disse. Era una Moroi di mezz’età e<br />

spesso scherzava dicendo che ero la sua paziente<br />

numero uno. «Come ti senti?»<br />

Mi tornarono in mente tutti i dettagli di quanto<br />

era successo. Le facce. Mason. Gli altri fantasmi. Il<br />

dolore lancinante alla testa. Tutto svanito.<br />

«Bene» risposi, sorprendendo me stessa con<br />

quella parola. Per un istante mi domandai se non<br />

fosse stato tutto un sogno. Poi guardai oltre le spalle<br />

della dottoressa e vidi Dimitri e Alberta. La loro<br />

espressione mi fece capire che era successo davvero.<br />

Alberta si schiarì la voce e la dottoressa Olendzki<br />

si girò. «Possiamo?» chiese Alberta. La dottoressa<br />

annuì e i due si fecero avanti.


Come sempre, la vista di Dimitri fu come un<br />

balsamo per me. Quale che fosse la situazione, mi<br />

sentivo più sicura in sua presenza. Anche se non<br />

era stato in grado di impedire quello che era successo.<br />

Quando mi guardava come in quel momento,<br />

con quell’espressione di tenerezza e di apprensione,<br />

mi sentivo combattuta fra <strong>il</strong> piacere di essere<br />

amata e la voglia di essere forte per non farlo preoccupare.<br />

«Rose…» esordì Alberta con voce incerta, segno<br />

che non aveva la più pallida idea di cosa fosse accaduto.<br />

Quell’esperienza superava la sfera delle<br />

sue conoscenze. Intervenne Dimitri.<br />

«Rose, che ti è successo?» Ma prima che potessi<br />

rispondere, lui m’interruppe. «E stavolta non dire<br />

che non è stato niente.»<br />

Be’, se non potevo ricorrere alla mia solita risposta,<br />

non sapevo proprio cos’altro dire.<br />

La dottoressa Olendzki si spinse gli occhiali sul<br />

naso. «Vogliamo solo aiutarti.»<br />

«Non mi serve aiuto» dissi. «Sto bene.» Mi resi<br />

conto di sembrare Brandon e Brett. Probab<strong>il</strong>mente<br />

ero a un passo dal dire: “Sono caduta.”<br />

Alla fine Alberta si riscosse. «Stavi bene mentre<br />

eravamo in volo. Quando siamo atterrati, non stavi<br />

bene per niente.»<br />

«Adesso sto bene» mi ostinai a ripetere, senza<br />

però guardarli negli occhi.


«Ma cosa è successo?» insistette lei. «Perché<br />

quelle grida? Cosa volevi dire quando ci urlavi di<br />

“mandarli via”?»<br />

Per un attimo pensai di usare l’altra mia solita<br />

risposta, quella che dava la colpa allo stress. Ma in<br />

quel momento mi sembrava troppo stupida. Così<br />

non dissi niente. Con mia sorpresa, sentii le lacrime<br />

affiorarmi agli occhi.<br />

«Rose» mormorò Dimitri. La sua voce fu come<br />

una carezza di seta sulla mia pelle. «Ti prego.»<br />

Qualcosa dentro di me si spezzò. Non riuscivo<br />

più a resistergli. Girai la testa e fissai <strong>il</strong> soffitto.<br />

«Fantasmi» sussurrai. «Ho visto i fantasmi.»<br />

Nessuno di loro si aspettava una risposta del<br />

genere, ma del resto, come avrebbero potuto?<br />

Cadde un s<strong>il</strong>enzio di piombo. Alla fine, la dottoressa<br />

Olendzki parlò con voce esitante.<br />

«C-cosa intendi dire?»<br />

Deglutii a fatica. «Sono due settimane che mi<br />

perseguita. Mason. Nel campus. So che sembra<br />

pazzesco… ma è lui. O <strong>il</strong> suo fantasma. Ecco cosa<br />

è successo con Stan. Mi sono bloccata perché è<br />

comparso Mason, e io non sapevo cosa fare.<br />

Sull’aereo… credo che ci fosse anche lui… e altri.<br />

Ma non riuscivo a vederli bene mentre eravamo in<br />

volo. Soltanto vaghe ombre… e poi <strong>il</strong> mal di testa.<br />

Ma quando siamo atterrati a Martinv<strong>il</strong>le, lui mi è<br />

apparso di nuovo. E… e non era solo. C’erano altri


con lui. Altri fantasmi.» Una lacrima mi scivolò<br />

dall’angolo dell’occhio, e mi affrettati ad asciugarla,<br />

sperando che nessuno se ne fosse accorto.<br />

Poi aspettai, senza sapere cosa. Si sarebbero<br />

messi a ridere? Mi avrebbero detto che ero pazza?<br />

O mi avrebbero accusata di mentire, insistendo<br />

perché dicessi la verità?<br />

«Li conoscevi?» chiese Dimitri dopo qualche<br />

istante.<br />

Mi voltai e incontrai <strong>il</strong> suo sguardo, ancora serio<br />

e preoccupato, senza alcuna traccia di scherno.<br />

«Sì… ho visto i guardiani di Victor e le vittime del<br />

massacro. C’era… c’era anche la famiglia di Lissa.»<br />

Nessuno disse più niente. Si limitarono a scambiarsi<br />

occhiate perplesse, forse nella speranza che<br />

uno di loro potesse <strong>il</strong>luminare gli altri sulla vicenda.<br />

La dottoressa Olendzki sospirò. «Posso parlarvi<br />

qualche minuto in privato?» chiese agli altri.<br />

I tre uscirono dalla stanza, richiudendosi la porta<br />

alle spalle. Solo che la serratura non scattò. Scesi<br />

dal letto, attraversai la stanza in punta di piedi e<br />

mi fermai accanto alla porta. Il sott<strong>il</strong>e spiraglio rimasto<br />

era più che sufficiente perché <strong>il</strong> mio udito<br />

dhampir udisse la conversazione. Mi sentivo in<br />

colpa a origliare, ma stavano parlando di me, e<br />

avevo la netta sensazione che in ballo ci fosse tutto<br />

<strong>il</strong> mio futuro.


«… ovvio cosa sta succedendo» sib<strong>il</strong>ò la dottoressa<br />

Olendzki. Era la prima volta che la sentivo<br />

arrabbiata. Con i suoi pazienti, era sempre <strong>il</strong> ritratto<br />

dell’amab<strong>il</strong>ità. Diffic<strong>il</strong>e immaginarla fuori di sé,<br />

ma in quel momento era furiosa. «Povera ragazza.<br />

Il suo è un classico caso di disturbo post-traumatico<br />

e non mi meraviglia di certo, dopo tutto quello<br />

che le è capitato.»<br />

«Sicura?» disse Alberta. «Magari si tratta di<br />

qualcos’altro…» Ma l’esitazione nella sua voce mi<br />

fece capire che non sapeva quali altre spiegazioni<br />

dare.<br />

«Guardiamo i fatti: un’adolescente che ha assistito<br />

all’omicidio di un suo amico e che poi ha dovuto<br />

uccidere <strong>il</strong> suo assassino. Non pensate sia un<br />

trauma? Non pensate che debba avere un qualche<br />

effetto su di lei?»<br />

«Tutti i guardiani devono affrontare delle tragedie<br />

nella vita» disse Alberta.<br />

«Nel caso dei guardiani effettivi, può darsi. Ma<br />

Rose è ancora un’allieva qui. Ci sono delle misure<br />

che si possono adottare per aiutarla.»<br />

«Tipo?» chiese Dimitri. La sua voce era incuriosita<br />

e preoccupata, senza alcun tono di sfida.<br />

«Terapia. Parlare con qualcuno di quello che è<br />

successo le farà sicuramente bene. Avreste dovuto<br />

occuparvene subito, quando è tornata. E già che<br />

c’eravate, avreste dovuto farlo anche per gli altri


che erano con lei. Ma perché nessuno pensa a queste<br />

cose?»<br />

«È una buona idea» disse Dimitri. Riconobbi<br />

quel tono: la sua mente correva. «Potrebbe farlo<br />

nel suo giorno libero.»<br />

«Giorno libero? Tutti i giorni, non uno solo.<br />

Dovreste esonerarla dall’esercitazione. Dei finti<br />

attacchi di Strigoi non sono certo <strong>il</strong> modo migliore<br />

per riprendersi da uno vero.»<br />

«No!» esclamai, spalancando la porta senza riflettere.<br />

Si voltarono tutti a fissarmi, e all’improvviso<br />

mi sentii una stupida. Col mio gesto, avevo<br />

appena ammesso di averli spiati.<br />

«Rose» disse la dottoressa Olendzki, tornando<br />

al suo tono professionale, gent<strong>il</strong>e ma comunque<br />

autoritario. «Dovresti tornare a letto.»<br />

«Sto bene. Non può farmi allontanare dall’esercitazione.<br />

Altrimenti, non prenderò <strong>il</strong> diploma.»<br />

«Tu non stai bene, Rose, e non c’è niente di cui<br />

vergognarsi dopo quello che ti è successo. Pensare<br />

di vedere <strong>il</strong> fantasma di una persona morta non è<br />

tanto assurdo, date le circostanze.»<br />

Feci per correggerla sul pensare di vedere, ma mi<br />

morsi <strong>il</strong> labbro. Insistere che avevo davvero visto<br />

un fantasma non era certo la maniera migliore per<br />

difendere la mia causa, anche se ormai ero più che<br />

convinta di averlo visto sul serio. Mi spremetti le<br />

meningi in cerca di una ragione plausib<strong>il</strong>e per far-


mi proseguire l’esercitazione. In genere ero brava a<br />

tirarmi fuori dalle situazioni diffic<strong>il</strong>i con le parole.<br />

«A meno che non intenda farmi seguire una terapia<br />

ventiquattr’ore su ventiquattro, non farà che<br />

peggiorare le cose. Io ho bisogno di fare qualcosa.<br />

La maggior parte delle lezioni al momento sono<br />

sospese. Cosa dovrei fare? Starmene seduta con le<br />

mani in mano? Per continuare a pensare a quello<br />

che è successo? Allora sì che impazzirei. Non voglio<br />

restare ancorata al passato. Devo pensare al<br />

mio futuro, invece.»<br />

La mia tirata innescò una discussione fra i tre su<br />

cosa fosse meglio per me. Li ascoltai, tenendo a<br />

freno la lingua perché sapevo che dovevo restarne<br />

fuori. Alla fine, superate le ultime resistenze della<br />

dottoressa, decisero di comune accordo che avrei<br />

proseguito l’esercitazione, ma soltanto per metà<br />

tempo.<br />

Sembrava <strong>il</strong> compromesso ideale per tutti; già,<br />

tranne che per me. Io volevo che la vita ricominciasse<br />

com’era prima. D’altro canto, sapevo che<br />

quella concessione era <strong>il</strong> massimo che potevo ottenere<br />

al momento. Decisero che avrei fatto tre giorni<br />

di pratica a settimana, senza turni di notte. Gli<br />

altri giorni, mi sarei allenata o dedicata allo studio.<br />

Inoltre, sarei andata da una terapista, cosa che<br />

non mi entusiasmava affatto. Non che avessi nien-


te contro i terapisti. Lissa c’era andata, ed era stata<br />

un’esperienza molto ut<strong>il</strong>e per lei. Tirar fuori i problemi<br />

aiuta. Solo che… be’, questi non erano problemi<br />

di cui avevo voglia di parlare.<br />

Ma se si trattava di decidere fra questo e l’essere<br />

esonerata dall’esercitazione, allora ero più che disposta<br />

ad accettare. Alberta era sicura di poter<br />

giustificare <strong>il</strong> mio passaggio a metà tempo. E le<br />

piaceva anche l’idea che andassi in terapia mentre<br />

affrontavo finti attacchi di Strigoi, nel caso fossero<br />

troppo traumatici.<br />

Dopo qualche altro controllo, la dottoressa<br />

Olendzki mi consegnò un certificato di buona salute<br />

e mi disse che potevo tornare nella mia stanza.<br />

A quel punto Alberta se ne andò, mentre Dimitri<br />

rimase per accompagnarmi.<br />

«Grazie per aver proposto quella cosa del metà<br />

tempo» gli dissi. I viottoli lastricati erano bagnati,<br />

perché la temperatura si era alzata dopo la tempesta.<br />

Non era giornata da abbronzatura, ma la maggior<br />

parte del ghiaccio e della neve si stava sciogliendo.<br />

L’acqua gocciolava dagli alberi e dovevamo<br />

evitare le pozzanghere.<br />

A un tratto, Dimitri si fermò di colpo e si voltò<br />

verso di me, bloccandomi la strada. Anch’io mi<br />

arrestai di botto e per un pelo gli non andai addosso.<br />

Lui allungò una mano per prendermi un<br />

braccio e attirarmi a sé più vicino di quanto avrei


pensato fosse disposto a fare in pubblico. Le sue<br />

dita affondavano nella mia carne, ma senza farmi<br />

male.<br />

«Rose» disse, con una voce così addolorata da<br />

ferirmi, «non era oggi che dovevo venire a sapere<br />

di questa storia per la prima volta! Perché non me<br />

l’hai detto? Lo sai cosa significa? Lo sai com’è stato<br />

per me vederti in quello stato e non sapere cosa ti<br />

succedeva? Lo sai quanto ero spaventato?»<br />

Ero molto turbata, sia dal suo sfogo che dalla<br />

sua vicinanza. Deglutii, incapace di dire una sola<br />

parola. Il suo viso mostrava così tante emozioni.<br />

Non riuscivo a ricordare l’ultima volta che si era<br />

esposto in quel modo. Era meraviglioso e terrib<strong>il</strong>e<br />

al tempo stesso. Poi dissi la cosa più stupida del<br />

mondo.<br />

«Tu non hai paura di niente.»<br />

«Io ho paura di un sacco di cose. Ho avuto paura<br />

per te.» Mi lasciò <strong>il</strong> braccio e io feci un passo<br />

indietro. C’erano ancora passione e angoscia dipinte<br />

sul suo volto. «Io non sono perfetto. Non<br />

sono invulnerab<strong>il</strong>e.»<br />

«Lo so, è solo che…» Cos’altro dire? Aveva ragione.<br />

Vedevo sempre Dimitri come una roccia.<br />

Incrollab<strong>il</strong>e. Invincib<strong>il</strong>e. Era diffic<strong>il</strong>e credere che<br />

potesse preoccuparsi così tanto per me.<br />

«E questa storia va avanti da un sacco di tempo»<br />

aggiunse. «È successo con Stan, e quando hai


parlato con padre Andrew dei fantasmi… avevi<br />

questo macigno sul cuore! Perché non l’hai detto a<br />

nessuno? Perché non ti sei confidata con Lissa…<br />

o… con me?»<br />

Lo guardai in quegli occhi scuri e profondi, quegli<br />

occhi che amavo. «Mi avresti creduta?»<br />

Lui aggrottò la fronte. «Credere a cosa?»<br />

«Che vedo i fantasmi.»<br />

«Rose… non sono fantasmi. Tu pensi che lo siano<br />

solo perché…»<br />

«Ecco perché» lo interruppi. «Ecco perché non<br />

potevo dire niente a te o a chiunque altro. Nessuno<br />

mi avrebbe creduta, non senza pensare che sono<br />

pazza.»<br />

«Io non penso che tu sia pazza» disse. «Ma so<br />

che ne hai passate tante.» Adrian aveva detto più<br />

o meno la stessa cosa quando gli avevo chiesto<br />

come potevo capire se ero pazza o meno.<br />

«C’è molto di più» dissi. Ripresi a camminare.<br />

Senza dover fare nemmeno un passo, Dimitri allungò<br />

una mano e mi afferrò ancora una volta. Mi<br />

tirò indietro verso di sé, stavolta molto più vicini di<br />

prima. Mi guardai intorno a disagio, temendo che<br />

qualcuno ci vedesse, ma <strong>il</strong> campus era deserto. Era<br />

presto, mancava quasi un’ora al tramonto, quindi la<br />

maggior parte della gente non si era ancora alzata e<br />

non c’era traccia di attività. Eppure mi meravigliava<br />

che Dimitri corresse quel rischio.


«Allora dimmelo» fece lui. «Dimmi cosa c’è di<br />

più.»<br />

«Non mi crederesti» dissi io. «Non ci arrivi?<br />

Nessuno mi crederebbe. E tu… meno di tutti.»<br />

Quel pensiero mi fece tremare la voce. Dimitri capiva<br />

tante cose di me. Volevo – avevo bisogno –<br />

che capisse anche questo.<br />

«Io ci… proverò. Ma ancora non credo che tu<br />

capisca veramente cosa ti sta succedendo.»<br />

«E invece sì» ribattei decisa. «È proprio questo<br />

che gli altri non considerano. Senti, devi decidere<br />

una volta per tutte se davvero ti fidi di me. Se pensi<br />

che sia una ragazzina troppo ingenua per capire<br />

cosa succede nella sua frag<strong>il</strong>e mente, allora vai. Ma<br />

se ti fidi abbastanza da ricordare che ho visto e<br />

conosco cose che vanno ben oltre l’esperienza normale<br />

di quelli della mia età… allora dovresti anche<br />

renderti conto che potrei sapere di cosa sto parlando.»<br />

Una tiepida brezza, carica di umidità prodotta<br />

dalla neve che si scioglieva, turbinò intorno a noi.<br />

«Io mi fido di te, Roza… ma non credo ai fantasmi.»<br />

Se non altro era sincero. Voleva avvicinarsi a<br />

me, comprendermi… ma anche mentre lo faceva,<br />

combatteva contro convinzioni che non era ancora<br />

disposto a cambiare. Paradossale, se si pensava a<br />

come aveva reagito davanti ai tarocchi.


«Ci proverai?» gli chiesi. «O almeno, eviterai di<br />

attribuire <strong>il</strong> tutto a una qualche forma di psicosi?»<br />

«Sì. Questo lo posso fare.»<br />

E così gli raccontai delle prime due volte che<br />

avevo visto Mason e di come avevo avuto paura di<br />

spiegare l’incidente con Stan. Gli parlai delle ombre<br />

che avevo visto sull’aereo e gli descrissi nel<br />

dettaglio quello che avevo visto subito dopo l’atterraggio.<br />

«Non ti pare un po’ troppo, ehm, specifico per<br />

una banale reazione allo stress?» gli chiesi quando<br />

ebbi finito.<br />

«Non saprei dire se e come le “reazioni allo<br />

stress” possono essere banali o specifiche. Sono imprevedib<strong>il</strong>i<br />

per natura.» Dimitri aveva quell’espressione<br />

pensosa che conoscevo bene, quella che diceva<br />

che stava considerando ogni eventualità da tutti<br />

i possib<strong>il</strong>i punti di vista. Era anche evidente che non<br />

riusciva ancora a digerire la storia dei fantasmi, ma<br />

che si sforzava di tenere la mente aperta. E lo confermò<br />

qualche istante dopo. «Perché sei così sicura<br />

che non hai soltanto immaginato quelle cose?»<br />

«Be’, all’inizio ho pensato in effetti che mi stavo<br />

immaginando tutto. Ma adesso… non so. C’è qualcosa<br />

che me le fa sentire reali… anche se non ci sono<br />

prove concrete. Ma hai sentito cos’ha detto padre<br />

Andrew… sui fantasmi che restano in giro dopo che<br />

sono morti da giovani o in modo violento.»


Dimitri si morse <strong>il</strong> labbro. Probab<strong>il</strong>mente stava<br />

per dirmi di non prendere le parole del prete alla<br />

lettera. Invece mi disse: «Quindi credi che Mason<br />

sia tornato per vendicarsi?»<br />

«All’inizio lo pensavo, ma adesso non ne sono<br />

tanto sicura. Non ha mai provato a farmi del male.<br />

Sembra solo che voglia qualcosa. E poi… anche<br />

tutti gli altri fantasmi sembravano volere qualcosa<br />

da me. Anche quelli che non conosco. Perché?»<br />

Dimitri mi rivolse uno sguardo deciso. «Hai già<br />

una tua teoria, vero?»<br />

«Sì. Pensavo a quello che ha detto Victor. Ha<br />

detto che siccome sono stata baciata dalla tenebra…<br />

sono morta… allora ho un legame col mondo<br />

dei morti. Che non potrò mai lasciare del tutto.»<br />

La sua espressione s’incupì. «Non farei troppo<br />

affidamento su quello che dice Victor.»<br />

«Ma lui sa un sacco di cose! Lo sai anche tu.<br />

Non importa quanto sia malvagio.»<br />

«Okay, supponiamo sia vero, che l’essere baciata<br />

dalla tenebra ti permetta di vedere i fantasmi.<br />

Perché ti sta succedendo adesso? Perché non è successo<br />

subito dopo l’incidente d’auto?»<br />

«Ci ho pensato» risposi. «Victor ha detto anche<br />

un’altra cosa… che adesso che ho avuto a che fare<br />

con la morte, sono molto più vicina all’ald<strong>il</strong>à. E se<br />

aver causato la morte di qualcuno avesse rafforzato


quel legame e reso possib<strong>il</strong>e vedere i fantasmi? Ho<br />

da poco commesso la mia prima uccisione. Anzi,<br />

uccisioni.»<br />

«Perché sarebbe tanto casuale?» chiese Dimitri.<br />

«Perché capita quando capita? Perché sull’aereo?<br />

Perché non a Corte?»<br />

Il mio entusiasmo si raffreddò un poco. «Ma<br />

cosa sei, un avvocato?» sbottai. «Metti in discussione<br />

ogni frase che dico. Credevo che volessi<br />

mantenere una mente aperta.»<br />

«È così. Ma anche tu devi farlo. Pensaci. Perché<br />

questo schema nelle visioni?»<br />

«Non lo so» ammisi. Mi caddero le braccia per<br />

lo sconforto. «Tu credi ancora che sia pazza.»<br />

Lui mi prese <strong>il</strong> mento con la mano per alzarmi <strong>il</strong><br />

viso e guardarmi negli occhi. «No. Mai. Nessuna di<br />

queste teorie mi fa pensare che sei pazza. Ma ho<br />

sempre creduto che la più semplice delle spiegazioni<br />

è quella più verosim<strong>il</strong>e. La dottoressa Olendzki<br />

anche. La teoria dei fantasmi ha delle lacune. Ma se<br />

riesci a scoprire qualcos’altro… magari possiamo<br />

lavorarci sopra.»<br />

«Possiamo?» chiesi.<br />

«Naturale. Figurati se ti lascio da sola in questa<br />

situazione. Non ti abbandonerei mai, lo sai.»<br />

Le sue parole, nob<strong>il</strong>i e delicate, mi fecero sentire<br />

<strong>il</strong> bisogno di ricambiarle, anche se finii per sembrare<br />

idiota. «Anch’io non ti abbandonerei mai, lo sai.


Voglio dire… non che a te capitino cose del genere,<br />

chiaro, ma se cominciassi a vedere i fantasmi o<br />

cosa, io ti aiuterei.»<br />

Lui si mise a ridere. «Grazie.»<br />

Le nostre mani si trovarono, le nostre dita s’intrecciarono.<br />

Restammo così per un minuto intero,<br />

senza dire niente. L’unico contatto fra di noi erano<br />

le nostre mani. La brezza tornò ad accarezzarci e,<br />

sebbene la temperatura non superasse i cinque<br />

gradi, per me era come primavera. Quasi mi aspettavo<br />

che i fiori sbocciassero da un momento all’altro.<br />

Poi, come se avessimo condiviso un pensiero<br />

comune, ci lasciammo le mani nello stesso istante.<br />

Tornammo al mio alloggio e Dimitri mi chiese<br />

se me la sentivo di restare da sola. Gli dissi che<br />

sarei stata bene e che lui doveva tornare alle sue<br />

cose. Se ne andò, ma proprio mentre stavo per entrare<br />

nell’atrio, mi ricordai che avevo lasciato la<br />

sacca da viaggio nell’infermeria. Mugugnando alcune<br />

parole che mi avrebbero valso una punizione,<br />

mi voltai e tornai di corsa da dove ero venuta.<br />

La segretaria della Olendzki mi fece cenno di<br />

passare, quando le dissi che avevo lasciato la sacca<br />

in una delle stanze dell’ambulatorio. Recuperai la<br />

borsa dalla stanza vuota e tornai in corridoio.<br />

All’improvviso, nella stanza di fronte alla mia, vidi<br />

qualcuno nel letto. In giro non c’era nessuno dello<br />

staff medico e la curiosità – che aveva sempre la


meglio su di me – mi spinse ad affacciarmi alla<br />

porta.<br />

Era Abby Badica, una Moroi dell’ultimo anno.<br />

carina e vivace erano gli aggettivi che in genere mi<br />

venivano in mente per descriverla. Ma non questa<br />

volta. Era coperta di lividi e graffi, e quando si<br />

voltò per guardarmi, vidi che aveva anche delle<br />

bruciature rosse.<br />

«Fammi indovinare» dissi. «Sei caduta.»<br />

«C-cosa?»<br />

«Sei caduta. Ho già sentito questa risposta standard<br />

da Brandon, Brett e Dane. Ma vuoi sapere la<br />

verità? Dovreste inventarne una nuova. Ho idea<br />

che la dottoressa cominci a sospettare qualcosa.»<br />

Abby spalancò gli occhi. «Lo sai?»<br />

Fu allora che mi resi conto del mio errore con<br />

Brandon. Gli avevo fatto domande che pretendevano<br />

una risposta, e questo lo aveva indotto a tenere<br />

<strong>il</strong> segreto. Quelli che avevano interrogato<br />

Brett e Dane avevano ottenuto lo stesso risultato.<br />

Decisi che con Abby, avrei dovuto comportarmi<br />

come se conoscessi già le risposte. Solo così avrei<br />

ottenuto informazioni da lei.<br />

«Certo che lo so. Mi hanno detto tutto.»<br />

«Cosa?» str<strong>il</strong>lò. «Hanno giurato di no. È una<br />

delle regole.»<br />

Regole? Ma di cosa stava parlando? I vig<strong>il</strong>anti<br />

picchiareali che mi ero figurata non mi sembrava-


no tipi da avere delle regole. C’era qualcos’altro<br />

sotto.<br />

«Be’, non hanno avuto scelta. Non so perché,<br />

ma capita sempre a me di trovarvi, dopo. Vi ho<br />

aiutati a coprirvi. Ti dico una cosa. Non so quanto<br />

questa storia possa continuare senza che qualcuno<br />

cominci a fare domande sul serio.» Parlavo<br />

come una simpatizzante, disposta ad aiutarli se<br />

necessario.<br />

«Avrei dovuto essere più forte. Ci ho provato,<br />

ma non ce l’ho fatta.» Aveva la faccia stanca, e soffriva.<br />

«Solo, non dire niente finché non sarà tutto<br />

sistemato, okay? Per favore.»<br />

«Certo» dissi, morendo dalla voglia di sapere<br />

cosa aveva “provato”. «Non voglio coinvolgere<br />

nessun altro. Ma come sei finita qui? In teoria, dovreste<br />

evitare di attirare l’attenzione.» O almeno<br />

così supponevo. Mi stavo inventando tutto a mano<br />

a mano che parlavo.<br />

Lei fece una smorfia. «La sorvegliante se n’è<br />

accorta e mi ha mandata qui. Se <strong>il</strong> resto della Mână<br />

lo scopre, finisco nei guai.»<br />

«Con ogni probab<strong>il</strong>ità, la dottoressa ti rimanderà<br />

in camera prima che qualcuno lo scopra. È molto<br />

occupata. Hai le stesse ferite di Brett e Brandon,<br />

e nessuna era grave.» Speravo. «I… ehm, segni di<br />

bruciature sono stati un po’ una rogna, ma alla fine<br />

non hanno avuto problemi.»


Un azzardo, mi resi conto, perché non solo non<br />

avevo idea della vera entità delle ferite di Brett, ma<br />

non sapevo nemmeno se i segni che J<strong>il</strong>l aveva descritto<br />

fossero effettivamente delle bruciature.<br />

Stavo rischiando di mandare all’aria la mia messinscena,<br />

ma per fortuna Abby non mi corresse, e<br />

si accarezzò con aria distratta i segni rossi.<br />

«Già, mi hanno detto che i segni non dureranno.<br />

Dovrò inventarmi una buona scusa per la<br />

Olendzki.» Un fugace barlume di speranza le <strong>il</strong>luminò<br />

gli occhi. «Hanno detto di no, ma forse…<br />

forse mi faranno provare di nuovo.»<br />

Fu in quel momento che entrò la dottoressa.<br />

Rimase sorpresa nel vedermi e mi disse che dovevo<br />

tornare nella mia stanza a riposare. Le salutai<br />

entrambe e uscii. Ma riposare era l’ultimo dei miei<br />

pensieri. Finalmente avevo un indizio per<br />

quell’enigma. Mână.


vvDICIANNOVE<br />

L issa era la mia migliore amica dai tempi delle<br />

elementari, ed era questo <strong>il</strong> motivo per cui tenerla<br />

all’oscuro dei miei segreti mi faceva stare<br />

male. Lei era sempre aperta con me, sempre disponib<strong>il</strong>e<br />

a condividere quello che le passava per la<br />

mente. Be’, probab<strong>il</strong>mente perché non aveva scelta.<br />

Un tempo ero anch’io così nei suoi riguardi, ma<br />

a un certo punto avevo cominciato a nasconderle i<br />

miei segreti, incapace di raccontarle di Dimitri o<br />

della vera ragione per cui mi ero bloccata durante<br />

l’attacco di Stan. Quanto odiavo comportarmi in<br />

quel modo. Ogni volta che le stavo accanto, ero<br />

consumata dal senso di colpa.<br />

Quel giorno, però, fu impossib<strong>il</strong>e evitare di dare<br />

spiegazioni su quanto mi era successo all’aeroporto.<br />

Anche se mi fossi inventata qualcosa, <strong>il</strong> fatto<br />

che ormai avrei passato solo metà del tempo con<br />

Christian avrebbe isospettito i miei amici. Perciò,<br />

niente scuse.<br />

Così, a malincuore, riassunsi a Lissa e a Christian<br />

– come anche a Eddie e Adrian che erano presenti<br />

– quanto era successo.


«Credi di aver visto dei fantasmi?» esclamò<br />

Christian. «Sul serio?» La sua espressione mi fece<br />

capire che stava già pensando a tutta una serie di<br />

commenti sarcastici da fare.<br />

«Sentite» ringhiai, «vi ho detto quello che mi sta<br />

succedendo, ma non voglio ricamarci sopra. Ci sto<br />

lavorando, perciò cambiamo discorso.»<br />

«Rose…» cominciò Lissa con voce incerta. Il suo<br />

uragano di emozioni mi travolse. Paura. Ansia.<br />

Shock. La sua compassione mi fece sentire ancora<br />

peggio.<br />

Scossi la testa. «No, Liss, ti prego. Voi potete<br />

pensare quello che vi pare di me, o elaborare le<br />

vostre teorie, ma io non voglio parlarne. Non adesso.<br />

Lasciatemi in pace.»<br />

Credevo che Lissa avrebbe insistito per via della<br />

sua consueta perseveranza, così come Adrian e<br />

Christian per via della loro natura irritante. Ma<br />

anche se le mie parole erano state semplici, mi resi<br />

conto di averle pronunciate con estrema durezza<br />

sia nel tono che nell’atteggiamento. Fu la sorpresa<br />

mentale di Lissa che me lo fece capire, e poi mi<br />

bastò guardare la faccia dei ragazzi per capire che<br />

dovevo essergli sembrata proprio odiosa.<br />

«Scusate» bofonchiai. «Apprezzo la vostra partecipazione,<br />

ma non sono proprio in vena.»<br />

Lissa mi scoccò un’occhiata. Dopo, mi disse con<br />

la mente. Ricambiai con un cenno della testa, do-


mandandomi come avrei fatto a evitare quella<br />

conversazione.<br />

Lei e Adrian si erano incontrati per esercitarsi<br />

con la magia. Ero sempre contenta di passare del<br />

tempo con lei, ma ormai potevo farlo solo grazie<br />

alla presenza di Christian. E, sinceramente, non<br />

riuscivo a immaginare perché lui volesse restare.<br />

Immagino che fosse ancora un po’ geloso, malgrado<br />

tutto quello che era successo. Ovvio che se<br />

avesse conosciuto i progetti matrimoniali della regina,<br />

avrebbe avuto un’ottima ragione. A ogni<br />

modo, era evidente che quelle lezioni di magia<br />

cominciavano ad annoiarlo. Quel giorno eravamo<br />

nell’aula della signora Meissner. Christian affiancò<br />

due banchi e ci si sdraiò sopra, coprendosi gli occhi<br />

con un braccio.<br />

«Svegliami quando la cosa si fa interessante»<br />

disse.<br />

Eddie e io ci mettemmo in una posizione centrale<br />

da cui poter controllare sia la porta che le finestre,<br />

senza allontanarci dai nostri Moroi.<br />

«Hai visto davvero Mason?» mi sussurrò Eddie.<br />

Poi si fece rosso in viso. «Scusa… hai detto che non<br />

volevi parlarne…»<br />

Stavo per replicare che sì, era esattamente quello<br />

che avevo detto… ma poi vidi la sua espressione.<br />

Non me lo stava chiedendo per curiosità morbosa.<br />

Me lo chiedeva per Mason, perché erano


stati amici, e perché non aveva superato lo shock<br />

della sua morte più di quanto non l’avessi fatto io.<br />

Credo che trovasse rassicurante l’idea di Mason<br />

che comunicava dall’oltretomba, ma si rammaricava<br />

di non essere stato lui a vederne <strong>il</strong> fantasma.<br />

«Credo che fosse lui» mormorai. «Non so. Tutti<br />

pensano che me lo sia immaginato.»<br />

«Come stava? Era sconvolto?»<br />

«Sembrava… triste. Molto triste.»<br />

«Se era davvero lui… cioè, non lo so.» Eddie<br />

abbassò lo sguardo a terra, dimenticando per un<br />

istante di controllare la stanza. «Mi sono sempre<br />

chiesto se era arrabbiato perché non lo abbiamo<br />

salvato.»<br />

«Non potevamo fare niente» gli dissi, ripetendo<br />

quello che gli altri dicevano a me. «Ma me lo sono<br />

domandato anch’io, perché padre Andrew ha accennato<br />

al fatto che i fantasmi a volte tornano in<br />

cerca di vendetta. Mason, però, non aveva un’aria<br />

aggressiva. Sembrava solo che volesse dirmi qualcosa.»<br />

Eddie alzò di nuovo lo sguardo, ricordandosi<br />

che era ancora di guardia. Dopo quello scambio,<br />

non disse altro, ma io sapevo dove aveva la testa.<br />

Nel frattempo, Adrian e Lissa stavano facendo<br />

progressi. O almeno, Adrian sì. I due avevano sradicato<br />

una manciata di piante rinsecchite, morte o<br />

dormienti per l’inverno, e le avevano rinterrate in


alcuni piccoli vasi. I vasi erano allineati su un bancone.<br />

Lissa ne toccò una, e io percepii l’euforia<br />

della magia esplodere dentro di lei. Un istante dopo,<br />

la piantina avvizzita rinverdì e mise le foglie.<br />

Adrian la fissò concentrato, come se contenesse<br />

tutti i segreti dell’universo, poi espirò sonoramente.<br />

«Okay. Ed ecco a voi <strong>il</strong> nulla.»<br />

Toccò un’altra piantina con i polpastrelli. Ed ecco<br />

a voi <strong>il</strong> nulla era stata una frase più che azzeccata,<br />

perché in effetti non accadde proprio niente.<br />

Qualche istante dopo la pianta tremolò. Una fievole<br />

sfumatura verde cominciò a colorarla, poi si<br />

fermò.<br />

«Ce l’hai fatta» disse Lissa, colpita. E avvertii<br />

anche un pizzico di gelosia. Adrian aveva imparato<br />

uno dei suoi trucchi, mentre lei non aveva imparato<br />

nulla da lui.<br />

«Col cavolo» sib<strong>il</strong>ò lui, fissando truce la piantina.<br />

Non aveva bevuto, nessuno dei suoi vizi era lì<br />

a tranqu<strong>il</strong>lizzarlo. Lo spirito da solo non bastava a<br />

impedirgli di sentirsi irritab<strong>il</strong>e. Con <strong>il</strong> nostro umore,<br />

avevamo decisamente qualcosa in comune<br />

quella sera. «Merda.»<br />

«Stai scherzando?» disse Lissa. «È stato fantastico.<br />

Hai fatto crescere la pianta… con la tua mente.<br />

Spettacolare.»<br />

«Non bene come te, però» borbottò lui, ancora<br />

con l’aria di un bambino imbronciato.


Non riuscii più a trattenermi. «E allora smett<strong>il</strong>a<br />

di frignare e riprovaci.»<br />

Lui mi guardò di traverso, sogghignando. «Ehi,<br />

niente consigli da te, Ragazza fantasma. I guardiani<br />

si devono vedere ma non sentire.» Gli mostrai <strong>il</strong><br />

medio per l’appellativo Ragazza fantasma, ma lui<br />

non se ne accorse perché Lissa gli stava parlando<br />

di nuovo.<br />

«Ha ragione. Riprovaci.»<br />

«Fallo tu di nuovo» disse lui. «Voglio osservarti…<br />

Mi pare di sentire qualcosa quando lo fai.»<br />

Lissa ripeté la magia su un’altra pianta. Io avvertii<br />

di nuovo quella vampata e la gioia che l’accompagnava.<br />

Poi tremolò. Un lampo di paura e di<br />

instab<strong>il</strong>ità incrinò la magia, con un’ombra che ricordava<br />

<strong>il</strong> periodo in cui <strong>il</strong> suo stato mentale si era<br />

deteriorato in maniera terrib<strong>il</strong>e. No, no, implorai in<br />

s<strong>il</strong>enzio. Sta succedendo. Lo sapevo che sarebbe successo<br />

ancora se avesse continuato a usare la magia.<br />

Ti prego, non di nuovo.<br />

E d’incanto, l’ombra scura nella sua magia sparì.<br />

I suoi pensieri e le sue sensazioni tornarono<br />

normali. E notai anche che era riuscita a far crescere<br />

la pianta. Prima non me n’ero accorta perché mi<br />

ero distratta dal suo sbandamento. Anche Adrian<br />

si era perso la crescita magica, perché i suoi occhi<br />

erano fissi su di me. La sua espressione era preoccupata<br />

e molto confusa.


«Okay» tr<strong>il</strong>lò Lissa entusiasta. Non si era accorta<br />

che lui non era stato attento. «Riprova.»<br />

Adrian si concentrò di nuovo. Con un sospiro si<br />

spostò davanti a un altro vaso, ma lei gli fece cenno<br />

di tornare indietro. «No, continua a lavorare su<br />

quella con cui hai iniziato. Magari riesci a farlo<br />

solo un po’ per volta.»<br />

Adrian annuì e si piazzò davanti alla prima<br />

pianta. Per un paio di minuti non fece altro che<br />

fissarla intensamente. Nella stanza regnava <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio.<br />

Non lo avevo mai visto così concentrato, e<br />

la sua fronte si stava imperlando di sudore. Alla<br />

fine, la piantina tremolò di nuovo. Divenne ancora<br />

più verde e su di essa comparvero piccoli germogli.<br />

Gli occhi di Adrian erano ridotti a due fessure,<br />

digrignava i denti, segno evidente di una concentrazione<br />

massima. I germogli sbocciarono. Comparvero<br />

foglie e fiorellini bianchi.<br />

Lissa proruppe in quello che si potrebbe definire<br />

un boato di gioia. «Ce l’hai fatta!» Lo abbracciò<br />

forte, e io mi sentii travolgere dalla sua felicità. Il<br />

suo entusiasmo per <strong>il</strong> successo di Adrian era sincero.<br />

E sebbene fosse delusa per la propria mancanza<br />

di progressi, <strong>il</strong> fatto che lui fosse riuscito a<br />

imitare le sue capacità le dava speranza. Questo<br />

significava che potevano veramente imparare<br />

l’uno dall’altro.<br />

«Non vedo l’ora di poter fare anch’io qualcosa


di nuovo» disse, ancora un pizzico invidiosa.<br />

Adrian batté <strong>il</strong> palmo su un quaderno. «Be’, ci<br />

sono un sacco di altri trucchi nel mondo dello spirito.<br />

Dovrai impararne almeno uno.»<br />

«Cos’è?» chiesi io.<br />

«Ricordi la ricerca che ho fatto sulle persone che<br />

mostravano un comportamento bizzarro?» disse<br />

lei. «Abbiamo st<strong>il</strong>ato un elenco di tutte le più svariate<br />

manifestazioni.» Sì, mi ricordavo. Nel corso<br />

delle sue ricerche per trovare altre persone con <strong>il</strong><br />

potere dello spirito, aveva scoperto documenti che<br />

riferivano di Moroi con straordinarie capacità mai<br />

viste prima. Pochi credevano alla veridicità di quei<br />

documenti, ma Lissa era convinta che si trattasse<br />

di conoscitori dello spirito.<br />

«Oltre al potere di guarigione, alle aure e alla<br />

capacità di entrare nei sogni, a quanto pare esiste<br />

anche una specie di supercompulsione.»<br />

«Lo sapevi già» gli dissi.<br />

«No, questa è roba forte. Non si tratta solo di<br />

dire alla gente cosa fare. Si può farle vedere e sentire<br />

cose che non esistono.»<br />

«Tipo allucinazioni?» feci io.<br />

«Una specie» rispose lui. «Certe storie parlano<br />

di gente che usa la compulsione per far vivere agli<br />

altri incubi tremendi, come quello di essere attaccati<br />

o altro.»<br />

Rabbrividii. «È spaventoso.»


«E intrigante» aggiunse lui.<br />

Lissa era d’accordo con me. «Non so. La compulsione<br />

normale è una cosa, ma questa mi sembra<br />

sbagliata.»<br />

Christian sbadigliò. «Bene, ora che siamo giunti<br />

alla vittoria, che ne dite di piantarla con la magia?»<br />

Gettandomi un’occhiata alle spalle, vidi che si<br />

era alzato a sedere ed era ben sveglio. E non sembrava<br />

affatto contento dell’abbraccio della vittoria<br />

fra Lissa e Adrian. I due si erano lasciati, ma non<br />

perché avessero notato la sua reazione. Erano troppo<br />

distratti dall’eccitazione per accorgersi del suo<br />

sguardo di fuoco.<br />

«Perché non lo fai ancora?» suggerì Lissa. «Falla<br />

crescere.»<br />

Adrian scrollò la testa. «Subito no. Mi sono<br />

stancato parecchio. Mi serve una sigaretta.» Indicò<br />

Christian. «Fai qualcosa col tuo ragazzo. È stato<br />

anche troppo paziente finora.»<br />

Lissa si avvicinò a Christian, <strong>il</strong> volto <strong>il</strong>luminato<br />

di gioia. Era bellissima e raggiante: impossib<strong>il</strong>e<br />

tenerle <strong>il</strong> broncio. L’espressione seccata di Christian<br />

si addolcì, e io vidi in lui quella rara gent<strong>il</strong>ezza che<br />

soltanto lei era in grado di tirargli fuori. «Torniamo<br />

in camera» disse lei, prendendolo per la mano.<br />

Uscimmo tutti. Eddie faceva la guardia prossima<br />

e camminava con Lissa e Christian, mentre io


ero la guardia lontana. Adrian decise di restare<br />

indietro per chiacchierare con me. Stava fumando,<br />

per cui mi toccò sopportare la nube tossica generata<br />

dalla sua sigaretta. Non riuscivo proprio a capire<br />

come mai nessuno lo avesse punito per questo.<br />

Arricciai <strong>il</strong> naso per la puzza di fumo.<br />

«Sai, potresti sempre fare la nostra guardia lontana<br />

più lontana, così ci risparmi ‘sto schifo» dissi.<br />

«Mmm, ho finito.» Fece cadere la sigaretta e la<br />

schiacciò col piede, lasciandosi dietro <strong>il</strong> mozzicone.<br />

Non so se odiavo più questo o <strong>il</strong> fatto che fumasse.<br />

«Che ne pensi, piccola dhampir?» mi chiese.<br />

«Sono o non sono stato fantastico con quella pianta?<br />

Certo, sarei stato ancor più fantastico se avessi,<br />

diciamo, fatto ricrescere un arto a un mut<strong>il</strong>ato. O<br />

magari separato due gemelli siamesi. Ma col tempo,<br />

chissà, potrei anche riuscirci.»<br />

«Se vuoi <strong>il</strong> mio consiglio… cosa che sono sicura<br />

non ti interessa… voi due dovreste lasciar perdere<br />

la magia. Christian è ancora convinto che fai <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o<br />

a Lissa.»<br />

«Cosa?» esclamò lui con finto stupore. «Non sa<br />

che <strong>il</strong> mio cuore appartiene a te?»<br />

«Stronzate. Comunque è ancora preoccupato,<br />

anche se gliel’ho detto.»<br />

«Sai, scommetto che se cominciassimo a baciarci<br />

adesso, si sentirebbe molto meglio.»


