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n° 2 dicembre 2011 - Ifuw Italia – Fildis sez. di Pavia

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Federazione<br />

<strong>Italia</strong>na Laureate e<br />

Diplomate<br />

Istituti<br />

Superiori<br />

STORIA DONNA<br />

La donna e la società,<br />

ieri e oggi<br />

Anno XXX<br />

numero 2<br />

Dicembre <strong>2011</strong>


SOMMARIO<br />

E<strong>di</strong>toriale<br />

<strong>di</strong> Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

Enrica Malcovati: la voce della società civile<br />

<strong>di</strong> Giliana Muffatti<br />

Enrica Malcovati: la fondatrice e i 50 anni <strong>di</strong> FILDIS a <strong>Pavia</strong><br />

<strong>di</strong> Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

Donne in Università<br />

<strong>di</strong> Grazia Bruttocao<br />

DOSSIER: DONNE E LAVORO<br />

- I forti ideali d’una “mosca bianca”<br />

Intervista a Katia Bellillo, <strong>di</strong> Sandra Artom<br />

- Donne nella politica: perché dobbiamo ancora occuparcene?<br />

Intervista a Cristina Niutta, <strong>di</strong> Alberto Zannetti<br />

- Il lavoro è un’opportunità. Pari almeno all’essere donna<br />

<strong>di</strong> Silvia Gabrieli<br />

- Donne impren<strong>di</strong>trici fra sogno e realtà<br />

<strong>di</strong> Isa Maggi<br />

- Mancanza <strong>di</strong> cultura <strong>di</strong> genere o crisi economica?<br />

<strong>di</strong> Charlotte Dominique Xotti<br />

- Il mio modello è Miuccia Prada<br />

Intervista a Simonetta Ravizza, <strong>di</strong> Charlotte Dominique Xotti<br />

- 2° forum sullo “SVILUPPO SOSTENIBILE NEL TURISMO”<br />

<strong>di</strong> Elena Pastorino<br />

I volti della pace<br />

<strong>di</strong> Silvia Gabrieli<br />

Francesca Di Caprio Francia: “Lo sfruttamento minorile nella letteratura italiana dall’Unità al<br />

primo Novecento”<br />

<strong>di</strong> Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

GIUSEPPE MAZZINI E LA SCUOLA ITALIANA A LONDRA: un genovese per i bambini sfruttati<br />

Facciamo il punto sul Turkana 35<br />

Iniziative ed appuntamenti 36<br />

Foto <strong>di</strong> copertina:<br />

Perio<strong>di</strong>co semestrale del Centro<br />

manifestazione delle operaie Stu<strong>di</strong> Storia Donna collegato alla<br />

delle OMSA, da mesi in FILDIS, <strong>sez</strong>. <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e alla IFUW<br />

agitazione<br />

(International Federation of University<br />

Women).<br />

Fondato nel 1980 da<br />

Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

Direttore Responsabile<br />

Sandra Artom<br />

Redazione<br />

Barbara Airò<br />

Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

Luigia Favalli<br />

Silvia Gabrieli<br />

Paola Gastoni<br />

Ida Rampolla<br />

Fiorenza Taricone<br />

Charlotte D. Xotti<br />

Alberto Zannetti<br />

Grafica e impaginazione<br />

Silvia Gabrieli<br />

Traduzioni<br />

Alberto Zannetti<br />

2<br />

3<br />

4<br />

6<br />

10<br />

11<br />

12<br />

16<br />

19<br />

22<br />

25<br />

26<br />

28<br />

30<br />

32<br />

33<br />

Hanno collaborato a questo<br />

numero:<br />

Grazia Bruttocao<br />

Francesca <strong>di</strong> Caprio Francia<br />

Isa Maggi<br />

Giliana Muffatti<br />

Elena Pastorino<br />

Redazione e amministrazione<br />

via Mentana 4, <strong>Pavia</strong><br />

fil<strong>di</strong>spavia@gmail.com<br />

tel. 0382/984500<br />

Stampa<br />

Tipografia Commerciale<br />

Pavese s.n.c., <strong>Pavia</strong><br />

Registrazione al Tribunale<br />

n. 250 del 27/03/1980


EDITORIALE:<br />

<strong>di</strong> Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

In questo numero abbiamo pensato che fosse giusto porre<br />

al primo posto i Nobel africani, tre donne che, sulla scia <strong>di</strong><br />

Wangari Maathai, hanno fatto parlare dell’Africa nel modo<br />

migliore possibile.<br />

Il nostro “Dossier”, invece, l’abbiamo voluto de<strong>di</strong>care al<br />

problema più che mai attuale: esiste una speranza concreta<br />

per le donne nel mondo del lavoro e <strong>di</strong> conseguenza in un<br />

rapporto sempre più paritario e proficuo tra i due sessi?<br />

La “casalinghità” è ancora un valore? Certamente, ma<br />

per essere in grado <strong>di</strong> crescere bene un figlio o una figlia, in<br />

un mondo che in pochi anni è arrivato a un livello <strong>di</strong> notevole<br />

complessità, una donna deve possedere una certa istruzione<br />

e quin<strong>di</strong> può, talvolta deve, collaborare con il marito<br />

sul piano del sostentamento familiare. Conviene che lo faccia?<br />

E il marito deve fare qualcosa? E’ vero, come <strong>di</strong>ce Ferrera<br />

(v. Storia Donna n.1, 2008), che l’occupazione femminile è<br />

ad<strong>di</strong>rittura un fattore <strong>di</strong> crescita in<strong>di</strong>spensabile soprattutto<br />

in un momento <strong>di</strong> crisi economica?<br />

A giu<strong>di</strong>care dal quadro della situazione presentato dalle nostre<br />

autrici una speranza c’è.<br />

A <strong>Pavia</strong>, <strong>di</strong>versi Enti, in collaborazione con la Camera <strong>di</strong><br />

Commercio, stanno lavorando sui tempi dell’occupazione<br />

femminile. Su questo tema vorremmo tentare <strong>di</strong> organizzare<br />

un <strong>di</strong>battito con giovani collaboratori e collaboratrici, freschi<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, che rappresentano il nostro futuro, per fare il punto<br />

con loro sul problema, magari partendo da quello che Isa<br />

Maggi chiama “Stile impren<strong>di</strong>toriale femminile”. Infine io,<br />

madre <strong>di</strong> cinque figli maschi e una femmina, suggerisco un<br />

altro tema: per quali meravigliose cose è necessario un maschio<br />

in una casa? Molto interessante a questo riguardo è<br />

l’intervista a Simonetta Ravizza.<br />

Infine una buona notizia per la FILDIS: un lavoro remunerativo<br />

anche per le donne africane e non solo, ed un Centro<br />

professionale a Loiyangalani in Kenya.<br />

Questo secondo numero del <strong>2011</strong> comprende:<br />

l’intervista a due donne politiche, un lavoro molto raro in <strong>Italia</strong>;<br />

un omaggio ai 150 anni della nostra Repubblica attraverso un libro della socia Francesca<br />

Di Caprio sullo sfruttamento minorile che non sembra, ai giorni nostri, assolutamente<br />

scomparso;<br />

un breve resoconto sull’attività in Kenya;<br />

altre letture interessanti.<br />

3


50 ANNI DI FILDIS A PAVIA<br />

Continuiamo, in questo numero, la pubblicazione degli ultimi due contributi presentati al Convegno<br />

de<strong>di</strong>cato a Enrica Malcovati, in occasione dei 50 anni della FILDIS <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> sul tema “Enrica<br />

Malcovati, una piccola grande donna”. Il Convegno si è svolto nell’ambito del “Festival dei Saperi:<br />

Dialoghi sulle libertà” il 10 settembre 2010 nell’Aula Volta dell’Università <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, con il seguente<br />

programma:<br />

Luigia Favalli - Apertura dei lavori<br />

Maria Pia Andreolli - “La docente universitaria”<br />

Maria Teresa Tenconi - “La Rettrice del Collegio Castiglioni Brugnatelli”<br />

Giliana Muffatti - “La voce della società civile”<br />

Paola Mosconi “La fondatrice: cinquant’anni <strong>di</strong> FILDIS a <strong>Pavia</strong>”<br />

ENRICA MALCOVATI: la voce della società civile<br />

<strong>di</strong> Giliana Muffatti<br />

Nel corso della sua lunga vita, la professoressa<br />

Malcovati, Docente universitaria, Rettrice del<br />

collegio Castiglioni Brugnatelli, Accademica<br />

dei Lincei, era <strong>di</strong>ventata la memoria storica<br />

degli eventi <strong>di</strong> maggior rilievo riguardanti la<br />

vita culturale legata sia all’Università che alla<br />

città <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, <strong>di</strong> cui lei stessa era stata protagonista<br />

<strong>di</strong> spicco.<br />

Ma il suo interesse e la sua partecipazione si<br />

rivolgevano anche ai <strong>di</strong>battiti su questioni relative<br />

alla buona amministrazione attraverso<br />

articoli e lettere all’organo <strong>di</strong> stampa locale<br />

“La Provincia Pavese”, dove non si tratteneva<br />

dal bacchettare, se pur con tono molto civile e<br />

qualora ne vedesse la necessità, anche con le<br />

autorità citta<strong>di</strong>ne.<br />

La città ha riconosciuto questo suo impegno<br />

conferendole nel 1979 il “sigillo d’oro camerale”<br />

per la cultura e nel 1984 l’onorificenza <strong>di</strong><br />

San Siro.<br />

Nella motivazione è perfettamente tratteggiato<br />

questo suo impegno civile: “Ella è stata degnissima<br />

portavoce della cultura della nostra<br />

città … e la sua in<strong>di</strong>spensabile e chiarissima<br />

fama <strong>di</strong> cultrice delle Lettere non è mai<br />

stata <strong>di</strong>sgiunta da un profondo e sincero<br />

amore per la sua città che l’ha portata in più<br />

circostanze ad intervenire in <strong>di</strong>battito per la<br />

<strong>di</strong>fesa del patrimonio artistico e culturale”.<br />

4<br />

Negli echi <strong>di</strong> stampa della “Provincia”, dagli<br />

anni ’60 fino alla fine degli anni ’80, articoli e<br />

lettere della Professoressa Malcovati sottolineano<br />

avvenimenti culturali, ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> amici<br />

scomparsi, echi <strong>di</strong> vita citta<strong>di</strong>na. Tra questi un<br />

posto <strong>di</strong> rilievo è occupato dalla rievocazione<br />

delle “matricole d’onore” conferite dall’ALAT<br />

(Associazione Laureati dell’Ateneo pavese) a<br />

figure eminenti nel campo della cultura, della<br />

scienza e dell’arte.<br />

Nell’85, nella ricorrenza della morte <strong>di</strong> Renato<br />

Bacchelli, la Malcovati rievoca sulla<br />

“Provincia” la memorabile giornata del lontano<br />

1963 in cui venne conferito tale premio<br />

allo scrittore: “Grande festa, pranzo, regata<br />

sul Ticino tra gli studenti <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e <strong>di</strong> Pisa,<br />

splen<strong>di</strong>do era il fiume in quel ra<strong>di</strong>oso<br />

pomeriggio <strong>di</strong> pieno maggio, azzurre e trasparenti<br />

le acque limpide, non ancora inquinate.<br />

L’anima poetica <strong>di</strong> Bacchelli era estasiata.”<br />

Ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> altre famose matricole d’onore: il<br />

grande <strong>di</strong>rettore d’orchestra Von Karajan (nel<br />

1965), che chiese ed ottenne <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigere la<br />

marcia <strong>di</strong> chiusura della Banda <strong>di</strong> Belgioioso; il<br />

regista Federico Fellini (nel 1971) giunto a <strong>Pavia</strong><br />

con la moglie Giulietta Masina; il Nobel<br />

Giulio Natta (nel 1964) sui cui, in Piazza Leonardo<br />

da Vinci, un elicottero Agusta fece cadere<br />

rose rosse.


Altri avvenimenti importanti per la città e l’Università<br />

sono i ricor<strong>di</strong> delle visite dei vari presidenti<br />

della Repubblica: Francesco Cossiga<br />

nel giugno dell’86, da lei apprezzato per il suo<br />

grande amore per i classici, in particolare per<br />

Cicerone. Dopo il conferimento in Università<br />

della laurea “honoris causa” in Scienze Politiche,<br />

egli prosegue la visita agli storici Collegi<br />

che sono una delle glorie <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>. La Professoressa<br />

coglie quin<strong>di</strong> l’occasione <strong>di</strong> ricordare la<br />

visita <strong>di</strong> Luigi Einau<strong>di</strong> nel 1955 e <strong>di</strong> Giovanni<br />

Gronchi, venuto a <strong>Pavia</strong> nell’ambito delle celebrazioni<br />

del sesto centenario <strong>di</strong> fondazione<br />

dello Stu<strong>di</strong>o Generale, istituito da Lotario<br />

nell’825.<br />

Altro avvenimento d’importanza storica è la<br />

visita <strong>di</strong> Giovanni Paolo II nel 1984. In tale occasione<br />

la Malcovati ricorda i meriti della città:<br />

l’aver avuto due vescovi onorati <strong>di</strong> culto come<br />

i santi S. Siro e S. Enno<strong>di</strong>o e l’antichissima basilica<br />

<strong>di</strong> S. Pietro in Ciel d’Oro, che custo<strong>di</strong>sce<br />

in un sarcofago le spoglie <strong>di</strong> S. Agostino,<br />

dottore massimo della Chiesa. Ricorda inoltre<br />

un suo rapporto epistolare col Papa polacco<br />

quando, tramite il pavese Monsignor Noè, gli<br />

aveva fatto pervenire la commemorazione de<br />

lei tenuta all’Istituto Lombardo <strong>di</strong> un insigne<br />

latinista, il professor Kumaniecki, un tempo<br />

professore a Cracovia del giovane Wojtyla.<br />

Ancora i ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> letterati o uomini <strong>di</strong> scienza<br />

scomparsi. In particolare Cesare Angelini, cui<br />

era legata da “antica e affettuosa amicizia”,<br />

come scrive in un articolo del 1986 a chiusura<br />

delle cerimonie per la ricorrenza del centenario<br />

della nascita e nel decennale della morte<br />

del fine letterato pavese. Ripercorre le tappe<br />

della loro antica amicizia, ricordando come<br />

l’Angelini accettasse con <strong>di</strong>fficoltà la laurea<br />

“honoris causa” conferitagli dalla Facoltà <strong>di</strong><br />

Lettere <strong>di</strong> cui la Malcovati era Preside, e le frequenti<br />

<strong>di</strong>scussioni letterarie e teologiche col<br />

vecchio amico.<br />

Altro letterato molto legato a <strong>Pavia</strong> era Francesco<br />

Chiesa, che la Professoressa commemora<br />

in Aula Foscolo in occasione della sua scomparsa<br />

nel 1973 a 102 anni.<br />

Rispondendo in una lettera alla “Provincia” del<br />

27 gennaio 1976 a un lettore che si lamentava<br />

5<br />

che né la città, né l’Università avevano ricordato<br />

i cinquanta anni dalla morte <strong>di</strong> Camillo<br />

Golgi, la Malcovati, pur sottolineando tale<br />

mancanza, rammenta che era stato ricordato<br />

all’Istituto Lombardo con la pubblicazione della<br />

corrispondenza tra Golgi e l’anatomo<br />

Koeker, e del dono della nipote Carolina Papini<br />

Golgi <strong>di</strong> importante materiale appartenente<br />

allo zio, da lei donato al Museo <strong>di</strong> Storia della<br />

Me<strong>di</strong>cina dell’Università.<br />

Ci sono poi le sue lettere sulla “Provincia” in<br />

<strong>di</strong>fesa del suo amato latino, lingua tenuta in<br />

gran conto in tutti i Paesi, compreso il Sud<br />

Africa, <strong>di</strong>sprezzata e poco considerata nel suo<br />

stesso luogo d’origine. Per questo si in<strong>di</strong>gna in<br />

modo particolare con un Preside che aveva<br />

osato <strong>di</strong>re che “questa <strong>di</strong>sciplina favorisce la<br />

pigrizia degli alunni e dei docenti”. Gli risponde<br />

sdegnata che queste parole <strong>di</strong>mostrano<br />

solo l’o<strong>di</strong>o verso l’intelletto (14-10-1964).<br />

Varie lettere sono da lei scritte in <strong>di</strong>fesa dei<br />

monumenti pavesi. Si in<strong>di</strong>gna per la zona <strong>di</strong><br />

San Lanfranco “ricca <strong>di</strong> bellezze naturali e <strong>di</strong><br />

inestimabili valori artistici”. Propone soluzioni<br />

alternative, quali quella del WWF, e conclude<br />

con il suo stile conciso e pragmatico “La scelta<br />

definitiva va lasciata ai competenti, agli esperti,<br />

col rispetto sia delle esigenze ambientali, sia<br />

dei valori spirituali. E scelta la soluzione che,<br />

pur con qualche inevitabile sacrificio, risponda<br />

a tali requisiti senza ulteriori <strong>di</strong>scussioni, si<br />

ponga mano alla complessa impresa il più presto<br />

possibile”. (22-11-1986)<br />

Si in<strong>di</strong>gna ancora la Professoressa per l’abbattimento<br />

dei cinque bellissimi tigli <strong>di</strong> Porta<br />

Milano, sostituiti da una Triade <strong>di</strong> piloni in poliestere,<br />

copia degli originali in bronzo dello<br />

scultore Pomodoro, che si trovano in una piazza<br />

<strong>di</strong> New York. Fossero almeno gli originali,<br />

sembra sottintendere la signorina, ma a <strong>Pavia</strong><br />

hanno destinato solo le copie, quin<strong>di</strong> meglio<br />

gli storici alberi (1-05-1986).<br />

Altre lettere in <strong>di</strong>fesa dell’ora legale che consente<br />

<strong>di</strong> sfruttare meglio la luce naturale, con<br />

conseguente risparmio <strong>di</strong> energia elettrica (29<br />

-06-1968); contro le punizioni corporali inflitte<br />

dai genitori ai figli (8-09-1968); contro il <strong>di</strong>sservizio<br />

postale e non “per denigrare il proprio


Paese, come sembra pensare il <strong>di</strong>rettore delle<br />

Poste, ma per stimolare i responsabili a compiere<br />

meglio il loro dovere”. Oppure in <strong>di</strong>fesa<br />

del presepe rispetto all’albero, sia perché il<br />

primo fa parte della tra<strong>di</strong>zione italica, sia per<br />

evitare l’ecatombe <strong>di</strong> pini nel periodo natalizio.<br />

Infine una lettera molto ironica a proposito<br />

della proposta <strong>di</strong> legge <strong>di</strong> una parlamentare<br />

per abolire il titolo <strong>di</strong> signorina e sostituirlo<br />

con quello <strong>di</strong> signora.<br />

A parte il fatto che la Professoressa Malcovati<br />

ritiene la <strong>di</strong>scussione in proposito una per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> tempo, sottratto alla <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> problemi<br />

ben più importanti, ella si ritiene sod<strong>di</strong>sfatta<br />

del suo titolo <strong>di</strong> signorina che non le ha<br />

Le fondatrici e prime socie della <strong>sez</strong>ione Pavese:<br />

-Enrica Malcovati<br />

-Brunalisa Aleati<br />

-Maria Cibrario Cinquini<br />

-Anna Maria Griffa Merlo<br />

-Lorenza Maranini Balconi<br />

-Luisa Specchia<br />

-Antonietta Trigilio Florio<br />

-Clara Besso<br />

-Eliana Dainotti Rizzar<strong>di</strong><br />

-Jenny Kreitschman Griziotti<br />

-Ambrogina Robecchi<br />

-Maria Tavella<br />

-Anna Vegni<br />

6<br />

impe<strong>di</strong>to, così come ad altre signorine, <strong>di</strong> fare<br />

una brillante carriera (28-11-1982).<br />

A <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> ciò firma la lettera non con<br />

il semplice nome e cognome, come era solita<br />

fare, ma vi aggiunge anche il titolo <strong>di</strong> Accademica<br />

dei Lincei.<br />

Questa era la nostra signorina Malcovati e così<br />

noi, che l’abbiamo conosciuta, amiamo ricordare<br />

la sua presenza, il suo profondo senso<br />

del dovere, la sua austerità non <strong>di</strong>sgiunta dal<br />

saper godere anche delle piccole cose: la vista<br />

<strong>di</strong> un bel paesaggio, il lento fluire del suo amato<br />

Ticino, dove in gioventù andava a remare<br />

sul “barcé” e, perché no, anche la buona tavola.<br />

ENRICA MALCOVATI: la fondatrice e i 50 anni <strong>di</strong> FILDIS a <strong>Pavia</strong><br />

<strong>di</strong> Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi


Enrica Malcovati nella “Casa della Laureata” alla FILDIS <strong>di</strong> Milano<br />

