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consensus statement sulle urgenze endoscopiche non ... - SIGENP

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CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

a cura di Claudio Romano<br />

PROGETTO AIRONE<br />

Coordinatori<br />

Pietro Betalli Padova<br />

Alfredo Rossi Milano<br />

Panel<br />

Giuseppe Bacis Bergamo Diego Falchetti Brescia<br />

Marta Bini Milano Maria Luisa Farina Bergamo<br />

Osvaldo Borrelli Roma Pier Giorgio Gamba Padova<br />

Cesare Cutrone Padova Paolo Gandullia Genova<br />

Luigi Dall’Oglio Roma Giuliano Lombardi Pescara<br />

Gianluigi de Angelis Parma Filippo Torroni Roma<br />

Paola De Angelis Roma<br />

Hanno collaborato alla stesura dei Capitoli:<br />

Società Italiana di Gastroenterologia<br />

Epatologia e Nutrizione Pediatrica<br />

L’ingestione<br />

di sostanze<br />

caustiche<br />

L’ingestione<br />

di corpi<br />

estranei<br />

2008<br />

Pietro Antonuccio (Messina), Vito Briganti (Roma), Marco Brunero (Novara),<br />

Marisa Calacoci (Ferrara), Giovanni Di Nardo (Roma), Giorgio Fava (Milano),<br />

Roberto Gesmundo (Torino), Maddalena Gibelli (Milano), Graziella Guariso (Padova),<br />

Cristina Host (Ferrara), Maria Teresa Illiceto (Pescara), Antonio La Riccia (Cosenza),<br />

Mauro Longaroni (Foligno), Roberto Lo Piccolo (Firenze), Francesco Macchini (Milano),<br />

Saverio Marrello (Cosenza), Alberto Merighi (Modena), Loris Mirri (Padova),<br />

Philippe Molle (Roma), Simona Montalto (Messina), Alessandro Pane (Roma),<br />

Zenia Pirone (Milano), Carmelo Romeo (Messina), Erminia Francesca Romeo (Roma),<br />

Tamara Sabbi (Roma), Giovanni Scalfari (Messina), Vincenzo Tomaselli (Milano)


2<br />

prefazione<br />

Il Consensus Statement sulla gestione delle <strong>urgenze</strong> <strong>endoscopiche</strong> in età<br />

pediatrica presuppone la trattazione di 2 capitoli maggiori costituiti da:<br />

l’ingestione di sostanze caustiche (ISC)<br />

l’ingestione di corpi estranei (ICE).<br />

Nella trattazione del capitolo sull’ISC, l’obiettivo è stato quello di definire le<br />

indicazioni sul primo approccio e successivo trattamento di questa patologia.<br />

Nei vari capitoli sono descritti ed analizzati in modo sequenziale tutti gli<br />

aspetti inerenti all’ingestione di caustici, dall’evento traumatico al trattamento<br />

definitivo sino alle modalità di follow-up allo scopo di uniformare ed<br />

ottimizzare l’approccio.<br />

Particolare attenzione è stata posta, grazie alla collaborazione del Centro<br />

Antiveleni di Bergamo, alla descrizione delle caratteristiche chimiche delle<br />

varie sostanze oltre che della loro potenziale lesività. I vari percorsi diagnostico-terapeutici<br />

sono stati riassunti nel capitolo 8 a fine trattazione<br />

mediante flow-charts illustrative.<br />

Anche l’ICE - come quella di sostanze caustiche - rappresenta un rischio<br />

per il bambino, in particolare durante la prima infanzia. In questo tipo di urgenza,<br />

la tecnica endoscopica consente di risolvere nella gran parte il problema.<br />

Il management del bambino che si presenta al Pronto Soccorso per ingestione<br />

di CE si deve svolgere attraverso una sequenza logica di interventi<br />

diagnostici e operativi:<br />

raccolta dei dati anamnestici<br />

esame clinico<br />

indagini radiologiche<br />

valutazione anestesiologica<br />

pianificazione dell’endoscopia<br />

eventuale intervento chirurgico.<br />

OBIETTIVI<br />

1. Sviluppo e stesura delle Linee Guida.<br />

2. Definizione e rapporto tra evidenze e raccomandazioni.<br />

CONFLITTO DI INTERESSI<br />

Non è presente e <strong>non</strong> è stato dichiarato alcun conflitto d’interesse da parte degli<br />

esperti e dei partecipanti al Panel.


il consenso informato<br />

ingestione di sostanze caustiche<br />

sommario<br />

capitolo1 Introduzione ed epidemiologia pag. 8<br />

capitolo2 Definizione, caratteristiche e classificazione<br />

delle sostanze caustiche pag. 10<br />

capitolo3 La fisiopatologia del danno<br />

da agente caustico pag. 16<br />

capitolo4 L’approccio clinico al bambino<br />

che ha ingerito una sostanza caustica pag. 19<br />

capitolo5 Ingestione di sostanza caustica:<br />

l’endoscopia delle vie digestive pag. 23<br />

capitolo6 Il ruolo dell’endoscopia delle vie aeree<br />

nell’ingestione di caustici in età pediatrica pag. 26<br />

capitolo7 La terapia delle lesioni da caustici pag. 29<br />

capitolo8 Flow-charts pag. 39<br />

bibliografia pag. 42<br />

ingestione di corpi estranei<br />

pag. 5<br />

capitolo1 Valutazione in Pronto Soccorso<br />

e indagini preliminari pag. 46<br />

capitolo2 Indicazioni all’urgenza e timing endoscopico pag. 51<br />

capitolo3 Tecniche <strong>endoscopiche</strong> di rimozione<br />

dei corpi estranei pag. 58<br />

capitolo4 Logistica e caratteristiche<br />

della sala endoscopica pag. 65<br />

capitolo5 Staff medico e personale infermieristico pag. 67<br />

capitolo6 Il ruolo del chirurgo pag. 68<br />

bibliografia pag. 70<br />

3


Il consenso informato<br />

IN ENDOSCOPIA DIAGNOSTICA E OPERATIVA<br />

Paolo Gandullia<br />

pag. 5<br />

Questo capitolo riguarda sia la sezione dei caustici che quella<br />

dei corpi estranei.<br />

Abbiamo ritenuto doveroso inserire questa appendice,<br />

considerando come la procedura di consenso in endoscopia<br />

(e <strong>non</strong> solo) sia oggi un obbligo etico per tutti gli operatori.<br />

Il consenso informato (CI), anche in riferimento all’età pediatrica,<br />

è il principio che assegna al medico l’obbligo di informare<br />

i genitori dei pazienti su ogni rischio o possibile danno<br />

in caso di trattamenti, test o ricerche.<br />

Il CI viene ottenuto esplicitando ai genitori il rapporto rischio/beneficio<br />

di tutte le fasi diagnostiche e terapeutiche cui<br />

il bambino verrà sottoposto.<br />

Le attuali disposizioni di legge <strong>non</strong> specificano che il CI debba essere<br />

obbligatoriamente raccolto in forma scritta. È tuttavia buona norma,<br />

anche in senso cautelativo, predisporre un modulo cartaceo<br />

per il CI. Tale forma infatti presenta innegabili vantaggi:<br />

integra (anche se <strong>non</strong> lo sostituisce) il corretto processo informativo<br />

(art. 30 Cod. Deontologico);<br />

contiene informazioni già vagliate e codificate e perciò sicuramente<br />

corrette;<br />

consente una miglior analisi in caso di procedure complesse;<br />

può essere utile sotto il profilo probatorio;<br />

è una esigenza del diritto e della giurisprudenza.<br />

È ben noto che l’endoscopia, specie se operativa, costituisce<br />

una procedura complessa, caratterizzata da peculiarità esecutive<br />

e da rischi:<br />

è invasiva e potenzialmente rischiosa in ogni sua fase;<br />

è soggettiva nella esecuzione ed interpretazione;<br />

consenso<br />

informato<br />

5


6<br />

consenso informato<br />

può mutare da diagnostica in terapeutica in corso d’opera:<br />

paziente e parenti <strong>non</strong> sono preparati all’eventualità di una<br />

complicanza, <strong>non</strong> la comprendono, né l’accettano. Da ciò<br />

la necessità di un colloquio molto articolato con i genitori<br />

del bambino, nel quale siano rese note, in forma semplice,<br />

serena e completa tutte le ragioni dell’intervento, la descrizione<br />

delle procedure, le possibili complicanze e le soluzioni<br />

terapeutiche in caso di complicanza.<br />

Il riquadro seguente suggerisce una traccia degli elementi essenziali<br />

che dovrebbero costituire il modulo di consenso: ogni<br />

singolo ospedale potrà adattare il modulo alla propria realtà<br />

operativa.<br />

ELEMENTI DA INDICARE NEL MODULO DI CONSENSO<br />

Le condizioni del paziente.<br />

Il trattamento proposto (endoscopia operativa).<br />

Eventuali chiarimenti sulla tecnica.<br />

I potenziali benefici.<br />

I possibili problemi legati alla procedura.<br />

Le probabilità di successo.<br />

Le possibili alternative.<br />

I possibili esiti del <strong>non</strong> trattamento.<br />

s<br />

us<br />

s<br />

us


ostanze ostanze<br />

tiche tiche<br />

sostanze sostanze<br />

caustich<br />

ingestione di sostanze caustiche<br />

caustich7


capitolo<br />

1<br />

8<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Introduzione ed epidemiologia<br />

Pietro Betalli<br />

L’ingestione di sostanze caustiche rappresenta un’evenienza relativamente frequente in età<br />

pediatrica: a differenza che nella popolazione adulta, si verifica quasi esclusivamente per<br />

cause accidentali. Tale evento si verifica in bambini di età compresa tra i 2-4 anni, ovvero<br />

quando il bambino comincia a muoversi in modo autonomo ed impara a conoscere gli oggetti<br />

che lo circondano mettendoli in bocca. Questa è l’età in cui i bambini sono “nosy”, un<br />

po’ ficcanaso, e portano alla bocca qualsiasi cosa. Negli ultimi anni il numero di bambini<br />

con gravi lesioni esofago-gastriche<br />

da ingestione di sostanze<br />

caustiche si è sensibilmente ridotto;<br />

i prodotti potenzialmente<br />

caustici attualmente in commercio<br />

presentano dispositivi di<br />

chiusura a prova di bambino e<br />

vengono preparati a concentrazioni<br />

inferiori rispetto al passato<br />

Fig. 1. I bambini valutati in<br />

Pronto Soccorso in seguito all’ingestione<br />

di sostanza caustica so-<br />

no ancora tanti, ma fortunatamente<br />

solo una piccola (ma <strong>non</strong><br />

trascurabile) percentuale di essi<br />

si presenta in gravi condizioni.<br />

Fig. 1 Distribuzione dei ricoveri per ingestione di sostanza<br />

caustica (popolazione adulta e pediatrica) sul territorio<br />

nazionale<br />

Nel biennio 2005-2006 il Gruppo di Endoscopia della Società Italiana di Gastroenterologia<br />

Epatologia e Nutrizione Pediatrica (<strong>SIGENP</strong>), ha svolto uno studio osservazionale multicentrico<br />

sull’ingestione di sostanze caustiche nella popolazione pediatrica. All’iniziativa<br />

hanno aderito molti centri di endoscopia pediatrica italiani Fig. 2; lo studio ha permesso la<br />

Fig. 2 Centri partecipanti allo studio (n. pazienti arruolati in percentuale per singolo centro)


accolta di dati epidemiologici, clinici ed endoscopici<br />

di tutti i bambini giunti in Pronto<br />

Acido; 17,9<br />

Soccorso in seguito ad ingestione di caustici.<br />

I dati epidemiologici emersi dall’analisi delle<br />

162 schede raccolte hanno confermato gli<br />

orientamenti evidenti in Letteratura.<br />

Nella popolazione pediatrica l’ingestione di<br />

sostanze basiche è l’evento senz’altro più fre-<br />

Alcalino; 82,1<br />

quente Fig. 3; le basi (es. idrossido di ammonio,<br />

idrossido di sodio o soda caustica, carbo- Fig. 3 Distribuzione sostanze acide/basiche<br />

nato di sodio, ossido e idrossido di calcio) sono<br />

presenti nei prodotti utilizzati per la pulizia<br />

della casa e quindi facilmente raggiungibili dai bambini; gli acidi (es. acido cloridrico,<br />

solforico, nitrico) sono invece più spesso coinvolti nelle ingestioni volontarie, frequenti negli<br />

adolescenti e nella popolazione adulta ma rarissime in età pediatrica.<br />

Fig. 4 Suddivisione in classi<br />

di età dei pazienti reclutati<br />

Nel 11,8 % dei pazienti l’endoscopia eseguita<br />

entro le 18 ore dalla presunta ingestione di<br />

sostanza caustica dimostrava la presenza di<br />

gravi lesioni esofagee che successivamente<br />

hanno dato luogo a stenosi Fig.5.<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

In questo studio multicentrico l’età mediana<br />

dei bambini coinvolti è di 37 mesi (range 12<br />

mesi - 5 anni). L’ingestione di sostanze caustiche<br />

è più frequente nei maschi nella classe di<br />

età da 0 ad 1 anno; le femmine appaiono più<br />

frequentemente coinvolte nelle altre classi di<br />

età Fig. 4.<br />

Fig. 5 Reperti endoscopici<br />

9


capitolo<br />

2<br />

10<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Definizione, caratteristiche<br />

e classificazione<br />

delle sostanze caustiche<br />

Maria Luisa Farina - Giuseppe Bacis<br />

L’ingestione di sostanze caustiche è responsabile del 5-7% dei ricoveri per avvelenamento<br />

acuto (in Italia, sulla base dei dati ministeriali ricavati dalle diagnosi di dimissione ospedaliera<br />

relativi al 2003, i ricoveri conseguenti ad ingestione di sostanze caustiche rappresentano<br />

il 5,35% dei ricoveri per intossicazione acuta; negli USA, secondo il report armonizzato<br />

dei Centri Antiveleni, rappresentano il 6,67%).<br />

Alcune sostanze caustiche si trovano oramai in quasi tutte le case sotto forma di prodotti<br />

per uso domestico, proposti dalla pubblicità come sempre nuovi e migliori, in grado di “far<br />

risparmiare tempo-fatica-denaro”.<br />

Se a questo aggiungiamo che le intossicazioni accidentali in età pediatrica avvengono in<br />

ambiente domestico nel 80-90% dei casi, possiamo considerare la casa il luogo più a rischio<br />

in assoluto per un bambino (1,3,24).<br />

In Tab. 1 vengono riportati a titolo esemplificativo i prodotti caustici di più frequente riscontro<br />

in ambiente domestico.<br />

Tab. 1 Prodotti caustici presenti in ambiente domestico<br />

detersivi per lavastoviglie silicati, carbonati e percarbonati ecc. 11-13<br />

sbiancanti a base di cloro sodio ipoclorito 12-13<br />

sbiancanti a base<br />

di ossigeno<br />

pulitori per metalli<br />

(acciaio, argento, rame ecc.)<br />

perossidi 7-8<br />

acidi (fosforico, sulfammico) 1<br />

pulitori per forni idrato di sodio e/o potassio, carbonati, silicati 10-12<br />

disgorganti sodio idrossido 14<br />

pulitori/igienizzanti acidi<br />

per sanitari (cloridrico, solforico, formico, sulfammico ecc.)<br />

disincrostanti/scioglicalcare<br />

(per superfici dure,<br />

per macchine del caffè ecc.)<br />

variabili a seconda dei diversi marchi<br />

acidi<br />

(maleico, sulfammico ecc.)<br />

alcuni detergenti acidi o alcali, a seconda 1-2<br />

per superfici dure dei diversi prodotti commerciali 11,5-12,5<br />

decapanti e antiruggine acido fluoridrico 1-3<br />

ammoniaca ammonio idrossido 12-14<br />

micropile idrossido di sodio, idrossido di potassio 13-14<br />

< 1<br />


Una nota a parte meritano le micropile (o pile a bottone), contenute anche in alcuni giocattoli,<br />

che possono essere ingerite molto facilmente dai bambini. Le lesioni conseguenti ad ingestione<br />

di micropila sono rare (oltre l’80% dei casi è asintomatico), ma in alcuni casi può<br />

verificarsi fuoriuscita del liquido alcalino o perché la micropila è stata precedentemente lesionata<br />

(es.: morso), o perché si è verificata successivamente una fissurazione/rottura del<br />

materiale che sigilla i due dischi, accelerata dall’ambiente acido dello stomaco.<br />