«Tu prova solo a toccarmi» gli dissi con un sorriso<br />

mellifluo, «e sarà l’occasione per vedere se sei<br />

capace di guarirti da solo. Allora sì che vedremo<br />

quanto sei fantastico.»<br />

«Direi a Lissa di guarirmi» ribatté pronto. «Per<br />

lei sarebbe più fac<strong>il</strong>e. Anche se…» Il ghigno sardonico<br />

scomparve. «Le è successo qualcosa di strano<br />

mentre usava la magia.»<br />

«Già» dissi io. «Lo so. L’hai percepito anche<br />

tu?»<br />

«No. Ma l’ho visto.» Aggrottò la fronte. «Rose…<br />

ricordi quando mi hai chiesto se eri pazza e io ti ho<br />

detto di no?»<br />

«E allora?»<br />

«Forse mi sono sbagliato. Io penso che tu sia<br />

pazza.»<br />

Per poco non inciampai nei miei piedi. «E questo<br />

che cavolo significa?»<br />

«Be’… sai, <strong>il</strong> fatto è che quando Lissa ha fatto la<br />

magia sulla seconda pianta… la sua aura si è un<br />

po’ scurita.»<br />

«Questo combacia con quello che ho provato io»<br />

dissi. «È stato come se lei… non so, diventasse<br />

mentalmente frag<strong>il</strong>e per un secondo, come le capitava<br />

prima. Ma poi è passato.»<br />

Lui annuì. «È proprio questo <strong>il</strong> punto… l’oscurità<br />

della sua aura si è trasferita da lei a te. Cioè,<br />

avevo già notato una grossa differenza nelle vostre


aure, ma questa volta l’ho visto succedere. È come<br />

se la macchia di tenebra fosse saltata dalla sua aura<br />

nella tua.»<br />

Mi sentii percorrere da un brivido. «E quindi?»<br />

«Quindi è questo <strong>il</strong> motivo per cui penso che tu<br />

sia pazza. Lissa subisce di più gli effetti collaterali<br />

dovuti alla magia, giusto? Mentre tu, be’…<br />

nell’ultimo periodo dai in escandescenze spesso e<br />

per di più vedi i fantasmi.» Pronunciò quelle parole<br />

con disinvoltura, come se vedere i fantasmi<br />

potesse succedere a tutti ogni tanto. «Io penso che<br />

qualunque cosa ci sia nello spirito che danneggia<br />

la mente, stia passando da lei a te. La rende equ<strong>il</strong>ibrata,<br />

mentre tu, be’… come hai detto, tu vedi i<br />

fantasmi.»<br />

Fu come uno schiaffo in pieno viso. Una nuova<br />

teoria. Nessun trauma. Nessun vero fantasma. Ero<br />

io che “assorbivo” la pazzia di Lissa. Ricordai<br />

com’era quando le cose andavano male, la sua depressione,<br />

i suoi gesti autolesionisti. Ricordai la<br />

nostra ex insegnante, la signora Karp, anche lei<br />

una conoscitrice dello spirito, che era impazzita al<br />

punto da trasformarsi in una Strigoi.<br />

«No» dissi con voce tesa. «A me non succede.»<br />

«E <strong>il</strong> vostro legame? Tu sei collegata a lei, e i<br />

suoi pensieri e le sue sensazioni passano a te…<br />

perché non la pazzia?» L’atteggiamento di Adrian<br />

era come al solito spensierato e curioso. Non si


endeva conto di quanto le sue parole cominciassero<br />

a farmi davvero paura.<br />

«Perché non ha alcun…»<br />

Fu allora che ebbi un’<strong>il</strong>luminazione. La risposta<br />

che stavamo cercando.<br />

San Vladimir aveva combattuto tutta la vita con<br />

gli effetti collaterali dello spirito. Aveva avuto sogni<br />

e visioni, esperienze che lui attribuiva ai “demoni”.<br />

Ma non era impazzito completamente, né<br />

aveva tentato di uccidersi. Lissa e io eravamo convinte<br />

che fosse perché aveva un guardiano baciato<br />

dalla tenebra, Anna, e che <strong>il</strong> loro legame lo avesse<br />

aiutato. Avevamo dato per scontato che gli fosse<br />

bastata un’amicizia così profonda, una persona<br />

che lo sostenesse e gli parlasse nei periodi neri,<br />

dato che all’epoca non esistevano antidepressivi o<br />

tranqu<strong>il</strong>lanti.<br />

Ma se… se…<br />

Mi mancò <strong>il</strong> respiro. Non potevo far passare un<br />

altro istante senza sapere la risposta. E, comunque,<br />

che ora si era fatta? Quanto mancava al coprifuoco?<br />

Dovevo scoprirlo. Mi fermai di colpo, rischiando<br />

di scivolare sul terreno viscido.<br />

«Christian!»<br />

Il gruppo davanti a noi si fermò e tutti si voltarono<br />

a guardarci. «Sì?» disse Christian.<br />

«Devo fare una deviazione… o meglio, dobbiamo<br />

farla visto che non posso andare da nessuna


parte senza di te. Dobbiamo andare in chiesa.»<br />

Christian inarcò un sopracciglio per la sorpresa.<br />

«Ti devi confessare, per caso?»<br />

«Non fare domande. Per favore. Ci vorrà solo<br />

qualche minuto.»<br />

Lissa si incupì. «Be’, possiamo andare tutti…»<br />

«No, faremo in fretta.» Non volevo che venisse<br />

anche lei. Non volevo che ascoltasse la risposta che<br />

ero sicura di ottenere. «Avviatevi pure. Vi raggiungiamo<br />

presto. Per favore, Christian?»<br />

Lui mi studiò, la sua espressione osc<strong>il</strong>lante fra <strong>il</strong><br />

desiderio di prendermi in giro e quello di aiutarmi.<br />

Vinse <strong>il</strong> secondo. Bene, a quanto pareva non era un<br />

rompiscatole in tutto e per tutto. «Okay, ma se provi<br />

a farmi pregare, me ne vado.»<br />

Ci avviammo verso la cappella. Mi muovevo così<br />

in fretta che lui dovette correre per starmi dietro.<br />

«Immagino che tu non voglia dirmi di cosa si<br />

tratta» disse.<br />

«No, infatti. Ma apprezzo la tua collaborazione.»<br />

«Sempre lieto di dare una mano» disse. Ero sicura<br />

che avesse roteato gli occhi, ma ero troppo<br />

concentrata sul vialetto.<br />

Quando arrivammo alla cappella, trovammo la<br />

porta chiusa a chiave. Prevedib<strong>il</strong>e. Bussai, scrutando<br />

le finestre nella speranza che si accendesse una<br />

luce. Niente.


«Sai, sono già entrato di nascosto qui dentro»<br />

mormorò Christian. «Se hai bisogno…»<br />

«No, si tratta di altro. Devo vedere <strong>il</strong> prete. Accidenti,<br />

non c’è.»<br />

«Magari è a letto.»<br />

«Merda» ripetei, senza nemmeno sentirmi tanto<br />

in colpa per aver detto una parolaccia sul sagrato<br />

di una chiesa. Se <strong>il</strong> prete era a letto, voleva dire che<br />

si trovava negli alloggi del personale Moroi, quindi<br />

inaccessib<strong>il</strong>e. «Ho bisogno di…»<br />

La porta si aprì e fece capolino padre Andrew.<br />

Aveva la faccia sorpresa, ma non arrabbiata. «Rose?<br />

Christian? Che succede?»<br />

«Devo farle una domanda» dissi. «Non ci vorrà<br />

molto.»<br />

La sua sorpresa aumentò, ma si fece da parte<br />

per farci entrare. Ci fermammo nell’atrio della<br />

chiesa.<br />

«Stavo per andare a dormire» disse padre<br />

Andrew. «Ho chiuso tutto.»<br />

«Lei mi ha detto che san Vladimir ha vissuto a<br />

lungo ed è morto di vecchiaia. Giusto?»<br />

«Sì» rispose lentamente. «Per quanto ne so, almeno.<br />

Tutti i libri che ho letto… compresi questi<br />

ultimi… dicono la stessa cosa.»<br />

«E Anna?» lo interrogai. Mi accorsi di avere <strong>il</strong><br />

tono di chi è sull’orlo di una crisi isterica. In effetti,<br />

era così che mi sentivo.


«Anna cosa?»<br />

«Che le è successo? Com’è morta?»<br />

Per tutto quel tempo. Per tutto quel tempo Lissa<br />

e io ci eravamo preoccupate della fine di Vlad.<br />

Non avevamo mai preso in considerazione quella<br />

di Anna.<br />

«Ah, be’.» Padre Andrew sospirò. «La sua fine<br />

fu tragica, purtroppo. Passò tutta la vita a proteggerlo,<br />

anche se in vecchiaia cominciò a dare segni<br />

di squ<strong>il</strong>ibrio. E poi…»<br />

«Poi?» incalzai. Christian continuava a spostare<br />

lo sguardo fra <strong>il</strong> prete e me, con l’aria smarrita.<br />

«E poi, un paio di mesi dopo la morte di san<br />

Vladimir, si suicidò.»<br />

Strizzai le palpebre per mezzo secondo, poi riaprii<br />

gli occhi. Era proprio come avevo temuto.<br />

«Mi dispiace» disse padre Andrew. «So quanto<br />

ti sei interessata alla loro storia. Nemmeno io conoscevo<br />

la sua fine finché non ho letto qualcosa in<br />

proposito di recente. Togliersi la vita è un peccato,<br />

sia chiaro… ma considerando quanto erano vicini,<br />

non è diffic<strong>il</strong>e immaginare come lei si sia sentita<br />

dopo la sua morte.»<br />

«E aveva cominciato a dare segni di squ<strong>il</strong>ibrio.»<br />

Lui annuì e aprì le braccia. «Diffic<strong>il</strong>e capire cosa<br />

pensava quella poverina. Probab<strong>il</strong>mente diversi<br />

fattori hanno contribuito. Ma perché ti interessa<br />

tanto?»


Scrollai la testa. «È una lunga storia. Grazie dell’aiuto.»<br />

Christian e io eravamo già a metà strada verso<br />

gli alloggi degli studenti, quando finalmente mi<br />

chiese: «Di cosa si tratta? Mi ricordo le vostre ricerche.<br />

Vladimir e Anna erano un po’ come te e Lissa,<br />

giusto?»<br />

«Già» risposi in tono cupo. «Senti, non voglio<br />

mettermi fra di voi, ma ti prego, non dire niente a<br />

Lissa di questa storia. Almeno finché non scopro<br />

qualcos’altro. D<strong>il</strong>le solo che… non lo so. Le dirò<br />

che sono entrata nel panico perché all’improvviso<br />

mi sono ricordata che avevo altre ore di servizio da<br />

fare.»<br />

«E così tutti e due le diciamo una bugia, eh?»<br />

«Non sai quanto mi dispiace, credimi. Ma per <strong>il</strong><br />

momento, è la cosa migliore per lei.»<br />

Perché se Lissa avesse saputo che poteva rendermi<br />

pazza… be’, l’avrebbe presa malissimo. Avrebbe<br />

deciso di non studiare più la magia. In effetti, era<br />

quello che avevo sempre voluto io… eppure, avevo<br />

sentito la sua gioia quando la usava. Potevo togliergliela?<br />

O dovevo sacrificare me stessa?<br />

Non c’era una risposta fac<strong>il</strong>e, e non potevo saltare<br />

alle conclusioni. Dovevo saperne di più.<br />

Christian accettò di mantenere <strong>il</strong> segreto e, quando<br />

raggiungevamo gli altri, era comunque arrivata<br />

l’ora del coprifuoco. Passammo insieme una


mezz’oretta, poi ci dividemmo per andare a dormire;<br />

anch’io, dato che l’accordo riguardo all’esercitazione<br />

prevedeva che non facessi turni di notte.<br />

Il rischio di un attacco degli Strigoi era basso comunque,<br />

e ai miei insegnanti premeva di più che<br />

facessi una buona nottata di sonno.<br />

Quando arrivò <strong>il</strong> coprifuoco, tornai agli alloggi<br />

dei dhampir da sola. E fu allora, quando ero praticamente<br />

arrivata, che comparve di nuovo.<br />

Mason.<br />

Mi fermai di colpo e mi guardai attorno, sperando<br />

ci fosse qualcun altro in giro che lo vedesse e<br />

mettesse fine una volta per tutte a quella storia<br />

della pazzia o non-pazzia. La sua sagoma madreperlacea<br />

era lì, con le mani nelle tasche del giaccone,<br />

un gesto così disinvolto che rese la visione ancora<br />

più assurda.<br />

«Be’» dissi, sentendomi stranamente calma,<br />

malgrado <strong>il</strong> dolore che provavo ogni volta che lo<br />

vedevo. «Lieta di vedere che sei di nuovo solo.<br />

Non mi sono piaciuti gli altri sull’aereo.»<br />

Lui mi fissava, con l’espressione neutra e gli<br />

occhi tristi. Mi fece sentire peggio: la colpa mi<br />

stringeva lo stomaco in una morsa. Crollai.<br />

«Cosa sei?» gridai. «Sei reale? Sto diventando<br />

pazza?»<br />

Con mia sorpresa, lui annuì.<br />

«Cosa?» chiesi con voce rotta. «Sì, sei reale?»


Lui annuì.<br />

«Sì, sto impazzendo?»<br />

Lui scosse la testa.<br />

«Be’» dissi, forzando una battuta nel tumulto di<br />

emozioni. «È un sollievo, ma sinceramente, cos’altro<br />

potresti dire se sei un’allucinazione?»<br />

Mason continuava a fissarmi. Mi guardai di<br />

nuovo attorno, nella speranza che arrivasse qualcuno.<br />

«Perché sei qui? Sei arrabbiato con noi e vuoi<br />

vendicarti?»<br />

Lui scosse la testa, e io mi r<strong>il</strong>assai un poco. Fino<br />

a quel momento non mi ero resa conto di quanto<br />

questo mi preoccupasse. Il senso di colpa e <strong>il</strong> cordoglio<br />

pervadevano ogni mia fibra. Che lui mi accusasse<br />

– come aveva fatto Ryan – mi era sembrato<br />

inevitab<strong>il</strong>e.<br />

«Non… non riesci a trovare pace?»<br />

Mason annuì e parve farsi ancora più triste.<br />

Ripensai ai suoi ultimi istanti di vita, e inghiottii le<br />

lacrime. Anch’io, probab<strong>il</strong>mente, avrei avuto difficoltà<br />

a trovare pace se mi avessero tolto la vita<br />

prima ancora che cominciasse davvero.<br />

«Però c’è dell’altro, vero? Un altro motivo per<br />

cui continui a venire da me.»<br />

Lui annuì.<br />

«Quale?» chiesi. Troppe domande ultimamente.<br />

Volevo delle risposte. «Cosa c’è? Cosa devo fare?»


Ma evidentemente Mason non poteva darmi<br />

altre risposte oltre al sì e al no. Aprì la bocca come<br />

a voler dire qualcosa. Sembrava si sforzasse, come<br />

aveva fatto Adrian con la pianta. Ma dalle sue labbra<br />

non uscì alcun suono.<br />

«Mi dispiace» mormorai. «Mi dispiace non capire<br />

e… mi dispiace per tutto <strong>il</strong> resto.»<br />

Mason mi rivolse un ultimo sguardo malinconico<br />

e poi scomparve.


vvVENTI<br />

«P arliamo di tua madre.»<br />

Sospirai. «Tipo?»<br />

Era <strong>il</strong> mio primo giorno di terapia e, fino a quel<br />

momento, non mi aveva impressionato granché.<br />

La visione di Mason della sera prima era probab<strong>il</strong>mente<br />

qualcosa di cui avrei dovuto parlare<br />

subito. Ma non volevo che i funzionari della scuola<br />

avessero un ulteriore motivo per pensare che<br />

stavo perdendo la ragione. Anche se magari era<br />

vero.<br />

E a dire la verità non ne ero tanto sicura. L’analisi<br />

di Adrian della mia aura e la storia di Anna senza<br />

dubbio avvaloravano la tesi di un mio imminente<br />

viaggio verso Pazz<strong>il</strong>andia. Però non mi sentivo<br />

pazza. I pazzi sapevano di esserlo? Adrian aveva<br />

detto di no. Il termine pazzo era già strano di per sé.<br />

Avevo sufficienti rudimenti di psicologia per sapere<br />

che la classificazione era molto ampia. La maggior<br />

parte dei disturbi mentali sono molto specifici<br />

e presentano sintomi precisi: ansia, depressione,<br />

sbalzi di umore…. Non sapevo dove collocarmi in<br />

quello schema, se mai ci rientravo.


«Cosa pensi di lei?» continuò la terapista. «Di<br />

tua madre?»<br />

«Che è un eccellente guardiano e una mamma<br />

così così.»<br />

La terapista, che si chiamava Deirdre, scrisse<br />

qualcosa sul suo taccuino. Era bionda e snella come<br />

tutte le Moroi. Indossava un vestito di cashmere<br />

grigio piombo e non sembrava molto più grande<br />

di me in quanto a età. Tuttavia, la sua scrivania era<br />

gremita di diplomi e attestati di ogni genere in<br />

psicoterapia. Lo studio si trovava nell’edificio<br />

dell’amministrazione, che ospitava anche l’ufficio<br />

della preside e in cui si trattavano tutte le faccende<br />

serie dell’Accademia. Avevo quasi sperato di trovarci<br />

un divano dove sdraiarmi, come si vedeva in<br />

tivù, ma <strong>il</strong> meglio che ottenni fu una sedia. Una<br />

sedia comoda. Le pareti erano tappezzate di nature<br />

morte. Dovevano essere lì per infondere tranqu<strong>il</strong>lità<br />

ai pazienti.<br />

«Vorresti elaborare quel “così così”?» mi chiese<br />

Deirdre.<br />

«È un passo avanti. Un mese fa avrei detto “terrib<strong>il</strong>e”.<br />

Ma che c’entra questo con Mason?»<br />

«Vuoi parlare di Mason?»<br />

Avevo notato la sua abitudine di rispondere alle<br />

mie domande con altre domande.<br />

«Non lo so» ammisi. «Immagino che sia questo<br />

<strong>il</strong> motivo per cui sono qui.»


«Cosa provi per lui? Per la sua morte?»<br />

«Sono triste. Come altro dovrei sentirmi?»<br />

«Arrabbiata?»<br />

Pensai agli Strigoi, alle loro espressioni ghignanti<br />

e crudeli mentre uccidevano. «Sì, anche.»<br />

«In colpa?»<br />

«Certo, è ovvio.»<br />

«Perché “ovvio”?»<br />

«Perché è colpa mia se lui era lì. L’avevo fatto<br />

arrabbiare e lui voleva dimostrarmi qualcosa. Gli<br />

ho detto dove si nascondevano gli Strigoi, e non<br />

avrei dovuto farlo. Se non l’avesse saputo, non ci<br />

sarebbe andato. E sarebbe ancora vivo.»<br />

«Non credi che fosse responsab<strong>il</strong>e delle proprie<br />

azioni? Che è lui ad aver scelto di fare quello che<br />

ha fatto?»<br />

«Be’… sì. Credo di sì. Non l’ho mica costretto.»<br />

«Qualche altra ragione per cui ti senti in colpa?»<br />

Distolsi lo sguardo da lei e mi concentrai sul<br />

quadro di una coccinella. «Gli piacevo… come ragazza.<br />

Ho provato a stare con lui, ma la nostra<br />

storia non riusciva a prendermi. E questo lo ha ferito.»<br />

«Perché non riusciva a prenderti?»<br />

«Non lo so» risposi. L’immagine del suo corpo<br />

riverso sul pavimento mi balenò in mente e la scacciai.<br />

Per nessun motivo al mondo mi sarei messa a<br />

piangere davanti a Deirdre. «È questo <strong>il</strong> punto.


Avrebbe dovuto. Era dolce, carino. Era spiritoso.<br />

Andavamo molto d’accordo… ma non sentivo altro.<br />

Anche quando ci siamo baciati eccetera… alla<br />

fine non riuscivo a continuare.»<br />

«Pensi di avere problemi col contatto fisico?»<br />

«Cosa…? Oh. No! Certo che no.»<br />

«Hai mai fatto sesso con qualcuno?»<br />

«No. Sta dicendo che dovrei?»<br />

«Tu pensi che dovresti?»<br />

Accidenti. Credevo di averla messa all’angolo.<br />

Credevo che non avrebbe avuto una domanda per<br />

questo. «Mason non era la persona giusta.»<br />

«C’è qualcun altro? Qualcuno che pensi potrebbe<br />

essere la persona giusta?»<br />

Esitai. Non capivo come tutto questo avesse a<br />

che fare con la questione dei fantasmi. Secondo<br />

certe carte che avevo firmato, tutto quello che veniva<br />

detto in quella stanza era confidenziale.<br />

Deirdre non avrebbe potuto riferirlo a nessuno, a<br />

meno che non diventassi un pericolo per me stessa<br />

o facessi qualcosa di <strong>il</strong>legale. Non ero sicura di<br />

dove si collocasse l’avere una relazione con un uomo<br />

molto più grande.<br />

«Sì… ma non posso dire chi è.»<br />

«Da quanto tempo lo conosci?»<br />

«Circa sei mesi.»<br />

«Vi sentite attratti?»<br />

«Sì, certo. Ma non siamo…» Come facevo a de-


scrivere la situazione? «Non stiamo insieme. Lui<br />

non è, diciamo… disponib<strong>il</strong>e.»<br />

Che pensasse quello che voleva, magari che mi<br />

piaceva un tizio che aveva già la ragazza.<br />

«È lui <strong>il</strong> motivo per cui non riuscivi ad avvicinarti<br />

a Mason?»<br />

«Sì.»<br />

«E che ti impedisce di metterti con qualcun altro?»<br />

«Be’… non è che lui faccia niente di proposito.»<br />

«Ma finché ci tieni a lui, non ti interessa nessun<br />

altro?»<br />

«Esatto. Ma non importa. In realtà, non dovrei<br />

mettermi con nessuno.»<br />

«Perché no?»<br />

«Perché non ho tempo. Mi sto allenando per<br />

diventare guardiano. Devo dedicare tutta la mia<br />

attenzione a Lissa.»<br />

«E non pensi che sia possib<strong>il</strong>e fare le due cose<br />

allo stesso tempo?»<br />

Scossi la testa. «No, infatti. Devo essere pronta a<br />

dedicare la mia vita a lei. Non posso farmi distrarre<br />

da qualcun altro. Noi guardiani abbiamo un<br />

detto: “Loro vengono prima.” Voi, i Moroi.»<br />

«E quindi immagini che dovrai sempre anteporre<br />

le esigenze di Lissa alle tue?»<br />

«Ovvio.» Mi accigliai. «Cos’altro dovrei fare?<br />

Sarò <strong>il</strong> suo guardiano.»


«E questo come ti fa sentire? Rinunciare a quello<br />

che desideri per lei?»<br />

«È la mia migliore amica. Ed è l’ultima della sua<br />

casata.»<br />

«Non è quello che ti ho chiesto.»<br />

«Sì, ma…» M’interruppi. «Ehi, non mi ha fatto<br />

una domanda.»<br />

«Ti sembra che faccia sempre domande?»<br />

«Lasciamo perdere. Senta, io voglio bene a<br />

Lissa. Sono felice di dedicare la vita a proteggerla.<br />

Fine della discussione. E poi, proprio lei, una<br />

Moroi, viene a dire a me, una dhampir, che non<br />

dovrei mettere una Moroi al primo posto? Lo so<br />

come funziona <strong>il</strong> sistema.»<br />

«Anch’io» disse. «Ma non sono qui per analizzarlo.<br />

Sono qui per aiutarti a stare meglio.»<br />

«A quanto pare, forse non può fare l’uno senza<br />

fare l’altro.»<br />

Le labbra di Deirdre si piegarono in un sorriso,<br />

poi lanciò un’occhiata all’orologio. «Abbiamo finito<br />

<strong>il</strong> tempo per oggi. Riprenderemo da qui la prossima<br />

volta.»<br />

Incrociai le braccia sul petto. «Credevo che mi<br />

avrebbe dato chissà quali consigli speciali o che mi<br />

avrebbe detto cosa fare. Ma lei continua solo a farmi<br />

parlare.»<br />

Deirdre rise in tono sommesso. «La terapia non<br />

ha niente a che vedere con quello che penso io.»


«E allora a che serve?»<br />

«Serve perché non sempre sappiamo cosa pensiamo<br />

o proviamo. Quando hai una guida, è più<br />

fac<strong>il</strong>e capire le cose. Scoprirai spesso che sai già<br />

dentro di te cosa fare. Io posso aiutarti con le mie<br />

domande e accompagnarti là dove potresti non<br />

arrivare da sola.»<br />

«Be’, devo dire che è brava con le domande»<br />

commentai, acida.<br />

«Anche se non ho “consigli speciali” per te, ti<br />

darò qualcosa su cui vorrei che riflettessi finché<br />

non ci rivediamo.» Abbassò lo sguardo sul taccuino<br />

e ci tamburellò sopra con la matita mentre pensava.<br />

«Per prima cosa, voglio che tu rifletta di<br />

nuovo su quello che ti ho chiesto di Lissa… a proposito<br />

di come ti senti nel dedicare la tua vita a<br />

lei.»<br />

«Gliel’ho già detto.»<br />

«Lo so. Pensaci ancora un po’. Se la tua risposta<br />

sarà la stessa, perfetto. Poi, voglio che tu rifletta<br />

anche su un’altra cosa. Che forse la ragione per cui<br />

sei attratta da questo ragazzo non disponib<strong>il</strong>e è<br />

proprio perché non è disponib<strong>il</strong>e.»<br />

«È una follia. Non ha senso.»<br />

«Dici? Mi hai appena detto che non potrai mai<br />

stare con qualcuno. Non credi che volere qualcuno<br />

che non puoi avere sia <strong>il</strong> modo che <strong>il</strong> tuo subconscio<br />

usa per affrontare la questione? Se per te è


impossib<strong>il</strong>e averlo, allora non dovrai mai sentirti<br />

in conflitto per Lissa. Non dovrai mai scegliere.»<br />

«Sono confusa» borbottai.<br />

«Devi esserlo. Per questo sono qui.»<br />

«Ma che c’entra tutto questo con Mason?»<br />

«C’entra con te, Rose. È questo che conta.»<br />

Uscii dallo studio della terapista con <strong>il</strong> cervello<br />

fuso. Mi sembrava quasi di essere stata sotto processo.<br />

Se ci fosse stata Deirdre a mettere Victor<br />

sotto torchio, probab<strong>il</strong>mente avrebbero finito in<br />

metà del tempo.<br />

E poi ero convinta che Deirdre avesse preso una<br />

direzione completamente sbagliata. Figuriamoci<br />

se ce l’avevo con Lissa. E <strong>il</strong> pensiero che mi fossi<br />

innamorata di Dimitri perché non potevo averlo<br />

era ridicola. Non avevo mai pensato al conflitto fra<br />

<strong>il</strong> sentimento che provavo per lui e l’essere un<br />

guardiano finché non ne aveva parlato lui. Mi ero<br />

innamorata di lui perché… be’, perché era Dimitri.<br />

Perché era dolce, e forte, e divertente, e spietato, e<br />

bellissimo. Perché lui mi capiva.<br />

Eppure, mentre tornavo verso l’edificio della<br />

scuola, le domande della terapista continuavano a<br />

frullarmi nella mente. Magari non avevo pensato<br />

che una relazione ci distraesse dai nostri doveri di<br />

guardiani, ma certo sapevo fin dal principio che la<br />

sua età e <strong>il</strong> nostro lavoro erano ostacoli enormi.


Possib<strong>il</strong>e che questo avesse giocato un ruolo fondamentale?<br />

Che una parte di me in fondo in fondo<br />

sapesse che non avremmo mai potuto stare insieme,<br />

permettendomi così di dedicarmi per sempre<br />

a Lissa?<br />

No, mi risposi decisa. Era ridicolo. Deirdre poteva<br />

anche essere brava a fare domande, ma le sue<br />

erano domande sbagliate.<br />

«Rose!»<br />

Guardai a destra e vidi Adrian che veniva verso<br />

di me tagliando per <strong>il</strong> prato, incurante degli effetti<br />

della fanghiglia sulle sue scarpe di marca.<br />

«Mi hai appena chiamata “Rose”?» chiesi. «E<br />

non “piccola dhampir”? Credo che non sia mai successo.»<br />

«Succede, succede» ribatté lui raggiungendomi.<br />

Entrammo nell’edificio. Le lezioni erano in corso,<br />

perciò i corridoi erano deserti.<br />

«Dov’è la tua metà migliore?» chiese lui.<br />

«Christian?»<br />

«No, Lissa. Sai dire dove si trova, giusto?»<br />

«Certo, è l’ultima ora e lei è in classe come tutti.<br />

Continui a dimenticare che per noialtri questa è<br />

una scuola.»<br />

Lui parve deluso. «Ho trovato altro materiale di<br />

cui volevo parlarle. Ancora casi di supercompulsione.»


«Wow, hai fatto qualcosa di produttivo? Ne sono<br />

colpita.»<br />

«Fa un certo effetto detto da te» disse lui.<br />

«Specie se si pensa che lo scopo della tua intera<br />

esistenza qui è picchiare la gente. Voi dhampir siete<br />

inciv<strong>il</strong>i… ma è proprio per questo che vi amiamo.»<br />

«A dire <strong>il</strong> vero» commentai, «non siamo gli unici<br />

a menare le mani ultimamente.» Avevo quasi<br />

dimenticato <strong>il</strong> mistero del club di lotta reale. C’erano<br />

troppe cose a cui pensare. Era come cercare di<br />

trattenere l’acqua con le mani. Gli feci una domanda,<br />

anche se temevo fosse azzardata. «La parola<br />

Mână ti dice niente?»<br />

Lui si appoggiò con la schiena alla parete e tirò<br />

fuori le sigarette. «Certo.»<br />

«Qui non si può fumare» lo ammonii.<br />

«Cosa… oh, giusto.» Con un sospiro, si rimise <strong>il</strong><br />

pacchetto in tasca. «Non studiate <strong>il</strong> rumeno qui a<br />

scuola? Significa “mano”.»<br />

«Io studio inglese.» Mano. Non aveva senso.<br />

«Perché ti interessa la traduzione?»<br />

«Non so. Forse ho capito male. Credevo avesse<br />

un qualche collegamento con quello che sta succedendo<br />

ai reali.»<br />

I suoi occhi s’<strong>il</strong>luminarono. «Oh, cielo. No.<br />

Anche qui?»<br />

«Anche qui cosa?»


«La Mână.. La Mano. È una di quelle stupide<br />

società segrete che ogni tanto saltano fuori nelle<br />

scuole. Alla Alder ne avevamo una sezione. Per lo<br />

più si tratta di un manipolo di reali che si mettono<br />

insieme e tengono riunioni segrete per parlare di<br />

quanto sono più fichi degli altri.»<br />

«Allora è questo» dissi. I pezzi del mosaico cominciavano<br />

a combaciare. «Il gruppetto di Jesse e<br />

Ralf… volevano convincere anche Christian a<br />

unirsi a loro. Ecco cos’è la Mână..»<br />

«Lui?» Adrian scoppiò a ridere. «Devono essere<br />

proprio disperati… e con questo non intendo offendere<br />

Christian. È solo che lui non è <strong>il</strong> tipo da<br />

farsi coinvolgere in questo genere di cose.»<br />

«Sì, be’, si è rifiutato in maniera piuttosto brusca.<br />

Ma qual è lo scopo preciso di questa società<br />

segreta?»<br />

Lui fece spallucce. «Lo stesso di tutte. Sentirsi<br />

superiori agli altri. A tutti piace sentirsi speciali.<br />

Far parte di un’élite è un modo come un altro.»<br />

«Ma tu non ne facevi parte?»<br />

«Non ne avevo bisogno. Io so già di essere speciale.»<br />

«Jesse e Ralf parlano come se i reali avessero<br />

urgenza di restare uniti per fare fronte alle controversie<br />

che sono scoppiate… sai, <strong>il</strong> combattere e i<br />

guardiani e <strong>il</strong> resto. Da come ne parlano, sembrano<br />

convinti di poter fare qualcosa.»


«Non alla loro età» disse Adrian. «Il massimo<br />

che possono fare è parlare. Quando diventano<br />

adulti, i membri della Mână a volte stringono accordi<br />

fra di loro e continuano a tenere riunioni segrete.»<br />

«Tutto qui allora? Si riuniscono per <strong>il</strong> gusto di<br />

parlare e sentirsi parlare?»<br />

Adrian si fece pensieroso. «Be’, sì, certo, parlano<br />

un sacco. Però voglio anche dire che quando si<br />

formano queste piccole sette, in genere c’è qualcosa<br />

di specifico che intendono fare in segreto. Sotto<br />

questo aspetto, ogni singolo gruppo è diverso, perciò<br />

anche in questo caso potrebbero avere qualche<br />

schema o progetto in mente.» Schema o progetto.<br />

Non mi piaceva. Specie se la cosa riguardava Jesse<br />

e Ralf.<br />

«Sai un sacco di cose per uno che non ne ha mai<br />

fatto parte.»<br />

«Mio padre sì. Non ne parla molto… è pur sempre<br />

una società segreta… ma ho raccolto indizi qui<br />

e là, e ne ho sentito parlare quando ero a scuola.»<br />

Mi appoggiai anch’io al muro. L’orologio sulla<br />

parete opposta indicava che le lezioni erano quasi<br />

finite. «Hai mai sentito dire che picchiavano qualcuno?<br />

Ci sono almeno quattro Moroi che conosco<br />

che sono stati aggrediti. E non ne vogliono parlare.»<br />

«Chi? Non-reali?»


«No. Altri reali.»<br />

«Non ha senso. Lo scopo è proprio quello di<br />

mettere insieme l’élite dei reali per proteggersi dai<br />

cambiamenti. A meno che, può darsi, non diano la<br />

caccia ai reali che si rifiutano di partecipare o che<br />

sostengono i non-reali.»<br />

«Può darsi. Ma uno di loro era <strong>il</strong> fratello di<br />

Jesse, e Jesse dovrebbe essere addirittura uno dei<br />

fondatori. Dovrebbe essere stato lui, quindi. E non<br />

hanno fatto niente quando Christian li ha mandati<br />

al diavolo.»<br />

Adrian allargò le braccia. «Non posso sapere<br />

tutto e, come ho detto, anche questa sezione avrà <strong>il</strong><br />

suo progetto, che vuole tenere nascosto.» Sospirai<br />

per la frustrazione e lui mi rivolse uno sguardo<br />

interrogativo. «Perché ci tieni tanto?»<br />

«Perché non è giusto. I ragazzi che ho visto erano<br />

ridotti male. Se c’è un gruppo che va in giro a<br />

picchiare la gente, bisogna fermarlo.»<br />

Adrian rise e giocherellò con una ciocca dei miei<br />

capelli. «Non puoi salvare tutti, anche se ci provi,<br />

e Dio sa se ci provi.»<br />

«Voglio solo fare quello che è giusto.» Ricordai<br />

<strong>il</strong> commento di Dimitri sui western e non potei<br />

fare a meno di sorridere. «Bisogna portare la giustizia<br />

dov’è necessario.»<br />

«La cosa assurda, piccola dhampir, è che tu fai<br />

sul serio. Lo vedo dalla tua aura.»


«Cosa? Vuoi dire che non è più nera?»<br />

«No… è ancora scura, decisamente. Ma intravedo<br />

una lieve luminosità, delle striature dorate.<br />

Come raggi di sole.»<br />

«Allora forse la tua teoria secondo cui assorbo<br />

le negatività di Lissa è sbagliata.» Cercavo con<br />

tutte le mie forze di non pensare alla sera prima,<br />

quando avevo saputo di Anna. Riportare a galla<br />

l’argomento mi fece tornare la paura. Pazzia.<br />

Suicidio.<br />

«Dipende» disse lui. «Quand’è stata l’ultima<br />

volta che l’hai vista?»<br />

Gli mollai un pugno scherzoso sul braccio.<br />

«Non ne hai la più pallida idea, vero? Tiri a indovinare.»<br />

Lui mi afferrò <strong>il</strong> polso e mi attirò più vicino.<br />

«Non è così che fai anche tu in genere?»<br />

Sorrisi, mio malgrado. Stargli così vicina mi fece<br />

apprezzare <strong>il</strong> verde dei suoi occhi. In effetti, anche<br />

se lo prendevo sempre in giro, non potevo negare<br />

che fosse un bel ragazzo. Sentivo le sue dita calde<br />

sul polso e c’era qualcosa di sensuale nel modo in<br />

cui me lo stringeva. Ripensando alle parole di<br />

Deirdre, cercai di capire come mi sentivo. Minacce<br />

della regina a parte, Adrian era tecnicamente un<br />

ragazzo disponib<strong>il</strong>e. Mi sentivo attratta da lui? Ero<br />

eccitata da quella situazione?<br />

La risposta era no. Non come mi capitava con


Dimitri. A modo suo, Adrian era intrigante, ma<br />

non mi scombussolava come quando ero con<br />

Dimitri. Forse perché Adrian era disponib<strong>il</strong>e?<br />

Aveva ragione Deirdre a dire che cercavo relazioni<br />

impossib<strong>il</strong>i?<br />

«Sai» disse lui, interrompendo <strong>il</strong> corso dei miei<br />

pensieri, «in altre circostanze, questo sarebbe eccitante.<br />

Ma tu mi stai guardando come se fossi una<br />

specie di esperimento scientifico.»<br />

In effetti, era proprio così che lo stavo trattando.<br />

«Perché con me non usi la compulsione?» chiesi.<br />

«E non voglio dire solo per impedirmi di fare a<br />

botte.»<br />

«Perché metà del divertimento sta proprio nel<br />

fatto che sei diffic<strong>il</strong>e.»<br />

Mi venne un’idea. «Fallo.»<br />

«Fare che?»<br />

«Usa la compulsione su di me.»<br />

«Cosa?» Ecco un altro dei rari momenti in cui<br />

Adrian si stupiva.<br />

«Usa la compulsione per farmi venire voglia di<br />

baciarti… solo che devi promettermi di non arrivare<br />

al <strong>bacio</strong>.»<br />

«Pazzesco… e quando io dico che una cosa è<br />

pazzesca, vuol dire che è grave.»<br />

«Per favore.»<br />

Adrian sospirò, poi concentrò <strong>il</strong> suo sguardo su<br />

di me. Era come annegare, annegare in un mare


verde. Non esisteva altro al mondo se non quegli<br />

occhi verdi.<br />

«Voglio baciarti, Rose» mormorò piano. «E tu<br />

vuoi che io lo faccia.»<br />

All’improvviso fui attratta da ogni aspetto del<br />

suo corpo: le labbra, le mani, l’odore. Mi sentivo<br />

scottare. Volevo che mi baciasse con ogni fibra del<br />

mio essere. Non c’era niente che volessi di più al<br />

mondo di quel <strong>bacio</strong>. Alzai <strong>il</strong> viso verso di lui, e lui<br />

si chinò su di me. Assaporavo già <strong>il</strong> gusto di quelle<br />

labbra.<br />

«Lo vuoi?» mi chiese, la voce di nuovo come<br />

una carezza di velluto. «Vuoi baciarmi?»<br />

Più che mai. Tutto ciò che mi circondava era una<br />

macchia indistinta. Soltanto le sue labbra erano a<br />

fuoco.<br />

«Sì» sussurrai. Il suo viso si avvicinò; la sua bocca<br />

era ad appena un soffio dalla mia. Eravamo così<br />

vicini, così vicini, e poi…<br />

Si fermò. «Fatto» disse, indietreggiando di un<br />

passo.<br />

Tornai in me in un lampo. La nebbia trasognata<br />

si era dissolta, <strong>il</strong> mio corpo non provava più<br />

alcun desiderio. Ma avevo scoperto qualcosa.<br />

Sotto l’effetto della compulsione, avevo davvero<br />

voluto baciarlo. Ma non si era trattato di quella<br />

scossa elettrica, quella sensazione travolgente<br />

che provavo quando stavo con Dimitri, la sensa-


zione che eravamo una persona sola, legati da<br />

forze più grandi di noi. Con Adrian, era stato<br />

qualcosa di puramente meccanico.<br />

Deirdre si era sbagliata. Se la mia attrazione per<br />

Dimitri era soltanto una reazione inconscia, allora<br />

avrebbe dovuto essere superficiale come l’attrazione<br />

forzata per Adrian. E invece si trattava di due<br />

cose completamente diverse. Con Dimitri era amore,<br />

non solo uno scherzo che mi giocava <strong>il</strong> subconscio.<br />

«Hmm» dissi.<br />

«Hmm?» chiese Adrian, guardandomi divertito.<br />

«Hmm.»<br />

Il terzo “hmm” non era venuto da nessuno dei<br />

due. Guardai in fondo al corridoio e vidi Christian<br />

che ci osservava. Mi allontanai da Adrian, proprio<br />

mentre suonava la campanella. Il corridoio rimbombò<br />

del frastuono degli studenti che uscivano<br />

dalle classi.<br />

«Ora posso vedere Lissa» disse Adrian contento.<br />

«Rose, vieni con me dai donatori?» disse<br />

Christian. La sua voce era neutra, e la sua espressione<br />

indecifrab<strong>il</strong>e.<br />

«Oggi non ti faccio da guardiano.»<br />

«Peccato. Mi mancherà la tua amab<strong>il</strong>e compagnia.»<br />

Salutai Adrian e mi avviai comunque con


Christian, passando per la mensa. «Che succede?»<br />

gli chiesi.<br />

«Sei tu che lo devi dire a me» rispose lui.<br />

«Qualche minuto fa stavi per baciare Adrian.»<br />

«Era un esperimento» dissi io. «Fa parte della<br />

terapia.»<br />

«Che razza di terapia ti fanno fare?»<br />

Eravamo arrivati nella stanza dei donatori.<br />

Nonostante fosse uscito dalla classe in anticipo,<br />

c’erano già delle persone in f<strong>il</strong>a.<br />

«Che te ne importa?» dissi. «Dovresti essere<br />

contento. Vuol dire che non sta dietro a Lissa.»<br />

«Magari sta dietro a tutte e due.»<br />

«Ma chi sei, <strong>il</strong> mio fratello maggiore adesso?»<br />

«Mi dà fastidio» rispose. «Tutto qui.»<br />

Guardai oltre le sue spalle e vidi entrare Jesse e<br />

Ralf. «Be’, abbassa la voce se non vuoi che i nostri<br />

cari amici ci sentano.»<br />

Jesse però era troppo occupato per sentirci, perché<br />

stava discutendo con la coordinatrice. «Non ho<br />

tempo di aspettare» le disse. «Devo andare da<br />

un’altra parte.»<br />

La donna indicò noi e gli altri in f<strong>il</strong>a. «Queste<br />

persone sono arrivate prima di te.»<br />

Jesse la fissò dritta negli occhi e sorrise. «Magari<br />

stavolta può fare un’eccezione.»<br />

«Sì, ha fretta» aggiunse Ralf con una voce che<br />

non gli avevo mai sentito prima. Meno gracchiante


e più calma del solito. «Scriva <strong>il</strong> suo nome in cima<br />

alla lista.»<br />

Lì per lì sembrò che la coordinatrice volesse<br />

mandarli a quel paese, ma poi la sua faccia cambiò<br />

espressione, diventando vacua e distratta. Abbassò<br />

lo sguardo sul blocco di fogli e ci scribacchiò sopra<br />

qualcosa. Un paio di secondi dopo, alzò la testa<br />

di scatto, gli occhi di nuovo vig<strong>il</strong>i. Aggrottò la<br />

fronte.<br />

«Cosa stavo facendo?»<br />

«Mi stava segnando» disse Jesse. Indicò <strong>il</strong> blocco.<br />

«Vede?»<br />

Lei guardò <strong>il</strong> foglio, confusa. «Come mai <strong>il</strong> tuo<br />

nome è in cima alla lista? Non sei appena arrivato?»<br />

«Siamo venuti prima a iscriverci. Ci ha detto che<br />

andava bene.»<br />

Lei abbassò di nuovo lo sguardo, chiaramente<br />

confusa. Non ricordava che fossero stati lì prima<br />

– perché infatti non era così – ma non riusciva a<br />

capire come mai <strong>il</strong> nome di Jesse fosse <strong>il</strong> in cima<br />

alla lista. Un attimo dopo scrollò le spalle; doveva<br />

aver deciso che non valeva la pena pensarci troppo.<br />

«Aspetta con gli altri. A breve comincio a chiamare.»<br />

Non appena Jesse e Ralf si avvicinarono a noi, li<br />

aggredii. «Hai usato la compulsione con lei» sib<strong>il</strong>ai.


Per una frazione di secondo, la faccia di Jesse si<br />

trasformò in una maschera di terrore; poi tornò al<br />

suo consueto ghigno arrogante. «Lo dici tu. L’ho<br />

solo convinta, ecco tutto. Perché, hai intenzione di<br />

fare la spia o cosa?»<br />

«Non c’è niente da riferire» ribatté Christian. «È<br />

stata la peggiore compulsione che abbia mai visto.»<br />

«Seh, figurati se l’hai mai vista» gracchiò Ralf.<br />

«Un sacco di volte» disse Christian. «E da parte<br />

di persone molto più simpatiche di voi. Anzi, forse<br />

è per questo che la vostra non funziona tanto bene.»<br />

Ralf parve prenderla male, ma Jesse gli diede di<br />

gomito e fece per voltarsi. «Lascialo perdere. Ha<br />

avuto la sua occasione.»<br />

«La sua occasione per…» Mi venne in mente<br />

all’improvviso <strong>il</strong> goffo tentativo di Brandon di usare<br />

la compulsione per convincermi che le sue ferite<br />

non erano niente. J<strong>il</strong>l aveva detto che Brett Ozera<br />

era riuscito a convincere un’insegnante che non<br />

era niente di grave. L’insegnante aveva lasciato<br />

cadere l’argomento, con grande sorpresa di J<strong>il</strong>l.<br />

Brett doveva aver usato la compulsione. Nel mio<br />

cervello si accesero diverse lampadine. Gli elementi<br />

erano tutti intorno a me, solo che ancora non<br />

riuscivo a collegarli. «Allora si tratta di questo,<br />

vero? La vostra stupida Mână e <strong>il</strong> fatto di picchiare


la gente. Ha qualcosa a che fare con la compulsione…»<br />

Non sapevo come mettere insieme tutte le tessere<br />

del puzzle, ma lo sguardo sorpreso di Jesse mi<br />

disse che ero sulla pista giusta, anche se ribatté:<br />

«Non so di cosa stai parlando.»<br />

Decisi di premere sull’acceleratore, nella speranza<br />

di farlo arrabbiare e magari dire qualcosa<br />

che non avrebbe dovuto dire. «A cosa serve? Vi<br />

sballate con questi trucchetti banali? Perché è questo<br />

che sono, lo sapete anche voi. Non avete la<br />

minima idea di cosa sia davvero la compulsione.<br />

Ho visto esempi di compulsione che vi avrebbero<br />

costretto a fare la verticale sulle mani e buttarvi<br />

dalla finestra.»<br />

«Stiamo imparando molte più cose di quanto<br />

immagini» disse Jesse. «E quando scoprirò chi ti ha<br />

detto…»<br />

Non ebbe <strong>il</strong> tempo di concludere la sua minaccia<br />

perché in quel momento chiamarono <strong>il</strong> suo<br />

nome. Lui e Ralf se ne andarono, e subito Christian<br />

mi domandò: «Che succede? Cos’è la Mână?»<br />

Gli feci un rapido riassunto delle spiegazioni di<br />

Adrian. «Ecco a cosa volevano che aderissi. Con<br />

ogni probab<strong>il</strong>ità, si stanno esercitando con la compulsione<br />

in segreto. Adrian ha detto che questi<br />

gruppi sono sempre formati da reali che hanno<br />

qualche piano per cambiare e controllare le cose


quando c’è qualche pericolo. A quanto pare pensano<br />

che la compulsione sia la soluzione… ecco<br />

cosa intendevano quando ti hanno detto che conoscevano<br />

metodi per farti ottenere quello che volevi.<br />

Se avessero saputo quanto fai schifo con la<br />

compulsione, probab<strong>il</strong>mente non te l’avrebbero<br />

mai chiesto.»<br />

Lui si accigliò, per niente contento che gli avessi<br />

ricordato quel suo unico tentativo – fallito – di usare<br />

la compulsione nel rifugio in montagna.<br />

«È questo <strong>il</strong> mistero» dissi. In quel momento lo<br />

chiamarono, e io decisi di rimandare ogni azione<br />

finché non avessi ottenuto maggiori informazioni.<br />

Notai <strong>il</strong> donatore verso cui ci stavano accompagnando.<br />

«Di nuovo Alice? Come fai a capitare<br />

sempre con lei? Una richiesta speciale?»<br />

«No, ma credo che la maggior parte della gente<br />

richieda espressamente di non averla.»<br />

Alice fu contenta di vederci, come sempre.<br />

«Rose. Continui sempre a proteggerci?»<br />

«Lo farei, se me lo lasciassero fare» risposi.<br />

«Non avere troppa fretta» mi riprese. «Conserva<br />

le tue energie. Se hai troppa smania di combattere<br />

i non-morti, alla fine potresti unirti a loro. E allora<br />

non ci vedresti più, e noi saremmo molto tristi.»<br />

«Già» intervenne Christian. «Io piangerei tutte<br />

le notti nel cuscino.»<br />

Frenai l’impulso di mollargli un calcio. «Be’,


non potrei venire a farvi visita se fossi una Strigoi,<br />

certo, ma se morissi, come si spera, di una morte<br />

normale, allora potrei venire sotto forma di fantasma.»<br />

Che tristezza, pensai, fare una battuta proprio<br />

sulla cosa che mi spaventava di più in quel momento.<br />

Alice non la trovò affatto divertente. Scosse<br />

la testa.<br />

«No, non potresti. Le difese magiche ti terrebbero<br />

a distanza.»<br />

«Le difese tengono lontani soltanto gli Strigoi»<br />

le ricordai con garbo.<br />

Un lampo di sfida sostituì <strong>il</strong> suo abituale sguardo<br />

assente. «Le difese tengono fuori qualsiasi creatura<br />

non vivente. Morta o non-morta.»<br />

«Eccoti servita» disse Christian.<br />

«Le difese non tengono fuori i fantasmi» ribattei.<br />

«Io li ho visti.»<br />

Considerando la pazzia di Alice, non provavo<br />

imbarazzo a parlare della mia con lei. Anzi, era<br />

addirittura confortante parlarne con qualcuno che<br />

non mi giudicava. Lei conversava come se fosse un<br />

argomento normalissimo.<br />

«Se hai visto i fantasmi, vuol dire che non siamo<br />

più al sicuro.»<br />

«Te l’ho detto l’altra volta, <strong>il</strong> sistema di sicurezza<br />

è perfetto.»<br />

«Magari qualcuno ha fatto un errore» replicò


lei, parendo ragionevole. «Forse qualcuno ha saltato<br />

un passaggio. Le difese sono fatte di magia. La<br />

magia è viva. I fantasmi non possono attraversarla<br />

per lo stesso motivo per cui non possono gli<br />

Strigoi. Non sono vivi. Se hai visto un fantasma,<br />

allora le difese hanno fallito.» Fece una pausa. «O<br />

forse sei pazza.»<br />

Christian proruppe in una sonora risata. «Te la<br />

sei cercata, Rose. E direttamente da un’esperta.»<br />

Lo fulminai con lo sguardo. Lui sorrise ad Alice.<br />

«A favore di Rose, però, devo dire che ha ragione<br />

a proposito delle difese. La scuola le controlla in<br />

continuazione. L’unico luogo più sorvegliato di<br />

questo è la Corte Reale, ed entrambi i posti pullulano<br />

di guardiani. Perciò basta con queste paranoie.»<br />

Cominciò a nutrirsi, e io distolsi lo sguardo.<br />

Non avrei dovuto dare retta ad Alice. Non si poteva<br />

certo dire che fosse una fonte di informazioni<br />

affidab<strong>il</strong>e, anche se era nel giro da un bel po’.<br />

Eppure… la sua logica strampalata aveva un senso.<br />

Se le difese tenevano fuori gli Strigoi, perché<br />

non i fantasmi? Vero, gli Strigoi erano i morti tornati<br />

a camminare sulla terra, ma <strong>il</strong> suo argomento<br />

era valido: tutti loro erano morti. Però avevamo<br />

ragione anche io e Christian: le difese intorno alla<br />

scuola erano solide. Ci voleva una quantità enorme<br />

di potere per innalzare quelle barriere magiche.


