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dolore cronico, dolore inutile - Nopain

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DOLORE CRONICO, DOLORE INUTILE<br />

Strutture di Terapia del Dolore in Italia<br />

Perché un Libro Bianco


DOLORE CRONICO, DOLORE INUTILE<br />

Strutture di Terapia del Dolore in Italia<br />

Perché un Libro Bianco


Con il supporto:<br />

Regione Lombardia<br />

Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale<br />

a cura di Paolo Notaro<br />

hanno contribuito alla stesura:<br />

Mauro Ferrario<br />

Marta Gentili<br />

Paolo Camillo Girotti<br />

Vilma Guzzetti<br />

Adriano Meroni<br />

Maria Cesarina Montagna<br />

Letizia Pedroni<br />

Fabio Rubino<br />

Alessandra Voltolini<br />

Inoltre si ringraziano tutte le persone<br />

che hanno collaborato in particolare:<br />

Paola Barattieri<br />

Giacomo Belotti<br />

Carolina Bertuletti<br />

Gina Luigia Carriero<br />

Gian Luca Codeghini<br />

Valerio Cornalba<br />

Celestino De Brasi<br />

Andrea De Gasperi<br />

Mario DeTogni<br />

Isabella Garbagnoli<br />

Marco Grespigna<br />

Sabrina Marchesi<br />

Lucia Molteni<br />

Ada Moschiano<br />

Ilario Navarrini<br />

Silvano Pagani<br />

Anna Ronzetti<br />

Emanuela Testa<br />

Laura Vaccani<br />

Progetto grafico:<br />

KOK - Milano<br />

Edizione:<br />

Società Certificatrice SPC srl<br />

Corso Magenta 56 - Milano<br />

Tutti i contenuti (testo, grafici e didascalie) degli articoli<br />

sono pubblicati sotto la completa responsabilità<br />

dei rispettivi autori (NOPAIN Onlus)<br />

che ne detengono il copyright.<br />

Con il patrocinio:<br />

Ordine dei Medici<br />

PAVIA<br />

A.A.R.O.I. - Associazione Anestesisti<br />

Rianimatori Ospedalieri Italiani


per tutte le Persone<br />

che soffrono inutilmente<br />

nel silenzio e nella solitudine<br />

NOPAIN Onlus<br />

OPAIN


Prefazione<br />

Accolgo con entusiasmo l’invito ad aggiungere una mia modesta testimonianza a<br />

questa nuova dimostrazione dell’impegno di NOPAIN Onlus, l’Associazione nata per<br />

estendere e radicare l’esperienza realizzata dalla Struttura di Terapia del Dolore<br />

dell’Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano.<br />

Si tratta di compiere un primo passo essenziale. Una prima ricognizione il più possibile<br />

completa dei servizi di terapia del <strong>dolore</strong> offerti in Italia. Un Libro Bianco sul<br />

<strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>, nel nostro Paese ancora purtroppo considerato come manifestazione<br />

e conseguenza di altre patologie piuttosto che come patologia in sé e per sé.<br />

Com’è noto, è purtroppo perdurante, grave e per molti versi incomprensibile l’assenza<br />

di un servizio portale offerto dal Servizio Sanitario Nazionale a ogni possibile<br />

utente, per mettere a disposizione ogni possibile informazione comparata per tipo e<br />

classe di patologia delle diverse modalità di diagnostica e terapia praticate sul territorio<br />

dalle diverse Aziende sanitarie ed ospedaliere. Da molti anni sostengo che si tratterebbe<br />

non solo di una modalità banalmente dovuta al cittadino-contribuente, sull’onda<br />

di esperienze già realizzate da molti anni per esempio nel Regno Unito, a cura<br />

di programmi come l’Efficiency Health Unit introdotto per la prima volta nel 1979, ed<br />

esteso nei vent’anni successivi a ogni presidio sanitario-ospedaliero. È uno strumento<br />

non solo di trasparenza al pubblico del servizio offerto e di piena comparazione delle<br />

diverse specializzazioni per tipo di patologie, in maniera da rendere possibile in tempo<br />

reale un’informazione corretta e accurata sulle possibilità di trovare rimedi più adeguati<br />

al male da affrontare, senza doversi rifugiare nel tam-tam delle reti personali di esperienza,<br />

che spesso ancor oggi rappresentano l’unica risorsa a cui rivolgersi nel nostro<br />

Paese quando in una famiglia si manifesta una patologia grave.<br />

5


Col tempo, il portale completo dell’offerta sanitaria territoriale è divenuto altresì strumento<br />

e veicolo di omogeneizzazione e controllo degli standard di qualità di servizio<br />

offerto, elementi essenziali per le convenzioni col Sistema Pubblico; della<br />

percentuale di successo per tipo di patologia curata o intervento realizzato; nonché<br />

di vigilanza comparata sui livelli di spesa realizzati a parità di prestazione. Nell’evoluzione<br />

temporale, il portale rappresenta all’inizio il tentativo di uscire dalla condizione<br />

primordiale di assenza di informazioni certificate, per la quale il paziente non<br />

ha seri dati a disposizione per elaborare la propria scelta di affidamento in cura.<br />

Ma poi, col tempo, il portale diventa il più accurato data base disponibile per monitorare<br />

sviluppo, congruità ed efficienza-efficacia dell’intero sistema sanitario, abbinando<br />

screening di prestazione e qualità della spesa quali ordinate e ascisse capaci<br />

di restituire in tempo reale una accettabile fotografia di che cosa realmente sia e faccia,<br />

un sistema sanitario pubblico. Nel nostro Paese, a sanità regionalizzata e con<br />

perduranti forti correnti migratorie transregionali per la cura di molte patologie tra<br />

le più gravi, un servizio di tale tipo consentirebbe inoltre di smascherare meglio<br />

alcune delle più gravi inefficienze organizzative ed amministrative che ancora affliggono<br />

l’offerta territoriale di servizi, inaccettabilmente disomogenea e con divari di<br />

efficienza a parità di spesa a dir poco paradossali, per un usare aggettivi che<br />

dovrebbero sconfinare in altri dominii, come quello del diritto penale.<br />

Ma poiché tale servizio non c’è e ancora non se ne vedono le premesse, ecco che<br />

NoPain Onlus con questa indagine compie un passo essenziale per sottoporre a screening<br />

le diverse Strutture di Terapia del Dolore presenti sul territorio, provando a identificarne<br />

le diverse tipologie, la loro accessibilità al pubblico, definizione del personale<br />

medico addetto per specializzazione e numerosità, possibilità di diversi trattamenti<br />

a seconda dei diversi protocolli diagnostico terapeutici.<br />

Le conclusioni sono purtroppo lungi dall’essere accettabili. La disomomogeneità dei<br />

servizi offerti per fronteggiare il <strong>dolore</strong> supera di molto quella già largamente inaccettabile<br />

per diverse patologie del nostro sistema pubblico e privato convenzionato.<br />

Le risorse professionali mediche dedicate ai servizi sono in larghissima percentuale del<br />

tutto inadeguate. Solo in un caso su tre possiamo parlare di risorse, elementi organizzativi<br />

e interventi erogati che possano rientrare in una classificazione, diciamo<br />

così, con qualche sforzo accettabile.<br />

Per quanto mi riguarda, purtroppo, non è affatto una sorpresa.<br />

6


Nella mia esperienza in più Regioni italiane di paziente prima – affetto da patologie<br />

neoplastiche alle quali, purtroppo, si tende ancora a voler confinare pressoché integralmente<br />

l’esperienza del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> e la sua “risposta organizzata” nel nostro<br />

Paese - e poi di assistente volontario a pazienti terminali, è una realtà che posso<br />

sinceramente dire di aver “toccato con mano”. E la mia esperienza personale è purtroppo<br />

limitata alla condizione per il superamento della quale occorre battersi con<br />

molta energia, e cioè appunto il più diffuso confinamento delle terapie specifiche<br />

relative al secondo e terzo gradino della scala analgesica OMS ai soli casi di patologie<br />

degenerative come quelle neoplastiche, in fase terminale o meno che siano.<br />

Già in questo solo terreno, che purtroppo comprende ogni anno nuove migliaia e<br />

migliaia di italiani, l’esperienza concreta mostra che l’omogeneità del ricorso alla nota<br />

scala crescente tra farmaci non oppioidi quali Fans coadiuvanti e oppiodi per il <strong>dolore</strong><br />

acuto secondo varie posologie e distinzioni tra spinali e sovra spinali, adiuvanti e adiuvanti-antagonisti,<br />

è un’omogeneità purtroppo del tutto virtuale, come testimoniato da<br />

semplici dati quali le varianze in scala addirittura da uno a dieci del procurement italiano<br />

nelle diverse Regioni di preparati a tale scopo per patologie comparabili, rispetto<br />

alle medie di Paesi europei più avanzati nella terapia anti<strong>dolore</strong>.<br />

Il mio personalissimo viaggio nel <strong>dolore</strong> ha rappresentato - a questo punto posso<br />

dirlo, per l’età che ho - la dimensione interiormente più ricca di insegnamenti della<br />

mia vita. Mi ha insegnato molto dei meccanismi fisiopatologici, nella distinzione tra<br />

<strong>dolore</strong> nocicettivo, idiopatico e neurologico, e della complessa relazione tra i diversi<br />

recettori del <strong>dolore</strong> centrale e periferico, tra apparato spinale e del tronco, sistema<br />

della corteccia prefrontale e parte più “antica” del nostro apparato cerebrale<br />

- ippocampo, amigdala e sistema limbico - nei confronti delle rispettive afferenze<br />

con il sistema muscolare e osseo. In ciascuno di questi ambiti, la ricerca chemio-neurobiologica<br />

ha compiuto negli ultimi decenni passi da gigante, ma moltissimo in più<br />

può e deve essere fatto, con una cooperazione tra pubblico e privato che è ben lungi<br />

dall’essere ottimizzata nei Paesi anglosassoni dove essa è più avanzata.<br />

Figuriamoci da noi.<br />

Ma, soprattutto, sono la peculiare dimensione psichica e psicologica creata e anzi<br />

devastata dal <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> , la concreta organizzazione di ospedali il più possibile<br />

immuni dal <strong>dolore</strong>, come nuove forme di assistenza il più possibile decentrata a casa<br />

per moltissimi italiani affetti da <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> per il quale spendono miliardi di euro<br />

di farmaci ogni anno, i tre obiettivi prioritari verso i quali occorre focalizzare il più pos-<br />

7


sibile tutte le energie disponibili.<br />

Per questo sono molto grato a quanto mette in campo NOPAIN e il suo Presidente<br />

Paolo Notaro. Gli ambiti nei quali agire sono almeno tre, ciascuno al centro di una<br />

corona enormemente più ampia. Il Libro Bianco interviene con una prima iniziativa<br />

a largo spettro sul nocciolo duro del problema, l’offerta di servizi ospedalieri e del<br />

SSN. Ma ve n’è poi un secondo, che riguarda l’organizzazione in rete in tutta la<br />

società di servizi anti<strong>dolore</strong> non ospedalieri, e che dunque richiede alla sua base<br />

“un’idea di società”, nella quale pubblico, privato e soprattutto terzo settore vengano<br />

il più possibile incentivati alla sussidiarietà incentrata sui servizi alla persona.<br />

Infine, c’è un terzo ambito ancor più vasto, nel quale ricadono pienamente non solo<br />

quel 20-25% di italiani affetti da esperienze di <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> che ne impregnano<br />

drammaticamente la vita, ma tutto il resto della popolazione, che va sensibilizzato e<br />

- se mi si passa il termine vagamente illuministico – educato al pieno diritto di una<br />

vita il più possibile immune dal <strong>dolore</strong>, e il più possibile protesa ad attenuarne in<br />

ogni modo l’effetto su chi invece lo prova.<br />

Recenti vicende che hanno dominato per molte settimane nella cronaca e nell’informazione<br />

hanno purtroppo ancora una volta confermato appieno, quanto spazio<br />

su questi temi abbiano ancora due elementi. Il primo è la confusione da ignoranza,<br />

largamente diffusa in materia psico-patologica e fisio-patologica. Il secondo, purtroppo,<br />