Ai prodotti per uso domestico vanno aggiunti anche quelli per uso industriale; è infatti ancora<br />

diffusa la deprecabile abitudine di utilizzare in ambiente domestico prodotti per uso industriale,<br />

più efficaci dei primi (i principi attivi sono rappresentati in concentrazioni maggiori)<br />

ma con un potenziale lesivo nettamente superiore; questi sono sovente reperiti sul posto<br />

di lavoro e travasati in bottiglie di acqua minerale o di bibite, aumentando così il rischio<br />

di assunzione accidentale da parte di adulti e bambini.<br />

Meccanismo d’azione<br />

Suddivisione dei caustici<br />

I caustici vengono suddivisi in:<br />

acidi forti<br />

es.: acido cloridrico, acido fluoridrico, acido<br />

fosforico, acido nitrico, acido solforico.<br />

basi forti<br />

es.: ammoniaca, carbonato di sodio,<br />

idrossido di sodio, idrossido di potassio,<br />

ossido di calcio.<br />

agenti ossidanti<br />

es.: ipocloriti, permanganato di potassio,<br />

perossidi.<br />

Tab. 2 Esempi di sostanze caustiche a tossicità sistemica<br />

Alcuni tensioattivi cationici<br />

(es. benzalconio cloruro in concentrazione > 7,5%)<br />

Fenoli<br />

Permanganato di potassio<br />

Acido fluoridrico<br />

Paraquat<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

La maggior parte delle sostanze caustiche<br />

ha “solo” una tossicità locale: eventuali sintomi<br />

sistemici sono legati a coingestione di<br />

altre sostanze (più tipico dell’adulto, soprattutto<br />

nelle ingestioni volontarie) o sono<br />

conseguenza delle gravi lesioni tissutali;<br />

l’eventuale presenza di acidosi <strong>non</strong> è dovuta<br />

ad ingestione di un acido, bensì all’espressione<br />

di danno tissutale esteso, così<br />

come l’ipotensione può essere conseguenza<br />

di sanguinamento, ecc.<br />

Poche sostanze caustiche possono avere<br />

anche una tossicità sistemica; gli esempi più<br />

significativi sono riportati in Tab. 2.<br />

(in aggiunta alle lesioni da caustici)<br />

Edema polmonare, ipotensione, coma, convulsioni, shock,<br />

paralisi muscolare respiratoria<br />

Ipotensione, coma, convulsioni, danno epatico e renale,<br />

metaemoglobinemia<br />

Edema prime vie aeree, metaemoglobinemia, ipotensione,<br />

coagulopatia, danno epatico e renale, pancreatite<br />

Grave ipocalcemia, ipomagnesemia, iperkalemia, acidosi<br />

metabolica, aritmie cardiache e arresto cardiaco<br />

Multi Organ Failure (insufficienza respiratoria acuta, danno<br />

epatico e renale, aritmie, ipotensione, arresto cardiaco); nei<br />

sopravvissuti si instaura progressiva fibrosi polmonare<br />

11


12<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

In tali casi l’approccio diagnostico-terapeutico deve tenere conto di entrambe le variabili,<br />

generale e locale, per cui la lavanda gastrica (evidenza C) deve essere fatta sotto visione endoscopica,<br />

al fine di evitare lesioni traumatiche indotte dal posizionamento alla cieca del sondino;<br />

altrettanto necessario il supporto di un Centro Antiveleni che guidi la<br />

prevenzione/trattamento del danno sistemico.<br />

L’entità della lesione provocata dall’ingestione di caustici dipende da:<br />

Tipo di sostanza<br />

Lo stato fisico dell’agente<br />

e il pH giocano un ruolo<br />

importante nel determinare<br />

sede e tipo di lesione.<br />

Il pH critico è rappresentato<br />

da 0-2 per gli acidi e 12-14<br />

per gli alcali. Tuttavia il pH<br />

<strong>non</strong> è il solo determinante<br />

di gravità: altri importanti<br />

fattori quali ad esempio la<br />

concentrazione (molarità),<br />

l’affinità con gli idrossi-ioni,<br />

aumentano le proprietà<br />

corrosive di un acido.<br />

Stato fisico e<br />

tempo di contatto<br />

Il caustico solido aderisce<br />

alla mucosa e tende a<br />

dare gravi lesioni localizzate<br />

a livello di orofaringe<br />

ed esofago prossimale.<br />

Il caustico liquido scorre<br />

rapidamente e tende a<br />

dare più facilmente lesioni<br />

a livello del cardias, del fondo<br />

e dell’antro gastrico;<br />

studi animali indicano che,<br />

a parità di concentrazione<br />

e pH, la gravità della lesione<br />

aumenta con l’aumentare<br />

della viscosità.<br />

Quantità ingerita e/o<br />

modalità di ingestione<br />

L’ingestione di pochi ml di caustico<br />

è sufficiente a causare lesioni<br />

esofagee e/o gastriche;<br />

l’ingestione accidentale<br />

è di per se stessa<br />

“autolimitante” (il paziente<br />

tende ad interrompere<br />

la deglutizione e ad espellere<br />

la sostanza) e determina<br />

nella maggior parte dei<br />

casi lesioni meno estese<br />

di quanto si verifica<br />

nell’ingestione volontaria.<br />

l’ingestione volontaria,<br />

a scopo autolesivo,<br />

comporta inevitabilmente<br />

alti volumi e, di conseguenza,<br />

una maggior gravità<br />

ed estensione delle lesioni.<br />

NB: un individuo molto assetato,<br />

che beve direttamente dalla<br />

bottiglia, assume molto spesso<br />

quantitativi che si avvicinano<br />

a quelli delle ingestioni volontarie.<br />

Stato di ripienezza gastrica<br />

La presenza di cibo può diluire<br />

la sostanza caustica o ridurne<br />

il contatto con la mucosa.


Definizione, caratteristiche e classificazione<br />

delle sostanze caustiche<br />

Diagnosi<br />

In età pediatrica è difficile definire con certezza se il bambino abbia o meno ingerito una sostanza<br />

caustica. Al primo approccio diagnostico ci si può trovare di fronte a situazioni diverse,<br />

a volte di difficile soluzione:<br />

1. ingestione certa: accidentale del bambino visto da un testimone;<br />

2. ingestione sospetta: bambino <strong>non</strong> visto direttamente, ma ingestione sospettata perché<br />

trovato con contenitore del prodotto caustico aperto;<br />

3. sostanza sospetta: problema <strong>non</strong> infrequente, si verifica soprattutto quando:<br />

il prodotto è stato travasato in contenitore <strong>non</strong> idoneo e <strong>non</strong> sono più note (o <strong>non</strong> sono<br />

immediatamente rintracciabili) il nome commerciale e/o le caratteristiche;<br />

il prodotto è noto, ma è stato diluito con acqua e <strong>non</strong> è noto se la diluizione è sufficiente<br />

ad annullare le caratteristiche di causticità.<br />

La prima, e fondamentale, indagine diagnostica consiste nell’accertare la causticità del prodotto<br />

in causa, procedura questa <strong>non</strong> sempre facilmente perseguibile nei tempi ristretti dell’urgenza.<br />

A tale scopo possono essere di utilità:<br />

Tipologia di prodotto<br />

I prodotti caustici di più frequente riscontro nell’uso domestico sono rappresentati da disincrostanti,<br />

sgorgatori, pulitori/igienizzanti per sanitari, pulitori per metalli, candeggianti, detersivi<br />

per lavastoviglie, alcuni detergenti per superfici dure, etc (vedi Tab. 1), <strong>non</strong>ché prodotti<br />

per uso industriale, già sopra menzionati.<br />

… ma:<br />

per ragioni di mercato i prodotti per uso domestico subiscono frequenti variazioni nella loro<br />

composizione, variazioni che possono portare ad una maggiore o minore lesività: ne sono<br />

un esempio i detersivi per lavastoviglie (per uso domestico, <strong>non</strong> quelli per bar o ristoranti)<br />

che presentano, rispetto ad anni addietro, una minore alcalinità e quindi una minore<br />

gravità delle lesioni, mentre stanno comparendo sul mercato nuovi detergenti per superfici<br />

dure che “… puliscono da soli” con pH 1 – 2.<br />

Etichette<br />

In base alla direttiva comunitaria 67/548/CEE i prodotti commercializzati, quando rispondenti<br />

ai criteri di pericolosità (tipologia dei componenti e loro concentrazione), devono riportare<br />

in etichetta gli eventuali simboli di pericolo, rappresentati per i prodotti caustici dai<br />

seguenti:<br />

CORROSIVO Xi: IRRITANTE<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

… ma:<br />

• la proprietà corrosiva o irritante viene determinata<br />

<strong>non</strong> in base agli effetti <strong>sulle</strong> mucose del<br />

tratto gastroenterico, bensì sulla cute e talora<br />

anche sulla congiuntiva; ne consegue che essendo<br />

la cute più “resistente” delle mucose all’azione<br />

lesiva del caustico, questo porta a sottovalutare<br />

il potenziale lesivo della sostanza<br />

13


14<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

in caso di ingestione (es. prodotto etichettato irritante, ma in grado di dare franche lesioni<br />

da caustici);<br />

• analogamente essendo la concentrazione dei componenti una delle variabili per definire<br />

la pericolosità del prodotto, concentrazioni di poco inferiori a quelle limite determinano la<br />

scelta di un simbolo <strong>non</strong> rispondente al potenziale lesivo sulla mucosa gastroenterica;<br />

• il simbolo di irritante (croce di Sant’Andrea con a fianco la scritta Xi) può, ad una lettura<br />

<strong>non</strong> attenta e soprattutto nell’urgenza, essere confuso con il simbolo di nocivo (stessa<br />

croce di Sant’Andrea, ma con a fianco la scritta Xn), con il rischio di approccio inutilmente<br />

aggressivo (es.: gastroscopie fatte per ingestione di solventi).<br />

pH della soluzione<br />

Nel caso di prodotto <strong>non</strong> noto (perché travasato) o diluito è sufficiente una cartina al tornasole<br />

con range da 0 a 14 per determinare il pH del prodotto, e fare quindi diagnosi:<br />

questo presidio semplice (ed economico) <strong>non</strong> dovrebbe mai mancare nello strumentario<br />

del medico (e del Pronto Soccorso Ospedaliero) in quanto permetterebbe in molti casi di<br />

evitare approcci inutilmente aggressivi e talora anche di evitare l’ospedalizzazione.<br />

È infatti esperienza <strong>non</strong> infrequente del Centro Antiveleni venire a conoscenza di pazienti<br />

ospedalizzati, e sottoposti ad EGDS, per l’impossibilità di fare un pH in quanto “<strong>non</strong> disponibili”<br />

le cartine al tornasole (e a volte il prodotto <strong>non</strong> era caustico!).<br />

Si sottolinea l’assoluta inutilità di cartine per il pH urinario (range 5-8 o 3-10) in<br />

quanto <strong>non</strong> leggono i pH estremi (0-2 e 12-14), vale a dire i pH caustici.<br />

… ma:<br />

i prodotti a base di agenti ossidanti (perossidi) e tensioattivi cationici hanno sovente un pH<br />

neutro, ma attraverso reazioni ossidative provocano <strong>sulle</strong> mucose effetti lesivi di gravità variabile.<br />

Quadro clinico<br />

Il quadro clinico presentato da un paziente che ha assunto un caustico può essere variabile,<br />

andando da una apparente povertà di sintomi fino a quadri estremamente gravi, con dolore<br />

intenso, vomito ematico e shock.<br />

La variabilità dei quadri clinici è dipendente dalla sostanza assunta e dalla sua dose. Sovente,<br />

ma <strong>non</strong> obbligatoriamente, sono presenti lesioni (disepitelizzazione, ustione, edema) del<br />

cavo orale e/o della zona periorale, ma è importante sottolineare che l’assenza di lesioni<br />

del cavo orale <strong>non</strong> esclude lesioni esofagee o gastriche (39).<br />

È possibile inoltre, soprattutto nel bambino piccolo o nell’assunzione di importanti quantitativi,<br />

la presenza di sintomi respiratori legati ad edema/ustione dell’epiglottide, ab ingestis,<br />

etc. (53)<br />

Laboratorio<br />

Non esistono esami di laboratorio specifici per, e predittivi di, lesioni in seguito ad ingestione<br />

di sostanze caustiche. L’esofagogastroduodenoscopia (EGDS) a fibre ottiche è la procedura<br />

diagnostica di scelta in caso di ingestione (accertata o sospetta) di sostanza caustica.


Definizione, caratteristiche e classificazione<br />

delle sostanze caustiche<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

… ma:<br />

tenuto conto che nei bambini le ingestioni sono sovente solo sospette, e tenuto conto delle<br />

difficoltà che talvolta si possono incontrare nel definire la causticità di un determinato prodotto,<br />

è elevato il rischio sia di sopravvalutazione della pericolosità del suddetto prodotto<br />

(e quindi di EGDS <strong>non</strong> necessarie), sia di sottovalutazione (e quindi diagnosi <strong>non</strong> corrette<br />

o ritardate).<br />

Il Centro Antiveleni<br />

Per un orientamento rapido nei tempi ristretti dell’urgenza diventa fondamentale l’aiuto del<br />

Centro Antiveleni in quanto è nella maggior parte dei casi già in possesso, sui data base locali,<br />

o in grado di reperire rapidamente su data base nazionali e/o internazionali, la composizione<br />

dei prodotti commercializzati (quando questi sono nel contenitore originale); mentre<br />

per i prodotti travasati in contenitori <strong>non</strong> idonei, dei quali <strong>non</strong> è più noto il nome esatto,<br />

è in grado di guidare le indagini appropriate al fine di meglio definire la pericolosità del prodotto.<br />

La consulenza del Centro Antiveleni è inoltre fondamentale nella gestione dei pazienti<br />

(molto rari) che hanno ingerito caustici con anche tossicità sistemica.<br />

15


capitolo<br />

3<br />

16<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

La fisiopatologia del danno<br />

da agente caustico<br />

Giuliano Lombardi - Maria Teresa Illiceto<br />

L’ingestione di sostanze caustiche, sia accidentale che volontaria, può determinare un quadro<br />

patologico variabile da lesioni singole e lievi, ad una sindrome complessa caratterizzata<br />

da severe lesioni viscerali spesso irreversibili, cui possono associarsi anche effetti sistemici.<br />

Le lesioni possono infatti interessare anche diverse aree dell’esofago, dello stomaco e perfino<br />

del tenue prossimale (1-2).<br />

Le variabili fondamentali che entrano in gioco nel determinare la gravità e l’estensione delle<br />

lesioni sono rappresentate da: categoria chimica, pH, concentrazione, stato fisico e quantità del<br />

caustico, tempo di contatto con la mucosa.<br />

Modalità di ingestione<br />

In caso di ingestione accidentale (più frequente nel bambino), le lesioni sono spesso limitate<br />

all’orofaringe, dal momento che il paziente tende ad interrompere la deglutizione e ad<br />

espellere la sostanza; la maggior parte delle soluzioni liquide alcaline sono però insapori e<br />

inodori, per cui vengono ingerite prima che possano intervenire riflessi protettivi; nelle ingestioni<br />

volontarie invece, la deglutizione forzata e rapida determina il passaggio di un più elevato<br />

quantitativo di caustico, con un danno più grave e più distale.<br />

Stato di ripienezza dello stomaco<br />

La presenza di materiale alimentare nello stomaco può contribuire a diluire la concentrazione<br />

ed a tamponare il pH, oltre a ridurre il tempo di contatto con la mucosa.<br />

Tempo di contatto con la mucosa<br />

Questo è un elemento molto importante, in quanto esistono sedi esofagee di fisiologico rallentamento<br />

che di per sé possono favorire un contatto più prolungato del caustico con la<br />

mucosa (51).<br />

Le caratteristiche anatomiche sono ancora più significative se coesistono aspetti patologici<br />

(es. ernia jatale).<br />

Inoltre, in caso di vomito spontaneo, o provocato, si può verificare un effetto aggravante di<br />

“secondo passaggio (retrogrado)”.<br />

Modalità della lesione<br />

La maggior parte dei caustici provoca effetti lesivi locali (limitati alla sede di contatto<br />

mucoso).


ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

Gli acidi forti tendono a danneggiare soprattutto lo stomaco e provocano in genere lesioni<br />

meno gravi a livello esofageo: tali condizioni si verificano a causa dell’alcalinità dell’ambiente<br />

esofageo, della presenza delle secrezioni salivari (che svolgono funzione tampone), oltre<br />

alla resistenza opposta dall’epitelio squamoso agli acidi presenti.<br />

Va anche ricordato che molti caustici ad azione acida sono dotati di bassa viscosità con conseguente<br />

transito più rapido, per cui il tempo di contatto con la mucosa è ridotto ed il danno<br />

mucosale è limitato ad alcune aree (“skip areas”) (7,43,65).<br />

Il contatto con la mucosa può favorire la comparsa di necrosi coagulativa per disidratazione,<br />

denaturazione delle proteine e agglutinazione del citoplasma cellulare. Vengono a formarsi<br />

estese escare necrotiche che provocano un danno superficiale riuscendo tuttavia a<br />

prevenire in parte la transmuralizzazione ed evitando danni più profondi; queste escare, se<br />

rimosse, possono provocare gravi sanguinamenti (65).<br />

Gli alcali forti penetrano rapidamente nei tessuti e provocano distruzione delle membrane<br />

cellulari con necrosi colliquativa, conseguenza della saponificazione dei grassi (della componente<br />

lipidica della m. cellulare) e della denaturazione delle proteine.<br />

Il danno è quindi più profondo, favorito anche dallo sviluppo locale di calore (talvolta ><br />

100°C) e da trombosi dei vasi adiacenti: la lesione è caratterizzata da una rapida tendenza alla<br />

transmuralizzazione ed alla perforazione (65).<br />

L’esofago è in genere l’organo più colpito, ma lesioni estese e severe possono riscontrarsi anche<br />

a livello gastrico: la teorica capacità neutralizzante dell’acido gastrico verso le sostanze<br />

alcaline, risulta nella maggior parte dei casi insufficiente rispetto all’alcalinità totale di piccoli<br />

volumi di basi forti (65).<br />

Alcune sostanze basiche presentano una caratteristica evolutività fisiopatologica più lenta: le<br />

ulcerazioni raggiungono espressività completa in circa 24 h, mentre la necrosi può procedere<br />

fino a 5-6 gg dall’ingestione; la successiva evoluzione fibrotica inizia dopo 20 gg circa (7).<br />

In generale, le lesioni da caustico a carico dei tessuti evolvono in 3 stadi successivi, come<br />

evidenziato dalla Tab. 1.<br />

Tab. 1 Stadi delle lesioni da causitco a carico dei tessuti<br />

Stadio infiammatorio Primi 4 - 7 giorni<br />

Stadio di granulazione 4°- 7° giorno<br />

Stadio di cicatrizzazione<br />

Oltre la terza<br />

settimana/anni<br />

Edema, eritema, trombosi vascolare/necrosi<br />

(picco alle 48 ore)<br />

Proliferazione fibroblasti e sintesi collagene;<br />

elevato rischio perforazione<br />

Formazione del tessuto fibroso in epoche<br />

diverse con esito in stenosi<br />

L’assunzione di caustici in età pediatrica comporta un aumentato rischio di lesioni da reflusso<br />

gastroesofageo, dovuto principalmente alla riduzione di tono ed alla rigidità e all’accorciamento<br />

dell’esofago danneggiato (brachiesofago secondario), che ha in queste condizioni<br />

una riduzione della sua fisiologica attività di clearing.<br />

Un altro rischio che va considerato è quello del carcinoma squamoso dell’esofago che ha<br />

un’incidenza circa 1000 volte superiore alla popolazione generale, con tempo di latenza di<br />

circa 40 anni: controlli periodici dell’istologia saranno necessari specie in quegli individui<br />

che hanno avuto lesioni molto diffuse e confluenti (6).<br />

17


18<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

Complicanze<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Perforazione ed emorragia digestiva rappresentano di certo le complicanze più severe, che<br />

possono manifestarsi poco dopo l’ingestione del caustico o più tardivamente.<br />

Anche dopo 12 ore dall’assunzione del caustico possono manifestarsi lesioni necrotiche con<br />

conseguente perforazione, evento che si verifica specie dopo ingestione di sostanze alcaline;<br />

l’emorragia al contrario si verifica spesso dopo assunzione di sostanze acide.<br />

Discretamente frequenti sono le sovrapposizioni infettive batteriche o micotiche.<br />

Non va inoltre sottovalutato il rischio di complicanze sistemiche.<br />

Complicanze sistemiche<br />

Insufficienza respiratoria, dovuta ad azione diretta<br />

del caustico sulla mucosa dell’albero respiratorio<br />

per inalazione, oppure ad edema della glottide (71).<br />

Coinvolgimento di organi contigui (fegato<br />

e pancreas) in casi particolarmente gravi.<br />

Interessamento sistemico multiorgano<br />

(MOF–Multiple Organ Failure), riassorbimento<br />

di tossine, ipovolemia e conseguente<br />

insufficienza renale; in casi particolarmente<br />

severi si può giungere a compromissione epatica e<br />

respiratoria (cosiddetta Adult Respiratory Distress<br />

Syndrome - ARDS), alla CID e al decesso (75).


CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

L’approccio clinico al bambino<br />

che ha ingerito una sostanza caustica<br />

Osvaldo Borrelli - Giovanni Scalfari - Francesco Macchini<br />

Simona Montalto - Zenia Pirone - Giovanni di Nardo<br />

Nella gestione di un paziente, giunto in Pronto Soccorso per ingestione di caustici, è essenziale<br />

una rapida e accurata anamnesi e valutazione clinica, allo scopo di guidare adeguatamente<br />

le scelte diagnostico-terapeutiche.<br />

Raccolta anamnestica (vedi scheda a pag. 22)<br />

L’anamnesi accurata permette di ricostruire in maniera precisa le circostanze in cui è avvenuta<br />

l’ingestione e raccogliere dati circa le caratteristiche intrinseche della sostanza, come le<br />

proprietà fisico-chimiche e il pH (57).<br />

Questi sono infatti i fattori che influenzano maggiormente la tipologia e la gravità delle lesioni.<br />

Di notevole aiuto a tal proposito può essere il ritrovamento o l’osservazione diretta da<br />

parte di testimoni della confezione del prodotto ingerito.<br />

Nelle modalità di assunzione è importante comprendere se l’ingestione sia stata accidentale,<br />

volontaria o “pseudovolontaria”. La prima, molto frequente in età pediatrica, si associa all’assunzione<br />

di una minor quantità di prodotto, all’interruzione della deglutizione, all’espulsione<br />

della sostanza e quindi ad un carico lesionale minore. Nella modalità volontaria, frequentemente<br />

a scopo suicida, la deglutizione forzata permette l’assunzione di notevoli<br />

quantità di prodotto, con complicanze immediate e prognosi peggiore. La presenza di testimoni<br />

può aiutare a stabilire in media la quantità di prodotto assunto. L’assunzione “pseudovolontaria”<br />

invece è quella che si verifica quando un bambino ingerisce una sostanza posta<br />

in un contenitore diverso da quello originale (caustico travasato in una bottiglia d’acqua)<br />

credendo che si tratti di un liquido ingeribile.<br />

Un individuo assetato beve quantitativi simili a quelli assunti per ingestione volontaria.<br />

È importante avere informazioni su eventuali provvedimenti terapeutici erroneamente già messi<br />

in atto quali la somministrazione di presunti antidoti, latte, acqua, l’effettuazione di una<br />

lavanda gastrica, l’induzione di vomito ecc.<br />

Sintomi e segni guida<br />

Il primo punto dell’esame clinico del paziente è la valutazione e il monitoraggio dei parametri<br />

vitali (FC, PA, FR).<br />

In secondo luogo è importante cercare sintomi indicativi di un eventuale interessamento<br />

esofageo, faringeo e gastrico (57): salivazione persistente, vomito, ematemesi, disfagia, odinofagia<br />

e dolore epigastrico o toracico Tab. 1.<br />

Raucedine e stridore indicano un coinvolgimento delle vie aeree.<br />

Questi sintomi si possono sviluppare rapidamente o comparire dopo alcune ore.<br />

Si deve in primo luogo procedere ad un’accurata esplorazione del cavo orale per cercare<br />

capitolo<br />

4<br />

19


20<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

eventuali segni di lesioni (eritema,<br />

ulcerazioni, ustioni,<br />

necrosi ecc..) e un’attenta<br />

palpazione dell’addome nel<br />

sospetto di una perforazione.<br />

Tab. 1 Sintomi<br />

Indicatori biochimici di outcome<br />

Scialorrea<br />

Allo stato attuale <strong>non</strong> esistono marcatori biochimici certi di lesione, anche se alcuni indici,<br />

come la leucocitosi neutrofila e l’acidosi metabolica, per quanto aspecifici, possono orientare<br />

circa la gravità delle condizioni cliniche del paziente.<br />

L’emogasanalisi costituisce un utile elemento per definire la gravità delle lesioni (23). Indipendentemente<br />

dal pH della sostanza ingerita infatti, uno stato di acidosi metabolica<br />

(pH < 7,22) è indicatore di un danno grave con prognosi negativa. L’acidosi metabolica<br />

sembra derivare principalmente dalla necrosi tissutale e dal conseguente rilascio di acido<br />

lattico in circolo. Va altresì osservato che l’assenza di alterazioni dell’equilibrio acido-base<br />

<strong>non</strong> permette di escludere la presenza di lesioni.<br />

Circa il valore della leucocitosi neutrofila ci sono pareri discordanti; alcuni Autori (63) la<br />

considerano tra gli indici di prognosi negativa, in altri studi (22-58) viene considerata<br />

<strong>non</strong> attendibile.<br />

Altri indici biochimici proposti sono l’aumento dell’uricemia e la diminuzione dei livelli di fosforo<br />

e della fosfatasi alcalina, anche se le evidenze attualmente esistenti a supporto di queste<br />

ipotesi <strong>non</strong> sono sufficienti (59). Il significato e il timing nella esecuzione di tali indagini rimane<br />

ancora da stabilire.<br />

Paziente sintomatico e asintomatico<br />

Edema con ostruzione<br />

dell’esofago<br />

Afonia, stridore, raucedine Lesioni epiglottide o laringe<br />

Disfagia/odinofagia Interessamento esofageo<br />

Dolore retrosternale e dorsale<br />

Epigastralgia, vomito<br />

Dispnea<br />

Lesione esofagea grave,<br />

possibile perforazione<br />

Lesione gastrica,<br />

possibile perforazione<br />

Aspirazione nelle vie aeree,<br />

fistola esofago-tracheale<br />

Ematemesi Lesioni estese e profonde<br />

Molti Autori si sono posti l’obiettivo di correlare la presenza o l’assenza di segni e sintomi<br />

con la severità delle lesioni esofago-gastriche, giungendo a conclusioni differenti.<br />

Un ampio studio multicentrico condotto da Gaudreaul (37) prendendo in considerazione<br />

378 bambini che avevano ingerito caustici, è giunto alla conclusione che la presenza o l’assenza<br />

dei sintomi <strong>non</strong> risulta correlata in alcun modo con i quadri endoscopici riscontrati.<br />

Crain et al. (26) hanno evidenziato come la presenza di due o più sintomi abbia un valore<br />

predittivo maggiore di lesione esofagea rispetto alla presenza di un unico sintomo.


L’approccio clinico al bambino<br />

che ha ingerito una sostanza caustica<br />

A conclusioni diverse sono giunti invece Gupta et al. (42), dopo aver valutato 28 bambini<br />

entro 24 ore dall’ingestione di caustici: l’86% di tali pazienti è risultato essere sintomatico al<br />

momento della visita. Gli Autori dopo aver sottoposto ad EGDS tutti i pazienti concludono<br />

che tutti i pazienti asintomatici e il 67% dei pazienti sintomatici <strong>non</strong> hanno presentato lesioni<br />

rilevanti all’EGDS mentre tutti i bambini con alterazioni significative all’EGDS erano<br />

clinicamente sintomatici.<br />

Lo studio multicentrico condotto dalla Sezione di Endoscopia della <strong>SIGENP</strong> ( Capitolo 1)<br />

condotto in 10 centri ha estensivamente analizzato le caratteristiche di 162 bambini ospedalizzati<br />

per ingestione di caustici, chiarendo alcuni aspetti e confermando alcuni dati presenti<br />

in letteratura. La presenza di lesioni gravi alla valutazione endoscopica (grado 3) è stata<br />

riscontrata in circa il 12% dei bambini (19/162). La totale assenza di sintomi e segni ha<br />

un valore predittivo positivo di 0,03 e un valore predittivo negativo di 0.82, con un rischio<br />

molto basso di presentare lesioni esofagee (OR: 0,13, 95% CI 0,02 – 0,62; p =0,002); nello<br />

studio veniva dimostrato che il rischio specifico di lesioni esofagee gravi aumenta progressivamente<br />

con l’aumentare dei sintomi e la presenza di tre o più sintomi è altamente predittiva<br />

di lesioni della mucosa esofagea (OR: 11,97, 95% CI 3,49 – 42,04; p =0,0001).<br />

Dati provenienti da altri lavori presenti in letteratura (25,39,47) supportano il dato riscontrato<br />

nel lavoro multicentrico della <strong>SIGENP</strong>, secondo cui pazienti asintomatici <strong>non</strong> presentano<br />

lesioni mucosali o hanno lesioni di entità minima che <strong>non</strong> necessitano alcun approccio<br />

terapeutico.<br />

Non sembra però possibile stabilire tra i pazienti sintomatici una correlazione tra i sintomi<br />

clinici e la gravità delle lesioni viscerali.<br />

Unica eccezione è rappresentata dai sintomi a carico delle vie respiratorie, che sebbene siano<br />

di raro riscontro, sono sempre indicativi della necessità di cure intensive (71).<br />

Per quel che riguarda invece il valore predittivo delle lesioni del cavo orale, Wason (73)<br />

ha riscontrato, in uno studio su 486 pazienti, che il 45% dei pazienti senza lesioni della<br />

mucosa orale presentava comunque interessamento esofageo. Stessi dati emergono da<br />

uno studio di Previtera (61) che conclude che l’assenza di lesioni visibili nel cavo orale<br />

<strong>non</strong> esclude la presenza di lesioni viscerali, mentre il riscontro di ulcerazioni gravi a carico<br />

di guance, labbra e orofaringe aumenta il rischio di riscontrare lesioni gravi a carico<br />

della mucosa esofagea.<br />

Volendo quindi trarre delle indicazioni da questi dati si può concludere che:<br />

Non c’è indicazione<br />

a effettuare EGDS<br />

Nei pazienti asintomatici<br />

con sospetta ingestione<br />

di caustici, nei quali è<br />

sufficiente un’attenta<br />

valutazione clinica che<br />

preveda un’osservazione<br />

di 24-48 ore.<br />

Nei pazienti con sospetta<br />

o accertata perforazione.<br />

Sono indicazioni assolute<br />

a effettuare EGDS<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

L’ingestione volontaria o pseudovolontaria<br />

di caustici con o senza sintomi.<br />

La presenza di uno o più sintomi<br />

caratteristici di un eventuale<br />

interessamento esofageo, faringeo e<br />

gastrico.<br />

La presenza di sintomatologia respiratoria.<br />

La presenza di lesioni gravi a carico di<br />

labbra, orofaringe e guance.<br />

21


22<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

SCHEDA ANAMNESTICA<br />

Sostanza ingerita<br />

Nome commerciale:......................................................................................................................<br />

Principio attivo: ............................................................................ Concentrazione: ................<br />

Ora dell’ingestione: ................... Stato: ................................................................. pH:............<br />

Ingestione: accidentale volontaria pseudovolontaria<br />

Testimoni: Si No Quantità: ................................................................................<br />

Sostanze somministrate (latte, acqua, farmaci): ................................................................<br />

............................................................................................................................................................<br />

Provocato vomito: Si No<br />

Lavanda gastrica: Si No<br />

Esame obiettivo<br />

Stato di coscienza: Frequenza cardiaca: .......................................................................<br />

Frequenza respiratoria: .................................................................<br />

Pressione arteriosa:.......................................................................<br />

Saturazione O 2 : ................................................................................<br />

Scialorrea Si No Dispnea Si No<br />

Vomito Si No Afonia Si No<br />

Ematemesi Si No Raucedine Si No<br />

Epigastralgia Si No Stridore Si No<br />

Dolore retrosternale Si No Disfagia Si No<br />

Dolore toracico Si No Odinofagia Si No<br />

Lesioni cavo orale: Si No<br />

Tipo: ..................................................................................................................................................<br />

Localizzazione: ..............................................................................................................................


CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Ingestione di sostanza caustica:<br />

l’endoscopia delle vie digestive<br />

Paolo Gandullia - Giorgio Fava<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

L’ingestione di sostanza caustica in età pediatrica, come già sottolineato, è un evento quasi<br />

esclusivamente accidentale e solo raramente a scopo suicida. Per tale motivo, solo in casi<br />

eccezionali le lesioni rilevabili endoscopicamente sono comparabili al danno d’organo riscontrabile<br />

nell’adulto.<br />

Ruolo dell’endoscopia digestiva<br />

Il ruolo dell’endoscopia è volto al:<br />

riconoscimento delle lesioni in fase acuta;<br />

sorveglianza delle lesioni e riconoscimento precoce dell’evoluzione stenotica;<br />

trattamento della stenosi.<br />

Nel sospetto di ingestione di sostanza caustica lesiva con paziente sintomatico vi è sempre<br />

l’indicazione ad una precoce valutazione endoscopica volta al riconoscimento, alla stadiazione<br />

e al trattamento immediato delle lesioni d’organo e delle eventuali sue complicanze.<br />

Timing dell’endoscopia digestiva<br />

Secondo le indicazioni della letteratura tale esame dovrebbe essere eseguito preferibilmente<br />

tra le 12 e le 24 ore (42 – 50, evidenza di tipo C).<br />

Il parere del panel è che l’endoscopia possa essere eseguita anche più precocemente, possibilmente<br />

tra le 6 e, comunque, <strong>non</strong> oltre le 24 ore dall’ingestione.<br />

In particolare, in caso di assunzione di elevati volumi di sostanza caustica (ingestione volontaria<br />

o “pseudovolontaria”) l’indagine dovrebbe essere eseguita più precocemente possibile.<br />

Il consenso informato, che <strong>non</strong> si discosta molto da quello per una procedura diagnostica in<br />

condizioni normali, deve, oltre a descrivere il tipo di procedura e la durata, porre in rilievo<br />

come può esserci un rischio aumentato di lesione perforativa iatrogena dell’esofago o dello<br />

stomaco. L’esame deve essere quindi eseguito entro le 24 ore dall’ingestione (33). L’attesa di<br />

circa 4-6 ore può essere necessaria per permettere allo stomaco di eliminare eventuali ingesti<br />

residui. Nei casi più gravi, dopo aver monitorato o ristabilito i parametri vitali ed eventualmente<br />

messe in atto le manovre rianimatorie, l’indagine può essere eseguita comunque<br />

subito.<br />

Tecnica dell’endoscopia digestiva<br />

La procedura endoscopica si deve svolgere in una sala adeguatamente attrezzata con tutte<br />

le apparecchiature che permettano un corretto monitoraggio del bambino e l’eventuale ri-<br />

capitolo<br />

5<br />

23


24<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

corso a manovre rianimatorie (ambiente <strong>non</strong> sempre disponibile negli ospedali che si occupano<br />

di patologia pediatrica) oppure in sala operatoria.<br />

Non è necessaria anestesia generale (l’esame può essere eseguito in sedazione) se <strong>non</strong> in<br />

casi particolari in cui si sospettino lesioni estremamente gravi e/o interessamento delle vie<br />

aeree superiori e del faringe.<br />

L’endoscopia in questi bambini è un indagine veloce, ma caratterizzata da alcune fasi di<br />

cruciale importanza:<br />

l’introduzione dell’endoscopio deve essere eseguita sotto visione al fine di riconoscere<br />

un’eventuale interessamento dell’ipofaringe/laringe (in tal caso è utile anche una valutazione<br />

ORL per quelle lesioni che potenzialmente possono esitare in sinechie); il diametro<br />

dello strumento <strong>non</strong> è vincolante;<br />

superato lo sfintere esofageo superiore l’esplorazione endoscopica deve comprendere<br />

esofago e stomaco: infatti le sostanze alcaline generalmente determinano lesioni più gravi<br />

a livello esofageo specie a carico dei 3 restringimenti fisiologici, mentre le sostanze acide<br />

creano danno più facilmente a livello gastrico.<br />

La descrizione deve comprendere<br />

la presenza o meno di:<br />

Lesioni del cavo orale.<br />

Lesioni dell’ipofaringe.<br />

Lesioni esofagee, considerando il livello<br />

e l’estensione (lesioni circonferenziali).<br />

Valutazione della motilità, della<br />

distensibilità e dell’elasticità della<br />

parete esofagea.<br />

Lesioni cardiali.<br />

Lesioni gastriche (con particolare<br />

attenzione all’antro-piloro) e<br />

pervietà del piloro.<br />

L’esame pur essendo attento e completo<br />

è di rapida esecuzione. Tenendo conto<br />

che le complicanze precoci gravi (più frequenti<br />

nell’adulto in cui l’ingestione è più<br />

spesso a scopo suicida) sono rare nel<br />

bambino, è particolarmente importante<br />

riuscire a stabilire una correlazione tra le<br />

lesioni riscontrate e la possibile evoluzione<br />

stenotica esofagea, complicanza tardiva<br />

grave più frequente.<br />

Si è osservato come le lesioni esofagee<br />

che più facilmente evolvono verso una<br />

stenosi sono quelle che interessano una<br />

superficie > 2/3 del lume esofageo e quindi<br />

circonferenziali. Il trattamento in questi<br />

casi deve essere mirato a cercare di<br />

prevenire la complicanza stenotica.<br />

Classificazione endoscopica delle lesioni da caustici<br />

Sono state proposte diversi tipi di classificazioni <strong>endoscopiche</strong> che hanno tutte in comune<br />

la messa in risalto delle lesioni esofagee di tipo circonferenziale. Il riconoscimento di<br />

tali lesioni è un punto fondamentale perché modifica la prognosi (possibile evoluzione<br />

stenotica), l’impostazione terapeutica, il periodo di ricovero e il follow-up clinico ed endoscopico<br />

(48).