Non tutte le case Moroi potevano disporne, ma<br />

luoghi come la scuola e la Corte Reale garantivano<br />

una regolare manutenzione delle difese.<br />

La Corte Reale…<br />

Non avevo visto nessun fantasma mentre eravamo<br />

lì, eppure era stata un’esperienza incredib<strong>il</strong>mente<br />

stressante. Se le mie visioni erano indotte<br />

dallo stress, la Corte e gli incontri con Victor e la<br />

regina sarebbero state occasioni perfette perché si<br />

verificassero. Il fatto che non avessi visto niente<br />

sembrava negare la teoria del disturbo post-traumatico<br />

da stress. Non avevo visto fantasmi finché<br />

non eravamo atterrati all’aeroporto di Martinv<strong>il</strong>le.<br />

Che non aveva difese magiche.<br />

Trattenni <strong>il</strong> respiro. La Corte aveva difese potenti.<br />

Non avevo visto fantasmi. L’aeroporto, che faceva<br />

parte del mondo umano, non aveva difese. E lì<br />

ero stata bombardata dalle visioni. E li avevo visti<br />

anche sull’aereo, che non era protetto mentre eravamo<br />

in aria.<br />

Guardai Christian e Alice. Stavano per finire.<br />

Possib<strong>il</strong>e che lei avesse ragione? Che le difese tenessero<br />

lontani i fantasmi? Se sì, allora che succedeva<br />

alla scuola? Se le difese erano integre, non<br />

avrei dovuto vedere niente, come a Corte. Se le<br />

difese erano danneggiate, allora sarei stata bersagliata<br />

di visioni come all’aeroporto. Era come se


l’Accademia fosse una via di mezzo e mi permettesse<br />

solo sporadiche visioni. Non aveva senso.<br />

L’unica cosa che sapevo con certezza era che se<br />

le difese magiche della scuola avevano qualche<br />

problema, allora non ero la sola a essere in pericolo.


vvVENTUNO<br />

N on vedevo l’ora che la giornata finisse. Avevo<br />

promesso a Lissa che mi sarei fermata con lei<br />

e gli altri dopo la scuola. Avrebbe dovuto essere<br />

divertente, ma i minuti passavano lenti come ore e<br />

io fremevo. All’approssimarsi del coprifuoco, li<br />

salutai in fretta e corsi agli alloggi dei dhampir.<br />

Chiesi alla sorvegliante dietro <strong>il</strong> bancone di chiamare<br />

la stanza di Dimitri – cosa vietata agli studenti<br />

– perché avevo una domanda “urgente” da<br />

fargli. Aveva appena sollevato <strong>il</strong> telefono quando<br />

passò Celeste.<br />

«Non c’è» mi disse. Aveva un grosso livido sulla<br />

faccia. Qualche novizio doveva aver avuto la meglio<br />

su di lei, un novizio che non ero io. «Credo che<br />

sia andato in cappella. Gli parlerai domani… non ce<br />

la fai ad andare e tornare prima del coprifuoco.»<br />

Annuii, delusa e feci finta di avviarmi verso<br />

l’ala degli studenti, ma non appena si fu allontanata,<br />

uscii di nuovo e corsi alla cappella. Aveva ragione.<br />

Non ce l’avrei fatta prima del coprifuoco,<br />

ma speravo che Dimitri mi avrebbe aiutata a tornare<br />

senza problemi.


Il portale della chiesa non era chiuso a chiave.<br />

Entrai e vidi tutte le candele accese, che facevano<br />

risplendere gli ornamenti dorati. Il prete doveva<br />

essere ancora al lavoro, pensai, ma quando mi addentrai<br />

nel santuario, non c’era. Dimitri sì, però.<br />

Era seduto nell’ultimo banco. Non stava pregando,<br />

non era inginocchiato o altro. Stava semplicemente<br />

seduto con l’aria r<strong>il</strong>assata. Sebbene non<br />

fosse credente, mi aveva detto che spesso andava<br />

nella cappella per cercare un po’ di pace, e avere<br />

modo di riflettere sulla propria vita e le cose che<br />

aveva fatto.<br />

Avevo sempre pensato che fosse bello, ma in<br />

quel momento mi fece quasi mancare <strong>il</strong> respiro.<br />

Era forse dovuto all’ambiente, con tutto quel legno<br />

lucido e le icone colorate dei santi, e la luce delle<br />

candele che <strong>il</strong>luminava i suoi capelli scuri. Era forse<br />

dovuto alla sua aria indifesa, quasi vulnerab<strong>il</strong>e.<br />

In genere era sempre così rigido e comtrollato…<br />

ma anche lui aveva bisogno di qualche momento<br />

di pausa. Lo vedevo risplendere, come mi accadeva<br />

con Lissa. Non appena si accorse della mia presenza,<br />

riprese <strong>il</strong> suo abituale contegno.<br />

«Rose, va tutto bene?» Fece per alzarsi, ma lo<br />

pregai con un cenno di restare seduto, mentre scivolavo<br />

nel banco accanto a lui. Nell’aria aleggiava<br />

un lieve aroma d’incenso.<br />

«Sì… be’, più o meno. Nessuna crisi, se è questo


che ti preoccupa. Ho solo una domanda. O meglio,<br />

una teoria.»<br />

Gli raccontai della conversazione con Alice e<br />

delle mie deduzioni. Lui ascoltò paziente, l'espressione<br />

pensierosa.<br />

«Conosco Alice. Non sono sicuro che sia affidab<strong>il</strong>e»<br />

disse quando ebbi finito. Aveva detto la stessa<br />

cosa riguardo a Victor.<br />

«Lo so. La pensavo anch’io così. Ma ci sono un<br />

sacco di dettagli che quadrano.»<br />

«Non direi. Come hai detto tu stessa, perché le<br />

tue visioni qui sono irregolari? Questo non combacia<br />

con la teoria delle difese. Dovresti stare come<br />

sull’aereo.»<br />

«E se le difese fossero solo deboli?» obiettai.<br />

Scosse la testa. «Impossib<strong>il</strong>e. Ci vogliono mesi<br />

prima che si indeboliscano. E ogni due settimane<br />

ne vengono create delle nuove.»<br />

«Così spesso?» chiesi, incapace di nascondere la<br />

mia delusione. Sapevo che la manutenzione era<br />

frequente, ma non così frequente. La teoria di Alice<br />

mi forniva una spiegazione logica, che escludeva<br />

la mia pazzia.<br />

«Magari le hanno infrante coi paletti» suggerii.<br />

«Gli esseri umani o altri… come è già successo.»<br />

«I guardiani controllano <strong>il</strong> perimetro più volte<br />

al giorno. Se ci fosse un paletto lungo <strong>il</strong> confine del<br />

campus, ce ne saremmo accorti.»


Sospirai.<br />

Dimitri posò una mano sulla mia, e io fremetti.<br />

Lui però non la tolse e, come accadeva spesso, indovinò<br />

i miei pensieri. «Credevi che se Alice avesse<br />

avuto ragione, questo avrebbe spiegato tutto.»<br />

Annuii. «Non voglio essere pazza.»<br />

«Non sei pazza.»<br />

«Ma tu non credi che vedo i fantasmi.»<br />

Lui spostò lo sguardo verso le candele tremolanti<br />

sull’altare. «Non lo so. Continuo a sforzarmi<br />

di tenere la mente aperta. Ed essere sotto pressione<br />

non è la stessa cosa che essere pazza.»<br />

«Lo so» ammisi, ancora pervasa dal calore della<br />

sua mano sulla mia. Non avrei dovuto pensare a<br />

certe cose in una chiesa. «Ma… be’… c’è qualcos’altro.»<br />

Gli raccontai della possib<strong>il</strong>ità che Anna avesse<br />

“assorbito” la follia di Vladimir. E spiegai le osservazioni<br />

di Adrian sulle aure. Tornò a guardarmi<br />

con occhi indagatori.<br />

«Ne hai parlato con qualcuno? Lissa magari? La<br />

tua terapista?»<br />

«No» risposi con un f<strong>il</strong>o di voce, senza avere <strong>il</strong><br />

coraggio di guardarlo negli occhi. «Ho paura di<br />

quello che penserebbero.»<br />

Mi strinse la mano. «Devi smetterla. Non hai<br />

paura di buttarti fra le braccia del pericolo, ma hai<br />

paura di confidarti.»


«Io… non so» dissi, alzando gli occhi su di lui.<br />

«Forse.»<br />

«Allora perché lo dici a me?»<br />

Sorrisi. «Perché mi hai detto che devo fidarmi<br />

della gente. Mi fido di te.»<br />

«E non ti fidi di Lissa?»<br />

Il mio sorriso vac<strong>il</strong>lò. «Mi fido di lei, ciecamente.<br />

Ma non voglio raccontarle cose che la farebbero<br />

preoccupare. È un modo come un altro per proteggerla,<br />

come combattere gli Strigoi.»<br />

«Lissa è più forte di quanto credi» disse. «E farebbe<br />

di tutto per aiutarti.»<br />

«E allora? Vuoi che mi confidi con lei e non con<br />

te?»<br />

«No, voglio che ti confidi con tutti e due. Ti farebbe<br />

un gran bene. Quello che è successo ad Anna<br />

ti preoccupa?»<br />

«No.» Abbassai di nuovo lo sguardo. «Mi terrorizza.»<br />

L’ammissione ci colse entrambi di sorpresa. Di<br />

sicuro non mi sarei aspettata di pronunciarla.<br />

Restammo come paralizzati per un istante, poi<br />

Dimitri mi abbracciò e mi attirò a sé. Cominciai a<br />

singhiozzare quando posai la guancia contro la<br />

sua giacca di pelle e sentii <strong>il</strong> battito regolare del<br />

suo cuore.<br />

«Non voglio essere così» dissi. «Voglio essere<br />

come tutti gli altri. Voglio avere una mente… nor-


male. Normale per i miei standard, almeno. Non<br />

voglio perdere <strong>il</strong> controllo. Non voglio diventare<br />

come Anna e uccidermi. Mi piace vivere. Morirei<br />

per salvare i miei amici, ma spero che non succeda<br />

mai. Spero che tutti vivremo una vita lunga e felice.<br />

Come dice Lissa… una grande famiglia felice.<br />

Ci sono tante cose che voglio fare, ma ho paura…<br />

paura che diventerò come lei… paura di non poterlo<br />

fermare…»<br />

Lui mi abbracciò più forte. «Non succederà»<br />

mormorò. «Sei scatenata e impulsiva, ma sei anche<br />

una delle persone più forti che conosco. E anche se<br />

fossi come Anna… cosa che non credo… voi due<br />

non condividerete lo stesso destino.»<br />

Buffo. Avevo spesso detto a Lissa la stessa cosa<br />

riguardo a lei e Vladimir. Le risultava diffic<strong>il</strong>e credermi,<br />

e adesso la capivo. Dare consigli è molto<br />

più fac<strong>il</strong>e che ascoltarli.<br />

«E poi ci sarebbe un’alternativa» continuò, accarezzandomi<br />

i capelli. «Se la magia di Lissa ti mette<br />

in pericolo, almeno sai perché. Lei può smettere di<br />

usarla, e tutto tornerà a posto.»<br />

Mi scostai da lui per guardarlo. Passai in fretta<br />

una mano sugli occhi, nel timore che fosse sfuggita<br />

qualche lacrima.<br />

«Posso chiederle di farlo?» dissi «Ho sentito cosa<br />

prova quando la usa. Non so se posso privarla<br />

di quella gioia.»


Lui mi guardò sorpreso. «Anche a costo della<br />

tua vita?»<br />

«Vladimir ha fatto grandi cose… e lei potrebbe<br />

fare altrettanto. E poi, loro vengono prima, giusto?»<br />

«Non sempre.»<br />

Sgranai gli occhi. Loro vengono prima era scolpito<br />

nella mia mente da quando ero piccola. Era <strong>il</strong> motto<br />

e <strong>il</strong> credo di ogni guardiano. Solo i dhampir che<br />

sfuggivano ai loro doveri non lo seguivano. Quello<br />

che aveva detto suonava quasi un tradimento.<br />

«A volte, Rose, bisogna sapere quando è <strong>il</strong> caso<br />

di mettere se stessi prima.»<br />

Scossi la testa. «Non con Lissa.» Mi sembrava di<br />

parlare di nuovo con Deirdre o Ambrose. Perché<br />

all’improvviso tutti mettevano in discussione le convinzioni<br />

che ritenevo verità assolute da tutta la vita?<br />

«Lei è tua amica. Ti capirà.» E a sostegno delle<br />

sue parole, allungò la mano e toccò <strong>il</strong> chotki che mi<br />

pendeva da una manica, sfiorandomi <strong>il</strong> polso.<br />

«C’è molto di più» dissi. Indicai la croce. «Se<br />

non altro, questa lo prova. Sono legata a lei per<br />

proteggere i Dragomir, a qualsiasi costo.»<br />

«Lo so, ma…» Non finì la frase, ma cosa avrebbe<br />

potuto dire? La discussione stava arrivando a<br />

un punto morto.<br />

«Devo andare» annunciai, brusca. «Il coprifuoco.»


Lui mi rivolse un sorriso spento. «E hai bisogno<br />

di me per tornare senza finire nei guai.»<br />

«Be’, sì, ci contavo…»<br />

In quel momento sentimmo un fruscio in fondo<br />

alla navata, e l’ingresso di padre Andrew concluse<br />

in maniera definitiva <strong>il</strong> nostro incontro. Si accingeva<br />

a chiudere la cappella. Dimitri lo ringraziò, e<br />

poi ci avviammo agli alloggi dei dhampir. Nessuno<br />

dei due parlò durante <strong>il</strong> tragitto, ma non fu un s<strong>il</strong>enzio<br />

imbarazzato. Strano, dopo la nostra lite<br />

fuori dell’ospedale, avevo la sensazione che <strong>il</strong> nostro<br />

rapporto si fosse intensificato, per quanto incredib<strong>il</strong>e<br />

potesse sembrare.<br />

Dimitri mi fece passare davanti alla sorvegliante<br />

nell’ingresso. Proprio mentre imboccavo <strong>il</strong> corridoio<br />

che portava all’ala degli studenti, entrò un<br />

guardiano di nome Yuri. Dimitri lo chiamò.<br />

«Lavori per la sicurezza, vero? Quand’è stata<br />

l’ultima volta che hanno creato nuove difese?»<br />

Yuri ci rifletté qualche istante. «Un paio di giorni<br />

fa. Perché?»<br />

Dimitri mi scoccò un’occhiata eloquente. «Niente,<br />

solo curiosità.»<br />

Feci un cenno a Dimitri per dimostrargli che<br />

avevo capito, e me ne andai a letto.<br />

La settimana seguente si svolse secondo la solita<br />

routine. Seguii Christian per tre giorni, feci le mie


sedute di terapia, e mi allenai con Dimitri. Durante<br />

le nostre ore insieme, vedevo che era preoccupato.<br />

Mi chiedeva sempre come stavo, ma non mi spingeva<br />

a parlare di cose che non volevo affrontare.<br />

Per lo più, si trattava di esercizio fisico, e mi piaceva<br />

perché non mi dava modo di pensare.<br />

E soprattutto, non vidi mai Mason.<br />

Non mi capitò nemmeno di vedere un attacco,<br />

né dei guardiani né della Mână.<br />

Eravamo nel pieno dell’esercitazione, e tutti gli<br />

altri novizi della mia classe partecipavano regolarmente<br />

a qualche combattimento. Le prove si facevano<br />

sempre più complicate, e tutti erano vig<strong>il</strong>i al<br />

massimo. Sembrava che Eddie dovesse difendere<br />

Lissa un giorno sì e uno no da qualche guardiano<br />

travestito da Strigoi, ma non succedeva mai se<br />

c’ero io nei paraggi. In effetti, nessuno veniva mai<br />

attaccato se io ero presente. Dopo un po’, cominciai<br />

a capire. Temevano che non riuscissi a gestire<br />

la situazione.<br />

«Tanto valeva che mi buttassero fuori» brontolai<br />

a Christian una sera. «Non faccio niente.»<br />

«Già, ma se superi comunque l’esercitazione,<br />

cosa te ne importa? Voglio dire, sul serio vorresti<br />

combattere ogni giorno?» Roteò gli occhi. «Come<br />

non detto. Certo che vorresti.»<br />

«Non capisci» dissi. «Questo lavoro non consiste<br />

nel prendere la strada più fac<strong>il</strong>e. Voglio dimo-


strare cosa so fare… a loro e a me stessa. Non ci si<br />

allena mai abbastanza. Voglio dire, c’è la vita di<br />

Lissa in gioco.» E possib<strong>il</strong>mente, anche <strong>il</strong> mio futuro<br />

con lei. Avevo già avuto paura che mi sostituissero,<br />

e questo prima che mi credessero pazza.<br />

Era quasi ora del coprifuoco e lo stavo accompagnando<br />

agli alloggi dei Moroi. Lui scrollò la testa.<br />

«Rose, io non lo so se sei pazza oppure no, ma sto<br />

cominciando a pensare davvero che sei <strong>il</strong> miglior<br />

guardiano… o meglio, futuro guardiano… che ci<br />

sia in circolazione.»<br />

«Mi stai facendo un complimento?» chiesi, allibita.<br />

Lui si volse ed entrò nell’edificio. «Buona notte.»<br />

La mia vita era sottosopra, eppure non potei fare<br />

a meno di sorridere mentre mi avviavo verso la mia<br />

stanza. La camminata mi rendeva sempre un po’<br />

nervosa da quando vivevo nel timore di vedere<br />

Mason. C’erano altre persone che si affrettavano a<br />

rientrare prima del coprifuoco, però, e lui tendeva<br />

a manifestarsi quand’ero da sola, chissà se perché<br />

voleva un po’ di riservatezza, o più semplicemente<br />

perché era frutto della mia immaginazione.<br />

Parlare di Lissa mi aveva fatto venire in mente<br />

che quel giorno non l’avevo vista. Scivolai con disinvoltura<br />

nella sua mente, mentre <strong>il</strong> mio corpo<br />

continuava a camminare.<br />

Era in biblioteca, intenta a scrivere gli ultimi


appunti. Eddie era in piedi accanto a lei, e si guardava<br />

intorno. «Meglio sbrigarsi» la sollecitò. «Sta<br />

per fare un altro giro.»<br />

«Ho quasi finito» rispose lei, scribacchiando<br />

qualche altra parola.<br />

Chiuse <strong>il</strong> libro proprio mentre arrivava la bibliotecaria<br />

a dire che dovevano andarsene. Con un<br />

sospiro di sollievo, Lissa ficcò gli appunti nella<br />

borsa e seguì Eddie fuori della biblioteca. Lui le<br />

prese la borsa e se la mise in spalla mentre camminavano.<br />

«Non sei costretto a farlo» disse lei. «Non sei <strong>il</strong><br />

mio valletto.»<br />

«Te la ridò quando hai finito con quello.» Indicò<br />

<strong>il</strong> cappotto che Lissa si era inf<strong>il</strong>ata in fretta e furia<br />

per uscire dalla biblioteca in tempo. Lissa scoppiò<br />

a ridere per la propria sbadataggine e rivoltò le<br />

maniche.<br />

«Grazie» disse, quando lui le restituì la borsa.<br />

«Di niente.»<br />

A Lissa piaceva Eddie. Non in senso sentimentale,<br />

ovvio. Pensava solo che fosse gent<strong>il</strong>e. Faceva<br />

sempre cose del genere, aiutandola con le sue premure<br />

pur svolgendo un eccellente lavoro come<br />

guardiano. Nemmeno Eddie aveva mire su di lei.<br />

Era solo uno di quei rari ragazzi che riescono a<br />

essere al tempo stesso gent<strong>il</strong>i e in gamba. Lei aveva<br />

dei progetti per lui.


«Hai mai pensato di chiedere a Rose di uscire?»<br />

«Cosa?» fece lui.<br />

Cosa? pensai io.<br />

«Voi due avete tante cose in comune» disse lei,<br />

senza dare troppo peso alle sue stesse parole. Ma<br />

dentro, era eccitatissima. Pensava che fosse la migliore<br />

idea del mondo. Per me era uno di quei<br />

momenti in cui trovarmi nella sua mente significava<br />

esserle troppo vicina. Avrei preferito essere al<br />

suo fianco, per scrollarla fino a farla ragionare.<br />

«È solo un’amica» rise lui, <strong>il</strong> viso <strong>il</strong>luminato da<br />

un leggero rossore. «E non credo che siamo compatib<strong>il</strong>i.<br />

E poi…» Il suo sorriso si spense. «Non<br />

potrei mai uscire con la ragazza di Mason.»<br />

Lissa fu sul punto di dire quello che le avevo<br />

sempre detto io, che non ero mai stata la ragazza<br />

di Mason, ma saggiamente decise di lasciare che<br />

Eddie continuasse a crederci. «Bisogna andare<br />

avanti, a un certo punto.»<br />

«Sì, ma è passato troppo poco tempo. Appena<br />

un mese. E non è qualcosa che si dimentica fac<strong>il</strong>mente.»<br />

Il suo sguardo era così triste e distante che<br />

a Lissa si strinse <strong>il</strong> cuore, e anche a me.<br />

«Mi dispiace» disse lei. «Non volevo sminuire la<br />

gravità di quello che è successo. Quello che hai<br />

visto… lo so che è stato orrib<strong>il</strong>e.»<br />

«Lo sai cos’è strano? Che in realtà non ricordo


molto. E questo sì che è orrib<strong>il</strong>e. Ero così drogato<br />

che non avevo idea di quello che succedeva. Non<br />

sai quanto odio questa cosa. Sentirsi impotente… è<br />

la cosa più brutta del mondo.»<br />

Io provavo la stessa cosa. Credo che fosse una<br />

sensazione tipica dei guardiani. Eddie e io non ne<br />

avevamo mai parlato però. Non avevamo mai parlato<br />

molto nemmeno di Spokane.<br />

«Non è stata colpa tua» disse Lissa. «Le endorfine<br />

degli Strigoi sono molto potenti. Non avevi<br />

modo di combatterle.»<br />

«Avrei dovuto sforzarmi di più» ribatté lui, tenendole<br />

aperta la porta dell’edificio che ospitava<br />

le camere dei Moroi. «Se fossi stato un po’ più cosciente…<br />

non so. Forse Mason sarebbe ancora vivo.»<br />

Eddie e io, pensai, saremmo dovuti andare in<br />

terapia subito dopo <strong>il</strong> rientro dalla pausa invernale.<br />

Finalmente capivo perché tutti dicevano che<br />

sentirmi in colpa per la morte di Mason era irrazionale.<br />

Eddie e io ci ritenevamo entrambi responsab<strong>il</strong>i<br />

di qualcosa che era stato al di fuori del nostro<br />

controllo. Ci torturavamo per una colpa che non<br />

meritavamo.<br />

«Ehi, Lissa. Vieni un po’ qui.»<br />

Il discorso fu interrotto da Jesse e Ralf che la<br />

chiamavano dal fondo dell’atrio. Mi scattò subito<br />

un campanello d’allarme, e anche a lei. Quei due


non le piacevano più di quanto non piacessero a<br />

me.<br />

«Cosa vogliono?» sib<strong>il</strong>ò Eddie diffidente.<br />

«Non lo so» sussurrò lei, incamminandosi verso<br />

di loro. «Spero che sia una cosa breve.»<br />

Jesse le rivolse un sorriso smagliante, quello che<br />

un tempo ritenevo irresistib<strong>il</strong>e. Adesso lo vedevo<br />

per quello che era, una brutta persona. «Come<br />

stai?» le chiese.<br />

«Sono stanca morta» rispose lei. «Voglio andare<br />

a dormire. Che vuoi?»<br />

Jesse lanciò un’occhiata a Eddie. «Ci daresti un<br />

po’ di privacy?» Eddie guardò Lissa. Lei annuì, ed<br />

Eddie si fece da parte quel tanto da non ascoltare<br />

quello che dicevano, pur continuando a osservarla.<br />

Quando si fu allontanato, Jesse disse: «Ho un<br />

invito per te.»<br />

«Cosa, una festa?»<br />

«Quasi. È tipo un gruppo…» Ralf non era bravo<br />

con le parole, e Jesse riprese <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o.<br />

«Non è un gruppo qualsiasi. È riservato all’élite.»<br />

Fece un ampio gesto con la mano. «Tu e io e<br />

Ralf… non siamo come la maggior parte dei Moroi.<br />

Non siamo nemmeno come gli altri reali. Ci sono<br />

dei problemi e delle questioni che dobbiamo affrontare.»<br />

Pensai che era buffo che avesse incluso<br />

anche Ralf. L’origine reale di Ralf gli veniva dalla<br />

madre, una Voda, perciò non aveva nemmeno <strong>il</strong>


cognome di una casata reale, anche se ne aveva <strong>il</strong><br />

sangue.<br />

«Suona un po’… snob» disse lei. «Senza offesa.<br />

Grazie per l’invito, comunque.» Quella era Lissa.<br />

Sempre educata, anche con ragazzi spregevoli come<br />

quello.<br />

«Non capisci. Non si tratta di starsene seduti a<br />

fare due chiacchiere. Stiamo lavorando per cambiare<br />

le cose. Stiamo…» esitò, poi addolcì <strong>il</strong> tono,<br />

«… lavorando per far sentire la nostra voce, per far<br />

vedere alla gente le cose come le vediamo noi.»<br />

Lissa rise, a disagio. «Somiglia molto alla compulsione.»<br />

«E allora?»<br />

Non potevo vedere la sua faccia, ma sentivo che<br />

si sforzava di apparire <strong>il</strong> più calma possib<strong>il</strong>e. «Ma<br />

che dici? La compulsione è proibita. È una cosa<br />

sbagliata.»<br />

«Solo per certa gente. E a quanto pare, non per<br />

te, dato che sei piuttosto brava a usarla.»<br />

Lei si irrigidì. «Cosa te lo fa credere?»<br />

«Perché qualcuno… un paio di persone, direi…<br />

l’hanno detto.» Persone? Cercai di ricordare quello<br />

che avevamo detto Christian e io nella stanza dei<br />

donatori. Non avevamo mai fatto <strong>il</strong> suo nome, anche<br />

se entrambi ci eravamo vantati di aver visto<br />

qualcuno usare la compulsione. Era evidente che<br />

Jesse avesse notato qualcos’altro. «E poi, dai, è ov-


vio. La gente ti adora. Sei riuscita a cavartela nelle<br />

peggiori situazioni, e finalmente ho capito perché.<br />

La usi in continuazione. L’altro giorno ti osservavo<br />

in classe, quando hai convinto <strong>il</strong> signor H<strong>il</strong>l a farti<br />

lavorare con Christian su quel progetto. Non ha<br />

mai permesso a nessuno di farlo.»<br />

Quel giorno c’ero anch’io in classe. Lissa aveva<br />

davvero usato la compulsione sul professore per<br />

indurlo ad accettare. Lo aveva pregato così tanto<br />

che aveva usato la compulsione sul signor H<strong>il</strong>l<br />

senza nemmeno rendersene conto. In confronto ad<br />

altre cose che le avevo visto fare, quella era stata<br />

un dimostrazione piuttosto mediocre. Nessuno se<br />

n’era accorto. Be’, quasi nessuno.<br />

«Senti» disse Lissa, sempre più nervosa. «Sul<br />

serio non ho idea di cosa stai parlando. Voglio andare<br />

a dormire.»<br />

L’espressione di Jesse era entusiasta. «No, va<br />

tutto bene. Noi pensiamo che sia grandiosa.<br />

Vogliamo aiutarti… o meglio, vogliamo che tu ci<br />

aiuti. Non posso credere di non essermene mai accorto<br />

prima. Sei davvero brava, e ci serve che ci<br />

insegni. E poi, nessuna delle altre sezioni della<br />

Mână ha una Dragomir. Noi saremo i primi ad avere<br />

almeno un rappresentante di ogni casata reale.»<br />

Lissa sospirò. «Se sapessi usare la compulsione,<br />

vi farei sloggiare in questo preciso istante. Te l’ho<br />

detto, non mi interessa.»


«Ma abbiamo bisogno di te!» propruppe Ralf.<br />

Jesse lo zittì con un’occhiataccia e poi rivolse ancora<br />

un sorriso a Lissa. Avevo la strana sensazione<br />

che stesse cercando di usare la compulsione proprio<br />

in quel momento, ma non aveva alcun effetto<br />

su di lei. O su di me, dato che guardavo attraverso<br />

i suoi occhi.<br />

«Non si tratta soltanto di aiutare noi. Ci sono<br />

gruppi della Mână in ogni scuola» disse Jesse. Si<br />

era avvicinato, e all’improvviso non sembrava più<br />

tanto amichevole. «I suoi membri sono sparsi in<br />

tutto <strong>il</strong> mondo. Associati, e avrai le conoscenze<br />

giuste per ottenere tutto quello che vuoi nella vita.<br />

E se riusciamo a imparare a usare la compulsione,<br />

potremo impedire al governo Moroi di fare qualche<br />

stupidaggine… potremo fare in modo che la<br />

regina e gli altri prendano le decisioni giuste. Tutto<br />

gioca a tuo favore!»<br />

«Sto bene come sto, grazie» rispose lei, facendo<br />

un passo indietro. «E non credo che tu sappia davvero<br />

cosa è meglio per i Moroi.»<br />

«Stai bene, dici? Con quel fidanzato Strigoi e<br />

quella puttanella di amica che ti ritrovi?» latrò<br />

Ralf. Aveva alzato abbastanza la voce perché Eddie<br />

lo sentisse, e Eddie non sembrava contento.<br />

«Chiudi <strong>il</strong> becco» sib<strong>il</strong>ò Jesse. Poi si rivolse ancora<br />

a Lissa. «Non doveva dire quelle cose… ma in<br />

fondo ha ragione. La reputazione della tua fami-


glia dipende solo da te, e da come ti comporti,<br />

nessuno ti prende sul serio. La regina sta già cercando<br />

di rimetterti in riga e di allontanarti da<br />

Ozera. Finirai schiacciata.»<br />

La collera di Lissa stava montando. «Non hai<br />

idea di quello che dici. E…» Fece una pausa, aggrottando<br />

la fronte. «Cosa vuol dire che sta cercando<br />

di allontanarmi da Christian?»<br />

«Vuole che spo…» Ralf cominciò a parlare, ma<br />

Jesse lo interruppe.<br />

«È proprio questo che voglio dire» fece Jesse.<br />

«Sappiamo un sacco di cose che ti riguardano e che<br />

possono aiutarti… aiutare te e Christian.»<br />

Ero quasi sicura che Ralf stesse per spifferare i<br />

piani della regina su Lissa e Adrian. Mi stavo chiedendo<br />

come facesse a conoscerli quando mi venne<br />

in mente che Ralf era imparentato coi Voda.<br />

Prisc<strong>il</strong>la Voda era la consigliera della regina, nonché<br />

la sua migliore amica. Conosceva tutti i suoi<br />

piani e probab<strong>il</strong>mente li aveva raccontati a Ralf. I<br />

suoi rapporti con lei dovevano essere più stretti di<br />

quanto immaginassi.<br />

«Dimmi una cosa» fece Lissa. L’idea di usare la<br />

compulsione su di lui le balenò in mente per un<br />

istante, ma la scacciò. Non voleva abbassarsi a<br />

quel livello. «Cosa sai di Christian?»<br />

«Niente informazioni gratis» disse Jesse. «Vieni<br />

a una delle nostre riunioni, e ti diremo tutto.»


«Come vuoi. Non mi interessano le vostre conoscenze<br />

elitarie e non so niente della compulsione.»<br />

Malgrado le sue parole, sentivo che moriva dalla<br />

voglia di conoscere quello che sapeva lui.<br />

Fece per voltarsi, quando Jesse la afferrò per un<br />

braccio. «Porco cane! Devi…»<br />

«Lissa deve andare a dormire, adesso» intervenne<br />

Eddie. Era schizzato davanti a loro non appena<br />

Jesse l’aveva toccata. «Togli quella zampa, altrimenti<br />

ti costringo io.»<br />

Jesse fissò truce Eddie. Come nella maggior parte<br />

dei confronti fra Moroi e dhampir, Jesse aveva<br />

l’altezza, Eddie i muscoli. Ovvio, Jesse aveva anche<br />

Ralf, ma non importava. Tutti lì sapevano chi<br />

avrebbe vinto, se Eddie li avesse attaccati. Il bello<br />

era che probab<strong>il</strong>mente Eddie non sarebbe nemmeno<br />

stato punito se avesse affermato che l’aveva<br />

fatto per proteggere Lissa.<br />

Jesse e Ralf indietreggiarono. «Abbiamo bisogno<br />

di te» disse Jesse. «Sei l’unica che può aiutarci.<br />

Pensaci.»<br />

Quando se ne furono andati, Eddie le chiese:<br />

«Stai bene?»<br />

«Sì… grazie. Dio, che situazione assurda.» Si<br />

avviarono verso le scale.<br />

«Cosa volevano?»<br />

«Sono ossessionati da questa specie di società<br />

segreta di reali e vogliono che mi unisca a loro per-


ché ogni casata reale sia rappresentata. Sono dei<br />

maniaci fanatici.» Eddie sapeva dello spirito, ma<br />

lei non voleva ricordargli quanto fosse brava con<br />

la compulsione.<br />

Lui le aprì la porta. «Be’, possono insistere<br />

quanto gli pare, ma non possono costringerti a fare<br />

una cosa che non ti va.»<br />

«Già.» Parte di lei, però, continuava a domandarsi<br />

cosa sapevano di Christian, o se per caso non<br />

era tutto un bluff. «Spero solo che non diventino<br />

troppo insistenti.»<br />

«Non ti preoccupare» disse lui con voce dura.<br />

«Ci penserò io a tenerli a bada.»<br />

Tornai nel mio corpo e aprii la porta d’ingresso,<br />

diretta alla mia stanza. A metà delle scale, mi accorsi<br />

che stavo sorridendo. Non volevo certo che<br />

Jesse e Ralf infastidissero ancora Lissa, ma se<br />

Eddie avesse dato loro una bella lezione? Già. Non<br />

mi sarebbe dispiaciuto vederli ripagati con la stessa<br />

moneta per quello che avevano fatto agli altri.


vvVENTIDUE<br />

D eirdre, la terapista, non doveva avere una vita<br />

sociale molto intensa se aveva fissato <strong>il</strong><br />

nostro appuntamento di domenica. Non mi andava<br />

per niente, non solo perché era <strong>il</strong> mio giorno libero,<br />

ma anche perché era <strong>il</strong> giorno libero dei miei<br />

amici. Ma gli ordini erano ordini e così, a malincuore,<br />

mi presentai.<br />

«Si sbaglia» le dissi non appena mi sedetti. Non<br />

avevamo più affrontato la questione dalla nostra<br />

prima seduta. Le ultime due volte avevamo parlato<br />

di mia madre e di quello che pensavo dell’esercitazione.<br />

«Riguardo a cosa?» mi chiese. Indossava un abitino<br />

a fiori senza maniche che sembrava un po’<br />

troppo leggero per quella giornata, e che aveva<br />

anche un’inquietante somiglianza con le nature<br />

morte appese nello studio.<br />

«Riguardo a quel ragazzo. Non è che mi piace<br />

solo perché non posso averlo. Mi piace perché…<br />

be’, perché è lui. Mi sono messa alla prova.»<br />

«Che prova?»<br />

«È una lunga storia» risposi evasiva. Non mi


andava di raccontarle i dettagli del mio esperimento<br />

con la compulsione di Adrian. «Deve fidarsi di<br />

me.»<br />

«E le altre cose di cui abbiamo parlato?» chiese<br />

lei. «I tuoi sentimenti per Lissa?»<br />

«Anche quell’idea è sbagliata.»<br />

«Hai messo alla prova anche quella?»<br />

«No, non potevo metterla alla prova nello stesso<br />

modo.»<br />

«E allora come fai a esserne sicura?» incalzò lei.<br />

«Perché lo sono e basta.» Era la migliore risposta<br />

che potevo concederle.<br />

«Come sono andate le cose fra voi di recente?»<br />

«Di recente in che senso?»<br />

«Avete passato del tempo insieme? Parlato di<br />

quello che sta facendo?»<br />

«Certo… più o meno. Non è che la vedo spesso.<br />

Lei però fa sempre le stesse cose. Si vede con<br />

Christian. Prende <strong>il</strong> massimo dei voti in tutto. Oh,<br />

e praticamente ha imparato a memoria <strong>il</strong> sito web<br />

della Lehigh.»<br />

«La Lehigh?»<br />

Riferii a Deirdre la proposta della regina. «Ci<br />

andrà <strong>il</strong> prossimo autunno, ma Lissa sta già controllando<br />

tutte le materie e cerca di capire quelle in<br />

cui potrà specializzarsi.»<br />

«E tu?»<br />

«Io cosa?»


«Cosa farai mentre lei segue le lezioni?»<br />

«Starò con lei. È quello che in genere succede<br />

quando un Moroi ha un guardiano più o meno<br />

della stessa età. Probab<strong>il</strong>mente iscriveranno anche<br />

me.»<br />

«E seguirai le stesse sue materie?»<br />

«Chiaro.»<br />

«Non ci sono altre materie che preferiresti studiare?»<br />

«Che ne so? Lei non ha ancora scelto le sue,<br />

quindi non posso sapere se mi piacciono oppure<br />

no. Ma non importa. Devo stare con lei.»<br />

«E non ti crea problemi?»<br />

Cominciavo a perdere la pazienza. Era proprio<br />

l’argomento di cui non volevo parlare. «No» risposi<br />

asciutta.<br />

Sapevo che Deirdre voleva che approfondissi,<br />

ma non mi andava. Ci guardammo negli occhi per<br />

qualche istante, come se ci stessimo sfidando a chi<br />

li abbassava per prima. O forse mi facevo troppi<br />

f<strong>il</strong>m. Lei gettò un’occhiata al misterioso taccuino e<br />

sfogliò qualche pagina. Notai le sue unghie di forma<br />

perfetta e smaltate di rosso. Lo smalto sulle<br />

mie aveva già cominciato a scheggiarsi.<br />

«Preferisci non parlare di Lissa oggi?» mi domandò<br />

alla fine.<br />

«Possiamo parlare di qualunque cosa, se le lo<br />

ritiene ut<strong>il</strong>e.»


«E tu cosa pensi che sia ut<strong>il</strong>e?»<br />

Accidenti. Di nuovo quel giochetto delle domande<br />

come risposta. Chissà se qualcuno dei diplomi<br />

appesi al muro le dava una qualifica speciale<br />

per farlo.<br />

«Penso che sarebbe ut<strong>il</strong>e se la smettesse di parlarmi<br />

come se fossi una Moroi. Come se potessi<br />

scegliere… come se avessi <strong>il</strong> diritto di prendermela<br />

per una cosa o per l’altra, o di decidere quali<br />

materie seguire. A che servirebbe? Potrei mai diventare<br />

un buon avvocato o una biologa marina?<br />

Non mi servirebbe a niente studiare. È già deciso<br />

tutto per me.»<br />

«E ti sta bene.» Avrebbe potuto essere una domanda,<br />

ma lei la pronunciò come un’affermazione.<br />

Mi strinsi nelle spalle. «Mi sta bene proteggerla,<br />

ed è questo che continua a sfuggirle. Ogni lavoro<br />

ha i suoi aspetti negativi. Mi va di seguire le sue<br />

lezioni di calcolo? No. Ma devo farlo, perché l’altra<br />

parte è più importante. A lei va di ascoltare adolescenti<br />

arrabbiate che cercano di vanificare i suoi<br />

sforzi? No. Ma lo fa perché <strong>il</strong> resto del suo lavoro<br />

è più importante.»<br />

«In tutta sincerità» fu la sua risposta inaspettata,<br />

«questa è la parte del mio lavoro che preferisco.»<br />

Non riuscii a capire se stesse scherzando o meno,<br />

ma decisi di non ribattere, anche perché non<br />

aveva risposto con una domanda. Sospirai.


«È solo che non mi piace quando tutti si comportano<br />

come se fossi costretta a essere un guardiano.»<br />

«Tutti chi?»<br />

«Be’, lei e quel ragazzo che ho conosciuto a<br />

Corte.. quel dhampir di nome Ambrose. Lui è…<br />

come dire, uno “sgualdrino” di sangue.» Feci una<br />

pausa per vedere se reagiva al termine, ma lei non<br />

si scompose. «Da come parla, sembra che io sia<br />

intrappolata in questo tipo di vita, ma non è vero.<br />

È quello che voglio. E sono brava. So combattere e<br />

so difendere gli altri. Ha mai visto uno Strigoi?»<br />

Lei scosse la testa.<br />

«Be’, io sì. E quando dico che voglio dedicare la<br />

mia vita a difendere i Moroi e a uccidere gli Strigoi,<br />

faccio sul serio. Gli Strigoi sono <strong>il</strong> male e devono<br />

essere eliminati. Sono contenta di farlo, e se nel<br />

mentre riesco a stare anche con la mia migliore<br />

amica, tanto di guadagnato.»<br />

«Capisco. Ma cosa succede se desideri altre cose…<br />

cose che non potresti ottenere scegliendo questo<br />

st<strong>il</strong>e di vita?»<br />

Incrociai le braccia. «Stessa risposta. Ci sono<br />

aspetti positivi e aspetti negativi in ogni cosa.<br />

Dobbiamo solo barcamenarci al meglio. Mi vuole<br />

forse dire che la vita non è così? Che se non posso<br />

avere la perfezione, allora c’è qualcosa che non va<br />

in me?»


«No, è ovvio» disse lei, appoggiandosi allo<br />

schienale della sedia. «Io ti auguro una vita meravigliosa,<br />

anche se non mi aspetto che sia perfetta.<br />

Nessuno può. Ma quello che penso sia interessante<br />

qui è capire come reagisci e ti comporti quando<br />

devi conc<strong>il</strong>iare questi aspetti contraddittori della<br />

tua vita… quando avere una cosa significa non<br />

poterne avere un’altra.»<br />

«Tutti ci passano.» Avevo l’impressione di ripetermi.<br />

«Già, ma non tutti vedono i fantasmi come risultato.»<br />

Impiegai parecchi secondi a capire dove voleva<br />

arrivare. «Un momento. Sta dicendo che la ragione<br />

per cui vedo Mason è perché segretamente ce l’ho<br />

con Lissa per le cose a cui devo rinunciare nella<br />

vita? Che fine ha fatto <strong>il</strong> trauma che ho subìto?<br />

Non era quella, la ragione delle mie visioni?»<br />

«Credo che ci siano diverse ragioni per cui vedi<br />

Mason» disse. «Ed è proprio quello che stiamo<br />

esplorando.»<br />

«Eppure» replicai, «non parliamo mai veramente<br />

di Mason.»<br />

Deirdre sorrise. «No?»<br />

La seduta terminò.<br />

«Risponde sempre alle tue domande con altre<br />

domande?» chiesi a Lissa più tardi. Stavamo attraversando<br />

<strong>il</strong> piazzale, dirette a mensa per la cena.


