Leggi il numero di novembre (formato Pdf, 7 - Questotrentino
Leggi il numero di novembre (formato Pdf, 7 - Questotrentino
Leggi il numero di novembre (formato Pdf, 7 - Questotrentino
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Mens<strong>il</strong>e <strong>di</strong> informazione e approfon<strong>di</strong>mento - Anno XXIX - n° 16 - <strong>novembre</strong> 2008<br />
Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, CNS Trento -<br />
Taxe Perçue - ISSN 1917-8799 - contiene I. R.<br />
<strong>novembre</strong> 2008 ● n. 16 ● € 4,00<br />
9 7 7 1 9 7 1 8 7 9 0 0 1 8<br />
0 0 1 6<br />
STUDENTI<br />
Un movimento contro l’ignoranza<br />
l’INTErvISTa<br />
L’avvocato degli ultimi<br />
aCQUa PrIvaTIZZaTa<br />
Perfino <strong>il</strong> Trentino rischia<br />
Un’ALTRA SPESA<br />
E’ POSSIBILE!<br />
Viaggio nel mondo dei Gruppi d’Acquisto Solidale trentini<br />
1
Le questioni su cui sceglieremo<br />
Ettore Paris<br />
Non è costume <strong>di</strong> questo giornale fornire<br />
in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> voto, non è questo <strong>il</strong><br />
compito <strong>di</strong> un organo <strong>di</strong> stampa. E QT<br />
ambisce a occuparsi delle tematiche politiche<br />
in termini ampi, senza ridurle ad<br />
un’opzione secca tra due can<strong>di</strong>dati favoriti.<br />
E tuttavia, al dunque <strong>di</strong> un’importante<br />
scelta elettorale, riteniamo doveroso<br />
esprimere i nostri giu<strong>di</strong>zi su coloro<br />
che potranno guidare – verso dove? - <strong>il</strong><br />
Trentino nei prossimi anni.<br />
Dunque, in questo inquieto 2008 la<br />
polarizzazione è tra le can<strong>di</strong>dature <strong>di</strong><br />
Dellai e Divina. Entrambi, attraverso<br />
parole ed opere (molto evidenti queste<br />
ultime in chi come Dellai viene da <strong>di</strong>eci<br />
anni <strong>di</strong> governo, ma anche in chi – Divina<br />
- ha sostenuto un’opposizione molto<br />
innervata nel sociale) prefigurano una<br />
visione della politica e del Trentino abbastanza<br />
chiara; anzi, due visioni, nettamente<br />
<strong>di</strong>stinte.<br />
Partiamo da Dellai. L’uomo è indubbiamente<br />
intelligente, preparato, capace:<br />
in un convegno su qualsivoglia tema è<br />
in grado <strong>di</strong> tenere un <strong>di</strong>scorso conclusivo<br />
che faccia sintesi <strong>di</strong> posizioni anche<br />
<strong>di</strong>scordanti, e fornisca una <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />
marcia cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e. Aveva una lacuna fasti<strong>di</strong>osa,<br />
non sapeva l’inglese, ma in un<br />
anno l’ha imparato. Queste doti, unite a<br />
una tensione culturale verso <strong>il</strong> nuovo e<br />
a un’attenzione al sociale, lo hanno accompagnato<br />
nel progetto <strong>di</strong> un Trentino<br />
proteso alla modernità: centralità <strong>di</strong><br />
istruzione e cultura, convinto supporto<br />
a Università, innovazione, ricerca, ma<br />
all’interno <strong>di</strong> una visione sostanzialmente<br />
solidale, che non tralascia gli ul-<br />
QUESTOTREnTInO<br />
timi né esclude i nuovi arrivati.<br />
Però questa è solo una parte del<br />
Trentino e una parte pure <strong>di</strong> Dellai.<br />
Che è anche un politico tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong><br />
scuola dorotea: nelle zone periferiche<br />
della provincia ha agglutinato attorno<br />
a sé i boss locali, che a loro volta sono<br />
espressione degli interessi tra<strong>di</strong>zionali,<br />
spesso assistiti e insi<strong>di</strong>ati dalla globalizzazione.<br />
Emblematiche <strong>di</strong> tale gestione<br />
del potere sono ad esempio le alleanze<br />
del presidente con i costruttori e i cacciatori:<br />
è l’economia più <strong>di</strong>pendente dal<br />
pubblico, sono le clientele più bisognose<br />
<strong>di</strong> protezione, quelle con cui si tessono i<br />
rapporti priv<strong>il</strong>egiati, anche a scapito <strong>di</strong><br />
interessi più generali, come la protezione<br />
dell’ambiente. Non solo: <strong>il</strong> carattere<br />
forte, spigoloso e autoritario ha portato<br />
Dellai a piegare l’in<strong>di</strong>pendenza della<br />
struttura provinciale, a farne un doc<strong>il</strong>e<br />
strumento, minandone l’autorevolezza e<br />
la terzietà. In questo quadro, per nulla<br />
mo<strong>di</strong>ficato da esangui alleati, che non<br />
hanno nemmeno tentato <strong>di</strong> portare elementi<br />
correttivi, è nata grisentopoli.<br />
Proprio dai punti deboli del dellaismo<br />
nascono le inattese chances del<br />
centro-destra. Nascono dal rifiuto della<br />
“magnadora”, la sud<strong>di</strong>tanza ai voleri e<br />
interessi dei boss locali; dall’incertezza,<br />
nelle valli, per uno sv<strong>il</strong>uppo tra<strong>di</strong>zionale<br />
oggi rigoglioso, ma al contempo<br />
a rischio nel confronto con l’economia<br />
globalizzata: <strong>il</strong> turismo invernale rispetto<br />
ai para<strong>di</strong>si tropicali, <strong>il</strong> nostro porfido<br />
rispetto a quello argentino, le mele nonese<br />
rispetto a quelle cinesi. La ricetta <strong>di</strong><br />
Divina è però tutta declamatoria da un<br />
e<strong>di</strong>toriale<br />
lato, regressiva dall’altro. Sulla “magnadora”<br />
infatti <strong>il</strong> centro-destra accusa, e<br />
giustamente, ma non propone rime<strong>di</strong>, se<br />
non l’alternanza, cioè se stesso, che non<br />
è proprio (da Malossini alla Compagnia<br />
delle Opere) al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ogni sospetto.<br />
Sulle insicurezze delle valli la ricetta<br />
è brutale: meno controlli, meno tasse,<br />
meno ambiente, meno stato sociale,<br />
più sfruttamento, più lavoro nero. Alla<br />
globalizzazione si risponde chiudendosi<br />
a riccio, r<strong>il</strong>anciando <strong>il</strong> modello attuale<br />
ma imbruttito, <strong>il</strong>ludendosi <strong>di</strong> evitare<br />
la competizione attraverso la chiusura,<br />
oppure, se proprio non si può evitarla,<br />
vincendola con le imprese sgravate dagli<br />
obblighi sociali. All’interno <strong>di</strong> questa<br />
impostazione la xenofobia, che altrimenti<br />
è solo un rigurgito irrazionale,<br />
risulta conseguente: lo sporco negro va<br />
spremuto come un limone, chi ciancia<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti è un imbec<strong>il</strong>le.<br />
Dulcis in fundo: l’irr<strong>il</strong>evanza, anzi <strong>il</strong><br />
fasti<strong>di</strong>o, verso l’istruzione e la cultura.<br />
Quando Divina riven<strong>di</strong>ca nelle scuole<br />
dei paesini le pluriclassi (più classi nella<br />
stessa aula con lo stesso insegnante),<br />
contro lo “sra<strong>di</strong>camento” del pullmino<br />
che porta i bambini a una scuola vera<br />
<strong>di</strong>stante 15 ch<strong>il</strong>ometri o quando pre<strong>di</strong>ca<br />
la fine dei contributi al Festival dell’Economia<br />
in favore della promozione del<br />
puzzone <strong>di</strong> Moena, <strong>il</strong> nostro prefigura<br />
un Trentino drammaticamente incolto e<br />
chiuso su se stesso, che orgogliosamente<br />
sban<strong>di</strong>era l’ignoranza e la limitatezza<br />
come elementi fondanti della propria<br />
identità.<br />
Al lettore le conclusioni.<br />
3
la foto Lucio Tonina<br />
1985, Trento, piazza D’Arogno, a lato del<br />
Duomo. Uno sguardo sull’emarginazione.<br />
4 <strong>novembre</strong> 2008
Via Calepina, 65 (C.P. 181) - 38100 Trento<br />
Tel. 0461 232096 - Fax 0461 1860168<br />
E-ma<strong>il</strong>: redazione@questotrentino.it<br />
Sito internet: www.questotrentino.it<br />
Un <strong>numero</strong>: € 4,00<br />
Abbon. annuale: € 40,00 - Estero: € 55,00<br />
C.C.P. n° 10393387 intestato a <strong>Questotrentino</strong><br />
Iscritto al n° 313 del Reg. Stampa<br />
del Tribunale <strong>di</strong> Trento.<br />
Sped. in abb. post. Gruppo 50%<br />
PRoPRIETà: Cooperativa a r.l. Altrotrentino,<br />
Reg Tribunale <strong>di</strong> Trento n° 5884/XVI<br />
STAMPA: Litografica E<strong>di</strong>trice Saturnia, Trento<br />
REDAZIoNE: Carlo Dogheria (caporedattore)<br />
Renato Ballar<strong>di</strong>ni, Mauro Bon<strong>di</strong>, Alberto<br />
Brodesco, Luigi Casanova, Piergiorgio<br />
Cattani, Roberto Devig<strong>il</strong>i, Michele Guarda,<br />
Na<strong>di</strong>a Ioriatti, Mattia Maistri, Marco Niro,<br />
Ettore Paris, Mattia Pelli, Lorenzo Piccoli,<br />
Fabrizio Rasera, Nicola Salvati, Stefano<br />
Zanella<br />
AMMINISTRAZIoNE: Nicola Salvati<br />
DISTRIBUZIoNE: Grafiche Argentarium<br />
IMPAGINAZIoNE: Tòs<br />
GRAFICA: Carlo Nichelatti<br />
PRoGETTo GRAFICo: Designfabrik<br />
DISEGNI: S<strong>il</strong>via Marzari<br />
FoTo DI CoPERTINA: Marco Parisi<br />
DIrETTorE rESPoNSabIlE:<br />
Ettore Paris<br />
QT esce <strong>il</strong> primo sabato <strong>di</strong> ogni mese.<br />
Il prossimo <strong>numero</strong> sarà in e<strong>di</strong>cola sabato 6<br />
<strong>di</strong>cembre 2008<br />
Aderente a “Cronache Italiane - Forum<br />
nazionale della stampa perio<strong>di</strong>ca locale”<br />
Associato a “Me<strong>di</strong>acoop - Associazione<br />
nazionale delle Cooperative E<strong>di</strong>toriali e della<br />
Comunicazione”<br />
Stampato su carta riciclata dalla qualità<br />
ecologica certificata con marchio Ecolabel<br />
3 L’e<strong>di</strong>toriale<br />
4 La foto<br />
Lucio Tonina<br />
7 Trentagiorni<br />
13<br />
Dentro <strong>il</strong> movimento<br />
Studenti e dottoran<strong>di</strong> contro l’ignoranza<br />
Luca Facchini - Lorenzo Piccoli<br />
8 “non consumo,<br />
ma ut<strong>il</strong>izzo”<br />
Viaggio nel mondo dei Gruppi d’Acquisto<br />
Solidale trentini<br />
Marco Niro<br />
18 L’intervista<br />
L’avvocato che non ti aspetti<br />
Intervista all’avv. Elena Biaggioni<br />
Giulio Dalla Riva<br />
20 Progettopoli<br />
Storie <strong>di</strong> affaristi e m<strong>il</strong>lantatori<br />
Ettore Paris<br />
23 Moschea:<br />
la Chiesa parli chiaro<br />
La Curia alla ricerca <strong>di</strong> un modus viven<strong>di</strong><br />
con la comunità islamica<br />
Piergiorgio Cattani<br />
24 Acqua, cioè democrazia<br />
Anche in Trentino i rischi della<br />
privatizzazione<br />
Marco Bersani<br />
28 La montagna<br />
non è una palestra<br />
Riflessioni sul congresso del CAI<br />
Luigi Casanova<br />
29 Chi vuol essere insegnante?<br />
Scuole <strong>di</strong> ab<strong>il</strong>itazione: continua l’o<strong>di</strong>ssea<br />
degli aspiranti professori<br />
Mattia Maistri<br />
<strong>novembre</strong> 2008<br />
30 Dal Sud Tirolo<br />
Piccoli stranieri a scuola<br />
Alessandra Zendron<br />
31 Da Innsbruck<br />
Haider: la lady D. della Carinzia<br />
Gerhard Fritz<br />
32 Risiko<br />
Il mercato non è più una virtù<br />
Carlo Saccone<br />
33 Il colore degli altri<br />
Le ambiguità dell’integrazione<br />
Mattia Pelli<br />
34 Pro Memoria<br />
Un rappresentante<br />
dell’Italia migliore<br />
Renato Ballar<strong>di</strong>ni<br />
36 Lettere e interventi<br />
40 Monitor<br />
47 Piesse
trentagiorni<br />
laborfonds: i no<strong>di</strong> al pettine<br />
A marzo (ve<strong>di</strong> <strong>Questotrentino</strong><br />
n° 5/08) avevamo parlato dei<br />
rischiosi consigli dati allora da<br />
Laborfonds (<strong>il</strong> fondo pensione<br />
regionale per lavoratori <strong>di</strong>pendenti)<br />
ai propri iscritti, nel<br />
momento in cui essi dovevano<br />
scegliere a quale delle linee del<br />
nuovo multicomparto passare.<br />
Ci era sembrato un grave azzardo,<br />
da parte <strong>di</strong> Laborfonds, consigliare<br />
la linea <strong>di</strong>namica (60%<br />
in azionario) a chi avesse una<br />
bassa propensione al rischio.<br />
Anche consigliare loro la linea<br />
b<strong>il</strong>anciata (40% <strong>di</strong> azionario) ci<br />
era parso eccessivo, ed a chi non<br />
volesse rischiare noi avevamo<br />
suggerito <strong>di</strong> optare per la linea<br />
garantita (10% <strong>di</strong> azionario, 2%<br />
<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento annuo garantito).<br />
Oggi i fatti, purtroppo per chi ha<br />
seguito i consigli <strong>di</strong> Laborfonds,<br />
ci danno ragione: al 15 ottobre,<br />
la linea <strong>di</strong>namica perdeva <strong>il</strong> 5%,<br />
quella b<strong>il</strong>anciata <strong>il</strong> 4,3. La linea<br />
garantita, invece, guadagnava lo<br />
0,7%.<br />
Tar ed elezioni,<br />
<strong>il</strong> grande pasticcio<br />
Dunque, si voterà <strong>il</strong> 9 <strong>novembre</strong>,<br />
quin<strong>di</strong>ci giorni dopo la<br />
data prevista e dopo <strong>il</strong> voto <strong>di</strong><br />
Bolzano. E’ un pasticcio, che si<br />
presta al rischio <strong>di</strong> futuri invalidamenti<br />
per molteplici motivi,<br />
<strong>il</strong> più robusto dei quali la non<br />
contestualità del voto nelle due<br />
province, espressamente sancita<br />
dallo Statuto d’Autonomia.<br />
Come si è giunti a questo? Ripercorriamo<br />
la vicenda.<br />
Atto primo. L’Udc, da sempre<br />
nel centro-destra, decide, fra<br />
gran<strong>di</strong> contrasti, <strong>di</strong> passare alla<br />
coalizione <strong>di</strong> Dellai. Il segretario<br />
Paolo Dal Rì (contrario a Dellai)<br />
presenta in Tribunale la lista<br />
l’ultimo giorno all’ultimo momento,<br />
dopo <strong>di</strong> che scompare.<br />
Ma nelle carte manca l’autentica<br />
della sua firma, dettaglio bas<strong>il</strong>are<br />
(come non può non sapere<br />
Dal Rì, <strong>di</strong> professione avvocato).<br />
Dov’è Dal Rì? Dal dentista, si saprà<br />
poi. Come mai non risponde<br />
al cellulare? E’ scarico, <strong>di</strong>rà.<br />
Sta <strong>di</strong> fatto che quando riappare,<br />
è troppo tar<strong>di</strong>, la lista non viene<br />
accettata.<br />
Atto secondo. I maggiorenti<br />
dell’Udc, Ivo Tarolli e Marcello<br />
Carli, s<strong>il</strong>urano Dal Rì e presentano<br />
al Tar un ricorso perché la<br />
lista sia riammessa. Il 9 ottobre<br />
<strong>il</strong> Tar riammette l’Udc con una<br />
sentenza scritta dal giu<strong>di</strong>ce Fiorenzo<br />
Tomaselli.<br />
Atto terzo. Sergio Divina della<br />
Lega, principale contendente <strong>di</strong><br />
Dellai, rassicura: non intende<br />
andar per tribunali per azzoppare<br />
<strong>il</strong> concorrente, togliendogli<br />
per una formalità l’appoggio <strong>di</strong><br />
una lista alleata. Poi evidentemente<br />
ci ripensa, perché Alessandro<br />
Savoi, anch’egli della<br />
Lega, presenta appello al Consiglio<br />
<strong>di</strong> Stato contro la sentenza<br />
del Tar.<br />
Atto quarto. Il Consiglio <strong>di</strong> Stato<br />
dà ragione a Savoi. Con una<br />
sentenza molto secca, afferma<br />
che l’esclusione era sacrosanta, e<br />
che <strong>il</strong> Tar è andato fuori dal seminato.<br />
A Dellai non resta che<br />
accettare l’esclusione degli alleati,<br />
e rinviare la data delle elezioni.<br />
Il pasticcio è servito.<br />
Commento. La Lega, che fingendo<br />
<strong>di</strong> niente si libera degli<br />
avversari aggrappandosi alla<br />
burocrazia, non fa una bella<br />
figura. Meno che meno l’Udc,<br />
con i poco limpi<strong>di</strong> appro<strong>di</strong> delle<br />
sue beghe interne. Ma chi esce<br />
peggio è <strong>il</strong> Tar. Non sfugge che,<br />
se non avesse accolto <strong>il</strong> ricorso<br />
dell’Udc con motivazioni poi<br />
giu<strong>di</strong>cate inconsistenti, le elezioni<br />
si sarebbero svolte regolarmente<br />
<strong>il</strong> 26 ottobre. Né sfugge<br />
che <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>ce Tomaselli sia<br />
un <strong>di</strong>pendente della Provincia,<br />
nominato dalla stessa come giu<strong>di</strong>ce<br />
del Tar; e sia lo stesso che,<br />
in un’intercettazione <strong>di</strong> tangentopoli,<br />
deferente andava all’Autobrennero<br />
da S<strong>il</strong>vano Grisenti<br />
ad informarlo sui lavori del Tribunale.<br />
Però <strong>il</strong> <strong>di</strong>avolo insegna a fare le<br />
pentole ma non i coperchi. La<br />
troppa vicinanza della politica<br />
ai giu<strong>di</strong>ci gli si è ritorta contro,<br />
provocando <strong>il</strong> pasticciaccio.<br />
Il <strong>di</strong>fetto evidentemente sta nel<br />
manico: nella potestà <strong>di</strong> nomina<br />
dei giu<strong>di</strong>ci amministrativi<br />
da parte della Pat. Su questo QT<br />
nel settembre scorso aveva tenuto<br />
un partecipato convegno<br />
sull’“Autonomia che fa male”.<br />
Non sapevamo nemmeno noi<br />
quanto avessimo ragione.<br />
Inceneritore, si tira dritto.<br />
buone pratiche ignorate,<br />
anche dai me<strong>di</strong>ci<br />
Il 18 ottobre, ad un convegno<br />
organizzato da Col<strong>di</strong>retti,<br />
Nimby trentino e Italia Nostra<br />
col patrocinio <strong>di</strong> alcuni Comuni<br />
della Rotaliana, l’assessore<br />
all’Ambiente <strong>di</strong> Ponte nelle Alpi<br />
(BL) ha raccontato come, nel<br />
giro <strong>di</strong> un anno, grazie al porta<br />
a porta, la loro <strong>di</strong>fferenziata<br />
sia passata dal 24% all’82%. La<br />
stessa percentuale cui sono arrivati<br />
nel 2008 in Val <strong>di</strong> Fiemme,<br />
e poco meno <strong>di</strong> quanto si è riusciti<br />
a fare quest’anno a Gardolo<br />
e a Meano.<br />
Nel gennaio 2008, Paolo Mayr, <strong>di</strong><br />
Italia Nostra, da noi intervistato<br />
(ve<strong>di</strong> <strong>Questotrentino</strong> n°2/08),<br />
aveva parlato <strong>di</strong> una metodologia<br />
<strong>di</strong> smaltimento, <strong>il</strong> trattamento<br />
meccanico-biologico a<br />
freddo, agib<strong>il</strong>e con una <strong>di</strong>fferenziata<br />
al 75%, che permetterebbe<br />
<strong>di</strong> fare a meno dell’inceneritore,<br />
in quanto capace <strong>di</strong> lasciare, al<br />
6 <strong>novembre</strong> 2008
termine del trattamento, meno<br />
rifiuto <strong>di</strong> quanto verrebbe lasciato<br />
dall’inceneritore (e peraltro<br />
non rifiuto pericoloso, come<br />
sono invece le ceneri).<br />
Cos’è accaduto da allora? Mentre<br />
i nostri amministratori si<br />
impegnavano in lunghe trasferte<br />
tedesche e finlandesi, alla ricerca<br />
poco convinta <strong>di</strong> alternative<br />
poco cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i (i gassificatori),<br />
una delegazione <strong>di</strong> ambientalisti<br />
locali percorreva appena un<br />
centinaio <strong>di</strong> km e scopriva che<br />
a Vedelago (TV) <strong>il</strong> trattamento<br />
a freddo è già praticato con successo,<br />
e permette <strong>di</strong> avviare a<br />
<strong>di</strong>scarica solo <strong>il</strong> 2-3% del rifiuto<br />
secco che entra nell’impianto.<br />
La cosa però ha lasciato in<strong>di</strong>fferenti<br />
non solo <strong>il</strong> sindaco <strong>di</strong> Trento<br />
Alessandro Andreatta, <strong>il</strong> Presidente<br />
della Provincia Lorenzo<br />
Dellai e l’assessore provinciale<br />
all’Ambiente Mauro G<strong>il</strong>mozzi<br />
– che hanno recentemente<br />
riba<strong>di</strong>to che entro <strong>il</strong> 2009 verrà<br />
emanato <strong>il</strong> bando per la costruzione<br />
dell’inceneritore – ma anche,<br />
in maniera ancor più grave,<br />
l’Or<strong>di</strong>ne dei Me<strong>di</strong>ci provinciale.<br />
Dopo che i colleghi dell’Em<strong>il</strong>ia-<br />
Romagna avevano chiesto ai<br />
loro rappresentanti istituzionali<br />
<strong>di</strong> non procedere alla concessione<br />
<strong>di</strong> nulla-osta alla costruzione<br />
<strong>di</strong> nuovi inceneritori, i me<strong>di</strong>ci<br />
trentini, quest’estate, esprimendosi<br />
per la prima volta sulla<br />
questione, non hanno trovato <strong>di</strong><br />
meglio che prendere atto della<br />
volontà <strong>di</strong> costruire l’inceneritore,<br />
limitandosi a chiedere adeguati<br />
monitoraggi degli effetti<br />
sulla salute. “Giuro <strong>di</strong> perseguire<br />
come scopi esclusivi la <strong>di</strong>fesa della<br />
vita e la tutela della salute fisica<br />
e psichica dell’uomo”: questo<br />
è <strong>il</strong> giuramento <strong>di</strong> Ippocrate, per<br />
chi lo avesse <strong>di</strong>menticato.<br />
QUESTOTREnTInO<br />
Confindustria trentina,<br />
l’ambiente è un optional<br />
La Confindustria trentina sta in<br />
questi ultimi tempi segnalando<br />
in modo molto esplicito qual è<br />
la sua posizione in materia ambientale.<br />
La Presidente Ilaria<br />
Vescovi ha prima <strong>di</strong>chiarato che<br />
l’inceneritore <strong>di</strong> Ischia Podetti<br />
è necessario, poi ha chiesto<br />
a Dellai <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire i r<strong>il</strong>asci<br />
minimi delle centrali idroelettriche<br />
(cioè la quantità d’acqua<br />
necessaria per mantenere la vita<br />
negli emissari), accusati <strong>di</strong> far<br />
perdere, al business elettrico,<br />
50 m<strong>il</strong>ioni all’anno, “per quattro<br />
trote”.<br />
La Vescovi ha <strong>di</strong>mostrato così <strong>di</strong><br />
non essere da meno rispetto alla<br />
sua presidente nazionale, Emma<br />
Marcegaglia, la quale nei giorni<br />
scorsi ha chiesto accorata che<br />
l’Italia sia esentata dal rispetto<br />
dei nuovi vincoli comunitari<br />
sulle emissioni <strong>di</strong> gas climalteranti,<br />
perché, ha sostenuto, ci<br />
farebbero perdere 18 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
euro in spese <strong>di</strong> “adattamento”.<br />
“Cifre campate in aria”, ha risposto<br />
la Commissione Europea alla<br />
Marcegaglia (e al governo italiano<br />
che s’è subito fatto portatore<br />
delle sue istanze). “I r<strong>il</strong>asci mimimi<br />
delle centrali idroelettriche<br />
si possono rivedere”, ha invece<br />
risposto Dellai alla Vescovi.<br />
A entrambi varrebbe la pena<br />
ricordare come le tecnologie<br />
ambientali siano e sempre più<br />
saranno <strong>il</strong> vero business <strong>di</strong> questo<br />
secolo. Chi resterà in<strong>di</strong>etro<br />
si ritroverà con prodotti non<br />
commercializzab<strong>il</strong>i.<br />
Anche <strong>il</strong> Trentino, con <strong>il</strong> <strong>di</strong>stretto<br />
tecnologico-ambientale,<br />
con le costruzioni a risparmio<br />
energetico, sembra aver preso<br />
questa strada, virtuosa e in un<br />
prossimo futuro anche red<strong>di</strong>tizia.<br />
La Vescovi e Dellai se ne<br />
sono <strong>di</strong>menticati? O pensano <strong>di</strong><br />
poter far convivere produzioni<br />
ecologicamente all’avanguar<strong>di</strong>a<br />
con <strong>il</strong> <strong>di</strong>sprezzo più brutale verso<br />
<strong>il</strong> territorio?<br />
“Blaue Auge...<br />
...für <strong>di</strong>e Svp”, un occhio nero<br />
per la Svp, ha titolato <strong>il</strong> Dolomiten.<br />
Eppure Durnwalder e<br />
Pichler Rolle avevano tratto un<br />
sospiro <strong>di</strong> sollievo. Gli ultimi<br />
r<strong>il</strong>evamenti delle intenzioni <strong>di</strong><br />
voto, fatte solo fra l’elettorato<br />
tedesco prevedevano un crollo.<br />
Invece la Svp ha mantenuto la<br />
maggioranza assoluta dei seggi,<br />
18 su 35, perdendone 3. Perché<br />
dunque Pichler Rolle, l’ambiguo<br />
segretario, è costretto alle<br />
<strong>di</strong>missioni? La domanda è: può<br />
la SVP continuare sulla propria<br />
linea etnica separatista, se una<br />
quota non insignificante della<br />
sua maggioranza è fatta <strong>di</strong> voti<br />
italiani, chiesti da Durnwalder<br />
in nome della stab<strong>il</strong>ità e dati in<br />
abbondanza, per <strong>di</strong>sgusto dei<br />
partititi importati e senza programma,<br />
e per timore dell’ondata<br />
<strong>di</strong> destra tedesca?<br />
Nelle valli hanno trionfato i<br />
Freiheitlichen, da 2 a 5 consiglieri,<br />
con 32.000 preferenze per<br />
Pius Leitner. In alcune zone della<br />
Pusteria gli FF hanno <strong>il</strong> 34%.<br />
Voti giovani, e voti <strong>di</strong> punizione<br />
per la Svp, che ha portato benessere<br />
e sicurezza, ma non è capace<br />
<strong>di</strong> adeguarsi ai tempi, e con la<br />
sua forma <strong>di</strong> partito <strong>di</strong> raccolta<br />
è <strong>di</strong>ventata un impe<strong>di</strong>mento alla<br />
nascita <strong>di</strong> un vero pluralismo e <strong>di</strong><br />
una democrazia normale. Con<br />
lo stesso programma, - autodeterminazione<br />
e ost<strong>il</strong>ità verso gli<br />
immigrati - hanno ottenuto due<br />
mandati Südtiroler Freiheit, <strong>il</strong><br />
nuovo partito <strong>di</strong> Eva Klotz, con<br />
<strong>il</strong> delfino in odore <strong>di</strong> neonazismo,<br />
e uno a testa l’Union e la<br />
Lega Nord Südtirol, fondata dai<br />
due transfughi dalla SVP Elena<br />
Artioli e Roland Atz. I ver<strong>di</strong> e<br />
<strong>il</strong> Bürgerforum sono sconfitti e<br />
più confusi <strong>di</strong> prima.<br />
Fra gli italiani, alte percentuali<br />
<strong>di</strong> astensioni. Il Pdl, attestato<br />
su una linea assurdamente nazionalista<br />
lontana dalla realtà<br />
della gente, ha ottenuto meno<br />
<strong>di</strong> quanto nel 2003 aveva la sola<br />
AN. Unitalia ha mantenuto <strong>il</strong><br />
suo seggio. Il PD ha fatto due<br />
eletti perdendo poco. Gli altri<br />
fuori.<br />
I voti dati alla Svp sostengono<br />
un partito al cui interno gli Arbeitnehmer,<br />
l’ala sinistra, sono<br />
stati sconfitti. Nel paese del bengo<strong>di</strong><br />
<strong>il</strong> partito ha trascurato i deboli,<br />
e i lavoratori sono passati<br />
alla destra (nazionalista). Ma gli<br />
eletti della Svp sono <strong>di</strong> destra<br />
(economica) e già la senatrice<br />
Thaler Ausserhofer, che votava<br />
con Berlusconi quando <strong>il</strong> partito<br />
appoggiava Pro<strong>di</strong>, ha annunciato<br />
battaglia.<br />
Piergiorgio Cattani<br />
Marco Niro<br />
Ettore Paris<br />
alessandra Zendron<br />
7
Fotografie <strong>di</strong> Marco Parisi<br />
8<br />
Acquistare in gruppo per<br />
salvaguardare l’ambiente e la<br />
società. Lo fanno i Gruppi d’Acquisto<br />
Solidale, più semplicemente<br />
GAS. In Trentino ce ne sono 10, e<br />
coinvolgono oltre 500 famiglie. Tra<br />
f<strong>il</strong>osofia <strong>di</strong> vita e risposta alle crisi:<br />
economica, ambientale e sociale.<br />
Marco Niro<br />
“non consumo,<br />
ma<br />
ut<strong>il</strong>izzo”<br />
<strong>novembre</strong> 2008
Un’insolita foschia sim<strong>il</strong>-padana avvolge i tornanti della ripida strada che, lasciata<br />
la provinciale Chizzola-Brentonico all’altezza della frazione brentegana <strong>di</strong> Corné,<br />
mi conduce all’azienda agricola “Frutti <strong>di</strong> Bosco”, due ettari <strong>di</strong> terreno in<br />
mezzo ai boschi e una graziosa abitazione dalla facciata in pietra a vista. “La<br />
ricerca <strong>di</strong> questa tranqu<strong>il</strong>lità è una delle ragioni che, a 40 anni suonati, mi hanno<br />
spinto ad abbandonare <strong>il</strong> tepore del mio ufficio, e a cambiare vita”. Aiutata dal<br />
marito falegname e dai figli universitari, Barbara qui coltiva more, lamponi, ribes, fragole e c<strong>il</strong>iegie.<br />
Lo fa da quattro anni, prima era un’impiegata. “Scelta <strong>di</strong> vita, la terra è sempre stata <strong>il</strong> mio sogno nel<br />
cassetto: mi è costato sacrifici, ma lo rifarei”.<br />
I frutti <strong>di</strong> Barbara sono biologici: trattamenti ridotti al minimo, la lotta ai parassiti meglio lasciarla<br />
fare alle galline, libere <strong>di</strong> razzolare per l’appezzamento. “Quando ho deciso <strong>di</strong> darmi alla coltivazione,<br />
non ci ho pensato nemmeno un attimo: ero acquirente <strong>di</strong> prodotti biologici, ed è stato del tutto<br />
naturale <strong>di</strong>ventarne produttrice”.<br />
Barbara ha cominciato a vedere i primi risultati veri solo quest’anno, realizzando un raccolto<br />
finalmente completo: 20 quintali <strong>di</strong> fragole, 11 <strong>di</strong> more, 8 <strong>di</strong> lamponi. “In Trentino sono la sola a<br />
produrne in tali quantità. Parlo <strong>di</strong> biologico, naturalmente”. Già, perché in ambito tra<strong>di</strong>zionale c’è chi<br />
produce in provincia quantità ben maggiori, pressoché senza concorrenza. Si tratta della cooperativa<br />
Sant’Orsola, “gli specialisti dei piccoli frutti”, per <strong>di</strong>rla col loro slogan. Ma se Barbara conferisse a<br />
loro, la sua scelta biologica non verrebbe valorizzata. “Io vendo le more a sette euro al ch<strong>il</strong>o, i lamponi<br />
a 10: Sant’Orsola, che non fa biologico, me li pagherebbe molto meno”. Già, ma allora a chi vende<br />
Barbara?<br />
acquisti a tutto GaS<br />
“Noi acquistiamo da lei da un paio d’anni: i suoi prodotti ci piacciono <strong>di</strong> più, e poi siamo felici <strong>di</strong> poter<br />
sostenere <strong>il</strong> suo sforzo <strong>di</strong> rispettare l’ambiente”. A parlare è Francesca, la cui famiglia, insieme ad un’altra<br />
quin<strong>di</strong>cina della zona <strong>di</strong> Arco, si rifornisce da Barbara andando a prendere i frutti <strong>di</strong>rettamente<br />
da lei, nella sua azienda agricola. Come <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> Francesca, hanno scelto i prodotti <strong>di</strong> Barbara<br />
anche un gruppo <strong>di</strong> circa venti famiglie della zona <strong>di</strong> Rovereto, e due gruppi <strong>di</strong> circa trentacinque<br />
famiglie a testa della zona <strong>di</strong> Trento.<br />
GasGòs è <strong>il</strong> nome del gruppo <strong>di</strong> Francesca, Gas Rovereto, GasTone e GasGazér sono i nomi degli<br />
altri tre gruppi che acquistano frutti da Barbara. GAS: Gruppi <strong>di</strong> Acquisto Solidale. Oltre ai quattro<br />
citati, in Trentino ce ne sono almeno altri sei: si tratta <strong>di</strong> una delle Province italiane con la più alta<br />
densità <strong>di</strong> GAS per abitante (v. box). Già, ma <strong>di</strong> cosa si tratta?<br />
“Un gruppo d’acquisto solidale è essenzialmente un unione <strong>di</strong> famiglie che acquistano insieme con lo<br />
scopo <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzare i prodotti, e non <strong>di</strong> consumarli”. Giorgio, presidente del GAS La Credenza <strong>di</strong> Pergine<br />
– uno dei più gran<strong>di</strong> d’Italia, 300 famiglie <strong>di</strong>vise in <strong>di</strong>eci sotto-gruppi, 150 m<strong>il</strong>a euro <strong>di</strong> spesa<br />
annua – centra subito la questione: GAS significa sostanzialmente un’altra logica <strong>di</strong> acquisto.<br />
QUESTOTREnTInO 9
GaS trentini ai raggi X<br />
10<br />
Chi dà vita ad un GAS lo fa per scegliere prodotti<br />
dal basso impatto ambientale, ovvero biologici,<br />
ecologici e locali; ma anche socialmente<br />
sostenib<strong>il</strong>i, perché realizzati in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
lavoro <strong>di</strong>gnitose, magari da piccoli produttori,<br />
che altrimenti resterebbero fuori mercato o verrebbero<br />
strozzati dai circuiti della <strong>di</strong>stribuzione<br />
organizzata. Acquisti solidali, appunto.<br />
I quali, a ben guardare, finiscono con l’impattare<br />
meno anche sul portafoglio: more e lamponi,<br />
sullo scaffale del supermercato, costerebbero dai<br />
18 ai 23 euro al ch<strong>il</strong>o, da Barbara i GAS li pagano<br />
un terzo. “E questo – spiega Giorgio – in genere<br />
è vero per quasi tutti i prodotti che acquistiamo,<br />
arrivando anche a risparmi del 50%. Ma non è<br />
certo per questo che un GAS si forma”. Una puntualizzazione,<br />
quest’ultima, che mi è stata fatta,<br />
con insistenza, da tutti i “gasisti” coi quali ho parlato.<br />
“L’acquisto – mi precisa Mario del GasGazér<br />
– non è altro che uno strumento per raggiungere<br />
altri obiettivi, primo fra i quali socializzare. Tra<br />
noi acquirenti e coi produttori”. Socializzare fino<br />
al punto <strong>di</strong> andare in azienda non solo per acquistare,<br />
ma anche per dare una mano: “Quest’anno<br />
– ci informa Barbara – alcune famiglie sono venute da me<br />
a fare l’auto-raccolta dei lamponi, e <strong>il</strong> valore dell’esperienza<br />
non s’è certo esaurito nel reciproco vantaggio economico che<br />
ne abbiamo tratto”.<br />
Un rapporto molto speciale<br />
In fondo, <strong>il</strong> rapporto che si crea col produttore è forse l’elemento<br />
che maggiormente <strong>di</strong>stingue gli acquisti dei GAS<br />
da quelli fatti guardando dentro lo scaffale <strong>di</strong> un negozio.<br />
In tutto sono 10. Almeno quelli conosciuti. Già, perché quello dei GAS<br />
è un mondo spesso così informale da sfuggire ad ogni tentativo <strong>di</strong><br />
censimento. Alla ReteGas nazionale (www.retegas.org) sono iscritti in 7.<br />
Guardando alle iscrizioni delle altre Regioni italiane, <strong>il</strong> Trentino risulta<br />
terzo come <strong>numero</strong> <strong>di</strong> GAS per abitante: uno ogni 73 m<strong>il</strong>a. Un dato<br />
inferiore solo a quello <strong>di</strong> Toscana e Valle d’Aosta, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a<br />
nazionale <strong>di</strong> uno ogni 257 m<strong>il</strong>a abitanti.<br />
Il territorio è ben coperto. Si va dal GAS <strong>di</strong> Arco per arrivare al GAS del<br />
Primiero, passando per Rovereto, Ca<strong>di</strong>ne, Trento (dove ce ne sono 4), Lavis,<br />
Levico, Pergine (dove ha sede <strong>il</strong> più grande, “La Credenza”, che però è <strong>di</strong>visa<br />
in <strong>di</strong>eci sotto-gruppi, sparpagliati per svariate valli, fino alle Giu<strong>di</strong>carie).<br />
Il primo è nato nel 1999, a Trento. E’ poi <strong>di</strong>ventato talmente grande da<br />
rendere necessaria una scissione in 4 parti. Sì, perché, a detta <strong>di</strong> tutti i<br />