Ingestione di sostanza caustica:<br />

l’endoscopia delle vie digestive<br />

Immagini <strong>endoscopiche</strong><br />

del tipo di lesione (IIA, IIIA, IIIB)<br />

II A<br />

III A<br />

III B<br />

Tab. 1 Classificazione delle lesioni<br />

elaborata dal Panel<br />

0 Nessuna lesione<br />

I Eritema<br />

II a Pseudomembrane Settoriale<br />

II b Ulcera/Necrosi Settoriale<br />

Altre classificazioni sottolineano questa differenziazione<br />

dando peso anche all’interessamento in<br />

lunghezza del lume esofageo (74).<br />

Follow-up endoscopico<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

III a Pseudomembrane Circonferenziale<br />

III b Ulcera/Necrosi Circonferenziale<br />

L’endoscopia riveste inoltre una notevole importanza<br />

per la sorveglianza delle lesioni e della loro<br />

possibile evoluzione stenotica.<br />

Non sono previsti controlli endoscopici per lesioni<br />

di grado 0 – 1.<br />

Nelle lesioni esofagee di II grado può essere giustificato<br />

ma <strong>non</strong> necessario un controllo clinico ambulatoriale<br />

dopo 4 settimane.<br />

Per quanto riguarda le lesioni più gravi (III grado),<br />

alcuni Autori pongono indicazione ad una esplorazione<br />

endoscopica di controllo dopo circa 10 giorni<br />

(15-48) mentre quasi tutti gli Autori ed il panel ritengono<br />

utile un controllo radiologico a 30 giorni<br />

dall’ingestione sulla base del quale verrà deciso<br />

l’eventuale follow-up endoscopico (10-15-33-47-48,<br />

evidenza di tipo B).<br />

25


capitolo<br />

6<br />

26<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Il ruolo dell’endoscopia<br />

delle vie aeree nell’ingestione<br />

di caustici in età pediatrica<br />

Cesare Cutrone - Loris Mirri - Saverio Marrello - Antonio La Riccia - Vito Briganti<br />

Durante la fase faringea della deglutizione la funzione sfinteriale della laringe, la più antica<br />

filogeneticamente e controllata dal nervo laringeo superiore, contribuisce alla protezione<br />

delle vie aeree anche in caso di ingestione di caustici.<br />

Elevazione della laringe, accollamento delle aritenoidi e retroflessione dell’epiglottide limitano<br />

in genere i danni al margine laringeo e solo nel 2% delle ingestioni si verificano lesioni<br />

tracheali (18).<br />

L’interessamento della laringe in corso di ingestione di caustici viene in genere ritenuto<br />

raro allorché si esaminino casistiche basate <strong>sulle</strong> valutazioni cliniche. L’impegno della<br />

funzione respiratoria o fonatoria presenta valori differenti tra l’adulto (1%) (69) ed il<br />

bambino (2,5%) (36).<br />

In uno studio su 309 bambini giunti in Pronto Soccorso per ingestione di caustici solo 2<br />

hanno presentato dispnea e di questi solo uno ha richiesto l’intubazione tracheale (28).<br />

Tuttavia su 143 studi autoptici di soggetti di tutte le età deceduti per ingestione di caustici,<br />

lesioni laringee sono presenti nel 69% dei casi di ingestione accidentale e nel 85,5 % di quelli<br />

volontari (34).<br />

Le modalità di esposizione, correlabili al volume ingerito, sembrano correlarsi alla gravità<br />

delle lesioni.<br />

Il rigurgito dell’agente patogeno ed il vomito indotto possono contribuire all’esposizione<br />

prolungata delle alte vie aero-digestive.<br />

Una modalità di estensione delle lesioni alle vie aeree, eccezionale ma di cui abbiamo avuto<br />

esperienza, è costituita dalla necrosi esofagea massiva che per continuità si estende alla parete<br />

tracheale posteriore o del bronco principale sinistro.<br />

Le lesioni laringee <strong>non</strong> sono mai isolate, ma costantemente associate a lesioni ipofaringoesofagee.<br />

Le lesioni ipofaringo-esofago-gastriche che accompagnano lesioni laringee sono<br />

sempre gravi (II o III grado) (18).<br />

L’impegno delle vie aeree è indicato da due sintomi di particolare rilevanza nella valutazione<br />

di questi pazienti:<br />

Disfonia<br />

– Voce impastata, batracolalia (voce di<br />

rospo), “da patata in bocca” per le lesioni<br />

delle strutture risonanti sovraglottiche.<br />

– Voce spenta per lesioni del piano glottico,<br />

sede di origine dell’onda sonora.<br />

Dispnea<br />

– Inspiratoria da ostruzione alta delle vie<br />

aeree (tirage, cornage…).<br />

– Espiratoria da ostruzione delle vie aeree<br />

intratoraciche (espirio prolungato…).<br />

La presenza di sintomatologia<br />

respiratoria costituisce un’ovvia<br />

indicazione allo studio endoscopico<br />

delle vie aeree. Durante tale<br />

endoscopia sarà necessario<br />

gestire in sicurezza le vie aeree<br />

garantendo la ventilazione.


Nelle lesioni acute da caustici delle vie aeree superiori, quando ci si trovi ad operare in<br />

situazione d’urgenza, la necessità di controlli, rivalutazioni e programmazioni terapeutiche<br />

multidisciplinari, implica che l’endoscopia debba sempre avere i caratteri di Videoendoscopia.<br />

Nei casi selezionati l’endoscopia può essere considerata il prolungamento dell’esame obbiettivo<br />

ORL; essa consente <strong>non</strong> solo valutazioni diagnostiche, ma anche manovre terapeutiche<br />

quali la detersione di residui patogeni ed essudati flogistici e l’intubazione endoscopica<br />

(vedi flow-charts da pag. 39).<br />

Diagnostica videoendoscopica<br />

OBIETTIVI<br />

INDIVIDUARE SITUAZIONI A RISCHIO DI EVOLUZIONE SFAVOREVOLE<br />

• Edema orofaringe ed ipofaringe.<br />

• Edema laringe sovraglottica e glottica.<br />

• Necrosi epiglottide.<br />

• Lesioni parete tracheale posteriore da lesioni esofagee a tutto spessore.<br />

• Residui muco ematici e di materiale caustico in sede tracheo-bronchiale.<br />

STADIAZIONE DELLA LESIONE<br />

Esistono varie classificazioni ORL specifiche basate sull’estensione istologica<br />

(su 3 o 4 gradi) (34-68) o su criteri clinici (17). Riteniamo che per<br />

omogeneità di studio e trattazione sia opportuno condividere la stadiazione<br />

proposta in questo gruppo di lavoro ( Capitolo 5).<br />

Terapia videoendoscopica<br />

OBIETTIVI<br />

GARANTIRE LA PERVIETÀ DELLE VIE AEREE<br />

• Intubazione tracheale endoscopica.<br />

• Rimozione di prodotti di degradazione e di possibili residui dell’agente<br />

patogeno.<br />

TRATTARE E PREVENIRE LE SINECHIE<br />

• Detersione della fibrina e di sinechie precoci fino alla restitutio ad<br />

integrum delle mucose.<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

In particolare questa procedura consente di prevenire o quantomeno limitare lo sviluppo di<br />

sinechie, spesso presenti già a 48 ore dall’evento scatenante; in età pediatrica la manovra<br />

necessita quanto meno di sedazione, ma spesso anche di intubazione tracheale.<br />

Per tale ragione si è obbligati a ridurre la frequenza delle sedute rispetto all’adulto.<br />

27


28<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Classicamente le sinechie sono a sede faringo-laringea:<br />

glosso-epiglottiche;<br />

faringo-epiglottiche laterali o posteriori;<br />

aritenoideo-faringee;<br />

pseudo-amputazione dell’epiglottide.<br />

Sinechie cordali in sede commissurale anteriore sono possibili e talora sottovalutate in fase<br />

acuta (18).<br />

L’esecuzione dell’endoscopia in età pediatrica impone alcune considerazioni sulla scelta<br />

dello strumento (endoscopia rigida verso flessibile), poiché solo lo strumento rigido consente<br />

la ventilazione durante l’esecuzione dell’esame. Indipendentemente dal tipo di strumentazione<br />

alcune premesse sono comuni ad entrambe le modalità.<br />

Procedura<br />

1. Esame eseguito in sala operatoria o in sala endoscopica idonea per anestesie generali;<br />

2. Videoendoscopia con registrazione dei reperti;<br />

3. Accesso venoso adeguato;<br />

4. Monitorare O2, CO2, frequenza cardiaca e tensione arteriosa;<br />

5. Presenza ed assistenza del medico anestesista rianimatore;<br />

6. Ricovero in Terapia Intensiva nel caso siano presenti lesioni severe.<br />

Quando e perché eseguire una endoscopia rigida<br />

Permette di:<br />

garantire il controllo delle vie aeree (è sempre indicata nel bambino più piccolo);<br />

detergere e sbrigliare le lesioni;<br />

eventualmente posizionare protesi in ipofaringe.<br />

Fasi da <strong>non</strong> trascurare<br />

ispezione preventiva di labbra, cavo orale, fosse nasali;<br />

esame rinofaringe, ipofaringe, laringe (compresa sensibilità e presenza di riflessi);<br />

esame trachea e bronchi.<br />

La scelta tra endoscopia flessibile e rigida deve anche considerare la caratteristica degli strumenti<br />

disponibili.<br />

Negli ultimi 10 anni sono avvenute solo modeste variazioni nelle caratteristiche della strumentazione<br />

rigida, mentre gli strumenti flessibili hanno presentato una evoluzione sia per<br />

quanto riguarda la definizione delle immagini, che per le dimensioni dello strumento (riduzione<br />

del calibro ed aumento del diametro del canale aspiratore). La qualità delle immagini<br />

fornite da Videoendoscopi flessibili di minori dimensioni <strong>non</strong> uguaglia ancora quella della<br />

strumentazione rigida, ma il progresso degli strumenti per Videoendoscopia digitale ha ulteriormente<br />

ridotto tale divario.<br />

L’endoscopista delle vie aeree deve essere in grado di utilizzare entrambe le strumentazioni,<br />

rammentando che lo strumento rigido è ancora l’unico che consente il controllo<br />

della via aerea.


La terapia delle lesioni<br />

da caustici<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Claudio Romano - Graziella Guariso - Luigi Dall’Oglio - Pier Giorgio Gamba<br />

Pietro Betalli - Roberto Lo Piccolo<br />

PARTE 1 La terapia medica e nutrizionale<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

Il bambino con sospetta o accertata ingestione di caustico deve essere subito ospedalizzato<br />

per avviare un adeguato follow-up clinico (11). Infatti sono da evitare le seguenti<br />

procedure:<br />

assunzione di latte albuminato e degli antiacidi in quanto possono ostacolare la visione<br />

endoscopica obbligando a differire questa importante procedura diagnostica;<br />

induzione del vomito in quanto il caustico può determinare o aggravare lesioni esofagee<br />

con aumento del rischio di lesioni della glottide o di ab ingestis (42);<br />

somministrazione di volumi eccessivi di liquidi (acqua o latte), allo scopo di diluire il<br />

caustico. Ciò può determinare un eccessivo riempimento gastrico aumentando il rischio<br />

di vomito;<br />

“neutralizzazione” del caustico. La convinzione che un alcale debba essere neutralizzato<br />

con un acido e viceversa è errata e può inoltre provocare una reazione esotermica,<br />

con conseguente aggravamento della lesione, mentre il bicarbonato può portare a sviluppo<br />

di grandi quantità di CO2 con conseguente distensione del viscere ed aumentato rischio<br />

di perforazione;<br />

l’uso di carbone vegetale attivato, in quanto inefficace e controindicato per l’esecuzione<br />

dell’ EGDS in urgenza quando necessaria (50).<br />

L’approccio clinico può essere distinto<br />

a seconda se ci troviamo di fronte a :<br />

a. ingestione sospetta di sostanza caustica poco concentrata<br />

È utile una adeguata osservazione clinica oltre ad un attento esame obiettivo, con ripresa<br />

dopo 4-6 ore di digiuno, di una graduale rialimentazione prima con liquidi e poi con<br />

cibi soffici a temperatura ambiente.<br />

Il follow-up proseguirà con una attenta valutazione per la comparsa di possibili sintomi<br />

nuovi (le prime 24 ore sono un periodo necessario per chiarire l’anamnesi e il quadro clinico)<br />

(38).<br />

Non esistono evidenze che dimostrino l’efficacia dell’uso degli antisecretori e dei protettori<br />

della mucosa anche se la riduzione dell’acidità gastrica può contribuire a rimuovere<br />

un fattore patogenetico in grado di aggravare ulteriormente il danno.<br />

Non vi è un razionale d’uso dei corticosteroidi (CS) nelle lesioni di grado I (47).<br />

capitolo<br />

7<br />

29


30<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

b. fondato sospetto di ingestione di caustico molto concentrato<br />

In prima istanza appare necessario valutare se è stata una ingestione accidentale o volontaria:<br />

in caso di ingestione volontaria o intenzionale è molto alto il rischio di lesioni o significative<br />

complicanze.<br />

In ogni caso, sia che l’ingestione sia volontaria o accidentale, è opportuno valutare l’integrità<br />

del riflesso della deglutizione e mantenere il digiuno prima di eseguire l’endoscopia (67).<br />

Nelle lesioni di grado I se la deglutizione è conservata, si procede con alimentazione a piccoli<br />

boli: prima liquidi chiari a temperatura ambiente e poi dieta “soffice” sino a normalizzazione<br />

dell’alimentazione.<br />

La rialimentazione orale precoce può migliorare la dinamica esofagea.<br />

In presenza di lesioni che vanno oltre la mucosa, tenere presente che l’endoscopia <strong>non</strong> può<br />

dare una stima precisa della profondità della lesione.<br />

Il trattamento medico ha un ruolo di supporto e <strong>non</strong> vi sono evidenze di una eventuale diretta<br />

efficacia sull’evoluzione delle lesioni e sulla prevenzione delle stenosi (32).<br />

Nelle prime 24 ore, oltre al digiuno, può essere utile avviare un programma di reidratazione<br />

ev, correggere l’ acidosi e/o squilibri elettrolitici.<br />

De Jong et al (31) e Mamede et al (49) in 2 trials clinici condotti su popolazione rispettivamente<br />

adulta ed in età pediatrica hanno dimostrato l’efficacia dell’uso dei CS (corticosteroidi)<br />

nel ridurre l’entità della stenosi e la necessità di trattamento endoscopico (dilatazioni e<br />

posizionamento di stents).<br />

I CS sembrano ridurre la formazione di tessuto di granulazione, la proliferazione di tessuto<br />

fibrotico e la formazione di stenosi (33).<br />

In associazione ai CS, sia nelle lesioni di grado II che grado III, sembra essere utile la somministrazione<br />

di inibitori di pompa protonica (0,7- 3,5 mg/kg/die) e dieta semiliquida per<br />

almeno 78 ore (15).<br />

Le molecole consigliate sono il prednisone 1,5 – 2 mg/Kg/die o desametasone 1 mg/Kg/die.<br />