Dopo, ci saremmo viste con gli altri per guardare<br />

un f<strong>il</strong>m. Era da parecchio tempo che non avevamo<br />

l’opportunità di stare insieme da sole, e soltanto<br />

allora mi resi conto di quanto mi era mancato.<br />

«Non andiamo dalla stessa terapista» rise lei.<br />

«Sarebbe un conflitto d’interessi.»<br />

«D’accordo, ma la tua lo fa?»<br />

«Non ne me sono accorta. La tua perciò sì?»<br />

«Già… è incredib<strong>il</strong>e.»<br />

«Chi avrebbe mai detto che un giorno ci saremmo<br />

ritrovate a confrontare le nostre sedute?»<br />

Scoppiammo a ridere insieme. Passò qualche<br />

istante, poi lei cominciò a raccontarmi qualcosa.<br />

Voleva parlarmi di quello che era successo con<br />

Jesse e Ralf, non immaginava che sapessi tutto. Ma<br />

prima di poter entrare nel dettaglio, arrivò Dean<br />

Barnes.<br />

«Ciao, Rose. Sai, noialtri ragazzi ci stavamo<br />

chiedendo come mai fai l’esercitazione solo per<br />

metà del tempo.»<br />

Fantastico. Sapevo che prima o poi qualcuno<br />

l’avrebbe chiesto. Anzi, mi meravigliava che non<br />

fosse ancora successo. Evidentemente erano tutti<br />

troppo impegnati per farsi delle domande. Avevo<br />

già la scusa pronta.<br />

«Sono stata male. La dottoressa Olendzki dice<br />

che è meglio se non lavoro a tempo pieno.»<br />

«Davvero?» fece lui, barcollando un poco. «Ci


ipetono sempre che nel mondo reale non esistono<br />

i permessi per malattia. O qualcosa del genere.»<br />

«Be’, questo non è <strong>il</strong> mondo reale, e la parola<br />

della dottoressa Olendzki è legge.»<br />

«Io ho sentito dire che è perché sei una minaccia<br />

per Christian.»<br />

«Ma figurati. Non è così.» L’odore di alcol che<br />

emanava mi fornì la ghiotta opportunità di cambiare<br />

argomento. «Hai bevuto?»<br />

«Già, Shane aveva un po’ di roba e ha invitato<br />

un paio di noi su in camera sua. Ehi.»<br />

«Ehi cosa?» feci io.<br />

«Non guardami in quel modo.»<br />

«Quale modo?»<br />

«Come se disapprovassi.»<br />

«Non è vero» protestai.<br />

Lissa ridacchiò. «Invece sì.»<br />

Dean fece la faccia offesa. «Ehi, è <strong>il</strong> mio giorno<br />

libero, e anche se è domenica, non significa che<br />

non posso…»<br />

Qualcosa si mosse accanto a noi.<br />

Non esitai un istante. Era troppo veloce, troppo<br />

furtiva per essere amichevole. Ed era tutta nera.<br />

Mi gettai fra la sagoma e Lissa, e attaccai. Nella<br />

frenesia del confronto, mi parve di riconoscere vagamente<br />

una donna guardiano che insegnava ai<br />

novizi delle elementari. Si chiamava Jane o Joan o<br />

una cosa del genere. Jean, ecco. Era più alta di me,


ma <strong>il</strong> mio pugno colpì la sua faccia comunque.<br />

Barcollò all’indietro, e poi notai un’altra sagoma<br />

affiancarsi a lei. Era Yuri. Balzai di lato in modo da<br />

averla fra lui e me, e le sferrai un calcio alla pancia.<br />

Lei gli cadde addosso, e lo destab<strong>il</strong>izzò. In quel<br />

brevissimo lasso di tempo, estrassi <strong>il</strong> paletto e mirai<br />

al suo cuore. Centrai <strong>il</strong> bersaglio e lei subito si<br />

fece da parte, ormai tecnicamente “morta”.<br />

Yuri e io ci trovammo faccia a faccia. Dietro di<br />

me sentii dei rumori soffocati, e pensai che Dean<br />

stesse lottando con <strong>il</strong> suo o i suoi aggressori. Non<br />

avevo tempo per voltarmi a guardare. Dovevo<br />

sbarazzarmi di Yuri, che tuttavia era più forte di<br />

Jean. Cominciammo a muoverci in circolo, con finte,<br />

affondi e parate. Quando decise di fare la sua<br />

mossa finale, io fui più veloce, sfuggii alla sua presa<br />

e riuscii a “impalare” anche lui.<br />

Non appena Yuri indietreggiò, decretando la<br />

propria sconfitta, mi voltai per vedere come se la<br />

cavava Dean. Lissa era in disparte, mentre Dean<br />

si batteva con l’aggressore. Una scena patetica, a<br />

dir poco. Avevo deriso Ryan per i suoi errori, ma<br />

erano stati niente in confronto. Il paletto di Dean<br />

era caduto per terra, e lui si muoveva in maniera<br />

goffa e convulsa. Decisi che sarebbe stato meglio<br />

se si fosse levato di mezzo. Mi lanciai all’attacco<br />

spingendolo verso Lissa. Lo spinsi così forte da<br />

farlo cadere, ma in quel momento non m’impor-


tava. Dovevo avere la strada libera.<br />

E alla fine vidi la faccia dell’assalitore: Dimitri.<br />

Non me l’aspettavo. Una vocina nei recessi della<br />

mia mente mi disse che non potevo combattere<br />

contro Dimitri, ma <strong>il</strong> resto di me rispose alla vocina<br />

che non facevo altro da sei mesi a questa parte,<br />

e per giunta, quello non era Dimitri adesso. Era <strong>il</strong><br />

mio nemico.<br />

Mi avventai su di lui impugnando <strong>il</strong> paletto,<br />

sperando di coglierlo di sorpresa. Ma era diffic<strong>il</strong>e<br />

che Dimitri si facesse cogliere di sorpresa. Ed era<br />

veloce. Dio, se era veloce. Era come se sapesse<br />

quello che avrei fatto prima ancora che mi muovessi.<br />

Parò <strong>il</strong> mio attacco con un colpo al lato della<br />

mia testa. Sapevo che dopo avrei sentito dolore,<br />

ma l’adrenalina scorreva troppo forte in quel momento<br />

per farci caso.<br />

In qualche modo mi accorsi che qualcuno si era<br />

avvicinato per assistere. Dimitri e io eravamo delle<br />

celebrità nel campus, anche se per ragioni diverse,<br />

e <strong>il</strong> nostro rapporto istruttore-allieva aggiungeva<br />

pathos alla scena. Uno spettacolo da prima serata.<br />

Ma i miei occhi erano fissi su Dimitri. Mentre ci<br />

studiavamo, parando e attaccando, cercai di ricordare<br />

tutto quello che mi aveva insegnato. E anche<br />

tutto quello che sapevo di lui. Mi ero allenata con<br />

lui per mesi. Lo conoscevo, conoscevo le sue mosse,<br />

proprio come lui conosceva le mie. Ero in grado


anch’io di anticiparlo. Quando cominciai a sfruttare<br />

quella conoscenza, <strong>il</strong> combattimento si fece più<br />

articolato. Eravamo troppo sim<strong>il</strong>i, e molto rapidi. Il<br />

cuore mi martellava nel petto ed ero fradicia di<br />

sudore.<br />

Dimitri decise di sferrare l’attacco finale. Si avventò<br />

su di me con tutta la potenza del suo corpo.<br />

Riuscii ad assorbire gran parte dell’impatto, ma<br />

era così forte che barcollai. Dimitri non si lasciò<br />

sfuggire l’occasione e mi spinse a terra, cercando<br />

di inchiodarmi al suolo. Farsi intrappolare così da<br />

uno Strigoi significava ritrovarsi con <strong>il</strong> collo morso<br />

o spezzato. Non potevo permetterlo.<br />

E così, anche se mi teneva schiacciata sul terreno,<br />

riuscii a liberare un gomito per colpirlo in pieno<br />

viso. Lui si sollevò appena, con una smorfia, ma<br />

per me fu più che sufficiente. Rotolai su di lui, invertendo<br />

la posizione. Lui cercava di divincolarsi,<br />

ma io lo tenevo fermo, e nel contempo afferrai <strong>il</strong><br />

paletto. Dimitri era così forte che dubitavo di riuscire<br />

a bloccarlo ancora per molto. Poi, proprio<br />

mentre stavo per perdere la presa, vidi aprirsi un<br />

varco verso <strong>il</strong> suo cuore. Calai <strong>il</strong> paletto con tutte le<br />

mie forze. Era fatta.<br />

Dietro di me, la gente applaudiva, ma la mia<br />

attenzione era soltanto per Dimitri. Ci fissavamo<br />

negli occhi. Ero ancora a cavalcioni su di lui, le mie<br />

mani sul suo petto. Eravamo entrambi sudati e con


l’affanno. Lui mi guardava con orgoglio, e tante<br />

altre cose ancora. Era così vicino, e tutto <strong>il</strong> mio corpo<br />

lo desiderava, mentre pensavo per l’ennesima<br />

volta che lui era una parte di me di cui avevo bisogno<br />

per sentirmi completa. L’aria fra di noi vibrava<br />

di tensione e passione, e avrei dato non so cosa per<br />

potermi adagiare su di lui e sentire le sue braccia<br />

intorno a me. La sua espressione tradiva i miei<br />

stessi sentimenti. Il combattimento era finito, ma<br />

eravamo ancora pieni di adrenalina ed eccitazione<br />

animale.<br />

Poi qualcuno allungò una mano, e Jean mi aiutò<br />

a rialzarmi. Lei e Yuri ci guardavano entusiasti:<br />

erano loro gli spettatori che si erano avvicinati.<br />

Perfino Lissa era a bocca aperta. Dean, com’era<br />

comprensib<strong>il</strong>e, aveva l’aria afflitta. Speravo che la<br />

notizia della mia esaltante vittoria si sarebbe sparsa<br />

per <strong>il</strong> campus con la stessa rapidità dei miei recenti<br />

insuccessi. Ma probab<strong>il</strong>mente non sarebbe<br />

successo.<br />

«Brava» si complimentò Yuri. «Ci hai battuti<br />

tutti e tre. Da manuale.»<br />

Anche Dimitri si era alzato. Continuavo a guardare<br />

di proposito gli altri due guardiani, perché<br />

temevo che se avessi guardato lui, la mia espressione<br />

mi avrebbe tradita. Avevo ancora <strong>il</strong> respiro<br />

affannato. «Spero… spero di non avervi fatto male»<br />

dissi.


I guardiani si misero a ridere. «È <strong>il</strong> nostro lavoro»<br />

disse Jean. «Non ti preoccupare. Siamo tosti.»<br />

Si voltò verso Dimitri. «Bello quel colpo di gomito,<br />

eh?»<br />

Dimitri si massaggiò lo zigomo, e io sperai di<br />

non averglielo rotto. «L’allieva ha superato <strong>il</strong> maestro»<br />

scherzò. «O meglio, l’ha schiacciato.»<br />

Yuri rivolse a Dean un’occhiataccia. «È vietato<br />

bere nel campus.»<br />

«Ma è domenica!» replicò lui. «Non siamo di<br />

guardia.»<br />

«Non ci sono regole nel mondo reale» disse Jean<br />

in tono professorale. «Consideralo un test a sorpresa.<br />

Tu l’hai superato, Rose. Brava.»<br />

«Grazie. Ma sono ridotta uno schifo.» Ero fradicia<br />

e coperta di fango. «Devo andare a cambiarmi,<br />

Liss. Ci vediamo a cena.»<br />

«Okay.» Il suo viso era raggiante. Era così orgogliosa<br />

di me che faticava a contenersi. E percepii<br />

anche che mi nascondeva qualcosa, forse una sorpresa<br />

per congratularsi, chissà. Decisi di non indagare<br />

per non rovinarla.<br />

«Tu» disse Yuri, tirando Dean per la manica,<br />

«vieni a fare una camminata con noi.»<br />

Incontrai lo sguardo di Dimitri. Avrei voluto che<br />

restasse per parlare. Avevo ancora fiumi di adrenalina<br />

addosso e volevo festeggiare. Ce l’avevo fatta.<br />

Finalmente. Dopo l’imbarazzo per i miei errori e la


mia presunta incompetenza, finalmente avevo dimostrato<br />

cosa sapevo fare. Avevo voglia di mettermi<br />

a ballare per la contentezza. Ma Dimitri doveva<br />

andare con gli altri, e soltanto un lieve cenno del<br />

capo mi disse che avrebbe desiderato altrimenti.<br />

Sospirai e li guardai allontanarsi, poi mi avviai<br />

verso la mia stanza.<br />

Una volta in camera, scoprii che la situazione<br />

era peggiore del previsto. Quando mi tolsi i vestiti,<br />

mi accorsi che mi serviva una doccia e una bella<br />

strofinata per rendermi di nuovo presentab<strong>il</strong>e.<br />

Quando finii era già passata quasi un’ora. Mi ero<br />

persa gran parte della cena.<br />

Tornai di corsa in mensa, chiedendomi come<br />

mai Lissa non mi avesse inviato nessun sollecito<br />

mentale. In genere lo faceva quando ero in ritardo,<br />

ma chissà, magari aveva deciso che mi serviva una<br />

pausa dopo <strong>il</strong> mio trionfo. Ripensandoci, mi affiorò<br />

alle labbra un gran sorriso, che però si spense<br />

non appena imboccai <strong>il</strong> corridoio che portava alla<br />

mensa.<br />

Una piccola folla si era radunata intorno a qualcosa,<br />

segno inconfondib<strong>il</strong>e di una rissa. Dato che la<br />

banda di Jesse malmenava le sue vittime in segreto,<br />

pensai che probab<strong>il</strong>mente in quel caso non c’entrava<br />

niente. Mi inf<strong>il</strong>ai tra i ragazzi e sbirciai in<br />

punta di piedi fra le teste, domandandomi chi mai<br />

avesse potuto attirare tanta folla.


Erano Adrian e Christian.<br />

Ed Eddie. Ma Eddie stava facendo da pacere: si<br />

era piazzato in mezzo a loro nel tentativo di tenerli<br />

a distanza l’uno dall’altro. Dimenticai le buone<br />

maniere e mi spinsi avanti sgomitando fino a raggiungere<br />

Eddie.<br />

«Che diavolo succede?» chiesi.<br />

Eddie fu contento di vedermi. Per quanto bravo<br />

a destreggiarsi con i nostri istruttori in combattimento,<br />

in quel frangente pareva confuso e indeciso.<br />

«Non ne ho idea.»<br />

Guardai i contendenti. Per fortuna, nessuno<br />

sembrava aver colpito nessuno… non ancora, almeno.<br />

Ma dall’atteggiamento dei due, sembrava<br />

Christian quello intenzionato a menare le mani.<br />

«Per quanto tempo ancora pensavi di farla franca?»<br />

gridò. I suoi occhi sprizzavano scint<strong>il</strong>le azzurre.<br />

«Davvero credevi di poter tenere la cosa nascosta?»<br />

Adrian aveva la sua solita espressione laconica,<br />

anche se notai un certo disagio sotto <strong>il</strong> suo sorriso<br />

indolente. Era evidente che non gli piaceva trovarsi<br />

in quella situazione e che, come Eddie, non aveva<br />

idea di cosa stava succedendo.<br />

«Sul serio» disse in tono blando, «non capisco di<br />

cosa parli. Perché non ci sediamo un attimo e discutiamo<br />

la questione con calma?»


«Ma certo, è ovvio. Tu hai paura di questo.»<br />

Christian alzò una mano e un globo di fuoco danzò<br />

sul suo palmo. Anche sotto le luci fluorescenti<br />

dei neon, splendeva di un arancione intenso con<br />

un nucleo azzurro br<strong>il</strong>lante. La folla trattenne <strong>il</strong><br />

fiato. Dal canto mio, mi ero abituata da tempo<br />

all’idea che i Moroi potessero combattere con la<br />

magia – e Christian in particolare – ma per lo più,<br />

restava un tabù. Sul volto di Christian comparve<br />

un ghigno malevolo. «E tu cos’hai per combattere?<br />

Qualche piantina?»<br />

«Se hai intenzione di scatenare una rissa senza<br />

nessun motivo, almeno dovresti farlo alla vecchia<br />

maniera e usare i pugni» disse Adrian, <strong>il</strong> tono sempre<br />

leggero, ma con un sottofondo d’inquietudine.<br />

Probab<strong>il</strong>mente pensava che se la sarebbe cavata<br />

meglio in un corpo a corpo, che in un fuoco-contro-spirito.<br />

«No» intervenne Eddie. «Nessuno darà fuoco a<br />

nessuno. E nessuno prenderà a pugni nessuno. C’è<br />

stato solo un grosso equivoco.»<br />

«Mi spiegate cosa succede?» insistetti io.<br />

«Il tuo amico qui pensa che sto progettando di<br />

sposare Lissa e portarla via nella luce del tramonto»<br />

disse Adrian. Si era rivolto a me, ma i suoi occhi<br />

non si erano staccati un istante da Christian.<br />

«Non fare finta di niente» ringhiò Christian. «Lo<br />

so che è vero. Fa tutto parte del piano… tuo e della


egina. Lei ti ha sempre sostenuto. Tornare qui… la<br />

storia di studiare insieme… uno stratagemma per<br />

allontanare Lissa da me e legarla invece alla tua<br />

famiglia.»<br />

«Ti rendi conto di quanto sei paranoico?» disse<br />

Adrian. «La mia prozia deve gestire l’intero governo<br />

Moroi e tu pensi davvero che le freghi qualcosa<br />

di chi si mette con chi a scuola? Specie alla luce di<br />

come vanno le cose ultimamente… Senti, mi dispiace<br />

se ho passato troppo tempo con lei… la<br />

troveremo e risolveremo questa faccenda. Devi<br />

credermi se ti dico che non voglio mettermi fra di<br />

voi. Non esiste nessuna cospirazione.»<br />

«Invece sì» ribatté Christian. Si voltò verso di<br />

me con la fronte aggrottata. «Non è vero, Rose?<br />

Rose lo sa. È da un pezzo che lo sa. Ne ha parlato<br />

perfino con la regina.»<br />

«È ridicolo» disse Adrian, talmente sorpreso da<br />

azzardare un’occhiata verso di me. «Giusto?»<br />

«Veramente…» cominciai, rendendomi conto<br />

che la situazione stava precipitando in fretta. «Sì e<br />

no.»<br />

«Vedi?» disse Christian trionfale.<br />

Il globo di fuoco si staccò dalla sua mano, ma<br />

Eddie e io scattammo in azione nello stesso momento.<br />

La gente str<strong>il</strong>lò. Eddie afferrò Christian,<br />

deviando la traiettoria del fuoco verso l’alto. Nel<br />

frattempo, io mi gettai su Adrian e lo spinsi a terra.


Una divisione dei compiti casuale e quanto mai<br />

fortunata. Non osavo pensare a cosa sarebbe successo<br />

se Eddie e io ci fossimo occupati della stessa<br />

persona.<br />

«Lieto del tuo interessamento» bofonchiò<br />

Adrian, facendo una smorfia mentre sollevava la<br />

testa dal pavimento.<br />

«Usa la compulsione» mormorai mentre lo aiutavo<br />

a rimettersi in piedi. «Bisogna darci un taglio<br />

prima che qualcuno si faccia male sul serio.»<br />

Eddie stava cercando di bloccare Christian. Io<br />

gli afferrai un braccio. Suo malgrado, Adrian mi<br />

obbedì e si avvicinò. Christian si divincolava per<br />

liberarsi, ma Eddie e io lo tenevamo stretto.<br />

R<strong>il</strong>uttante, probab<strong>il</strong>mente temendo i suoi capelli<br />

potessero prendere fuoco, Adrian guardò Christian<br />

dritto negli occhi.<br />

«Christian, smett<strong>il</strong>a. Parliamone.»<br />

Christian continuò a dibattersi, ma con meno<br />

energia, mentre <strong>il</strong> suo volto si r<strong>il</strong>assava e gli occhi<br />

si facevano vitrei.<br />

«Parliamone, su» ripeté Adrian.<br />

«Va bene» rispose Christian.<br />

Un sospiro collettivo di delusione si levò dalla<br />

folla. Adrian aveva usato la compulsione in maniera<br />

talmente sott<strong>il</strong>e che nessuno se n’era accorto.<br />

Sembrava solo che Christian si fosse calmato e<br />

avesse cominciato a ragionare. Mentre la folla si


disperdeva, io e Eddie allentammo la presa su di<br />

lui per condurlo in un angolino lontano, dove poter<br />

parlare in privato. Non appena Adrian distolse<br />

lo sguardo, la faccia di Christian tornò a essere una<br />

maschera di collera, e cercò di avventarsi su<br />

Adrian. Ma Eddie e io eravamo già pronti a bloccarlo.<br />

Non si mosse.<br />

«Cosa mi hai fatto?» esclamò Christian. Diversi<br />

ragazzi in fondo al corridoio si voltarono, pensando<br />

evidentemente che ci sarebbe stata una rissa<br />

dopo tutto. Io gli sib<strong>il</strong>ai un shh nell’orecchio talmente<br />

forte da fargli male. «Ahi!»<br />

«Datti una calmata. Qui qualcosa non va e dobbiamo<br />

scoprire cosa, prima che tu faccia una stupidaggine.»<br />

«Quello che non va» disse Christian, scoccando<br />

un’occhiata furente ad Adrian, «è che stanno cercando<br />

di dividere me e Lissa, e tu lo sapevi, Rose.»<br />

Adrian mi guardò incuriosito. «Davvero?»<br />

«Già, è una lunga storia.» Tornai a Christian.<br />

«Senti, Adrian non c’entra niente. Almeno, non di<br />

proposito. È stata un’idea di Tatiana… e comunque<br />

non ha ancora fatto nessun passo. È solo un<br />

suo piano a lungo termine… di Tatiana, non di<br />

Adrian.»<br />

«E tu come fai a conoscerlo?» chiese Christian.<br />

«Perché me l’ha detto lei… aveva paura che io<br />

avessi qualche mira su Adrian.»


«Sul serio? Hai difeso <strong>il</strong> nostro amore?» fece<br />

Adrian.<br />

«Ma per favore!» lo zittii. «Christian, adesso<br />

voglio sapere chi te l’ha detto.»<br />

«Ralf» rispose lui, con l’aria confusa per la prima<br />

volta.<br />

«Non dovevi dargli retta» intervenne Eddie,<br />

rabbuiandosi nel sentire quel nome.<br />

«Solo che, una volta tanto, Ralf stava dicendo la<br />

verità… a parte <strong>il</strong> fatto che Adrian non c’entra. Ralf<br />

è imparentato con la migliore amica della regina»<br />

spiegai.<br />

«Fantastico» disse Christian. Ormai sembrava<br />

essersi calmato, così Eddie e io lo lasciammo.<br />

«Siamo stati tutti fregati.»<br />

Mi guardai intorno, rendendomi conto all’improvviso<br />

di una cosa. «Lissa dov’è? Perché non è<br />

intervenuta?»<br />

Adrian inarcò un sopracciglio. «Diccelo tu dov’è.<br />

A cena non è venuta.»<br />

«Non lo so…» Aggrottai la fronte. Ero diventata<br />

così brava a schermare la mia mente quando ne<br />

avevo bisogno, che passavano lunghi periodi senza<br />

percepirla. Questa volta, non sentivo niente<br />

perché era la sua mente che non trovavo. «Non riesco<br />

a sentirla.»<br />

Tre paia di occhi si fissarono su di me.<br />

«Sta dormendo?» chiese Eddie.


«Lo sento quando dorme… Questa volta è diverso…»<br />

Lentamente, molto lentamente, cominciai<br />

a percepirla. Mi stava bloccando di proposito, nel<br />

tentativo di nascondersi da me, ma alla fine riuscii<br />

a scovarla. «Eccola. Sta… oh, mio Dio!»<br />

Il mio grido risuonò per tutto <strong>il</strong> corridoio,<br />

echeggiando le grida di Lissa che, da qualche parte,<br />

stava soffrendo.


vvVENTITRÉ<br />

G li altri mi fissarono sgomenti. Era come se mi<br />

avessero appena colpita in faccia. Solo che la<br />

faccia non era la mia, ma quella di Lissa. Scivolai<br />

nella sua mente e subito seppi dove si trovava e<br />

cosa le stava accadendo. Sentii i sassi che si levarono<br />

dal terreno e le colpirono le guance. Erano guidati<br />

da un ragazzo del primo anno che non conoscevo,<br />

sapevo solo che era un Drozdov. I sassi ci<br />

colpirono entrambe, ma io trattenni un grido e<br />

strinsi i denti, mentre tornavo nel corridoio con i<br />

miei amici.<br />

«Lato nord-ovest del campus, fra quello stagno<br />

dalla forma strana e lo steccato» dissi.<br />

Lasciai gli altri dov’erano, sfrecciando fuori dalla<br />

porta per correre a più non posso verso Lissa.<br />

Attraverso i suoi occhi non riuscivo a vedere tutti<br />

quelli radunati intorno a lei, ma ne riconobbi qualcuno.<br />

Jesse e Ralf. Brandon. Brett. Quel Drozdov.<br />

Qualche altro. I sassi continuavano a colpirla, ferendola<br />

al viso. Ma lei non urlava, non piangeva,<br />

si limitava a ripetere di smetterla, mentre altri due<br />

ragazzi la tenevano per le braccia.


E nel frattempo, Jesse continuava a dirle che<br />

toccava a lei farli smettere. Riuscivo a malapena a<br />

sentirlo attraverso la sua mente. Le motivazioni<br />

non avevano importanza, le avevo intuite. L’avrebbero<br />

torturata finché non avesse accettato di unirsi<br />

al loro gruppo. Dovevano aver usato lo stesso metodo<br />

per costringere Brandon e gli altri.<br />

All’improvviso mi sentii soffocare e inciampai,<br />

incapace di respirare mentre l’acqua mi avvolgeva<br />

la faccia. Con uno sforzo immane, mi separai da<br />

Lissa. Stava succedendo a lei, non a me. Qualcuno<br />

la torturava con l’acqua, usandola per toglierle <strong>il</strong><br />

fiato. Chiunque fosse, se la prendeva comoda, alternando<br />

momenti in cui le copriva la faccia di<br />

acqua con altri in cui le faceva riprendere fiato, per<br />

poi ricominciare da capo. Lissa annaspava e sputava,<br />

e continuava a chiedere che la smettessero.<br />

Jesse la fissava con un gelido sguardo calcolatore.<br />

«Non chiederglielo. Falli smettere.»<br />

Avrei voluto correre più forte, ma più di così mi<br />

era impossib<strong>il</strong>e. Il gruppo si era nascosto in uno<br />

degli angoli più remoti del campus. C’era ancora<br />

parecchia strada da fare, e a ogni passo sentivo <strong>il</strong><br />

dolore di Lissa e la mia furia montava. Che razza<br />

di guardiano sarei mai potuta essere per lei, se non<br />

riuscivo a proteggerla nemmeno all’Accademia?<br />

Poi si fece avanti un conoscitore dell’aria e<br />

all’improvviso fu come tornare nel passato, quan-


do era stata torturata da uno degli scagnozzi di<br />

Victor. L’aria le veniva prima sottratta, lasciandola<br />

senza fiato, per poi opprimerla in una morsa soffocante.<br />

L’agonia le fece tornare in mente tutti i ricordi<br />

della cattura, <strong>il</strong> terrore e l’orrore che stava cercando<br />

di dimenticare. Il conoscitore dell’aria si<br />

fermò, ma era troppo tardi. Qualcosa dentro di lei<br />

si spezzò.<br />

Quando si fece avanti Ralf per usare <strong>il</strong> fuoco,<br />

ero così vicina che lo vidi ardere sul suo palmo. Ma<br />

lui non mi vide.<br />

Nessuno di loro badava a cosa accadeva intorno,<br />

e facevano un tale baccano che non si accorsero<br />

del mio arrivo. Mi lanciai su Ralf prima che <strong>il</strong> fuoco<br />

lasciasse la sua mano; lo inchiodai a terra e gli<br />

sferrai un pugno in faccia con un’unica ab<strong>il</strong>e mossa.<br />

Altri, tra cui Jesse, corsero in suo aiuto, cercando<br />

di allontanarmi. Diciamo che ci provarono,<br />

finché non si resero conto di chi ero.<br />

Quando videro la mia faccia, fecero un balzo<br />

indietro. Chi non fu abbastanza rapido, imparò la<br />

lezione a sue spese quando lo acciuffai. Qualche<br />

ora prima, avevo avuto la meglio su tre guardiani<br />

esperti; una banda di reali Moroi viziati non era<br />

certo un problema per me. Il paradosso della situazione<br />

– e un evidente segnale di quanto certi Moroi<br />

non avessero alcuna intenzione di alzare un dito<br />

per difendersi – era che mentre quel gruppo era


stato così smanioso di usare la magia per torturare<br />

Lissa, adesso nessuno di loro pensava a usarla contro<br />

di me.<br />

La maggior parte fuggì prima che potessi infierire<br />

su di loro, ma non m’interessava inseguirli. La<br />

sola cosa che mi premeva era che stessero lontani<br />

da Lissa. A dire <strong>il</strong> vero, tornai a mollare qualche<br />

altro pugno a Ralf, ancora al tappeto, poiché lo<br />

ritenevo responsab<strong>il</strong>e. Alla fine, lo lasciai piagnucolante<br />

a terra e mi rialzai cercando con lo sguardo<br />

Jesse, l’altro colpevole. Lo trovai. Era l’unico<br />

rimasto.<br />

Mi lanciai su di lui, ma mi fermai di colpo, confusa.<br />

Jesse era immob<strong>il</strong>e, in piedi, con la bocca<br />

spalancata e gli occhi persi nel vuoto. Lo guardai,<br />

volsi lo sguardo verso <strong>il</strong> punto in cui stava guardando,<br />

poi tornai a fissarlo.<br />

«Ragni» disse Lissa. La sua voce mi fece sobbalzare.<br />

Se ne stava in disparte, i capelli bagnati, <strong>il</strong><br />

viso tumefatto, ma tutto sommato stava bene. Al<br />

chiaro di luna, la sua pelle diafana le conferiva un<br />

aspetto spettrale sim<strong>il</strong>e a Mason. I suoi occhi non<br />

lasciarono mai Jesse mentre parlava. «Crede di<br />

vedere dei ragni. Che strisciano su di lui. Tu che ne<br />

pensi? Dovrei passare ai serpenti?»<br />

Osservai meglio Jesse. La sua espressione mi<br />

fece venire i brividi. Era come intrappolato in un<br />

incubo. E ancora più spaventoso fu ciò che avvertii


attraverso <strong>il</strong> legame con Lissa. In genere, quando<br />

usava la magia, provavo una sensazione dorata,<br />

calda, meravigliosa. Questa volta era diverso. Era<br />

nera e viscida e densa.<br />

«Penso che dovresti smetterla» dissi. In lontananza,<br />

sentii che arrivava gente. «È finita.»<br />

«Era un rito d’iniziazione» disse lei. «Be’, una<br />

specie. Un paio di giorni fa mi hanno chiesto di<br />

unirmi a loro e ho rifiutato. Ma oggi sono venuti a<br />

cercarmi di nuovo e continuavano a dire che sapevano<br />

una cosa importante su Christian e Adrian.<br />

Mi sono incuriosita e alla fine gli ho detto che<br />

avrei partecipato a una delle loro riunioni, ma che<br />

non ne sapevo niente della compulsione. Era una<br />

finta. Volevo soltanto capire cosa sapevano.»<br />

Inclinò appena la testa, ma a Jesse doveva essere<br />

accaduto qualcos’altro. Gli occhi quasi gli schizzarono<br />

fuori delle orbite, mentre continuava a urlare<br />

in s<strong>il</strong>enzio. «Anche se di fatto non avevo ancora<br />

accettato, mi hanno sottoposta al loro rito d’iniziazione.<br />

Volevano sapere cosa so fare. È un modo<br />

per capire quanto una persona è forte nella compulsione.<br />

La torturano finché non resiste più e poi,<br />

al culmine del dolore, <strong>il</strong> soggetto si carica e cerca<br />

di obbligare gli assalitori a smettere. Se ci riesce,<br />

allora entra a far parte del gruppo.» Rivolse uno<br />

sguardo penetrante a Jesse, che nel frattempo era<br />

perso nel suo mondo. Un mondo orrib<strong>il</strong>e di sicu-


o. «Ho idea che con questo mi merito la presidenza,<br />

eh?»<br />

«Smett<strong>il</strong>a» dissi. La sensazione della sua magia<br />

crudele mi stava dando la nausea. Lei e Adrian<br />

avevano accennato al fatto di far vedere alla gente<br />

cose che in realtà non c’erano. L’avevano chiamata<br />

per scherzo supercompulsione, ed era disgustosa.<br />

«Non è così che dovrebbe funzionare lo spirito.<br />

Questa non sei tu. È sbagliato.»<br />

Lissa respirava con l’affanno, la fronte madida<br />

di sudore. «Non riesco a smettere» disse.<br />

«Sì che ci riesci» dissi io. Le toccai un braccio.<br />

«Passala a me.»<br />

Lei staccò per un istante gli occhi da Jesse per<br />

guardarmi, stupita, prima di tornare a fissare lui.<br />

«Cosa? Tu non puoi usare la magia.»<br />

Mi concentrai al massimo sul nostro legame,<br />

sulla sua mente. Non potevo prendere in me la<br />

magia, ma l’ombra che l’accompagnava sì. Ed era<br />

quello che stavo facendo ormai da un po’ di tempo,<br />

pensai. Ogni volta che ero preoccupata e volevo<br />

che si calmasse e si liberasse da quelle emozioni<br />

negative, lei lo faceva, perché ero io che le<br />

assorbivo, proprio come Anna aveva fatto con<br />

san Vladimir. Era quello che era successo quando<br />

Adrian aveva visto la tenebra passare dalla sua<br />

aura alla mia. E questo abuso dello spirito per<br />

fare del male a un’altra persona e non per auto-


difesa, le provocava quegli orrib<strong>il</strong>i effetti collaterali.<br />

La corrompeva ed era sbagliato, e io non<br />

potevo permetterlo. Ogni timore per la mia pazzia<br />

o la mia rabbia in quel momento mi parve<br />

irr<strong>il</strong>evante.<br />

«No» dissi. «Non posso. Ma tu puoi usare me<br />

per liberartene. Concentrati su di me. Lasciala andare.<br />

È sbagliata. Tu non la vuoi.»<br />

Lei mi fissò di nuovo, gli occhi spalancati e disperati.<br />

Anche senza contatto visivo diretto, era<br />

ancora in grado di torturare Jesse. Vidi e sentii la<br />

sua lotta interiore. Lui le aveva fatto del male e lei<br />

voleva fargliela pagare. Jesse doveva pagare.<br />

Eppure, al tempo stesso, Lissa sapeva che avevo<br />

ragione. Ma era diffic<strong>il</strong>e, tanto diffic<strong>il</strong>e per lei liberarsi…<br />

All’improvviso, la furiosa potenza di quella magia<br />

nera scomparve dal legame, insieme alla sensazione<br />

di nausea che provavo. Qualcosa di sim<strong>il</strong>e a<br />

una raffica di vento, mi colpì in faccia, e barcollai<br />

all’indietro. Fui scossa da un brivido mentre una<br />

strana sensazione mi stringeva lo stomaco.<br />

Sembravano scint<strong>il</strong>le e una scossa elettrica che mi<br />

bruciava le viscere. Poi anche questa sensazione<br />

scomparve. Jesse cadde in ginocchio, liberato<br />

dall’incubo.<br />

Lissa si r<strong>il</strong>assò con evidente sollievo. Era ancora<br />

impaurita e impressionata da quanto era successo,


ma non più consumata da quella rabbia terrib<strong>il</strong>e e<br />

distruttiva che l’aveva spinta a punire Jesse. Quell’impulso<br />

dentro di lei era svanito.<br />

Il problema era che adesso era dentro di me.<br />

Mi voltai verso Jesse, e fu come se non esistesse<br />

nient’altro al mondo se non lui. In passato aveva<br />

cercato di rovinarmi. Aveva torturato Lissa e fatto<br />

del male a tanta gente. Inaccettab<strong>il</strong>e. Mi avventai<br />

su di lui. I suoi occhi ebbero un solo istante per<br />

spalancarsi di terrore prima che <strong>il</strong> mio pugno lo<br />

colpisse. La testa gli volò all’indietro, e gli sprizzò<br />

sangue dal naso. Sentii Lissa che mi gridava di<br />

fermarmi, ma non potevo. Doveva pagare per<br />

quello che le aveva fatto. Lo presi per le spalle e lo<br />

scaraventai a terra. Adesso anche lui mi stava urlando<br />

– mi stava implorando – di smetterla. Si zittì<br />

quando lo colpii ancora.<br />

Sentii le mani di Lissa che mi afferravano nel<br />

tentativo di tirarmi indietro, ma non era abbastanza<br />

forte. Continuai a picchiarlo. Non c’era traccia<br />

della studiata strategia di combattimento che avevo<br />

usato prima con lui e i suoi amici, o anche con<br />

Dimitri. Stavolta era qualcosa di animalesco e primordiale.<br />

Ero in preda alla pazzia che avevo assorbito<br />

da Lissa.<br />

Altre mani mi strapparono dalla mia vittima.<br />

Queste mani erano più forti, mani di dhampir, sostenute<br />

da muscoli sv<strong>il</strong>uppati da anni di addestra-


mento. Era Eddie. Lottai per liberarmi dalla sua<br />

stretta. Avevamo più o meno le stesse capacità, ma<br />

lui mi superava nel peso.<br />

«Lasciami!» gridai.<br />

Con mio sommo sgomento, vidi Lissa inginocchiarsi<br />

al fianco di Jesse, preoccupata. Non aveva<br />

senso. Come poteva? Dopo quello che lui le aveva<br />

fatto? Vidi la compassione sul suo viso, e un istante<br />

dopo una vampa della sua magia di guarigione<br />

<strong>il</strong>luminò <strong>il</strong> nostro legame, mentre gli sanava le ferite<br />

più gravi.<br />

«No!» urlai, continuando a divincolarmi. «Non<br />

farlo!»<br />

E fu allora che arrivarono gli altri guardiani,<br />

Dimitri e Celeste in testa. Christian e Adrian non<br />

c’erano; probab<strong>il</strong>mente non erano riusciti a tenere<br />

<strong>il</strong> passo degli altri.<br />

Seguì una specie di “caos organizzato”. I membri<br />

della combriccola rimasti furono radunati e<br />

portati via per essere interrogati. Lissa fu accompagnata<br />

in infermeria per curarle le ferite. Una<br />

parte di me, sepolta sotto quell’incontenib<strong>il</strong>e sete<br />

di sangue, avrebbe voluto seguirla. Ma qualcos’altro<br />

catturò la mia attenzione: stavano aiutando<br />

Jesse a rialzarsi per portarlo in ospedale. Eddie<br />

continuava a tenermi bloccata in una morsa d’acciaio,<br />

malgrado i miei strattoni e le mie suppliche.<br />

La maggior parte degli adulti era troppo occupata


con gli altri per fare caso a me, ma mi notarono<br />

eccome quando ricominciai a urlare:<br />

«Non potete lasciarlo andare! Non potete!»<br />

«Rose, calmati» disse Alberta in tono gent<strong>il</strong>e.<br />

Come faceva a non capire quello che stava succedendo?<br />

«È finita.»<br />

«Non è finita! Non è finita finché non metto le<br />

mani intorno a quel collo schifoso e lo strozzo una<br />

volta per tutte!»<br />

Alberta e gli altri parvero rendersi conto soltanto<br />

allora che stava accadendo qualcosa di grave,<br />

ma non sembravano pensare che Jesse c’entrava<br />

qualcosa. Mi scrutavano tutti con quello sguardo<br />

da Rose-è-pazza che avevo imparato a riconoscere<br />

bene negli ultimi tempi.<br />

«Portala via» disse Alberta. «Portala a disinfettarsi<br />

e cerca di calmarla.» Non diede altre istruzioni,<br />

ma per chissà quale tacito accordo, l’incarico<br />

spettò a Dimitri.<br />

Lui si avvicinò e mi prese dalle mani di Eddie.<br />

Nel breve passaggio di consegne, cercai di fuggire,<br />

ma Dimitri era troppo rapido e troppo forte. Mi<br />

afferrò <strong>il</strong> braccio e cominciò a trascinarmi via.<br />

«Possiamo farla fac<strong>il</strong>e o diffic<strong>il</strong>e» mi disse mentre<br />

attraversavamo <strong>il</strong> bosco. «Per nessun ragione ti<br />

lascerò andare da Jesse. Per giunta, verrà ricoverato<br />

nella clinica, non riusciresti mai ad avvicinarlo.<br />

Se accetti la situazione, allora ti lascio. Se provi a


scappare, sai bene che ti riprendo in un lampo.»<br />

Valutai le mie opzioni. La brama di far soffrire<br />

Jesse mi pulsava ancora forte nelle vene, ma<br />

Dimitri aveva ragione. Per <strong>il</strong> momento.<br />

«Okay» dissi. Lui esitò un istante, probab<strong>il</strong>mente<br />

chiedendosi se dicevo la verità, poi mollò la<br />

presa. Siccome non provai a scappare, lo sentii r<strong>il</strong>assarsi,<br />

seppure molto lentamente.<br />

«Alberta ha detto che devo disinfettarmi» dissi<br />

in tono piatto. «Quindi andiamo alla clinica?»<br />

Dimitri si accigliò. «Bel tentativo. No, non ti<br />

permetterò di avvicinarti a lui. Troveremo l’occorrente<br />

da qualche altra parte.»<br />

Mi condusse lontano dal luogo dell’attacco verso<br />

un’altra zona, sempre ai margini del campus.<br />

Quasi subito capii dove eravamo diretti. Un capanno.<br />

Ai tempi in cui c’erano molti più guardiani<br />

nel campus, alcuni abitavano in queste casette isolate<br />

per controllare meglio i confini della scuola.<br />

Ormai erano tutte abbandonate, tranne questa che<br />

era stata ripulita quando la zia di Christian era<br />

venuta in visita per un breve periodo. Aveva preferito<br />

alloggiare lì invece che nell’edificio per gli<br />

ospiti della scuola, dove altri Moroi la consideravano<br />

come una potenziale Strigoi.<br />

Dimitri aprì la porta. Dentro era buio, ma riuscii<br />

ugualmente a vedere Dimitri cercava dei fiammiferi<br />

e accendeva una lampada a kerosene. La debo-


le luce era più che sufficiente per i nostri occhi.<br />

Guardandomi attorno, vidi che Tasha aveva messo<br />

a posto quel capanno proprio bene, che era pulito<br />

e confortevole, con un letto coperto da una morbida<br />

trapunta e un paio di poltroncine sistemate<br />

davanti al caminetto. C’era persino del cibo – scatolame<br />

e conserve – nella cucina in un angolo della<br />

stanza.<br />

«Siediti» mi ordinò Dimitri, indicando <strong>il</strong> letto.<br />

Obbedii, e un minuto dopo aveva già acceso un bel<br />

fuoco nel caminetto per riscaldare l’ambiente.<br />

Prese poi una valigetta di pronto soccorso e una<br />

bottiglia d’acqua da un armadietto, e si avvicinò al<br />

letto, trascinandosi dietro una sedia per sedersi di<br />

fronte a me.<br />

«Lasciami andare» lo supplicai. «Non capisci?<br />

Non ti rendi conto che Jesse la deve pagare? L’ha<br />

torturata! Le ha fatto delle cose orrib<strong>il</strong>i.»<br />

Dimitri bagnò una garza e la usò per tamponarmi<br />

una tempia. Bruciava, per cui dovevo avere un<br />

taglio lì. «Sarà punito, credimi. E anche gli altri.»<br />

«Come?» dissi in tono amaro. «Confinato nella<br />

sua stanza? Il suo è un crimine pari a quello di<br />

Victor Dashkov. Perché nessuno fa niente da queste<br />

parti? Chi commette dei crimini la fa franca.<br />

Bisogna fargli male. A tutti quanti loro.»<br />

Dimitri smise di disinfettarmi la tempia per rivolgermi<br />

uno sguardo preoccupato. «Rose, lo so


che sei sconvolta, ma sai che non puniamo la gente<br />

in quel modo. È… brutale.»<br />

«E allora? Che c’è di sbagliato? Scommetto che<br />

così imparerebbero la lezione.» Non riuscivo a stare<br />

seduta, ogni parte del mio corpo fremeva di<br />

collera. «Devono soffrire per quello che hanno fatto!<br />

E voglio essere io a farli soffrire. Tutti quanti! Li<br />

voglio uccidere.» Feci per alzarmi, con la sensazione<br />

di stare per esplodere. Le sue mani scattarono<br />

sulle mie spalle in un lampo, spingendomi di nuovo<br />

sul letto. Il kit di pronto soccorso giaceva ormai<br />

abbandonato. Nella sua espressione c’era un misto<br />

di angoscia e di risolutezza mentre mi teneva ferma.<br />

Cercai di rialzarmi, ma le sue dita affondarono<br />

nella mia carne.<br />

«Rose! Smett<strong>il</strong>a!» Adesso anche lui stava gridando.<br />

«Non dici sul serio. Sei stressata ed esaurita…<br />

per questo un evento terrib<strong>il</strong>e ti sembra perfino<br />

peggiore di quello che è in realtà.»<br />

«Smett<strong>il</strong>a tu!» urlai. «Sei sempre <strong>il</strong> solito. Sempre<br />

così ragionevole, non importa quanto sia orrib<strong>il</strong>e<br />

la situazione. Che ne è stato della tua voglia di<br />

ammazzare Victor in prigione, eh? Perché quella<br />

volta era giusto, ma adesso per me non lo è?»<br />

«Perché quella era un’esagerazione. E lo sai. Ma<br />

questa volta… questa volta è diverso. C’è qualcosa<br />

di sbagliato in te.»<br />

«No, c’è qualcosa di giustissimo in me.» Gli


stavo prendendo le misure, sperando che le mie<br />

parole lo distraessero. Se fossi stata abbastanza<br />

veloce, forse – solo forse – sarei riuscita a sfuggirgli.<br />

«Io sono l’unica da queste parti che vuole fare<br />

qualcosa, e se è sbagliata, mi dispiace. Tu vuoi<br />

l’impossib<strong>il</strong>e da me, vuoi che sia una brava persona<br />

e <strong>il</strong> resto, ma io non lo sono! Non sono una<br />

santa come te.»<br />

«Nessuno di noi è un santo» rispose lui asciutto.<br />

«Credimi, io non…»<br />

Feci la mia mossa, balzando dal letto e dandogli<br />

uno spintone. Per un istante lui perse l’equ<strong>il</strong>ibrio,<br />

ma non andai lontano. Non avevo fatto che un<br />

paio di passi, quando lui mi afferrò di nuovo e mi<br />

inchiodò usando tutto <strong>il</strong> peso del suo corpo per<br />

immob<strong>il</strong>izzarmi. Avrei dovuto sapere che <strong>il</strong> mio<br />

piano di fuga era irrealizzab<strong>il</strong>e, ma non riuscivo a<br />

pensare con lucidità.<br />

«Lasciami!» urlai per la centesima volta quella<br />

notte, cercando di liberarmi le mani.<br />

«No» disse lui, con la voce dura e con una sfumatura<br />

di disperazione. «Non finché non la smetti.<br />

Questa non sei tu!»<br />

Mi sentii gli occhi bruciare di lacrime. «Sì che lo<br />

sono! Lasciami!»<br />

«No. Non sei tu! Non sei tu!» La sua voce era<br />

addolorata.<br />

«Ti sbagli! Sono…»


Mi interruppi di colpo. Non sei tu. Erano le stesse<br />

parole che avevo usato con Lissa mentre, inorridita,<br />

la guardavo usare la magia per torturare<br />

Jesse. Ero rimasta lì impalata, incapace di credere<br />

ai miei occhi. Non si rendeva conto di aver perso <strong>il</strong><br />

controllo e di essere sul punto di diventare un mostro.<br />

E adesso, guardando negli occhi di Dimitri,<br />

leggendo <strong>il</strong> suo panico e <strong>il</strong> suo amore, capii che mi<br />

stava capitando la stessa cosa, che ero così sopraffatta,<br />

così accecata da emozioni irrazionali che non<br />

riconoscevo le mie stesse azioni. Era come se fossi<br />

manovrata da qualcos’altro.<br />

Cercai di liberarmene, di scuotermi via quei<br />

sentimenti che mi bruciavano dentro. Ma erano<br />

troppo forti. Non ci riuscivo. Non potevo. Mi<br />

avrebbero consumata, proprio come era accaduto<br />

ad Anna e alla signora Karp.<br />

«Rose» disse Dimitri. Soltanto <strong>il</strong> mio nome, ma<br />

emanava una potenza irresistib<strong>il</strong>e, e m<strong>il</strong>le altre cose.<br />

Dimitri aveva assoluta fiducia in me, nella mia<br />

forza e nella mia bontà. E anche lui aveva dentro<br />

di sé una grande forza, una forza che non temeva<br />

di donarmi. Deirdre poteva aver ragione sul fatto<br />

che in qualche modo ce l’avevo con Lissa, ma era<br />

completamente fuori strada a proposito di Dimitri.<br />

Quello era amore. Eravamo le due metà di un intero,<br />

sempre pronti a sostenerci a vicenda. Nessuno<br />

dei due era perfetto, ma non importava. Insieme a


lui, potevo sconfiggere la rabbia che mi riempiva.<br />

Lui era convinto che fossi più forte di quella rabbia.<br />

Ed era vero.<br />

Lentamente, sentii dissolversi quell’ombra.<br />

Smisi di dibattermi. Tremavo, ma non più per la<br />

rabbia. Per la paura. Dimitri si accorse subito del<br />

cambiamento e mi lasciò.<br />

«Oh, mio Dio» dissi con un f<strong>il</strong>o di voce.<br />

Le sue mani mi accarezzarono <strong>il</strong> viso, le dita<br />

leggere sulle mie guance. «Rose» sussurrò. «Stai<br />

bene?»<br />

Ingoiai altre lacrime. «Credo… credo di sì. Per <strong>il</strong><br />

momento.»<br />

«È finita» disse, continuando ad accarezzarmi.<br />

Mi scostò i capelli dal viso. «È finita. Va tutto bene.»<br />

Scossi la testa. «No che non va bene. Tu… tu<br />

non capisci. Tutti i miei timori si sono avverati.<br />

Anna. Il fatto che assorbo la pazzia dello spirito.<br />

Sta succedendo, Dimitri. Lissa ha perso la testa<br />

prima con Jesse. Era fuori controllo, ma l’ho fermata<br />

perché ho risucchiato in me la sua rabbia. Ed è…<br />

è orrib<strong>il</strong>e. Come se fossi, non so, un burattino. Non<br />

riesco a controllarmi.»<br />

«Sei forte» disse lui. «Non succederà più.»<br />

«Invece sì» ribattei con voce rotta. «Succederà<br />

ancora. Diventerò come Anna. Sarà sempre peggio.<br />

Questa volta è stata sete di sangue e odio. Volevo


distruggerli. Avevo bisogno di distruggerli. E la<br />

prossima volta? Non lo so. Forse sarà semplice pazzia,<br />

come la signora Karp. Forse sono già pazza, ed<br />

è per questo che vedo Mason. O forse sarà depressione,<br />

come quella che colpiva Lissa. Continuerò a<br />

sprofondare nell’abisso, e poi sarò come Anna e mi<br />

uccid…»<br />

«No» mi interruppe lui con dolcezza. Avvicinò<br />

<strong>il</strong> suo viso al mio, le fronti che quasi si sfioravano.<br />

«A te non succederà. Sei troppo forte. Lo combatterai,<br />

come hai fatto stavolta.»<br />

«L’ho fatto solo perché tu eri qui con me.» Lui<br />

mi abbracciò e io nascosi la faccia nel suo petto.<br />

«Non posso farcela da sola» sussurrai.<br />

«Sì che puoi» disse lui, con una nota vibrante<br />

nella voce. «Sei forte… molto, molto forte. Ecco<br />

perché ti amo.»<br />

Chiusi forte gli occhi. «Non dovresti. Mi trasformerò<br />

in qualcosa di tremendo. Potrei già esserlo.»<br />

Ripensai a come mi ero comportata ultimamente,<br />

come mi arrabbiavo sempre con tutti. Come avevo<br />

cercato di spaventare Ryan e Cam<strong>il</strong>le.<br />

Dimitri si scostò da me per guardarmi negli occhi<br />

e mi prese <strong>il</strong> viso fra le mani. «Non lo sei. Non<br />

lo sarai mai» disse. «Non ti lascerò da sola. Non<br />

m’importa del resto, non ti lascerò mai.»<br />

Mi sentii di nuovo travolgere dalle emozioni,<br />

ma questa volta non si trattava di odio o rabbia o


qualcosa di sim<strong>il</strong>e. Era una sensazione di calore,<br />

talmente meravigliosa da farmi male al cuore. Gli<br />

cinsi <strong>il</strong> collo con le braccia e le nostre labbra s’incontrarono.<br />

