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Leggi il numero di novembre (formato Pdf, 7 - Questotrentino

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Mens<strong>il</strong>e <strong>di</strong> informazione e approfon<strong>di</strong>mento - Anno XXIX - n° 16 - <strong>novembre</strong> 2008<br />

Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, CNS Trento -<br />

Taxe Perçue - ISSN 1917-8799 - contiene I. R.<br />

<strong>novembre</strong> 2008 ● n. 16 ● € 4,00<br />

9 7 7 1 9 7 1 8 7 9 0 0 1 8<br />

0 0 1 6<br />

STUDENTI<br />

Un movimento contro l’ignoranza<br />

l’INTErvISTa<br />

L’avvocato degli ultimi<br />

aCQUa PrIvaTIZZaTa<br />

Perfino <strong>il</strong> Trentino rischia<br />

Un’ALTRA SPESA<br />

E’ POSSIBILE!<br />

Viaggio nel mondo dei Gruppi d’Acquisto Solidale trentini<br />

1


Le questioni su cui sceglieremo<br />

Ettore Paris<br />

Non è costume <strong>di</strong> questo giornale fornire<br />

in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> voto, non è questo <strong>il</strong><br />

compito <strong>di</strong> un organo <strong>di</strong> stampa. E QT<br />

ambisce a occuparsi delle tematiche politiche<br />

in termini ampi, senza ridurle ad<br />

un’opzione secca tra due can<strong>di</strong>dati favoriti.<br />

E tuttavia, al dunque <strong>di</strong> un’importante<br />

scelta elettorale, riteniamo doveroso<br />

esprimere i nostri giu<strong>di</strong>zi su coloro<br />

che potranno guidare – verso dove? - <strong>il</strong><br />

Trentino nei prossimi anni.<br />

Dunque, in questo inquieto 2008 la<br />

polarizzazione è tra le can<strong>di</strong>dature <strong>di</strong><br />

Dellai e Divina. Entrambi, attraverso<br />

parole ed opere (molto evidenti queste<br />

ultime in chi come Dellai viene da <strong>di</strong>eci<br />

anni <strong>di</strong> governo, ma anche in chi – Divina<br />

- ha sostenuto un’opposizione molto<br />

innervata nel sociale) prefigurano una<br />

visione della politica e del Trentino abbastanza<br />

chiara; anzi, due visioni, nettamente<br />

<strong>di</strong>stinte.<br />

Partiamo da Dellai. L’uomo è indubbiamente<br />

intelligente, preparato, capace:<br />

in un convegno su qualsivoglia tema è<br />

in grado <strong>di</strong> tenere un <strong>di</strong>scorso conclusivo<br />

che faccia sintesi <strong>di</strong> posizioni anche<br />

<strong>di</strong>scordanti, e fornisca una <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

marcia cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e. Aveva una lacuna fasti<strong>di</strong>osa,<br />

non sapeva l’inglese, ma in un<br />

anno l’ha imparato. Queste doti, unite a<br />

una tensione culturale verso <strong>il</strong> nuovo e<br />

a un’attenzione al sociale, lo hanno accompagnato<br />

nel progetto <strong>di</strong> un Trentino<br />

proteso alla modernità: centralità <strong>di</strong><br />

istruzione e cultura, convinto supporto<br />

a Università, innovazione, ricerca, ma<br />

all’interno <strong>di</strong> una visione sostanzialmente<br />

solidale, che non tralascia gli ul-<br />

QUESTOTREnTInO<br />

timi né esclude i nuovi arrivati.<br />

Però questa è solo una parte del<br />

Trentino e una parte pure <strong>di</strong> Dellai.<br />

Che è anche un politico tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong><br />

scuola dorotea: nelle zone periferiche<br />

della provincia ha agglutinato attorno<br />

a sé i boss locali, che a loro volta sono<br />

espressione degli interessi tra<strong>di</strong>zionali,<br />

spesso assistiti e insi<strong>di</strong>ati dalla globalizzazione.<br />

Emblematiche <strong>di</strong> tale gestione<br />

del potere sono ad esempio le alleanze<br />

del presidente con i costruttori e i cacciatori:<br />

è l’economia più <strong>di</strong>pendente dal<br />

pubblico, sono le clientele più bisognose<br />

<strong>di</strong> protezione, quelle con cui si tessono i<br />

rapporti priv<strong>il</strong>egiati, anche a scapito <strong>di</strong><br />

interessi più generali, come la protezione<br />

dell’ambiente. Non solo: <strong>il</strong> carattere<br />

forte, spigoloso e autoritario ha portato<br />

Dellai a piegare l’in<strong>di</strong>pendenza della<br />

struttura provinciale, a farne un doc<strong>il</strong>e<br />

strumento, minandone l’autorevolezza e<br />

la terzietà. In questo quadro, per nulla<br />

mo<strong>di</strong>ficato da esangui alleati, che non<br />

hanno nemmeno tentato <strong>di</strong> portare elementi<br />

correttivi, è nata grisentopoli.<br />

Proprio dai punti deboli del dellaismo<br />

nascono le inattese chances del<br />

centro-destra. Nascono dal rifiuto della<br />

“magnadora”, la sud<strong>di</strong>tanza ai voleri e<br />

interessi dei boss locali; dall’incertezza,<br />

nelle valli, per uno sv<strong>il</strong>uppo tra<strong>di</strong>zionale<br />

oggi rigoglioso, ma al contempo<br />

a rischio nel confronto con l’economia<br />

globalizzata: <strong>il</strong> turismo invernale rispetto<br />

ai para<strong>di</strong>si tropicali, <strong>il</strong> nostro porfido<br />

rispetto a quello argentino, le mele nonese<br />

rispetto a quelle cinesi. La ricetta <strong>di</strong><br />

Divina è però tutta declamatoria da un<br />

e<strong>di</strong>toriale<br />

lato, regressiva dall’altro. Sulla “magnadora”<br />

infatti <strong>il</strong> centro-destra accusa, e<br />

giustamente, ma non propone rime<strong>di</strong>, se<br />

non l’alternanza, cioè se stesso, che non<br />

è proprio (da Malossini alla Compagnia<br />

delle Opere) al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ogni sospetto.<br />

Sulle insicurezze delle valli la ricetta<br />

è brutale: meno controlli, meno tasse,<br />

meno ambiente, meno stato sociale,<br />

più sfruttamento, più lavoro nero. Alla<br />

globalizzazione si risponde chiudendosi<br />

a riccio, r<strong>il</strong>anciando <strong>il</strong> modello attuale<br />

ma imbruttito, <strong>il</strong>ludendosi <strong>di</strong> evitare<br />

la competizione attraverso la chiusura,<br />

oppure, se proprio non si può evitarla,<br />

vincendola con le imprese sgravate dagli<br />

obblighi sociali. All’interno <strong>di</strong> questa<br />

impostazione la xenofobia, che altrimenti<br />

è solo un rigurgito irrazionale,<br />

risulta conseguente: lo sporco negro va<br />

spremuto come un limone, chi ciancia<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti è un imbec<strong>il</strong>le.<br />

Dulcis in fundo: l’irr<strong>il</strong>evanza, anzi <strong>il</strong><br />

fasti<strong>di</strong>o, verso l’istruzione e la cultura.<br />

Quando Divina riven<strong>di</strong>ca nelle scuole<br />

dei paesini le pluriclassi (più classi nella<br />

stessa aula con lo stesso insegnante),<br />

contro lo “sra<strong>di</strong>camento” del pullmino<br />

che porta i bambini a una scuola vera<br />

<strong>di</strong>stante 15 ch<strong>il</strong>ometri o quando pre<strong>di</strong>ca<br />

la fine dei contributi al Festival dell’Economia<br />

in favore della promozione del<br />

puzzone <strong>di</strong> Moena, <strong>il</strong> nostro prefigura<br />

un Trentino drammaticamente incolto e<br />

chiuso su se stesso, che orgogliosamente<br />

sban<strong>di</strong>era l’ignoranza e la limitatezza<br />

come elementi fondanti della propria<br />

identità.<br />

Al lettore le conclusioni.<br />

3


la foto Lucio Tonina<br />

1985, Trento, piazza D’Arogno, a lato del<br />

Duomo. Uno sguardo sull’emarginazione.<br />

4 <strong>novembre</strong> 2008


Via Calepina, 65 (C.P. 181) - 38100 Trento<br />

Tel. 0461 232096 - Fax 0461 1860168<br />

E-ma<strong>il</strong>: redazione@questotrentino.it<br />

Sito internet: www.questotrentino.it<br />

Un <strong>numero</strong>: € 4,00<br />

Abbon. annuale: € 40,00 - Estero: € 55,00<br />

C.C.P. n° 10393387 intestato a <strong>Questotrentino</strong><br />

Iscritto al n° 313 del Reg. Stampa<br />

del Tribunale <strong>di</strong> Trento.<br />

Sped. in abb. post. Gruppo 50%<br />

PRoPRIETà: Cooperativa a r.l. Altrotrentino,<br />

Reg Tribunale <strong>di</strong> Trento n° 5884/XVI<br />

STAMPA: Litografica E<strong>di</strong>trice Saturnia, Trento<br />

REDAZIoNE: Carlo Dogheria (caporedattore)<br />

Renato Ballar<strong>di</strong>ni, Mauro Bon<strong>di</strong>, Alberto<br />

Brodesco, Luigi Casanova, Piergiorgio<br />

Cattani, Roberto Devig<strong>il</strong>i, Michele Guarda,<br />

Na<strong>di</strong>a Ioriatti, Mattia Maistri, Marco Niro,<br />

Ettore Paris, Mattia Pelli, Lorenzo Piccoli,<br />

Fabrizio Rasera, Nicola Salvati, Stefano<br />

Zanella<br />

AMMINISTRAZIoNE: Nicola Salvati<br />

DISTRIBUZIoNE: Grafiche Argentarium<br />

IMPAGINAZIoNE: Tòs<br />

GRAFICA: Carlo Nichelatti<br />

PRoGETTo GRAFICo: Designfabrik<br />

DISEGNI: S<strong>il</strong>via Marzari<br />

FoTo DI CoPERTINA: Marco Parisi<br />

DIrETTorE rESPoNSabIlE:<br />

Ettore Paris<br />

QT esce <strong>il</strong> primo sabato <strong>di</strong> ogni mese.<br />

Il prossimo <strong>numero</strong> sarà in e<strong>di</strong>cola sabato 6<br />

<strong>di</strong>cembre 2008<br />

Aderente a “Cronache Italiane - Forum<br />

nazionale della stampa perio<strong>di</strong>ca locale”<br />

Associato a “Me<strong>di</strong>acoop - Associazione<br />

nazionale delle Cooperative E<strong>di</strong>toriali e della<br />

Comunicazione”<br />

Stampato su carta riciclata dalla qualità<br />

ecologica certificata con marchio Ecolabel<br />

3 L’e<strong>di</strong>toriale<br />

4 La foto<br />

Lucio Tonina<br />

7 Trentagiorni<br />

13<br />

Dentro <strong>il</strong> movimento<br />

Studenti e dottoran<strong>di</strong> contro l’ignoranza<br />

Luca Facchini - Lorenzo Piccoli<br />

8 “non consumo,<br />

ma ut<strong>il</strong>izzo”<br />

Viaggio nel mondo dei Gruppi d’Acquisto<br />

Solidale trentini<br />

Marco Niro<br />

18 L’intervista<br />

L’avvocato che non ti aspetti<br />

Intervista all’avv. Elena Biaggioni<br />

Giulio Dalla Riva<br />

20 Progettopoli<br />

Storie <strong>di</strong> affaristi e m<strong>il</strong>lantatori<br />

Ettore Paris<br />

23 Moschea:<br />

la Chiesa parli chiaro<br />

La Curia alla ricerca <strong>di</strong> un modus viven<strong>di</strong><br />

con la comunità islamica<br />

Piergiorgio Cattani<br />

24 Acqua, cioè democrazia<br />

Anche in Trentino i rischi della<br />

privatizzazione<br />

Marco Bersani<br />

28 La montagna<br />

non è una palestra<br />

Riflessioni sul congresso del CAI<br />

Luigi Casanova<br />

29 Chi vuol essere insegnante?<br />

Scuole <strong>di</strong> ab<strong>il</strong>itazione: continua l’o<strong>di</strong>ssea<br />

degli aspiranti professori<br />

Mattia Maistri<br />

<strong>novembre</strong> 2008<br />

30 Dal Sud Tirolo<br />

Piccoli stranieri a scuola<br />

Alessandra Zendron<br />

31 Da Innsbruck<br />

Haider: la lady D. della Carinzia<br />

Gerhard Fritz<br />

32 Risiko<br />

Il mercato non è più una virtù<br />

Carlo Saccone<br />

33 Il colore degli altri<br />

Le ambiguità dell’integrazione<br />

Mattia Pelli<br />

34 Pro Memoria<br />

Un rappresentante<br />

dell’Italia migliore<br />

Renato Ballar<strong>di</strong>ni<br />

36 Lettere e interventi<br />

40 Monitor<br />

47 Piesse


trentagiorni<br />

laborfonds: i no<strong>di</strong> al pettine<br />

A marzo (ve<strong>di</strong> <strong>Questotrentino</strong><br />

n° 5/08) avevamo parlato dei<br />

rischiosi consigli dati allora da<br />

Laborfonds (<strong>il</strong> fondo pensione<br />

regionale per lavoratori <strong>di</strong>pendenti)<br />

ai propri iscritti, nel<br />

momento in cui essi dovevano<br />

scegliere a quale delle linee del<br />

nuovo multicomparto passare.<br />

Ci era sembrato un grave azzardo,<br />

da parte <strong>di</strong> Laborfonds, consigliare<br />

la linea <strong>di</strong>namica (60%<br />

in azionario) a chi avesse una<br />

bassa propensione al rischio.<br />

Anche consigliare loro la linea<br />

b<strong>il</strong>anciata (40% <strong>di</strong> azionario) ci<br />

era parso eccessivo, ed a chi non<br />

volesse rischiare noi avevamo<br />

suggerito <strong>di</strong> optare per la linea<br />

garantita (10% <strong>di</strong> azionario, 2%<br />

<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento annuo garantito).<br />

Oggi i fatti, purtroppo per chi ha<br />

seguito i consigli <strong>di</strong> Laborfonds,<br />

ci danno ragione: al 15 ottobre,<br />

la linea <strong>di</strong>namica perdeva <strong>il</strong> 5%,<br />

quella b<strong>il</strong>anciata <strong>il</strong> 4,3. La linea<br />

garantita, invece, guadagnava lo<br />

0,7%.<br />

Tar ed elezioni,<br />

<strong>il</strong> grande pasticcio<br />

Dunque, si voterà <strong>il</strong> 9 <strong>novembre</strong>,<br />

quin<strong>di</strong>ci giorni dopo la<br />

data prevista e dopo <strong>il</strong> voto <strong>di</strong><br />

Bolzano. E’ un pasticcio, che si<br />

presta al rischio <strong>di</strong> futuri invalidamenti<br />

per molteplici motivi,<br />

<strong>il</strong> più robusto dei quali la non<br />

contestualità del voto nelle due<br />

province, espressamente sancita<br />

dallo Statuto d’Autonomia.<br />

Come si è giunti a questo? Ripercorriamo<br />

la vicenda.<br />

Atto primo. L’Udc, da sempre<br />

nel centro-destra, decide, fra<br />

gran<strong>di</strong> contrasti, <strong>di</strong> passare alla<br />

coalizione <strong>di</strong> Dellai. Il segretario<br />

Paolo Dal Rì (contrario a Dellai)<br />

presenta in Tribunale la lista<br />

l’ultimo giorno all’ultimo momento,<br />

dopo <strong>di</strong> che scompare.<br />

Ma nelle carte manca l’autentica<br />

della sua firma, dettaglio bas<strong>il</strong>are<br />

(come non può non sapere<br />

Dal Rì, <strong>di</strong> professione avvocato).<br />

Dov’è Dal Rì? Dal dentista, si saprà<br />

poi. Come mai non risponde<br />

al cellulare? E’ scarico, <strong>di</strong>rà.<br />

Sta <strong>di</strong> fatto che quando riappare,<br />

è troppo tar<strong>di</strong>, la lista non viene<br />

accettata.<br />

Atto secondo. I maggiorenti<br />

dell’Udc, Ivo Tarolli e Marcello<br />

Carli, s<strong>il</strong>urano Dal Rì e presentano<br />

al Tar un ricorso perché la<br />

lista sia riammessa. Il 9 ottobre<br />

<strong>il</strong> Tar riammette l’Udc con una<br />

sentenza scritta dal giu<strong>di</strong>ce Fiorenzo<br />

Tomaselli.<br />

Atto terzo. Sergio Divina della<br />

Lega, principale contendente <strong>di</strong><br />

Dellai, rassicura: non intende<br />

andar per tribunali per azzoppare<br />

<strong>il</strong> concorrente, togliendogli<br />

per una formalità l’appoggio <strong>di</strong><br />

una lista alleata. Poi evidentemente<br />

ci ripensa, perché Alessandro<br />

Savoi, anch’egli della<br />

Lega, presenta appello al Consiglio<br />

<strong>di</strong> Stato contro la sentenza<br />

del Tar.<br />

Atto quarto. Il Consiglio <strong>di</strong> Stato<br />

dà ragione a Savoi. Con una<br />

sentenza molto secca, afferma<br />

che l’esclusione era sacrosanta, e<br />

che <strong>il</strong> Tar è andato fuori dal seminato.<br />

A Dellai non resta che<br />

accettare l’esclusione degli alleati,<br />

e rinviare la data delle elezioni.<br />

Il pasticcio è servito.<br />

Commento. La Lega, che fingendo<br />

<strong>di</strong> niente si libera degli<br />

avversari aggrappandosi alla<br />

burocrazia, non fa una bella<br />

figura. Meno che meno l’Udc,<br />

con i poco limpi<strong>di</strong> appro<strong>di</strong> delle<br />

sue beghe interne. Ma chi esce<br />

peggio è <strong>il</strong> Tar. Non sfugge che,<br />

se non avesse accolto <strong>il</strong> ricorso<br />

dell’Udc con motivazioni poi<br />

giu<strong>di</strong>cate inconsistenti, le elezioni<br />

si sarebbero svolte regolarmente<br />

<strong>il</strong> 26 ottobre. Né sfugge<br />

che <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>ce Tomaselli sia<br />

un <strong>di</strong>pendente della Provincia,<br />

nominato dalla stessa come giu<strong>di</strong>ce<br />

del Tar; e sia lo stesso che,<br />

in un’intercettazione <strong>di</strong> tangentopoli,<br />

deferente andava all’Autobrennero<br />

da S<strong>il</strong>vano Grisenti<br />

ad informarlo sui lavori del Tribunale.<br />

Però <strong>il</strong> <strong>di</strong>avolo insegna a fare le<br />

pentole ma non i coperchi. La<br />

troppa vicinanza della politica<br />

ai giu<strong>di</strong>ci gli si è ritorta contro,<br />

provocando <strong>il</strong> pasticciaccio.<br />

Il <strong>di</strong>fetto evidentemente sta nel<br />

manico: nella potestà <strong>di</strong> nomina<br />

dei giu<strong>di</strong>ci amministrativi<br />

da parte della Pat. Su questo QT<br />

nel settembre scorso aveva tenuto<br />

un partecipato convegno<br />

sull’“Autonomia che fa male”.<br />

Non sapevamo nemmeno noi<br />

quanto avessimo ragione.<br />

Inceneritore, si tira dritto.<br />

buone pratiche ignorate,<br />

anche dai me<strong>di</strong>ci<br />

Il 18 ottobre, ad un convegno<br />

organizzato da Col<strong>di</strong>retti,<br />

Nimby trentino e Italia Nostra<br />

col patrocinio <strong>di</strong> alcuni Comuni<br />

della Rotaliana, l’assessore<br />

all’Ambiente <strong>di</strong> Ponte nelle Alpi<br />

(BL) ha raccontato come, nel<br />

giro <strong>di</strong> un anno, grazie al porta<br />

a porta, la loro <strong>di</strong>fferenziata<br />

sia passata dal 24% all’82%. La<br />

stessa percentuale cui sono arrivati<br />

nel 2008 in Val <strong>di</strong> Fiemme,<br />

e poco meno <strong>di</strong> quanto si è riusciti<br />

a fare quest’anno a Gardolo<br />

e a Meano.<br />

Nel gennaio 2008, Paolo Mayr, <strong>di</strong><br />

Italia Nostra, da noi intervistato<br />

(ve<strong>di</strong> <strong>Questotrentino</strong> n°2/08),<br />

aveva parlato <strong>di</strong> una metodologia<br />

<strong>di</strong> smaltimento, <strong>il</strong> trattamento<br />

meccanico-biologico a<br />

freddo, agib<strong>il</strong>e con una <strong>di</strong>fferenziata<br />

al 75%, che permetterebbe<br />

<strong>di</strong> fare a meno dell’inceneritore,<br />

in quanto capace <strong>di</strong> lasciare, al<br />

6 <strong>novembre</strong> 2008


termine del trattamento, meno<br />

rifiuto <strong>di</strong> quanto verrebbe lasciato<br />

dall’inceneritore (e peraltro<br />

non rifiuto pericoloso, come<br />

sono invece le ceneri).<br />

Cos’è accaduto da allora? Mentre<br />

i nostri amministratori si<br />

impegnavano in lunghe trasferte<br />

tedesche e finlandesi, alla ricerca<br />

poco convinta <strong>di</strong> alternative<br />

poco cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i (i gassificatori),<br />

una delegazione <strong>di</strong> ambientalisti<br />

locali percorreva appena un<br />

centinaio <strong>di</strong> km e scopriva che<br />

a Vedelago (TV) <strong>il</strong> trattamento<br />

a freddo è già praticato con successo,<br />

e permette <strong>di</strong> avviare a<br />

<strong>di</strong>scarica solo <strong>il</strong> 2-3% del rifiuto<br />

secco che entra nell’impianto.<br />

La cosa però ha lasciato in<strong>di</strong>fferenti<br />

non solo <strong>il</strong> sindaco <strong>di</strong> Trento<br />

Alessandro Andreatta, <strong>il</strong> Presidente<br />

della Provincia Lorenzo<br />

Dellai e l’assessore provinciale<br />

all’Ambiente Mauro G<strong>il</strong>mozzi<br />

– che hanno recentemente<br />

riba<strong>di</strong>to che entro <strong>il</strong> 2009 verrà<br />

emanato <strong>il</strong> bando per la costruzione<br />

dell’inceneritore – ma anche,<br />

in maniera ancor più grave,<br />

l’Or<strong>di</strong>ne dei Me<strong>di</strong>ci provinciale.<br />

Dopo che i colleghi dell’Em<strong>il</strong>ia-<br />

Romagna avevano chiesto ai<br />

loro rappresentanti istituzionali<br />

<strong>di</strong> non procedere alla concessione<br />

<strong>di</strong> nulla-osta alla costruzione<br />

<strong>di</strong> nuovi inceneritori, i me<strong>di</strong>ci<br />

trentini, quest’estate, esprimendosi<br />

per la prima volta sulla<br />

questione, non hanno trovato <strong>di</strong><br />

meglio che prendere atto della<br />

volontà <strong>di</strong> costruire l’inceneritore,<br />

limitandosi a chiedere adeguati<br />

monitoraggi degli effetti<br />

sulla salute. “Giuro <strong>di</strong> perseguire<br />

come scopi esclusivi la <strong>di</strong>fesa della<br />

vita e la tutela della salute fisica<br />

e psichica dell’uomo”: questo<br />

è <strong>il</strong> giuramento <strong>di</strong> Ippocrate, per<br />

chi lo avesse <strong>di</strong>menticato.<br />

QUESTOTREnTInO<br />

Confindustria trentina,<br />

l’ambiente è un optional<br />

La Confindustria trentina sta in<br />

questi ultimi tempi segnalando<br />

in modo molto esplicito qual è<br />

la sua posizione in materia ambientale.<br />

La Presidente Ilaria<br />

Vescovi ha prima <strong>di</strong>chiarato che<br />

l’inceneritore <strong>di</strong> Ischia Podetti<br />

è necessario, poi ha chiesto<br />

a Dellai <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire i r<strong>il</strong>asci<br />

minimi delle centrali idroelettriche<br />

(cioè la quantità d’acqua<br />

necessaria per mantenere la vita<br />

negli emissari), accusati <strong>di</strong> far<br />

perdere, al business elettrico,<br />

50 m<strong>il</strong>ioni all’anno, “per quattro<br />

trote”.<br />

La Vescovi ha <strong>di</strong>mostrato così <strong>di</strong><br />

non essere da meno rispetto alla<br />

sua presidente nazionale, Emma<br />

Marcegaglia, la quale nei giorni<br />

scorsi ha chiesto accorata che<br />

l’Italia sia esentata dal rispetto<br />

dei nuovi vincoli comunitari<br />

sulle emissioni <strong>di</strong> gas climalteranti,<br />

perché, ha sostenuto, ci<br />

farebbero perdere 18 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

euro in spese <strong>di</strong> “adattamento”.<br />

“Cifre campate in aria”, ha risposto<br />

la Commissione Europea alla<br />

Marcegaglia (e al governo italiano<br />

che s’è subito fatto portatore<br />

delle sue istanze). “I r<strong>il</strong>asci mimimi<br />

delle centrali idroelettriche<br />

si possono rivedere”, ha invece<br />

risposto Dellai alla Vescovi.<br />

A entrambi varrebbe la pena<br />

ricordare come le tecnologie<br />

ambientali siano e sempre più<br />

saranno <strong>il</strong> vero business <strong>di</strong> questo<br />

secolo. Chi resterà in<strong>di</strong>etro<br />

si ritroverà con prodotti non<br />

commercializzab<strong>il</strong>i.<br />

Anche <strong>il</strong> Trentino, con <strong>il</strong> <strong>di</strong>stretto<br />

tecnologico-ambientale,<br />

con le costruzioni a risparmio<br />

energetico, sembra aver preso<br />

questa strada, virtuosa e in un<br />

prossimo futuro anche red<strong>di</strong>tizia.<br />

La Vescovi e Dellai se ne<br />

sono <strong>di</strong>menticati? O pensano <strong>di</strong><br />

poter far convivere produzioni<br />

ecologicamente all’avanguar<strong>di</strong>a<br />

con <strong>il</strong> <strong>di</strong>sprezzo più brutale verso<br />

<strong>il</strong> territorio?<br />

“Blaue Auge...<br />

...für <strong>di</strong>e Svp”, un occhio nero<br />

per la Svp, ha titolato <strong>il</strong> Dolomiten.<br />

Eppure Durnwalder e<br />

Pichler Rolle avevano tratto un<br />

sospiro <strong>di</strong> sollievo. Gli ultimi<br />

r<strong>il</strong>evamenti delle intenzioni <strong>di</strong><br />

voto, fatte solo fra l’elettorato<br />

tedesco prevedevano un crollo.<br />

Invece la Svp ha mantenuto la<br />

maggioranza assoluta dei seggi,<br />

18 su 35, perdendone 3. Perché<br />

dunque Pichler Rolle, l’ambiguo<br />

segretario, è costretto alle<br />

<strong>di</strong>missioni? La domanda è: può<br />

la SVP continuare sulla propria<br />

linea etnica separatista, se una<br />

quota non insignificante della<br />

sua maggioranza è fatta <strong>di</strong> voti<br />

italiani, chiesti da Durnwalder<br />

in nome della stab<strong>il</strong>ità e dati in<br />

abbondanza, per <strong>di</strong>sgusto dei<br />

partititi importati e senza programma,<br />

e per timore dell’ondata<br />

<strong>di</strong> destra tedesca?<br />

Nelle valli hanno trionfato i<br />

Freiheitlichen, da 2 a 5 consiglieri,<br />

con 32.000 preferenze per<br />

Pius Leitner. In alcune zone della<br />

Pusteria gli FF hanno <strong>il</strong> 34%.<br />

Voti giovani, e voti <strong>di</strong> punizione<br />

per la Svp, che ha portato benessere<br />

e sicurezza, ma non è capace<br />

<strong>di</strong> adeguarsi ai tempi, e con la<br />

sua forma <strong>di</strong> partito <strong>di</strong> raccolta<br />

è <strong>di</strong>ventata un impe<strong>di</strong>mento alla<br />

nascita <strong>di</strong> un vero pluralismo e <strong>di</strong><br />

una democrazia normale. Con<br />

lo stesso programma, - autodeterminazione<br />

e ost<strong>il</strong>ità verso gli<br />

immigrati - hanno ottenuto due<br />

mandati Südtiroler Freiheit, <strong>il</strong><br />

nuovo partito <strong>di</strong> Eva Klotz, con<br />

<strong>il</strong> delfino in odore <strong>di</strong> neonazismo,<br />

e uno a testa l’Union e la<br />

Lega Nord Südtirol, fondata dai<br />

due transfughi dalla SVP Elena<br />

Artioli e Roland Atz. I ver<strong>di</strong> e<br />

<strong>il</strong> Bürgerforum sono sconfitti e<br />

più confusi <strong>di</strong> prima.<br />

Fra gli italiani, alte percentuali<br />

<strong>di</strong> astensioni. Il Pdl, attestato<br />

su una linea assurdamente nazionalista<br />

lontana dalla realtà<br />

della gente, ha ottenuto meno<br />

<strong>di</strong> quanto nel 2003 aveva la sola<br />

AN. Unitalia ha mantenuto <strong>il</strong><br />

suo seggio. Il PD ha fatto due<br />

eletti perdendo poco. Gli altri<br />

fuori.<br />

I voti dati alla Svp sostengono<br />

un partito al cui interno gli Arbeitnehmer,<br />

l’ala sinistra, sono<br />

stati sconfitti. Nel paese del bengo<strong>di</strong><br />

<strong>il</strong> partito ha trascurato i deboli,<br />

e i lavoratori sono passati<br />

alla destra (nazionalista). Ma gli<br />

eletti della Svp sono <strong>di</strong> destra<br />

(economica) e già la senatrice<br />

Thaler Ausserhofer, che votava<br />

con Berlusconi quando <strong>il</strong> partito<br />

appoggiava Pro<strong>di</strong>, ha annunciato<br />

battaglia.<br />

Piergiorgio Cattani<br />

Marco Niro<br />

Ettore Paris<br />

alessandra Zendron<br />

7


Fotografie <strong>di</strong> Marco Parisi<br />

8<br />

Acquistare in gruppo per<br />

salvaguardare l’ambiente e la<br />

società. Lo fanno i Gruppi d’Acquisto<br />

Solidale, più semplicemente<br />

GAS. In Trentino ce ne sono 10, e<br />

coinvolgono oltre 500 famiglie. Tra<br />

f<strong>il</strong>osofia <strong>di</strong> vita e risposta alle crisi:<br />

economica, ambientale e sociale.<br />

Marco Niro<br />

“non consumo,<br />

ma<br />

ut<strong>il</strong>izzo”<br />

<strong>novembre</strong> 2008


Un’insolita foschia sim<strong>il</strong>-padana avvolge i tornanti della ripida strada che, lasciata<br />

la provinciale Chizzola-Brentonico all’altezza della frazione brentegana <strong>di</strong> Corné,<br />

mi conduce all’azienda agricola “Frutti <strong>di</strong> Bosco”, due ettari <strong>di</strong> terreno in<br />

mezzo ai boschi e una graziosa abitazione dalla facciata in pietra a vista. “La<br />

ricerca <strong>di</strong> questa tranqu<strong>il</strong>lità è una delle ragioni che, a 40 anni suonati, mi hanno<br />

spinto ad abbandonare <strong>il</strong> tepore del mio ufficio, e a cambiare vita”. Aiutata dal<br />

marito falegname e dai figli universitari, Barbara qui coltiva more, lamponi, ribes, fragole e c<strong>il</strong>iegie.<br />

Lo fa da quattro anni, prima era un’impiegata. “Scelta <strong>di</strong> vita, la terra è sempre stata <strong>il</strong> mio sogno nel<br />

cassetto: mi è costato sacrifici, ma lo rifarei”.<br />

I frutti <strong>di</strong> Barbara sono biologici: trattamenti ridotti al minimo, la lotta ai parassiti meglio lasciarla<br />

fare alle galline, libere <strong>di</strong> razzolare per l’appezzamento. “Quando ho deciso <strong>di</strong> darmi alla coltivazione,<br />

non ci ho pensato nemmeno un attimo: ero acquirente <strong>di</strong> prodotti biologici, ed è stato del tutto<br />

naturale <strong>di</strong>ventarne produttrice”.<br />

Barbara ha cominciato a vedere i primi risultati veri solo quest’anno, realizzando un raccolto<br />

finalmente completo: 20 quintali <strong>di</strong> fragole, 11 <strong>di</strong> more, 8 <strong>di</strong> lamponi. “In Trentino sono la sola a<br />

produrne in tali quantità. Parlo <strong>di</strong> biologico, naturalmente”. Già, perché in ambito tra<strong>di</strong>zionale c’è chi<br />

produce in provincia quantità ben maggiori, pressoché senza concorrenza. Si tratta della cooperativa<br />

Sant’Orsola, “gli specialisti dei piccoli frutti”, per <strong>di</strong>rla col loro slogan. Ma se Barbara conferisse a<br />

loro, la sua scelta biologica non verrebbe valorizzata. “Io vendo le more a sette euro al ch<strong>il</strong>o, i lamponi<br />

a 10: Sant’Orsola, che non fa biologico, me li pagherebbe molto meno”. Già, ma allora a chi vende<br />

Barbara?<br />

acquisti a tutto GaS<br />

“Noi acquistiamo da lei da un paio d’anni: i suoi prodotti ci piacciono <strong>di</strong> più, e poi siamo felici <strong>di</strong> poter<br />

sostenere <strong>il</strong> suo sforzo <strong>di</strong> rispettare l’ambiente”. A parlare è Francesca, la cui famiglia, insieme ad un’altra<br />

quin<strong>di</strong>cina della zona <strong>di</strong> Arco, si rifornisce da Barbara andando a prendere i frutti <strong>di</strong>rettamente<br />

da lei, nella sua azienda agricola. Come <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> Francesca, hanno scelto i prodotti <strong>di</strong> Barbara<br />

anche un gruppo <strong>di</strong> circa venti famiglie della zona <strong>di</strong> Rovereto, e due gruppi <strong>di</strong> circa trentacinque<br />

famiglie a testa della zona <strong>di</strong> Trento.<br />

GasGòs è <strong>il</strong> nome del gruppo <strong>di</strong> Francesca, Gas Rovereto, GasTone e GasGazér sono i nomi degli<br />

altri tre gruppi che acquistano frutti da Barbara. GAS: Gruppi <strong>di</strong> Acquisto Solidale. Oltre ai quattro<br />

citati, in Trentino ce ne sono almeno altri sei: si tratta <strong>di</strong> una delle Province italiane con la più alta<br />

densità <strong>di</strong> GAS per abitante (v. box). Già, ma <strong>di</strong> cosa si tratta?<br />

“Un gruppo d’acquisto solidale è essenzialmente un unione <strong>di</strong> famiglie che acquistano insieme con lo<br />

scopo <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzare i prodotti, e non <strong>di</strong> consumarli”. Giorgio, presidente del GAS La Credenza <strong>di</strong> Pergine<br />

– uno dei più gran<strong>di</strong> d’Italia, 300 famiglie <strong>di</strong>vise in <strong>di</strong>eci sotto-gruppi, 150 m<strong>il</strong>a euro <strong>di</strong> spesa<br />

annua – centra subito la questione: GAS significa sostanzialmente un’altra logica <strong>di</strong> acquisto.<br />

QUESTOTREnTInO 9


GaS trentini ai raggi X<br />

10<br />

Chi dà vita ad un GAS lo fa per scegliere prodotti<br />

dal basso impatto ambientale, ovvero biologici,<br />

ecologici e locali; ma anche socialmente<br />

sostenib<strong>il</strong>i, perché realizzati in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

lavoro <strong>di</strong>gnitose, magari da piccoli produttori,<br />

che altrimenti resterebbero fuori mercato o verrebbero<br />

strozzati dai circuiti della <strong>di</strong>stribuzione<br />

organizzata. Acquisti solidali, appunto.<br />

I quali, a ben guardare, finiscono con l’impattare<br />

meno anche sul portafoglio: more e lamponi,<br />

sullo scaffale del supermercato, costerebbero dai<br />

18 ai 23 euro al ch<strong>il</strong>o, da Barbara i GAS li pagano<br />

un terzo. “E questo – spiega Giorgio – in genere<br />

è vero per quasi tutti i prodotti che acquistiamo,<br />

arrivando anche a risparmi del 50%. Ma non è<br />

certo per questo che un GAS si forma”. Una puntualizzazione,<br />

quest’ultima, che mi è stata fatta,<br />

con insistenza, da tutti i “gasisti” coi quali ho parlato.<br />

“L’acquisto – mi precisa Mario del GasGazér<br />

– non è altro che uno strumento per raggiungere<br />

altri obiettivi, primo fra i quali socializzare. Tra<br />

noi acquirenti e coi produttori”. Socializzare fino<br />

al punto <strong>di</strong> andare in azienda non solo per acquistare,<br />

ma anche per dare una mano: “Quest’anno<br />

– ci informa Barbara – alcune famiglie sono venute da me<br />

a fare l’auto-raccolta dei lamponi, e <strong>il</strong> valore dell’esperienza<br />

non s’è certo esaurito nel reciproco vantaggio economico che<br />

ne abbiamo tratto”.<br />

Un rapporto molto speciale<br />

In fondo, <strong>il</strong> rapporto che si crea col produttore è forse l’elemento<br />

che maggiormente <strong>di</strong>stingue gli acquisti dei GAS<br />

da quelli fatti guardando dentro lo scaffale <strong>di</strong> un negozio.<br />

In tutto sono 10. Almeno quelli conosciuti. Già, perché quello dei GAS<br />

è un mondo spesso così informale da sfuggire ad ogni tentativo <strong>di</strong><br />

censimento. Alla ReteGas nazionale (www.retegas.org) sono iscritti in 7.<br />

Guardando alle iscrizioni delle altre Regioni italiane, <strong>il</strong> Trentino risulta<br />

terzo come <strong>numero</strong> <strong>di</strong> GAS per abitante: uno ogni 73 m<strong>il</strong>a. Un dato<br />

inferiore solo a quello <strong>di</strong> Toscana e Valle d’Aosta, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a<br />

nazionale <strong>di</strong> uno ogni 257 m<strong>il</strong>a abitanti.<br />

Il territorio è ben coperto. Si va dal GAS <strong>di</strong> Arco per arrivare al GAS del<br />