Nel dopoguerra la FILDIS italiana si riprese con<br />

grande celerità: nel 1945 una stu<strong>di</strong>osa ebrea,<br />

Libera Levi Civita, chiamò da Roma alla ripresa.<br />

A Milano c’era l’ingegnere Racheli che rispose<br />

imme<strong>di</strong>atamente, e fu l’artefice della<br />

“Casa della Laureata”, risposta italiana alla<br />

“Crosby Hall” lon<strong>di</strong>nese che era stata un grande<br />

rifugio durante il periodo bellico. Anche<br />

l’e<strong>di</strong>ficio milanese, completato nel 1951 in una<br />

città semi<strong>di</strong>strutta dai bombardamenti, fu<br />

estremamente utile per le donne che riprendevano<br />

gli stu<strong>di</strong> in situazioni così <strong>di</strong>fficili.<br />

Enrica Malcovati, che nel 1954 sarebbe <strong>di</strong>ventata<br />

rettrice del Castiglioni, il primo collegio<br />

femminile laico, ebbe notizia <strong>di</strong> questa Fondazione<br />

e si iscrisse alla FILDIS <strong>di</strong> Milano (come<br />

lei stessa racconta), ne frequentò le attività e<br />

successivamente, nel 1960, istituì la FILDIS a<br />

<strong>Pavia</strong>.<br />

Andò all’estero molte volte per i suoi Congressi<br />

scientifici <strong>di</strong> Latino ma anche per portare,<br />

come Vicepresidente Nazionale della FILDIS, il<br />

suo contributo <strong>di</strong> testimone convinta alla<br />

IFUW: ricordo la sua presenza ai Convegni <strong>di</strong><br />

Londra, Copenhagen, Avignone. Come Rettrice<br />

del Collegio era in contatto con altre istituzioni<br />

estere analoghe e alimentava una larga rete <strong>di</strong><br />

incontri per le studentesse.<br />

Fu da sempre nella Commissione per le borse<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o IFUW e AAUW; la sua competenza<br />

7<br />

era molto vasta e appassionata anche come<br />

Rettrice, lavoro che amava molto: con le sue<br />

conoscenze trovava facilmente i Commissari<br />

utili per un giu<strong>di</strong>zio sui vari argomenti.<br />

Apprezzò molto la pubblicazione <strong>di</strong> Storia<br />

Donna nel 1980 e, nel numero zero, decise <strong>di</strong><br />

uscire con un suo articolo in cui ricordava la<br />

scomparsa della senatrice Lina Merlin.<br />

In seguito, ci <strong>di</strong>ede la possibilità <strong>di</strong> ristampare<br />

un articolo su “Le donne nelle accademie” ed<br />

infine nel 1982 venne pubblicata una Memoria<br />

su Maria Loschi (socia fondatrice della Sezione<br />

<strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> <strong>di</strong> Roma), che aveva donato al Collegio<br />

Castiglioni tutta la sua biblioteca: più <strong>di</strong><br />

2000 volumi, riguardanti pubblicazioni delle<br />

donne e sulle donne.<br />

Nel 1988, quando Enrica Malcovati aveva 94<br />

anni, avendole io fatto pervenire come sempre<br />

l’invito ad una manifestazione che riguardava<br />

in particolare la geriatria, Enrica mi rispose<br />

con una splen<strong>di</strong>da lettera (che ancora conservo)<br />

con il logo dell’ Accademia Nazionale<br />

dei Lincei, nella quale rievoca tutto il significato<br />

che per lei aveva la FILDIS: ne trovate alcune<br />

frasi con la sua firma all’inizio, insieme alla<br />

foto ad un pranzo al quale lei aveva partecipato<br />

presso la “Casa della Laureata” <strong>di</strong> Milano.<br />

Alla fine concluse:


“L’argomento della tavola rotonda è per me <strong>di</strong><br />

estremo interesse perchè io sono un’anziana <strong>–</strong><br />

molto anziana <strong>–</strong> sola in casa. Per grazia <strong>di</strong> Dio,<br />

sono autonoma, posso ancora scrivere, leggere,<br />

salire sul terrazzo della mia casa, arrivando in<br />

ascensore al sesto piano e poi salendo <strong>–</strong> lentamente,<br />

ma senza <strong>di</strong>fficoltà <strong>–</strong> i 18 gra<strong>di</strong>ni che portano<br />

al settimo piano dove si apre un ampio,<br />

magnifico terrazzo dal quale si domina tutta <strong>Pavia</strong>.<br />

E lì passo tutte le mattine quasi un’ora, o<br />

anche più, facendo qualche passeggiatina e riposando<br />

poi su una sdraio e contemplando il<br />

cielo e le ron<strong>di</strong>ni che da parecchi giorni vi sfrec-<br />

1971 <strong>–</strong> 1985<br />

Per le donne “scoppia” il problema <strong>di</strong> conciliare il<br />

peso delle professioni con la famiglia e gli stu<strong>di</strong>.<br />

Si denota una mancanza <strong>di</strong> interesse per l’impegno<br />

culturale e sociale. Intanto emergono Paesi<br />

nuovi, <strong>di</strong> recente in<strong>di</strong>pendenza o in via <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Le attività della FILDIS si aprono alla conoscenza<br />

dell’Europa e all’ambiente.<br />

Vengono realizzati gemellaggi con le città <strong>di</strong> Besançon<br />

e Nizza<br />

Attività principali:<br />

1975: Mostra <strong>di</strong> lavori realizzati dai ragazzi delle<br />

scuole me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e provincia;<br />

1977: incontro con la cultura popolare e con l’artigianato<br />

del Paraguay;<br />

1979: Seminari per animatori della Comunità Europea<br />

e mostra “Donne d’Europa”;<br />

1980: SAAP “Dignità e valore della persona umana”;<br />

1980: Fondazione del “Centro Stu<strong>di</strong> Storia Donna”,<br />

uno dei primi in <strong>Italia</strong> per riflettere sui cambiamenti<br />

collegati alla nascita del femminismo.<br />

Il Centro, dotato <strong>di</strong> un proprio statuto e aperto a<br />

tutte le donne che lo desiderano, si è dotato successivamente<br />

<strong>di</strong> un “Notiziario”, <strong>di</strong>ventato poi la<br />

rivista “Storia Donna. La donna e la società, ieri e<br />

oggi”, il cui titolo si deve alla socia Pierangela Fiorani,<br />

<strong>di</strong>rettore attuale de “La Provincia Pavese”.<br />

1983: Premio giornalistico “Le associazioni femmi-<br />

Gli altri 40 anni della FILDIS<br />

8<br />

ciano <strong>–</strong> ma prima volavano colombi e merli -.<br />

Questo ho fatto per tutto l’inverno, che del resto<br />

è stato mitissimo. Mi duole moltissimo <strong>di</strong> non<br />

poter essere presente sabato prossimo: tu mi<br />

vorrai scusare anche presso i relatori, in particolare<br />

il prof. De Nicola che conosco e apprezzo<br />

molto, e la dott. Anna Maria Griffa, attuale presidente<br />

della FILDIS pavese, della quale fosti presidente<br />

anche tu che poi preferisti de<strong>di</strong>carti ai<br />

rapporti con l’estero. Accogli i miei rallegramenti<br />

per la tua molteplice, intensa attività e i miei più<br />

cor<strong>di</strong>ali saluti e auguri.”<br />

La FILDIS è affiliata dal 1922 all’International Federation of University Women (IFUW).<br />

L’Associazione è molto attenta ai cambiamenti della società e alla ricerca sociologica sulle donne<br />

e offre borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per conseguire dottorati all’estero. L’IFUW si ritrova ogni tre anni in assemblea<br />

in uno degli 85 Paesi che ne fanno parte per raggiungere a livello internazionale risoluzioni<br />

da cui le singole Associazioni possano trarre spunti per il Programma <strong>di</strong> Attività <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>o e Azione<br />

(SAAP).<br />

nili nella società <strong>di</strong> oggi”.<br />

1985 <strong>–</strong> 2000<br />

Le donne hanno raggiunto un ruolo nella società, e<br />

ripercorrono la loro storia. Si sviluppano gli “stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> genere”. Nascono le Consulte femminili e poi i<br />

Comitati per le Pari Opportunità. Per la FILDIS cresce<br />

l’attività internazionale, con la partecipazione<br />

a Convegni in tutto il mondo e il contatto con nuove<br />

Università, ma emergono con<strong>di</strong>zionamenti economici<br />

che rendono più <strong>di</strong>fficili le attività dell’Associazione.<br />

Inizia la collaborazione con le scuole e<br />

con altre associazioni e organizzazioni <strong>di</strong> volontariato,<br />

in particolare con l’UNICEF. Comincia la riflessione<br />

sulla storia e sul ruolo della FILDIS. Cambia<br />

il modo <strong>di</strong> essere Associazione.<br />

Attività principali<br />

1991: SAAP “Il ruolo della donna nella società che<br />

cambia: occupazione e professioni in una realtà<br />

multiculturale”;<br />

2002: Convegno “Le donne, le scienze, l’Università:<br />

<strong>di</strong>rigere un mondo a <strong>di</strong>mensione umana”<br />

(<strong>Pavia</strong>);<br />

2005: Convegno “1945-2005: la <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> riprende il<br />

cammino” (Roma);<br />

2006: SAAP “Donne artefici <strong>di</strong> cambiamento”;<br />

2008: Corso <strong>di</strong> Formazione “Conoscere l’Africa<br />

attraverso le sue donne”.


La copertina del minuscolo primo numero <strong>di</strong> “Storia<br />

Donna <strong>–</strong> la donna e la società ieri e oggi”.<br />

La rivista é collegata al “Centro Stu<strong>di</strong>” fondato da Paola<br />

Mosconi Bernar<strong>di</strong>ni con un proprio Statuto ed è redatta<br />

dalla FILDIS - Sezione <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>.<br />

Con l’iscrizione all’Albo regionale delle Associazioni<br />

<strong>di</strong> Promozione Sociale (APS) e il riconoscimento<br />

come ONLUS, la FILDIS <strong>–</strong> Sezione <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> può<br />

ottenere contributi con il 5 per mille e ricevere<br />

finanziamenti da Enti pubblici e privati per progetti<br />

e attività <strong>di</strong> utilità sociale. E’ così in corso una<br />

fattiva collaborazione con Enti e Associazioni locali<br />

(CPO dell’Università, Consulta del Volontariato,<br />

CSV, Amministrazione Provinciale e Comunale,<br />

Istituto Volta, Commissione Solidarietà dell’Or<strong>di</strong>ne<br />

degli Ingegneri <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>), per la promozione <strong>di</strong><br />

attività culturali e sociali in città e oltre.<br />

La <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> pavese conduce il Centro Stu<strong>di</strong> Storia<br />

Donna e si rende anche <strong>di</strong>sponibile per l’e<strong>di</strong>zione<br />

Obbiettivi FILDIS del Millennio<br />

9<br />

1998 - Graz (Austria) <strong>–</strong> 26 th IFUW<br />

(International Federation of University<br />

Women) Triennial Conference<br />

. Sono presenti l’ allora presidente<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> dott. Dora Piccaluga<br />

e la Presidente nazionale prof.<br />

Paola Mosconi Bernar<strong>di</strong>ni. La lettura<br />

inaugurale fu tenuta da una italiana,<br />

la prof. Eleonora Barbieri<br />

Masini docente <strong>di</strong> Ecologia Umana<br />

all’Università Gregoriana <strong>di</strong> Roma.<br />

Il Programma <strong>di</strong> Attività <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>o e<br />

Azione Internazionale fu<br />

“WOMEN’S FUTURE, WORLD FU-<br />

TURE <strong>–</strong> Education for Survival and<br />

Progress<br />

<strong>di</strong> volumi su temi <strong>di</strong> suo interesse.<br />

Organizza eventi culturali e formativi per la citta<strong>di</strong>nanza,<br />

come i primi due “Corsi <strong>di</strong> Formazione<br />

per il volontariato in Africa” che la <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong><br />

de<strong>di</strong>ca alla Cooperazione con il Kenya, supportando<br />

l’analoga federazione keniana (KAUW),<br />

promovendo lo sviluppo dell’area Turkana nel<br />

“Progetto <strong>di</strong> Turismo <strong>di</strong> Comunità”.<br />

Tutto ciò attraverso l’impegno nel sostenere gli<br />

stu<strong>di</strong> e la professionalità delle studentesse e delle<br />

donne pavesi e italiane, come richiesto dalla<br />

IFUW, che da anni chiede alle singole Associazioni<br />

<strong>di</strong> impegnarsi soprattutto a favore delle giovani<br />

generazioni.


Libri stampati con il contributo parziale o totale<br />

della <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong><br />

- F. Taricone, “Storia della Federazione <strong>Italia</strong>na Laureate<br />

e Diplomate <strong>di</strong> Istituti Superiori”, Ed. Antares <strong>–</strong><br />

<strong>Pavia</strong>, 1992.<br />

- F. Taricone, I. Grassi, “Diari (1920-21). Associazionismo<br />

femminile e modernismo” <strong>–</strong> Ed. Marietti <strong>–</strong> Genova,<br />

Luglio 2000<br />

- Racconti, “Ore contate”, Ed. Ibis Como <strong>–</strong> <strong>Pavia</strong>,<br />

Settembre 2004.<br />

- Racconti, “Ore contate”, Ed. Ibis Como <strong>–</strong> <strong>Pavia</strong>,<br />

Settembre 2005.<br />

10<br />

-Racconti, “Ore contate”, Ed. Ibis Como <strong>–</strong> <strong>Pavia</strong>, Settembre<br />

2006.<br />

-Racconti, “Ore contate”, Ed. Ibis Como <strong>–</strong> <strong>Pavia</strong>, Settembre<br />

2008.<br />

-Racconti, “Ore contate”, Ed. Ibis Como <strong>–</strong> <strong>Pavia</strong>, Settembre<br />

2009.<br />

-M.P. Andreolli Panzarasa, “C’era una volta <strong>Pavia</strong>....una<br />

storia al femminile”, Ed. Liutprand, Marzo 2004.<br />

-P. Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi, L. Favalli, J. Maffei, “Domina<br />

Doctrix: pioniere della cultura e del sociale nell’Università<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>”, Ed.Ibis Como <strong>–</strong> <strong>Pavia</strong>, Settembre<br />

<strong>2011</strong>.<br />

DONNE IN UNIVERSITÁ<br />

La prima donna laureata dell’Università <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> fu Maria Pellegrina Amoretti da Oneglia. Correva<br />

l’anno 1777 e l’evento fu ritenuto così eccezionale che oltre duemila persone si riunirono nella<br />

chiesa del Gesù per assistere alla <strong>di</strong>scussione. “Studenti, autorità, corpo accademico, esponenti<br />

della nobiltà e pubblico <strong>di</strong> curiosi”: la cronaca della seduta ci <strong>di</strong>ce che l’entusiasmo fu così evidente<br />

che il Rettore Giambattista Borsieri, dopo aver intimato il silenzio, chiese ai professori <strong>di</strong> valutare<br />

Maria Pellegrina Amoretti non con voti segreti, ma per acclamazione.<br />

Una spettacolarizzazione che ebbe un grande ritorno d’immagine per l’Ateneo pavese e che animò<br />

le <strong>di</strong>scussioni della buona società del tempo: non solo ne parlarono i salotti nobili <strong>di</strong> Milano e<br />

Vienna, ma non mancarono nemmeno poeti e scrittori impegnati a celebrare con versi e componimenti<br />

la prima donna laureata in Giurisprudenza.<br />

Nell’anno in cui l’Università <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> celebra i 650 anni <strong>di</strong> fondazione, ripensare a Maria Pellegrina<br />

Amoretti significa rendere omaggio a tutte le signore che, dal 1777 a oggi, hanno conseguito la<br />

Laurea nell’Ateneo fondato da Carlo IV. Sono passati 234 anni da quella prima Laurea in rosa,<br />

evento raro e unico, spettacolarizzato e utilizzato a fini <strong>di</strong> propaganda, per risvegliare interesse<br />

sull’Ateneo pavese.<br />

Oggi il numero <strong>di</strong> studentesse e <strong>di</strong> laureate supera decisamente quello degli studenti, e la laurea<br />

<strong>di</strong> una donna non è più motivo <strong>di</strong> spettacolo, non fa più notizia. L’attenzione è ora spostata sulle<br />

Pari Opportunità, sulle “quote”, sulle <strong>di</strong>fficoltà a superare “il soffitto <strong>di</strong> vetro”, quella barriera invisibile<br />

che le donne incontrano nei luoghi <strong>di</strong> lavoro quando tentano <strong>di</strong> salire ai "piani alti".<br />

L’Università <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> vede oggi un’importante presenza femminile, sia tra i docenti che tra il personale<br />

tecnico e amministrativo: donne che hanno fatto proprio l’invito a porre il talento al servizio<br />

della comunità, che sono intelligenti, flessibili, pronte all’ascolto e alla soluzione dei problemi,<br />

consapevoli della loro <strong>di</strong>versità, capaci <strong>di</strong> coltivare molti interessi, attente ai bisogni degli altri. A<br />

queste donne e a quelle che verranno, alle studentesse <strong>di</strong> oggi e a quelle <strong>di</strong> domani, sempre più<br />

numerose, l’augurio <strong>di</strong> non perdere mai la loro leggerezza, la loro profon<strong>di</strong>tà, la capacità <strong>di</strong> conoscere<br />

e comprendere, per costruire.<br />

“Conoscendo gli altri e conoscendo se stessi, in cento battaglie non si correranno rischi;<br />

non conoscendo gli altri ma conoscendo se stessi, una volta si vincerà e una volta si<br />

perderà; non conoscendo né gli altri né se stessi, si sarà inevitabilmente in pericolo a ogni<br />

scontro”. (da “L’arte della guerra” <strong>di</strong> Sunzi)<br />

Grazia Bruttocao


D<br />

O<br />

S<br />

S<br />

I<br />

E<br />

R<br />

DONNE E LAVORO<br />

In un periodo a <strong>di</strong>r poco tormentato, come quello che stiamo vivendo,<br />

abbiamo deciso che il nostro dossier doveva e voleva essere<br />

una finestra sul presente.<br />

Uno squarcio (non dei più sereni) sulla quoti<strong>di</strong>anità che ci rappresenta,<br />

come mamme, lavoratrici, casalinghe, o semplicemente come DONNE.<br />

Non vantiamo nessuna pretesa: il nostro obiettivo non è quello <strong>di</strong><br />

celebrarci come le più brave, capaci, intraprendenti<br />

(anche se a volte davvero lo siamo…!)<br />

Le interviste e gli articoli che vi presentiamo <strong>di</strong> seguito intendono far<br />

aprire gli occhi a tutti: non solo agli uomini, ma anche alle nostre<br />

“colleghe” che a volte appaiono come le prime ad essere poco motivate e<br />

convinte delle loro e delle nostre capacità.<br />

Noi vogliamo <strong>di</strong>mostrare che CI SIAMO, che MERITIAMO<br />

le stesse OPPORTUNITÁ e che la nostra DIVERSITÁ è UN VALORE.<br />

11


I FORTI IDEALI D’UNA “MOSCA BIANCA”<br />

Intervista a Katia Bellillo, ex Ministro delle Pari Opportunità<br />

<strong>di</strong> Sandra Artom<br />

Katia Bellillo è una militante, assai battagliera,<br />

della sinistra italiana. Perugina, ha iniziato la<br />

sua carriera politica nella terra d’origine come<br />

Consigliere Regionale dell’Umbria per due legislature<br />

nelle liste del Pci, e ha ricoperto anche<br />

la carica <strong>di</strong> Vice Presidente Regionale. In<br />

seguito è <strong>di</strong>venuta Consigliere Comunale a<br />

Perugia, dove faceva anche parte del Consiglio<br />

d’Amministrazione dell’ASP, l’azienda dei trasporti<br />

pubblici della Provincia <strong>di</strong> Perugia. Infine,<br />

prima <strong>di</strong> passare a cariche ministeriali, è<br />

stata vicepresidente della Giunta provinciale<br />

<strong>di</strong> Perugia e assessore con delega alla Programmazione<br />

faunistica, Servizi Sociali, Istruzione,<br />

Cultura, Sport e Tempo libero e Pari Opportunità,<br />

in cui, nel 1997 ha sperimentato il<br />

primo progetto <strong>di</strong> telelavoro in una pubblica<br />

amministrazione.<br />

Nel 1998 è stata chiamata a ricoprire la carica<br />

<strong>di</strong> Ministro degli Affari Regionali nei due governi<br />

guidati da Massimo D’Alema. Sempre<br />

nel 1998 ha partecipato alla scissione interna<br />

a Rifondazione Comunista (Partito <strong>di</strong> cui ora<br />

faceva parte) per entrare nel nuovo Partito<br />

dei Comunisti <strong>Italia</strong>ni, che garantiva il suo appoggio<br />

all’Ulivo. Dal 2000 al 2001 ha fatto parte<br />

del governo Amato come Ministro delle Pari<br />

Opportunità. Eletta deputata nelle elezioni<br />

politiche del 2001, ha ricoperto numerose cariche<br />

all’interno PdCI, ma dopo la sconfitta<br />

elettorale della Sinistra Arcobaleno si è battuta<br />

per riunire la sinistra senza riuscirci, quin<strong>di</strong><br />

ha partecipato alla nascita <strong>di</strong> Sinistra e Libertà.<br />

Anche con Vendola, però, non ha trovato la<br />

sinistra che cercava.<br />

A questo proposito le chiedo: la sua è stata e<br />

continua a essere un’appassionata battaglia<br />

contro la <strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong> genere a <strong>di</strong>fesa<br />