“gasisti”, se un gruppo vuole mantenere forti i legami al proprio interno,<br />
è meglio che non superi le 30-40 famiglie. Quelle che aderiscono ai GAS<br />
trentini sono in tutto oltre 500, per un valore <strong>di</strong> spesa stimato in almeno<br />
250 m<strong>il</strong>a euro annui.<br />
Gli acquisti sono concentrati soprattutto nel settore dell’alimentare, dove<br />
si compra dalla carne ai formaggi, alle uova, alla farina, alla pasta, al riso,<br />
all’olio, passando per frutta e verdura. I produttori coinvolti sono oltre<br />
50. Quasi tutti operano in Trentino, ma <strong>il</strong> nostro territorio non fornisce<br />
tutti i prodotti: così, le arance si comprano in Sic<strong>il</strong>ia, l’olio in Puglia, la<br />
farina, la pasta e <strong>il</strong> riso in Veneto e in Lombar<strong>di</strong>a. Strappo alla regola<br />
del prodotto locale, dunque, ma con una clausola: da più lontano viene,<br />
meno se ne dovrà consumare. o meglio: ut<strong>il</strong>izzare.<br />
“Risparmiamo<br />
anche <strong>il</strong> 50%.<br />
Ma non è per<br />
questo che lo<br />
facciamo...”<br />
Conoscere <strong>il</strong> produttore <strong>di</strong>venta fondamentale<br />
per sapere come lavora, vedere<br />
coi propri occhi la genesi sostenib<strong>il</strong>e <strong>di</strong><br />
ciò che s’acquista, conoscere la persona<br />
cui appartengono le mani e le braccia<br />
che lo hanno realizzato.<br />
“Quando acquisti, acquisti biologico<br />
anche tu, vero?”. E’ questa una delle<br />
prime domande che Antonio e gli altri<br />
membri del GasTone hanno posto a Massimo, quando<br />
siamo andati a trovarlo nell’azienda in cui alleva una cinquantina<br />
<strong>di</strong> vacche <strong>di</strong> razza Pezzata Rossa. Una domanda<br />
che può apparire inconsueta, ma non per un “gasista”.<br />
“Sappiamo che ci sono già altri GAS che acquistano da<br />
lui, ma vogliamo conoscerlo <strong>di</strong> persona prima <strong>di</strong> comprare<br />
la sua carne”, mi spiega Antonio mentre ci inerpichiamo<br />
sullo stretto sentiero che conduce in località Coste, nel<br />
Comune <strong>di</strong> Cimone, fin dentro all’azienda <strong>di</strong> Massimo,<br />
alle cui spalle si innalza spettacolare <strong>il</strong> muro del Monte<br />
Cornetto.<br />
Dopo un’esperienza finita male con la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> latte,<br />
dal 2000 Massimo alleva secondo i parametri del biologico.<br />
Il fieno per le vacche arriva dai suoi 50 ettari <strong>di</strong> pascolo,<br />
l’orzo lo acquista certificato biologico, d’estate gli animali<br />
si fanno sei mesi in malga: l’allevamento intensivo non<br />
abita qui. Massimo fa macellare non più <strong>di</strong> 20-30 vacche<br />
l’anno, che non superano mai i due quintali, contro i tre e<br />
mezzo cui arrivano quelle allevate in modo tra<strong>di</strong>zionale.<br />
Alla fine, dopo una visita <strong>di</strong> due ore, Antonio e gli altri<br />
del GAS decidono che Massimo <strong>di</strong>venterà loro fornitore.<br />
Non è solo (forse affatto) per via del prezzo stracciato che<br />
farà loro: 11 euro al ch<strong>il</strong>o <strong>di</strong> carne mista, contro i 25-30<br />
che costerebbe acquistarla in negozio. “Venite su voi a<br />
prender la carne – è l’allettante invito rivolto a fine visita<br />
da Massimo a quelli del GasTone – così potete scegliere<br />
pezzi e quantità; e se passate <strong>di</strong> sera, vi faccio fare un giro<br />
in càneva: ho del buon rosso da offrirvi”. Eccolo, <strong>il</strong> vero<br />
motivo della scelta <strong>di</strong> Antonio e dei suoi amici: <strong>il</strong> tanto<br />
ricercato rapporto umano, aggiunto alla consapevolezza<br />
<strong>di</strong> dare un contributo alla salvaguar<strong>di</strong>a dell’ambiente.<br />
“E’ proprio in virtù <strong>di</strong> questo rapporto che è falso <strong>di</strong>re<br />
che i GAS non danno garanzie ai produttori”. Andrea del<br />
GAS Rovereto risponde in<strong>di</strong>rettamente alle argomentazioni<br />
<strong>di</strong> chi cerca <strong>di</strong> giustificare i bassi prezzi pagati dalla<br />
<strong>di</strong>stribuzione organizzata ai produttori, in cambio <strong>di</strong> garanzie<br />
d’acquisti certi e duraturi che i GAS non darebbero<br />
<strong>novembre</strong> 2008
Nella pagina a fianco, Barbara davanti all’ingresso della sua azienda<br />
agricola biologica <strong>di</strong> piccoli frutti a Corné, frazione <strong>di</strong> brentonico.<br />
Sopra, una delle mucche <strong>di</strong> Massimo, allevatore biologico <strong>di</strong> Cimone.<br />
Entrambi vendono i loro prodotti ai Gruppi d’Acquisto Solidale.<br />
(v. box). “Ci definiamo solidali proprio per questo – prosegue<br />
Andrea – vogliamo aiutare lo sforzo <strong>di</strong> chi s’impegna a<br />
produrre senza impatto sull’ambiente”. E non è un caso se<br />
produttori come Barbara e Massimo vendono soprattutto<br />
ai GAS.<br />
“Se <strong>il</strong> produttore lo giustifica, si può arrivare anche a<br />
concordare insieme un aumento <strong>di</strong> prezzo”, ci fa sapere<br />
Giorgio del GAS La Credenza. “Ed accettiamo <strong>di</strong> acquistare<br />
anche prodotti esteticamente non bellissimi, che la<br />
<strong>di</strong>stribuzione organizzata <strong>di</strong> certo scarterebbe”. Ma <strong>il</strong> rapporto<br />
non è sempre così accon<strong>di</strong>scendente. Ci sono alcuni<br />
requisiti su cui un GAS non transige, a costo <strong>di</strong> apparire<br />
rigido. Giorgio ci racconta della grande fatica che La Credenza<br />
ha dovuto fare coi <strong>di</strong>rigenti del casieificio <strong>di</strong> Fiavé<br />
per far sì che <strong>il</strong> grana biologico che acquistavano da loro<br />
non fosse spe<strong>di</strong>to a M<strong>il</strong>ano per essere confezionato, prima<br />
<strong>di</strong> tornare in Trentino per essere venduto. “E ad altri produttori<br />
– aggiunge Giorgio – abbiamo chiesto <strong>di</strong> rinunciare<br />
agli imballaggi che usano quando vendono ai negozi del<br />
biologico”. Anche questo è GAS: educare i produttori alla<br />
sostenib<strong>il</strong>ità più piena.<br />
GaS o GDo?<br />
Alla fine della nostra inchiesta, <strong>il</strong> mondo dei GAS ci convince<br />
e ci affascina. Sorge però un dubbio. Fino a che punto<br />
è possib<strong>il</strong>e sostituire la grande <strong>di</strong>stribuzione organizzata<br />
(GDO) con un gruppo d’acquisto solidale? In altre<br />
parole, fino a che punto posso sod<strong>di</strong>sfare i miei bisogni<br />
dentro un GAS, senza che mi sia necessario varcare la soglia<br />
<strong>di</strong> un supermercato o <strong>di</strong> un negozio?<br />
“La domanda è mal posta”, mi stoppa Giorgio. “I GAS<br />
la risposta della <strong>di</strong>stribuzione organizzata<br />
“Il nostro servizio è insostituib<strong>il</strong>e”<br />
Ma c’è anche un’ammissione d’impotenza<br />
Il vantaggio, sia per l’ambiente che per <strong>il</strong> portafoglio, deriva<br />
soprattutto da una cosa: saltiamo la <strong>di</strong>stribuzione organizzata. Parola<br />
dei GAS e dei lori fornitori. Cosa rispondono i due attori principali della<br />
<strong>di</strong>stribuzione organizzata in Trentino, Sait e Poli?<br />
“Anche noi, 100 anni fa, siamo nati più o meno per le stesse ragioni:<br />
andare incontro al bisogno <strong>di</strong> acquistare a prezzi equi prodotti <strong>di</strong><br />
qualità”. Faccio notare a Giorgio Fiorini, presidente del Sait, consorzio<br />
delle cooperative <strong>di</strong> consumo trentine, che oggi i GAS sembrano<br />
riuscire meglio nell’intento, poiché, a parità <strong>di</strong> qualità, i prodotti<br />
che acquistano costano meno, spesso molto meno. “Ciò si deve alla<br />
<strong>di</strong>fferenza sostanziale tra un GAS e un punto ven<strong>di</strong>ta: quest’ultimo<br />
paga personale per fornire <strong>il</strong> servizio, mentre in un GAS è tutto<br />
volontariato. Ma <strong>il</strong> volontariato non potrebbe mai funzionare nella<br />
<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> tanti prodotti quanti ne <strong>di</strong>stribuisce un punto ven<strong>di</strong>ta,<br />
né per servire lo stesso <strong>numero</strong> <strong>di</strong> persone”. Sim<strong>il</strong>e è <strong>il</strong> ragionamento<br />
<strong>di</strong> Mauro Poli, responsab<strong>il</strong>e ven<strong>di</strong>te dell’omonima catena <strong>di</strong><br />
supermercati: “Ambiente caldo e accogliente in cui fare spesa,<br />
controllo rigoroso sulla qualità dei prodotti, <strong>il</strong> loro trasporto in punti<br />
ven<strong>di</strong>ta aperti 11 ore al giorno con personale a <strong>di</strong>sposizione: sono tutti<br />
elementi <strong>di</strong> un servizio che ha dei costi, che i GAS non sostengono”.<br />
D’accordo, ma che <strong>di</strong>re dei produttori? Perché la <strong>di</strong>stribuzione<br />
organizzata li paga anche tre volte meno dei GAS? “Si tratta <strong>di</strong> un<br />
dato che può impressionare, ma non ci si arriva per speculazione,<br />
come molti pensano”. La risposta <strong>di</strong> Fiorini e Poli è analoga. “La<br />
<strong>di</strong>stribuzione organizzata paga meno l’unità <strong>di</strong> prodotto, ma dà altre<br />
garanzie, che i GAS non possono dare: quelle <strong>di</strong> acquistare quantità<br />
elevate e certe, e per un lungo periodo”.<br />
Resta fuori <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso ambientale: in fondo, i GAS non nascono<br />
per ragioni economiche, ma per realizzare acquisti sostenib<strong>il</strong>i<br />
ambientalmente e socialmente. La <strong>di</strong>stribuzione organizzata cosa<br />
fa per andare incontro a una sim<strong>il</strong>e esigenza? “Intanto, anche noi<br />
sosteniamo, fino a che è possib<strong>il</strong>e, la f<strong>il</strong>iera corta” – ci fanno notare<br />
sia Fiorini che Poli – “E poi sui nostri scaffali, in misura crescente,<br />
sono in ven<strong>di</strong>ta prodotti biologici, ecologici e del commercio equo”.<br />
Poca roba, però, rispetto ai fatturati complessivi, spesso realizzati<br />
vendendo prodotti che vengono da molto lontano, e che non sono per<br />
niente ver<strong>di</strong> né solidali… “D’accordo, ma noi non possiamo rinunciare<br />
a venderli, perché la clientela ce li chiede, ed è lei che comanda”.<br />
E non si potrebbe fare qualcosa per orientarla, visto che i geni del<br />
marketing sono così ab<strong>il</strong>i a p<strong>il</strong>otare gli acquisti in un punto ven<strong>di</strong>ta?<br />
“Il cliente me<strong>di</strong>o – osserva rassegnato Poli – ha un atteggiamento<br />
culturale poco attento all’ambiente, <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente contrastab<strong>il</strong>e”.<br />
“La cooperazione <strong>di</strong> consumo trentina – aggiunge Fiorini – e<strong>di</strong>ta un<br />
mens<strong>il</strong>e che spinge molto sull’acquisto sostenib<strong>il</strong>e, ed è spe<strong>di</strong>to nelle<br />
case <strong>di</strong> tutti i soci. Ma la sfida è impari: cosa possiamo fare contro<br />
colossi che investono anche <strong>il</strong> 10% dei loro fatturati per pubblicizzare<br />
prodotti poco o per nulla sostenib<strong>il</strong>i?”.<br />
QUESTOTREnTInO 11
12<br />
Massimo mostra la sua azienda ad antonio e agli altri membri del GasTone<br />
non possono sostituirsi alla <strong>di</strong>stribuzione organizzata, perché<br />
sono due realtà che operano con una logica del tutto <strong>di</strong>fferente. Se<br />
ci si mette nella logica del consumo, allora la <strong>di</strong>stribuzione organizzata<br />
è insostituib<strong>il</strong>e, perché per consumare un supermercato va<br />
benissimo, è <strong>il</strong> luogo ideale. Ma se ci si mette nella logica dell’ut<strong>il</strong>izzo,<br />
intesa come logica del limite, frutto della consapevolezza che<br />
le risorse, sia quelle naturali che quelle sociali, vanno conservate,<br />
allora un supermercato risulta decisamente insod<strong>di</strong>sfacente.<br />
Penso che, se ci si pone nella logica dell’ut<strong>il</strong>izzo, un GAS possa<br />
sod<strong>di</strong>sfare la gran parte dei bisogni primari del quoti<strong>di</strong>ano”. Lo<br />
incalzo: più concretamente, questo cosa significa? “Significa –<br />
risponde Giorgio – che un GAS ben organizzato può arrivare a<br />
coprire pressoché tutti i bisogni in ambito alimentare. Al <strong>di</strong> fuori<br />
<strong>di</strong> tale ambito, ci si sta muovendo in modo sempre più incisivo:<br />
noi acquistiamo già detersivi e detergenti, adesso abbiamo trovato<br />
un produttore anche per <strong>il</strong> vestiario”.<br />
E dove non arriva l’acquisto, può subentrare proficuamente<br />
lo scambio. Lo praticano con grande sod<strong>di</strong>sfazione al GasGos<br />
<strong>di</strong> Arco, come ci fa sapere Francesca: “Ci scambiamo i vestiti per<br />
i nostri figli, e tra noi donne: la cosa è anche <strong>di</strong>vertente. E poi gli<br />
attrezzi, gli elettrodomestici, i libri”. Non è un caso se proprio <strong>il</strong><br />
GAS <strong>di</strong> Arco, la scorsa primavera, ha organizzato una settimana<br />
della decrescita: GAS non è solo acquistare, ma anche ridurre.<br />
Per ora questi gruppi sono poco più <strong>di</strong> una nicchia: chissà se<br />
in futuro la nuova logica <strong>di</strong> cui si fanno portatori, così lontana<br />
da quella dell’economia <strong>di</strong> carta e <strong>di</strong> debito che sta crollando<br />
in questi giorni, non si rivelerà la sola in grado <strong>di</strong> garantire un<br />
futuro non solo alle attività <strong>di</strong> produzione e consumo, ma più in<br />
generale alla società e all’ambiente. Noi ce lo auguriamo. ●<br />
marco.niro@questotrentino.it<br />
Intervista a Francesco Gesual<strong>di</strong><br />
“I GAS hanno un ruolo politico”<br />
“I GAS devono concepirsi come una forza politica, non si<br />
devono accontentare <strong>di</strong> far bene <strong>il</strong> proprio orticello”. Il monito<br />
è <strong>di</strong> Francesco Gesual<strong>di</strong>, punto <strong>di</strong> riferimento per <strong>il</strong> mondo del<br />
consumo sostenib<strong>il</strong>e italiano. Allievo <strong>di</strong> Don M<strong>il</strong>ani e fondatore<br />
della Rete L<strong>il</strong>liput, Gesual<strong>di</strong> ha curato <strong>numero</strong>se e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
una fortunata Guida al consumo critico, ed è autore <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />
altri libri sul tema, tra cui Sobrietà e Manuale per un consumo<br />
responsab<strong>il</strong>e, entrambi e<strong>di</strong>ti da Feltrinelli.<br />
Francesco, in Trentino ci sono 10 GaS ai quali aderiscono<br />
oltre 500 famiglie. Un fenomeno in rapida crescita. anche nel<br />
resto d’Italia c’è la stessa tendenza?<br />
In effetti, in tutto <strong>il</strong> Paese negli ultimi anni i GAS si sono<br />
moltiplicati, in parte anche perché i me<strong>di</strong>a hanno cominciato<br />
a far luce sul loro mondo, in parte per la crisi economica e<br />
l’inflazione cresente. Il rischio è che in molti ci vedano solo<br />
un modo per risparmiare denaro. Ma noto che ogni GAS<br />
ha sempre al proprio interno uno zoccolo duro, motivato<br />
e consapevole, capace <strong>di</strong> aggirare le possib<strong>il</strong>i derive<br />
ut<strong>il</strong>itaristiche. E’ grazie a questa capacità che i GAS possono<br />
riuscire a giocare un ruolo politico.<br />
Forse in questo senso può interessarti sapere che uno <strong>di</strong><br />
quelli trentini è riuscito ad ottenere che un suo fornitore<br />
non spe<strong>di</strong>sse <strong>il</strong> proprio formaggio a M<strong>il</strong>ano per farlo<br />
confezionare, ma glielo vendesse per via <strong>di</strong>retta (v. articolo<br />
principale).<br />
Ottimo esempio. Se i GAS hanno chiarezza d’intenti, e sono<br />
consapevoli delle loro responsab<strong>il</strong>ità verso l’ambiente e verso<br />
la società, possono avere un ruolo attivo nel cambiamento dei<br />
mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> produrre.<br />
Quest’influenza può esercitarsi anche sulla <strong>di</strong>stribuzione<br />
organizzata? Da quello che ci hanno risposto i due principali<br />
attori del settore in Trentino (v. box), non si <strong>di</strong>rebbe…<br />
Il consumatore responsab<strong>il</strong>e può influenzare anche la<br />
<strong>di</strong>stribuzione organizzata. Certo, nel caso in cui si tratti <strong>di</strong><br />
società <strong>di</strong> capitali, questo è più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e e può avvenire solo per<br />
via in<strong>di</strong>retta. Nel caso della cooperazione <strong>di</strong> consumo, invece,<br />
<strong>il</strong> consumatore responsab<strong>il</strong>e, se è anche socio, può cercare <strong>di</strong><br />
influenzare per via <strong>di</strong>retta i consigli <strong>di</strong> amministrazione. Certo<br />
è che la cooperazione dovrebbe fare <strong>di</strong> più per <strong>il</strong> consumo<br />
sostenib<strong>il</strong>e: mettere in ven<strong>di</strong>ta prodotti biologici non basta,<br />
se poi i fatturati si gonfiano grazie alla ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quelli che <strong>di</strong><br />
sostenib<strong>il</strong>e non hanno nulla.<br />
I GAS non arrivano oggi a sod<strong>di</strong>sfare tutti i bisogni primari<br />
del quoti<strong>di</strong>ano, perché per alcune tipologie <strong>di</strong> prodotto non è<br />
semplice trovare l’alternativa sostenib<strong>il</strong>e. Che soluzione ve<strong>di</strong><br />
al problema?<br />
Pren<strong>di</strong>amo <strong>il</strong> caso del tess<strong>il</strong>e. A parte <strong>il</strong> fatto che oggi i<br />
GAS stanno trovando prodotti sostenib<strong>il</strong>i anche in questo<br />
settore, non si deve <strong>di</strong>menticare che la soluzione migliore<br />
è vestirsi con sobrietà. L’abito dovrebbe tornare ad essere<br />
concepito come un vero e proprio investimento, e non<br />
come un oggetto <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sfarsi al primo cambio della moda.<br />
Questo vale in realtà per tutti i prodotti. La vera sfida per<br />
un GAS, a <strong>di</strong>spetto del nome, è proprio questa: ridurre gli<br />
acquisti all’in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e, per contribuire alla fuoriuscita<br />
dalla catastrofica economia della crescita che oggi domina <strong>il</strong><br />
mondo.<br />
<strong>novembre</strong> 2008
I<br />
presupposti non sono buoni», pensa<br />
Davide. «Ci saranno sì e no<br />
venti persone. Altro che protesta;<br />
qui non si va molto lontano». È la<br />
prima riunione del Comitato No Dav<br />
(Didattica ad Alta Velocità) su quella<br />
che pare essere la linea, in tema <strong>di</strong> scuola,<br />
del ministro Gelmini. Nessuna faccia<br />
nuova: solo quella degli studenti, alcuni,<br />
che nei mesi imme<strong>di</strong>atamente precedenti<br />
avevano dato vita ad un <strong>di</strong>battito a<br />
corrente alternata sull’Ateneo <strong>di</strong> Trento<br />
e, più in generale, sull’Università.<br />
«I presupposti non sono poi male»,<br />
pensa Davide al secondo incontro. Molti<br />
volti nuovi, in una bella giornata <strong>di</strong> sole.<br />
QUESTOTREnTInO<br />
Dentro <strong>il</strong> movimento<br />
Nella piccola aula 14 della Facoltà <strong>di</strong> Sociologia<br />
non si riesce neppure a entrare.<br />
Il <strong>di</strong>battito è vivo. Riguarda, adesso, l’idea<br />
<strong>di</strong> scuola che <strong>il</strong> ministro ha fatto propria,<br />
più che <strong>il</strong> decreto proposto dal ministro<br />
stesso. «Il <strong>di</strong>battito è vivo», pensa Davide;<br />
<strong>di</strong>etro allo stupore destato dalla pluralità<br />
<strong>di</strong> idee in gioco, non sa, o forse sì, che<br />
quel <strong>di</strong>battito è ancora in costruzione.<br />
«Qui spacchiamo <strong>il</strong> culo ai passeri»,<br />
pensa Davide al terzo incontro. Le facce<br />
continuano ad aumentare; questa volta<br />
l’aula è la 412, la più grande della Facoltà.<br />
Ed è piena, stracolma. Ci sono anche<br />
professori, sindacalisti, dottoran<strong>di</strong>; studenti<br />
<strong>di</strong> altre Facoltà. Le voci <strong>di</strong> circa<br />
Studenti e dottoran<strong>di</strong> uniti contro l’ignoranza<br />
luca Facchini- lorenzo Piccoli<br />
duecento persone creano un sottofondo<br />
eccitato e quasi febbr<strong>il</strong>e. Per la prima volta<br />
dopo tanti anni, Davide percepisce <strong>di</strong><br />
aver ritrovato, in mezzo a quella massa,<br />
un grande potenziale. «E se poi andasse<br />
a finire come quella volta che...» mormora<br />
fra sé e sé. Il suo amico Renato, con<br />
l’espressione da vecchio craxiano ormai<br />
<strong>di</strong>s<strong>il</strong>luso, ghigna, sgrana gli occhi ed<br />
esclama: «Eccolo qui servito, l’ennesimo<br />
fuoco <strong>di</strong> paglia! Fannulloni e per<strong>di</strong>tempo<br />
che ora sono qui a protestare; farebbero<br />
meglio a stu<strong>di</strong>are un po’ <strong>di</strong> più».<br />
Davide si stizzisce, chiude gli occhi<br />
e, quando li riapre, si ritrova fuori dal<br />
Rettorato. Non ricorda bene se le <strong>di</strong>scus-<br />
13
sioni della sera prima siano vere, o se le<br />
sia solo sognate — e persino Renato è<br />
soltanto una sensazione già <strong>di</strong>menticata<br />
al momento <strong>di</strong> svegliarsi. Poco importa,<br />
quel che conta è che dal balcone del Rettorato<br />
sventolano poche parole vergate a<br />
pennello su uno striscione, uno slogan in<br />
costruzione: “Non pagheremo la vostra<br />
crisi”. «È solo un inizio?», si chiede Davide.<br />
Nel frattempo Davide, l’altro Davide,<br />
quello che <strong>di</strong> mestiere fa <strong>il</strong> Rettore, è impegnato<br />
in un incontro con alcuni colleghi,<br />
a Roma. Partecipa ad una conferenza<br />
stampa dell’Associazione per la Qualità<br />
delle Università Italiane<br />
Statali (AQUIS), un nucleo<br />
<strong>di</strong> atenei che rispondono<br />
ad (auto)determinati<br />
requisiti <strong>di</strong> qualità:<br />
produttività superiore<br />
alla me<strong>di</strong>a, sostenib<strong>il</strong>ità<br />
finanziaria, <strong>di</strong>mensione<br />
adeguata ad operare in<br />
ambito internazionale.<br />
Sgrana gli occhi, e resta<br />
serio, quando si vede<br />
recapitare un fax inviato dal suo stesso<br />
ufficio. «Sarà un errore, o uno scherzo»,<br />
pensa Davide — Davide <strong>il</strong> Rettore, ovviamente.<br />
Le parole che legge, per quanto<br />
appesantite da una prosa burocratico-volantinesca,<br />
hanno però poco della burla: i<br />
suoi studenti, dalle sue stanze tridentine,<br />
chiedono che “non siano la formazione,<br />
l’università e la ricerca a pagare la crisi<br />
economica”; iniziano “una mob<strong>il</strong>itazione<br />
dal basso” dal momento che, a loro <strong>di</strong>re,<br />
è “evidente come la riforma posta in esse-<br />
Gli studenti si<br />
muovono rapi<strong>di</strong><br />
per le scale della<br />
Facoltà; sembrano<br />
can<strong>di</strong><strong>di</strong> custo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
un’avida curiosità.<br />
re non tenti <strong>di</strong> delineare<br />
un progetto alternativo<br />
<strong>di</strong> Università pubblica,<br />
ma rappresenti semplicemente<br />
una <strong>di</strong>smissione<br />
dell’Università stessa<br />
attraverso un’ulteriore<br />
precarizzazione della ricerca,<br />
che trova nelle fondazioni<br />
private (o miste<br />
con forte partecipazione<br />
provinciale) <strong>il</strong> salto fra le braccia <strong>di</strong> quegli<br />
stessi privati che non hanno mai avuto né<br />
hanno tutt’ora interesse ad investire nella<br />
formazione e nella ricerca <strong>di</strong> base”.<br />
Davide, <strong>il</strong> Nostro, si ricorda bene le<br />
parole <strong>di</strong> quel documento. “La storia della<br />
scuola italiana negli ultimi <strong>di</strong>eci anni vede<br />
un lento susseguirsi <strong>di</strong> manovre restrittive<br />
per ciò che riguarda la spesa nel comparto<br />
educativo a tutti i livelli, manovre bipartisan<br />
che hanno <strong>il</strong> loro apice con quello che<br />
chiameremo <strong>il</strong> dramma in due atti, recitato<br />
dal trio Tremonti/Gelmini/Brunetta.<br />
Un dramma che coinvolge la formazione<br />
(scuole elementari, me<strong>di</strong>e e superiori) e<br />
che non lascia indenne l’università, nemmeno<br />
quella trentina.”<br />
Aveva contribuito lui stesso, nonostante<br />
un <strong>di</strong>verbio con un altro studente<br />
che non voleva saperne <strong>di</strong> quella protesta,<br />
a re<strong>di</strong>gerne l’incipit la notte precedente.<br />
In effetti, non tutti gli studenti sono entusiasti<br />
della piega che hanno preso le cose:<br />
più che coinvolgere <strong>il</strong> Rettore avrebbero<br />
preferito agire <strong>di</strong>versamente. Il più contrariato<br />
però è <strong>il</strong> Rettore stesso: «Quattro<br />
cani per strada, puro folkore. Ubriacature<br />
da maestro unico. Ci sarà <strong>il</strong> solito zampino,<br />
zampone dell’orso bruno», pensa<br />
imperturbab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> Rettore mentre sorride,<br />
per nulla preoccupato.<br />
Nel frattempo l’onda anomala, come<br />
l’hanno definita i giornali, non è anco-<br />
ra rifluita. Ha occupato quella che nella<br />
<strong>di</strong>zione studentesca è detta l’aula bunker.<br />
Per nulla antisismica, ma ben sotterrata<br />
sotto i quattro piani, e le m<strong>il</strong>le teste,<br />
della Facoltà <strong>di</strong> Sociologia. Di pari passo<br />
al <strong>numero</strong> delle persone, in continuo aumento,<br />
cresce <strong>il</strong> loro impegno. E cresce<br />
<strong>il</strong> lavoro.<br />
Davide si aggira pensieroso. «Quanta<br />
energia, quanto entusiasmo; sembra la Sociologia<br />
d’altri tempi, o almeno, come me<br />
la hanno raccontata. In che <strong>di</strong>rezione se ne<br />
andrà, avanti o in<strong>di</strong>etro, in su o in giù?».<br />
In effetti, gli studenti che si muovono rapi<strong>di</strong><br />
per le scale della facoltà sembrano<br />
essere can<strong>di</strong><strong>di</strong> custo<strong>di</strong> <strong>di</strong> una avida curiosità;<br />
parlano concitati tra loro, vanno<br />
negli stu<strong>di</strong> dei docenti, si informano e si<br />
incoraggiano. «Appunto: ma per andare<br />
dove? »<br />
Davide, come gli altri, spende gli<br />
sgoccioli della settimana ad organizzare<br />
sé e tutto ciò che sta intorno. Contatta<br />
gli studenti della altre Facoltà — ma solo<br />
quelli che non avevano già fatto capolino<br />
fra le mura <strong>di</strong> piazza Venezia. Scorre<br />
con loro le informazioni raccolte, elabora<br />
documenti. Contatta i professori e chiede<br />
loro in che misura siano <strong>di</strong>sposti ad essere<br />
coinvolti. Si consuma d’attesa per <strong>il</strong><br />
nuovo lunedì.<br />
Sarà allora che la protesta assumerà<br />
un altro volume. Alla mattina, nell’afa<br />
<strong>di</strong> un’aula ricolma, <strong>il</strong> prof. Rutigliano si<br />
schiarirà la voce, farà un debole sorriso<br />
alla platea e scan<strong>di</strong>rà, idealmente, tutte<br />
le fasi dei movimenti collettivi: l’esplosione,<br />
a partire dalle contrad<strong>di</strong>zioni del<br />
sistema; la trasformazione della coscienza<br />
dentro una comunità emozionale;<br />
l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un obiettivo comune,<br />
molto ra<strong>di</strong>cale, in qualche modo utopico<br />
(ra<strong>di</strong>calmente altro rispetto all’esistente);<br />
l’istituzionalizzazione, la “gabbia <strong>di</strong> ac-<br />
14 <strong>novembre</strong> 2008
ciaio” con i suoi problemi (la formazione<br />
<strong>di</strong> gruppuscoli destinati all’estinzione<br />
e la degenerazione <strong>di</strong> chi vuole inverare<br />
l’utopia, non si rassegna al riformismo e<br />
arriva alla lotta armata). «Quale sarà <strong>il</strong><br />
nostro destino?»<br />
Mentre scorrono le ore, Davide si<br />
rende conto che la giornata non sarà<br />
semplice. «Sapremo autogestirci», <strong>di</strong>ce<br />
fra sé e sé, per convincersi e darsi forza.<br />
La maratona <strong>di</strong>dattica impegnerà lui e<br />
gli altri dalle 9 del mattino fino a tarda<br />
sera. Dopo Rutigliano, anche i prof Barone,<br />
Cobalti, Barbieri, Tosini svolgono<br />
la loro lezione. Parlano <strong>di</strong> <strong>di</strong>suguaglianza<br />
non raddrizzata e <strong>di</strong>versità come stimolo<br />
al miglioramento. Parlano <strong>di</strong> esclusione<br />
graduale dello Stato dal sistema scolastico,<br />
<strong>di</strong> mercato, egoismo, concetto <strong>di</strong> pubblico<br />
e <strong>di</strong>ritto. Parlano <strong>di</strong> merito, produttività<br />
e legame tra Ricerca e Didattica.<br />
Nel pomeriggio si esce dalla facoltà.<br />
Si va in piazza Venezia, sotto la statua <strong>di</strong><br />
Degasperi, tutti seduti sulle monumentali<br />
gra<strong>di</strong>nate. Sotto un cielo plumbeo<br />
e carico <strong>di</strong> polline giallo, <strong>il</strong> prof Att<strong>il</strong>a<br />
Bruni spiega alla sua platea, immob<strong>il</strong>e<br />
per l’interesse e per <strong>il</strong> gelo del marmo,<br />
QUESTOTREnTInO<br />
quanto sia <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e <strong>di</strong>ventare ricercatori<br />
in questo sistema universitario; e Matteo<br />
Fa<strong>di</strong>ni, unico studente in cattedra, <strong>il</strong>lustra<br />
<strong>il</strong> complesso meccanismo dei finanziamenti<br />
all’università.<br />
Alle 16 si tiene l’assemblea <strong>di</strong> Facoltà.<br />
Davide ascolta ansioso le varie posizioni.<br />
Ci sono alcuni docenti, molti meno del<br />
previsto. Nessuno <strong>di</strong> loro se la sente <strong>di</strong><br />
parlare a nome <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> corpo. Nell’aria<br />
si alza una certa delusione: ci si aspettava,<br />
forse, qualcosa <strong>di</strong> più.<br />
Ma l’entusiasmo Davide lo ritrova poche<br />
ore dopo, quando, pensieroso, si allontana<br />
dalla confusione della cena e in<br />
un’aula trova un gruppo <strong>di</strong> dottoran<strong>di</strong> e<br />
dottori <strong>di</strong> ricerca. Si mette sulla porta, ad<br />
ascoltare. Qualcuna delle facce che scorge<br />
la conosce già, l’ha già incontrata nelle<br />
aule e nei corridoi. Altre vengono dalla<br />
collina. Davide respira anche lì, fra ricercatori<br />
e professori in fieri, la stessa preoccupazione,<br />
la stessa tensione che hanno<br />
accompagnato lui stesso nei giorni precedenti.<br />
Analoghi problemi che causano<br />
la stessa paura, la stessa rabbia. Ci sono<br />
però delle <strong>di</strong>fferenze rispetto alle posizioni<br />
maturate dagli studenti nei primi gior-<br />
ni: l’altro Davide, quello che fa <strong>il</strong> Rettore,<br />
sembra adesso meno lontano e AQUIS<br />
potrebbe non essere poi una ragazza<br />
così cattiva. Allo scoccare <strong>di</strong> mezzanotte,<br />
come una Cenerentola in punta <strong>di</strong><br />
pie<strong>di</strong>, Davide se ne torna nella folla; nel<br />
frattempo i dottoran<strong>di</strong> ed i dottori hanno<br />
scritto un documento critico.<br />
Alle 3 <strong>di</strong> notte Davide cede alla stanchezza<br />
nel parco antistante alla facoltà.<br />
Sarà per la fatica, o per le birre che ha<br />
trangugiato sovrappensiero, riflettendo,<br />
un po’ timoroso, sull’afflusso alla manifestazione<br />
dell’indomani. Potrebbe essere<br />
un flop: «e se <strong>il</strong> rettore avesse avuto ragione?<br />
E se ci sarà solo un manipolo <strong>di</strong><br />
studenti?» Quando si sveglia, un furgone<br />
bianco, colorato e rumoroso catalizzatore<br />
della manifestazione, sta già lasciando<br />
<strong>il</strong> piazzale. Al suo seguito centinaia <strong>di</strong><br />
studenti, tra i quali Davide non può non<br />
notare <strong>il</strong> nutrito gruppo dei dottoran<strong>di</strong>,<br />
alcuni docenti e persino qualche passante.<br />
Rispunta perfino Renato, con <strong>il</strong> ben<br />
noto ghigno. «Pare bello lungo, questo<br />
Cronistoria<br />
Martedì 14: primo incontro ristretto<br />
degli studenti No-Dav a Sociologia<br />
(15 persone).<br />
Giovedì 16: incontro pubblico<br />
a Sociologia, con una nuona<br />
partecipazione degli studenti (80<br />
persone).<br />
lunedì 20: assemblea a Sociologia,<br />
alla quale si notano studenti,<br />
professori, dottoran<strong>di</strong>, sindacalisti<br />
(150 persone).<br />
Martedì 21: manifestazione <strong>di</strong><br />
duecento studenti che sf<strong>il</strong>ano<br />
da Sociologia al Rettorato (250<br />
persone).<br />
Mercoledì 22: videoconferenza con<br />
gli Atenei <strong>di</strong> altre città in lotta.<br />
Giovedì 23: autogestione a<br />
Sociologia, nell'aula-bunker, ed<br />
aperitivo con dj-set<br />
venerdì 24: si replica <strong>di</strong> programma<br />
del giorno precedente.<br />
lunedì 27: maratona <strong>di</strong>dattica<br />
a Sociologia, con lezioni dalle 9<br />
del mattino a mezzanotte e poi<br />
cineforum sino alle 3 <strong>di</strong> notte.<br />
Martedì 28: enorme corteo per<br />
la città <strong>di</strong> Trento, che coinvolge<br />
anche studenti delle superiori (oltre<br />
2000 persone). La sera riunione ed<br />
occupazione a Sociologia.<br />
15
iscione» chiosa, a metà tra la sorpresa<br />
e la provocazione. Ad ogni giro dello<br />
sguardo, Davide vede crescere la pancia<br />
del biscione, sempre più gonfia, non ancora<br />
sazia. Di scuola in scuola — Sociologia,<br />
I.T.I. “Buonarroti”, I.T.R. “Tambosi”,<br />
L.P.S.P. “Rosmini”, Lettere, Economia,<br />
Giurisprudenza — si dà spazio anche alla<br />
lettura <strong>di</strong> alcuni brani; si srotolano striscioni,<br />
persino in Piazza Duomo. “Se la<br />
cultura costa, proviamo con l’ignoranza?”.<br />