Primiero, passando per Rovereto, Ca<strong>di</strong>ne, Trento (dove ce ne sono 4), Lavis,<br />

Levico, Pergine (dove ha sede <strong>il</strong> più grande, “La Credenza”, che però è <strong>di</strong>visa<br />

in <strong>di</strong>eci sotto-gruppi, sparpagliati per svariate valli, fino alle Giu<strong>di</strong>carie).<br />

Il primo è nato nel 1999, a Trento. E’ poi <strong>di</strong>ventato talmente grande da<br />

rendere necessaria una scissione in 4 parti. Sì, perché, a detta <strong>di</strong> tutti i<br />

“gasisti”, se un gruppo vuole mantenere forti i legami al proprio interno,<br />

è meglio che non superi le 30-40 famiglie. Quelle che aderiscono ai GAS<br />

trentini sono in tutto oltre 500, per un valore <strong>di</strong> spesa stimato in almeno<br />

250 m<strong>il</strong>a euro annui.<br />

Gli acquisti sono concentrati soprattutto nel settore dell’alimentare, dove<br />

si compra dalla carne ai formaggi, alle uova, alla farina, alla pasta, al riso,<br />

all’olio, passando per frutta e verdura. I produttori coinvolti sono oltre<br />

50. Quasi tutti operano in Trentino, ma <strong>il</strong> nostro territorio non fornisce<br />

tutti i prodotti: così, le arance si comprano in Sic<strong>il</strong>ia, l’olio in Puglia, la<br />

farina, la pasta e <strong>il</strong> riso in Veneto e in Lombar<strong>di</strong>a. Strappo alla regola<br />

del prodotto locale, dunque, ma con una clausola: da più lontano viene,<br />

meno se ne dovrà consumare. o meglio: ut<strong>il</strong>izzare.<br />

“Risparmiamo<br />

anche <strong>il</strong> 50%.<br />

Ma non è per<br />

questo che lo<br />

facciamo...”<br />

Conoscere <strong>il</strong> produttore <strong>di</strong>venta fondamentale<br />

per sapere come lavora, vedere<br />

coi propri occhi la genesi sostenib<strong>il</strong>e <strong>di</strong><br />

ciò che s’acquista, conoscere la persona<br />

cui appartengono le mani e le braccia<br />

che lo hanno realizzato.<br />

“Quando acquisti, acquisti biologico<br />

anche tu, vero?”. E’ questa una delle<br />

prime domande che Antonio e gli altri<br />

membri del GasTone hanno posto a Massimo, quando<br />

siamo andati a trovarlo nell’azienda in cui alleva una cinquantina<br />

<strong>di</strong> vacche <strong>di</strong> razza Pezzata Rossa. Una domanda<br />

che può apparire inconsueta, ma non per un “gasista”.<br />

“Sappiamo che ci sono già altri GAS che acquistano da<br />

lui, ma vogliamo conoscerlo <strong>di</strong> persona prima <strong>di</strong> comprare<br />

la sua carne”, mi spiega Antonio mentre ci inerpichiamo<br />

sullo stretto sentiero che conduce in località Coste, nel<br />

Comune <strong>di</strong> Cimone, fin dentro all’azienda <strong>di</strong> Massimo,<br />

alle cui spalle si innalza spettacolare <strong>il</strong> muro del Monte<br />

Cornetto.<br />

Dopo un’esperienza finita male con la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> latte,<br />

dal 2000 Massimo alleva secondo i parametri del biologico.<br />

Il fieno per le vacche arriva dai suoi 50 ettari <strong>di</strong> pascolo,<br />

l’orzo lo acquista certificato biologico, d’estate gli animali<br />

si fanno sei mesi in malga: l’allevamento intensivo non<br />

abita qui. Massimo fa macellare non più <strong>di</strong> 20-30 vacche<br />

l’anno, che non superano mai i due quintali, contro i tre e<br />

mezzo cui arrivano quelle allevate in modo tra<strong>di</strong>zionale.<br />

Alla fine, dopo una visita <strong>di</strong> due ore, Antonio e gli altri<br />

del GAS decidono che Massimo <strong>di</strong>venterà loro fornitore.<br />

Non è solo (forse affatto) per via del prezzo stracciato che<br />

farà loro: 11 euro al ch<strong>il</strong>o <strong>di</strong> carne mista, contro i 25-30<br />

che costerebbe acquistarla in negozio. “Venite su voi a<br />

prender la carne – è l’allettante invito rivolto a fine visita<br />

da Massimo a quelli del GasTone – così potete scegliere<br />

pezzi e quantità; e se passate <strong>di</strong> sera, vi faccio fare un giro<br />

in càneva: ho del buon rosso da offrirvi”. Eccolo, <strong>il</strong> vero<br />

motivo della scelta <strong>di</strong> Antonio e dei suoi amici: <strong>il</strong> tanto<br />

ricercato rapporto umano, aggiunto alla consapevolezza<br />

<strong>di</strong> dare un contributo alla salvaguar<strong>di</strong>a dell’ambiente.<br />

“E’ proprio in virtù <strong>di</strong> questo rapporto che è falso <strong>di</strong>re<br />

che i GAS non danno garanzie ai produttori”. Andrea del<br />

GAS Rovereto risponde in<strong>di</strong>rettamente alle argomentazioni<br />

<strong>di</strong> chi cerca <strong>di</strong> giustificare i bassi prezzi pagati dalla<br />

<strong>di</strong>stribuzione organizzata ai produttori, in cambio <strong>di</strong> garanzie<br />

d’acquisti certi e duraturi che i GAS non darebbero<br />

<strong>novembre</strong> 2008


Nella pagina a fianco, Barbara davanti all’ingresso della sua azienda<br />

agricola biologica <strong>di</strong> piccoli frutti a Corné, frazione <strong>di</strong> brentonico.<br />

Sopra, una delle mucche <strong>di</strong> Massimo, allevatore biologico <strong>di</strong> Cimone.<br />

Entrambi vendono i loro prodotti ai Gruppi d’Acquisto Solidale.<br />

(v. box). “Ci definiamo solidali proprio per questo – prosegue<br />

Andrea – vogliamo aiutare lo sforzo <strong>di</strong> chi s’impegna a<br />

produrre senza impatto sull’ambiente”. E non è un caso se<br />

produttori come Barbara e Massimo vendono soprattutto<br />

ai GAS.<br />

“Se <strong>il</strong> produttore lo giustifica, si può arrivare anche a<br />

concordare insieme un aumento <strong>di</strong> prezzo”, ci fa sapere<br />

Giorgio del GAS La Credenza. “Ed accettiamo <strong>di</strong> acquistare<br />

anche prodotti esteticamente non bellissimi, che la<br />

<strong>di</strong>stribuzione organizzata <strong>di</strong> certo scarterebbe”. Ma <strong>il</strong> rapporto<br />

non è sempre così accon<strong>di</strong>scendente. Ci sono alcuni<br />

requisiti su cui un GAS non transige, a costo <strong>di</strong> apparire<br />

rigido. Giorgio ci racconta della grande fatica che La Credenza<br />

ha dovuto fare coi <strong>di</strong>rigenti del casieificio <strong>di</strong> Fiavé<br />

per far sì che <strong>il</strong> grana biologico che acquistavano da loro<br />

non fosse spe<strong>di</strong>to a M<strong>il</strong>ano per essere confezionato, prima<br />

<strong>di</strong> tornare in Trentino per essere venduto. “E ad altri produttori<br />

– aggiunge Giorgio – abbiamo chiesto <strong>di</strong> rinunciare<br />

agli imballaggi che usano quando vendono ai negozi del<br />

biologico”. Anche questo è GAS: educare i produttori alla<br />

sostenib<strong>il</strong>ità più piena.<br />

GaS o GDo?<br />

Alla fine della nostra inchiesta, <strong>il</strong> mondo dei GAS ci convince<br />

e ci affascina. Sorge però un dubbio. Fino a che punto<br />

è possib<strong>il</strong>e sostituire la grande <strong>di</strong>stribuzione organizzata<br />

(GDO) con un gruppo d’acquisto solidale? In altre<br />

parole, fino a che punto posso sod<strong>di</strong>sfare i miei bisogni<br />

dentro un GAS, senza che mi sia necessario varcare la soglia<br />

<strong>di</strong> un supermercato o <strong>di</strong> un negozio?<br />

“La domanda è mal posta”, mi stoppa Giorgio. “I GAS<br />

la risposta della <strong>di</strong>stribuzione organizzata<br />

“Il nostro servizio è insostituib<strong>il</strong>e”<br />

Ma c’è anche un’ammissione d’impotenza<br />

Il vantaggio, sia per l’ambiente che per <strong>il</strong> portafoglio, deriva<br />

soprattutto da una cosa: saltiamo la <strong>di</strong>stribuzione organizzata. Parola<br />

dei GAS e dei lori fornitori. Cosa rispondono i due attori principali della<br />

<strong>di</strong>stribuzione organizzata in Trentino, Sait e Poli?<br />

“Anche noi, 100 anni fa, siamo nati più o meno per le stesse ragioni:<br />

andare incontro al bisogno <strong>di</strong> acquistare a prezzi equi prodotti <strong>di</strong><br />

qualità”. Faccio notare a Giorgio Fiorini, presidente del Sait, consorzio<br />

delle cooperative <strong>di</strong> consumo trentine, che oggi i GAS sembrano<br />

riuscire meglio nell’intento, poiché, a parità <strong>di</strong> qualità, i prodotti<br />

che acquistano costano meno, spesso molto meno. “Ciò si deve alla<br />

<strong>di</strong>fferenza sostanziale tra un GAS e un punto ven<strong>di</strong>ta: quest’ultimo<br />

paga personale per fornire <strong>il</strong> servizio, mentre in un GAS è tutto<br />

volontariato. Ma <strong>il</strong> volontariato non potrebbe mai funzionare nella<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> tanti prodotti quanti ne <strong>di</strong>stribuisce un punto ven<strong>di</strong>ta,<br />

né per servire lo stesso <strong>numero</strong> <strong>di</strong> persone”. Sim<strong>il</strong>e è <strong>il</strong> ragionamento<br />

<strong>di</strong> Mauro Poli, responsab<strong>il</strong>e ven<strong>di</strong>te dell’omonima catena <strong>di</strong><br />

supermercati: “Ambiente caldo e accogliente in cui fare spesa,<br />

controllo rigoroso sulla qualità dei prodotti, <strong>il</strong> loro trasporto in punti<br />

ven<strong>di</strong>ta aperti 11 ore al giorno con personale a <strong>di</strong>sposizione: sono tutti<br />

elementi <strong>di</strong> un servizio che ha dei costi, che i GAS non sostengono”.<br />

D’accordo, ma che <strong>di</strong>re dei produttori? Perché la <strong>di</strong>stribuzione<br />

organizzata li paga anche tre volte meno dei GAS? “Si tratta <strong>di</strong> un<br />

dato che può impressionare, ma non ci si arriva per speculazione,<br />

come molti pensano”. La risposta <strong>di</strong> Fiorini e Poli è analoga. “La<br />

<strong>di</strong>stribuzione organizzata paga meno l’unità <strong>di</strong> prodotto, ma dà altre<br />

garanzie, che i GAS non possono dare: quelle <strong>di</strong> acquistare quantità<br />

elevate e certe, e per un lungo periodo”.<br />

Resta fuori <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso ambientale: in fondo, i GAS non nascono<br />

per ragioni economiche, ma per realizzare acquisti sostenib<strong>il</strong>i<br />

ambientalmente e socialmente. La <strong>di</strong>stribuzione organizzata cosa<br />

fa per andare incontro a una sim<strong>il</strong>e esigenza? “Intanto, anche noi<br />

sosteniamo, fino a che è possib<strong>il</strong>e, la f<strong>il</strong>iera corta” – ci fanno notare<br />

sia Fiorini che Poli – “E poi sui nostri scaffali, in misura crescente,<br />

sono in ven<strong>di</strong>ta prodotti biologici, ecologici e del commercio equo”.<br />

Poca roba, però, rispetto ai fatturati complessivi, spesso realizzati<br />

vendendo prodotti che vengono da molto lontano, e che non sono per<br />

niente ver<strong>di</strong> né solidali… “D’accordo, ma noi non possiamo rinunciare<br />

a venderli, perché la clientela ce li chiede, ed è lei che comanda”.<br />

E non si potrebbe fare qualcosa per orientarla, visto che i geni del<br />

marketing sono così ab<strong>il</strong>i a p<strong>il</strong>otare gli acquisti in un punto ven<strong>di</strong>ta?<br />

“Il cliente me<strong>di</strong>o – osserva rassegnato Poli – ha un atteggiamento<br />

culturale poco attento all’ambiente, <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente contrastab<strong>il</strong>e”.<br />

“La cooperazione <strong>di</strong> consumo trentina – aggiunge Fiorini – e<strong>di</strong>ta un<br />

mens<strong>il</strong>e che spinge molto sull’acquisto sostenib<strong>il</strong>e, ed è spe<strong>di</strong>to nelle<br />

case <strong>di</strong> tutti i soci. Ma la sfida è impari: cosa possiamo fare contro<br />

colossi che investono anche <strong>il</strong> 10% dei loro fatturati per pubblicizzare<br />

prodotti poco o per nulla sostenib<strong>il</strong>i?”.<br />

QUESTOTREnTInO 11


12<br />

Massimo mostra la sua azienda ad antonio e agli altri membri del GasTone<br />

non possono sostituirsi alla <strong>di</strong>stribuzione organizzata, perché<br />

sono due realtà che operano con una logica del tutto <strong>di</strong>fferente. Se<br />

ci si mette nella logica del consumo, allora la <strong>di</strong>stribuzione organizzata<br />

è insostituib<strong>il</strong>e, perché per consumare un supermercato va<br />

benissimo, è <strong>il</strong> luogo ideale. Ma se ci si mette nella logica dell’ut<strong>il</strong>izzo,<br />

intesa come logica del limite, frutto della consapevolezza che<br />

le risorse, sia quelle naturali che quelle sociali, vanno conservate,<br />

allora un supermercato risulta decisamente insod<strong>di</strong>sfacente.<br />

Penso che, se ci si pone nella logica dell’ut<strong>il</strong>izzo, un GAS possa<br />

sod<strong>di</strong>sfare la gran parte dei bisogni primari del quoti<strong>di</strong>ano”. Lo<br />

incalzo: più concretamente, questo cosa significa? “Significa –<br />

risponde Giorgio – che un GAS ben organizzato può arrivare a<br />

coprire pressoché tutti i bisogni in ambito alimentare. Al <strong>di</strong> fuori<br />

<strong>di</strong> tale ambito, ci si sta muovendo in modo sempre più incisivo:<br />

noi acquistiamo già detersivi e detergenti, adesso abbiamo trovato<br />

un produttore anche per <strong>il</strong> vestiario”.<br />

E dove non arriva l’acquisto, può subentrare proficuamente<br />

lo scambio. Lo praticano con grande sod<strong>di</strong>sfazione al GasGos<br />

<strong>di</strong> Arco, come ci fa sapere Francesca: “Ci scambiamo i vestiti per<br />

i nostri figli, e tra noi donne: la cosa è anche <strong>di</strong>vertente. E poi gli<br />

attrezzi, gli elettrodomestici, i libri”. Non è un caso se proprio <strong>il</strong><br />

GAS <strong>di</strong> Arco, la scorsa primavera, ha organizzato una settimana<br />

della decrescita: GAS non è solo acquistare, ma anche ridurre.<br />

Per ora questi gruppi sono poco più <strong>di</strong> una nicchia: chissà se<br />

in futuro la nuova logica <strong>di</strong> cui si fanno portatori, così lontana<br />

da quella dell’economia <strong>di</strong> carta e <strong>di</strong> debito che sta crollando<br />

in questi giorni, non si rivelerà la sola in grado <strong>di</strong> garantire un<br />

futuro non solo alle attività <strong>di</strong> produzione e consumo, ma più in<br />

generale alla società e all’ambiente. Noi ce lo auguriamo. ●<br />

marco.niro@questotrentino.it<br />

Intervista a Francesco Gesual<strong>di</strong><br />

“I GAS hanno un ruolo politico”<br />

“I GAS devono concepirsi come una forza politica, non si<br />

devono accontentare <strong>di</strong> far bene <strong>il</strong> proprio orticello”. Il monito<br />

è <strong>di</strong> Francesco Gesual<strong>di</strong>, punto <strong>di</strong> riferimento per <strong>il</strong> mondo del<br />

consumo sostenib<strong>il</strong>e italiano. Allievo <strong>di</strong> Don M<strong>il</strong>ani e fondatore<br />

della Rete L<strong>il</strong>liput, Gesual<strong>di</strong> ha curato <strong>numero</strong>se e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

una fortunata Guida al consumo critico, ed è autore <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

altri libri sul tema, tra cui Sobrietà e Manuale per un consumo<br />

responsab<strong>il</strong>e, entrambi e<strong>di</strong>ti da Feltrinelli.<br />

Francesco, in Trentino ci sono 10 GaS ai quali aderiscono<br />

oltre 500 famiglie. Un fenomeno in rapida crescita. anche nel<br />

resto d’Italia c’è la stessa tendenza?<br />

In effetti, in tutto <strong>il</strong> Paese negli ultimi anni i GAS si sono<br />

moltiplicati, in parte anche perché i me<strong>di</strong>a hanno cominciato<br />

a far luce sul loro mondo, in parte per la crisi economica e<br />

l’inflazione cresente. Il rischio è che in molti ci vedano solo<br />

un modo per risparmiare denaro. Ma noto che ogni GAS<br />

ha sempre al proprio interno uno zoccolo duro, motivato<br />

e consapevole, capace <strong>di</strong> aggirare le possib<strong>il</strong>i derive<br />

ut<strong>il</strong>itaristiche. E’ grazie a questa capacità che i GAS possono<br />

riuscire a giocare un ruolo politico.<br />

Forse in questo senso può interessarti sapere che uno <strong>di</strong><br />

quelli trentini è riuscito ad ottenere che un suo fornitore<br />

non spe<strong>di</strong>sse <strong>il</strong> proprio formaggio a M<strong>il</strong>ano per farlo<br />

confezionare, ma glielo vendesse per via <strong>di</strong>retta (v. articolo<br />

principale).<br />

Ottimo esempio. Se i GAS hanno chiarezza d’intenti, e sono<br />

consapevoli delle loro responsab<strong>il</strong>ità verso l’ambiente e verso<br />

la società, possono avere un ruolo attivo nel cambiamento dei<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> produrre.<br />

Quest’influenza può esercitarsi anche sulla <strong>di</strong>stribuzione<br />

organizzata? Da quello che ci hanno risposto i due principali<br />

attori del settore in Trentino (v. box), non si <strong>di</strong>rebbe…<br />

Il consumatore responsab<strong>il</strong>e può influenzare anche la<br />

<strong>di</strong>stribuzione organizzata. Certo, nel caso in cui si tratti <strong>di</strong><br />

società <strong>di</strong> capitali, questo è più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e e può avvenire solo per<br />

via in<strong>di</strong>retta. Nel caso della cooperazione <strong>di</strong> consumo, invece,<br />

<strong>il</strong> consumatore responsab<strong>il</strong>e, se è anche socio, può cercare <strong>di</strong><br />

influenzare per via <strong>di</strong>retta i consigli <strong>di</strong> amministrazione. Certo<br />

è che la cooperazione dovrebbe fare <strong>di</strong> più per <strong>il</strong> consumo<br />

sostenib<strong>il</strong>e: mettere in ven<strong>di</strong>ta prodotti biologici non basta,<br />

se poi i fatturati si gonfiano grazie alla ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quelli che <strong>di</strong><br />

sostenib<strong>il</strong>e non hanno nulla.<br />

I GAS non arrivano oggi a sod<strong>di</strong>sfare tutti i bisogni primari<br />

del quoti<strong>di</strong>ano, perché per alcune tipologie <strong>di</strong> prodotto non è<br />

semplice trovare l’alternativa sostenib<strong>il</strong>e. Che soluzione ve<strong>di</strong><br />

al problema?<br />

Pren<strong>di</strong>amo <strong>il</strong> caso del tess<strong>il</strong>e. A parte <strong>il</strong> fatto che oggi i<br />

GAS stanno trovando prodotti sostenib<strong>il</strong>i anche in questo<br />

settore, non si deve <strong>di</strong>menticare che la soluzione migliore<br />

è vestirsi con sobrietà. L’abito dovrebbe tornare ad essere<br />

concepito come un vero e proprio investimento, e non<br />

come un oggetto <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sfarsi al primo cambio della moda.<br />

Questo vale in realtà per tutti i prodotti. La vera sfida per<br />

un GAS, a <strong>di</strong>spetto del nome, è proprio questa: ridurre gli<br />

acquisti all’in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e, per contribuire alla fuoriuscita<br />

dalla catastrofica economia della crescita che oggi domina <strong>il</strong><br />

mondo.<br />

<strong>novembre</strong> 2008


I<br />

presupposti non sono buoni», pensa<br />

Davide. «Ci saranno sì e no<br />

venti persone. Altro che protesta;<br />

qui non si va molto lontano». È la<br />

prima riunione del Comitato No Dav<br />

(Didattica ad Alta Velocità) su quella<br />

che pare essere la linea, in tema <strong>di</strong> scuola,<br />

del ministro Gelmini. Nessuna faccia<br />

nuova: solo quella degli studenti, alcuni,<br />

che nei mesi imme<strong>di</strong>atamente precedenti<br />

avevano dato vita ad un <strong>di</strong>battito a<br />

corrente alternata sull’Ateneo <strong>di</strong> Trento<br />

e, più in generale, sull’Università.<br />

«I presupposti non sono poi male»,<br />

pensa Davide al secondo incontro. Molti<br />

volti nuovi, in una bella giornata <strong>di</strong> sole.<br />

QUESTOTREnTInO<br />

Dentro <strong>il</strong> movimento<br />

Nella piccola aula 14 della Facoltà <strong>di</strong> Sociologia<br />

non si riesce neppure a entrare.<br />

Il <strong>di</strong>battito è vivo. Riguarda, adesso, l’idea<br />

<strong>di</strong> scuola che <strong>il</strong> ministro ha fatto propria,<br />

più che <strong>il</strong> decreto proposto dal ministro<br />

stesso. «Il <strong>di</strong>battito è vivo», pensa Davide;<br />

<strong>di</strong>etro allo stupore destato dalla pluralità<br />

<strong>di</strong> idee in gioco, non sa, o forse sì, che<br />

quel <strong>di</strong>battito è ancora in costruzione.<br />

«Qui spacchiamo <strong>il</strong> culo ai passeri»,<br />

pensa Davide al terzo incontro. Le facce<br />

continuano ad aumentare; questa volta<br />

l’aula è la 412, la più grande della Facoltà.<br />

Ed è piena, stracolma. Ci sono anche<br />

professori, sindacalisti, dottoran<strong>di</strong>; studenti<br />

<strong>di</strong> altre Facoltà. Le voci <strong>di</strong> circa<br />

Studenti e dottoran<strong>di</strong> uniti contro l’ignoranza<br />

luca Facchini- lorenzo Piccoli<br />

duecento persone creano un sottofondo<br />

eccitato e quasi febbr<strong>il</strong>e. Per la prima volta<br />

dopo tanti anni, Davide percepisce <strong>di</strong><br />

aver ritrovato, in mezzo a quella massa,<br />

un grande potenziale. «E se poi andasse<br />

a finire come quella volta che...» mormora<br />

fra sé e sé. Il suo amico Renato, con<br />

l’espressione da vecchio craxiano ormai<br />

<strong>di</strong>s<strong>il</strong>luso, ghigna, sgrana gli occhi ed<br />

esclama: «Eccolo qui servito, l’ennesimo<br />

fuoco <strong>di</strong> paglia! Fannulloni e per<strong>di</strong>tempo<br />

che ora sono qui a protestare; farebbero<br />

meglio a stu<strong>di</strong>are un po’ <strong>di</strong> più».<br />

Davide si stizzisce, chiude gli occhi<br />

e, quando li riapre, si ritrova fuori dal<br />

Rettorato. Non ricorda bene se le <strong>di</strong>scus-<br />

13


sioni della sera prima siano vere, o se le<br />

sia solo sognate — e persino Renato è<br />

soltanto una sensazione già <strong>di</strong>menticata<br />

al momento <strong>di</strong> svegliarsi. Poco importa,<br />

quel che conta è che dal balcone del Rettorato<br />

sventolano poche parole vergate a<br />

pennello su uno striscione, uno slogan in<br />

costruzione: “Non pagheremo la vostra<br />

crisi”. «È solo un inizio?», si chiede Davide.<br />

Nel frattempo Davide, l’altro Davide,<br />

quello che <strong>di</strong> mestiere fa <strong>il</strong> Rettore, è impegnato<br />

in un incontro con alcuni colleghi,<br />

a Roma. Partecipa ad una conferenza<br />

stampa dell’Associazione per la Qualità<br />

delle Università Italiane<br />

Statali (AQUIS), un nucleo<br />

<strong>di</strong> atenei che rispondono<br />

ad (auto)determinati<br />

requisiti <strong>di</strong> qualità:<br />

produttività superiore<br />

alla me<strong>di</strong>a, sostenib<strong>il</strong>ità<br />

finanziaria, <strong>di</strong>mensione<br />

adeguata ad operare in<br />

ambito internazionale.<br />

Sgrana gli occhi, e resta<br />

serio, quando si vede<br />

recapitare un fax inviato dal suo stesso<br />

ufficio. «Sarà un errore, o uno scherzo»,<br />

pensa Davide — Davide <strong>il</strong> Rettore, ovviamente.<br />

Le parole che legge, per quanto<br />

appesantite da una prosa burocratico-volantinesca,<br />

hanno però poco della burla: i<br />

suoi studenti, dalle sue stanze tridentine,<br />

chiedono che “non siano la formazione,<br />

l’università e la ricerca a pagare la crisi<br />

economica”; iniziano “una mob<strong>il</strong>itazione<br />

dal basso” dal momento che, a loro <strong>di</strong>re,<br />

è “evidente come la riforma posta in esse-<br />

Gli studenti si<br />

muovono rapi<strong>di</strong><br />

per le scale della<br />

Facoltà; sembrano<br />

can<strong>di</strong><strong>di</strong> custo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

un’avida curiosità.<br />

re non tenti <strong>di</strong> delineare<br />

un progetto alternativo<br />

<strong>di</strong> Università pubblica,<br />

ma rappresenti semplicemente<br />

una <strong>di</strong>smissione<br />

dell’Università stessa<br />

attraverso un’ulteriore<br />

precarizzazione della ricerca,<br />

che trova nelle fondazioni<br />

private (o miste<br />

con forte partecipazione<br />

provinciale) <strong>il</strong> salto fra le braccia <strong>di</strong> quegli<br />

stessi privati che non hanno mai avuto né<br />

hanno tutt’ora interesse ad investire nella<br />

formazione e nella ricerca <strong>di</strong> base”.<br />

Davide, <strong>il</strong> Nostro, si ricorda bene le<br />

parole <strong>di</strong> quel documento. “La storia della<br />

scuola italiana negli ultimi <strong>di</strong>eci anni vede<br />

un lento susseguirsi <strong>di</strong> manovre restrittive<br />

per ciò che riguarda la spesa nel comparto<br />

educativo a tutti i livelli, manovre bipartisan<br />

che hanno <strong>il</strong> loro apice con quello che<br />

chiameremo <strong>il</strong> dramma in due atti, recitato<br />

dal trio Tremonti/Gelmini/Brunetta.<br />

Un dramma che coinvolge la formazione<br />

(scuole elementari, me<strong>di</strong>e e superiori) e<br />

che non lascia indenne l’università, nemmeno<br />

quella trentina.”<br />

Aveva contribuito lui stesso, nonostante<br />

un <strong>di</strong>verbio con un altro studente<br />

che non voleva saperne <strong>di</strong> quella protesta,<br />

a re<strong>di</strong>gerne l’incipit la notte precedente.<br />

In effetti, non tutti gli studenti sono entusiasti<br />

della piega che hanno preso le cose:<br />

più che coinvolgere <strong>il</strong> Rettore avrebbero<br />

preferito agire <strong>di</strong>versamente. Il più contrariato<br />

però è <strong>il</strong> Rettore stesso: «Quattro<br />

cani per strada, puro folkore. Ubriacature<br />

da maestro unico. Ci sarà <strong>il</strong> solito zampino,<br />

zampone dell’orso bruno», pensa<br />

imperturbab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> Rettore mentre sorride,<br />

per nulla preoccupato.<br />

Nel frattempo l’onda anomala, come<br />

l’hanno definita i giornali, non è anco-<br />

ra rifluita. Ha occupato quella che nella<br />

<strong>di</strong>zione studentesca è detta l’aula bunker.<br />

Per nulla antisismica, ma ben sotterrata<br />

sotto i quattro piani, e le m<strong>il</strong>le teste,<br />

della Facoltà <strong>di</strong> Sociologia. Di pari passo<br />

al <strong>numero</strong> delle persone, in continuo aumento,<br />

cresce <strong>il</strong> loro impegno. E cresce<br />

<strong>il</strong> lavoro.<br />

Davide si aggira pensieroso. «Quanta<br />

energia, quanto entusiasmo; sembra la Sociologia<br />

d’altri tempi, o almeno, come me<br />

la hanno raccontata. In che <strong>di</strong>rezione se ne<br />

andrà, avanti o in<strong>di</strong>etro, in su o in giù?».<br />

In effetti, gli studenti che si muovono rapi<strong>di</strong><br />

per le scale della facoltà sembrano<br />

essere can<strong>di</strong><strong>di</strong> custo<strong>di</strong> <strong>di</strong> una avida curiosità;<br />

parlano concitati tra loro, vanno<br />

negli stu<strong>di</strong> dei docenti, si informano e si<br />

incoraggiano. «Appunto: ma per andare<br />

dove? »<br />

Davide, come gli altri, spende gli<br />

sgoccioli della settimana ad organizzare<br />

sé e tutto ciò che sta intorno. Contatta<br />

gli studenti della altre Facoltà — ma solo<br />

quelli che non avevano già fatto capolino<br />

fra le mura <strong>di</strong> piazza Venezia. Scorre<br />

con loro le informazioni raccolte, elabora<br />

documenti. Contatta i professori e chiede<br />

loro in che misura siano <strong>di</strong>sposti ad essere<br />

coinvolti. Si consuma d’attesa per <strong>il</strong><br />

nuovo lunedì.<br />

Sarà allora che la protesta assumerà<br />

un altro volume. Alla mattina, nell’afa<br />

<strong>di</strong> un’aula ricolma, <strong>il</strong> prof. Rutigliano si<br />

schiarirà la voce, farà un debole sorriso<br />

alla platea e scan<strong>di</strong>rà, idealmente, tutte<br />

le fasi dei movimenti collettivi: l’esplosione,<br />

a partire dalle contrad<strong>di</strong>zioni del<br />

sistema; la trasformazione della coscienza<br />

dentro una comunità emozionale;<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un obiettivo comune,<br />

molto ra<strong>di</strong>cale, in qualche modo utopico<br />

(ra<strong>di</strong>calmente altro rispetto all’esistente);<br />

l’istituzionalizzazione, la “gabbia <strong>di</strong> ac-<br />

14 <strong>novembre</strong> 2008


ciaio” con i suoi problemi (la formazione<br />

<strong>di</strong> gruppuscoli destinati all’estinzione<br />

e la degenerazione <strong>di</strong> chi vuole inverare<br />

l’utopia, non si rassegna al riformismo e<br />

arriva alla lotta armata). «Quale sarà <strong>il</strong><br />

nostro destino?»<br />

Mentre scorrono le ore, Davide si<br />

rende conto che la giornata non sarà<br />

semplice. «Sapremo autogestirci», <strong>di</strong>ce<br />

fra sé e sé, per convincersi e darsi forza.<br />

La maratona <strong>di</strong>dattica impegnerà lui e<br />

gli altri dalle 9 del mattino fino a tarda<br />

sera. Dopo Rutigliano, anche i prof Barone,<br />

Cobalti, Barbieri, Tosini svolgono<br />

la loro lezione. Parlano <strong>di</strong> <strong>di</strong>suguaglianza<br />

non raddrizzata e <strong>di</strong>versità come stimolo<br />

al miglioramento. Parlano <strong>di</strong> esclusione<br />

graduale dello Stato dal sistema scolastico,<br />

<strong>di</strong> mercato, egoismo, concetto <strong>di</strong> pubblico<br />

e <strong>di</strong>ritto. Parlano <strong>di</strong> merito, produttività<br />

e legame tra Ricerca e Didattica.<br />

Nel pomeriggio si esce dalla facoltà.<br />

Si va in piazza Venezia, sotto la statua <strong>di</strong><br />

Degasperi, tutti seduti sulle monumentali<br />

gra<strong>di</strong>nate. Sotto un cielo plumbeo<br />

e carico <strong>di</strong> polline giallo, <strong>il</strong> prof Att<strong>il</strong>a<br />

Bruni spiega alla sua platea, immob<strong>il</strong>e<br />

per l’interesse e per <strong>il</strong> gelo del marmo,<br />

QUESTOTREnTInO<br />

quanto sia <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e <strong>di</strong>ventare ricercatori<br />

in questo sistema universitario; e Matteo<br />

Fa<strong>di</strong>ni, unico studente in cattedra, <strong>il</strong>lustra<br />

<strong>il</strong> complesso meccanismo dei finanziamenti<br />

all’università.<br />

Alle 16 si tiene l’assemblea <strong>di</strong> Facoltà.<br />

Davide ascolta ansioso le varie posizioni.<br />

Ci sono alcuni docenti, molti meno del<br />

previsto. Nessuno <strong>di</strong> loro se la sente <strong>di</strong><br />

parlare a nome <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> corpo. Nell’aria<br />

si alza una certa delusione: ci si aspettava,<br />

forse, qualcosa <strong>di</strong> più.<br />

Ma l’entusiasmo Davide lo ritrova poche<br />

ore dopo, quando, pensieroso, si allontana<br />

dalla confusione della cena e in<br />

un’aula trova un gruppo <strong>di</strong> dottoran<strong>di</strong> e<br />

dottori <strong>di</strong> ricerca. Si mette sulla porta, ad<br />

ascoltare. Qualcuna delle facce che scorge<br />

la conosce già, l’ha già incontrata nelle<br />

aule e nei corridoi. Altre vengono dalla<br />

collina. Davide respira anche lì, fra ricercatori<br />

e professori in fieri, la stessa preoccupazione,<br />

la stessa tensione che hanno<br />

accompagnato lui stesso nei giorni precedenti.<br />

Analoghi problemi che causano<br />

la stessa paura, la stessa rabbia. Ci sono<br />

però delle <strong>di</strong>fferenze rispetto alle posizioni<br />

maturate dagli studenti nei primi gior-<br />

ni: l’altro Davide, quello che fa <strong>il</strong> Rettore,<br />

sembra adesso meno lontano e AQUIS<br />

potrebbe non essere poi una ragazza<br />

così cattiva. Allo scoccare <strong>di</strong> mezzanotte,<br />

come una Cenerentola in punta <strong>di</strong><br />

pie<strong>di</strong>, Davide se ne torna nella folla; nel<br />

frattempo i dottoran<strong>di</strong> ed i dottori hanno<br />

scritto un documento critico.<br />

Alle 3 <strong>di</strong> notte Davide cede alla stanchezza<br />

nel parco antistante alla facoltà.<br />

Sarà per la fatica, o per le birre che ha<br />

trangugiato sovrappensiero, riflettendo,<br />

un po’ timoroso, sull’afflusso alla manifestazione<br />

dell’indomani. Potrebbe essere<br />

un flop: «e se <strong>il</strong> rettore avesse avuto ragione?<br />

E se ci sarà solo un manipolo <strong>di</strong><br />

studenti?» Quando si sveglia, un furgone<br />

bianco, colorato e rumoroso catalizzatore<br />

della manifestazione, sta già lasciando<br />

<strong>il</strong> piazzale. Al suo seguito centinaia <strong>di</strong><br />

studenti, tra i quali Davide non può non<br />

notare <strong>il</strong> nutrito gruppo dei dottoran<strong>di</strong>,<br />

alcuni docenti e persino qualche passante.<br />

Rispunta perfino Renato, con <strong>il</strong> ben<br />

noto ghigno. «Pare bello lungo, questo<br />

Cronistoria<br />

Martedì 14: primo incontro ristretto<br />

degli studenti No-Dav a Sociologia<br />

(15 persone).<br />

Giovedì 16: incontro pubblico<br />

a Sociologia, con una nuona<br />

partecipazione degli studenti (80<br />

persone).<br />

lunedì 20: assemblea a Sociologia,<br />

alla quale si notano studenti,<br />

professori, dottoran<strong>di</strong>, sindacalisti<br />

(150 persone).<br />

Martedì 21: manifestazione <strong>di</strong><br />

duecento studenti che sf<strong>il</strong>ano<br />

da Sociologia al Rettorato (250<br />

persone).<br />

Mercoledì 22: videoconferenza con<br />

gli Atenei <strong>di</strong> altre città in lotta.<br />

Giovedì 23: autogestione a<br />

Sociologia, nell'aula-bunker, ed<br />

aperitivo con dj-set<br />

venerdì 24: si replica <strong>di</strong> programma<br />

del giorno precedente.<br />

lunedì 27: maratona <strong>di</strong>dattica<br />

a Sociologia, con lezioni dalle 9<br />

del mattino a mezzanotte e poi<br />

cineforum sino alle 3 <strong>di</strong> notte.<br />

Martedì 28: enorme corteo per<br />

la città <strong>di</strong> Trento, che coinvolge<br />

anche studenti delle superiori (oltre<br />

2000 persone). La sera riunione ed<br />

occupazione a Sociologia.<br />

15


iscione» chiosa, a metà tra la sorpresa<br />

e la provocazione. Ad ogni giro dello<br />

sguardo, Davide vede crescere la pancia<br />

del biscione, sempre più gonfia, non ancora<br />

sazia. Di scuola in scuola — Sociologia,<br />

I.T.I. “Buonarroti”, I.T.R. “Tambosi”,<br />

L.P.S.P. “Rosmini”, Lettere, Economia,<br />

Giurisprudenza — si dà spazio anche alla<br />

lettura <strong>di</strong> alcuni brani; si srotolano striscioni,<br />

persino in Piazza Duomo. “Se la<br />

cultura costa, proviamo con l’ignoranza?”.<br />

“Resistenti alla fuga, cervelli in lotta”. “La<br />

Ricerca è sul baratro, ma questa legge è<br />

un passo avanti”. “Università pubblica, libera<br />

conoscenza — Università libera, conoscenza<br />

pubblica”. Le parole <strong>di</strong> Antonio<br />

Gramsci: “Agitatevi perché avremo bisogno<br />

<strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> vostro entusiasmo. Organizzatevi<br />

perché avremo bisogno <strong>di</strong> tutta<br />

la vostra forza. Stu<strong>di</strong>ate perché avremo<br />

bisogno <strong>di</strong> tutta la vostra intelligenza.”. E<br />

pure Calamandrei, nel suo <strong>di</strong>scorso al III<br />

Congresso dell’Associazione a <strong>di</strong>fesa della<br />

scuola nazionale. Renato è sparito, risucchiato<br />

dalla folla, dalle duem<strong>il</strong>a e più<br />

persone che, s<strong>il</strong>enziose, simbolicamente<br />

imbavagliate, coprono tutta la superficie<br />

occupab<strong>il</strong>e tra la fontana del Duomo ed<br />

<strong>il</strong> Rettorato. La Questura parlerà <strong>di</strong> sole<br />

quattrocento persone; probab<strong>il</strong>mente<br />

molto grasse.<br />

Davide prende parte a una delegazione<br />

composta da sei studenti e due dottoran<strong>di</strong>.<br />

Incontra <strong>il</strong> suo omonimo, <strong>il</strong> Rettore<br />

Davide, ed <strong>il</strong> Presidente dell’Università<br />

Dicono <strong>di</strong> loro<br />

<strong>di</strong> Trento, Innocenzo<br />

Cipolletta.<br />

Il nostro è ancora<br />

vagamente intontito,<br />

ma capisce<br />

benissimo la<br />

situazione. Tutti<br />

i pensieri, tutte<br />

le parole maturati<br />

in giorni<br />

<strong>di</strong> riflessione si<br />

condensano nelle<br />

frasi che vede,<br />

come se fossero solide, uscire dalle bocche<br />

dei suoi compagni. Che sente uscire dalla<br />

sua; hanno un sapore misto <strong>di</strong> timidezza<br />

e determinazione. Finanziamenti. Presa<br />

<strong>di</strong> posizione. Responsab<strong>il</strong>ità. Diritto.<br />

Costituzione. Pagare. Studenti. Cipolletta<br />

esibisce affab<strong>il</strong>e <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità; esprime<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità, dettata dal regolamento,<br />