Il desametasone (1 mg/Kg/die) sembra essere più efficace del prednisone (2 mg/Kg/die) nel<br />

ridurre il grado di stenosi (31,50,42,47).<br />

De Jong et al (31) invece segnalano come l’utilizzo dei CS ad alte dosi potrebbe determinare<br />

un aumentato rischio di perforazione in popolazione pediatrica ed in pazienti con lesioni<br />

di grado III.<br />

Anderson et al (4) in uno studio prospettico <strong>non</strong> hanno rilevato differenze statisticamente<br />

significative a favore di pazienti sottoposti a terapia steroidea rispetto al rischio di formare<br />

stenosi.<br />

Anche per i tossicologi clinici l’utilizzo degli steroidi è raramente attuato: solo il 18% dei<br />

centri antiveleni americani lo consiglia di routine mentre il 63% di essi <strong>non</strong> lo consiglia in<br />

nessun caso.<br />

Pur in assenza di dati conclusivi il panel ritiene corretta la tendenza attuale della letteratura,<br />

secondo la quale l’utilizzo precoce del CS potrebbe modificare la storia naturale e ridurre il<br />

rischio di stenosi.<br />

La massima efficacia è ottenuta inoltre quando il trattamento viene avviato entro le prime 8<br />

ore (55). In caso di diagnosi di lesioni di grado III si può procedere al trattamento con desametasone<br />

1 mg/kg/die per 3 giorni e graduale svezzamento in 10 giorni circa (opinione del<br />

Panel, evidenza di tipo C) (32).<br />

In presenza di lesioni di grado III e in presenza di sintomi come l’intensa scialorrea o il sospetto<br />

di complicanze come: mediastinite, peritonite, pneumomediastino, versamento<br />

pleurico, perforazione e/o fistola tracheoesofagea viene suggerita un’alimentazione parente


La terapia delle lesioni da caustici<br />

PARTE 2 Trattamento conservativo<br />

delle stenosi esofagee da caustici<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

rale ed un trattamento di supporto intensivo. Non è stata stabilita l’utilità del posizionamento<br />

di un sondino naso-gastrico al fine di prevenire le stenosi esofagee sebbene possa essere<br />

utile nei casi più gravi per prevenire la formazione di aderenze tra la parete anteriore e<br />

posteriore dell’esofago (12).<br />

Nessuna evidenza sull’utilità del posizionamento di una gastrostomia anche in lesioni di<br />

grado III.<br />

Controverso è l’impiego degli antibiotici nella terapia delle lesioni gravi da caustici.<br />

Il razionale d’uso è quello di ridurre la carica batterica specie di batteri gram-negativi nel<br />

tessuto danneggiato e quindi prevenire le infezioni locali, eventuali sepsi e la formazione di<br />

stenosi.<br />

L’unica segnalazione recente in letteratura è quella che prevede l’utilizzo di ampicillina al<br />

dosaggio di 50-100 mg/kg/die x 10 gg (32,67).<br />

Tab. 1 Farmaci nelle lesioni da caustici<br />

CORTICOSTEROIDI<br />

- desametasone 1 mg/Kg/die<br />

- prednisone 1.5 – 2 mg/Kg/die<br />

INIBITORI DI POMPA<br />

PROTONICA<br />

0.7-3.5 mg/kg/die<br />

ANTIBIOTICI<br />

ampicillina: 50-100 mg/Kg/die<br />

x 10 gg<br />

NO NO SI<br />

NO SI SI<br />

NO NO SI<br />

Gli esiti cicatriziali successivi ad una causticazione esofagea di III grado sviluppano una stenosi<br />

esofagea sintomatica in un tempo variabile tra le 3 e le 6 settimane. La/le stenosi sono<br />

localizzate nelle sedi di maggiore incidenza delle lesioni da caustici più gravi e quindi a livello<br />

dell’esofago cervicale e medio. La diagnosi si avvale, in prima istanza di un Rx esofagogramma<br />

con pasto baritato che permette di valutare la presenza, la sede e l’entità della/le<br />

stenosi (parere del Panel).<br />

Dalla letteratura emergono due atteggiamenti relativamente al trattamento:<br />

Il primo, conservativo, prevede una precoce diagnosi contrastografica della stenosi, prima<br />

che il lume esofageo divenga tortuoso e filiforme, ed una pronta esecuzione di dilatazioni<br />

esofagee.<br />

31


32<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Il secondo invece, meno utilizzato, prevede il consolidarsi della stenosi, eventualmente<br />

intorno ad un sondino NG, e l’esecuzione di intervento chirurgico di sostituzione dell’esofago.<br />

In base all’esperienza della letteratura (8-19-27-29-54) e del panel si ritiene che, fatte salve situazioni<br />

cliniche e socio-economiche (che rendono difficili i numerosi spostamenti necessari<br />

per un programma conservativo), l’atteggiamento conservativo dia migliori risultati in termini<br />

di qualità di vita, morbilità e mortalità. Per questa patologia come anche per l’atresia<br />

esofagea, l’esofago nativo, per quanto possibile, rappresenta il migliore “sostituto” dell’esofago<br />

stesso, anche se <strong>non</strong> vi sono evidenze controllate in letteratura (parere del Panel).<br />

La chirurgia viene riservata alle stenosi definite refrattarie.<br />

Le problematiche relative al trattamento conservativo<br />

si riferiscono a:<br />

1. Inizio del programma di dilatazioni<br />

Precoce (a partire dalla quarta-sesta settimana dall’ingestione) inizio delle dilatazioni al fine<br />

di evitare stenosi tortuose e filiformi. Vari autori (8-29-54) concordano sul fatto che il trattamento<br />

con dilatazioni vada iniziato una volta avvenuta la cicatrizzazione delle lesioni mucose,<br />

il che avviene in genere dopo circa 3 settimane dall’ingestione.<br />

Nella necessità di procrastinare il trattamento con dilatazioni è necessario posizionare, sotto<br />

controllo radiologico, un sondino naso gastrico di silicone del maggior diametro possibile;<br />

questo al fine di impedire l’occlusione del lume esofageo, l’eccessiva tortuosità della stenosi<br />

e, comunque, facilitare una benché minima attività deglutitoria (13, raccomandazione degli<br />

esperti, evidenza di tipo C).<br />

2. Tecnica di dilatazione (dilatatori semirigidi o pneumatici)<br />

La letteratura <strong>non</strong> è concorde sulla tipologia del dilatatore da utilizzare (pneumatico o semirigido).<br />

Il panel suggerisce i dilatatori pneumatici nel trattamento di stenosi di recente<br />

comparsa ed i semirigidi (dilatatori di Savary) nelle stenosi con esiti cicatriziali consolidati.<br />

Tale atteggiamento risulta essere più sicuro ed efficace.<br />

3. Calibro del dilatatore<br />

Anche su questo punto <strong>non</strong> c’è concordanza. Il panel, in base alla sua esperienza ed alla letteratura<br />

(8), suggerisce di incrementare il calibro di 2-4 mm per ogni dilatazione.<br />

4. Timing delle dilatazioni<br />

Viene generalmente accettato un intervallo tra le 3 e le 6 settimane tra una dilatazione e l’altra;<br />

il timing va comunque adattato sia all’insorgere della sintomatologia disfagica sia ad<br />

aspetti logistici.<br />

5. Terapia medica concomitante (cortisonici, IPP, antibiotici)<br />

Il panel è concorde sulla somministrazione di terapia antibiotica (monodose intraoperatorio)<br />

e di inibitori della pompa protonica (IPP) per ridurre possibili danni da RGE sulla parete<br />

esofagea traumatizzata dalla dilatazione. Non vi è concordanza sull’uso dei corticosteroi


La terapia delle lesioni da caustici<br />

di allo scopo di ridurre o rallentare la recidiva della stenosi, come pure sulla possibilità di loro<br />

iniezione intraparietale (76). Viene descritta, (evidenza C, 12-29-44) una minore tendenza<br />

alla recidiva della stenosi, in termini di rapidità di sviluppo e di gravità.<br />

6. Stenting<br />

In letteratura esistono due tipologie di stent:<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

stent autodilatante e rimuovibile Polyflex (19-62), per lunga permanenza senza fissazione<br />

all’ala del naso. Presenta lo svantaggio di dislocarsi facilmente o di occludersi per ipertrofia<br />

della mucosa cicatriziale (35, esperienza del panel);<br />

stent custom del diam. di 10-13 mm (De Peppo (29) per 40 gg, Mutaf e Atabek (8-54)<br />

per 12 mesi), in silicone o PTFE, tenuto in situ mediante fissazione all’ala del naso.<br />

Svantaggi relativi al <strong>non</strong> facile adattamento del paziente all’ingombro mediastinico ed al<br />

sondino di ancoraggio. Vantaggi in termini di efficacia rispetto a dilatazioni ripetute sia<br />

di numero che di durata del trattamento (29, studio retrospettivo <strong>non</strong> randomizz, racc. C).<br />

Questa seconda tipologia di stent agisce stimolando una fisiologica ripresa della funzione<br />

motoria dell’esofago, contrariamente al primo tipo che agisce comprimendo le pareti<br />

esofagee.<br />

7. Mitomicina C<br />

È stato proposto l’uso della Mitomicina C, applicata con toccature locali dopo la dilatazione,<br />

al fine di rallentare la proliferazione fibroblastica e la recidiva della stenosi. Oltre ad alcune<br />

descrizioni di casi singoli è stata pubblicata una casistica internazionale multicentrica<br />

che, chiarendo, almeno in parte, le basi farmacologiche dell’azione della Mitomicina C, dà<br />

precise indicazioni sulla concentrazione (0,1 mg/ml), sul tempo di applicazione (5’) e sull’efficacia<br />

nel 62% dei 16 pazienti decritti (64).<br />

8. Interruzione del programma di dilatazioni (definizione di stenosi refrattaria)<br />

L’interruzione di un programma conservativo andrebbe programmata in base a criteri sui<br />

quali <strong>non</strong> vi sono pubblicazioni. Il panel ritiene, anche in base alla letteratura (35), che una<br />

stenosi venga definita stenosi refrattaria (44) quando:<br />

<strong>non</strong> è possibile dilatarla fino ad un diametro tale da ridurre la disfagia;<br />

<strong>non</strong> si ottiene un calibro adeguato e stabile per la necessità di dilatazioni a breve intervallo<br />

(<strong>non</strong> vi è una definizione di “breve intervallo” ma il panel definisce “breve” un intervallo<br />

di


34<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

PARTE 3 Indicazioni alla chirurgia nell’ingestione<br />

di caustici in età pediatrica<br />

Il chirurgo, nel trattamento del bambino che ha ingerito una sostanza caustica, può intervenire<br />

in diversi momenti (10):<br />

1. Perforazione esofagea: fase acuta che necessita un trattamento d’urgenza.<br />

2. Trattamento delle stenosi da caustici responsive a posizionamento di stent o<br />

dilatazioni: confezionamento di plastica anti-reflusso gastroesofageo.<br />

3. Chirurgia esofagea o sostitutiva dell’esofago, nei casi di refrattarietà al trattamento<br />

conservativo con dilatazioni o stent:<br />

– Resezione di stenosi esofagea ed anastomosi termino-terminale;<br />

– Sostituzione esofagea mediante tubulizzazione gastrica o trasposizione gastrica<br />

totale;<br />

– Sostituzione esofagea mediante esofago colon plastica;<br />

– Altre tecniche chirurgiche come l’utilizzo di ansa digiunale vascolarizzata su<br />

proprio peduncolo.<br />

4. Fistola tracheo esofagea (FTE) acquisita.<br />

1. Perforazione esofagea<br />

L’ingestione di sostanze caustiche può rappresentare una causa di perforazione esofagea. In<br />

età pediatrica è un evento di raro riscontro e l’atteggiamento di scelta è conservativo. Il ricorso<br />

alla chirurgia d’urgenza con accesso al viscere leso mediante approccio toracotomico<br />

e/o laparotomico, pur descritto in letteratura, è da considerarsi anedottico in ambito pediatrico<br />

(5).<br />

La perforazione viscerale si può verificare in diverse sedi del tratto digerente anche contemporaneamente:<br />

è necessario, all’accesso in Pronto Soccorso, una valutazione diagnostica rapida<br />

ed accurata in grado di riconoscere e trattare i pazienti verso i quali sia indicato un approccio<br />

conservativo o che debbano essere inviati alla chirurgia d’urgenza. L’esofago presenta<br />

anatomicamente una maggiore vulnerabilità rispetto agli altri segmenti del tratto alimentare,<br />

essendo un viscere privo di sierosa che con le sue componenti in elastina e fibre<br />

collagene contribuisce alla stabilità di parete.<br />

La perforazione esofagea rappresenta un’urgenza potenzialmente letale.<br />

Lo sviluppo di versamento pleurico o mediastinite e successiva sepsi possono condurre il<br />

paziente rapidamente al decesso (9).<br />

Trattamento chirurgico<br />

In caso di perforazione esofagea, risulta indicata la somministrazione parenterale di antibiotici<br />

ad ampio spettro per prevenire l’estensione dell’infezione.


La terapia delle lesioni da caustici<br />

La comunicazione dell’esofago con lo spazio mediastinico e pleurico adiacente può dar luogo<br />

ad una mediastinite o ad un versamento pleurico con necessità di evacuazione delle raccolte<br />

mediante il posizionamento di un drenaggio toracico o mediastinico. L’accesso allo<br />

spazio mediastinico sarà possibile mediante toracoscopia (mediastinoscopia) o sotto guida<br />

TC del torace. L’atteggiamento conservativo anche in presenza di lesioni severe, prevede il<br />

posizionamento di un sondino naso-esofageo per il drenaggio della saliva, la detensione viscerale<br />

e per il mantenimento della pervietà del lume.<br />

Qualora siano presenti estese lesioni esofagee si può ricorrere al confezionamento di una<br />

cervicostomia.<br />

Nella fase acuta è altresì importante assicurare una via nutrizionale per il corretto apporto<br />

calorico: enterale, attraverso una sonda gastro o digiunostomica (posizionabile mediante<br />

approccio endoscopico o sotto guida radiologica) o per via parenterale con il posizionamento<br />

di un catetere venoso centrale.<br />

Oltre a questo atteggiamento conservativo di scelta, basato sull’attesa ed attenta sorveglianza<br />

clinica, esiste il riferimento in letteratura, al trattamento chirurgico della perforazione<br />

esofagea con “primary repair” tramite accesso toracotomico o laparotomico o l’esofagectomia<br />

per lesioni estese con grave danno viscerale. Tale atteggiamento è da considerarsi eccezionale<br />

in ambito pediatrico (16,19,30,31).<br />

2. Trattamento delle stenosi da caustici responsive<br />

a posizionamento di stent o dilatazioni:<br />

confezionamento di plastica anti reflusso gastroesofageo<br />

Fig. 1a<br />

Fig. 1b<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

Nei pazienti sottoposti a trattamento<br />

conservativo delle stenosi esofagee acquisite<br />

mediante dilatazioni periodiche<br />

e/o posizionamento di stent possono residuare<br />

un brachiesofago ed un reflusso<br />

gastroesofageo acquisiti. In tali pazienti<br />

può risultare utile l’indicazione al confezionamento<br />

di una plastica antireflusso<br />

eseguibile con accesso laparotomico o<br />

mediante chirurgia mininvasiva laparoscopica.<br />

Le varianti tecniche possibili per creare<br />

un sistema antireflusso tra stomaco ed<br />

esofago sono numerose. La tecnica più<br />

utilizzata in ambito pediatrico è la fundoplicatio<br />

secondo Nissen: mediante<br />

l’apposizione di alcuni punti di sutura si<br />

ribalta il fondo gastrico intorno all’esofago<br />

distale, a costituire una sorta di<br />

“sciarpa o cravatta”. Questo crea un efficace<br />

valvola capace di impedire il reflusso<br />

acido nell’esofago (vedi Figg. 1a, 1b).<br />

35


36<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

3. Chirurgia esofagea o sostitutiva dell’esofago<br />

La più comune indicazione alla sostituzione esofagea è il trattamento di stenosi acquisite<br />

del viscere, <strong>non</strong> responsive ai trattamenti conservativi. Inoltre la chirurgia sostitutiva esofagea<br />

trova indicazione in casi selezionati, in cui un trattamento conservativo, per condizioni<br />

socio economiche o psichiatriche del paziente, <strong>non</strong> sia eseguibile.<br />