“Resistenti alla fuga, cervelli in lotta”. “La<br />
Ricerca è sul baratro, ma questa legge è<br />
un passo avanti”. “Università pubblica, libera<br />
conoscenza — Università libera, conoscenza<br />
pubblica”. Le parole <strong>di</strong> Antonio<br />
Gramsci: “Agitatevi perché avremo bisogno<br />
<strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> vostro entusiasmo. Organizzatevi<br />
perché avremo bisogno <strong>di</strong> tutta<br />
la vostra forza. Stu<strong>di</strong>ate perché avremo<br />
bisogno <strong>di</strong> tutta la vostra intelligenza.”. E<br />
pure Calamandrei, nel suo <strong>di</strong>scorso al III<br />
Congresso dell’Associazione a <strong>di</strong>fesa della<br />
scuola nazionale. Renato è sparito, risucchiato<br />
dalla folla, dalle duem<strong>il</strong>a e più<br />
persone che, s<strong>il</strong>enziose, simbolicamente<br />
imbavagliate, coprono tutta la superficie<br />
occupab<strong>il</strong>e tra la fontana del Duomo ed<br />
<strong>il</strong> Rettorato. La Questura parlerà <strong>di</strong> sole<br />
quattrocento persone; probab<strong>il</strong>mente<br />
molto grasse.<br />
Davide prende parte a una delegazione<br />
composta da sei studenti e due dottoran<strong>di</strong>.<br />
Incontra <strong>il</strong> suo omonimo, <strong>il</strong> Rettore<br />
Davide, ed <strong>il</strong> Presidente dell’Università<br />
Dicono <strong>di</strong> loro<br />
<strong>di</strong> Trento, Innocenzo<br />
Cipolletta.<br />
Il nostro è ancora<br />
vagamente intontito,<br />
ma capisce<br />
benissimo la<br />
situazione. Tutti<br />
i pensieri, tutte<br />
le parole maturati<br />
in giorni<br />
<strong>di</strong> riflessione si<br />
condensano nelle<br />
frasi che vede,<br />
come se fossero solide, uscire dalle bocche<br />
dei suoi compagni. Che sente uscire dalla<br />
sua; hanno un sapore misto <strong>di</strong> timidezza<br />
e determinazione. Finanziamenti. Presa<br />
<strong>di</strong> posizione. Responsab<strong>il</strong>ità. Diritto.<br />
Costituzione. Pagare. Studenti. Cipolletta<br />
esibisce affab<strong>il</strong>e <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità; esprime<br />
l’impossib<strong>il</strong>ità, dettata dal regolamento,<br />
<strong>di</strong> mettere a votazione i documenti che la<br />
delegazione propone, ma ne suggerisce la<br />
lettura davanti al Consiglio. L’altro Davide,<br />
<strong>il</strong> Rettore, al contrario, è molto duro.<br />
Mastica tensione. Non pensa più ad uno<br />
scherzo, e non riesce a controllare <strong>il</strong> nervosismo.<br />
Liquida come “preconcetti” i<br />
punti critici evidenziati dalla delegazione;<br />
pone dei dubbi sulla preparazione dei<br />
suoi interlocutori (dei quali poi apprezzerà,<br />
via carta stampata, l’impegno); <strong>di</strong>fende<br />
l’esistenza e l’operato della giovane<br />
AQUIS. Dichiara <strong>di</strong> aspettare l’imminente<br />
arrivo delle linee guida del Ministro<br />
I primi a <strong>di</strong>fendere <strong>il</strong> movimento sono i docenti, che pur non<br />
con<strong>di</strong>videndone in toto i contenuti, lodano l’atteggiamento positivo<br />
dei ragazzi. “Gli studenti sono stati i primi a chiederci <strong>di</strong> intervenire.<br />
Vogliono <strong>di</strong>alogare, scambiare informazioni, opinioni. Sono corretti<br />
e collaborativi. E’ positivo che si cerchi assieme una posizione<br />
con<strong>di</strong>visib<strong>il</strong>e”, <strong>di</strong>cono i docenti che hanno preso parte alla maratona<br />
<strong>di</strong>dattica <strong>di</strong> lunedì. Carlo Barone, in particolare, rende onore alla<br />
partecipazione degli studenti, “non solo come quantità, ma anche a<br />
livello contenutistico. Questo movimento deve servire prima <strong>di</strong> tutto<br />
a loro, agli studenti stessi, che possono ragionare assieme, da soli,<br />
ed avere l’attenzione dei me<strong>di</strong>a”. Nonostante tutto però, fuori dalle<br />
università in molti sono ancora scettici. C’è chi ancora non sa bene<br />
cosa pensare, e chi invece non vede l’ora <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la sua: “Tutti questi<br />
studenti fuori corso, con <strong>il</strong> bancomat <strong>di</strong> papà, non mi convincono per<br />
niente. Sarebbe bello avere una generazione che autonomamente<br />
riven<strong>di</strong>ca <strong>il</strong> suo futuro. Non mi pare sia così oggi”. Anche se gli esperti<br />
<strong>di</strong>cono che la protesta è con<strong>di</strong>visa anche al <strong>di</strong> fuori delle facoltà, <strong>il</strong><br />
tenore dei commenti che si leggono sul web non è affatto positivo.<br />
Gli studenti, <strong>di</strong> par loro, non replicano: per una volta, invece <strong>di</strong> stare<br />
su internet, sono tutti nelle università a pensare come migliorare <strong>il</strong><br />
proprio domani.<br />
Gelmini per la riforma dell’Università e<br />
<strong>di</strong> voler semmai <strong>di</strong>scutere su <strong>di</strong> esse, in<br />
un secondo tempo, in assemblee <strong>di</strong> Facoltà<br />
e d’Ateneo. Si infervora, e ogni tanto<br />
Cipolletta gli dà un colpetto sul braccio<br />
sinistro, sussurrando «Davide...». Poi<br />
la scena cambia; si aprono le porte del<br />
Consiglio, e qualcuno, della delegazione,<br />
entra a leggere i documenti preparati e a<br />
chiedere una <strong>di</strong>scussione su <strong>di</strong> essi. Davide<br />
invece aspetta fuori, impaziente. Inizia<br />
a piovere — l’acqua e pure la stanchezza.<br />
Quelle successive sono ore <strong>di</strong> attesa e<br />
confusione. Il Consiglio ha parlato, ma<br />
non si è espresso ufficialmente a favore<br />
degli studenti. E’ stata convocata un’Assemblea<br />
generale d’Ateneo per metà <strong>novembre</strong>,<br />
ma a Davide pare ancora troppo<br />
poco. Gli studenti continuano a chiedere<br />
una presa <strong>di</strong> posizione netta sull’atteggiamento<br />
del governo. Davide si ritrova<br />
ancora una volta a Sociologia. Ormai è<br />
notte. Si è deciso <strong>di</strong> occupare. Non che<br />
tutti fossero d’accordo; qualcuno, infatti,<br />
se n’è andato. Qualcuno ha anche pianto<br />
— forse solo per la stanchezza. Stavolta,<br />
per lo meno, pensa Davide, dormirà su<br />
una “tavola calda” — nella già citata aula<br />
bunker. Fuori piove, governo ladro. «È la<br />
terza fase», mormora Davide, osservando<br />
i movimenti stanchi <strong>di</strong> chi, rimasto, pulisce<br />
a terra e prepara <strong>il</strong> giaciglio. «Quella<br />
<strong>di</strong> cui parlava Rutigliano. Il momento in<br />
cui bisogna scegliere che strada prendere,<br />
darsi orizzonti più ampi. Costruire<br />
proposte. Fare Università».<br />
Un gruppetto <strong>di</strong> studenti si è sistemato<br />
all’ingresso. Fumano osservando la pioggia<br />
che scende ormai copiosa, sciogliendo<br />
l’inchiostro dei cartelloni appesi sulla<br />
facciata dell’e<strong>di</strong>ficio. Davide può finalmente<br />
coricarsi; si rende conto che una<br />
fase viva, inaspettata, si sta ormai chiudendo.<br />
Sa che un’altra se ne deve aprire.<br />
Chiude gli occhi e, prendendo sonno, si<br />
domanda sotto quale cielo li riaprirà. ●<br />
16 <strong>novembre</strong> 2008
QUESTOTREnTInO<br />
IL MONDO<br />
CHE VERRÀ<br />
Italia dei Valori<br />
Il Trentino<br />
Il professore capolista<br />
Professor Firmani <strong>il</strong> suo partito è<br />
sempre stato critico nei confronti della<br />
giunta Dellai, perché ora questa scelta<br />
<strong>di</strong> entrare in coalizione con <strong>il</strong> centro<br />
sinistra?<br />
Il nostro partito non andrà mai a destra,<br />
men che meno con questa destra<br />
populista e razzista e nemmeno ci<br />
saremmo potuti permettere, arroccandoci<br />
nel nostro eburneo isolamento, <strong>di</strong><br />
consegnare <strong>il</strong> Trentino ai leghisti. Inoltre<br />
era giunto <strong>il</strong> momento <strong>di</strong> accettare<br />
la sfi da <strong>di</strong> governo, che dal nostro<br />
punto <strong>di</strong> vista ha una valenza altissima:<br />
signifi ca traghettare la nostra<br />
storia, i nostri ideali <strong>di</strong> trasparenza, <strong>di</strong><br />
oculatezza nell’impiego delle risorse<br />
pubbliche all’interno delle istituzioni.<br />
Questa crisi economica <strong>di</strong> portata<br />
mon<strong>di</strong>ale sta arrivando anche in<br />
Trentino, molte fabbriche chiudono, o<br />
ricorrono alla cassa integrazione, le<br />
piccole e me<strong>di</strong>e imprese sono in sofferenza,<br />
le famiglie si impoveriscono.<br />
Quali saranno le proposte <strong>di</strong> Italia<br />
dei Valori se dovesse far parte della<br />
coalizione <strong>di</strong> governo?<br />
In Trentino sono stati attivati dei<br />
provve<strong>di</strong>menti per questa fase <strong>di</strong><br />
emergenza, mi riferisco al supporto<br />
alle piccole imprese con <strong>il</strong> sostegno<br />
al cre<strong>di</strong>to bancario ed alle <strong>numero</strong>se<br />
iniziative rivolte alle famiglie, ma in<br />
prospettiva non basterà. Il Trentino<br />
industriale ed impren<strong>di</strong>toriale deve<br />
trovare formule sempre più ampie <strong>di</strong><br />
collaborazione con le Università per<br />
Bruno Firmani capolista<br />
Italia dei Valori del Trentino<br />
implementare ricerca ed alta tecnologia<br />
con ricaduta sul territorio. L’artigianato<br />
deve formare i propri addetti per<br />
piccole produzioni <strong>di</strong> nicchia e <strong>di</strong> alta<br />
qualità, penso alla lavorazione del<br />
legno, all’enogastronomia, ai prodotti<br />
lattiero-caseari, all’agricoltura <strong>di</strong><br />
montagna. La nostra terra possiede<br />
buone potenzialità in questo senso,<br />
ma va guidata attraverso un processo<br />
che renda i giovani consapevoli ed<br />
al contempo fornisca loro una specializzazione<br />
sempre più avanzata<br />
e concorrenziale nei confronti <strong>di</strong> altri<br />
territori.<br />
Per le famiglie bisogna fare <strong>di</strong> più,<br />
le politiche abitative devono essere<br />
ITALIA DEI VALORI<br />
più consistenti, alle giovani coppie<br />
si devono offrire le con<strong>di</strong>zioni per<br />
avere dei fi gli, la storia, la cultura e<br />
tra<strong>di</strong>zioni trentine devono continuare<br />
ad essere trasmesse <strong>di</strong> generazione in<br />
generazione.<br />
Questo signifi ca che non vede <strong>di</strong><br />
buon occhio un Trentino multietnico?<br />
Al contrario, noi cre<strong>di</strong>amo che<br />
oggi la Legge Provinciale sull’accoglienza<br />
degli stranieri sia superata.<br />
Occorre passare dalla fase<br />
dell’ accoglienza alla fase dell’integrazione<br />
ed anche in questo senso,<br />
grazie all’Autonomia, gli strumenti<br />
non mancano, ma vanno gestiti in<br />
modo da non creare sprechi e da<br />
costruire una rete <strong>di</strong> coinvolgimento <strong>di</strong><br />
tutte le realtà del territorio.<br />
La scuola e l’Università trentine riusciranno<br />
ad assolvere al compito <strong>di</strong><br />
creare una classe <strong>di</strong>rigente all’altezza<br />
delle emergenze <strong>di</strong> questo secolo?<br />
Le riforme dei governi <strong>di</strong> questi<br />
ultimi anni non hanno innalzato gli<br />
standard qualitativi della scuola, la<br />
riforma Berlinguer dell’Università che<br />
ha introdotto <strong>il</strong> tre più due è stata<br />
deleteria, ha creato aspettative che<br />
non corrispondono alle reali potenzialità<br />
del paese. In Trentino abbiamo<br />
una buona qualità, ma anche in<br />
questo caso, per quanto concerne<br />
l’Università andrebbero gestite meglio<br />
le risorse, meno investimenti immob<strong>il</strong>iari<br />
e più ricercatori con contratti<br />
stab<strong>il</strong>i.<br />
L’ALTERNATIVA POSSIBILE Messaggio<br />
17<br />
elettorale a pagamento - Committente: Gerardo Carpentiero
l’intervista<br />
L’avvocato<br />
che non ti aspetti<br />
Anche a Trento sono attivi, per immigrati e senza casa,<br />
gli “avvocati per la solidarietà”.<br />
Intervista a una <strong>di</strong> loro, Elena Biaggioni.<br />
Giulio Dalla Riva<br />
La figura dell’avvocato è un topos delle barzellette da<br />
bar: cinici, arrivisti, spietati, li si raffigura come dei<br />
professionisti senza umanità. Elena Biaggioni è un avvocato,<br />
con stu<strong>di</strong>o a Trento, che male, malissimo, s’inquadra<br />
in questo stereotipo. Come ci ha raccontato lei durante<br />
questa intervista, si è avvicinata alla professione spinta dalla<br />
voglia “d’aiutare le persone”, <strong>di</strong> rendersi ut<strong>il</strong>e. In questa ottica<br />
si è avvicinata al <strong>di</strong>ritto penale. Non vuole dare <strong>di</strong> sé l’idea della<br />
superdonna, ma la sua esperienza d’avvocato, e la scelta <strong>di</strong><br />
prestare servizio volontario con gli “avvocati per la solidarietà”<br />
non è comune.<br />
L’iniziativa, nata per dare sostegno legale anche agli “ultimi”<br />
e riempire <strong>di</strong> significato <strong>il</strong> motto “La legge è uguale per tutti”,<br />
tristemente sconfessato da una sequela senza fine <strong>di</strong> leggi<br />
ad personam, ha preso avvio a fine 2006, grazie all’impegno<br />
del Difensore civico Donata Borgonovo Re, dei Volontari <strong>di</strong><br />
strada, e al sostegno finanziario della Fondazione Caritro. Nel<br />
2007 gli “avvocati per la solidarietà”, ospitati dai locali del Punto<br />
d’incontro <strong>di</strong> via Travai, hanno trattato ben 100 casi e altrettanti<br />
ne hanno presi in carico quest’anno. Per rivolgersi a loro<br />
basta recarsi <strong>il</strong> giovedì, tra le 14.30 e le 16.30, al Punto d’incontro,<br />
meglio dopo aver prenotato l’appuntamento, telefonando<br />
allo 0461-984237<br />
Avvocato Biaggioni, potrebbe raccontarci, a gran<strong>di</strong> linee,<br />
com’è nato a Trento <strong>il</strong> servizio <strong>di</strong> avvocatura <strong>di</strong> strada?<br />
Gran merito va dato ai Volontari <strong>di</strong> Strada, che lavorano a<br />
stretto contatto con la realtà dell’immigrazione e degli strati<br />
sociali più poveri, e che fanno la parte più dura, potremmo<br />
<strong>di</strong>re più sporca del lavoro, che conoscono moltissime persone e<br />
realtà ed hanno un coraggio pazzesco. In città come Bologna,<br />
in cui l’esperienza era già avviata, si erano palesati degli attriti<br />
18 <strong>novembre</strong> 2008
con le realtà istituzionali. Questo perché già sono previsti<br />
dei servizi tesi alla copertura giu<strong>di</strong>ziaria dei non abbienti:<br />
<strong>il</strong> gratuito patrocinio, per esempio, o, nel penale, la <strong>di</strong>fesa<br />
d’ufficio. Anche dal punto <strong>di</strong> vista dell’etica professionale<br />
la questione non era chiara. A Trento l’esperienza si è connotata<br />
per i suoi buoni rapporti con enti e istituzioni: basti<br />
pensare che si è avuto <strong>il</strong> benestare del Consiglio dell’Or<strong>di</strong>ne<br />
degli Avvocati, a cui era stato chiesto un parere. Si è visto,<br />
infatti, che i timori sollevati erano infondati: nessuno<br />
ha rubato clientela a nessuno. Lo sforzo congiunto, anzi,<br />
sta proprio nell’entrare in contatto con chi potrebbe essere<br />
interessato a questo tipo <strong>di</strong> assistenza legale. Al Punto<br />
d’incontro è possib<strong>il</strong>e parlare con avvocati <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritto civ<strong>il</strong>e, penale, amministrativo che hanno<br />
dato la loro <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> tutto coor<strong>di</strong>nato<br />
dai Volontari <strong>di</strong> strada. Ogni avvocato presta<br />
servizio, a seconda delle sue competenze, nel<br />
momento in cui è necessario <strong>il</strong> suo intervento.<br />
Di sicuro l’esperienza è molto arricchente.<br />
Qual è la tipologia <strong>di</strong> persone che si presentano<br />
a chiedere <strong>il</strong> vostro aiuto?<br />
Pensavo che vi fosse molta più richiesta per<br />
tematiche legate <strong>di</strong>rettamente all’immigrazione, ai permessi<br />
<strong>di</strong> soggiorno e alle espulsioni. Invece ho constatato<br />
<strong>il</strong> palesarsi più <strong>di</strong> problemi legati alla vita successiva all’entrata<br />
in Italia: chi magari si trova a fare i conti, dopo anni,<br />
con decreti <strong>di</strong> espulsione mai eseguiti, quando ormai si è<br />
più o meno regolarizzato. Per esempio mi è capitato <strong>il</strong> caso<br />
<strong>di</strong> una donna immigrata che ha subito violenze domestiche<br />
e sulle cui spalle pesa un decreto d’espulsione del 2000<br />
mai attuato. Come può presentarsi davanti ai carabinieri?<br />
Come può chiedere una tutela? Un altro caso che per<br />
me è stato emblematico, <strong>il</strong> primo che ho affrontato con gli<br />
“avvocati per la solidarietà”, è stato quello d’un ragazzo extracomunitario<br />
che è stato picchiato e derubato da un altro<br />
gruppo <strong>di</strong> stranieri. Di fronte al suo racconto mi sono<br />
trovata a chiedergli, cosa che non avrei fatto con un altro<br />
cliente: ‘Perché vuoi sporgere denuncia?’, maliziosamente.<br />
Lui, can<strong>di</strong>damente, ha risposto che se non chiedeva questa<br />
forma <strong>di</strong> tutela, <strong>di</strong> risposta sociale, allora aveva ragione<br />
suo fratello: sarebbe dovuto andare lui, con la mazza,<br />
a picchiare i suoi aggressori. Questo proce<strong>di</strong>mento è poi<br />
andato avanti, portando ad un risarcimento: la risposta<br />
sociale cercata. Comunque si rivolgono a noi anche degli<br />
italiani che vivono per strada o si trovano ad essere in contatto<br />
coi Volontari <strong>di</strong> strada.<br />
Dal suo punto <strong>di</strong> vista priv<strong>il</strong>egiato <strong>di</strong> penalista se<br />
dovesse tentare un’analisi globale del meccanismo<br />
<strong>di</strong> prevenzione e repressione della criminalità, in<br />
“Lo Stato<br />
affronta<br />
i problemi<br />
della sicurezza<br />
in modo<br />
declamatorio”<br />
particolare per quanto riguarda gli immigrati, quale<br />
giu<strong>di</strong>zio ne darebbe?<br />
Il problema principale è una sclerotizzazione del sistema:<br />
lo Stato affronta i problemi legati alla sicurezza in<br />
modo declamatorio. Essi invece, a mio parere, nascono<br />
dall’incapacità <strong>di</strong> creare un equ<strong>il</strong>ibrio nella società civ<strong>il</strong>e.<br />
Per questo si affida sempre più spesso al <strong>di</strong>ritto penale,<br />
che invece dovrebbe essere l’extrema ratio, <strong>il</strong> dovere <strong>di</strong><br />
dare una risposta, <strong>di</strong> tipo giu<strong>di</strong>ziale, che non si riesce a<br />
trovare altrove. I paradossi che affliggono <strong>il</strong> sistema giuri<strong>di</strong>co<br />
sono innumerevoli: si sprecano un sacco <strong>di</strong> energie e<br />
sol<strong>di</strong> per portare avanti proce<strong>di</strong>menti giu<strong>di</strong>ziari, sanzioni<br />
amministrative e penali, che non approdano<br />
a niente. E’ un problema <strong>di</strong> efficienza.<br />
Si pensi ad esempio ad una novità arrivata<br />
da poco nella aule <strong>di</strong> Trento, la “inottemperanza<br />
all’or<strong>di</strong>ne della questura”, previsto<br />
dall’art. 650 del co<strong>di</strong>ce penale. La questura<br />
ferma un immigrato che non può fornire<br />
regolare documentazione della sua permanenza,<br />
e lo “invita a presentarsi in questura<br />
per regolarizzare la sua situazione <strong>di</strong><br />
soggiorno entro quattro giorni”. L’invito<br />
non è cristallino, perché in questura in realtà si riceve un<br />
or<strong>di</strong>ne d’espulsione. Ma a quel punto chi è tanto stupido<br />
da presentarsi? Si genera così un meccanismo <strong>di</strong> segnalazioni<br />
che sfocia automaticamente in un’u<strong>di</strong>enza penale<br />
in contumacia, con proclamazione della condanna. Non<br />
lamentiamoci dunque se poi i tribunali sono intasati. Lo<br />
stesso invito in questura per la regolarizzazione è paradossale,<br />
in quanto non tradotto nella lingua delle persone a<br />
cui è in<strong>di</strong>rizzato. Molte <strong>di</strong> queste procedure in contumacia<br />
potrebbero essere evitate anche solo parlando in modo<br />
comprensib<strong>il</strong>e agli interessati. Per questo l’Italia è stata più<br />
volte sanzionata a livello europeo. Pure l’eccessivo affollamento<br />
carcerario è dovuto, almeno in parte, alla scarsa<br />
efficienza con cui vengono applicate le soluzioni alternative<br />
<strong>di</strong> pena. La colpa non è però imputab<strong>il</strong>e solamente<br />
ai tempi lunghi che caratterizzano <strong>il</strong> sistema italiano: qui<br />
a Trento i proce<strong>di</strong>menti sono molto veloci. Questo però<br />
ha permesso <strong>di</strong> evidenziare la sostanziale paradossalità<br />
d‘una parte della legislazione, in particolare quella relativa<br />
agli immigrati. I provve<strong>di</strong>menti che si sono susseguiti non<br />
hanno <strong>di</strong> sicuro migliorato la situazione: ancora una volta<br />
mi sembra che lo Stato, incapace <strong>di</strong> creare una risposta<br />
sociale, <strong>di</strong> prevenzione, alla criminalità legata all’immigrazione<br />
e all’in<strong>di</strong>genza, abbia fornito una risposta inadeguata<br />
e declamatoria. ●<br />
Ha collaborato Mattia Pelli.<br />
QUESTOTREnTInO 19
Progettopoli<br />
Storie <strong>di</strong> “affaristi e m<strong>il</strong>lantatori” (definizione <strong>di</strong> Lorenzo Dellai) all’interno<br />
della pelosa contiguità tra politica, incarichi pubblici e interessi molto privati<br />
Ettore Paris<br />
Come si sv<strong>il</strong>uppavano gli intrecci<br />
tra politica ed affari nel<br />
campo delle progettazioni?<br />
L’inchiesta “Giano bifronte”,<br />
soprattutto attraverso le intercettazioni,<br />
ha rivelato le <strong>di</strong>sinvolture, quando non<br />
<strong>il</strong> malaffare, nella gestione degli appalti.<br />
A un livello sottostante, con importi in<br />
gioco molto minori, ma non per questo<br />
meno <strong>il</strong>luminante, stanno i rapporti con<br />
i progettisti. Che l’inchiesta della magistratura<br />
ha già evidenziato, e che qui<br />
vogliamo approfon<strong>di</strong>re. Con una avvertenza:<br />
praticamente nulla degli episo<strong>di</strong><br />
che riportiamo ha r<strong>il</strong>evanza penale;<br />
descrivono però un clima, una cultura<br />
del sottopotere, un allarmante viscido<br />
incrocio tra interessi privati e incarichi<br />
pubblici.<br />
Centrale nella nostra ricostruzione<br />
è la figura dell’architetto <strong>di</strong> Arco Marco<br />
Angelini, peraltro inquisito e arrestato<br />
nell’ambito <strong>di</strong> “Giano bifronte”. Ad<br />
Arco Angelini non ha mai rappresentato<br />
<strong>il</strong> vero potere, detenuto invece dalla<br />
Ata Engeneering dell’ex-sindaco Mario<br />
Moran<strong>di</strong>ni, che con 30 professionisti<br />
alle proprie <strong>di</strong>pendenze era <strong>il</strong> più grosso<br />
stu<strong>di</strong>o professionale del Trentino (e<br />
ancor più oggi, che si è ulteriormente<br />
ampliata, <strong>di</strong>versificando e internazionalizzando<br />
l’attività <strong>di</strong> progettazione), ad<br />
Arco una potenza, al punto da stampare<br />
nei propri uffici le carte del Piano Regolatore.<br />
L’arch. Angelini, che più che sulle capacità<br />
tecniche faceva conto su secondarie<br />
entrature politiche, era una figura <strong>di</strong><br />
contorno.<br />
Il salto <strong>di</strong> qualità lo fa quando si mette<br />
assieme a un giovane, Paolo Signoretti,<br />
studente <strong>di</strong> ingegneria, <strong>di</strong>namico e<br />
rampante. Insieme da un lato fondano<br />
la Civ<strong>il</strong> Engeneering (che fin dal nome<br />
ambisce a ricordare la ben più robusta<br />
Ata Engeneering); dall’altro scalano la<br />
Margherita locale e Angelini,<br />
referente dei grisentiani, fa<br />
nominare Signoretti coor<strong>di</strong>natore<br />
comprensoriale.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista tecnico<br />
lavorano soprattutto nei<br />
Patti territoriali, dove molti<br />
rapporti sono spesso opachi.<br />
Ve<strong>di</strong>amo un episo<strong>di</strong>o all’interno<br />
del Patto della Predaia,<br />
che raduna attorno al Tavolo,<br />
le categorie, altri soggetti e<br />
un consulente delegato dalla<br />
Provincia, Marco Raffaelli,<br />
con <strong>il</strong> compito <strong>di</strong> spiegare le<br />
modalità <strong>di</strong> presentazione<br />
dei progetti e l’accesso ai contributi.<br />
Al Tavolo gli artigiani<br />
e uno dei consorzi<br />
Il messaggio è chiaro:<br />
se si vogliono i<br />
contributi pubblici,<br />
bisogna passare<br />
da chi ha le mani<br />
in pasta, è contiguo<br />
ai consulenti della<br />
Pat e alla politica.<br />
<strong>di</strong> Melinda presentano<br />
un progetto <strong>di</strong><br />
massima (commissionato<br />
a uno stu<strong>di</strong>o<br />
tecnico <strong>di</strong> Trento)<br />
per la realizzazione<br />
<strong>di</strong> un PalaMela: un<br />
palazzetto con area<br />
congressi, uffici, ristoranti.Inopinatamente<br />
alla riunione<br />
del Tavolo è presente<br />
un professionista<br />
che nulla ha a che<br />
fare con <strong>il</strong> progetto.<br />
Chi è? Paolo Signoretti, <strong>il</strong> quale, <strong>di</strong>mostrandosi<br />
a conoscenza della situazione,<br />
<strong>il</strong>lustra come la porterebbe avanti lui.<br />
Di fronte allo sconcerto dei presenti, <strong>il</strong><br />
consulente Raffaelli decide <strong>di</strong> convocare<br />
i promotori del progetto (consorzio<br />
e artigiani) nel suo stu<strong>di</strong>o. Quando i<br />
promotori si presentano nello stu<strong>di</strong>o,<br />
scoprono che questo non è lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
Raffaelli, bensì della Civ<strong>il</strong> Engeneering;<br />
dove Signoretti spiega che è <strong>il</strong> suo stu<strong>di</strong>o<br />
ad avere le competenze (e le cono-<br />
scenze) per gestire queste<br />
cose. Il messaggio è<br />
chiaro: se si vogliono i<br />
contributi pubblici, bisogna<br />
passare da chi ha<br />
le mani in pasta, è contiguo<br />
ai consulenti della<br />
Pat e alla politica.<br />
I committenti però<br />
non ci stanno: scatta<br />
una reazione d’orgoglio<br />
(cosa non infrequente,<br />
per fortuna, <strong>di</strong> fronte<br />
ad episo<strong>di</strong> da magnadora)<br />
e rifiutano l’incarico<br />
alla Civ<strong>il</strong> Engeneering percepito come<br />
un’imposizione. Poi, al Tavolo, <strong>il</strong> Pala-<br />
Mela viene bocciato, ma questa probab<strong>il</strong>mente<br />
è un’altra storia.<br />
Sta <strong>di</strong> fatto che Angelini, <strong>di</strong>ventato<br />
nella Margherita responsab<strong>il</strong>e provinciale<br />
per gli Enti locali, vede la sua influenza<br />
aumentare: affianca <strong>il</strong> senatore<br />
Mauro Betta nella ricerca delle alleanze<br />
e comp<strong>il</strong>azione delle liste alle comunali.<br />
L’esito sul piano politico è <strong>di</strong>sastroso:<br />
20 <strong>novembre</strong> 2008
non sappiamo quanta sia<br />
la responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> Angelini,<br />
comunque sono tantissimi<br />
i Comuni in cui<br />
la Margherita si <strong>di</strong>vide e<br />
<strong>il</strong> centro-sinistra passa in<br />
minoranza.<br />
Ben <strong>di</strong>verso l’esito sul<br />
piano professionale: Angelini<br />
allarga la sua influenza,<br />
e sono <strong>di</strong>versi i<br />
Patti territoriali – soprattutto<br />
quelli in cui, come<br />
a Predaia, agisce Raffaelli<br />
– che in una maniera o<br />
nell’altra coinvolgono <strong>il</strong> suo stu<strong>di</strong>o. Che<br />
così si può rafforzare dal punto <strong>di</strong> vista<br />
tecnico.<br />
Del modus operan<strong>di</strong> <strong>di</strong> Angelini<br />
<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> seguito un altro esempio. Riguarda<br />
<strong>il</strong> progetto <strong>di</strong> un altro e<strong>di</strong>ficio,<br />
in questo caso un Palazzetto dello Sport<br />
da costruire congiuntamente da Riva ed<br />
Arco. P<br />
er iniziare a <strong>di</strong>scutere dell’opera, i due<br />
Comuni decidono <strong>di</strong> convocare una riunione<br />
congiunta, con i competenti as-<br />
QUESTOTREnTInO<br />
Grisenti si arrabbia:<br />
“Angelini è amico mio,<br />
se non posso venire<br />
con i miei amici, me<br />
ne vado”, quin<strong>di</strong><br />
prende <strong>il</strong> cappotto<br />
e si avvia alla porta.<br />
Nessuno lo ferma.<br />
sessori comunali e<br />
l’assessore provinciale<br />
ai lavori pubblici,<br />
all’epoca S<strong>il</strong>vano<br />
Grisenti. Una<br />
riunione strettamente<br />
istituzionale<br />
dunque, alla quale<br />
però inopinatamente<br />
Grisenti si<br />
presenta assieme a<br />
un privato progettista.<br />
Chi? Marco<br />
Angelini.<br />
A questo punto<br />
si mette <strong>di</strong> traverso un assessore <strong>di</strong> Arco:<br />
che ci fa, a che titolo è presente Angelini?<br />
Non è pensab<strong>il</strong>e la presenza <strong>di</strong> un<br />
privato, che per <strong>di</strong> più come progettista<br />
ha degli interessi in gioco, a una riunione<br />
del genere.<br />
Grisenti si arrabbia: “Angelini è amico<br />
mio, se non posso venire con i miei amici,<br />
me ne vado”, quin<strong>di</strong> prende <strong>il</strong> cappotto<br />
e si avvia alla porta. Nessuno lo ferma.<br />
Allora torna in<strong>di</strong>etro; e invece, a uscire<br />
quatto quatto, è Angelini.<br />
Il raccontino ci <strong>di</strong>ce tante cose sulle<br />
contiguità pelose <strong>di</strong> questa progettopoli<br />
trentina. Sulle commistioni tra ruoli<br />
pubblici e interessi privati. Sulle indebite<br />
pressioni <strong>di</strong> chi ha in mano i cordoni<br />
della borsa: non <strong>di</strong>mentichiamo che era<br />
Grisenti a decidere i contributi provinciali,<br />
<strong>il</strong> suo presentarsi a riunioni preparatorie<br />
assieme a un progettista era una<br />
plateale, anche se informale, assegnazione<br />
<strong>di</strong> un incarico a un amico, al <strong>di</strong><br />
fuori <strong>di</strong> ogni regola.<br />
“Nella Margherita ci sono m<strong>il</strong>lantatori<br />
ed approfittatori” tuonò Lorenzo Dellai<br />
all’inizio del 2006, quando promosse<br />
una fantomatica svolta etica nel suo<br />
partito. E le stesse parole ce le ha pari<br />
pari ripetute quin<strong>di</strong>ci giorni fa, a commento<br />
dell’inchiesta “Giano bifronte”.<br />
“Ma come, Grisenti sarebbe un m<strong>il</strong>lantatore?”<br />
gli abbiamo chiesto.<br />
“Lui no. Chi sta intorno a lui”.<br />
Allora non avevamo capito. Oggi,<br />
approfon<strong>di</strong>te queste vicende, è chiaro<br />
a chi si riferiva. Oggi come nel gennaio<br />
2006. Appunto, oltre due anni e mezzo<br />
fa: Dellai, <strong>di</strong> questi intorti, era a conoscenza.<br />
E li denunciò, entrò anche in<br />
conflitto pesante con Grisenti e quella<br />
ampia parte <strong>di</strong> Margherita che a lui faceva<br />
riferimento. Senza però mai avere<br />
<strong>il</strong> coraggio <strong>di</strong> spingere <strong>il</strong> confronto alle<br />
estreme conseguenze: o me, o loro. In<br />
fin dei conti si adattò.<br />
Eppure in queste vicende c’è anche<br />
un aspetto positivo. Gli amministratori<br />
<strong>di</strong> Riva ed Arco, gli artigiani nonesi, in<br />
queste due storie non si adattano; <strong>di</strong> altri<br />
(che non hanno voluto che pubblicassimo<br />
le loro vicende) sappiamo che misero<br />
i “m<strong>il</strong>lantatori” alla porta; altri ancora<br />
chinarono <strong>il</strong> capo, schiumando peraltro<br />
<strong>di</strong> rabbia, fino a interessare dei legali per<br />
vedere se fosse possib<strong>il</strong>e a<strong>di</strong>re le vie giu<strong>di</strong>ziarie.<br />
Insomma, c’è un Trentino sano,<br />
un Trentino che ha <strong>di</strong>gnità. Per preservarlo<br />
servirà indubbiamente la magistratura.<br />
Ma anche l’opinione pubblica,<br />
e infine anche la politica, dovranno fare<br />
la loro parte. ●<br />
21
La v<strong>il</strong>la <strong>di</strong> Ivo Tarolli<br />
La casa del senatore Ivo Tarolli. Ne<br />
è stato in questi giorni depositato<br />
in Comune <strong>il</strong> progetto definitivo,<br />
esattamente uguale a quello presentato<br />
un anno fa e sonoramente bocciato da<br />
tutte le commissioni competenti. Però,<br />
come nella fattoria <strong>di</strong> Orwell “tutti gli<br />
animali sono uguali, ma alcuni sono<br />
più uguali degli altri” e Ivo Tarolli è fra<br />
questi ultimi: <strong>il</strong> suo progetto, delle bocciature<br />
se ne fa un baffo, la sua casa, a<br />
<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quelle dei citta<strong>di</strong>ni un po’<br />
meno uguali, verrà costruita come vuole<br />
lui.E’ in via Banala, sotto V<strong>il</strong>lazzano,<br />
sulla collina <strong>di</strong> Trento, l’area della casa<br />
del senatore. Occupata da un rustico e<br />
da un capanno per gli attrezzi, al servizio<br />
<strong>di</strong> un lotto agricolo <strong>di</strong> circa un ettaro,<br />
<strong>il</strong> tutto <strong>di</strong> proprietà della Curia Arcevescav<strong>il</strong>e.<br />
Nella casa abitavano i Camin, da<br />
almeno due secoli mezzadri della Curia,<br />
lì trasferiti nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra.<br />
E’ a fine 2005 che i Camin ricevono dalla<br />
Curia la <strong>di</strong>sdetta del contratto. Perch{? Il<br />
Sopra: l’area in questione. In colore più accentuato, gli e<strong>di</strong>fici che verranno<br />
abbattuti per fare posto alla v<strong>il</strong>la <strong>di</strong> Ivo Tarolli. In secondo piano, <strong>il</strong> nucleo <strong>di</strong><br />
antica origine protetto paesaggisticamente e sfregiato dalla nuova costruzione.<br />