<strong>di</strong> mettere a votazione i documenti che la<br />

delegazione propone, ma ne suggerisce la<br />

lettura davanti al Consiglio. L’altro Davide,<br />

<strong>il</strong> Rettore, al contrario, è molto duro.<br />

Mastica tensione. Non pensa più ad uno<br />

scherzo, e non riesce a controllare <strong>il</strong> nervosismo.<br />

Liquida come “preconcetti” i<br />

punti critici evidenziati dalla delegazione;<br />

pone dei dubbi sulla preparazione dei<br />

suoi interlocutori (dei quali poi apprezzerà,<br />

via carta stampata, l’impegno); <strong>di</strong>fende<br />

l’esistenza e l’operato della giovane<br />

AQUIS. Dichiara <strong>di</strong> aspettare l’imminente<br />

arrivo delle linee guida del Ministro<br />

I primi a <strong>di</strong>fendere <strong>il</strong> movimento sono i docenti, che pur non<br />

con<strong>di</strong>videndone in toto i contenuti, lodano l’atteggiamento positivo<br />

dei ragazzi. “Gli studenti sono stati i primi a chiederci <strong>di</strong> intervenire.<br />

Vogliono <strong>di</strong>alogare, scambiare informazioni, opinioni. Sono corretti<br />

e collaborativi. E’ positivo che si cerchi assieme una posizione<br />

con<strong>di</strong>visib<strong>il</strong>e”, <strong>di</strong>cono i docenti che hanno preso parte alla maratona<br />

<strong>di</strong>dattica <strong>di</strong> lunedì. Carlo Barone, in particolare, rende onore alla<br />

partecipazione degli studenti, “non solo come quantità, ma anche a<br />

livello contenutistico. Questo movimento deve servire prima <strong>di</strong> tutto<br />

a loro, agli studenti stessi, che possono ragionare assieme, da soli,<br />

ed avere l’attenzione dei me<strong>di</strong>a”. Nonostante tutto però, fuori dalle<br />

università in molti sono ancora scettici. C’è chi ancora non sa bene<br />

cosa pensare, e chi invece non vede l’ora <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la sua: “Tutti questi<br />

studenti fuori corso, con <strong>il</strong> bancomat <strong>di</strong> papà, non mi convincono per<br />

niente. Sarebbe bello avere una generazione che autonomamente<br />

riven<strong>di</strong>ca <strong>il</strong> suo futuro. Non mi pare sia così oggi”. Anche se gli esperti<br />

<strong>di</strong>cono che la protesta è con<strong>di</strong>visa anche al <strong>di</strong> fuori delle facoltà, <strong>il</strong><br />

tenore dei commenti che si leggono sul web non è affatto positivo.<br />

Gli studenti, <strong>di</strong> par loro, non replicano: per una volta, invece <strong>di</strong> stare<br />

su internet, sono tutti nelle università a pensare come migliorare <strong>il</strong><br />

proprio domani.<br />

Gelmini per la riforma dell’Università e<br />

<strong>di</strong> voler semmai <strong>di</strong>scutere su <strong>di</strong> esse, in<br />

un secondo tempo, in assemblee <strong>di</strong> Facoltà<br />

e d’Ateneo. Si infervora, e ogni tanto<br />

Cipolletta gli dà un colpetto sul braccio<br />

sinistro, sussurrando «Davide...». Poi<br />

la scena cambia; si aprono le porte del<br />

Consiglio, e qualcuno, della delegazione,<br />

entra a leggere i documenti preparati e a<br />

chiedere una <strong>di</strong>scussione su <strong>di</strong> essi. Davide<br />

invece aspetta fuori, impaziente. Inizia<br />

a piovere — l’acqua e pure la stanchezza.<br />

Quelle successive sono ore <strong>di</strong> attesa e<br />

confusione. Il Consiglio ha parlato, ma<br />

non si è espresso ufficialmente a favore<br />

degli studenti. E’ stata convocata un’Assemblea<br />

generale d’Ateneo per metà <strong>novembre</strong>,<br />

ma a Davide pare ancora troppo<br />

poco. Gli studenti continuano a chiedere<br />

una presa <strong>di</strong> posizione netta sull’atteggiamento<br />

del governo. Davide si ritrova<br />

ancora una volta a Sociologia. Ormai è<br />

notte. Si è deciso <strong>di</strong> occupare. Non che<br />

tutti fossero d’accordo; qualcuno, infatti,<br />

se n’è andato. Qualcuno ha anche pianto<br />

— forse solo per la stanchezza. Stavolta,<br />

per lo meno, pensa Davide, dormirà su<br />

una “tavola calda” — nella già citata aula<br />

bunker. Fuori piove, governo ladro. «È la<br />

terza fase», mormora Davide, osservando<br />

i movimenti stanchi <strong>di</strong> chi, rimasto, pulisce<br />

a terra e prepara <strong>il</strong> giaciglio. «Quella<br />

<strong>di</strong> cui parlava Rutigliano. Il momento in<br />

cui bisogna scegliere che strada prendere,<br />

darsi orizzonti più ampi. Costruire<br />

proposte. Fare Università».<br />

Un gruppetto <strong>di</strong> studenti si è sistemato<br />

all’ingresso. Fumano osservando la pioggia<br />

che scende ormai copiosa, sciogliendo<br />

l’inchiostro dei cartelloni appesi sulla<br />

facciata dell’e<strong>di</strong>ficio. Davide può finalmente<br />

coricarsi; si rende conto che una<br />

fase viva, inaspettata, si sta ormai chiudendo.<br />

Sa che un’altra se ne deve aprire.<br />

Chiude gli occhi e, prendendo sonno, si<br />

domanda sotto quale cielo li riaprirà. ●<br />

16 <strong>novembre</strong> 2008


QUESTOTREnTInO<br />

IL MONDO<br />

CHE VERRÀ<br />

Italia dei Valori<br />

Il Trentino<br />

Il professore capolista<br />

Professor Firmani <strong>il</strong> suo partito è<br />

sempre stato critico nei confronti della<br />

giunta Dellai, perché ora questa scelta<br />

<strong>di</strong> entrare in coalizione con <strong>il</strong> centro<br />

sinistra?<br />

Il nostro partito non andrà mai a destra,<br />

men che meno con questa destra<br />

populista e razzista e nemmeno ci<br />

saremmo potuti permettere, arroccandoci<br />

nel nostro eburneo isolamento, <strong>di</strong><br />

consegnare <strong>il</strong> Trentino ai leghisti. Inoltre<br />

era giunto <strong>il</strong> momento <strong>di</strong> accettare<br />

la sfi da <strong>di</strong> governo, che dal nostro<br />

punto <strong>di</strong> vista ha una valenza altissima:<br />

signifi ca traghettare la nostra<br />

storia, i nostri ideali <strong>di</strong> trasparenza, <strong>di</strong><br />

oculatezza nell’impiego delle risorse<br />

pubbliche all’interno delle istituzioni.<br />

Questa crisi economica <strong>di</strong> portata<br />

mon<strong>di</strong>ale sta arrivando anche in<br />

Trentino, molte fabbriche chiudono, o<br />

ricorrono alla cassa integrazione, le<br />

piccole e me<strong>di</strong>e imprese sono in sofferenza,<br />

le famiglie si impoveriscono.<br />

Quali saranno le proposte <strong>di</strong> Italia<br />

dei Valori se dovesse far parte della<br />

coalizione <strong>di</strong> governo?<br />

In Trentino sono stati attivati dei<br />

provve<strong>di</strong>menti per questa fase <strong>di</strong><br />

emergenza, mi riferisco al supporto<br />

alle piccole imprese con <strong>il</strong> sostegno<br />

al cre<strong>di</strong>to bancario ed alle <strong>numero</strong>se<br />

iniziative rivolte alle famiglie, ma in<br />

prospettiva non basterà. Il Trentino<br />

industriale ed impren<strong>di</strong>toriale deve<br />

trovare formule sempre più ampie <strong>di</strong><br />

collaborazione con le Università per<br />

Bruno Firmani capolista<br />

Italia dei Valori del Trentino<br />

implementare ricerca ed alta tecnologia<br />

con ricaduta sul territorio. L’artigianato<br />

deve formare i propri addetti per<br />

piccole produzioni <strong>di</strong> nicchia e <strong>di</strong> alta<br />

qualità, penso alla lavorazione del<br />

legno, all’enogastronomia, ai prodotti<br />

lattiero-caseari, all’agricoltura <strong>di</strong><br />

montagna. La nostra terra possiede<br />

buone potenzialità in questo senso,<br />

ma va guidata attraverso un processo<br />

che renda i giovani consapevoli ed<br />

al contempo fornisca loro una specializzazione<br />

sempre più avanzata<br />

e concorrenziale nei confronti <strong>di</strong> altri<br />

territori.<br />

Per le famiglie bisogna fare <strong>di</strong> più,<br />

le politiche abitative devono essere<br />

ITALIA DEI VALORI<br />

più consistenti, alle giovani coppie<br />

si devono offrire le con<strong>di</strong>zioni per<br />

avere dei fi gli, la storia, la cultura e<br />

tra<strong>di</strong>zioni trentine devono continuare<br />

ad essere trasmesse <strong>di</strong> generazione in<br />

generazione.<br />

Questo signifi ca che non vede <strong>di</strong><br />

buon occhio un Trentino multietnico?<br />

Al contrario, noi cre<strong>di</strong>amo che<br />

oggi la Legge Provinciale sull’accoglienza<br />

degli stranieri sia superata.<br />

Occorre passare dalla fase<br />

dell’ accoglienza alla fase dell’integrazione<br />

ed anche in questo senso,<br />

grazie all’Autonomia, gli strumenti<br />

non mancano, ma vanno gestiti in<br />

modo da non creare sprechi e da<br />

costruire una rete <strong>di</strong> coinvolgimento <strong>di</strong><br />

tutte le realtà del territorio.<br />

La scuola e l’Università trentine riusciranno<br />

ad assolvere al compito <strong>di</strong><br />

creare una classe <strong>di</strong>rigente all’altezza<br />

delle emergenze <strong>di</strong> questo secolo?<br />

Le riforme dei governi <strong>di</strong> questi<br />

ultimi anni non hanno innalzato gli<br />

standard qualitativi della scuola, la<br />

riforma Berlinguer dell’Università che<br />

ha introdotto <strong>il</strong> tre più due è stata<br />

deleteria, ha creato aspettative che<br />

non corrispondono alle reali potenzialità<br />

del paese. In Trentino abbiamo<br />

una buona qualità, ma anche in<br />

questo caso, per quanto concerne<br />

l’Università andrebbero gestite meglio<br />

le risorse, meno investimenti immob<strong>il</strong>iari<br />

e più ricercatori con contratti<br />

stab<strong>il</strong>i.<br />

L’ALTERNATIVA POSSIBILE Messaggio<br />

17<br />

elettorale a pagamento - Committente: Gerardo Carpentiero


l’intervista<br />

L’avvocato<br />

che non ti aspetti<br />

Anche a Trento sono attivi, per immigrati e senza casa,<br />

gli “avvocati per la solidarietà”.<br />

Intervista a una <strong>di</strong> loro, Elena Biaggioni.<br />

Giulio Dalla Riva<br />

La figura dell’avvocato è un topos delle barzellette da<br />

bar: cinici, arrivisti, spietati, li si raffigura come dei<br />

professionisti senza umanità. Elena Biaggioni è un avvocato,<br />

con stu<strong>di</strong>o a Trento, che male, malissimo, s’inquadra<br />

in questo stereotipo. Come ci ha raccontato lei durante<br />

questa intervista, si è avvicinata alla professione spinta dalla<br />

voglia “d’aiutare le persone”, <strong>di</strong> rendersi ut<strong>il</strong>e. In questa ottica<br />

si è avvicinata al <strong>di</strong>ritto penale. Non vuole dare <strong>di</strong> sé l’idea della<br />

superdonna, ma la sua esperienza d’avvocato, e la scelta <strong>di</strong><br />

prestare servizio volontario con gli “avvocati per la solidarietà”<br />

non è comune.<br />

L’iniziativa, nata per dare sostegno legale anche agli “ultimi”<br />

e riempire <strong>di</strong> significato <strong>il</strong> motto “La legge è uguale per tutti”,<br />

tristemente sconfessato da una sequela senza fine <strong>di</strong> leggi<br />

ad personam, ha preso avvio a fine 2006, grazie all’impegno<br />

del Difensore civico Donata Borgonovo Re, dei Volontari <strong>di</strong><br />

strada, e al sostegno finanziario della Fondazione Caritro. Nel<br />

2007 gli “avvocati per la solidarietà”, ospitati dai locali del Punto<br />

d’incontro <strong>di</strong> via Travai, hanno trattato ben 100 casi e altrettanti<br />

ne hanno presi in carico quest’anno. Per rivolgersi a loro<br />

basta recarsi <strong>il</strong> giovedì, tra le 14.30 e le 16.30, al Punto d’incontro,<br />

meglio dopo aver prenotato l’appuntamento, telefonando<br />

allo 0461-984237<br />

Avvocato Biaggioni, potrebbe raccontarci, a gran<strong>di</strong> linee,<br />

com’è nato a Trento <strong>il</strong> servizio <strong>di</strong> avvocatura <strong>di</strong> strada?<br />

Gran merito va dato ai Volontari <strong>di</strong> Strada, che lavorano a<br />

stretto contatto con la realtà dell’immigrazione e degli strati<br />

sociali più poveri, e che fanno la parte più dura, potremmo<br />

<strong>di</strong>re più sporca del lavoro, che conoscono moltissime persone e<br />

realtà ed hanno un coraggio pazzesco. In città come Bologna,<br />

in cui l’esperienza era già avviata, si erano palesati degli attriti<br />

18 <strong>novembre</strong> 2008


con le realtà istituzionali. Questo perché già sono previsti<br />

dei servizi tesi alla copertura giu<strong>di</strong>ziaria dei non abbienti:<br />

<strong>il</strong> gratuito patrocinio, per esempio, o, nel penale, la <strong>di</strong>fesa<br />

d’ufficio. Anche dal punto <strong>di</strong> vista dell’etica professionale<br />

la questione non era chiara. A Trento l’esperienza si è connotata<br />

per i suoi buoni rapporti con enti e istituzioni: basti<br />

pensare che si è avuto <strong>il</strong> benestare del Consiglio dell’Or<strong>di</strong>ne<br />

degli Avvocati, a cui era stato chiesto un parere. Si è visto,<br />

infatti, che i timori sollevati erano infondati: nessuno<br />

ha rubato clientela a nessuno. Lo sforzo congiunto, anzi,<br />

sta proprio nell’entrare in contatto con chi potrebbe essere<br />

interessato a questo tipo <strong>di</strong> assistenza legale. Al Punto<br />

d’incontro è possib<strong>il</strong>e parlare con avvocati <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritto civ<strong>il</strong>e, penale, amministrativo che hanno<br />

dato la loro <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> tutto coor<strong>di</strong>nato<br />

dai Volontari <strong>di</strong> strada. Ogni avvocato presta<br />

servizio, a seconda delle sue competenze, nel<br />

momento in cui è necessario <strong>il</strong> suo intervento.<br />

Di sicuro l’esperienza è molto arricchente.<br />

Qual è la tipologia <strong>di</strong> persone che si presentano<br />

a chiedere <strong>il</strong> vostro aiuto?<br />

Pensavo che vi fosse molta più richiesta per<br />

tematiche legate <strong>di</strong>rettamente all’immigrazione, ai permessi<br />

<strong>di</strong> soggiorno e alle espulsioni. Invece ho constatato<br />

<strong>il</strong> palesarsi più <strong>di</strong> problemi legati alla vita successiva all’entrata<br />

in Italia: chi magari si trova a fare i conti, dopo anni,<br />

con decreti <strong>di</strong> espulsione mai eseguiti, quando ormai si è<br />

più o meno regolarizzato. Per esempio mi è capitato <strong>il</strong> caso<br />

<strong>di</strong> una donna immigrata che ha subito violenze domestiche<br />

e sulle cui spalle pesa un decreto d’espulsione del 2000<br />

mai attuato. Come può presentarsi davanti ai carabinieri?<br />

Come può chiedere una tutela? Un altro caso che per<br />

me è stato emblematico, <strong>il</strong> primo che ho affrontato con gli<br />

“avvocati per la solidarietà”, è stato quello d’un ragazzo extracomunitario<br />

che è stato picchiato e derubato da un altro<br />

gruppo <strong>di</strong> stranieri. Di fronte al suo racconto mi sono<br />

trovata a chiedergli, cosa che non avrei fatto con un altro<br />

cliente: ‘Perché vuoi sporgere denuncia?’, maliziosamente.<br />

Lui, can<strong>di</strong>damente, ha risposto che se non chiedeva questa<br />

forma <strong>di</strong> tutela, <strong>di</strong> risposta sociale, allora aveva ragione<br />

suo fratello: sarebbe dovuto andare lui, con la mazza,<br />

a picchiare i suoi aggressori. Questo proce<strong>di</strong>mento è poi<br />

andato avanti, portando ad un risarcimento: la risposta<br />

sociale cercata. Comunque si rivolgono a noi anche degli<br />

italiani che vivono per strada o si trovano ad essere in contatto<br />

coi Volontari <strong>di</strong> strada.<br />

Dal suo punto <strong>di</strong> vista priv<strong>il</strong>egiato <strong>di</strong> penalista se<br />

dovesse tentare un’analisi globale del meccanismo<br />

<strong>di</strong> prevenzione e repressione della criminalità, in<br />

“Lo Stato<br />

affronta<br />

i problemi<br />

della sicurezza<br />

in modo<br />

declamatorio”<br />

particolare per quanto riguarda gli immigrati, quale<br />

giu<strong>di</strong>zio ne darebbe?<br />

Il problema principale è una sclerotizzazione del sistema:<br />

lo Stato affronta i problemi legati alla sicurezza in<br />

modo declamatorio. Essi invece, a mio parere, nascono<br />

dall’incapacità <strong>di</strong> creare un equ<strong>il</strong>ibrio nella società civ<strong>il</strong>e.<br />

Per questo si affida sempre più spesso al <strong>di</strong>ritto penale,<br />

che invece dovrebbe essere l’extrema ratio, <strong>il</strong> dovere <strong>di</strong><br />

dare una risposta, <strong>di</strong> tipo giu<strong>di</strong>ziale, che non si riesce a<br />

trovare altrove. I paradossi che affliggono <strong>il</strong> sistema giuri<strong>di</strong>co<br />

sono innumerevoli: si sprecano un sacco <strong>di</strong> energie e<br />

sol<strong>di</strong> per portare avanti proce<strong>di</strong>menti giu<strong>di</strong>ziari, sanzioni<br />

amministrative e penali, che non approdano<br />

a niente. E’ un problema <strong>di</strong> efficienza.<br />

Si pensi ad esempio ad una novità arrivata<br />

da poco nella aule <strong>di</strong> Trento, la “inottemperanza<br />

all’or<strong>di</strong>ne della questura”, previsto<br />

dall’art. 650 del co<strong>di</strong>ce penale. La questura<br />

ferma un immigrato che non può fornire<br />

regolare documentazione della sua permanenza,<br />

e lo “invita a presentarsi in questura<br />

per regolarizzare la sua situazione <strong>di</strong><br />

soggiorno entro quattro giorni”. L’invito<br />

non è cristallino, perché in questura in realtà si riceve un<br />

or<strong>di</strong>ne d’espulsione. Ma a quel punto chi è tanto stupido<br />

da presentarsi? Si genera così un meccanismo <strong>di</strong> segnalazioni<br />

che sfocia automaticamente in un’u<strong>di</strong>enza penale<br />

in contumacia, con proclamazione della condanna. Non<br />

lamentiamoci dunque se poi i tribunali sono intasati. Lo<br />

stesso invito in questura per la regolarizzazione è paradossale,<br />

in quanto non tradotto nella lingua delle persone a<br />

cui è in<strong>di</strong>rizzato. Molte <strong>di</strong> queste procedure in contumacia<br />

potrebbero essere evitate anche solo parlando in modo<br />

comprensib<strong>il</strong>e agli interessati. Per questo l’Italia è stata più<br />

volte sanzionata a livello europeo. Pure l’eccessivo affollamento<br />

carcerario è dovuto, almeno in parte, alla scarsa<br />

efficienza con cui vengono applicate le soluzioni alternative<br />

<strong>di</strong> pena. La colpa non è però imputab<strong>il</strong>e solamente<br />

ai tempi lunghi che caratterizzano <strong>il</strong> sistema italiano: qui<br />

a Trento i proce<strong>di</strong>menti sono molto veloci. Questo però<br />

ha permesso <strong>di</strong> evidenziare la sostanziale paradossalità<br />

d‘una parte della legislazione, in particolare quella relativa<br />

agli immigrati. I provve<strong>di</strong>menti che si sono susseguiti non<br />

hanno <strong>di</strong> sicuro migliorato la situazione: ancora una volta<br />

mi sembra che lo Stato, incapace <strong>di</strong> creare una risposta<br />

sociale, <strong>di</strong> prevenzione, alla criminalità legata all’immigrazione<br />

e all’in<strong>di</strong>genza, abbia fornito una risposta inadeguata<br />

e declamatoria. ●<br />

Ha collaborato Mattia Pelli.<br />

QUESTOTREnTInO 19


Progettopoli<br />

Storie <strong>di</strong> “affaristi e m<strong>il</strong>lantatori” (definizione <strong>di</strong> Lorenzo Dellai) all’interno<br />

della pelosa contiguità tra politica, incarichi pubblici e interessi molto privati<br />

Ettore Paris<br />

Come si sv<strong>il</strong>uppavano gli intrecci<br />

tra politica ed affari nel<br />

campo delle progettazioni?<br />

L’inchiesta “Giano bifronte”,<br />

soprattutto attraverso le intercettazioni,<br />

ha rivelato le <strong>di</strong>sinvolture, quando non<br />

<strong>il</strong> malaffare, nella gestione degli appalti.<br />

A un livello sottostante, con importi in<br />

gioco molto minori, ma non per questo<br />

meno <strong>il</strong>luminante, stanno i rapporti con<br />

i progettisti. Che l’inchiesta della magistratura<br />

ha già evidenziato, e che qui<br />

vogliamo approfon<strong>di</strong>re. Con una avvertenza:<br />

praticamente nulla degli episo<strong>di</strong><br />

che riportiamo ha r<strong>il</strong>evanza penale;<br />

descrivono però un clima, una cultura<br />

del sottopotere, un allarmante viscido<br />

incrocio tra interessi privati e incarichi<br />

pubblici.<br />

Centrale nella nostra ricostruzione<br />

è la figura dell’architetto <strong>di</strong> Arco Marco<br />

Angelini, peraltro inquisito e arrestato<br />

nell’ambito <strong>di</strong> “Giano bifronte”. Ad<br />

Arco Angelini non ha mai rappresentato<br />

<strong>il</strong> vero potere, detenuto invece dalla<br />

Ata Engeneering dell’ex-sindaco Mario<br />

Moran<strong>di</strong>ni, che con 30 professionisti<br />

alle proprie <strong>di</strong>pendenze era <strong>il</strong> più grosso<br />

stu<strong>di</strong>o professionale del Trentino (e<br />

ancor più oggi, che si è ulteriormente<br />

ampliata, <strong>di</strong>versificando e internazionalizzando<br />

l’attività <strong>di</strong> progettazione), ad<br />

Arco una potenza, al punto da stampare<br />

nei propri uffici le carte del Piano Regolatore.<br />

L’arch. Angelini, che più che sulle capacità<br />

tecniche faceva conto su secondarie<br />

entrature politiche, era una figura <strong>di</strong><br />

contorno.<br />

Il salto <strong>di</strong> qualità lo fa quando si mette<br />

assieme a un giovane, Paolo Signoretti,<br />

studente <strong>di</strong> ingegneria, <strong>di</strong>namico e<br />

rampante. Insieme da un lato fondano<br />

la Civ<strong>il</strong> Engeneering (che fin dal nome<br />

ambisce a ricordare la ben più robusta<br />

Ata Engeneering); dall’altro scalano la<br />

Margherita locale e Angelini,<br />

referente dei grisentiani, fa<br />

nominare Signoretti coor<strong>di</strong>natore<br />

comprensoriale.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista tecnico<br />

lavorano soprattutto nei<br />

Patti territoriali, dove molti<br />

rapporti sono spesso opachi.<br />

Ve<strong>di</strong>amo un episo<strong>di</strong>o all’interno<br />

del Patto della Predaia,<br />

che raduna attorno al Tavolo,<br />

le categorie, altri soggetti e<br />

un consulente delegato dalla<br />

Provincia, Marco Raffaelli,<br />

con <strong>il</strong> compito <strong>di</strong> spiegare le<br />

modalità <strong>di</strong> presentazione<br />

dei progetti e l’accesso ai contributi.<br />

Al Tavolo gli artigiani<br />

e uno dei consorzi<br />

Il messaggio è chiaro:<br />

se si vogliono i<br />

contributi pubblici,<br />

bisogna passare<br />

da chi ha le mani<br />

in pasta, è contiguo<br />

ai consulenti della<br />

Pat e alla politica.<br />

<strong>di</strong> Melinda presentano<br />

un progetto <strong>di</strong><br />

massima (commissionato<br />

a uno stu<strong>di</strong>o<br />

tecnico <strong>di</strong> Trento)<br />

per la realizzazione<br />

<strong>di</strong> un PalaMela: un<br />

palazzetto con area<br />

congressi, uffici, ristoranti.Inopinatamente<br />

alla riunione<br />

del Tavolo è presente<br />

un professionista<br />

che nulla ha a che<br />

fare con <strong>il</strong> progetto.<br />

Chi è? Paolo Signoretti, <strong>il</strong> quale, <strong>di</strong>mostrandosi<br />

a conoscenza della situazione,<br />

<strong>il</strong>lustra come la porterebbe avanti lui.<br />

Di fronte allo sconcerto dei presenti, <strong>il</strong><br />

consulente Raffaelli decide <strong>di</strong> convocare<br />

i promotori del progetto (consorzio<br />

e artigiani) nel suo stu<strong>di</strong>o. Quando i<br />

promotori si presentano nello stu<strong>di</strong>o,<br />

scoprono che questo non è lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Raffaelli, bensì della Civ<strong>il</strong> Engeneering;<br />

dove Signoretti spiega che è <strong>il</strong> suo stu<strong>di</strong>o<br />

ad avere le competenze (e le cono-<br />

scenze) per gestire queste<br />

cose. Il messaggio è<br />

chiaro: se si vogliono i<br />

contributi pubblici, bisogna<br />

passare da chi ha<br />

le mani in pasta, è contiguo<br />

ai consulenti della<br />

Pat e alla politica.<br />

I committenti però<br />

non ci stanno: scatta<br />

una reazione d’orgoglio<br />

(cosa non infrequente,<br />

per fortuna, <strong>di</strong> fronte<br />

ad episo<strong>di</strong> da magnadora)<br />

e rifiutano l’incarico<br />

alla Civ<strong>il</strong> Engeneering percepito come<br />

un’imposizione. Poi, al Tavolo, <strong>il</strong> Pala-<br />

Mela viene bocciato, ma questa probab<strong>il</strong>mente<br />

è un’altra storia.<br />

Sta <strong>di</strong> fatto che Angelini, <strong>di</strong>ventato<br />

nella Margherita responsab<strong>il</strong>e provinciale<br />

per gli Enti locali, vede la sua influenza<br />

aumentare: affianca <strong>il</strong> senatore<br />

Mauro Betta nella ricerca delle alleanze<br />

e comp<strong>il</strong>azione delle liste alle comunali.<br />

L’esito sul piano politico è <strong>di</strong>sastroso:<br />

20 <strong>novembre</strong> 2008


non sappiamo quanta sia<br />

la responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> Angelini,<br />

comunque sono tantissimi<br />

i Comuni in cui<br />

la Margherita si <strong>di</strong>vide e<br />

<strong>il</strong> centro-sinistra passa in<br />

minoranza.<br />

Ben <strong>di</strong>verso l’esito sul<br />

piano professionale: Angelini<br />

allarga la sua influenza,<br />

e sono <strong>di</strong>versi i<br />

Patti territoriali – soprattutto<br />

quelli in cui, come<br />

a Predaia, agisce Raffaelli<br />

– che in una maniera o<br />

nell’altra coinvolgono <strong>il</strong> suo stu<strong>di</strong>o. Che<br />

così si può rafforzare dal punto <strong>di</strong> vista<br />

tecnico.<br />

Del modus operan<strong>di</strong> <strong>di</strong> Angelini<br />

<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> seguito un altro esempio. Riguarda<br />

<strong>il</strong> progetto <strong>di</strong> un altro e<strong>di</strong>ficio,<br />

in questo caso un Palazzetto dello Sport<br />

da costruire congiuntamente da Riva ed<br />

Arco. P<br />

er iniziare a <strong>di</strong>scutere dell’opera, i due<br />

Comuni decidono <strong>di</strong> convocare una riunione<br />

congiunta, con i competenti as-<br />

QUESTOTREnTInO<br />

Grisenti si arrabbia:<br />

“Angelini è amico mio,<br />

se non posso venire<br />

con i miei amici, me<br />

ne vado”, quin<strong>di</strong><br />

prende <strong>il</strong> cappotto<br />

e si avvia alla porta.<br />

Nessuno lo ferma.<br />

sessori comunali e<br />

l’assessore provinciale<br />

ai lavori pubblici,<br />

all’epoca S<strong>il</strong>vano<br />

Grisenti. Una<br />

riunione strettamente<br />

istituzionale<br />

dunque, alla quale<br />

però inopinatamente<br />

Grisenti si<br />

presenta assieme a<br />

un privato progettista.<br />

Chi? Marco<br />

Angelini.<br />

A questo punto<br />

si mette <strong>di</strong> traverso un assessore <strong>di</strong> Arco:<br />

che ci fa, a che titolo è presente Angelini?<br />

Non è pensab<strong>il</strong>e la presenza <strong>di</strong> un<br />

privato, che per <strong>di</strong> più come progettista<br />

ha degli interessi in gioco, a una riunione<br />

del genere.<br />

Grisenti si arrabbia: “Angelini è amico<br />

mio, se non posso venire con i miei amici,<br />

me ne vado”, quin<strong>di</strong> prende <strong>il</strong> cappotto<br />

e si avvia alla porta. Nessuno lo ferma.<br />

Allora torna in<strong>di</strong>etro; e invece, a uscire<br />

quatto quatto, è Angelini.<br />

Il raccontino ci <strong>di</strong>ce tante cose sulle<br />

contiguità pelose <strong>di</strong> questa progettopoli<br />

trentina. Sulle commistioni tra ruoli<br />

pubblici e interessi privati. Sulle indebite<br />

pressioni <strong>di</strong> chi ha in mano i cordoni<br />

della borsa: non <strong>di</strong>mentichiamo che era<br />

Grisenti a decidere i contributi provinciali,<br />

<strong>il</strong> suo presentarsi a riunioni preparatorie<br />

assieme a un progettista era una<br />

plateale, anche se informale, assegnazione<br />

<strong>di</strong> un incarico a un amico, al <strong>di</strong><br />

fuori <strong>di</strong> ogni regola.<br />

“Nella Margherita ci sono m<strong>il</strong>lantatori<br />

ed approfittatori” tuonò Lorenzo Dellai<br />

all’inizio del 2006, quando promosse<br />

una fantomatica svolta etica nel suo<br />

partito. E le stesse parole ce le ha pari<br />

pari ripetute quin<strong>di</strong>ci giorni fa, a commento<br />

dell’inchiesta “Giano bifronte”.<br />

“Ma come, Grisenti sarebbe un m<strong>il</strong>lantatore?”<br />

gli abbiamo chiesto.<br />

“Lui no. Chi sta intorno a lui”.<br />

Allora non avevamo capito. Oggi,<br />

approfon<strong>di</strong>te queste vicende, è chiaro<br />

a chi si riferiva. Oggi come nel gennaio<br />

2006. Appunto, oltre due anni e mezzo<br />

fa: Dellai, <strong>di</strong> questi intorti, era a conoscenza.<br />

E li denunciò, entrò anche in<br />

conflitto pesante con Grisenti e quella<br />

ampia parte <strong>di</strong> Margherita che a lui faceva<br />

riferimento. Senza però mai avere<br />

<strong>il</strong> coraggio <strong>di</strong> spingere <strong>il</strong> confronto alle<br />

estreme conseguenze: o me, o loro. In<br />

fin dei conti si adattò.<br />

Eppure in queste vicende c’è anche<br />

un aspetto positivo. Gli amministratori<br />

<strong>di</strong> Riva ed Arco, gli artigiani nonesi, in<br />

queste due storie non si adattano; <strong>di</strong> altri<br />

(che non hanno voluto che pubblicassimo<br />

le loro vicende) sappiamo che misero<br />

i “m<strong>il</strong>lantatori” alla porta; altri ancora<br />

chinarono <strong>il</strong> capo, schiumando peraltro<br />

<strong>di</strong> rabbia, fino a interessare dei legali per<br />

vedere se fosse possib<strong>il</strong>e a<strong>di</strong>re le vie giu<strong>di</strong>ziarie.<br />

Insomma, c’è un Trentino sano,<br />

un Trentino che ha <strong>di</strong>gnità. Per preservarlo<br />

servirà indubbiamente la magistratura.<br />

Ma anche l’opinione pubblica,<br />

e infine anche la politica, dovranno fare<br />

la loro parte. ●<br />

21


La v<strong>il</strong>la <strong>di</strong> Ivo Tarolli<br />

La casa del senatore Ivo Tarolli. Ne<br />

è stato in questi giorni depositato<br />

in Comune <strong>il</strong> progetto definitivo,<br />

esattamente uguale a quello presentato<br />

un anno fa e sonoramente bocciato da<br />

tutte le commissioni competenti. Però,<br />

come nella fattoria <strong>di</strong> Orwell “tutti gli<br />

animali sono uguali, ma alcuni sono<br />

più uguali degli altri” e Ivo Tarolli è fra<br />

questi ultimi: <strong>il</strong> suo progetto, delle bocciature<br />

se ne fa un baffo, la sua casa, a<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quelle dei citta<strong>di</strong>ni un po’<br />

meno uguali, verrà costruita come vuole<br />

lui.E’ in via Banala, sotto V<strong>il</strong>lazzano,<br />

sulla collina <strong>di</strong> Trento, l’area della casa<br />

del senatore. Occupata da un rustico e<br />

da un capanno per gli attrezzi, al servizio<br />

<strong>di</strong> un lotto agricolo <strong>di</strong> circa un ettaro,<br />

<strong>il</strong> tutto <strong>di</strong> proprietà della Curia Arcevescav<strong>il</strong>e.<br />

Nella casa abitavano i Camin, da<br />

almeno due secoli mezzadri della Curia,<br />

lì trasferiti nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra.<br />

E’ a fine 2005 che i Camin ricevono dalla<br />

Curia la <strong>di</strong>sdetta del contratto. Perch{? Il<br />

Sopra: l’area in questione. In colore più accentuato, gli e<strong>di</strong>fici che verranno<br />

abbattuti per fare posto alla v<strong>il</strong>la <strong>di</strong> Ivo Tarolli. In secondo piano, <strong>il</strong> nucleo <strong>di</strong><br />

antica origine protetto paesaggisticamente e sfregiato dalla nuova costruzione.<br />