è anche una certa punta di mistificazione, non raramente dovuta a ispirazioni<br />

di ordine etico-culturali. Per la somma dei due criteri, abbiamo assistito a confusi ma<br />

concitatissimi dibattiti che confondevano <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> e diritto alla vita, terapie<br />

palliative a soggetti terminali e diritto all’alimentazione e all’idratazione, nuove frontiere<br />

della ricerca al servizio della dignità del malato, e pura rassegnazione come se<br />

piena dignità del vivente coincidesse con fatalistica rassegnazione. Avrete capito a<br />

quale vicenda mi riferisco, e con che pudore ne parli perché parto dal pieno rispetto<br />

della volontà della persona, e di una piena e fiduciosa interazione tra malati, familiari<br />

e medici in ordine ai protocolli farmaco-sanitari da adottare. In ogni caso e<br />

comunque la si pensi, anche quella dolorosa vicenda di aspra polemica pubblicaci ha<br />

consegnato l’immagine di un Paese dalle idee estremamente confuse, in materia di<br />

quali siano le modalità e quali i confini, quali i nuovi sforzi da fare e quali i limiti da<br />

non valicare, in materia di piena dignità della vita e di inaccettabilità del <strong>dolore</strong><br />

<strong>inutile</strong>.<br />

È per questo che noi tutti crediamo in un impegno comune.<br />

8


Quello di spostare il confine della lotta al <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> a una frontiera assai più<br />

avanzata delle pure cure palliative ai terminali. Il <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> inaffrontato è la moderna<br />

piaga sociale di una civiltà che crede di aver bandito la sofferenza confinandola<br />

a reparti di senza speranza, con un’ablazione dalla vita quotidiana attraverso<br />

modelli di presunto benessere fisiologico che condannano invece chi in concreto la<br />

sperimenta a vivere come stranieri. Stranieri da se stessi e apolidi dal contesto civile.<br />

Perseguitati da una rivolta sensoriale che implica la perdita dello status di “normalità”<br />

predicato dai modelli di consumo e dagli standard lavorativi.<br />

È una guerra culturale, prima ancora che chemio e neuro-farmacologica. Come tutte<br />

le guerre culturali, avrà bisogno di un lungo periodo d’ingaggio, prima di portare i<br />

suoi frutti. Ma è proprio per questo che servono tutte le migliori energie della società,<br />

non solo quelle dei più responsabili tra i medici che lottano in prima linea su questa<br />

difficile trincea.<br />

La vita mi ha regalato il sorriso non di uno, ma di diversi alleviati. Anche se poi,<br />

magari più avanti, parecchi di loro hanno perso la guerra. Ma quel sorriso è la piena<br />

dimensione della dignità di noi tutti, non solo di chi ho accompagnato a morire.<br />

Questo, mi hanno insegnato i miei amici malati, i più cari che abbia mai avuto.<br />

Oscar Giannino<br />

giornalista<br />

9


Introduzione<br />

Perché è nata la NOPAIN Onlus<br />

La parola <strong>dolore</strong> è l’espressione che usa la persona malata quando si rivolge al suo<br />

medico per spiegare, comunicare e, molte volte convincere del suo star male per<br />

quel cambiamento improvviso avvertito in sè stessa, che la precipita in una diversità<br />

inaccettabile, che la spaventa, che rafforza la sua volontà di ritornare ad essere<br />

quanto prima come prima e che si esprime in una accorata domanda di salute.<br />

L’Associazione Italiana per la Cura della Malattia Dolore Onlus -denominata NOPAINfondata<br />

a Milano su iniziativa della Struttura di Terapia del Dolore dell’Azienda Ospedaliera<br />

Niguarda Cà Granda si occupa della diffusione della cultura del <strong>dolore</strong> in tutte<br />

le sue forme e della sua cura. Nasce dall’idea condivisa da un gruppo di persone con<br />

profili e professioni variegate allo scopo di operare un cambiamento culturale nei<br />

confronti del <strong>dolore</strong> nella società civile, nella classe medica e nel mondo economico<br />

cercando di fare diventare il trattamento del <strong>dolore</strong>, in tutte le sue forme, un problema<br />

di tutti. Si propone di contribuire a migliorare la qualità di vita e la cura delle<br />

persone affette in particolare da sindrome dolorose croniche attraverso la promozione<br />

e lo stimolo culturale, la ricerca medico scientifica, farmacologia e tecnologica.<br />

Il fine è curare, come sindrome multidimensionale, in modo tempestivo ed<br />

appropriato in luoghi specifici e con personale dedicato, tutte le persone con <strong>dolore</strong><br />

<strong>cronico</strong>, favorendone l’orientamento e creando dei percorsi diagnostici, terapeutici<br />

ed assistenziali.<br />

È pertanto necessario:<br />

aumentare la consapevolezza rispetto ai bisogni delle persone con <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong><br />

stimolare la risposta istituzionale rispetto a tali bisogni<br />

misurare gli esiti in termini di miglioramento significativo del <strong>dolore</strong> a livello di qualità<br />

di vita come le capacità funzionali e relazionali della persona nelle sue attività<br />

di vita quotidiana, a casa, a scuola o al lavoro<br />

misurare gli esiti in termini economici con l’analisi dei costi sociali diretti ed indi-<br />

10<br />

“Vita d’Uomo”<br />

“…… la parola<br />

la limpida meraviglia<br />

di un delirante fermento.<br />

Quando trovo<br />

In questo mio silenzio<br />

Una parola<br />

Scavata è nella mia vita<br />

come un abisso”<br />

(Giuseppe Ungaretti)


etti e gli esiti della produttività lavorativa<br />

favorire l’attuazione di percorsi di cura e assistenziali nelle sindromi dolorose croniche<br />

implementare le risorse dedicate e standardizzare le Strutture di Terapia del Dolore<br />

distinguendole secondo i livelli di cura erogati<br />

implementare i processi formativi sia a livello basale che a livello specialistico<br />

informare, educare ed orientare le persone in base ai bisogni secondo modelli uniformi<br />

In Italia esiste una scarsa percezione del <strong>dolore</strong> come parametro vitale da monitorare, sia<br />

in termini quanti-qualitativi, sia in termini di risposte terapeutiche ed organizzative.<br />

È necessario che il <strong>dolore</strong> in diverse sindromi sia considerato non solo un sintomo ma una<br />

vera e propria malattia sia da un punto di vista della ricerca, sviluppando le conoscenze e<br />

il trattamento delle sintomatologie dolorose, sia nella pratica sanitaria quotidiana per<br />

apportare un doveroso miglioramento della qualità di vita delle persone, sia in termini di<br />

riduzione della sofferenza quotidiana per <strong>dolore</strong> <strong>inutile</strong>.<br />

In modo anomalo rispetto agli altri Paesi Europei, in Italia si associano prevalentemente le<br />

Strutture di Terapia del Dolore alle Cure Palliative e alle patologie tumorali in fase terminale,<br />

generando una certa incongruenza normativa e legislativa che, purtroppo, non approfondisce<br />

e non analizza in modo adeguato gli aspetti di cura della malattia <strong>dolore</strong>.<br />

Il Terzo Settore può svolgere un ruolo importante di sensibilizzazione su queste tematiche.<br />

La NOPAIN Onlus si è posta come uno dei primi obiettivi quello di creare un Libro Bianco<br />

su tutti i Servizi di Terapia del Dolore in Italia classificando tutte le strutture in base ai livelli<br />

di assistenza erogati ovvero “chi fa che cosa” per il <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>, secondo riferimenti e<br />

standard condivisi e attuati in tutto il mondo.<br />

Dott. Paolo Notaro<br />

Presidente NOPAIN Onlus<br />

11


PERCHÉ


Perché un Libro Bianco sul Dolore Cronico<br />

Malattia Dolore<br />

Il <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> è attualmente uno dei maggiori problemi in area sanitaria.<br />

La prevalenza del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> varia tra 10,1% e il 55,2% della popolazione<br />

secondo i principali e più accreditati studi epidemiologici internazionali. Mediamente,<br />

essa è più elevata tra le donne che fra gli uomini, rispettivamente 39% e 31% e aumenta<br />

con l’età, soprattutto sopra i 65 anni. In Italia si calcola che oltre il 20% delle<br />

persone soffrono anche per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti<br />

patologie croniche non neoplastiche.<br />

Il <strong>dolore</strong> è la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche.<br />

L’impatto del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> non trattato sui pazienti, sui familiari e sui professionisti<br />

è enorme; esso può condurre a prolungata disabilità, problematiche psicologiche,<br />

inabilità al lavoro e frequente ricorso a visite mediche e prescrizioni.<br />

Il 50% dei pazienti con <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi<br />

sono presenti nel 40% di tali soggetti.<br />

La sindrome dolorosa diventa quindi un evento limitante della vita e spesso impedisce<br />

le normali attività quotidiane, determinando elevatissimi costi sociali che incidono<br />

su più livelli nel sistema socio-economico del Paese. Dati economici di alcuni<br />

paesi europei simili all’Italia evidenziano che la spesa annua per il controllo del<br />

<strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> è pari al 1,8-2% del prodotto interno lordo (PIL). I pazienti con <strong>dolore</strong><br />

<strong>cronico</strong> presentano una complessità multidimensionale di problematiche, per le quali<br />

è necessaria una gestione articolata e multidisciplinare. Per molto tempo il <strong>dolore</strong> è<br />

stato considerato come mero sintomo di malattia, espressione di un danno fisico o<br />

psicogeno, ma non di interesse specifico; solo negli ultimi decenni si è verificata una<br />

rivoluzione nell’approccio scientifico e clinico al <strong>dolore</strong>, che ha trasformato il paradigma<br />

<strong>dolore</strong>-sintomo del passato, in <strong>dolore</strong>-malattia attuale. La considerazione del<br />

<strong>dolore</strong> come malattia è stata suffragata dalla dimostrazione degli effetti fisiologici<br />

negativi associati al non trattamento adeguato e specifico del <strong>dolore</strong>.<br />

13


Gli effetti negativi, causati dalla risposta allo stress che accompagna il <strong>dolore</strong> acuto,<br />

legato alle alterazioni neuroendocrine e immunologiche, dimostrano chiaramente<br />

che il <strong>dolore</strong> richiede un trattamento adeguato e tempestivo per consentire all’organismo<br />

di ritornare ad uno stato di salute, onde evitare l’instaurarsi di alterazioni<br />

fisiologiche irreversibili, in grado di influenzare la sfera funzionale in modo permanente.<br />

La complessa fenomenologia associata al <strong>dolore</strong> spiega il razionale del <strong>dolore</strong><br />

inteso come malattia a sé stante.<br />

Il punto centrale del paradigma del <strong>dolore</strong> inteso come malattia, individua la necessità<br />

di strumenti di conoscenza e di tecnologia tali da consentire una diagnosi pronta<br />

e accurata ed un trattamento adeguato del paziente.<br />

Il <strong>dolore</strong> è un problema che non può essere affrontato con energie e attenzioni<br />

residuali, come purtroppo spesso accade, ma con priorità assoluta, anche in ragione<br />

dell’impatto devastante che esso produce sulla qualità della vita della persona malata<br />

e di chi si trova a condividerne la dolorosa condizione.<br />

Le esperienze internazionali sottolineano la necessità di una valutazione globale e di<br />

una presa in cura della persona nella sua complessità. In molti Paesi stranieri sono<br />

state prodotte Linee Guida e Raccomandazioni per la gestione e il trattamento del<br />

<strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> favorendo la costruzione di percorsi di cura rivolti alle persone con<br />

questa specifica problematica, definendo e classificando le Strutture di Terapia del<br />

Dolore secondo livelli di cura erogati. Attualmente, in Italia non esistono Linee Guida<br />

e percorsi di cura standardizzati, né è standardizzata, e quindi definita, cosa sia una<br />

Struttura di Terapia del Dolore sia per la mancanza di una cultura specifica sulla<br />

terapia del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> e sia per la confusione che caratterizza tale disciplina con<br />

le Cure Palliative.<br />

A differenza del credo comune la Terapia del Dolore non è sinonimo di Medicina<br />

