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La Danza: Suoni in Movimento La Danza: Suoni in Movimento

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Il ballo tondo e la Sardegna<br />

7-BALLOS BALLOS SARDOS<br />

SARDOS<br />

Il ballo tondo o ballo <strong>in</strong> cerchio era la forma coreografica dom<strong>in</strong>ante nell'antichità e largamente testimoniato nel Medioevo s<strong>in</strong>o al<br />

R<strong>in</strong>ascimento. Esso si è conservato <strong>in</strong> area italiana soprattutto <strong>in</strong> Sardegna, dove esistono numerose varianti modulari con diverse<br />

denom<strong>in</strong>azioni (passu, passu torrau, dillu, dantza, bicchiri, tsoppu, ecc.). Su ballu tundu (detto anche semplicemente per<br />

antonomasia ballu) è una danza collettiva che vive della partecipazione e della relazione di un gruppo di balladores, i quali formano<br />

un corpo danzante organico e vivono ballando un evento fortemente condiviso al proprio <strong>in</strong>terno. Su ballu tundu tende negli ultimi<br />

decenni spesso ad aprirsi e a "mostrarsi" all'esterno. Probabilmente questa "rottura" del cerchio è oggi stimolata anche dalla sempre<br />

più frequente spettacolarizzazione dei tanti gruppi folkloristici, per i quali l'<strong>in</strong>troversismo del ballo esclude lo sguardo dello spettatore<br />

dalla scena madre dello spazio coreutico e rappresenta qu<strong>in</strong>di - secondo i modelli espositivi del ballo dom<strong>in</strong>anti - un ostacolo<br />

all'ostentazione dei baller<strong>in</strong>i e del loro operato.<br />

CARATTERI GENERALI DEI BALLI SARDI<br />

«<strong>La</strong> Sardegna è oggi la regione d’Italia che più di altre ha mantenuto viva la tradizione del ballo etnico, soprattutto nelle zone centrali<br />

dell'isola (Barbagia, Mandrolisai, Baronia, Goceano, Margh<strong>in</strong>e, Barigadu, Montiferru). Quello del ballo sardo è un microcosmo<br />

orig<strong>in</strong>alissimo e di grande <strong>in</strong>teresse antropologico ed etnocoreutico, che si diversifica molto dalle altre tipologie di danze ancora<br />

presenti <strong>in</strong> vari punti della penisola italiana. Esso va collocato fra quelle danze mediterranee che più hanno mantenuto una funzione<br />

terapeutica e catartica, perché l’<strong>in</strong>sistente iterazione microvariata di “passi” e strutture, i frenetici movimenti sussultori dei corpi e la<br />

serietà con la quale vengono eseguiti denotano la natura sacrale ed estatica del rito coreutico. I tratti dist<strong>in</strong>tivi del ballo sardo<br />

possiamo così brevemente riassumerli:<br />

- impianto coreografico basilare: predom<strong>in</strong>io del ballo tondo (oggi un po’ <strong>in</strong> decl<strong>in</strong>o);<br />

- vettore direzionale spaziale: rotazione <strong>in</strong> senso solare del cerchio;<br />

- prossemica: connessione obbligatoria con con presa per mano (ed eventuale <strong>in</strong>treccio di braccia) tra i balladores; - postura<br />

dom<strong>in</strong>ante: corpo eretto con scarsa mobilità della parte superiore ed estrema vivacità degli arti <strong>in</strong>feriori;<br />

- rapporto musica-danza: stretta corrispondenza fra metrica coreutica e metrica musicale (ogni motivo coreutico corrisponde alla<br />

pikkiada musicale);<br />

- metrica coreutica: struttura modulare codificata e possibilità di microvariazioni <strong>in</strong>dividuali;<br />

- somatizzazione ritmica: frammentazione delle cadenze ritmiche e conseguente tremolio sussultorio;<br />

- alta specializzazione tecnica di suonatori e baller<strong>in</strong>i, con tendenza a personalizzare e stilizzare il repertorio di appartenenza.<br />

IL PROBLEMA DELLA CLASSIFICAZIONE DEI BALLI SARDI<br />

Solo negli ultimi anni si è avviato un serio percorso di studi di etnocoreologia sarda: ma per poter analizzare e comprendere il<br />

complesso pianeta del ballo <strong>in</strong> Sardegna è urgente completare il censimento di tutte le forme coreutiche oggi recuperabili sull'isola.<br />