della laicità, dell’uguaglianza e della pluralità.<br />

Oggi sostiene <strong>di</strong> essere una “nomade della<br />

sinistra” perché non si riconosce più in un<br />

partito del suo schieramento?<br />

Ho sempre avuto chiara la <strong>di</strong>fferenza fra idea<br />

o ideologia e la politica- <strong>di</strong>ce Katia- il mio mo-<br />

12<br />

do <strong>di</strong> concepire la<br />

vita e le relazioni<br />

fra le persone e la<br />

natura, è marxista,<br />

politicamente<br />

mi ritrovo nel<br />

compromesso<br />

rappresentato<br />

dalla nostra Costituzione.<br />

Detto<br />

questo le sarà subito<br />

chiaro che da<br />

vent’anni a questa<br />

parte sono,<br />

come si <strong>di</strong>ce, una “mosca bianca” o meglio<br />

una vetero! In verità, mentre crollava la cultura<br />

dell’uguaglianza e dei <strong>di</strong>ritti sociali per tutti,<br />

la carta costituzionale veniva svuotata e tutti<br />

sembravano assetati <strong>di</strong> privato, io ho cercato<br />

<strong>di</strong> resistere, pensando che bisognasse entrare<br />

nel magma in<strong>di</strong>fferenziato e liberale della coalizione<br />

“<strong>di</strong> sinistra”, per mantenere una rappresentanza<br />

istituzionale dei comunisti. Ben<br />

presto, però, mi sono resa conto, oltre alla fatica<br />

smisurata, dell’inutilità <strong>di</strong> strappare una<br />

manciata <strong>di</strong> scranni in Parlamento o <strong>di</strong> fare<br />

testimonianza all’interno degli esecutivi. Il liberismo<br />

“modernista” con le sue leggi elettorali,<br />

la personalizzazione della politica, ormai<br />

usata per imporre il volere <strong>di</strong> pochi azionisti<br />

voraci e senza vergogna, ci ha fagocitato nel<br />

suo vortice e quel che è più deleterio ci ha contaminato<br />

tutti. Chi, come me, ha forti ideali e<br />

pretende <strong>di</strong> mettersi al servizio <strong>di</strong> un progetto<br />

con<strong>di</strong>viso per la trasformazione del mondo e<br />

dell’umanità, cancellando lo sfruttamento<br />

dell’uomo sull’uomo, non può ritrovarsi all’interno<br />

<strong>di</strong> questi gusci vuoti che si fanno chiamare<br />

partiti, mentre, in realtà vengono utilizzati<br />

per fini privati e sono lacerati da lotte intestine<br />

per il “sesso degli angeli”! Ecco perché mi<br />

definisco “comunista in cerca <strong>di</strong> una casa”, in<br />

sintesi ho bisogno <strong>di</strong> ritrovare la mia parte, del<br />

resto questo dovrebbe essere il ruolo <strong>di</strong> un<br />

partito in una democrazia vera. Siamo ancora


in democrazia?<br />

Così ha deciso <strong>di</strong> ritirarsi nella sua città e ha<br />

fondato un’Associazione che si chiama Ossigeno.<br />

Quali sono i fini perseguiti da quest’<br />

Associazione e quali i risultati raggiunti finora?<br />

Ora l’Associazione è gestita e sostenuta da un<br />

gruppo <strong>di</strong> giovani che credono nei valori dell’uguaglianza<br />

dei <strong>di</strong>ritti e della laicità. Il risultato<br />

più prezioso è <strong>di</strong> essere riuscita a passare il<br />

testimone a dei giovani <strong>di</strong>sinteressati e appassionati,<br />

impegnati a propagare un’idea <strong>di</strong> libertà<br />

per tutti.<br />

Ritornerebbe a fare politica attiva a Roma?<br />

Non torno mai sui miei passi. La politica attiva<br />

romana è stata un’esperienza forte, intensa<br />

faticosissima e stressante, che mi ha dato tanto,<br />

ma è un’esperienza chiusa come tutte quelle<br />

che ho fatto. Come si <strong>di</strong>ce “Paganini non<br />

ripete”. Domani è un altro giorno e si vedrà:<br />

nel frattempo vivo intensamente ogni attimo<br />

<strong>di</strong> ogni giorno pensando ad un futuro più giusto<br />

per tutti.<br />

Ha scritto un libro intitolato “Ripren<strong>di</strong>amoci<br />

Pechino <strong>–</strong>la lunga marcia dell’altra metà del<br />

cielo” (Albatros e<strong>di</strong>zioni), in cui ripercorre la<br />

lunga marcia delle donne, dalla preparazione<br />

(1975) alla mitica Conferenza <strong>di</strong> Pechino <strong>di</strong><br />

vent’anni dopo, fino allo scoraggiante panorama<br />

o<strong>di</strong>erno, che vede un ripiegamento nelle<br />

conquiste delle donne del nostro Paese.<br />

Secondo lei, l’istituzione del Ministero delle<br />

Pari Opportunità, da parte <strong>di</strong> Pro<strong>di</strong>, un anno<br />

dopo Pechino, ministero in cui lei ha lavorato<br />

dopo Anna Finocchiaro e la professoressa<br />

Balbo, aveva qualche possibilità <strong>di</strong> ottenere<br />

risultati importanti? E quali sono stati gli errori<br />

commessi?<br />

Senza dubbio alcuno, la buona volontà c’è stata,<br />

ma i risultati non sono stati all’altezza delle<br />

intenzioni. Il movimento delle donne, che a<br />

partire dagli anni Sessanta, è stato presente<br />

soprattutto nelle piazze, definendo con le proprie<br />

riven<strong>di</strong>cazioni l’agenda delle istituzioni e<br />

dei partiti, riuscendo a strappare <strong>di</strong>ritti essenziali<br />

per l’emancipazione, negli anni Ottanta<br />

ha considerato che si potevano abbandonare<br />

le piazze per occupare le istituzioni, anche con<br />

13<br />

organismi <strong>di</strong>stinti: dalle consulte ai centri <strong>di</strong><br />

parità, agli assessorati per le Pari Opportunità,<br />

fino ad ottenere nel ‘96, dal governo Pro<strong>di</strong>, un<br />

Dipartimento della Presidenza del Consiglio<br />

con la nomina <strong>di</strong> un Ministro. La mia opinione<br />

è che, negli anni, le rappresentanti delle istituzioni<br />

e dei partiti si siano allontanate dalle<br />

donne e che il sistema degli organismi istituzionali<br />

delle donne per le donne, si siano trasformati<br />

in un nuovo ghetto dove alcune si sono<br />

barricate. Le cattedrali della politica si organizzano<br />

con tempi e mo<strong>di</strong> buoni solo per chi<br />

ha un lavoro o una cerchia familiare che offre<br />

opportunità e per lo più sono uomini!<br />

A cosa sono serviti Trattati, Determinazioni<br />

nazionali e internazionali, se non c’è l’impegno<br />

per attuarli? Inoltre ritengo che noi donne italiane<br />

abbiamo un punto politico irrisolto, che<br />

non può essere chiarito dalla legge, ma che<br />

riguarda le donne in politica, la relazione fra<br />

loro e con i loro partiti. Per comprendere che<br />

abbiamo bisogno <strong>di</strong> una poderosa autocritica,<br />

basta guardare cosa accade quando si tratta<br />

<strong>di</strong> fare le nomine per questi istituti giuri<strong>di</strong>ci:<br />

mentre negli altri Paesi le donne si propongono<br />

come leader, accettano la competizione e<br />

qualche volta anche vincono, in <strong>Italia</strong> per lo<br />

più si preferisce la cooptazione.<br />

Cosa ci rende <strong>di</strong>fferenti dagli altri Paesi europei,<br />

che hanno una rappresentanza femminile<br />

ben più forte e rappresentativa della nostra?<br />

E’ colpa solo del berlusconismo che ha<br />

portato in Parlamento donne <strong>di</strong> bell’aspetto,<br />

fanatiche ammiratrici del capo, o anche dei<br />

partiti della sinistra e delle donne <strong>di</strong> sinistra<br />

che non sanno combattere nel modo giusto?<br />

Per le donne italiane non è facile cancellare il<br />

peso <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni, che fondano ogni postulato<br />

sulla <strong>di</strong>fferenza fra maschi e femmine e la sostanziale<br />

subalternità delle donne agli uomini.<br />

La loro impronta la ritroviamo persino nella<br />

Costituzione, in articoli importanti come l’art<br />

29, che sancisce l’uguaglianza dei coniugi, salvo<br />

puntualizzare che va bene, purché si realizzi<br />

nei limiti della legge a garanzia “dell’unità<br />

familiare”; nell’ art 37, dove si stabilisce il <strong>di</strong>ritto<br />

delle donne al lavoro e alla parità salariale<br />

a parità <strong>di</strong> mansione, fatta salva però


“l’essenziale” funzione familiare delle donne.<br />

L’esempio della legge 40 per la genitorialità in<br />

provetta, la ritengo emblematica: si è ideologizzata<br />

l’opportunità, per un gruppo ristretto<br />

<strong>di</strong> persone, che non possono procreare, <strong>di</strong> farlo<br />

grazie alle nuove conquiste della me<strong>di</strong>cina.<br />

Nel riven<strong>di</strong>care la normativa, invece <strong>di</strong> esaltare<br />

la conquista, strappata negli anni ‘70, della<br />

maternità come scelta responsabile e consapevole<br />

della donna, si è optato per riven<strong>di</strong>carne<br />

il <strong>di</strong>ritto, aprendo così un’assurda <strong>di</strong>atriba<br />

fra il <strong>di</strong>ritto, e dunque l’esaltazione della maternità<br />

per tutte le donne, e la necessità <strong>di</strong><br />

mettere un freno alla scienza e alla me<strong>di</strong>cina<br />

per non irritare la volontà <strong>di</strong>vina! Il risultato è<br />

stato che ci ritroviamo con una legge cattiva e<br />

chi vuole avere un figlio nonostante tutto, può<br />

farlo, andando a Parigi a Barcellona o ad Ankara!<br />

Intanto le donne italiane sono schiacciate<br />

dalla crisi economica, imposta dalle potenti<br />

lobby internazionali, solo una su due lavora,<br />

per lo più con contratti precari o “in nero”, la<br />

metà è ricacciata nelle case e su <strong>di</strong> loro ricade<br />

totalmente la fatica del lavoro <strong>di</strong> cura, con lo<br />

smantellamento <strong>di</strong> quel poco <strong>di</strong> stato sociale<br />

che si era riusciti a e<strong>di</strong>ficare! La questione <strong>di</strong>rimente<br />

è la <strong>di</strong>soccupazione delle donne, che<br />

assume un carattere sempre più strutturale e<br />

la presunta <strong>di</strong>fferenza, serve come sovrastruttura<br />

culturale per respingerle nell’area del<br />

“non <strong>di</strong>ritto”. Così, come per magia, metà della<br />

popolazione viene relegata nella con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>suguaglianza. Ecco che la ra<strong>di</strong>calizzazione,<br />

tutta interna al presunto conflitto fra maschi e<br />

femmine, riproduce la trappola fatale della<br />

combinazione donna/maternità/famiglia.<br />

Cosa ne pensa dell’avanzata delle donne in<br />

politica nei Paesi Africani, dove ci sono due<br />

donne che hanno meritato il Nobel per la Pace<br />

e percentuali <strong>di</strong> presenza nella politica ben<br />

più importanti della nostra?<br />

Penso che almeno in qualche parte del globo,<br />

Pechino stia dando i risultati sperati. L’avanzamento<br />

delle donne in questi territori è una<br />

vittoria <strong>di</strong> tutte le donne e certamente aiuterà<br />

quelle che ancora sono in affanno.<br />

Nel suo lavoro o<strong>di</strong>erno (che mi sembra svolga<br />

soprattutto in Umbria) incontra donne giova-<br />

14<br />

ni, appassionate come lei nella battaglia per<br />

l’uguaglianza reale, in tutti campi, dal privato<br />

al pubblico, delle donne? Riscontra delle<br />

<strong>di</strong>fferenze con le nuove generazioni?<br />

Nelle ragazze che incontro, anche fra le più<br />

impegnate, l’approccio è molto <strong>di</strong>fferente dal<br />

mio. La <strong>di</strong>versità consiste nel fatto che la mia<br />

generazione doveva sra<strong>di</strong>care tra<strong>di</strong>zioni arcaiche,<br />

mentre crollavano i pilastri fondanti del<br />

patriarcato, con la conquista del <strong>di</strong>ritto al lavoro,<br />

al <strong>di</strong>vorzio, la fine dell’aborto clandestino<br />

e la contraccezione. Questa generazione,<br />

invece, nasce con tanti <strong>di</strong>ritti veri e pensa che<br />

ormai siano conquiste acquisite. Le giovani<br />

d’oggi si sono invischiate nella ragnatela del<br />

dualismo sessuale, con l’idea che uomini e<br />

donne facciano parte <strong>di</strong> due umanità <strong>di</strong>verse,<br />

antagoniste, costrette a non incontrarsi mai!<br />

Non sopporto il riferimento alle donne come<br />

un unico, un’identità omologata e in<strong>di</strong>fferenziata.<br />

Sostengo da sempre, che ogni in<strong>di</strong>viduo<br />

sia <strong>di</strong>fferente, a prescindere dalla con<strong>di</strong>zione<br />

femminile o maschile o omosessuale, vecchio,<br />

bambino o giovane, bianco o nero, ciò che deve<br />

essere garantito è che ognuno possa decidere<br />

della propria vita rispettando le scelte.<br />

Questo dovrebbe essere il ruolo degli Stati e il<br />

significato più vero della laicità.<br />

Nel libro racconta con entusiasmo le giornate<br />

<strong>di</strong> Pechino e anche quelle, cinque anni dopo,<br />

come rappresentante dell’<strong>Italia</strong> alle Nazioni<br />

Unite, per la Sessione speciale de<strong>di</strong>cata alla<br />

verifica della Piattaforma stilata a Pechino.<br />

Quali altri momenti della sua carriera politica<br />

sono stati importanti e gratificanti?<br />

Allora mi sta chiedendo <strong>di</strong> scrivere un altro<br />

libro?! Vede, avevo quattor<strong>di</strong>ci o quin<strong>di</strong>ci anni<br />

quando mi sono tuffata nelle pieghe della società,<br />

per conoscerne i conflitti e le contrad<strong>di</strong>zioni,<br />

vicina ai problemi dei più deboli, <strong>di</strong> chi<br />

non ha santi in para<strong>di</strong>so, con la volontà ferrea<br />

<strong>di</strong> costruire giorno per giorno una rete <strong>di</strong> servizi<br />

e d’interventi capaci <strong>di</strong> cancellare privilegi e<br />

garantire <strong>di</strong>ritti e <strong>di</strong>gnità per tutti.<br />

Può quin<strong>di</strong> immaginare quanti momenti importanti<br />

e gratificanti ho avuto, che però non<br />

riguardano la mia carriera: certo ho ricoperto<br />

ruoli <strong>di</strong> prestigio, ma ho sempre considerato il


mio lavoro, un servizio per il progetto della<br />

parte sociale, cui mi sono sempre onorata <strong>di</strong><br />

appartenere, che dovevo <strong>di</strong>fendere e rappresentare.<br />

In attesa che esca un altro libro, posso<br />

ricordare il giorno in cui entrai nel Consiglio<br />

Regionale dell’Umbria: avevo venticinque anni<br />

ed ero l’unica e prima donna fra trenta consiglieri.<br />

Ricordo la campagna referendaria per<br />

<strong>di</strong>fendere la legge 194: ero incinta <strong>di</strong> sei mesi<br />

della mia primogenita e iniziavo i miei interventi<br />

<strong>di</strong>cendo che avevo scelto quella maternità<br />

fuori dal matrimonio e che la legge non imponeva<br />

l’aborto, ma ci liberava dalle atrocità<br />

della sua clandestinità. Che sod<strong>di</strong>sfazione<br />

quella vittoria! Potrei continuare….<br />

Una curiosità: perché si occupa <strong>di</strong> pugilato?<br />

Un’invasione <strong>di</strong> campo in un territorio prettamente<br />

maschile?<br />

Vennero da me i <strong>di</strong>rigenti della FPI<br />

(Federazione Pugilato <strong>Italia</strong>na) e mi chiesero<br />

d’intervenire per cancellare una <strong>di</strong>scriminazio-<br />

summary<br />

An interview with Katia Belillo<br />

15<br />

ne nei confronti delle donne, che sebbene numerose<br />

frequentassero le palestre <strong>di</strong> pugilato,<br />

non potevano iscriversi alla Federazione e<br />

dunque veniva loro impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> partecipare ai<br />

campionati. Siccome ritengo che niente e nessuno<br />

possa vietare qualcosa a una donna,<br />

semplicemente per il fatto <strong>di</strong> essere donna, ho<br />

provveduto, con la collaborazione del Ministro<br />

alla Sanità, a cancellare una <strong>di</strong>scriminazione<br />

in<strong>di</strong>retta, così le donne italiane, che hanno la<br />

passione <strong>di</strong> praticare il pugilato, possono farlo<br />

raggiungendo risultati <strong>di</strong> grande livello.<br />

Mentre scrivo, Berlusconi è finalmente <strong>di</strong>missionario<br />

e si prospetta un governo tecnico,<br />

che dovrebbe risolvere i gran<strong>di</strong> problemi in cui<br />

ci <strong>di</strong>battiamo da troppo tempo. Problemi che<br />

coinvolgono tutti, donne e uomini, ma l’altra<br />

metà del cielo ne ha sempre <strong>di</strong> più e abbiamo<br />

proprio bisogno <strong>di</strong> combattenti, come Katia<br />

Bellillo, che possono ancora aiutarci a risolverli.<br />

Katia Belillo is a very combative militant of the <strong>Italia</strong>n left wing. After spen<strong>di</strong>ng the first part of her<br />

political career in her native region (Umbria), she was appointed Minister of local affairs during the<br />

two governments guided by Massimo D'Alema, with an office concerning regional administration. She<br />

was later appointed Minister of Equal Opportunities during Giuliano Amato's government, from 2000<br />

to 2001. After the recent losses of the left wing, she decided to retire from politics. Nowadays she<br />

defines herself as a “nomad within the left wing”, as she has not been able to find a party which could<br />

mirror her own vision of society. Accor<strong>di</strong>ng to her opinion, those who strive for a complete renewal<br />

of mankind cannot find a suitable place among the modern parties, which are completely devoted to<br />

personal interests. During the interview, Mrs. Belillo declared that she would not go back to politics,<br />

if she had the chance. On the contrary, she is proud founder of the non-profit association Ossigeno,<br />

which strives for equality in several domains of our society.<br />

Katia Belillo is also author of the well-known book “Ripren<strong>di</strong>amoci Pechino” (Let's take Beijing back),<br />

in which she deals with the long emancipation process undertook by women from 1975 to the international<br />

meeting of 1995 in Beijing, inclu<strong>di</strong>ng an analysis of the <strong>di</strong>scouraging present-day situation of<br />

women in Italy. Accor<strong>di</strong>ng to her opinion, the female representatives of the institutions <strong>–</strong> e.g. the<br />

Ministers of Equal Opportunities <strong>–</strong> have been progressively detaching from reality and from everyday<br />

issues concerning women. Female representation among institutions, together with a widespread<br />

passivity by women regar<strong>di</strong>ng the access to lea<strong>di</strong>ng position in politics are indeed other thorny issues<br />

which are worth a <strong>di</strong>scussion. Accor<strong>di</strong>ng to Belillo, <strong>Italia</strong>n women have to face the hard fact of longlasting<br />

preju<strong>di</strong>ces governed by atavistic chauvinism. The present-day situation seems to be result of a<br />

conservative relapse on women, with a high unemployment rate and the nostalgic re<strong>di</strong>scovery of the<br />

odd role of the tra<strong>di</strong>tional housewife. The only achievement seems to be the widespread uprising of<br />

women in Africa; not only two women won the Nobel prize for Peace, but the overall percentage of<br />

women in politics is way higher than the <strong>Italia</strong>n one.<br />

Alberto Zannetti


DONNE NELLA VITA POLITICA: PERCHÉ DOBBIAMO ANCORA OCCUPARCENE?<br />

Intervista a Cristina Niutta, Assessore alle Pari Opportunità del Comune <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong><br />

<strong>di</strong> Alberto Zannetti<br />

<strong>Pavia</strong> <strong>–</strong> Il 13 Settembre <strong>2011</strong> si è svolto presso la sala conferenze del Palazzo del Broletto l'incontro<br />

dal titolo “Donne e partecipazione alla vita politica e pubblica: perché dobbiamo ancora occuparcene?”<br />

organizzato dall'Assessorato alle pari opportunità del Comune <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> in collaborazione<br />

con la Fondazione G. Romagnosi. Tema dell'incontro la partecipazione femminile alla vita politica,<br />

non solo in una prospettiva europea e nazionale, ma anche a livello locale. L'evento, che ha<br />

riscosso un buon successo <strong>di</strong> pubblico, ha visto la partecipazione <strong>di</strong> personalità dell'ambiente accademico,<br />

politico e istituzionale pavese; promotrice della manifestazione e relatrice è stata l'Assessore<br />

alle pari opportunità del Comune <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, Avvocato Cristina Niutta, la quale ha concesso<br />

un'intervista <strong>di</strong> ampio respiro a Storia Donna, a margine dell'incontro sopra citato.<br />