Fu un <strong>bacio</strong> di amore puro, dolce ed<br />

estatico, senza disperazione, senza oscurità. E a<br />

poco a poco l’intensità del <strong>bacio</strong> aumentò, alimentata<br />

non solo dall’amore, ma da qualcosa di famelico<br />

e potente. Quell’energia che era passata fra di<br />

noi come una scossa elettrica, quando prima avevamo<br />

lottato e io lo avevo inchiodato al suolo,<br />

tornò ad avvolgerci.<br />

Mi rammentò la notte che eravamo caduti preda<br />

dell’incantesimo di lussuria di Victor, entrambi<br />

guidati da forze che non potevamo controllare. Era<br />

come morire di fame o annegare, e soltanto l’altro<br />

poteva salvarci. Mi strinsi a lui, un braccio intorno<br />

al collo e l’altra mano sulla sua schiena, che stringeva<br />

così tanto da affondare le unghie nella pelle.<br />

Lui mi fece sdraiare sul letto. Mi mise le mani sui<br />

fianchi e poi ne fece scivolare una dietro la mia<br />

coscia per sollevarmi la gamba.<br />

In quel momento ci scostammo un poco, ma<br />

sempre vicini, così vicini. Tutto si fermò in quell’istante.<br />

«Non possiamo…» mormorò lui.<br />

«Lo so» dissi io.<br />

Poi la sua bocca fu di nuovo sulla mia, e questa<br />

volta capii che avevamo raggiunto <strong>il</strong> punto di non


itorno. Non c’erano ostacoli stavolta. I nostri corpi<br />

aderirono l’uno all’altro, mentre lui mi toglieva<br />

<strong>il</strong> soprabito, e poi si toglieva la camicia, e poi la<br />

mia camicia… C’era qualcosa di molto sim<strong>il</strong>e a<br />

quando avevamo lottato nel piazzale, la stessa<br />

passione e lo stesso impeto. Credo che, in fin dei<br />

conti, gli istinti alla base del combattimento e del<br />

sesso non siano poi tanto diversi. Scaturiscono tutti<br />

dalla parte più animalesca di noi.<br />

Tuttavia, mentre gli indumenti continuavano a<br />

volare intorno a noi, la passione animale divenne<br />

qualcosa di più coinvolgente, un sentimento dolce<br />

e potente al tempo stesso. Quando guardai nei<br />

suoi occhi, vidi senza ombra di dubbio che mi<br />

amava più di ogni altra cosa al mondo, che io ero<br />

la sua salvezza, come lui era la mia. Non avrei mai<br />

pensato che la mia prima volta sarebbe successa in<br />

un capanno nel bosco, ma <strong>il</strong> luogo non aveva importanza.<br />

Contava la persona. Con la persona che<br />

ami, puoi farlo ovunque, e sarà comunque un’esperienza<br />

straordinaria. Trovarsi nel letto più lussuoso<br />

del mondo non conta niente se stai con qualcuno<br />

che non ami.<br />

E io lo amavo, oh, se lo amavo. Lo amavo così<br />

tanto da farmi male. Alla fine tutti i nostri vestiti<br />

finirono ammucchiati sul pavimento, ma <strong>il</strong> contatto<br />

della sua pelle con la mia era più che sufficiente<br />

a riscaldarmi. Non sapevo dire dove finiva <strong>il</strong> mio


corpo e dove cominciava <strong>il</strong> suo, e capii che era così<br />

che avevo sempre voluto che fosse. Non volevo<br />

mai più separarmi da lui.<br />

Vorrei avere le parole per descrivere <strong>il</strong> sesso, ma<br />

non c’è niente che possa realmente cogliere l’essenza<br />

di quei momenti. Mi sentivo nervosa, eccitata<br />

e un m<strong>il</strong>iardo di altre cose. Dimitri era attento ed<br />

esperto e infinitamente paziente, proprio come<br />

quando ci allenavamo. Seguire la sua guida mi<br />

sembrava una cosa naturale, ma era anche disposto<br />

a lasciarmi prendere l’iniziativa. Finalmente<br />

eravamo uguali, e ogni contatto fra di noi generava<br />

un’energia formidab<strong>il</strong>e, anche la più lieve carezza<br />

delle dita.<br />

Quando finimmo, mi accoccolai al suo fianco. Il<br />

corpo mi faceva male… eppure mi sentivo meravigliosamente<br />

bene, appagata e felice. Avrei voluto<br />

farlo molto prima, ma sapevo anche che non sarebbe<br />

stato giusto se non in quel preciso momento.<br />

Appoggiai la testa sul petto di Dimitri, traendo<br />

conforto dal suo calore. Lui mi baciò la fronte e<br />

fece scorrere le dita fra i miei capelli.<br />

«Ti amo, Roza.» Mi baciò di nuovo. «Io ci sarò<br />

sempre per te. Non permetterò che ti accada nulla<br />

di male.»<br />

Quelle parole suonarono dolcissime e pericolose.<br />

Non avrebbe dovuto dirmele, non avrebbe dovuto<br />

promettere di proteggere me, non quando era


previsto che dedicasse la sua vita a proteggere i<br />

Moroi come Lissa. Non potevo essere la prima nel<br />

suo cuore, proprio come lui non poteva esserlo nel<br />

mio. Ecco perché non avrei dovuto dire quello che<br />

invece dissi subito dopo, ma lo feci comunque.<br />

«E io non permetterò che ti accada niente» promisi.<br />

«Ti amo.» Lui mi baciò ancora, succhiandomi<br />

ogni altra parola che avrei potuto aggiungere.<br />

Restammo così abbracciati per alcuni momenti,<br />

senza dire niente. Avrei potuto restare così all’infinito,<br />

ma entrambi sapevamo che dovevamo muoverci.<br />

Alla fine gli altri sarebbero venuti a cercarci<br />

per conoscere la mia versione dei fatti, e se ci avessero<br />

trovati in quella situazione, be’, sarebbe stato<br />

a dir poco imbarazzante.<br />

Ci vestimmo, non senza qualche difficoltà, dato<br />

che non la smettevamo di baciarci. A malincuore,<br />

uscimmo dal capanno. Ci tenevamo per mano, sapendo<br />

che avremmo potuto farlo solo per qualche<br />

altro istante ancora. Una volta tornati al campus,<br />

saremmo dovuti rientrare nei rispettivi ruoli e<br />

comportarci come al solito. Ma in quel momento, <strong>il</strong><br />

nostro mondo risplendeva dorato e magnifico.<br />

Ogni passo era colmo di gioia e l’aria intorno a noi<br />

sembrava cantare.<br />

Ovviamente, c’erano un sacco di domande che<br />

mi frullavano per la testa. Cos’era successo? Che<br />

fine aveva fatto <strong>il</strong> nostro cosiddetto autocontrollo?


Al momento, non m’importava. Il mio corpo era<br />

ancora pieno di calore e desiderio e… mi fermai di<br />

colpo. Un’altra sensazione, sgradevole stavolta,<br />

cominciò a insinuarsi dentro di me. Era strana,<br />

come deboli, vaghe ondate di nausea, accompagnate<br />

da un formicolio della pelle. Anche Dimitri<br />

si fermò e mi rivolse uno sguardo perplesso.<br />

Una forma pallida e luminescente si materializzò<br />

di fronte a noi. Mason. Era lo stesso di sempre,<br />

o forse no. C’era la solita tristezza, ma notai anche<br />

qualcos’altro, qualcosa che non riuscivo a definire.<br />

Panico? Frustrazione? Avrei giurato che fosse paura,<br />

ma, diciamocelo, di cosa mai poteva avere paura<br />

un fantasma?<br />

«Che succede?» mi chiese Dimitri.<br />

«Non lo vedi?» mormorai.<br />

Dimitri seguì <strong>il</strong> mio sguardo. «Vedere chi?»<br />

«Mason.»<br />

L’espressione angosciata di Mason si fece ancora<br />

più cupa. Magari non ero capace di identificarla,<br />

ma non prometteva niente di buono. La sensazione<br />

di nausea aumentò, ma in qualche modo sapevo<br />

che non aveva niente a che fare con lui.<br />

«Rose… dobbiamo tornare…» disse Dimitri con<br />

dolcezza. Non riusciva ancora a credere che vedessi<br />

i fantasmi.<br />

Non mi mossi. La faccia di Mason mi stava dicendo<br />

qualcosa, o almeno ci provava. C’era qual-


cosa d’importante che voleva farmi sapere, ma<br />

non riusciva a comunicarmela.<br />

«Cosa?» domandai. «Cosa c’è?»<br />

Un lampo di frustrazione gli passò sul viso.<br />

Indicò dietro di me, poi abbassò la mano.<br />

«Dimmelo» lo invitai, con un senso di frustrazione<br />

che rispecchiava <strong>il</strong> suo. Dimitri spostava lo<br />

sguardo da me e Mason, anche se Mason per lui<br />

era soltanto uno spazio vuoto.<br />

Ero troppo concentrata su Mason per preoccuparmi<br />

di cosa poteva pensare Dimitri. C’era qualcosa.<br />

Qualcosa di grosso. Mason aprì la bocca,<br />

sforzandosi di parlare come le altre volte ma senza<br />

emettere alcun suono. Solo che, stavolta, dopo alcuni<br />

lunghi secondi di sofferenza, ci riuscì. Le sue<br />

parole furono quasi impercettib<strong>il</strong>i.<br />

«Stanno… arrivando…»


vvVENTIQUATTRO<br />

I l mondo era immob<strong>il</strong>e e s<strong>il</strong>enzioso. A quell’ora<br />

della notte non c’erano uccelli o altro, eppure<br />

sembrava più tranqu<strong>il</strong>lo del solito. Perfino <strong>il</strong> vento<br />

si era acquietato. Mason mi guardava implorante.<br />

La nausea e <strong>il</strong> formicolio aumentarono.<br />

Allora capii.<br />

«Dimitri» gli dissi con urgenza, «ci sono gli<br />

Stri…»<br />

Troppo tardi. Dimitri e io lo vedemmo nello<br />

stesso momento, ma Dimitri era più vicino. Volto<br />

pallido. Occhi rossi. Lo Strigoi si slanciò verso di<br />

noi quasi stesse volando, proprio come narravano<br />

le leggende sui vampiri, ma Dimitri era altrettanto<br />

veloce e dotato quasi della stessa forza. Aveva con<br />

sé <strong>il</strong> suo paletto – uno vero, non da allenamento – e<br />

reagì prontamente all’attacco dello Strigoi. Credo<br />

che lo Strigoi avesse contato sull’effetto sorpresa.<br />

Si avvinghiarono l’uno all’altro e per un momento<br />

parvero sospesi nel tempo, senza che nessuno dei<br />

due guadagnasse terreno sull’altro. Poi la mano di<br />

Dimitri sgusciò via da quell’abbraccio letale e conficcò<br />

<strong>il</strong> paletto nel cuore dello Strigoi. Gli occhi


ossi si spalancarono di sorpresa, e <strong>il</strong> corpo dello<br />

Strigoi stramazzò al suolo.<br />

Dimitri si voltò verso di me per assicurarsi che<br />

stessi bene, e fra di noi passarono un migliaio di<br />

taciti messaggi. Allora cominciò a scandagliare <strong>il</strong><br />

bosco, scrutando nel buio con gli occhi socchiusi.<br />

La mia nausea era aumentata. Non capivo come,<br />

ma in qualche modo riuscivo a percepire gli Strigoi<br />

intorno a noi. Era quello che mi faceva stare male.<br />

Dimitri si voltò di nuovo verso di me, e nei suoi<br />

occhi vidi uno sguardo che non gli avevo mai visto<br />

prima.<br />

«Rose. Stammi bene a sentire. Corri più forte<br />

che puoi agli alloggi. Avverti i guardiani.»<br />

Io annuii. Non c’era da discutere.<br />

Lui mi afferrò <strong>il</strong> braccio e inchiodò i suoi occhi<br />

ai miei per assicurarsi che non mi sfuggisse nemmeno<br />

una parola di quello che diceva. «Non ti<br />

fermare» disse. «Non importa quello che senti, non<br />

importa quello che vedi, non ti fermare. Finché<br />

non avrai avvertito gli altri. Non ti fermare a meno<br />

che non ti attacchino. Hai capito?»<br />

Annuii di nuovo. Lui mi lasciò <strong>il</strong> braccio.<br />

«Di’ loro buria.»<br />

Ancora un sì con la testa.<br />

«Corri.»<br />

Mi misi a correre, senza guardarmi indietro.<br />

Non gli chiesi cosa avrebbe fatto perché lo sapevo


già. Avrebbe cercato di fermare quanti più Strigoi<br />

poteva, per darmi modo di cercare aiuto. E qualche<br />

istante dopo, sentii dei rantoli e dei colpi che<br />

mi annunciarono che ne aveva trovato un altro.<br />

Mi concessi soltanto un secondo per preoccuparmi<br />

per lui. Se fosse morto, ero sicura che sarei<br />

morta anch’io. Poi scacciai quel pensiero, perché<br />

non potevo concentrarmi su una sola persona,<br />

quando centinaia di vite dipendevano da me.<br />

C’erano gli Strigoi a scuola. Impossib<strong>il</strong>e. Non poteva<br />

succedere.<br />

I miei piedi pestavano <strong>il</strong> terreno, sollevando<br />

spruzzi di fanghiglia; intorno a me avvertivo voci<br />

e sagome che si muovevano furtive: non i fantasmi<br />

dell’aeroporto, quanto i mostri che mi terrorizzavano<br />

da sempre. Ma niente riuscì a fermarmi.<br />

Quando Dimitri e io avevamo cominciato ad allenarci<br />

insieme, mi aveva fatto correre per lunghi<br />

tratti ogni giorno. Mi lamentavo, ma lui insisteva<br />

che era essenziale nell’addestramento. Mi avrebbe<br />

resa più forte, diceva. E, aveva aggiunto, sarebbe<br />

venuto <strong>il</strong> giorno in cui non avrei potuto combattere<br />

e sarebbe stato necessario fuggire. Quel giorno<br />

era arrivato.<br />

Davanti a me comparvero gli alloggi dei dhampir,<br />

con quasi la metà delle finestre <strong>il</strong>luminate. Era<br />

quasi l’ora del coprifuoco; la gente stava andando<br />

a letto. Entrai come un turbine nell’edificio, con <strong>il</strong>


cuore sul punto di esplodermi per la corsa. La prima<br />

persona che vidi fu Stan, e per poco non lo<br />

mandai a gambe all’aria. Lui mi afferrò i polsi per<br />

sorreggermi.<br />

«Rose, che…»<br />

«Strigoi» ansimai. «Ci sono gli Strigoi nel campus.»<br />

Lui mi fissò e, per la prima volta in vita mia, gli<br />

vidi spalancare la bocca per la sorpresa. Si riprese<br />

subito e dalla sua espressione capii cosa stava pensando.<br />

Altre storie di fantasmi. «Rose, non sai<br />

quello che…»<br />

«Non sono pazza!» gridai. Tutti coloro che erano<br />

nell’atrio ci fissavano ammutoliti. «Sono là fuori!<br />

Sono nel campus e Dimitri sta combattendo da<br />

solo. Dovete aiutarlo.» Cosa mi aveva detto<br />

Dimitri? Qual era la parola? «Buria. Mi ha detto di<br />

dirvi buria.»<br />

E un istante dopo, Stan si era volat<strong>il</strong>izzato.<br />

Non avevo mai visto i guardiani fare le prove<br />

contro gli attacchi degli Strigoi, ma dovevano essere<br />

preparati, altrimenti non avrebbero potuto reagire<br />

con quella tempestività. Ogni guardiano presente<br />

nell’edificio, che fosse sveglio o a letto, si<br />

presentò nell’atrio nel giro di un paio di minuti.<br />

Fecero l’appello. Io rimasi con gli altri novizi disposti<br />

a semicerchio, mentre gli adulti si organizzavano<br />

con un’efficienza straordinaria. Guardan-


domi attorno, mi resi conto che non c’era nessuno<br />

studente dell’ultimo anno come me. Era domenica<br />

notte, perciò avevano tutti ripreso l’esercitazione<br />

andando a proteggere i loro Moroi. In un certo<br />

senso era confortante. Gli alloggi dei Moroi avevano<br />

un’ulteriore linea difensiva.<br />

O almeno, i Moroi delle superiori. Il campus<br />

delle elementari no. L’edificio aveva una protezione<br />

normale di guardiani, e altri sistemi di sicurezza<br />

come le grate alle finestre del pianterreno. Non<br />

avrebbero tenuto lontani gli Strigoi, ma almeno li<br />

avrebbero rallentati. Nessuno aveva mai pensato<br />

di usare qualcos’altro. Non ce n’era bisogno, grazie<br />

alle difese magiche.<br />

Nel frattempo era arrivata anche Alberta, che<br />

organizzò diversi gruppi da sparpagliare per tutto<br />

<strong>il</strong> campus, chi a difesa degli altri edifici, chi a caccia<br />

di Strigoi, per valutarne <strong>il</strong> numero e contrattaccare.<br />

Quando non rimasero che pochi guardiani,<br />

feci un passo avanti.<br />

«E noi cosa facciamo?» domandai.<br />

Alberta si voltò verso di me. I suoi occhi mi studiarono<br />

e scrutarono gli altri alle mie spalle, ragazzi<br />

di età compresa fra i quattordici anni e poco<br />

meno della mia. Una strana espressione le attraversò<br />

<strong>il</strong> viso. Tristezza, forse.<br />

«Voi restate qui dentro» disse. «Nessuno può<br />

uscire… l’intero campus è sig<strong>il</strong>lato. Ognuno salga


al piano della sua camera. Lì troverete dei guardiani<br />

che vi divideranno in gruppi. È improbab<strong>il</strong>e che<br />

dall’esterno gli Strigoi raggiungano i piani superiori.<br />

Se dovessero entrare qui…» Si guardò intorno,<br />

mentre gli altri controllavano la porta d’ingresso<br />

e le finestre. Scosse la testa. «Be’, ci penseremo<br />

al momento.»<br />

«Io posso darvi una mano» le dissi. «Lo sa che<br />

posso.»<br />

Era chiaro che stava per rifiutare, ma qualcosa<br />

le fece cambiare idea all’ultimo. Con mia grande<br />

sorpresa, annuì. «Portali di sopra. Bada tu a loro.»<br />

Feci per protestare che non volevo fare da babysitter,<br />

ma lei fece qualcosa che mi lasciò di stucco.<br />

Si frugò nel soprabito e mi consegnò un paletto<br />

d’argento. Uno vero.<br />

«Avanti» disse. «Bisogna sgombrare <strong>il</strong> pianterreno.»<br />

Mi voltai, poi ci ripensai e le chiesi: «Che significa<br />

buria?»<br />

«Tempesta» disse in tono sommesso. «In russo.»<br />

Condussi gli altri novizi su per le scale, smistandoli<br />

nei diversi piani di appartenenza. La maggior<br />

parte di loro era terrorizzata, <strong>il</strong> che era del tutto<br />

comprensib<strong>il</strong>e. Alcuni – i più grandi in particolare<br />

– avevano la mia stessa espressione. Volevano fare<br />

qualcosa, dare una mano. Ma sebbene avessero


ancora un solo anno di scuola prima del diploma,<br />

erano ancora dei pivelli. Ne presi un paio in disparte.<br />

«Tenete tranqu<strong>il</strong>li gli altri» sussurrai. «E state in<br />

allerta. Se succede qualcosa ai guardiani adulti,<br />

toccherà a voi.»<br />

Annuirono con espressione solenne. Capivano<br />

perfettamente la situazione. C’erano dei novizi,<br />

come Dean per esempio, che non coglievano la<br />

serietà della nostra missione. Ma la maggior parte<br />

sì. Crescevano in fretta.<br />

Mi fermai al primo piano, perché pensavo che lì<br />

sarei stata più ut<strong>il</strong>e. Se qualche Strigoi fosse riuscito<br />

a superare le difese al pianterreno, era logico<br />

che quello sarebbe stato <strong>il</strong> primo obiettivo. Mostrai<br />

<strong>il</strong> paletto ai guardiani di turno e gli riferii le parole<br />

di Alberta. Rispettavano le sue parole, ma era chiaro<br />

che non mi volevano tra i piedi. Mi indicarono<br />

una finestrella in fondo a un corridoio. Probab<strong>il</strong>mente<br />

soltanto qualcuno della mia taglia o più<br />

piccolo sarebbe riuscito a passarci, e sapevo che<br />

quell’ala dell’edificio era praticamente impossib<strong>il</strong>e<br />

da scalare, a causa della sua conformazione esterna.<br />

A ogni modo, mi misi lì di vedetta, con la smania<br />

disperata di sapere cosa stava succedendo fuori.<br />

Quanti Strigoi c’erano? E dov’erano? Poi mi ricordai<br />

che avevo un ottimo metodo per scoprirlo.


Continuando a tenere d’occhio la finestra, sgomberai<br />

la mente e scivolai in quella di Lissa.<br />

Lissa si trovava con altri Moroi a un piano alto<br />

dell’edificio che ospitava le loro stanze. Le procedure<br />

di confinamento e chiusura erano senza dubbio<br />

le stesse in ogni area del campus. In quel gruppo<br />

si avvertiva una tensione maggiore rispetto al<br />

mio, dato che, per quanto inesperti, i novizi che<br />

erano insieme a me avevano almeno un’idea di<br />

come si combattevano gli Strigoi. I Moroi non sapevano<br />

cosa fare, per quanto alcuni gruppi politici<br />

Moroi sostenessero con ostinazione la necessità di<br />

addestrarsi. Ma le modalità erano ancora in discussione.<br />

Accanto a Lissa c’era Eddie. Aveva l’aria così<br />

feroce e forte che sembrava pronto a sbarazzarsi di<br />

ogni singolo Strigoi presente nel campus con una<br />

mano sola. Ero davvero contenta che, fra tutti i<br />

miei compagni di classe, fosse stato lui a essere<br />

assegnato a lei.<br />

Trovandomi nella mente di Lissa, avvertivo tutta<br />

la potenza delle sue emozioni. Le torture di Jesse<br />

sembravano adesso ben poca cosa in confronto a<br />

un attacco degli Strigoi. Ovviamente, era spaventata<br />

a morte. Non tanto per se stessa, quanto per<br />

me e per Christian.<br />

«Rose sta bene» disse una voce lì accanto. Lissa<br />

si voltò verso Adrian. A quanto pareva, al momen-


to del blocco, si trovava lì e non negli alloggi degli<br />

ospiti. Aveva la sua solita espressione indolente,<br />

ma nel verde dei suoi occhi si scorgeva la paura.<br />

«È in grado di sconfiggere qualsiasi Strigoi. E poi,<br />

Christian ti ha detto che lei era con Belikov.<br />

Probab<strong>il</strong>mente è più al sicuro di noi.»<br />

Lissa annuì: voleva crederci con tutte le sue forze.<br />

«Ma Christian…»<br />

Adrian, nonostante <strong>il</strong> suo atteggiamento spavaldo,<br />

distolse lo sguardo. Non voleva incontrare i<br />

suoi occhi né poteva offrirle parole di conforto.<br />

Lessi la spiegazione nella mente di Lissa. Lei e<br />

Christian si erano messi d’accordo per incontrarsi<br />

da soli e parlare di quello che le era successo nel<br />

bosco. Avrebbero dovuto sgattaiolare fuori dagli<br />

alloggi per vedersi nella “tana” di lui, la soffitta<br />

della cappella. Lei, però, non aveva fatto in tempo<br />

ed era rimasta bloccata dal coprifuoco prima<br />

dell’attacco, restando quindi nell’edificio mentre<br />

lui era già uscito.<br />

Fu Eddie a cercare di consolarla. «Se è nella cappella,<br />

allora è al sicuro. Anzi, più al sicuro di tutti<br />

noi.» Gli Strigoi non potevano entrare nei luoghi<br />

consacrati.<br />

«A meno che non la brucino» disse Lissa. «In<br />

passato lo facevano.»<br />

«Parliamo di quattrocento anni fa» disse<br />

Adrian. «Credo che abbiano prede più fac<strong>il</strong>i qui


in giro, senza bisogno di ricorrere a pratiche medievali.»<br />

Lissa trasalì alle parole prede più fac<strong>il</strong>i. Sapeva<br />

che Eddie aveva ragione riguardo alla cappella,<br />

ma non poteva liberarsi dal pensiero che forse<br />

Christian stava tornando verso gli alloggi ed era<br />

stato sorpreso a metà strada. L’angoscia la torturava<br />

e si sentiva impotente, non sapeva cosa fare.<br />

Tornai nel mio corpo, in fondo al corridoio del<br />

primo piano. In quel momento, compresi appieno<br />

quello che aveva detto Dimitri a proposito dell’importanza<br />

di proteggere qualcuno con cui non<br />

avevo un legame psichico. Non che non fossi preoccupata<br />

per Lissa; avevo a cuore la sua vita più<br />

di quella di tutti gli altri Moroi nel campus. Non<br />

mi sarei preoccupata soltanto se l’avessi saputa a<br />

miglia e miglia di distanza, circondata da guardiani<br />

e difese magiche. Ma almeno sapevo che<br />

per <strong>il</strong> momento era al sicuro. Ed era già qualcosa.<br />

Ma Christian… non ne avevo idea. Non c’era<br />

nessun legame fra di noi che potesse dirmi dove si<br />

trovava, o almeno se era ancora vivo. Era questo<br />

che aveva voluto dirmi Dimitri. Era una situazione<br />

completamente diversa senza <strong>il</strong> legame. E assolutamente<br />

spaventosa.<br />

Fissavo la finestra senza vederla. Christian era


là fuori, da qualche parte. E lui era <strong>il</strong> mio protetto.<br />

Per quanto solo nell’esercitazione, la sostanza delle<br />

cose non cambiava. Lui era un Moroi. Poteva<br />

essere in pericolo. Ed ero io quella incaricata di<br />

proteggerlo. Loro venivano prima.<br />

Trassi un profondo respiro, dibattuta fra due<br />

decisioni. Mi erano stati dati degli ordini, e i guardiani<br />

seguivano gli ordini. Col pericolo in agguato<br />

intorno a noi, seguire gli ordini era quello che ci<br />

garantiva organizzazione ed efficienza. Fare di testa<br />

propria a volte portava alla morte. Mason lo<br />

aveva dimostrato quando aveva seguito gli Strigoi<br />

a Spokane.<br />

Ma in quel caso non ero la sola a dover affrontare<br />

un rischio. Eravamo tutti in pericolo. Non c’era<br />

garanzia di sicurezza, finché non avessimo cacciato<br />

gli Strigoi dal campus, e io non avevo idea di<br />

quanti fossero. Sorvegliare quella finestra era una<br />

scusa per tenermi impegnata, per non avermi fra i<br />

piedi. Certo, qualcuno avrebbe potuto fare irruzione<br />

al primo piano, e in tal caso sarei stata ut<strong>il</strong>e. E,<br />

certo, uno Strigoi avrebbe potuto cercare di entrare<br />

dalla finestra, ma era improbab<strong>il</strong>e. Troppo diffic<strong>il</strong>e<br />

e, come aveva sottolineato Adrian, avevano modi<br />

più fac<strong>il</strong>i per catturare le prede.<br />

Ma io potevo passare da quella finestra.<br />

Sapevo che era sbagliato anche mentre la aprivo.<br />

Mi stavo esponendo, ma i miei istinti erano in


conflitto. Obbedire agli ordini. Proteggere i<br />

Moroi.<br />

Dovevo assicurarmi che Christian stesse bene.<br />

L’aria gelida della notte mi investì. Nessun rumore<br />

dall’esterno mi suggerì cosa stava accadendo.<br />

Ero sgattaiolata di nascosto dalla finestra della<br />

mia camera non so quante volte, per cui avevo<br />

una certa esperienza in materia. Il problema qui<br />

era che <strong>il</strong> muro di pietra sotto la finestra era perfettamente<br />

liscio, senza appigli. C’era un lungo<br />

cornicione che correva fra <strong>il</strong> pianterreno e <strong>il</strong> primo<br />

piano, ma si trovava a una distanza superiore alla<br />

mia altezza, perciò non potevo calarmici sopra.<br />

Tuttavia, se fossi riuscita a raggiungerlo, avrei potuto<br />

camminare fino all’angolo dell’edificio dove<br />

una modanatura verticale mi avrebbe fac<strong>il</strong>itato la<br />

discesa.<br />

Fissai <strong>il</strong> cornicione. Avrei dovuto saltare. Se fossi<br />

caduta, con tutta probab<strong>il</strong>ità mi sarei spezzata<br />

l’osso del collo. Fac<strong>il</strong>e preda per gli Strigoi, avrebbe<br />

detto Adrian. Mormorando una preghierina a<br />

chiunque fosse in ascolto, scavalcai la finestra e mi<br />

lasciai penzolare tenendomi stretta al davanzale.<br />

Anche da quella posizione, mancava comunque<br />

mezzo metro al cornicione. Contai fino a tre e mollai<br />

la presa, strisciando le mani sul muro mentre<br />

cadevo. I miei piedi colpirono con violenza <strong>il</strong> cornicione<br />

e io vac<strong>il</strong>lai, ma i miei riflessi dhampir mi


aiutarono a recuperare subito l’equ<strong>il</strong>ibrio. Rimasi<br />

ferma un istante, appoggiata al muro. Ce l’avevo<br />

fatta; da quel punto in poi, fu fac<strong>il</strong>e raggiungere<br />

l’angolo e calarmi giù.<br />

Toccai terra senza problemi, notando appena<br />

che mi ero scorticata i palmi delle mani. Il piazzale<br />

era s<strong>il</strong>enzioso, anche se mi parve di udire delle<br />

grida in lontananza. Fossi stata uno Strigoi, non mi<br />

sarei disturbata ad attaccare quell’edificio. Ci sarebbe<br />

stata battaglia, e per quanto uno Strigoi<br />

avrebbe potuto avere la meglio senza difficoltà su<br />

un gruppo di novizi, <strong>il</strong> gioco non valeva la candela.<br />

I Moroi non erano capaci di ingaggiare una vera<br />

battaglia, e a ogni buon conto, gli Strigoi preferivano<br />

<strong>il</strong> sangue Moroi al nostro.<br />

Mi avviai con cautela verso la cappella. Avevo <strong>il</strong><br />

buio a mio favore, ma gli Strigoi ci vedevano meglio<br />

di me nell’oscurità. Usai gli alberi come copertura,<br />

scrutando ogni anfratto, col desiderio di<br />

avere gli occhi anche sulla nuca. Niente, a parte<br />

altre grida lontane. Mi accorsi di non avere più la<br />

nausea che avevo sentito prima. In qualche modo,<br />

era un indicatore della vicinanza di uno Strigoi.<br />

Non me la sentivo di affidarmi ciecamente a quella<br />

sensazione e camminare spedita, ma sapere di avere<br />

una specie di sistema d’allarme interiore mi confortava.<br />

A metà strada verso la cappella, con la coda


dell’occhio scorsi una sagoma che sbucava da dietro<br />

un albero. Mi voltai di scatto, impugnando <strong>il</strong><br />

paletto, e per poco non colpii Christian dritto al<br />

cuore.<br />

«Cristo santo, ma che ci fai qui?» sib<strong>il</strong>ai.<br />

«Volevo tornare in camera» disse lui. «Che succede?<br />

Ho sentito urlare.»<br />

«Ci sono gli Strigoi nel campus» risposi.<br />

«Cosa? Com'è possib<strong>il</strong>e?»<br />

«Non lo so. Devi tornare nella cappella. Lì sarai<br />

al sicuro.» Riuscivo a vederla da lì, potevamo raggiungerla<br />

in un attimo.<br />

Christian era spesso ribelle come me, e pensai<br />

che si sarebbe messo a discutere. Invece, rispose:<br />

«Okay. Vieni con me?»<br />

Stavo per dirgli di sì, quando la nausea mi travolse<br />

all’improvviso. «Giù!» esclamai. Lui si sdraiò<br />

a terra senza fiatare.<br />

Due Strigoi ci attaccarono. Puntarono prima su<br />

di me, sapendo che sarei stata un bersaglio fac<strong>il</strong>e<br />

per le loro forze congiunte, e poi avrebbero inseguito<br />

Christian. Uno di loro, una donna, mi sbatté<br />

contro un albero. Per una frazione di secondo mi<br />

si annebbiò la vista, ma mi ripresi all’istante. La<br />

respinsi con violenza ed ebbi la soddisfazione di<br />

leggere lo sconcerto sul suo viso. L’altro, un uomo,<br />

si avventò su di me, ma io scartai di lato<br />

all’ultimo momento, sfuggendo alla sua presa.


La coppia mi rammentò Isaiah ed Elena a<br />

Spokane, però decisi di non farmi sopraffare dai<br />

ricordi. Erano entrambi più alti di me, ma la donna<br />

era più alla mia portata. Feci una finta verso di lui,<br />

poi mi avventai come un lampo su di lei. Le conficcai<br />

<strong>il</strong> paletto nel cuore. Rimasero tutti e due<br />

sorpresi. Era la prima volta che impalavo uno<br />

Strigoi.<br />

Avevo appena estratto <strong>il</strong> paletto, quando l’altro<br />

Strigoi mi colpì col dorso della mano, ringhiando.<br />

Barcollai, ma recuperai subito l’equ<strong>il</strong>ibrio mentre<br />

lo studiavo. Più alto. Più forte. Proprio come quando<br />

avevo combattuto con Dimitri. Probab<strong>il</strong>mente<br />

anche più veloce. Girammo in circolo l’uno di<br />

fronte all’altro, poi balzai in avanti e gli sferrai un<br />

calcio. Lui quasi non si mosse. Poi si slanciò su di<br />

me, ma ancora una volta riuscii a schivarlo mentre<br />

cercavo un varco per poterlo impalare. L’uomo<br />

non si lasciò ingannare dalla mia mossa e partì di<br />

nuovo all’attacco. Mi scaraventò a terra, inchiodandomi<br />

le braccia al suolo. Cercai di respingerlo<br />

con le gambe, ma lui non si mosse. Rivoli di saliva<br />

gli scorrevano dai canini mentre abbassava la testa<br />

su di me. Questo Strigoi non era come Isaiah, non<br />

perdeva tempo in chiacchiere inut<strong>il</strong>i. Questo voleva<br />

uccidere e basta, succhiarmi tutto <strong>il</strong> sangue per<br />

poi dedicarsi a Christian. Sentii i suoi canini sul<br />

collo e capii che stavo per morire. Era orrib<strong>il</strong>e.


Volevo vivere, lo volevo disperatamente… eppure<br />

era così che sarebbe finita. Nei miei ultimi istanti<br />

di vita, aprii la bocca per urlare a Christian di scappare,<br />

ma all’improvviso lo Strigoi su di me si accese<br />

come una torcia. Si tirò indietro di scatto, e io<br />

rotolai via da sotto <strong>il</strong> suo peso.<br />

Le fiamme gli avvolgevano tutto <strong>il</strong> corpo, cancellandone<br />

le fattezze: era solo un falò a forma di<br />

uomo. Emise ancora qualche gemito strozzato, poi<br />

si afflosciò a terra in s<strong>il</strong>enzio, torcendosi e rotolando<br />

sulla neve che sfrigolava al contatto con <strong>il</strong> fuoco.<br />

Alla fine restò immob<strong>il</strong>e e quando le fiamme si<br />

spensero, di lui non restava che un mucchio fumante<br />

di cenere.<br />

Fissai quei resti bruciati. Appena qualche istante<br />

prima, avevo creduto di morire. Adesso <strong>il</strong> mio<br />

aggressore era morto. Ebbi quasi un conato di<br />

vomito al pensiero di quanto ero andata vicina<br />

alla morte. Vita e morte erano imprevedib<strong>il</strong>i. Così<br />

intrecciate fra di loro. Vivevamo ogni istante senza<br />

sapere chi sarebbe stato <strong>il</strong> prossimo a lasciare<br />

questo mondo. Io ero ancora lì per un soffio e<br />

mentre alzavo lo sguardo dalle ceneri, tutto intorno<br />

a me mi parve meraviglioso e dolcissimo. Gli<br />

alberi. Le stelle. La luna. Ero viva, ed ero felice di<br />

esserlo.<br />

Mi voltai verso Christian, accovacciato a terra.<br />

«Wow!» esclamai, aiutandolo a rialzarsi. Ovvia-


mente, era stato lui a salvarmi.<br />

«Per la miseria» mormorò. «Non sapevo di avere<br />

tanto potere.» Si guardò attorno, col corpo rigido<br />

e teso. «Ce ne sono altri?»<br />

«No» risposi.<br />

«Sembri molto sicura.»<br />

«Senti… lo so che può sembrare strano, ma riesco<br />

ad avvertire la loro presenza. Non chiedermi<br />

come» dissi, vedendo che stava per aprire la bocca.<br />

«Accettalo e basta. Credo che sia come per i fantasmi,<br />

un effetto collaterale dell’essere stata baciata<br />

dalla tenebra. Comunque sia. Torniamo nella cappella.»<br />

Lui non si mosse. Il suo viso aveva una strana<br />

espressione, assorta e dubbiosa. «Rose… vuoi davvero<br />

rintanarti là dentro?»<br />

«Che vuoi dire?»<br />

«Abbiamo appena sconfitto due Strigoi» disse,<br />

indicando <strong>il</strong> corpo impalato e quello bruciato.<br />

Incontrai <strong>il</strong> suo sguardo e compresi l’enorme<br />

portata di quello che stava dicendo. Io potevo percepire<br />

gli Strigoi. Lui poteva usare <strong>il</strong> fuoco contro<br />

di loro. Io li potevo impalare. A patto di non incontrarne<br />

una decina tutti assieme, eravamo in grado<br />

di mietere vittime. Poi, tornai alla realtà.<br />

«Non posso» dissi in tono sommesso. «Non<br />

posso mettere a repentaglio la tua vita…»<br />

«Rose. Lo sai che possiamo. Te lo leggo in faccia.


Vale la pena rischiare la vita di un solo Moroi… e,<br />

be’, sì, anche la tua… per eliminare una banda di<br />

Strigoi.»<br />

Mettere in pericolo un Moroi. Farlo combattere<br />

contro gli Strigoi. Erano concetti che cozzavano<br />

con tutto quello che mi era stato insegnato.<br />

All’improvviso, ricordai quel breve istante di lucidità<br />

che avevo avuto, l’immensa gioia di essere<br />

viva. Potevo salvare tante altre persone. Dovevo<br />

farlo. Avrei combattuto con tutte le mie forze.<br />

«Non usare tutto <strong>il</strong> tuo potere contro di loro»<br />

dissi alla fine. «Non c’è bisogno d’incenerirli in<br />

dieci secondi come prima. Dagli fuoco quel tanto<br />

che basta a distrarli, poi li finisco io. Così risparmierai<br />

energie.»<br />

Un ghigno malevolo gli <strong>il</strong>luminò <strong>il</strong> volto. «Si va<br />

a caccia?»<br />

Ragazzi! Stavo per cacciarmi in un mare di guai.<br />

Ma l’idea era troppo allettante, troppo eccitante.<br />

Volevo combattere. Volevo proteggere coloro che<br />

amavo. Più di tutto volevo andare da Lissa e proteggerla,<br />

ma al momento non era la cosa più opportuna<br />

da fare. Lissa aveva i miei compagni di<br />

classe a difenderla. Altri non erano così fortunati.<br />

Pensai agli studenti più giovani, quelli come J<strong>il</strong>l.<br />

«Andiamo alle elementari» dissi.<br />

Cominciammo a correre, scegliendo un percorso<br />

che speravamo ci avrebbe tenuti lontano dagli


Strigoi. Non avevo ancora idea di quanti ce ne fossero,<br />

e questa cosa mi faceva impazzire. Eravamo<br />

quasi arrivati, quando mi sentii di nuovo pervadere<br />

da quella strana nausea. Gridai un avvertimento<br />

a Christian proprio mentre uno Strigoi lo afferrava.<br />

Ma Christian reagì subito. Una corona di fiamme<br />

avvolse la testa dello Strigoi, che str<strong>il</strong>lò e mollò<br />

la presa, battendosi sulla testa per spegnere <strong>il</strong> fuoco.<br />

Non mi vide arrivare col paletto. In tutto, non<br />

passarono più di sessanta secondi. Christian e io ci<br />

scambiammo un’occhiata.<br />

Già. Eravamo fenomenali!<br />

Il campus delle elementari era in fermento.<br />

Strigoi e guardiani combattevano come forsennati<br />

davanti agli ingressi di uno degli edifici che<br />

ospitavano le camere. Per un istante, mi paralizzai.<br />

C’erano una ventina di Strigoi e la metà soltanto<br />

di guardiani. Così tanti Strigoi insieme…<br />

Fino a poco tempo prima, non avevamo mai avuto<br />

notizia di bande così numerose. Avevamo creduto<br />

di averne smantellata una uccidendo Isaiah,<br />

ma evidentemente non era bastato. Mi concessi<br />

un solo altro istante di sconcerto, poi passammo<br />

all’azione.<br />

Em<strong>il</strong> era davanti a un’entrata secondaria, impegnato<br />

contro tre Strigoi. Era pesto e ferito, e ai suoi<br />

piedi giaceva <strong>il</strong> corpo di un quarto Strigoi. Mi avventai<br />

su uno dei tre. La donna non mi vide arriva-


e, e riuscii a impalarla quasi senza nessuna resistenza.<br />

Ero stata fortunata. Nel frattempo, Christian<br />

appiccò <strong>il</strong> fuoco agli altri. Em<strong>il</strong> fece una faccia sorpresa,<br />

ma questo non gli impedì d’impalare un altro<br />

Strigoi. Io mi occupai dell’ultimo.<br />

«Non avresti dovuto portarlo qui» mi disse<br />

Em<strong>il</strong>, mentre correvamo in aiuto di un altro guardiano.<br />

«I Moroi non devono essere coinvolti.»<br />

«I Moroi avrebbero dovuto essere coinvolti da<br />

un pezzo» ribatté Christian a denti stretti.<br />

Non parlammo più molto. Il resto fu un susseguirsi<br />

di azioni convulse. Christian e io ci spostavamo<br />

da un combattimento all’altro, usando la sua<br />

magia e <strong>il</strong> mio paletto in perfetta sincronia. Non fu<br />

sempre fac<strong>il</strong>e come le prime volte. Alcuni scontri<br />

furono lunghi e faticosi; Em<strong>il</strong> rimase sempre con<br />

noi e, in tutta onestà, arrivai a perdere <strong>il</strong> conto di<br />

quanti Strigoi abbattemmo.<br />

«Ti conosco.»<br />

Quelle parole mi fecero trasalire. Durante <strong>il</strong><br />

massacro, nessuno di noi, amico o nemico, aveva<br />

parlato molto. Era uno Strigoi che sembrava avere<br />

la mia età, anche se probab<strong>il</strong>mente era dieci volte<br />

più vecchio. Aveva i capelli biondi lunghi fino alle<br />

spalle e occhi di un colore indefinib<strong>il</strong>e. Erano orlati<br />

di rosso, e solo quello importava.<br />

La mia risposta si limitò a un affondo col paletto,<br />

ma lui scartò di lato. Christian era impegnato a


dare fuoco ad altri due Strigoi, così dovevo occuparmi<br />

di questo per conto mio.<br />

«C’è qualcosa di strano in te adesso, però mi<br />

ricordo. Ti ho vista anni fa, prima che mi risvegliassi.»<br />

Okay, non dieci volte più vecchio, se mi<br />

aveva vista quando era ancora un Moroi. Tuttavia<br />

era piuttosto veloce per essere un giovane Strigoi.<br />

«Stavi sempre con quella Dragomir, la biondina.»<br />

Lo colpii con un calcio e tirai subito indietro la<br />

gamba prima che potesse afferrarla. Lui quasi<br />

non si mosse. «I suoi genitori volevano che fossi<br />

<strong>il</strong> suo guardiano, giusto? Prima che morissero<br />

tutti.»<br />

«Io sono <strong>il</strong> suo guardiano» ringhiai. Il mio paletto<br />

squarciò l’aria pericolosamente vicino a lui.<br />

«È ancora viva, dunque… Dicevano che era<br />

morta l’anno scorso…» Una sfumatura di sorpresa<br />

venò <strong>il</strong> tono maligno della sua voce. «Non te lo<br />

immagini neppure che genere di ricompensa riceverei<br />

se riuscissi a uccidere l’ultima Dragomir viven…<br />

Ahh!»<br />

Aveva schivato di nuovo <strong>il</strong> paletto diretto al<br />

cuore, ma questa volta riuscii a fare un movimento<br />

di taglio verso l’alto che lo colpì in pieno viso.<br />

Non lo avrebbe ucciso, ma <strong>il</strong> contatto con un paletto<br />

d’argento impregnato di vita era come acido<br />

per i non-morti. Str<strong>il</strong>lò, ma non abbassò la guardia.