Sotto, <strong>il</strong> progetto della v<strong>il</strong>la.<br />

rapporto è sempre andato bene, <strong>il</strong> terreno<br />

agricolo (<strong>di</strong> interesse primario) tale<br />

rimane (quin<strong>di</strong> non c’è alcuna aspettativa<br />

e<strong>di</strong>ficatoria), perchè la “cacciata”? I<br />

Camin sondano anche se c’è una qualche<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> acquistare l’immob<strong>il</strong>e. Assolutamente<br />

no, è la risposta, la Curia <strong>il</strong><br />

suo patrimonio non lo aliena, e la stessa<br />

risposta si erano visti dare i <strong>di</strong>rimpettai,<br />

quando avevano prospettato l’acquisto<br />

<strong>di</strong> una modesta striscia <strong>di</strong> terreno per<br />

farvi un piccolo parcheggio.<br />

La Curia non vende mai, questa è la<br />

linea, immutata nei secoli. Ma anche qui<br />

c’è qualcuno più uguale degli altri, <strong>il</strong> senatore<br />

Tarolli. A cui viene venduto <strong>il</strong> rustico,<br />

previo allontanamento dei Camin.<br />

A questo punto è malizioso ricordare<br />

che proprio Ivo Tarolli si era adoperato,<br />

lavorando tra le pieghe della Finanziaria,<br />

per far graziosamente avere dallo Stato<br />

alla Curia trentina 5 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> euro, rifiutati<br />

solo in seguito a una sollevazione<br />

generale?<br />

Diventato proprietario,<br />

Tarolli<br />

presenta in Comune,<br />

nell’ottobre<br />

2007, un progetto<br />

<strong>di</strong> demolizione del<br />

rustico e ristrutturazione.<br />

Attraverso<br />

le solite interpretazioni<br />

estensive delle<br />

norme, da una<br />

casetta <strong>di</strong> 560 metri<br />

cubi e un capanno<br />

<strong>di</strong> 320, saltano fuori<br />

due v<strong>il</strong>le, rispettivamente<br />

<strong>di</strong> 960 e<br />

720 mc (<strong>il</strong> doppio)<br />

riunite in un unico<br />

corpo. Dal punto <strong>di</strong><br />

vista urbanistico la<br />

cosa passa. Non così alla commissione<br />

comprensoriale per la tutela paesaggio.<br />

Il fatto è che <strong>il</strong> rustico e <strong>il</strong> capanno sono<br />

contigui a un pregevole nucleo rurale<br />

<strong>di</strong> antica origine (ve<strong>di</strong> nella fotografia),<br />

giustamente protetto da norme molto<br />

rigide (<strong>il</strong> classico caso in cui non si<br />

possono nemmeno cambiare le imposte):<br />

non è possib<strong>il</strong>e, secondo <strong>il</strong> buon<br />

senso e secondo le norme, costruirvi a<br />

ridosso due maxiv<strong>il</strong>le in st<strong>il</strong>e vacanziero,<br />

“elementi anomali ai mo<strong>di</strong> costruttivi del<br />

contesto antico” spiega la commissione<br />

nella sua relazione, che all’unanimità<br />

stronca <strong>il</strong> progetto.<br />

Tarolli non demorde, e ripresenta <strong>il</strong><br />

progetto, tale e quale, alla Commissione<br />

provinciale. La quale, anch’essa all’unanimità<br />

riconferma la stroncatura, anzi<br />

la rafforza parlando <strong>di</strong> “completa alterazione<br />

degli originari caratteri architettonici<br />

e incremento volumetrico, cancellando<br />

quasi completamente la memoria<br />

storica”.<br />

A questo punto <strong>il</strong> normale citta<strong>di</strong>no<br />

penserebbe a rifare <strong>il</strong> progetto. Ma Tarolli<br />

non è un citta<strong>di</strong>no normale, e si rivolge<br />

alla Giunta Provinciale. Che <strong>il</strong> 28<br />

marzo ribalta, anch’essa all’unanimità, <strong>il</strong><br />

parere delle due commissioni tecniche,<br />

e con decisione inappellab<strong>il</strong>e, dà <strong>il</strong> via<br />

libera al progetto. Ora, la Giunta provinciale<br />

è un organo politico, ed è comprensib<strong>il</strong>e<br />

che possa sovrastare una decisione<br />

tecnica per motivi politici; non<br />

ha invece alcun senso che si impalchi a<br />

supremo decisore tecnico. Che ne sanno<br />

Dellai e Andreolli <strong>di</strong> architettura, per<br />

scrivere che “l’impianto architettonico<br />

originario è leggib<strong>il</strong>e verso nord, mentre è<br />

solo lievemente mo<strong>di</strong>ficato lungo i fronti<br />

est ed ovest”?<br />

Rimane <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso d’inizio: ci sono<br />

citta<strong>di</strong>ni più uguali <strong>di</strong> altri. E la loro speciale<br />

uguaglianza è riconosciuta dai loro<br />

pari, che si comportano conseguentemente.<br />

Questa le lettura benevola.<br />

C’è poi quella malevola: nella primavera<br />

2008 Tarolli stava trattando con<br />

Dellai la confluenza dell’Udc nel centrosinistra.<br />

Qualcuno può avere pensato<br />

che l’approvazione <strong>di</strong> un progetto inapprovab<strong>il</strong>e<br />

potesse aiutare. ●<br />

22 <strong>novembre</strong> 2008


Moschea, la Chiesa<br />

parli chiaro<br />

La Curia trentina all’affannosa ricerca <strong>di</strong> un modus viven<strong>di</strong> con la comunità islamica<br />

Piergiorgio Cattani<br />

nel marzo scorso aveva destato<br />

gran<strong>di</strong> polemiche la raccolta<br />

<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> in favore della nuova<br />

moschea <strong>di</strong> Trento promossa<br />

dalla Comunità cristiana <strong>di</strong> S. Francesco<br />

Saverio. Il tempo trascorso consente una<br />

<strong>di</strong>samina più attenta degli avvenimenti<br />

che hanno portato la questione alla ribalta<br />

della cronaca nazionale e non solo. Ripercorre<br />

questa vicenda un <strong>numero</strong> speciale<br />

de “L’invito”, nel quale vengono ripubblicati<br />

gli articoli apparsi sulla stampa in<br />

questi mesi e un “vademecum” finale contenente<br />

alcune notizie riguardanti <strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo<br />

cristiano-musulmano in corso in varie<br />

parti del mondo. Questo dossier, già inviato<br />

al nostro Vescovo col titolo “Vademecum<br />

per mons. Bressan”, era stato accolto<br />

con fasti<strong>di</strong>o dal destinatario, che aveva risposto<br />

alla redazione della rivista con una<br />

lettera alquanto polemica che testimonia<br />

come l’affare moschea non sia stato ancora<br />

archiviato in Curia.<br />

Ma fin dall’inizio questa iniziativa ha<br />

<strong>di</strong>viso profondamente <strong>il</strong> mondo cattolico<br />

trentino. Partita quasi accidentalmente<br />

da un’idea <strong>di</strong> don Vittorio Cristelli e subito<br />

abbracciata e messa in pratica dalla<br />

Comunità <strong>di</strong> padre Giorgio Butterini,<br />

la raccolta <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> venne sonoramente<br />

bocciata da un’infelicissima battuta<br />

dell’Arcivescovo per cui “ogni gruppo religioso<br />

deve badare a se stesso”. Seguono<br />

precisazioni, commenti, accuse, insulti<br />

dei leghisti contro chiunque voglia svendere<br />

le ra<strong>di</strong>ci cristiane per i seguaci <strong>di</strong> Allah.<br />

Gli scambi <strong>di</strong> lettere tra la Curia e la<br />

Comunità, che viveva questa situazione<br />

con non poche perplessità interne, sembravano<br />

aver riportato <strong>il</strong> sereno: invece<br />

lo stallo permane, con i comportamenti<br />

ambivalenti <strong>di</strong> mons. Bressan che fatica<br />

a comprendere che la situazione in atto<br />

avrebbe bisogno <strong>di</strong> una parola chiara e<br />

univoca. Il 23 ottobre <strong>il</strong> vescovo ha incontrato<br />

l’imam nel quadro della giornata<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo tra cristiani e musulma-<br />

QUESTOTREnTInO<br />

ni, ma pare che del “luogo <strong>di</strong><br />

culto” islamico non si sia fatta<br />

neppure menzione.<br />

A metà del guado<br />

Ma tutto <strong>il</strong> mondo cattolico è a<br />

metà del guado. Alcuni recenti<br />

episo<strong>di</strong> danno <strong>il</strong> quadro della<br />

situazione: da un lato si registrano<br />

la netta presa <strong>di</strong> posizione<br />

delle Acli in favore della moschea<br />

e l’iniziativa del parroco<br />

<strong>di</strong> Pergine don Vanzetta <strong>di</strong> offrire<br />

l’oratorio per la preghiera<br />

islamica, mentre monsignor<br />

Giacometti per “favorire” <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>alogo interreligioso ha invitato<br />

all’arcivescov<strong>il</strong>e l’integralista<br />

Mag<strong>di</strong> Cristiano Allam.<br />

Va dato atto alla Chiesa gerarchica<br />

<strong>di</strong> non aver mai ceduto<br />

alla logica dello scontro <strong>di</strong><br />

civ<strong>il</strong>tà, anzi <strong>di</strong> aver accentuato<br />

la via del <strong>di</strong>alogo dopo l’infortunio<br />

papale del <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong><br />

Ratisbona del settembre 2006.<br />

Occorrono però parole più<br />

chiare che superino i bizantinismi<br />

<strong>di</strong> certi presuli che cercano<br />

<strong>di</strong> mantenere un’insostenib<strong>il</strong>e<br />

equi<strong>di</strong>stanza per non scontentare nessuno.<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista l’invito rivolto<br />

dal recente Sinodo dei Vescovi a un<br />

<strong>di</strong>alogo rispettoso con i fedeli delle altre<br />

religioni, in primis con i musulmani, mi<br />

sembra un segnale importante.<br />

Concretizzare i principi risulta molto<br />

più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e. Il mondo cattolico italiano<br />

risulta <strong>di</strong>viso. Se estremisti <strong>di</strong> un cristianesimo<br />

nero vorrebbero tornare a Lepanto<br />

e alla categoria <strong>di</strong> “infedeli” (che fa<br />

da pendant con quella <strong>di</strong> “ebrei deici<strong>di</strong>”),<br />

la stragrande maggioranza è conscia <strong>di</strong><br />

dover trovare un modus viven<strong>di</strong> pacifico<br />

con i musulmani. In quale modo non si<br />

capisce ancora. Perché <strong>di</strong> fronte ad ogni<br />

caso concreto (costruzione <strong>di</strong> moschee,<br />

Forse iniziative<br />

audaci e<br />

controcorrente<br />

come quella della<br />

comunità <strong>di</strong><br />

S. Francesco<br />

Saverio aiutano<br />

a smuovere le acque<br />

insegnamento della<br />

religione a scuola,<br />

nuova legge<br />

sulla libertà religiosa)<br />

ritornano<br />

le perplessità e i<br />

<strong>di</strong>stinguo. Forse<br />

iniziative audaci<br />

e controcorrente<br />

come quella della<br />

comunità <strong>di</strong> S.<br />

Francesco Saverio<br />

aiutano a smuovere le acque.<br />

Un secondo aspetto della vicenda<br />

riguarda la politica trentina. Il no alla<br />

moschea resta al centro della campagna<br />

elettorale della Lega in vista delle elezioni<br />

provinciali. Pochissime voci, nel centro<br />

sinistra, hanno alzato la ban<strong>di</strong>era della<br />

convivenza e dei valori della Costituzione.<br />

Pochissimi hanno apprezzato apertamente<br />

l’iniziativa in favore della moschea.<br />

Solo ora, a fronte <strong>di</strong> toni leghisti sempre<br />

più incen<strong>di</strong>ari (ma non sufficienti per <strong>il</strong><br />

popolo delle camicie ver<strong>di</strong> che vorrebbe<br />

semplicemente cacciare tutti i musulmani),<br />

assistiamo a un tentativo <strong>di</strong> reazione.<br />

Troppo poco ancora ma forse è l’inizio <strong>di</strong><br />

una svolta. ●<br />

23


Acqua, cioè<br />

democrazia<br />

Anche in Trentino i rischi della<br />

privatizzazione <strong>di</strong> un bene primario<br />

Marco bersani<br />

Te lo <strong>di</strong>co io come va a finire.<br />

Così esordì un anziano abitante<br />

della Val <strong>di</strong> Ledro, durante<br />

un <strong>di</strong>battito sull’acqua del gennaio<br />

scorso, a cui fui invitato. “Oggi c’è <strong>il</strong><br />

mio amico Piero – proseguì l’uomo -che<br />

lavora all’acquedotto e abita a cinquanta<br />

metri da casa mia. Se c’è una per<strong>di</strong>ta, io<br />

esco <strong>di</strong> casa e vado a chiamarlo e nel giro<br />

<strong>di</strong> un pomeriggio la per<strong>di</strong>ta è sistemata.<br />

Domani, quando l’acquedotto sarà della<br />

Trentino Servizi, se ci sarà una per<strong>di</strong>ta<br />

dovrò chiamare un <strong>numero</strong> verde <strong>di</strong> Rovereto,<br />

che mi rimanderà a un <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />

Trento, che mi rimanderà a un <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />

Brescia e poi <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano. Alla fine, quelli <strong>di</strong><br />

M<strong>il</strong>ano chiameranno <strong>il</strong> mio amico Piero,<br />

che lavora all’acquedotto e abita a cinquanta<br />

metri da casa mia. E lui sistemerà<br />

la per<strong>di</strong>ta, ma nel frattempo sarà passata<br />

una settimana”.<br />

Nelle parole <strong>di</strong> quest’anziano, oltre<br />

alla tra<strong>di</strong>zionale saggezza del “venire al<br />

dunque”, è contenuto <strong>il</strong> senso più profondo<br />

<strong>di</strong> quanto sta avvenendo, in Trentino<br />

ma non solo, in merito alla gestione<br />

dell’acqua e dei servizi idrici.<br />

Non sarà certo un caso che, ormai da<br />

tre anni, <strong>il</strong> Paese sia attraversato da decine<br />

<strong>di</strong> vertenze territoriali e <strong>di</strong> mob<strong>il</strong>itazioni<br />

per l’acqua bene comune e contro<br />

la sua privatizzazione.<br />

Al punto che nel marzo 2006 è nato<br />

<strong>il</strong> Forum italiano dei movimenti per<br />

l’acqua, una rete cap<strong>il</strong>lare <strong>di</strong> associazioni<br />

e comitati territoriali, che ha proposto<br />

una legge d’iniziativa popolare per<br />

la totale ripubblicizzazione dell’acqua,<br />

raccogliendo in calce alla stessa oltre<br />

400.000 firme <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni. E che <strong>il</strong> 1° <strong>di</strong>cembre<br />

2007 <strong>il</strong> Forum abbia organizzato<br />

la prima manifestazione nazionale per<br />

l’acqua, portando oltre 40.000 persone a<br />

Roma e ottenendo dal governo allora in<br />

carica l’approvazione <strong>di</strong> una moratoria<br />

<strong>di</strong> un anno su tutti i processi <strong>di</strong> privatiz-<br />

zazione in corso.<br />

Non è certo un tema isolato o specifico<br />

quello dell’acqua: nel mondo più<br />

<strong>di</strong> 1,3 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone ne sono prive<br />

e ben 2,5 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> non hanno accesso a<br />

servizi igienico-sanitari. Significa che,<br />

per una fetta enorme dell’attuale popolazione<br />

mon<strong>di</strong>ale, non è garantito neppure<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto alla sopravvivenza.<br />

Non solo. In un contesto come quello<br />

del m<strong>il</strong>lennio appena iniziato, <strong>il</strong> prossimo<br />

esaurimento della materie prime foss<strong>il</strong>i<br />

costringerà ad un ra<strong>di</strong>cale cambiamento<br />

dell’intera produzione mon<strong>di</strong>ale, che<br />

dovrà basarsi su altre materie prime, fra<br />

le quali l’acqua sarà sicuramente quella<br />

essenziale. Al punto che già si <strong>di</strong>ce che,<br />

se le guerre del ventesimo secolo erano<br />

fatte per <strong>il</strong> petrolio, le prossime saranno<br />

combattute per <strong>il</strong> possesso dell’acqua.<br />

Bisogna poi accennare al fatto che l’attuale<br />

tremenda crisi finanziaria globale<br />

, i cambiamenti climatici ormai in corso<br />

e la crisi alimentare planetaria faranno<br />

dell’acqua una risorsa talmente decisiva<br />

per la stessa sopravvivenza dell’umanità,<br />

da farne <strong>di</strong>ventare la sua conservazione<br />

e la garanzia dell’accesso universale alla<br />

stessa <strong>il</strong> più importante obiettivo politico<br />

dei prossimi anni.<br />

E invece, cosa accade? Accade che<br />

proprio la crisi del modello neoliberista<br />

abbia fatto <strong>di</strong>ventare i beni comuni, e<br />

l’acqua in particolare, <strong>il</strong> nuovo business<br />

finanziario globale e locale. D’altronde,<br />

poiché l’acqua è necessaria alla vita, <strong>il</strong><br />

possesso privatistico della stessa garantirebbe<br />

ai suoi detentori un mercato con<br />

profitti perennemente in ascesa e in<strong>di</strong>pendenti<br />

anche dalla instab<strong>il</strong>ità dei mercati<br />

finanziari.<br />

E’ da questo contesto che nasce negli<br />

anni l’idea che l’acqua e <strong>il</strong> servizio idrico<br />

debbano essere considerati beni “a r<strong>il</strong>evanza<br />

economica” e gestiti attraverso<br />

società per azioni; ovvero enti, che an-<br />

Anche<br />

in Trentino<br />

l’oro blu<br />

è in<br />

sven<strong>di</strong>ta<br />

che quando sono<br />

a totale capitale<br />

pubblico, sono<br />

enti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato,<br />

<strong>il</strong> cui unico<br />

scopo è produrre<br />

<strong>di</strong>viden<strong>di</strong> per gli<br />

azionisti.<br />

E’ lo stesso<br />

processo che è avvenuto in Trentino,<br />

attraverso <strong>di</strong>versi passaggi. Il primo<br />

dei quali ha visto la confluenza della<br />

SIT del Comune <strong>di</strong> Trento e dell’ASM<br />

del Comune <strong>di</strong> Rovereto, con la nascita<br />

nel 1998 della Hol<strong>di</strong>ng Trentino Servizi<br />

SpA, che controllava <strong>il</strong> 75% del capitale<br />

sociale delle due aziende.<br />

Nel 2001 entra nella compagine sociale<br />

anche ASM <strong>di</strong> Brescia, acquistando<br />

<strong>il</strong> 20% delle quote, mentre nel <strong>di</strong>cembre<br />

2002 <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> incorporazione e <strong>di</strong><br />

fusione si completa con la costituzione<br />

<strong>di</strong> Trentino Servizi.<br />

E’ invece molto più recente una nuova<br />

mo<strong>di</strong>fica societaria, attraverso la quale i<br />

consigli <strong>di</strong> amministrazione <strong>di</strong> Trentino<br />

Servizi SpA e <strong>di</strong> Dolomiti Energia SpA<br />

hanno approvato <strong>il</strong> progetto <strong>di</strong> fusione,<br />

verso la nuova società che prenderà <strong>il</strong><br />

nome <strong>di</strong> Dolomiti Energia SpA.<br />

Si tratta, come tengono a <strong>di</strong>re con<br />

fierezza i rispettivi rappresentanti, della<br />

creazione <strong>di</strong> una multiut<strong>il</strong>ity fra le pri-<br />

24 <strong>novembre</strong> 2008


me <strong>di</strong>eci in Italia, con un fatturato <strong>di</strong> 700<br />

m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> euro.<br />

Alla nuova società, <strong>il</strong> Comune <strong>di</strong><br />

Trento parteciperà con <strong>il</strong> 21,8%, <strong>il</strong> Comune<br />

<strong>di</strong> Rovereto con <strong>il</strong> 20,3%, Tecnofin<br />

<strong>il</strong> 16,6% e altri Comuni con <strong>il</strong> 2,9%.<br />

Fra i soci privati, Ft Energia deterrà <strong>il</strong><br />

13% e A2A (nata dalla fusione <strong>di</strong> Aem<br />

M<strong>il</strong>ano con Asm Brescia) <strong>il</strong> 7,9%, Fondazione<br />

Cariplo <strong>il</strong> 5,9%, ISA <strong>il</strong> 4,4%, più<br />

una serie <strong>di</strong> altri piccolissimi azionisti. Il<br />

Gruppo coprirà l’85% del mercato elettrico<br />

e oltre l’80% <strong>di</strong> quello del gas, mentre,<br />

per quanto riguarda l’acqua, gestirà<br />

l’acquedotto <strong>di</strong> 17 comuni, pari a 200.000<br />

abitanti e 1216 km <strong>di</strong> rete idrica.<br />

Le conseguenze<br />

Che cosa non funziona <strong>di</strong> tutto questo<br />

processo <strong>di</strong> aggregazione?<br />

Molte cose, la prima delle quali è la<br />

privatizzazione della risorsa acqua. So<br />

bene che nessun amministratore riconoscerà<br />

mai che <strong>di</strong> ciò si tratta e vorrà<br />

riba<strong>di</strong>re che la maggioranza societaria<br />

in mano agli enti locali garantirà<br />

<strong>il</strong> necessario controllo pubblico. Ma<br />

la realtà è ben <strong>di</strong>versa: l’apertura della<br />

gestione dell’acqua ai privati (uno dei<br />

quali è nientemeno che <strong>il</strong> colosso A2A,<br />

collocato in Borsa!) determinerà <strong>il</strong> fatto<br />

che a decidere le scelte saranno gli andamenti<br />

del titolo in Borsa o la necessi-<br />

QUESTOTREnTInO<br />

tà <strong>di</strong> produrre <strong>di</strong>viden<strong>di</strong> sempre più alti<br />

per mantenere la società competitiva<br />

sul mercato finanziario.<br />

Questo comporterà quattro conseguenze<br />

che, in tutti gli altri processi<br />

già sperimentati, si sono puntualmente<br />

verificate: l’aumento delle tariffe, la riduzione<br />

e la precarizzazione del lavoro,<br />

la riduzione degli investimenti e delle<br />

manutenzioni (ve<strong>di</strong> l’amico Piero <strong>di</strong><br />

cui sopra) e l’aumento dei consumi <strong>di</strong><br />

acqua.<br />

D’altronde perché <strong>il</strong> mercato dovrebbe<br />

puntare alla conservazione<br />

dell’acqua se è dal suo massimo consumo<br />

che ricava i propri profitti? E perché<br />

dovrebbe gestirla tenendo conto<br />

del primario uso umano e ambientale<br />

se è grazie al suo sfruttamento energetico<br />

che massimizza i <strong>di</strong>viden<strong>di</strong>?<br />

Senza contare come i processi <strong>di</strong> aggregazione<br />

esproprino i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> altre<br />

due caratteristiche fondamentali <strong>di</strong><br />

un servizio pubblico locale : <strong>il</strong> controllo<br />

democratico e la territorialità.<br />

Per quanto riguarda <strong>il</strong> primo, occorre<br />

aver presente che se un servizio è in<br />

mano ad una SpA, le decisioni vengono<br />

prese dal Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione,<br />

non certo dai Consigli Comunali,<br />

con buona pace della democrazia rappresentativa<br />

e della funzione delle assemblee<br />

elettive.<br />

Foto scattata alla manifestazione<br />

No Tav del 18 apr<strong>il</strong>e a Trento.<br />

D’altronde, come da <strong>di</strong>zionario,<br />

<strong>il</strong> contrario <strong>di</strong> “pubblico” è “segreto”,<br />

dunque la riduzione del primo comporta<br />

automaticamente l’estensione del<br />

secondo.<br />

E sparisce nel contempo la territorialità,<br />

come ben r<strong>il</strong>evava l’anziano<br />

della Val <strong>di</strong> Ledro: in un contesto che<br />

pensa <strong>di</strong> misurarsi sul mercato generale,<br />

qualcuno può immaginare quanto<br />

conterà l’irrisoria partecipazione al<br />

capitale sociale dei piccoli comuni e<br />

financo quella dei Comuni <strong>di</strong> Trento e<br />

Rovereto? Nulla, perché tutto verrà deciso<br />

in seno alle strategie elaborate tra<br />

M<strong>il</strong>ano e Brescia, all’interno <strong>di</strong> A2A,<br />

che nel frattempo si espande anche a<br />

ovest, verso Monza e Varese.<br />

L’unico modo per garantire accesso<br />

universale ed equo alla risorsa acqua, la<br />

sua <strong>di</strong>fesa come bene pubblico e la sua<br />

conservazione per le generazioni future,<br />

è la sottrazione della stessa alle logiche<br />

<strong>di</strong> mercato, costruendo un’azienda<br />

speciale consort<strong>il</strong>e che, in quanto ente<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto pubblico, ha come obiettivo<br />

non <strong>il</strong> profitto ma la garanzia <strong>di</strong><br />

un <strong>di</strong>ritto per tutti e la cura del bene<br />

primario e che, in quanto consorzio,<br />

consente una gestione non frammentata<br />

e tuttavia ancorata al territorio <strong>di</strong><br />

provenienza. Permettendo una partecipazione<br />

<strong>di</strong>retta dei citta<strong>di</strong>ni alle scelte<br />

fondamentali, <strong>il</strong> mantenimento dentro<br />

le comunità dei saperi tra<strong>di</strong>zionali e la<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una gestione collettiva e<br />

socialmente orientata alla conservazione<br />

della risorsa. Perché si scrive acqua,<br />

ma si legge democrazia e possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

futuro, come ben sa l’anziano amico <strong>di</strong><br />

Piero. ●<br />

Marco Bersani fa parte <strong>di</strong> Attac Italia<br />

e del Forum italiano dei movimenti per<br />

l’acqua.<br />

25


Pubblicità Do<br />

(da B4)<br />

26 <strong>novembre</strong> 2008


nne PD<br />

QUESTOTREnTInO<br />

27


La montagna<br />

non è una palestra<br />

Riflessioni sul congresso nazionale del CAI<br />

Luigi Casanova<br />

Una gaffe incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e quella<br />

dei quoti<strong>di</strong>ani e delle televisioni<br />

trentine: nessun organo<br />

<strong>di</strong> informazione ha dato<br />

la notizia dello svolgimento del 98° congresso<br />

nazionale del CAI (Club Alpino<br />

italiano) a Predazzo, <strong>il</strong> 18 e 19 ottobre.<br />

Non ne avremmo saputo nulla, se non<br />

fosse stato per la lettera aperta inviata ai<br />

quoti<strong>di</strong>ani Trentino e Alto A<strong>di</strong>ge dall’inviato<br />

<strong>di</strong> Repubblica nella nostra Regione,<br />

lo scrittore Paolo Rumiz. Tanto più che<br />

non si trattava certo <strong>di</strong> un evento usuale:<br />

erano ben 12 anni che <strong>il</strong> CAI non teneva<br />

un vero e proprio congresso.<br />

Il luogo prescelto, una struttura m<strong>il</strong>itare<br />

- la scuola alpina della Guar<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Finanza <strong>di</strong> Predazzo, un corpo che<br />

da quasi 250 anni opera in montagna e<br />

ha costruito rapporti <strong>di</strong> collaborazione<br />

con le popolazioni locali, anche sostenendo<br />

attivamente la formazione verso<br />

le alte quote – ha tuttavia impe<strong>di</strong>to ai<br />

citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> conoscere l’avvio <strong>di</strong> un importante<br />

processo <strong>di</strong> trasformazione<br />

interno al Club alpino, anche se gli osservatori<br />

attenti dell’ambiente culturale<br />

e sociale della montagna sanno <strong>di</strong> non<br />

potersi aspettare dal CAI tempi rapi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

evoluzione. Il CAI unisce nelle sue 487<br />

sezioni oltre 300.000 soci assomigliando,<br />

nella struttura organizzativa, più ad<br />

un’istituzione che ad una associazione.<br />

Per nulla ag<strong>il</strong>e, è infatti autoreferenziale<br />

e soffre le critiche, essendo visto come<br />

eccessivamente sb<strong>il</strong>anciato verso i vari<br />

poteri istituzionali del nostro paese. Per<br />

questo motivo ha <strong>di</strong>fficoltà nel raccogliere<br />

e offrire risposta alle esigenze, ai<br />

veri bisogni dei suoi soci.<br />

Con la conferenza <strong>di</strong> Predazzo <strong>il</strong> CAI<br />

ha scelto <strong>di</strong> mettere in <strong>di</strong>scussione questa<br />

sua struttura organizzativa, anche se<br />

con moderazione, a voce fleb<strong>il</strong>e, interrogandosi<br />

sui cambiamenti della società,<br />

del citta<strong>di</strong>no, dell’escursionista e dell’al-<br />

pinista in rapporto alla montagna:<br />

quali comportamenti favorire, quali<br />

gli obiettivi ed i valori sui quali investire.<br />

“E’ solo guardando al passato che<br />

si costruisce l’avvenire, come intervenire<br />

e preparare l’accadere anche<br />

perché, piaccia o meno, <strong>il</strong> futuro<br />

arriva comunque”, ha detto Annibale<br />

Salsa, presidente del sodalizio.<br />

Per guardare al futuro, insomma, è<br />

necessario affrontare a monte una<br />

riflessione sulla storia<br />

del CAI. Non vi<br />

è dubbio che i tempi<br />

attuali ci propongano<br />

varie situazioni <strong>di</strong><br />

crisi nella lettura della<br />

montagna: pareti<br />

franate, montagne<br />

<strong>di</strong>venute palestre <strong>di</strong><br />

esibizionismo e velocità,<br />

conflittualità, uno scenario percepito<br />

come vuoto che viene riempito<br />

anche da passaggi <strong>di</strong> effettiva volgarità.<br />

Il CAI può rovesciare questa situazione,<br />

è stato detto durante <strong>il</strong> congresso, proponendo<br />

i suoi valori ed investendo in<br />

ciò che unisce, riprendendo i miti per<br />

arrivare a vivere finalmente ciò che si<br />

desidera. Passaggi che intendono investire<br />

nelle persone, costruire e rafforzare<br />

relazioni, socialità.<br />

Le commissioni <strong>di</strong> lavoro hanno <strong>il</strong>lustrato<br />

con determinazione quali saranno<br />

i campi <strong>di</strong> attenzione: ambiente ed<br />

identità culturale della montagna, cultura,<br />

giovani. Ma anche un’organizzazione<br />

più ag<strong>il</strong>e ed attenta alla vita delle altre<br />

associazioni, in rottura con la presente<br />

burocrazia che oggi rende <strong>il</strong> gruppo<br />

<strong>di</strong>rigente praticamente inaccessib<strong>il</strong>e al<br />

socio, ai presidenti delle sezioni e spesso<br />

perfino incapace <strong>di</strong> ascoltare le decisioni<br />

delle commissioni.<br />

Nel puro st<strong>il</strong>e alpinistico è così ini-<br />

L’esempio da imitare<br />

è la SAT, la sua<br />

struttura organizzativa,<br />

<strong>il</strong> coraggio che ha<br />

spesso <strong>di</strong>mostrato<br />

ziato un cammino,<br />

avviato con convinzione<br />

e con <strong>il</strong><br />

coinvolgimento <strong>di</strong><br />

<strong>il</strong>lustri personalità<br />

che stu<strong>di</strong>ano la vita<br />

sulla montagna italiana<br />

- specialmente<br />

quella vissuta in<br />

Appennino, montagna quasi <strong>di</strong>menticata,<br />

scrigno <strong>di</strong> valori e <strong>di</strong> storia vivace,<br />

economicamente più ricca ma debole <strong>di</strong><br />

identità rispetto alle Alpi.<br />

Durante <strong>il</strong> congresso si è sottolineato<br />

come l’esempio da imitare sia l’associazionismo<br />

della SAT, la sua struttura<br />

organizzativa, <strong>il</strong> coraggio che questa<br />

associazione ha più volte <strong>di</strong>mostrato nel<br />

denunciare i limiti delle politiche dello<br />

sv<strong>il</strong>uppo, le <strong>di</strong>ffuse arroganze dei centri<br />

<strong>di</strong> potere.<br />

Contemporaneamente allo svolgersi<br />

del congresso ci lasciava Luigi Zobele,<br />

<strong>il</strong> presidente che ha portato l’innovazione<br />

nella SAT investendo nei rifugi, nel<br />

rispetto del lavoro delle commissioni,<br />

nel coinvolgimento nelle decisioni delle<br />

sottosezioni. Zobele non poteva ricevere<br />

dal CAI un dono più significativo: anche<br />

grazie ai contenuti <strong>di</strong> questo congresso<br />

nazionale ha potuto congedarsi da noi<br />

con un sorriso carico <strong>di</strong> fiducia nel futuro,<br />

oltre che d’affetto. ●<br />

28 <strong>novembre</strong> 2008


Chi vuol essere<br />

insegnante?<br />

Continua l’o<strong>di</strong>ssea degli apiranti insegnanti. Dopo la chiusura delle scuole<br />

<strong>di</strong> ab<strong>il</strong>itazione (SSIS), si prospetta <strong>il</strong> nulla. Grazie al ministro Gelmini.<br />

Mattia Maistri<br />

Una volta c’era <strong>il</strong> concorsone.<br />

Bastava stu<strong>di</strong>are, imbroccare<br />

<strong>il</strong> temino giusto, fare <strong>il</strong> br<strong>il</strong>lante<br />

all’orale e oplà, <strong>il</strong> gioco<br />

era fatto: si entrava nelle gradutorie per<br />

l’insegnamento. Che poi in cattedra, oltre<br />

a docenti vali<strong>di</strong>, finissero anche super<br />

esperti <strong>di</strong> f<strong>il</strong>ologia greca (tanto per<br />

fare un esempio) del tutto incapaci <strong>di</strong><br />

rapportarsi con una ragazzo <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci<br />

anni poco importava.<br />

La situazione, alla lunga, sollevò<br />

molte perplessità. Così nel 1990 venne<br />

ipotizzato un <strong>di</strong>verso sistema <strong>di</strong> reclutamento<br />

per gli insegnanti. La gestazione<br />

del nuovo piano durò nove anni, finché<br />

nel 1999 nacquero le SSIS (Scuole<br />

<strong>di</strong> specializzazione per l’insegnamento<br />

secondario), consistenti in un biennio<br />

teorico e pratico successivo alla laurea.<br />

Il sistema non tardò a mostrare i propri<br />

“bachi”: docenti fumosi (in cattedra<br />

perché amici degli amici), lezioni teoriche<br />

prive <strong>di</strong> spen<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità pratica, tirocini<br />

poco curati e via <strong>di</strong>cendo (si veda per<br />

una triste rassegna l’articolo sul <strong>numero</strong><br />

8 <strong>di</strong> QT del 21/4/2007 a firma <strong>di</strong> Antonello<br />