Palliativa, che per definizione “è l’incontro ideale tra assistenza sanitaria e sociale in<br />

cui l’erogazione dei servizi sanitari, in primo luogo di sintomi e segni psico-fisici che<br />

causano sofferenza, si fonde con gli interventi psicologici, di supporto sociale e<br />

solidaristici diretti non solo ai malati ma anche ai loro familiari”.<br />

Le Strutture di Terapia del Dolore in Italia presentano una elevata eterogeneità per<br />

caratteristiche organizzative e risorse impiegate. La complessità clinica, la variabilità<br />

degli interventi, la carenza di risorse e di strumenti di qualità, determina una confusione<br />

di immagine della disciplina stessa e non favorisce né la definizione di criteri di<br />

qualità né l’orientamento dei pazienti.<br />

Considerata l’attuale disomogeneità delle strutture, è necessario e imprescindibile<br />

partire dalle diverse dimensioni della qualità, in particolare strutturali ed organizzative,<br />

14


per ottenere una iniziale fotografia dei servizi e delle loro caratteristiche specifiche<br />

per poi procedere ad una classificazione degli stessi in base a standard di riferimento.<br />

Una Struttura di Terapia del <strong>dolore</strong> è una struttura dedicata alla diagnosi e cura di tutte<br />

le sindromi dolorose, oltre che alla ricerca clinica scientifica e tecnologica.<br />

Il livello di complessità organizzativa di ogni singola struttura dovrebbe consentirne una<br />

caratterizzazione della stessa secondo livelli di cura erogati in modo incrementale<br />

(I livello, II livello, III livello).<br />

La prescrizione di farmaci analgesici, non è sinonimo di Struttura di Terapia del<br />

Dolore, ma può e deve essere effettuata da qualsiasi medico.<br />

Le Cure Palliative nascono nel mondo anglosassone, come modelli di cura domiciliari<br />

con caratteristiche socio assistenziali dedicate prevalentemente al trattamento dei<br />

segni e sintomi nelle persone con patologie terminali in fase avanzata di malattia.<br />

La NOPAIN Onlus con questa opera, ritiene di rendere un buon servizio tanto al Servizio<br />

Sanitario Nazionale quanto, in special modo, alle persone che soffrono e che<br />

spesso non riescono a trovare una risposta soddisfacente al loro bisogno di salute.<br />

Nostra convinzione ulteriore è quella di avere costruito uno strumento che abbia le<br />

caratteristiche dell’oggettività e che possa essere utile nella dialettica con tutte le<br />

persone e istituzioni, ma soprattutto che possa favorire e implementare la cura e<br />

l’attenzione su questa problematica.<br />

15


DOLORE CRONICO<br />

Definizione<br />

Negli anni più recenti, notevoli miglioramenti sono occorsi nella conoscenza dei meccanismi<br />

di conduzione e trasmissione degli stimoli dolorosi che si sono tradotti in<br />

modificazioni degli indirizzi terapeutici, malgrado ciò, il <strong>dolore</strong> non risulta essere, a<br />

tutt’oggi, adeguatamente controllato nella gran parte delle realtà sia ospedaliere<br />

che territoriali, rappresentando un serio problema in termini di incidenza, di costi<br />

sociali, di trattamento e di risoluzione. Il problema è di dimensioni tali che le Società<br />

Scientifiche Internazionali, le Società di Certificazione di Qualità delle Cure, l’Organizzazione<br />

Mondiale della Sanità e la stessa Comunità Europea hanno cercato di<br />

sensibilizzare gli Enti e le Istituzioni che erogano salute ad una maggiore attenzione<br />

alla malattia <strong>dolore</strong>, sia nelle patologie degenerative benigne che in quelle neoplastiche.<br />

Lo stesso Giovanni Paolo II, in occasione dei lavori promossi dalla Pontificia<br />

Accademia di Scienze il 21 ottobre 1985, ha detto “tra le cure da somministrare<br />

all’ammalato sofferente vanno annoverate quelle analgesiche. Queste favorendo un<br />

decorso meno drammatico concorrono all’umanizzazione e all’accettazione del<br />

morire. Molte volte il <strong>dolore</strong> diminuisce la forma morale nella persona. L’anestesia<br />

come l’analgesia, intervenendo direttamente su ciò che il <strong>dolore</strong> ha di più aggressivo<br />

e sconvolgente, recupera l’uomo a se stesso, rendendogli più umana l’esperienza<br />

del soffrire”.<br />

La definizione di <strong>dolore</strong> più condivisa testimonia l’insieme della natura soggettiva e<br />

della complessità del percepito: “è una esperienza sensoriale ed emotiva sgradevole,<br />

legata ad una lesione tissutale esistente o potenziale comunque descritta in termini<br />

che evochino una tale lesione”.<br />

Esistono, schematicamente, due tipi di <strong>dolore</strong>, uno che potremmo definire “utile”,<br />

acuto, ovvero un segnale di allarme, quello ad esempio che ci permette di diagnosticare<br />

precocemente una malattia, ed uno “<strong>inutile</strong>”, <strong>cronico</strong>, ovvero quando la sofferenza<br />

degenera dall’originaria funzione di allarme e diventa un sintomo prolungato<br />

che lede il benessere della persona. Perdurando nel tempo, infatti, il <strong>dolore</strong> diviene<br />

16


una fonte di disabilità per la persona, tramutandosi esso stesso in malattia e condizionando<br />

così ogni aspetto della vita. La sua durata è imprevedibile e in alcuni casi<br />

può persino coincidere con la durata della vita del paziente. La sua intensità è variabile,<br />

anche se solitamente tende ad aumentare con il passare del tempo, acuito dagli<br />

stati d’animo negativi, dall’ansia e dalla frustrazione che spesso lo accompagnano.<br />

Per queste ragioni, il <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> è chiamato anche “<strong>dolore</strong> totale”. Le persone<br />

affette da <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> lamentano, infatti, disturbi del sonno, depressione, fatica<br />

e vedono persino ridotte le loro facoltà intellettive, poiché estenuate dall’instancabile<br />

sofferenza cui sono sottoposte.<br />

Allora perché il <strong>dolore</strong>, nelle sue diverse forme, non è ancora oggi adeguatamente<br />

trattato?<br />

Le ragioni sono diverse e vanno dalla scarsa percezione del “valore” del controllo del<br />

parametro vitale <strong>dolore</strong> da parte del paziente, per accettazione passiva e senso d’ineluttabile<br />

e d’inevitabile, ad una scarsa valorizzazione della scienza algologica e delle<br />

specifiche competenze e modelli organizzativi, fino alla scarsa conoscenza da parte<br />

degli operatori delle tecniche di controllo del <strong>dolore</strong> stesso.<br />

Stabilire con decisione la causa scatenante di un <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> risulta particolarmente<br />

difficile, poiché esso deriva generalmente da una concomitanza di fattori<br />

inscindibili. Il <strong>dolore</strong> può, infatti, avere inizio da una malattia o da un trauma e<br />

persistere a causa di stress, problemi emotivi, cure sbagliate, ma è anche possibile che<br />

il <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> si manifesti senza aver avuto traumi, malattie, senza alcuna causa<br />

apparente scatenante iniziale. È intuitivo che una diagnosi corretta e tempestiva,<br />

seguita da un’appropriata terapia possano incidere in modo determinante sugli esiti<br />

ovvero l’outcome del paziente, ed è altrettanto evidente l’importanza del fattore<br />

tempo. Riprendendo la distinzione esistente nella lingua greca tra chronos, inteso<br />

come il tempo che misuriamo con gli orologi ed i calendari, e kairos, che si riferisce<br />

invece al momento opportuno, e al momento giusto di agire; noi dobbiamo interessarci<br />

del tempo come kairos piuttosto che come chronos.<br />

Le patologie degenerative benigne di più frequente riscontro sono rappresentate da<br />

osteoartrosi, lombalgie primarie e secondarie ad intervento correttivo di laminectomia<br />

e/o stabilizzazione della colonna, radicolopatie, <strong>dolore</strong> neuropatico, Herpes zoster<br />

e nevralgie post erpetiche, nevralgia del trigemino, neuropatia diabetica,<br />

neuropatia vasculopatica, cefalee, fibromialgia, distrofie simpatica riflessa di tipo I e<br />

di tipo II, sindromi da intrappolamento, sindromi post traumatiche, polineuropatie,<br />

sindrome da arto fantasma, neurinomi, sindromi post trattamento radiante, artrite<br />

reumatoide. Purtroppo, ad oggi, molte persone e spesso gli stessi operatori asso-<br />

17


ciano ancora in modo errato le cure algologiche maggiori esclusivamente alle patologie<br />

terminali, determinando in chi si approccia per la prima volta alle Strutture di<br />

Terapia del Dolore reazioni ingiustificate di ansia e paura, con grossi limiti di consapevolezza<br />

e di collaborazione alle cure (compliance).<br />

D’altro canto, spesso, gli stessi professionisti hanno un approccio alla Terapia del<br />

Dolore di tipo “terminalistico” e sintomatico, a causa di una mancanza di conoscenza<br />

di percorsi diagnostico-terapeutici mirati ad identificare il corretto timing di<br />

indicazione e di trattamento della malattia <strong>dolore</strong>, potendo così compromettere, talvolta<br />

in modo inevitabile, il potenziale successo dei trattamenti. Praticare la disciplina<br />

Algologica significa considerare il <strong>dolore</strong> alla luce dell’attuale evoluzione delle<br />

conoscenze sulla trasmissione del <strong>dolore</strong>, che si riflette in un modello clinico di tipo<br />

bio-psico-sociale. L’esatta valutazione del paziente, la scelta terapeutica più corretta,<br />

l’analisi critica dei risultati, lo sviluppo di tecniche più complesse e specialistiche di<br />

analgesia permettono di controllare in diversi modi le sindromi dolorose refrattarie,<br />

consentendo alle persone di superare più serenamente anche fasi complesse di<br />

malattia. A tale scopo l’evoluzione farmacologica di una varietà di analgesici narcotici<br />

e non narcotici, e soprattutto lo sviluppo delle nuove tecnologie, come la neuromodulazione<br />

farmacologica ed elettrica delle vie di trasmissione del <strong>dolore</strong> sia a livello<br />

del sistema nervoso centrale che periferico, consentono il controllo lungo le vie di<br />

conduzione degli impulsi dolorosi, con la riduzione della percezione dell’intensità<br />

dello stimolo doloroso.<br />

La diffusa accettazione della teoria della specificità di ogni singola sindrome dolorosa<br />

ha portato, negli anni, allo sviluppo e all’uso diffuso dell’analgesia regionale e agli<br />

interventi invasivi maggiori di Terapia del Dolore. È uso routinario nelle Strutture di<br />

Terapia del Dolore effettuare tecniche per l’iniezione di anestetici nei tessuti, nelle<br />

radici nei nervi maggiori, nei plessi nervosi, nello spazio epidurale e spinale per pro-<br />

18


durre un blocco nervoso e anestetico provvisorio della sintomatologia dolorosa.<br />

È possibile effettuare anche delle tecniche di neurolesione per provocare la distruzione<br />

di nervi periferici o di radici sensitive di nervi spinali e cranici tramite l’iniezione<br />

di alcool, di fenolo o altri agenti neurolitici come il calore. In alcune patologie dolorose,<br />

le tecniche tradizionali del controllo del <strong>dolore</strong> vengono integrate con tecniche<br />

adiuvanti di tipo riflessoterapico come l’agopuntura e tecniche di rilassamento e di<br />

modulazione della percezione come l’ipnosi.<br />

Le Strutture di Terapia del Dolore in Italia presentano una elevata eterogeneità per<br />

caratteristiche organizzative e risorse impiegate. Tali servizi sono frammentati, l’accesso<br />

alle cure è limitato e difficoltoso o addirittura non noto all’utenza, i tempi di<br />

attesa sono talvolta troppo lunghi, laddove l’intervento precoce è fondamentale per<br />

prevenire disabilità e cronicità. Manca frequentemente un’integrazione e una<br />

comunicazione tra le varie discipline e servizi che dovrebbero prendere in cura tali persone<br />

secondo un’ottica multidisciplinare, spesso i soggetti con <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> sono<br />

considerati difficili da trattare e la presa in cura è un processo lungo e complesso.<br />