«Tornerò a prenderti, dopo aver finito con lei»<br />

sib<strong>il</strong>ò.<br />

«Non arriverai mai a lei» ringhiai di rimando.<br />

Qualcosa mi urtò di fianco, uno Strigoi che stava<br />

combattendo con Yuri. Barcollai, ma riuscii a conficcare<br />

<strong>il</strong> mio paletto nel cuore dello Strigoi di Yuri prima<br />

che avesse modo di riprendersi dall’impatto. Yuri<br />

mi ringraziò ansimando, poi tornammo ai nostri ruoli<br />

nella battaglia. Solo che lo Strigoi biondo era scomparso.<br />

Non riuscivo a trovarlo. Un altro prese <strong>il</strong> suo<br />

posto, e mentre mi avventavo su di lui, una vampa di<br />

fuoco lo avvolse, rendendolo un bersaglio fac<strong>il</strong>e per<br />

<strong>il</strong> mio paletto. Christian era tornato.<br />

«Christian, quello Strigoi…»<br />

«Ho sentito» ansimò lui.<br />

«Dobbiamo andare da lei!»<br />

«Ti stava provocando. Lei è dall’altra parte del<br />

campus, circondata da novizi e guardiani. È al sicuro.»<br />

«Ma…»<br />

«Hanno bisogno di noi qui.»<br />

Sapevo che aveva ragione, e sapevo quanto fosse<br />

diffic<strong>il</strong>e per lui pronunciare quelle parole.<br />

Anche lui, come me, avrebbe voluto correre da<br />

Lissa. Malgrado l’ottimo lavoro che stava svolgendo<br />

lì, sospettavo che avrebbe preferito m<strong>il</strong>le volte<br />

usare tutta la sua magia per proteggerla, circondandola<br />

con un muro di fuoco che nessuno Strigoi


avrebbe mai potuto oltrepassare. Non avevo tempo<br />

di penetrare a fondo nella sua mente, ma avvertii<br />

le due cose più importanti: era viva e non<br />

stava soffrendo.<br />

Perciò decisi di restare lì, a combattere con<br />

Christian e Yuri. Mantenevo <strong>il</strong> contatto con Lissa in<br />

un angolo remoto della mia mente, per controllare<br />

che stesse bene. A parte questo, mi lasciai prendere<br />

dal furore della battaglia. Avevo un unico scopo:<br />

uccidere gli Strigoi. Non potevo permettere che<br />

entrassero in quell’edificio, né che lasciassero la<br />

zona per raggiungere quello di Lissa. Persi la cognizione<br />

del tempo. Contava soltanto lo Strigoi<br />

contro cui combattevo in quel preciso momento. E<br />

non appena mi ero liberata di uno, passavo al successivo.<br />

Finché non ne rimase nessuno.<br />

Mi faceva male tutto <strong>il</strong> corpo ed ero esausta,<br />

sostenuta soltanto dall’adrenalina che mi scorreva<br />

potente nelle vene. Christian era accanto a me,<br />

senza fiato. Non aveva partecipato a nessuno<br />

scontro fisico, ma l’ut<strong>il</strong>izzo massiccio della magia<br />

lo aveva sfinito ugualmente. Mi guardai attorno.<br />

«Dobbiamo trovare gli altri» dissi.<br />

«Non ce ne sono più» disse una voce fam<strong>il</strong>iare.<br />

Mi voltai e vidi Dimitri. Era vivo. Tutta la paura<br />

che avevo provato per lui, e trattenuta, mi scoppiò


dentro. Avrei voluto gettarmi fra le sue braccia e<br />

stringerlo forte. Era vivo – lacero e sanguinante, sì<br />

– ma vivo.<br />

Il suo sguardo sostenne <strong>il</strong> mio per un istante,<br />

ricordandomi quello che era successo nel capanno.<br />

Sembrava lontano anni luce, ma in quello sguardo<br />

fugace, lessi amore e angoscia e sollievo. Anche lui<br />

era stato in pena per me. Poi Dimitri si volse e indicò<br />

<strong>il</strong> cielo a est. Seguii <strong>il</strong> suo movimento.<br />

L’orizzonte si andava colorando di rosa e violetto.<br />

L’alba era vicina.<br />

«O sono morti o sono fuggiti» mi disse. Spostò<br />

lo sguardo fra me e Christian. «Quello che avete<br />

fatto voi due…»<br />

«È stato stupido?» suggerii.<br />

Scosse la testa. «Una delle cose più straordinarie<br />

che abbia mai visto. Metà di loro sono vostri.»<br />

Mi guardai intorno, scioccata dal numero di cadaveri<br />

riversi sul terreno. Avevamo ucciso gli<br />

Strigoi. Avevamo ucciso tantissimi Strigoi. La morte<br />

e l’assassinio erano cose orrib<strong>il</strong>i… ma mi era<br />

piaciuto fare quello che avevo fatto. Avevo sconfitto<br />

i mostri che davano la caccia a me e alle persone<br />

che amavo.<br />

Poi notai qualcosa. Mi si torse lo stomaco, ma era<br />

una sensazione che non aveva niente a che fare con<br />

la nausea che mi avvertiva degli Strigoi. Questa era<br />

completamente diversa. Mi rivolsi a Dimitri.


«Non ci sono soltanto Strigoi a terra» dissi con<br />

un f<strong>il</strong>o di voce.<br />

«Lo so» rispose lui, mesto. «Abbiamo perso<br />

molti di noi, in più di un senso.»<br />

Christian si accigliò. «Che significa?»<br />

Il viso di Dimitri era un misto di sconforto e<br />

durezza. «Gli Strigoi hanno ucciso alcuni Moroi e<br />

dhampir. E altri… altri li hanno portati via.»


vvVENTICINQUE<br />

M orti o portati via.<br />

Non bastava che gli Strigoi fossero venuti<br />

ad attaccarci, che avessero ucciso Moroi e dhampir.<br />

Ne avevano anche rapiti alcuni. Gli Strigoi<br />

erano famigerati anche per questo. Avendo dei limiti<br />

al sangue che potevano bere in una sola volta,<br />

spesso si portavano via le vittime da usare più tardi.<br />

Oppure capitava che uno Strigoi potente, che<br />

non voleva fare <strong>il</strong> lavoro sporco, mandasse i suoi<br />

scagnozzi a cercare una preda. Di quando in quando,<br />

prendevano di proposito dei prigionieri per<br />

trasformarli in altri Strigoi. Qualunque fosse la<br />

ragione, questo significava che alcuni dei nostri<br />

forse erano ancora vivi.<br />

Gli studenti, sia Moroi che dhampir, furono radunati<br />

in alcuni edifici dichiarati liberi dagli Strigoi.<br />

Anche i Moroi adulti vennero con noi, mentre i<br />

guardiani perlustravano <strong>il</strong> campus per valutare i<br />

danni. Avrei tanto voluto andare con loro, per aiutarli,<br />

ma mi fecero capire chiaramente che la mia<br />

parte era conclusa. A quel punto non potevo fare<br />

altro che aspettare e preoccuparmi per gli altri.


Sembrava irreale: gli Strigoi che attaccavano la<br />

scuola. Com’era potuto succedere? L’Accademia<br />

era un posto sicuro. Ce l’avevano sempre insegnato.<br />

Doveva essere sicuro. Ecco perché nonostantegli<br />

anni scolastici fossero così lunghi da passare, le<br />

famiglie Moroi sopportavano di restare separate<br />

per la maggior parte del tempo. Valeva la pena<br />

mandarci i figli perché fossero al sicuro.<br />

Ormai non era più vero.<br />

Impiegarono un paio d’ore a contare le vittime,<br />

ma l’attesa parve durare giorni. E i numeri… i<br />

numeri erano agghiaccianti. Quindici Moroi uccisi.<br />

Dodici guardiani. Tredici persone, fra Moroi e<br />

dhampir, erano state rapite. I guardiani stimarono<br />

che l’attacco era stato condotto da una cinquantina<br />

di Strigoi, qualcosa di assolutamente<br />

impensab<strong>il</strong>e. Avevano trovato ventotto cadaveri<br />

di Strigoi. Gli altri erano fuggiti, portando con sé<br />

i prigionieri.<br />

Considerando <strong>il</strong> gran numero di Strigoi, le nostre<br />

vittime erano meno di quanto ci si sarebbe<br />

potuti aspettare. E questo grazie ad alcuni fattori.<br />

Il primo era stato l’allarme tempestivo. Gli Strigoi<br />

non erano ancora entrati nell’area più interna del<br />

campus quando avevo avvertito Stan. La scuola<br />

aveva reagito all’istante con <strong>il</strong> blocco totale degli<br />

edifici, e <strong>il</strong> fatto che la maggior parte delle persone<br />

fosse già all’interno per via del coprifuoco aveva


aiutato. Gran parte delle vittime Moroi – uccise o<br />

portate via – erano ancora all’aperto, quando erano<br />

arrivati gli Strigoi.<br />

Gli Strigoi non erano riusciti a entrare negli alloggi<br />

delle elementari, e Dimitri disse che era stato<br />

soprattutto grazie all’intervento mio e di Christian.<br />

Tuttavia avevano fatto irruzione in uno degli edifici<br />

che ospitavano le stanze dei Moroi, quello in cui<br />

viveva Lissa. Quando lo avevo saputo, mi ero sentita<br />

morire. E anche se attraverso <strong>il</strong> legame avevo<br />

saputo che lei stava bene, non riuscivo a togliermi<br />

dalla mente <strong>il</strong> ghigno di quello Strigoi biondo che<br />

diceva che avrebbe messo fine alla casata dei<br />

Dragomir. Non sapevo cosa gli fosse successo: <strong>il</strong><br />

gruppo che aveva assaltato l’edificio non era penetrato<br />

in profondità negli alloggi, per fortuna, ma<br />

c’erano state delle vittime.<br />

Una di loro era Eddie.<br />

«Cosa?» esclamai quando Adrian me lo disse.<br />

Eravamo in mensa a mangiare, ma non sapevo<br />

quale pasto fosse, dato che <strong>il</strong> campus aveva optato<br />

per un regime alla luce del giorno che mi aveva<br />

scombussolato <strong>il</strong> senso del tempo. La mensa era<br />

s<strong>il</strong>enziosa; le conversazioni si svolgevano sottovoce.<br />

I pasti erano l’unico motivo per cui gli studenti<br />

potevano uscire dagli alloggi. Più tardi ci sarebbe<br />

stata una riunione dei guardiani alla quale ero stata<br />

invitata a partecipare, ma per <strong>il</strong> momento ero


confinata con gli altri miei amici.<br />

«Era con voi» dissi in tono quasi accusatorio,<br />

rivolgendomi in particolare a Lissa. «L’ho visto<br />

con te. Attraverso i tuoi occhi.»<br />

Lissa mi guardò da sopra <strong>il</strong> vassoio di cibo che<br />

non aveva alcuna voglia di mangiare, <strong>il</strong> viso pallido<br />

e affranto. «Quando gli Strigoi sono penetrati al<br />

pianterreno, lui e altri novizi sono scesi a dare una<br />

mano.»<br />

«Non hanno trovato <strong>il</strong> suo corpo» disse Adrian,<br />

senza traccia di indolenza o umorismo sul viso. «È<br />

uno di quelli che hanno portato via.»<br />

Christian sospirò e si appoggiò allo schienale<br />

della sedia. «Allora è come se fosse morto.»<br />

La mensa scomparve. Davanti a me non c’era più<br />

nessuno di loro. Tutto quello che riuscivo a vedere<br />

in quel momento era la nostra cella a Spokane, la<br />

stanza dove ci tenevano prigionieri. Avevano torturato<br />

Eddie fino quasi a ucciderlo. Quell’esperienza<br />

lo aveva cambiato per sempre, influenzando <strong>il</strong> modo<br />

di considerare la sua missione di guardiano.<br />

Aveva cominciato a prenderla con la massima dedizione,<br />

ma gli era costato parte della spensieratezza<br />

e dell’allegria che aveva prima.<br />

E ora era successo di nuovo. Eddie catturato. Si<br />

era impegnato con tutte le sue forze per proteggere<br />

Lissa e gli altri, rischiando la propria vita nella<br />

battaglia. Io ero molto lontana dagli alloggi dei


Moroi quando era successo, ma in qualche modo<br />

mi sentivo responsab<strong>il</strong>e, come se avessi dovuto<br />

vig<strong>il</strong>are su di lui. Sentivo di doverlo a Mason.<br />

Mason. Che era morto sotto i miei occhi e <strong>il</strong> cui<br />

fantasma mi era apparso l’ultima volta per avvertirmi.<br />

Non ero stata capace di salvarlo, e adesso<br />

avevo perso anche <strong>il</strong> suo migliore amico.<br />

Mi alzai dalla sedia di scatto e spinsi via <strong>il</strong> vassoio.<br />

Quella furia nera che cercavo di tenere a freno<br />

divampò dentro di me come un incendio. Se ci<br />

fosse stato uno Strigoi nei paraggi, sarebbe bastata<br />

quella a dargli fuoco, senza bisogno della magia di<br />

Christian.<br />

«Che succede?» fece Lissa.<br />

La fissai incredula. «Che succede? Che succede?<br />

Dici sul serio?» Nel s<strong>il</strong>enzio della mensa, la mia<br />

voce rimbombò come un tuono. La gente mi guardava<br />

a bocca aperta.<br />

«Rose, lo sai cosa intende dire» intervenne<br />

Adrian, con una voce insolitamente tranqu<strong>il</strong>la.<br />

«Siamo tutti sconvolti. Rimettiti seduta. Le cose si<br />

aggiusteranno.»<br />

Per un momento gli diedi quasi ascolto. Poi scossi<br />

la testa. Stava cercando di usare la compulsione<br />

per calmarmi. Gli scoccai un’occhiata furente.<br />

«Non si aggiusterà proprio niente… dobbiamo<br />

fare qualcosa.»<br />

«Non c’è niente che si possa fare» disse Christian.


Al suo fianco Lissa taceva, ancora ferita per la mia<br />

aggressione verbale.<br />

«Questo è tutto da vedere» ribattei.<br />

«Rose, aspetta» mi chiamò lei. Era preoccupata<br />

per me, e aveva paura. Era una cosa meschina ed<br />

egoista, ma non voleva che l’abbandonassi. Era<br />

abituata ad avermi intorno, la facevo sentire al sicuro.<br />

Ma io non potevo restare, non in quel momento.<br />

Uscii come un turbine dalla mensa e mi ritrovai<br />

nella chiara luce del giorno. Mancavano ancora un<br />

paio d’ore alla riunione dei guardiani, ma non<br />

m’importava. Dovevo parlare con qualcuno subito.<br />

Mi affrettai verso gli alloggi dei guardiani.<br />

All’ingresso, urtai qualcuno che stava entrando<br />

come me.<br />

«Rose?»<br />

La mia furia si trasformò in sorpresa. «Mamma?»<br />

La mia famosa madre guardiano, Janine<br />

Hathaway, era lì sulla soglia. Aveva lo stesso aspetto<br />

di quando l’avevo vista l’ultima volta a Capodanno,<br />

con i riccioli rossi dal taglio cortissimo e la<br />

faccia cotta dal sole. Tuttavia, gli occhi nocciola<br />

sembravano più severi che mai, <strong>il</strong> che era tutto<br />

dire.<br />

«Che ci fai qui?» le chiesi.<br />

Come avevo detto a Deirdre, mia madre e io


avevamo avuto un rapporto piuttosto travagliato<br />

per gran parte della mia vita, soprattutto a causa<br />

della lontananza, inevitab<strong>il</strong>e quando si ha un genitore<br />

guardiano. Per anni ce l’avevo avuta con lei<br />

e anche adesso <strong>il</strong> nostro rapporto non era dei più<br />

cordiali, anche se mi era stata accanto dopo la<br />

morte di Mason. Credo che avessimo entrambe la<br />

speranza che le cose potessero migliorare negli<br />

anni a venire. Se n’era andata subito dopo<br />

Capodanno e, secondo le ultime notizie che avevo<br />

avuto di lei, era tornata in Europa con i Szelsky<br />

che proteggeva.<br />

Aprì la porta e io la seguii all’interno. I suoi modi<br />

erano bruschi e spicci come al solito. «Rimpiazzo.<br />

Hanno chiamato rinforzi per <strong>il</strong> campus.»<br />

Rimpiazzo. Rimpiazzare i guardiani che erano<br />

stati uccisi. Tutti i cadaveri erano stati rimossi –<br />

Strigoi, Moroi e dhampir – ma <strong>il</strong> vuoto lasciato da<br />

quelli che se n’erano andati era evidente a tutti.<br />

Riuscivo ancora a vederli se chiudevo gli occhi.<br />

Ma l’arrivo di mia madre rappresentava un’opportunità<br />

che dovevo prendere al volo. Le afferrai <strong>il</strong><br />

braccio, cogliendola di sorpresa.<br />

«Dobbiamo andare a cercarli» dissi. «A salvare<br />

quelli che sono stati presi.»<br />

Lei mi scrutò per qualche istante, con una lieve<br />

increspatura della fronte che tradiva i suoi<br />

sentimenti. «Noi non facciamo queste cose, lo


sai. Dob biamo proteggere quelli che sono rimasti.»<br />

«E quei tredici? Non dobbiamo proteggere anche<br />

loro? Una volta anche tu sei andata in missione<br />

di soccorso.»<br />

Lei scosse la testa. «Quella volta era diverso.<br />

Avevamo una pista. Non sapremmo dove cercare,<br />

nemmeno se lo volessimo.»<br />

Sapevo che aveva ragione. Gli Strigoi non<br />

avrebbero lasciato nessuna traccia fac<strong>il</strong>e da seguire.<br />

D’altro canto… mi venne un’idea all’improvviso.<br />

«Hanno innalzato di nuovo le difese magiche,<br />

giusto?» le chiesi.<br />

«Sì, praticamente subito. Non abbiamo ancora<br />

capito come hanno fatto a superarle. Non abbiamo<br />

trovato paletti conficcati nel terreno.»<br />

Stavo per raccontarle della mia teoria in proposito,<br />

ma ci ripensai. Non era ancora pronta ad<br />

ascoltare le mie visioni spettrali. «Sai dove posso<br />

trovare Dimitri?»<br />

Lei indicò i vari gruppi di guardiani che si affaccendavano<br />

in giro. «Sono sicura che è impegnato<br />

da qualche parte. Tutti lo sono. E adesso devo andare<br />

a registrarmi. So che sei stata invitata anche<br />

tu alla riunione, ma manca ancora un po’… dovresti<br />

tornare negli alloggi.»<br />

«Lo farò… ma prima devo vedere Dimitri. È


importante… potrebbe avere un grosso impatto<br />

sulla riunione.»<br />

«Di che si tratta?» mi chiese lei, sospettosa.<br />

«Non posso spiegartelo adesso… è complicato.<br />

Ci vorrebbe troppo tempo. Aiutami a trovarlo, e<br />

poi te lo diremo.»<br />

Mia madre non sembrava molto convinta. Dopotutto,<br />

Janine Hathaway non era abituata a sentirsi<br />

dire di no. Suo malgrado, però, mi aiutò a cercare<br />

Dimitri. Dopo quello che era successo durante la<br />

gita sulla neve, credo che avesse cominciato a considerarmi<br />

più di un’adolescente inquieta.<br />

Trovammo Dimitri in compagnia di altri guardiani,<br />

intenti a studiare una mappa del campus per<br />

decidere come distribuire i nuovi guardiani arrivati.<br />

Erano talmente tanti intorno a quella mappa,<br />

che Dimitri riuscì ad allontanarsi senza dare nell’occhio.<br />

«Che succede?» mi chiese, quando ci appartammo<br />

in un angolo della sala. Anche se eravamo nel<br />

pieno di una crisi, anche se c’erano tante cose di<br />

cui preoccuparsi, gli leggevo sul viso che in parte<br />

era preoccupato per me. «Stai bene?»<br />

«Credo che dovremmo organizzare una missione<br />

di soccorso» gli dissi senza mezzi termini.<br />

«Sai che non…»<br />

«… facciamo queste cose. Già, certo. E so che non<br />

sappiamo dove sono… solo che io potrei scoprirlo.»


Lui si accigliò. «E come?»<br />

Gli dissi che era stato Mason ad avvertirmi la<br />

notte prima. Da allora Dimitri e io non avevamo<br />

avuto occasione di parlare a tu per tu, per cui non<br />

avevamo ancora sviscerato gli eventi dell’attacco.<br />

Non avevamo avuto modo nemmeno di parlare di<br />

quello che era successo nel capanno. Era una sensazione<br />

strana, perché avrei voluto pensare soltanto<br />

a quello, ma non potevo. Continuavo a scacciare<br />

<strong>il</strong> ricordo di quello che avevamo condiviso, ma<br />

rispuntava fuori a ogni momento, aggiungendo<br />

confusione alle mie emozioni.<br />

Sperando di avere l’aria razionale e competente,<br />

gli spiegai le mie idee. «Mason adesso è bloccato<br />

fuori perché hanno rimesso le difese intorno al<br />

campus, ma sono convinta che lui sappia dove<br />

sono gli Strigoi. Credo che potrebbe indicarci la<br />

via.» L’espressione di Dimitri mi disse che nutriva<br />

seri dubbi in proposito. «Andiamo! Devi credermi,<br />

dopo quello che è successo.»<br />

«Mi riesce ancora diffic<strong>il</strong>e» ammise. «Ma okay.<br />

Supponiamo che sia vero. Pensi che possa farci da<br />

guida? Tu glielo chiedi e lui lo fa?»<br />

«Sì» risposi. «Credo di poterlo fare. Per tutto<br />

questo tempo ho lottato contro di lui, ma se invece<br />

provo a stare dalla sua parte, credo che collaborerà.<br />

Anzi, sono sicura che è quello che ha sempre<br />

voluto. Sapeva che le difese erano deboli e che gli


Strigoi erano in agguato. Gli Strigoi non possono<br />

essere andati troppo lontano… con la luce del giorno<br />

devono essersi fermati e nascosti da qualche<br />

parte. Potremmo riuscire a scovarli prima che i<br />

prigionieri muoiano. E una volta che saremo abbastanza<br />

vicini, io sarò in grado di trovarli.» Gli raccontai<br />

allora della sensazione di nausea che mi<br />

assaliva quando c’erano gli Strigoi nei paraggi.<br />

Dimitri non sollevò obiezioni. Stavano succedendo<br />

troppe cose strane per ostinarsi a fare domande.<br />

«Ma Mason non c’è. Hai detto che non può oltrepassare<br />

le difese. Come lo convincerai ad aiutarci?»<br />

chiese.<br />

Ci avevo già pensato. «Portami al cancello principale.»<br />

Dopo un breve scambio di battute con Alberta<br />

sulla necessità di “controllare una cosa”, Dimitri<br />

mi condusse fuori e ci incamminammo verso l’ingresso<br />

della scuola. Durante <strong>il</strong> tragitto, nessuno<br />

dei due parlò. Nonostante la tragedia che ci aveva<br />

colpiti, io continuavo a pensare al capanno, a<br />

quando ero stata fra le sue braccia. Forse era anche<br />

grazie a questo che riuscivo ad affrontare l’orrore<br />

della situazione, e avevo idea che fosse così anche<br />

per lui.<br />

L’ingresso della scuola era formato da un grande<br />

cancello di ferro battuto posto sopra le difese.<br />

Dall’autostrada a una trentina di ch<strong>il</strong>ometri di di-


stanza, partiva una strada che portava fino al cancello,<br />

tenuto quasi sempre chiuso. C’era una guardiola<br />

e l’area veniva costantemente sorvegliata.<br />

I guardiani rimasero sorpresi dalla nostra richiesta,<br />

ma Dimitri insistette che ci sarebbe voluto<br />

solo qualche minuto. I guardiani aprirono <strong>il</strong> pesante<br />

cancello, aprendo un varco sufficiente al passaggio<br />

di una sola persona per volta. Dimitri e io<br />

uscimmo. Subito fui assalita da un mal di testa<br />

micidiale, e cominciai a vedere facce e forme confuse,<br />

proprio come mi era capitato all’aeroporto.<br />

Quando ero al di là delle difese magiche, riuscivo<br />

a vedere ogni genere di spiriti. Ma adesso lo sapevo<br />

e non avevo più paura. Dovevo riuscire a controllarmi.<br />

«Andate via» dissi alle sagome grigie che mi attorniavano.<br />

«Non ho tempo per voi. Andate via.»<br />

Misi nella mia voce e nelle mie intenzioni tutta la<br />

forza che riuscii a racimolare, e con mia grande<br />

sorpresa i fantasmi svanirono. Restò nell’aria un<br />

vago ronzio, a ricordarmi che erano ancora lì, e sapevo<br />

che se avessi abbassato la guardia anche per<br />

un solo istante, sarebbero tornati. Dimitri mi osservava,<br />

angosciato.<br />

«Stai bene?»<br />

Annuii e mi guardai intorno. C’era soltanto un<br />

fantasma che volevo vedere.<br />

«Mason» dissi. «Ho bisogno di te.» Niente. As-


sunsi ancora <strong>il</strong> tono perentorio che avevo usato con<br />

gli altri fantasmi qualche istante prima. «Mason.<br />

Per favore. Fatti vedere.»<br />

Non vidi niente, se non la strada di fronte a noi<br />

che si snodava fra le colline imbiancate. Dimitri mi<br />

rivolgeva lo stesso sguardo della notte prima,<br />

quello che diceva che era seriamente preoccupato<br />

per la mia salute mentale. E in effetti, cominciavo<br />

a preoccuparmi anch’io. L’avvertimento della notte<br />

prima era stato per me la prova definitiva che<br />

Mason era reale. Ma adesso…<br />

Qualche istante dopo, la sua forma si materializzò<br />

davanti a me, un po’ più pallida delle altre<br />

volte. Per la prima volta da quando erano cominciate<br />

quelle apparizioni, ero felice di vederlo. Lui,<br />

ovviamente, aveva la solita aria triste. Immutab<strong>il</strong>e.<br />

«Finalmente. Mi stavi facendo fare una figuraccia.»<br />

Lui si limitò a fissarmi, e io mi pentii subito<br />

di quella battuta. «Scusa. Ho bisogno ancora<br />

del tuo aiuto. Dobbiamo trovarli. Dobbiamo salvare<br />

Eddie.»<br />

Lui annuì.<br />

«Puoi spiegarmi dove sono?»<br />

Lui annuì di nuovo e si voltò, indicando dietro<br />

le mie spalle.<br />

«Sono entrati dal retro del campus?»<br />

Annuì ancora e, in quel momento, capii cosa era


successo. Sapevo come avevano fatto gli Strigoi a<br />

entrare, ma adesso non c’era tempo per rimuginarci<br />

sopra. Mi rivolsi a Dimitri. «Ci serve una mappa»<br />

dissi.<br />

Lui varcò di nuovo <strong>il</strong> cancello e scambiò due<br />

parole con uno dei guardiani di turno. Poco dopo,<br />

tornò con una mappa ripiegata e la aprì. Era una<br />

mappa completa del campus, con anche le strade e<br />

i terreni che la circondavano. La presi e la feci vedere<br />

a Mason, lottando contro <strong>il</strong> vento per tenerla<br />

ferma.<br />

L’unica strada vera e propria era quella davanti<br />

a noi. Il resto del campus era circondato da foreste<br />

e dirupi. Indicai un punto alle spalle della scuola.<br />

«Sono entrati da qui, vero? È lì che hanno infranto<br />

le prime difese?»<br />

Mason annuì. Puntò un dito e, senza toccare la<br />

cartina, tracciò un percorso attraverso i boschi che si<br />

estendevano ai piedi di un piccola montagna. Alla<br />

fine si raggiungeva un sentiero sterrato che si congiungeva<br />

con un’interstatale a diversi ch<strong>il</strong>ometri di<br />

distanza. Seguii <strong>il</strong> suo dito e all’improvviso mi vennero<br />

forti dubbi sulle sue capacità come guida.<br />

«No, non è giusto» dissi. «È impossib<strong>il</strong>e. Questo<br />

tratto di foresta vicino alla montagna non ha strade.<br />

Devono essere venuti a piedi e non possono<br />

aver rifatto questa strada dalla scuola. Non avrebbero<br />

avuto tempo, era quasi l’alba.»


Mason scosse la testa – per dimostrare <strong>il</strong> suo<br />

disaccordo, evidentemente – e tracciò di nuovo<br />

quel percorso. In particolare, continuava a indicare<br />

un punto non troppo distante dall’Accademia.<br />

Almeno, non sulla mappa. La mappa non era molto<br />

dettagliata, e pensai che quel punto doveva<br />

trovarsi a diversi ch<strong>il</strong>ometri di distanza. Lui insisteva<br />

a tenerci <strong>il</strong> dito sopra, guardò me, poi di<br />

nuovo la mappa.<br />

«Non possono essere lì adesso» obiettai. «È<br />

all’aperto. Magari sono entrati da dietro, ma devono<br />

essere usciti da qui… saranno saltati su qualche<br />

mezzo e sono fuggiti.»<br />

Mason scosse la testa.<br />

Io guardai Dimitri, al colmo della frustrazione.<br />

Sentivo i minuti correre senza arrivare a una conclusione,<br />

e la strana affermazione di Mason secondo<br />

cui gli Strigoi si trovavano a poche miglia di<br />

distanza, all’aperto, in piena luce del giorno, cominciava<br />

a pungolare la mia natura irritab<strong>il</strong>e.<br />

Dubitavo che si fossero portati dietro le tende da<br />

campeggio.<br />

«Ci sono delle costruzioni o roba del genere da<br />

queste parti?» chiesi a Dimitri, mostrando <strong>il</strong> punto<br />

che Mason aveva indicato. «Dice che hanno preso<br />

questa strada, ma non possono esserci arrivati prima<br />

del sorgere del sole. Lui invece insiste che si<br />

trovano qui.»


Dimitri socchiuse gli occhi, pensieroso. «Non<br />

che io sappia.» Mi prese la mappa dalle mani e la<br />

portò dagli altri guardiani per informarsi. Mentre<br />

parlavano, scoccai un’occhiata severa a Mason.<br />

«Sarà meglio che non ti sbagli» lo ammonii.<br />

Lui annuì.<br />

«Li hai… li hai visti? Gli Strigoi e i prigionieri?»<br />

Annuì.<br />

«Eddie è ancora vivo?»<br />

Annuì ancora, e nel frattempo tornò Dimitri.<br />

«Rose…» La sua voce aveva un tono strano, come<br />

se non riuscisse a credere lui stesso a quello che<br />

stava dicendo. «Stephen dice che ci sono delle<br />

grotte ai piedi di quella montagna.»<br />

Lo guardai negli occhi. Dovevo avere l’aria stupita<br />

almeno quanto la sua. «E sono abbastanza<br />

grandi…»<br />

«Abbastanza grandi per nascondersi fino al tramonto?»<br />

Dimitri annuì. «Sì. E si trovano ad appena<br />

otto ch<strong>il</strong>ometri da qui.»


vvVENTISEI<br />

E ra quasi impossib<strong>il</strong>e crederci: gli Strigoi a due<br />

passi da noi, in attesa del tramonto per poter<br />

continuare la fuga. A quanto pareva, nel caos<br />

dell’attacco, alcuni Strigoi avevano cancellato le<br />

tracce, mentre gli altri avevano simulato di essere<br />

fuggiti da diversi punti del campus. Impegnati<br />

com’eravamo a riprenderci dallo scontro e a contare<br />

le vittime, nessuno di noi ci aveva fatto troppo<br />

caso. Le difese erano state ricreate. Gli Strigoi se<br />

n’erano andati, ed era questo che importava.<br />

Adesso ci trovavamo di fronte a una situazione<br />

singolare. In circostanze normali – non che un attacco<br />

massiccio di Strigoi fosse normale – non li<br />

avremmo mai inseguiti. Le persone rapite dagli<br />

Strigoi in genere erano considerate morte e, come<br />

mi aveva fatto notare mia madre, i guardiani non<br />

sapevano dove cercarli. Questa volta, però, lo sapevamo.<br />

Gli Strigoi erano in trappola. E questo<br />

presentava un d<strong>il</strong>emma interessante.<br />

Be’, per me non era un d<strong>il</strong>emma. Anzi, non riuscivo<br />

a immaginare un motivo valido per cui non<br />

fossimo già tutti in quelle grotte, a uccidere gli


Strigoi e a liberare i sopravvissuti. Dimitri e io tornammo<br />

indietro di corsa, ansiosi di agire in base<br />

alle nuove rivelazioni, ma fummo costretti ad<br />

aspettare la riunione dei guardiani.<br />

«Non interromperli» mi disse Dimitri, poco prima<br />

di entrare nella sala della riunione che avrebbe<br />

deciso <strong>il</strong> futuro corso dell’azione. Eravamo ancora<br />

sulla soglia e parlavamo a bassa voce. «Capisco<br />

come ti senti. So cosa vuoi fare. Ma irrompere là<br />

dentro e metterti a farneticare non ti aiuterà comunque.»<br />

«Farneticare?» replicai, dimenticando di tenere<br />

la voce bassa.<br />

«Lo vedi?» disse lui. «Quel fuoco è tornato a<br />

bruciare dentro di te… la voglia di fare a pezzi<br />

qualcuno. È ciò che ti rende micidiale in battaglia.<br />

Ma adesso non stiamo combattendo. I guardiani<br />

sono in possesso di tutte le informazioni. Faranno<br />

la scelta giusta. Devi solo essere paziente.»<br />

In parte quello che diceva era vero. In preparazione<br />

alla riunione, avevamo prima riferito le nostre<br />

informazioni e poi svolto qualche altra ricerca.<br />

Le indagini avevano rivelato che diversi anni prima<br />

uno dei professori Moroi che insegnava geologia<br />

aveva mappato le grotte, fornendoci così preziosi<br />

dettagli. L’ingresso si trovava a otto ch<strong>il</strong>o metri<br />

dall’Accademia. Le grotte erano collegate tra loro,<br />

la più grande era lunga circa ottocento metri, e


terminavano a circa trentacinque ch<strong>il</strong>ometri dalla<br />

strada sterrata sulla mappa. Si riteneva che una<br />

serie di frane avessero ostruito entrambi gli accessi.<br />

Sgombrarli dai detriti non doveva essere stato<br />

certo un problema per gli Strigoi, considerata la<br />

loro forza.<br />

Ma Dimitri non mi aveva convinta, quando aveva<br />

detto che i guardiani avrebbero fatto la scelta<br />

giusta. Qualche minuto prima dell’inizio della riunione,<br />

mi appellai a mia madre.<br />

«Ti prego» le dissi. «Dobbiamo farlo.»<br />

Lei mi squadrò dall’alto in basso. «Anche se<br />

verrà decisa una missione di soccorso, quel “dobbiamo”<br />

non esiste. Tu non verrai.»<br />

«Perché? Perché i nostri sono stati così in gamba<br />

la prima volta che non è morto nessun guardiano?»<br />

Lei trasalì. «Tu lo sai che posso rendermi<br />

ut<strong>il</strong>e. Lo sai quello che ho fatto. Manca una settimana<br />

al mio compleanno, e un paio di mesi al<br />

diploma. Credi che succederà qualcosa di magico<br />

prima di allora? Certo, ci sono ancora due o tre<br />

cose che devo imparare, ma non credo siano così<br />

importanti da impedirmi di dare una mano. Voi<br />

avete bisogno di tutto l’aiuto possib<strong>il</strong>e, e ci sono<br />

un sacco di altri novizi pronti a intervenire.<br />

Portiamo con noi anche Christian, e saremo invincib<strong>il</strong>i.»<br />

«No» si affrettò a rispondere. «Lui no. Non


avresti mai dovuto coinvolgere un Moroi, figuriamoci<br />

poi uno giovane come lui.»<br />

«Ma hai visto cosa può fare.»<br />

Non replicò. Lessi l’indecisione sul suo viso.<br />

Controllò l’orologio e sospirò. «Fammi vedere una<br />

cosa.»<br />

Non sapevo dove stesse andando, ma finì per<br />

essere in ritardo di quindici minuti alla riunione.<br />

Nel frattempo, Alberta aveva già riferito agli altri<br />

guardiani quello che avevamo appreso. Per fortuna<br />

sorvolò sui dettagli di come avessimo ottenuto le<br />

informazioni, così non ci fu bisogno di soffermarsi<br />

sulla faccenda dei fantasmi. La mappa delle grotte<br />

fu esaminata in ogni particolare. La gente fece domande.<br />

Poi arrivò <strong>il</strong> momento della decisione.<br />

Ero tesa come una corda di violino. Combattere<br />

gli Strigoi aveva sempre significato seguire strategie<br />

di difesa. Attaccavamo solo quando eravamo<br />

attaccati. Qualsiasi proposta di una strategia offensiva<br />

era sempre stata respinta. Mi aspettavo che<br />

anche in questo caso succedesse lo stesso.<br />

E invece no.<br />

Uno dopo l’altro, i guardiani si alzarono e dichiararono<br />

la propria volontà di partecipare alla<br />

missione di soccorso. Mentre parlavano, vidi quel<br />

fuoco di cui aveva parlato Dimitri. Tutti erano<br />

pronti alla battaglia. La volevano. Gli Strigoi avevano<br />

superato ogni limite. Nel nostro mondo, c’erano


soltanto una manciata di posti considerati sicuri: la<br />

Corte Reale e le nostre accademie. I bambini venivano<br />

mandati nelle scuole come la St. Vladimir con<br />

la certezza che sarebbero stati protetti. Quella certezza<br />

era stata distrutta, e noi non potevamo tollerarlo,<br />

specie se potevamo ancora salvare delle vite.<br />

Smaniavo dalla brama di vittoria.<br />

«D’accordo» disse Alberta, guardandosi attorno.<br />

Credo che fosse sorpresa quanto me, sebbene<br />

anche lei sostenesse la missione. «Organizzeremo<br />

la logistica e partiremo. Abbiamo ancora nove ore<br />

di luce per trovarli, prima che ci sfuggano.»<br />

«Un momento» intervenne mia madre. Tutti gli<br />

sguardi si volsero a lei, ma lei non batté ciglio.<br />

Aveva l’aria feroce e altera, e io mi sentii immensamente<br />

orgogliosa di lei. «Credo che dobbiamo<br />

prendere in considerazione un’altra cosa.<br />

Dovremmo permettere ai novizi dell’ultimo anno<br />

di partecipare.»<br />

Si levarono subito delle esclamazioni di protesta,<br />

ma si trattò di una minoranza. Mia madre<br />

espose le motivazioni che le avevo suggerito io.<br />

Disse anche che i novizi non avrebbero dovuto<br />

stare in prima linea, ma che saremmo stati ut<strong>il</strong>i<br />

come riserve nel caso qualche Strigoi fosse riuscito<br />

a sfuggire all’attacco. I guardiani stavano per approvare<br />

la sua idea, quando lei lanciò un’altra<br />

bomba.


«E credo che dovremmo portare qualche Moroi<br />

con noi.»<br />

Celeste scattò in piedi. Aveva un enorme taglio<br />

su una guancia, al confronto <strong>il</strong> livido che le avevo<br />

visto qualche giorno prima sembrava un morso di<br />

zanzara. «Cosa? Sei diventata matta?»<br />

Mia madre la fissò con calma serafica. «No.<br />

Sappiamo tutti cos’hanno fatto Rose e Christian<br />

Ozera. Uno dei nostri più grossi problemi con gli<br />

Strigoi è superarli in forza e velocità per sferrare <strong>il</strong><br />

colpo di grazia. Se portiamo con noi dei Moroi conoscitori<br />

del fuoco, avremo una distrazione che ci<br />

farà guadagnare un discreto margine. Possiamo<br />

sterminarli.»<br />

Ne conseguì un vivace dibattito. Feci ricorso a<br />

ogni singolo grammo di autocontrollo per non intervenire,<br />

ricordando che Dimitri mi aveva detto<br />

di non interromperli. Eppure mi sentivo consumare<br />

dalla frustrazione. Ogni minuto che passava era<br />

un altro minuto sottratto alla ricerca di Eddie e<br />

degli altri. Un altro minuto in cui qualcuno poteva<br />

morire.<br />

Mi rivolsi a Dimitri, seduto accanto a me. «Sono<br />

idioti» sib<strong>il</strong>ai.<br />

I suoi occhi erano fissi su Alberta, che discuteva<br />

con un guardiano assegnato al campus delle elementari.<br />

«No» mormorò Dimitri. «Guarda. Le cose<br />

stanno cambiando sotto i tuoi occhi. La gente ricor-


derà questo giorno come <strong>il</strong> punto di svolta.»<br />

E aveva ragione. Ancora una volta, uno dopo<br />

l’altro, i guardiani accettarono l’idea, probab<strong>il</strong>mente<br />

grazie alla stessa motivazione che li spingeva<br />

a combattere. Dovevamo farla pagare agli<br />

Strigoi. Questa non era soltanto la nostra battaglia,<br />

era anche la battaglia dei Moroi. Quando mia madre<br />

annunciò di aver convinto un certo numero di<br />

insegnanti a partecipare – non lo avrebbero mai<br />

permesso agli studenti – la decisione fu presa. I<br />

guardiani sarebbero partiti in cerca degli Strigoi, e<br />

novizi e Moroi sarebbero andati con loro.<br />

Dentro di me, esultai per la vittoria. Dimitri<br />

aveva ragione: era giunto <strong>il</strong> momento in cui <strong>il</strong> nostro<br />

mondo sarebbe cambiato.<br />

Ma non per altre quattro ore.<br />

«Stanno arrivando altri guardiani» mi disse<br />

Dimitri quando espressi ancora <strong>il</strong> mio disappunto.<br />

«In quattro ore, gli Strigoi potrebbero decidere<br />

di farsi uno spuntino!»<br />

«Ci serve un spiegamento di forze eccezionale»<br />

disse lui. «Ci serve tutto l’aiuto possib<strong>il</strong>e. Sì, gli<br />

Strigoi potrebbero ucciderne un paio prima del<br />

nostro arrivo. Io non lo voglio, credimi. Ma se andiamo<br />

impreparati, potremmo perdere molte più<br />

vite.»<br />

Mi sentivo ribollire <strong>il</strong> sangue. Sapevo che aveva<br />

ragione, e che non c’era niente che potessi fare.


Quanto lo odiavo. Odiavo sentirmi impotente.<br />

«Andiamo» disse lui, indicando l’uscita.<br />

«Facciamo due passi.»<br />

«Dove?»<br />

«Non importa. Bisogna che ti calmi, altrimenti<br />

non sarai in perfetta forma per combattere.»<br />

«Già. Hai forse paura che esca fuori <strong>il</strong> mio folle<br />

lato oscuro?»<br />

«No, ho paura che esca fuori <strong>il</strong> tuo normale<br />

lato Rose Hathaway, quello che non teme di buttarsi<br />

senza pensare, quando crede che qualcosa è<br />

giusto.»<br />

Lo guardai truce. «C’è differenza?»<br />

«Oh sì. È <strong>il</strong> secondo che mi terrorizza.»<br />

Resistetti all’impulso di dargli una gomitata.<br />

Per una frazione di secondo, desiderai di poter<br />

chiudere gli occhi e dimenticare tutto <strong>il</strong> dolore e <strong>il</strong><br />

sangue intorno a noi. Avrei voluto rifugiarmi in un<br />

letto con lui, a ridere e scherzare, senza altro pensiero<br />

che noi due insieme. Ma non era reale. Questo<br />

invece sì.<br />

«Non avranno bisogno di te qui?» chiesi.<br />

«No. In fondo, non devono far altro che aspettare<br />

gli altri, e ci sono già persone a sufficienza per<br />

elaborare <strong>il</strong> piano di attacco. Se ne occupa tua madre.»<br />

Seguii <strong>il</strong> suo sguardo verso <strong>il</strong> punto in cui la<br />

mamma, al centro di un gruppo di guardiani, indi-


cava con movimenti precisi e autorevoli quelle che<br />

sembravano mappe. Ancora non sapevo bene cosa<br />

pensare di lei, ma nell’osservarla adesso, non potevo<br />

non ammirare la sua dedizione. Non c’era niente<br />

dell’irritazione disfunzionale che in genere avvertivo<br />

quando lei era presente.<br />

«Va bene» dissi. «Andiamo.»<br />

Dimitri mi portò a fare un lungo giro per <strong>il</strong> campus,<br />

durante <strong>il</strong> quale vedemmo le conseguenze<br />

dell’attacco. La maggior parte dei danni non era<br />

stata inflitta alle strutture, ovviamente, ma alla<br />

nostra gente. Certo, qua e là c’erano segni della<br />

battaglia: danni agli edifici, macchie di sangue in<br />

luoghi inaspettati… Ma la cosa che più si notava<br />

era l’umore: anche se era pieno giorno, si avvertiva<br />

un’oscurità incombente, un dolore quasi palpab<strong>il</strong>e,<br />

visib<strong>il</strong>e sul volto di tutti coloro che incontravamo.<br />

Mi ero aspettata che Dimitri mi portasse a visitare<br />

i feriti. Invece si tenne alla larga dalla clinica,<br />

e io indovinai <strong>il</strong> perché. Lì c’era Lissa che dava<br />

una mano, usando i suoi poteri a piccole dosi per<br />

guarire i feriti. C’era anche Adrian, anche se non<br />

era bravo quanto lei. Alla fine avevano deciso che<br />

valeva la pena rischiare che tutti sapessero dello<br />

spirito. La tragedia era troppo grande. Per giunta,<br />

al processo si era parlato dell’argomento, e probab<strong>il</strong>mente<br />

prima o poi la notizia si sarebbe saputa.


Era chiaro che Dimitri non mi voleva accanto a<br />

Lissa mentre lei usava la magia, un fatto che trovai<br />

interessante. Non era ancora sicuro che assorbissi<br />

davvero la sua pazzia, ma evidentemente non voleva<br />

correre <strong>il</strong> rischio.<br />

«Mi hai detto che hai una teoria sul perché le<br />

difese si sono indebolite» disse. Ci eravamo spostati<br />

verso una zona periferica del campus, non<br />

lontana da dove la società di Jesse si era incontrata<br />

la sera prima.<br />

Me ne ero quasi dimenticata. Una volta messi<br />

insieme i pezzi del puzzle, la causa mi era parsa<br />

ovvia. Nessuno aveva fatto domande in merito,<br />

non ancora. Per <strong>il</strong> momento ci si dedicava a creare<br />

nuove difese e a curare i feriti. Per le indagini, ci<br />

sarebbe stato tempo più tardi.<br />

«Il gruppo di Jesse si era messo a fare i suoi riti<br />

d’iniziazione proprio qui, vicino alle difese magiche.<br />

Tu sai che i paletti possono annullare le difese<br />

se gli elementi entrano in contrasto fra di loro, giusto?<br />

Credo che sia successo questo. Usando tutti e<br />

quattro gli elementi nei loro riti, hanno infranto le<br />

difese.»<br />

«Però la magia si usa continuamente qui nel<br />

campus» obiettò Dimitri. «E con tutti gli elementi.<br />

Perché non si è mai verificato questo problema<br />

prima d’ora?»<br />

«Perché in genere non si usa la magia in corri-


spondenza delle difese. Le difese sono collocate<br />

lungo <strong>il</strong> perimetro, perciò di solito <strong>il</strong> conflitto non<br />

si crea. E poi, credo che la differenza stia anche nel<br />

modo in cui si usano gli elementi. La magia è vita,<br />

ecco perché distrugge gli Strigoi e ne impedisce<br />

l’accesso. La magia nei paletti viene usata come<br />

arma. E così la magia durante la tortura. Solo che<br />

quando viene usata in modo negativo, credo che<br />

annulli la magia buona.» Rabbrividii, ripensando<br />

alla sensazione di disgusto che avevo provato<br />

quando Lissa aveva usato lo spirito per tormentare<br />

Jesse. Era stato innaturale.<br />

Dimitri fissò uno steccato divelto che segnava <strong>il</strong><br />

confine dell’Accademia. «Incredib<strong>il</strong>e. Non lo avrei<br />

mai pensato possib<strong>il</strong>e, eppure ha una sua logica. Il<br />

principio è lo stesso dei paletti.» Mi sorrise. «Devi<br />

averci riflettuto parecchio.»<br />

«Non lo so. È come se tutti i tasselli si fossero<br />

messi a posto da soli nella mia testa.» Schiumai di<br />

collera nel ripensare allo stupido gruppo di Jesse.<br />

Bastava quello che avevano fatto a Lissa per farmi<br />

venire la voglia di prenderli a calci (non volevo più<br />

ucciderli, se non altro avevo imparato a contenermi<br />

rispetto alla sera prima). Ma questo? Permettere<br />

agli Strigoi di entrare nella scuola? Com’era possib<strong>il</strong>e<br />

che un gesto così meschino e stupido da parte<br />

loro avesse condotto a quel disastro? Sarebbe quasi<br />

stato meglio se lo avessero fatto apposta, ma no.


