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La Danza: Suoni in Movimento La Danza: Suoni in Movimento

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Ballu tundu<br />

Forma coreografica dom<strong>in</strong>ante nell'antichità e largamente testimoniato nel Medioevo siono al R<strong>in</strong>ascimento, trova oggi piena<br />

legittimazione soprattutto <strong>in</strong> Sardegna, dove esistono numerose varianti modulari con diverse denom<strong>in</strong>azioni (passu, passu torrau,<br />

dillu, dantza, bicchiri, tsoppu, ecc.). Su ballu tundu tende negli ultimi decenni spesso ad aprirsi e a "mostrarsi" all'esterno.<br />

Probabilmente questa "rottura" del cerchio è stimolata anche dalla sempre più frequente spettacolarizzazione dei tanti gruppi<br />

folkloristici, per i quali l'<strong>in</strong>troversismo del ballo esclude lo sguardo dello spettatore dalla scena madre dello spazio coreutico.<br />

Riferimenti bibliografici:Carta Mantiglia G., Tavera A., Il ballo sardo: storia, identità e tradizione. Vol. 1: Le fonti del ballo sardo,<br />

Firenze, Ed. Taranta, 1999.<br />

Gala G. M. (a cura di), Il ballo sardo: storia, identità e tradizione. Vol. 2: Forme e contesti del ballo sardo, Firenze, Ed. Taranta,<br />

2000.<br />

Furlana<br />

Il nome farebbe derivare questo ballo dal Friuli, ma non sempre i riferimenti toponomici sono garanzia sulla provenienza reale di<br />

forme espressive popolari. <strong>La</strong> furlana è già citata da fonti scritte del XVI sec., figura <strong>in</strong>oltre come "ballo furlano" nel "Primo libro di<br />

balli" di G. Ma<strong>in</strong>erio (1578). Questo ballo, propagatosi soprattutto nel XVII e XVIII sec. grazie all'<strong>in</strong>fluenza di Venezia, da ballo<br />

popolare divenne con le dovute modificazioni anche ballo aristocratico. Oggi si ritrovano esempi <strong>in</strong> Istria, Umbria, Romagna e<br />

Marche. Anche la furlana è praticata secondo le zone come ballo a struttura chiusa o come ballo pantomimico di coppia.<br />

Corrente<br />

Ballo già presente <strong>in</strong> ambito nobile tra XVII e XVIII sec., è attestato soprattutto <strong>in</strong> area piemontese, dove si manifesta più<br />

diffusamente come ballo a più coppie miste.<br />

Giga<br />

<strong>La</strong> giga, che trae probabilmente nome dall'omonimo strumento a corde tardomedievale, è di orig<strong>in</strong>e centro-nordeuropea e si è diffusa<br />

nell'Italia settentrionale e centrale nei secoli XVII e XVIII. Quasi tutte le gighe documentate si presentano come contraddanze a due,<br />

tre, quattro o sei coppie, con coreografie varie a struttura chiusa, su apposite musiche anch'esse strutturate <strong>in</strong> parti corrispondenti.<br />

<strong>La</strong>vander<strong>in</strong>a<br />

Nelle regioni appartenenti all'ex Stato della Chiesa era diffuso f<strong>in</strong>o ad alcuni decenni or sono un ballo detto, secondo i luoghi,<br />

lavander<strong>in</strong>a, lavandera, lavandara, ballo della lavandaia o ballo del fazzoletto. Si tratta di un antico ballo pantomimico a carattere<br />

narrativo e rappresentativo, di larga diffusione <strong>in</strong> Europa s<strong>in</strong> dal tardo Medioevo. Citato già come branle des lavandères da Tho<strong>in</strong>ot<br />