Per queste ed altre ragioni le strutture sono caratterizzate da un’alta variabilità di<br />

livello organizzativo e non esistono percorsi di cura standardizzati.<br />

Le cosiddette patologie croniche degenerative benigne, di cui la malattia <strong>dolore</strong> è una<br />

componente importante, richiedono scelte diagnostiche e terapeutiche adeguate sia<br />

in termini organizzativi che tecnologici.<br />

19


DOLORE


DOLORE CRONICO<br />

Raccomandazioni e Modelli Organizzativi<br />

Nel 2001, la più qualificata società di accreditamento a livello mondiale, per la qualità<br />

delle cura la Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations (JCAHO)<br />

ha approvato gli standard definitivi per la valutazione e la gestione del <strong>dolore</strong>.<br />

Tali standard invitano le organizzazioni sanitarie a:<br />

riconoscere i diritti del paziente al controllo del <strong>dolore</strong><br />

effettuare una valutazione completa del <strong>dolore</strong><br />

programmare una ri-valutazione regolare e il follow-up<br />

definire uno standard per il monitoraggio e gli interventi<br />

assicurare una equipe competente e formare i professionisti<br />

definire politiche appropriate di prescrizione dei farmaci<br />

informare ed educare pazienti e famigliari<br />

coinvolgere i pazienti nel programma di cura<br />

raccogliere dati per monitorare l’efficacia e l’appropriatezza degli interventi e dei<br />

programmi di gestione del <strong>dolore</strong><br />

Una buona pratica nella gestione del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> prevede l’erogazione di servizi di<br />

qualità, basati su evidenze scientifiche e dotati di risorse umane adeguate e dedicate<br />

alla presa in carico dei soggetti con <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>, nonché alla formazione continua.<br />

È necessario delineare percorsi di cura standardizzati attraverso lo sviluppo e il riferimento<br />

a linee guida, protocolli e raccomandazioni basati sulle evidenze.<br />

In Francia, ad esempio, il Ministero della Salute ha dato inizio nel 1998 ad un programma<br />

nazionale sul <strong>dolore</strong> al fine di migliorare la gestione del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>; sono<br />

stati creati diversi protocolli e raccomandazioni sull’argomento rivolte ai professionisti<br />

e ai pazienti. I livelli di cura individuati sono i seguenti:<br />

servizi di consultazione<br />

unità del <strong>dolore</strong><br />

centri del <strong>dolore</strong><br />

21


Successivamente nel 2002-2005 e nel 2006-2010 sono stati emanati due piani nazionali<br />

di implementazione e miglioramento della presa in carico delle persone con<br />

<strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>, individuando come priorità, in particolare nel piano del 2006, sia<br />

degli aspetti organizzativi che un incremento delle risorse umane dedicate con una<br />

maggiore integrazione con il territorio. E’ stato attuato un programma continuo di<br />

monitoraggio dei risultati sia in termini di esiti che di percorsi diagnostici terapeutici.<br />

In Australia dagli anni ’70 sono nati programmi e iniziative per ottimizzare la<br />

gestione del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>, attraverso lo sviluppo di protocolli di trattamento e di<br />

promozione del lavoro multidisciplinare tra professionisti afferenti a diverse discipline.<br />

In questo contesto, si parla di Cliniche Multidisciplinari del <strong>dolore</strong><br />

Negli Stati Uniti esistono diverse strategie di implementazione per la gestione del<br />

<strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> che vertono sullo sviluppo di linee guida cliniche e farmacologiche,<br />

sulla ricerca e sulla formazione. I livelli di cura sono così strutturati:<br />

cliniche orientate al trattamento di specifiche patologie<br />

cliniche del <strong>dolore</strong> multidisciplinari<br />

centri del <strong>dolore</strong><br />

equipe di consultazione<br />

In generale, dalla letteratura scientifica e dalle esperienze internazionali emerge che<br />

i servizi di cura del <strong>dolore</strong> sono strutturati, standardizzati e riconosciuti secondo<br />

livelli crescenti di cura con una logica incrementale di specializzazione, in termini di<br />

risorse umane e facilities, equipments, man mano che si passa da un livello ad un<br />

altro. Concettualmente si parla di un approccio “stepped care” dove le persone<br />

ricevono progressivamente interventi sempre più complessi, più specialistici e spesso<br />

più costosi, in relazione ai bisogni specifici. Inoltre c’è evidenza che un approccio<br />

multidisciplinare alla gestione del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> è efficace. Tali soggetti presentano<br />

una complessità di problematiche a molteplici livelli quindi è auspicabile una gestione<br />

basata sulla cooperazione tra diversi professionisti di diverse specialità.<br />

Si parla di primo step facendo riferimento a tutte le persone che richiedono una cura<br />

per il <strong>dolore</strong>. Comprende l’individuazione della condizione problematica specifica del<br />

paziente legata al <strong>dolore</strong>, attraverso un’accurata ricostruzione della storia medica e dei<br />

vissuti del soggetto. Il secondo step riguarda quei soggetti che continuano a provare<br />

<strong>dolore</strong> e lamentano disabilità nei mesi successivi all’esordio del <strong>dolore</strong>. Tali condizioni<br />

richiedono un approccio più complesso, una gestione multidisciplinare, che comporta<br />

lo sviluppo di piani di trattamenti individuali, il supporto e la valutazione dei risultati<br />

nel tempo (follow-up). Nel terzo step, l’esperienza del <strong>dolore</strong> è continuativa e deter-<br />

22


mina un livello di disabilità importante, oltre ad un disagio psicologico significativo.<br />

A questo livello i pazienti presentano storie mediche e di vita complesse ed è necessaria<br />

una presa a carico della persona complessiva. L’Associazione Internazionale per<br />

lo Studio del Dolore (IASP) propone una classificazione delle Strutture di Terapia del<br />

Dolore e una descrizione delle principali caratteristiche:<br />

Clinica del Dolore<br />

Una struttura orientata principalmente alla diagnosi e alla gestione della persona con <strong>dolore</strong><br />

<strong>cronico</strong>, che eroga prestazioni terapeutiche e legate alla valutazione del soggetto.<br />

Dovrebbe includere una collaborazione continuativa e regolare con specialisti di<br />

discipline diverse (almeno 3, di cui 1 psicologo clinico).<br />

Viene effettuata una valutazione degli esiti dei trattamenti e dell’efficacia dei programmi<br />

terapeutici<br />

Clinica del Dolore Multidisciplinare<br />

Una struttura che offre servizi diagnostici e terapeutici ad ampio spettro. L’equipe include<br />

una varietà di specialisti di discipline diverse (almeno 3) che siano formati alla<br />

gestione medica, psicologica e farmacologica del <strong>dolore</strong>. Sono definiti protocolli per<br />

la gestione del paziente ed è valutata l’efficacia degli interventi a intervalli regolari.<br />

Centro del <strong>dolore</strong> Multidisciplinare<br />

Presenta le stesse caratteristiche di una Clinica del Dolore Multidisciplinare, ma si<br />

distingue perché contempla anche programmi specifici finalizzati alle attività di ricerca<br />

e di formazione.<br />

Infine, gli obiettivi di una struttura per il <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> dovrebbero prevedere:<br />

diminuzione del <strong>dolore</strong><br />

gestione degli aspetti psicologici legati al <strong>dolore</strong><br />

riduzione della disabilità<br />

razionalizzazione delle terapie<br />

ottimizzazione dell’accesso ai servizi sanitari<br />

attenzione ai fattori sociali, famigliari e lavorativi<br />

formazione alle diverse figure professionali coinvolte nella gestione del <strong>dolore</strong><br />

valutazione regolare dei bisogni dei pazienti e degli esiti<br />

ricerca clinica scientifica e tecnologica<br />

In Italia nel 2001 è stata introdotta la Normativa sull’Ospedale senza Dolore (Gazzetta<br />

Ufficiale n.149 del 29-06-2001), con lo scopo di migliorare il processo assistenziale<br />

della cura del <strong>dolore</strong>. Il progetto, però, non prevedeva risorse per l’implementazione<br />

delle Strutture di Terapia del Dolore dedicate al <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>.<br />

23


MATERIALI E METODI<br />

L’indagine<br />

L’indagine, che si configura come uno studio descrittivo, ha l’obiettivo di classificare<br />

le Strutture di Terapia del Dolore delle strutture ospedaliere, pubbliche e private convenzionate<br />

con il Sistema Sanitario Nazionale, secondo i diversi livelli di cura erogati,<br />

con riferimento ai criteri e standard riconosciuti in letteratura, allo scopo di ottenere<br />

una fotografia dei Strutture di Terapia del Dolore esistenti attualmente sul territorio<br />

italiano e sviluppare riflessioni per azioni future.<br />

Lo staff della NOPAIN Onlus si è occupato sostanzialmente di due aree: una relativa<br />

all'attività di counselling telefonico (contatto con l'utenza e con le Strutture di Terapia<br />

del Dolore), l'altra più strettamente di studio e di ricerca (elaborazione di materiale<br />

informativo, creazione della banca dati).<br />

Riguardo il campione, nella presente indagine sono state coinvolte tutte le Strutture<br />

di Terapia del Dolore selezionate attraverso una procedura di campionamento su<br />

base opportunistica (Silverman) che tiene conto dei seguenti criteri di inclusione: a<br />

fronte delle strutture ospedaliere pubbliche e accreditate presenti sul territorio italiano<br />

segnalate negli elenchi regionali, sono state selezionate tutte strutture in cui è presente<br />

una Struttura di Terapia del Dolore (184 strutture su tutto il territorio nazionale<br />

nelle 20 regioni territoriali). Sono stati identificati tramite la rete internet i numeri<br />

telefonici dei centralini generali di tutte le Aziende Ospedaliere Pubbliche e Private<br />

Convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale sul territorio nazionale italiano.<br />

Successivamente sono state contattate tutte le strutture ospedaliere rilevate ed è stato<br />

eseguito uno screening identificando le Aziende Sanitarie in cui è presente una Struttura<br />

di Terapia del Dolore. Inoltre è stato eseguito un controllo incrociato con i nominativi<br />

dei servizi di Terapia del Dolore pubblicati sulla rete internet accessibile a qualsiasi<br />

utente sul territorio nazionale italiano. Dall’incrocio dei due canali di reperimento dei<br />

centri interessati è stata redatta la lista esaustiva delle strutture ospedaliere pubbliche<br />

e convenzionate in cui è presente una Struttura di Terapia del Dolore.<br />

24


Procedura di raccolta dati e database<br />

È stato creato un database con campi applicativi di interesse specifico quantitativi e<br />

qualitativi predefiniti, costruiti secondo il metodo della qualità, facendo riferimento<br />

alle evidenze presenti nella letteratura internazionale ed ai dati di una pre-indagine<br />

effettuata dai volontari della NOPAIN da maggio 2008.<br />

Di seguito al database cosi preordinato è stato redatto un questionario a risposta<br />

chiusa formulato in modo da simulare la ricerca di informazione da parte di un utente<br />

affetto dal problema <strong>dolore</strong> che cerca direttamente di acquisire informazioni riguardanti<br />

una Struttura di Terapia del Dolore, senza essere precedentemente indirizzato<br />

da un sanitario a un centro di riferimento per tale problematica.<br />

Sono state formulate per ogni campo delle domande non a carattere specifico e a<br />

risposta semplice o multipla di semplice comprensione da parte di qualsiasi persona<br />

non formata in campo medico.<br />

È stato creato un database con i seguenti campi applicativi di interesse specifico<br />

quantitativi e qualitativi predefiniti in base alle richieste degli scopi dello studio che<br />

porterà alla definizione e all’editing definitivo del “Libro Bianco” sulla situazione<br />

odierna, aggiornata al 31-01-2009, in Italia delle strutture ospedaliere che si occupano<br />

del <strong>dolore</strong> come patologia complessa.<br />

Campi applicativi divisi per settori di interesse<br />

1) Generalità sulla Struttura di Terapia del Dolore<br />

denominazione esatta della Struttura<br />

inquadramento strutturale della unità operativa nell’ambito della struttura ospedaliera<br />

presenza di posti letto dedicati alla Struttura di Terapia del Dolore<br />

possibilità di una attività ambulatoriale accessibile a tutta l’utenza che si rivolge<br />

alla struttura ospedaliera dal territorio di competenza<br />

numero di giorni in cui è attiva l’attività ambulatoriale<br />

ore totali settimanali della attività ambulatoriale<br />

attività di consulenza solo per i pazienti in regime di ricovero ordinario<br />

2) Accessibilità del servizio alla popolazione<br />

presenza di un numero telefonico diretto per la struttura<br />

rintracciabilità in rete internet<br />

presenza di un cento unico di prenotazione<br />

tempo di attesa espresso in minuti per la prenotazione di una prestazione ambulatoriale<br />