Sotto, <strong>il</strong> progetto della v<strong>il</strong>la.<br />
rapporto è sempre andato bene, <strong>il</strong> terreno<br />
agricolo (<strong>di</strong> interesse primario) tale<br />
rimane (quin<strong>di</strong> non c’è alcuna aspettativa<br />
e<strong>di</strong>ficatoria), perchè la “cacciata”? I<br />
Camin sondano anche se c’è una qualche<br />
possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> acquistare l’immob<strong>il</strong>e. Assolutamente<br />
no, è la risposta, la Curia <strong>il</strong><br />
suo patrimonio non lo aliena, e la stessa<br />
risposta si erano visti dare i <strong>di</strong>rimpettai,<br />
quando avevano prospettato l’acquisto<br />
<strong>di</strong> una modesta striscia <strong>di</strong> terreno per<br />
farvi un piccolo parcheggio.<br />
La Curia non vende mai, questa è la<br />
linea, immutata nei secoli. Ma anche qui<br />
c’è qualcuno più uguale degli altri, <strong>il</strong> senatore<br />
Tarolli. A cui viene venduto <strong>il</strong> rustico,<br />
previo allontanamento dei Camin.<br />
A questo punto è malizioso ricordare<br />
che proprio Ivo Tarolli si era adoperato,<br />
lavorando tra le pieghe della Finanziaria,<br />
per far graziosamente avere dallo Stato<br />
alla Curia trentina 5 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> euro, rifiutati<br />
solo in seguito a una sollevazione<br />
generale?<br />
Diventato proprietario,<br />
Tarolli<br />
presenta in Comune,<br />
nell’ottobre<br />
2007, un progetto<br />
<strong>di</strong> demolizione del<br />
rustico e ristrutturazione.<br />
Attraverso<br />
le solite interpretazioni<br />
estensive delle<br />
norme, da una<br />
casetta <strong>di</strong> 560 metri<br />
cubi e un capanno<br />
<strong>di</strong> 320, saltano fuori<br />
due v<strong>il</strong>le, rispettivamente<br />
<strong>di</strong> 960 e<br />
720 mc (<strong>il</strong> doppio)<br />
riunite in un unico<br />
corpo. Dal punto <strong>di</strong><br />
vista urbanistico la<br />
cosa passa. Non così alla commissione<br />
comprensoriale per la tutela paesaggio.<br />
Il fatto è che <strong>il</strong> rustico e <strong>il</strong> capanno sono<br />
contigui a un pregevole nucleo rurale<br />
<strong>di</strong> antica origine (ve<strong>di</strong> nella fotografia),<br />
giustamente protetto da norme molto<br />
rigide (<strong>il</strong> classico caso in cui non si<br />
possono nemmeno cambiare le imposte):<br />
non è possib<strong>il</strong>e, secondo <strong>il</strong> buon<br />
senso e secondo le norme, costruirvi a<br />
ridosso due maxiv<strong>il</strong>le in st<strong>il</strong>e vacanziero,<br />
“elementi anomali ai mo<strong>di</strong> costruttivi del<br />
contesto antico” spiega la commissione<br />
nella sua relazione, che all’unanimità<br />
stronca <strong>il</strong> progetto.<br />
Tarolli non demorde, e ripresenta <strong>il</strong><br />
progetto, tale e quale, alla Commissione<br />
provinciale. La quale, anch’essa all’unanimità<br />
riconferma la stroncatura, anzi<br />
la rafforza parlando <strong>di</strong> “completa alterazione<br />
degli originari caratteri architettonici<br />
e incremento volumetrico, cancellando<br />
quasi completamente la memoria<br />
storica”.<br />
A questo punto <strong>il</strong> normale citta<strong>di</strong>no<br />
penserebbe a rifare <strong>il</strong> progetto. Ma Tarolli<br />
non è un citta<strong>di</strong>no normale, e si rivolge<br />
alla Giunta Provinciale. Che <strong>il</strong> 28<br />
marzo ribalta, anch’essa all’unanimità, <strong>il</strong><br />
parere delle due commissioni tecniche,<br />
e con decisione inappellab<strong>il</strong>e, dà <strong>il</strong> via<br />
libera al progetto. Ora, la Giunta provinciale<br />
è un organo politico, ed è comprensib<strong>il</strong>e<br />
che possa sovrastare una decisione<br />
tecnica per motivi politici; non<br />
ha invece alcun senso che si impalchi a<br />
supremo decisore tecnico. Che ne sanno<br />
Dellai e Andreolli <strong>di</strong> architettura, per<br />
scrivere che “l’impianto architettonico<br />
originario è leggib<strong>il</strong>e verso nord, mentre è<br />
solo lievemente mo<strong>di</strong>ficato lungo i fronti<br />
est ed ovest”?<br />
Rimane <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso d’inizio: ci sono<br />
citta<strong>di</strong>ni più uguali <strong>di</strong> altri. E la loro speciale<br />
uguaglianza è riconosciuta dai loro<br />
pari, che si comportano conseguentemente.<br />
Questa le lettura benevola.<br />
C’è poi quella malevola: nella primavera<br />
2008 Tarolli stava trattando con<br />
Dellai la confluenza dell’Udc nel centrosinistra.<br />
Qualcuno può avere pensato<br />
che l’approvazione <strong>di</strong> un progetto inapprovab<strong>il</strong>e<br />
potesse aiutare. ●<br />
22 <strong>novembre</strong> 2008
Moschea, la Chiesa<br />
parli chiaro<br />
La Curia trentina all’affannosa ricerca <strong>di</strong> un modus viven<strong>di</strong> con la comunità islamica<br />
Piergiorgio Cattani<br />
nel marzo scorso aveva destato<br />
gran<strong>di</strong> polemiche la raccolta<br />
<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> in favore della nuova<br />
moschea <strong>di</strong> Trento promossa<br />
dalla Comunità cristiana <strong>di</strong> S. Francesco<br />
Saverio. Il tempo trascorso consente una<br />
<strong>di</strong>samina più attenta degli avvenimenti<br />
che hanno portato la questione alla ribalta<br />
della cronaca nazionale e non solo. Ripercorre<br />
questa vicenda un <strong>numero</strong> speciale<br />
de “L’invito”, nel quale vengono ripubblicati<br />
gli articoli apparsi sulla stampa in<br />
questi mesi e un “vademecum” finale contenente<br />
alcune notizie riguardanti <strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo<br />
cristiano-musulmano in corso in varie<br />
parti del mondo. Questo dossier, già inviato<br />
al nostro Vescovo col titolo “Vademecum<br />
per mons. Bressan”, era stato accolto<br />
con fasti<strong>di</strong>o dal destinatario, che aveva risposto<br />
alla redazione della rivista con una<br />
lettera alquanto polemica che testimonia<br />
come l’affare moschea non sia stato ancora<br />
archiviato in Curia.<br />
Ma fin dall’inizio questa iniziativa ha<br />
<strong>di</strong>viso profondamente <strong>il</strong> mondo cattolico<br />
trentino. Partita quasi accidentalmente<br />
da un’idea <strong>di</strong> don Vittorio Cristelli e subito<br />
abbracciata e messa in pratica dalla<br />
Comunità <strong>di</strong> padre Giorgio Butterini,<br />
la raccolta <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> venne sonoramente<br />
bocciata da un’infelicissima battuta<br />
dell’Arcivescovo per cui “ogni gruppo religioso<br />
deve badare a se stesso”. Seguono<br />
precisazioni, commenti, accuse, insulti<br />
dei leghisti contro chiunque voglia svendere<br />
le ra<strong>di</strong>ci cristiane per i seguaci <strong>di</strong> Allah.<br />
Gli scambi <strong>di</strong> lettere tra la Curia e la<br />
Comunità, che viveva questa situazione<br />
con non poche perplessità interne, sembravano<br />
aver riportato <strong>il</strong> sereno: invece<br />
lo stallo permane, con i comportamenti<br />
ambivalenti <strong>di</strong> mons. Bressan che fatica<br />
a comprendere che la situazione in atto<br />
avrebbe bisogno <strong>di</strong> una parola chiara e<br />
univoca. Il 23 ottobre <strong>il</strong> vescovo ha incontrato<br />
l’imam nel quadro della giornata<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo tra cristiani e musulma-<br />
QUESTOTREnTInO<br />
ni, ma pare che del “luogo <strong>di</strong><br />
culto” islamico non si sia fatta<br />
neppure menzione.<br />
A metà del guado<br />
Ma tutto <strong>il</strong> mondo cattolico è a<br />
metà del guado. Alcuni recenti<br />
episo<strong>di</strong> danno <strong>il</strong> quadro della<br />
situazione: da un lato si registrano<br />
la netta presa <strong>di</strong> posizione<br />
delle Acli in favore della moschea<br />
e l’iniziativa del parroco<br />
<strong>di</strong> Pergine don Vanzetta <strong>di</strong> offrire<br />
l’oratorio per la preghiera<br />
islamica, mentre monsignor<br />
Giacometti per “favorire” <strong>il</strong><br />
<strong>di</strong>alogo interreligioso ha invitato<br />
all’arcivescov<strong>il</strong>e l’integralista<br />
Mag<strong>di</strong> Cristiano Allam.<br />
Va dato atto alla Chiesa gerarchica<br />
<strong>di</strong> non aver mai ceduto<br />
alla logica dello scontro <strong>di</strong><br />
civ<strong>il</strong>tà, anzi <strong>di</strong> aver accentuato<br />
la via del <strong>di</strong>alogo dopo l’infortunio<br />
papale del <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong><br />
Ratisbona del settembre 2006.<br />
Occorrono però parole più<br />
chiare che superino i bizantinismi<br />
<strong>di</strong> certi presuli che cercano<br />
<strong>di</strong> mantenere un’insostenib<strong>il</strong>e<br />
equi<strong>di</strong>stanza per non scontentare nessuno.<br />
Da questo punto <strong>di</strong> vista l’invito rivolto<br />
dal recente Sinodo dei Vescovi a un<br />
<strong>di</strong>alogo rispettoso con i fedeli delle altre<br />
religioni, in primis con i musulmani, mi<br />
sembra un segnale importante.<br />
Concretizzare i principi risulta molto<br />
più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e. Il mondo cattolico italiano<br />
risulta <strong>di</strong>viso. Se estremisti <strong>di</strong> un cristianesimo<br />
nero vorrebbero tornare a Lepanto<br />
e alla categoria <strong>di</strong> “infedeli” (che fa<br />
da pendant con quella <strong>di</strong> “ebrei deici<strong>di</strong>”),<br />
la stragrande maggioranza è conscia <strong>di</strong><br />
dover trovare un modus viven<strong>di</strong> pacifico<br />
con i musulmani. In quale modo non si<br />
capisce ancora. Perché <strong>di</strong> fronte ad ogni<br />
caso concreto (costruzione <strong>di</strong> moschee,<br />
Forse iniziative<br />
audaci e<br />
controcorrente<br />
come quella della<br />
comunità <strong>di</strong><br />
S. Francesco<br />
Saverio aiutano<br />
a smuovere le acque<br />
insegnamento della<br />
religione a scuola,<br />
nuova legge<br />
sulla libertà religiosa)<br />
ritornano<br />
le perplessità e i<br />
<strong>di</strong>stinguo. Forse<br />
iniziative audaci<br />
e controcorrente<br />
come quella della<br />
comunità <strong>di</strong> S.<br />
Francesco Saverio<br />
aiutano a smuovere le acque.<br />
Un secondo aspetto della vicenda<br />
riguarda la politica trentina. Il no alla<br />
moschea resta al centro della campagna<br />
elettorale della Lega in vista delle elezioni<br />
provinciali. Pochissime voci, nel centro<br />
sinistra, hanno alzato la ban<strong>di</strong>era della<br />
convivenza e dei valori della Costituzione.<br />
Pochissimi hanno apprezzato apertamente<br />
l’iniziativa in favore della moschea.<br />
Solo ora, a fronte <strong>di</strong> toni leghisti sempre<br />
più incen<strong>di</strong>ari (ma non sufficienti per <strong>il</strong><br />
popolo delle camicie ver<strong>di</strong> che vorrebbe<br />
semplicemente cacciare tutti i musulmani),<br />
assistiamo a un tentativo <strong>di</strong> reazione.<br />
Troppo poco ancora ma forse è l’inizio <strong>di</strong><br />
una svolta. ●<br />
23
Acqua, cioè<br />
democrazia<br />
Anche in Trentino i rischi della<br />
privatizzazione <strong>di</strong> un bene primario<br />
Marco bersani<br />
Te lo <strong>di</strong>co io come va a finire.<br />
Così esordì un anziano abitante<br />
della Val <strong>di</strong> Ledro, durante<br />
un <strong>di</strong>battito sull’acqua del gennaio<br />
scorso, a cui fui invitato. “Oggi c’è <strong>il</strong><br />
mio amico Piero – proseguì l’uomo -che<br />
lavora all’acquedotto e abita a cinquanta<br />
metri da casa mia. Se c’è una per<strong>di</strong>ta, io<br />
esco <strong>di</strong> casa e vado a chiamarlo e nel giro<br />
<strong>di</strong> un pomeriggio la per<strong>di</strong>ta è sistemata.<br />
Domani, quando l’acquedotto sarà della<br />
Trentino Servizi, se ci sarà una per<strong>di</strong>ta<br />
dovrò chiamare un <strong>numero</strong> verde <strong>di</strong> Rovereto,<br />
che mi rimanderà a un <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />
Trento, che mi rimanderà a un <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />
Brescia e poi <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano. Alla fine, quelli <strong>di</strong><br />
M<strong>il</strong>ano chiameranno <strong>il</strong> mio amico Piero,<br />
che lavora all’acquedotto e abita a cinquanta<br />
metri da casa mia. E lui sistemerà<br />
la per<strong>di</strong>ta, ma nel frattempo sarà passata<br />
una settimana”.<br />
Nelle parole <strong>di</strong> quest’anziano, oltre<br />
alla tra<strong>di</strong>zionale saggezza del “venire al<br />
dunque”, è contenuto <strong>il</strong> senso più profondo<br />
<strong>di</strong> quanto sta avvenendo, in Trentino<br />
ma non solo, in merito alla gestione<br />
dell’acqua e dei servizi idrici.<br />
Non sarà certo un caso che, ormai da<br />
tre anni, <strong>il</strong> Paese sia attraversato da decine<br />
<strong>di</strong> vertenze territoriali e <strong>di</strong> mob<strong>il</strong>itazioni<br />
per l’acqua bene comune e contro<br />
la sua privatizzazione.<br />
Al punto che nel marzo 2006 è nato<br />
<strong>il</strong> Forum italiano dei movimenti per<br />
l’acqua, una rete cap<strong>il</strong>lare <strong>di</strong> associazioni<br />
e comitati territoriali, che ha proposto<br />
una legge d’iniziativa popolare per<br />
la totale ripubblicizzazione dell’acqua,<br />
raccogliendo in calce alla stessa oltre<br />
400.000 firme <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni. E che <strong>il</strong> 1° <strong>di</strong>cembre<br />
2007 <strong>il</strong> Forum abbia organizzato<br />
la prima manifestazione nazionale per<br />
l’acqua, portando oltre 40.000 persone a<br />
Roma e ottenendo dal governo allora in<br />
carica l’approvazione <strong>di</strong> una moratoria<br />
<strong>di</strong> un anno su tutti i processi <strong>di</strong> privatiz-<br />
zazione in corso.<br />
Non è certo un tema isolato o specifico<br />
quello dell’acqua: nel mondo più<br />
<strong>di</strong> 1,3 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone ne sono prive<br />
e ben 2,5 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> non hanno accesso a<br />
servizi igienico-sanitari. Significa che,<br />
per una fetta enorme dell’attuale popolazione<br />
mon<strong>di</strong>ale, non è garantito neppure<br />
<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto alla sopravvivenza.<br />
Non solo. In un contesto come quello<br />
del m<strong>il</strong>lennio appena iniziato, <strong>il</strong> prossimo<br />
esaurimento della materie prime foss<strong>il</strong>i<br />
costringerà ad un ra<strong>di</strong>cale cambiamento<br />
dell’intera produzione mon<strong>di</strong>ale, che<br />
dovrà basarsi su altre materie prime, fra<br />
le quali l’acqua sarà sicuramente quella<br />
essenziale. Al punto che già si <strong>di</strong>ce che,<br />
se le guerre del ventesimo secolo erano<br />
fatte per <strong>il</strong> petrolio, le prossime saranno<br />
combattute per <strong>il</strong> possesso dell’acqua.<br />
Bisogna poi accennare al fatto che l’attuale<br />
tremenda crisi finanziaria globale<br />
, i cambiamenti climatici ormai in corso<br />
e la crisi alimentare planetaria faranno<br />
dell’acqua una risorsa talmente decisiva<br />
per la stessa sopravvivenza dell’umanità,<br />
da farne <strong>di</strong>ventare la sua conservazione<br />
e la garanzia dell’accesso universale alla<br />
stessa <strong>il</strong> più importante obiettivo politico<br />
dei prossimi anni.<br />
E invece, cosa accade? Accade che<br />
proprio la crisi del modello neoliberista<br />
abbia fatto <strong>di</strong>ventare i beni comuni, e<br />
l’acqua in particolare, <strong>il</strong> nuovo business<br />
finanziario globale e locale. D’altronde,<br />
poiché l’acqua è necessaria alla vita, <strong>il</strong><br />
possesso privatistico della stessa garantirebbe<br />
ai suoi detentori un mercato con<br />
profitti perennemente in ascesa e in<strong>di</strong>pendenti<br />
anche dalla instab<strong>il</strong>ità dei mercati<br />
finanziari.<br />
E’ da questo contesto che nasce negli<br />
anni l’idea che l’acqua e <strong>il</strong> servizio idrico<br />
debbano essere considerati beni “a r<strong>il</strong>evanza<br />
economica” e gestiti attraverso<br />
società per azioni; ovvero enti, che an-<br />
Anche<br />
in Trentino<br />
l’oro blu<br />
è in<br />
sven<strong>di</strong>ta<br />
che quando sono<br />
a totale capitale<br />
pubblico, sono<br />
enti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato,<br />
<strong>il</strong> cui unico<br />
scopo è produrre<br />
<strong>di</strong>viden<strong>di</strong> per gli<br />
azionisti.<br />
E’ lo stesso<br />
processo che è avvenuto in Trentino,<br />
attraverso <strong>di</strong>versi passaggi. Il primo<br />
dei quali ha visto la confluenza della<br />
SIT del Comune <strong>di</strong> Trento e dell’ASM<br />
del Comune <strong>di</strong> Rovereto, con la nascita<br />
nel 1998 della Hol<strong>di</strong>ng Trentino Servizi<br />
SpA, che controllava <strong>il</strong> 75% del capitale<br />
sociale delle due aziende.<br />
Nel 2001 entra nella compagine sociale<br />
anche ASM <strong>di</strong> Brescia, acquistando<br />
<strong>il</strong> 20% delle quote, mentre nel <strong>di</strong>cembre<br />
2002 <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> incorporazione e <strong>di</strong><br />
fusione si completa con la costituzione<br />
<strong>di</strong> Trentino Servizi.<br />
E’ invece molto più recente una nuova<br />
mo<strong>di</strong>fica societaria, attraverso la quale i<br />
consigli <strong>di</strong> amministrazione <strong>di</strong> Trentino<br />
Servizi SpA e <strong>di</strong> Dolomiti Energia SpA<br />
hanno approvato <strong>il</strong> progetto <strong>di</strong> fusione,<br />
verso la nuova società che prenderà <strong>il</strong><br />
nome <strong>di</strong> Dolomiti Energia SpA.<br />
Si tratta, come tengono a <strong>di</strong>re con<br />
fierezza i rispettivi rappresentanti, della<br />
creazione <strong>di</strong> una multiut<strong>il</strong>ity fra le pri-<br />
24 <strong>novembre</strong> 2008
me <strong>di</strong>eci in Italia, con un fatturato <strong>di</strong> 700<br />
m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> euro.<br />
Alla nuova società, <strong>il</strong> Comune <strong>di</strong><br />
Trento parteciperà con <strong>il</strong> 21,8%, <strong>il</strong> Comune<br />
<strong>di</strong> Rovereto con <strong>il</strong> 20,3%, Tecnofin<br />
<strong>il</strong> 16,6% e altri Comuni con <strong>il</strong> 2,9%.<br />
Fra i soci privati, Ft Energia deterrà <strong>il</strong><br />
13% e A2A (nata dalla fusione <strong>di</strong> Aem<br />
M<strong>il</strong>ano con Asm Brescia) <strong>il</strong> 7,9%, Fondazione<br />
Cariplo <strong>il</strong> 5,9%, ISA <strong>il</strong> 4,4%, più<br />
una serie <strong>di</strong> altri piccolissimi azionisti. Il<br />
Gruppo coprirà l’85% del mercato elettrico<br />
e oltre l’80% <strong>di</strong> quello del gas, mentre,<br />
per quanto riguarda l’acqua, gestirà<br />
l’acquedotto <strong>di</strong> 17 comuni, pari a 200.000<br />
abitanti e 1216 km <strong>di</strong> rete idrica.<br />
Le conseguenze<br />
Che cosa non funziona <strong>di</strong> tutto questo<br />
processo <strong>di</strong> aggregazione?<br />
Molte cose, la prima delle quali è la<br />
privatizzazione della risorsa acqua. So<br />
bene che nessun amministratore riconoscerà<br />
mai che <strong>di</strong> ciò si tratta e vorrà<br />
riba<strong>di</strong>re che la maggioranza societaria<br />
in mano agli enti locali garantirà<br />
<strong>il</strong> necessario controllo pubblico. Ma<br />
la realtà è ben <strong>di</strong>versa: l’apertura della<br />
gestione dell’acqua ai privati (uno dei<br />
quali è nientemeno che <strong>il</strong> colosso A2A,<br />
collocato in Borsa!) determinerà <strong>il</strong> fatto<br />
che a decidere le scelte saranno gli andamenti<br />
del titolo in Borsa o la necessi-<br />
QUESTOTREnTInO<br />
tà <strong>di</strong> produrre <strong>di</strong>viden<strong>di</strong> sempre più alti<br />
per mantenere la società competitiva<br />
sul mercato finanziario.<br />
Questo comporterà quattro conseguenze<br />
che, in tutti gli altri processi<br />
già sperimentati, si sono puntualmente<br />
verificate: l’aumento delle tariffe, la riduzione<br />
e la precarizzazione del lavoro,<br />
la riduzione degli investimenti e delle<br />
manutenzioni (ve<strong>di</strong> l’amico Piero <strong>di</strong><br />
cui sopra) e l’aumento dei consumi <strong>di</strong><br />
acqua.<br />
D’altronde perché <strong>il</strong> mercato dovrebbe<br />
puntare alla conservazione<br />
dell’acqua se è dal suo massimo consumo<br />
che ricava i propri profitti? E perché<br />
dovrebbe gestirla tenendo conto<br />
del primario uso umano e ambientale<br />
se è grazie al suo sfruttamento energetico<br />
che massimizza i <strong>di</strong>viden<strong>di</strong>?<br />
Senza contare come i processi <strong>di</strong> aggregazione<br />
esproprino i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> altre<br />
due caratteristiche fondamentali <strong>di</strong><br />
un servizio pubblico locale : <strong>il</strong> controllo<br />
democratico e la territorialità.<br />
Per quanto riguarda <strong>il</strong> primo, occorre<br />
aver presente che se un servizio è in<br />
mano ad una SpA, le decisioni vengono<br />
prese dal Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione,<br />
non certo dai Consigli Comunali,<br />
con buona pace della democrazia rappresentativa<br />
e della funzione delle assemblee<br />
elettive.<br />
Foto scattata alla manifestazione<br />
No Tav del 18 apr<strong>il</strong>e a Trento.<br />
D’altronde, come da <strong>di</strong>zionario,<br />
<strong>il</strong> contrario <strong>di</strong> “pubblico” è “segreto”,<br />
dunque la riduzione del primo comporta<br />
automaticamente l’estensione del<br />
secondo.<br />
E sparisce nel contempo la territorialità,<br />
come ben r<strong>il</strong>evava l’anziano<br />
della Val <strong>di</strong> Ledro: in un contesto che<br />
pensa <strong>di</strong> misurarsi sul mercato generale,<br />
qualcuno può immaginare quanto<br />
conterà l’irrisoria partecipazione al<br />
capitale sociale dei piccoli comuni e<br />
financo quella dei Comuni <strong>di</strong> Trento e<br />
Rovereto? Nulla, perché tutto verrà deciso<br />
in seno alle strategie elaborate tra<br />
M<strong>il</strong>ano e Brescia, all’interno <strong>di</strong> A2A,<br />
che nel frattempo si espande anche a<br />
ovest, verso Monza e Varese.<br />
L’unico modo per garantire accesso<br />
universale ed equo alla risorsa acqua, la<br />
sua <strong>di</strong>fesa come bene pubblico e la sua<br />
conservazione per le generazioni future,<br />
è la sottrazione della stessa alle logiche<br />
<strong>di</strong> mercato, costruendo un’azienda<br />
speciale consort<strong>il</strong>e che, in quanto ente<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto pubblico, ha come obiettivo<br />
non <strong>il</strong> profitto ma la garanzia <strong>di</strong><br />
un <strong>di</strong>ritto per tutti e la cura del bene<br />
primario e che, in quanto consorzio,<br />
consente una gestione non frammentata<br />
e tuttavia ancorata al territorio <strong>di</strong><br />
provenienza. Permettendo una partecipazione<br />
<strong>di</strong>retta dei citta<strong>di</strong>ni alle scelte<br />
fondamentali, <strong>il</strong> mantenimento dentro<br />
le comunità dei saperi tra<strong>di</strong>zionali e la<br />
possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una gestione collettiva e<br />
socialmente orientata alla conservazione<br />
della risorsa. Perché si scrive acqua,<br />
ma si legge democrazia e possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />
futuro, come ben sa l’anziano amico <strong>di</strong><br />
Piero. ●<br />
Marco Bersani fa parte <strong>di</strong> Attac Italia<br />
e del Forum italiano dei movimenti per<br />
l’acqua.<br />
25
Pubblicità Do<br />
(da B4)<br />
26 <strong>novembre</strong> 2008
nne PD<br />
QUESTOTREnTInO<br />
27
La montagna<br />
non è una palestra<br />
Riflessioni sul congresso nazionale del CAI<br />
Luigi Casanova<br />
Una gaffe incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e quella<br />
dei quoti<strong>di</strong>ani e delle televisioni<br />
trentine: nessun organo<br />
<strong>di</strong> informazione ha dato<br />
la notizia dello svolgimento del 98° congresso<br />
nazionale del CAI (Club Alpino<br />
italiano) a Predazzo, <strong>il</strong> 18 e 19 ottobre.<br />
Non ne avremmo saputo nulla, se non<br />
fosse stato per la lettera aperta inviata ai<br />
quoti<strong>di</strong>ani Trentino e Alto A<strong>di</strong>ge dall’inviato<br />
<strong>di</strong> Repubblica nella nostra Regione,<br />
lo scrittore Paolo Rumiz. Tanto più che<br />
non si trattava certo <strong>di</strong> un evento usuale:<br />
erano ben 12 anni che <strong>il</strong> CAI non teneva<br />
un vero e proprio congresso.<br />
Il luogo prescelto, una struttura m<strong>il</strong>itare<br />
- la scuola alpina della Guar<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> Finanza <strong>di</strong> Predazzo, un corpo che<br />
da quasi 250 anni opera in montagna e<br />
ha costruito rapporti <strong>di</strong> collaborazione<br />
con le popolazioni locali, anche sostenendo<br />
attivamente la formazione verso<br />
le alte quote – ha tuttavia impe<strong>di</strong>to ai<br />
citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> conoscere l’avvio <strong>di</strong> un importante<br />
processo <strong>di</strong> trasformazione<br />
interno al Club alpino, anche se gli osservatori<br />
attenti dell’ambiente culturale<br />
e sociale della montagna sanno <strong>di</strong> non<br />
potersi aspettare dal CAI tempi rapi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
evoluzione. Il CAI unisce nelle sue 487<br />
sezioni oltre 300.000 soci assomigliando,<br />
nella struttura organizzativa, più ad<br />
un’istituzione che ad una associazione.<br />
Per nulla ag<strong>il</strong>e, è infatti autoreferenziale<br />
e soffre le critiche, essendo visto come<br />
eccessivamente sb<strong>il</strong>anciato verso i vari<br />
poteri istituzionali del nostro paese. Per<br />
questo motivo ha <strong>di</strong>fficoltà nel raccogliere<br />
e offrire risposta alle esigenze, ai<br />
veri bisogni dei suoi soci.<br />
Con la conferenza <strong>di</strong> Predazzo <strong>il</strong> CAI<br />
ha scelto <strong>di</strong> mettere in <strong>di</strong>scussione questa<br />
sua struttura organizzativa, anche se<br />
con moderazione, a voce fleb<strong>il</strong>e, interrogandosi<br />
sui cambiamenti della società,<br />
del citta<strong>di</strong>no, dell’escursionista e dell’al-<br />
pinista in rapporto alla montagna:<br />
quali comportamenti favorire, quali<br />
gli obiettivi ed i valori sui quali investire.<br />
“E’ solo guardando al passato che<br />
si costruisce l’avvenire, come intervenire<br />
e preparare l’accadere anche<br />
perché, piaccia o meno, <strong>il</strong> futuro<br />
arriva comunque”, ha detto Annibale<br />
Salsa, presidente del sodalizio.<br />
Per guardare al futuro, insomma, è<br />
necessario affrontare a monte una<br />
riflessione sulla storia<br />
del CAI. Non vi<br />
è dubbio che i tempi<br />
attuali ci propongano<br />
varie situazioni <strong>di</strong><br />
crisi nella lettura della<br />
montagna: pareti<br />
franate, montagne<br />
<strong>di</strong>venute palestre <strong>di</strong><br />
esibizionismo e velocità,<br />
conflittualità, uno scenario percepito<br />
come vuoto che viene riempito<br />
anche da passaggi <strong>di</strong> effettiva volgarità.<br />
Il CAI può rovesciare questa situazione,<br />
è stato detto durante <strong>il</strong> congresso, proponendo<br />
i suoi valori ed investendo in<br />
ciò che unisce, riprendendo i miti per<br />
arrivare a vivere finalmente ciò che si<br />
desidera. Passaggi che intendono investire<br />
nelle persone, costruire e rafforzare<br />
relazioni, socialità.<br />
Le commissioni <strong>di</strong> lavoro hanno <strong>il</strong>lustrato<br />
con determinazione quali saranno<br />
i campi <strong>di</strong> attenzione: ambiente ed<br />
identità culturale della montagna, cultura,<br />
giovani. Ma anche un’organizzazione<br />
più ag<strong>il</strong>e ed attenta alla vita delle altre<br />
associazioni, in rottura con la presente<br />
burocrazia che oggi rende <strong>il</strong> gruppo<br />
<strong>di</strong>rigente praticamente inaccessib<strong>il</strong>e al<br />
socio, ai presidenti delle sezioni e spesso<br />
perfino incapace <strong>di</strong> ascoltare le decisioni<br />
delle commissioni.<br />
Nel puro st<strong>il</strong>e alpinistico è così ini-<br />
L’esempio da imitare<br />
è la SAT, la sua<br />
struttura organizzativa,<br />
<strong>il</strong> coraggio che ha<br />
spesso <strong>di</strong>mostrato<br />
ziato un cammino,<br />
avviato con convinzione<br />
e con <strong>il</strong><br />
coinvolgimento <strong>di</strong><br />
<strong>il</strong>lustri personalità<br />
che stu<strong>di</strong>ano la vita<br />
sulla montagna italiana<br />
- specialmente<br />
quella vissuta in<br />
Appennino, montagna quasi <strong>di</strong>menticata,<br />
scrigno <strong>di</strong> valori e <strong>di</strong> storia vivace,<br />
economicamente più ricca ma debole <strong>di</strong><br />
identità rispetto alle Alpi.<br />
Durante <strong>il</strong> congresso si è sottolineato<br />
come l’esempio da imitare sia l’associazionismo<br />
della SAT, la sua struttura<br />
organizzativa, <strong>il</strong> coraggio che questa<br />
associazione ha più volte <strong>di</strong>mostrato nel<br />
denunciare i limiti delle politiche dello<br />
sv<strong>il</strong>uppo, le <strong>di</strong>ffuse arroganze dei centri<br />
<strong>di</strong> potere.<br />
Contemporaneamente allo svolgersi<br />
del congresso ci lasciava Luigi Zobele,<br />
<strong>il</strong> presidente che ha portato l’innovazione<br />
nella SAT investendo nei rifugi, nel<br />
rispetto del lavoro delle commissioni,<br />
nel coinvolgimento nelle decisioni delle<br />
sottosezioni. Zobele non poteva ricevere<br />
dal CAI un dono più significativo: anche<br />
grazie ai contenuti <strong>di</strong> questo congresso<br />
nazionale ha potuto congedarsi da noi<br />
con un sorriso carico <strong>di</strong> fiducia nel futuro,<br />
oltre che d’affetto. ●<br />
28 <strong>novembre</strong> 2008
Chi vuol essere<br />
insegnante?<br />
Continua l’o<strong>di</strong>ssea degli apiranti insegnanti. Dopo la chiusura delle scuole<br />
<strong>di</strong> ab<strong>il</strong>itazione (SSIS), si prospetta <strong>il</strong> nulla. Grazie al ministro Gelmini.<br />
Mattia Maistri<br />
Una volta c’era <strong>il</strong> concorsone.<br />
Bastava stu<strong>di</strong>are, imbroccare<br />
<strong>il</strong> temino giusto, fare <strong>il</strong> br<strong>il</strong>lante<br />
all’orale e oplà, <strong>il</strong> gioco<br />
era fatto: si entrava nelle gradutorie per<br />
l’insegnamento. Che poi in cattedra, oltre<br />
a docenti vali<strong>di</strong>, finissero anche super<br />
esperti <strong>di</strong> f<strong>il</strong>ologia greca (tanto per<br />
fare un esempio) del tutto incapaci <strong>di</strong><br />
rapportarsi con una ragazzo <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci<br />
anni poco importava.<br />
La situazione, alla lunga, sollevò<br />
molte perplessità. Così nel 1990 venne<br />
ipotizzato un <strong>di</strong>verso sistema <strong>di</strong> reclutamento<br />
per gli insegnanti. La gestazione<br />
del nuovo piano durò nove anni, finché<br />
nel 1999 nacquero le SSIS (Scuole<br />
<strong>di</strong> specializzazione per l’insegnamento<br />
secondario), consistenti in un biennio<br />
teorico e pratico successivo alla laurea.<br />
Il sistema non tardò a mostrare i propri<br />
“bachi”: docenti fumosi (in cattedra<br />
perché amici degli amici), lezioni teoriche<br />
prive <strong>di</strong> spen<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità pratica, tirocini<br />
poco curati e via <strong>di</strong>cendo (si veda per<br />
una triste rassegna l’articolo sul <strong>numero</strong><br />
8 <strong>di</strong> QT del 21/4/2007 a firma <strong>di</strong> Antonello<br />
Veneri).<br />
Ma nemmeno questa fu ritenuta la<br />
strada adeguata alla formazione degli<br />
insegnanti. Nel 2007 <strong>il</strong> ministro Fioroni<br />
congelò le SSIS, vagheggiando <strong>il</strong> ritorno<br />
al caro e vecchio concorso. Ora <strong>il</strong> ministro<br />
Gelmini ha completato <strong>il</strong> lavoro,<br />
chiudendo le scuole <strong>di</strong> specializzazione.<br />
Per quale motivo? Per ragioni economiche,<br />
ovviamente. Il ministro ha sostenuto<br />
che <strong>di</strong> fronte a graduatorie ad esaurimento<br />
sarebbe assurdo ab<strong>il</strong>itare altri<br />
giovani insegnanti che non potrebbero<br />
mai lavorare. La questione, in realtà, è<br />
un po’ <strong>di</strong>versa, perchè ad oggi non esiste<br />
un concreto problema <strong>di</strong> insegnanti<br />
in esubero, specialmente al nord. Come<br />
ha <strong>di</strong>chiarato al Sole24ore la Presidente<br />
della Conferenza nazionale dei <strong>di</strong>rettori<br />
QUESTOTREnTInO<br />
delle SSIS, Rosa Maria Sperandeo, molte<br />
scuole sono costrette a chiamare supplenti<br />
che non sono ab<strong>il</strong>itati e che, ad<strong>di</strong>ritura,<br />
non hanno ancora concluso l’università<br />
(in Trentino è <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> alcune<br />
cattedre <strong>di</strong> latino e <strong>di</strong> chimica). A questo<br />
punto la scelta <strong>di</strong> bloccare ogni forma <strong>di</strong><br />