Assessore, partirei dalla sua esperienza personale;<br />

quando è iniziato il suo impegno politico?<br />

L'impegno politico vero e proprio,<br />

nelle istituzioni, è iniziato<br />

nel 2005, con l'ingresso in<br />

Consiglio Comunale; l'impegno<br />

politico in senso lato, <strong>di</strong>rei<br />

sociale più che politico,<br />

inizia durante gli anni dell'università,<br />

con il volontariato.<br />

Con l'apertura dello stu<strong>di</strong>o<br />

legale, ho iniziato l'assistenza<br />

al Centro Antiviolenza. Le tematiche<br />

che ho portato avanti,<br />

sia come universitaria che<br />

come professionista, sono<br />

state quelle della tutela dei<br />

<strong>di</strong>ritti delle persone; la <strong>di</strong>scesa<br />

in politica può essere un<br />

modo per tradurre il tutto in<br />

un'azione amministrativa.<br />

Le è mai capitato, durante la sua esperienza,<br />

<strong>di</strong> avvertire una situazione <strong>di</strong> svantaggio nei<br />

confronti dei suoi colleghi?<br />

Più che <strong>di</strong> svantaggio, parlerei <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso modo<br />

<strong>di</strong> approcciare le cose, che non sempre è apprezzato<br />

dagli uomini. A volte non ci si comprende;<br />

considerando che sono l'unica donna<br />

in Giunta, un piccolo svantaggio c'è, dovuto<br />

alle incomprensioni con gli altri.<br />

Cogliamo l'occasione per celebrare il suo ingresso<br />

in un organo importante, è vero?<br />

16<br />

Sì, sono appena entrata a far parte della Commissione<br />

Pari Opportunità dell'ANCI, Associazione<br />

Nazionale Comuni <strong>Italia</strong>ni. Un'ottima<br />

chance per confrontarsi con<br />

altre realtà e altri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

operare nell'ambito delle Pari<br />

Opportunità.<br />

Ritorniamo a quanto detto<br />

durante l'incontro: secondo<br />

lei quali sono i vantaggi che<br />

possono essere apportati<br />

dalla rappresentanza femminile<br />

nella vita politica?<br />

Come <strong>di</strong>cevo prima, per<br />

quanto riguarda la mia esperienza,<br />

la donna ha un modo<br />

<strong>di</strong>verso <strong>di</strong> approcciare le cose,<br />

non necessariamente migliore,<br />

ma <strong>di</strong>verso. Ciò apporta<br />

delle capacità, delle competenze<br />

che possono essere<br />

complementari a quelle<br />

dell'uomo. Non avere donne in politica significa<br />

non avere delle competenze, delle sensibilità<br />

che possono invece essere fondamentali<br />

nella risoluzione dei problemi. Quin<strong>di</strong>, oltre a<br />

privare la donna <strong>di</strong> una possibilità, si priva l'intera<br />

società <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> essere, <strong>di</strong> fare, che possono<br />

tornare utili. Senza donne, c'è solo un<br />

modo <strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> agire.<br />

Argomento quote rosa: in un'intervista rilasciata<br />

al giornale “Il Ticino” nel 2007 si era<br />

pronunciata a favore delle quote, ma solo


come misura temporanea, posizione che è<br />

ritornata ad esprimere durante il suo intervento.<br />

Confermo. Se guar<strong>di</strong>amo alla realtà dei fatti,<br />

visto che siamo una Repubblica <strong>di</strong> lungo corso<br />

e che nel contesto politico gli uomini l'hanno<br />

sempre fatta da padrone, le donne sono state<br />

capaci <strong>di</strong> fare enormi passi avanti nelle professioni<br />

più varie, penso ad esempio al mio settore<br />

professionale: le iscrizioni femminili all'Or<strong>di</strong>ne<br />

degli avvocati hanno ormai superato quelle<br />

maschili, ma la rappresentanza nel Consiglio<br />

dell'Or<strong>di</strong>ne non riflette questa situazione.<br />

Quin<strong>di</strong>, a questi passi avanti nella sfera professionale<br />

non corrispondono uguali passi avanti<br />

nel mondo politico. Fotografando la realtà per<br />

quella che è, solo con le nostre forze non riusciamo<br />

ad abbattere i pregiu<strong>di</strong>zi; la `spinta´<br />

può essere la quota, ma deve essere solo una<br />

spinta propulsiva, dopo<strong>di</strong>ché occorre viaggiare<br />

con le proprie gambe. Un'azione positiva, temporanea,<br />

per eliminare un ostacolo <strong>di</strong> fatto,<br />

non <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, perché tutti sanno che possiamo<br />

essere elette ed eleggere. Sta <strong>di</strong> fatto che, ad<br />

esempio, guardando alle liste per le elezioni<br />

politiche, non scorgiamo molte donne nelle<br />

prime posizioni e quin<strong>di</strong> con la certezza della<br />

elezione. Ebbene, ora le quote rosa esistono<br />

nel mondo economico: sono state introdotte<br />

per le composizioni dei consigli <strong>di</strong> Amministrazione<br />

delle società quotate e delle società pubbliche,<br />

anche se non sono ancora operative.<br />

Una misura forte: infatti, secondo il mio punto<br />

<strong>di</strong> vista, la parità è molto più naturale da raggiungere<br />

in politica, rispetto che nei CdA delle<br />

aziende private dove potrebbe esserci il rischio<br />

<strong>di</strong> interferire con la libera iniziativa, principio<br />

anch'esso costituzionale.<br />

È emerso durante il convegno che la rappresentanza<br />

femminile in politica a livello locale<br />

sarebbe più alta rispetto a quella a livello nazionale.<br />

La sua opinione al riguardo?<br />

Se penso alla Provincia <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, non mi sembra.<br />

Non c'è una grande rappresentanza femminile,<br />

<strong>di</strong>rei piuttosto che siamo nella me<strong>di</strong>a. A<br />

<strong>Pavia</strong>, su quaranta consiglieri, le donne sono<br />

solo cinque. In Provincia le cose non vanno<br />

meglio: ci sono solo tre donne su 24, siamo<br />

17<br />

ben al <strong>di</strong> sotto della me<strong>di</strong>a nazionale.<br />

Secondo i dati citati dal Sindaco <strong>di</strong> Rivalta <strong>di</strong><br />

Torino e delegata ANCI alle Pari Opportunità,<br />

Amalia Neirotti, la rappresentanza femminile<br />

a livello locale è più alta nei comuni più piccoli,<br />

fino a 1.999 abitanti. Perché secondo<br />

lei?<br />

Potrebbe essere dovuto al semplice motivo<br />

che all'interno <strong>di</strong> piccole realtà ci si conosce <strong>di</strong><br />

più; a quel punto, una donna che volesse farsi<br />

conoscere ha più possibilità, proprio perché c'è<br />

un contatto <strong>di</strong>retto con i citta<strong>di</strong>ni.<br />

Una situazione come quella <strong>di</strong> Rivalta, con 5<br />

donne su 8 cariche totali in Giunta, potrebbe<br />

essere replicabile in una città come <strong>Pavia</strong>?<br />

Al momento, no. Non è solo una questione <strong>di</strong><br />

contatto <strong>di</strong>retto; se guardo al panorama politico<br />

attuale, <strong>di</strong>rei che rispetto al precedente<br />

Consiglio non siamo andati molto meglio. Non<br />

c'è un'evoluzione da questo punto <strong>di</strong> vista, anche<br />

se non escludo che in futuro possa verificarsi<br />

una situazione come quella <strong>di</strong> Rivalta. A<br />

questo proposito, segnalo il progetto per la<br />

realizzazione un corso <strong>di</strong> formazione, con l'aiuto<br />

della Fondazione Romagnosi, per cercare <strong>di</strong><br />

invogliare le donne a fare politica. Lo scopo<br />

sarà quello <strong>di</strong> fornire i fondamenti per comprendere<br />

cos'è un ente locale e come funziona,<br />

insieme a fondamenti <strong>di</strong> comunicazione che<br />

permettano <strong>di</strong> sapersi porre nei confronti sia<br />

dei colleghi che della citta<strong>di</strong>nanza. Il titolo del<br />

progetto, che sarà preceduto da un'indagine<br />

del centro inter<strong>di</strong>partimentale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> genere<br />

sulla rappresentatività femminile in provincia<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> sia in campo politico che in campo<br />

economico, sarà Donne protagoniste della vita<br />

economica e politica pavese: dalla conoscenza<br />

alla partecipazione; il progetto ha recentemente<br />

ottenuto un finanziamento ministeriale<br />

per la sua realizzazione (primo in graduatoria<br />

nazionale, n.d.r).<br />

Ora aprirei una parentesi sull'attualità politica<br />

nazionale: è notizia recente che il nuovo<br />

Presidente del Consiglio, Sen. Mario Monti,<br />

ha optato per un accorpamento del Ministero<br />

delle Pari Opportunità al Ministero del Lavoro<br />

e delle Politiche Sociali.


Cosa ne pensa <strong>di</strong> questa scelta? Viene a mancare<br />

un punto <strong>di</strong> riferimento?<br />

Premesso che dovremmo vedere il nuovo Ministro<br />

in azione per capire come vuole sviluppare<br />

questa parte <strong>di</strong> delega che ha, il rischio è che,<br />

dovendosi occupare <strong>di</strong> cose molto importanti<br />

in questo periodo <strong>di</strong> crisi economica, trascuri<br />

la parte delle Pari Opportunità. Tra qualche<br />

tempo vedremo se il rischio si sarà concretizzato<br />

oppure no. Da questo punto <strong>di</strong> vista, potrebbe<br />

non essere un buon inizio. A livello locale,<br />

le Pari Opportunità, come delega, non esistono<br />

mai da sole; io stessa ho anche altre deleghe<br />

ed il rischio è <strong>di</strong>menticarsi delle Pari Opportunità<br />

e occuparsi <strong>di</strong> altro, <strong>di</strong>pende da come<br />

ciascuno interpreta il proprio impegno.<br />

Personalmente, ritengo che siano delle politiche<br />

<strong>di</strong> tipo trasversale, che possono toccare<br />

tutti i settori.<br />

La presenza femminile nel governo tecnico<br />

non è elevata, ma <strong>di</strong> peso specifico notevole,<br />

dal momento che le cariche ricoperte sono<br />

tra le più importanti: un'occasione persa per<br />

18<br />

dare un'immagine <strong>di</strong> parità completa?<br />

Penso che si sarebbe potuto fare <strong>di</strong> più, soprattutto<br />

se, per quanto riguarda le seconde<br />

nomine, (dei sottosegretari, n.d.r.) si fosse<br />

confermato il trend, che invece è sparito imme<strong>di</strong>atamente:<br />

i sottosegretari donna si contano<br />

sulle <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una mano. Il primo impatto è<br />

stato la nomina dei tre Ministri, poi i `tecnici´<br />

donna sono subito terminati. Diciamo che si<br />

tratta una `mezza occasione´ persa.<br />

Per concludere, una domanda sul suo futuro:<br />

intende continuare nel suo impegno politico?<br />

Attualmente devo <strong>di</strong>re che c'è molto fermento<br />

a livello locale; non posso <strong>di</strong>re oggi come staranno<br />

le cose tra un anno. Già solo guardando<br />

in casa del mio partito, c'è molta attesa per i<br />

Congressi. Sulle singole posizioni è tutto da<br />

verificare; se mi permettono <strong>di</strong> lavorare, sono<br />

<strong>di</strong>sponibile a continuare, ma non <strong>di</strong>pende solo<br />

dalla mia volontà.<br />

Si can<strong>di</strong>derà a sindaco?<br />

Da qui ai prossimi vent'anni, non lo escludo.<br />

summary<br />

Women in politics <strong>–</strong> is that a topic still worth <strong>di</strong>scussing?<br />

An interview with Cristina Niutta<br />

<strong>Pavia</strong> Town Councillor Cristina Niutta gave an interview to Storia Donna about the content of the<br />

meeting “Women in political and public life: why do we have to mind about it?” held in <strong>Pavia</strong> on September<br />

13 th , <strong>2011</strong>. The main topic of the meeting was the participation of women in social and political<br />

sphere. However, the interview dealt with broader matters as well, from Niutta's political commitment<br />

to present-day topicality. Cristina Niutta graduated in law from the University of <strong>Pavia</strong> in 1992; she<br />

works as civil lawyer in <strong>Pavia</strong> and currently holds the appointment of Town Councillor for the Equal Opportunities<br />

office. She has been recently appointed member of the A.N.C.I. (the <strong>Italia</strong>n association of<br />

town councils) national board for Equal Opportunities. Her involvement in local politics dates back to<br />

2005, when she was elected in the town council for the first time.<br />

Cristina Niutta has always been in favour of the so-called quote rosa <strong>–</strong> literally, “pink quotas” - as a<br />

measure to reach equal representation for women in the political sphere, but only as a temporary<br />

means to overcome long-lasting preju<strong>di</strong>ces about the predominance of men in the field of administration.<br />

Accor<strong>di</strong>ng to her opinion, the present-day situation of female representation in the local governments<br />

is far from being encouraging; as a matter of fact, the town council of <strong>Pavia</strong> has only five women<br />

councillors out of 40 members, whereas the provincial administration has three women out of 24 members.<br />

Councillor Niutta's opinion about the recently formed national government is above all concerned<br />

with the unification of the Ministry of Equal Opportunities with the Ministry of Employment, which is<br />

likely to produce severe delays in the implementation of crucial projects.<br />

Alberto Zannetti


IL LAVORO È UN’OPPORTUNITÀ. PARI ALMENO ALL’ESSERE DONNA<br />

<strong>di</strong> Silvia Gabrieli<br />

Fin dalle origini la figura della donna è stata<br />

associata all’idea <strong>di</strong> maternità, che la vedeva<br />

preposta alla sola cura della casa e dei suoi<br />

affetti. Come se quella potesse essere l’unica<br />

fonte <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione, l’unico modo per realizzarsi<br />

nella propria vita. Da allora, il cammino<br />

verso l’uguaglianza dei sessi si è rilevato affannoso.<br />

Oggi si tende a parlare <strong>di</strong> parità dei sessi,<br />

come se fossimo noi donne a dover rincorrere<br />

gli uomini e la loro bravura, noi a dover<br />

recuperare quel gap che si è creato nel tempo.<br />

Sebbene nella realtà si presentano sempre<br />

più stesso situazioni <strong>di</strong> “supremazia” femminile,<br />

le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere continuano ad esistere,<br />

e sono visibili a tutti.<br />

Purtroppo gli ultimi dati ISTAT non sono confortanti:<br />

le donne sono sempre più scoraggiate.<br />

Lo conferma la percentuale <strong>di</strong> quanti cercano<br />

lavoro sud<strong>di</strong>visa per genere: il 74% sono<br />

uomini e il 9,7% donne, anche se l'in<strong>di</strong>catore<br />

peggiore è quello che riguarda il tasso <strong>di</strong><br />

inattività, pari al 48,9%. Vale a <strong>di</strong>re che in <strong>Italia</strong><br />

quasi una donna su due non lavora né è in<br />

cerca <strong>di</strong> un posto, ovvero non rientra nella<br />

fascia degli occupati né<br />

in quella dei <strong>di</strong>soccupati.<br />

Si intuisce, pertanto, la<br />

necessità <strong>di</strong> misure idonee<br />

ad uscire da questa<br />

situazione <strong>di</strong> empasse.<br />

Misure che si concretizzino<br />

in piani d’azione volti<br />

a conciliare lavoro e famiglia<br />

e a favorire l’inserimento<br />

occupazionale<br />

delle donne, in un sistema<br />

meritocratico.<br />

Donne e lavoro è infatti,<br />

da sempre, un binomio<br />

intriso <strong>di</strong> criticità, che ancor oggi, alle soglie <strong>di</strong><br />

una società “post-moderna”, sembra non trovare<br />

una facile soluzione.<br />

Il fenomeno presenta <strong>di</strong>verse sfaccettature:<br />

da un lato il lavoro è <strong>di</strong>venuto componente<br />

fondamentale e imprescin<strong>di</strong>bile della cosid-<br />

19<br />

detta “identità femminile”. È infatti aumentato,<br />

nel corso degli anni, il numero delle donne<br />

occupate, impegnate in vari settori. Nell’ultimo<br />

decennio il tasso <strong>di</strong> occupazione nazionale<br />

è cresciuto <strong>di</strong> circa 5 punti percentuali: tale<br />

aumento ha interessato in misura maggiore la<br />

componente femminile.<br />

D’altro canto però, nonostante il miglioramento<br />

della situazione lavorativa femminile,<br />

sono ancora considerevoli le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere.<br />

Basti citare un dato: il tasso <strong>di</strong> occupazione<br />

delle donne residenti in <strong>Italia</strong> (46,1%)<br />

rimane costantemente inferiore a quello maschile<br />

(67,7%). Dato che appare ancor più<br />

preoccupante se paragonato con quello me<strong>di</strong>o<br />

dell’Ue27 (superiore <strong>di</strong> circa 12 punti percentuali).<br />

Altri numeri: il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione<br />

femminile è del 9,7%, quello maschile<br />

del 7,6%, mentre il tasso d’inattività delle donne<br />

è del 48,9%, il secondo in Europa (inferiore<br />

solo a quello <strong>di</strong> Malta) e ben superiore a quello<br />

degli uomini (26,7%). Situazione per certi<br />

aspetti simile a quella europea, ma ciò che<br />

preoccupa in <strong>Italia</strong> è l’accentuato <strong>di</strong>fferenziale<br />

<strong>di</strong> genere. Tali <strong>di</strong>sparità<br />

non si limitano ad alcuni<br />

dati generali, ma riguardano,<br />

nello specifico, i<br />

settori <strong>di</strong> occupazione, il<br />

tipo <strong>di</strong> contratti, e non da<br />

ultimo il “gender pay<br />

gap” (ossia il <strong>di</strong>fferenziale<br />

salariale uomo-donna),<br />

che è molto <strong>di</strong>versificato<br />

a livello settoriale e in<br />

<strong>Italia</strong> può essere imputato<br />

alla maggior presenza<br />

<strong>di</strong> donne in settori del<br />

mercato del lavoro meno<br />

retribuiti.<br />

Sebbene l’esistenza <strong>di</strong> un problema <strong>di</strong> partecipazione<br />

femminile sia riscontrabile nell’intero<br />

territorio nazionale, esistono <strong>di</strong>fferenze tra<br />

nord-centro e sud ed isole. Infatti nel Mezzogiorno<br />

me<strong>di</strong>amente due donne su tre sono


fuori dal mercato del lavoro: il tasso <strong>di</strong> occupazione<br />

si attesta attorno al 31% (56% in me<strong>di</strong>a<br />

al nord). I livelli più elevati <strong>di</strong> occupazione<br />

femminile e i più bassi <strong>di</strong>fferenziali tra uomini<br />

e donne si osservano nel Nord del Paese, In<br />

particolare in Emilia-Romagna, la quale ha<br />

raggiunto l’obiettivo posto dalla strategia <strong>di</strong><br />

Lisbona, vale a <strong>di</strong>re raggiungere un tasso <strong>di</strong><br />

occupazione femminile pari al 60%,.<br />

LAVORO E FAMIGLIA<br />

Nell’ambito europeo sono le donne che vivono<br />

in <strong>Italia</strong> quelle che de<strong>di</strong>cano più tempo al<br />

lavoro familiare: un vero e proprio primato!<br />

Contemporaneamente nel nostro Paese si registra<br />

il più elevato <strong>di</strong>fferenziale tra il tempo<br />

de<strong>di</strong>cato alla famiglia dalle donne e quello che<br />

allo stesso tipo <strong>di</strong> lavoro de<strong>di</strong>cano gli uomini.<br />