L'opera di documentazione audiovisiva sta progredendo ed oggi abbiamo un <strong>in</strong>ventario abbastanza nutrito di molte dec<strong>in</strong>e di esempi<br />

locali. Per questo è possibile tracciare una prima classificazione del ballare sardo. Ma ogni formulazione tassonomica dipende dai<br />

parametri classificatori adoperati.<br />

Dal punto di vista strutturale la maggior parte dei balli sardi tradizionali si suddividono <strong>in</strong> due pr<strong>in</strong>cipali famiglie: danze monostrutturate<br />

e danze bi-strutturate. Le prime, certamente più antiche, prevedono un andamento ritmico e c<strong>in</strong>esico omogeneo e iterativo;<br />

sono quelle eseguite <strong>in</strong> genere sulle launeddas, sul canto monodico o sul canto polifonico dei tenores senza cambio di tonalità o di<br />

parti melodiche diverse formalizzate (ne fanno parte: passu, ballu seriu, passu torrau, ballu tsoppu, ballu gabillu, passu ‘e trese,<br />

ecc.). Le danze a doppia struttura sono quelle formate da una parte lenta e posata (sa seria o su passu) e una parte più vivace e<br />

articolata (detta secondo le zone: sa lestra, br<strong>in</strong>cada, puntada, sciampitta, tr<strong>in</strong>cada, ecc.). Questa seconda parte viene stimolata<br />

dall’esecuzione musicale che usa toni alti, briosità ritmica e abbellimenti melodici; i baller<strong>in</strong>i evidenziano il cambio immettendo salti,<br />

battute di piedi e aumentando la sussultorietà ritmica di tutto il corpo, secondo la regola per cui s’alza il suono e si eleva anche il<br />

passo con tutto il corpo. Ne fanno parte sa danza, su ballu br<strong>in</strong>cu o br<strong>in</strong>cadu, su ballu sartiu, su dillu, su bicchiri, sa logudoresa,<br />

s’arroxiada, ecc. Adoperando il criterio coreografico nell’analisi dei repertori, il panorama etnocoreutico sardo comprende molte<br />

altre varietà di balli: balli processionali o dal percorso <strong>in</strong>trecciato o a serpent<strong>in</strong>a: sa co<strong>in</strong>trotza (= la coda <strong>in</strong>trecciata), su ballu ‘e<br />

s’esse (= il ballo della esse), s’arroxiada (= l’<strong>in</strong>trecciata); balli a tre baller<strong>in</strong>i (un uomo e due donne) con giochi di <strong>in</strong>treccio di<br />

braccia: ballu ‘e trese (= ballo di tre) e s’<strong>in</strong>dassa (= l’<strong>in</strong>treccio). Si conservano anche balli di provenienza esterna come la mufful<strong>in</strong>a<br />

(probabilmente da manfrol<strong>in</strong>a r<strong>in</strong>ascimentale o - più probabilmente - dalla manfr<strong>in</strong>a dell’Italia centro-settentrionale) e lo scotis<br />

ottocentesco di orig<strong>in</strong>e centro-europea, nonché una grande quantità di produzione locale di valzer, polke, mazurke e tango, detti <strong>in</strong><br />

Sardegna “ballu tzivile”, a rimarcare la differenza con i balli autoctoni più etnicamente sardi.<br />

Sotto l’aspetto metrico-modulare i balli sardi si possono suddividere <strong>in</strong> tre grandi gruppi: uno a modulo ternario composto (su passu<br />

torrau, su ballu tundu, su passu ‘e trese (= passo a tre) campidanesu), l'altro a modulo ternario semplice (ballu logudoresu, alcuni<br />

tipi di ballu tsoppu)e il terzo a modulo b<strong>in</strong>ario (dillu, dillaru o dillanu, bicchiri, passu ‘e dusu, ecc.). Ma se alle strutture<br />

cronometriche si rapportano quelle c<strong>in</strong>etiche, allora il quadro si fa davvero più complicato. Si tratta di formule c<strong>in</strong>etiche di base, sulle<br />

quali poi i baller<strong>in</strong>i possono compiere numerose variazioni previste dall'uso locale o per scelta <strong>in</strong>dividuale, rispettando però gli<br />

impulsi forti del ritmo musicale e la grammatica c<strong>in</strong>esica della comunità di appartenenza. Non sempre i nomi dati ai balli<br />

corrispondono ad una precisa e relativa tipologia formale. In altri term<strong>in</strong>i non sempre allo stesso nome corrisponde la stessa forma, e<br />

viceversa».<br />

[dal libretto allegato al cd "Ballos sardos" di G. M. Gala, 1997]<br />

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