Resezione esofagea<br />

ed anastomosi termino terminale<br />

Questa rappresenta la tecnica chirurgica di scelta qualora<br />

la stenosi esofagea si presenti singola, <strong>non</strong> estesa,<br />

particolarmente rigida, <strong>non</strong> dilatabile.<br />

L’intervento consiste in un approccio mediante toracotomia<br />

destra, nell’individuazione della regione stenotica,<br />

nella resezione totale della stessa e nel confezionamento<br />

di un’anastomosi viscerale a tutto spessore<br />

termino terminale Fig. 2.<br />

Una gastrostomia può essere indicata, in quei casi in<br />

cui l’anastomosi si presenti sotto tensione o ci sia una<br />

Fig. 2<br />

documentata alterazione della motilità esofagea.<br />

Nel post operatorio si deve considerare la possibiltà di calibrare la sede dell’anastomosi con<br />

dilatazioni mediante bouginage o palloni pneumatici. Questo poiché lo sviluppo del tessuto<br />

cicatriziale può comportare un restringimento nella sede dell’intervento. Risulta invece abbastanza<br />

raro la deiscenza in sede di anastomosi.<br />

Fig. 3<br />

La transposizione gastrica totale prevede la preparazione<br />

dello stomaco mediante dissezione del viscere preservando<br />

l’irrorazione vascolare dell’a. gastroepiploica e<br />

della a. gastrica di destra (70). Una volta isolata e suturata<br />

la giunzione esofago gastrica, lo stomaco viene trasposto<br />

nel letto esofageo, l’anastomosi si configura tra<br />

apice del fondo gastrico ed esofago cervicale. Al termine<br />

dell’intervento si assicura una via di scarico e per iniziare<br />

la nutrizione enterale, attraverso il confezionamento<br />

di una digiunostomia Fig. 4.<br />

Sostituzione esofagea mediante tubulizzazione<br />

gastrica o transposizione gastrica totale<br />

La tubulizzazione gastrica è un intervento chirurgico che<br />

prevede il confezionamento di un tubulo viscerale ricavato<br />

dalla grande curvatura dello stomaco ed irrorato dalla<br />

componente vascolare della arteria gastroepiploica di sinistra.<br />

Lo stesso viene poi portato in alto per essere anastomizzato<br />

con l’esofago cervicale o passando in sede retrosternale<br />

o nello spazio mediastinico posteriore. Vagotomia,<br />

piloroplastica e una gastrostomia completano<br />

usualmente questo intervento Fig. 3.<br />

Fig. 4


La terapia delle lesioni da caustici<br />

Sostituzione esofagea mediante esofago colon plastica<br />

Rappresenta la tecnica di sostituzione esofagea più diffusa in ambito pediatrico. Il tratto di<br />

colon scelto per la sostituzione esofagea può essere il destro o il sinistro. La sua posizione in<br />

torace può essere retrosternale, mediastinica posteriore o dietro l’ilo polmonare destro o sinistro<br />

Fig. 5. Il colon trasposto può divenire tortuoso e ridondante nel torace nel punto in<br />

cui il passaggio del cibo risulta rallentato o più difficoltoso.<br />

Tale situazione può verificarsi a distanza di alcuni anni dall’intervento per cui risulta indicato<br />

un follow up stretto di questi pazienti. Anche in questi casi una vagotomia ed una plastica<br />

del piloro possono essere eseguite per proteggere il colon da insulti acidi gastrici. La rimozione<br />

dell’esofago leso residuo, mediante tecnica open o mininvasiva (toracoscopica) si<br />

esegue una volta ottenuta la stabilizzazione clinica. Questo per il possibile sviluppo di neoplasie<br />

a lungo termine.<br />

Una controindicazione assoluta è l’inappropriato supporto vascolare<br />

arterioso del colon selezionato o un suo scarico venoso<br />

compromesso. Controindicazioni relative comprendono anomalie<br />

anatomiche associate come l’ano imperforato, il colon<br />

corto, o pregressi interventi di esofago-colon plastica che <strong>non</strong><br />

consentano l’utilizzo di nuove porzioni di intestino.<br />

La percentuale di deiscenza dell’anastomosi cervicale è stimata<br />

tra il 30 ed il 50 % dei casi, la gran parte di questi casi guarisce<br />

senza necessità di reintervento ma con posizionamento di drenaggio,<br />

anche la stenosi cervicale dell’anastomosi descritta, può<br />

essere trattata conservativamente con dilatazioni o operativa-<br />

Fig. 5<br />

mente con revisione chirurgica.<br />

Altre tecniche chirurgiche:<br />

OGD, utilizzo di ansa digiunale vascolarizzata su proprio peduncolo<br />

Queste tecniche rappresentano alternative terapeutiche possibili, ma di raro utilizzo in ambito<br />

pediatrico per la sostituzione esofagea. Possono essere considerate qualora le altre varianti<br />

chirurgiche siano fallite o trovino controindicazioni alla loro esecuzione.<br />

Ansa digiunale: solitamente si ricorre alla sostituzione dell’esofago mediante l’utilizzo di<br />

ansa digiunale quando <strong>non</strong> è possibile ricorrere ad altre metodiche per diverse ragioni (anatomiche<br />

o funzionali).<br />

La tecnica prevede il confezionamento di una lunga ansa digiunale alla “Roux in Y” che deve<br />

essere anastomizzata a livello cervicale con il residuo esofago o faringe passando per il<br />

mediastino posteriore. Vagotomia e piloroplastica si associano a questo intervento per preservare<br />

la mucosa digiunale dagli insulti del secreto acido gastrico (14,21).<br />

4. Fistola tracheo-esofagea da caustici<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

In rari casi la sostanza caustica ingerita può provocare la formazione di una fistola tra l’esofago<br />

e la trachea. Questa evenienza è di solito correlata all’assunzione di ingenti quantità di<br />

sostanze caustiche, che si possono verificare nelle dinamiche a scopo suicidiario.<br />

La diagnosi di comunicazione tra le due strutture si ottiene mediante uno studio contrastografico<br />

(con mezzo di contrasto idrosolubile) delle prime vie digerenti o con una TC toracica<br />

(di recente è stato descritto anche l’utilizzo della scintigrafia come metodica diagnostica<br />

37


38<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

alternativa). In passato il management di questi casi prevedeva un atteggiamento molto aggressivo:<br />

dopo l’esecuzione di una contrastografia con mdc idrosolubile per visualizzare la<br />

fistola, si confezionavano tracheostomia, esofagostomia cervicale con chiusura del moncone<br />

esofageo superiore, gastrostomia e deconnessione esofago gastrica.<br />

Successivamente si eseguiva sutura della fistola o sostituzione esofagea.<br />

Lo sviluppo di una fistola esofago tracheale <strong>non</strong> avviene solitamente in acuto, ma dopo che<br />

i tessuti lesionati a contatto, riorganizzandosi, stabiliscono tra loro un tramite anomalo.<br />

L’atteggiamento attuale prevede che, ottenuta la stabilizzazione clinica del paziente, isolando<br />

la via digerente da quella respiratoria mediante posizionamento di sondino naso esofageo<br />

ed eventuale nutrizione parenterale, si proceda alla chiusura diretta della fistola mediante<br />

accesso toracotomico (20,60).


Flow-charts<br />

Filippo Torroni - Philippe Molle - Roberto Gesmundo<br />

ANAMNESI<br />

Sostanza<br />

- tipo (acida o basica)<br />

- concentrazione (molarità)<br />

- stato fisico (solido o liquido)<br />

- quantità ingerita<br />

Modalità di ingestione<br />

Ora dell’ingestione<br />

Stato di ripienezza<br />

dello stomaco (digiuno)<br />

determinazione del pH<br />

con cartina tornasole<br />

nei prodotti <strong>non</strong> noti<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

SOSPETTA INGESTIONE DI SOSTANZA CAUSTICA<br />

pH12<br />

PAZIENTE<br />

ASINTOMATICO<br />

<strong>non</strong> provocare mai il vomito<br />

PRONTO<br />

SOCCORSO<br />

ESAME OBIETTIVO<br />

Monitoraggio parametri vitali<br />

(FC, FR, PA, Sat O2)<br />

SEGNI OBIETTIVI GENERALI<br />

Esplorazione del cavo orale<br />

del volto e dell’addome<br />

SINTOMI DIGESTIVI<br />

Scialorrea<br />

Odinofagia<br />

Vomito<br />

Disfagia<br />

Dolore epigastrico<br />

Ematemesi<br />

SINTOMI RESPIRATORI<br />

Afonia<br />

Stridore laringeo<br />

PAZIENTE<br />

SINTOMATICO<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

osservazione<br />

segni/sintomi<br />

respiratori gravi<br />

segni/sintomi<br />

digestivi<br />

clinica 24 ore<br />

monitoraggio<br />

parametri vitali<br />

Rx<br />

torace/addome<br />

NO EGDS RIANIMAZIONE<br />

EGDS<br />

ESAMI<br />

EMATOCHIMICI<br />

ENDOSCOPIA<br />

VIE AEREE<br />

EGDS<br />

da effettuarsi<br />

entro le 24 ore<br />

PERFORAZIONE<br />

NO EGDS<br />

G<br />

R<br />

A<br />

V<br />

I<br />

T<br />

À<br />

capitolo<br />

8<br />

39


40<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

NO EGDS<br />

pz asintomatici<br />

con sospetta ingestione<br />

pz con sospetta<br />

o accertata perforazione<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

GRADO DI LESIONE<br />

ESOFAGITE DI GRADO I<br />

ESOFAGITE DI GRADO II<br />

ESOFAGITE DI GRADO III<br />

dopo 30 giorni<br />

dall’ingestione<br />

o prima se disfagia:<br />

TIMING ENDOSCOPICO<br />

Rx<br />

esofagogramma<br />

EGDS<br />

(sedazione)<br />

ingestione pseudovolontaria di caustici<br />

con o senza sintomi<br />

presenza di segni/sintomi respiratori<br />

e/o digestivi<br />

presenza di lesioni gravi a carico<br />

di labbra, orofaringe, guance<br />

stenosi<br />

esofagea<br />

Follow up: SORVEGLIANZA ENDOSCOPICA PER PATOLOGIA<br />

DA RGE E CARCINOMA SQUAMOSO DELL’ESOFAGO<br />

TERAPIA<br />

NESSUNA<br />

IPP (0,7-3,5 mg/kg/die)<br />

dieta semiliquida<br />

osservazione clinica<br />

IPP (0,7-3,5 mg/kg/die)<br />

antibiotici: ampicillina<br />

50-100 mg/kg/dir x 10 gg<br />

digiuno<br />

NPT<br />

indici di flogosi<br />

corticosteroidi<br />

(desametasone<br />

1 mg/kg/die; prednisone<br />

1,5-2 mg/kg/die)<br />

TRATTAMENTO<br />

ENDOSCOPICO


Flow-charts<br />

NO ORL<br />

ENDOSCOPIA<br />

URGENTE<br />

lesioni vie aeree 2º e 3º grado<br />

detersione e sbrigliamento<br />

monitoraggio in TIPED<br />

controllo endoscopico a 72 ore<br />

proseguire i controlli endoscopici<br />

sino a stabilizzazione<br />

ASSENZA<br />

sintomatologia<br />

per impegno vie aeree<br />

EGDS<br />

lesioni faringo-esofagee<br />

assenti presenti<br />

PRESENZA<br />

sintomatologia<br />

per impegno vie aeree<br />

dispnea<br />

disfonia<br />

contattare lo specialista<br />

che programma l’endoscopia<br />

ENDOSCOPIA<br />

VIE AEREE<br />

detersione e sbrigliamento<br />

ingestione di<br />

sostanze<br />

caustiche<br />

monitoraggio in TIPED<br />

controllo endoscopico a 72 ore<br />

proseguire i controlli endoscopici<br />

sino a stabilizzazione<br />

ENDOSCOPIA<br />

L’esame può<br />

essere rinviato<br />

di 2-3 ore<br />

monitorare<br />

la saturazione d’ossigeno<br />

somministrare cortisonici<br />

(dosaggio = laringite ipoglottica)<br />

41


42<br />

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corpi corpi<br />

tranei tranei<br />

corpi corpi<br />

estranei estrane<br />

ingestione di corpi estranei<br />

45


capitolo<br />

1<br />

46<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Valutazione in Pronto Soccorso<br />

e indagini preliminari<br />

Giuliano Lombardi - Marco Brunero - Maddalena Gibelli - Zenia Pirone - Tamara Sabbi<br />

Generalità e incidenza del problema<br />

L’ingestione di corpi estranei (CE) rappresenta un evento frequente in età pediatrica, specie<br />

nella prima infanzia. Il periodo a rischio va dai 6 mesi ai 6 anni, con predominanza nei<br />

maschi. Il picco di massima incidenza è tra 1 e 2 anni di vita, età di inizio dell’esplorazione<br />

ambientale. L’ingestione è quasi sempre un evento accidentale (93% dei casi) ad eccezione<br />

dei pazienti con deficit neurologici e dei pazienti psichiatrici.<br />

È sempre indispensabile un’accurata anamnesi tesa a verificare la tipologia del CE ingerito,<br />

la cui lesività è in genere correlata alla sua forma, così come alla sede di arresto. I CE in genere<br />

transitano attraverso il tratto digerente senza causare danni; in età pediatrica circa<br />

l’80% dei CE ingeriti viene eliminato spontaneamente nell’arco di una settimana (1), il 20%<br />

necessita di una rimozione endoscopica e l’1% di intervento chirurgico per la rimozione o<br />

per la presenza di complicanza perforativa (47).<br />

Secondo i dati del Ministero della Salute, aggiornati al 2003 e riferiti a tutti i soggetti che<br />

abbiano subito un ricovero anche di breve durata per ingestione di CE, la popolazione pediatrica<br />

tra 1 e 5 anni ne costituisce approssimativamente il 30% (vedi Fig. 1).<br />

Tale statistica tuttavia si riferisce unicamente ai pazienti dimessi con SDO. Pertanto le cifre<br />

<strong>non</strong> riflettono la reale prevalenza di tutte le ingestioni di CE in quanto <strong>non</strong> tengono conto<br />

delle “osservazioni brevi” e dei rimandi per follow-up domiciliare che, nella popolazione pediatrica,<br />

sono particolarmente frequenti.<br />

Fig. 1 Dati relativi ai ricoveri in Italia per “ingestione di corpi estranei”<br />

ICDM = 938 - Ministero della Salute, 2003


Tipologia del CE<br />

I diversi tipi di CE ingeriti possono essere così schematicamente<br />

elencati, sia in base alla categoria morfologica,<br />

sia in relazione alla loro potenziale pericolosità<br />

che, a sua volta, è funzione della necessità di rimozione<br />

e del timing previsto per la rimozione stessa.<br />

Suddivisione dei corpi estranei<br />

per tipologia<br />

Alimenti (boli carnei, grossi semi, ossi,<br />

cartilagini, lische di pesce).<br />

Oggetti a loro volta distinguibili in:<br />

– oggetti “innocui” (es. le monete o simili)<br />

– oggetti vulneranti (appuntiti o contundenti,<br />

come spille, bastoncini, fermagli, giocattoli vari,<br />

oggetti voluminosi o lunghi, ecc).<br />

Contenitori tossici (disk batteries, oggetti<br />

contenenti piombo, contenitori di sostanze<br />

stupefacenti).<br />

Dimensioni critiche<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

Fig. 2 Forcina in cavità gastrica<br />

ingerita da bimba di 8 mesi<br />

(Alfredo Rossi)<br />

Molto importante è la dimensione del CE che deve sempre essere valutata in relazione all’età<br />

del bambino: se il suo volume è tale da <strong>non</strong> consentire il superamento dello sfintere<br />

cardiale o il transito attraverso lo sfintere pilorico, sarà opportuno programmare la rimozione<br />

dello stesso; laddove inoltre il CE presenti elementi di rischio (es. CE tossico o vulnerante)<br />

la rimozione andrà effettuata in urgenza (vedi Capitolo 2). I CE di dimensioni inferiori<br />

a 2 cm in genere superano spontaneamente lo stomaco e, da qui, percorrono facilmente il<br />

restante intestino.<br />

Sono considerati grandi i CE di diametro ≥ 2 cm in bambini di età inferiore ad 1 anno, oppure<br />

≥ 3 cm nei bambini di età superiore all’anno: essi possono <strong>non</strong> progredire oltre lo stomaco<br />

o addirittura arrestarsi a livello del terzo medio esofageo per compressione da parte<br />

dell’arco aortico oppure a livello dello sfintere esofageo inferiore o del piloro (12, 34).<br />

Sedi di localizzazione del corpo estraneo<br />

Così come la maggior parte dei CE supera agevolmente il tratto gastrointestinale e viene eliminata<br />

spontaneamente, è altrettanto vero che alcune sedi per le loro caratteristiche anatomiche<br />

possono favorirne la ritenzione, come si verifica a livello cricofaringeo oppure della<br />

valvola ileo-cecale. Esistono inoltre altre condizioni che possono favorire l’arresto del CE, come<br />

la presenza (a volte <strong>non</strong> conosciuta precedentemente) di malformazioni vascolari, stenosi<br />

esofagee congenite o secondarie, stenosi del piloro o intestinali, aderenze post-operatorie,<br />

malformazioni congenite dell’intestino tenue o disturbi funzionali gastrointestinali (12).<br />

47


48<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Fig. 3 Sedi anatomiche e principali cause di impatto esofageo dei CE<br />

Anamnesi e rilievi clinici: il paziente in Pronto Soccorso<br />

Il Pronto Soccorso, nella quasi totalità dei casi, rappresenta la prima sede di osservazione<br />

per un bimbo con ingestione, certa o sospetta, di CE. Qui infatti si compie il primo, fondamentale<br />

atto medico: la valutazione diagnostica e la documentazione delle lesioni viscerali.<br />

Idealmente esso si snoda attraverso una sequenza ordinata di interventi finalizzati alla<br />

stadiazione clinica e al conseguente programma di management, osservazionale o terapeutico.<br />

Tutto lo staff medico ed infermieristico ad esso dedicato deve quindi agire in<br />

sintonia con strategie procedurali ben codificate, supportate se possibile da linee-guida<br />

discusse e condivise.<br />

Non va dimenticato anzitutto la scenario psico-emozionale che spesso caratterizza l’accesso<br />

in PS di un piccolo paziente ritenuto “a rischio”. Il bimbo, specie se sintomatico, è spaventato<br />

e scarsamente collaborante. I genitori sono di solito visibilmente ansiosi e tendono<br />

a fornire un’anamnesi frammentaria e imprecisa. A volte peraltro è possibile ottenere, con<br />

pazienza, una ricostruzione più circostanziata degli eventi. Il primo compito quindi dello<br />

staff di PS consiste proprio nella rassicurazione circa le possibilità di soluzione positiva del<br />

problema ed insieme nella attenta raccolta di tutti gli elementi utili all’individuazione<br />

della natura e delle dimensioni dell’oggetto.<br />

Valutazione complessiva<br />

Il primo aspetto fondamentale è rappresentato dalla valutazione complessiva del paziente<br />

all’arrivo in Pronto Soccorso: l’anamnesi viene rapidamente, ma accuratamente, raccolta all’accompagnatore<br />