Ma per le donne italiane conciliare lavoro e<br />

famiglia resta un fattore <strong>di</strong> alta criticità, come<br />

testimoniato dalle <strong>di</strong>fferenze nei tassi <strong>di</strong> occupazione<br />

femminile, calcolati in funzione del<br />

ruolo ricoperto in famiglia. Si passa dal 87,3%<br />

<strong>di</strong> occupate tra le single, al 37,5% <strong>di</strong> quelle<br />

con tre o più figli. Quin<strong>di</strong> l’occupazione femminile<br />

nella fascia <strong>di</strong> età 35-44 risente fortemente<br />

della situazione familiare, e la maternità<br />

sembra rappresentare una barriera d’accesso<br />

al lavoro.<br />

Per le donne il modello prevalente <strong>di</strong> partecipazione<br />

non è più alternativo (una scelta<br />

20<br />

netta tra lavoro e famiglia) né alternato in relazione<br />

ai perio<strong>di</strong> del ciclo <strong>di</strong> vita (ingresso nel<br />

lavoro, uscita per la nascita <strong>di</strong> un figlio, rientro<br />

nel mercato del lavoro), ma piuttosto <strong>di</strong> tipo<br />

cumulativo-conciliativo: si sommano i ruoli (<strong>di</strong><br />

madre e <strong>di</strong> lavoratrice) in modo stabile, ma il<br />

peso della loro conciliazione ricade quasi interamente<br />

sulle donne e ostacola, comunque,<br />

l’estensione della partecipazione.<br />

Come conseguenza <strong>di</strong> ciò è stata riscontrata<br />

una crescita delle tipologie <strong>di</strong> lavoro flessibile<br />

(lavoro part-time e lavoro a tempo determinato):<br />

la possibilità <strong>di</strong> gestire in modo elastico i<br />

tempi <strong>di</strong> lavoro viene vissuta dalle italiane come<br />

una possibile via <strong>di</strong> conciliazione tra varie<br />

esigenze <strong>di</strong> vita.<br />

Dai dati ISTAT emerge che i Servizi rappresentano<br />

il settore <strong>di</strong> maggior opportunità occupazionale<br />

femminile (49.2% nel 2009), a <strong>di</strong>fferenza<br />

del settore industriale che è per l’80% a<br />

prevalenza maschile. I primi sono il settore in<br />

cui è presente la quota <strong>di</strong> gran lunga più rilevante<br />

<strong>di</strong> donne, in particolare come <strong>di</strong>pendenti<br />

(50%), ma anche come lavoratrici autonome<br />

(quasi il 40%). Anche in agricoltura la quota <strong>di</strong><br />

donne (sia <strong>di</strong>pendenti, sia autonome) è elevata:<br />

il 17,8% delle imprese rosa si trova in questo<br />

settore: nel nostro Paese la quota <strong>di</strong> conduttrici<br />

donne sul totale dei conduttori è la<br />

maggiore rispetto dell'Eu27 (30 contro il 27<br />

per cento, nell’anno 2007). Negli ultimi anni a


livello europeo, si sta assistendo ad un rinnovato<br />

interesse politico-istituzionale per le questioni<br />

connesse alla presenza e al contributo<br />

della donna in agricoltura. Le statistiche Eurostat<br />

ne rilevano, anzitutto, l’importanza in termini<br />

quantitativi: il 37% della forza lavoro agricola<br />

dell’Unione Europea è femminile, un’azienda<br />

su cinque è condotta da una donna e le<br />

agricoltrici lavorano per il 31% delle ore lavoro<br />

totali. Ma la rilevanza del loro ruolo è riconducibile<br />

anche agli aspetti qualitativi e sociali che<br />

sono associati alla loro presenza nel settore.<br />

Ne sono un esempio le scelte delle conduttrici<br />

che si caratterizzano per l’attenzione alla qualità,<br />

il ricorso alla manodopera familiare e il<br />

fondere in un tutt’uno la gestione dell’azienda<br />

e della famiglia. La presenza e il contributo<br />

delle agricoltrici <strong>di</strong>ventano pertanto fondamentale<br />

per lo sviluppo socio-economico delle<br />

aree rurali in cui esse vivono ed operano<br />

(Sassi, 2001).<br />

A livello regionale sembra esserci, anche in<br />

questo caso, una tripartizione in base ai setto-<br />

21<br />

ri <strong>di</strong> maggior impiego: nel Centro si riscontrano<br />

quote <strong>di</strong> occupate in<strong>di</strong>pendenti più elevate<br />

<strong>di</strong> quelle me<strong>di</strong>e nazionali in tutti e tre i gran<strong>di</strong><br />

settori d’attività economica (primario, secondario<br />

e terziario), mentre il Nord-est presenta<br />

quote <strong>di</strong> lavoratrici autonome superiori a<br />

quelle nazionali solo nell’industria e nei servizi;<br />

infine il Mezzogiorno ha la quota massima<br />

<strong>di</strong> donne <strong>di</strong>pendenti in agricoltura.<br />

Sebbene quest’ultimo rappresenti la situazione<br />

più critica, è indubbio anche nel resto d’<strong>Italia</strong><br />

vi è la necessità <strong>di</strong> proposte concrete, affinché<br />

donne e lavoro <strong>di</strong>venti una conciliazione<br />

possibile e concreta e non una volontà<br />

espressa solo su carta.<br />

Il danno provocato da questa con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

arretratezza italiana è enorme: se l’occupazione<br />

femminile raggiungesse il 60% della popolazione<br />

il Pil dell’<strong>Italia</strong> aumenterebbe <strong>di</strong> sette<br />

punti percentuali.<br />

Altro che mimose, le donne sono un vero motore,<br />

quello che fa girare ed avanzare l’economia<br />

(e non solo!).<br />

summary<br />

“Working is an opportunity, same as being a woman”<br />

Women have been involved in a long progress towards equal opportunities, during which they have<br />

often been <strong>di</strong>sadvantaged compared to men. On the one hand, working is a crucial feature of female<br />

identity; on the other hand, gender <strong>di</strong>fferences are still considerable, especially if we refer to the situation<br />

in the rest of Europe.<br />

These are the key points of the present-day situation in Italy:<br />

-Few women are in search of a job, and around 50% of women are unemployed.<br />

-There are <strong>di</strong>fferences accor<strong>di</strong>ng to region among the North, the South and the Isles. The most critical<br />

situation is most assuredly in the South: two women out of three are excluded from job market.<br />

-Women living in Italy are those who give more time over to their job, if compared to those living in the<br />

rest of Europe. Reconciling work with family is still a highly critical point for <strong>Italia</strong>n women.<br />

-The prevailing model of participation is not alternative any more (i.e. a clear-cut <strong>di</strong>stinction between<br />

work and family); on the contrary, it is cumulative and reconciling: the two roles of mother and worker<br />

are stea<strong>di</strong>ly added up, but the burden of their reconciliation is completely bore by women, thus hindering<br />

their participation.<br />

-An increase of flexible working hours (part-time and fixed-term job) has been found.<br />

-Accor<strong>di</strong>ng to data provided by ISTAT, the service sector is the field with the best occupational chances<br />

for women (49.2% in 2009).<br />

-There is a remarkable percentage of women employed in agriculture, both as employees and as owners:<br />

17.8% of female enterprises is found in this sector.<br />

There is indeed the need for concrete proposals, in order to concretely reconcile women and work, as<br />

women are the real driving force, able to move the economy forward.<br />

Alberto Zannetti


DONNE IMPRENDITRICI FRA SOGNO E REALTÁ<br />

<strong>di</strong> Isa Maggi<br />

Quanto è <strong>di</strong>fficile per le donne aprire<br />

un'impresa? Ci sono ancora <strong>di</strong>fferenze? E<br />

qual è la situazione per la nostra Provincia?<br />

Le indagini svolte dagli economisti confermano<br />

che le donne italiane lavorano molte ore al<br />

giorno in casa per accu<strong>di</strong>re i figli, assistere gli<br />

anziani e svolgere le mansioni legate al vivere<br />

quoti<strong>di</strong>ano in famiglia: si occupano del Welfare<br />

sociale. Se poi le donne lavorano anche<br />

fuori casa, le loro giornate lavorative superano<br />

le 15 ore al giorno.<br />

Le donne sanno che uno degli obiettivi della<br />

politica economica italiana ed europea, era <strong>di</strong><br />

portare il tasso <strong>di</strong> occupazione femminile al<br />

60% entro il 2010. Per l'<strong>Italia</strong> questo significava<br />

aumentare il tasso <strong>di</strong> circa 18 punti percentuali.<br />

Per la nostra Provincia voleva <strong>di</strong>re aumentare<br />

il tasso <strong>di</strong> circa 12 punti percentuali.<br />

I dati attuali sulla <strong>di</strong>soccupazione femminile si<br />

<strong>di</strong>scostano sempre più dagli obiettivi del<br />

Trattato <strong>di</strong> Lisbona.<br />

Per aumentare il tasso <strong>di</strong> occupazione femminile<br />

occorre incentivare l'ingresso o il reingresso<br />

nel mercato del lavoro delle donne e creare<br />

posti <strong>di</strong> lavoro che attraggano il segmento<br />

femminile, attraverso una domanda per settore,<br />

per tipo <strong>di</strong> lavoro e per flessibilità <strong>di</strong> impiego,<br />

che incontri le esigenze dell'offerta <strong>di</strong> lavoro<br />

femminile al lavoro.<br />

Ma raggiungere l'obiettivo dell'aumento<br />

dell'occupazione femminile, significa anche<br />

ripensare e investire risorse in alcuni servizi <strong>di</strong><br />

welfare rivolti alle famiglie, pensiamo in particolare<br />

ai servizi <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a all’infanzia e a<br />

quelli <strong>di</strong> cura degli anziani, e rimodulare per<br />

fasce orarie l'apertura degli uffici pubblici e<br />

quella dei negozi.<br />

Occorrono adeguate e coerenti politiche del<br />

lavoro, sociali e anche dell'intero sistema.<br />

Gli economisti ci <strong>di</strong>cono “che la produzione<br />

domestica vale tanto quanto il denaro sonante”,<br />

cioè è altrettanto utile della produzione<br />

per il mercato. Pertanto, se il mercato fosse<br />

22<br />

uno strumento allocativo efficiente delle risorse<br />

umane, non vi sarebbe ragione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stogliere<br />

le donne dalle attività che hanno liberamente<br />

e razionalmente scelto e che sono così<br />

necessarie per il benessere delle famiglie e<br />

della società. Ma, poiché il mercato non riesce<br />

a produrre un'allocazione efficiente delle risorse<br />

umane, a causa dell'imperfezione<br />

dell'informazione, che determina <strong>di</strong>soccupazione,<br />

<strong>di</strong>scriminazione, segregazione, per correggere<br />

questa inefficienza servono opportuni<br />

interventi <strong>di</strong> politica economica.<br />

In assenza <strong>di</strong> questi incentivi, infatti, molte<br />

donne possono razionalmente preferire il ruolo<br />

<strong>di</strong> casalinga a un lavoro per il mercato così<br />

poco remunerato da non compensare l'utilità<br />

perduta del lavoro domestico e <strong>di</strong> cura.<br />

Allora spingere e convincere le donne a trovare<br />

un lavoro o a creare una impresa, vuol <strong>di</strong>re<br />

migliorare l’efficienza generale del sistema<br />

economico. Per quali motivi?<br />

Accrescere il tasso <strong>di</strong> occupazione femminile<br />

significa allargare la base impositiva del sistema<br />

fiscale, su cui si fonda il sistema <strong>di</strong> protezione<br />

sociale, che attualmente è minacciato<br />

dalla crescita dei tassi <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza senile .<br />

Inoltre, se le donne potessero tenere una partecipazione<br />

piena e non interrotta al mercato<br />

del lavoro nel corso della loro vita lavorativa,<br />

potrebbero incrementare sensibilmente le<br />

loro retribuzioni e sviluppare interamente il<br />

potenziale del loro investimento in capitale<br />

umano. Una partecipazione al mercato del<br />

lavoro, meno con<strong>di</strong>zionata dall'ineguale <strong>di</strong>visione<br />

delle responsabilità domestiche, ridurrebbe<br />

la segregazione occupazionale e le sue<br />

negative conseguenze, come la concentrazione<br />

dell'occupazione femminile in poche professioni<br />

sovraffollate, e la sottovalutazione<br />

delle attività, svolte in prevalenza da donne,<br />

sia in termini retributivi che <strong>di</strong> prestigio sociale.<br />

L'attuale marcata <strong>di</strong>visione del lavoro <strong>di</strong> genere,<br />

può dar luogo ad una allocazione delle risorse<br />

socialmente inefficiente, perché non


consente <strong>di</strong> usare in modo ottimale il talento<br />

delle donne. Il talento è una risorsa che scarseggia<br />

nella società: se la sua allocazione non<br />

è ottimale, la crescita reale del sistema economico<br />

è inferiore a quella potenziale; pertanto<br />

è interesse generale che le persone <strong>di</strong> maggior<br />

talento siano abbinati alle posizioni apicali<br />

della gerarchia sociale.<br />

E così aumenta la voglia d’impresa, <strong>di</strong> aprire il<br />

famoso cassetto dei sogni. In <strong>Italia</strong>, se si prendono<br />

in considerazione le macro ripartizioni, il<br />

numero maggiore d’imprese femminili si concentra<br />

nelle regioni meri<strong>di</strong>onali e nelle isole:<br />

433 mila (36,8%) <strong>di</strong> cui oltre 303 mila imprese<br />

(il 25,8% del totale nazionale) nelle regioni<br />

continentali. All’ultimo posto il Nordest con<br />

solo il 18,8%, mentre l'<strong>Italia</strong> Nord Occidentale<br />

e quella Centrale presentano rispettivamente<br />

il 24,7% e il 19,6% d’imprese femminili rispetto<br />

alla me<strong>di</strong>a nazionale. Tenendo conto<br />

delle regioni, in testa alla classifica per quantità<br />

<strong>di</strong> imprese rosa, troviamo la Lombar<strong>di</strong>a, con<br />

153.755. Seguono la Campania, con 122.100<br />

unità, Piemonte (97.049), Sicilia (95.518), Veneto<br />

(93.423), Lazio (91.539), Emilia Romagna<br />

(82.695), Toscana (81.999), Puglia (80.499),<br />

Calabria (36.909), Marche (36.391), Liguria<br />

(36.128), Abruzzo (36.099) e Sardegna<br />

(33.971). Non stupisce che, in termini relativi,<br />

il quadro presenti altre <strong>di</strong>fferenziazioni: la regione<br />

a più alta densità d’imprese “femminili”<br />

è, infatti, il Molise, dove un'impresa su tre (il<br />

32,3%) e' gestita da donne, mentre Lombar<strong>di</strong>a<br />

ed Emilia Romagna si attestano all'ultimo posto<br />

nella graduatoria.<br />

Cosa fanno? La maggior parte delle imprese<br />

femminili attive si concentrano nel terziario<br />

(commercio e servizi) e nell’agricoltura. Complessivamente,<br />

il 91,6% delle imprese femminili<br />

opera in 6 settori <strong>di</strong> attività. Dopo commercio<br />

e agricoltura, (oltre 55 imprese su<br />

100). i settori più gettonati sono le attività manifatturiere<br />

(10,6%), quelle immobiliari (9,5%)<br />

e gli altri servizi pubblici, sociali e personali<br />

(8,9%).<br />

Quali le motivazioni della scelta impren<strong>di</strong>toriale?<br />

Ecco uno dei punti <strong>di</strong> forza dell’impresa<br />

al femminile: la consapevolezza del valore del-<br />

23<br />

le proprie competenze specifiche (54,8% per<br />

le donne contro 32,3% per gli uomini), la forte<br />

determinazione a conseguire il fine impren<strong>di</strong>toriale,<br />

che nasce dalla motivazione a realizzare<br />

i propri obiettivi o sogni (41,3% contro il<br />

31,9%).<br />

Esiste uno stile impren<strong>di</strong>toriale “femminile”?<br />

Gli ultimi dati evidenziano uno stile che, anche<br />

se non si definisce ancora come un modello,<br />

presenta delle significative <strong>di</strong>fferenze in termini<br />

<strong>di</strong> rapporti con i collaboratori e le collaboratrici:<br />

all'interno dell'azienda femminile si delega<br />

<strong>di</strong> più a donne, anche se la delega va ancora<br />

prevalentemente ai collaboratori maschi,<br />

si offre maggiore lavoro a donne, si tende<br />

maggiormente alla partecipazione della gestione<br />

e alla collaborazione che alla competitività,<br />

si punta sulla conciliazione tra vita privata<br />

e attività lavorativa e su valori come la qualità<br />

del servizio (61,2%) e la centralità del<br />

cliente (33,0%) la salvaguar<strong>di</strong>a e la valorizzazione<br />

dell'ambiente attraverso la scelta delle<br />

materie prime, la gestione dei rifiuti, e il risparmio<br />

energetico. L’identikit dell’impren<strong>di</strong>trice<br />

è quello <strong>di</strong> una donna in cui persistono<br />

elementi contrad<strong>di</strong>ttori che però riescono a<br />

coesistere. La donna impren<strong>di</strong>trice è, a un<br />

tempo, convenzionale e statica, ma anche innovativa<br />

e <strong>di</strong>namica, tra<strong>di</strong>zionale e conservatrice<br />

ma anche moderna ed esploratrice. Insomma,<br />

rispetto alle sue aspettative, esprime<br />

l’ambivalenza <strong>di</strong> chi si raffigura un po’ sospesa<br />

tra sogno e realtà.<br />

Per le impren<strong>di</strong>trici il successo è costituito da<br />

un mix <strong>di</strong> caratteristiche personali, la principale<br />

delle quali (per il 44,7% delle intervistate) è<br />

la capacità <strong>di</strong> assumersi responsabilità.<br />

Le <strong>di</strong>fficoltà denunciate dalle imprese femminili<br />

sono relative proprio al reperimento del<br />

capitale (45%), leggi anche “accesso al cre<strong>di</strong>to”,<br />

oltre che alla complessità della burocrazia<br />

(21,5%), alla <strong>di</strong>fficile conciliazione dei tempi <strong>di</strong><br />

vita e <strong>di</strong> lavoro (16,6%) e, non ultimo, alla<br />

mancanza <strong>di</strong> servizi alle persone e alle famiglie.<br />

La fotografia del mondo impren<strong>di</strong>toriale<br />

femminile, al confronto con quello maschile,<br />

offre la possibilità <strong>di</strong> valutare le carenze che,<br />

sul piano nazionale e locale, caratterizzano il


sistema politico economico e sociale del nostro<br />

paese. Le imprese al femminile non<br />

muoiono perché sono piccole, e a volte piccolissime,<br />

ma soprattutto perché non ne viene<br />

valorizzato l’apporto nei confronti del territorio,<br />

non viene loro offerto l’adeguato sostegno<br />

in termini <strong>di</strong> finanziamenti, anche attingendo<br />

ai famosi fon<strong>di</strong> strutturali, perché manca una<br />

vera cultura d’impresa, che comporta conoscenza<br />

del mondo del lavoro, ma anche conoscenza<br />

delle risorse del territorio e preparazione<br />

al rischio.<br />

Cosa fare?<br />

Occorre promuovere l’impren<strong>di</strong>toria tra le<br />

donne (e fondamentale è lo scambio <strong>di</strong> buone<br />

prassi e della cultura impren<strong>di</strong>toriale), oltre<br />

che promuovere i servizi <strong>di</strong> sostegno e gli strumenti<br />

<strong>di</strong> tutela delle realtà impren<strong>di</strong>toriali<br />

femminili.<br />

Il segreto del successo è la convinzione <strong>di</strong> potercela<br />

fare, il forte desiderio <strong>di</strong> autonomia, la<br />

capacità <strong>di</strong> ricorrere alle reti familiari, l’attitu<strong>di</strong>ne<br />

ad andare incontro al cliente e accettare<br />

le sfide del mercato. Diventare impren<strong>di</strong>trici è<br />

una scelta importante e, per molte donne, ancora<br />

rischiosa. Sono connessi all’attività femminile<br />

e alla conduzione <strong>di</strong> un’impresa al femminile,<br />

problemi vecchi quanto il mondo. Conquistare<br />

cre<strong>di</strong>bilità nel rapporto con banche e<br />

clienti, accrescere e consolidare l’attività, accedere<br />

alle informazioni e ai servizi, queste<br />

sono le principali <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> accesso e successo<br />

nel mondo dell’impresa. La canalizzazione<br />

dell’informazione sistematica e mirata consente,<br />

invece, un valido sostegno alla nascita e<br />

allo sviluppo dell’attività-donna. I casi <strong>di</strong> successo<br />

dell’impren<strong>di</strong>toria femminile mostrano<br />

con chiarezza, come la combinazione degli<br />

elementi soggettivi della capacità professionale<br />

e della motivazione femminile con i fattori<br />

oggettivi <strong>di</strong> un ambiente idoneo, creino una<br />

forte propensione al successo dell’iniziativa.<br />

I parametri dei nuovi bacini d’impiego nella<br />

Provincia <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e della valorizzazione del<br />

contesto provinciale, appaiono ben compresi<br />

dalla componente femminile del lavoro auto-<br />

24<br />

nomo e professionale. L’erogazione <strong>di</strong> servizi,<br />

attraverso l'Incubatore <strong>di</strong> genere, consentono<br />

alle donne <strong>di</strong> lavorare creando un effetto moltiplicatore<br />

delle opportunità, consentendo<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> un potenziale produttivo che offre<br />

e produce qualità per il sistema. Le impren<strong>di</strong>trici<br />

percepiscono i maggiori ostacoli allo svolgimento<br />

dell’attività impren<strong>di</strong>toriale, non<br />

all’interno, ma all’esterno della propria sfera<br />

professionale. Fattori <strong>di</strong> particolare criticità<br />

sono in<strong>di</strong>viduati soprattutto nel raccordo con<br />

le fonti <strong>di</strong> finanziamento, nei rapporti con la<br />

burocrazia amministrativa e, più in generale,<br />

nell’accre<strong>di</strong>tamento dell’immagine professionale<br />

verso l’esterno. In questo contesto, fatto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà e problemi spesso insormontabili,<br />

c’è un aspetto particolare che non può essere<br />

sottovalutato.<br />

Si tratta delle “imprese finanziate silenti”, imprese<br />

che non sono mai state avviate perché<br />

non hanno ricevuto i fon<strong>di</strong> per gli investimenti.<br />

Non c’è dubbio che gli adempimenti burocratici<br />

sono un elemento ostativo allo svolgimento<br />

della propria attività professionale come il reperimento<br />

<strong>di</strong> finanziamenti. Per quanto attiene,<br />

invece, agli ostacoli legati più strettamente<br />

all’universo femminile, le impren<strong>di</strong>trici pongono<br />

in rilievo soprattutto la <strong>di</strong>fficoltà ad armonizzare<br />

l’attività professionale con la vita privata<br />

e la necessità <strong>di</strong> dover spesso gestire in<br />

modo non razionale la propria azienda.<br />

A questi due fattori critici si aggiunge anche la<br />

cre<strong>di</strong>bilità all’esterno. Seguono la mancanza <strong>di</strong><br />

solidarietà tra impren<strong>di</strong>trici e l’assenza <strong>di</strong> modelli<br />