Tutto per la loro stupida ricerca di gloria. «Idioti»<br />

borbottai.<br />

Si era alzato <strong>il</strong> vento. Rabbrividii, ma questa<br />

volta per <strong>il</strong> freddo, non per l’inquietudine. La primavera<br />

era alle porte, ma di sicuro non era ancora<br />

arrivata.<br />

«Torniamo dentro» disse Dimitri.<br />

Ci avviammo verso <strong>il</strong> centro del campus della<br />

scuola superiore, e all’improvviso lo vidi. Il capanno.<br />

Nessuno dei due rallentò, né si soffermò a<br />

guardarlo, ma io sapevo che anche lui si era reso<br />

conto di dove eravamo. E lo dimostrò con le parole<br />

che seguirono.<br />

«Rose, a proposito di quello che è successo…»<br />

Gemetti. «Lo sapevo. Lo sapevo che sarebbe<br />

arrivato.»<br />

Lui mi guardò perplesso. «Cosa sarebbe arrivato?»<br />

«Questo. La parte in cui mi fai la predica su<br />

quanto è sbagliato quello che abbiamo fatto e non<br />

avremmo dovuto farlo e non succederà mai più.»<br />

Finché quelle parole non mi uscirono dalla bocca,<br />

non mi ero resa conto di quanto temessi la sua reazione.<br />

Lui aveva ancora l’espressione sconcertata.<br />

«Perché pensi questo?»<br />

«Perché ti conosco» risposi, in un tono che aveva<br />

un che di isterico. «Vuoi sempre fare la cosa


giusta. E quando fai la cosa sbagliata, ti senti in<br />

dovere di rimediare e fare la cosa giusta. E so che<br />

stai per dire che non avremmo dovuto fare quello<br />

che abbiamo fatto e che vorresti…»<br />

Il resto di quello che stavo per dire fu inghiottito<br />

dal suo abbraccio improvviso. Mi cinse la vita e mi<br />

trascinò all’ombra di un albero. Le nostre labbra<br />

s’incontrarono e, mentre ci baciavamo, dimenticai<br />

i miei timori su quello che avrebbe detto. Dimenticai<br />

– anche se pare impossib<strong>il</strong>e – anche la morte e la<br />

devastazione portate dagli Strigoi. Per quel momento,<br />

almeno.<br />

Quando alla fine ci staccammo, lui continuò a<br />

tenermi fra le braccia. «Non penso che quello che<br />

abbiamo fatto sia sbagliato» disse in tono sommesso.<br />

«Sono felice che l’abbiamo fatto. Potessimo<br />

tornare indietro, lo rifarei.»<br />

Mi sentii pervadere da un misto di confusione<br />

e felicità. «Davvero? Cosa ti ha fatto cambiare<br />

idea?»<br />

«Perché sei irresistib<strong>il</strong>e» disse lui, chiaramente<br />

divertito dalla mia sorpresa. «E perché… ricordi le<br />

parole di Rhonda?»<br />

Fu un altro colpo, sentirla nominare. Ma poi<br />

rammentai l’espressione di Dimitri mentre la ascoltava<br />

e quello che aveva detto a proposito di sua<br />

nonna. Cercai di ricordare le parole esatte di<br />

Rhonda.


«Tipo che avresti perso qualcosa…» Evidentemente<br />

la memoria non mi aiutava.<br />

«”Perderai <strong>il</strong> tuo bene più prezioso, perciò abbine<br />

cura finché puoi.”»<br />

Naturalmente, lui si ricordava ogni parola.<br />

All’epoca non avevo dato troppo peso a quelle<br />

parole, ma adesso cercai di decifrarle. Lì per lì provai<br />

una gioia immensa: ero io <strong>il</strong> suo bene più prezioso.<br />

Poi gli rivolsi uno sguardo sgomento.<br />

«Aspetta un attimo. Pensi che io stia per morire? È<br />

per questo che sei venuto a letto con me?»<br />

«No, no, certo che no. Ho fatto quello che ho<br />

fatto perché… credimi, non è stato per questo. A<br />

prescindere dai dettagli… o addirittura se sia<br />

vero o no… Rhonda aveva ragione su una cosa.<br />

Le cose possono cambiare fac<strong>il</strong>mente. Cerchiamo<br />

di fare quello che è giusto, o piuttosto quello che<br />

gli altri dicono sia giusto. Ma a volte, questo va<br />

contro ciò che siamo… bisogna fare una scelta.<br />

Ancora prima dell’attacco degli Strigoi, mentre<br />

guardavo tutti i problemi che stavi affrontando,<br />

ho capito quanto sei importante per me. E questo<br />

ha cambiato tutto. Ero preoccupato per te… moltissimo.<br />

Tu non hai idea di quanto. E mi è sembrato<br />

inut<strong>il</strong>e cercare di comportarmi come se<br />

potessi mettere la vita di un Moroi prima della<br />

tua. Non succederà mai, non importa se gli altri<br />

dicono che è sbagliato. E così ho deciso che dove-


vo affrontare la situazione. Una volta presa questa<br />

decisione… non c’era più niente a ostacolarci.»<br />

Esitò, come se stesse ripensando alle parole<br />

appena pronunciate, mentre mi scostava i capelli<br />

dal viso. «O meglio, a ostacolarmi. Parlo per me.<br />

Non pretendo di sapere esattamente <strong>il</strong> perché tu<br />

l’hai fatto.»<br />

«Io l’ho fatto perché ti amo» dissi, come se fosse<br />

la cosa più ovvia del mondo. E in effetti, lo era.<br />

Lui rise. «Mi ci è voluto tutto un discorso per<br />

esprimere quello che sei riuscita a condensare in<br />

una sola frase.»<br />

«Perché è semplice. Io ti amo, e non voglio continuare<br />

a fingere che non sia così.»<br />

«Nemmeno io.» La sua mano lasciò <strong>il</strong> mio viso<br />

e trovò la mia. Intrecciammo le dita e ricominciammo<br />

a camminare. «Non voglio più bugie.»<br />

«E allora adesso che succederà? Fra di noi, intendo.<br />

Una volta che sarà tutto finito… con gli<br />

Strigoi…»<br />

«Be’, per quanto non mi piaccia alimentare le<br />

tue paure, avevi ragione su una cosa. Non possiamo<br />

più stare insieme… per <strong>il</strong> resto dell’anno accademico,<br />

voglio dire. Dobbiamo continuare a mantenere<br />

le distanze.»<br />

Provai una fitta di delusione, ma sapevo che<br />

aveva ragione. Finalmente non avremmo più nascosto<br />

a noi stessi la nostra relazione, ma non po-


tevamo certo sbandierarla ai quattro venti finché<br />

restavo la sua allieva.<br />

I nostri piedi sguazzavano nella fanghiglia. Gli<br />

uccelli cantavano sugli alberi, senza dubbio sorpresi<br />

nel vedere tanta attività da quelle parti a<br />

quell’ora del giorno. Dimitri fissava l’orizzonte, <strong>il</strong><br />

viso pensieroso. «Quando avrai preso <strong>il</strong> diploma e<br />

andrai con Lissa…» Non finì. Mi ci volle un momento<br />

per capire cosa stava per dire. Il mio cuore<br />

quasi si fermò.<br />

«Hai intenzione di chiedere un altro incarico,<br />

vero? Non sarai <strong>il</strong> suo guardiano.»<br />

«È l’unico modo per restare insieme.»<br />

«Ma non staremo veramente insieme» obiettai.<br />

«Se restiamo entrambi con lei, avremo lo stesso<br />

problema… io che mi preoccupo più per te che per<br />

lei. Lissa ha bisogno di due guardiani interamente<br />

dedicati a lei. Se riesco a farmi dare un incarico a<br />

Corte, saremo vicini tutto <strong>il</strong> tempo. E in un luogo<br />

sicuro come quello, gli orari dei guardiani sono<br />

molto più flessib<strong>il</strong>i.»<br />

Una parte piccina ed egoista di me avrebbe voluto<br />

subito ribattere che era una pessima idea, ma<br />

in realtà non lo era. Non avevamo altre opzioni<br />

migliori. Ognuna prevedeva scelte diffic<strong>il</strong>i. Sapevo<br />

che per lui era dura rinunciare a Lissa. Ci teneva a<br />

lei e voleva proteggerla con una passione quasi<br />

paragonab<strong>il</strong>e alla mia. Ma teneva di più a me, ed


era disposto al sacrificio per onorare <strong>il</strong> proprio senso<br />

del dovere.<br />

«D’accordo» dissi, riflettendoci a fondo.<br />

«Probab<strong>il</strong>mente riusciremo a vederci di più, se ci<br />

occupiamo di persone diverse. Potremo avere del<br />

tempo libero insieme. Se stessimo entrambi con<br />

Lissa, dovremmo alternarci nel farle da guardiani,<br />

e saremmo sempre divisi.»<br />

Gli alberi si andavano diradando, e mi dispiaceva<br />

perché non volevo lasciargli la mano. Mi sentii<br />

sbocciare nel petto un fiore di speranza e di gioia.<br />

Sapevo che era fuori luogo in quel momento, ma<br />

non potevo farne a meno.<br />

Dopo tutto questo tempo, dopo tante sofferenze,<br />

Dimitri e io saremmo stati insieme. C’era sempre<br />

la possib<strong>il</strong>ità che gli dessero un incarico lontano<br />

dalla Corte, ma anche in quel caso, saremmo<br />

riusciti a ritagliarci del tempo tutto per noi. I periodi<br />

di separazione sarebbero stati una sofferenza,<br />

ma ce l’avremmo messa tutta per far funzionare <strong>il</strong><br />

nostro rapporto. E sarebbe comunque stato meglio<br />

che continuare a vivere di bugie.<br />

Sì, ce l’avremmo fatta. Tutte le preoccupazioni<br />

di Deirdre sulle mie difficoltà a gestire i conflitti<br />

della mia vita sarebbero state superate. Avrei avuto<br />

entrambi: Lissa e Dimitri. Quel pensiero mi rese<br />

più forte, pronta come non mai ad affrontare l’attacco<br />

contro gli Strigoi. Lo avrei custodito in un


angolo della mente, come un amuleto portafortuna.<br />

Restammo in s<strong>il</strong>enzio per un po’. Come sempre,<br />

non c’era bisogno di dire tante parole. Sapevo che<br />

provava i miei stessi sentimenti di gioia, malgrado<br />

l’espressione impassib<strong>il</strong>e. Eravamo quasi ai margini<br />

della foresta, di nuovo visib<strong>il</strong>i agli altri, quando<br />

lui parlò di nuovo.<br />

«Presto avrai diciott’anni, ma anche in questo<br />

caso…» Sospirò. «Quando questa storia si saprà,<br />

un sacco di gente avrà da ridire.»<br />

«Sì, certo, se ne faranno una ragione.» Sapevo<br />

gestire pettegolezzi e critiche.<br />

«Immagino che tua madre mi darà del f<strong>il</strong>o da<br />

torcere.»<br />

«Stai per affrontare gli Strigoi, ed è di mia madre<br />

che hai paura?»<br />

Vidi un sorriso affiorargli sulle labbra. «Possiede<br />

una forza e una risolutezza di cui bisogna tener<br />

conto. Da chi pensi di averle prese tu?»<br />

Scoppiai a ridere. «E allora perché perdi tempo<br />

con me?»<br />

«Perché ne vale la pena, credimi.»<br />

Mi baciò di nuovo, approfittando delle ultime<br />

ombre del bosco. In un mondo normale, quella<br />

sarebbe stata una passeggiata felice e romantica, la<br />

mattina dopo aver fatto l’amore. Non ci saremmo<br />

preparati per una battaglia, non ci saremmo ango-


sciati per i nostri cari. Avremmo riso e scherzato,<br />

progettando in segreto la nostra prossima scappatella<br />

romantica.<br />

Ma non vivevamo in un mondo normale, anche<br />

se con quel <strong>bacio</strong> era fac<strong>il</strong>e lasciarsi andare alle<br />

fantasie.<br />

A malincuore ci allontanammo l’uno dall’altro e<br />

uscimmo dal bosco, diretti verso <strong>il</strong> palazzo dei<br />

guardiani. Ci aspettavano tempi oscuri, ma con<br />

quel <strong>bacio</strong> che ancora mi bruciava sulle labbra, mi<br />

sentivo capace di tutto.<br />

Anche di affrontare un branco di Strigoi.


vvVENTISETTE<br />

A quanto pareva, nessuno si era accorto della<br />

nostra assenza. Come promesso, erano arrivati<br />

altri guardiani, e ormai in tutto eravamo una<br />

cinquantina. Un vero e proprio esercito. Come nel<br />

caso degli Strigoi, anche i nostri numeri erano senza<br />

precedenti, a parte le vecchie leggende europee<br />

di grandi battaglie epiche fra le nostre razze.<br />

C’erano altri guardiani nel campus, ma alcuni dovevano<br />

restare per proteggere la scuola. Parecchi<br />

miei compagni di classe erano stati convocati per<br />

quel compito, ma una decina di loro (me compresa)<br />

avrebbero accompagnato gli altri alle grotte.<br />

Un’ora prima della partenza, ci riunimmo di<br />

nuovo tutti per ripassare <strong>il</strong> piano. Era presumib<strong>il</strong>e<br />

che gli Strigoi si fossero nascosti nell’ultima, enorme<br />

caverna, per uscire non appena fosse calato <strong>il</strong><br />

buio. Avremmo sferrato un duplice attacco, da entrambi<br />

gli accessi. Due gruppi di quindici guardiani,<br />

accompagnati da tre Moroi ciascuno, sarebbero<br />

entrati uno da una parte e uno dall’altra. Dieci<br />

guardiani avrebbero aspettato davanti a ciascun<br />

ingresso per impedire un’eventuale fuga degli


Strigoi. Io ebbi l’incarico di sorvegliare l’ingresso<br />

più lontano. Dimitri e mia madre facevano parte<br />

invece dei gruppi che sarebbero entrati. Avrei voluto<br />

tanto andare con loro, ma sapevo che ero già<br />

fortunata a poter partecipare. E in una missione<br />

come quella, ogni incarico era importante.<br />

Il nostro piccolo esercito si mise in movimento,<br />

camminando a passo svelto per coprire in fretta gli<br />

otto ch<strong>il</strong>ometri del percorso. Avevamo calcolato<br />

che ci avremmo messo poco più di un’ora, e che ci<br />

sarebbe stata ancora abbastanza luce per la battaglia<br />

e <strong>il</strong> ritorno. Nessuno Strigoi sarebbe stato<br />

all’esterno di vedetta, così avremmo raggiunto le<br />

grotte senza essere scoperti. Una volta che i nostri<br />

fossero entrati, però, era scontato che l’udito sv<strong>il</strong>uppatissimo<br />

degli Strigoi li avrebbe subito avvertiti<br />

dell’attacco.<br />

Si parlò poco o nulla durante <strong>il</strong> tragitto. Nessuno<br />

si sentiva in vena di chiacchierare, e la maggior<br />

parte dei discorsi fu di natura logistica. Io camminavo<br />

con i novizi, ma di tanto in tanto allungavo <strong>il</strong><br />

collo e incrociavo lo sguardo di Dimitri. Avevo la<br />

sensazione che adesso fra di noi ci fosse un legame<br />

invisib<strong>il</strong>e, così forte e potente che mi meravigliava<br />

che nessuno se ne accorgesse. La sua espressione<br />

era feroce e intensa per la battaglia imminente, ma<br />

io riuscivo a vedergli <strong>il</strong> sorriso negli occhi.<br />

Il gruppo si divise quando raggiungemmo l’in-


gresso più vicino del sistema di grotte. Dimitri e<br />

mia madre sarebbero entrati da lì, e nel guardarli<br />

un’ultima volta, provai qualcosa che non aveva<br />

più niente a che fare col mio romantico interludio<br />

di poco prima. Era angoscia, <strong>il</strong> timore di non rivederli<br />

mai più. Mi sforzai di ricordare a me stessa<br />

che erano in gamba: due dei migliori guardiani<br />

presenti. Se c’era qualcuno in grado di cavarsela in<br />

quella situazione, erano loro. Ero io quella che doveva<br />

essere accorta, e mentre percorrevamo gli altri<br />

ottocento metri ai piedi della montagna, mi affrettai<br />

a spingere quelle emozioni in fondo alla<br />

mente. Lì sarebbero dovute restare finché non fosse<br />

finito tutto. Ero in modalità di battaglia adesso,<br />

e non potevo permettere ai miei sentimenti di distrarmi.<br />

Eravamo quasi arrivati, quando colsi un barlume<br />

argenteo con la coda dell’occhio. Avevo tenuto<br />

a bada le frotte di immagini spettrali che dimoravano<br />

all’esterno delle difese magiche, ma questa,<br />

la volevo vedere. Era Mason. Stava lì, senza dire<br />

niente, con la sua solita espressione dolente. Anche<br />

stavolta, mi sembrava insolitamente pallido.<br />

Quando <strong>il</strong> nostro gruppo gli passò accanto, lui alzò<br />

una mano, se per un addio o una benedizione, non<br />

avrei saputo dirlo.<br />

All’ingresso delle grotte, la nostra compagine si<br />

divise. Alberta e Stan avrebbero guidato l’irruzio-


ne. Si fermarono davanti all’ingresso in attesa del<br />

momento preciso concordato con l’altro gruppo.<br />

La signora Carmack, l’insegnante di magia, era fra<br />

i Moroi che li avrebbero accompagnati. Aveva<br />

l’aria nervosa, ma determinata.<br />

Arrivò <strong>il</strong> momento, e gli adulti scomparvero. Il<br />

resto di noi rimase di guardia, disposti a semicerchio<br />

davanti all’imbocco della caverna. Il cielo era<br />

denso di nubi grigie. Il sole aveva cominciato la<br />

sua discesa, ma avevamo ancora tempo.<br />

«Sarà una passeggiata» mormorò Meredith, una<br />

delle altre tre ragazze dell’ultimo anno. Il suo tono<br />

però era incerto, come se volesse convincere più se<br />

stessa che me. «Un canestro fac<strong>il</strong>e. Faranno fuori<br />

quei mostri prima ancora che se ne accorgano. Noi<br />

non dovremo fare niente.»<br />

Speravo che avesse ragione. Ero pronta a combattere,<br />

ma se tutto andava secondo i piani, non ce<br />

ne sarebbe stata l’occasione.<br />

Aspettammo. Non avevamo nient’altro da fare.<br />

Ogni minuto sembrava durare un’eternità. Poi lo<br />

sentimmo: <strong>il</strong> rumore della battaglia. Esclamazioni<br />

smorzate e grugniti e ansiti. Qualche grido. Tutti<br />

noi ci irrigidimmo, i corpi talmente tesi da avere la<br />

sensazione che stessero per spezzarsi. Em<strong>il</strong>, <strong>il</strong> nostro<br />

capo, era <strong>il</strong> più vicino all’ingresso. Stringeva<br />

forte <strong>il</strong> paletto e aveva la fronte imperlata di sudore,<br />

mentre scrutava nell’oscurità della caverna,


pronto a cogliere qualsiasi traccia di Strigoi.<br />

Qualche minuto dopo, sentimmo un rumore di<br />

passi che correvano verso di noi. Avevamo tutti i<br />

paletti pronti. Em<strong>il</strong> e un altro guardiano si piazzarono<br />

ai lati della grotta, pronti a saltare addosso<br />

agli Strigoi in fuga e ucciderli.<br />

Ma non fu uno Strigoi a uscire, bensì Abby<br />

Badica. Era piena di graffi e sporca, ma viva. Aveva<br />

<strong>il</strong> volto teso e rigato di lacrime. Gridò quando ci<br />

vide tutti lì fuori, poi si rese conto di chi eravamo<br />

e crollò fra le braccia della persona più vicina:<br />

Meredith.<br />

Meredith sussultò, sorpresa, ma strinse Abby in<br />

un abbraccio di conforto. «Va tutto bene» le disse.<br />

«Tutto a posto. Sei fuori, al sole.»<br />

Meredith si sciolse con gent<strong>il</strong>ezza dall’abbraccio<br />

e condusse Abby verso un albero lì vicino. Abby si<br />

lasciò cadere e, una volta seduta, si nascose <strong>il</strong> viso<br />

fra le mani. Meredith riprese la sua postazione.<br />

Avrei voluto consolare Abby. Tutti noi avremmo<br />

voluto farlo, ma non potevamo muoverci.<br />

Un minuto dopo, uscì un altro Moroi. Era <strong>il</strong> signor<br />

Ellsworth, <strong>il</strong> maestro che avevo in quinta<br />

elementare. Anche lui aveva l’aspetto lacero, e sul<br />

collo spiccavano i segni dei morsi. Gli Strigoi lo<br />

avevano usato per nutrirsi, ma non lo avevano<br />

ucciso. Malgrado gli orrori a cui doveva aver assistito,<br />

<strong>il</strong> signor Ellsworth era calmo, con gli occhi


spalancati e vig<strong>il</strong>i. Afferrò subito la situazione e si<br />

affrettò a uscire dal nostro circolo.<br />

«Che succede lì dentro?» chiese Em<strong>il</strong>, gli occhi<br />

fissi sulla caverna. Alcuni dei guardiani avevano<br />

gli auricolari, ma immagino che nel furore della<br />

battaglia fosse diffic<strong>il</strong>e fare rapporto.<br />

«È un caos totale» rispose <strong>il</strong> signor Ellsworth.<br />

«Però ce la stiamo cavando alla grande. Diffic<strong>il</strong>e<br />

dire chi combatte contro chi, ma gli Strigoi sono<br />

impazziti. E qualcuno…» Aggrottò la fronte. «Ho<br />

visto qualcuno usare <strong>il</strong> fuoco contro gli Strigoi.»<br />

Nessuno di noi gli fornì spiegazioni. Era troppo<br />

complicato per <strong>il</strong> momento. Lui parve capire e si<br />

allontanò per andare a sedersi accanto a Abby ancora<br />

in lacrime.<br />

Ben presto, altri due Moroi e un dhampir che<br />

non conoscevo si unirono a Abby e al signor<br />

Ellsworth. Ogni volta che usciva qualcuno, pregavo<br />

che fosse Eddie. Fino a quel momento, erano<br />

fuggiti cinque prigionieri, e immaginavo che gli<br />

altri stessero scappando dall’altro ingresso più vicino<br />

alla scuola.<br />

Passarono parecchi minuti, ma nessun altro uscì<br />

dalla grotta. Avevo la camicia zuppa di sudore.<br />

Ogni tanto, cambiavo la presa sul paletto. Lo stringevo<br />

così forte che mi venivano i crampi alle dita.<br />

All’improvviso vidi Em<strong>il</strong> trasalire. La sua espressione<br />

concentrata mi fece intuire che stava riceven-


do un messaggio attraverso l’auricolare, e poco<br />

dopo mormorò una risposta. Alzò lo sguardo e<br />

chiamò con un cenno tre novizi.<br />

«Voi… riportateli a scuola» ordinò, indicando<br />

gli scampati, poi si rivolse a tre guardiani adulti.<br />

«Voi entrate. La maggior parte dei prigionieri sono<br />

scappati, ma i nostri sono in trappola. È una situazione<br />

di stallo.» I guardiani si mossero senza esitare,<br />

e qualche istante dopo, i novizi e i loro protetti<br />

si allontanarono.<br />

Restammo in quattro, due adulti – Em<strong>il</strong> e<br />

Stephen – e due novizi, io e Shane. La tensione era<br />

così palpab<strong>il</strong>e da poterla tagliare col coltello.<br />

Nessun altro usciva dalla grotta. Gli auricolari tacevano.<br />

Em<strong>il</strong> alzò gli occhi e parve allarmato.<br />

Seguii <strong>il</strong> suo sguardo. Era passato più tempo di<br />

quanto immaginassi. Il sole si era considerevolmente<br />

abbassato sull’orizzonte. Em<strong>il</strong> sussultò<br />

quando gli arrivò un altro messaggio.<br />

Ci guardò tutti, in preda alla preoccupazione.<br />

«Hanno bisogno di rinforzi per coprire la fuga<br />

dall’altra parte. Non sembra che ne abbiamo persi<br />

molti. Hanno solo problemi per la ritirata.»<br />

Molti, aveva detto. Non nessuno. Significava<br />

che avevamo perso almeno una persona. Mi sentii<br />

gelare.<br />

«Stephen, vai tu» disse Em<strong>il</strong>. Poi esitò, e io lessi<br />

<strong>il</strong> d<strong>il</strong>emma sul suo viso come in un libro aperto.


Anche lui voleva andare, ma essendo <strong>il</strong> capo da<br />

questa parte della grotta, non poteva abbandonare<br />

la postazione se non all’ultimo momento. Capii<br />

che stava pensando di disobbedire agli ordini ed<br />

entrare con Stephen, ma al tempo stesso sapeva di<br />

non poter lasciare da soli due novizi come me e<br />

Shane. Alla fine accadde l’imprevedib<strong>il</strong>e. Em<strong>il</strong> sospirò<br />

e disse: «Rose, vai con lui.»<br />

Non me lo feci ripetere due volte. Seguii Stephen<br />

ed entrai nella caverna. Subito fui investita da<br />

quella terrib<strong>il</strong>e nausea. Fuori faceva freddo, ma<br />

dentro era decisamente peggio. Ed era anche molto<br />

più buio. La nostra vista era abbastanza acuta<br />

da guidarci nell’oscurità, ma lì era buio pesto.<br />

Stephen accese una piccola torcia che teneva appesa<br />

alla giacca.<br />

«Vorrei poterti dire cosa fare, ma non so proprio<br />

cosa troveremo lì dentro» mi disse. «Tieniti pronta<br />

a tutto.»<br />

Mentre <strong>il</strong> buio cominciava a dissiparsi, i suoni si<br />

fecero più forti. Affrettammo <strong>il</strong> passo, con gli occhi<br />

che guizzavano in ogni direzione. All’improvviso<br />

ci ritrovammo nel grande antro segnato sulla mappa.<br />

In un angolo ardeva un falò acceso dagli<br />

Strigoi, niente di magico. La luce era sufficiente a<br />

farci vedere cosa era successo.<br />

Una parete della caverna era crollata, lasciando<br />

un ammasso di pietre. Nessuno era rimasto schiac-


ciato, ma aveva ostruito quasi per intero <strong>il</strong> passaggio<br />

dall’altro lato della caverna. Non sapevo se era<br />

stata opera di una magia, o se l’aveva provocata la<br />

battaglia. Forse era stata solo una coincidenza.<br />

Qualunque fosse la ragione, sette guardiani – fra<br />

cui Dimitri e Alberta – erano circondati da dieci<br />

Strigoi. Nessun conoscitore del fuoco era rimasto<br />

da questa parte, ma lampi di luce che baluginavano<br />

dal varco mi dissero che stavano ancora combattendo<br />

dall’altro lato. Vidi alcuni cadaveri riversi<br />

sul pavimento. Due erano Strigoi, ma non riuscii<br />

a distinguere gli altri.<br />

Il problema era chiaro. Per passare attraverso <strong>il</strong><br />

piccolo varco bisognava strisciare, ritrovandosi<br />

così in una posizione vulnerab<strong>il</strong>e. Questo significava<br />

che bisognava prima eliminare tutti gli<br />

Strigoi per poi poter fuggire. Stephen e io servivamo<br />

a pareggiare <strong>il</strong> numero. Arrivammo alle spalle<br />

degli Strigoi, ma tre di loro in qualche modo avvertirono<br />

la nostra presenza e si voltarono di scatto.<br />

Due si lanciarono su Stephen, e uno si avventò<br />

su di me.<br />

In una frazione di secondo entrai nel pieno della<br />

battaglia, a sfogare tutta la rabbia e la frustrazione<br />

represse. La caverna offriva poco spazio di<br />

manovra, ma per me era un vantaggio, perché lo<br />

Strigoi, per colpa della sua mole, aveva difficoltà a<br />

schivare o a scartare di lato, mentre io riuscivo a


evitare gran parte dei suoi colpi. Questo comunque<br />

non gli impedì di afferrarmi e sbattermi contro<br />

la roccia. Non accusai <strong>il</strong> colpo e subito mi mossi<br />

per eludere la mossa successiva. Misi a segno qualche<br />

colpo e, grazie alla mia corporatura più piccola,<br />

alla fine mi abbassai di scatto e lo trafissi col<br />

paletto prima che avesse modo di reagire. Con un<br />

unico movimento fluido estrassi l’arma e corsi ad<br />

aiutare Stephen. Aveva già eliminato uno degli<br />

aggressori, insieme ci liberammo dell’ultimo.<br />

Adesso restavano sette Strigoi. Anzi, sei. I guardiani<br />

intrappolati, sebbene in difficoltà, ne avevano<br />

ucciso un altro. Stephen e io afferrammo lo<br />

Strigoi più esterno del circolo. Era uno tosto – molto<br />

vecchio e molto forte – e per quanto fossimo in<br />

due, ci diede del f<strong>il</strong>o da torcere. Alla fine, però, riuscimmo<br />

ad abbatterlo. Grazie al numero ridotto di<br />

Strigoi, gli altri guardiani ripresero <strong>il</strong> sopravvento<br />

e guadagnarono terreno dalla loro posizione precaria.<br />

Ormai erano in numero sufficiente per combattere<br />

da soli.<br />

Quando rimasero soltanto due Strigoi, Alberta<br />

ci gridò di scappare. Le posizioni si erano invertite:<br />

adesso eravamo noi a circondare loro. Questo<br />

fac<strong>il</strong>itò la fuga di tre guardiani per dove eravamo<br />

arrivati noi. Nel frattempo, Stephen cominciò a<br />

strisciare attraverso <strong>il</strong> varco dall’altra parte. Dimitri<br />

impalò uno dei due Strigoi. Ne restava uno soltan-


to. Stephen si affacciò dal buco e gridò qualcosa ad<br />

Alberta che non riuscii a capire. Lei gli urlò qualcosa<br />

di rimando, senza voltasi a guardare. Lei,<br />

Dimitri e altri due stavano chiudendo <strong>il</strong> cerchio intorno<br />

all’ultimo Strigoi.<br />

«Rose» gridò Stephen, facendomi cenno di seguirlo.<br />

Seguire gli ordini. Era quello che facevamo.<br />

Abbandonai la mischia, inf<strong>il</strong>andomi nel varco più<br />

fac<strong>il</strong>mente di lui, grazie alla mia corporatura più<br />

piccola. Un altro guardiano mi seguì subito dopo.<br />

Non c’era nessuno da quell’altro lato della caverna.<br />

O la battaglia era finita o si era spostata. I cadaveri<br />

dimostravano però che era stata molto intensa.<br />

Vidi altri Strigoi, come anche un volto fam<strong>il</strong>iare:<br />

Yuri. Mi affrettai a distogliere lo sguardo e vidi<br />

Stephen aiutare un altro guardiano a passare. Poi<br />

toccò ad Alberta.<br />

«Sono morti» disse. «A quanto pare, però, ce ne<br />

sono altri che bloccano la ritirata laggiù in fondo.<br />

Dobbiamo sbarazzarcene prima che <strong>il</strong> sole tramonti.»<br />

Dimitri fu l’ultimo ad arrivare. Ci scambiammo<br />

uno sguardo fugace, poi cominciammo tutti a<br />

muoverci. Quella era la parte più lunga della galleria<br />

e correvamo con l’ansia di liberare gli ultimi<br />

dei nostri. All’inizio non vedemmo niente, poi<br />

lampi di luce ci indicarono che più avanti era in


corso una battaglia. La signora Carmack e mia madre<br />

erano impegnate con tre Strigoi. Il mio gruppo<br />

si lanciò all’attacco e, nel giro di pochi secondi, gli<br />

Strigoi furono eliminati.<br />

«E questi sono andati» ansimò mia madre. Ero<br />

felice di vederla ancora viva. «Ma credo che siano<br />

molti di più di quanto pensassimo. Devono averne<br />

lasciati alcuni qui quando sono venuti ad attaccare<br />

la scuola. Il resto dei nostri… quelli che sono sopravvissuti…<br />

sono già usciti.»<br />

«Ci sono altre diramazioni nelle grotte» disse<br />

Alberta. «Gli Strigoi potrebbero nascondersi lì.»<br />

Mia madre annuì. «Può darsi. Alcuni di loro<br />

sanno di essere in inferiorità numerica e si limiteranno<br />

ad aspettare che usciamo per poi fuggire.<br />

Altri, però, potrebbero inseguirci.»<br />

«E allora che facciamo?» chiese Stephen. «Li<br />

sterminiamo tutti? O ci ritiriamo?»<br />

Ci voltammo tutti verso Alberta, che prese in<br />

fretta la sua decisione. «Ci ritiriamo. Ne abbiamo<br />

eliminati <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e, e <strong>il</strong> sole sta calando.<br />

Dobbiamo tornare all’interno delle difese magiche.»<br />

Ci avviammo, così vicini alla vittoria, spinti dal<br />

pensiero che la luce del sole stava svanendo.<br />

Dimitri era al mio fianco. «Eddie ce l’ha fatta?» gli<br />

chiesi. Non avevo visto <strong>il</strong> suo corpo, ma non lo<br />

avevo nemmeno cercato con attenzione.


«Sì» rispose lui, col fiato grosso. Dio solo sapeva<br />

quanti Strigoi aveva combattuto quel giorno. «Lo<br />

abbiamo dovuto praticamente trascinare fuori.<br />

Voleva combattere.» Tipico di Eddie.<br />

«Mi ricordo questa curva» disse mia madre,<br />

men tre svoltavamo un angolo. «Non siamo lontani.<br />

Presto dovremmo essere fuori.» A quel punto,<br />

avevamo soltanto le torce delle giacche.<br />

Sentii la nausea appena un secondo prima che<br />

attaccassero. In corrispondenza di un’intersezione<br />

a T, sette Strigoi balzarono su di noi. Avevano lasciato<br />

passare <strong>il</strong> primo gruppo in fuga, ma erano<br />

rimasti in agguato per noi, tre da una parte e quattro<br />

dall’altra. Un guardiano, Alan, non li vide nemmeno<br />

arrivare. Uno Strigoi lo afferrò e gli spezzò <strong>il</strong><br />

collo con una fac<strong>il</strong>ità impressionante. Era stato così<br />

sim<strong>il</strong>e a quanto era accaduto a Mason che per poco<br />

non mi bloccai. Ma reagii subito, pronta a intervenire.<br />

Purtroppo la galleria era così angusta che non<br />

tutti riuscimmo a raggiungere gli Strigoi. Io rimasi<br />

indietro, con la signora Carmack al mio fianco, che<br />

a un tratto ebbe la visuale abbastanza sgombra da<br />

appiccare <strong>il</strong> fuoco a due Strigoi. Gli altri guardiani<br />

impegnati nella mischia li finirono con i paletti.<br />

Alberta si voltò verso di me e un altro paio di<br />

guardiani. «Ritiratevi!» gridò.<br />

Nessuno di noi voleva andarsene, ma non pote-


vamo fare granché in quello spazio ristretto. Vidi<br />

cadere un guardiano, e mi sentii stringere <strong>il</strong> cuore.<br />

Non lo conoscevo, ma non importava. Mia madre<br />

lo vendicò nel giro di pochi secondi, inf<strong>il</strong>ando <strong>il</strong><br />

paletto nel cuore dell’aggressore.<br />

Persi di vista la battaglia, quando insieme agli<br />

altri guardiani svoltai un angolo. In fondo alla galleria,<br />

intravidi un bagliore rossastro. L’uscita. I<br />

volti di altri guardiani si affacciarono dall’apertura.<br />

Ce l’avevamo fatta. Ma gli altri dov’erano?<br />

Corremmo fuori della grotta, all’aria aperta. Il<br />

gruppo si affollò intorno a noi, domandando cosa<br />

era successo. Il sole, notai sgomenta, era quasi<br />

scomparso. La nausea continuava a tormentarmi,<br />

segno che gli Strigoi erano ancora vivi.<br />

Qualche istante dopo, <strong>il</strong> gruppo di mia madre<br />

arrivò correndo lungo la galleria. A giudicare dal<br />

numero, un altro guardiano era caduto. Ma ormai<br />

erano vicini. Tutti eravamo tesi allo spasimo. Erano<br />

vicini, vicinissimi.<br />

Ma non abbastanza. Tre Strigoi si erano nascosti<br />

in un anfratto vicino all’imboccatura della grotta.<br />

Eravamo passati davanti a loro, ma non li avevamo<br />

visti, né loro ci avevano bloccati. Tutto accadde<br />

molto in fretta, nessuno ebbe <strong>il</strong> tempo di reagire.<br />

Uno degli Strigoi afferrò Celeste, con la bocca spalancata<br />

e i canini pronti ad affondare nel suo collo.<br />

Sentii un grido strozzato e poi vidi sangue sprizza-


e dappertutto. Un altro si avventò sulla signora<br />

Carmack, ma mia madre gliela strappò di mano e<br />

la spinse verso di noi.<br />

Il terzo Strigoi afferrò Dimitri. Da quando lo<br />

conoscevo, non lo avevo mai visto vac<strong>il</strong>lare. Era<br />

sempre più veloce, sempre più forte di chiunque<br />

altro. Non questa volta. Lo Strigoi lo aveva colto di<br />

sorpresa, ed era bastato quell’attimo di esitazione<br />

per farlo soccombere.<br />

Spalancai la bocca, inorridita. Era lo Strigoi biondo.<br />

Quello che mi aveva parlato durante la battaglia<br />

a scuola.<br />

Scaraventò Dimitri per terra e si avventò su di<br />

lui. Avvinghiati l’uno all’altro, lottavano in una<br />

dimostrazione di forza straordinaria. Poi vidi quegli<br />

orrendi canini affondare nel collo di Dimitri. Gli<br />

occhi rossi dello Strigoi scint<strong>il</strong>larono e incontrarono<br />

i miei.<br />

Udii un altro grido: stavolta era <strong>il</strong> mio.<br />

Mia madre fece per tornare indietro ad aiutare i<br />

caduti, ma comparvero altri cinque Strigoi. Fu <strong>il</strong><br />

caos. Non riuscivo più a vedere Dimitri, non sapevo<br />

cosa gli era successo. Un lampo di indecisione<br />

passò sul viso di mia madre, incerta se fuggire o<br />

combattere, poi riprese a correre verso di noi e<br />

l’uscita, con <strong>il</strong> rammarico negli occhi. Io cercai di<br />

correre dentro, ma qualcuno mi trattenne. Era<br />

Stan.


«Che vuoi fare, Rose? Ne stanno arrivando altri.»<br />

Perché non capiva? C’era Dimitri lì dentro.<br />

Dovevo salvare Dimitri.<br />

Mia madre e Alberta emersero, trascinandosi<br />

dietro la signora Carmack. Un gruppo di Strigoi le<br />

inseguiva, ma si fermarono di colpo proprio al<br />

margine del cono di luce dell’ingresso. Io stavo<br />

ancora cercando di divincolarmi da Stan. Mia madre<br />

mi afferrò e mi tirò via.<br />

«Rose, dobbiamo fuggire da qui!»<br />

«Lui è ancora dentro!» gridai, dibattendomi come<br />

un’ossessa. Come avevo fatto a uccidere degli<br />

Strigoi e non essere capace di liberarmi di quei<br />

due? «Dimitri è lì dentro! Dobbiamo tornare a<br />

prenderlo! Non possiamo abbandonarlo!»<br />

Urlavo e mi agitavo in preda a una furia incontenib<strong>il</strong>e,<br />

cercando di convincerli che dovevamo<br />

soccorrere Dimitri. Mia madre mi scrollò con foga<br />

e mi attirò a sé, guardandomi dritta negli occhi.<br />

«È morto, Rose! Non possiamo tornare dentro.<br />

Il sole sparirà fra quindici minuti, ed è quello che<br />

gli Strigoi stanno aspettando. Sarà buio prima che<br />

riusciamo a rientrare nei confini della scuola. Ogni<br />

secondo è prezioso… e potremmo non farcela comunque.»<br />

Vidi che gli Strigoi si erano raccolti davanti<br />

all’ingresso, gli occhi rossi che br<strong>il</strong>lavano di eccita-


zione. Riempivano completamente l’apertura, dovevano<br />

essere una decina, calcolai. Forse di più.<br />

Mia madre aveva ragione. Con la loro velocità, un<br />

vantaggio di quindici minuti poteva non bastare.<br />

Eppure, non riuscivo a muovere un passo. Non<br />

riuscivo a staccare gli occhi dalla caverna dove<br />

c’era Dimitri, dove c’era metà della mia anima.<br />

Non poteva essere morto. Lo fosse stato, sarei morta<br />

anch’io.<br />

Mia madre mi mollò un ceffone, e <strong>il</strong> dolore mi<br />

fece riemergere da quello stato di torpore.<br />

«Corri!» mi gridò. «È morto! Tu non devi fare la<br />

stessa fine!»<br />

Vidi <strong>il</strong> panico sul suo viso, <strong>il</strong> terrore che sua figlia<br />

venisse uccisa. Ricordai che Dimitri aveva<br />

detto che avrebbe preferito morire piuttosto che<br />

vedermi morta. Se fossi rimasta lì come una stupida,<br />

lasciando che gli Strigoi mi prendessero, avrei<br />

tradito entrambi.<br />

«Corri!» gridò lei di nuovo.<br />

E con le lacrime che mi inondavano <strong>il</strong> viso, mi<br />

misi a correre.


vvVENTOTTO<br />

L e dodici ore seguenti furono le più lunghe della<br />

mia vita.<br />

Il nostro gruppo tornò al campus, dopo una<br />

corsa rallentata dai tanti feriti. Per tutto <strong>il</strong> tragitto<br />

continuai ad avere la nausea, probab<strong>il</strong>mente perché<br />

gli Strigoi erano vicini. Se lo erano, comunque<br />

non riuscirono a raggiungerci, ed è anche probab<strong>il</strong>e<br />

che mi sentissi male semplicemente per quello<br />

che era successo nelle grotte.<br />

Una volta al sicuro dietro le difese, gli adulti si<br />

dimenticarono di noi novizi, presi com’erano da<br />

questioni ben più urgenti. I prigionieri erano stati<br />

tutti salvati, almeno quelli che erano sopravvissuti.<br />

Come temevo, gli Strigoi avevano deciso di usarne<br />

uno per nutrirsi prima che arrivassimo. Questo significava<br />

che ne avevamo salvati dodici, ma avevamo<br />

perso sei guardiani, compreso Dimitri. Non<br />

erano molti, considerando <strong>il</strong> numero impressionante<br />

di Strigoi che avevamo affrontato, ma se si faceva<br />

la sottrazione, significava che in realtà avevamo<br />

salvato soltanto sei vite. Ne era valsa la pena?<br />

«Non puoi fare questi conti» mi disse Eddie


mentre andavamo alla clinica. Tutti quanti, prigionieri<br />

e soccorritori, avevamo ricevuto l’ordine di<br />

farci visitare. «Non avete salvato soltanto quelle<br />

vite. Avete ucciso quasi trenta Strigoi, senza contare<br />

quelli nel campus. Pensa a tutte le persone che<br />

avrebbero potuto uccidere. In sostanza, avete salvato<br />

anche la vita di quelle vittime potenziali.»<br />

Una parte razionale di me sapeva che aveva<br />

ragione. Ma cosa c’entrava la razionalità quando<br />

Dimitri poteva essere morto? Era una cosa meschina<br />

ed egoista, ma in quel momento avrei barattato<br />

tutte quelle vite per lui. Lui però non avrebbe mai<br />

voluto. Lo conoscevo abbastanza da saperlo per<br />

certo.<br />

E c’era anche la remota, infima possib<strong>il</strong>ità che<br />

non fosse morto. Anche se <strong>il</strong> morso mi era parso<br />

piuttosto grave, magari lo Strigoi lo aveva abbandonato<br />

lì per fuggire. Forse, in quel preciso istante,<br />

Dimitri giaceva nella grotta, moribondo e bisognoso<br />

di cure. Quel pensiero e l’impossib<strong>il</strong>ità di aiutarlo<br />

mi facevano impazzire. Sapevo però che al momento<br />

non si poteva organizzare nessuna<br />

spedizione di soccorso. Al sorgere del sole, un altro<br />

gruppo sarebbe partito per andare a recuperare<br />

i caduti e dar loro una degna sepoltura. Fino ad<br />

allora dovevo aspettare.<br />

La dottoressa Olendzki mi fece una visita sommaria,<br />

decise che non avevo un trauma cranico o


altro, e mi mandò via dicendomi di curarmi da<br />

sola i graffi. Doveva occuparsi di altri pazienti in<br />

condizioni ben peggiori.<br />

Sapevo che la cosa più intelligente da fare in<br />

quelle ore di attesa era andare nella mia stanza o<br />

da Lissa. Avevo bisogno di riposo. Attraverso <strong>il</strong><br />

nostro legame, sentii che mi chiamava. Era preoccupata.<br />

Aveva paura. Ma sapevo che presto le<br />

avrebbero raccontato quello che era accaduto,<br />

quindi non serviva che andassi da lei, e io non avevo<br />

voglia di vederla. Non volevo vedere nessuno.<br />

Così, invece di andare in camera, mi rifugiai nella<br />

cappella. Dovevo fare qualcosa finché non fosse<br />

arrivata l’ora di tornare alle grotte. Pregare mi parve<br />

un’idea buona come un’altra.<br />

Durante <strong>il</strong> giorno la cappella in genere era vuota,<br />

ma non questa volta. Non c’era da sorprendersi.<br />

Vista la tragedia che ci aveva colpiti e tutti i morti<br />

che c’erano stati, era naturale che la gente andasse<br />

lì a cercare consolazione. Alcuni sedevano da soli,<br />

altri in piccoli gruppi. Alcuni piangevano, altri<br />

s’inginocchiavano e pregavano. Altri ancora fissavano<br />

nel vuoto, incapaci di credere a quanto era<br />

successo. Padre Andrew si aggirava per la cappella<br />

con una parola di conforto per tutti.<br />

Trovai un banco vuoto in un angolo appartato<br />

e mi sedetti. Tirai su le ginocchia, le circondai con<br />

le braccia e vi appoggiai la testa. Dalle pareti, le


icone dei santi e degli angeli ci osservavano s<strong>il</strong>enziose.<br />

Dimitri non poteva essere morto. No, era impossib<strong>il</strong>e.<br />

Lo avrei saputo, lo avrei sentito. Nessuno<br />

poteva sottrarre al mondo una vita come la sua.<br />

Nessuno che mi avesse tenuta fra le braccia nel<br />

letto come aveva fatto lui <strong>il</strong> giorno prima poteva<br />

essere morto. Eravamo stati troppo pieni di calore,<br />

di passione, di vita. Non ci poteva essere la morte<br />

subito dopo.<br />

Feci scorrere le dita sulla croce e sulle perline<br />

del chotki di Lissa che tenevo al polso. Cercai disperatamente<br />

di trasformare i miei pensieri in preghiere,<br />

ma non sapevo come fare. Se Dio esisteva,<br />

immaginavo che fosse abbastanza potente da sapere<br />

cosa volevo senza bisogno che dicessi le parole<br />

giuste.<br />

Le ore passarono. La gente entrava e usciva. Mi<br />

stancai di stare seduta e così mi sdraiai sulla panca.<br />

Dal soffitto dorato, altri angeli e santi mi fissavano.<br />

Tante schiere divine a proteggerci, pensai,<br />

ma cosa stavano facendo di concreto?<br />

Non mi accorsi nemmeno di essermi addormentata<br />

finché Lissa non mi svegliò. Sembrava<br />

lei stessa un angelo, con i capelli biondi che le<br />

incorniciavano <strong>il</strong> viso come un’aureola e gli occhi<br />

gent<strong>il</strong>i e compassionevoli come quelli dei<br />

santi.