reclutamento è comprensib<strong>il</strong>e soltanto<br />
se si immagina che nel futuro saranno<br />
necessari meno insegnanti perché le cattedre<br />
<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i <strong>di</strong>minuiranno. Guarda<br />
caso, uno scenario che <strong>il</strong> ministro Gelmini<br />
non <strong>di</strong>sdegna affatto.<br />
Ed in Trentino com’è la situazione?<br />
L’autonomia concede all’assessore <strong>di</strong><br />
riferimento ampi poteri. Poteri <strong>di</strong> cui<br />
Tiziano Salvaterra (assessore all’istruzione<br />
poi <strong>di</strong>missionario) si è avvalso<br />
per trasformare le graduatorie ad esaurimento<br />
in graduatorie quadriennali.<br />
Ovvero, mentre nel resto d’Italia nel<br />
2007 si sono aperte per l’ultima volta le<br />
graduatorie, in Trentino non è accaduto<br />
e la data <strong>di</strong> apertura è stata spostata al<br />
2009. In realtà, l’agognata apertura molto<br />
probab<strong>il</strong>mente non avverrà nel 2009<br />
ma a <strong>di</strong>cembre 2008, con <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong><br />
escludere in modo definitivo gli attuali<br />
sissini che conseguiranno <strong>il</strong> titolo ab<strong>il</strong>itante<br />
solo nella primavera del 2009, cioè<br />
troppo tar<strong>di</strong>. Destino infame: laureati,<br />
ab<strong>il</strong>itati, <strong>di</strong>soccupati.<br />
Proprio quello che è accaduto a Stefania<br />
Trentin, iscritta al secondo anno<br />
alla SSIS <strong>di</strong> Bressanone. Al pari <strong>di</strong> tutti<br />
i suoi colleghi sarà vittima <strong>di</strong> un’esclusione<br />
<strong>di</strong>scriminante. Nemmeno i tentativi<br />
<strong>di</strong> contattare <strong>il</strong> <strong>di</strong>rigente Basani o <strong>il</strong><br />
presidente-assessore Dellai sono valsi a<br />
qualcosa, dato che i due si sono sempre<br />
negati a qualsiasi confronto. E che <strong>di</strong>re<br />
del <strong>di</strong>rettore della SSIS brissinese Franco<br />
Frabboni che, <strong>di</strong> fronte ai timori degli<br />
studenti, un anno fa aveva assicurato:<br />
“Siete in una botte <strong>di</strong> ferro”? Ci sarebbe<br />
da sorridere se in ballo non ci fosse la<br />
<strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> molti giovani, beffati dalla<br />
noncuranza dei propri rappresentanti<br />
istituzionali. Sui quali grava una responsab<strong>il</strong>ità<br />
pesantissima. ●<br />
la <strong>di</strong>sattenzione<br />
del ministro<br />
Esiste una situazione ancor più<br />
paradossale, se possib<strong>il</strong>e, che<br />
riguarda gli insegnanti <strong>di</strong> musica.<br />
Da un anno l’ente preposto<br />
all’ab<strong>il</strong>itazione è <strong>il</strong> Conservatorio,<br />
ma <strong>il</strong> ministro Gelmini sembra<br />
non lo sapesse. Per questo anche<br />
quest’anno <strong>il</strong> Conservatorio ha<br />
ban<strong>di</strong>to un concorso <strong>di</strong> selezione<br />
per i futuri insegnanti, che è stato<br />
però bloccato in fretta e furia dal<br />
ministro due giorni prima della sua<br />
scadenza. Tuttavia l’improvvisa furia<br />
ministeriale ha fermato la SSIS solo<br />
per i docenti <strong>di</strong> educazione musicale<br />
e non per quelli <strong>di</strong> strumento. Ai<br />
quali resta una domanda: salvi per<br />
errore?.<br />
29
dal sudtirolo<br />
Piccoli stranieri a scuola:<br />
l’esperienza sudtirolese<br />
Un modello alternativo al progetto leghista<br />
alessandra Zendron<br />
La polemica suscitata dall’istituzione<br />
<strong>di</strong> classi speciali per i bambini<br />
immigrati voluta dal governo,<br />
ha avuto un precedente a Bolzano circa<br />
un anno fa. Probab<strong>il</strong>mente in vista <strong>di</strong><br />
elezioni in cui <strong>il</strong> tema immigrazione si<br />
prevedeva avesse un forte ruolo e tutto<br />
a favore dei partiti <strong>di</strong> estrema destra,<br />
<strong>il</strong> presidente della giunta Durnwalder<br />
ha annunciato l’intenzione della giunta<br />
<strong>di</strong> istituire un “anno propedeutico” per<br />
gli scolari che non conoscono sufficientemente<br />
la lingua della scuola (vecchia<br />
abitu<strong>di</strong>ne Svp <strong>di</strong> correre <strong>di</strong>etro alle tematiche<br />
estremiste nell’<strong>il</strong>lusione <strong>di</strong> recuperare<br />
voti). Si trattava <strong>di</strong> un anno scolastico<br />
da trascorrere <strong>di</strong>visi dai bambini<br />
italiani o tedeschi. Una materia, quella<br />
della separazione in campo scolastico,<br />
che trova in Sudtirolo molti specialisti,<br />
con punte <strong>di</strong> genio come quella che prevede<br />
l’esame <strong>di</strong> tedesco per i bambini<br />
<strong>di</strong> tre anni che vogliano frequentare le<br />
scuole per l’infanzia della minoranza<br />
etnica.<br />
Ma alla proposta <strong>di</strong> Durnwalder la<br />
scuola si è ribellata. E per una volta la pedagogia<br />
ha avuto la meglio sulla politica<br />
politicante. Preso atto che la mancanza<br />
<strong>di</strong> conoscenza della lingua è un problema<br />
solo per i ragazzi più gran<strong>di</strong>, si è visto<br />
anche che per superarlo non è sufficiente<br />
affiancare dei “me<strong>di</strong>atori culturali”, stranieri<br />
formati a questo scopo. In<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>i<br />
per <strong>il</strong> primo approccio, essi sono<br />
però inadeguati a fornire le conoscenze<br />
linguistiche necessarie. E inoltre negli ultimi<br />
<strong>di</strong>eci anni <strong>il</strong> <strong>numero</strong> degli insegnanti<br />
Un anno fa anche<br />
Durnwalder ci aveva<br />
provato, ma la scuola<br />
si è ribellata. E ha vinto.<br />
d’appoggio è relativamente calato, mentre<br />
le esigenze crescevano rapidamente. A<br />
Bolzano ci sono in alcune classi elementari<br />
italiane più del 50% <strong>di</strong> bambini immigrati<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse provenienze. Si sono<br />
dunque istituiti nelle città e paesi maggiori<br />
della provincia sette “centri linguistici”.<br />
Ai centri, che verranno guidati da coor<strong>di</strong>natori<br />
esperti, sono destinati 23 docenti<br />
<strong>di</strong> lingua già impiegati nella scuola con<br />
incarichi a tempo determinato, in modo<br />
che si possa rispondere alle esigenze sia<br />
<strong>di</strong> <strong>numero</strong> che <strong>di</strong> lingua materna dei frequentanti.<br />
I centri linguistici tuttavia non sostituiscono,<br />
ma affiancano la scuola. I bambini<br />
e le bambine con conoscenze lingui-<br />
stiche insufficienti non frequentano classi<br />
<strong>di</strong>verse, ma formano le classi con tutti<br />
gli altri. Si possono però allontanare per<br />
qualche ora dalla normale attività <strong>di</strong>dattica<br />
per imparare intensivamente la lingua<br />
della scuola (italiano o tedesco). Si garantisce<br />
dunque la socializzazione all’interno<br />
della classe <strong>di</strong> appartenenza e l’appren<strong>di</strong>mento,<br />
che avviene anche attraverso<br />
l’ascolto: scolari <strong>di</strong> lingua materna <strong>di</strong>versa<br />
si sentono parte della stessa comunità. Si<br />
interviene collaborando con l’insegnante<br />
<strong>di</strong> classe, cui rimane la responsab<strong>il</strong>ità.<br />
Dal primo anno <strong>di</strong> esperienza sembra<br />
che questo sistema abbia dato frutti<br />
positivi. In fondo si è trattato <strong>di</strong> fornire<br />
appoggio al lavoro che gran parte degli<br />
insegnanti svolgevano per conto loro,<br />
cercando in modo professionale <strong>di</strong> far<br />
raggiungere ai propri scolari gli obiettivi<br />
educativi.<br />
Nel resto d’Italia esistono tante<br />
esperienze <strong>di</strong>dattiche analoghe, grazie<br />
all’intelligenza e alla passione per <strong>il</strong> proprio<br />
mestiere <strong>di</strong> tanti insegnanti e delle<br />
scuole. Peccato che invece <strong>di</strong> sostenerli<br />
nei loro sforzi e <strong>di</strong> estendere le esperienze<br />
positive, la politica preferisca usare<br />
<strong>il</strong> problema linguistico come pretesto<br />
per iniziative sbagliate - se gli obiettivi<br />
<strong>di</strong>chiarati sono l’appren<strong>di</strong>mento della<br />
lingua e l’inserimento dei nuovi arrivati<br />
– oppure francamente razziste – se<br />
l’obiettivo è <strong>di</strong> tenere lontani i bambini<br />
immigrati dagli italiani.<br />
Per quei citta<strong>di</strong>ni del Sudtirolo che<br />
non hanno mai amato la separazione,<br />
è una bella novità che si creino istituti<br />
per <strong>il</strong> miglioramento della competenza<br />
linguistica. È un esempio <strong>di</strong> come la<br />
presenza <strong>di</strong> immigrati, se intesa come<br />
sfida, possa portare a interventi positivi<br />
nella realtà dell’autonomia e del <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />
appren<strong>di</strong>mento della seconda lingua da<br />
parte dei giovani autoctoni <strong>di</strong> entrambe<br />
le lingue. ●<br />
30 <strong>novembre</strong> 2008
Haider:<br />
la lady D. della Carinzia<br />
Vita, morte e miracoli <strong>di</strong> un grande prestigiatore<br />
Gerhard Fritz<br />
E’ stato <strong>il</strong> Mossad, con una bomba.<br />
No, l’hanno fatto fuori con una<br />
droga segreta. E chi era la misteriosa<br />
seconda persona che era con lui<br />
nell’ultimo viaggio e che sarebbe sparita<br />
nel nulla? Così i soliti <strong>di</strong>etrologi su <strong>di</strong>versi<br />
siti Internet, ma stranamente le speculazioni<br />
f<strong>il</strong>trano anche nelle colonne della<br />
stampa quoti<strong>di</strong>ana.<br />
Candele e fiori ovunque, 25.000 persone<br />
al rito funebre, compatrioti piangenti.<br />
Non ci sarebbe una sola persona<br />
nella Carinzia che non si ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> una<br />
stretta <strong>di</strong> mano col grande Capitano.<br />
Non è vero, scrive una vecchia signora<br />
al giornale Die Presse: <strong>numero</strong>si artisti<br />
si sarebbero perfino rifiutati <strong>di</strong> accettare<br />
premi della Provincia per evitare quella<br />
stretta <strong>di</strong> mano. Fatto sta che a mezzanotte<br />
passata, dopo aver visitato alcuni<br />
bar, fra cui <strong>il</strong> bar più gay della capitale<br />
della Carinzia, con un tasso alcolico nel<br />
sangue triplo <strong>di</strong> quello consentito, e con<br />
178 ch<strong>il</strong>ometri all’ora in un posto dove<br />
c’era <strong>il</strong> limite a 70, è andato fuori strada<br />
ed è morto sul colpo.<br />
Le vicende delle ore prima della morte<br />
dovrebbero essere un fatto privato. Solo<br />
che, con Jörg Haider, quasi sessantenne,<br />
la persona più pubblica e mitizzata della<br />
Repubblica, niente sembra possa restare<br />
privato. Che <strong>il</strong> capo <strong>di</strong> un partito tutto<br />
patria e famiglia fosse bisessuale, lo hanno<br />
sussurato tutti, ma nessuno l’ha detto<br />
pubblicamente, nemmeno la stampa più<br />
scandalistica. Forse faceva parte del suo<br />
fascino da provocatore, da uomo un po’<br />
dannunziano, trasgressivo.<br />
Se avesse solo trasgre<strong>di</strong>to i limiti della<br />
normalità etero e borghese, sarebbe morto<br />
da santo del movimento gay. Invece ha<br />
trasgre<strong>di</strong>to quasi tutti i limiti, anche del<br />
consenso antinazista sul quale si basa<br />
la seconda repubblica. Per tutta la sua<br />
lunga carriera non ha mancato mai, pur<br />
non essendo personalmente nazista, <strong>di</strong><br />
QUESTOTREnTInO<br />
comunicare,<br />
con <strong>il</strong> detto<br />
ed <strong>il</strong> non detto,<br />
ai nazisti<br />
vecchi e nuovi,<br />
che erano i<br />
benvenuti nei<br />
partiti da lui<br />
guidati, prima<br />
i Freiheitlichen,<br />
poi<br />
<strong>il</strong> BZÖ, la<br />
cosidetta “Associazione<br />
per <strong>il</strong> futuro<br />
Haider, un<br />
fascista in veste<br />
<strong>di</strong> sessantottino,<br />
che si batteva<br />
contro la<br />
democrazia<br />
borghese per uno<br />
Stato populista<br />
e autoritario.<br />
dell’Austria”, un partito-movimento contro<br />
la partitocrazia, un movimento leaderista<br />
dove tutti gli altri esponenti non<br />
erano che comparse. E prima ancora che<br />
<strong>il</strong> leader fosse sepolto, è esplosa una lotta<br />
senza quartiere per la successione.<br />
Chi – o cosa – era Jörg Haider? Per lo<br />
scrittore Robert Menasse, era un autentico<br />
fascista, sul modello degli austrofascisti<br />
<strong>di</strong> Dollfuss. “In Austria, non è <strong>il</strong> me<strong>di</strong>co<br />
che stab<strong>il</strong>isce che uno è morto; sono<br />
i me<strong>di</strong>a. La morte è certa quando tout<br />
le monde, nei giornali e nella TV, anche<br />
i nemici <strong>di</strong> prima, non parlano che bene<br />
<strong>di</strong> una persona” - ironizzava sulla Presse.<br />
Per concludere che Haider, nato nel<br />
1950, era un fascista in veste <strong>di</strong> sessantottino.<br />
Uno che si batteva<br />
contro la democrazia “borghese”,<br />
per una terza repubblica<br />
nazional-populista,<br />
autoritaria, ma con tutta la<br />
fantasia iconoclasta e tutto<br />
<strong>il</strong> gusto per l’eterodossia tipici<br />
della rivolta del ’68.<br />
Per Günther Traxler, dello<br />
Standard, Haider invece<br />
non era che un simbolo,<br />
<strong>di</strong>venuto tale per l’incapacità<br />
della classe politica <strong>di</strong><br />
da innsbruck<br />
sbrigarsela con un politicante che<br />
ut<strong>il</strong>izzava qualunque mezzo, dalla<br />
xenofobia alla sottovalutazione dei<br />
crimini nazisti, al d<strong>il</strong>eggio dello stato<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e dei giu<strong>di</strong>ci costituzionali,<br />
pur <strong>di</strong> raccogliere voti nel suo<br />
grande contenitore della protesta<br />
qualunquista. E’ così arrivato al<br />
27% , ma come partito <strong>di</strong> governo,<br />
<strong>il</strong> suo movimento ha fatto plof. Con<br />
la rie<strong>di</strong>zione della “grande coalizione”<br />
fra popolari e socialdemocratici,<br />
la destra è cresciuta <strong>di</strong> nuovo. E<br />
in futuro, con la rie<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa<br />
– ri<strong>di</strong>mensionata – coalizione,<br />
continuerà a crescere, sebbene gli ere<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> Haider non abbiano la sua statura.<br />
Demonizzare Haider è stato <strong>il</strong> grande<br />
errore <strong>di</strong> una sinistra “per bene”, moralista.<br />
Non era certo Belzebù: era un attore<br />
senza scrupoli, uno che con debiti enormi<br />
ha rovinato – fiscalmente – la sua<br />
Provincia pur <strong>di</strong> creare una percezione<br />
<strong>di</strong> benessere. Era un grande prestigiatore.<br />
De mortuis n<strong>il</strong> nisi bene? Manco per<br />
sogno. Al sottoscritto viene in mente<br />
una canzone <strong>di</strong> Bob Dylan, “Masters of<br />
War”: “I’ll walk over your grave to make<br />
sure you are dead”.<br />
Requiescat in pace. E ci lasci in pace,<br />
senza tormentare le memorie, sia private<br />
che collettive. ●<br />
31
isiko<br />
Il mercato<br />
non è più una virtù<br />
Dalla crisi alla fine<br />
dell’egemonia economica dell’occidente<br />
Carlo Saccone<br />
Che sta succedendo? In queste<br />
settimane si è parlato <strong>di</strong> un nuovo<br />
’29, <strong>di</strong> fine del capitalismo<br />
finanziario (ricordate <strong>il</strong> coro osannate<br />
al mercato, particolarmente nutrito<br />
nella sinistra post-comunista, o l’inno<br />
<strong>di</strong> Tremonti alla “finanza creativa”?); si<br />
è <strong>di</strong>scusso <strong>di</strong> ritorno a Keynes, persino<br />
<strong>di</strong> rispolvero delle teorie del buon vecchio<br />
Marx, o della necessità <strong>di</strong> più stato<br />
e meno mercato: sembra la caduta degli<br />
dei, quelli <strong>di</strong> chi ci ha governato e assordato<br />
con <strong>il</strong> pensiero unico del Libero<br />
Mercato… Basta, ora, parafrasando una<br />
celebra frase <strong>di</strong> don M<strong>il</strong>ani, si potrebbe<br />
<strong>di</strong>re: “Il mercato non è più una virtù”.<br />
Quando <strong>il</strong> fumo delle macerie del<br />
Grande Crollo <strong>di</strong> questo autunno 2008<br />
si sarà <strong>di</strong>radato, in realtà <strong>il</strong> capitalismo<br />
sarà ancora lì, ma ci troveremo <strong>di</strong> fronte a<br />
una realtà nuova <strong>di</strong> cui solo oscuramente<br />
si aveva finora un qualche sentore: la<br />
fine dell’egemonia economica dell’Occidente.<br />
Quarant’anni fa Europa, America<br />
del Nord e Giappone – <strong>il</strong> Primo Mondo<br />
- mettevano ancora insieme l’80 % della<br />
ricchezza e del commercio mon<strong>di</strong>ale;<br />
ieri, ossia alla vig<strong>il</strong>ia del Grande Crollo,<br />
l’Asia (Paesi petroliferi arabi, Cina, In<strong>di</strong>a,<br />
Tigri del Sud-Est asiatico, ossia la parte<br />
più <strong>di</strong>namica dell’ ex-Terzo Mondo) più<br />
la Russia, pareggiava la ricchezza del<br />
Primo Mondo. Nel day after ci accorgeremo<br />
che l’Asia sarà ripartita alla grande<br />
(oggi sta solo rallentando), mentre noi<br />
europei e americani –ossia l’Occidente<br />
ricco che ha dominato <strong>il</strong> mondo dal<br />
‘500 a oggi- staremo ancora a leccarci<br />
le ferite. Intanto perderemo velocemente<br />
quote percentuali <strong>di</strong> ricchezza reale<br />
(quella gonfiata della finanza è già scoppiata)<br />
e <strong>di</strong> commercio internazionale a<br />
favore dell’Asia; vivremo un aumento<br />
vertiginoso dell’insicurezza sociale (<strong>di</strong>soccupazione,<br />
lavoro precario come regola<br />
generalizzata, pensioni sempre più<br />
magre e a rischio). La paura<br />
del futuro, la percezione <strong>di</strong><br />
caduta sociale <strong>di</strong> interi strati<br />
sociali appartenenti all’ormai<br />
ex-classe me<strong>di</strong>a, che già in<br />
questi anni ha visto crollare la<br />
sua capacità <strong>di</strong> consumo, probab<strong>il</strong>mente<br />
acuirà le tensioni e<br />
i conflitti sociali. Si ricorderà<br />
che <strong>il</strong> brusco depauperamento<br />
della classe me<strong>di</strong>a fu un fattore<br />
decisivo nella gestazione<br />
del nazionalsocialismo e del<br />
fascismo. La storia forse non<br />
si ripete, però… Una recente<br />
proiezione statistica, stimava<br />
che nel 2050 la classifica dei<br />
più ricchi Paesi del mondo<br />
avrebbe visto la Cina al primo<br />
posto, l’In<strong>di</strong>a al terzo, gli USA<br />
solo al secondo; che avremo<br />
al più un paio <strong>di</strong> Paesi europei<br />
tra i primi <strong>di</strong>eci (uno, sicuro,<br />
è la Russia); e arrivava a pronosticare<br />
che stati che oggi si stanno sv<strong>il</strong>uppando<br />
a ritmo velocissimo come Turchia e<br />
Nigeria supereranno in ricchezza prodotta<br />
l’Italia e la Francia! Tutto questo<br />
stravolgimento veniva ipotizzato prima<br />
del Grande Crollo, ossia nell’ipotesi che<br />
<strong>il</strong> Primo Mondo continuasse a sv<strong>il</strong>upparsi<br />
a ritmi del 2-3 % annuo (contro le<br />
percentuali a due cifre <strong>di</strong> Cina e In<strong>di</strong>a);<br />
ora quel 2-3% appare sogno anche al più<br />
ottimista degli economisti.<br />
Com’è potuto avvenire, quasi senza<br />
che ce ne accorgessimo, questo colossale<br />
trasferimento <strong>di</strong> ricchezza? Tre fattori, ci<br />
spiegano gli economisti, sono stati decisivi:<br />
l’apertura del commercio mon<strong>di</strong>ale,<br />
attraverso i vari accor<strong>di</strong> GATT <strong>di</strong> abbattimento<br />
delle tariffe doganali su scala<br />
mon<strong>di</strong>ale, che hanno aperto i nostri<br />
mercati ai prodotti <strong>di</strong> Cina, In<strong>di</strong>a, Corea,<br />
Taiwan, ecc.; <strong>il</strong> trasferimento massiccio<br />
2050:<br />
prima la Cina,<br />
secon<strong>di</strong> gli USA,<br />
terza l’In<strong>di</strong>a.<br />
E l’Europa?<br />
<strong>di</strong> tecnologie verso i<br />
Paesi a manodopera<br />
a basso costo (si pensi<br />
alle innumerevoli<br />
f<strong>il</strong>iali <strong>di</strong> multinazionali<br />
europee e americane,<br />
cresciute come<br />
funghi per l’Asia); la<br />
grande vitalità economica<br />
<strong>di</strong> Paesi in cui “c’è ancora da fare<br />
tutto” (ossia dare un’auto, un frigorifero,<br />
un telefonino a m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />
appena approdati a soglie <strong>di</strong> benessere<br />
accettab<strong>il</strong>e) in con<strong>di</strong>zioni in cui non<br />
esistono gravosi vincoli normativi (leggi<br />
ecologiche) e sociali (sindacati forti)<br />
che ostacolino la “libera impresa”. Per i<br />
primi due punti, potremmo <strong>di</strong>re, <strong>il</strong> Primo<br />
Mondo s’è gettato la zappa sui pie<strong>di</strong>.<br />
L’apertura dei mercati e <strong>il</strong> trasferimento<br />
<strong>di</strong> tecnologie con la delocalizzazione delle<br />
imprese, decisi dalle multinazionali in<br />
un’ottica <strong>di</strong> profitto privato, hanno in pochi<br />
decenni allevato e fatto crescere sani<br />
e forti i concorrenti che oggi ci troviamo<br />
<strong>di</strong> fronte: prima le Tigri del Sud-Est asiatico<br />
(anni ‘80-‘90), poi In<strong>di</strong>a e Cina. Insomma<br />
la globalizzazione dell’economia<br />
in un’ottica privatistica e regolata solo dal<br />
Dio Mercato ci ha alla fine impoveriti.<br />
Ma, in buona parte, ce la siamo andati<br />
a cercare. ●<br />
32 <strong>novembre</strong> 2008
Le ambiguità<br />
dell’integrazione<br />
Le classi-ghetto salveranno gli immigrati?<br />
Mattia Pelli<br />
Camion container nel deserto del Sahara.<br />
Dal f<strong>il</strong>m <strong>di</strong> Andrea Segre “Come un uomo sulla terra”.<br />
Prendete la parola “integrazione”,<br />
ut<strong>il</strong>izzata in questo periodo come<br />
una clava nei confronti degli immigrati,<br />
colpevoli <strong>di</strong> “rifiutare l’integrazione”<br />
e <strong>di</strong> non essere tanto beneducati<br />
da <strong>di</strong>mostrare reverenza nei confronti<br />
“delle nostre leggi”, “delle nostre tra<strong>di</strong>zioni”,<br />
“dei nostri usi e costumi”.<br />
Sempre <strong>di</strong> più essa rivela una faccia<br />
non troppo nascosta, un’inquietante assonanza<br />
– nelle pratiche politiche che le<br />
vengono associate – con la parola “internamento”.<br />
Fikirte è etiope e, come tanti emigranti<br />
partiti dal Corno d’Africa, per<br />
arrivare clandestinamente in Italia è<br />
passata dalla Libia. Catturata a Tripoli<br />
dalla polizia insieme ad altri è stata<br />
portata – chiusa in un container per<br />
tre giorni – nel centro <strong>di</strong> detenzione <strong>di</strong><br />
Kufrah. Lì, dopo essere rimasta <strong>di</strong>versi<br />
giorni segregata in con<strong>di</strong>zioni intollerab<strong>il</strong>i,<br />
è stata venduta dai poliziotti libici<br />
per circa 15 euro ad un interme<strong>di</strong>ario,<br />
che poi le ha chiesto 400 dollari per liberarla<br />
e permetterle <strong>di</strong> continuare <strong>il</strong> suo<br />
viaggio verso <strong>il</strong> me<strong>di</strong>terraneo. A Kufrah,<br />
secondo quanto affermato dalla Commissione<br />
europea, si troverebbe uno dei<br />
tre “centri <strong>di</strong> trattenimento” per stranieri<br />
che l’Italia avrebbe finanziato in Libia.<br />
Il governo italiano ha smentito, mentre<br />
lo scorso 30 agosto, <strong>il</strong> premier Berlusco-<br />
QUESTOTREnTInO<br />
ni ha siglato un accordo con Tripoli che<br />
permetterà <strong>di</strong> avere “più petrolio e meno<br />
clandestini”.<br />
La storia <strong>di</strong> Fikirte e <strong>di</strong> altri emigranti<br />
nell’inferno <strong>di</strong> Kufrah viene raccontata<br />
nel nuovo documentario <strong>di</strong> Andrea Segre<br />
“Come un uomo sulla terra”, mentre<br />
la parallela o<strong>di</strong>ssea dei <strong>di</strong>sperati che cercano<br />
<strong>di</strong> raggiungere l’Europa attraverso<br />
le enclaves spagnole <strong>di</strong> Ceuta e Mel<strong>il</strong>la<br />
è narrata dalla china dell’italiano Lorenzo<br />
Mattotti in “Un femme sur la route”,<br />
pubblicato in “Paroles sans papiers”, raccolta<br />
francese <strong>di</strong> storie a fumetti de<strong>di</strong>cate<br />
all’immigrazione.<br />
Secondo “Fortress Euro-<br />
pe” (rassegna stampa che dal<br />
1988 ad oggi fa memoria delle<br />
vittime della frontiera) sono<br />
stati 3.118 gli emigranti morti<br />
nel tentare la traversata del<br />
Canale <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia; 4.339 cercando<br />
<strong>di</strong> raggiungere Spagna<br />
e Canarie. Eppure qualcuno,<br />
nonostante un viaggio infernale,<br />
ce la fa a raggiungere<br />
le agognate sponde italiane.<br />
Solo per trovarsi, ancora una<br />
volta, imprigionato in quei buchi neri<br />
del <strong>di</strong>ritto che sono i Cpt (a proposito,<br />
<strong>il</strong> governo prevede <strong>di</strong> aprirne uno nel<br />
Nordest), grazie ad una criminalizzazione<br />
dell’immigrazione che, secondo <strong>il</strong><br />
f<strong>il</strong>osofo del <strong>di</strong>ritto Luigi Ferrajoli, porta<br />
ad una “carcerazione <strong>di</strong> massa della<br />
povertà, generata da una degenerazione<br />
classista della giustizia penale”.<br />
E nonostante le sofferenze vissute dal<br />
nostro emigrante durante <strong>il</strong> suo viaggio<br />
impostogli dallo sv<strong>il</strong>uppo ineguale <strong>di</strong> un<br />
mondo <strong>di</strong>viso tra ricchi e poveri, noi, che<br />
<strong>di</strong> questo drenaggio <strong>di</strong> risorse da Sud a<br />
Nord in parte usufruiamo, preten<strong>di</strong>amo<br />
che egli faccia mostra <strong>di</strong> comportamenti<br />
urbani, che sappia a memoria “La cavallina<br />
storna” e <strong>di</strong>ca “buongiorno” e<br />
<strong>il</strong> colore degli altri<br />
“buonasera”. Che faccia almeno, prima<br />
<strong>di</strong> inoltrarsi a pie<strong>di</strong> nel deserto libico, un<br />
corso <strong>di</strong> italiano.<br />
Insomma, preten<strong>di</strong>amo che “si integri”,<br />
come se questo fosse un compito<br />
che spetta soltanto a lui, un obbligo e<br />
non una scelta con<strong>di</strong>visa e costruita insieme<br />
nel tempo. E magari gli chie<strong>di</strong>amo<br />
anche <strong>di</strong> mostrare un po’ <strong>di</strong> entusiasmo<br />
per la “nostra cultura” e le “nostre leggi”<br />
– i varietà <strong>di</strong> prima serata, <strong>il</strong> lodo Alfano,<br />
la Cirielli – sotto minaccia <strong>di</strong> togliergli<br />
qualche punto e rimandarlo in<strong>di</strong>etro.<br />
Se poi, dopo aver ottenuto <strong>il</strong> tanto desiderato<br />
permesso <strong>di</strong> soggiorno, <strong>il</strong> nostro<br />
coraggioso immigrato<br />
Preten<strong>di</strong>amo<br />
che si integrino,<br />
come se<br />
questo compito<br />
spettasse<br />
solo a loro.<br />
riuscirà a mandare i figli<br />
a scuola, ecco che questi<br />
dovranno subire l’um<strong>il</strong>iazione<br />
<strong>di</strong> un esame <strong>di</strong><br />
italiano e, se giu<strong>di</strong>cati<br />
incompetenti nella lingua<br />
<strong>di</strong> Dante, internati<br />
in classi ghetto.<br />
Intanto noi, grazie al<br />
federalismo, e i nostri figli,<br />
grazie alla regionalizzazione<br />
dei concorsi per<br />
i docenti prevista insieme alle classi separate,<br />
finiremo rinchiusi in tante piccole<br />
patrie: <strong>il</strong> Piemonte, <strong>il</strong> Veneto, la Lombar<strong>di</strong>a,<br />
che si <strong>di</strong>sputeranno <strong>il</strong> primato della<br />
purezza etnica. “La politica <strong>di</strong> estrema destra<br />
è ossessionata dal fantasma paranoide<br />
<strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> complotto costante contro<br />
l’identità (la purezza) della comunità”,<br />
scrive Alain Bihr, sociologo francese, nel<br />
suo libro “L’actualité d’un archaïsme”.<br />
Così c’è caso che, oltre che pagarci le<br />
pensioni, gli immigrati alla fine saranno<br />
gli unici a parlare correttamente in italiano,<br />
salvati dalle classi ghetto, mentre i<br />
nostri figli avranno appreso ad esprimersi<br />
soltanto in <strong>di</strong>aletto. ●<br />
mattia.pelli@questotrentino.it<br />
33
promemoria<br />
Un rappresentante<br />
dell’Italia migliore<br />
La vita in minoranza <strong>di</strong> Vittorio Foa<br />
renato ballar<strong>di</strong>ni<br />
Le idee camminano con le gambe<br />
degli uomini. Questa massima<br />
popolare è la sintesi perfetta <strong>di</strong><br />
un’antica saggezza che contempera<br />
idealismo e realismo. Ci ricorda che<br />
l’astratto idealismo è ster<strong>il</strong>e <strong>di</strong> risultati<br />
e che <strong>il</strong> gretto realismo è privo <strong>di</strong> orizzonti.<br />
Le buone idee devono misurarsi<br />
con la concreta realtà in cui vengono<br />
calate. Senza questa sublime fusione<br />
non vi è speranza.<br />
Credo sia <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e trovare, nell’epoca<br />
moderna, una biografia che abbia<br />
interpretato questo eccelso modello<br />
con una continuità così ostinata come<br />
quella <strong>di</strong> Vittorio Foa. Un’esistenza<br />
protrattasi per quasi un secolo, senza<br />
mai una sbandata, senza un’ombra,<br />
costantemente curiosa del mondo che<br />
la circondava, puntigliosamente impegnata<br />
a capirlo, tesa a migliorarlo secondo<br />
principi <strong>di</strong> civ<strong>il</strong>tà.<br />
Ebreo ed antifascista si forma alla<br />
scuola <strong>di</strong> Carlo Rosselli ed Em<strong>il</strong>io Lussu<br />
e a 25 anni finisce a Regina Coeli<br />
ed in altre carceri m<strong>il</strong>itari. Ne esce nel<br />
1943. Vi incontra altri protagonisti <strong>di</strong><br />
quello straor<strong>di</strong>nario f<strong>il</strong>one culturale<br />
liberal-socialista che fu Giustizia e Libertà.<br />
Fraternizza con Ernesto Rossi,<br />
Massimo M<strong>il</strong>a e Riccardo Bauer e con<br />
essi, dopo la liberazione, fonda <strong>il</strong> Partito<br />
d’Azione. Partecipa alla Costituente<br />
e quando, nel 1947 <strong>il</strong> Partito d’Azione<br />
si scioglie, entra nel Partito Socialista<br />
che lo farà eleggere deputato per tre<br />
legislature.<br />
E’ a questo periodo che risale un<br />
mio ricordo personale. L’occasione fu<br />
un congresso del Partito.<br />
Vi si <strong>di</strong>battevano questioni molto<br />
<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i ed importanti. Era tramontata<br />
l’esperienza dell’alleanza antifascista,<br />
la sinistra era tutta fuori dal governo,<br />
ed era in <strong>di</strong>scussione <strong>il</strong> rapporto con<br />
<strong>il</strong> PCI ed <strong>il</strong> problema dell’autonomia<br />
socialista intrecciato con l’esigenza<br />
dell’unità a sinistra. Rimasi colpito ed<br />
impressionato da tre oratori <strong>di</strong> quel<br />
congresso: Fernando Santi, riformista<br />
padano, portavoce <strong>di</strong> un popolo<br />
già maturo, capace <strong>di</strong> organizzare una<br />
società <strong>di</strong> eguali; Riccardo Lombar<strong>di</strong>,<br />
siculo-m<strong>il</strong>anese, <strong>il</strong> cervello che seppe<br />
immaginare la profezia <strong>di</strong> un’utopia<br />
realistica; e Vittorio Foa, piemontese<br />
che con <strong>il</strong> tormento del dubbio critico,<br />
in<strong>di</strong>cò la via <strong>di</strong> una rivoluzione culturale<br />
per assecondare le trasformazioni<br />
<strong>di</strong> una società che, sotto l’impulso <strong>di</strong><br />
un eccezionale <strong>di</strong>namismo economico,<br />
pullulava <strong>di</strong> una problematica tutta<br />
nuova.<br />
Lo ricordo, nella unica legislatura<br />
in cui entrambi fummo a Montecitorio,<br />
come un uomo dolce, pronto ad<br />
ascoltare, riflessivo e con reazioni vigorose<br />
ma controllate, mai <strong>di</strong>sposto a<br />
considerare una conclusione come definitiva.<br />
Poi passò al sindacato, la CGIL, i<br />
metalmeccanici. Dovette cedere ad<br />
una imperiosa vocazione <strong>di</strong> verificare<br />
in mezzo al conflitto sociale <strong>il</strong> tormento<br />
della sua ricerca. Il suo intelletto<br />
fervido sentiva l’impellente bisogno <strong>di</strong><br />
misurarsi dall’interno delle contrad<strong>di</strong>zioni<br />
dei rapporti umani, in una continua<br />
ricerca delle migliori soluzioni<br />
pratiche compatib<strong>il</strong>i con le circostanze<br />
del momento, in un ritmo incessante<br />
<strong>di</strong> successive scadenze.<br />
Alieno da ogni schematismo, non<br />
fu mai comunista, ma con i comunisti,<br />
che rappresentavano una realtà molto<br />
significativa, collaborò. Fu azionista e<br />
fu socialista, ma soprattutto fu se stesso.<br />
Disdegnava ogni <strong>di</strong>sciplina che non<br />
fosse quella della sua coscienza. Restò<br />
sempre, fino all’ultimo giorno della sua<br />
vita, una voce autorevole della sinistra,<br />
intesa come movimento culturale e sociale<br />
proteso verso una società <strong>di</strong> liberi<br />
ed eguali.<br />
Resta un in<strong>di</strong>menticab<strong>il</strong>e ed esemplare<br />
rappresentante dell’Italia migliore.<br />
Un’Italia che esiste ma che purtroppo<br />
solo in rare occasioni storiche<br />
è stata maggioritaria. Il destino <strong>di</strong><br />
Vittorio Foa lo conferma. Durante <strong>il</strong><br />
fascismo fu parte della minoranza che<br />
resistette. M<strong>il</strong>itò nel Partito d’Azione<br />
che era una formazione ad<strong>di</strong>rittura<br />
elitaria. Anche nel Partito Socialista<br />
fu sempre schierato con le correnti<br />
<strong>di</strong> opposizione interna. E negli ultimi<br />