<strong>di</strong> riferimento.<br />

Dall’analisi delle necessità delle neo o aspiranti<br />

impren<strong>di</strong>trici, emerge il profilo <strong>di</strong> un’impresa<br />

“rosa” in Provincia <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> che, malgrado<br />

l’elevato potenziale <strong>di</strong> crescita, si trova ancora<br />

ad essere scoperta, o comunque ad evidenziare<br />

un fabbisogno <strong>di</strong> competenze esterne su<br />

aspetti basilari della gestione dell’attività impren<strong>di</strong>toriale:<br />

cre<strong>di</strong>to e finanziamenti innanzitutto,<br />

ma anche aspetti legati alla gestione<br />

amministrativa or<strong>di</strong>naria.


summary<br />

Women and their <strong>di</strong>fficulties in opening new business:<br />

Analysing <strong>Pavia</strong> and its surroun<strong>di</strong>ngs.<br />

The article submitted by Isa Maggi provides a thorough review of the main shortcomings related to<br />

female entrepreneurship. Accor<strong>di</strong>ng to the author, there are significant advantages in boosting female<br />

initiative for the creation of new enterprises: first of all, an increase in the employment ratio of women<br />

means a wider tax imposition. Being taxation the basis on which welfare, safety valves and social<br />

security are built, increasing the income from new businesses can be a solution to build a better future.<br />

As a matter of fact, the present-day gender <strong>di</strong>vision within the job market can only bring to an<br />

ineffective <strong>di</strong>stribution of resources connected to welfare, basically because there is a lack of exploitation<br />

of women's skills. Skills are always <strong>di</strong>fficult to find within a society; if the administration is not able<br />

to spot and enhance women's skills, the growth of the economic system is therefore endangered.<br />

As far as <strong>Italia</strong>n enterprises ruled by women are concerned, the great majority of female enterprises<br />

(36.8%) is located in the South, while the region with the greatest number of female businesses is<br />

Lombardy, with 153,755 houses. The majority of these businesses belong to both the tertiary sector<br />

and agriculture. Female enterprises do show a number of advantages, if compared to their male counterpart:<br />

there are more job opportunities for women, as long as a higher degree of cooperation among<br />

enterprise members. Reconciliation between private life and working life is a priority, as well as the<br />

focus on the customers. Last but not least, more attention is paid to the environment, as female enterprises<br />

tend to adhere to green programmes by practising a conscious choice of raw materials.<br />

Female enterprises in <strong>Pavia</strong> have a great potential but are still to be <strong>di</strong>scovered by the public. There is<br />

a need for a significant enhancement of cre<strong>di</strong>t, as well as a general improvement concerning or<strong>di</strong>nary<br />

administration. Alberto Zannetti<br />

MANCANZA DI CULTURA DI GENERE O CRISI ECONOMICA?<br />

<strong>di</strong> Charlotte Dominique Xotti<br />

Quando si parla <strong>di</strong> donne e lavoro il tema <strong>di</strong>venta<br />

scottante. Dopo anni <strong>di</strong> riforme, leggi,<br />

<strong>di</strong>rettive comunitarie, l’occupazione femminile<br />

in <strong>Italia</strong> è cresciuta, ma non ai ritmi sperati.<br />

Il problema principale rimane la questione<br />

della conciliazione famiglia<strong>–</strong>lavoro, un problema<br />

che, se trova un sempre più ampio protagonismo<br />

normativo sia a livello europeo che a<br />

livello nazionale e regionale, raggiunge ristretti<br />

risultati pratici. La provincia <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong><br />

non è estranea a questa realtà, risentendo<br />

inoltre, come tutta <strong>Italia</strong>, della crisi scoppiata<br />

nel 2008.<br />

I dati in<strong>di</strong>cati dal Rapporto sull’Economia Provinciale<br />

del 2010, e<strong>di</strong>ti dalla Camera <strong>di</strong> Commercio<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, evidenziano infatti sostanziali<br />

segnali <strong>di</strong> stagnazione economica su tutti i<br />

versanti, caratterizzati da una lenta ripresa<br />

dell’attività produttiva “che ha continuato a<br />

proiettare i suoi effetti negativi sulle <strong>di</strong>namiche<br />

occupazionali”.<br />

25<br />

I tassi <strong>di</strong> occupazione del 2010 (15 anni e più)<br />

per la provincia <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, analizzati dall’Istat<br />

per sesso, tempo e frequenza , in<strong>di</strong>cano infatti<br />

che il livello <strong>di</strong> occupazione maschile (56.7%)<br />

è sceso sotto i livelli del 2004 (58.9%), mentre<br />

quello femminile (41.8%) si è alzato lievemente<br />

(41.3% nel 2004), rimanendo però inferiore<br />

a quello maschile. Allo stesso modo se guar<strong>di</strong>amo<br />

i dati Istat relativi al tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione<br />

per sesso, tempo e frequenza (15 anni e<br />

più) del 2010, per <strong>Pavia</strong> e provincia, si nota<br />

che questo è del 5.4% per la popolazione in<br />

età attiva maschile, e del 6% per quella femminile.<br />

Le imprese femminili rappresentano solo il<br />

22% delle imprese presenti sul territorio provinciale,<br />

e la maggior parte <strong>di</strong> queste è inserita<br />

nel settore del commercio all’ingrosso e al<br />

dettaglio, nonché in quello agricolo e <strong>di</strong> silvicoltura.<br />

La maggior parte <strong>di</strong> queste impren<strong>di</strong>trici<br />

ha circa 50 anni (36,2%), mentre le giova-


ni rappresentano appena il 6%.<br />

Questi dati, se letti accuratamente, confermano<br />

che la crisi ha colpito anche qui, pesando<br />

soprattutto sull’occupazione maschile, la più<br />

consistente, meno su quella femminile, come<br />

<strong>di</strong>re: “anche la crisi colpisce con meto<strong>di</strong> proporzionali”.<br />

Ma questi dati ci in<strong>di</strong>cano inoltre<br />

come, dal 2004, le politiche <strong>di</strong> conciliazione<br />

famiglia-lavoro, le scelte, le normative sulle<br />

Pari Opportunità che si sono fatte strada in<br />

ambito nazionale e regionale, abbiano avuto<br />

poco impatto. Non abbiamo una tasso <strong>di</strong> occupazione<br />

più alto, anzi, né un tasso <strong>di</strong> occupazione<br />

femminile più consistente, né una miglior<br />

prospettiva per le giovani.<br />

La causa, in parte, è da imputare sicuramente<br />

alla crisi; ma se lasciamo da parte questa non<br />

è forse che, insieme alla stagnazione economica,<br />

anche la nostra cultura delle Pari Opportunità<br />

si è fermata? Se ci soffermiamo sulle caratteristiche<br />

demografiche della provincia pavese,<br />

notiamo che la popolazione residente<br />

nella provincia <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> nel 2009 era <strong>di</strong><br />

544.230; l’aumento <strong>di</strong> 9 punti percentuali del<br />

IL MIO MODELLO È MIUCCIA PRADA<br />

Intervista a Simonetta Ravizza, impren<strong>di</strong>trice<br />

<strong>di</strong> Charlotte Dominique Xotti<br />

Simonetta Ravizza è una stilista <strong>di</strong> fama internazionale nata e cresciuta a <strong>Pavia</strong>. Oltre ad essere la<br />

responsabile del marchio “Annabella” è fondatrice <strong>di</strong> “Simonetta Ravizza”, la firma che ha rivoluzionato<br />

il “Made in Italy” nel settore delle pellicce. Simbolo <strong>di</strong> un successo che si estende da New<br />

York a Londra , da Parigi a Mosca, l’anno scorso ha vinto il primo Premio “Miglior Donna Impren<strong>di</strong>trice<br />

della provincia <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>”, consegnatole dalla Camera <strong>di</strong> Commercio. Per questo numero <strong>di</strong><br />

Storia Donna, tutto de<strong>di</strong>cato al mondo del lavoro e dell’impren<strong>di</strong>toria femminile, ci ha concesso<br />

un’intervista che vi riportiamo <strong>di</strong> seguito.<br />

Gentile Signora Ravizza, lei è madre,<br />

donna, impren<strong>di</strong>trice e stilista<br />

<strong>di</strong> successo. In che modo è<br />

riuscita a conciliare tutti questi<br />

ruoli nella sua vita?<br />

Non è facile conciliare questi ruoli,<br />

soprattutto l’essere madre e<br />

impren<strong>di</strong>trice.<br />

Ho sempre messo al primo posto<br />

la famiglia, pensando che de<strong>di</strong>care<br />

tempo ai miei due figli non fosse<br />

solo una questione <strong>di</strong> quantità<br />

26<br />

suo tasso <strong>di</strong> crescita è dovuto unicamente a<br />

un saldo migratorio tanto positivo da assorbire<br />

il saldo naturale negativo (-3.1%), e l’in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> vecchiaia è uno fra i più alti in <strong>Italia</strong> (179,7).<br />

Potremmo <strong>di</strong>re che tre sono le sue caratteristiche:<br />

la popolazione è anziana, c’è un basso<br />

tasso <strong>di</strong> natalità e la crescita è sostenuta dalla<br />

migrazione.<br />

Ma se la crescita è sostenuta dai migranti, allora<br />

questa non è data da un reale aumento<br />

della partecipazione delle donne italiane nel<br />

settore del lavoro; se rinunciamo ad avere figli<br />

ma non siamo più “occupate”, allora a cosa<br />

sono serviti tutti gli sforzi normativi? Se, inoltre,<br />

non c’è ricambio generazionale, non è<br />

che, a parte la crisi, è proprio una questione<br />

<strong>di</strong> mancata cultura <strong>di</strong> genere?<br />

A parer mio si! Forse è la cultura italiana a non<br />

aver capito che la famiglia è il nucleo sociopolitico<br />

principale <strong>di</strong> ogni società civile e come<br />

tale va tutelata, ma forse sono gli italiani a<br />

non aver capito che la donna, oltre ad essere<br />

una risorsa economica importante, può essere<br />

anche artefice <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> cambiamenti.<br />

ma anche <strong>di</strong> qualità.<br />

Sicuramente quando ho iniziato a<br />

lavorare le cose erano più semplici<br />

perché il lavoro era meno impegnativo<br />

e <strong>Pavia</strong> è una citta<strong>di</strong>na<br />

che permette facili spostamenti,<br />

ma credo che la cosa più importante<br />

sia avere una buona organizzazione:<br />

nella vita molto <strong>di</strong>pende<br />

dall’essere buone organizzatrici.


Nella sua carriera professionale, in un mondo<br />

dove è l’uomo impren<strong>di</strong>tore ad essere spesso<br />

al centro dell’attenzione, quali ostacoli ha<br />

dovuto affrontare come donna per emergere,<br />

e come gli ha superati?<br />

Sinceramente non ci sono stati gran<strong>di</strong> ostacoli<br />

come donna; anche perché il mio settore, quello<br />

della moda, è un settore femminile dove la<br />

donna è valorizzata e ascoltata e, anzi, la sua<br />

sensibilità è certamente una qualità apprezzata.<br />

Quale è la donna cui si è ispirata come modello<br />

nei momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà lavorativa?<br />

In ambito lavorativo ho sempre ammirato<br />

Miuccia Prada, il suo modo <strong>di</strong> far conciliare la<br />

moda e l’arte. Prada, infatti, è sempre stata<br />

nella moda un “faro” cui tutti guardano. Inoltre<br />

apprezzo Miuccia Prada anche come donna,<br />

per come anche lei, madre <strong>di</strong> due figli, sia<br />

riuscita a conciliare il lavoro e la famiglia.<br />

L’anno scorso ha vinto il Premio Miglior Donna<br />

Impren<strong>di</strong>trice della provincia <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, come<br />

ha vissuto quel momento?<br />

Sono stata felice che <strong>Pavia</strong> mi abbia conferito<br />

questo premio. Anche se Annabella e il marchio<br />

Simonetta Ravizza sono ora in tutto il<br />

mondo, <strong>Pavia</strong> rimane la città dove sono nata e<br />

le sono molto affezionata. Inoltre, gesti come<br />

questi sono piccoli traguar<strong>di</strong> che messi insieme<br />

però ti danno la forza <strong>di</strong> andare avanti, e per<br />

questo sono molto importanti.<br />

Il nome Annabella è legato a quello della rivista<br />

omonima, che è stata fra i primi perio<strong>di</strong>ci<br />

femminili italiani ad affrontare temi scottanti<br />

come il movimento <strong>di</strong> liberazione della donna,<br />

il <strong>di</strong>vorzio e l’aborto. In che modo il suo<br />

essere donna è stato influenzato dalla vicinanza<br />

con Annabella la rivista?<br />

A mio padre è sempre piaciuto il nome Annabella<br />

e, quando decise <strong>di</strong> aprire l’atelier, andò<br />

da Angelo Rizzoli, l’e<strong>di</strong>tore della testata, e gli<br />

chiese se poteva utilizzare il suo nome: da allora<br />

nacque il legame fra il perio<strong>di</strong>co e la nostra<br />

impresa. La rivista Annabella, che ora si chiama<br />

“A”, è sempre stata all’avanguar<strong>di</strong>a, sia<br />

nella moda sia nell’affrontare, <strong>di</strong>scutere e promuovere<br />

temi femminili (perché è importante<br />

informare le donne sui temi che le riguardano<br />

27<br />

in prima persona!), e io ho sempre apprezzato<br />

molto questa sua capacità. Sicuramente per<br />

me è stata a volte fonte <strong>di</strong> riflessione, come<br />

per molte altre donne. Penso inoltre che oggigiorno<br />

una rivista non possa più affrontare<br />

solo il tema della moda, ma debba riuscire a<br />

far conciliare moda e attualità, e “A” è sempre<br />

riuscita a farlo molto bene.<br />

In una precedente intervista Lei ha <strong>di</strong>chiarato<br />

che suo padre le ha insegnato cosa vuol <strong>di</strong>re<br />

conoscere il mondo femminile. Cosa Le ha<br />

insegnato <strong>di</strong> altrettanto importante suo padre?<br />

Mio padre è sempre stato un uomo molto severo:<br />

non ha mai permesso a mia madre, per<br />

esempio, <strong>di</strong> entrare a lavorare in azienda.<br />

Quando però mi sono laureata, mi ha fatto<br />

entrare subito in atelier. Io ho iniziato da zero,<br />

come “commessa fra le commesse”, per cercare<br />

<strong>di</strong> capire come funzionava questo mondo;<br />

per imparare a guardare una donna e capire<br />

cosa volesse, quali fossero i suoi gusti. Sono<br />

molte le cose che mio padre mi ha insegnato;<br />

prima fra tutte la modestia e l’importanza<br />

dell’umiltà. Per me le relazioni umane sono al<br />

primo posto nella vita. Poi la strada è lunga, e<br />

due cose sono molto importanti: non smettere<br />

<strong>di</strong> avere voglia <strong>di</strong> imparare e avere grinta.<br />

Signora Ravizza, che consiglio darebbe alle<br />

giovani donne che oggi decidono <strong>di</strong> intraprendere<br />

la carriera impren<strong>di</strong>toriale?<br />

Oggigiorno il mondo del lavoro è molto <strong>di</strong>fficile,<br />

ma io sono ottimista. Ci vuole sicuramente<br />

molto desiderio e volontà <strong>di</strong> fare. Io, per esempio,<br />

ho due stagiste che provengono dall’ Istituto<br />

<strong>di</strong> moda Marangoni <strong>di</strong> Milano, e sono<br />

molto brave! A loro cerco <strong>di</strong> dare la possibilità<br />

<strong>di</strong> fare esperienza e nello stesso tempo <strong>di</strong> trasmettere<br />

loro ottimismo. Mi piace circondarmi<br />

<strong>di</strong> giovani, perché i giovani vivono in mezzo<br />

alla gente e riescono a cogliere i gusti e le tendenze<br />

in modo spontaneo. Entusiasmo e voglia<br />

<strong>di</strong> fare è ciò che più consiglio ai giovani : è<br />

quello che ho cercato <strong>di</strong> trasmettere a mia figlia,<br />

che ora è a Londra per stu<strong>di</strong>are moda alla<br />

Central San Martin. Sono contenta che sia lì,<br />

perché credo che fare esperienza da soli, in<br />

modo autonomo e in<strong>di</strong>pendente dai genitori,<br />

sia importante per capire chi si è.


Il 16 Dicembre presso l’Aula Volta dell’Università<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> si è svolto il 2° Forum sullo “Sviluppo<br />

Sostenibile nel Turismo”, che si trova inserito<br />

nel programma “Ottomarzotuttol’anno”, organizzato<br />

da Sportello Donna <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> con vari e<br />

importanti patrocini e collaborazioni.<br />

Obiettivo dell’incontro era mettere in evidenza<br />

l’importanza del territorio e delle risorse locali<br />

nell’implementazione del “Turismo Sostenibile”.<br />

Il territorio deve essere considerato come un<br />

sistema integrato <strong>di</strong> risorse materiali e immateriali<br />

<strong>–</strong> come afferma l’ingegnere Marco Morandotti,<br />

docente alla Facoltà <strong>di</strong> Ingegneria dell’Università<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> <strong>–</strong> che devono essere legate insieme<br />

in modo che possano creare la base per<br />

l’ampliamento delle possibilità turistiche. Affinché<br />

il turismo “prenda il volo” è necessario che<br />

sia competitivo, deve esserci una forte coesistenza<br />

tra il concetto <strong>di</strong> sostenibilità e quello <strong>di</strong><br />

bellezza, bisogna offrire qualità e como<strong>di</strong>tà.<br />

Lorenzo Penati della Rete Nazionale AGENS<strong>–</strong><br />

Agenti <strong>di</strong> sviluppo locale, ha focalizzato la sua<br />

attenzione sulla tutela del paesaggio, sull’importanza<br />

<strong>di</strong> guardare alla qualità del territorio e sul<br />

concetto che “noi” siamo il paesaggio e quin<strong>di</strong><br />

ogni cosa che facciamo ha influenze e conseguenze<br />

<strong>di</strong>rette su <strong>di</strong> esso. Il paesaggio deve es-<br />

summary<br />

An interview with Simonetta Ravizza<br />

Simonetta Ravizza is an <strong>Italia</strong>n fashion designer of world renown, born and grown up in <strong>Pavia</strong>.<br />

She is chief executive of Annabella, a famous firm producing luxury clothing, and also the founder of<br />

Simonetta Ravizza, the trademark which revolutionised the concept of Made in Italy in the field of<br />

luxury fur coats. In <strong>2011</strong> she was awarded by the Trade Union as the Best Woman Entrepreneur of<br />

<strong>Pavia</strong>. Mrs Ravizza has always considered her family to be way more important than business, and,<br />

accor<strong>di</strong>ng to her opinion, the best way to reconcile work and private life is to have good timemanaging<br />

skills. During her career, she has never faced <strong>di</strong>fficulties due to gender <strong>di</strong>fferences; on the<br />

contrary, Mrs Ravizza states that fashion is one of those businesses where male misuse of power is<br />

not experienced, being fashion a typical “female sector” were women's sensitivity is widely appreciated.<br />