«Rose» disse. «Ti abbiamo cercato dappertutto.<br />

Sei stata sempre qui?»<br />

Mi alzai a sedere, con le ossa rotte e gli occhi<br />

appannati. Visto che la notte prima non avevo dormito<br />

e che per giunta avevo partecipato a un attacco<br />

in piena regola, la mia stanchezza era più che<br />

comprensib<strong>il</strong>e.<br />

«Sì» risposi.<br />

Lei scosse la testa. «Sono passate ore. Dovresti<br />

mangiare qualcosa.»<br />

«Non ho fame.» Sono passate ore. Le afferrai <strong>il</strong><br />

braccio. «Che ore sono? Il sole è già sorto?»<br />

«No. Mancano ancora, oh, cinque ore.»<br />

Cinque ore. Come potevo aspettare ancora?<br />

Lissa mi toccò <strong>il</strong> viso, e io sentii la magia divampare<br />

attraverso <strong>il</strong> nostro legame. La mia pelle fu<br />

percorsa da un formicolio caldo e freddo, e tutti i<br />

tagli e i lividi scomparvero.<br />

«Non avresti dovuto farlo» dissi.<br />

Un fievole sorriso le increspò le labbra. «È tutto<br />

<strong>il</strong> giorno che lo faccio. Ho aiutato la dottoressa<br />

Olendzki.»<br />

«Già, ho saputo. Però… è solo che mi sembra<br />

strano. È una cosa che abbiamo sempre tenuto nascosta,<br />

no?»<br />

«Ormai non importa più se gli altri lo sanno»<br />

disse con una scrollata di spalle. «Dopo tutto quello<br />

che è successo, dovevo dare una mano. Ci sono


troppi feriti e se questo significa rivelare <strong>il</strong> mio<br />

segreto… be’, tanto prima o poi si sarebbe saputo.<br />

Anche Adrian è venuto ad aiutarci, anche se non<br />

ha potuto fare molto.»<br />

Fu allora che mi venne l’idea. Mi alzai di scatto.<br />

«Oh, mio Dio, Liss. Tu puoi salvarlo. Puoi aiutare<br />

Dimitri.»<br />

Un immenso dolore le si dipinse sul viso e passò<br />

attraverso <strong>il</strong> legame. «Rose» mormorò. «Dicono<br />

che Dimitri è morto.»<br />

«No» risposi. «Non può essere. Tu non capisci…<br />

Io credo che sia soltanto ferito. In maniera grave,<br />

questo sì. Ma se tu ci sarai quando lo riporteranno<br />

indietro, potrai guarirlo.» Poi, mi folgorò <strong>il</strong> più<br />

folle dei pensieri. «E se… se è morto…» Quanto mi<br />

facevano male quelle parole. «Tu puoi riportarlo in<br />

vita! Come hai fatto con me. Anche lui sarà baciato<br />

dalla tenebra.»<br />

Il suo viso si fece ancora più triste e <strong>il</strong> legame mi<br />

trasmise una nuova ondata di dolore, per me questa<br />

volta. «Non posso farlo. Riportare in vita i morti<br />

richiede un enorme dispendio di energia… e poi,<br />

non credo che potrei farlo per qualcuno che è morto,<br />

ehm, da così tanto tempo. Credo che debba essere<br />

successo da poco.»<br />

Sentii una folle disperazione nella mia stessa<br />

voce. «Ma almeno devi provarci.»<br />

«Non posso…» Deglutì a fatica. «Hai sentito


quello che ho detto alla regina. Dicevo sul serio.<br />

Non posso andare in giro a riportare in vita ogni<br />

persona morta. Questo significherebbe arrivare al<br />

genere di abuso che voleva Victor. Ecco perché lo<br />

abbiamo tenuto segreto finora.»<br />

«Lo lasceresti morire? Davvero non lo faresti?<br />

Non lo faresti per me?» Non stavo gridando, ma la<br />

mia voce era decisamente troppo alta per una chiesa.<br />

La maggior parte della gente se n’era andata e<br />

con tutto <strong>il</strong> dolore che gravava sul campus, i pochi<br />

rimasti non avrebbero fatto caso a uno sfogo del<br />

genere. «Io farei qualsiasi cosa per te. Lo sai. E tu<br />

non faresti questo per me?» Stavo per scoppiare in<br />

lacrime.<br />

Lissa mi osservò, la mente turbinante di m<strong>il</strong>le<br />

pensieri. Esaminò le mie parole, <strong>il</strong> mio viso, la mia<br />

voce. E all’improvviso capì. Finalmente comprese<br />

quello che provavo per Dimitri, capì che <strong>il</strong> nostro<br />

era molto di più che un rapporto istruttore-allieva.<br />

Nella sua mente si <strong>il</strong>luminarono una miriade<br />

di collegamenti come tante lampadine accese:<br />

commenti che avevo fatto, <strong>il</strong> comportamento mio<br />

e di Dimitri quando eravamo insieme… adesso<br />

tutte le cose che era stata troppo cieca per notare<br />

avevano un senso. Cominciarono a formarsi una<br />

quantità di domande nella sua testa, ma non ne<br />

espresse nessuna ad alta voce, né mi disse quello<br />

che aveva finalmente capito. Si limitò a prender-


mi una mano fra le sue e mi attirò verso di sé.<br />

«Mi dispiace, Rose. Mi dispiace non sai quanto,<br />

ma non posso.»<br />

A quel punto mi lasciai portare via, probab<strong>il</strong>mente<br />

in cerca di qualcosa da mangiare. Ma quando<br />

sedetti nella mensa, col vassoio di cibo davanti,<br />

<strong>il</strong> pensiero di mangiare mi fece venire una nausea<br />

peggiore di quella che sentivo all’avvicinarsi degli<br />

Strigoi. Lissa si arrese, avendo capito che non avrei<br />

fatto niente finché non avessi saputo cosa era successo<br />

a Dimitri. Salimmo in camera sua, e io mi<br />

sdraiai sul suo letto. Lei sedette accanto a me, ma<br />

non avevo voglia di parlare, e ben presto scivolai<br />

di nuovo nel sonno.<br />

Quando mi svegliai, trovai mia madre accanto a<br />

me.<br />

«Rose, stiamo andando a controllare le grotte.<br />

Tu non puoi venire con noi, ma se vuoi puoi accompagnarci<br />

fino ai confini della scuola.»<br />

Era <strong>il</strong> massimo che potevano concedermi, ma se<br />

questo significava scoprire cosa era successo a<br />

Dimitri anche solo un istante prima che se fossi<br />

rimasta agli alloggi, allora sarei andata. Lissa venne<br />

con me e seguimmo in coda <strong>il</strong> gruppo di guardiani.<br />

Ero ancora ferita dal suo rifiuto di guarire<br />

Dimitri, ma una parte di me nutriva la segreta speranza<br />

che non si sarebbe tirata indietro quando lo<br />

avesse visto.


I guardiani avevano messo insieme un gruppo<br />

numeroso per controllare le grotte, a scanso di<br />

brutte sorprese. Comunque eravamo abbastanza<br />

sicuri che gli Strigoi se ne fossero andati. Avevano<br />

perso <strong>il</strong> vantaggio e dovevano sapere che se fossimo<br />

tornati a prendere i morti, saremmo stati in<br />

tanti. Chiunque di loro fosse sopravvissuto, doveva<br />

essersene andato.<br />

I guardiani oltrepassarono le difese magiche, e<br />

<strong>il</strong> resto di noi si mise in attesa lungo <strong>il</strong> confine.<br />

Quasi nessuno parlava. Probab<strong>il</strong>mente ci sarebbero<br />

volute tre ore prima del loro ritorno, considerato<br />

<strong>il</strong> tragitto. Sforzandomi di ignorare la sensazione<br />

oscura e pesante come un macigno che mi<br />

opprimeva <strong>il</strong> petto, mi sedetti sul terreno, appoggiando<br />

la testa sulla spalla di Lissa. Quanto avrei<br />

voluto che i minuti volassero. Un Moroi conoscitore<br />

del fuoco creò un falò per riscaldarci.<br />

I minuti non volarono, ma alla fine passarono.<br />

Qualcuno gridò che i guardiani stavano tornando.<br />

Io balzai in piedi e corsi a vedere. Ciò che vidi mi<br />

raggelò.<br />

Lettighe. Lettighe che trasportavano i cadaveri<br />

di coloro che erano stati uccisi. Guardiani morti,<br />

con i volti cerei e gli occhi vuoti spalancati. Uno<br />

dei Moroi presenti si voltò e vomitò in un cespuglio.<br />

Lissa cominciò a piangere. Una dopo l’altra,<br />

le lettighe sf<strong>il</strong>arono davanti a noi. Io fissavo i cada-


veri con una sensazione di annientamento e di<br />

gelo, chiedendomi se avrei visto anche i loro fantasmi<br />

quando fossi uscita di nuovo dalle difese.<br />

Contai cinque morti, ma era come se fossero<br />

cinquecento. C’era un cadavere che non avevo visto,<br />

quello che temevo di vedere più di tutti. Corsi<br />

da mia madre, che stava aiutando a trasportare<br />

una lettiga. Non mi guardò, senza dubbio sapeva<br />

quello che stavo per chiederle.<br />

«Dov’è Dimitri?» domandai. «È… è…» La speranza<br />

era troppo grande, la domanda troppo importante.<br />

«È vivo?» Oh Dio. Le mie preghiere erano<br />

state esaudite? Era ancora nelle grotte, in attesa<br />

che gli mandassero un medico?<br />

Mia madre non rispose subito. A stento riconobbi<br />

la sua voce quando lo fece.<br />

«Non c’era, Rose.»<br />

Inciampai sul terreno accidentato e mi affrettai<br />

a raggiungerla di nuovo. «Aspetta, che significa?<br />

Magari è ferito ed è uscito in cerca di aiuto…»<br />

Lei continuava a non guardarmi. «Non c’era<br />

nemmeno Molly.»<br />

Molly era una dei Moroi che avevano usato per<br />

nutrirsi. Aveva la mia età, ed era alta e bella. Avevo<br />

visto <strong>il</strong> suo corpo esangue nella grotta, palesemente<br />

morto. Era impensab<strong>il</strong>e che fosse soltanto ferita,<br />

quindi non poteva essere uscita da sola. Molly e<br />

Dimitri. I loro corpi erano scomparsi.


«No» sbottai d’un tratto. «Non penserai che…»<br />

Una lacrima sgorgò dagli occhi di mia madre.<br />

Non l’avevo mai vista piangere. «Non so cosa pensare,<br />

Rose. Se è sopravvissuto, è possib<strong>il</strong>e… è possib<strong>il</strong>e<br />

che lo abbiano portato via con loro per usarlo<br />

più tardi.»<br />

Il pensiero di Dimitri come “riserva di cibo” era<br />

troppo orrib<strong>il</strong>e per esprimerlo a parole, ma non<br />

tanto orrib<strong>il</strong>e quanto l’alternativa. Tutte e due lo<br />

sapevamo.<br />

«Ma non avrebbero portato via Molly. Era morta<br />

da un pezzo.»<br />

Mia madre annuì. «Mi dispiace, Rose. Non sappiamo<br />

niente di sicuro. È probab<strong>il</strong>e che siano morti<br />

tutti e due, e che gli Strigoi abbiano portato via i<br />

corpi.»<br />

Stava mentendo. Era la prima volta in vita mia<br />

che la mamma mi diceva una bugia per proteggermi.<br />

Non era un tipo rassicurante, di quelli che<br />

s’inventano una storia confortante per far sentire<br />

meglio gli altri. Diceva sempre la verità nuda e<br />

cruda.<br />

Ma non questa volta.<br />

Mi fermai, mentre <strong>il</strong> gruppo continuava la sua<br />

triste marcia. Lissa mi raggiunse, preoccupata e<br />

confusa.<br />

«Che succede?» mi chiese.<br />

Non risposi. Mi voltai e cominciai a correre ver-


so <strong>il</strong> confine protetto dalle difese magiche. Lei mi<br />

seguì, chiamandomi. Nessun altro fece caso a noi<br />

perché, in tutta sincerità, chi poteva essere tanto<br />

stupido da oltrepassare le difese dopo quello che<br />

era successo?<br />

Io lo ero, ma comunque alla luce del giorno non<br />

avevo nulla da temere. Superai <strong>il</strong> punto dove la<br />

banda di Jesse l’aveva torturata e oltrepassai le linee<br />

invisib<strong>il</strong>i che delimitavano l’area protetta<br />

dell’Accademia. Lissa esitò un istante, poi mi seguì.<br />

Quando mi raggiunse, era senza fiato per la<br />

corsa.<br />

«Rose, che cosa stai fa…»<br />

«Mason!» gridai. «Mason, ho bisogno di te.»<br />

Gli ci volle qualche minuto per materializzarsi.<br />

Questa volta, non sembrava soltanto molto, molto<br />

pallido, ma la sua sagoma tremolava, come una<br />

candela sul punto di spegnersi. Stava lì a fissarmi,<br />

e anche se la sua espressione era sempre la stessa,<br />

ebbi la strana impressione che sapesse quello che<br />

volevo chiedergli. Lissa, al mio fianco, continuava<br />

a spostare lo sguardo fra me e lo spazio vuoto a cui<br />

mi rivolgevo.<br />

«Mason, Dimitri è morto?»<br />

Mason fece di no con la testa.<br />

«È vivo?»<br />

Di nuovo un no.<br />

Né vivo né morto. Il mondo intorno a me prese


a girare, mentre una miriade di puntini colorati mi<br />

danzavano davanti agli occhi. Il digiuno prolungato<br />

mi aveva fatto venire le vertigini ed ero sul punto<br />

di svenire. Ma no, dovevo mantenere <strong>il</strong> controllo.<br />

Di tutte le vittime… di tutte le vittime che<br />

avrebbero potuto scegliere, gli Strigoi non avrebbero<br />

di certo scelto lui.<br />

Le parole mi si bloccarono in gola e caddi in<br />

ginocchio, nello sforzo di pronunciarle.<br />

«È… è diventato uno Strigoi?»<br />

Mason esitò appena un istante, come se avesse<br />

paura di rispondermi, poi, lentamente, annuì.<br />

Il mio cuore andò in m<strong>il</strong>le pezzi. Il mio mondo<br />

andò in m<strong>il</strong>le pezzi.<br />

Perderai <strong>il</strong> tuo bene più prezioso…<br />

Non era di me che stava parlando Rhonda. E<br />

nemmeno della vita di Dimitri.<br />

Il tuo bene più prezioso.<br />

Era la sua stessa anima.


vvVENTINOVE<br />

C irca una settimana dopo, mi presentai alla<br />

porta di Adrian.<br />

Non avevamo avuto lezioni dal giorno dell’attacco,<br />

ma <strong>il</strong> normale coprifuoco era ancora in vigore,<br />

ed era quasi ora di ritirarsi. Adrian parve sbalordito<br />

di vedermi: era la prima volta che lo<br />

cercavo io, anziché <strong>il</strong> contrario.<br />

«Piccola dhampir» mi salutò, facendosi da parte.<br />

«Vieni, entra.»<br />

Passandogli accanto, fui investita da un intenso<br />

odore di alcol. Gli alloggi per gli ospiti dell’Accademia<br />

erano accoglienti, ma lui non aveva fatto<br />

nulla per tenere pulita la sua suite. Avevo la sensazione<br />

che non avesse più smesso di bere dal<br />

giorno dell’attacco. La tivù era accesa, e su un tavolino<br />

accanto al divano c’era una bottiglia di<br />

vodka mezza vuota. La presi e lessi l’etichetta. Era<br />

in russo.<br />

«Momento sbagliato?» chiesi, rimettendola a<br />

posto.<br />

«Non è mai <strong>il</strong> momento sbagliato per te» mi rispose<br />

galante. Aveva l’aria stravolta. Il suo viso era


ello come sempre, ma aveva due aloni scuri intorno<br />

agli occhi, come se non avesse dormito bene, o<br />

affatto. Mi indicò una poltrona e lui sedette sul<br />

divano. «Non ti vedo da un pezzo.»<br />

Mi accomodai. «Non volevo vedere nessuno»<br />

ammisi.<br />

Non avevo praticamente rivolto la parola a nessuno<br />

da quel fatidico giorno. Avevo passato tutto<br />

<strong>il</strong> tempo da sola o con Lissa. La sua compagnia mi<br />

confortava, ma non parlavamo molto. Lei capiva<br />

che avevo bisogno di elaborare quanto era successo<br />

e si limitava a starmi vicina, senza ass<strong>il</strong>larmi di<br />

domande su cose di cui non volevo parlare, anche<br />

se di domande ne aveva a decine.<br />

L’Accademia aveva commemorato i suoi morti<br />

in un’unica cerimonia solenne, anche se le singole<br />

famiglie avevano poi organizzato funerali privati.<br />

Io ero andata alla cerimonia comune. La cappella<br />

era gremita, la gente si stringeva anche in piedi<br />

pur di assistervi. Padre Andrew aveva letto i nomi<br />

dei caduti, compresi quelli di Dimitri e Molly. Nessuno<br />

parlò di quello che era successo loro. Il cordoglio<br />

era immenso, soverchiante, sembrava di annegarci<br />

dentro. Non si sapeva nemmeno come<br />

avrebbe fatto l’Accademia a rimettere insieme i<br />

cocci e ricominciare una vita normale.<br />

«Hai un aspetto orrib<strong>il</strong>e, peggio del mio» dissi<br />

ad Adrian. «Non credevo che fosse possib<strong>il</strong>e.»


Lui prese la vodka e bevve un sorso dalla bottiglia.<br />

«Macché. Tu sei sempre bella. Quanto a me…<br />

be’, è diffic<strong>il</strong>e spiegare. Le aure mi ossessionano. C’è<br />

tanto di quel dolore qui in giro che non puoi nemmeno<br />

immaginare. Lo sento irradiare da ogni persona<br />

che incontro a livello spirituale. È troppo. Al<br />

confronto, la tua aura scura mette di buon umore.»<br />

«È per questo che stai bevendo tanto?»<br />

«Già. Mi aiuta a bloccare la visione delle aure,<br />

per fortuna, ecco perché oggi non posso dirti<br />

com’è.» Mi offrì la bottiglia, e io rifiutai. Lui fece<br />

spallucce e bevve un altro sorso. «Allora, cosa posso<br />

fare per te, Rose? Ho la netta sensazione che<br />

non sei venuta soltanto per vedere come sto.»<br />

Aveva ragione e io mi sentivo un po’ in colpa<br />

per quello che stavo per chiedergli. Avevo riflettuto<br />

molto quell’ultima settimana. Elaborare <strong>il</strong> lutto<br />

di Mason era stato diffic<strong>il</strong>e. Anzi, non lo avevo<br />

ancora risolto quando era cominciata la storia dei<br />

fantasmi. E adesso ero costretta a ricominciare daccapo.<br />

E non si trattava solo di Dimitri; molti insegnanti<br />

erano morti, sia guardiani che Moroi. Non<br />

era morto nessuno dei miei amici più cari, ma alcuni<br />

compagni di scuola sì. Erano studenti dell’Accademia<br />

come me, e <strong>il</strong> pensiero di non rivederli<br />

mai più mi sembrava assurdo. C’erano tanti lutti<br />

da elaborare, tante persone a cui dire addio per<br />

sempre.


Ma… Dimitri. Lui era un caso diverso. In fin dei<br />

conti, come si fa a dire addio a una persona che<br />

non è davvero morta? Era questo <strong>il</strong> problema.<br />

«Mi servono soldi» dissi ad Adrian senza tanti<br />

preamboli.<br />

Lui inarcò un sopracciglio. «Richiesta inaspettata.<br />

Almeno da te. Gli altri me li chiedono in continuazione.<br />

E, di grazia, cosa dovrei finanziare?»<br />

Distolsi lo sguardo, concentrandomi sul televisore<br />

acceso. Passava la pubblicità di non so quale<br />

deodorante.<br />

«Lascio l’Accademia» dissi alla fine.<br />

«Inaspettato anche questo. Ti mancano pochi<br />

mesi al diploma.»<br />

Decisi di incontrare <strong>il</strong> suo sguardo. «Non importa.<br />

Ho delle cose da fare.»<br />

«Non mi sarei mai immaginato che avresti mollato.<br />

Andrai in una comune di sgualdrine di sangue?»<br />

«No» replicai. «Certo che no.»<br />

«Non fare l’offesa. Non era un’ipotesi assurda.<br />

Se non sarai un guardiano, cos’altro potresti fare?»<br />

«Te l’ho detto. Ho delle questioni da risolvere.»<br />

Aggrottò la fronte. «Questioni che ti metteranno<br />

nei guai?»<br />

Io scrollai le spalle. Lui scoppiò a ridere.<br />

«Che domanda stupida, eh? Tutto quello che fai


ti mette nei guai.» Puntellò <strong>il</strong> gomito sul bracciolo<br />

del divano e ci appoggiò sopra <strong>il</strong> mento. «Perché<br />

sei venuta da me per i soldi?»<br />

«Perché ce li hai.»<br />

Anche questo lo fece ridere. «E perché pensi che<br />

te li darei?»<br />

Non dissi niente. Mi limitai a fissarlo, sforzandomi<br />

di mettere quanto più fascino femmin<strong>il</strong>e<br />

possib<strong>il</strong>e nella mia espressione. Il suo sorriso svanì,<br />

mentre i suoi occhi verdi diventavano due fessure<br />

lampeggianti di frustrazione.<br />

«Accidenti, Rose. Non farlo. Non adesso. Stai<br />

giocando coi miei sentimenti. Non è giusto.»<br />

Tracannò altra vodka.<br />

Come dargli torto? Ero venuta da lui pensando<br />

di sfruttare la sua cotta per me per ottenere quello<br />

che volevo. Era un atto spregevole, ma non avevo<br />

scelta. Mi alzai e mi sedetti accanto a lui. Gli presi<br />

la mano.<br />

«Ti prego, Adrian» mormorai. «Ti prego, aiutami.<br />

Sei l’unico che può farlo.»<br />

«Non è giusto» ripeté, con la voce un tantino<br />

impastata dall’alcol. «Mi fai gli occhioni dolci, ma<br />

non è me che vuoi. Non sono mai stato io. È sempre<br />

stato quel Belikov, e Dio solo sa cosa farai adesso<br />

che è scomparso.»<br />

Aveva ragione anche su questo. «Non vuoi aiutarmi?»<br />

insistetti, sfruttando ancora <strong>il</strong> mio potere


di seduzione. «Sei l’unico con cui posso parlare…<br />

l’unico che mi capisce…»<br />

«Tornerai?» mi chiese.<br />

«Alla fine.»<br />

Gettò indietro la testa e trasse un profondo sospiro.<br />

I capelli, che avevo sempre considerato spettinati<br />

ad arte, oggi erano spettinati e basta. «Forse<br />

è meglio se parti. Forse riuscirai a superare la sua<br />

perdita più in fretta se ti allontani per un po’ di<br />

tempo. E ti farà bene anche stare lontana dall’aura<br />

di Lissa. Potrebbe rallentare la tua discesa nel baratro…<br />

frenare quella rabbia che ti accompagna<br />

sempre. Hai bisogno di essere più felice. E di non<br />

vedere più i fantasmi.»<br />

La mia seduzione vac<strong>il</strong>lò per un istante. «Lissa<br />

non è la causa delle mie visioni. Be’, lo è, ma non<br />

nel senso che credi tu. Vedo i fantasmi perché sono<br />

stata baciata dalla tenebra. Sono legata al mondo<br />

dei morti, e più uccido, più forte diventa quel legame.<br />

Ecco perché vedo i morti e perché mi sento<br />

strana quando gli Strigoi sono vicini. Adesso riesco<br />

a percepirli. Anche loro sono legati a quel mondo.»<br />

Lui si accigliò. «Stai dicendo che l’aura non significa<br />

niente? Che non assorbi gli effetti dello<br />

spirito?»<br />

«No. Anche questo succede. Ecco perché finora<br />

non riuscivamo a capire. Pensavo si trattasse di


una cosa sola, invece erano due diverse. Vedo i<br />

fantasmi perché sono stata baciata dalla tenebra.<br />

E mi arrabbio in fretta… divento cattiva addirittura…<br />

perché assorbo <strong>il</strong> lato oscuro di Lissa. Ecco<br />

perché la mia aura è nera, perché negli ultimi<br />

tempi scatto per un nonnulla. Al momento, l’unica<br />

conseguenza è un carattere particolarmente<br />

irascib<strong>il</strong>e…» Mi interruppi, pensando alla notte<br />

in cui Dimitri mi aveva impedito di inseguire<br />

Jesse. «Ma non so cosa potrebbe accadere in seguito.»<br />

Adrian sospirò. «Perché con te è tutto così complicato?»<br />

«Mi aiuterai? Per favore, Adrian?» Gli accarezzai<br />

la mano. «Ti prego, aiutami.»<br />

Spregevole, spregevole. Una cosa ignob<strong>il</strong>e, ma<br />

non m’importava. Contava solo Dimitri.<br />

Alla fine, Adrian si voltò a guardarmi. Per la<br />

prima volta da quando lo conoscevo, aveva l’aria<br />

vulnerab<strong>il</strong>e. «Quando tornerai, mi darai una possib<strong>il</strong>ità?»<br />

Nascosi la mia sorpresa. «Che vuoi dire?»<br />

«È come ho detto. Non mi hai mai voluto, non<br />

mi hai mai nemmeno preso in considerazione. I<br />

fiori, le attenzioni… ti rimbalzavano addosso. Eri<br />

così presa da lui, e nessuno lo notava. Se farai questa<br />

cosa di cui parli, mi prenderai sul serio? Al tuo<br />

ritorno, mi darai una possib<strong>il</strong>ità?»


Lo fissai a bocca aperta. Non me l’aspettavo<br />

proprio. Il mio primo istinto fu di rispondere no,<br />

che non avrei mai più potuto amare nessun altro,<br />

che <strong>il</strong> mio cuore era andato in frantumi insieme al<br />

pezzo della mia anima che Dimitri possedeva. Ma<br />

Adrian mi guardava con occhi colmi di speranza,<br />

senza traccia della sua natura beffarda. Le sue parole<br />

erano sincere, e mi resi conto che l’amore che<br />

aveva detto di provare per me in tono giocoso non<br />

era affatto uno scherzo. Lissa aveva avuto ragione<br />

sui suoi sentimenti.<br />

«Lo farai?» ripeté.<br />

Dio solo sa cosa farai adesso che è scomparso.<br />

«Sì.» Non una risposta onesta, ma necessaria.<br />

Adrian si voltò e bevve altra vodka. Non ne restava<br />

più molta. «Quando parti?»<br />

«Domani.»<br />

Posò la bottiglia, si alzò e andò in camera da<br />

letto. Tornò con un grosso rotolo di banconote. Mi<br />

chiesi se lo teneva sotto <strong>il</strong> letto. Me lo consegnò<br />

senza dire una parola, poi prese <strong>il</strong> telefono e fece<br />

qualche chiamata. Il sole era alto e <strong>il</strong> mondo umano,<br />

che gestiva la maggior parte del denaro dei<br />

Moroi, era sveglio e attivo.<br />

Cercai di guardare la tivù mentre lui parlava,<br />

ma non riuscivo a concentrarmi. La nuca mi prudeva<br />

da morire. Dato che non c’era modo di sapere<br />

quanti Strigoi io e gli altri avevamo ucciso, ci era


stato impresso un diverso tipo di tatuaggio invece<br />

dei soliti molnija. Mi ero dimenticata come si chiamava,<br />

ma questo tatuaggio somigliava a una piccola<br />

stella. Significava che quella persona era stata<br />

in battaglia e aveva ucciso molti Strigoi.<br />

Quando finalmente concluse le sue telefonate,<br />

Adrian mi porse un biglietto. Sopra c’erano <strong>il</strong> nome<br />

e l’indirizzo di una banca di Missoula.<br />

«Vai subito lì» mi disse. «Tanto credo che dovrai<br />

andarci comunque, se vuoi avvicinarti un minimo<br />

alla civ<strong>il</strong>tà. Ho aperto un conto a nome tuo… ci<br />

sono un sacco di soldi. In banca finiranno di riempire<br />

le scartoffie con te.»<br />

Alzandomi in piedi, mi inf<strong>il</strong>ai i soldi in tasca.<br />

«Grazie» dissi.<br />

E senza esitare, lo abbracciai forte. L’odore di<br />

vodka era nauseante, ma sentivo che glielo dovevo.<br />

Stavo approfittando dei suoi sentimenti per i<br />

miei scopi personali. Lui ricambiò <strong>il</strong> mio abbraccio<br />

e mi tenne stretta qualche istante prima di lasciarmi<br />

andare. Gli sfiorai la guancia con un <strong>bacio</strong> prima<br />

di staccarmi, e pensai che avrebbe smesso di<br />

respirare.<br />

«Non lo dimenticherò» gli sussurrai all’orecchio.<br />

«Immagino che non mi dirai dove sei diretta»<br />

disse lui.<br />

«No, infatti» risposi. «Mi dispiace.»


«Allora mantieni la tua promessa, e torna.»<br />

«Non ho usato la parola promessa» sottolineai.<br />

Lui sorrise e mi stampò un <strong>bacio</strong> sulla fronte.<br />

«Hai ragione. Mi mancherai, piccola dhampir.<br />

Abbi cura di te. Se ti dovesse servire qualcosa,<br />

fammelo sapere. Ti aspetterò.»<br />

Lo ringraziai di nuovo e me ne andai, senza<br />

prendermi <strong>il</strong> disturbo di dirgli che probab<strong>il</strong>mente<br />

avrebbe aspettato parecchio. Anzi, c’era la concreta<br />

possib<strong>il</strong>ità che non tornassi affatto.<br />

Il giorno dopo mi alzai presto, molto prima di<br />

tutti gli altri nel campus. Non avevo quasi chiuso<br />

occhio. Mi misi <strong>il</strong> borsone a tracolla, diretta negli<br />

uffici dell’amministrazione. L’ufficio principale<br />

non era ancora aperto, così mi sedetti sul pavimento<br />

davanti alla porta. Mentre aspettavo, mi guardai<br />

le mani e notai due piccoli frammenti dorati<br />

sull’unghia del pollice. Le ultime tracce della manicure.<br />

Una ventina di minuti più tardi, arrivò la<br />

segretaria con le chiavi e mi fece entrare.<br />

«Cosa posso fare per te?» mi chiese, dopo essersi<br />

seduta dietro la scrivania.<br />

Le porsi <strong>il</strong> fascio di fogli che tenevo in mano.<br />

«Mi ritiro.»<br />

La segretaria spalancò gli occhi. «Ma… cosa…<br />

non puoi…»<br />

Battei l’indice sui documenti. «Sì che posso. È<br />

tutto già comp<strong>il</strong>ato.»


Ancora incredula, la donna mi disse di aspettare<br />

e uscì in fretta dalla stanza. Un paio di minuti dopo,<br />

tornò con la preside Kirova. La Kirova doveva<br />

essere stata messa al corrente perché mi guardò<br />

con aria di disapprovazione da sopra <strong>il</strong> suo naso<br />

aqu<strong>il</strong>ino.<br />

«Rose Hathaway, cosa significa questa storia?»<br />

«Me ne vado» risposi. «Lascio. Mollo. Abbandono.<br />

Come preferisce.»<br />

«Non puoi farlo» disse lei.<br />

«Be’, è chiaro che posso, dato che tenete i moduli<br />

per <strong>il</strong> ritiro in biblioteca. Ho comp<strong>il</strong>ato tutto come<br />

richiesto.»<br />

La sua collera si trasformò in tristezza e angoscia.<br />

«So che ne hai passate tante ultimamente…<br />

tutti noi abbiamo ancora difficoltà a riprenderci…<br />

ma non c’è motivo di prendere una decisione<br />

così affrettata. E abbiamo bisogno di te più<br />

che mai.» Mi stava quasi pregando. Incredib<strong>il</strong>e,<br />

se si pensa che solo sei mesi prima voleva espellermi.<br />

«Non è affrettata» risposi. «Ci ho riflettuto a<br />

lungo.»<br />

«Fammi chiamare tua madre, così possiamo<br />

parlarne insieme.»<br />

«È partita per l’Europa tre giorni fa. Non che<br />

avrebbe fatto qualche differenza.» Indicai la riga<br />

del primo foglio dove c’era scritto data di nascita.


«Oggi compio diciotto anni. Mamma non può<br />

più fare niente. È una mia scelta. E adesso, per<br />

favore, vuole firmare <strong>il</strong> modulo oppure intende<br />

trattenermi in qualche modo? Cento a uno che in<br />

combattimento la stendo, preside.»<br />

Firmò <strong>il</strong> modulo, suo malgrado. La segretaria<br />

mi consegnò una copia del documento ufficiale<br />

che dichiarava che non ero più una studentessa<br />

della St. Vladimir’s Academy. Mi serviva per uscire<br />

dal cancello principale.<br />

Era una lunga camminata fino al cancello della<br />

scuola, e <strong>il</strong> sole morente dipingeva di rosso l’orizzonte<br />

a ovest. La temperatura aveva cominciato a<br />

salire, anche di sera. Finalmente la primavera era<br />

arrivata ed era piacevole stare all’aperto, per mia<br />

fortuna, perché avrei dovuto scarpinare parecchio<br />

per raggiungere l’autostrada. Da lì avrei fatto l’autostop<br />

fino a Missoula. L’autostop era rischioso,<br />

ma <strong>il</strong> paletto d’argento che avevo in tasca mi faceva<br />

sentire pronta per ogni evenienza. Nessuno me<br />

l’aveva tolto dopo l’attacco, e avrebbe fatto <strong>il</strong> suo<br />

dovere con qualunque umano malintenzionato<br />

come con gli Strigoi.<br />

Ero quasi arrivata al cancello quando la percepii.<br />

Lissa. Mi fermai e mi voltai verso un gruppetto<br />

di alberi in fiore. Lei era lì, immob<strong>il</strong>e, ed era riuscita<br />

a schermare così bene la mente che non mi ero<br />

accorta di averla praticamente a un passo da me. I


capelli e gli occhi le scint<strong>il</strong>lavano nella luce del<br />

tramonto, e mi sembrava troppo bella ed eterea<br />

per far parte di questo mondo brutale.<br />

«Ciao» dissi.<br />

«Ciao.» Si cinse <strong>il</strong> corpo con le braccia per riscaldarsi.<br />

I Moroi non avevano la stessa resistenza ai<br />

cambiamenti di temperatura che avevamo noi<br />

dhampir. Quello che per me era un piacevole tepore<br />

primaver<strong>il</strong>e, per lei era ancora freddo. «Lo sapevo»<br />

disse. «Dal giorno che hanno detto che <strong>il</strong> suo<br />

corpo era scomparso. Sapevo che avresti fatto una<br />

cosa del genere. Ho solo aspettato.»<br />

«Mi leggi la mente, adesso?» le domandai, triste.<br />

«No, ma so leggere te. Finalmente. Non posso<br />

credere di essere stata così cieca. Di non essermi<br />

mai accorta di nulla. Victor… diceva la verità.» Si<br />

voltò per un istante verso <strong>il</strong> tramonto, poi rivolse<br />

di nuovo <strong>il</strong> suo sguardo su di me. Un lampo d’ira,<br />

nei suoi occhi come nei suoi sentimenti, mi colpì.<br />

«Perché non me l’hai detto?» gridò. «Perché non<br />

mi hai detto che amavi Dimitri?»<br />

La fissai sbalordita. Non riuscivo a ricordare<br />

l’ultima volta che Lissa aveva gridato contro qualcuno.<br />

Forse l’autunno prima, ai tempi della storia<br />

di Victor. Gli accessi di collera erano una cosa mia,<br />

non sua. Anche mentre torturava Jesse, la sua voce<br />

aveva mantenuto una calma terrificante.<br />

«Non potevo dirlo a nessuno» risposi.


«Sono la tua migliore amica, Rose. Ne abbiamo<br />

passate tante insieme. Credi davvero che<br />

l’avrei detto a qualcuno? Avrei mantenuto <strong>il</strong> segreto.»<br />

Abbassai gli occhi a terra. «Lo so che l’avresti<br />

fatto. Solo che… non so. Non potevo parlarne.<br />

Nemmeno a te. Non riesco a spiegarmi.»<br />

«Quanto…» Cercò le parole per la domanda che<br />

la sua mente aveva già formulato. «Quanto era<br />

seria la storia? Eri solo tu oppure…?»<br />

«Tutti e due» risposi. «Lui ricambiava i miei<br />

sentimenti. Ma sapevamo di non poter stare insieme,<br />

per la differenza di età e per… be’, perché dovevamo<br />

proteggerti entrambi.»<br />

Lissa si accigliò. «Che significa?»<br />

«Dimitri ha sempre detto che se ci mettevamo<br />

insieme, ci saremmo preoccupati più l’uno dell’altra<br />

che di te. Non potevamo farlo.»<br />

Lissa fu pervasa dal senso di colpa al pensiero<br />

di averci tenuti divisi.<br />

«Non è colpa tua» mi affrettai a dirle.<br />

«Ma doveva… doveva esserci un modo… per<br />

risolvere <strong>il</strong> problema…»<br />

Mi strinsi nelle spalle, rifiutandomi di ricordare<br />

o di raccontare <strong>il</strong> nostro ultimo <strong>bacio</strong> nella foresta,<br />

quando Dimitri e io avevamo creduto di aver trovato<br />

la soluzione a tutti i nostri problemi.<br />

«Non so» dissi invece. «Cercavamo solo di stare


lontani. A volte funzionava. A volte no.»<br />

La sua mente era un vortice di emozioni. Le dispiaceva<br />

per me, ma era anche arrabbiata. «Avresti<br />

dovuto dirmelo» ripeté. «Non ti fidavi di me.»<br />

«Ma certo che mi fido di te.»<br />

«È per questo che te ne vai di nascosto?»<br />

«Non ha niente a che fare con la fiducia» dissi.<br />

«Sono io che… be’, non volevo dirtelo. Non potevo<br />

sopportare di dirti che stavo partendo o spiegarti<br />

<strong>il</strong> motivo.»<br />

«Lo so già» disse. «L’ho capito.»<br />

«Come?» esclamai. Quel giorno Lissa era piena<br />

di sorprese.<br />

«Io c’ero. Lo scorso autunno, quando siamo<br />

andati a Missoula col furgoncino. Lo shopping al<br />

centro commerciale? Tu e Dimitri parlavate degli<br />

Strigoi, di come la persona si trasforma in qualcosa<br />

di oscuro e malvagio che non ha più niente a<br />

che vedere con quello che era prima… e che la<br />

induce a fare cose orrib<strong>il</strong>i. E ho sentito…» Si interruppe,<br />

r<strong>il</strong>uttante a pronunciare le parole. E io non<br />

volevo sentirle quelle parole. Mi si riempirono gli<br />

occhi di lacrime al ricordo di me e lui seduti vicini,<br />

quel giorno, quando ci stavamo innamorando.<br />

Lissa deglutì e continuò. «Vi ho sentito dire che<br />

avreste preferito morire, piuttosto che diventare<br />

un mostro del genere.»<br />

Fra di noi cadde <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. Il vento si alzò e ci


soffiò nei capelli, intrecciando le mie ciocche scure<br />

a quelle bionde di Lissa.<br />

«Devo farlo, Liss. Devo farlo per lui.»<br />

«No» ribatté lei decisa. «Non devi. Non gli hai<br />

promesso niente.»<br />

«Non a parole, questo no. Ma tu… tu non capisci.»<br />

«Io capisco che stai cercando <strong>il</strong> modo di affrontare<br />

la cosa e che questo ti sembra quello giusto.<br />

Ma devi trovarne un altro per liberarti dal suo ricordo.»<br />

Scossi la testa. «Devo fare così.»<br />

«Anche se significa abbandonarmi?»<br />

Il modo in cui lo disse, lo sguardo che mi rivolse…<br />

oh, Dio. La mia mente fu invasa da una marea<br />

di ricordi. Eravamo amiche dall’infanzia.<br />

Inseparab<strong>il</strong>i. Legate. Eppure… anche io e Dimitri<br />

eravamo legati. Accidenti. Non avrei mai voluto<br />

scegliere fra loro.<br />

«Devo farlo» ripetei ancora una volta. «Mi dispiace.»<br />

«Ma è deciso che diventerai <strong>il</strong> mio guardiano e<br />

che verrai con me al college» obiettò. «Sei baciata<br />

dalla tenebra. Dovremo stare insieme. Se mi lasci…»<br />

L’orrib<strong>il</strong>e serpe dell’ombra cominciò a svolgere<br />

le sue spire e ad alzare la testa nel mio petto. Parlai<br />

con voce dura. «Se ti lascio, ti troveranno un altro


guardiano. Anzi, due. Sei l’ultima dei Dragomir. Si<br />

occuperanno loro della tua sicurezza.»<br />

«Ma non saranno mai te, Rose» disse. Quei luminosi<br />

occhi verdi mi fissavano con un tale affetto,<br />

una tale intensità che mi sentii sbollire la rabbia.<br />

Era così bella, così dolce… e pareva così ragionevole.<br />

Aveva ragione. Dovevo restare con lei.<br />

Dovevo…<br />

«Smett<strong>il</strong>a!» gridai, voltandomi di scatto. Stava<br />

usando la magia. «Non ti azzardare a usare la compulsione<br />

con me. Sei mia amica. Un amico non usa<br />

<strong>il</strong> suo potere contro l’altro.»<br />

«Un amico non abbandona l’altro» ribatté lei,<br />

aspra. «Se fossi davvero mia amica, non lo faresti.»<br />

Mi voltai di nuovo verso di lei, attenta a non<br />

guardarla troppo negli occhi, nel caso avesse deciso<br />

di insistere con la compulsione. La rabbia che si<br />

era raffreddata esplose di nuovo.<br />

«Qui non parliamo di te, okay? Questa volta si<br />

tratta di me. Non di te. Per tutta la vita, Lissa… per<br />

tutta la vita è stato sempre uguale per me. Loro<br />

vengono prima. Ho vissuto la mia vita per te. Sono<br />

stata addestrata a essere la tua ombra, ma sai una<br />

cosa? Voglio venire io per prima. Per una volta, ho<br />

bisogno di pensare a me stessa. Sono stanca di<br />

pensare sempre agli altri e di essere costretta ad<br />

accantonare quello che voglio io. Dimitri e io l’ab-


iamo fatto, e guarda cos’è successo. Adesso glielo<br />

devo. Mi dispiace se ti senti ferita, ma questa è la<br />

mia scelta!»<br />

Avevo gridato, senza mai riprendere fiato, e<br />

sperai che la mia voce non fosse arrivata ai guardiani<br />

di stanza al cancello. Lissa mi fissava con<br />

l’aria sconvolta e addolorata, mentre grosse lacrime<br />

che le scorrevano lungo le guance. Una parte<br />

di me rabbrividì di vergogna al pensiero di ferire<br />

proprio la persona che avevo giurato di proteggere.<br />

«Tu ami lui più di me» disse con un f<strong>il</strong>o di voce,<br />

quasi infant<strong>il</strong>e.<br />

«Lui ha bisogno di me.»<br />

«Anch’io ho bisogno di te. Lui è morto, Rose.»<br />

«No» dissi. «Ma lo sarà presto.» Mi arrotolai la<br />

manica e mi tolsi <strong>il</strong> chotki che Lissa mi aveva regalato<br />

per Natale. Glielo porsi. Lei esitò un istante<br />

prima di prenderlo.<br />

«E questo perché?»<br />

«Non posso portarlo. Spetta a un guardiano dei<br />

Dragomir. Lo riprenderò quando…» Stavo quasi<br />

per dire se, non quando. Credo che lei lo avesse<br />

intuito. «Quando tornerò.»<br />

Le sue mani si chiusero intorno alle perline. «Ti<br />

prego, Rose. Ti prego, non mi lasciare.»<br />

«Mi dispiace» dissi. Non avevo altro da offrirle.<br />

«Mi dispiace tanto.»


La lasciai in lacrime mentre riprendevo a camminare<br />

verso <strong>il</strong> cancello. Un pezzo della mia anima<br />

era morto quando Dimitri era caduto. Nel voltarle<br />

le spalle adesso, sentii che ne moriva un altro pezzo.<br />

Ben presto non sarebbe rimasto più niente dentro<br />

di me.<br />

I guardiani al cancello rimasero sbalorditi quanto<br />

la segretaria e la Kirova poco prima, ma non<br />

potevano fare niente. Buon compleanno, mi dissi<br />

amaramente. Finalmente diciotto anni. Ma non era<br />

come l’avevo sempre immaginato.<br />

Aprirono i cancelli e io uscii, ritrovandomi fuori<br />

dei confini della scuola e delle difese magiche. Le<br />

linee erano invisib<strong>il</strong>i, ma mi sentivo vulnerab<strong>il</strong>e ed<br />

esposta, come se avessi varcato un abisso enorme.<br />

Eppure, allo stesso tempo, provavo una forte sensazione<br />

di libertà, di controllo della mia vita. Mi<br />

avviai lungo <strong>il</strong> viale. Il sole era quasi scomparso<br />

oltre l’orizzonte; presto avrei dovuto affidarmi al<br />

chiaro di luna.<br />

Quando fui abbastanza lontana dai guardiani<br />

perché non potessero più sentirmi, mi fermai e<br />

chiamai: «Mason.»<br />

Aspettai a lungo. Quando comparve, a stento<br />

riuscivo a scorgerlo. Era ormai quasi del tutto trasparente.<br />

«È arrivato <strong>il</strong> momento, vero? Alla fine… alla<br />

fine stai per andare…»


Be’, non avevo idea di dove stesse andando.<br />

Non sapevo più cosa c’era al di là, se <strong>il</strong> regno celeste<br />

in cui credeva padre Andrew o un mondo completamente<br />

diverso dov’ero stata. Ma Mason capì<br />

e annuì.<br />

«Sono passati più di quaranta giorni, immagino<br />

che non ce la fai più» scherzai. «Sono felice… voglio<br />

dire, ti auguro di trovare la pace. Anche se<br />

speravo che mi aiutassi a trovarlo.»<br />

Mason scosse la testa, e non ci fu bisogno di<br />

parole per capire cosa voleva dirmi. Sei da sola,<br />

adesso, Rose.<br />

«Okay. Ti meriti <strong>il</strong> giusto riposo. E poi, credo di<br />

sapere dove cominciare a cercarlo.» Ci avevo pensato<br />

in continuazione nell’ultima settimana. Se<br />

Dimitri era dove pensavo, mi aspettava parecchio<br />

lavoro. L’aiuto di Mason sarebbe stato gradito, ma<br />

non volevo più dargli fastidio. Si era già dato tanto<br />

da fare.<br />

«Addio» gli dissi. «Grazie dell’aiuto… mi… mi<br />

mancherai.»<br />

La sua sagoma si fece sempre più fievole e, un<br />

istante prima di svanire del tutto, mi parve di<br />

scorgere <strong>il</strong> barlume di un sorriso, quel sorriso allegro<br />

e malandrino che adoravo. Per la prima<br />

volta dalla sua morte, pensare a Mason non mi<br />

fece stare male. Ero triste e avrei sentito la sua<br />

mancanza, ma sapevo che stava andando in un


posto bellissimo, un luogo di pace. Non mi sentivo<br />

più in colpa.<br />

Mi volsi a guardare la lunga strada che si snodava<br />

davanti a me. Ci avrei messo un bel po’.<br />

«E allora muoviti, Rose» mormorai.<br />

E così partii, per andare a uccidere l’uomo che<br />

amavo.


C ome sempre, non potrò mai esprimere tutta la<br />

gratitudine che provo per la mia famiglia e gli<br />

amici che mi hanno accompagnata nel lungo viaggio<br />

che comporta scrivere un libro, in particolare<br />

uno complesso come questo. Grazie a David e a<br />

Christina per le indicazioni via Internet; a I.A.<br />

Gordon e a Sherry Kirk per le consulenze sul russo;<br />

a Synde Korman per <strong>il</strong> rumeno; al mio saggio<br />

agente Jim McCarthy che mi toglie sempre le castagne<br />

dal fuoco; agli editor Jessica Rothenberg e<br />

Ben Schrank che sanno sempre come guidarmi;<br />

agli autori della Team Seattle per le ore di svago e<br />

allegria passate insieme; e a Jay per la sua infinita<br />

pazienza… e per le sue divertenti battute di tanto<br />

in tanto.

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