(massimo di 20 minuti)<br />

25


numero di chiamate necessarie alla rintracciabilità di informazioni relative alla<br />

struttura<br />

3) Definizione del personale medico<br />

numerosità del personale medico specificatamente dedicato a tale attività<br />

presenza di personale medico con specializzazioni differenti da Anestesia e<br />

Rianimazione<br />

presenza di personale medico con specialità differente ad Anestesia e Rianimazione<br />

4) Tipologia di patologie correlate al <strong>dolore</strong><br />

possibilità di trattamento solo di specifiche patologie associate al <strong>dolore</strong><br />

possibilità di trattamento del <strong>dolore</strong> correlato solo patologie benigne<br />

possibilità di trattamento del <strong>dolore</strong> correlato a patologie benigne ed oncologiche<br />

possibilità di trattamento del <strong>dolore</strong> correlato solo patologie oncologiche<br />

possibilità di trattamento del paziente pediatrico<br />

definizione interna di un predefinito protocollo diagnostico terapeutico<br />

5) Possibilità e tipologia di ricovero effettuati presso la struttura ospedaliera<br />

possibilità di accettare i pazienti in regime di ricovero ordinario<br />

possibilità di accettare i pazienti in regime di ricovero day-surgery/day-hospital<br />

6) Trattamenti eseguiti<br />

terapie mediche attuate per la patologia <strong>dolore</strong><br />

trattamenti invasivi eseguiti che necessitano di camera operatoria per la loro<br />

attuazione<br />

trattamenti invasivi eseguiti che non necessitano di camera operatoria per la loro<br />

attuazione<br />

I campi applicativi sono stati ordinati secondo una scaletta preordinata che ha permesso<br />

di ridurre in tempo della successiva indagine telefonica eseguita da personale<br />

non medico o infermieristico. Sono state formulate per ogni campo delle relative<br />

domande non a carattere specifico e a risposta semplice o multipla di semplice comprensione<br />

da parte di qualsiasi persona non formata in campo medico. Le domande<br />

sono state formulate e poste alla struttura contattata secondo un criterio di esclusione<br />

dei campi successivi nell’ambito dei dei settori corrispondenti.<br />

Gli operatori telefonici, non con specifica formazione medica, hanno contattato le<br />

strutture identificate secondo uno schema di chiamata così preordinato:<br />

esecuzione di massimo 3 chiamate al centralino di riferimento<br />

tempo massimo di durata della chiamata di 20 minuti<br />

26


icerca di uno specifico numero di riferimento della Struttura interna dedicata alla<br />

Terapia del Dolore e successivo contatto con la Unità Operativa o con il responsabile<br />

di tale attività nella Struttura Sanitaria (contatto compreso nelle 3 chiamate predeterminate)<br />

Al termine dell’indagine telefonica sono stati differenziati i dati per Regione territoriale<br />

ed elaborate delle tabelle statistiche che hanno permesso la successiva rielaborazione<br />

numerica delle informazioni quantitative e qualitative.<br />

Tutti i dati raccolti stati elaborati e descritti in forma anonima, secondo una distribuzione<br />

regionale e nazionale.<br />

Indagine Statistica<br />

Avendo campionato tutta la popolazione, ci si è posti l’obiettivo di eseguire un’indagine<br />

esaustiva sulla totalità delle Strutture di Terapia del Dolore rilevate, e successivamente,<br />

di eseguire una statistica descrittiva univariata sulle medie rilevate che<br />

evidenziasse la distribuzione delle frequenze e delle percentuali divise per:<br />

Strutture nelle Regioni territoriali<br />

Strutture Pubbliche vs Strutture Private Convenzionate<br />

Sono state inoltre effettuate le analisi di eventuali correlazioni tra le diverse variabili.<br />

Sistema dei controlli di qualità<br />

Sono stati attuati dei sistemi di controllo di qualità dell’ indagine costituiti da un<br />

insieme di azioni preposte e finalizzate al trattamento dell’errore non campionato.<br />

Le azioni costituenti un sistema di controlli di qualità del dato sono riunite in tre<br />

grandi classi: azioni preventive, azioni di controllo in corso d’indagine, azioni di<br />

valutazione ex-post.<br />

Validazione<br />

Sono state attuate procedure di validazione e riproducibilità dell’indagine statistica.<br />

27


RISULTATI


RISULTATI<br />

In questa indagine descrittiva sono state coinvolte tutte strutture che si definiscono<br />

di Terapia del Dolore e/o con denominazioni similari tra tutte le strutture ospedaliere<br />

pubbliche e accreditate presenti sul territorio italiano.<br />

Il totale del campione è risultato corrispondere a184 strutture di cui 140 pubbliche<br />

e 44 private accreditate. Il numero complessivo di servizi individuato in Italia in rapporto<br />

al totale delle strutture di ricovero e alla popolazione residente indica quindi<br />

che le Strutture di Terapia del Dolore sono presenti:<br />

nell’11,7% delle 1.570 strutture di ricovero<br />

(totale delle strutture di ricovero Italiane secondo il Ministero della Salute -<br />

dato aggiornato al 1 gennaio 2008)<br />

in ragione di 0,77 strutture ogni 250.000 residenti<br />

(Totale della popolazione residente in Italia al 1 gennaio 2008 secondo l’ ISTAT:<br />

59.619.290 persone)<br />

I dati che emergono tendono a confermare le ipotesi iniziali per la creazione del Libro<br />

Bianco sulle Terapie del Dolore per il <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>, ovvero una disomogeneità dei<br />

servizi a vari livelli, sia in termini di caratteristiche organizzative, interventi erogati,<br />

risorse a disposizione e perfino denominazioni variegate delle stesse strutture.<br />

NUMERO DI STRUTTURE DI TERAPIA DEL DOLORE<br />

CONFRONTATE AL NUMERO TOTALE DELLE STRUTTURE DI RICOVERO<br />

Strutture di ricovero con Struttura<br />

di Terapia del Dolore: 184 strutture; 11,7%<br />

Strutture di ricovero senza<br />

Struttura di Terapia del Dolore:<br />

1386 strutture; 88,3%<br />

solo sindromi<br />

dolorose oncologiche:<br />

26 strutture; 1,7%<br />

tutte le sindromi<br />

dolorose croniche:<br />

133 strutture; 8,5%<br />

solo una sindrome<br />

dolorosa cronica benigna:<br />

8 strutture; 0,5%<br />

solo alcune sindromi<br />

dolorose croniche benigne:<br />

17 strutture; 1,1%<br />

29


Orientamento delle Persone e variabilità della denominazione<br />

Un primo dato significativo ed esplicativo di tale disomogeneità è la notevole variabilità<br />

della denominazione dei servizi per il <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> che sicuramente evidenziano<br />

non solo un problema di forma ma anche di contenuto.<br />

Ad esempio tra le diverse denominazioni i termini più ricorrenti sono:<br />

“Terapia del Dolore”........................che ricorre ..........43 volte<br />

“Terapia antalgica”..........................che ricorre ..........29 volte<br />

“Cure palliative”..............................che ricorre ..........19 volte<br />

“Medicina del Dolore” ....................che ricorre ..........8 volte<br />

“Algologia” ....................................che ricorre ..........3 volte<br />

“Medicina del benessere”................che ricorre ..........2 volte<br />

Altri termini ricorrenti sono:<br />

Fisiopatologia e Terapia del Dolore<br />

Riabilitazione delle sindromi dolorose<br />

Terapia del <strong>dolore</strong> e osteopatia<br />

Terapia del <strong>dolore</strong> e Agopuntura<br />

Centro di Neurostimolazione<br />

Centro Studio Dolore<br />

Clinica del Dolore ed Hospice<br />

Diversi centri ospedalieri non hanno una denominazione specifica in quanto non si<br />

identifica alcuna struttura, ma le prestazioni algologiche sono legate alla funzione di<br />

consulenza o all’intervento di singoli specialisti.<br />

30


Confusione tra Strutture di Terapia del Dolore e Cure Palliative<br />

Una struttura di Terapia del Dolore, indipendentemente dai livelli di cura erogati è<br />

una struttura dedicata alla diagnosi e cura di tutte le sindromi dolorose oltre che<br />

alla ricerca clinica.<br />

La complessità delle prestazioni e delle risorse coinvolte dovrebbe identificare e<br />

distinguere le strutture per livelli di cura erogati secondo una logica di prestazioni<br />

incrementali (stepped care).<br />

La prescrizione di analgesici non è sinonimo di Struttura di Terapia del Dolore e/o<br />

di medico algologo; qualsiasi medico può e deve prescrivere analgesici maggiori,<br />

diversamente sarebbe come dire, per esempio, che la mera prescrizione di un farmaco<br />

anti-ipertensivo è sinonimo di medico cardiologo o la mera prescrizione di<br />

una crema topica è sinonimo di medico dermatologo.<br />

Le Cure Palliative sono la cura dei sintomi nei pazienti in fase avanzata di malattia<br />

terminale con aspettativa di vita mediamente di 3 mesi; il <strong>dolore</strong> è uno dei sintomi<br />

e non sempre il principale.<br />

Nell’indagine emerge chiaramente questa confusione ed incongruenza che si traduce<br />

nella difficoltà nel distinguere tra strutture dedite alla cura di tutte le forme di <strong>dolore</strong><br />

<strong>cronico</strong>, o di una sola o più patologie degenerative benigne rispetto a quelle specificatamente<br />

incentrate sulle cure palliative.<br />

Per questi motivi, abbiamo deciso di escludere dalla nostra analisi le 26 strutture che<br />

trattano solo le sindromi dolorose oncologiche limitandoci a studiare le 158 strutture<br />

che dichiarano di trattare tutte le sindromi dolorose. Sono incluse in queste 158<br />

strutture le 8 strutture (5,1%) che trattano solo una patologia benigna (single oriented)<br />

e le 17 strutture (10,8%) che trattano più sindromi dolorose benigne.<br />

31


Livelli di cura<br />

Valutare significa fotografare ciò che si sta osservando in un dato momento e compararlo<br />

con ciò “che dovrebbe essere”, cioè il miglior risultato possibile.<br />

Considerata l’attuale disomogeneità e confusione delle strutture a livello organizzativo,<br />

è necessario e imprescindibile partire dalle dimensioni della qualità, dai requisiti<br />

organizzativi e strutturali, per ottenere una descrizione delle strutture e delle<br />

caratteristiche peculiari, per poi procedere ad una classificazione degli stessi secondo<br />

gli standard di riferimento.<br />

È stata effettuata una classificazione dei servizi in base ai livelli di cura (3 livelli), con<br />

riferimento alle evidenze presenti in letteratura; sono state individuate le variabili<br />

ritenute significative ai fini della classificazione secondo i livelli di cura internazionali<br />

ed a ciascuna variabile è stato attribuito un peso specifico.<br />

I criteri di assegnazione dei diversi pesi statici in base all’ analisi di alcune variabili<br />

organizzative e qualitative, tendono ad individuare le organizzazioni più articolate<br />

(avanzate) secondo standard minimi di classificazione. Il sistema di pesatura varia da<br />

un punteggio minimo di 0 ad un punteggio massimo di 100.<br />

32


Di seguito la tabella che esemplifica i criteri utilizzati ai fine della classificazione:<br />