(il più delle volte un genitore).<br />

Particolare attenzione andrà posta nella ricostruzione dell’evento e delle circostanze che<br />

hanno portato all’ingestione del CE. Dovranno inoltre essere raccolte informazioni circa<br />

eventuali patologie pre-esistenti in grado di costituire fattori critici per l’impatto del CE, co


Valutazione in Pronto Soccorso e indagini preliminari<br />

me le stenosi esofagee o le sequele di interventi chirurgici esofago-gastrici o addominali.<br />

Qualora esistesse, è fondamentale entrare in possesso di un “oggetto gemello”, cosa che<br />

consentirà una più appropriata pianificazione del management e consentirà all’endoscopista<br />

di valutare rapidamente quale accessorio utilizzare per la rimozione del CE.<br />

È molto utile conoscere l’ora dell’ultimo pasto, per la gestione dell’anestesia.<br />

Sintomatologia<br />

La sintomatologia è in relazione alla localizzazione del CE e alle caratteristiche tipologiche:<br />

rifiuto di alimentarsi, disfagia, odinofagia, “ingombro sternale”, scialorrea, rigurgiti, conati<br />

di vomito e più raramente dispnea nel caso di arresto del CE in esofago superiore; tosse,<br />

stridore laringeo, cianosi in caso di compressione laringo-tracheale o inalazione (6,18), ma<br />

anche emorragia digestiva se il CE è particolarmente lesivo. La presenza di pneumopatie ricorrenti<br />

può a volte essere messa in relazione a ritenzione misconosciuta di CE in esofago.<br />

Nella Tab. 1 sono riportati i sintomi generalmente correlabili a presenza di corpo estraneo<br />

in esofago.<br />

Tab. 1 Segni e sintomi correlabili a localizzazione di CE in esofago<br />

Disfagia Rifiuto del cibo Stridore laringeo<br />

Dolore al collo, gola e/o torace Salivazione Tachipnea o dispnea<br />

Ematemesi<br />

Sensazione di corpo<br />

estraneo in gola<br />

Se il CE ha superato lo sfintere esofageo inferiore,<br />

il paziente è in genere asintomatico, come si verifica<br />

in circa il 50 % dei bambini (1). La sintomatologia<br />

è correlata <strong>non</strong> solo alla sede dove il CE si è<br />

fermato, ma anche alle caratteristiche dello stesso:<br />

oggetti di grosse dimensioni e soprattutto di superficie<br />

<strong>non</strong> liscia oppure oggetti appuntiti o taglienti<br />

possono causare una serie di complicanze<br />

che vanno dalla perforazione dell’esofago o di altro<br />

tratto intestinale fino alla occlusione dell’intestino<br />

tenue. Altrettanto importante è il rischio di ingestione<br />

accidentale di giocattoli od altri oggetti contenenti<br />

piombo (pesi per lenza, pallini da caccia,<br />

pallottole, ciondoli di portachiavi, zavorra di barca<br />

a vela giocattolo, accessori da abbigliamento) (27).<br />

In caso di ingestione di sostanza contenente piombo,<br />

possono verificarsi sintomi da intossicazione<br />

acuta: digestivi, ematologici, renali, neurologici<br />

Tosse<br />

Febbre Senso di costrizione in gola Vomito<br />

Odinofagia Striature ematiche nella saliva Wheezing<br />

Fig. 4 Sasso in cavità gastrica.<br />

(Alfredo Rossi)<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

(48) (vedi Capitolo 2). 49


50<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Esame fisico<br />

L’esame fisico del paziente deve mirare ad evidenziare prevalentemente i segni di danno<br />

esofageo o di perforazione, come l’enfisema sottocutaneo del collo (crepitii e/o iperemia<br />

della regione del collo). Se è presente stridore inspiratorio siamo certamente di fronte ad<br />

una ostruzione delle alte vie aeree, così come un wheezing unilaterale o la riduzione localizzata<br />

del murmure vescicolare possono suggerire l’ostruzione delle basse vie respiratorie.<br />

L’addome va sempre esaminato per rilevare la presenza di segni di occlusione o di peritonite<br />

ed in queste situazioni l’opinione del chirurgo è determinante (6).<br />

Indagini necessarie per l’individuazione del corpo estraneo<br />

L’indagine radiologica costituisce un momento di valutazione importante e spesso dirimente.<br />

Il radiogramma toraco-addominale senza mezzo di contrasto è generalmente sufficiente<br />

per verificare la presenza e localizzare la sede dei CE radio-opachi, fornendo inoltre<br />

buone indicazioni circa lo stato di ripienezza gastrica. Se la radiopacità del CE è dubbia,<br />

può essere molto utile valutarla su un oggetto gemello, quando presente.<br />

Gli oggetti radio-trasparenti invece possono sfuggire all’individuazione radiologica: l’impiego<br />

di un m.d.c. idoneo può essere utile, ma spesso risulta inattuabile in bimbi poco collaboranti<br />

o troppo piccoli. In questi casi, qualora esistano sufficienti indicazioni, è preferibile<br />

effettuare direttamente l’endoscopia diagnostica. La letteratura <strong>non</strong> è del tutto concorde<br />

sull’uso di mezzi di contrasto, <strong>non</strong> esistono a tal proposito EBM, ma solo raccomandazioni<br />

<strong>non</strong> da tutti condivise.<br />

Ricordiamo comunque l’importanza della corretta sequenza temporale tra diagnostica radiologica<br />

ed intervento endoscopico, soprattutto in considerazione della necessità di effettuare l’endoscopia<br />

in anestesia generale. È infatti esperienza comune il riscontro di un’endoscopia negativa<br />

a fronte di una radiografia correttamente diagnostica ma troppo antecedente la procedura<br />

endoscopica, tale da consentire, nel frattempo, il transito del CE oltre il Treitz. È dunque<br />

capitale che l’indagine radiologica preceda di poco (<strong>non</strong> oltre 30 minuti ) la decisione endoscopica,<br />

anche se ciò dovesse comportare la ripetizione dell’esame. L’esame radiografico<br />

dovrebbe essere eseguito, se possibile, in stazione eretta, comprendendo il collo, il torace<br />

(proiezione antero-posteriore e laterale) e l’addome (56). Se il CE è radiotrasparente l’esame<br />

radiologico con m.d.c. può essere comunque di grande utilità, <strong>non</strong> solo quando positivo<br />

(presenza del CE nel canale alimentare) ma anche in caso di negativià, suggerendo<br />

un’eventuale localizzazione extradigestiva (tracheobronchiale). L’esame radiologico è anche<br />

essenziale nella definizione diagnostica (pneumomediastino o pneumoperitoneo) di<br />

possibili complicanze (20). La letteratura anglosassone prevede anche l’uso di “metal detector”<br />

per oggetti <strong>non</strong> radiopachi come l’alluminio (34).<br />

Tomografia Computerizzata (TC) ed Ecografia addominale sono indagini che vengono<br />

riservate a particolari CE come ad es. contenitori di sostanze stupefacenti, oppure per valutare<br />

la presenza di eventuali complicanze come fistole tra organi attigui. Per quanto riguarda<br />

la necessità di effettuare una TC è determinante il giudizio del radiologo, in considerazione<br />

della eccessiva esposizione a radiazioni ed al fatto che i bambini più piccoli hanno necessità<br />

di essere sottoposti ad adeguata sedazione. È raccomandato il ricovero per osservazione<br />

clinica nei casi con anamnesi dubbia e sintomi imprecisi, nell’ingestione di un CE<br />

radiopaco potenzialmente lesivo che abbia superato il duodeno, o di un CE radiotrasparente<br />

potenzialmente lesivo <strong>non</strong> rinvenuto all’osservazione endoscopica (22).


Indicazioni all’urgenza<br />

e timing endoscopico<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Paola De Angelis - Marisa Calacoci - Giovanni Di Nardo - Cristina Host<br />

Philippe Molle - Ermina Francesca Romeo<br />

L’indicazione ed il timing della rimozione endoscopica (urgenza, urgenza differibile, elezione)<br />

nella gestione del paziente pediatrico che ha accidentalmente ingerito un corpo<br />

estraneo dipendono da numerosi fattori:<br />

La tipologia<br />

del corpo estraneo.<br />

Tipologia del CE<br />

La sede di arresto<br />

del corpo estraneo.<br />

La tipologia dei CE ingeriti (essenzialmente le caratteristiche morfologiche ed il volume<br />

complessivo) – vedi Capitolo 1 – è uno degli elementi fondamentali per il giudizio circa la<br />

loro potenziale pericolosità che, a sua volta, condiziona il timing previsto per la rimozione.<br />

Sede di arresto del corpo estraneo<br />

Le condizioni generali del<br />

paziente ed il quadro clinico.<br />

La disponibilità di ambiente<br />

ed attrezzature adeguati alle<br />

procedure <strong>endoscopiche</strong> di<br />

estrazione.<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

Insieme con le caratteristiche morfologiche del CE, la sede di impatto o di stazionamento<br />

costituisce il criterio vincolante per l’indicazione alla rimozione e la tempistica da rispettare<br />

nella programmazione dell’endoscopia.<br />

Nel Capitolo 1 è illustrata la topografia anatomo-funzionale del digerente superiore e sono<br />

indicate le strettoie fisiologiche o le sedi di processi patologici che possono rendere ragione<br />

della mancata progressione del CE con impatto dello stesso.<br />

Integrando questi dati con le caratteristiche morfologiche dei CE e con la presenza di<br />

sintomi critici possiamo razionalizzare le indicazioni al timing endoscopico, come suggerito<br />

nella Tab. 1.<br />

capitolo<br />

2<br />

51


52<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

cricofaringe o<br />

Killian/impatto su stenosi<br />

esofago<br />

esofago<br />

esofago<br />

stomaco<br />

Analisi di situazioni specifiche<br />

qualsiasi tipo<br />

batterie/CE vulneranti<br />

o contenenti sostanze tossiche<br />

CE “innocuo”, tondeggiante<br />

(monete o simili, “food impact”) –<br />

paziente sintomatico<br />

CE “innocuo”, come sopra<br />

ma paziente asintomatico<br />

vulneranti o contenenti<br />

sostanze tossiche<br />

stomaco batterie<br />

stomaco<br />

<strong>non</strong> vulneranti<br />

in paziente asintomatico<br />

urgenza<br />

regola delle tre S:<br />

sì, sempre, subito<br />

urgenza<br />

urgenza<br />

urgenza differibile di alcune ore,<br />

dopo ricontrollo RX (2)<br />

urgenza<br />

urgenza differibile max 48 ore<br />

(suggerito trattamento con PPI)<br />

elezione (dimissione e primo<br />

controllo RX dopo 4 settimane<br />

se mancata espulsione<br />

con le feci) (1)<br />

duodeno vulneranti urgenza<br />

duodeno <strong>non</strong> vulneranti <strong>non</strong> indicata (1)<br />

qualunque sede CE contenenti piombo urgenza<br />

(1) è indicata la rimozione di oggetti smussi anche <strong>non</strong> “pericolosi” se il paziente è noto portatore<br />

di patologie del tenue o del colon tali da limitare il transito spontaneo del CE.<br />

Non è giustificato eccessivo ricorso a RX (danni da eccessiva radioesposizione)<br />

(2) parere del panel (EBM 5) - studio randomizzato di Waltzman e coll, 2005 (1): EBM 1B<br />

Tab. 1 Indicazioni alla rimozione endoscopica<br />

Monete<br />

Le monete rappresentano il corpo estraneo più frequentemente ingerito in età pediatrica:<br />

in USA nel 2003 sono stati documentati 92.166 casi notificati dai centri antiveleni (53,55).<br />

Ritenzione in esofago<br />

In esofago il 60-70% delle monete ingerite si arresta a livello dell’anello cricofaringeo – inlet<br />

toracico, mentre il 10-20% a livello dell’esofago medio e il 20% circa poco a monte dello jato<br />

diaframmatico.<br />

Come già espresso, fattori di rischio per l’impatto e la ritenzione sono:<br />

stenosi o malformazioni;<br />

pregressi interventi chirurgici: chiusura fistola tracheo-esofagea, atresia esofagea, fundoplicatio;<br />

ingestione contemporanea di più monete.


Indicazioni all’urgenza e timing endoscopico<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

Soprattutto in caso di stop prossimale i<br />

pazienti possono presentare sintomi<br />

gravi, quali wheezing, scialorrea, disfagia,<br />

dispnea: i bambini possono essere<br />

inabili a gestire le secrezioni e presentare<br />

un rischio consistente di ab ingestis.<br />

Le monete localizzate in esofago medio-distale<br />

determinano sintomatologia<br />

generalmente meno importante (dolore<br />

modesto, possibile vomito, raramente<br />

ematemesi).<br />

La rimozione endoscopica delle monete<br />

impattate in esofago cervicale (indipendentemente<br />

dalla gravità dei sintomi) e<br />

di quelle che stazionano in esofago medio<br />

o inferiore ma con sintomatologia<br />

presente è considerata dal panel obbligatoria<br />

e con carattere d’urgenza (evidenza<br />

di tipo A).<br />

Non vi è stata mai uniformità di orientamento<br />

nella gestione del paziente<br />

asintomatico: infatti a fronte di un atteggiamento<br />

“attendista”, alcuni lavori<br />

sottolineavano l’indicazione ad eseguire<br />

sempre l’EGDS per evitare di incorrere<br />

in danni da ritenzione prolungata (9-54).<br />

Al contrario gli studi extra-ospedalieri<br />

caldeggiavano l’osservazione domicilia-<br />

Fig. 1 Moneta intrappolata in esofago cervicale<br />

(Alfredo Rossi)<br />

re, il monitoraggio radiologico e la rimozione<br />

solo in presenza di sintomi,<br />

per evitare le complicanze legate alle<br />

procedure (54).<br />

Queste differenti modalità di gestione erano probabilmente legate ad una <strong>non</strong> completa conoscenza<br />

della storia naturale della moneta asintomatica localizzata in esofago.<br />

Nel 2005 è stato per la prima volta pubblicato uno studio prospettico, randomizzato, controllato<br />

su pazienti asintomatici con recente ingestione di moneta (< 24 ore), senza fattori<br />

di rischio (54).<br />

Lo studio dimostra una buona probabilità (25 – 30%) di transito spontaneo della moneta in<br />

cavità gastrica, specie nei bambini di età maggiore e con moneta localizzata in esofago distale.<br />

Pertanto, in caso di moneta localizzata in esofago di bambini altrimenti sani e asintomatici<br />

il panel propone (evidenza di tipo C):<br />

osservazione in ambiente ospedaliero per alcune ore (l’unico RCT in letteratura suggerisce<br />

fino a 16 ore);<br />

ripetizione RX;<br />

rimozione endoscopica se mancato transito.<br />

53


54<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Ritenzione in cavità gastrica<br />

I pazienti asintomatici (la grande maggioranza) possono essere inviati a domicilio e ricontrollati<br />

radiologicamente dopo un mese circa dall’ingestione: la rimozione endoscopica verrà<br />

programmata nei casi con mancata risoluzione spontanea.<br />

È infine indicata la rimozione endoscopica in differita anche per pazienti asintomatici con<br />

moneta <strong>non</strong> voluminosa qualora siano note condizioni patologiche che ne possano limitare<br />

la progressione attraverso il canale alimentare (diverticolosi, malattia di Crohn stenosante,<br />

esiti chirurgici, etc).<br />

Batterie<br />

Occorre anzitutto distinguere due classi fondamentali di batterie:<br />

le batterie di dimensioni maggiori, cosiddette “stilo” (tipo AA, AAA, etc);<br />

le “Disk Batteries” (DB).<br />

Le batterie “stilo” oggi in commercio, se di tipo cosiddetto “corazzato” <strong>non</strong> rilasciano sostanze<br />

tossiche e pertanto vanno considerate come CE inerti.<br />

La loro rimozione endoscopica dipenderà quindi dalla sede di stazionamento e dalla dimensione<br />

eventualmente critica per il transito.<br />

Particolare attenzione tuttavia andrà riservata a batterie di provenienza <strong>non</strong> controllata, o<br />

comunque <strong>non</strong> in linea con le certificazioni di qualità.<br />

Le “disk batteries” sono piccole batterie a forma di monete usate solitamente in orologi, calcolatrici<br />

etc.. I componenti del catodo, dell’anodo e dell’involucro della batteria sono rappresentati<br />

da mercurio, argento, zinco, manganese, cadmio, litio, ossido di zolfo, rame, ottone<br />

o acciaio. Le DB contengono inoltre idrossido di sodio e di potassio per facilitare le<br />

reazioni elettrochimiche.<br />

Hanno un diametro variabile da 7.9 a 23 mm e un peso che va da 1 a 10 g; nel 97% dei casi<br />

il diametro è inferiore ai 15 mm.<br />

La lesività delle DB è determinata da due fattori fondamentali:<br />

attivazione locale di corrente;<br />

eventuale rottura (splitting) con rilascio di metalli e di sostanze caustiche con possibile<br />

tossicità locale o sistemica.<br />

Lo splitting delle DB (oltre che per cause traumatiche, come la morsicatura durante l’ingestione)<br />

è facilitato dall’azione corrosiva dell’acido gastrico che agisce sull’anello plastico di<br />

congiunzione tra i due poli: il “tempo critico” pertanto è rappresentato dallo stazionamento<br />

in cavità gastrica, in quanto, una volta giunte in duodeno ove il pH è neutro, il rischio diminuisce<br />

considerevolmente.<br />

Il rischio di tossicità sistemica soprattutto legata alle batterie contenenti mercurio è solo<br />

potenziale: infatti, su 2.320 casi di ingestione di batterie, raccolti in 7 anni dalla National<br />

Button Battery Ingestion Hotline and Registry <strong>non</strong> si sono registrati decessi (15,25).<br />

Quando la batteria è in esofago bisogna procedere il più presto possibile alla rimozione a<br />

causa dell’elevato rischio di perforazione, segnalata in letteratura anche entro le 6 ore<br />

(1,6,15).<br />

Se la DB è in cavità gastrica la rimozione endoscopica è indicata comunque se il paziente è<br />

sintomatico, ma anche qualora esista dimostrazione di danneggiamento o splitting ed infine<br />

se la DB (anche integra) <strong>non</strong> transita attraverso il piloro entro le 48 ore.