Veneri).<br />

Ma nemmeno questa fu ritenuta la<br />

strada adeguata alla formazione degli<br />

insegnanti. Nel 2007 <strong>il</strong> ministro Fioroni<br />

congelò le SSIS, vagheggiando <strong>il</strong> ritorno<br />

al caro e vecchio concorso. Ora <strong>il</strong> ministro<br />

Gelmini ha completato <strong>il</strong> lavoro,<br />

chiudendo le scuole <strong>di</strong> specializzazione.<br />

Per quale motivo? Per ragioni economiche,<br />

ovviamente. Il ministro ha sostenuto<br />

che <strong>di</strong> fronte a graduatorie ad esaurimento<br />

sarebbe assurdo ab<strong>il</strong>itare altri<br />

giovani insegnanti che non potrebbero<br />

mai lavorare. La questione, in realtà, è<br />

un po’ <strong>di</strong>versa, perchè ad oggi non esiste<br />

un concreto problema <strong>di</strong> insegnanti<br />

in esubero, specialmente al nord. Come<br />

ha <strong>di</strong>chiarato al Sole24ore la Presidente<br />

della Conferenza nazionale dei <strong>di</strong>rettori<br />

QUESTOTREnTInO<br />

delle SSIS, Rosa Maria Sperandeo, molte<br />

scuole sono costrette a chiamare supplenti<br />

che non sono ab<strong>il</strong>itati e che, ad<strong>di</strong>ritura,<br />

non hanno ancora concluso l’università<br />

(in Trentino è <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> alcune<br />

cattedre <strong>di</strong> latino e <strong>di</strong> chimica). A questo<br />

punto la scelta <strong>di</strong> bloccare ogni forma <strong>di</strong><br />

reclutamento è comprensib<strong>il</strong>e soltanto<br />

se si immagina che nel futuro saranno<br />

necessari meno insegnanti perché le cattedre<br />

<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i <strong>di</strong>minuiranno. Guarda<br />

caso, uno scenario che <strong>il</strong> ministro Gelmini<br />

non <strong>di</strong>sdegna affatto.<br />

Ed in Trentino com’è la situazione?<br />

L’autonomia concede all’assessore <strong>di</strong><br />

riferimento ampi poteri. Poteri <strong>di</strong> cui<br />

Tiziano Salvaterra (assessore all’istruzione<br />

poi <strong>di</strong>missionario) si è avvalso<br />

per trasformare le graduatorie ad esaurimento<br />

in graduatorie quadriennali.<br />

Ovvero, mentre nel resto d’Italia nel<br />

2007 si sono aperte per l’ultima volta le<br />

graduatorie, in Trentino non è accaduto<br />

e la data <strong>di</strong> apertura è stata spostata al<br />

2009. In realtà, l’agognata apertura molto<br />

probab<strong>il</strong>mente non avverrà nel 2009<br />

ma a <strong>di</strong>cembre 2008, con <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong><br />

escludere in modo definitivo gli attuali<br />

sissini che conseguiranno <strong>il</strong> titolo ab<strong>il</strong>itante<br />

solo nella primavera del 2009, cioè<br />

troppo tar<strong>di</strong>. Destino infame: laureati,<br />

ab<strong>il</strong>itati, <strong>di</strong>soccupati.<br />

Proprio quello che è accaduto a Stefania<br />

Trentin, iscritta al secondo anno<br />

alla SSIS <strong>di</strong> Bressanone. Al pari <strong>di</strong> tutti<br />

i suoi colleghi sarà vittima <strong>di</strong> un’esclusione<br />

<strong>di</strong>scriminante. Nemmeno i tentativi<br />

<strong>di</strong> contattare <strong>il</strong> <strong>di</strong>rigente Basani o <strong>il</strong><br />

presidente-assessore Dellai sono valsi a<br />

qualcosa, dato che i due si sono sempre<br />

negati a qualsiasi confronto. E che <strong>di</strong>re<br />

del <strong>di</strong>rettore della SSIS brissinese Franco<br />

Frabboni che, <strong>di</strong> fronte ai timori degli<br />

studenti, un anno fa aveva assicurato:<br />

“Siete in una botte <strong>di</strong> ferro”? Ci sarebbe<br />

da sorridere se in ballo non ci fosse la<br />

<strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> molti giovani, beffati dalla<br />

noncuranza dei propri rappresentanti<br />

istituzionali. Sui quali grava una responsab<strong>il</strong>ità<br />

pesantissima. ●<br />

la <strong>di</strong>sattenzione<br />

del ministro<br />

Esiste una situazione ancor più<br />

paradossale, se possib<strong>il</strong>e, che<br />

riguarda gli insegnanti <strong>di</strong> musica.<br />

Da un anno l’ente preposto<br />

all’ab<strong>il</strong>itazione è <strong>il</strong> Conservatorio,<br />

ma <strong>il</strong> ministro Gelmini sembra<br />

non lo sapesse. Per questo anche<br />

quest’anno <strong>il</strong> Conservatorio ha<br />

ban<strong>di</strong>to un concorso <strong>di</strong> selezione<br />

per i futuri insegnanti, che è stato<br />

però bloccato in fretta e furia dal<br />

ministro due giorni prima della sua<br />

scadenza. Tuttavia l’improvvisa furia<br />

ministeriale ha fermato la SSIS solo<br />

per i docenti <strong>di</strong> educazione musicale<br />

e non per quelli <strong>di</strong> strumento. Ai<br />

quali resta una domanda: salvi per<br />

errore?.<br />

29


dal sudtirolo<br />

Piccoli stranieri a scuola:<br />

l’esperienza sudtirolese<br />

Un modello alternativo al progetto leghista<br />

alessandra Zendron<br />

La polemica suscitata dall’istituzione<br />

<strong>di</strong> classi speciali per i bambini<br />

immigrati voluta dal governo,<br />

ha avuto un precedente a Bolzano circa<br />

un anno fa. Probab<strong>il</strong>mente in vista <strong>di</strong><br />

elezioni in cui <strong>il</strong> tema immigrazione si<br />

prevedeva avesse un forte ruolo e tutto<br />

a favore dei partiti <strong>di</strong> estrema destra,<br />

<strong>il</strong> presidente della giunta Durnwalder<br />

ha annunciato l’intenzione della giunta<br />

<strong>di</strong> istituire un “anno propedeutico” per<br />

gli scolari che non conoscono sufficientemente<br />

la lingua della scuola (vecchia<br />

abitu<strong>di</strong>ne Svp <strong>di</strong> correre <strong>di</strong>etro alle tematiche<br />

estremiste nell’<strong>il</strong>lusione <strong>di</strong> recuperare<br />

voti). Si trattava <strong>di</strong> un anno scolastico<br />

da trascorrere <strong>di</strong>visi dai bambini<br />

italiani o tedeschi. Una materia, quella<br />

della separazione in campo scolastico,<br />

che trova in Sudtirolo molti specialisti,<br />

con punte <strong>di</strong> genio come quella che prevede<br />

l’esame <strong>di</strong> tedesco per i bambini<br />

<strong>di</strong> tre anni che vogliano frequentare le<br />

scuole per l’infanzia della minoranza<br />

etnica.<br />

Ma alla proposta <strong>di</strong> Durnwalder la<br />

scuola si è ribellata. E per una volta la pedagogia<br />

ha avuto la meglio sulla politica<br />

politicante. Preso atto che la mancanza<br />

<strong>di</strong> conoscenza della lingua è un problema<br />

solo per i ragazzi più gran<strong>di</strong>, si è visto<br />

anche che per superarlo non è sufficiente<br />

affiancare dei “me<strong>di</strong>atori culturali”, stranieri<br />

formati a questo scopo. In<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>i<br />

per <strong>il</strong> primo approccio, essi sono<br />

però inadeguati a fornire le conoscenze<br />

linguistiche necessarie. E inoltre negli ultimi<br />

<strong>di</strong>eci anni <strong>il</strong> <strong>numero</strong> degli insegnanti<br />

Un anno fa anche<br />

Durnwalder ci aveva<br />

provato, ma la scuola<br />

si è ribellata. E ha vinto.<br />

d’appoggio è relativamente calato, mentre<br />

le esigenze crescevano rapidamente. A<br />

Bolzano ci sono in alcune classi elementari<br />

italiane più del 50% <strong>di</strong> bambini immigrati<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse provenienze. Si sono<br />

dunque istituiti nelle città e paesi maggiori<br />

della provincia sette “centri linguistici”.<br />

Ai centri, che verranno guidati da coor<strong>di</strong>natori<br />

esperti, sono destinati 23 docenti<br />

<strong>di</strong> lingua già impiegati nella scuola con<br />

incarichi a tempo determinato, in modo<br />

che si possa rispondere alle esigenze sia<br />

<strong>di</strong> <strong>numero</strong> che <strong>di</strong> lingua materna dei frequentanti.<br />

I centri linguistici tuttavia non sostituiscono,<br />

ma affiancano la scuola. I bambini<br />

e le bambine con conoscenze lingui-<br />

stiche insufficienti non frequentano classi<br />

<strong>di</strong>verse, ma formano le classi con tutti<br />

gli altri. Si possono però allontanare per<br />

qualche ora dalla normale attività <strong>di</strong>dattica<br />

per imparare intensivamente la lingua<br />

della scuola (italiano o tedesco). Si garantisce<br />

dunque la socializzazione all’interno<br />

della classe <strong>di</strong> appartenenza e l’appren<strong>di</strong>mento,<br />

che avviene anche attraverso<br />

l’ascolto: scolari <strong>di</strong> lingua materna <strong>di</strong>versa<br />

si sentono parte della stessa comunità. Si<br />

interviene collaborando con l’insegnante<br />

<strong>di</strong> classe, cui rimane la responsab<strong>il</strong>ità.<br />

Dal primo anno <strong>di</strong> esperienza sembra<br />

che questo sistema abbia dato frutti<br />

positivi. In fondo si è trattato <strong>di</strong> fornire<br />

appoggio al lavoro che gran parte degli<br />

insegnanti svolgevano per conto loro,<br />

cercando in modo professionale <strong>di</strong> far<br />

raggiungere ai propri scolari gli obiettivi<br />

educativi.<br />

Nel resto d’Italia esistono tante<br />

esperienze <strong>di</strong>dattiche analoghe, grazie<br />

all’intelligenza e alla passione per <strong>il</strong> proprio<br />

mestiere <strong>di</strong> tanti insegnanti e delle<br />

scuole. Peccato che invece <strong>di</strong> sostenerli<br />

nei loro sforzi e <strong>di</strong> estendere le esperienze<br />

positive, la politica preferisca usare<br />

<strong>il</strong> problema linguistico come pretesto<br />

per iniziative sbagliate - se gli obiettivi<br />

<strong>di</strong>chiarati sono l’appren<strong>di</strong>mento della<br />

lingua e l’inserimento dei nuovi arrivati<br />

– oppure francamente razziste – se<br />

l’obiettivo è <strong>di</strong> tenere lontani i bambini<br />

immigrati dagli italiani.<br />

Per quei citta<strong>di</strong>ni del Sudtirolo che<br />

non hanno mai amato la separazione,<br />

è una bella novità che si creino istituti<br />

per <strong>il</strong> miglioramento della competenza<br />

linguistica. È un esempio <strong>di</strong> come la<br />

presenza <strong>di</strong> immigrati, se intesa come<br />

sfida, possa portare a interventi positivi<br />

nella realtà dell’autonomia e del <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />

appren<strong>di</strong>mento della seconda lingua da<br />

parte dei giovani autoctoni <strong>di</strong> entrambe<br />

le lingue. ●<br />

30 <strong>novembre</strong> 2008


Haider:<br />

la lady D. della Carinzia<br />

Vita, morte e miracoli <strong>di</strong> un grande prestigiatore<br />

Gerhard Fritz<br />

E’ stato <strong>il</strong> Mossad, con una bomba.<br />

No, l’hanno fatto fuori con una<br />

droga segreta. E chi era la misteriosa<br />

seconda persona che era con lui<br />

nell’ultimo viaggio e che sarebbe sparita<br />

nel nulla? Così i soliti <strong>di</strong>etrologi su <strong>di</strong>versi<br />

siti Internet, ma stranamente le speculazioni<br />

f<strong>il</strong>trano anche nelle colonne della<br />

stampa quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Candele e fiori ovunque, 25.000 persone<br />

al rito funebre, compatrioti piangenti.<br />

Non ci sarebbe una sola persona<br />

nella Carinzia che non si ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> una<br />

stretta <strong>di</strong> mano col grande Capitano.<br />

Non è vero, scrive una vecchia signora<br />

al giornale Die Presse: <strong>numero</strong>si artisti<br />

si sarebbero perfino rifiutati <strong>di</strong> accettare<br />

premi della Provincia per evitare quella<br />

stretta <strong>di</strong> mano. Fatto sta che a mezzanotte<br />

passata, dopo aver visitato alcuni<br />

bar, fra cui <strong>il</strong> bar più gay della capitale<br />

della Carinzia, con un tasso alcolico nel<br />

sangue triplo <strong>di</strong> quello consentito, e con<br />

178 ch<strong>il</strong>ometri all’ora in un posto dove<br />

c’era <strong>il</strong> limite a 70, è andato fuori strada<br />

ed è morto sul colpo.<br />

Le vicende delle ore prima della morte<br />

dovrebbero essere un fatto privato. Solo<br />

che, con Jörg Haider, quasi sessantenne,<br />

la persona più pubblica e mitizzata della<br />

Repubblica, niente sembra possa restare<br />

privato. Che <strong>il</strong> capo <strong>di</strong> un partito tutto<br />

patria e famiglia fosse bisessuale, lo hanno<br />

sussurato tutti, ma nessuno l’ha detto<br />

pubblicamente, nemmeno la stampa più<br />

scandalistica. Forse faceva parte del suo<br />

fascino da provocatore, da uomo un po’<br />

dannunziano, trasgressivo.<br />

Se avesse solo trasgre<strong>di</strong>to i limiti della<br />

normalità etero e borghese, sarebbe morto<br />

da santo del movimento gay. Invece ha<br />

trasgre<strong>di</strong>to quasi tutti i limiti, anche del<br />

consenso antinazista sul quale si basa<br />

la seconda repubblica. Per tutta la sua<br />

lunga carriera non ha mancato mai, pur<br />

non essendo personalmente nazista, <strong>di</strong><br />

QUESTOTREnTInO<br />

comunicare,<br />

con <strong>il</strong> detto<br />

ed <strong>il</strong> non detto,<br />

ai nazisti<br />

vecchi e nuovi,<br />

che erano i<br />

benvenuti nei<br />

partiti da lui<br />

guidati, prima<br />

i Freiheitlichen,<br />

poi<br />

<strong>il</strong> BZÖ, la<br />

cosidetta “Associazione<br />

per <strong>il</strong> futuro<br />

Haider, un<br />

fascista in veste<br />

<strong>di</strong> sessantottino,<br />

che si batteva<br />

contro la<br />

democrazia<br />

borghese per uno<br />

Stato populista<br />

e autoritario.<br />

dell’Austria”, un partito-movimento contro<br />

la partitocrazia, un movimento leaderista<br />

dove tutti gli altri esponenti non<br />

erano che comparse. E prima ancora che<br />

<strong>il</strong> leader fosse sepolto, è esplosa una lotta<br />

senza quartiere per la successione.<br />

Chi – o cosa – era Jörg Haider? Per lo<br />

scrittore Robert Menasse, era un autentico<br />

fascista, sul modello degli austrofascisti<br />

<strong>di</strong> Dollfuss. “In Austria, non è <strong>il</strong> me<strong>di</strong>co<br />

che stab<strong>il</strong>isce che uno è morto; sono<br />

i me<strong>di</strong>a. La morte è certa quando tout<br />

le monde, nei giornali e nella TV, anche<br />

i nemici <strong>di</strong> prima, non parlano che bene<br />

<strong>di</strong> una persona” - ironizzava sulla Presse.<br />

Per concludere che Haider, nato nel<br />

1950, era un fascista in veste <strong>di</strong> sessantottino.<br />

Uno che si batteva<br />

contro la democrazia “borghese”,<br />

per una terza repubblica<br />

nazional-populista,<br />

autoritaria, ma con tutta la<br />

fantasia iconoclasta e tutto<br />

<strong>il</strong> gusto per l’eterodossia tipici<br />

della rivolta del ’68.<br />

Per Günther Traxler, dello<br />

Standard, Haider invece<br />

non era che un simbolo,<br />

<strong>di</strong>venuto tale per l’incapacità<br />

della classe politica <strong>di</strong><br />

da innsbruck<br />

sbrigarsela con un politicante che<br />

ut<strong>il</strong>izzava qualunque mezzo, dalla<br />

xenofobia alla sottovalutazione dei<br />

crimini nazisti, al d<strong>il</strong>eggio dello stato<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e dei giu<strong>di</strong>ci costituzionali,<br />

pur <strong>di</strong> raccogliere voti nel suo<br />

grande contenitore della protesta<br />

qualunquista. E’ così arrivato al<br />

27% , ma come partito <strong>di</strong> governo,<br />

<strong>il</strong> suo movimento ha fatto plof. Con<br />

la rie<strong>di</strong>zione della “grande coalizione”<br />

fra popolari e socialdemocratici,<br />

la destra è cresciuta <strong>di</strong> nuovo. E<br />

in futuro, con la rie<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa<br />

– ri<strong>di</strong>mensionata – coalizione,<br />

continuerà a crescere, sebbene gli ere<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Haider non abbiano la sua statura.<br />

Demonizzare Haider è stato <strong>il</strong> grande<br />

errore <strong>di</strong> una sinistra “per bene”, moralista.<br />

Non era certo Belzebù: era un attore<br />

senza scrupoli, uno che con debiti enormi<br />

ha rovinato – fiscalmente – la sua<br />

Provincia pur <strong>di</strong> creare una percezione<br />

<strong>di</strong> benessere. Era un grande prestigiatore.<br />

De mortuis n<strong>il</strong> nisi bene? Manco per<br />

sogno. Al sottoscritto viene in mente<br />

una canzone <strong>di</strong> Bob Dylan, “Masters of<br />

War”: “I’ll walk over your grave to make<br />

sure you are dead”.<br />

Requiescat in pace. E ci lasci in pace,<br />

senza tormentare le memorie, sia private<br />

che collettive. ●<br />

31


isiko<br />

Il mercato<br />

non è più una virtù<br />

Dalla crisi alla fine<br />

dell’egemonia economica dell’occidente<br />

Carlo Saccone<br />

Che sta succedendo? In queste<br />

settimane si è parlato <strong>di</strong> un nuovo<br />

’29, <strong>di</strong> fine del capitalismo<br />

finanziario (ricordate <strong>il</strong> coro osannate<br />

al mercato, particolarmente nutrito<br />

nella sinistra post-comunista, o l’inno<br />

<strong>di</strong> Tremonti alla “finanza creativa”?); si<br />

è <strong>di</strong>scusso <strong>di</strong> ritorno a Keynes, persino<br />

<strong>di</strong> rispolvero delle teorie del buon vecchio<br />

Marx, o della necessità <strong>di</strong> più stato<br />

e meno mercato: sembra la caduta degli<br />

dei, quelli <strong>di</strong> chi ci ha governato e assordato<br />

con <strong>il</strong> pensiero unico del Libero<br />

Mercato… Basta, ora, parafrasando una<br />

celebra frase <strong>di</strong> don M<strong>il</strong>ani, si potrebbe<br />

<strong>di</strong>re: “Il mercato non è più una virtù”.<br />

Quando <strong>il</strong> fumo delle macerie del<br />

Grande Crollo <strong>di</strong> questo autunno 2008<br />

si sarà <strong>di</strong>radato, in realtà <strong>il</strong> capitalismo<br />

sarà ancora lì, ma ci troveremo <strong>di</strong> fronte a<br />

una realtà nuova <strong>di</strong> cui solo oscuramente<br />

si aveva finora un qualche sentore: la<br />

fine dell’egemonia economica dell’Occidente.<br />

Quarant’anni fa Europa, America<br />

del Nord e Giappone – <strong>il</strong> Primo Mondo<br />

- mettevano ancora insieme l’80 % della<br />

ricchezza e del commercio mon<strong>di</strong>ale;<br />

ieri, ossia alla vig<strong>il</strong>ia del Grande Crollo,<br />

l’Asia (Paesi petroliferi arabi, Cina, In<strong>di</strong>a,<br />

Tigri del Sud-Est asiatico, ossia la parte<br />

più <strong>di</strong>namica dell’ ex-Terzo Mondo) più<br />

la Russia, pareggiava la ricchezza del<br />

Primo Mondo. Nel day after ci accorgeremo<br />

che l’Asia sarà ripartita alla grande<br />

(oggi sta solo rallentando), mentre noi<br />

europei e americani –ossia l’Occidente<br />

ricco che ha dominato <strong>il</strong> mondo dal<br />

‘500 a oggi- staremo ancora a leccarci<br />

le ferite. Intanto perderemo velocemente<br />

quote percentuali <strong>di</strong> ricchezza reale<br />

(quella gonfiata della finanza è già scoppiata)<br />

e <strong>di</strong> commercio internazionale a<br />

favore dell’Asia; vivremo un aumento<br />

vertiginoso dell’insicurezza sociale (<strong>di</strong>soccupazione,<br />

lavoro precario come regola<br />

generalizzata, pensioni sempre più<br />

magre e a rischio). La paura<br />

del futuro, la percezione <strong>di</strong><br />

caduta sociale <strong>di</strong> interi strati<br />

sociali appartenenti all’ormai<br />

ex-classe me<strong>di</strong>a, che già in<br />

questi anni ha visto crollare la<br />

sua capacità <strong>di</strong> consumo, probab<strong>il</strong>mente<br />

acuirà le tensioni e<br />

i conflitti sociali. Si ricorderà<br />

che <strong>il</strong> brusco depauperamento<br />

della classe me<strong>di</strong>a fu un fattore<br />

decisivo nella gestazione<br />

del nazionalsocialismo e del<br />

fascismo. La storia forse non<br />

si ripete, però… Una recente<br />

proiezione statistica, stimava<br />

che nel 2050 la classifica dei<br />

più ricchi Paesi del mondo<br />

avrebbe visto la Cina al primo<br />

posto, l’In<strong>di</strong>a al terzo, gli USA<br />

solo al secondo; che avremo<br />

al più un paio <strong>di</strong> Paesi europei<br />

tra i primi <strong>di</strong>eci (uno, sicuro,<br />

è la Russia); e arrivava a pronosticare<br />

che stati che oggi si stanno sv<strong>il</strong>uppando<br />

a ritmo velocissimo come Turchia e<br />

Nigeria supereranno in ricchezza prodotta<br />

l’Italia e la Francia! Tutto questo<br />

stravolgimento veniva ipotizzato prima<br />

del Grande Crollo, ossia nell’ipotesi che<br />

<strong>il</strong> Primo Mondo continuasse a sv<strong>il</strong>upparsi<br />

a ritmi del 2-3 % annuo (contro le<br />

percentuali a due cifre <strong>di</strong> Cina e In<strong>di</strong>a);<br />

ora quel 2-3% appare sogno anche al più<br />

ottimista degli economisti.<br />

Com’è potuto avvenire, quasi senza<br />

che ce ne accorgessimo, questo colossale<br />

trasferimento <strong>di</strong> ricchezza? Tre fattori, ci<br />

spiegano gli economisti, sono stati decisivi:<br />

l’apertura del commercio mon<strong>di</strong>ale,<br />

attraverso i vari accor<strong>di</strong> GATT <strong>di</strong> abbattimento<br />

delle tariffe doganali su scala<br />

mon<strong>di</strong>ale, che hanno aperto i nostri<br />

mercati ai prodotti <strong>di</strong> Cina, In<strong>di</strong>a, Corea,<br />

Taiwan, ecc.; <strong>il</strong> trasferimento massiccio<br />

2050:<br />

prima la Cina,<br />

secon<strong>di</strong> gli USA,<br />

terza l’In<strong>di</strong>a.<br />

E l’Europa?<br />

<strong>di</strong> tecnologie verso i<br />

Paesi a manodopera<br />

a basso costo (si pensi<br />

alle innumerevoli<br />

f<strong>il</strong>iali <strong>di</strong> multinazionali<br />

europee e americane,<br />

cresciute come<br />

funghi per l’Asia); la<br />

grande vitalità economica<br />

<strong>di</strong> Paesi in cui “c’è ancora da fare<br />

tutto” (ossia dare un’auto, un frigorifero,<br />

un telefonino a m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

appena approdati a soglie <strong>di</strong> benessere<br />

accettab<strong>il</strong>e) in con<strong>di</strong>zioni in cui non<br />

esistono gravosi vincoli normativi (leggi<br />

ecologiche) e sociali (sindacati forti)<br />

che ostacolino la “libera impresa”. Per i<br />

primi due punti, potremmo <strong>di</strong>re, <strong>il</strong> Primo<br />

Mondo s’è gettato la zappa sui pie<strong>di</strong>.<br />

L’apertura dei mercati e <strong>il</strong> trasferimento<br />

<strong>di</strong> tecnologie con la delocalizzazione delle<br />

imprese, decisi dalle multinazionali in<br />

un’ottica <strong>di</strong> profitto privato, hanno in pochi<br />

decenni allevato e fatto crescere sani<br />

e forti i concorrenti che oggi ci troviamo<br />

<strong>di</strong> fronte: prima le Tigri del Sud-Est asiatico<br />

(anni ‘80-‘90), poi In<strong>di</strong>a e Cina. Insomma<br />

la globalizzazione dell’economia<br />

in un’ottica privatistica e regolata solo dal<br />

Dio Mercato ci ha alla fine impoveriti.<br />

Ma, in buona parte, ce la siamo andati<br />

a cercare. ●<br />

32 <strong>novembre</strong> 2008


Le ambiguità<br />

dell’integrazione<br />

Le classi-ghetto salveranno gli immigrati?<br />

Mattia Pelli<br />

Camion container nel deserto del Sahara.<br />

Dal f<strong>il</strong>m <strong>di</strong> Andrea Segre “Come un uomo sulla terra”.<br />

Prendete la parola “integrazione”,<br />

ut<strong>il</strong>izzata in questo periodo come<br />

una clava nei confronti degli immigrati,<br />

colpevoli <strong>di</strong> “rifiutare l’integrazione”<br />

e <strong>di</strong> non essere tanto beneducati<br />

da <strong>di</strong>mostrare reverenza nei confronti<br />

“delle nostre leggi”, “delle nostre tra<strong>di</strong>zioni”,<br />

“dei nostri usi e costumi”.<br />

Sempre <strong>di</strong> più essa rivela una faccia<br />

non troppo nascosta, un’inquietante assonanza<br />

– nelle pratiche politiche che le<br />

vengono associate – con la parola “internamento”.<br />

Fikirte è etiope e, come tanti emigranti<br />

partiti dal Corno d’Africa, per<br />

arrivare clandestinamente in Italia è<br />

passata dalla Libia. Catturata a Tripoli<br />

dalla polizia insieme ad altri è stata<br />

portata – chiusa in un container per<br />

tre giorni – nel centro <strong>di</strong> detenzione <strong>di</strong><br />

Kufrah. Lì, dopo essere rimasta <strong>di</strong>versi<br />

giorni segregata in con<strong>di</strong>zioni intollerab<strong>il</strong>i,<br />

è stata venduta dai poliziotti libici<br />

per circa 15 euro ad un interme<strong>di</strong>ario,<br />

che poi le ha chiesto 400 dollari per liberarla<br />

e permetterle <strong>di</strong> continuare <strong>il</strong> suo<br />

viaggio verso <strong>il</strong> me<strong>di</strong>terraneo. A Kufrah,<br />

secondo quanto affermato dalla Commissione<br />

europea, si troverebbe uno dei<br />

tre “centri <strong>di</strong> trattenimento” per stranieri<br />

che l’Italia avrebbe finanziato in Libia.<br />

Il governo italiano ha smentito, mentre<br />

lo scorso 30 agosto, <strong>il</strong> premier Berlusco-<br />

QUESTOTREnTInO<br />

ni ha siglato un accordo con Tripoli che<br />

permetterà <strong>di</strong> avere “più petrolio e meno<br />

clandestini”.<br />

La storia <strong>di</strong> Fikirte e <strong>di</strong> altri emigranti<br />

nell’inferno <strong>di</strong> Kufrah viene raccontata<br />

nel nuovo documentario <strong>di</strong> Andrea Segre<br />

“Come un uomo sulla terra”, mentre<br />

la parallela o<strong>di</strong>ssea dei <strong>di</strong>sperati che cercano<br />

<strong>di</strong> raggiungere l’Europa attraverso<br />

le enclaves spagnole <strong>di</strong> Ceuta e Mel<strong>il</strong>la<br />

è narrata dalla china dell’italiano Lorenzo<br />

Mattotti in “Un femme sur la route”,<br />

pubblicato in “Paroles sans papiers”, raccolta<br />

francese <strong>di</strong> storie a fumetti de<strong>di</strong>cate<br />

all’immigrazione.<br />

Secondo “Fortress Euro-<br />

pe” (rassegna stampa che dal<br />

1988 ad oggi fa memoria delle<br />

vittime della frontiera) sono<br />

stati 3.118 gli emigranti morti<br />

nel tentare la traversata del<br />

Canale <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia; 4.339 cercando<br />

<strong>di</strong> raggiungere Spagna<br />

e Canarie. Eppure qualcuno,<br />

nonostante un viaggio infernale,<br />

ce la fa a raggiungere<br />

le agognate sponde italiane.<br />

Solo per trovarsi, ancora una<br />

volta, imprigionato in quei buchi neri<br />

del <strong>di</strong>ritto che sono i Cpt (a proposito,<br />

<strong>il</strong> governo prevede <strong>di</strong> aprirne uno nel<br />

Nordest), grazie ad una criminalizzazione<br />

dell’immigrazione che, secondo <strong>il</strong><br />

f<strong>il</strong>osofo del <strong>di</strong>ritto Luigi Ferrajoli, porta<br />

ad una “carcerazione <strong>di</strong> massa della<br />

povertà, generata da una degenerazione<br />

classista della giustizia penale”.<br />

E nonostante le sofferenze vissute dal<br />

nostro emigrante durante <strong>il</strong> suo viaggio<br />

impostogli dallo sv<strong>il</strong>uppo ineguale <strong>di</strong> un<br />

mondo <strong>di</strong>viso tra ricchi e poveri, noi, che<br />

<strong>di</strong> questo drenaggio <strong>di</strong> risorse da Sud a<br />

Nord in parte usufruiamo, preten<strong>di</strong>amo<br />

che egli faccia mostra <strong>di</strong> comportamenti<br />

urbani, che sappia a memoria “La cavallina<br />

storna” e <strong>di</strong>ca “buongiorno” e<br />

<strong>il</strong> colore degli altri<br />

“buonasera”. Che faccia almeno, prima<br />

<strong>di</strong> inoltrarsi a pie<strong>di</strong> nel deserto libico, un<br />

corso <strong>di</strong> italiano.<br />

Insomma, preten<strong>di</strong>amo che “si integri”,<br />

come se questo fosse un compito<br />

che spetta soltanto a lui, un obbligo e<br />

non una scelta con<strong>di</strong>visa e costruita insieme<br />

nel tempo. E magari gli chie<strong>di</strong>amo<br />

anche <strong>di</strong> mostrare un po’ <strong>di</strong> entusiasmo<br />

per la “nostra cultura” e le “nostre leggi”<br />

– i varietà <strong>di</strong> prima serata, <strong>il</strong> lodo Alfano,<br />

la Cirielli – sotto minaccia <strong>di</strong> togliergli<br />

qualche punto e rimandarlo in<strong>di</strong>etro.<br />

Se poi, dopo aver ottenuto <strong>il</strong> tanto desiderato<br />

permesso <strong>di</strong> soggiorno, <strong>il</strong> nostro<br />

coraggioso immigrato<br />

Preten<strong>di</strong>amo<br />

che si integrino,<br />

come se<br />

questo compito<br />

spettasse<br />

solo a loro.<br />

riuscirà a mandare i figli<br />

a scuola, ecco che questi<br />

dovranno subire l’um<strong>il</strong>iazione<br />

<strong>di</strong> un esame <strong>di</strong><br />

italiano e, se giu<strong>di</strong>cati<br />

incompetenti nella lingua<br />

<strong>di</strong> Dante, internati<br />

in classi ghetto.<br />

Intanto noi, grazie al<br />

federalismo, e i nostri figli,<br />

grazie alla regionalizzazione<br />

dei concorsi per<br />

i docenti prevista insieme alle classi separate,<br />

finiremo rinchiusi in tante piccole<br />

patrie: <strong>il</strong> Piemonte, <strong>il</strong> Veneto, la Lombar<strong>di</strong>a,<br />

che si <strong>di</strong>sputeranno <strong>il</strong> primato della<br />

purezza etnica. “La politica <strong>di</strong> estrema destra<br />

è ossessionata dal fantasma paranoide<br />

<strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> complotto costante contro<br />

l’identità (la purezza) della comunità”,<br />

scrive Alain Bihr, sociologo francese, nel<br />

suo libro “L’actualité d’un archaïsme”.<br />

Così c’è caso che, oltre che pagarci le<br />

pensioni, gli immigrati alla fine saranno<br />

gli unici a parlare correttamente in italiano,<br />

salvati dalle classi ghetto, mentre i<br />

nostri figli avranno appreso ad esprimersi<br />

soltanto in <strong>di</strong>aletto. ●<br />

mattia.pelli@questotrentino.it<br />

33


promemoria<br />

Un rappresentante<br />

dell’Italia migliore<br />

La vita in minoranza <strong>di</strong> Vittorio Foa<br />

renato ballar<strong>di</strong>ni<br />

Le idee camminano con le gambe<br />

degli uomini. Questa massima<br />

popolare è la sintesi perfetta <strong>di</strong><br />

un’antica saggezza che contempera<br />

idealismo e realismo. Ci ricorda che<br />

l’astratto idealismo è ster<strong>il</strong>e <strong>di</strong> risultati<br />

e che <strong>il</strong> gretto realismo è privo <strong>di</strong> orizzonti.<br />

Le buone idee devono misurarsi<br />

con la concreta realtà in cui vengono<br />

calate. Senza questa sublime fusione<br />

non vi è speranza.<br />

Credo sia <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e trovare, nell’epoca<br />

moderna, una biografia che abbia<br />

interpretato questo eccelso modello<br />

con una continuità così ostinata come<br />

quella <strong>di</strong> Vittorio Foa. Un’esistenza<br />

protrattasi per quasi un secolo, senza<br />

mai una sbandata, senza un’ombra,<br />

costantemente curiosa del mondo che<br />

la circondava, puntigliosamente impegnata<br />

a capirlo, tesa a migliorarlo secondo<br />

principi <strong>di</strong> civ<strong>il</strong>tà.<br />

Ebreo ed antifascista si forma alla<br />

scuola <strong>di</strong> Carlo Rosselli ed Em<strong>il</strong>io Lussu<br />

e a 25 anni finisce a Regina Coeli<br />

ed in altre carceri m<strong>il</strong>itari. Ne esce nel<br />

1943. Vi incontra altri protagonisti <strong>di</strong><br />

quello straor<strong>di</strong>nario f<strong>il</strong>one culturale<br />

liberal-socialista che fu Giustizia e Libertà.<br />

Fraternizza con Ernesto Rossi,<br />

Massimo M<strong>il</strong>a e Riccardo Bauer e con<br />

essi, dopo la liberazione, fonda <strong>il</strong> Partito<br />

d’Azione. Partecipa alla Costituente<br />

e quando, nel 1947 <strong>il</strong> Partito d’Azione<br />

si scioglie, entra nel Partito Socialista<br />

che lo farà eleggere deputato per tre<br />

legislature.<br />

E’ a questo periodo che risale un<br />

mio ricordo personale. L’occasione fu<br />

un congresso del Partito.<br />

Vi si <strong>di</strong>battevano questioni molto<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i ed importanti. Era tramontata<br />

l’esperienza dell’alleanza antifascista,<br />

la sinistra era tutta fuori dal governo,<br />

ed era in <strong>di</strong>scussione <strong>il</strong> rapporto con<br />

<strong>il</strong> PCI ed <strong>il</strong> problema dell’autonomia<br />

socialista intrecciato con l’esigenza<br />

dell’unità a sinistra. Rimasi colpito ed<br />

impressionato da tre oratori <strong>di</strong> quel<br />

congresso: Fernando Santi, riformista<br />

padano, portavoce <strong>di</strong> un popolo<br />

già maturo, capace <strong>di</strong> organizzare una<br />

società <strong>di</strong> eguali; Riccardo Lombar<strong>di</strong>,<br />

siculo-m<strong>il</strong>anese, <strong>il</strong> cervello che seppe<br />

immaginare la profezia <strong>di</strong> un’utopia<br />

realistica; e Vittorio Foa, piemontese<br />

che con <strong>il</strong> tormento del dubbio critico,<br />

in<strong>di</strong>cò la via <strong>di</strong> una rivoluzione culturale<br />

per assecondare le trasformazioni<br />

<strong>di</strong> una società che, sotto l’impulso <strong>di</strong><br />

un eccezionale <strong>di</strong>namismo economico,<br />

pullulava <strong>di</strong> una problematica tutta<br />

nuova.<br />

Lo ricordo, nella unica legislatura<br />

in cui entrambi fummo a Montecitorio,<br />

come un uomo dolce, pronto ad<br />

ascoltare, riflessivo e con reazioni vigorose<br />

ma controllate, mai <strong>di</strong>sposto a<br />

considerare una conclusione come definitiva.<br />

Poi passò al sindacato, la CGIL, i<br />

metalmeccanici. Dovette cedere ad<br />

una imperiosa vocazione <strong>di</strong> verificare<br />

in mezzo al conflitto sociale <strong>il</strong> tormento<br />

della sua ricerca. Il suo intelletto<br />

fervido sentiva l’impellente bisogno <strong>di</strong><br />

misurarsi dall’interno delle contrad<strong>di</strong>zioni<br />

dei rapporti umani, in una continua<br />

ricerca delle migliori soluzioni<br />

pratiche compatib<strong>il</strong>i con le circostanze<br />

del momento, in un ritmo incessante<br />

<strong>di</strong> successive scadenze.<br />

Alieno da ogni schematismo, non<br />

fu mai comunista, ma con i comunisti,<br />

che rappresentavano una realtà molto<br />

significativa, collaborò. Fu azionista e<br />

fu socialista, ma soprattutto fu se stesso.<br />

Disdegnava ogni <strong>di</strong>sciplina che non<br />

fosse quella della sua coscienza. Restò<br />

sempre, fino all’ultimo giorno della sua<br />

vita, una voce autorevole della sinistra,<br />

intesa come movimento culturale e sociale<br />

proteso verso una società <strong>di</strong> liberi<br />

ed eguali.<br />

Resta un in<strong>di</strong>menticab<strong>il</strong>e ed esemplare<br />

rappresentante dell’Italia migliore.<br />

Un’Italia che esiste ma che purtroppo<br />

solo in rare occasioni storiche<br />

è stata maggioritaria. Il destino <strong>di</strong><br />

Vittorio Foa lo conferma. Durante <strong>il</strong><br />

fascismo fu parte della minoranza che<br />

resistette. M<strong>il</strong>itò nel Partito d’Azione<br />

che era una formazione ad<strong>di</strong>rittura<br />

elitaria. Anche nel Partito Socialista<br />

fu sempre schierato con le correnti<br />

<strong>di</strong> opposizione interna. E negli ultimi<br />

anni della sua lunga vita si è ritrovato<br />

ancora una volta in minoranza, antagonista<br />

<strong>di</strong> questa destra che ci governa.<br />

Però non ha mai smesso <strong>di</strong> credere in<br />

un futuro migliore e <strong>di</strong> agire per <strong>il</strong> suo<br />

avverarsi. ●<br />

34 <strong>novembre</strong> 2008


QUESTOTREnTInO<br />

PUbblICITa’<br />

DEllaI<br />

ve<strong>di</strong> ultimo<br />

<strong>numero</strong> pag. 29<br />

35


lettere e interventi<br />

Il TAR e la Provincia<br />

La vittoria ha molte madri.<br />

Oggi, all’indomani dello scandaletto<br />

locale sui colloqui tra l’ex<br />

assessore Grisenti e un giu<strong>di</strong>ce<br />

del locale tribunale amministrativo,<br />

tutti si stracciano le vesti<br />

e gridano <strong>il</strong> fati<strong>di</strong>co ”io l’avevo<br />

detto!”. Ora.<br />

Ma solo una settimana fa Lorenzo<br />

Dellai si in<strong>di</strong>gnava, sulla<br />

stampa locale, contro chi volesse<br />

mettere in dubbio la terzietà<br />

dell’organo giu<strong>di</strong>cante che aveva<br />

riammesso l’UDC, sua alleata,<br />

alla competizione elettorale,<br />

dopo la clamorosa esclusione <strong>di</strong><br />

qualche giorno prima.<br />

E un anno fa <strong>il</strong> meritorio convegno<br />

sul tema della controversa<br />

nomina dei giu<strong>di</strong>ci del TAR<br />

trentino, organizzato dalla rivista<br />

QT, era stato <strong>di</strong>sertato dai<br />

politici locali che oggi balzano<br />

alla ribalta. Nessun docente<br />

della locale facoltà <strong>di</strong> giurisprudenza<br />

era intervenuto. L’unica<br />

voce critica venne dall’Italia<br />

dei Valori, invitata all’epoca da<br />

Lorenzo Dellai ad occuparsi <strong>di</strong><br />

cose più serie...<br />

Ho stu<strong>di</strong>ato a lungo <strong>il</strong> tema e<br />

posso <strong>di</strong>re che non servirà cambiare<br />

i parametri <strong>di</strong> nomina. Bisogna<br />

eliminare la nomina. E lo<br />

si può fare con fac<strong>il</strong>ità e imme<strong>di</strong>atezza.<br />

Non occorre cambiare<br />

lo Statuto, non si lede affatto<br />

l’autonomia, non è un atto sacr<strong>il</strong>ego.<br />

Basta volerlo davvero e<br />

non subor<strong>di</strong>nare l’interesse dei<br />

citta<strong>di</strong>ni vessati a quello della<br />

propria convenienza personale.<br />

GIovaNNa GIUGNI<br />

Inceneritore:<br />

la Provincia si riprende<br />

le competenze<br />

Il Comune <strong>di</strong> Trento ha inviato<br />

alla Commissione Europea la<br />

pre-informazione dell’appalto<br />

dell’inceneritore, previsto per<br />

una potenzialità <strong>di</strong> 103.000 tonnellate<br />

annue. Tale decisione è<br />

irrazionale, in quanto <strong>il</strong> <strong>di</strong>mensionamento<br />