Arbeau nel sec. XV <strong>in</strong> Francia, questo tipo di danza doveva avere una larga diffusione <strong>in</strong> tutta la penisola. Nel secolo scorso il Belli<br />

citava questa danza <strong>in</strong>sieme al saltarello come uno dei balli più usati nella Roma popolare. Esiste tuttora una diffusa trasformazione<br />

ludica come canto e gioco di bamb<strong>in</strong>i col nome di "la bella lavander<strong>in</strong>a". Ma mentre alcune versioni prevedevano un dialogo cantato<br />

e mimato fra un uomo ed una lavandaia, nel quale traspariva come aspetto predom<strong>in</strong>ante il corteggiamento, le versioni romagnole<br />

f<strong>in</strong>ora emerse dalle descrizioni mnemoniche avevano perso il testo dialogato e si presentavano <strong>in</strong> forme <strong>in</strong>fluenzate dalla manfr<strong>in</strong>a o<br />

dalla quadriglia.<br />

Manfr<strong>in</strong>a<br />

Etimologicamente si è soliti far derivare la manfr<strong>in</strong>a dalla toponimica monferr<strong>in</strong>a (ballo del Monferrato); ma vi sono altre ipotesi più<br />

antiche. <strong>La</strong> manfr<strong>in</strong>a un'ampia famiglia di danze dell'Italia settentrionale e centrale, si è diffusa anche f<strong>in</strong>o nell'Umbria e la Sab<strong>in</strong>a.<br />

Formatasi negli attuali assetti <strong>in</strong> tra f<strong>in</strong>e '700 e i primi dell'800, essa si compone di più parti coreografiche, forse un tempo autoctone<br />

e dist<strong>in</strong>te. È praticata con numerosi varianti, prevalentemente nella formula a due coppie miste, ma non mancano anche manfr<strong>in</strong>e di<br />

coppia, a sei persone o a più coppie, come ballo di sala. Le manfr<strong>in</strong>e f<strong>in</strong>ora documentate si presentano sotto una doppia tipologia: gli<br />

esempi più numerosi recuperati presentano una struttura chiusa guidata dall'esecuzione musicale, anch'essa articolata <strong>in</strong> parti ben<br />

def<strong>in</strong>ite; ma esistono anche casi rari di manfr<strong>in</strong>e pantomimiche.<br />

Mar<strong>in</strong>a (o giga mar<strong>in</strong>a)<br />

Ballo a contraddanza della famiglia delle gighe con quattro coppie miste disposte a croce. Il ballo era diffuso un tempo <strong>in</strong> Toscana<br />

lungo tutto l'arco appenn<strong>in</strong>ico (ne abbiamo ritrovato s<strong>in</strong>ora tracce di quattro modelli diversi, ma ne vengono menzionati altri con<br />

term<strong>in</strong>ologie varie). L'Ungarelli lo elenca anche fra i balli dell'area bolognese. <strong>La</strong> trama coreografica prevede solitamente varie figure<br />

ripetute meccanicamente f<strong>in</strong>o a che tutti gli uom<strong>in</strong>i ballano con tutte le donne. In ancuni modelli è prevista una tresca f<strong>in</strong>ale<br />

consistente <strong>in</strong> una sorta di breve quadriglia.<br />

Moresca<br />

Ampia famiglia di danze armate diffusa <strong>in</strong> tutta l'Europa e <strong>in</strong> alcuni Paesi venuti a contatto con la colonizzazione europea. In Italia è<br />

presente <strong>in</strong> molte regioni (Piemonte, Trent<strong>in</strong>o, Toscana, <strong>La</strong>zio, Molise, Campania, Sicilia) sotto vari aspetti e differenti nomi (bal do<br />

sabre, danza della spada o degli spadonari, 'ndrezzata, ballo con le mazzarelle, mattacc<strong>in</strong>o, taratatà). Comuni denom<strong>in</strong>atori sono<br />

l'uso di armi (spade, bastoni, ecc,), la partecipazione di un gruppo di esecutori (un tempo solo maschi), il combattimento o la perizia<br />

nell'uso delle armi .<br />

Paronc<strong>in</strong>a<br />

Canzone a ballo d'<strong>in</strong>certa etimologia. Oggi è r<strong>in</strong>tracciabile soprattutto <strong>in</strong> Romagna, nel Montefeltro e <strong>in</strong> alta Valtiber<strong>in</strong>a. Molte sono<br />

le analogie melodiche e coreografiche tra la paronc<strong>in</strong>a, la furlana e la veneziana.<br />

Punta e tacco<br />

Nell'Italia centro-meridionale più volte ci siamo imbattuti <strong>in</strong> una danza o <strong>in</strong> motivo coreutico dai nomi di tacco e punta o punta e<br />

tacco. Si tratta di una specie di polka figurata nella quale si <strong>in</strong>seriscono su apposito fraseggio musicale dei passi "di tacco e di punta".<br />

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