anni della sua lunga vita si è ritrovato<br />
ancora una volta in minoranza, antagonista<br />
<strong>di</strong> questa destra che ci governa.<br />
Però non ha mai smesso <strong>di</strong> credere in<br />
un futuro migliore e <strong>di</strong> agire per <strong>il</strong> suo<br />
avverarsi. ●<br />
34 <strong>novembre</strong> 2008
QUESTOTREnTInO<br />
PUbblICITa’<br />
DEllaI<br />
ve<strong>di</strong> ultimo<br />
<strong>numero</strong> pag. 29<br />
35
lettere e interventi<br />
Il TAR e la Provincia<br />
La vittoria ha molte madri.<br />
Oggi, all’indomani dello scandaletto<br />
locale sui colloqui tra l’ex<br />
assessore Grisenti e un giu<strong>di</strong>ce<br />
del locale tribunale amministrativo,<br />
tutti si stracciano le vesti<br />
e gridano <strong>il</strong> fati<strong>di</strong>co ”io l’avevo<br />
detto!”. Ora.<br />
Ma solo una settimana fa Lorenzo<br />
Dellai si in<strong>di</strong>gnava, sulla<br />
stampa locale, contro chi volesse<br />
mettere in dubbio la terzietà<br />
dell’organo giu<strong>di</strong>cante che aveva<br />
riammesso l’UDC, sua alleata,<br />
alla competizione elettorale,<br />
dopo la clamorosa esclusione <strong>di</strong><br />
qualche giorno prima.<br />
E un anno fa <strong>il</strong> meritorio convegno<br />
sul tema della controversa<br />
nomina dei giu<strong>di</strong>ci del TAR<br />
trentino, organizzato dalla rivista<br />
QT, era stato <strong>di</strong>sertato dai<br />
politici locali che oggi balzano<br />
alla ribalta. Nessun docente<br />
della locale facoltà <strong>di</strong> giurisprudenza<br />
era intervenuto. L’unica<br />
voce critica venne dall’Italia<br />
dei Valori, invitata all’epoca da<br />
Lorenzo Dellai ad occuparsi <strong>di</strong><br />
cose più serie...<br />
Ho stu<strong>di</strong>ato a lungo <strong>il</strong> tema e<br />
posso <strong>di</strong>re che non servirà cambiare<br />
i parametri <strong>di</strong> nomina. Bisogna<br />
eliminare la nomina. E lo<br />
si può fare con fac<strong>il</strong>ità e imme<strong>di</strong>atezza.<br />
Non occorre cambiare<br />
lo Statuto, non si lede affatto<br />
l’autonomia, non è un atto sacr<strong>il</strong>ego.<br />
Basta volerlo davvero e<br />
non subor<strong>di</strong>nare l’interesse dei<br />
citta<strong>di</strong>ni vessati a quello della<br />
propria convenienza personale.<br />
GIovaNNa GIUGNI<br />
Inceneritore:<br />
la Provincia si riprende<br />
le competenze<br />
Il Comune <strong>di</strong> Trento ha inviato<br />
alla Commissione Europea la<br />
pre-informazione dell’appalto<br />
dell’inceneritore, previsto per<br />
una potenzialità <strong>di</strong> 103.000 tonnellate<br />
annue. Tale decisione è<br />
irrazionale, in quanto <strong>il</strong> <strong>di</strong>mensionamento<br />
è stato determinato<br />
nel 2006 con l’approvazione del<br />
3° aggiornamento del Piano<br />
provinciale <strong>di</strong> smaltimento dei<br />
rifiuti, e non tiene quin<strong>di</strong> conto<br />
dei risultati raggiunti negli<br />
ultimi anni, dove vi è stata la<br />
volontà <strong>di</strong> ridurre e <strong>di</strong>fferenziare.<br />
In molte realtà si è superato<br />
<strong>di</strong> molto <strong>il</strong> traguardo fissato del<br />
65% <strong>di</strong> raccolta ed è contemporaneamente<br />
<strong>di</strong>minuita in maniera<br />
consistente la produzione<br />
<strong>di</strong> rifiuti.<br />
Inoltre, pochi sanno che dal 1°<br />
gennaio 2009 la Giunta provinciale<br />
toglierà ai Comuni le competenze<br />
sulla realizzazione e<br />
gestione dell’inceneritore, finora<br />
“transitoriamente” affidate al<br />
Comune <strong>di</strong> Trento. Lo prevede<br />
<strong>il</strong> comma 5 dell’art. 72 del Testo<br />
unico delle leggi provinciali in<br />
materia <strong>di</strong> tutela dell’ambiente<br />
dagli inquinanti, approvato nel<br />
1987 ma più volte mo<strong>di</strong>ficato<br />
dal Consiglio Provinciale, su<br />
richiesta <strong>di</strong> Grisenti, G<strong>il</strong>mozzi<br />
e Dellai.<br />
Il comma stab<strong>il</strong>isce infatti che<br />
“la Giunta provinciale provvede<br />
in via sostitutiva” ad assicurare<br />
la “tempestività nella progettazione<br />
e realizzazione degli im-<br />
pianti previsti”, anche “nel caso<br />
in cui la convenzione prevista dal<br />
comma 2 non sia conclusa entro<br />
<strong>il</strong> 31 <strong>di</strong>cembre 2008”.<br />
La convenzione tra i 223 Comuni,<br />
strumento necessario per<br />
poter provvedere alle fasi del<br />
servizio <strong>di</strong> gestione dei rifiuti<br />
urbani inerenti <strong>il</strong> trattamento<br />
e lo smaltimento, “ivi comprese<br />
la realizzazione e la gestione<br />
degli impianti necessari” (art.<br />
72, comma 1), non è mai stata<br />
scritta, né <strong>di</strong>scussa ed approvata<br />
dai Consigli Comunali del Trentino.<br />
Già <strong>il</strong> 16 agosto 2006, in occasione<br />
dell’incontro con alcuni<br />
membri della Giunta (Dellai,<br />
G<strong>il</strong>mozzi e Grisenti), le associazione<br />
ambientaliste chiesero<br />
spiegazioni sulla mancata stesura<br />
e approvazione della convenzione.<br />
Ci fu risposto che presto<br />
sarebbe stato pre<strong>di</strong>sposto <strong>il</strong> testo<br />
da sottoporre alle amministrazioni<br />
comunali. Ma dopo 26<br />
mesi della convenzione non c’è<br />
alcuna traccia.<br />
Ma perché è tanto importante<br />
la convenzione? L’intesa tra<br />
i Comuni deve in<strong>di</strong>viduare “<strong>il</strong><br />
comune capof<strong>il</strong>a, l’assetto proprietario<br />
relativo ai predetti impianti”,<br />
definire le “modalità <strong>di</strong><br />
determinazione della quota <strong>di</strong><br />
tariffa relativa allo smaltimento<br />
con recupero energetico, assicurando<br />
comunque la copertura<br />
dei costi <strong>di</strong> esercizio ivi compresi<br />
gli oneri <strong>di</strong> ammortamento”, ma<br />
anche stab<strong>il</strong>ire le modalità <strong>di</strong><br />
smaltimento delle scorie prodotte<br />
dall’impianto “in misura<br />
proporzionale ai rifiuti urbani<br />
prodotti sul proprio territorio al<br />
netto delle raccolte <strong>di</strong>fferenziate”.<br />
L’assenza della convenzione<br />
lascia irrisolte, dunque, alcune<br />
fondamentali problematiche le-<br />
gate alla fase finale dello smaltimento<br />
dei rifiuti.<br />
La normativa vigente prevede<br />
che “fino alla stipulazione della<br />
convenzione…alle attività <strong>di</strong><br />
costruzione e <strong>di</strong> gestione dell’impianto…<br />
la cui localizzazione è<br />
prevista nel territorio del comune<br />
<strong>di</strong> Trento, provvede transitoriamente<br />
<strong>il</strong> medesimo comune<br />
con le modalità <strong>di</strong>sciplinate dalla<br />
vigente normativa in materia <strong>di</strong><br />
servizi pubblici locali ovvero <strong>di</strong><br />
lavori pubblici, ivi compreso <strong>il</strong> sistema<br />
della finanza <strong>di</strong> progetto”.<br />
Se entro <strong>il</strong> 31 <strong>di</strong>cembre 2008 non<br />
sarà firmata la Convenzione –<br />
ed è evidente che non ci sono i<br />
tempi per la stesura della bozza,<br />
<strong>il</strong> confronto coi citta<strong>di</strong>ni, l’esame<br />
da parte dei Consigli Comunali<br />
e del Consiglio delle Autonomie<br />
– tutte le competenze in materia<br />
torneranno nelle mani degli<br />
Amministratori provinciali.<br />
Ma perché non è stata ancora<br />
stipulata l’intesa tra i Comuni?<br />
Pre<strong>di</strong>sporre questo documento<br />
voleva <strong>di</strong>re riaprire <strong>il</strong> confronto<br />
con le amministrazioni comunali,<br />
anche con quelle contrarie<br />
all’inceneritore, anche con quelle<br />
che hanno raggiunto quote<br />
straor<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziata. E<br />
ciò voleva <strong>di</strong>re rimettere in <strong>di</strong>scussione<br />
la necessità, la sostenib<strong>il</strong>ità<br />
economica, ambientale<br />
e sanitaria <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong><br />
incenerimento e sconfessare le<br />
politiche provinciali dei rifiuti.<br />
Conveniva avere un unico e fedele<br />
interlocutore, <strong>il</strong> Comune <strong>di</strong><br />
Trento, in modo da non incontrare<br />
ostacoli prima dell’appalto<br />
dell’inceneritore. Partiti i lavori,<br />
anche i comuni riottosi dovranno<br />
adeguarsi alle scelte compiute<br />
dal capoluogo e dalla Giunta<br />
provinciale.<br />
E pensare che <strong>il</strong> Consiglio delle<br />
36 <strong>novembre</strong> 2008
Autonomie aveva auspicato “<strong>il</strong><br />
coinvolgimento costante e <strong>di</strong>retto<br />
degli Enti locali al processo <strong>di</strong><br />
realizzazione e gestione dell’inceneritore”!<br />
Paolo MaYr E SalvaTorE<br />
FErrarI, PrESIDENTE E<br />
vICEPrESIDENTE DI ITalIa NoSTra<br />
andreas Hofer:<br />
perché antisemita?<br />
Gent<strong>il</strong>e Alessandra Zendron,<br />
leggo sempre con interesse i<br />
suoi pezzi su QT; nell’ultimo<br />
<strong>numero</strong> lei parla <strong>di</strong> “Andreas<br />
Hofer, reazionario antisemita”.<br />
Poiché <strong>il</strong> termine antisemitismo<br />
m’interessa molto, le chiedo: ci<br />
sono motivi particolari, fatti<br />
concreti, per <strong>di</strong>re che Hofer fu<br />
un antisemita, oppure lei si riferisce<br />
al solito “o<strong>di</strong>o antico” della<br />
cristianità, anche tirolese, per<br />
gli ebrei? All’antigiudaismo in<br />
generale?<br />
GIorGIo JEllICI<br />
* * *<br />
Insieme a Christoph von Hartungen<br />
sto preparando un dossier<br />
<strong>di</strong> “StoriaE”, la rivista del Laboratorio<br />
<strong>di</strong> Storia della Sovrintendenza<br />
scolastica, de<strong>di</strong>cato proprio<br />
ad Andreas Hofer. Se ha un<br />
po’ <strong>di</strong> pazienza troverà là tutte le<br />
spiegazioni e la documentazione<br />
(pubblichiamo anche un po’ <strong>di</strong><br />
documenti ine<strong>di</strong>ti) necessaria a<br />
confermare <strong>il</strong> mio giu<strong>di</strong>zio sintetico.<br />
Posso solo <strong>di</strong>re che soprattutto<br />
gli stu<strong>di</strong> più recenti confermano<br />
<strong>il</strong> suo comportamento<br />
duro verso gli ebrei <strong>di</strong> Innsbruck,<br />
nel breve periodo in cui fu governatore<br />
del Tirolo. Per <strong>il</strong> resto,<br />
soprattutto la rie<strong>di</strong>zione critica<br />
del <strong>di</strong>ario del suo segretario Josef<br />
Danay conferma che a spingerlo<br />
alla rivolta fu l’ost<strong>il</strong>ità ai cambia-<br />
QUESTOTREnTInO<br />
menti portati dal Co<strong>di</strong>ce civ<strong>il</strong>e,<br />
che metteva in <strong>di</strong>scussione <strong>il</strong> potere<br />
e le proprietà della Chiesa,<br />
dei nob<strong>il</strong>i e dell’imperatore. Per<br />
quanto riguarda i rapporti civ<strong>il</strong>i,<br />
se Napoleone peggiorò la con<strong>di</strong>zione<br />
femmin<strong>il</strong>e subor<strong>di</strong>nando le<br />
donne a padri e mariti, <strong>di</strong> Hofer<br />
è noto l’e<strong>di</strong>tto contro le donne<br />
trentine, che a suo <strong>di</strong>re si sarebbero<br />
meritate <strong>di</strong> essere aggre<strong>di</strong>te<br />
se continuavano a portare gli<br />
abiti tra<strong>di</strong>zionali, che erano più<br />
scollati <strong>di</strong> quelli tirolesi perché<br />
influenzati dallo st<strong>il</strong>e italiano.<br />
a. Z.<br />
Complimenti,<br />
“compagno” Casna!<br />
Ho assistito, <strong>il</strong> 21 ottobre, all’incontro<br />
della Lega con la Valle<br />
<strong>di</strong> Cembra svoltosi a Segonzano,<br />
avendo così la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />
sentire i <strong>di</strong>scorsi degli esponenti<br />
leghisti Fontan, Savoi, Fugatti,<br />
nonché del can<strong>di</strong>dato <strong>di</strong> valle<br />
prof. Mario Casna. Un incontro,<br />
devo riconoscerlo, molto<br />
partecipato (più <strong>di</strong> 100 persone<br />
con un terzo <strong>di</strong> giovani sotto i<br />
vent’anni), nel quale l’u<strong>di</strong>torio<br />
ha applau<strong>di</strong>to i <strong>di</strong>scorsi fatti<br />
dal palco, che si sono incentrati<br />
particolarmente su alcune questioni:<br />
i tagli, gli investimen-<br />
ti e gli interventi necessari <strong>di</strong><br />
fronte alla <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e congiuntura<br />
economica e le questioni relative<br />
all’immigrazione. Per r<strong>il</strong>anciare<br />
l’economia si sostiene<br />
la necessità <strong>di</strong> “togliere i troppi<br />
vincoli ambientali che limitano<br />
la libera iniziativa”; un altro<br />
intervento urgente riguarda <strong>il</strong><br />
taglio della “spesa pubblica improduttiva”<br />
per investire nei<br />
“settori trainanti dell’economia”.<br />
Quin<strong>di</strong> potenziamento delle vie<br />
<strong>di</strong> comunicazione, realizzazione<br />
della PiRuBi, della terza corsia<br />
dell’A22, ecc., mantenendo però<br />
nello stesso tempo i servizi periferici<br />
e potenziando i piccoli<br />
ospedali delle valli. Questi ultimi<br />
buoni propositi però cozzano<br />
con l’enunciato <strong>di</strong> partenza!<br />
Per quanto riguarda l’immigrazione,<br />
invece, i leghisti, hanno<br />
riven<strong>di</strong>cato le “ra<strong>di</strong>ci cristiane”<br />
invitando a sostenere la Lega<br />
come baluardo a <strong>di</strong>fesa della<br />
“nostra civ<strong>il</strong>tà e tra<strong>di</strong>zione”<br />
dall’assalto <strong>di</strong> “quelli che arrivano<br />
per ultimi con una borsa <strong>di</strong><br />
nylon”. “Un buon padre <strong>di</strong> famiglia,<br />
cristiano - ha affermato <strong>il</strong><br />
cembrano Savoi - pensa prima<br />
ai suoi figli!” Lo stesso vale per<br />
gli anziani: “Prima vengono i<br />
nostri”. Ignorano forse questi<br />
signori quante donne fanno le<br />
badanti da noi e sono costrette<br />
a trascurare le proprie famiglie,<br />
bambini ed anziani compresi?<br />
Anche l’intervento del prof. Casna<br />
si è inserito in questo f<strong>il</strong>one:<br />
“Dall’Africa arriva purtroppo<br />
gente che parla l’inglese meglio <strong>di</strong><br />
noi” e quin<strong>di</strong> i nostri giovani “rischiano<br />
<strong>di</strong> essere lasciati in<strong>di</strong>etro<br />
dai nuovi venuti”.<br />
Non ho potuto trattenermi dal<br />
complimentarmi col compagno<br />
Casna per la sua giravolta<br />
e con questa lettera voglio farlo<br />
pubblicamente. Non ho infatti<br />
<strong>di</strong>menticato che <strong>il</strong> prof. Casna,<br />
alla fine degli anni ’70-primi<br />
anni ‘80 simpatizzava per Democrazia<br />
Proletaria e si impegnava<br />
in consiglio comunale<br />
contro lo strapotere dei cavatori<br />
e <strong>il</strong> degrado ambientale. Pur rimanendo<br />
fedele a quelle battaglie,<br />
passò poi nelle f<strong>il</strong>e del PSI<br />
e sostenne, come <strong>il</strong> sottoscritto,<br />
l’istituzione dei biotopi quale<br />
misura in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per arginare<br />
un degrado che, in ossequio<br />
alle esigenze delle imprese,<br />
minava la vivib<strong>il</strong>ità della zona.<br />
Col nuovo secolo però egli si<br />
ritrovò da capo dell’opposizione<br />
a capo della maggioranza: non<br />
perché l’opposizione abbia vinto<br />
le elezioni, ma perché lui passò<br />
armi e bagagli nella lista degli<br />
impren<strong>di</strong>tori. Divenne così<br />
sindaco <strong>di</strong> Albiano e <strong>di</strong>menticò<br />
le battaglie fatte e le roboanti<br />
<strong>di</strong>chiarazioni con le quali affermava<br />
<strong>di</strong> essere “dalla parte degli<br />
operai”. Oggi lo ritroviamo ad<strong>di</strong>rittura<br />
can<strong>di</strong>dato <strong>di</strong> valle della<br />
Lega; da <strong>di</strong>fensore degli operai a<br />
cocchiere sulla carrozza, meglio<br />
carroccio, del padrone!<br />
Ancora una volta complimenti,<br />
compagno Casna!<br />
WalTEr FErrarI<br />
Economia,<br />
una scienza fallace<br />
Se c’è una scienza che non riesce<br />
ad avere delle certezze e che<br />
produce teorie che vengono<br />
messe sempre in <strong>di</strong>scussione<br />
dalla realtà dei fatti, questa è<br />
l’economia. Mai come in questo<br />
periodo <strong>di</strong> crisi finanziaria<br />
non si riesce a capire come ci<br />
si possa trovare in questo tipo<br />
<strong>di</strong> situazione. Se la scienza me<strong>di</strong>ca<br />
riesce con gran<strong>di</strong> sforzi <strong>di</strong><br />
37
lettere e interventi<br />
uomini e mezzi a trovare delle<br />
cure per migliorare la salute e<br />
in generale la vita delle persone,<br />
così l’economia dovrebbe garantirci<br />
in qualche modo per evitare<br />
gran<strong>di</strong> crisi internazionali, riequ<strong>il</strong>ibrare<br />
i fattori negativi che<br />
producono sfiducia nelle menti<br />
e quin<strong>di</strong> nei comportamenti <strong>di</strong><br />
consumo delle persone. Vedere<br />
<strong>il</strong>lustri “economi” (lo <strong>di</strong>co<br />
con ironia) spingersi ad interpretazioni<br />
ex post dei fatti, con<br />
un’aria <strong>di</strong> scienziati del denaro,<br />
mi fa quasi sorridere. Come in<br />
tutte le cose che hanno valore,<br />
bisogna prevenire le situazioni,<br />
dare delle in<strong>di</strong>cazioni prima che<br />
si producano effetti <strong>di</strong>sastrosi.<br />
E invece in questi anni abbiamo<br />
assistito a <strong>di</strong>ssertazioni più<br />
o meno consapevoli, circa <strong>il</strong> <strong>di</strong>venire<br />
dei fatti <strong>di</strong> borsa, e della<br />
situazione in genere. E <strong>il</strong> popolo<br />
dei giornalisti è sempre pronto<br />
a dare cre<strong>di</strong>to alla valanga <strong>di</strong><br />
parole degli esperti <strong>di</strong> questo<br />
settore. E cosi adesso ci troviamo<br />
noi citta<strong>di</strong>ni che paghiamo<br />
le tasse, <strong>di</strong>pendenti e pensionati<br />
in special modo, a doverci<br />
prendere carico dei problemi <strong>di</strong><br />
liqui<strong>di</strong>tà del sistema bancario.<br />
Quasi un paradosso, che <strong>il</strong> sistema<br />
<strong>di</strong> potere economico, che<br />
detta legge e fa opinione, abbia<br />
bisogno del denaro della povera<br />
gente per rigenerarsi dalle per<strong>di</strong>te.<br />
E <strong>il</strong> paradosso continua nel<br />
senso che se non agiamo in questo<br />
modo, con l’intervento del<br />
tanto denigrato stato, la situazione<br />
potrebbe <strong>di</strong>ventare ancor<br />
peggiore proprio per i piccoli<br />
risparmiatori, chiamati come<br />
vig<strong>il</strong>i del fuoco dell’economia a<br />
salvare i potenti banchieri.<br />
Un altro fatto inquietante che<br />
noto in questi giorni è <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />
del governatore della Banca<br />
d’Italia. E’ lui che dovrebbe<br />
prendersi carico della situazione,<br />
organizzare una manovra<br />
efficace <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a. Meglio<br />
sarebbe stato se l’avesse fatto<br />
prima, ma sembra che la Banca<br />
d’Italia intervenga sempre dopo,<br />
come nel caso dei gran<strong>di</strong> crack<br />
Parmalat, Cirio, bond argentini<br />
e quant’altro. Non riesco a capire<br />
se <strong>il</strong> sistema in sé non ha la<br />
forza <strong>di</strong> reagire per incapacità<br />
degli attori o per quale altro<br />
misterioso elemento <strong>di</strong> freno.<br />
Perché non tagliare già qualche<br />
mese fa <strong>il</strong> costo del denaro non<br />
dello 0,50% ma del 2%, per dare<br />
un segnale forte della volontà <strong>di</strong><br />
immettere liqui<strong>di</strong>tà e liberare risorse?<br />
Ma si interviene sempre,<br />
con <strong>il</strong> contagocce, dopo, ad incen<strong>di</strong>o<br />
ormai sv<strong>il</strong>uppato...<br />
Comunque vada, la stagione dei<br />
priv<strong>il</strong>egi dovrà per forza <strong>di</strong> cose<br />
terminare. E anche chi vive nel<br />
benessere più sfrenato dovrà ragionare<br />
per assistere la sempre<br />
più grande folla <strong>di</strong> persone della<br />
classe me<strong>di</strong>a che sta viaggiando<br />
dritta dritta verso una immeritata<br />
situazione <strong>di</strong> povertà.<br />
FlavIo bErTolINI<br />
l’oca <strong>di</strong> Mattarello<br />
Abito da un anno a Mattarello<br />
e mi trovo molto bene. Davanti<br />
alla casa dove vivo c’è una grande<br />
casa con orto e giar<strong>di</strong>no, lì<br />
viveva un’oca simpaticissima,<br />
faceva la guar<strong>di</strong>a meglio <strong>di</strong> un<br />
cane! Quando passavi metteva <strong>il</strong><br />
becco fuori dal cancello… era <strong>il</strong><br />
suo modo <strong>di</strong> salutarti. Arianna,<br />
la mia nipotina <strong>di</strong> 2 anni quando<br />
veniva a trovarmi voleva sempre<br />
andare dall’oca. Ma una notte <strong>di</strong><br />
qualche giorno fa è stata rubata.<br />
Come si fa a pensare <strong>di</strong> rubare<br />
un’oca! Quell’oca! Quando l’ho<br />
saputo ho provato grande <strong>di</strong>spiacere.<br />
Inut<strong>il</strong>e fare un appello<br />
per la restituzione. Chi ha fatto<br />
<strong>il</strong> gesto <strong>di</strong> rubarla non merita<br />
niente altro che <strong>di</strong>sprezzo. E ora<br />
cosa <strong>di</strong>rò ad Arianna quando<br />
vorrà andare a salutare l’oca?<br />
Non voglio farle capire che a<br />
questo mondo ci sono persone<br />
cattive che non tengono conto<br />
dei sentimenti.<br />
MARISA PEDROTTI<br />
Stop alle telefonate<br />
non richieste<br />
Da <strong>di</strong>versi anni <strong>il</strong> legislatore ha<br />
stab<strong>il</strong>ito che, per tutelare la privacy,<br />
alle aziende è vietato contattare<br />
telefonicamente i consumatori,<br />
senza prima chiedere <strong>il</strong><br />
loro consenso. Però dalle molte<br />
segnalazioni che sono giunte a<br />
noi ed all’Autorità garante per<br />
la privacy risulta che le aziende<br />
hanno sempre ignorato questo<br />
obbligo. Ora <strong>il</strong> Garante ha <strong>di</strong>chiarato<br />
guerra al telemarketing<br />
selvaggio: le aziende che in passato<br />
avevano costituito dei database<br />
con dati personali riferiti<br />
in particolare a numeri telefonici,<br />
non potranno più ut<strong>il</strong>izzare<br />
questi dati a fini pubblicitari.<br />
Anche alcune aziende molto<br />
note, come Wind, Tele2, Fastweb,<br />
Tiscali e Sky, non potranno<br />
più trattare i dati raccolti senza<br />
<strong>il</strong> consenso degli interessati.<br />
A riprova <strong>di</strong> come le aziende<br />
ignorassero gli obblighi <strong>di</strong> legge,<br />
basti citare l’esempio <strong>di</strong> una<br />
<strong>di</strong>tta che sul proprio sito offriva<br />
i dati <strong>di</strong> 15 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> famiglie<br />
italiane, sud<strong>di</strong>vise per red<strong>di</strong>to.<br />
I provve<strong>di</strong>menti del garante<br />
però non danno l’assoluta certezza<br />
che in futuro non vi saranno<br />
più telefonate pubblicitarie.<br />
Molto <strong>di</strong>penderà dai consumatori:<br />
saranno loro che dovranno<br />
fare attenzione a non dare <strong>il</strong><br />
proprio consenso con leggerez-<br />
za a chiamate pubblicitarie in<br />
occasione della stipula <strong>di</strong> nuovi<br />
contratti. Insomma, chi non<br />
vorrà essere <strong>di</strong>sturbato a casa,<br />
dovrà leggere attentamente tutte<br />
le clausole che firma e prendere<br />
nota <strong>di</strong> ogni chiamata ricevuta<br />
senza consenso per segnalarla<br />
successivamente al Garante per<br />
la Privacy.<br />
CENTro TUTEla<br />
CoNSUMaTorI UTENTI<br />
InCOnTRI COn IL<br />
nUOVO QT<br />
Trento, fino al 2 <strong>novembre</strong><br />
Stand alla manifestazione<br />
“Fa’ la cosa giusta”,<br />
presso <strong>il</strong> Centro Trentino<br />
Esposizioni.<br />
Rovereto, 5 <strong>novembre</strong>, ore<br />
21<br />
Presentazione <strong>di</strong> QT<br />
al bar Loco’s. A cura<br />
dell’Associazione<br />
PartecipAzione Citta<strong>di</strong>ni<br />
Rovereto.<br />
Trento, 6 <strong>novembre</strong>, ore 21<br />
Presentazione <strong>di</strong> QT presso<br />
lo Spazio oFF<br />
<strong>di</strong> via Venezia 5<br />
Pergine, 8 <strong>novembre</strong>,<br />
ore 11-12<br />
Banchetto in piazza del<br />
Mercato. In collaborazione<br />
con l’Associazione “Il Baco”<br />
Trento, 18 <strong>novembre</strong>,<br />
ore 21<br />
Presentazione <strong>di</strong> QT presso<br />
<strong>il</strong> Centro Sociale “Bruno”<br />
<strong>di</strong> via Dogana 1. Dibattito<br />
su “L’informazione locale<br />
e l’esperienza <strong>di</strong> QT” con<br />
Franco de Battaglia, Ettore<br />
Paris, Marco Niro.<br />
38 <strong>novembre</strong> 2008
lorenzo baratter<br />
Caro raSEra, l’aUSTrIa Era la PaTrIa...<br />
Rispondo volentieri a Fabrizio Rasera, che mi chiama in causa<br />
nell’ultimo <strong>numero</strong> del vostro mens<strong>il</strong>e. Egli trova “aberrante”<br />
che io abbia scritto che “i 60.000 trentini che combatterono per<br />
l’Austria Ungheria non furono ‘costretti’ a combattere” (la mia<br />
frase originale è: “I 60.000 trentini che combatterono per l’Austria<br />
Ungheria non furono ‘costretti’ a combattere, come ancora<br />
oggi qualcuno scrive, ma nemmeno degli ‘eroi’ come si vorrebbe<br />
far intendere altrove.”).<br />
Nel mio articolo – pubblicato in un volume e<strong>di</strong>to dal Comune<br />
<strong>di</strong> Trento, dalla Fondazione Museo Storico del Trentino e dal<br />
Circolo Gaismayr <strong>di</strong> Trento – la parola “costretti” è posta tra<br />
due virgolette, per <strong>il</strong> significato particolare che ho voluto dare<br />
a tale espressione: mi riferivo infatti alle parole riportate su innumerevoli<br />
lapi<strong>di</strong> imposte in epoca post-bellica e fascista, in<br />
cui i caduti trentini per l’Austria vennero definiti come “soldati<br />
costretti a pugnare per l’oppressore” o “costretti a combattere per<br />
la patria nefanda”.<br />
C’è un secondo motivo che rende inspiegab<strong>il</strong>e l’attacco <strong>di</strong> Rasera.<br />
Una nota a margine nella frase incriminata chiariva che la<br />
mia affermazione era in risposta a quanto scritto dallo storico<br />
N<strong>il</strong>s Arne Soerensen (secondo <strong>il</strong> quale i trentini furono costretti<br />
a combattere per l’Austria).<br />
I soldati trentini non furono “costretti” a combattere per uno<br />
Stato malefico, straniero ed oppressore. L’Austria per i trentini<br />
non fu una Patria più nefanda <strong>di</strong> quanto non fosse <strong>il</strong> Regno<br />
d’Italia per coloro che all’epoca abitavano a sud del confine <strong>di</strong><br />
Borghetto. I trentini <strong>di</strong> allora si sentivano austriaci né più né<br />
meno <strong>di</strong> quanto i trentini si sentano oggi italiani.<br />
Che piaccia o meno a Rasera, poco importa: <strong>il</strong> Trentino faceva<br />
parte <strong>di</strong> uno Stato plurinazionale asburgico che in epoca prebellica<br />
non perseguitò i tirolesi <strong>di</strong> lingua italiana (altrettanto<br />
non fecero gli irredentisti fascisti della Legione Trentina contro<br />
gli “austriacanti” o <strong>il</strong> senatore Tolomei contro i sudtirolesi<br />
<strong>di</strong> lingua tedesca) e che operò secondo linee <strong>di</strong> decentramento<br />
grazie a cui <strong>il</strong> Trentino poté ottenere indubbie positive ricadute,<br />
<strong>di</strong> cui beneficiamo anche nel presente.<br />
Rasera, sempre più in solitu<strong>di</strong>ne, continua a proporre una visione<br />
classista ed elitaria ormai superata, che perdura da decenni<br />
e tuttora non convince. Un “declassamento pietista” della massa<br />
dei conta<strong>di</strong>ni trentini, contrapposta all’esaltazione d’una ristretta<br />
élite intellettuale e borghese irredentista cui vanno le evidenti<br />
QUESTOTREnTInO<br />
simpatie – peraltro malcelate – del professore roveretano.<br />
Il conta<strong>di</strong>no trentino provava rispetto e riverenza per l’Imperatore<br />
e per l’Austria, preferendo <strong>il</strong> cattolicesimo ostentato dagli<br />
Asburgo al laicismo sospetto dei Savoia: era lo Stato in cui era<br />
nato e in cui avevano visto la luce i suoi genitori e i suoi antenati,<br />
rispetto al quale aveva dei punti <strong>di</strong> riferimento soli<strong>di</strong> e forti.<br />
Per <strong>il</strong> quale andò in guerra, con lo stesso spirito e con lo stesso<br />
groppo in gola con cui rispose alla chiamata <strong>il</strong> fante <strong>di</strong> Messina<br />
o l’alpino <strong>di</strong> Viggiù. Senza porsi <strong>il</strong> d<strong>il</strong>emma se la Patria per cui<br />
andava a combattere fosse quella giusta o quella sbagliata. L’Austria<br />
era la sua Patria: sic et simpliciter.<br />
Lorenzo Baratter è storico e <strong>di</strong>rettore del Centro Documentazione Luserna<br />
* * *<br />
No, Lorenzo, le cose non stanno così. Non ti può essere ignoto <strong>il</strong><br />
lavoro che in Trentino e in Italia si de<strong>di</strong>ca da decenni ai documenti<br />
<strong>di</strong> una storia vista “dal basso”. La frequentazione <strong>di</strong> quei<br />
documenti è incompatib<strong>il</strong>e con generalizzazioni semplicistiche .<br />
Quello che chiami “<strong>il</strong> conta<strong>di</strong>no trentino” non era tutta la società<br />
e nemmeno tutto quello che allora si chiamava “<strong>il</strong> popolo”.<br />
Tra i conta<strong>di</strong>ni c’era una maggioranza <strong>di</strong> simpatizzanti per <strong>il</strong><br />
Partito Popolare degasperiano, le cui posizioni riguardo alla<br />
questione nazionale erano molto più articolate <strong>di</strong> quelle che i<br />
suoi avversari gli attribuivano. C’erano i socialisti battistiani<br />
e quelli internazionalisti, nonché i <strong>numero</strong>si aderenti a quella<br />
“Lega dei conta<strong>di</strong>ni” che tanta presa ebbe nelle campagne della<br />
Vallagarina negli anni dell’anteguerra. C’erano volksbun<strong>di</strong>sti<br />
influenzati dal pangermanesimo, c’erano in<strong>di</strong>fferenti alle questioni<br />
politiche e nazionali… Le decine <strong>di</strong> <strong>di</strong>ari della prigionia<br />
che conosciamo (un’esperienza <strong>di</strong> massa, fin dall’estate 1914) ci<br />
parlano <strong>di</strong> una <strong>di</strong>visione delle coscienze lacerante, prima e dopo<br />
<strong>il</strong> maggio 1915. Se prescin<strong>di</strong>amo dai conflitti e dalle trasformazioni,<br />
dalle idee politiche e dai processi culturali, buttiamo via<br />
quasi tutto della storia e delle stesse ragioni che abbiamo per<br />
stu<strong>di</strong>arla.<br />
Se non ti interessa r<strong>il</strong>eggere “Patrie lontane”, <strong>il</strong> testo che ho scritto<br />
molti anni fa con Cam<strong>il</strong>lo Zadra, pren<strong>di</strong> in mano “I <strong>di</strong>menticati”<br />
<strong>di</strong> Quinto Antonelli, o “Una generazione <strong>di</strong> confine” <strong>di</strong><br />
Gianluigi Fait, o “La città mondo” e “Il popolo scomparso” del<br />
Laboratorio <strong>di</strong> storia coor<strong>di</strong>nato da Diego Leoni. In loro compagnia,<br />
dei testi come degli autori, non mi sento solo.<br />
F. R.<br />
39
monitor presentazioni<br />
Danza<br />
3, 16, 24, 27, 28 <strong>novembre</strong>.<br />
UN MESE PIENo DI DaNZa<br />
Trento, Teatro Sociale.<br />
Rovereto, Au<strong>di</strong>torium Melotti.<br />
Ricchissimo <strong>il</strong> calendario autunnale<br />
della stagione <strong>di</strong> danza<br />
trentina, completato quest’anno<br />
dalla nuova iniziativa Circuito<br />
provinciale <strong>di</strong> danza, che mira<br />
a portare anche nei teatri <strong>di</strong><br />
provincia i fasti <strong>di</strong> un’arte solitamente<br />
destinata ai gran<strong>di</strong> teatri<br />
citta<strong>di</strong>ni. L’avvio ufficiale della<br />
stagione <strong>di</strong> InDanza avverrà<br />
comunque al Teatro Sociale<br />
<strong>di</strong> Trento (16 <strong>novembre</strong>, ore<br />
20.30), con lo spettacolo “G.”<br />
dell’Australian Dance Theatre: rivisitazione<br />
in chiave contemporanea<br />
e psicologica <strong>di</strong> “Giselle”,<br />
uno dei più celebri classici della<br />
danza romantica <strong>di</strong> fine Ottocento.<br />
Anche la stagione teatrale<br />
roveretana sembra quest’anno<br />
cedere alle contaminazioni coreutiche,<br />
ospitando due spettacoli<br />
del circuito: “Shake”, della<br />
Compagnia Ers<strong>il</strong>ia Danza (3<br />
<strong>novembre</strong>, Au<strong>di</strong>torium Melotti,<br />
ore 20.45) e “Mozart/Aqua”,<br />
del Balletto dell’Esperia (24<br />
<strong>novembre</strong>, 20.45), entrambi<br />
ispirati alle figure <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong><br />
dello spettacolo <strong>di</strong> tutti i tempi:<br />
Shakespeare e Mozart. E infine<br />
<strong>il</strong> flamenco, con due date promosse<br />
dall’Associazione Peña<br />
Andaluza, sempre inserite nel<br />
cartellone dell’Au<strong>di</strong>torium Melotti:<br />
“Surrealismo flamenco”,<br />
de<strong>di</strong>cato alla figura <strong>di</strong> Vicente<br />
Escudero (27 <strong>novembre</strong>, 20.45,<br />
ingresso libero) e “Misa Flamenca”,<br />
<strong>di</strong> e con Miguel Angel (28<br />
<strong>novembre</strong>, 20.45). (g.s.)<br />
Musica<br />
benjamin Moser<br />
4, 11 e 25 <strong>novembre</strong><br />
I CoNCErTI DElla<br />
SoCIETa’ FIlarMoNICa<br />
Trento, Sala della F<strong>il</strong>armonica.<br />
ore 20.45.<br />
Si farà grande musica in via Ver<strong>di</strong><br />
questo <strong>novembre</strong>. Il quartetto<br />
Brodsky è <strong>di</strong> scena martedì<br />
4. L’ensemble è stato fondato<br />
nel 1972, ma poco rimane della<br />
formazione originale. Metà<br />