SERVIZIO VALUTATO RISPOSTA OTTENUTA<br />

ACCESSIBILITÁ (NUMERO TELEFONO DIRETTO,<br />

SITO INTERNET, CENTRO UNICO PRENOTAZIONE)<br />

GIORNI DI APERTURA SETTIMANALE<br />

DELL' AMBULATORIO<br />

ORE DI APERTURA SETTIMANALE<br />

DELL'AMBULATORIO<br />

POSSIBILITÁ DI RICOVERO ORDINARIO<br />

DAY SURGERY<br />

NUMERO MEDICI DEDICATI<br />

ALLA TERAPIA DEL DOLORE<br />

PRESENZA DI PSICOLOGI<br />

PRESENZA DI SPECIALISTI DIVERSI DA PSICOLOGI<br />

E ANESTESISTI/RIANIMATORI<br />

TRATTAMENTO SOLO DI PATOLOGIE SPECIFICHE<br />

TRATTAMENTO DELLE TERAPIE ANTALGICHE<br />

MAGGIORI IN C.O.<br />

TRATTAMENTO DELLE PATOLOGIE PEDIATRICHE<br />

TRATTAMENTO DI TUTTE LE PATOLOGIE<br />

SI per almeno due<br />

caratteristiche su tre<br />

SI per meno di due<br />

caratteristiche su tre<br />

PUNTEGGIO MASSIMO: 100<br />

fino a 2 -<br />

VALUTAZIONE<br />

ASSEGNATA<br />

da 3 a 4 5<br />

5 o più 10<br />

fino a 24 -<br />

25 o più 10<br />

si 5<br />

no -<br />

si 5<br />

no -<br />

nessuno -<br />

uno 5<br />

due 10<br />

tre o più 15<br />

si 5<br />

no -<br />

si 5<br />

no -<br />

si -<br />

no 5<br />

si 15<br />

no -<br />

si 5<br />

no -<br />

si 15<br />

no -<br />

5<br />

-<br />

33


Abbiamo suddiviso le strutture in tre livelli differenti:<br />

III livello: livello avanzato o strutture ad alta intensità di cura<br />

Valutazione: da 75 a 100<br />

Strutture che, secondo gli standard internazionali, soddisfano i requisiti minimi per<br />

risorse disponibili, interventi erogati e fattori organizzativi. Non è stata inclusa nella<br />

valutazione l’attività di formazione e di ricerca clinica<br />

II livello: livello intermedio<br />

Valutazione: da 50 a 74<br />

I livello: livello elementare o strutture a bassa intensità di cura<br />

Valutazione: da 0 a 49<br />

Livello caratterizzato da un marginale numero di risorse e da un modello organizzativo<br />

e di prestazioni erogate di tipo elementare. Le risorse mediche spesso svolgono<br />

questa attività a tempo parziale o sono consulenti esterni.<br />

Distribuzione Strutture di Terapia del Dolore di livello avanzato<br />

La distribuzione sul territorio nazionale delle strutture di terzo livello è risultata quindi:<br />

34<br />

1<br />

5<br />

2<br />

2<br />

8<br />

6<br />

2<br />

2<br />

3<br />

3<br />

1<br />

2<br />

1<br />

2<br />

0<br />

3<br />

5<br />

1<br />

2<br />

2


Il totale delle strutture di III livello di Terapia del Dolore corrisponde al 33,5% del<br />

totale nazionale delle strutture pubbliche e private accreditate.<br />

La distribuzione dei vari tipi di struttura pubblica e privata accreditata secondo livelli<br />

di cura è la seguente:<br />

NUMERO E TIPOLOGIA DELLE STRUTTURE ESISTENTI SUL TERRITORIO (DATO NAZIONALE)<br />

Numero delle strutture presenti sul territorio<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

3<br />

50<br />

9<br />

26<br />

Terzo livello Secondo livello Primo livello Totale<br />

Terzo livello:<br />

50 strutture; 38,5%<br />

Primo livello:<br />

54 strutture; 41,5%<br />

Strutture private accreditate<br />

Strutture pubbliche<br />

Tipologia della struttura<br />

TIPOLOGIA DELLE STRUTTURE PRESENTI SUL TERRITORIO<br />

STRUTTURE PUBBLICHE N°130 STRUTTURE PRIVATE ACCREDITATE N°28<br />

Secondo livello:<br />

26 strutture; 20%<br />

16<br />

54<br />

28<br />

130<br />

Secondo livello:<br />

9 strutture; 32,1%<br />

Primo livello:<br />

16 strutture; 57,1%<br />

Terzo livello:<br />

50 strutture; 36%<br />

Terzo livello:<br />

3 strutture; 10,7%<br />

35


NORD<br />

SUD E ISOLE CENTRO<br />

La seguente tabella riassume la distribuzione regionale dei vari tipi di struttura<br />

REGIONE Terzo livello<br />

36<br />

DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE STRUTTURE A SECONDA DELLA VALUTAZIONE<br />

STRUTTURE PUBBLICHE STRUTTURE PRIVATE ACCREDITATE TOTALE<br />

Secondo livello<br />

Primo livello<br />

Totale<br />

Terzo livello<br />

Friuli Venezia Giulia 2 1 1 4 - - - - 2 1 1 4<br />

Liguria 2 - 2 4 - 1 - 1 2 1 2 5<br />

Lombardia 7 8 5 20 1 1 3 5 8 9 8 25<br />

Piemonte 4 2 7 13 1 1 2 4 5 3 9 17<br />

Trentino Alto Adige 2 - 4 6 - - - - 2 - 4 6<br />

Val d'Aosta 1 - - 1 - - - - 1 - - 1<br />

Veneto 3 1 3 7 - 1 - 1 3 2 3 8<br />

Totale NORD 21 12 22 55 2 4 5 11 23 16 27 66<br />

In percentuale 38,2% 21,8% 40,0% 100,0% 18,2% 36,4% 45,5% 100,0% 34,8% 24,2% 40,9% 100,0%<br />

Abruzzo 2 1 1 4 - - - - 2 1 1 4<br />

Emilia Romagna 6 2 - 8 - 1 2 3 6 3 2 11<br />

Lazio 2 2 4 8 1 - 3 4 3 2 7 12<br />

Marche 1 1 2 4 - - - - 1 1 2 4<br />

Toscana 2 1 4 7 - 2 - 2 2 3 4 9<br />

Umbria 1 - 1 2 - - - - 1 - 1 2<br />

Totale CENTRO 14 7 12 33 1 3 5 9 15 10 17 42<br />

In percentuale 42,4% 21,2% 36,4% 100,0% 11,1% 33,3% 55,6% 100,0% 35,7% 23,8% 40,5% 100,0%<br />

Basilicata 1 1 - 2 - - - - 1 1 - 2<br />

Calabria 2 1 2 5 - 1 1 2 2 2 3 7<br />

Campania 5 1 6 12 - 1 2 3 5 2 8 15<br />

Molise - 1 - 1 - - - - - 1 - 1<br />

Puglia 2 2 6 10 - - 1 1 2 2 7 11<br />

Sardegna 2 - 4 6 - - 1 1 2 - 5 7<br />

Sicilia 3 1 2 6 - - 1 1 3 1 3 7<br />

Totale SUD E ISOLE 15 7 20 42 - 2 6 8 15 9 26 50<br />

In percentuale 35,7% 16,7% 47,6% 100,0% 0,0% 25,0% 75,0% 100,0% 30,0% 18,0% 52,0% 100,0%<br />

TOTALE NAZIONALE 50 26 54 130 3 9 16 28 53 35 70 158<br />

In percentuale 38,5% 20,0% 41,5% 100,0% 10,7% 32,1% 57,1% 100,0% 33,5% 22,2% 44,3% 100,0%<br />

Secondo livello<br />

Primo livello<br />

Totale<br />

Terzo livello<br />

Secondo livello<br />

Primo livello<br />

Totale


La seguente tabella rappresenta la distribuzione analitica, in base ai punteggi ottenuti,<br />

dove 100 rappresenta il punteggio massimo secondo i criteri adottati di classificazione.<br />

Numero delle strutture che<br />

hanno ottenuto la valutazione<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

1 C 3 C<br />

DIFFUSIONE DELLE STRUTTURE IN BASE ALLA VALUTAZIONE<br />

P = numero strutture pubbliche; C = numero strutture private accreditate<br />

Primo livello Secondo livello Terzo livello<br />

1 C 1 C<br />

4 C<br />

6 P 4 P 5 P 7 P 7 P 8 P 4 P 9 P 4 P 4 P 9 P 6 P<br />

1 C<br />

5 C<br />

La media calcolata sulle valutazioni delle 158 strutture è di 54,18 mentre la deviazione<br />

standard relativa σ% è pari al 53,5 %. La dispersione dei valori e quindi la<br />

disomogeneità delle strutture è grande, come è peraltro facilmente rilevabile anche<br />

dal grafico sopra riportato. La distribuzione dei diversi punteggi evidenzia che solo<br />

10 strutture (6,3%) tra quelle di livello avanzato hanno raggiunto un punteggio<br />

massimo di 100.<br />

5 C<br />

1 C<br />

2 C<br />

1 P<br />

1 C<br />

2 C<br />

1 C<br />

6 P 5 P 9 P 8 P 9 P 9 P 10 P<br />

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100<br />

Valutazione della struttura (min 0 max 100)<br />

37


SUD E ISOLE CENTRO NORD<br />

Raffrontando invece le strutture con la popolazione residente abbiamo questi dati:<br />

REGIONE Residenti<br />

38<br />

NUMERO DI STRUTTURE DI TERAPIA DEL DOLORE PER 250.000 RESIDENTI<br />

Numero<br />

strutture<br />

x 250.000<br />

residenti<br />

Numero x 250.000 Numero x 250.000 Numero x 250.000<br />

strutture residenti strutture residenti strutture residenti<br />

Friuli Venezia Giulia 1.222.061 2 0,41 1 0,20 1 0,20 4 0,82<br />

Liguria 1.609.822 2 0,31 1 0,16 2 0,31 5 0,78<br />

Lombardia 9.642.406 8 0,21 9 0,23 8 0,21 25 0,65<br />

Piemonte e Val d'Aosta 4.527.245 6 0,33 3 0,17 9 0,50 18 0,99<br />

Trentino Alto Adige 1.007.267 2 0,50 - 0,00 4 0,99 6 1,49<br />

Veneto 4.832.340 3 0,16 2 0,10 3 0,16 8 0,41<br />

Totale NORD 22.841.141 23 0,25 16 0,18 27 0,30 66 0,72<br />

Abruzzo 1.323.987 2 0,38 1 0,19 1 0,19 4 0,76<br />

Emilia Romagna 4.275.802 6 0,35 3 0,18 2 0,12 11 0,64<br />

Lazio 5.561.017 3 0,13 2 0,09 7 0,31 12 0,54<br />

Marche 1.553.063 1 0,16 1 0,16 2 0,32 4 0,64<br />

Toscana 3.677.048 2 0,14 3 0,20 4 0,27 9 0,61<br />

Umbria 884.450 1 0,28 - 0,00 1 0,28 2 0,57<br />

Totale CENTRO 17.275.367 15 0,22 10 0,14 17 0,25 42 0,61<br />

Basilicata 591.001 1 0,42 1 0,42 - 0,00 2 0,85<br />

Calabria 2.007.707 2 0,25 2 0,25 3 0,37 7 0,87<br />

Campania 5.811.390 5 0,22 2 0,09 8 0,34 15 0,65<br />

Molise 320.838 - 0,00 1 0,78 - 0,00 1 0,78<br />

Puglia 4.076.546 2 0,12 2 0,12 7 0,43 11 0,67<br />

Sardegna 1.665.617 2 0,30 - 0,00 5 0,75 7 1,05<br />

Sicilia 5.029.683 3 0,15 1 0,05 3 0,15 7 0,35<br />

Totale SUD E ISOLE 19.502.782 15 0,19 9 0,12 26 0,33 50 0,64<br />

TOTALE NAZIONALE 59.619.290<br />

RIEPILOGO NAZIONALE<br />

(59.619.290 residenti) Numero strutture<br />

Terzo livello<br />

53<br />

Secondo livello<br />

35<br />

Primo livello<br />

70<br />

Totale<br />

158<br />

Terzo livello Secondo livello Primo livello Totale strutture<br />

Dalla tabella si evidenzia che il numero di strutture è inadeguato a soddisfare il fabbisogno<br />

di cura delle persone. Infatti abbiamo un totale di 0,66 strutture per<br />

250.000 residenti, ma solo 0,22 strutture di livello avanzato per 250.000 residenti.<br />