è stato determinato<br />

nel 2006 con l’approvazione del<br />

3° aggiornamento del Piano<br />

provinciale <strong>di</strong> smaltimento dei<br />

rifiuti, e non tiene quin<strong>di</strong> conto<br />

dei risultati raggiunti negli<br />

ultimi anni, dove vi è stata la<br />

volontà <strong>di</strong> ridurre e <strong>di</strong>fferenziare.<br />

In molte realtà si è superato<br />

<strong>di</strong> molto <strong>il</strong> traguardo fissato del<br />

65% <strong>di</strong> raccolta ed è contemporaneamente<br />

<strong>di</strong>minuita in maniera<br />

consistente la produzione<br />

<strong>di</strong> rifiuti.<br />

Inoltre, pochi sanno che dal 1°<br />

gennaio 2009 la Giunta provinciale<br />

toglierà ai Comuni le competenze<br />

sulla realizzazione e<br />

gestione dell’inceneritore, finora<br />

“transitoriamente” affidate al<br />

Comune <strong>di</strong> Trento. Lo prevede<br />

<strong>il</strong> comma 5 dell’art. 72 del Testo<br />

unico delle leggi provinciali in<br />

materia <strong>di</strong> tutela dell’ambiente<br />

dagli inquinanti, approvato nel<br />

1987 ma più volte mo<strong>di</strong>ficato<br />

dal Consiglio Provinciale, su<br />

richiesta <strong>di</strong> Grisenti, G<strong>il</strong>mozzi<br />

e Dellai.<br />

Il comma stab<strong>il</strong>isce infatti che<br />

“la Giunta provinciale provvede<br />

in via sostitutiva” ad assicurare<br />

la “tempestività nella progettazione<br />

e realizzazione degli im-<br />

pianti previsti”, anche “nel caso<br />

in cui la convenzione prevista dal<br />

comma 2 non sia conclusa entro<br />

<strong>il</strong> 31 <strong>di</strong>cembre 2008”.<br />

La convenzione tra i 223 Comuni,<br />

strumento necessario per<br />

poter provvedere alle fasi del<br />

servizio <strong>di</strong> gestione dei rifiuti<br />

urbani inerenti <strong>il</strong> trattamento<br />

e lo smaltimento, “ivi comprese<br />

la realizzazione e la gestione<br />

degli impianti necessari” (art.<br />

72, comma 1), non è mai stata<br />

scritta, né <strong>di</strong>scussa ed approvata<br />

dai Consigli Comunali del Trentino.<br />

Già <strong>il</strong> 16 agosto 2006, in occasione<br />

dell’incontro con alcuni<br />

membri della Giunta (Dellai,<br />

G<strong>il</strong>mozzi e Grisenti), le associazione<br />

ambientaliste chiesero<br />

spiegazioni sulla mancata stesura<br />

e approvazione della convenzione.<br />

Ci fu risposto che presto<br />

sarebbe stato pre<strong>di</strong>sposto <strong>il</strong> testo<br />

da sottoporre alle amministrazioni<br />

comunali. Ma dopo 26<br />

mesi della convenzione non c’è<br />

alcuna traccia.<br />

Ma perché è tanto importante<br />

la convenzione? L’intesa tra<br />

i Comuni deve in<strong>di</strong>viduare “<strong>il</strong><br />

comune capof<strong>il</strong>a, l’assetto proprietario<br />

relativo ai predetti impianti”,<br />

definire le “modalità <strong>di</strong><br />

determinazione della quota <strong>di</strong><br />

tariffa relativa allo smaltimento<br />

con recupero energetico, assicurando<br />

comunque la copertura<br />

dei costi <strong>di</strong> esercizio ivi compresi<br />

gli oneri <strong>di</strong> ammortamento”, ma<br />

anche stab<strong>il</strong>ire le modalità <strong>di</strong><br />

smaltimento delle scorie prodotte<br />

dall’impianto “in misura<br />

proporzionale ai rifiuti urbani<br />

prodotti sul proprio territorio al<br />

netto delle raccolte <strong>di</strong>fferenziate”.<br />

L’assenza della convenzione<br />

lascia irrisolte, dunque, alcune<br />

fondamentali problematiche le-<br />

gate alla fase finale dello smaltimento<br />

dei rifiuti.<br />

La normativa vigente prevede<br />

che “fino alla stipulazione della<br />

convenzione…alle attività <strong>di</strong><br />

costruzione e <strong>di</strong> gestione dell’impianto…<br />

la cui localizzazione è<br />

prevista nel territorio del comune<br />

<strong>di</strong> Trento, provvede transitoriamente<br />

<strong>il</strong> medesimo comune<br />

con le modalità <strong>di</strong>sciplinate dalla<br />

vigente normativa in materia <strong>di</strong><br />

servizi pubblici locali ovvero <strong>di</strong><br />

lavori pubblici, ivi compreso <strong>il</strong> sistema<br />

della finanza <strong>di</strong> progetto”.<br />

Se entro <strong>il</strong> 31 <strong>di</strong>cembre 2008 non<br />

sarà firmata la Convenzione –<br />

ed è evidente che non ci sono i<br />

tempi per la stesura della bozza,<br />

<strong>il</strong> confronto coi citta<strong>di</strong>ni, l’esame<br />

da parte dei Consigli Comunali<br />

e del Consiglio delle Autonomie<br />

– tutte le competenze in materia<br />

torneranno nelle mani degli<br />

Amministratori provinciali.<br />

Ma perché non è stata ancora<br />

stipulata l’intesa tra i Comuni?<br />

Pre<strong>di</strong>sporre questo documento<br />

voleva <strong>di</strong>re riaprire <strong>il</strong> confronto<br />

con le amministrazioni comunali,<br />

anche con quelle contrarie<br />

all’inceneritore, anche con quelle<br />

che hanno raggiunto quote<br />

straor<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziata. E<br />

ciò voleva <strong>di</strong>re rimettere in <strong>di</strong>scussione<br />

la necessità, la sostenib<strong>il</strong>ità<br />

economica, ambientale<br />

e sanitaria <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong><br />

incenerimento e sconfessare le<br />

politiche provinciali dei rifiuti.<br />

Conveniva avere un unico e fedele<br />

interlocutore, <strong>il</strong> Comune <strong>di</strong><br />

Trento, in modo da non incontrare<br />

ostacoli prima dell’appalto<br />

dell’inceneritore. Partiti i lavori,<br />

anche i comuni riottosi dovranno<br />

adeguarsi alle scelte compiute<br />

dal capoluogo e dalla Giunta<br />

provinciale.<br />

E pensare che <strong>il</strong> Consiglio delle<br />

36 <strong>novembre</strong> 2008


Autonomie aveva auspicato “<strong>il</strong><br />

coinvolgimento costante e <strong>di</strong>retto<br />

degli Enti locali al processo <strong>di</strong><br />

realizzazione e gestione dell’inceneritore”!<br />

Paolo MaYr E SalvaTorE<br />

FErrarI, PrESIDENTE E<br />

vICEPrESIDENTE DI ITalIa NoSTra<br />

andreas Hofer:<br />

perché antisemita?<br />

Gent<strong>il</strong>e Alessandra Zendron,<br />

leggo sempre con interesse i<br />

suoi pezzi su QT; nell’ultimo<br />

<strong>numero</strong> lei parla <strong>di</strong> “Andreas<br />

Hofer, reazionario antisemita”.<br />

Poiché <strong>il</strong> termine antisemitismo<br />

m’interessa molto, le chiedo: ci<br />

sono motivi particolari, fatti<br />

concreti, per <strong>di</strong>re che Hofer fu<br />

un antisemita, oppure lei si riferisce<br />

al solito “o<strong>di</strong>o antico” della<br />

cristianità, anche tirolese, per<br />

gli ebrei? All’antigiudaismo in<br />

generale?<br />

GIorGIo JEllICI<br />

* * *<br />

Insieme a Christoph von Hartungen<br />

sto preparando un dossier<br />

<strong>di</strong> “StoriaE”, la rivista del Laboratorio<br />

<strong>di</strong> Storia della Sovrintendenza<br />

scolastica, de<strong>di</strong>cato proprio<br />

ad Andreas Hofer. Se ha un<br />

po’ <strong>di</strong> pazienza troverà là tutte le<br />

spiegazioni e la documentazione<br />

(pubblichiamo anche un po’ <strong>di</strong><br />

documenti ine<strong>di</strong>ti) necessaria a<br />

confermare <strong>il</strong> mio giu<strong>di</strong>zio sintetico.<br />

Posso solo <strong>di</strong>re che soprattutto<br />

gli stu<strong>di</strong> più recenti confermano<br />

<strong>il</strong> suo comportamento<br />

duro verso gli ebrei <strong>di</strong> Innsbruck,<br />

nel breve periodo in cui fu governatore<br />

del Tirolo. Per <strong>il</strong> resto,<br />

soprattutto la rie<strong>di</strong>zione critica<br />

del <strong>di</strong>ario del suo segretario Josef<br />

Danay conferma che a spingerlo<br />

alla rivolta fu l’ost<strong>il</strong>ità ai cambia-<br />

QUESTOTREnTInO<br />

menti portati dal Co<strong>di</strong>ce civ<strong>il</strong>e,<br />

che metteva in <strong>di</strong>scussione <strong>il</strong> potere<br />

e le proprietà della Chiesa,<br />

dei nob<strong>il</strong>i e dell’imperatore. Per<br />

quanto riguarda i rapporti civ<strong>il</strong>i,<br />

se Napoleone peggiorò la con<strong>di</strong>zione<br />

femmin<strong>il</strong>e subor<strong>di</strong>nando le<br />

donne a padri e mariti, <strong>di</strong> Hofer<br />

è noto l’e<strong>di</strong>tto contro le donne<br />

trentine, che a suo <strong>di</strong>re si sarebbero<br />

meritate <strong>di</strong> essere aggre<strong>di</strong>te<br />

se continuavano a portare gli<br />

abiti tra<strong>di</strong>zionali, che erano più<br />

scollati <strong>di</strong> quelli tirolesi perché<br />

influenzati dallo st<strong>il</strong>e italiano.<br />

a. Z.<br />

Complimenti,<br />

“compagno” Casna!<br />

Ho assistito, <strong>il</strong> 21 ottobre, all’incontro<br />

della Lega con la Valle<br />

<strong>di</strong> Cembra svoltosi a Segonzano,<br />

avendo così la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

sentire i <strong>di</strong>scorsi degli esponenti<br />

leghisti Fontan, Savoi, Fugatti,<br />

nonché del can<strong>di</strong>dato <strong>di</strong> valle<br />

prof. Mario Casna. Un incontro,<br />

devo riconoscerlo, molto<br />

partecipato (più <strong>di</strong> 100 persone<br />

con un terzo <strong>di</strong> giovani sotto i<br />

vent’anni), nel quale l’u<strong>di</strong>torio<br />

ha applau<strong>di</strong>to i <strong>di</strong>scorsi fatti<br />

dal palco, che si sono incentrati<br />

particolarmente su alcune questioni:<br />

i tagli, gli investimen-<br />

ti e gli interventi necessari <strong>di</strong><br />

fronte alla <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e congiuntura<br />

economica e le questioni relative<br />

all’immigrazione. Per r<strong>il</strong>anciare<br />

l’economia si sostiene<br />

la necessità <strong>di</strong> “togliere i troppi<br />

vincoli ambientali che limitano<br />

la libera iniziativa”; un altro<br />

intervento urgente riguarda <strong>il</strong><br />

taglio della “spesa pubblica improduttiva”<br />

per investire nei<br />

“settori trainanti dell’economia”.<br />

Quin<strong>di</strong> potenziamento delle vie<br />

<strong>di</strong> comunicazione, realizzazione<br />

della PiRuBi, della terza corsia<br />

dell’A22, ecc., mantenendo però<br />

nello stesso tempo i servizi periferici<br />

e potenziando i piccoli<br />

ospedali delle valli. Questi ultimi<br />

buoni propositi però cozzano<br />

con l’enunciato <strong>di</strong> partenza!<br />

Per quanto riguarda l’immigrazione,<br />

invece, i leghisti, hanno<br />

riven<strong>di</strong>cato le “ra<strong>di</strong>ci cristiane”<br />

invitando a sostenere la Lega<br />

come baluardo a <strong>di</strong>fesa della<br />

“nostra civ<strong>il</strong>tà e tra<strong>di</strong>zione”<br />

dall’assalto <strong>di</strong> “quelli che arrivano<br />

per ultimi con una borsa <strong>di</strong><br />

nylon”. “Un buon padre <strong>di</strong> famiglia,<br />

cristiano - ha affermato <strong>il</strong><br />

cembrano Savoi - pensa prima<br />

ai suoi figli!” Lo stesso vale per<br />

gli anziani: “Prima vengono i<br />

nostri”. Ignorano forse questi<br />

signori quante donne fanno le<br />

badanti da noi e sono costrette<br />

a trascurare le proprie famiglie,<br />

bambini ed anziani compresi?<br />

Anche l’intervento del prof. Casna<br />

si è inserito in questo f<strong>il</strong>one:<br />

“Dall’Africa arriva purtroppo<br />

gente che parla l’inglese meglio <strong>di</strong><br />

noi” e quin<strong>di</strong> i nostri giovani “rischiano<br />

<strong>di</strong> essere lasciati in<strong>di</strong>etro<br />

dai nuovi venuti”.<br />

Non ho potuto trattenermi dal<br />

complimentarmi col compagno<br />

Casna per la sua giravolta<br />

e con questa lettera voglio farlo<br />

pubblicamente. Non ho infatti<br />

<strong>di</strong>menticato che <strong>il</strong> prof. Casna,<br />

alla fine degli anni ’70-primi<br />

anni ‘80 simpatizzava per Democrazia<br />

Proletaria e si impegnava<br />

in consiglio comunale<br />

contro lo strapotere dei cavatori<br />

e <strong>il</strong> degrado ambientale. Pur rimanendo<br />

fedele a quelle battaglie,<br />

passò poi nelle f<strong>il</strong>e del PSI<br />

e sostenne, come <strong>il</strong> sottoscritto,<br />

l’istituzione dei biotopi quale<br />

misura in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per arginare<br />

un degrado che, in ossequio<br />

alle esigenze delle imprese,<br />

minava la vivib<strong>il</strong>ità della zona.<br />

Col nuovo secolo però egli si<br />

ritrovò da capo dell’opposizione<br />

a capo della maggioranza: non<br />

perché l’opposizione abbia vinto<br />

le elezioni, ma perché lui passò<br />

armi e bagagli nella lista degli<br />

impren<strong>di</strong>tori. Divenne così<br />

sindaco <strong>di</strong> Albiano e <strong>di</strong>menticò<br />

le battaglie fatte e le roboanti<br />

<strong>di</strong>chiarazioni con le quali affermava<br />

<strong>di</strong> essere “dalla parte degli<br />

operai”. Oggi lo ritroviamo ad<strong>di</strong>rittura<br />

can<strong>di</strong>dato <strong>di</strong> valle della<br />

Lega; da <strong>di</strong>fensore degli operai a<br />

cocchiere sulla carrozza, meglio<br />

carroccio, del padrone!<br />

Ancora una volta complimenti,<br />

compagno Casna!<br />

WalTEr FErrarI<br />

Economia,<br />

una scienza fallace<br />

Se c’è una scienza che non riesce<br />

ad avere delle certezze e che<br />

produce teorie che vengono<br />

messe sempre in <strong>di</strong>scussione<br />

dalla realtà dei fatti, questa è<br />

l’economia. Mai come in questo<br />

periodo <strong>di</strong> crisi finanziaria<br />

non si riesce a capire come ci<br />

si possa trovare in questo tipo<br />

<strong>di</strong> situazione. Se la scienza me<strong>di</strong>ca<br />

riesce con gran<strong>di</strong> sforzi <strong>di</strong><br />

37


lettere e interventi<br />

uomini e mezzi a trovare delle<br />

cure per migliorare la salute e<br />

in generale la vita delle persone,<br />

così l’economia dovrebbe garantirci<br />

in qualche modo per evitare<br />

gran<strong>di</strong> crisi internazionali, riequ<strong>il</strong>ibrare<br />

i fattori negativi che<br />

producono sfiducia nelle menti<br />

e quin<strong>di</strong> nei comportamenti <strong>di</strong><br />

consumo delle persone. Vedere<br />

<strong>il</strong>lustri “economi” (lo <strong>di</strong>co<br />

con ironia) spingersi ad interpretazioni<br />

ex post dei fatti, con<br />

un’aria <strong>di</strong> scienziati del denaro,<br />

mi fa quasi sorridere. Come in<br />

tutte le cose che hanno valore,<br />

bisogna prevenire le situazioni,<br />

dare delle in<strong>di</strong>cazioni prima che<br />

si producano effetti <strong>di</strong>sastrosi.<br />

E invece in questi anni abbiamo<br />

assistito a <strong>di</strong>ssertazioni più<br />

o meno consapevoli, circa <strong>il</strong> <strong>di</strong>venire<br />

dei fatti <strong>di</strong> borsa, e della<br />

situazione in genere. E <strong>il</strong> popolo<br />

dei giornalisti è sempre pronto<br />

a dare cre<strong>di</strong>to alla valanga <strong>di</strong><br />

parole degli esperti <strong>di</strong> questo<br />

settore. E cosi adesso ci troviamo<br />

noi citta<strong>di</strong>ni che paghiamo<br />

le tasse, <strong>di</strong>pendenti e pensionati<br />

in special modo, a doverci<br />

prendere carico dei problemi <strong>di</strong><br />

liqui<strong>di</strong>tà del sistema bancario.<br />

Quasi un paradosso, che <strong>il</strong> sistema<br />

<strong>di</strong> potere economico, che<br />

detta legge e fa opinione, abbia<br />

bisogno del denaro della povera<br />

gente per rigenerarsi dalle per<strong>di</strong>te.<br />

E <strong>il</strong> paradosso continua nel<br />

senso che se non agiamo in questo<br />

modo, con l’intervento del<br />

tanto denigrato stato, la situazione<br />

potrebbe <strong>di</strong>ventare ancor<br />

peggiore proprio per i piccoli<br />

risparmiatori, chiamati come<br />

vig<strong>il</strong>i del fuoco dell’economia a<br />

salvare i potenti banchieri.<br />

Un altro fatto inquietante che<br />

noto in questi giorni è <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />

del governatore della Banca<br />

d’Italia. E’ lui che dovrebbe<br />

prendersi carico della situazione,<br />

organizzare una manovra<br />

efficace <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a. Meglio<br />

sarebbe stato se l’avesse fatto<br />

prima, ma sembra che la Banca<br />

d’Italia intervenga sempre dopo,<br />

come nel caso dei gran<strong>di</strong> crack<br />

Parmalat, Cirio, bond argentini<br />

e quant’altro. Non riesco a capire<br />

se <strong>il</strong> sistema in sé non ha la<br />

forza <strong>di</strong> reagire per incapacità<br />

degli attori o per quale altro<br />

misterioso elemento <strong>di</strong> freno.<br />

Perché non tagliare già qualche<br />

mese fa <strong>il</strong> costo del denaro non<br />

dello 0,50% ma del 2%, per dare<br />

un segnale forte della volontà <strong>di</strong><br />

immettere liqui<strong>di</strong>tà e liberare risorse?<br />

Ma si interviene sempre,<br />

con <strong>il</strong> contagocce, dopo, ad incen<strong>di</strong>o<br />

ormai sv<strong>il</strong>uppato...<br />

Comunque vada, la stagione dei<br />

priv<strong>il</strong>egi dovrà per forza <strong>di</strong> cose<br />

terminare. E anche chi vive nel<br />

benessere più sfrenato dovrà ragionare<br />

per assistere la sempre<br />

più grande folla <strong>di</strong> persone della<br />

classe me<strong>di</strong>a che sta viaggiando<br />

dritta dritta verso una immeritata<br />

situazione <strong>di</strong> povertà.<br />

FlavIo bErTolINI<br />

l’oca <strong>di</strong> Mattarello<br />

Abito da un anno a Mattarello<br />

e mi trovo molto bene. Davanti<br />

alla casa dove vivo c’è una grande<br />

casa con orto e giar<strong>di</strong>no, lì<br />

viveva un’oca simpaticissima,<br />

faceva la guar<strong>di</strong>a meglio <strong>di</strong> un<br />

cane! Quando passavi metteva <strong>il</strong><br />

becco fuori dal cancello… era <strong>il</strong><br />

suo modo <strong>di</strong> salutarti. Arianna,<br />

la mia nipotina <strong>di</strong> 2 anni quando<br />

veniva a trovarmi voleva sempre<br />

andare dall’oca. Ma una notte <strong>di</strong><br />

qualche giorno fa è stata rubata.<br />

Come si fa a pensare <strong>di</strong> rubare<br />

un’oca! Quell’oca! Quando l’ho<br />

saputo ho provato grande <strong>di</strong>spiacere.<br />

Inut<strong>il</strong>e fare un appello<br />

per la restituzione. Chi ha fatto<br />

<strong>il</strong> gesto <strong>di</strong> rubarla non merita<br />

niente altro che <strong>di</strong>sprezzo. E ora<br />

cosa <strong>di</strong>rò ad Arianna quando<br />

vorrà andare a salutare l’oca?<br />

Non voglio farle capire che a<br />

questo mondo ci sono persone<br />

cattive che non tengono conto<br />

dei sentimenti.<br />

MARISA PEDROTTI<br />

Stop alle telefonate<br />

non richieste<br />

Da <strong>di</strong>versi anni <strong>il</strong> legislatore ha<br />

stab<strong>il</strong>ito che, per tutelare la privacy,<br />

alle aziende è vietato contattare<br />

telefonicamente i consumatori,<br />

senza prima chiedere <strong>il</strong><br />

loro consenso. Però dalle molte<br />

segnalazioni che sono giunte a<br />

noi ed all’Autorità garante per<br />

la privacy risulta che le aziende<br />

hanno sempre ignorato questo<br />

obbligo. Ora <strong>il</strong> Garante ha <strong>di</strong>chiarato<br />

guerra al telemarketing<br />

selvaggio: le aziende che in passato<br />

avevano costituito dei database<br />

con dati personali riferiti<br />

in particolare a numeri telefonici,<br />

non potranno più ut<strong>il</strong>izzare<br />

questi dati a fini pubblicitari.<br />

Anche alcune aziende molto<br />

note, come Wind, Tele2, Fastweb,<br />

Tiscali e Sky, non potranno<br />

più trattare i dati raccolti senza<br />

<strong>il</strong> consenso degli interessati.<br />

A riprova <strong>di</strong> come le aziende<br />

ignorassero gli obblighi <strong>di</strong> legge,<br />

basti citare l’esempio <strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong>tta che sul proprio sito offriva<br />

i dati <strong>di</strong> 15 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> famiglie<br />

italiane, sud<strong>di</strong>vise per red<strong>di</strong>to.<br />

I provve<strong>di</strong>menti del garante<br />

però non danno l’assoluta certezza<br />

che in futuro non vi saranno<br />

più telefonate pubblicitarie.<br />

Molto <strong>di</strong>penderà dai consumatori:<br />

saranno loro che dovranno<br />

fare attenzione a non dare <strong>il</strong><br />

proprio consenso con leggerez-<br />

za a chiamate pubblicitarie in<br />

occasione della stipula <strong>di</strong> nuovi<br />

contratti. Insomma, chi non<br />

vorrà essere <strong>di</strong>sturbato a casa,<br />

dovrà leggere attentamente tutte<br />

le clausole che firma e prendere<br />

nota <strong>di</strong> ogni chiamata ricevuta<br />

senza consenso per segnalarla<br />

successivamente al Garante per<br />

la Privacy.<br />

CENTro TUTEla<br />

CoNSUMaTorI UTENTI<br />

InCOnTRI COn IL<br />

nUOVO QT<br />

Trento, fino al 2 <strong>novembre</strong><br />

Stand alla manifestazione<br />

“Fa’ la cosa giusta”,<br />

presso <strong>il</strong> Centro Trentino<br />

Esposizioni.<br />

Rovereto, 5 <strong>novembre</strong>, ore<br />

21<br />

Presentazione <strong>di</strong> QT<br />

al bar Loco’s. A cura<br />

dell’Associazione<br />

PartecipAzione Citta<strong>di</strong>ni<br />

Rovereto.<br />

Trento, 6 <strong>novembre</strong>, ore 21<br />

Presentazione <strong>di</strong> QT presso<br />

lo Spazio oFF<br />

<strong>di</strong> via Venezia 5<br />

Pergine, 8 <strong>novembre</strong>,<br />

ore 11-12<br />

Banchetto in piazza del<br />

Mercato. In collaborazione<br />

con l’Associazione “Il Baco”<br />

Trento, 18 <strong>novembre</strong>,<br />

ore 21<br />

Presentazione <strong>di</strong> QT presso<br />

<strong>il</strong> Centro Sociale “Bruno”<br />

<strong>di</strong> via Dogana 1. Dibattito<br />

su “L’informazione locale<br />

e l’esperienza <strong>di</strong> QT” con<br />

Franco de Battaglia, Ettore<br />

Paris, Marco Niro.<br />

38 <strong>novembre</strong> 2008


lorenzo baratter<br />

Caro raSEra, l’aUSTrIa Era la PaTrIa...<br />

Rispondo volentieri a Fabrizio Rasera, che mi chiama in causa<br />

nell’ultimo <strong>numero</strong> del vostro mens<strong>il</strong>e. Egli trova “aberrante”<br />

che io abbia scritto che “i 60.000 trentini che combatterono per<br />

l’Austria Ungheria non furono ‘costretti’ a combattere” (la mia<br />

frase originale è: “I 60.000 trentini che combatterono per l’Austria<br />

Ungheria non furono ‘costretti’ a combattere, come ancora<br />

oggi qualcuno scrive, ma nemmeno degli ‘eroi’ come si vorrebbe<br />

far intendere altrove.”).<br />

Nel mio articolo – pubblicato in un volume e<strong>di</strong>to dal Comune<br />

<strong>di</strong> Trento, dalla Fondazione Museo Storico del Trentino e dal<br />

Circolo Gaismayr <strong>di</strong> Trento – la parola “costretti” è posta tra<br />

due virgolette, per <strong>il</strong> significato particolare che ho voluto dare<br />

a tale espressione: mi riferivo infatti alle parole riportate su innumerevoli<br />

lapi<strong>di</strong> imposte in epoca post-bellica e fascista, in<br />

cui i caduti trentini per l’Austria vennero definiti come “soldati<br />

costretti a pugnare per l’oppressore” o “costretti a combattere per<br />

la patria nefanda”.<br />

C’è un secondo motivo che rende inspiegab<strong>il</strong>e l’attacco <strong>di</strong> Rasera.<br />

Una nota a margine nella frase incriminata chiariva che la<br />

mia affermazione era in risposta a quanto scritto dallo storico<br />

N<strong>il</strong>s Arne Soerensen (secondo <strong>il</strong> quale i trentini furono costretti<br />

a combattere per l’Austria).<br />

I soldati trentini non furono “costretti” a combattere per uno<br />

Stato malefico, straniero ed oppressore. L’Austria per i trentini<br />

non fu una Patria più nefanda <strong>di</strong> quanto non fosse <strong>il</strong> Regno<br />

d’Italia per coloro che all’epoca abitavano a sud del confine <strong>di</strong><br />

Borghetto. I trentini <strong>di</strong> allora si sentivano austriaci né più né<br />

meno <strong>di</strong> quanto i trentini si sentano oggi italiani.<br />

Che piaccia o meno a Rasera, poco importa: <strong>il</strong> Trentino faceva<br />

parte <strong>di</strong> uno Stato plurinazionale asburgico che in epoca prebellica<br />

non perseguitò i tirolesi <strong>di</strong> lingua italiana (altrettanto<br />

non fecero gli irredentisti fascisti della Legione Trentina contro<br />

gli “austriacanti” o <strong>il</strong> senatore Tolomei contro i sudtirolesi<br />

<strong>di</strong> lingua tedesca) e che operò secondo linee <strong>di</strong> decentramento<br />

grazie a cui <strong>il</strong> Trentino poté ottenere indubbie positive ricadute,<br />

<strong>di</strong> cui beneficiamo anche nel presente.<br />

Rasera, sempre più in solitu<strong>di</strong>ne, continua a proporre una visione<br />

classista ed elitaria ormai superata, che perdura da decenni<br />

e tuttora non convince. Un “declassamento pietista” della massa<br />

dei conta<strong>di</strong>ni trentini, contrapposta all’esaltazione d’una ristretta<br />

élite intellettuale e borghese irredentista cui vanno le evidenti<br />

QUESTOTREnTInO<br />

simpatie – peraltro malcelate – del professore roveretano.<br />

Il conta<strong>di</strong>no trentino provava rispetto e riverenza per l’Imperatore<br />

e per l’Austria, preferendo <strong>il</strong> cattolicesimo ostentato dagli<br />

Asburgo al laicismo sospetto dei Savoia: era lo Stato in cui era<br />

nato e in cui avevano visto la luce i suoi genitori e i suoi antenati,<br />

rispetto al quale aveva dei punti <strong>di</strong> riferimento soli<strong>di</strong> e forti.<br />

Per <strong>il</strong> quale andò in guerra, con lo stesso spirito e con lo stesso<br />

groppo in gola con cui rispose alla chiamata <strong>il</strong> fante <strong>di</strong> Messina<br />

o l’alpino <strong>di</strong> Viggiù. Senza porsi <strong>il</strong> d<strong>il</strong>emma se la Patria per cui<br />

andava a combattere fosse quella giusta o quella sbagliata. L’Austria<br />

era la sua Patria: sic et simpliciter.<br />

Lorenzo Baratter è storico e <strong>di</strong>rettore del Centro Documentazione Luserna<br />

* * *<br />

No, Lorenzo, le cose non stanno così. Non ti può essere ignoto <strong>il</strong><br />

lavoro che in Trentino e in Italia si de<strong>di</strong>ca da decenni ai documenti<br />

<strong>di</strong> una storia vista “dal basso”. La frequentazione <strong>di</strong> quei<br />

documenti è incompatib<strong>il</strong>e con generalizzazioni semplicistiche .<br />

Quello che chiami “<strong>il</strong> conta<strong>di</strong>no trentino” non era tutta la società<br />

e nemmeno tutto quello che allora si chiamava “<strong>il</strong> popolo”.<br />

Tra i conta<strong>di</strong>ni c’era una maggioranza <strong>di</strong> simpatizzanti per <strong>il</strong><br />

Partito Popolare degasperiano, le cui posizioni riguardo alla<br />

questione nazionale erano molto più articolate <strong>di</strong> quelle che i<br />

suoi avversari gli attribuivano. C’erano i socialisti battistiani<br />

e quelli internazionalisti, nonché i <strong>numero</strong>si aderenti a quella<br />

“Lega dei conta<strong>di</strong>ni” che tanta presa ebbe nelle campagne della<br />

Vallagarina negli anni dell’anteguerra. C’erano volksbun<strong>di</strong>sti<br />

influenzati dal pangermanesimo, c’erano in<strong>di</strong>fferenti alle questioni<br />

politiche e nazionali… Le decine <strong>di</strong> <strong>di</strong>ari della prigionia<br />

che conosciamo (un’esperienza <strong>di</strong> massa, fin dall’estate 1914) ci<br />

parlano <strong>di</strong> una <strong>di</strong>visione delle coscienze lacerante, prima e dopo<br />

<strong>il</strong> maggio 1915. Se prescin<strong>di</strong>amo dai conflitti e dalle trasformazioni,<br />

dalle idee politiche e dai processi culturali, buttiamo via<br />

quasi tutto della storia e delle stesse ragioni che abbiamo per<br />

stu<strong>di</strong>arla.<br />

Se non ti interessa r<strong>il</strong>eggere “Patrie lontane”, <strong>il</strong> testo che ho scritto<br />

molti anni fa con Cam<strong>il</strong>lo Zadra, pren<strong>di</strong> in mano “I <strong>di</strong>menticati”<br />

<strong>di</strong> Quinto Antonelli, o “Una generazione <strong>di</strong> confine” <strong>di</strong><br />