del Brodsky che ascolterete ha<br />
collaborato con Elvis Costello<br />
a The Juliet Letters. Nonostante<br />
queste credenziali <strong>il</strong> programma<br />
è piuttosto tra<strong>di</strong>zionale: Quartetto<br />
n. 1 <strong>di</strong> Ciaikovskj, Quartetto<br />
op. 59, n. 1 <strong>di</strong> Beethoven, Tre<br />
Pezzi per Quartetto e Concertino<br />
<strong>di</strong> Stravinsky. Lunedì 17 la sala<br />
si allarga (idealmente) per accogliere<br />
l’Orchestra da Camera<br />
<strong>di</strong> Praga e la pianista Elisabeth<br />
Leonskaja, che eseguiranno<br />
Concerto per pianoforte n. 1 op.<br />
11 in mi min. <strong>di</strong> Chopin e Serenata<br />
per archi op. 22 <strong>di</strong> Dvorak.<br />
Martedì 25 si torna ad una<br />
forma più intima <strong>di</strong> concerto<br />
con un recital al pianoforte <strong>di</strong><br />
Benjamin Moser. Il pianoforte<br />
attira <strong>il</strong> pubblico, soprattutto se<br />
in programma ci sono parti <strong>di</strong><br />
Moments Musicaux op. 94 D 780<br />
<strong>di</strong> Schubert e cinque Prelu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Rachmaninov. Arrivate presto,<br />
si rischia <strong>di</strong> rimanere in pie<strong>di</strong>.<br />
(a.s.)<br />
Teatro<br />
7 <strong>novembre</strong><br />
“MONSIEUR DEPO 2”<br />
Rovereto, Teatro Melotti,<br />
ore 20.45 (ingresso libero).<br />
<strong>di</strong> Gianmarco Pozzoli, Gianluca<br />
De Angelis e Marco Del Conte<br />
Noti al grande pubblico per le<br />
loro <strong>numero</strong>se partecipazioni<br />
televisive (da Zelig a Colorado),<br />
Gianmarco Pozzoli e Gianluca<br />
De Angelis propongono una<br />
comicità basata sul paradosso,<br />
spesso al limite del demenziale,<br />
non priva però <strong>di</strong> gustose riflessioni<br />
(pseudo)f<strong>il</strong>osofiche. (d.d.)<br />
Teatro<br />
Eros Pagni<br />
8-9 <strong>novembre</strong><br />
“RE LEAR”<br />
Trento, Teatro Sociale. Sabato:<br />
ore20.30. Domenica: ore 16<br />
<strong>di</strong> W<strong>il</strong>liam Shakespeare, con Eros<br />
Pagni e <strong>il</strong> Teatro Stab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> Genova,<br />
regia <strong>di</strong> Marco Sciaccaluga.<br />
La trama del “Re Lear” (scritto<br />
attorno al 1605, considerato tra<br />
le migliori trage<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Shakespeare)<br />
riprende le drammatiche<br />
vicende <strong>di</strong> un leggendario<br />
re britannico antecedente la<br />
conquista romana, già al centro<br />
<strong>di</strong> cronache e poemi. Qui è presentato<br />
nella nuova traduzione<br />
<strong>di</strong> Edoardo Sanguineti e messo<br />
in scena dallo Stab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> Genova,<br />
che ha già al suo attivo otto<br />
drammi shakespeariani e che<br />
del “Re Lear” sottolinea particolarmente<br />
gli aspetti arcaici, passionali,<br />
barbarici. (m.s.)<br />
Teatro<br />
bertolt brecht<br />
10-11 <strong>novembre</strong><br />
“VITA DI GALILEO”<br />
Rovereto, Teatro Melotti,<br />
ore 20.45.<br />
<strong>di</strong> Bertolt Brecht, con Franco<br />
Branciaroli e <strong>il</strong> Teatro Stab<strong>il</strong>e del<br />
Friuli Venezia Giulia. Regia <strong>di</strong><br />
Antonio Calanda.<br />
Partendo dalla vita <strong>di</strong> Gal<strong>il</strong>eo,<br />
tesa tra rivoluzionarie scoperte<br />
scientifiche e contrastanti vicende<br />
umane, Brecht mette in scena<br />
i conflitti tra etica e ricerca, tra<br />
scienza e chiesa, ancora oggi<br />
<strong>di</strong> sorprendente attualità. Moti<br />
d’animo <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria intensità<br />
che rendono ancora più sconcertante<br />
la piccolezza dell’uomo<br />
nei confronti dell’universo, rivoluzionato<br />
dalle scoperte copernicane<br />
<strong>di</strong>mostrate scientificamente<br />
da Gal<strong>il</strong>eo. (d.d)<br />
40 <strong>novembre</strong> 2008
Teatro<br />
13 <strong>novembre</strong><br />
“FEDERICO II<br />
VENTO DI SOAVE”<br />
Trento, Teatro Cuminetti,<br />
ore 20.30.<br />
<strong>di</strong> e con Manuele Morges, con la<br />
Compagnia Teatro Zeta. Regia <strong>di</strong><br />
Antonello Santarelli.<br />
Federico II (“vento <strong>di</strong> Soave,<br />
cioè <strong>di</strong> Svevia, secondo la definizione<br />
dantesca) ebbe quattro<br />
mogli: le prime tre gli furono<br />
imposte dalla ragion <strong>di</strong> Stato,<br />
mentre amò l’ultima, Bianca<br />
Lancia <strong>di</strong> Agliano. Ma attorno a<br />
questo rapporto fiorirono molte<br />
leggende, incentrate soprattutto<br />
sulla gelosia <strong>di</strong> Federico, che<br />
durante la gravidanza <strong>di</strong> Bianca,<br />
avrebbe tenuto la donna rinchiusa<br />
in una torre del castello<br />
<strong>di</strong> Gioia del Colle, credendola<br />
adultera. Bianca, vinta dal dolore,<br />
si tagliò i seni e li inviò<br />
all’imperatore su un vassoio assieme<br />
al neonato, Manfre<strong>di</strong>. La<br />
donna, moribonda, gli chiese <strong>di</strong><br />
legittimare <strong>il</strong> figlio e <strong>di</strong> sposarla<br />
e Federico acconsentì. Come si<br />
vede, uno spettacolo che mette<br />
in scena passioni forti. (m.s.)<br />
Musical<br />
18-23 <strong>novembre</strong><br />
“MONTAGNE MIGRANTI”<br />
Trento, Teatro Sociale.<br />
Martedì 18/Sabato 22: ore<br />
20.30. Domenica 23: ore 16.<br />
<strong>di</strong> e con Enrico Tavergnini, <strong>il</strong><br />
coro della SOSAT e <strong>il</strong> complesso<br />
Miscele d’Aria.<br />
Un concerto con ambizioni <strong>di</strong><br />
musical già presentato nel 2007<br />
in occasione del TrentoF<strong>il</strong>mfestival.<br />
Un emigrante trentino<br />
porta in giro per <strong>il</strong> mondo le canzoni<br />
della sua terra: interpretate<br />
dapprima secondo i mo<strong>di</strong> della<br />
tra<strong>di</strong>zione e quin<strong>di</strong> contaminate<br />
dalla musicalità dei Paesi via via<br />
attraversati. (m.s.)<br />
QUESTOTREnTInO<br />
Musica<br />
Gyorgy ligeti<br />
19 <strong>novembre</strong><br />
orCHESTra HaYDN<br />
Trento, Teatro Au<strong>di</strong>torium,<br />
ore 20.30.<br />
Il ciclo principale della stagione<br />
concertistica della Haydn offre<br />
l’occasione <strong>di</strong> ascoltare i 25<br />
strumentisti che saranno stati<br />
selezionati per prendere parte,<br />
presso l’Accademia Neue Musik<br />
<strong>di</strong> Bolzano, a un’iniziativa<br />
finalizzata alla promozione della<br />
conoscenza (sia del pubblico<br />
che dei musicisti) della musica<br />
contemporanea. Il lodevole progetto<br />
è cofinanziato dall’Unione<br />
Europea e in questa prima fase si<br />
prefigge <strong>di</strong> preparare, in 6 giorni<br />
<strong>di</strong> prove, una formazione orchestrale<br />
che possa eseguire composizioni<br />
<strong>di</strong> Isang Yon, Gustav<br />
Mahler, Giacinto Scelsi, Rainer<br />
Riehn e Gyorgy Ligeti.<br />
A questo impegno ne seguiranno<br />
altri nel corso del 2009 per<br />
questa formazione, che verrà<br />
preparata da Stefan Vladar.<br />
Si annuncia dunque una serata<br />
intensa ed emozionante, considerato<br />
sia <strong>il</strong> programma impegnativo<br />
che l’occasione festosa.<br />
I 25 selezionati avranno senz’altro<br />
voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare <strong>il</strong> loro<br />
talento. (a.s.)<br />
Teatro<br />
27 <strong>novembre</strong><br />
“RICCARDO III”<br />
Trento, Teatro Cuminetti,<br />
ore 20.30.<br />
<strong>di</strong> W<strong>il</strong>liam Shakespeare, con la<br />
Compagnia Teatri Possib<strong>il</strong>i, regia<br />
<strong>di</strong> Corrado d’Elia.<br />
Re d’Ingh<strong>il</strong>terra dal 1483 al<br />
1485, ultimo del casato <strong>di</strong> York,<br />
Riccardo III è rappresentato<br />
dall’autore come un essere mostruosamente<br />
crudele e ambizioso,<br />
cioè a tinte assai più fosche<br />
<strong>di</strong> quanto la realtà storica<br />
non <strong>di</strong>ca. Ma aveva <strong>il</strong> torto <strong>di</strong><br />
essere stato <strong>il</strong> nemico degli antenati<br />
<strong>di</strong> Elisabetta, sul trono ai<br />
tempi <strong>di</strong> Shakespeare.<br />
La messa in scena <strong>di</strong> Corrado<br />
d’Elia, che torna a Shakespeare<br />
dopo aver firmato le regie <strong>di</strong> una<br />
tetralogia shakespeariana (Otello,<br />
Romeo e Giulietta, Macbeth<br />
e Amleto) ed essere stato protagonista<br />
<strong>di</strong> “Enrico IV”, è veloce,<br />
visionaria, con un Riccardo<br />
onnipresente e camaleontico.<br />
(m.s.)<br />
Teatro<br />
30 <strong>novembre</strong>/1° <strong>di</strong>cembre<br />
”PRIMA GUERRA”<br />
Trento,Teatro Cuminetti.<br />
Domenica 30: ore 16.<br />
Lunedì 1: ore 20.30.<br />
<strong>di</strong> e con Mario Perrotta e con Paola<br />
Calcioli e i musicisti Mario<br />
Arcari e Maurizio Pellizzari.<br />
Lo spettacolo, prodotto dalla<br />
collaborazione della Provincia<br />
con l’Associazione per <strong>il</strong> Coor<strong>di</strong>namento<br />
Teatrale Trentino in<br />
occasione dei 90 anni dalla fine<br />
della Grande Guerra, si propone<br />
<strong>di</strong> rievocare quel conflitto attraverso<br />
le vicende <strong>di</strong> quegli italiani<br />
che abitavano oltre <strong>il</strong> confine, o,<br />
come <strong>di</strong>ce <strong>il</strong> regista, <strong>di</strong> “esaltare<br />
le piccole storie per gettare nuova<br />
luce sulla grande storia” (m.s.)<br />
Teatro<br />
Giuliana loio<strong>di</strong>ce<br />
4/7 <strong>di</strong>cembre<br />
”LE CONVERSAZIONI<br />
DI ANNA K.”<br />
Trento, Teatro Au<strong>di</strong>torium.<br />
Giovedì 4-sabato 6: ore 20.30.<br />
Domenica 7: ore 16.<br />
<strong>di</strong> Ugo Chiti, liberamente ispirato<br />
a “La metamorfosi” <strong>di</strong> Kafka,<br />
con Giuliana Lojo<strong>di</strong>ce, Giuliana<br />
Colzi, Andrea Costagli, Dimitri<br />
Frosali. Regia <strong>di</strong> Ugo Chiti.<br />
Anna K. è la donna tuttofare che<br />
la famiglia Samsa ha assunto<br />
dopo la metamorfosi <strong>di</strong> Gregor<br />
in insetto. Ma quella che nel racconto<br />
è un personaggio decisamente<br />
marginale, qui <strong>di</strong>viene <strong>il</strong><br />
punto principale <strong>di</strong> osservazione<br />
della vicenda, così come le<br />
scene appena accennate da Kafka<br />
o ad<strong>di</strong>rittura assenti passano<br />
in primo piano.<br />
Anna, la trasandata donna delle<br />
pulizie <strong>di</strong> Kafka, <strong>di</strong>viene quin<strong>di</strong><br />
una quasi amorevole badante,<br />
che <strong>di</strong>mostra come <strong>il</strong> vero orrore,<br />
la <strong>di</strong>versità, nascano dall’essere<br />
esclusi dai sentimenti. (m.s.)<br />
41
monitor recensioni<br />
MoSTrE<br />
Cam<strong>il</strong>le Pissarro, Boulevard Montmartre (1897).<br />
Nell’altra pagina:<br />
Claude Monet, La scogliera <strong>di</strong> Aval (1885)<br />
arte<br />
Il Mart va sul sicuro<br />
“IMPRESSIONISTI<br />
E POST-IMPRESSIONISTI”<br />
Duccio Dogheria<br />
Le <strong>numero</strong>se e spesso riuscite mostre<br />
<strong>di</strong> ricerca proposte negli ultimi anni<br />
dal Mart non sono sempre premiate<br />
dai visitatori, come purtroppo è stato,<br />
non molto tempo fa, per <strong>il</strong> percorso<br />
incentrato sulle ricerche verbo-visuali<br />
dal futurismo ad oggi. Così, <strong>di</strong> tanto<br />
in tanto, per accrescere <strong>il</strong> <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />
ingressi e pacare le voci ferocemente<br />
contrarie a un Mart “<strong>di</strong> nicchia”, <strong>il</strong><br />
museo deve ricorrere a quei pacchetti<br />
espositivi così ben sperimentati da<br />
Marco Gol<strong>di</strong>n a Treviso prima e a<br />
Brescia poi. Ed ecco così, sotto le<br />
loME<br />
V<strong>il</strong>la Lagarina, Palazzo<br />
Libera e Museo<br />
Diocesano.<br />
Fino al 20 <strong>novembre</strong>.<br />
Nel ricco programma degli<br />
eventi paralleli a “Manifesta”,<br />
segnaliamo la personale<br />
<strong>di</strong> Lorenzo Menguzzato, in<br />
arte Lome. L’arte <strong>di</strong> Lome,<br />
fortemente espressiva, prende<br />
forma attraverso l’eccitazione<br />
del colore puro e si declina in<br />
maniera sempre <strong>di</strong>versa,<br />
dai tra<strong>di</strong>zionali lavori su<br />
tela a quelli su vetro, dal<br />
libro d’artista alla scultura,<br />
fino alla performance ed<br />
all’installazione. (d.d.)<br />
“IL SECOLO DEL JAZZ”<br />
Rovereto, Mart<br />
15 <strong>novembre</strong>-15<br />
febbraio.<br />
La mostra autunnale del Mart<br />
propone uno sguardo eclettico<br />
su una delle più importanti<br />
espressioni artistiche del<br />
Novecento, <strong>il</strong> Jazz. Arti visive,<br />
graphic design, fotografia e<br />
naturalmente musica saranno<br />
i terreni d’indagine del<br />
percorso, ritmato da opere <strong>di</strong><br />
artisti del calibro <strong>di</strong> Picasso,<br />
Grosz, Mondrian e Basquiat.<br />
Particolarmente interessante<br />
si preannuncia la sezione<br />
video, ricca <strong>di</strong> <strong>numero</strong>si<br />
Soun<strong>di</strong>es, antenati degli<br />
o<strong>di</strong>erni videoclip. (d.d.)<br />
abbaglianti luci dei riflettori, le reliquie<br />
impressioniste, venerate ed osannate<br />
dalle folle quasi fossero l’unica forma <strong>di</strong><br />
arte possib<strong>il</strong>e. Dopo gli impressionisti<br />
della Ph<strong>il</strong>lipps Collection, dopo Klimt<br />
& Schiele (altre pop star dell’arte fin<br />
de siècle) della Österreichische Galerie<br />
Belvedere <strong>di</strong> Vienna, ecco serviti su<br />
un piatto d’argento - fino al 6 gennaio<br />
- i capolavori impressionisti e postimpressionisti<br />
dell’Israel Museum <strong>di</strong><br />
Gerusalemme.<br />
Tuffiamoci dunque nei boulevards della<br />
V<strong>il</strong>le Lumière <strong>di</strong> fine ‘800, brulicanti <strong>di</strong><br />
“POINT D’IRONIE”<br />
Rovereto,<br />
Biblioteca Civica;<br />
Trento, Biblioteca<br />
Comunale<br />
Dal 12 <strong>novembre</strong><br />
al 6 <strong>di</strong>cembre.<br />
La prima mostra italiana<br />
de<strong>di</strong>cata alla più<br />
utopica rivista d’artista<br />
contemporanea. Distribuita<br />
gratuitamente da New<br />
York a Shanghai, priva <strong>di</strong><br />
pubblicità, ogni <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />
“Point d’Ironie” è interamente<br />
concepito da un artista <strong>di</strong><br />
fama mon<strong>di</strong>ale, da Matthew<br />
Barney a Damien Hirst, da<br />
Christian Boltanski a Ed<br />
Ruscha. (d.d.)<br />
persone, ora <strong>di</strong>rette tra i fumi e i vapori<br />
alcolici dei caffé, ora in cerca <strong>di</strong> flânerie<br />
tra <strong>il</strong> verde ozioso dei parchi pubblici.<br />
Ad aprire <strong>il</strong> sipario sulla città simbolo<br />
della Belle Époque è un’opera <strong>di</strong> Cam<strong>il</strong>le<br />
Pissarro, Boulevard Montmartre, del<br />
1897. Accanto ad essa, come in un<br />
ventaglio de<strong>di</strong>cato alle emozioni del<br />
paesaggio, si aprono altre suggestive<br />
vedute sia citta<strong>di</strong>ne che <strong>di</strong> campagna:<br />
da una fabbrica fumante a Pontoise<br />
(1873) a uno scorcio delle assolate<br />
campagne, da un tramonto a Eragny<br />
(1890), non privo <strong>di</strong> echi simbolisti, al<br />
paesaggio agreste animato dal lavoro<br />
dell’uomo, come in una tela de<strong>di</strong>cata<br />
alla fienagione. L’artificio che dominava<br />
la pittura <strong>di</strong> paesaggio precedente,<br />
popolata da personaggi mitologici o,<br />
al contrario, <strong>di</strong>storta dalla retorica del<br />
realismo, inizia così ad affondare le<br />
ra<strong>di</strong>ci nella visione ottica attraverso<br />
la pittura en plein air. Parte degli<br />
impressionisti, infatti, abbandonarono<br />
le pareti anguste degli stu<strong>di</strong> per recarsi<br />
-cavalletto sulle spalle - nell’avventura<br />
della realtà. Nonostante molti<br />
credano esattamente <strong>il</strong> contrario, nei<br />
<strong>di</strong>pinti impressionisti non c’è nulla <strong>di</strong><br />
sentimentale, <strong>di</strong> “poetico”, <strong>di</strong> languido<br />
e stucchevole: la volontà è quella <strong>di</strong><br />
registrare la mutevolezza dell’esistente,<br />
<strong>il</strong> <strong>di</strong>venire delle cose, ed è forte - come<br />
si può immaginare - <strong>il</strong> rapporto con la<br />
fotografia: non a caso la prima mostra<br />
degli impressionisti (siamo nell’apr<strong>il</strong>e<br />
del 1874) si tenne nello stu<strong>di</strong>o del<br />
celebre fotografo Nadar.<br />
42 <strong>novembre</strong> 2008
Elemento fondamentale <strong>di</strong> questo<br />
nuovo modo <strong>di</strong> sentire è l’attenzione<br />
riservata agli elementi naturali come<br />
l’acqua, presente in molte delle opere<br />
esposte, da quelle del già citato Pissarro<br />
(Louvre, mattino, primavera, del 1902) a<br />
quelle <strong>di</strong> Alfred Sisley, la cui pennellata<br />
frammentata cerca <strong>di</strong> cogliere ogni<br />
attimo fuggente del paesaggio. La<br />
mutevolezza dell’atmosfera riveste un<br />
ruolo <strong>di</strong> primissimo piano anche nelle<br />
opere <strong>di</strong> Claude Monet, le cui tele<br />
sono forse le più ammirate dell’intero<br />
percorso. A iniziare da una delle celebri<br />
vedute della scogliera <strong>di</strong> Étretat (1885),<br />
uno dei tanti soggetti che l’artista<br />
ripropose più volte, in cerca <strong>di</strong> quelle<br />
sott<strong>il</strong>i variazioni atmosferiche a lui tanto<br />
care. In tali serie <strong>di</strong> ripetizioni <strong>di</strong>fferenti,<br />
ritmate da luci e con<strong>di</strong>zioni atmosferiche<br />
sempre cangianti, rientrano altre opere<br />
esposte, dai covoni imbevuti <strong>di</strong> sole de<br />
Le giovani donne <strong>di</strong> Ginevry (1894) alle<br />
evanescenti Ninfee del 1907.<br />
Se buona parte degli impressionisti<br />
aderì senza riserve alla pittura en plein<br />
air e all’imme<strong>di</strong>atezza della pittura<br />
rifiutando l’interme<strong>di</strong>azione dei bozzetti<br />
preparatori, altri artisti <strong>di</strong> primo piano<br />
rimasero sotto questo aspetto refrattari<br />
alla modernità. È <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> Edgard<br />
Degas, fedelissimo all’ut<strong>il</strong>izzo del<br />
<strong>di</strong>segno, così come <strong>di</strong> Pierre-Auguste<br />
Renoir, del quale <strong>il</strong> percorso offre alcuni<br />
intensi ritratti (M. Lestringuez, 1878;<br />
Gabrielle, 1906). Di ambedue sono<br />
esposte anche alcune piccole sculture,<br />
che ne accompagnano altre <strong>di</strong> Dalou,<br />
Ma<strong>il</strong>lol, Bourdelle, Ro<strong>di</strong>n e perfino<br />
Gauguin.<br />
L’ultima parte della mostra offre in<br />
via sintetica uno sguardo sul postimpressionismo<br />
nelle sue svariate<br />
forme, dal point<strong>il</strong>lisme <strong>di</strong> Signac alle<br />
forme strutturate <strong>di</strong> Braque e Cézanne,<br />
dalla pennellata irrequieta <strong>di</strong> van Gogh<br />
all’esotismo <strong>di</strong> Gauguin, dal simbolismo<br />
<strong>di</strong> Sérusier all’intimismo domestico <strong>di</strong><br />
Vu<strong>il</strong>lard e Bonnard, fatto <strong>di</strong> pacati e<br />
tranqu<strong>il</strong>li interni borghesi.<br />
QUESTOTREnTInO<br />
Musica<br />
Cinquant’anni<br />
suonati<br />
I SoNIC YoUTH a bolZaNo<br />
Stefano Giordano<br />
Paola <strong>di</strong>ce, sì, bello, però come al solito<br />
l’acustica... Avrei voluto tirarle un<br />
cazzotto sul naso. No, inten<strong>di</strong>amoci,<br />
adoro Paola. Michela invece se ne è<br />
stata tutto <strong>il</strong> tempo appoggiata a una<br />
grata <strong>di</strong> recinzione laterale e alla fine<br />
aveva lo stesso atteggiamento snob<br />
annoiato. Avrei voluto scuoterla come<br />
una maracas. Ma no, voglio bene anche<br />
a Michela e mi fa ridere.<br />
Però non le capisco. Cioè, non succede<br />
spesso <strong>di</strong> trovarsi davanti a qualcosa<br />
<strong>di</strong> così in<strong>di</strong>scutib<strong>il</strong>mente <strong>di</strong>vertente ed<br />
eccitante. Come si fa a starsene in posa<br />
da un lato, o a guardare <strong>il</strong> particolare<br />
acustico? Ma chi se ne frega! E’ <strong>il</strong> solito<br />
stolto che quando <strong>il</strong> saggio in<strong>di</strong>ca la<br />
luna con <strong>il</strong> <strong>di</strong>to guarda <strong>il</strong> <strong>di</strong>to. Siamo<br />
alle solite, mi fate cadere nella retorica,<br />
non lo sopporto. Poi magari si eccitano<br />
tutte per la realtà virtuale <strong>di</strong> avatar o la<br />
sovraincisione <strong>di</strong> una registrazione in<br />
stu<strong>di</strong>o. E invece lì sul palco...<br />
Ok, queste sono tutte cazzate, ma cosa è<br />
successo ai trentenni <strong>di</strong> questi tempi?<br />
Il concerto dei Sonic Youth a Bolzano<br />
è uno dei più coinvolgenti ed eccitanti<br />
spettacoli che abbia mai visto. Una cosa<br />
necessaria, <strong>di</strong>rei, <strong>di</strong> questi tempi. E così<br />
eccomi sotto <strong>il</strong> palco a saltare e sudare<br />
e farmi investire e trascinare dai suoni e<br />
dalle ritmiche che investono la platea. Io<br />
cinquantenne e <strong>il</strong> resto della moltitu<strong>di</strong>ne<br />
dei ventenni o meno.<br />
Io non me ne intendo più molto <strong>di</strong><br />
queste cose, ma ho come l’impressione<br />
che dopo <strong>di</strong> loro non ce ne siano stati<br />
tanti altri che siano andati avanti, che<br />
abbiano tirato fuori cose così nuove<br />
e significative dalle due chitarre,<br />
basso, batteria, voce. Il loro suono a<br />
me sembra ancora avanti, oggi come<br />
vent’anni fa; i <strong>di</strong>aloghi fra chitarre <strong>di</strong><br />
Lee Ranaldo e Thurston Moore unici<br />
ed elettrizzanti; la tensione delle corde<br />
e della ritmica sempre minacciosa e<br />
<strong>il</strong> canto <strong>di</strong> Kim Gordon ancora così<br />
ubiquo e inquietante.<br />
So che nella loro carriera hanno<br />
realizzato <strong>di</strong>schi, collaborato con<br />
altri musicisti; si sono avvicinati<br />
all’elettronica, sono sempre stati<br />
immersi nel mondo dell’arte nel senso<br />
più ampio, hanno composto colonne<br />
sonore, eccetera, ma <strong>il</strong> concerto <strong>di</strong><br />
Bolzano, nella straor<strong>di</strong>naria cornice<br />
della fabbrica Stahlbau Pichler, ce li<br />
ha restituiti così, come sono e come ce<br />
li aspettavamo, come li conosciamo,<br />
anche se non riconosciamo nemmeno<br />
uno dei pezzi eseguiti.<br />
Allora eccoli a cinquant’anni suonati<br />
(è proprio <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo), una carica<br />
indomita, un non risparmiarsi sul<br />
palco, le zazzere al vento, la potenza<br />
sonica perfettamente sotto controllo,<br />
tutta la carica e l’estetica del punk e<br />
della sua evoluzione ancora in campo<br />
per darci quasi due ore <strong>di</strong> una vitalità<br />
straor<strong>di</strong>naria. Perché i Sonic Youth sono<br />
veramente vivi su quel palco scarno <strong>di</strong><br />
amplificatori, strumenti, rastrelliere <strong>di</strong><br />
chitarre e luci stroboscopiche. E poi<br />
sempre lei, Kim Gordon, che molla <strong>il</strong><br />
basso e salta e balla con la forza e la<br />
grazia <strong>di</strong> un’adolescente; e allarga le<br />
braccia e canta vulnerab<strong>il</strong>e, immolata<br />
sull’abrasivo tappeto sonoro. E poi tutti<br />
lì, a spremersi ed esprimersi immersi<br />
in un fondale che in retroproiezione<br />
avvolge con immagini <strong>di</strong> un concerto<br />
degli anni ’60 con Joni Mitchell, John<br />
Sebastian e Crosby St<strong>il</strong>l Nash & Young.<br />
Ma che c’entrano i ’60 e Ne<strong>il</strong> Young?<br />
C’entrano eccome, che mica sono stati<br />
zitti i giovanotti sonici sulle questioni<br />
politiche e guerresche, e in passato<br />
hanno pure fatto <strong>il</strong> gruppo spalla ai<br />
concerti <strong>di</strong> Ne<strong>il</strong> Young, per esempio.<br />
E allora si produce un feedback<br />
sonoro ed emotivo che fa sentire vivi<br />
ed eccitati anche tutti noi. Ventenni e<br />
cinquantenni.<br />
43
monitor recensioni<br />
Teatro<br />
Un buon inizio<br />
<strong>di</strong> stagione<br />
“IL VANGELO SECONDO PILATO”<br />
vittorio Caratozzolo<br />
Glauco Mauri ha compiuto 78 anni<br />
da poco. Vederlo recitare nei panni<br />
<strong>di</strong> un trentatreenne Gesù, con un<br />
abito <strong>di</strong> scena efficace ma lievemente<br />
anacronistico, <strong>il</strong> petto v<strong>il</strong>loso a far<br />
capolino dal colletto semiaperto,<br />
la capigliatura can<strong>di</strong>da, fa un certo<br />
effetto. Ma questo va detto a sua lode,<br />
piuttosto che a suo demerito. Si esibisce<br />
in scena con un monologo f<strong>il</strong>ato <strong>di</strong><br />
cinquanta minuti, che inizia a ritmo<br />
molto sostenuto e che sbalor<strong>di</strong>sce per<br />
le capacità mnemoniche, senza intoppi,<br />
e la versat<strong>il</strong>ità con cui interpreta Gesù<br />
e altri personaggi suoi interlocutori.<br />
Calca le scene dal 1949, Mauri, e non<br />
sembra fortunatamente ancor sazio <strong>di</strong><br />
applausi né privo <strong>di</strong> energie. Quando<br />
attori <strong>di</strong> questa levatura arrivano in città,<br />
<strong>il</strong> teatro che li ospita dovrebbe essere al<br />
completo, e invece... Che succede? Vuoi<br />
vedere che la recessione colpisce le borse<br />
e obbliga gli spettatori a selezionare le<br />
spese e gli spettacoli? Oppure <strong>il</strong> tema<br />
trattato, “Il Vangelo secondo P<strong>il</strong>ato” (nella<br />
creazione teatrale <strong>di</strong> Éric-Emmanuel<br />
Schmitt), non attrae <strong>il</strong> pubblico trentino?<br />
Eppure <strong>il</strong> testo, in Francia, ha avuto un<br />
grande successo <strong>di</strong> pubblico e <strong>di</strong> critica.<br />
In Francia. Ce l’hanno la recessione,<br />
in Francia? Chissà, forse <strong>il</strong> detto<br />
“scherza con i fanti...” ha tenuto lontani<br />
i cattolici trentini da un’opera in odore<br />
<strong>di</strong> testo apocrifo; ma <strong>il</strong> teatro è sempre<br />
“apocrifo”, non <strong>di</strong>ce mai la verità, se non<br />
piuttosto vorrebbe stimolare a me<strong>di</strong>tare<br />
sulla verità e i suoi derivati. Adriana, la<br />
moglie <strong>di</strong> P<strong>il</strong>ato, lo <strong>di</strong>ce chiaramente:<br />
“Dubitare e credere sono la stessa cosa,<br />
P<strong>il</strong>ato. Solo l’in<strong>di</strong>fferenza è atea”. Un<br />
aforisma, una frase a effetto, senza<br />
dubbio, ma che meritoriamente vuol<br />
suscitare la riflessione sulla necessità <strong>di</strong><br />
avere un’opinione, comunque, e <strong>di</strong> avere<br />
un atteggiamento, scientifico-dubitativo<br />
o religioso-fideistico nei confronti dei<br />
gran<strong>di</strong> temi dell’esistenza umana.<br />
La pièce <strong>di</strong> Schmitt messa in scena da<br />
Glauco Mauri e da Roberto Sturno,<br />
storico sodale del primo, dal 23 al 26<br />
ottobre, è <strong>di</strong>visa in due parti: la prima,<br />
come già accennato, un monologo <strong>di</strong><br />
Mauri-Gesù e la seconda, un monologo<br />
<strong>di</strong> P<strong>il</strong>ato-Sturno, a tratti interrotto<br />
dal <strong>di</strong>alogare con <strong>il</strong> suo scrivano, ben<br />
caratterizzato da Marco Bianchi. La<br />
scenografia <strong>di</strong> Mauro Carosi, essenziale<br />
e sobria, simmetrica nei due atti, è<br />
costituita da una cornice <strong>di</strong> tessuto,<br />
bianco per Mauri e rosso per P<strong>il</strong>ato,<br />
pendente dal soffitto del palcoscenico<br />
e calante obliquamente verso due<br />
appositi soppalchi situati ai lati della<br />
scena. Qualche oggetto (una candela, un<br />
bastone) a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Gesù, qualche<br />
arredo in più per la sala <strong>di</strong> scrittura <strong>di</strong><br />
P<strong>il</strong>ato. Illuminazione efficace, razionale,<br />
misurata.<br />
Il monologo <strong>di</strong> Gesù rappresenta <strong>il</strong><br />
racconto <strong>di</strong> un uomo che, incredulo<br />
del proprio destino fino all’ultimo,<br />
narra al pubblico, con toni realistici,<br />
intimistici, colloquiali, la propria<br />
adolescenza e maturità <strong>di</strong> “messia”;<br />
<strong>di</strong> presunto messia, per meglio <strong>di</strong>re,<br />
perché in quell’epoca molti pre<strong>di</strong>catori<br />
erranti si auto<strong>di</strong>chiaravano “figli <strong>di</strong><br />
Dio”, senza esser presi davvero sul serio<br />
dal popolo, spiega <strong>il</strong> testo. Il racconto<br />
<strong>di</strong> Gesù mostra al tempo stesso <strong>il</strong> suo<br />
stupore per i ben noti fatti “miracolosi”<br />
che gli vengono attribuiti e la natura dei<br />
fatti che ne nutrono <strong>il</strong> ricco curriculum<br />
messianico, a causa del quale, complice<br />
egli stesso, d’accordo con Giuda,<br />
finirà crocifisso. Ama <strong>il</strong> paradosso,<br />
Schmitt: umanizza la figura <strong>di</strong> Gesù per<br />
amplificarne i tratti sovrumani che ne<br />
connotano via via, attraverso <strong>il</strong> racconto,<br />
<strong>il</strong> percorso esistenziale.<br />
A Ponzio P<strong>il</strong>ato, prefetto romano,<br />
Schmitt affida <strong>il</strong> compito, analogamente,<br />
<strong>di</strong> dubitare della morte <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong><br />
cercare una spiegazione razionale alla<br />
sua resurrezione. Ma a convincenti<br />
deduzioni investigative, gli vengono<br />
opposte dallo scrivano, da sua moglie,<br />
dal me<strong>di</strong>co Sertorio, altrettante prove <strong>di</strong><br />
soprannaturalità che lo sconvolgono e lo<br />
spingono a dubitare anche del proprio<br />
dubbio.<br />
Al termine dello spettacolo, per esplicita<br />
evocazione, nel <strong>di</strong>scorso teatrale e<br />
nella mente dello spettatore incombe la<br />
suggestione del mistero, irrisolto, della<br />
<strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> Gesù. A ognuno <strong>di</strong> noi, come<br />
già spiegato, spetta la libertà <strong>di</strong> credere o<br />
<strong>di</strong> dubitare.<br />
Un buon inizio <strong>di</strong> stagione, dunque, per<br />
<strong>il</strong> Santa Chiara, anche se si possono pur<br />
fare due piccoli appunti: uno al testo, a<br />
tratti troppo evidentemente letterario<br />
nonostante la sua intenzione mimetica<br />
<strong>di</strong> linguaggio colloquiale; uno al cortese<br />
personale <strong>di</strong> servizio del teatro, troppo<br />
cortese nel lasciar entrare, a spettacolo<br />
iniziato, alcuni spettatori che sono<br />
scesi mormorando fino alle f<strong>il</strong>e basse<br />
della platea, in cerca del proprio posto.<br />
Lasciarli fuori, magari no – Gesù <strong>di</strong>ce:<br />
chi è senza peccato... – ma imporre loro<br />
<strong>di</strong> sedere nelle ultime f<strong>il</strong>e fino al termine<br />
del primo atto, poteva essere una<br />
ragionevole soluzione per tutti.<br />
44 <strong>novembre</strong> 2008
Teatro<br />
Qualcosa a Trento<br />
si muove<br />
“4.48”<br />
Daniele F<strong>il</strong>osi<br />
Quella che sembra essere una malattia<br />
cronica della cultura e del teatro “made<br />
in Trentino”, a volte può rivelarsi un<br />
sintomo positivo. Nel caso <strong>di</strong> “4.48”<br />
- debutto <strong>il</strong> 17 ottobre e in replica<br />
per <strong>di</strong>eci serate allo Spazio Off <strong>di</strong> via<br />
Venezia, a Trento – le cose stanno<br />
proprio così. Mirko Corra<strong>di</strong>ni, giovane<br />
regista trentino, decide, in s<strong>il</strong>enzio, <strong>di</strong><br />
mettere in scena uno dei testi monstre<br />
della drammaturgia contemporanea.<br />
“4.48” è <strong>di</strong> Sarah Kane, autrice inglese<br />
morta a soli 28 anni nel 1999, ed è<br />
l’ultimo che è riuscita a scrivere prima<br />
lIbrI<br />
Francesca Piersanti e Luigi Penasa<br />
“Tentativi d’inseguimento. Rapido<br />
compen<strong>di</strong>o <strong>il</strong>lustrato<br />
<strong>di</strong> arte contemporanea”.<br />
Cinisello Balsamo, S<strong>il</strong>vana E<strong>di</strong>toriale,<br />
2008, pp. 96, euro 20.<br />
Il volumetto si presenta come un’ut<strong>il</strong>issima<br />
introduzione all’arte contemporanea,<br />
destinata soprattutto ai più piccoli. Un<br />
percorso che dall’orinatoio <strong>di</strong> Duchamp<br />
giunge fino ad alcune opere presentate a<br />
“Manifesta”, attraverso testi epigrammatici<br />
accompagnati da suggestive <strong>il</strong>lustrazioni<br />
a piena pagina <strong>di</strong> Luigi Penasa. (d.d.)<br />
QUESTOTREnTInO<br />
<strong>di</strong> suicidarsi. E’ Sarah Kane stessa che in<br />
un lancinante monologo parla della sua<br />
decisione <strong>di</strong> togliersi la vita, guardando<br />
in faccia <strong>il</strong> volto della sua <strong>di</strong>sperazione,<br />
della sua depressione, della sua malattia<br />
mentale e, infine, della sua morte.<br />
Corra<strong>di</strong>ni prende in mano quel testo e,<br />
in s<strong>il</strong>enzio, lo stu<strong>di</strong>a, ci lavora.<br />
Il monologo deve trovare la sua attrice, e<br />
<strong>il</strong> regista non sceglie tra le (poche) attrici<br />
che in Trentino sarebbero in grado <strong>di</strong><br />
affrontare una prova del genere; sceglie<br />
un’allieva della sua scuola <strong>di</strong> teatro –<br />
EstroTeatro - Cinzia Scotton, <strong>di</strong> soli 22<br />
anni.<br />
Corra<strong>di</strong>ni decide, in s<strong>il</strong>enzio, <strong>di</strong> fare<br />
una messinscena piccola, per soli venti<br />
spettatori a replica. Adatta la scenografia<br />
