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LIno - Iccd

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di alle che si caratterizzano per la loro decorazione. Una prima cmegoria è rappresentata<br />

dalle alle cosiddette a tete (GSELL 1891, tipo 10), ornate con serie di quadrati<br />

o di triangoli, realizzati a rilievo, campiti con colore bianco e rosso. il tipo, attestata<br />

fm dall'Orientalizzante Antico sia a Vulci e nel suo territorio che nell'Etruria<br />

settentrionale, conosce una variante con gU stessi morivi decorativi dipinti.<br />

Ad un medesimo ambito cronologico si possono ascrivere le alle biansate, talora<br />

su aJro piede, caratterizzate da nervature arcuate a ferro di cavallo con bugna conica<br />

centrale e da anse trifide apicate, alle quali sono spesso associati coperchi<br />

con analoga decorazione. Sono attestate varianti sia nell'articolazione del corpo<br />

(globulare e ovoidale), sia nello sviluppo del collo (GSELL 1891, tipo 11). Sempre<br />

ad an1bito vulceme si può attribuire anche la produzione di una particolare<br />

categoria di impasti, prevalentemente tazze a vasca profonda con ansa sormontante,<br />

la cui peculiarità è dara dalla decorazione con volute rese ad incavo e rosette<br />

stampigliate (CRISTOFANI MARTELLI 1972). Di tradizione villanoviana ed<br />

esclusivo del territorio vulcente è il coperchio cd. a palla, prodotto anche in bronzo<br />

e in atgilla figulina (MANGANI 1995, p. 409).<br />

A Vulci infine potrebbe Iocalizzarsi un centro di produzione delle anfore etrusche<br />

da trasporto che, a partire dall'Orientalizzante Recente, si affiancano a quelle<br />

di importazione greca e greco-oriemale (Rizzo 1990, p. 27 s.).<br />

Pur rientrando nel repertorio di forme attestate in ambito vuJcente, la produzione<br />

vascolare di Bisenzio si configura per una particolare propensione verso decOI'azioni<br />

plastiche sia geometriche sia figurate (PARI BENI 1928, figg. 21-22 e 39),<br />

che documentano, tra l'altro, gli stretti scambi culturali con l'Agro falisco. Perdurano<br />

comW1que anche morivi ornamentali e tecniche decorative di tradizione<br />

villanoviana come cerchielli impressi, cuppelle e lamelle metalliche (PARIBENT<br />

1928, fig. 44).<br />

Tra le forme proprie della cuJrura visentina si possono annoverare i vasetti tripodi<br />

o tetrapodi con orlo capetto (PARlBENI 1928, fig. 32), che a loro volta influenzano<br />

la produzione della falisca Narce.<br />

Al distreno tarquiniese si riportano le olle su alto piede per lo più traforato, derivanti<br />

da prototipi in impasto dipinto del Villanoviano avanzato, il cui sviluppo<br />

verso forme con altissimo piede, talora conform.Ho a sostegno, si conclude neI+<br />

l'ultimo trentennio del VII secolo a.c. (Etmschi di Tarquinia 1986, p. 232). Sempre<br />

a Tarquinia sono prodone oinochoai a corpo globulare e con collo distinto<br />

particolarmente sviluppato, che sono caranerizzare da fitte costolature verticali<br />

d'ispirazione metallica. AJcuni esemplari, a becco particolarmente pronunciato,<br />

sono dotati di filtro per gli ingredienti speziati che venivano aggiunti al vino.<br />

Uno dei principali centri di produzione, soprattutto di impasti rossi, è localizzabile<br />

a Cerveteri, inseribile, insieme a Veio, in un circuito meridionale che accomuna<br />

anche i territori falisco e laziale. La più tipica realizzazione della red-ware<br />

ceretana è il pithos, contenitore utilizzato per la conservazione di derrate alimentari<br />

o liquidi. Al tipo liscio, attestato anche in altri centri etruschi dai decenni<br />

iniziali del VII secolo a.c. (Veio, Tarquinia e Vulci: distribuzione in SERRA<br />

RIDGWAY 1986, p. 283 ss.), subentra nella seconda metà del secolo quello decorato<br />

con costolature verticali, cordoni plastici, archetti intrecciati e, talvolta, con<br />

fregi a stampiglia o a cilindretto, che rappresenta la tipica produzione ceretana<br />

(NARDI 1993, p. 351). Singolare appare la discrasia tra le attestazioni in area di<br />

abitato di ceotinaia di soli esemplari lisci e le attestazioni nelle necropoli, che vedono<br />

una maggiore concentrazione dei tipi costolati, quasi che questi ultimi fossero<br />

di esclusivo uso funerario.<br />

Ad officine locali sono attribuibili i pithoi decorati in white 011 red, classe a cw<br />

afferisce anche la serie di piatti decorati "ad aironi", nonché le urne a casa e le<br />

monumentali pissidi cilindriche (MICOZZI 1994).<br />

A partire dall'Orientalizzante Recente e per tutto il VI secolo a.c. Cerveteri produce<br />

anche i bracieri d'impasto rosso, caratterizzati dal labbro rovesciato deco-<br />

tav. XXV, 7<br />

tav. XXIII, 2<br />

tav. LXXV, 7<br />

tav. XXII, 3<br />

tavv. VII, 4; X, 5-6<br />

tav. X, 6<br />

tav. XXXII, 1-2<br />

tav. LXXX, l<br />

tav. LXXV, l<br />

L:ITALIA MEIJlOTlRRG"ICA<br />

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