Gianluigi Fait, o “La città mondo” e “Il popolo scomparso” del<br />

Laboratorio <strong>di</strong> storia coor<strong>di</strong>nato da Diego Leoni. In loro compagnia,<br />

dei testi come degli autori, non mi sento solo.<br />

F. R.<br />

39


monitor presentazioni<br />

Danza<br />

3, 16, 24, 27, 28 <strong>novembre</strong>.<br />

UN MESE PIENo DI DaNZa<br />

Trento, Teatro Sociale.<br />

Rovereto, Au<strong>di</strong>torium Melotti.<br />

Ricchissimo <strong>il</strong> calendario autunnale<br />

della stagione <strong>di</strong> danza<br />

trentina, completato quest’anno<br />

dalla nuova iniziativa Circuito<br />

provinciale <strong>di</strong> danza, che mira<br />

a portare anche nei teatri <strong>di</strong><br />

provincia i fasti <strong>di</strong> un’arte solitamente<br />

destinata ai gran<strong>di</strong> teatri<br />

citta<strong>di</strong>ni. L’avvio ufficiale della<br />

stagione <strong>di</strong> InDanza avverrà<br />

comunque al Teatro Sociale<br />

<strong>di</strong> Trento (16 <strong>novembre</strong>, ore<br />

20.30), con lo spettacolo “G.”<br />

dell’Australian Dance Theatre: rivisitazione<br />

in chiave contemporanea<br />

e psicologica <strong>di</strong> “Giselle”,<br />

uno dei più celebri classici della<br />

danza romantica <strong>di</strong> fine Ottocento.<br />

Anche la stagione teatrale<br />

roveretana sembra quest’anno<br />

cedere alle contaminazioni coreutiche,<br />

ospitando due spettacoli<br />

del circuito: “Shake”, della<br />

Compagnia Ers<strong>il</strong>ia Danza (3<br />

<strong>novembre</strong>, Au<strong>di</strong>torium Melotti,<br />

ore 20.45) e “Mozart/Aqua”,<br />

del Balletto dell’Esperia (24<br />

<strong>novembre</strong>, 20.45), entrambi<br />

ispirati alle figure <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong><br />

dello spettacolo <strong>di</strong> tutti i tempi:<br />

Shakespeare e Mozart. E infine<br />

<strong>il</strong> flamenco, con due date promosse<br />

dall’Associazione Peña<br />

Andaluza, sempre inserite nel<br />

cartellone dell’Au<strong>di</strong>torium Melotti:<br />

“Surrealismo flamenco”,<br />

de<strong>di</strong>cato alla figura <strong>di</strong> Vicente<br />

Escudero (27 <strong>novembre</strong>, 20.45,<br />

ingresso libero) e “Misa Flamenca”,<br />

<strong>di</strong> e con Miguel Angel (28<br />

<strong>novembre</strong>, 20.45). (g.s.)<br />

Musica<br />

benjamin Moser<br />

4, 11 e 25 <strong>novembre</strong><br />

I CoNCErTI DElla<br />

SoCIETa’ FIlarMoNICa<br />

Trento, Sala della F<strong>il</strong>armonica.<br />

ore 20.45.<br />

Si farà grande musica in via Ver<strong>di</strong><br />

questo <strong>novembre</strong>. Il quartetto<br />

Brodsky è <strong>di</strong> scena martedì<br />

4. L’ensemble è stato fondato<br />

nel 1972, ma poco rimane della<br />

formazione originale. Metà<br />

del Brodsky che ascolterete ha<br />

collaborato con Elvis Costello<br />

a The Juliet Letters. Nonostante<br />

queste credenziali <strong>il</strong> programma<br />

è piuttosto tra<strong>di</strong>zionale: Quartetto<br />

n. 1 <strong>di</strong> Ciaikovskj, Quartetto<br />

op. 59, n. 1 <strong>di</strong> Beethoven, Tre<br />

Pezzi per Quartetto e Concertino<br />

<strong>di</strong> Stravinsky. Lunedì 17 la sala<br />

si allarga (idealmente) per accogliere<br />

l’Orchestra da Camera<br />

<strong>di</strong> Praga e la pianista Elisabeth<br />

Leonskaja, che eseguiranno<br />

Concerto per pianoforte n. 1 op.<br />

11 in mi min. <strong>di</strong> Chopin e Serenata<br />

per archi op. 22 <strong>di</strong> Dvorak.<br />

Martedì 25 si torna ad una<br />

forma più intima <strong>di</strong> concerto<br />

con un recital al pianoforte <strong>di</strong><br />

Benjamin Moser. Il pianoforte<br />

attira <strong>il</strong> pubblico, soprattutto se<br />

in programma ci sono parti <strong>di</strong><br />

Moments Musicaux op. 94 D 780<br />

<strong>di</strong> Schubert e cinque Prelu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Rachmaninov. Arrivate presto,<br />

si rischia <strong>di</strong> rimanere in pie<strong>di</strong>.<br />

(a.s.)<br />

Teatro<br />

7 <strong>novembre</strong><br />

“MONSIEUR DEPO 2”<br />

Rovereto, Teatro Melotti,<br />

ore 20.45 (ingresso libero).<br />

<strong>di</strong> Gianmarco Pozzoli, Gianluca<br />

De Angelis e Marco Del Conte<br />

Noti al grande pubblico per le<br />

loro <strong>numero</strong>se partecipazioni<br />

televisive (da Zelig a Colorado),<br />

Gianmarco Pozzoli e Gianluca<br />

De Angelis propongono una<br />

comicità basata sul paradosso,<br />

spesso al limite del demenziale,<br />

non priva però <strong>di</strong> gustose riflessioni<br />

(pseudo)f<strong>il</strong>osofiche. (d.d.)<br />

Teatro<br />

Eros Pagni<br />

8-9 <strong>novembre</strong><br />

“RE LEAR”<br />

Trento, Teatro Sociale. Sabato:<br />

ore20.30. Domenica: ore 16<br />

<strong>di</strong> W<strong>il</strong>liam Shakespeare, con Eros<br />

Pagni e <strong>il</strong> Teatro Stab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> Genova,<br />

regia <strong>di</strong> Marco Sciaccaluga.<br />

La trama del “Re Lear” (scritto<br />

attorno al 1605, considerato tra<br />

le migliori trage<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Shakespeare)<br />

riprende le drammatiche<br />

vicende <strong>di</strong> un leggendario<br />

re britannico antecedente la<br />

conquista romana, già al centro<br />

<strong>di</strong> cronache e poemi. Qui è presentato<br />

nella nuova traduzione<br />

<strong>di</strong> Edoardo Sanguineti e messo<br />

in scena dallo Stab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> Genova,<br />

che ha già al suo attivo otto<br />

drammi shakespeariani e che<br />

del “Re Lear” sottolinea particolarmente<br />

gli aspetti arcaici, passionali,<br />

barbarici. (m.s.)<br />

Teatro<br />

bertolt brecht<br />

10-11 <strong>novembre</strong><br />

“VITA DI GALILEO”<br />

Rovereto, Teatro Melotti,<br />

ore 20.45.<br />

<strong>di</strong> Bertolt Brecht, con Franco<br />

Branciaroli e <strong>il</strong> Teatro Stab<strong>il</strong>e del<br />

Friuli Venezia Giulia. Regia <strong>di</strong><br />

Antonio Calanda.<br />

Partendo dalla vita <strong>di</strong> Gal<strong>il</strong>eo,<br />

tesa tra rivoluzionarie scoperte<br />

scientifiche e contrastanti vicende<br />

umane, Brecht mette in scena<br />

i conflitti tra etica e ricerca, tra<br />

scienza e chiesa, ancora oggi<br />

<strong>di</strong> sorprendente attualità. Moti<br />

d’animo <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria intensità<br />

che rendono ancora più sconcertante<br />

la piccolezza dell’uomo<br />

nei confronti dell’universo, rivoluzionato<br />

dalle scoperte copernicane<br />

<strong>di</strong>mostrate scientificamente<br />

da Gal<strong>il</strong>eo. (d.d)<br />

40 <strong>novembre</strong> 2008


Teatro<br />

13 <strong>novembre</strong><br />

“FEDERICO II<br />

VENTO DI SOAVE”<br />

Trento, Teatro Cuminetti,<br />

ore 20.30.<br />

<strong>di</strong> e con Manuele Morges, con la<br />

Compagnia Teatro Zeta. Regia <strong>di</strong><br />

Antonello Santarelli.<br />

Federico II (“vento <strong>di</strong> Soave,<br />

cioè <strong>di</strong> Svevia, secondo la definizione<br />

dantesca) ebbe quattro<br />

mogli: le prime tre gli furono<br />

imposte dalla ragion <strong>di</strong> Stato,<br />

mentre amò l’ultima, Bianca<br />

Lancia <strong>di</strong> Agliano. Ma attorno a<br />

questo rapporto fiorirono molte<br />

leggende, incentrate soprattutto<br />

sulla gelosia <strong>di</strong> Federico, che<br />

durante la gravidanza <strong>di</strong> Bianca,<br />

avrebbe tenuto la donna rinchiusa<br />

in una torre del castello<br />

<strong>di</strong> Gioia del Colle, credendola<br />

adultera. Bianca, vinta dal dolore,<br />

si tagliò i seni e li inviò<br />

all’imperatore su un vassoio assieme<br />

al neonato, Manfre<strong>di</strong>. La<br />

donna, moribonda, gli chiese <strong>di</strong><br />

legittimare <strong>il</strong> figlio e <strong>di</strong> sposarla<br />

e Federico acconsentì. Come si<br />

vede, uno spettacolo che mette<br />

in scena passioni forti. (m.s.)<br />

Musical<br />

18-23 <strong>novembre</strong><br />

“MONTAGNE MIGRANTI”<br />

Trento, Teatro Sociale.<br />

Martedì 18/Sabato 22: ore<br />

20.30. Domenica 23: ore 16.<br />

<strong>di</strong> e con Enrico Tavergnini, <strong>il</strong><br />

coro della SOSAT e <strong>il</strong> complesso<br />

Miscele d’Aria.<br />

Un concerto con ambizioni <strong>di</strong><br />

musical già presentato nel 2007<br />

in occasione del TrentoF<strong>il</strong>mfestival.<br />

Un emigrante trentino<br />

porta in giro per <strong>il</strong> mondo le canzoni<br />

della sua terra: interpretate<br />

dapprima secondo i mo<strong>di</strong> della<br />

tra<strong>di</strong>zione e quin<strong>di</strong> contaminate<br />

dalla musicalità dei Paesi via via<br />

attraversati. (m.s.)<br />

QUESTOTREnTInO<br />

Musica<br />

Gyorgy ligeti<br />

19 <strong>novembre</strong><br />

orCHESTra HaYDN<br />

Trento, Teatro Au<strong>di</strong>torium,<br />

ore 20.30.<br />

Il ciclo principale della stagione<br />

concertistica della Haydn offre<br />

l’occasione <strong>di</strong> ascoltare i 25<br />

strumentisti che saranno stati<br />

selezionati per prendere parte,<br />

presso l’Accademia Neue Musik<br />

<strong>di</strong> Bolzano, a un’iniziativa<br />

finalizzata alla promozione della<br />

conoscenza (sia del pubblico<br />

che dei musicisti) della musica<br />

contemporanea. Il lodevole progetto<br />

è cofinanziato dall’Unione<br />

Europea e in questa prima fase si<br />

prefigge <strong>di</strong> preparare, in 6 giorni<br />

<strong>di</strong> prove, una formazione orchestrale<br />

che possa eseguire composizioni<br />

<strong>di</strong> Isang Yon, Gustav<br />

Mahler, Giacinto Scelsi, Rainer<br />

Riehn e Gyorgy Ligeti.<br />

A questo impegno ne seguiranno<br />

altri nel corso del 2009 per<br />

questa formazione, che verrà<br />

preparata da Stefan Vladar.<br />

Si annuncia dunque una serata<br />

intensa ed emozionante, considerato<br />

sia <strong>il</strong> programma impegnativo<br />

che l’occasione festosa.<br />

I 25 selezionati avranno senz’altro<br />

voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare <strong>il</strong> loro<br />

talento. (a.s.)<br />

Teatro<br />

27 <strong>novembre</strong><br />

“RICCARDO III”<br />

Trento, Teatro Cuminetti,<br />

ore 20.30.<br />

<strong>di</strong> W<strong>il</strong>liam Shakespeare, con la<br />

Compagnia Teatri Possib<strong>il</strong>i, regia<br />

<strong>di</strong> Corrado d’Elia.<br />

Re d’Ingh<strong>il</strong>terra dal 1483 al<br />

1485, ultimo del casato <strong>di</strong> York,<br />

Riccardo III è rappresentato<br />

dall’autore come un essere mostruosamente<br />

crudele e ambizioso,<br />

cioè a tinte assai più fosche<br />

<strong>di</strong> quanto la realtà storica<br />

non <strong>di</strong>ca. Ma aveva <strong>il</strong> torto <strong>di</strong><br />

essere stato <strong>il</strong> nemico degli antenati<br />

<strong>di</strong> Elisabetta, sul trono ai<br />

tempi <strong>di</strong> Shakespeare.<br />

La messa in scena <strong>di</strong> Corrado<br />

d’Elia, che torna a Shakespeare<br />

dopo aver firmato le regie <strong>di</strong> una<br />

tetralogia shakespeariana (Otello,<br />

Romeo e Giulietta, Macbeth<br />

e Amleto) ed essere stato protagonista<br />

<strong>di</strong> “Enrico IV”, è veloce,<br />

visionaria, con un Riccardo<br />

onnipresente e camaleontico.<br />

(m.s.)<br />

Teatro<br />

30 <strong>novembre</strong>/1° <strong>di</strong>cembre<br />

”PRIMA GUERRA”<br />

Trento,Teatro Cuminetti.<br />

Domenica 30: ore 16.<br />

Lunedì 1: ore 20.30.<br />

<strong>di</strong> e con Mario Perrotta e con Paola<br />

Calcioli e i musicisti Mario<br />

Arcari e Maurizio Pellizzari.<br />

Lo spettacolo, prodotto dalla<br />

collaborazione della Provincia<br />

con l’Associazione per <strong>il</strong> Coor<strong>di</strong>namento<br />

Teatrale Trentino in<br />

occasione dei 90 anni dalla fine<br />

della Grande Guerra, si propone<br />

<strong>di</strong> rievocare quel conflitto attraverso<br />

le vicende <strong>di</strong> quegli italiani<br />

che abitavano oltre <strong>il</strong> confine, o,<br />

come <strong>di</strong>ce <strong>il</strong> regista, <strong>di</strong> “esaltare<br />

le piccole storie per gettare nuova<br />

luce sulla grande storia” (m.s.)<br />

Teatro<br />

Giuliana loio<strong>di</strong>ce<br />

4/7 <strong>di</strong>cembre<br />

”LE CONVERSAZIONI<br />

DI ANNA K.”<br />

Trento, Teatro Au<strong>di</strong>torium.<br />

Giovedì 4-sabato 6: ore 20.30.<br />

Domenica 7: ore 16.<br />

<strong>di</strong> Ugo Chiti, liberamente ispirato<br />

a “La metamorfosi” <strong>di</strong> Kafka,<br />

con Giuliana Lojo<strong>di</strong>ce, Giuliana<br />

Colzi, Andrea Costagli, Dimitri<br />

Frosali. Regia <strong>di</strong> Ugo Chiti.<br />

Anna K. è la donna tuttofare che<br />

la famiglia Samsa ha assunto<br />

dopo la metamorfosi <strong>di</strong> Gregor<br />

in insetto. Ma quella che nel racconto<br />

è un personaggio decisamente<br />

marginale, qui <strong>di</strong>viene <strong>il</strong><br />

punto principale <strong>di</strong> osservazione<br />

della vicenda, così come le<br />

scene appena accennate da Kafka<br />

o ad<strong>di</strong>rittura assenti passano<br />

in primo piano.<br />

Anna, la trasandata donna delle<br />

pulizie <strong>di</strong> Kafka, <strong>di</strong>viene quin<strong>di</strong><br />

una quasi amorevole badante,<br />

che <strong>di</strong>mostra come <strong>il</strong> vero orrore,<br />

la <strong>di</strong>versità, nascano dall’essere<br />

esclusi dai sentimenti. (m.s.)<br />

41


monitor recensioni<br />

MoSTrE<br />

Cam<strong>il</strong>le Pissarro, Boulevard Montmartre (1897).<br />

Nell’altra pagina:<br />

Claude Monet, La scogliera <strong>di</strong> Aval (1885)<br />

arte<br />

Il Mart va sul sicuro<br />

“IMPRESSIONISTI<br />

E POST-IMPRESSIONISTI”<br />

Duccio Dogheria<br />

Le <strong>numero</strong>se e spesso riuscite mostre<br />

<strong>di</strong> ricerca proposte negli ultimi anni<br />

dal Mart non sono sempre premiate<br />

dai visitatori, come purtroppo è stato,<br />

non molto tempo fa, per <strong>il</strong> percorso<br />

incentrato sulle ricerche verbo-visuali<br />

dal futurismo ad oggi. Così, <strong>di</strong> tanto<br />

in tanto, per accrescere <strong>il</strong> <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />

ingressi e pacare le voci ferocemente<br />

contrarie a un Mart “<strong>di</strong> nicchia”, <strong>il</strong><br />

museo deve ricorrere a quei pacchetti<br />

espositivi così ben sperimentati da<br />

Marco Gol<strong>di</strong>n a Treviso prima e a<br />

Brescia poi. Ed ecco così, sotto le<br />

loME<br />

V<strong>il</strong>la Lagarina, Palazzo<br />

Libera e Museo<br />

Diocesano.<br />

Fino al 20 <strong>novembre</strong>.<br />

Nel ricco programma degli<br />

eventi paralleli a “Manifesta”,<br />

segnaliamo la personale<br />

<strong>di</strong> Lorenzo Menguzzato, in<br />

arte Lome. L’arte <strong>di</strong> Lome,<br />

fortemente espressiva, prende<br />

forma attraverso l’eccitazione<br />

del colore puro e si declina in<br />

maniera sempre <strong>di</strong>versa,<br />

dai tra<strong>di</strong>zionali lavori su<br />

tela a quelli su vetro, dal<br />

libro d’artista alla scultura,<br />

fino alla performance ed<br />

all’installazione. (d.d.)<br />

“IL SECOLO DEL JAZZ”<br />

Rovereto, Mart<br />

15 <strong>novembre</strong>-15<br />

febbraio.<br />

La mostra autunnale del Mart<br />

propone uno sguardo eclettico<br />

su una delle più importanti<br />

espressioni artistiche del<br />

Novecento, <strong>il</strong> Jazz. Arti visive,<br />

graphic design, fotografia e<br />

naturalmente musica saranno<br />

i terreni d’indagine del<br />

percorso, ritmato da opere <strong>di</strong><br />

artisti del calibro <strong>di</strong> Picasso,<br />

Grosz, Mondrian e Basquiat.<br />

Particolarmente interessante<br />

si preannuncia la sezione<br />

video, ricca <strong>di</strong> <strong>numero</strong>si<br />

Soun<strong>di</strong>es, antenati degli<br />

o<strong>di</strong>erni videoclip. (d.d.)<br />

abbaglianti luci dei riflettori, le reliquie<br />

impressioniste, venerate ed osannate<br />

dalle folle quasi fossero l’unica forma <strong>di</strong><br />

arte possib<strong>il</strong>e. Dopo gli impressionisti<br />

della Ph<strong>il</strong>lipps Collection, dopo Klimt<br />

& Schiele (altre pop star dell’arte fin<br />

de siècle) della Österreichische Galerie<br />

Belvedere <strong>di</strong> Vienna, ecco serviti su<br />

un piatto d’argento - fino al 6 gennaio<br />

- i capolavori impressionisti e postimpressionisti<br />

dell’Israel Museum <strong>di</strong><br />

Gerusalemme.<br />

Tuffiamoci dunque nei boulevards della<br />

V<strong>il</strong>le Lumière <strong>di</strong> fine ‘800, brulicanti <strong>di</strong><br />

“POINT D’IRONIE”<br />

Rovereto,<br />

Biblioteca Civica;<br />

Trento, Biblioteca<br />

Comunale<br />

Dal 12 <strong>novembre</strong><br />

al 6 <strong>di</strong>cembre.<br />

La prima mostra italiana<br />

de<strong>di</strong>cata alla più<br />

utopica rivista d’artista<br />

contemporanea. Distribuita<br />

gratuitamente da New<br />

York a Shanghai, priva <strong>di</strong><br />

pubblicità, ogni <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />

“Point d’Ironie” è interamente<br />

concepito da un artista <strong>di</strong><br />

fama mon<strong>di</strong>ale, da Matthew<br />

Barney a Damien Hirst, da<br />

Christian Boltanski a Ed<br />

Ruscha. (d.d.)<br />

persone, ora <strong>di</strong>rette tra i fumi e i vapori<br />

alcolici dei caffé, ora in cerca <strong>di</strong> flânerie<br />

tra <strong>il</strong> verde ozioso dei parchi pubblici.<br />

Ad aprire <strong>il</strong> sipario sulla città simbolo<br />

della Belle Époque è un’opera <strong>di</strong> Cam<strong>il</strong>le<br />

Pissarro, Boulevard Montmartre, del<br />

1897. Accanto ad essa, come in un<br />

ventaglio de<strong>di</strong>cato alle emozioni del<br />

paesaggio, si aprono altre suggestive<br />

vedute sia citta<strong>di</strong>ne che <strong>di</strong> campagna:<br />

da una fabbrica fumante a Pontoise<br />

(1873) a uno scorcio delle assolate<br />

campagne, da un tramonto a Eragny<br />

(1890), non privo <strong>di</strong> echi simbolisti, al<br />

paesaggio agreste animato dal lavoro<br />

dell’uomo, come in una tela de<strong>di</strong>cata<br />

alla fienagione. L’artificio che dominava<br />

la pittura <strong>di</strong> paesaggio precedente,<br />

popolata da personaggi mitologici o,<br />

al contrario, <strong>di</strong>storta dalla retorica del<br />

realismo, inizia così ad affondare le<br />

ra<strong>di</strong>ci nella visione ottica attraverso<br />

la pittura en plein air. Parte degli<br />

impressionisti, infatti, abbandonarono<br />

le pareti anguste degli stu<strong>di</strong> per recarsi<br />

-cavalletto sulle spalle - nell’avventura<br />

della realtà. Nonostante molti<br />

credano esattamente <strong>il</strong> contrario, nei<br />

<strong>di</strong>pinti impressionisti non c’è nulla <strong>di</strong><br />

sentimentale, <strong>di</strong> “poetico”, <strong>di</strong> languido<br />

e stucchevole: la volontà è quella <strong>di</strong><br />

registrare la mutevolezza dell’esistente,<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>venire delle cose, ed è forte - come<br />

si può immaginare - <strong>il</strong> rapporto con la<br />

fotografia: non a caso la prima mostra<br />

degli impressionisti (siamo nell’apr<strong>il</strong>e<br />

del 1874) si tenne nello stu<strong>di</strong>o del<br />

celebre fotografo Nadar.<br />

42 <strong>novembre</strong> 2008


Elemento fondamentale <strong>di</strong> questo<br />

nuovo modo <strong>di</strong> sentire è l’attenzione<br />

riservata agli elementi naturali come<br />

l’acqua, presente in molte delle opere<br />

esposte, da quelle del già citato Pissarro<br />

(Louvre, mattino, primavera, del 1902) a<br />

quelle <strong>di</strong> Alfred Sisley, la cui pennellata<br />

frammentata cerca <strong>di</strong> cogliere ogni<br />

attimo fuggente del paesaggio. La<br />

mutevolezza dell’atmosfera riveste un<br />

ruolo <strong>di</strong> primissimo piano anche nelle<br />

opere <strong>di</strong> Claude Monet, le cui tele<br />

sono forse le più ammirate dell’intero<br />

percorso. A iniziare da una delle celebri<br />

vedute della scogliera <strong>di</strong> Étretat (1885),<br />

uno dei tanti soggetti che l’artista<br />

ripropose più volte, in cerca <strong>di</strong> quelle<br />

sott<strong>il</strong>i variazioni atmosferiche a lui tanto<br />

care. In tali serie <strong>di</strong> ripetizioni <strong>di</strong>fferenti,<br />

ritmate da luci e con<strong>di</strong>zioni atmosferiche<br />

sempre cangianti, rientrano altre opere<br />

esposte, dai covoni imbevuti <strong>di</strong> sole de<br />

Le giovani donne <strong>di</strong> Ginevry (1894) alle<br />

evanescenti Ninfee del 1907.<br />

Se buona parte degli impressionisti<br />

aderì senza riserve alla pittura en plein<br />

air e all’imme<strong>di</strong>atezza della pittura<br />

rifiutando l’interme<strong>di</strong>azione dei bozzetti<br />

preparatori, altri artisti <strong>di</strong> primo piano<br />

rimasero sotto questo aspetto refrattari<br />

alla modernità. È <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> Edgard<br />

Degas, fedelissimo all’ut<strong>il</strong>izzo del<br />

<strong>di</strong>segno, così come <strong>di</strong> Pierre-Auguste<br />

Renoir, del quale <strong>il</strong> percorso offre alcuni<br />

intensi ritratti (M. Lestringuez, 1878;<br />

Gabrielle, 1906). Di ambedue sono<br />

esposte anche alcune piccole sculture,<br />

che ne accompagnano altre <strong>di</strong> Dalou,<br />

Ma<strong>il</strong>lol, Bourdelle, Ro<strong>di</strong>n e perfino<br />

Gauguin.<br />

L’ultima parte della mostra offre in<br />

via sintetica uno sguardo sul postimpressionismo<br />

nelle sue svariate<br />

forme, dal point<strong>il</strong>lisme <strong>di</strong> Signac alle<br />

forme strutturate <strong>di</strong> Braque e Cézanne,<br />

dalla pennellata irrequieta <strong>di</strong> van Gogh<br />

all’esotismo <strong>di</strong> Gauguin, dal simbolismo<br />

<strong>di</strong> Sérusier all’intimismo domestico <strong>di</strong><br />

Vu<strong>il</strong>lard e Bonnard, fatto <strong>di</strong> pacati e<br />

tranqu<strong>il</strong>li interni borghesi.<br />

QUESTOTREnTInO<br />

Musica<br />

Cinquant’anni<br />

suonati<br />

I SoNIC YoUTH a bolZaNo<br />

Stefano Giordano<br />

Paola <strong>di</strong>ce, sì, bello, però come al solito<br />

l’acustica... Avrei voluto tirarle un<br />

cazzotto sul naso. No, inten<strong>di</strong>amoci,<br />

adoro Paola. Michela invece se ne è<br />

stata tutto <strong>il</strong> tempo appoggiata a una<br />

grata <strong>di</strong> recinzione laterale e alla fine<br />

aveva lo stesso atteggiamento snob<br />

annoiato. Avrei voluto scuoterla come<br />

una maracas. Ma no, voglio bene anche<br />

a Michela e mi fa ridere.<br />

Però non le capisco. Cioè, non succede<br />

spesso <strong>di</strong> trovarsi davanti a qualcosa<br />

<strong>di</strong> così in<strong>di</strong>scutib<strong>il</strong>mente <strong>di</strong>vertente ed<br />

eccitante. Come si fa a starsene in posa<br />

da un lato, o a guardare <strong>il</strong> particolare<br />

acustico? Ma chi se ne frega! E’ <strong>il</strong> solito<br />

stolto che quando <strong>il</strong> saggio in<strong>di</strong>ca la<br />

luna con <strong>il</strong> <strong>di</strong>to guarda <strong>il</strong> <strong>di</strong>to. Siamo<br />

alle solite, mi fate cadere nella retorica,<br />

non lo sopporto. Poi magari si eccitano<br />

tutte per la realtà virtuale <strong>di</strong> avatar o la<br />

sovraincisione <strong>di</strong> una registrazione in<br />

stu<strong>di</strong>o. E invece lì sul palco...<br />

Ok, queste sono tutte cazzate, ma cosa è<br />

successo ai trentenni <strong>di</strong> questi tempi?<br />

Il concerto dei Sonic Youth a Bolzano<br />

è uno dei più coinvolgenti ed eccitanti<br />

spettacoli che abbia mai visto. Una cosa<br />

necessaria, <strong>di</strong>rei, <strong>di</strong> questi tempi. E così<br />

eccomi sotto <strong>il</strong> palco a saltare e sudare<br />

e farmi investire e trascinare dai suoni e<br />

dalle ritmiche che investono la platea. Io<br />

cinquantenne e <strong>il</strong> resto della moltitu<strong>di</strong>ne<br />

dei ventenni o meno.<br />

Io non me ne intendo più molto <strong>di</strong><br />

queste cose, ma ho come l’impressione<br />

che dopo <strong>di</strong> loro non ce ne siano stati<br />

tanti altri che siano andati avanti, che<br />

abbiano tirato fuori cose così nuove<br />

e significative dalle due chitarre,<br />

basso, batteria, voce. Il loro suono a<br />

me sembra ancora avanti, oggi come<br />

vent’anni fa; i <strong>di</strong>aloghi fra chitarre <strong>di</strong><br />

Lee Ranaldo e Thurston Moore unici<br />

ed elettrizzanti; la tensione delle corde<br />

e della ritmica sempre minacciosa e<br />

<strong>il</strong> canto <strong>di</strong> Kim Gordon ancora così<br />

ubiquo e inquietante.<br />

So che nella loro carriera hanno<br />

realizzato <strong>di</strong>schi, collaborato con<br />

altri musicisti; si sono avvicinati<br />

all’elettronica, sono sempre stati<br />

immersi nel mondo dell’arte nel senso<br />

più ampio, hanno composto colonne<br />

sonore, eccetera, ma <strong>il</strong> concerto <strong>di</strong><br />

Bolzano, nella straor<strong>di</strong>naria cornice<br />

della fabbrica Stahlbau Pichler, ce li<br />

ha restituiti così, come sono e come ce<br />

li aspettavamo, come li conosciamo,<br />

anche se non riconosciamo nemmeno<br />

uno dei pezzi eseguiti.<br />

Allora eccoli a cinquant’anni suonati<br />

(è proprio <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo), una carica<br />

indomita, un non risparmiarsi sul<br />

palco, le zazzere al vento, la potenza<br />

sonica perfettamente sotto controllo,<br />

tutta la carica e l’estetica del punk e<br />

della sua evoluzione ancora in campo<br />

per darci quasi due ore <strong>di</strong> una vitalità<br />

straor<strong>di</strong>naria. Perché i Sonic Youth sono<br />

veramente vivi su quel palco scarno <strong>di</strong><br />

amplificatori, strumenti, rastrelliere <strong>di</strong><br />

chitarre e luci stroboscopiche. E poi<br />

sempre lei, Kim Gordon, che molla <strong>il</strong><br />

basso e salta e balla con la forza e la<br />

grazia <strong>di</strong> un’adolescente; e allarga le<br />

braccia e canta vulnerab<strong>il</strong>e, immolata<br />

sull’abrasivo tappeto sonoro. E poi tutti<br />

lì, a spremersi ed esprimersi immersi<br />

in un fondale che in retroproiezione<br />

avvolge con immagini <strong>di</strong> un concerto<br />

degli anni ’60 con Joni Mitchell, John<br />

Sebastian e Crosby St<strong>il</strong>l Nash & Young.<br />

Ma che c’entrano i ’60 e Ne<strong>il</strong> Young?<br />

C’entrano eccome, che mica sono stati<br />

zitti i giovanotti sonici sulle questioni<br />

politiche e guerresche, e in passato<br />

hanno pure fatto <strong>il</strong> gruppo spalla ai<br />

concerti <strong>di</strong> Ne<strong>il</strong> Young, per esempio.<br />

E allora si produce un feedback<br />

sonoro ed emotivo che fa sentire vivi<br />

ed eccitati anche tutti noi. Ventenni e<br />

cinquantenni.<br />

43


monitor recensioni<br />

Teatro<br />

Un buon inizio<br />

<strong>di</strong> stagione<br />

“IL VANGELO SECONDO PILATO”<br />

vittorio Caratozzolo<br />

Glauco Mauri ha compiuto 78 anni<br />

da poco. Vederlo recitare nei panni<br />

<strong>di</strong> un trentatreenne Gesù, con un<br />

abito <strong>di</strong> scena efficace ma lievemente<br />

anacronistico, <strong>il</strong> petto v<strong>il</strong>loso a far<br />

capolino dal colletto semiaperto,<br />

la capigliatura can<strong>di</strong>da, fa un certo<br />

effetto. Ma questo va detto a sua lode,<br />

piuttosto che a suo demerito. Si esibisce<br />

in scena con un monologo f<strong>il</strong>ato <strong>di</strong><br />

cinquanta minuti, che inizia a ritmo<br />

molto sostenuto e che sbalor<strong>di</strong>sce per<br />

le capacità mnemoniche, senza intoppi,<br />

e la versat<strong>il</strong>ità con cui interpreta Gesù<br />

e altri personaggi suoi interlocutori.<br />

Calca le scene dal 1949, Mauri, e non<br />

sembra fortunatamente ancor sazio <strong>di</strong><br />

applausi né privo <strong>di</strong> energie. Quando<br />

attori <strong>di</strong> questa levatura arrivano in città,<br />

<strong>il</strong> teatro che li ospita dovrebbe essere al<br />

completo, e invece... Che succede? Vuoi<br />

vedere che la recessione colpisce le borse<br />

e obbliga gli spettatori a selezionare le<br />

spese e gli spettacoli? Oppure <strong>il</strong> tema<br />

trattato, “Il Vangelo secondo P<strong>il</strong>ato” (nella<br />

creazione teatrale <strong>di</strong> Éric-Emmanuel<br />

Schmitt), non attrae <strong>il</strong> pubblico trentino?<br />

Eppure <strong>il</strong> testo, in Francia, ha avuto un<br />

grande successo <strong>di</strong> pubblico e <strong>di</strong> critica.<br />

In Francia. Ce l’hanno la recessione,<br />

in Francia? Chissà, forse <strong>il</strong> detto<br />

“scherza con i fanti...” ha tenuto lontani<br />

i cattolici trentini da un’opera in odore<br />

<strong>di</strong> testo apocrifo; ma <strong>il</strong> teatro è sempre<br />

“apocrifo”, non <strong>di</strong>ce mai la verità, se non<br />

piuttosto vorrebbe stimolare a me<strong>di</strong>tare<br />

sulla verità e i suoi derivati. Adriana, la<br />

moglie <strong>di</strong> P<strong>il</strong>ato, lo <strong>di</strong>ce chiaramente:<br />

“Dubitare e credere sono la stessa cosa,<br />

P<strong>il</strong>ato. Solo l’in<strong>di</strong>fferenza è atea”. Un<br />

aforisma, una frase a effetto, senza<br />

dubbio, ma che meritoriamente vuol<br />

suscitare la riflessione sulla necessità <strong>di</strong><br />

avere un’opinione, comunque, e <strong>di</strong> avere<br />

un atteggiamento, scientifico-dubitativo<br />

o religioso-fideistico nei confronti dei<br />

gran<strong>di</strong> temi dell’esistenza umana.<br />

La pièce <strong>di</strong> Schmitt messa in scena da<br />

Glauco Mauri e da Roberto Sturno,<br />

storico sodale del primo, dal 23 al 26<br />

ottobre, è <strong>di</strong>visa in due parti: la prima,<br />

come già accennato, un monologo <strong>di</strong><br />

Mauri-Gesù e la seconda, un monologo<br />

<strong>di</strong> P<strong>il</strong>ato-Sturno, a tratti interrotto<br />

dal <strong>di</strong>alogare con <strong>il</strong> suo scrivano, ben<br />

caratterizzato da Marco Bianchi. La<br />

scenografia <strong>di</strong> Mauro Carosi, essenziale<br />

e sobria, simmetrica nei due atti, è<br />

costituita da una cornice <strong>di</strong> tessuto,<br />

bianco per Mauri e rosso per P<strong>il</strong>ato,<br />

pendente dal soffitto del palcoscenico<br />

e calante obliquamente verso due<br />

appositi soppalchi situati ai lati della<br />

scena. Qualche oggetto (una candela, un<br />

bastone) a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Gesù, qualche<br />

arredo in più per la sala <strong>di</strong> scrittura <strong>di</strong><br />

P<strong>il</strong>ato. Illuminazione efficace, razionale,<br />

misurata.<br />

Il monologo <strong>di</strong> Gesù rappresenta <strong>il</strong><br />

racconto <strong>di</strong> un uomo che, incredulo<br />

del proprio destino fino all’ultimo,<br />

narra al pubblico, con toni realistici,<br />

intimistici, colloquiali, la propria<br />

adolescenza e maturità <strong>di</strong> “messia”;<br />

<strong>di</strong> presunto messia, per meglio <strong>di</strong>re,<br />

perché in quell’epoca molti pre<strong>di</strong>catori<br />

erranti si auto<strong>di</strong>chiaravano “figli <strong>di</strong><br />

Dio”, senza esser presi davvero sul serio<br />

dal popolo, spiega <strong>il</strong> testo. Il racconto<br />

<strong>di</strong> Gesù mostra al tempo stesso <strong>il</strong> suo<br />

stupore per i ben noti fatti “miracolosi”<br />

che gli vengono attribuiti e la natura dei<br />

fatti che ne nutrono <strong>il</strong> ricco curriculum<br />

messianico, a causa del quale, complice<br />

egli stesso, d’accordo con Giuda,<br />

finirà crocifisso. Ama <strong>il</strong> paradosso,<br />

Schmitt: umanizza la figura <strong>di</strong> Gesù per<br />

amplificarne i tratti sovrumani che ne<br />

connotano via via, attraverso <strong>il</strong> racconto,<br />

<strong>il</strong> percorso esistenziale.<br />

A Ponzio P<strong>il</strong>ato, prefetto romano,<br />

Schmitt affida <strong>il</strong> compito, analogamente,<br />

<strong>di</strong> dubitare della morte <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong><br />

cercare una spiegazione razionale alla<br />

sua resurrezione. Ma a convincenti<br />

deduzioni investigative, gli vengono<br />

opposte dallo scrivano, da sua moglie,<br />

dal me<strong>di</strong>co Sertorio, altrettante prove <strong>di</strong><br />

soprannaturalità che lo sconvolgono e lo<br />

spingono a dubitare anche del proprio<br />

dubbio.<br />

Al termine dello spettacolo, per esplicita<br />

evocazione, nel <strong>di</strong>scorso teatrale e<br />

nella mente dello spettatore incombe la<br />

suggestione del mistero, irrisolto, della<br />

<strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> Gesù. A ognuno <strong>di</strong> noi, come<br />

già spiegato, spetta la libertà <strong>di</strong> credere o<br />

<strong>di</strong> dubitare.<br />

Un buon inizio <strong>di</strong> stagione, dunque, per<br />

<strong>il</strong> Santa Chiara, anche se si possono pur<br />

fare due piccoli appunti: uno al testo, a<br />

tratti troppo evidentemente letterario<br />

nonostante la sua intenzione mimetica<br />

<strong>di</strong> linguaggio colloquiale; uno al cortese<br />

personale <strong>di</strong> servizio del teatro, troppo<br />

cortese nel lasciar entrare, a spettacolo<br />

iniziato, alcuni spettatori che sono<br />

scesi mormorando fino alle f<strong>il</strong>e basse<br />

della platea, in cerca del proprio posto.<br />

Lasciarli fuori, magari no – Gesù <strong>di</strong>ce:<br />

chi è senza peccato... – ma imporre loro<br />

<strong>di</strong> sedere nelle ultime f<strong>il</strong>e fino al termine<br />

del primo atto, poteva essere una<br />

ragionevole soluzione per tutti.<br />

44 <strong>novembre</strong> 2008


Teatro<br />

Qualcosa a Trento<br />

si muove<br />

“4.48”<br />

Daniele F<strong>il</strong>osi<br />

Quella che sembra essere una malattia<br />

cronica della cultura e del teatro “made<br />

in Trentino”, a volte può rivelarsi un<br />

sintomo positivo. Nel caso <strong>di</strong> “4.48”<br />

- debutto <strong>il</strong> 17 ottobre e in replica<br />

per <strong>di</strong>eci serate allo Spazio Off <strong>di</strong> via<br />

Venezia, a Trento – le cose stanno<br />

proprio così. Mirko Corra<strong>di</strong>ni, giovane<br />

regista trentino, decide, in s<strong>il</strong>enzio, <strong>di</strong><br />

mettere in scena uno dei testi monstre<br />

della drammaturgia contemporanea.<br />

“4.48” è <strong>di</strong> Sarah Kane, autrice inglese<br />

morta a soli 28 anni nel 1999, ed è<br />

l’ultimo che è riuscita a scrivere prima<br />

lIbrI<br />

Francesca Piersanti e Luigi Penasa<br />

“Tentativi d’inseguimento. Rapido<br />

compen<strong>di</strong>o <strong>il</strong>lustrato<br />

<strong>di</strong> arte contemporanea”.<br />

Cinisello Balsamo, S<strong>il</strong>vana E<strong>di</strong>toriale,<br />

2008, pp. 96, euro 20.<br />

Il volumetto si presenta come un’ut<strong>il</strong>issima<br />

introduzione all’arte contemporanea,<br />

destinata soprattutto ai più piccoli. Un<br />

percorso che dall’orinatoio <strong>di</strong> Duchamp<br />

giunge fino ad alcune opere presentate a<br />

“Manifesta”, attraverso testi epigrammatici<br />

accompagnati da suggestive <strong>il</strong>lustrazioni<br />

a piena pagina <strong>di</strong> Luigi Penasa. (d.d.)<br />

QUESTOTREnTInO<br />

<strong>di</strong> suicidarsi. E’ Sarah Kane stessa che in<br />

un lancinante monologo parla della sua<br />

decisione <strong>di</strong> togliersi la vita, guardando<br />

in faccia <strong>il</strong> volto della sua <strong>di</strong>sperazione,<br />

della sua depressione, della sua malattia<br />

mentale e, infine, della sua morte.<br />

Corra<strong>di</strong>ni prende in mano quel testo e,<br />

in s<strong>il</strong>enzio, lo stu<strong>di</strong>a, ci lavora.<br />

Il monologo deve trovare la sua attrice, e<br />

<strong>il</strong> regista non sceglie tra le (poche) attrici<br />

che in Trentino sarebbero in grado <strong>di</strong><br />

affrontare una prova del genere; sceglie<br />

un’allieva della sua scuola <strong>di</strong> teatro –<br />

EstroTeatro - Cinzia Scotton, <strong>di</strong> soli 22<br />

anni.<br />

Corra<strong>di</strong>ni decide, in s<strong>il</strong>enzio, <strong>di</strong> fare<br />

una messinscena piccola, per soli venti<br />

spettatori a replica. Adatta la scenografia<br />

– un cubo trasparente che fa subito<br />

pensare all’asetticità e alla violenza <strong>di</strong> un<br />

ospedale psichiatrico – al piccolo palco<br />

dello Spazio Off, e decide <strong>di</strong> lavorare con<br />

poco.<br />

Poche luci (un solo faro teatrale e<br />

quattro neon che <strong>il</strong>luminano i quattro<br />

lati del cubo), poca musica (qualche<br />

brano qua e là, qualche rumore<br />

<strong>di</strong>storto), pochissimi oggetti <strong>di</strong> scena<br />

(un f<strong>il</strong>o <strong>di</strong> cotone, un rossetto, le p<strong>il</strong>lole<br />