She admires Miuccia Prada as the example of a woman who was able to excel both in her career<br />

and in her private life, and owes her father for a having taught her modesty, commitment and<br />

how to satisfy women's taste with clothes. The fashion atelier Annabella took its name from the<br />

homonym women's review, which has now changed its name into A; Mrs Ravizza is particularly involved<br />

with the review, because it often deals with crucial matters related to women's life, thus representing<br />

an excellent food for thought. Accor<strong>di</strong>ng to her, a good contemporary women's review<br />

must necessarily reconcile fashion and current topicality, which is something that A has always done<br />

very well. Her advice to young people willing to start an enterprise is to have strong will, and be hard<br />

workers. Alberto Zannetti<br />

2° FORUM SULLO “SVILUPPO SOSTENIBILE NEL TURISMO”<br />

<strong>di</strong> Elena Pastorino<br />

28<br />

sere visto come una risorsa economica, come<br />

un’opportunità <strong>di</strong> sviluppo ed è per questo motivo<br />

che è <strong>di</strong> assoluta importanza la tutela delle<br />

sue risorse.<br />

I vari relatori hanno poi sottolineato il ruolo fondamentale<br />

degli autoctoni, che devono essere<br />

presenti in tutti i momenti e in tutte le fasi <strong>di</strong><br />

costruzione e sviluppo dei progetti turistici, dando<br />

il loro fondamentale contributo. I progetti<br />

devono avere basi solide ed una visione <strong>di</strong> tipo<br />

intra settoriale (altrimenti si rischiano incoerenze<br />

irrecuperabili).<br />

Maurizio Marzano ha portato la sua esperienza<br />

nell’Associazione del Parco Visconteo, che ha lo<br />

scopo <strong>di</strong> valorizzare il territorio e sensibilizzare i<br />

citta<strong>di</strong>ni sulla realizzazione <strong>di</strong> un turismo sostenibile.<br />

È necessario dare rilievo al patrimonio<br />

storico: rinnovamento tramite la riscoperta del<br />

passato, in fusione con gli elementi e le scoperte<br />

del presente. Miglioramento dei siti turistici esistenti:<br />

recuperare le risorse abbandonate in modo<br />

da aumentare l’affluenza turistica, che deve<br />

essere incentivata allo spostamento dall’offerta<br />

presente sul territorio. Ciò può avvenire solo<br />

tramite l’informazione: bisogna donare al territorio<br />

un’interfaccia <strong>di</strong>namica, dare conoscenza


dei luoghi e delle realtà da scoprire tramite le<br />

piattaforme internet. “Creare una nuova frontiera<br />

della conoscenza”.<br />

Il paesaggio e le peculiarità del territorio possono<br />

creare posti <strong>di</strong> lavoro: la loro valorizzazione e<br />

il loro sfruttamento, come abbiamo visto, possono<br />

generare turismo e questo porta con sé lavoro<br />

per la popolazione locale. È proprio questo<br />

l’obiettivo del “Progetto Gal<strong>–</strong>Group” presentato<br />

da Enrico Vignati, Sindaco <strong>di</strong> Inverno e Monteleone<br />

nonché Presidente<br />

dell’Unione dei<br />

Comuni della Bassa<br />

Pavese.<br />

La produzione agricola<br />

deve essere un<br />

punto importante della<br />

provincia<strong>–</strong>spiega<br />

Lorenzo Berlen<strong>di</strong>s <strong>di</strong><br />

Slow Food Lombar<strong>di</strong>a<br />

del progetto Terra<br />

Madre.<br />

Il turismo enogastronomico<br />

deve<br />

essere una risorsa in più del territorio, da<br />

sfruttare nel miglior modo possibile: su questo<br />

concordano Roberto Pace, della Fisar <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e<br />

il Presidente Pietro Bolognesi della Confraternita<br />

del Risotto.<br />

Di forte impatto è stato poi il momento delle<br />

premiazioni.<br />

Sette donne impren<strong>di</strong>trici sono state premiate<br />

come “LE MIGLIORI IMPRESE ROSA ANNO <strong>2011</strong>”<br />

nel settore del turismo in provincia <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, ricevendo<br />

un dono e una pergamena, consegnati<br />

<strong>di</strong>rettamente dal consigliere regionale Angelo<br />

Ciocca, per il loro lavoro svolto:<br />

-Antonella Cribellati, Azienda Vitivinicola Anteo:<br />

“Con il fratello Ettore gestisce l’azienda fondata<br />

dal padre in Oltrepo, con passione e la stessa<br />

forza che Anteo traeva dalla madre Terra”.<br />

-Valeria e Liliana Santinoli, La cioccolateria, <strong>di</strong>-<br />

Rivazzano<strong>–</strong>Salice Terme: “Hanno saputo unire<br />

alla tra<strong>di</strong>zione dell’arte del cioccolato l’innovazione<br />

e il cambiamento”.<br />

-Monica De Rosa, Ristorante Pizzeria Palinuro,<br />

<strong>Pavia</strong>: “L’esperienza della cucina <strong>di</strong> pesce e<br />

dell’arte della pizza con eleganza e stile”.<br />

-Rosaria Meli, Gerry Wine Bar, <strong>Pavia</strong>: “Cortesia,<br />

professionalità e cura dei dettagli ne fanno un<br />

punto <strong>di</strong> riferimento ormai storico <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>”.<br />

29<br />

-Elide, Le tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Elide: “ La cucina casalinga<br />

esiste e resiste a Rovescala in Oltrepo grazie ad<br />

Elide, regina incontrastata della cucina”.<br />

-Azienda Agricola La Rossera, Inverno e Monteleone:<br />

“Competenza, passione, cultura, territorio,<br />

amore per l’ambiente”.<br />

-Cristiana Sartori, Tenuta San Giovanni: “Per il<br />

progetto Sano e bello. Per aver introdotto in<br />

Terre <strong>di</strong> Lomellina il riso nero integrale e biologico<br />

con sapiente ricerca”.<br />

A queste donne se ne<br />

aggiungono due a cui<br />

sono stati in<strong>di</strong>rizzati<br />

due premi speciali:<br />

-Luigia Favalli, Università<br />

degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>:<br />

“Per il suo impegno<br />

sociale ed umanitario.<br />

Per le sue competenze<br />

e la su ricerca<br />

nell’ambito della tra<strong>di</strong>zione<br />

gastronomica<br />

locale”.<br />

-Mariuccia Della Fiore<br />

<strong>di</strong> Sportello Donna: “Per la sua pazienza, per la<br />

sua capacità <strong>di</strong> ascolto, per il suo impegno quoti<strong>di</strong>ano<br />

a Sportello Donna”.<br />

Inoltre sono stati presentati e premiati i lavori<br />

svolti dagli alunni e alunne del Liceo Artistico A.<br />

Volta e dell’Istituto Bordoni. Hanno seguito il<br />

progetto “Esplorare la propria città: ritrovarla<br />

familiare, scoprirla sconosciuta, volerle bene,<br />

mal sopportarla. E soprattutto provare a osservarla<br />

con uno sguardo <strong>di</strong>verso. E a raccontarla”.<br />

La classe dell’Istituto Bordoni, il cui responsabile<br />

del progetto è la Prof. Cristina Pietra, ha deciso<br />

<strong>di</strong> improvvisarsi guida turistica per un giorno<br />

cercando <strong>di</strong> far vedere con occhi <strong>di</strong>versi la città<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, seguendo un percorso molto particolare<br />

che parte dalla domanda “Ma San Siro è un<br />

santo vero?”, arrivando poi a dare una spiegazione<br />

della storia del Patrono <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>.<br />

Il Liceo Volta, seguito dal prof. Ennio Milani, ha<br />

invece voluto realizzare il progetto tramite delle<br />

mappe della città viste secondo gli occhi degli<br />

studenti: ne sono uscite <strong>di</strong> molte curiose, ma la<br />

vincitrice è stata la mappa intitolata “<strong>Pavia</strong>, un<br />

tesoro <strong>di</strong> città”. Le scuole sono state premiate<br />

dall’Assessore al Turismo del Comune <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>,<br />

Gianmarco Centinaio.


TRE DONNE: I VOLTI DELLA PACE<br />

<strong>di</strong> Silvia Gabrieli<br />

Se la Pace avesse un volto, probabilmente<br />

avrebbe quello <strong>di</strong> tre donne, <strong>di</strong> queste tre donne:<br />

Ellen Johnson Sirleaf, Roberta Leymah<br />

Gbowee e Tawakkol Barman, in altre parole<br />

le vincitrici del Premio Nobel per la Pace <strong>2011</strong>.<br />

Tre volti <strong>di</strong>versi, con vite e storie <strong>di</strong>verse, ma<br />

accomunati da un credo comune: quello <strong>di</strong><br />

lottare per costruire la pace, promuovendo i<br />

loro ideali e valori, in una battaglia che le vede<br />

protagoniste della vita politica e sociale del<br />

loro Paese.<br />

Tra i tanti can<strong>di</strong>dati, tra i quali ricor<strong>di</strong>amo Wikileaks<br />

e alcuni esponenti della “Primavera<br />

araba”, sono state premiate “Per la loro battaglia<br />

non violenta per la sicurezza delle donne e<br />

per il loro <strong>di</strong>ritto a partecipare alla costruzione<br />

della pace”; questa la motivazione comunicata<br />

dal Presidente del Comitato per i Nobel, Thorbjoern<br />

Jagland. II premio, così come espresso<br />

dal Comitato, rappresenta un riconoscimento<br />

del rafforzamento nei confronti del ruolo delle<br />

donne, in particolare nei Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Se si dovesse tracciare un profilo <strong>di</strong> queste tre<br />

figure, ciò che emergerebbe sarebbe sicuramente<br />

la loro determinazione, il coraggio con<br />

cui hanno affrontato le <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />

lungo il loro cammino e la fermezza nel voler<br />

contribuire, in modo concreto, a cambiare le<br />

cose.<br />

Ellen Johnson<br />

Sirleaf,<br />

soprannominata<br />

“la<br />

donna <strong>di</strong><br />

ferro”, è la<br />

prima donnaPresidente<br />

in Africa.<br />

Nel 2005 ha<br />

infatti vinto le elezioni in Liberia, battendo al<br />

ballottaggio George Weah. Da allora si è pro-<br />

30<br />

<strong>di</strong>gata per la ricostruzione del suo Paese, devastato<br />

da 14 anni <strong>di</strong> guerra civile che ha causato<br />

250.000 morti. Anche quest’anno è stata<br />

protagonista della tornata elettorale che l’ha<br />

vista vincitrice<br />

nel<br />

mese <strong>di</strong><br />

novembre.<br />

Leymah<br />

Gbowee,<br />

"la guerriera<br />

della<br />

pace", è una militante pacifista liberiana che<br />

ha contribuito a mettere fine alle guerre civili<br />

che hanno <strong>di</strong>laniato il suo paese sino al 2003.<br />

Da poco ha pubblicato la sua autobiografia,<br />

"Mighty Be Our Powers: How Sisterhood,<br />

Prayer, and Sex Changed a Nation at<br />

War" ("La forza dei nostri poteri: come le comunità<br />

<strong>di</strong> donne, la preghiera e il sesso hanno<br />

cambiato una<br />

nazione in<br />

guerra").<br />

Numerose le<br />

sue iniziative,<br />

la più nota<br />

delle quali è<br />

probabilmente<br />

"lo sciopero<br />

del sesso", che<br />

costrinse il<br />

regime <strong>di</strong> Charles Taylor ad ammetterla al tavolo<br />

delle trattative per la pace.<br />

Tawakkol Karman è da anni impegnata per i<br />

<strong>di</strong>ritti umani nello Yemen, fino a <strong>di</strong>ventare la<br />

leader della protesta femminile contro il regime.<br />

Giornalista e fondatrice dell’associazione<br />

"Giornaliste senza catene", è militante nel<br />

Partito islamico e conservatore Al Islah, primo<br />

gruppo <strong>di</strong> opposizione. È stata arrestata nel<br />

gennaio <strong>2011</strong> dalle autorità yemenite, costrette<br />

poi a rilasciarla sotto la pressione delle


manifestazioni in suo sostegno, che hanno<br />

portato in strada migliaia <strong>di</strong> persone.<br />

Questo Nobel rappresenta non solo un primo<br />

passo verso il passaggio a una società più democratica,<br />

ma s’inserisce in un processo <strong>di</strong><br />

trasformazione più profondo.<br />

Un processo che sembra ri<strong>di</strong>segnare il volto <strong>di</strong><br />

due Paesi, la Liberia e lo Yemen, che nell’ultimo<br />

anno sono stati protagonisti dei maggiori<br />

movimenti a livello mon<strong>di</strong>ale.<br />

Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee e<br />

Tawakkol Karman rappresentano la consapevolezza<br />

che oggi le donne, con la determinazione<br />

e il coraggio <strong>di</strong> cui sono dotate, possono<br />

31<br />

cambiare un pezzetto della loro storia. Certo è<br />

che questa è una battaglia mai facile, anzi.<br />

È una strada piena <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà che prevede un<br />

<strong>di</strong>fficile tragitto, già intrapreso ma ancora lungo<br />

da percorrere.<br />

Questo Nobel è un passaggio <strong>di</strong> testimone, per non spezzare il filo ostinato del ruolo storico delle<br />

donne d’Africa. Infatti nel 2004 fu conferito a Wangari Maathai della quale, purtroppo, dobbiamo<br />

registrare la morte avvenuta il 25 settembre. È un dolore grande, che provo da vicino, avendola<br />

conosciuta nel momento in cui era impegnata nel suo “Green Belt Movement” ed entrava<br />

ed usciva dal carcere, lei, ecologa e biologa dell’Università. In un primo momento il Governo l’aveva<br />

nominata “Sottosegretaria dell’Ambiente”; poi però l’avevano quasi costretta a rinunciare a<br />

certe iniziative e messa da parte. Nel 2008 finì intossicata dai lacrimogeni durante una manifestazione<br />

contro il progetto governativo <strong>di</strong> aumentare il numero delle poltrone ministeriali.<br />

Certo che per le donne che vogliono esprimere i loro inten<strong>di</strong>menti e non uniformarsi ad una certa<br />

politica è <strong>di</strong>fficile, ma l’unica strada mi sembra essere quella della cultura e dell’appartenenza<br />

alla vita.<br />

Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi


150 ANNI DELL’UNITÁ D’ITALIA<br />

Francesca Di Caprio Francia*: “Lo sfruttamento minorile nella<br />

letteratura italiana dall’Unità al primo Novecento”<br />

<strong>di</strong> Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

1868, Parigi: la Società <strong>Italia</strong>na <strong>di</strong> Beneficienza lancia un appello affinché si ponga fine alla vergognosa,<br />

inaccettabile speculazione sulla tratta dei bambini.<br />

2009, Washington: Kailash Satyarthi richiama ognuno <strong>di</strong> noi al senso <strong>di</strong> responsabilità, invocando<br />

il forte impegno delle istituzioni e dei citta<strong>di</strong>ni nel contrastare la perdurante violenza contro i<br />

bambini.<br />

Dopo oltre centoquarant’anni dobbiamo constatare<br />

che, nonostante un crescente, <strong>di</strong>ffuso ed<br />

evidente miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita<br />

dell’infanzia, milioni <strong>di</strong> bambine<br />

e bambini nel mondo sono ancora<br />

oggetto <strong>di</strong> soprusi e <strong>di</strong> sfruttamento.<br />

Muovendo da questa<br />

considerazione, Francesca Di Caprio<br />

Francia ricostruisce la storia<br />

della tratta dei minori italiani<br />

all’estero dall’Unità al primo Novecento,<br />

cui si affianca un’articolata<br />

e originale indagine su numerosi<br />

scrittori italiani che, nella<br />

propria opera, hanno affrontato<br />

il tema dello sfruttamento minorile.<br />

A partire dalla seconda metà<br />

dell’Ottocento una lenta, ma<br />

inarrestabile evoluzione del “sentimento dell’infanzia”<br />

coinvolge anche la letteratura, imponendole<br />

una <strong>di</strong>versa maniera <strong>di</strong> affrontare il problema<br />

dei fanciulli maltrattati e trasmettendole una<br />

nuova sensibilità, positivo riflesso <strong>di</strong> una società<br />

maggiormente comprensiva e rispettosa nei<br />

confronti dei bambini.<br />

Dal 1919, data della sua istituzione, il Bureau<br />

International du Travail si sforza <strong>di</strong> combattere il<br />

lavoro minorile, che considera violazione tra le<br />

più condannabili dei <strong>di</strong>ritti dell’uomo; la sua<br />

azione rimane però limitata perché in molti Paesi<br />

il lavoro dei bambini è in<strong>di</strong>spensabile alla sopravvivenza<br />

economica della famiglia. Non solo:<br />

250.000 bambini sono arruolati in eserciti e milizie<br />

e costretti a combattere e uccidere, mentre<br />

14,6 milioni <strong>di</strong> ragazzi al <strong>di</strong> sotto dei 14 anni profughi<br />

a causa <strong>di</strong> conflitti o <strong>di</strong> catastrofi<br />

ambientali e talvolta restano<br />

senza genitori.<br />

Senza parlare dei bambini vittime<br />

<strong>di</strong> violenze fisiche o sessuali,<br />

a volte attuate dagli stessi familiari<br />

(Si chiede l’autrice: la memoria<br />

del passato è servita per<br />

migliorare l’avvenire?).<br />

In <strong>Italia</strong> nel XIX secolo i bambini<br />

vennero sempre più sottratti al<br />

lavoro poiché la scuola faceva<br />

utile concorrenza alla fabbrica<br />

anche se tale cambiamento fu<br />

più lento, per maggiore arretratezza e povertà.<br />

E la prima legge è solo del 1886.<br />

Anche l’emigrazione gioca un ruolo importante<br />

sia per la “tratta dei bianchi” (migrazione <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni<br />

per esercitare mestieri girovaghi, <strong>di</strong> accattonaggio<br />

e <strong>di</strong> sfruttamento del lavoro minorile)<br />

sia nella “tratta dei fanciulli” ingaggiati per la<br />

questua o ridotti in schiavitù da gelatai, spazzacamini<br />

in tutta Europa, in particolare in Francia<br />

(vetrerie) o in Inghilterra (piccoli musicanti).<br />

Molto interessante nel testo è la bibliografia<br />

riportata, con esempi dei cosiddetti “contratti”<br />

che talvolta accomunano padri e figli, avviati<br />

entrambi ad una morte precoce.<br />

*Francesca Di Caprio Francia, nata a Genova, specializzata in Filologia, ha avuto esperienze professionali in <strong>Italia</strong> e<br />

all’estero; ha insegnato nei licei. È stata coor<strong>di</strong>natrice FILDIS delle Relazioni Internazionali (CRE); è socia FILDIS <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>.<br />

32


Un successivo capitolo considera i bambini<br />

esposti alla “ruota”: cioè abbandonati, “figli<br />

della colpa” ma anche dalle famiglie più povere.<br />

In Liguria si trovano due esempi <strong>di</strong> grande<br />

interesse: l’Archivio Storico dell’antico ospedale<br />

Pammatone esistente dal 1442 e la Navescuola<br />

“Garaventa” che raccoglieva ragazzi<br />

abbandonati, raccolti su una nave e recuperabili<br />

attraverso l’istruzione e l’appren<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> un mestiere. Comunque sia a Genova che<br />

nel resto d’<strong>Italia</strong> era elevatissima la mortalità<br />

dei bambini causata dall’eccessivo aumento<br />

dei neonati ricevuti dalle “ruote” e ammassati<br />

in numero spropositato in rapporto alla capienza<br />

dell’ospizio o alla <strong>di</strong>sponibilità delle<br />

balie.<br />

Nella seconda parte l’autrice conduce un’ampia<br />

ricerca sulle opere <strong>di</strong> autori italiani che si<br />

33<br />

sono de<strong>di</strong>cati alle infanzie maltrattate partendo<br />

da tematiche sociali. Essi hanno il merito <strong>di</strong><br />

aver portato all’attenzione del grande pubblico<br />

questo grave problema. Alcuni esempi notissimi:<br />

“Piccoli mestieri” <strong>di</strong> Carolina Invernizio;<br />

“Oliver Twist” (un’eccezione); “Cuore” <strong>di</strong><br />

De Amicis; Grazia Deledda “Il tesoro degli zingari”<br />

ed altri meno noti ma non meno interessanti,<br />

come i libri <strong>di</strong> G.E. Nuccio, G. Errico, O.<br />

De Gaspari, G. Zanella, E. Paro<strong>di</strong>, L. Lubati,<br />

“Monelli <strong>di</strong> Londra” che coinvolge anche Giuseppe<br />

Mazzini, allora esule in Inghilterra<br />

(1840) il quale si occupò <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong><br />

affrancare i bambini italiani sfruttati dall’accattonaggio:<br />

acclu<strong>di</strong>amo qui una delle appen<strong>di</strong>ci<br />

del testo che ne parla <strong>di</strong>ffusamente.<br />

APPENDICE<br />

GIUSEPPE MAZZINI E LA SCUOLA ITALIANA A LONDRA: un genovese per i bambini sfruttati<br />

Fu soprattutto il desiderio <strong>di</strong> affrancare i bambini italiani sfruttati nell'accattonaggio che indusse Giuseppe Mazzini<br />

e i suoi collaboratori a fondare a Londra la Scuola <strong>Italia</strong>na gratuita, inaugurata il 10 novembre 1841 in due stanze al<br />

n. 5 <strong>di</strong> Greville Street in Hatton Garden.¹<br />

Non si sa con precisione quando Mazzini s'imbattè per la prima volta in quei poveri fanciulli ma così scrisse nelle<br />