Per 250.000<br />

residenti<br />

0,22<br />

0,15<br />

0,29<br />

0,66


Distribuzione regionale delle strutture di III livello per 250.000 residenti:<br />

Numero strutture<br />

Distribuzione regionale delle strutture per 250.000 residenti per i tre livelli di cura:<br />

Numero strutture<br />

0,60<br />

0,50<br />

0,40<br />

0,30<br />

0,20<br />

0,10<br />

0,00<br />

1,60<br />

1,40<br />

1,20<br />

1,00<br />

0,80<br />

0,60<br />

0,40<br />

0,20<br />

0,00<br />

0,41<br />

Friuli Venezia Giulia<br />

0,20<br />

0,20<br />

0,41<br />

Friuli Venezia Giulia<br />

0,31<br />

Liguria<br />

0,31<br />

0,16<br />

0,31<br />

Liguria<br />

0,21<br />

Lombardia<br />

0,21<br />

0,23<br />

0,21<br />

Lombardia<br />

0,50<br />

0,17<br />

0,33<br />

Piemonte e Val d'Aosta<br />

STRUTTURE DI TERZO LIVELLO PER 250.000 RESIDENTI<br />

0,33<br />

0,50<br />

Trentino Alto Adige<br />

Piemonte e Val d'Aosta<br />

0,99<br />

0,50<br />

Trentino Alto Adige<br />

0,16<br />

Veneto<br />

0,16<br />

0,10<br />

0,16<br />

Veneto<br />

Abruzzo<br />

0,38<br />

0,37<br />

0,19 0,75<br />

0,19<br />

Abruzzo<br />

0,35<br />

Emilia Romagna<br />

0,12<br />

0,18<br />

0,38 0,35<br />

Emilia Romagna<br />

0,13<br />

Lazio<br />

NUMERO TOTALE DI STRUTTURE DI I/II/III LIVELLO<br />

DI TERAPIA DEL DOLORE PER 250.000 RESIDENTI<br />

0,31<br />

0,09<br />

0,32 0,27<br />

0,16 0,20<br />

0,13 0,16 0,14<br />

Lazio<br />

0,16<br />

Marche<br />

Marche<br />

0,14<br />

Toscana<br />

Toscana<br />

Umbria<br />

0,28<br />

Terzo livello Secondo livello<br />

Primo livello Media nazionale (totale)<br />

0,28<br />

0,28<br />

Umbria<br />

Basilicata<br />

0,42<br />

0,42<br />

0,42<br />

Basilicata<br />

0,25<br />

Calabria<br />

0,25<br />

Calabria<br />

Campania<br />

0,22<br />

0,09<br />

0,25 0,22<br />

Campania<br />

0,00<br />

Molise<br />

Strutture di 3° livello<br />

per 250.000 residenti<br />

0,34 0,43<br />

0,78<br />

Molise<br />

Media nazionale<br />

Puglia<br />

0,12<br />

0,12<br />

0,12<br />

Puglia<br />

0,30<br />

0,30<br />

Sardegna<br />

0,15<br />

Sardegna<br />

Sicilia<br />

0,15<br />

0,05<br />

0,15<br />

Sicilia<br />

39


RISORSE UMANE E SERVIZI DI TERAPIA DEL DOLORE<br />

RISORSE MEDICHE DEDICATE CONFRONTATE<br />

CON LA POPOLAZIONE RESIDENTE<br />

40<br />

Regione Residenti Totale medici<br />

TOTALE NORD<br />

dedicati<br />

Medici<br />

dedicati per<br />

250.000<br />

residenti<br />

Friuli Venezia Giulia 1.222.061 6 1,2<br />

Liguria 1.609.822 12 1,9<br />

Lombardia 9.642.406 50 1,3<br />

Piemonte e Val d'Aosta 4.527.245 33 1,8<br />

Trentino Alto Adige 1.007.267 8 2,0<br />

Veneto 4.832.340 12 0,6<br />

22.841.141 121 1,3<br />

Abruzzo<br />

1.323.987 10 1,9<br />

Emilia Romagna<br />

4.275.802 15 0,9<br />

Lazio<br />

5.561.017 23 1,0<br />

Marche<br />

1.553.063 9 1,4<br />

Toscana<br />

3.677.048 17 1,2<br />

Umbria<br />

884.450 4 1,1<br />

TOTALE CENTRO 17.275.367 78 1,1<br />

Basilicata 591.001 5 2,1<br />

Calabria 2.007.707 14 1,7<br />

Campania 5.811.390 25 1,1<br />

Molise 320.838 1 0,8<br />

Puglia 4.076.546 19 1,2<br />

Sardegna 1.665.617 9 1,4<br />

Sicilia 5.029.683 17 0,8<br />

TOTALE SUD E ISOLE 19.502.782 90 1,2<br />

TOTALE NAZIONALE 59.619.290 289 1,21


Analisi delle risorse mediche<br />

dedicate alla cura<br />

delle sindromi dolorose<br />

Dalla tabella si evidenzia che il numero esiguo di medici completamente dedicati alla<br />

cura delle sindromi dolorose croniche corrisponde a 1,21 medici per 250.000<br />

residenti su scala nazionale, senza variazioni significative tra le tre macroaree geografiche.<br />

41


42<br />

Medici dedicati<br />

RAPPORTO TRA LE STRUTTURE CHE TRATTANO TUTTE LE PATOLOGIE<br />

E IL NUMERO DI MEDICI DEDICATI<br />

N° strutture<br />

che trattano tutte<br />

le sindromi<br />

dolorose<br />

N° strutture<br />

che trattano una<br />

o più sindromi<br />

Percentuale dolorose benigne Percentuale<br />

Totale delle<br />

strutture Percentuale<br />

nessun medico 12 9,0% 11 44,0% 23 14,6%<br />

1 medico 30 22,6% 9 36,0% 39 24,7%<br />

2 medici 48 36,1% 5 20,0% 53 33,5%<br />

3 medici 29 21,8% 0 0,0% 29 18,4%<br />

4 medici 13 9,8% 0 0,0% 13 8,2%<br />

5 medici 1 0,8% 0 0,0% 1 0,6%<br />

Totale 133 100,0% 25 100,0% 158 100,0%<br />

Strutture di Terapia<br />

del Dolore che trattano<br />

sindromi dolorose:<br />

133 strutture; 84,2%<br />

Strutture di Terapia<br />

del Dolore che trattano una o più<br />

sindromi dolorose benigne:<br />

25 strutture; 15,8%<br />

NUMERO DI MEDICI PER STRUTTURE<br />

CHE TRATTANO TUTTE LE PATOLOGIE<br />

nessun medico:<br />

12 strutture; 9,0%<br />

1 medico:<br />

30 strutture; 22,6%<br />

2 medici:<br />

48 strutture; 36,1%<br />

3 medici:<br />

29 strutture; 21,8%<br />

4 medici o piú:<br />

14 strutture; 10,6%


Tipologia degi specialisti nelle Strutture di Terapia del Dolore<br />

Rispetto alle risorse mediche dedicate alla cura del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>, di seguito vengono<br />

rappresentate le percentuali dei diversi specialisti.<br />

Gli specialisti maggiormente rappresentativi in termini numerici appartengono a Anestesia<br />

e Rianimazione; si è riscontrato la presenza di almeno un medico anestesista<br />

nel 87,4% dei casi; invece gli specialisti delle altre discipline sono presenti in numero<br />

minore e si distribuiscono equamente.<br />

PRESENZA DEI DIVERSI TIPI DI SPECIALISTI<br />

Strutture con almeno<br />

uno specialista in<br />

anestesia e rianimazione<br />

Strutture con almeno<br />

uno psicologo<br />

Strutture con almeno<br />

uno specialista<br />

di altri settori<br />

Totale strutture analizzate 158 127 80,4% 67 42,4% 79 50,0%<br />

Strutture con almeno un medico<br />

dedicato alla terapia del <strong>dolore</strong> 135 118 87,4% 67 49,6% 76 56,3%<br />

DIFFUSIONE DEGLI ANESTESISTI/RIANIMATORI ALL’INTERNO<br />

DELLE STRUTTURE CON ALMENO UN MEDICO DEDICATO<br />

Senza anestesisti / Rianimatori:<br />

17 strutture; 12,6%<br />

Con psicologi:<br />

67 strutture; 49,6%<br />

Con anestesisti / Rianimatori:<br />

118 strutture; 87,4%<br />

DIFFUSIONE DEGLI PSICOLOGI ALL’INTERNO<br />

DELLE STRUTTURE CON ALMENO UN MEDICO DEDICATO<br />

Senza psicologi:<br />

68 strutture; 50,4%<br />

43


44<br />

Anestesisti / rianimatori<br />

e altri specialisti:<br />

14 strutture; 10,4%<br />

Anestesisti / rianimatori<br />

e psicologi:<br />

10 strutture; 7,4%<br />

STAFF MEDICO NELLE STRUTTURE<br />

CON PERSONALE DEDICATO ALLA TERAPIA DEL DOLORE<br />

Solo anestesisti / rianimatori:<br />

37 strutture; 27,4%<br />

Anestesisti / rianimatori;<br />

psicologi e altri specialisti:<br />

57 strutture; 42,2%<br />

Solo altri specialisti:<br />

5 strutture; 3,7%<br />

Altro:<br />

12 strutture; 8,9%


Dall’indagine condotta si osserva che le Strutture di Terapia del Dolore che trattano<br />

anche le sindromi dolorose pediatriche sono 39 (24,7%), mentre l’utilizzo<br />

di tecniche integrative a scopo antalgico si è riscontrato in 8 Strutture (5,1%)<br />

Posti letto in regime di ricovero ordinario specifici per le Strutture di Terapie<br />

del Dolore.<br />

Un dato significativo emerso dall’indagine è che raramente vi sono posti letto in<br />

regime di ricovero per le Strutture di Terapia del Dolore specifici e riconosciuti<br />

come tali dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Nella realtà, quando le persone<br />

hanno sindromi dolorose complesse ed è necessario il ricovero ordinario per diagnosi<br />

e/o cura, ci si avvale di posti letto di altre strutture specialistiche.<br />

Tutto ciò è dovuto al fatto che le sindromi dolorose vengono considerate sempre<br />

come sintomo secondario di una malattia primaria e non la malattia primaria<br />

come frequentemente e realmente si osserva.<br />

45


Le due tabelle qui di seguito confrontano rispettivamente:<br />

il numero di ore ambulatoriali settimanali nelle strutture italiane a confronto con<br />

un modello internazionale<br />

il numero dei medici dedicati con i giorni di apertura settimanale degli ambulatori<br />

Ore di apertura settimanali<br />

46<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

Numero medici dedicati<br />

Normativa scozzese: apertura per 40 ore settimanali (8 ore/giorno)<br />

34,1%<br />

RAFFRONTO TRA GLI ORARI DI APERTURA<br />

DEGLI AMBULATORI ITALIANI E LE NORMATIVE SCOZZESI<br />

17,1%<br />

statistica effttuata sulle 123 strutture che<br />

hanno comunicato gli orari di apertura<br />

dell'ambulatorio<br />

33 strutture hanno un ambulatorio ma<br />

non hanno comunicato gli orari di apertura<br />

2 strutture sono prive di ambulatorio<br />

0<br />

1 6 11 16 21 26 31 36 41 46 51 56 61 66 71 76 81 86 91 96 101 106 111 116 121<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