<strong>di</strong> psicofarmaci che cadono dal soffitto<br />

sulla testa dell’attrice, dell’acqua), e molta<br />

sostanza. La sostanza sta tutta nelle<br />

densità espressive, registiche, attoriali e<br />

tecniche messe in campo da Corra<strong>di</strong>ni,<br />

che tiene la tensione del testo appesa<br />

costantemente a un f<strong>il</strong>o che osc<strong>il</strong>la tra<br />

angoscia, dolcezza e <strong>di</strong>sperazione. Cinzia<br />

Scotton interpreta su <strong>di</strong> sé, sul suo corpo<br />

e sulla sua voce le parole della Kane,<br />

che rimbombano tra le quattro pareti<br />

“Pierluigi Stefanini<br />

“Le sfide della cooperazione”,<br />

Roma, Donzelli, 2008,<br />

pp. 162, euro 15.<br />

Walter Don<strong>di</strong>, approdato alla cooperazione<br />

da giornalista, intervista Pierluigi<br />

Stefanini, approdatovi da funzionario del<br />

PCI. Risultato: un libro gradevole, a tratti<br />

vivace, in cui intervistato e intervistatore<br />

riflettono sulla cooperazione senza lesinarle<br />

critiche e senza nasconderne la<br />

parziale per<strong>di</strong>ta d’identità nella società<br />

globalizzata. Ma per lo più sono elogi, e<br />

non poteva essere altrimenti visto <strong>il</strong> ruolo<br />

ricoperto dagli autori. In conflitto d’interesse.<br />

(m.n.)<br />

monitor<br />

anguste del cubo.<br />

E poi c’è <strong>il</strong> pubblico: i venti spettatori<br />

non guardano soltanto l’attrice in scena,<br />

che li sfida a sua volta col suo sguardo.<br />

Gli occhi degli uni scorrono su quelli<br />

degli altri quasi a spiare reazioni ed<br />

emozioni: <strong>il</strong> “4.48” <strong>di</strong> Corra<strong>di</strong>ni mette a<br />

nudo con forza <strong>il</strong> sa<strong>di</strong>smo e la violenza<br />

intrinseci all’atto del guardare, sia per<br />

chi è in scena – <strong>di</strong>sposto per scelta a<br />

mostrarsi – sia <strong>di</strong> chi, solitamente, a<br />

teatro sta in platea, al buio.<br />

Sta qui la novità <strong>di</strong> questo “4.48”, in<br />

questa riuscita via <strong>di</strong> mezzo fra teatro<br />

e performance, in cui la soglia tra<br />

osservato e osservante si scioglie in<br />

prossimità del dolore, della malattia<br />

e della morte della Kane. E sta qui la<br />

“malattia” tutta trentina <strong>di</strong> cui anche<br />

questo spettacolo è, paradossalmente,<br />

vittima: una piccola produzione in un<br />

piccolo spazio, dove <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> forza è<br />

anche <strong>il</strong> suo punto <strong>di</strong> debolezza. Una<br />

nicchia, come si <strong>di</strong>ce spesso per m<strong>il</strong>le<br />

altre cose che accadono in Trentino,<br />

che ha sì preso vita, ma che dovrà<br />

farsi le ossa, calcare palcoscenici più<br />

impegnativi, crescere per provare<br />

a fare <strong>il</strong> balzo decisivo e uscire dai<br />

circuiti provinciali, dove peraltro, tra<br />

f<strong>il</strong>odrammatiche e spettacoli <strong>di</strong> cassetta,<br />

farebbe comunque fatica a farsi notare.<br />

Il cuore pulsante del teatro<br />

contemporaneo, si <strong>di</strong>ce, è a M<strong>il</strong>ano,<br />

Genova, Torino. Dicono, perché<br />

a Trento, intanto, qualcosa si sta<br />

muovendo e ha tutte le carte in regola<br />

per confrontarsi con chiunque, su quelle<br />

piazze. Forse non con questo spettacolo<br />

– su Sarah Kane, Corra<strong>di</strong>ni tornerà a<br />

fine gennaio, con una nuova produzione,<br />

“Phaedra’s love”, forse più avanti. Ma non<br />

si soffra, una volta tanto, del complesso<br />

<strong>di</strong> inferiorità <strong>di</strong> chi sta ai confini<br />

dell’impero e non ha <strong>il</strong> coraggio, almeno,<br />

<strong>di</strong> affacciarvisi.<br />

45


monitor recensioni<br />

Cinema<br />

Post-apocalisse<br />

<strong>di</strong>sneyana<br />

“WALL-E””<br />

alberto brodesco<br />

La Terra è desolata. Il nostro pianeta<br />

è coperto dai rifiuti, inospitale,<br />

marcio, fallito. L’unica specie vivente<br />

sopravvissuta sembra essere – come da<br />

pregiu<strong>di</strong>zio – quella degli scarafaggi.<br />

Anche <strong>di</strong> questi in<strong>di</strong>struttib<strong>il</strong>i insetti<br />

ne rimane tuttavia vivo solamente<br />

uno. A mostrarci un futuro così<br />

tragico non è uno dei soliti f<strong>il</strong>m postapocalittici<br />

alla “Mad Max” ma una<br />

tenera pellicola <strong>di</strong> animazione della<br />

Disney/Pixar, “Wall-e”. E lo scarafaggio,<br />

quin<strong>di</strong>, non è un insetto ripugnante<br />

ma un simpatico esserino marrone<br />

con un’espressività che sarebbe inut<strong>il</strong>e<br />

pretendere dalle blatte che infestano le<br />

nostre cantine. L’unico altro abitante<br />

della Terra è un robottino, Wall-e,<br />

che ha l’incarico <strong>di</strong> ripulire, tutto<br />

solo, l’enorme immondezzaio. Wall-e<br />

ingoia rifiuti e produce cubetti con<br />

cui costruisce giganteschi grattacieli.<br />

Prova a fare or<strong>di</strong>ne. I primi <strong>di</strong>eciquin<strong>di</strong>ci<br />

minuti <strong>di</strong> f<strong>il</strong>m trascorrono<br />

vEDI aNCHE<br />

“The Mist”<br />

<strong>di</strong> Frank Darabont<br />

Altro f<strong>il</strong>m, altra catastrofe. Stavolta adulta<br />

e terrorizzante, allegoria <strong>di</strong> un’America che<br />

non sa bene in che modo affrontare le sue<br />

paure. E rischia <strong>di</strong> affidarsi, per superarle,<br />

alle persone sbagliate. In “The Mist”, un<br />

gruppo <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni si trova – come in “Zombi”<br />

– a cercar riparo in un supermarket.<br />

Fuori c’è una nebbia che contiene mostri. Il<br />

<strong>di</strong>battito è su chi si deve eleggere a leader:<br />

un <strong>il</strong>lustratore razionalista o una fanatica<br />

che parla <strong>di</strong> apocalisse e punizione <strong>di</strong>vina?<br />

così. Con un robottino che si muove<br />

nella wasteland terrestre e si innamora<br />

<strong>di</strong> qualche piccolo oggetto abbandonato<br />

dagli uomini. Dieci-quin<strong>di</strong>ci minuti in<br />

cui non succede nient’altro che questo.<br />

Pier Paolo Pasolini l’avrebbe subito<br />

rubricato sotto la voce “cinema <strong>di</strong><br />

poesia”. Sono sequenze senza <strong>di</strong>aloghi,<br />

del tutto affascinanti, ironiche, riempite<br />

<strong>di</strong> piccole gag visive da cinema muto.<br />

Wall-e si appassiona a piccoli oggetti<br />

<strong>di</strong>menticati e inut<strong>il</strong>i, li raccoglie, li<br />

colleziona – un cubo <strong>di</strong> Rubik, un<br />

frullino, una trota <strong>di</strong> plastica da<br />

appendere al muro… Si innamora<br />

del musical “Hello, Dolly” e prova a<br />

ripeterne le mosse.<br />

Dopo averla riempita d’immon<strong>di</strong>zia,<br />

gli esseri umani hanno abbandonato<br />

“La fabbrica dei tedeschi”<br />

<strong>di</strong> Mimmo Calopresti<br />

Questo documentario <strong>di</strong> servizio sui morti<br />

della ThyssenKrupp nasce con uno scopo<br />

moralmente giusto. Ma per una serie <strong>di</strong><br />

scelte <strong>di</strong> regia finisce per essere un f<strong>il</strong>m<br />

sbagliato: troppo protagonismo, per <strong>il</strong><br />

regista, inquadrato e in posa in troppi,<br />

troppi piani; incapacità <strong>di</strong> capire quando la<br />

macchina da presa deve staccare, allontanarsi<br />

rispettosamente dal dolore e dal<br />

pianto; e un titolo che lascia perplessi:<br />

ma cosa c’entrano, ma perché prendersela<br />

con “i tedeschi”, oltre che con dei singoli<br />

impren<strong>di</strong>tori e un’azienda?<br />

la Terra e da settecento anni navigano<br />

nel cosmo a bordo <strong>di</strong> un’immensa<br />

nave-crociera – obesi, trasportatinutriti-puliti<br />

da un’infinità <strong>di</strong> robot<br />

che fungono da badanti. Su questa<br />

astronave, gli uomini hanno perso<br />

<strong>il</strong> ricordo del contatto fisico e<br />

parlano solo attraverso dei telefoni<br />

a ologrammi. Tutto quel che fanno è<br />

consumare, mangiare, bere, seguire<br />

le mode. Il tutorato dei robot è totale,<br />

come in una versione ancora più<br />

terrorizzante <strong>di</strong> “Matrix”: le macchine<br />

non usano gli umani per estrarne<br />

l’energia vitale, non hanno nemmeno<br />

più tale ut<strong>il</strong>ità. Gli uomini sembrano<br />

solo dei goffi e viziati animali da<br />

compagnia dei robot, che con essi si<br />

<strong>di</strong>straggono mentre, nel frattempo,<br />

hanno <strong>il</strong> compito serio <strong>di</strong> governare la<br />

rotta.<br />

Al <strong>di</strong> sotto della patina leggera<br />

dell’umorismo <strong>di</strong>sneyano si legge<br />

quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> riflesso <strong>di</strong> una dura, ra<strong>di</strong>cale<br />

critica al nostro way of living. Che ci sta<br />

conducendo sull’orlo <strong>di</strong> una catastrofe<br />

ecologica e ci renderà dei soggetti<br />

privi <strong>di</strong> decoro, costretti all’interno<br />

<strong>di</strong> un’esistenza insignificante: tra<br />

macchine, immon<strong>di</strong>zia e scarafaggi, gli<br />

unici esseri veramente <strong>di</strong>sgustosi sono<br />

gli uomini. Il classico antropomorfismo<br />

degli animali e delle creature della<br />

Disney serve qui a coprire un vuoto: se<br />

gli umani <strong>di</strong>ventano inguardab<strong>il</strong>i, non<br />

resta che identificarci, come spettatori,<br />

con teneri e generosi robottini.<br />

46 <strong>novembre</strong> 2008


Io tinta <strong>di</strong> aria<br />

Na<strong>di</strong>a Ioriatti<br />

Per vivere più a lungo<br />

Col passare degli anni si constata che tra parenti, amici<br />

e conoscenti sono i migliori ad andarsene per primi,<br />

lasciando un gran vuoto in quelli che restano. Erano<br />

quelli più allegri, che avevano un sorriso, una parola buona<br />

per tutti e tanti progetti per <strong>il</strong> futuro. Lontanissimi dall’immaginare<br />

che la sorte li avrebbe interrotti bruscamente. Le<br />

frasi più o meno toccanti dei necrologi non lasciano dubbi su<br />

qualità morali e de<strong>di</strong>zione ai propri fam<strong>il</strong>iari. Certo è fac<strong>il</strong>e<br />

affermare che erano tutti buoni dopo, ma non penso sia solo<br />

buonismo, c’è molto <strong>di</strong> vero e tutti dolorosamente, prima o<br />

poi, ne facciamo esperienza.<br />

Su cosa ci fa vivere più a lungo, le statistiche ufficiali fanno<br />

molta confusione. Per esempio, la prima causa <strong>di</strong> morte per<br />

infarto non è <strong>il</strong> colesterolo, nemmeno <strong>il</strong> fumo o <strong>il</strong> troppo<br />

lavoro, ma la morte <strong>di</strong> una persona cara. Per quanto riguarda<br />

i tumori, la me<strong>di</strong>cina alternativa ritiene che ad uccidere sia<br />

proprio la chemioterapia e quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> non fare niente darebbe<br />

migliori risultati: esistono in noi meccanismi d’autoguarigione<br />

e rigenerazione pronti ad attivarsi in caso <strong>di</strong> bisogno. Chissà!<br />

L’unica certezza è che la morte falci<strong>di</strong>a tutti, belli e brutti,<br />

ricchi e poveri, buoni e cattivi: ecco, prima i buoni secondo<br />

me. Partendo dal fatto che <strong>il</strong> nostro destino è già scritto e<br />

non si cambia, che non faranno nemmeno indagini serie<br />

su un argomento così insolito, azzardo una mia personale<br />

interpretazione ironica del fenomeno al solo scopo <strong>di</strong><br />

sdrammatizzare.<br />

Finalmente scoperto quello che fa vivere più a lungo:<br />

la cattiveria, signori miei! Da qui l’origine del vecchio detto<br />

l’erba cattiva non muore mai! E come prova inequivocab<strong>il</strong>e <strong>di</strong><br />

quello che asserisco pensiamo alle buonanime che da dove<br />

sono non possono più dar consigli. Certo, in base a questa<br />

clamorosa scoperta tutta la vita dovrà essere riconsiderata. A<br />

serio rischio i buoni <strong>di</strong> spirito, i buoni come <strong>il</strong> pane, quelli in<br />

buonafede, i buontemponi e i pieni <strong>di</strong> buonsenso. Hanno tutti<br />

i giorni contati. L’unica eccezione ammessa riguarda i poco <strong>di</strong><br />

buono, perché apertamente schierati, mentre comportamenti<br />

ambivalenti, dove si usano o le buone o le cattive, in questo<br />

QUESTOTREnTInO<br />

piesse<br />

momento storico sanno molto <strong>di</strong> riforma Gelmini.<br />

Anche la <strong>di</strong>eta deve essere rivista completamente: del<br />

colesterolo si può tenere solo quello cattivo gettando via quello<br />

buono. Assolutamente vietati gli zuccheri perché addolciscono<br />

troppo. Alla gogna i vegetariani che si credono buoni perché<br />

non mangiano animali; è <strong>il</strong> caso ritornino a mangiar la<br />

fiorentina al più presto, perché è <strong>di</strong>mostrato che la carne rende<br />

aggressivi. Ai buongustai e alle buone forchette si consiglia <strong>di</strong><br />

farsi venire in fretta almeno <strong>il</strong> sangue cattivo.<br />

Sì all’esercizio fisico, ma solo se competitivo, mentre quello<br />

sano, liberando endorfine, aumenta <strong>il</strong> buonumore che già<br />

dal nome s’intuisce essere sconsigliato. Dimostrato che una<br />

regolare attività sessuale unicamente de<strong>di</strong>ta al proprio piacere<br />

e non a quello del partner può influire sulla durata della vita.<br />

Ai signori uomini che in questo campo sono <strong>di</strong> bocca buona<br />

si ricordano i pericoli <strong>di</strong> tali debolezze. Nessun limite e<br />

controin<strong>di</strong>cazione per i pensieri cattivi, mentre le conseguenze<br />

delle azioni malvagie sarebbero <strong>di</strong> competenza della giustizia,<br />

ma si può sempre sperare in un’estensione a tutti del Lodo<br />

Alfano.<br />

Ricordando l’ironia <strong>di</strong> Gaber, volutamente - in tempo<br />

d’elezioni - non si approfon<strong>di</strong>sce se essere buoni è <strong>di</strong> sinistra<br />

ed essere cattivi è <strong>di</strong> destra. Potrebbe influenzare <strong>il</strong> voto.<br />

Celentano potrebbe offrirci la sua visione qualunquista: essere<br />

buoni è lento, cattivi è rock. Mentre è <strong>il</strong> giullare Benigni a darci<br />

<strong>il</strong> suggerimento più conveniente: “Morire è l’ultima cosa che<br />

farò!”<br />

47


iesse piesse<br />

sfogliando s’impara<br />

Tòs<br />

Il complotto<br />

La Lega ha fama <strong>di</strong> non essere un partito <strong>di</strong> intellettuali.<br />

A riba<strong>di</strong>rlo, ce ne fosse stato bisogno, l’incursione<br />

delle Iene fra i parlamentari del Carroccio, che <strong>di</strong>mostravano<br />

scarsa <strong>di</strong>mestichezza con le coniugazioni dei<br />

verbi e ignoravano se “L’infinito” lo avesse scritto Manzoni o<br />

Leopar<strong>di</strong>. E poi le performances del sottosegretario Roberto<br />

Cota, <strong>il</strong> quale, inviato in talk-show e telegiornali a <strong>di</strong>fendere<br />

<strong>il</strong> decreto Gelmini, dopo aver fatto figure patetiche con Gad<br />

Lerner e Mentana, è riuscito a trovarsi in imbarazzo anche con<br />

un ossequiente Em<strong>il</strong>io Fede.<br />

Ma ci sono le eccezioni: come <strong>il</strong> prof. Mario Casna, can<strong>di</strong>dato<br />

leghista al Consiglio Provinciale, preside dell’Istituto<br />

“Buonarroti” <strong>di</strong> Trento (anche se non è automatico che un<br />

preside sia un intellettuale...).<br />

L’uomo non ama passare inosservato. Di solito, con le sue<br />

bizzarre iniziative, ha provocato soprattutto polemiche e incazzature,<br />

ma si sa, almeno fin dai tempi <strong>di</strong> Cicciolina l’importante<br />

è far parlare <strong>di</strong> sé, e dunque Casna ha buone probab<strong>il</strong>ità<br />

<strong>di</strong> essere eletto. Senza andare troppo in<strong>di</strong>etro negli<br />

anni (sui suoi trascorsi politici pubblichiamo una lettera a<br />

pag. 37), ricor<strong>di</strong>amo, nel 2004, quando ancora era preside a<br />

Mezzolombardo, una prima crociata pro-crocefisso nelle aule<br />

scolastiche, innescata da uno studente leghista e sponsorizzata<br />

da Casna, che poi, per placare le acque con una trovata da<br />

par con<strong>di</strong>cio, invitò “gli studenti che professano altre religioni a<br />

portare a scuola i loro simboli” e ipotizzò una festicciola <strong>di</strong> fine<br />

Ramadan, facendo in tal modo arrabbiare tutti quanti.<br />

Tre anni dopo, sbarcato a Trento, daccapo coi crocefissi:<br />

una vera emergenza a suo <strong>di</strong>re, perché un Regio Decreto del<br />

1924 li prevede, e dunque Casna ne acquistò 70 per dotarne<br />

tutte le aule (“Ho tempi stretti, devo far rispettare la legge”), e<br />

redarguì i colleghi<br />

che non si erano<br />

posti <strong>il</strong> problema.<br />

Anche qui, a parte<br />

l’entusiasmo della<br />

Lega e dell’Udc, le<br />

reazioni furono im-<br />

prontate soprattutto al fasti<strong>di</strong>o e al sarcasmo. Allora finì intervistato<br />

a “Che tempo che fa”, adesso lo ritroviamo sbertucciato<br />

su Repubblica, che ha ripreso le notizie dal Trentino del 20 e<br />

21 ottobre.<br />

E’ successo che <strong>il</strong> can<strong>di</strong>dato Casna ha inviato la propria<br />

propaganda elettorale agli studenti – per lo più minorenni –<br />

della scuola <strong>di</strong> cui è preside, ut<strong>il</strong>izzando l’in<strong>di</strong>rizzario dell’istituto;<br />

circostanza confermata dal fatto che, accanto al nome del<br />

destinatario, sono state coperte col bianchetto le in<strong>di</strong>cazioni<br />

relative a classe e sezione, e sopra, a penna, c’è scritto “...e famiglia”.<br />

Un comportamento evidentemente <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cevole, che l’interessato<br />

riesce a rendere ad<strong>di</strong>rittura clamoroso con le sue goffe<br />

giustificazioni. “Cado dalle nuvole” – comincia, e poi: “Mi sono<br />

fatto dare una mano da un gruppo <strong>di</strong> giovani volonterosi che<br />

forse hanno commesso una leggerezza”. Hanno rubato l’in<strong>di</strong>rizzario?<br />

L’hanno richiesto in segreteria a suo nome? A che<br />

titolo? E perché sono stati accontentati?<br />

La cosa, insomma, non regge, e allora Casna cambia subito<br />

strategia, adottandone una ancor più inverosim<strong>il</strong>e: “Forse<br />

c’è qualcuno che vuole remarmi contro. Ho saputo che c’è chi fa<br />

volantinaggio all’interno dell’istituto nonostante io non l’abbia<br />

chiesto a nessuno. Magari hanno anche chiesto gli in<strong>di</strong>rizzi a<br />

nome mio per scre<strong>di</strong>tarmi...”.<br />

Cioè, per danneggiarlo questi anonimi (comunisti? islamici?<br />

leghisti concorrenti?) si sarebbero fatti un mazzo tanto<br />

<strong>di</strong>ffondendo <strong>il</strong> suo materiale propagan<strong>di</strong>stico, spendendo in<br />

tal modo tempo e denaro, confidando in realtà nel fatto che un<br />

tale comportamento, poco elegante se non <strong>il</strong>legale, gli avrebbe<br />

fatto perdere consensi. Diabolico, ma quanto cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e?<br />

E <strong>di</strong>fatti nessuno ci crede, a cominciare dagli studenti: “Casna<br />

ha un concetto flessib<strong>il</strong>e della legalità. – <strong>di</strong>ce uno <strong>di</strong> loro –<br />

Prima pre<strong>di</strong>ca la tolleranza zero sui controlli antidroga e poi ut<strong>il</strong>izza<br />

la banca dati della scuola per mandare lettere elettorali”. E<br />

un altro rincara: “Qualche giorno fa mi ha anche telefonato per<br />

un altro motivo e alla fine mi ha ricordato <strong>di</strong> votarlo”.<br />

Una <strong>di</strong>abolica imitazione alla Fiorello?<br />

48 <strong>novembre</strong> 2008<br />

Il prof. Mario Casna.


Il fumo<br />

e l’arrosto<br />

gastronomia e affini<br />

Un locale, due cucine<br />

adelio vecchini<br />

All’entrata domina l’ambiente un lungo<br />

bancone dove bere un calice <strong>di</strong> vino<br />

e, senza aggravi <strong>di</strong> prezzo, spizzicare<br />

sottolio, formaggi e insaccati. L’offerta<br />

al tavolo è ampia: insalate non banali<br />

(carpaccio <strong>di</strong> tonno rosso, pomodoro<br />

can<strong>di</strong>to e insalata d’avocado), affettati<br />

e formaggi, primi e secon<strong>di</strong> della<br />

tra<strong>di</strong>zione ma con brio, dolci. La qualità<br />

delle materie prime è elevata e i prezzi,<br />

considerata l’eleganza del locale e la<br />

posizione centrale, sono per lo più<br />

onesti: 10 euro per primi e insalate non<br />

sono troppi, 20 euro per secon<strong>di</strong> ben<br />

cucinati ma scarsi in quantità, invece sì.<br />

Scese le scale, si entra nel regno <strong>di</strong><br />

chef Alfredo Chiocchetti. Le cantine<br />

del palazzo hanno tinte chiare che<br />

aiutano a <strong>di</strong>ssimulare l’assenza <strong>di</strong><br />

luce naturale. Gli ingre<strong>di</strong>enti sono <strong>di</strong><br />

livello davvero alto, e le preparazioni,<br />

che attingono alla cucina tra<strong>di</strong>zionale<br />

notoriamente povera, riacquistano<br />

nob<strong>il</strong>tà attraverso sapienti cotture e<br />

accostamenti luci<strong>di</strong> ancorché ar<strong>di</strong>ti<br />

(f<strong>il</strong>etto <strong>di</strong> manzo e scaloppa <strong>di</strong> foie gras<br />

su letti <strong>di</strong> finferli). La carta dei vini è<br />

ampia e consente spese ragionevoli.<br />

Le portate sono abbondanti e i prezzi<br />

in linea con i locali <strong>di</strong> pari livello: per<br />

un pasto tipo (dall’antipasto al dolce)<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente si scende sotto i 60 e si<br />

va oltre gli 80 euro. Tutto bene quin<strong>di</strong>?<br />

Sì, se si fa attenzione. Attenzione a non<br />

farsi prendere la mano con secon<strong>di</strong> e<br />

bottiglie al wine bar, e attenzione alla<br />

presenza dello chef una volta scese le<br />

scale: se manca Chiocchetti la brigata<br />

in cucina sembra arrancare un po’ e 70<br />

euro, se <strong>il</strong> locale lo si lascia con qualche<br />

titubanza, <strong>di</strong>ventano spiacevoli.<br />

a.vecchini@questotrentino.it<br />

Scrigno del Duomo www.scrignodelduomo.it<br />

Trento, piazza Duomo 27<br />

Tel. 0461 220030<br />

Sempre aperto<br />

QUESTOTREnTInO<br />

Cime Tempestose<br />

Mattia Maistri<br />

l’utopia del Sole delle alpi<br />

Chi lo ha detto che i giovani non fanno<br />

politica? Una can<strong>di</strong>data alle prossime<br />

elezioni, ad esempio, è una <strong>di</strong>ciannovenne.<br />

Si chiama Valentina Paoli e corre per la<br />

Lega. Pe<strong>di</strong>gree politico <strong>di</strong> tutto rispetto,<br />

culminato nella coroncina <strong>di</strong> “Miss Sole<br />

delle Alpi”. A quanto leggiamo sul sito<br />

<strong>di</strong> Miss Padania, questa carica in<strong>di</strong>ca<br />

una ragazza “che crede nei gran<strong>di</strong> ideali e<br />

guarda con fiducia ad un futuro <strong>di</strong> libertà”.<br />

Interpellata da l’A<strong>di</strong>ge, Valentina ha espresso<br />

l’auspicio che la futura amministrazione<br />

provinciale si occupi dei giovani, in<br />

particolar modo ampliando l’offerta <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scoteche e pub. Non male come ideale.<br />

Politici prezzemolo<br />

I Ver<strong>di</strong> trentini hanno organizzato a<br />

metà ottobre una convention sull’energia<br />

alternativa, debitamente documentata dal<br />

Trentino. Bella foto <strong>di</strong> famiglia in prima<br />

f<strong>il</strong>a per le bionde can<strong>di</strong>date (Berasi, Bort,<br />

Coppola) e ampio spazio agli interventi del<br />

santone Marco Boato, che ha rinfacciato<br />

al presente Lorenzo Dellai <strong>di</strong> averglielo<br />

sempre detto che Grisenti era un furbetto.<br />

Per dovere <strong>di</strong> cronaca l’articolo ha concesso<br />

un paio <strong>di</strong> righe all’esclusa u<strong>di</strong>cina Lia<br />

Beltrami Giovanazzi e al buon Lorenzo,<br />

che non hanno perso l’occasione per<br />

recriminare (la prima) e farsi propaganda<br />

elettorale (<strong>il</strong> secondo). Ultime due righe<br />

e mezzo de<strong>di</strong>cate a non meglio precisati<br />

“relatori” che hanno parlato <strong>di</strong> altrettanto<br />

non meglio specificate “energie alternative”.<br />

Ottima copertura dell’evento. Peccato che<br />

quei relatori e le loro proposte avrebbero<br />

dovuto essere i protagonisti della convention<br />

e dell’articolo.<br />

Politici prezzemolo bis<br />

Durante l’incontro organizzato da Nimby,<br />

Col<strong>di</strong>retti e Italia Nostra a Mezzolombardo<br />

contro la costruzione dell’inceneritore, folta<br />

presenza tra <strong>il</strong> pubblico <strong>di</strong> can<strong>di</strong>dati alle<br />

elezioni. Fra tutti <strong>il</strong> sindaco Rodolfo Borga<br />

che ha fatto gli onori <strong>di</strong> casa, <strong>il</strong> sindaco<br />

<strong>di</strong> Centa San Nicolò Roberto Cappelletti,<br />

can<strong>di</strong>dato della lista Andreolli, e Giorgio<br />

Viganò, can<strong>di</strong>dato del PD. Al termine degli<br />

interventi specifici è stato dato spazio al<br />

<strong>di</strong>battito, che è finito come immaginab<strong>il</strong>e<br />

nelle mani e nei proclami autoreferenziali<br />

dei can<strong>di</strong>dati presenti. Borga ha riba<strong>di</strong>to<br />

la sua contrarietà all’inceneritore ma,<br />

ovviamente, non è andato oltre, forse<br />

per non imbarazzarsi <strong>di</strong> fronte alle scelte<br />

ammazza-ambiente del “suo” governo<br />

romano. Cappelletti ha detto che la sua lista<br />

è contraria all’inceneritore, salvo non trovare<br />

più nulla da <strong>di</strong>re <strong>di</strong> fronte ai rimbrotti <strong>di</strong> un<br />

presente, che gli ha ricordato dove e con chi<br />

votava Andreolli quando c’era da decidere<br />

se farlo o meno. Viganò, invece, ha deciso<br />

<strong>di</strong> ingraziarsi la platea con un <strong>di</strong>scorso<br />

generico sulla partecipazione democratica<br />

alle decisioni politiche. Automarchetta<br />

malriuscita e piuttosto fumosa. Non certo<br />

una scelta azzeccata tra un pubblico che <strong>il</strong><br />

fumo non lo ama particolarmente.<br />

la bellezza ai tempi della lega<br />

L’ex ministro leghista Roberto Castelli, salito<br />

a Riva per sostenere Divina, ha calato i suoi<br />

assi. Secondo lui, infatti, Divina avrebbe una<br />

marcia in più rispetto a Dellai perché “è più<br />

giovane e soprattutto più bello”. Carina l’idea<br />

<strong>di</strong> buttarla in estetica! D’altra parte come<br />

dargli torto? La Lega ha sempre inseguito<br />

<strong>il</strong> mito del vero uomo: tonico, prestante,<br />

seducente. Eccoci spiegati i vari Boso, Savoi,<br />

F<strong>il</strong>ippin...<br />

Stipen<strong>di</strong> incriminati<br />

<strong>Leggi</strong>amo su l’A<strong>di</strong>ge che l’Osservatorio della<br />

sicurezza in Trentino, <strong>di</strong>retto da Transcrime,<br />

costerebbe alla Provincia 222.803 euro e che<br />

<strong>il</strong> suo <strong>di</strong>rettore, <strong>il</strong> prof. Savona, graverebbe<br />

sulle spalle pubbliche per circa 80 euro<br />

all’ora <strong>di</strong> lavoro. Interessante è scoprire che <strong>il</strong><br />

costo del personale tecnico amministrativo<br />

varia tra i 18 e i 24 euro all’ora, mentre<br />

quello <strong>di</strong> un impiegato si attesta sui 17.<br />

Fatti due calcoli, scopriamo che i vituperati<br />

insegnanti (fancazzisti a mezzo servizio<br />

secondo Brunetta) costano alle casse<br />

pubbliche nemmeno 19 euro l’ora solo <strong>di</strong><br />

lavoro in classe. Se inoltre aggiungiamo<br />

due ore al giorno <strong>di</strong> lavoro svolto fuori<br />

dalla classe (consigli, riunioni, progetti,<br />

correzioni, preparazione delle lezioni...)<br />

scopriamo che la cifra scende a 12 euro. E<br />

chi sarebbero gli iperpagati?<br />

49


piesse<br />

Andar per Castelli<br />

andrea Castelli<br />

Finanza creativa<br />

Alla ricreazione proposi al grandone della quinta F <strong>di</strong> prestarmi 30 lire per la briòss,<br />

che <strong>il</strong> giorno dopo gliene avrei restituite 40, quin<strong>di</strong> era un affare. Lui mi guardò con<br />

lo sguardo cisposo che lo caratterizzava. Incoraggiato dal suo s<strong>il</strong>enzio, continuai con<br />

un’idea fulminante: se lui mi dava 60 lire io potevo prestarne 30 a un altro senzasol<strong>di</strong>-per-labriòss,<br />

così, <strong>il</strong> giorno dopo, me ne sarei fatte restituire 50 dal pollo, 20<br />

in più, che aggiunte alle mie 10 d’interesse avrebbe fatto 30: <strong>il</strong> che per lui significava<br />

non spendere neanche una lira. Mica male, eh?<br />

Mentre aspettavo la risposta, mi chiedevo come facesse uno a fissare in quel modo<br />

un altro, ma mi arrivò una manata in faccia che mi fece trasvolare <strong>il</strong> corridoio e<br />

finire tra i paltò degli attaccapanni gambe all’aria. Fu <strong>il</strong> primo tentativo in Europa, <strong>il</strong><br />

mio, <strong>di</strong> finanza creativa, subito zittito e brutalmente fallito. Forse se ne avessi parlato<br />

prima si potevano evitare tanti o<strong>di</strong>erni guai alle borse.<br />

Ma a ben pensare quelli della mia generazione non correvano a casa a raccontare<br />

ai genitori i torti subiti, se li tenevano e basta. Allora scuola e famiglia erano alleati,<br />

non competevano come adesso. Se andavo a casa a <strong>di</strong>re che <strong>il</strong> ciccio della quinta mi<br />

aveva dato uno sganassone memorab<strong>il</strong>e, sicuro che ne prendevo un altro. Quanto<br />

meno mi sarei sentito <strong>di</strong>re “Così impari!”. Allora si taceva. Quando la prof <strong>di</strong><br />

matematica, mentre alla lavagna concludevo la mia espressione algebrica in modo<br />

originale, mi domandò se “ero deficiente” incassai e muto. L’avessi detto a casa mi<br />

sarei sentito ripetere “Stu<strong>di</strong>a, asino!”. Non vagava nemmeno nei sogni più lontani<br />

dei genitori andare dall’avvocato a denunciare la prof per “um<strong>il</strong>iazione impropria<br />

<strong>di</strong> rampollo <strong>di</strong> fronte a terzi”, e noi intanto s’imparava a farsi furbi, zitti, e a metter<br />

su la scorza dura, contro i rovesci della vita, che prima o poi <strong>di</strong> sicuro sarebbero<br />

arrivati. S’imparava che fuori della porta c’era un mondo <strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong> casa e<br />

ti dovevi <strong>di</strong>fendere da solo. Forse fu per quello che quando mi bocciarono invece <strong>di</strong><br />

suicidarmi andai a giocare a pallone. Vincemmo 3 a 1 e feci una doppietta.<br />

La striscia<br />

Marco Dianti / Gruppo Andromeda<br />

Tersite rossi<br />

L’intervista (im)possib<strong>il</strong>e<br />

Dopo un lungo lavoro <strong>di</strong> contatti incrociati<br />

siamo riusciti ad incontrare un esponente<br />

del movimento segreto BVLPAT (Brigate<br />

Ver<strong>di</strong> per la Liberazione della Padania e<br />

Anca del Trentin), braccio semi-armato<br />

(a fionde celtiche) della Lega. L’uomo,<br />

Asterix, ci ha fatto rivelazioni sconcertanti.<br />

Salve, Asterix.<br />

Padania libera!<br />

Potrebbe raccontarci l’ultima clamorosa<br />

azione del BVLPAT?<br />

G’hat presente quel che ha combinà el<br />

Ciònfoli?<br />

Intende <strong>il</strong> ricorso al Consiglio <strong>di</strong> Stato del<br />

vostro presidente Savoi contro la sentenza<br />

del Tar che ammetteva l’Udc, nonostante<br />

la mancata autenticazione della firma del<br />

segretario del partito Dal Rì?<br />

Te parli màsa matelòt per i mé gusti...<br />

Scusi. Ma cosa avète fatto voi del BVLPAT<br />

<strong>di</strong> tanto importante nel caso del ricorso?<br />

Secondo ti en segretario de’n partito,<br />

avocàto per giunta, el se desmèntega de<br />

autenticar la so firma?<br />

In effetti, sembra quasi che l’abbia fatto<br />

apposta…<br />

E <strong>di</strong>fàti…<br />

Come prego?<br />

Desmìsiete! El vero Dal Rì no l’avrìa mai<br />

fat ‘na monàda del genere! Quel che l’ha<br />

combinàda gròsa l’è en sosia.<br />

Un sosia?<br />

Sì! Noi avèm rapì el Dal Rì e avèm mès al so<br />

posto uno che ghe somiglia come ‘na gòza<br />

d’acqua.<br />

Quin<strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> caso è stato montato ad<br />

arte da voi?<br />

Zèrto! Vàrda ‘sta fòto. El cognóset ‘sto chi<br />

cóla barba da far e l’ultima copia de “Vita<br />

Trentina” en màn?<br />

Ma… ma è Dal Rì!<br />

El tegnìm scondù en de ‘na baita su per el<br />

Tesin. E no l’è miga la prima volta che fèm<br />

‘na roba del genere! Te ricòrdet quando el<br />

vescovo l’avèva <strong>di</strong>t che i catolizi no i deve<br />

ocupàrse dele moschee ma farse i càzi soi?<br />

Più o meno…<br />

Ma crédet che en vescovo el poderìa <strong>di</strong>r ‘na<br />

monàda così? L’è en só sosia anca quel! El<br />

vero Bressan adès el fa el pastor de pégore<br />

en Val Brembana.<br />

Incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e… Ma per caso avete sostituito<br />

anche Andreolli?<br />

No, quel l’è pròpi l’originale. Me <strong>di</strong>spiàs…<br />

Padania libera!<br />

50 <strong>novembre</strong> 2008


52<br />

Dall’11 ottobre<br />

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