– un cubo trasparente che fa subito<br />
pensare all’asetticità e alla violenza <strong>di</strong> un<br />
ospedale psichiatrico – al piccolo palco<br />
dello Spazio Off, e decide <strong>di</strong> lavorare con<br />
poco.<br />
Poche luci (un solo faro teatrale e<br />
quattro neon che <strong>il</strong>luminano i quattro<br />
lati del cubo), poca musica (qualche<br />
brano qua e là, qualche rumore<br />
<strong>di</strong>storto), pochissimi oggetti <strong>di</strong> scena<br />
(un f<strong>il</strong>o <strong>di</strong> cotone, un rossetto, le p<strong>il</strong>lole<br />
<strong>di</strong> psicofarmaci che cadono dal soffitto<br />
sulla testa dell’attrice, dell’acqua), e molta<br />
sostanza. La sostanza sta tutta nelle<br />
densità espressive, registiche, attoriali e<br />
tecniche messe in campo da Corra<strong>di</strong>ni,<br />
che tiene la tensione del testo appesa<br />
costantemente a un f<strong>il</strong>o che osc<strong>il</strong>la tra<br />
angoscia, dolcezza e <strong>di</strong>sperazione. Cinzia<br />
Scotton interpreta su <strong>di</strong> sé, sul suo corpo<br />
e sulla sua voce le parole della Kane,<br />
che rimbombano tra le quattro pareti<br />
“Pierluigi Stefanini<br />
“Le sfide della cooperazione”,<br />
Roma, Donzelli, 2008,<br />
pp. 162, euro 15.<br />
Walter Don<strong>di</strong>, approdato alla cooperazione<br />
da giornalista, intervista Pierluigi<br />
Stefanini, approdatovi da funzionario del<br />
PCI. Risultato: un libro gradevole, a tratti<br />
vivace, in cui intervistato e intervistatore<br />
riflettono sulla cooperazione senza lesinarle<br />
critiche e senza nasconderne la<br />
parziale per<strong>di</strong>ta d’identità nella società<br />
globalizzata. Ma per lo più sono elogi, e<br />
non poteva essere altrimenti visto <strong>il</strong> ruolo<br />
ricoperto dagli autori. In conflitto d’interesse.<br />
(m.n.)<br />
monitor<br />
anguste del cubo.<br />
E poi c’è <strong>il</strong> pubblico: i venti spettatori<br />
non guardano soltanto l’attrice in scena,<br />
che li sfida a sua volta col suo sguardo.<br />
Gli occhi degli uni scorrono su quelli<br />
degli altri quasi a spiare reazioni ed<br />
emozioni: <strong>il</strong> “4.48” <strong>di</strong> Corra<strong>di</strong>ni mette a<br />
nudo con forza <strong>il</strong> sa<strong>di</strong>smo e la violenza<br />
intrinseci all’atto del guardare, sia per<br />
chi è in scena – <strong>di</strong>sposto per scelta a<br />
mostrarsi – sia <strong>di</strong> chi, solitamente, a<br />
teatro sta in platea, al buio.<br />
Sta qui la novità <strong>di</strong> questo “4.48”, in<br />
questa riuscita via <strong>di</strong> mezzo fra teatro<br />
e performance, in cui la soglia tra<br />
osservato e osservante si scioglie in<br />
prossimità del dolore, della malattia<br />
e della morte della Kane. E sta qui la<br />
“malattia” tutta trentina <strong>di</strong> cui anche<br />
questo spettacolo è, paradossalmente,<br />
vittima: una piccola produzione in un<br />
piccolo spazio, dove <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> forza è<br />
anche <strong>il</strong> suo punto <strong>di</strong> debolezza. Una<br />
nicchia, come si <strong>di</strong>ce spesso per m<strong>il</strong>le<br />
altre cose che accadono in Trentino,<br />
che ha sì preso vita, ma che dovrà<br />
farsi le ossa, calcare palcoscenici più<br />
impegnativi, crescere per provare<br />
a fare <strong>il</strong> balzo decisivo e uscire dai<br />
circuiti provinciali, dove peraltro, tra<br />
f<strong>il</strong>odrammatiche e spettacoli <strong>di</strong> cassetta,<br />
farebbe comunque fatica a farsi notare.<br />
Il cuore pulsante del teatro<br />
contemporaneo, si <strong>di</strong>ce, è a M<strong>il</strong>ano,<br />
Genova, Torino. Dicono, perché<br />
a Trento, intanto, qualcosa si sta<br />
muovendo e ha tutte le carte in regola<br />
per confrontarsi con chiunque, su quelle<br />
piazze. Forse non con questo spettacolo<br />
– su Sarah Kane, Corra<strong>di</strong>ni tornerà a<br />
fine gennaio, con una nuova produzione,<br />
“Phaedra’s love”, forse più avanti. Ma non<br />
si soffra, una volta tanto, del complesso<br />
<strong>di</strong> inferiorità <strong>di</strong> chi sta ai confini<br />
dell’impero e non ha <strong>il</strong> coraggio, almeno,<br />
<strong>di</strong> affacciarvisi.<br />
45
monitor recensioni<br />
Cinema<br />
Post-apocalisse<br />
<strong>di</strong>sneyana<br />
“WALL-E””<br />
alberto brodesco<br />
La Terra è desolata. Il nostro pianeta<br />
è coperto dai rifiuti, inospitale,<br />
marcio, fallito. L’unica specie vivente<br />
sopravvissuta sembra essere – come da<br />
pregiu<strong>di</strong>zio – quella degli scarafaggi.<br />
Anche <strong>di</strong> questi in<strong>di</strong>struttib<strong>il</strong>i insetti<br />
ne rimane tuttavia vivo solamente<br />
uno. A mostrarci un futuro così<br />
tragico non è uno dei soliti f<strong>il</strong>m postapocalittici<br />
alla “Mad Max” ma una<br />
tenera pellicola <strong>di</strong> animazione della<br />
Disney/Pixar, “Wall-e”. E lo scarafaggio,<br />
quin<strong>di</strong>, non è un insetto ripugnante<br />
ma un simpatico esserino marrone<br />
con un’espressività che sarebbe inut<strong>il</strong>e<br />
pretendere dalle blatte che infestano le<br />
nostre cantine. L’unico altro abitante<br />
della Terra è un robottino, Wall-e,<br />
che ha l’incarico <strong>di</strong> ripulire, tutto<br />
solo, l’enorme immondezzaio. Wall-e<br />
ingoia rifiuti e produce cubetti con<br />
cui costruisce giganteschi grattacieli.<br />
Prova a fare or<strong>di</strong>ne. I primi <strong>di</strong>eciquin<strong>di</strong>ci<br />
minuti <strong>di</strong> f<strong>il</strong>m trascorrono<br />
vEDI aNCHE<br />
“The Mist”<br />
<strong>di</strong> Frank Darabont<br />
Altro f<strong>il</strong>m, altra catastrofe. Stavolta adulta<br />
e terrorizzante, allegoria <strong>di</strong> un’America che<br />
non sa bene in che modo affrontare le sue<br />
paure. E rischia <strong>di</strong> affidarsi, per superarle,<br />
alle persone sbagliate. In “The Mist”, un<br />
gruppo <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni si trova – come in “Zombi”<br />
– a cercar riparo in un supermarket.<br />
Fuori c’è una nebbia che contiene mostri. Il<br />
<strong>di</strong>battito è su chi si deve eleggere a leader:<br />
un <strong>il</strong>lustratore razionalista o una fanatica<br />
che parla <strong>di</strong> apocalisse e punizione <strong>di</strong>vina?<br />
così. Con un robottino che si muove<br />
nella wasteland terrestre e si innamora<br />
<strong>di</strong> qualche piccolo oggetto abbandonato<br />
dagli uomini. Dieci-quin<strong>di</strong>ci minuti in<br />
cui non succede nient’altro che questo.<br />
Pier Paolo Pasolini l’avrebbe subito<br />
rubricato sotto la voce “cinema <strong>di</strong><br />
poesia”. Sono sequenze senza <strong>di</strong>aloghi,<br />
del tutto affascinanti, ironiche, riempite<br />
<strong>di</strong> piccole gag visive da cinema muto.<br />
Wall-e si appassiona a piccoli oggetti<br />
<strong>di</strong>menticati e inut<strong>il</strong>i, li raccoglie, li<br />
colleziona – un cubo <strong>di</strong> Rubik, un<br />
frullino, una trota <strong>di</strong> plastica da<br />
appendere al muro… Si innamora<br />
del musical “Hello, Dolly” e prova a<br />
ripeterne le mosse.<br />
Dopo averla riempita d’immon<strong>di</strong>zia,<br />
gli esseri umani hanno abbandonato<br />
“La fabbrica dei tedeschi”<br />
<strong>di</strong> Mimmo Calopresti<br />
Questo documentario <strong>di</strong> servizio sui morti<br />
della ThyssenKrupp nasce con uno scopo<br />
moralmente giusto. Ma per una serie <strong>di</strong><br />
scelte <strong>di</strong> regia finisce per essere un f<strong>il</strong>m<br />
sbagliato: troppo protagonismo, per <strong>il</strong><br />
regista, inquadrato e in posa in troppi,<br />
troppi piani; incapacità <strong>di</strong> capire quando la<br />
macchina da presa deve staccare, allontanarsi<br />
rispettosamente dal dolore e dal<br />
pianto; e un titolo che lascia perplessi:<br />
ma cosa c’entrano, ma perché prendersela<br />
con “i tedeschi”, oltre che con dei singoli<br />
impren<strong>di</strong>tori e un’azienda?<br />
la Terra e da settecento anni navigano<br />
nel cosmo a bordo <strong>di</strong> un’immensa<br />
nave-crociera – obesi, trasportatinutriti-puliti<br />
da un’infinità <strong>di</strong> robot<br />
che fungono da badanti. Su questa<br />
astronave, gli uomini hanno perso<br />
<strong>il</strong> ricordo del contatto fisico e<br />
parlano solo attraverso dei telefoni<br />
a ologrammi. Tutto quel che fanno è<br />
consumare, mangiare, bere, seguire<br />
le mode. Il tutorato dei robot è totale,<br />
come in una versione ancora più<br />
terrorizzante <strong>di</strong> “Matrix”: le macchine<br />
non usano gli umani per estrarne<br />
l’energia vitale, non hanno nemmeno<br />
più tale ut<strong>il</strong>ità. Gli uomini sembrano<br />
solo dei goffi e viziati animali da<br />
compagnia dei robot, che con essi si<br />
<strong>di</strong>straggono mentre, nel frattempo,<br />
hanno <strong>il</strong> compito serio <strong>di</strong> governare la<br />
rotta.<br />
Al <strong>di</strong> sotto della patina leggera<br />
dell’umorismo <strong>di</strong>sneyano si legge<br />
quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> riflesso <strong>di</strong> una dura, ra<strong>di</strong>cale<br />
critica al nostro way of living. Che ci sta<br />
conducendo sull’orlo <strong>di</strong> una catastrofe<br />
ecologica e ci renderà dei soggetti<br />
privi <strong>di</strong> decoro, costretti all’interno<br />
<strong>di</strong> un’esistenza insignificante: tra<br />
macchine, immon<strong>di</strong>zia e scarafaggi, gli<br />
unici esseri veramente <strong>di</strong>sgustosi sono<br />
gli uomini. Il classico antropomorfismo<br />
degli animali e delle creature della<br />
Disney serve qui a coprire un vuoto: se<br />
gli umani <strong>di</strong>ventano inguardab<strong>il</strong>i, non<br />
resta che identificarci, come spettatori,<br />
con teneri e generosi robottini.<br />
46 <strong>novembre</strong> 2008
Io tinta <strong>di</strong> aria<br />
Na<strong>di</strong>a Ioriatti<br />
Per vivere più a lungo<br />
Col passare degli anni si constata che tra parenti, amici<br />
e conoscenti sono i migliori ad andarsene per primi,<br />
lasciando un gran vuoto in quelli che restano. Erano<br />
quelli più allegri, che avevano un sorriso, una parola buona<br />
per tutti e tanti progetti per <strong>il</strong> futuro. Lontanissimi dall’immaginare<br />
che la sorte li avrebbe interrotti bruscamente. Le<br />
frasi più o meno toccanti dei necrologi non lasciano dubbi su<br />
qualità morali e de<strong>di</strong>zione ai propri fam<strong>il</strong>iari. Certo è fac<strong>il</strong>e<br />
affermare che erano tutti buoni dopo, ma non penso sia solo<br />
buonismo, c’è molto <strong>di</strong> vero e tutti dolorosamente, prima o<br />
poi, ne facciamo esperienza.<br />
Su cosa ci fa vivere più a lungo, le statistiche ufficiali fanno<br />
molta confusione. Per esempio, la prima causa <strong>di</strong> morte per<br />
infarto non è <strong>il</strong> colesterolo, nemmeno <strong>il</strong> fumo o <strong>il</strong> troppo<br />
lavoro, ma la morte <strong>di</strong> una persona cara. Per quanto riguarda<br />
i tumori, la me<strong>di</strong>cina alternativa ritiene che ad uccidere sia<br />
proprio la chemioterapia e quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> non fare niente darebbe<br />
migliori risultati: esistono in noi meccanismi d’autoguarigione<br />
e rigenerazione pronti ad attivarsi in caso <strong>di</strong> bisogno. Chissà!<br />
L’unica certezza è che la morte falci<strong>di</strong>a tutti, belli e brutti,<br />
ricchi e poveri, buoni e cattivi: ecco, prima i buoni secondo<br />
me. Partendo dal fatto che <strong>il</strong> nostro destino è già scritto e<br />
non si cambia, che non faranno nemmeno indagini serie<br />
su un argomento così insolito, azzardo una mia personale<br />
interpretazione ironica del fenomeno al solo scopo <strong>di</strong><br />
sdrammatizzare.<br />
Finalmente scoperto quello che fa vivere più a lungo:<br />
la cattiveria, signori miei! Da qui l’origine del vecchio detto<br />
l’erba cattiva non muore mai! E come prova inequivocab<strong>il</strong>e <strong>di</strong><br />
quello che asserisco pensiamo alle buonanime che da dove<br />
sono non possono più dar consigli. Certo, in base a questa<br />
clamorosa scoperta tutta la vita dovrà essere riconsiderata. A<br />
serio rischio i buoni <strong>di</strong> spirito, i buoni come <strong>il</strong> pane, quelli in<br />
buonafede, i buontemponi e i pieni <strong>di</strong> buonsenso. Hanno tutti<br />
i giorni contati. L’unica eccezione ammessa riguarda i poco <strong>di</strong><br />
buono, perché apertamente schierati, mentre comportamenti<br />
ambivalenti, dove si usano o le buone o le cattive, in questo<br />
QUESTOTREnTInO<br />
piesse<br />
momento storico sanno molto <strong>di</strong> riforma Gelmini.<br />
Anche la <strong>di</strong>eta deve essere rivista completamente: del<br />
colesterolo si può tenere solo quello cattivo gettando via quello<br />
buono. Assolutamente vietati gli zuccheri perché addolciscono<br />
troppo. Alla gogna i vegetariani che si credono buoni perché<br />
non mangiano animali; è <strong>il</strong> caso ritornino a mangiar la<br />
fiorentina al più presto, perché è <strong>di</strong>mostrato che la carne rende<br />
aggressivi. Ai buongustai e alle buone forchette si consiglia <strong>di</strong><br />
farsi venire in fretta almeno <strong>il</strong> sangue cattivo.<br />
Sì all’esercizio fisico, ma solo se competitivo, mentre quello<br />
sano, liberando endorfine, aumenta <strong>il</strong> buonumore che già<br />
dal nome s’intuisce essere sconsigliato. Dimostrato che una<br />
regolare attività sessuale unicamente de<strong>di</strong>ta al proprio piacere<br />
e non a quello del partner può influire sulla durata della vita.<br />
Ai signori uomini che in questo campo sono <strong>di</strong> bocca buona<br />
si ricordano i pericoli <strong>di</strong> tali debolezze. Nessun limite e<br />
controin<strong>di</strong>cazione per i pensieri cattivi, mentre le conseguenze<br />
delle azioni malvagie sarebbero <strong>di</strong> competenza della giustizia,<br />
ma si può sempre sperare in un’estensione a tutti del Lodo<br />
Alfano.<br />
Ricordando l’ironia <strong>di</strong> Gaber, volutamente - in tempo<br />
d’elezioni - non si approfon<strong>di</strong>sce se essere buoni è <strong>di</strong> sinistra<br />
ed essere cattivi è <strong>di</strong> destra. Potrebbe influenzare <strong>il</strong> voto.<br />
Celentano potrebbe offrirci la sua visione qualunquista: essere<br />
buoni è lento, cattivi è rock. Mentre è <strong>il</strong> giullare Benigni a darci<br />
<strong>il</strong> suggerimento più conveniente: “Morire è l’ultima cosa che<br />
farò!”<br />
47
iesse piesse<br />
sfogliando s’impara<br />
Tòs<br />
Il complotto<br />
La Lega ha fama <strong>di</strong> non essere un partito <strong>di</strong> intellettuali.<br />
A riba<strong>di</strong>rlo, ce ne fosse stato bisogno, l’incursione<br />
delle Iene fra i parlamentari del Carroccio, che <strong>di</strong>mostravano<br />
scarsa <strong>di</strong>mestichezza con le coniugazioni dei<br />
verbi e ignoravano se “L’infinito” lo avesse scritto Manzoni o<br />
Leopar<strong>di</strong>. E poi le performances del sottosegretario Roberto<br />
Cota, <strong>il</strong> quale, inviato in talk-show e telegiornali a <strong>di</strong>fendere<br />
<strong>il</strong> decreto Gelmini, dopo aver fatto figure patetiche con Gad<br />
Lerner e Mentana, è riuscito a trovarsi in imbarazzo anche con<br />
un ossequiente Em<strong>il</strong>io Fede.<br />
Ma ci sono le eccezioni: come <strong>il</strong> prof. Mario Casna, can<strong>di</strong>dato<br />
leghista al Consiglio Provinciale, preside dell’Istituto<br />
“Buonarroti” <strong>di</strong> Trento (anche se non è automatico che un<br />
preside sia un intellettuale...).<br />
L’uomo non ama passare inosservato. Di solito, con le sue<br />
bizzarre iniziative, ha provocato soprattutto polemiche e incazzature,<br />
ma si sa, almeno fin dai tempi <strong>di</strong> Cicciolina l’importante<br />
è far parlare <strong>di</strong> sé, e dunque Casna ha buone probab<strong>il</strong>ità<br />
<strong>di</strong> essere eletto. Senza andare troppo in<strong>di</strong>etro negli<br />
anni (sui suoi trascorsi politici pubblichiamo una lettera a<br />
pag. 37), ricor<strong>di</strong>amo, nel 2004, quando ancora era preside a<br />
Mezzolombardo, una prima crociata pro-crocefisso nelle aule<br />
scolastiche, innescata da uno studente leghista e sponsorizzata<br />
da Casna, che poi, per placare le acque con una trovata da<br />
par con<strong>di</strong>cio, invitò “gli studenti che professano altre religioni a<br />
portare a scuola i loro simboli” e ipotizzò una festicciola <strong>di</strong> fine<br />
Ramadan, facendo in tal modo arrabbiare tutti quanti.<br />
Tre anni dopo, sbarcato a Trento, daccapo coi crocefissi:<br />
una vera emergenza a suo <strong>di</strong>re, perché un Regio Decreto del<br />
1924 li prevede, e dunque Casna ne acquistò 70 per dotarne<br />
tutte le aule (“Ho tempi stretti, devo far rispettare la legge”), e<br />
redarguì i colleghi<br />
che non si erano<br />
posti <strong>il</strong> problema.<br />
Anche qui, a parte<br />
l’entusiasmo della<br />
Lega e dell’Udc, le<br />
reazioni furono im-<br />
prontate soprattutto al fasti<strong>di</strong>o e al sarcasmo. Allora finì intervistato<br />
a “Che tempo che fa”, adesso lo ritroviamo sbertucciato<br />
su Repubblica, che ha ripreso le notizie dal Trentino del 20 e<br />
21 ottobre.<br />
E’ successo che <strong>il</strong> can<strong>di</strong>dato Casna ha inviato la propria<br />
propaganda elettorale agli studenti – per lo più minorenni –<br />
della scuola <strong>di</strong> cui è preside, ut<strong>il</strong>izzando l’in<strong>di</strong>rizzario dell’istituto;<br />
circostanza confermata dal fatto che, accanto al nome del<br />
destinatario, sono state coperte col bianchetto le in<strong>di</strong>cazioni<br />
relative a classe e sezione, e sopra, a penna, c’è scritto “...e famiglia”.<br />
Un comportamento evidentemente <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cevole, che l’interessato<br />
riesce a rendere ad<strong>di</strong>rittura clamoroso con le sue goffe<br />
giustificazioni. “Cado dalle nuvole” – comincia, e poi: “Mi sono<br />
fatto dare una mano da un gruppo <strong>di</strong> giovani volonterosi che<br />
forse hanno commesso una leggerezza”. Hanno rubato l’in<strong>di</strong>rizzario?<br />
L’hanno richiesto in segreteria a suo nome? A che<br />
titolo? E perché sono stati accontentati?<br />
La cosa, insomma, non regge, e allora Casna cambia subito<br />
strategia, adottandone una ancor più inverosim<strong>il</strong>e: “Forse<br />
c’è qualcuno che vuole remarmi contro. Ho saputo che c’è chi fa<br />
volantinaggio all’interno dell’istituto nonostante io non l’abbia<br />
chiesto a nessuno. Magari hanno anche chiesto gli in<strong>di</strong>rizzi a<br />
nome mio per scre<strong>di</strong>tarmi...”.<br />
Cioè, per danneggiarlo questi anonimi (comunisti? islamici?<br />
leghisti concorrenti?) si sarebbero fatti un mazzo tanto<br />
<strong>di</strong>ffondendo <strong>il</strong> suo materiale propagan<strong>di</strong>stico, spendendo in<br />
tal modo tempo e denaro, confidando in realtà nel fatto che un<br />
tale comportamento, poco elegante se non <strong>il</strong>legale, gli avrebbe<br />
fatto perdere consensi. Diabolico, ma quanto cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e?<br />
E <strong>di</strong>fatti nessuno ci crede, a cominciare dagli studenti: “Casna<br />
ha un concetto flessib<strong>il</strong>e della legalità. – <strong>di</strong>ce uno <strong>di</strong> loro –<br />
Prima pre<strong>di</strong>ca la tolleranza zero sui controlli antidroga e poi ut<strong>il</strong>izza<br />
la banca dati della scuola per mandare lettere elettorali”. E<br />
un altro rincara: “Qualche giorno fa mi ha anche telefonato per<br />
un altro motivo e alla fine mi ha ricordato <strong>di</strong> votarlo”.<br />
Una <strong>di</strong>abolica imitazione alla Fiorello?<br />
48 <strong>novembre</strong> 2008<br />
Il prof. Mario Casna.
Il fumo<br />
e l’arrosto<br />
gastronomia e affini<br />
Un locale, due cucine<br />
adelio vecchini<br />
All’entrata domina l’ambiente un lungo<br />
bancone dove bere un calice <strong>di</strong> vino<br />
e, senza aggravi <strong>di</strong> prezzo, spizzicare<br />
sottolio, formaggi e insaccati. L’offerta<br />
al tavolo è ampia: insalate non banali<br />
(carpaccio <strong>di</strong> tonno rosso, pomodoro<br />
can<strong>di</strong>to e insalata d’avocado), affettati<br />
e formaggi, primi e secon<strong>di</strong> della<br />
tra<strong>di</strong>zione ma con brio, dolci. La qualità<br />
delle materie prime è elevata e i prezzi,<br />
considerata l’eleganza del locale e la<br />
posizione centrale, sono per lo più<br />
onesti: 10 euro per primi e insalate non<br />
sono troppi, 20 euro per secon<strong>di</strong> ben<br />
cucinati ma scarsi in quantità, invece sì.<br />
Scese le scale, si entra nel regno <strong>di</strong><br />
chef Alfredo Chiocchetti. Le cantine<br />
del palazzo hanno tinte chiare che<br />
aiutano a <strong>di</strong>ssimulare l’assenza <strong>di</strong><br />
luce naturale. Gli ingre<strong>di</strong>enti sono <strong>di</strong><br />
livello davvero alto, e le preparazioni,<br />
che attingono alla cucina tra<strong>di</strong>zionale<br />
notoriamente povera, riacquistano<br />
nob<strong>il</strong>tà attraverso sapienti cotture e<br />
accostamenti luci<strong>di</strong> ancorché ar<strong>di</strong>ti<br />
(f<strong>il</strong>etto <strong>di</strong> manzo e scaloppa <strong>di</strong> foie gras<br />
su letti <strong>di</strong> finferli). La carta dei vini è<br />
ampia e consente spese ragionevoli.<br />
Le portate sono abbondanti e i prezzi<br />
in linea con i locali <strong>di</strong> pari livello: per<br />
un pasto tipo (dall’antipasto al dolce)<br />
<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente si scende sotto i 60 e si<br />
va oltre gli 80 euro. Tutto bene quin<strong>di</strong>?<br />
Sì, se si fa attenzione. Attenzione a non<br />
farsi prendere la mano con secon<strong>di</strong> e<br />
bottiglie al wine bar, e attenzione alla<br />
presenza dello chef una volta scese le<br />
scale: se manca Chiocchetti la brigata<br />
in cucina sembra arrancare un po’ e 70<br />
euro, se <strong>il</strong> locale lo si lascia con qualche<br />
titubanza, <strong>di</strong>ventano spiacevoli.<br />
a.vecchini@questotrentino.it<br />
Scrigno del Duomo www.scrignodelduomo.it<br />
Trento, piazza Duomo 27<br />
Tel. 0461 220030<br />
Sempre aperto<br />
QUESTOTREnTInO<br />
Cime Tempestose<br />
Mattia Maistri<br />
l’utopia del Sole delle alpi<br />
Chi lo ha detto che i giovani non fanno<br />
politica? Una can<strong>di</strong>data alle prossime<br />
elezioni, ad esempio, è una <strong>di</strong>ciannovenne.<br />
Si chiama Valentina Paoli e corre per la<br />
Lega. Pe<strong>di</strong>gree politico <strong>di</strong> tutto rispetto,<br />
culminato nella coroncina <strong>di</strong> “Miss Sole<br />
delle Alpi”. A quanto leggiamo sul sito<br />
<strong>di</strong> Miss Padania, questa carica in<strong>di</strong>ca<br />
una ragazza “che crede nei gran<strong>di</strong> ideali e<br />
guarda con fiducia ad un futuro <strong>di</strong> libertà”.<br />
Interpellata da l’A<strong>di</strong>ge, Valentina ha espresso<br />
l’auspicio che la futura amministrazione<br />
provinciale si occupi dei giovani, in<br />
particolar modo ampliando l’offerta <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scoteche e pub. Non male come ideale.<br />
Politici prezzemolo<br />
I Ver<strong>di</strong> trentini hanno organizzato a<br />
metà ottobre una convention sull’energia<br />
alternativa, debitamente documentata dal<br />
Trentino. Bella foto <strong>di</strong> famiglia in prima<br />
f<strong>il</strong>a per le bionde can<strong>di</strong>date (Berasi, Bort,<br />
Coppola) e ampio spazio agli interventi del<br />
santone Marco Boato, che ha rinfacciato<br />
al presente Lorenzo Dellai <strong>di</strong> averglielo<br />
sempre detto che Grisenti era un furbetto.<br />
Per dovere <strong>di</strong> cronaca l’articolo ha concesso<br />
un paio <strong>di</strong> righe all’esclusa u<strong>di</strong>cina Lia<br />
Beltrami Giovanazzi e al buon Lorenzo,<br />
che non hanno perso l’occasione per<br />
recriminare (la prima) e farsi propaganda<br />
elettorale (<strong>il</strong> secondo). Ultime due righe<br />
e mezzo de<strong>di</strong>cate a non meglio precisati<br />
“relatori” che hanno parlato <strong>di</strong> altrettanto<br />
non meglio specificate “energie alternative”.<br />
Ottima copertura dell’evento. Peccato che<br />
quei relatori e le loro proposte avrebbero<br />
dovuto essere i protagonisti della convention<br />
e dell’articolo.<br />
Politici prezzemolo bis<br />
Durante l’incontro organizzato da Nimby,<br />
Col<strong>di</strong>retti e Italia Nostra a Mezzolombardo<br />
contro la costruzione dell’inceneritore, folta<br />
presenza tra <strong>il</strong> pubblico <strong>di</strong> can<strong>di</strong>dati alle<br />
elezioni. Fra tutti <strong>il</strong> sindaco Rodolfo Borga<br />
che ha fatto gli onori <strong>di</strong> casa, <strong>il</strong> sindaco<br />
<strong>di</strong> Centa San Nicolò Roberto Cappelletti,<br />
can<strong>di</strong>dato della lista Andreolli, e Giorgio<br />
Viganò, can<strong>di</strong>dato del PD. Al termine degli<br />
interventi specifici è stato dato spazio al<br />
<strong>di</strong>battito, che è finito come immaginab<strong>il</strong>e<br />
nelle mani e nei proclami autoreferenziali<br />
dei can<strong>di</strong>dati presenti. Borga ha riba<strong>di</strong>to<br />
la sua contrarietà all’inceneritore ma,<br />
ovviamente, non è andato oltre, forse<br />
per non imbarazzarsi <strong>di</strong> fronte alle scelte<br />
ammazza-ambiente del “suo” governo<br />
romano. Cappelletti ha detto che la sua lista<br />
è contraria all’inceneritore, salvo non trovare<br />
più nulla da <strong>di</strong>re <strong>di</strong> fronte ai rimbrotti <strong>di</strong> un<br />
presente, che gli ha ricordato dove e con chi<br />
votava Andreolli quando c’era da decidere<br />
se farlo o meno. Viganò, invece, ha deciso<br />
<strong>di</strong> ingraziarsi la platea con un <strong>di</strong>scorso<br />
generico sulla partecipazione democratica<br />
alle decisioni politiche. Automarchetta<br />
malriuscita e piuttosto fumosa. Non certo<br />
una scelta azzeccata tra un pubblico che <strong>il</strong><br />
fumo non lo ama particolarmente.<br />
la bellezza ai tempi della lega<br />
L’ex ministro leghista Roberto Castelli, salito<br />
a Riva per sostenere Divina, ha calato i suoi<br />
assi. Secondo lui, infatti, Divina avrebbe una<br />
marcia in più rispetto a Dellai perché “è più<br />
giovane e soprattutto più bello”. Carina l’idea<br />
<strong>di</strong> buttarla in estetica! D’altra parte come<br />
dargli torto? La Lega ha sempre inseguito<br />
<strong>il</strong> mito del vero uomo: tonico, prestante,<br />
seducente. Eccoci spiegati i vari Boso, Savoi,<br />
F<strong>il</strong>ippin...<br />
Stipen<strong>di</strong> incriminati<br />
<strong>Leggi</strong>amo su l’A<strong>di</strong>ge che l’Osservatorio della<br />
sicurezza in Trentino, <strong>di</strong>retto da Transcrime,<br />
costerebbe alla Provincia 222.803 euro e che<br />
<strong>il</strong> suo <strong>di</strong>rettore, <strong>il</strong> prof. Savona, graverebbe<br />
sulle spalle pubbliche per circa 80 euro<br />
all’ora <strong>di</strong> lavoro. Interessante è scoprire che <strong>il</strong><br />
costo del personale tecnico amministrativo<br />
varia tra i 18 e i 24 euro all’ora, mentre<br />
quello <strong>di</strong> un impiegato si attesta sui 17.<br />
Fatti due calcoli, scopriamo che i vituperati<br />
insegnanti (fancazzisti a mezzo servizio<br />
secondo Brunetta) costano alle casse<br />
pubbliche nemmeno 19 euro l’ora solo <strong>di</strong><br />
lavoro in classe. Se inoltre aggiungiamo<br />
due ore al giorno <strong>di</strong> lavoro svolto fuori<br />
dalla classe (consigli, riunioni, progetti,<br />
correzioni, preparazione delle lezioni...)<br />
scopriamo che la cifra scende a 12 euro. E<br />
chi sarebbero gli iperpagati?<br />
49
piesse<br />
Andar per Castelli<br />
andrea Castelli<br />
Finanza creativa<br />
Alla ricreazione proposi al grandone della quinta F <strong>di</strong> prestarmi 30 lire per la briòss,<br />
che <strong>il</strong> giorno dopo gliene avrei restituite 40, quin<strong>di</strong> era un affare. Lui mi guardò con<br />
lo sguardo cisposo che lo caratterizzava. Incoraggiato dal suo s<strong>il</strong>enzio, continuai con<br />
un’idea fulminante: se lui mi dava 60 lire io potevo prestarne 30 a un altro senzasol<strong>di</strong>-per-labriòss,<br />
così, <strong>il</strong> giorno dopo, me ne sarei fatte restituire 50 dal pollo, 20<br />
in più, che aggiunte alle mie 10 d’interesse avrebbe fatto 30: <strong>il</strong> che per lui significava<br />
non spendere neanche una lira. Mica male, eh?<br />
Mentre aspettavo la risposta, mi chiedevo come facesse uno a fissare in quel modo<br />
un altro, ma mi arrivò una manata in faccia che mi fece trasvolare <strong>il</strong> corridoio e<br />
finire tra i paltò degli attaccapanni gambe all’aria. Fu <strong>il</strong> primo tentativo in Europa, <strong>il</strong><br />
mio, <strong>di</strong> finanza creativa, subito zittito e brutalmente fallito. Forse se ne avessi parlato<br />
prima si potevano evitare tanti o<strong>di</strong>erni guai alle borse.<br />
Ma a ben pensare quelli della mia generazione non correvano a casa a raccontare<br />
ai genitori i torti subiti, se li tenevano e basta. Allora scuola e famiglia erano alleati,<br />
non competevano come adesso. Se andavo a casa a <strong>di</strong>re che <strong>il</strong> ciccio della quinta mi<br />
aveva dato uno sganassone memorab<strong>il</strong>e, sicuro che ne prendevo un altro. Quanto<br />
meno mi sarei sentito <strong>di</strong>re “Così impari!”. Allora si taceva. Quando la prof <strong>di</strong><br />
matematica, mentre alla lavagna concludevo la mia espressione algebrica in modo<br />
originale, mi domandò se “ero deficiente” incassai e muto. L’avessi detto a casa mi<br />
sarei sentito ripetere “Stu<strong>di</strong>a, asino!”. Non vagava nemmeno nei sogni più lontani<br />
dei genitori andare dall’avvocato a denunciare la prof per “um<strong>il</strong>iazione impropria<br />
<strong>di</strong> rampollo <strong>di</strong> fronte a terzi”, e noi intanto s’imparava a farsi furbi, zitti, e a metter<br />
su la scorza dura, contro i rovesci della vita, che prima o poi <strong>di</strong> sicuro sarebbero<br />
arrivati. S’imparava che fuori della porta c’era un mondo <strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong> casa e<br />
ti dovevi <strong>di</strong>fendere da solo. Forse fu per quello che quando mi bocciarono invece <strong>di</strong><br />
suicidarmi andai a giocare a pallone. Vincemmo 3 a 1 e feci una doppietta.<br />
La striscia<br />
Marco Dianti / Gruppo Andromeda<br />
Tersite rossi<br />
L’intervista (im)possib<strong>il</strong>e<br />
Dopo un lungo lavoro <strong>di</strong> contatti incrociati<br />
siamo riusciti ad incontrare un esponente<br />
del movimento segreto BVLPAT (Brigate<br />
Ver<strong>di</strong> per la Liberazione della Padania e<br />
Anca del Trentin), braccio semi-armato<br />
(a fionde celtiche) della Lega. L’uomo,<br />
Asterix, ci ha fatto rivelazioni sconcertanti.<br />
Salve, Asterix.<br />
Padania libera!<br />
Potrebbe raccontarci l’ultima clamorosa<br />
azione del BVLPAT?<br />
G’hat presente quel che ha combinà el<br />
Ciònfoli?<br />
Intende <strong>il</strong> ricorso al Consiglio <strong>di</strong> Stato del<br />
vostro presidente Savoi contro la sentenza<br />
del Tar che ammetteva l’Udc, nonostante<br />
la mancata autenticazione della firma del<br />
segretario del partito Dal Rì?<br />
Te parli màsa matelòt per i mé gusti...<br />
Scusi. Ma cosa avète fatto voi del BVLPAT<br />
<strong>di</strong> tanto importante nel caso del ricorso?<br />
Secondo ti en segretario de’n partito,<br />
avocàto per giunta, el se desmèntega de<br />
autenticar la so firma?<br />
In effetti, sembra quasi che l’abbia fatto<br />
apposta…<br />
E <strong>di</strong>fàti…<br />
Come prego?<br />
Desmìsiete! El vero Dal Rì no l’avrìa mai<br />
fat ‘na monàda del genere! Quel che l’ha<br />
combinàda gròsa l’è en sosia.<br />
Un sosia?<br />
Sì! Noi avèm rapì el Dal Rì e avèm mès al so<br />
posto uno che ghe somiglia come ‘na gòza<br />
d’acqua.<br />
Quin<strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> caso è stato montato ad<br />
arte da voi?<br />
Zèrto! Vàrda ‘sta fòto. El cognóset ‘sto chi<br />
cóla barba da far e l’ultima copia de “Vita<br />
Trentina” en màn?<br />
Ma… ma è Dal Rì!<br />
El tegnìm scondù en de ‘na baita su per el<br />
Tesin. E no l’è miga la prima volta che fèm<br />
‘na roba del genere! Te ricòrdet quando el<br />
vescovo l’avèva <strong>di</strong>t che i catolizi no i deve<br />
ocupàrse dele moschee ma farse i càzi soi?<br />
Più o meno…<br />
Ma crédet che en vescovo el poderìa <strong>di</strong>r ‘na<br />
monàda così? L’è en só sosia anca quel! El<br />
vero Bressan adès el fa el pastor de pégore<br />
en Val Brembana.<br />
Incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e… Ma per caso avete sostituito<br />
anche Andreolli?<br />
No, quel l’è pròpi l’originale. Me <strong>di</strong>spiàs…<br />
Padania libera!<br />
50 <strong>novembre</strong> 2008
52<br />
Dall’11 ottobre<br />
<strong>il</strong> nuovo QT mens<strong>il</strong>e<br />
in e<strong>di</strong>cola e in abbonamento<br />
Amato, o<strong>di</strong>ato,<br />
mai neutro<br />
QT QUESToTrENTINo<br />
Mens<strong>il</strong>e <strong>di</strong> informazione e approfon<strong>di</strong>mento<br />
www.questotrentino.it<br />
redazione@questotrentino.it