1<br />

2<br />

4<br />

14<br />

12<br />

1<br />

1<br />

8,9%<br />

Numero delle strutture e percentuale sul campione<br />

4<br />

6<br />

8<br />

3 7<br />

5<br />

13<br />

4<br />

2<br />

3<br />

8<br />

1<br />

6,5% 6,5%<br />

1<br />

10<br />

15<br />

19<br />

12<br />

6,5%<br />

4,9%<br />

CONFRONTO TRA NUMERO MEDICI DEDICATI, GIORNI APERTURA SETTIMANALE<br />

DEGLI AMBULATORI E NUMERO STRUTTURE<br />

Dato non<br />

disponibile<br />

0<br />

Strutture<br />

senza<br />

ambulatorio<br />

1 2 3 4 5 6<br />

Giorni apertura settimanale ambulatorio<br />

7<br />

2


SUD E ISOLE CENTRO NORD<br />

Infine si è valutata l’accessibilità ai servizi contattando telefonicamente le strutture,<br />

effettuando un massimo di tre chiamate per ciascuna struttura e con un tempo di<br />

attesa massimo di 20 minuti per ogni chiamata.<br />

La ricerca di informazioni è stata simulata come se una persona affetta da una sindrome<br />

dolorosa cercasse direttamente di acquisire informazioni riguardanti l’organizzazione<br />

e le prestazioni erogate da una Struttura di Terapia del Dolore.<br />

I risultati sono stati i seguenti:<br />

Tempo di attesa medio su max 20’ Numero medio di chiamate (max 3)<br />

Nord 13’01”<br />

Centro 15’58”<br />

Sud 16’07”<br />

REGIONE<br />

Strutture<br />

di Terapia<br />

del Dolore<br />

ACCESSIBILITÀ ALLE STRUTTURE<br />

Con numero<br />

di telefono diretto<br />

1,8 chiamate<br />

2,1 chiamate<br />

2,2 chiamate<br />

Con Sito Internet<br />

Con Centro Unico<br />

di Prenotazione<br />

Friuli Venezia Giulia 4 4 100,0% 3 75,0% 4 100,0%<br />

Liguria 5 5 100,0% 4 80,0% 3 60,0%<br />

Lombardia 25 24 96,0% 23 92,0% 18 72,0%<br />

Piemonte e Val d'Aosta 18 16 88,9% 14 77,8% 10 55,6%<br />

Trentino Alto Adige 6 4 66,7% 3 50,0% 3 50,0%<br />

Veneto 8 7 87,5% 7 87,5% 6 75,0%<br />

Totale NORD 66 60 90,9% 54 81,8% 44 66,7%<br />

Abruzzo 4 3 75,0% 3 75,0% 3 75,0%<br />

Emilia Romagna 11 10 90,9% 10 90,9% 7 63,6%<br />

Lazio 12 12 100,0% 10 83,3% 7 58,3%<br />

Marche 4 2 50,0% 2 50,0% 2 50,0%<br />

Toscana 9 6 66,7% 6 66,7% 4 44,4%<br />

Umbria 2 2 100,0% 1 50,0% 2 100,0%<br />

Totale CENTRO 42 35 83,3% 32 76,2% 25 59,5%<br />

Basilicata 2 2 100,0% 2 100,0% 2 100,0%<br />

Calabria 7 6 85,7% 5 71,4% 4 57,1%<br />

Campania 15 13 86,7% 12 80,0% 10 66,7%<br />

Molise 1 1 100,0% 1 100,0% 1 100,0%<br />

Puglia 11 9 81,8% 9 81,8% 8 72,7%<br />

Sardegna 7 4 57,1% 4 57,1% 3 42,9%<br />

Sicilia 7 6 85,7% 6 85,7% 4 57,1%<br />

Totale SUD E ISOLE 50 41 82,0% 39 78,0% 32 64,0%<br />

RIEPILOGO NAZIONALE 158 136 86,1% 125 79,1% 101 63,9%<br />

47


DISCUSSIONE


DISCUSSIONE<br />

Questo studio descrittivo condotto dalla NOPAIN Onlus evidenzia come in Italia le<br />

Strutture di Terapia del Dolore siano molto disomogenee tra loro sia per quanto<br />

riguarda la loro denominazione sia per ciò che concerne la loro organizzazione e le<br />

prestazioni erogate. Questa situazione genera fraintendimenti e difficoltà nella<br />

gestione del problema del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> per la mancanza di indirizzi e percorsi<br />

comuni con conseguente disorientamento nelle persone sofferenti in cerca di aiuto.<br />

L’aspetto più significativo che emerge dall’analisi dei dati è il numero marginale di<br />

risorse dedicate che caratterizza tali Strutture ; è infatti molto basso il numero di specialisti<br />

e ciò limita la possibilità di attuare interventi complessi e di organizzare in<br />

maniera ottimale le attività a vari livelli sia nella ricerca clinica che nello sviluppo tecnologico.<br />

I modelli e le esperienze internazionali auspicano un approccio stepped<br />

care dove la gestione della persona con <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> avviene per livelli: più<br />

aumenta la complessità del bisogno di cure, maggiori sono le risorse impiegate.<br />

In questo modo si classificano quelle strutture in grado di rispondere in modo adeguato<br />

alla domanda di cura algologica complessa.<br />

L’ indagine ha evidenziato come nella maggior parte delle nostre Strutture non via<br />

sia un’equipe multidisciplinare strutturata e non vi sia un sufficiente sviluppo di progetti<br />

di ricerca e di piani formativi oltre che assistenziali.<br />

È emerso inoltre che nelle stesse strutture di Terapia del Dolore raramente esistono<br />

posti letto dedicati e riconosciuti come tali dal SSN. All’occorrenza ci si avvale di posti<br />

letto presso altre divisioni specialistiche in caso di ricovero ordinario per diagnosi e/o<br />

cura di sindromi dolorose complesse.<br />

Il nostro intento è quello di informare l’opinione pubblica su tali problematiche; é<br />

quello di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni ad una analisi del problema e dei<br />

vantaggi economici e sociali che derivano dal trattamento del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>.<br />

Obiettivo ultimo e fondamentale è quello di migliorare la qualità di vita delle persone<br />

riducendo sofferenze inutili.<br />

49


RIASSUNTO<br />

L’ indagine descrittiva condotta dalla NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura<br />

della Malattia Dolore ha lo scopo di cercare di classificare, per livelli di cura secondo<br />

standard internazionali, le Strutture di Terapia del Dolore presenti sul territorio italiano.<br />

Le strutture sono state selezionate prendendo come riferimento gli elenchi<br />

regionali e ministeriali. Si è voluto fare la fotografia dell’esistente con un questionario<br />

formulato come se qualsiasi persona con <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> necessitasse di acquisire<br />

informazioni sulle Strutture di Terapia del Dolore; i dati raccolti sono stati elaborati<br />

in modo anonimo.<br />

Il questionario è stato creato affinchè si evidenziassero le caratteristiche organizzative<br />

delle strutture, con lo scopo di classificarne i livelli di cura erogati: primo livello<br />

(elementare), secondo livello (intermedio), terzo livello (avanzato).<br />

Le variabili valutate di tipo organizzativo in particolare per la classificazione del III<br />

livello (livello avanzato) hanno tenuto conto dei criteri minimi riscontrati in letteratura,<br />

escludendo la valutazione della attività di ricerca e di formazione.<br />

Le strutture totali selezionate sono state 184; di queste le 26 strutture dedicate unicamente<br />

alla cura delle sindromi dolorose oncologiche non sono state oggetto di<br />

analisi, diversamente dalle 25 dedicate al trattamento di una o più patologie degenerative<br />

benigne. Dalla valutazione analitica delle 53 strutture di livello avanzato<br />

(pari al 33,5% del totale delle 158 Strutture studiate), si evince che sono poche quelle<br />

che possono assumere in termini organizzativi e di risorse umane le caratteristiche<br />

vere e proprie di Centro Multidisciplinare del Dolore secondo standard internazionali.<br />

Le risorse mediche dedicate su scala nazionale sono esigue: 1,21 medici per 250.000<br />

residenti cosi come la distribuzione del totale delle stesse 0,66 strutture per 250.000<br />

residenti.<br />

50


I dati sono omogenei sia per quanto riguarda il rapporto risorse/popolazione residente<br />

e sia per quanto riguarda la distribuzione delle strutture sul territorio nazionale.<br />

La Specializzazione prevalente delle risorse mediche è Anestesia e Rianimazione; c’è<br />

almeno un medico Anestesista nell’ 87,4% delle strutture.<br />

La variegata denominazione delle stesse strutture testimonia la necessità di introdurre<br />

sul territorio nazionale degli standard definiti al fine di classificare “chi fa che<br />

cosa” e soprattutto orientare le persone in base al loro bisogno di cure per il <strong>dolore</strong><br />

<strong>cronico</strong>. La confusione esistente in Italia tra Terapia del Dolore e Cure Palliative non<br />

aiuta certamente l’orientamento delle persone.<br />

L’impegno della NOPAIN Onlus nel produrre il primo Libro Bianco delle Strutture di<br />

Terapia del Dolore in Italia, ha come scopo quello di favorire:<br />

un maggiore sviluppo di modelli organizzativi con risorse dedicate in un numero<br />

adeguato<br />

percorsi diagnostici terapeutici e assistenziali per la malattia <strong>dolore</strong><br />

processi formativi adeguati<br />

una maggiore consapevolezza delle persone che hanno bisogno di cura<br />

Tutto questo è necessario per cercare di migliorare la cura del <strong>dolore</strong> <strong>inutile</strong> in tante<br />

persone che soffrono.<br />

51


Bibliografia<br />

- Gardini A. 2004, “Verso la qualità”, Centro Scientifico Editore<br />

- Donabedian A., 1990, La qualità dell’assistenza sanitaria. Principi e metodologie di valutazione. La nuova Italia Scientifica,<br />

Roma<br />

- The Canadian Pain Society, 2005, “Accreditation Pain standard”<br />

- The Royal College of Anaesthatists, “Guidance on the provision of anaesthetic Chronic Pain Management”<br />

- The Royal College of Anaesthatists and the Pain Society, 2003, Pain Management service: good practice”<br />

- Dobkin P., Boothroyd L., 2008, “Organizing health services for patients with chronic pain: when there is a will, there is a<br />

way”, Pain Medicine, vol. 9, N° 7.<br />

- Fullen et al., “The need for a national strategy for chronic pain management in Ireland”, Irish Journal of Medical Sciente,<br />

vol. 175, n°2<br />

- The Association of Anaesthetists of Great Britain and Ireland and the Pain Society, 1997, “Provision of Pain Services”<br />

- Mc Ewen J., 2004, “Chronic Pain Services in Scotland”<br />

- International Association for the study of pain (IASP), “Desiderable characteristics for pain treatment facilities”<br />

- The American Pain Foundation, “A reporter’s guide: covering pain and its management” (www.painfoundation.org)<br />

- Haute Autoritè de Santè (HAS), “Recommandations. Douleur chronique: reconnaitre le syndrome douleurreux chronique<br />

l’èvaluer et orienter le patient”, December 2008 (www.has-sante.fr)<br />

- National Specialised Services Definitions Set: Definition n°31: Specialised Pain Management Services. DH, 2002<br />

(www.dh.gov.uk/assetRoot/04/01/96/12/04019612.pdf)<br />

- www.jcaho.org<br />

- www.ministerosalute.it<br />

- www.istat.it<br />

52


INDICE<br />

pag 5 Prefazione<br />

pag 10 Introduzione<br />

Perché è nata la NOPAIN Onlus<br />

pag 13 Perché un Libro Bianco sul Dolore Cronico<br />

Malattia Dolore<br />

pag 16 Dolore Cronico<br />

Definizione<br />

pag 21 Raccomandazioni e Modelli Organizzativi<br />

pag 24 Materiali e metodi<br />

L’indagine<br />

pag 29 Risultati<br />

pag 49 Discussione<br />

pag 50 Riassunto<br />

pag 52 Risorse Bibliografiche


NOPAIN Onlus<br />

Associazione Italiana<br />

per la cura della Malattia Dolore<br />

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Sede legale:<br />

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