Note autobiografiche: “Affiatandomi, sulle vie della vasta città, con taluni <strong>di</strong> quei giovani che vanno attorno con l'organino,<br />

imparai, con vero stupore e dolore profondo, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> quel traffico, condotto da pochi speculatori, ch'io<br />

non saprei ad<strong>di</strong>tare con altro nome che quello <strong>di</strong> TRATTA DEI BIANCHI: vergogna d'<strong>Italia</strong>, <strong>di</strong> chi siede al governo, e del<br />

clero che potrebbe, volendo, impe<strong>di</strong>rla. Cinque o sei uomini italiani stabiliti in Londra, rotti generalmente ad ogni mal<br />

fare e non curanti fuorché <strong>di</strong> lucro, si recano <strong>di</strong> tempo in tempo in <strong>Italia</strong>. Là, percorrendo i <strong>di</strong>stretti agricoli della Liguria<br />

e delle terre parmensi, s'introducono nelle famiglie dei montagnuoli, e dove trovano i giovani figli più numerosi,<br />

propongono i più seducenti patti possibili: vitto abbondante, vestire, alloggio salubre, cure paterne al giovane che<br />

s'affiderebbe ad essi; una certa somma, dopo trenta mesi, pel ritorno e per compenso dell'opera prestata. E' steso un<br />

contratto; se non che i poveri montagnuoli non sanno che i contratti stesi sul continente non hanno, se non convalidati<br />

dal console inglese, valore alcuno in Inghilterra. Intanto, i giovani raccolti a quel modo seguono lo speculatore a<br />

Londra: ivi giunti, si trovano schiavi. Alloggiati, quasi soldati, in una stanza comune, ricevono, i giovani un organino, i<br />

fanciulli uno scoiattolo o topo bianco; gli uni e gli altri ingiunzione <strong>di</strong> portare, la sera, al padrone una somma determinata...<br />

Io li vedeva, la sera in inverno, tremanti per freddo e <strong>di</strong>giuno, chiedenti, quando la giornata era stata <strong>–</strong> come in<br />

quella stagione è sovente <strong>–</strong> poco proficua, l'elemosina <strong>di</strong> un soldo o <strong>di</strong> mezzo soldo agli affrettati pedoni, onde raggiungere<br />

la somma senza la quale non s'attentano <strong>di</strong> tornare a casa”.²<br />

L'esule, arrivato a Londra nel 1837, dopo un non facile periodo <strong>di</strong> ambientazione, iniziò a frequentare la casa dei coniugi<br />

Carlyle, cogliendo così l'opportunità <strong>di</strong> entrare in contatto con la realtà sociale della capitale, <strong>di</strong> visitarne i monumenti<br />

importanti e <strong>di</strong> conoscere anche la tragica con<strong>di</strong>zione dei piccoli accattoni italiani.<br />

L'emigrazione italiana a Londra e in Gran Bretagna fu consistente e si susseguì via via in gruppi legati a <strong>di</strong>fferenti motivazioni<br />

politiche, economiche, sociali. Mazzini conobbe casualmente la comunità italiana dell'epoca e dall'incontro<br />

con quella umanità dolente, <strong>di</strong> uomini e <strong>di</strong> bambini, nacque in lui l'idea <strong>di</strong> fare qualche cosa per l'educazione dei la-<br />

¹ MICHELE FINELLI, “Il prezioso elemento”. Giuseppe Mazzini e gli emigrati italiani nell'esperienza della Scuola <strong>Italia</strong>na a Londra, Verrucchio<br />

(RN), Pazzini, 1999. Da questo libro proviene parte delle notizie qui riportate; si ringrazia pertanto l'autore per la cortese <strong>di</strong>sponibilità.<br />

² GIUSEPPE MAZZINI, E<strong>di</strong>zione Nazionale degli Scritti, vol. LXXVII, pp.267-268.


voratori italiani, che definì con il termine estensivo <strong>di</strong> “operai”, per mezzo <strong>di</strong> una scuola. “Tentai dunque d'alleviare in<br />

altro modo quei mali e istituii a un tempo una associazione per proteggere quei giovani abbandonati, e una scuola<br />

gratuita per illuminarli sui loro doveri e sui loro <strong>di</strong>ritti, onde rimpatriando ispirassero migliori consigli ai loro compaesani”.³<br />

I fondatori furono una quarantina tra personalità inglesi e “operai” italiani; gli alunni iscritti nell'anno scolastico 1841-<br />

42 oltre duecento, cui seguì un calo dovuto anche alla <strong>di</strong>stinzione fra allievi frequentanti regolarmente e scolari saltuari.<br />

Il Direttivo era composto da tre efficienti amici <strong>di</strong> Mazzini: Filippo Pistrucci, <strong>di</strong>rettore, Luigi Bucalossi, amministratore,<br />

Celestino Vai, custode e insegnante <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno. Mazzini, grande ispiratore dell'iniziativa, si mantenne<br />

nell'ombra anche se fu colui che resse effettivamente, seppur in posizione defilata, le sorti della Scuola, forse per non<br />

compromettere con il suo nome le donazioni dei sottoscrittori che avrebbero potuto temere una politicizzazione<br />

dell'Istituto.<br />

La presenza <strong>di</strong>screta <strong>di</strong> Mazzini fu essenziale quando la Scuola incorse nel 1842 nelle pesanti provocazioni <strong>di</strong> don<br />

Angelo Maria Baldacconi, cappellano della Cappella Sarda, che la osteggiò minacciando <strong>di</strong> scomunicare, e poi anche<br />

<strong>di</strong> negare l'estrema unzione, a chi l'avesse frequentata. Presumibilmente le ire del Reverendo nascevano dal consenso<br />

che la Scuola otteneva dalla stampa e dai visitatori inglesi (e dai loro oboli...); a ciò si aggiunga che don Baldacconi<br />

aprì, nel marzo 1843, una concorrente Scuola cattolica con parziale sovvenzione dell'Ambasciata Piemontese. Il <strong>di</strong>battito<br />

della stampa in <strong>di</strong>fesa della Scuola si avvalse <strong>di</strong> molteplici interventi e si basò sul rilevante ruolo sociale svolto<br />

dall'iniziativa e sull'anticattolicesimo inglese, oltre a presentare una <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Mazzini. Così il tentativo finì in un clamoroso<br />

insuccesso per don Baldacconi, ironicamente chiamato don Maldacconi (per sottolinearne la personalità malvagia),<br />

che fu poi sostituito nella Cappella Sarda e trasferito a Roma.<br />

I docenti della Scuola insegnavano gratuitamente; le lezioni si svolgevano tutte le sere dalle otto alle <strong>di</strong>eci, escluso il<br />

lunedì; ogni domenica letture <strong>di</strong> Morale e <strong>di</strong> Storia Patria alle quali Mazzini, così come con la Geografia, legava la<br />

<strong>di</strong>ffusione del concetto <strong>di</strong> Patria e le aspirazioni unitarie dell'<strong>Italia</strong>.<br />

Ogni 10 novembre, anniversario della fondazione, venivano premiati gli alunni più meritevoli, ragazzini decenni o<br />

maturi adulti, con libri e medaglie, durante una commovente cerimonia che <strong>di</strong>venne la festa degli italiani <strong>di</strong> Hatton<br />

Garden. La premiazione assunse un forte valore sociale perché significava l'impegno gravoso della frequenza dell'anno<br />

scolastico e il raggiungimento <strong>di</strong> un'istruzione <strong>di</strong> base.<br />

L'esule promosse anche la pubblicazione <strong>di</strong> due perio<strong>di</strong>ci ad uso della Scuola: il settimanale “Il Pellegrino” (inteso<br />

come l'emigrato in terra straniera) da giugno 1842 a giugno 1843, e successivamente il quin<strong>di</strong>cinale “L'Educatore” da<br />

agosto 1843 a giugno 1844, quando la pubblicazione cessò per <strong>di</strong>fficoltà finanziarie.<br />

Naturalmente non era facile mantenere una Scuola gratuita, la cui sopravvivenza era legata a donazioni, sottoscrizioni<br />

e iniziative varie quali l'annuale cerimonia <strong>di</strong> anniversario e il concerto <strong>di</strong> primavera, pilastri dei finanziamenti. Comunque<br />

è certo che senza il sostegno economico degli inglesi, dovuto alla loro cultura filantropica e al valore sociale<br />

dell'iniziativa, la Scuola non avrebbe potuto durare a lungo. Tuttavia la situazione finanziaria era problematica e per<br />

cercare <strong>di</strong> ripianare il deficit Mazzini ideò la formazione <strong>di</strong> un Comitato composto esclusivamente da inglesi quali<br />

patroni, con stampa e ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> cartelle nominali a due scellini e mezzo l'una; l'iniziativa aveva un rilevante valore<br />

simbolico perché ufficializzava l'appoggio dei benefattori alla Scuola.<br />

Anche molte signore, amiche <strong>di</strong> Mazzini, presero a cuore le sorti dell'Istituto; tra le altre Jane Carlyle, moglie <strong>di</strong> Thomas,<br />

lady Byron, la giornalista e scrittrice americana Margaret Fuller, le spigliate sorelle Emilie e Eliza Ashurst<br />

Le vicende della Scuola dopo il 1848 risultano <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile ricostruzione perché prive <strong>di</strong> riferimenti bibliografici; comunque<br />

l'Istituto continuò la sua attività fino al 1860, seppur in modo forse <strong>di</strong>verso, dovuto all'assenza <strong>di</strong> Mazzini, esule a<br />

Ginevra e assorbito dalla politica attiva.<br />

Altra importante iniziativa <strong>di</strong> Mazzini a favore dei bambini italiani fu la fondazione <strong>di</strong> una “Associazione pubblica per<br />

la protezione dei ragazzi e garzoni italiani” che offriva tutela legale ai nostri giovani emigrati nei confronti dei loro<br />

padroni. Per dare maggior lustro all'Ente, Mazzini ne affidò la presidenza al filantropo conservatore lord Ashley. Evidente<br />

l'utilità della Società, che rappresentava una chiara risposta ai padroni per obbligarli a trattare meglio i fanciulli;<br />

ci furono subito riscontri positivi con poveri ragazzi fatti rimpatriare e numerosi aguzzini condannati in tribunale.<br />

Due anni dopo lord Ashley volle dare all'organizzazione un in<strong>di</strong>rizzo protestante e Mazzini se ne allontanò con molta<br />

<strong>di</strong>screzione essendo contrario a qualsiasi forma <strong>di</strong> propaganda religiosa. Intanto, però, l'esule aveva dato un altro<br />

concreto aiuto ai fanciulli sfruttati.<br />

Mazzini trascorse a Londra in <strong>di</strong>gnitosa povertà quei lunghi anni della scuola alla quale de<strong>di</strong>cò buona parte del suo<br />

tempo perché riteneva che l'istruzione e l'educazione fossero fonte <strong>di</strong> riscatto morale e sociale per gli allievi, giovani<br />

e adulti. Non a caso Alfredo Bion<strong>di</strong> scrisse come tale iniziativa fosse “la più bella e la più concreta che il Mazzini portasse<br />

mai a termine: a suo confronto, anche gli indubbi meriti <strong>di</strong> Mazzini Triumviro Romano impalli<strong>di</strong>scono”. *<br />

³ Ivi, cit., p.269.<br />

* ALFREDO BIONDI, Mazzini Uomo, Milano, Tramontana, 1969, p.182.Cfr. Michele Finelli, cit.<br />

34


FACCIAMO IL PUNTO SUL TURKANA<br />

Relazione sullo stato <strong>di</strong> avanzamento del Progetto<br />

“Un progetto <strong>di</strong> turismo <strong>di</strong> comunità”<br />

Il Progetto nasce nel 2008 da una richiesta informale <strong>di</strong> aiuto presentata dalla Comunità dei<br />

residenti nell’area <strong>di</strong> Loiyangalani, nel Nord del Kenya, che si è concretizzata attraverso una<br />

serie <strong>di</strong> contatti con le persone interessate, prima, e con un documento formale (accluso in<br />

allegato) approvato dal District Commissioner.<br />

Questo progetto è fondato su due concetti, quello <strong>di</strong> eco-turismo e quello <strong>di</strong> turismo <strong>di</strong> Comunità.<br />

Il primo è rivolto a non incidere sugli ecosistemi, creando quin<strong>di</strong> imprese a bassissimo impatto<br />

ambientale, il più possibile integrabili nell’ambiente, che però portino un miglioramento<br />

sociale (lavoro, denaro).<br />

Con il secondo ci si riferisce ad un “turismo” in cui i progetti variano a seconda della Comunità<br />

e della collaborazione della stessa per costruire eventuali servizi turistici correlati. La Comunità<br />

permette l’utilizzo della terra in cambio <strong>di</strong> impieghi in queste comunità<br />

“turistiche” (sito del Ministero del Turismo del Kenya - 2010).<br />

La FILDIS, Associazione <strong>di</strong> Promozione Sociale, Onlus si è imme<strong>di</strong>atamente attivata a <strong>Pavia</strong><br />

per stimolare la collaborazione della citta<strong>di</strong>nanza pavese sul progetto in modo da promuovere<br />

la conoscenza dei luoghi e la situazione della popolazione locale, in gravi <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> sostentamento<br />

ma desiderosi <strong>di</strong> acquisire una capacità lavorativa.<br />

Nel 2010 è stato effettuato un primo viaggio a Loiyangalani con la collaborazione della fotografa<br />

Clau<strong>di</strong>a Trentani che ha realizzato un servizio fotografico ad hoc. Come risultato <strong>di</strong> tale<br />

iniziativa è stato possibile organizzare a <strong>Pavia</strong> un convegno informativo e tre mostre, <strong>di</strong> cui<br />

una nelle sale del Broletto, nonché un primo Corso <strong>di</strong> Formazione <strong>di</strong> Volontari per l’Africa.<br />

Nel <strong>2011</strong>, con l’aiuto della Dott.ssa Charlotte Xotti, poi titolare <strong>di</strong> un contratto <strong>di</strong> Servizio Civile<br />

Volontario, abbiamo condotto in loco una rilevazione per l’analisi dei costi e le modalità <strong>di</strong><br />

costruzioni necessarie. Al ritorno è stato possibile avviare un lavoro proficuo con il Gruppo <strong>di</strong><br />

Solidarietà dell’Or<strong>di</strong>ne degli Ingegneri e con l’IPASVI. Tali contatti si sono allargati all’Università,<br />

attraverso i Proff. Morandotti e Parigi, che hanno partecipato come Docenti al Secondo<br />

Corso <strong>di</strong> Formazione per il Volontariato in Africa “laboratorio pratico” (accluso in allegato)<br />

che ha visto anche un corso <strong>di</strong> swahili sviluppato in collaborazione con l’Istituto A.Volta.<br />

Nel gennaio prossimo è prevista una nuova attività <strong>di</strong> lavoro a Loiyangalani, che inizierà con<br />

la ricostruzione <strong>di</strong> alcuni bungalow e la rilevazione del luogo destinato alla fondazione del<br />

Centro Multiculturale <strong>di</strong> Comunità, che procederà durante l’anno.<br />

Nei mesi successivi è previsto un Terzo Corso <strong>di</strong> Formazione i cui partecipanti, provenienti<br />

dai corsi precedenti, daranno <strong>di</strong>mostrazione delle attività che metteranno in atto a Loiyangalani<br />

in settembre<strong>–</strong>ottobre, con la collaborazione dello SVE (Servizio Volontario Europeo).<br />

35


11<strong>–</strong>12<strong>–</strong>13 Novembre <strong>2011</strong>: Ravenna ha ospitato il 50° Consiglio Federale della <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> Nazionale.<br />

Durante i tre giorni d’incontro sono state presentate le attività e le iniziative svolte durante il <strong>2011</strong> dalle<br />

singole <strong>sez</strong>ioni della nostra associazione e <strong>di</strong>scusse le linee guida emerse dalle conferenze promosse dall’<br />

UWE, “Donne e Povertà” e “Donne e Professioni”, presentate dalla CRE, Ida Rampolla, e dalla CRI, Cristina<br />

Tollardo Toschi. Nall’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’<strong>Italia</strong> è stata ricordata<br />

la figura <strong>di</strong> Anita Garibal<strong>di</strong>, morta nella pineta <strong>di</strong> Ravenna.<br />

17 Novembre <strong>2011</strong>: nel Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> la FILDIS-Sezione <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong><br />

ha presentato il volume degli Atti del Convegno “Domina Doctrix - Pioniere della cultura e del sociale<br />

nell’Università <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>”, tenutosi nella stessa sede nel marzo 2009.<br />

Il volume, <strong>di</strong> cui parleremo più <strong>di</strong>ffusamente nel prossimo numero, è <strong>di</strong>sponibile presso la Sezione pavese<br />

(mail to: fil<strong>di</strong>spavia@gmail.com)<br />

7 Dicembre <strong>2011</strong>-2012 Gennaio 2012: in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità<br />

d’<strong>Italia</strong>, il Complesso del Vittoriano ospita a Roma la mostra “Le donne che hanno fatto l’<strong>Italia</strong>” (promossa<br />

dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri) che, attraverso <strong>di</strong>pinti, foto, filmati, documenti, abiti, giornali,<br />

cimeli, ricostruisce un percorso che attesta come le donne abbiano fortemente contribuito al processo <strong>di</strong><br />

unificazione, ai cambiamenti e alla crescita del Paese.<br />

La mostra sarà in seguito portata anche a Catania, presso la sede del Castello Ursino, fino all’8 marzo<br />

2012. Tra le protagonist celebrate, anche personaggi “pavesi” tra cui Rina Monti Stella e Anna Kulishoff:<br />

alcuni loro oggetti e documenti sono oggi custo<strong>di</strong>ti presso l’Archivio Storico e il Sistema Museale dell’Ateneo<br />

pavese.<br />

UWE, 12-15 Marzo 2012 “Women as global leaders”, Zayed University, Abu Dhabi, UAE.<br />

UWE, 24 Marzo 2012 “Annual General Meeting SVA”, Basel, Switzerland.<br />

7-10 Giugno 2012 “UWE AGM”, Helsinki, Finland.<br />

ATTIVITÀ E APPUNTAMENTI<br />

La <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> fa parte <strong>di</strong> un network internazionale (IFUW) che unisce donne <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa cultura, titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e professione, che sono presenti in più <strong>di</strong><br />

120 paesi.<br />

L’associazione fu fondata negli anni venti, dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale, da donne laureate che credevano nell’importanza <strong>di</strong> lavorare insieme per<br />

la pace, la conoscenza internazionale e l’amicizia. Oggi la IFUW rappresenta una voce globale per l’implementazione e l’adozione <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> internazionali<br />

che hanno come obbiettivo la tutela e il beneficio <strong>di</strong> tutte le donne. Gli scopi e le finalità della IFUW e della <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> sono: promuovere la cooperazione<br />

internazionale e il rispetto per i <strong>di</strong>ritti umani senza <strong>di</strong>stinzioni <strong>di</strong> genere, età, razza, nazionalità, opinione politica, religione ed orientamento<br />

sessuale; promuovere l’educazione <strong>di</strong> donne e ragazze incentivandone l’avanzamento professionale; incoraggiare le donne ad utilizzare le loro competenze<br />

e conoscenze nella leadership decisionale, in tutte le forme <strong>di</strong> vita pubblica e privata.<br />

La <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> si articola in due segmenti configurati in “Centro Stu<strong>di</strong>”: Storia Donna, Azione Donna.<br />

Il primo funziona dal 1980, stampa una rivista semestrale e raccoglie una biblioteca tematica su libri, pubblicazioni e testi scritti da donne o sulle<br />

donne. Il secondo, coerente alle <strong>di</strong>rettive triennali <strong>di</strong> azione della IFUW, sostiene attività e progetti <strong>di</strong> impegno sociale condotti da socie o da collaboratrici<br />

italiane e straniere.<br />

Recentemente la <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> ha focalizzato il suo interesse su programmi <strong>di</strong> sviluppo sostenibile in una zona meritevole ma problematica del Nord<br />

del Kenya. Sono quin<strong>di</strong> in fase <strong>di</strong> avvio progetti riguardanti: la creazione <strong>di</strong> un centro polifunzionale a Loiyangalani; l’adeguamento <strong>di</strong> infrastrutture e<br />

servizi per il potenziamento <strong>di</strong> attività turistiche ecosostenibili a favore della Cooperativa MOSARETU, nella medesima area.<br />

Per maggiori informazioni visita i nostri siti: www.ifuw.org, www.fil<strong>di</strong>spavia.net.<br />

Perio<strong>di</strong>co semestrale del Centro Stu<strong>di</strong> Storia Donna, collegato alla FILDIS Sezione <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e patrocinato da Fondazione Comunitaria della provincia<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>.<br />

La rivista viene <strong>di</strong>stribuita gratuitamente ai soci della Sezione <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e alle principali Biblioteche lombarde.<br />

Soci FILDIS <strong>di</strong> altre Sezioni: invio su richiesta e con rimborso spese <strong>di</strong> € 10,00 annuali (un numero € 5,00).<br />

Soci Aderenti e simpatizzanti: € 10,00 annuali (un numero € 5,00).<br />

Studentesse e giovani non strutturati: € 5,00.<br />

Non soci: € 15,00 annuali (un numero €7,00).<br />

Eventuali contributi alla FILDIS Sezione <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> possono essere inviati al CCP <strong>n°</strong> 10466274, intestato a Storia Donna FILDIS <strong>Pavia</strong>.<br />

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