Indicazioni all’urgenza e timing endoscopico<br />

Se la batteria è localizzata oltre il piloro <strong>non</strong> vi è indicazione all’estrazione: infatti l’85%<br />

delle batterie una volta passato il piloro vengono eliminate entro le 72 ore (26).<br />

È tuttavia indicato effettuare una radiografia ogni 3-4 giorni fino all’eliminazione della batteria,<br />

al fine di verificarne la progressione, dal momento che le DB <strong>non</strong> possono essere assimilabili<br />

a CE inerti ma conservano potenziale pericolosità anche oltre il piloro (12).<br />

L’algoritmo riportato di seguito sintetizza quanto descritto.<br />

ESOFAGO<br />

rimozione<br />

endoscopica<br />

in urgenza<br />

rimozione<br />

endoscopica se<br />

mancato transito<br />

LOCALIZZAZIONE RADIOLOGICA<br />

sintomi +<br />

Rx entro<br />

48 ore<br />

OLTRE L’ESOFAGO<br />

sintomi –<br />

F-UP clinico<br />

e Rx ogni<br />

4 giorni<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

STOMACO OLTRE IL PILORO<br />

Precisazioni aggiuntive<br />

1 La somministrazione di farmaci emetizzanti è controindicata in quanto <strong>non</strong><br />

solo <strong>non</strong> ha effetti benefici, ma in alcuni casi ha indotto la migrazione della<br />

batteria in esofago (25).<br />

2 La somministrazione di inibitori della secrezione acida, pur in assenza di una<br />

dimostrazione comprovata, è giustificabile in caso di batterie localizzate nello<br />

stomaco, in quanto è noto che l’ambiente acido favorisce la corrosione e la<br />

frammentazione della batteria con conseguente danno tissutale.<br />

3 La somministrazione di soluzioni di lavaggio intestinale può essere usata per<br />

favorire il passaggio di batterie localizzate oltre il piloro, tuttavia <strong>non</strong> vi sono<br />

studi controllati a supporto di tale terapia (36).<br />

55


56<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Magneti<br />

La lesività del corpi magnetici è dovuta alla forza di attrazione che si esplica attraverso le<br />

pareti dell’intestino. Le aree intestinali interessate possono andare incontro a necrosi e perforazione<br />

perché schiacciate tra i magneti.<br />

Quindi se l’ingestione di un singolo magnete <strong>non</strong> è motivo di allarme, lo diventa se si è di<br />

fronte a un caso di ingestione di magneti multipli che possono causare ulcerazioni, perforazioni,<br />

fistole, occlusione intestinale, aderenze tra le anse intestinali, e se in prossimità di vasi<br />

sanguigni anche emorragia intraperitoneale (32,52).<br />

Alla luce della letteratura e della propria esperienza il panel raccomanda:<br />

rimozione immediata (urgenza) di tutti i magneti dallo stomaco via endoscopica;<br />

stretto monitoraggio clinico e radiologico se i magneti hanno superato il piloro;<br />

intervento chirurgico al minimo sintomo (3).<br />

Particolare attenzione dovrà essere posta ai pazienti che si presentano con una storia di ingestione<br />

di magneti in tempi successivi: sono le situazioni più pericolose in quanto la dinamica<br />

dell’ingestione comporta un rischio sensibile di attrazione tra magneti situati in anse<br />

intestinali diverse.<br />

CE contenenti piombo (9,37,51)<br />

A causa dell’ampia diffusione di oggetti <strong>non</strong> controllati secondo norme legali, sono state segnalate<br />

situazioni inquietanti di ingestione accidentale di corpi estranei contenenti piombo<br />

in quantità tale da essere tossico (es. giochi, accessori di abbigliamento, ciondoli, etc.).<br />

Nel 1991, il Center for Disease Control and Prevention ha definito quali livelli di piombemia<br />

elevati per l’età pediatrica valori superiori a 10 microgrammi/dl.<br />

Le situazioni cliniche, che solitamente compaiono per valori superiori a 45 microgrammi/dl,<br />

sono variabili. Le più frequenti: sindrome dolorosa addominale, epatopatia, anemia emolitica,<br />

insufficienza renale, encefalopatia acuta, neurotossicità cronica irreversibile.<br />

Fig. 2 In alto: una biglia<br />

Fig. 3 A destra: un gioiello<br />

(Paola De Angelis e Luigi Dall’Oglio)


Indicazioni all’urgenza e timing endoscopico<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

Nel sospetto dell’ingestione di un corpo estraneo contenente piombo, viene suggerito il seguente<br />

comportamento:<br />

Rx per valutare la sede di impatto dell’oggetto;<br />

rimozione endoscopica in urgenza, anche in paziente asintomatico;<br />

determinazione basale della piombemia. Se > 45 microgrammi / dl deve essere effettuata<br />

terapia chelante: acido 2-3 meso-dimercaptosuccinico – Succimer – per os al dosaggio di<br />

10 mg/Kg, 3 volte al giorno per 5 giorni, quindi 10 mg/Kg 2 volte al giorno per 2 settimane<br />

(protocollo approvato da FDA per popolazione pediatrica);<br />

somministrazione di PPI (per diminuire la dissoluzione del Pb se il CE è in stomaco).<br />

Se l’oggetto <strong>non</strong> è endoscopicamente rimuovibile deve essere monitorizzato radiologicamente<br />

e con controlli seriati della piombemia, in base alla quale verrà valutata l’opportunità<br />

di intraprendere la terapia chelante.<br />

È opportuno sottolineare che nel caso di ingestione di CE metallico o contenente parti metalliche di<br />

<strong>non</strong> chiara composizione il paziente dovrebbe essere sottoposto a dosaggio della piombemia.<br />

Boli alimentari<br />

I boli alimentari rappresentano un’urgenza endoscopica essenzialmente nel bambino portatore<br />

di stenosi esofagee.<br />

Il “food impact” nel paziente sintomatico deve essere affrontato endoscopicamente con timing<br />

di “urgenza”, attuando le tecniche che verranno illustrate nel capitolo 3.<br />

Si raccomanda l’esecuzione di biopsie della parete stenotica o rigida sottostante la sede di<br />

arresto del bolo contestualmente alla manovra di risoluzione dell’impatto, per finalità diagnostiche.<br />

57


capitolo<br />

3<br />

58<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Tecniche <strong>endoscopiche</strong> di rimozione<br />

dei corpi estranei<br />

Marta Bini - Francesco Macchini - Giorgio Fava - Roberto Gesmundo<br />

PREMESSA<br />

Importanza dell’anestesia generale<br />

Il panel ritiene che, per la rimozione dei CE, l’anestesia generale con intubazione e curarizzazione<br />

sia l’unica in grado di garantire:<br />

La protezione delle vie aeree<br />

Poiché il CE, “sganciandosi” dall’endoscopio durante<br />

il passaggio in faringe potrebbe essere<br />

accidentalmente inalato.<br />

Un completo miorilassamento<br />

Che agevola la retrazione del CE a livello del tratto<br />

cervico toracico dell’esofago e dell’ipofaringe,<br />

limitando l’insorgenza di complicanze da impatto.<br />

Estrazione endoscopica<br />

L’assenza di coscienza<br />

e quindi di reattività del paziente<br />

Che rende più agevoli e sicure le manovre degli<br />

operatori e risparmia al bambino un inutile stress<br />

fisico e psichico.<br />

Possibilità di una “conversione” immediata<br />

verso la rimozione chirurgica<br />

Laddove, in casi particolarmente complessi e<br />

rischiosi, la rimozione endoscopica dovesse fallire.<br />

La rimozione dei CE, indicata in circa il 20% dei casi (5,39), si avvale di videoendoscopi<br />

flessibili e di appositi accessori ed ha una percentuale di successo di oltre il 98% (21). L’endoscopio<br />

rigido è oggi raramente utilizzato (46).<br />

Quando possibile l’endoscopio deve essere di calibro standard in quanto le dimensioni del<br />

canale operatore consentono di utilizzare tutti gli accessori disponibili. È buona regola munirsi<br />

sempre di un endoscopio di riserva eventualmente di calibro diverso.<br />

L’uso dei “neonatoscopi” (cal. 5-6 mm) dovrebbe essere riservato solo ai bimbi di pochi mesi<br />

o di costituzione particolarmente minuta. È essenziale, prima di eseguire l’endoscopia, effettuare<br />

una accurata check list degli strumenti di possibile impiego.


Tecniche di estrazione endoscopica<br />

Se è disponibile un “oggetto gemello” è utile verificare su di esso la maggiore o minore idoneità<br />

di impiego dei diversi accessori, sperimentandone le effettive possibilità di aggancio e<br />

rilascio <strong>non</strong>ché la stabilità della presa.<br />

Norme di carattere generale<br />

È importante <strong>non</strong> utlizzare accessori che possano rimanere irreversibilmente vincolati<br />

al CE il quale, in caso di difficoltà, <strong>non</strong> potrebbe essere rilasciato, impedendo così<br />

l’estrazione dello stesso endoscopio.<br />

Il paziente, deve possibilmente decombere sul fianco sinistro con adeguato supporto<br />

sotto il capo, evitando l’eccessiva flessione del capo e del collo sul tronco per rettilineizzare<br />

al massimo il tragitto da percorrere durante la retrazione del CE.<br />

È tuttavia importante poter modificare il decubito (anche con paziente intubato) onde<br />

poter ricercare le posizioni più idonee alla presa del CE e alla retrazione.<br />

L’introduzione dell’endoscopio deve avvenire sotto visione diretta, soprattutto in caso di<br />

CE nell’esofago cervicale onde evitare di sospingerlo inavvertitamente a rischio di ledere<br />

la parete.<br />

Ogni manovra endoscopica deve essere fatta con delicatezza e prudenza adeguandola<br />

alle caratteristiche e alla sede del CE.<br />

Subito dopo la procedura è sempre raccomandato un controllo endoscopico, per evidenziare<br />

l’eventuale presenza di lesioni, nel qual caso può essere utile adeguata copertura<br />

antibiotica oltre alla somministrazione di gastroprotettori.<br />

CE in esofago<br />

Accessori per la rimozione del CE<br />

Pinze (“a denti di topo”, “coccodrillo” “pellicano” ecc.).<br />

Cestelli a rete.<br />

Cestelli di Dormia.<br />

Anse da polipectomia.<br />

Cappuccio per legatura di varici.<br />

Pinza di Magill.<br />

Overtube semiflessibile.<br />

Cappuccio di gomma.<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

Se il CE <strong>non</strong> è lesivo e facilmente mobilizzabile, se <strong>non</strong> vi sono note patologie esofagee<br />

(pregressi interventi chirurgici o ingestione di caustici, esofagite peptica, neoplasie ecc) e<br />

soprattutto se vi è una discreta visione dell’esofago a valle, è possibile sospingere delica-<br />

59


60<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

tamente il CE nel lume gastrico ove, se<br />

si tratta di un bolo alimentare, può essere<br />

rilasciato ponendo termine alla procedura.<br />

Se è indicata la rimozione, le<br />

maggiori dimensioni del lume gastrico<br />

consentono di porre l’oggetto nella sede<br />

e nella posizione più idonee ad una presa<br />

agevole e sicura.<br />

Le manovre devono essere estremamente<br />

caute, soprattutto se l’oggetto è<br />

impattato da parecchie ore poiché le<br />

possibili lesioni da decubito aumentano<br />

il rischio di complicanze perforative.<br />

Durante la retrazione è utile mantenere<br />

una moderata insufflazione onde favorire<br />

la distensione del lume e quindi il distacco<br />

delle pareti esofagee dal CE.<br />

La protezione della mucosa è opportuna<br />

in caso di oggetti vulneranti. Gli<br />

overtube flessibili più lunghi, oggi assai<br />

poco usati, raggiungono il cardias e<br />

quindi garantiscono la protezione delle<br />

pareti lungo tutta la lunghezza dell’esofago.<br />

Un overtube più corto, utilizzato<br />

storicamente con i primi legatori per varici<br />

esofagee, consente il transito atraumatico<br />

attraverso lo sfintere esofageo<br />

superiore.<br />

Se il CE è particolarmente voluminoso<br />

può essere utile far scuffiare il tubo tracheale<br />

durante il passaggio in esofago.<br />

Fig. 1 Clip metallica distorta, in esofago di<br />

bimba di 3 anni<br />

(Alfredo Rossi)<br />

CE nello stomaco<br />

La posizione supina condiziona spesso la dislocazione del CE nel fondo gastrico dove le<br />

manovre <strong>endoscopiche</strong> sono più difficoltose. In tal caso è utile inclinare il lettino operatorio<br />

in anti-Trendelemburg per favorire la migrazione dell’oggetto nell’antro ove le manovre per<br />

l’aggancio sono più facili.<br />

Ricordiamo che:<br />

se l’oggetto ha un’estremità appuntita deve essere afferrato in modo che quest’ultima risulti<br />

distale rispetto al tip dell’endoscopio;<br />

l’oggetto deve disporsi con l’asse maggiore parallelo all’asse dell’endoscopio;<br />

anche in caso di oggetti <strong>non</strong> particolarmente voluminosi, a causa del tono sfinteriale che<br />

si oppone al transito in senso antiperistaltico, il passaggio dal cardias può risultare diffi


Tecniche <strong>endoscopiche</strong> di rimozione del corpo estraneo<br />

coltoso: è opportuno <strong>non</strong> tentare<br />

di “forzare” immediatamente<br />

tale resistenza, ma piuttosto<br />

di mantenere una delicata<br />

e costante trazione, ritirando<br />

l’endoscopio e il CE agganciato<br />

<strong>non</strong> appena si avverte il<br />

cedimento del tono muscolare;<br />

se l’oggetto è vulnerante l’uso della “campana “ di caucciù applicata all’estremità dell’endoscopio<br />

protegge dalle lesioni la mucosa sia a livello degli sfinteri che lungo il transito in<br />

esofago.<br />

CE oltre il piloro<br />

Qualora la rimozione endoscopica sia indicata è necessario ricordare che le dimensioni del<br />

lume, la tortuosità del decorso e il ridotto spessore della parete fanno del duodeno una sede<br />

in cui le manipolazioni dei CE possono presentare maggiori rischi di complicanze (parere<br />

del Panel, evidenza di tipo C).<br />

Casi particolari<br />

Fig. 2 Punteruolo<br />

in cavità gastrica,<br />

ingerito<br />

accidentalmente<br />

da bimbo<br />

di 5 anni<br />

(Alfredo Rossi<br />

e Aldo Airoldi)<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

Boli carnei<br />

In età pediatrica l’arresto di un bolo carneo in esofago è solitamente secondario ad una<br />

preesistente patologia esofagea (5). Una valutazione radiologica preliminare è utile per<br />

escludere la presenza di frammenti ossei o cartilaginei.<br />

Quando il lume esofageo è totalmente occupato o quando il bolo è tenacemente impattato,<br />

è sconsigliabile forzarne alla cieca la progressione onde evitare di ledere la mucosa esofagea<br />

o di aggravare ulteriormente l’ostruzione del lume.<br />

È consigliabile invece l’estrazione, anche a più riprese, dopo frammentazione.<br />

61


62<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Fig. 3 Paziente con bolo carneo ritenuto in esofago.<br />

Frammentazione iniziale con pinza a dente di topo<br />

quindi estrazione con ansa a retina. Il bolo ha<br />

assunto la forma del lume esofageo. Questo<br />

paziente è risultato affetto da esofagite eosinofila<br />

(Gianluigi de Angelis)<br />

Particolarmente utile in questi casi si è rivelato l’uso del cappuccio per la legatura delle varici.<br />

Il cappuccio, previamente montato sul tip dell’endoscopio, viene appoggiato al bolo<br />

mentre si esercita una decisa aspirazione. In questo modo il bolo viene risucchiato all’interno<br />

del cappuccio ed estratto, completamente o in più riprese.<br />

Batterie a disco<br />

In esofago<br />

La rimozione (vedi anche il capitolo 2) deve essere eseguita in urgenza poiché esiste il concreto<br />

rischio di ulcerazione e perforazione in meno di sei ore (6).<br />

Una volta estratta la batteria è bene valutare attentamente l’eventuale presenza di un danno<br />

tissutale.<br />

In stomaco<br />

La rimozione endoscopica va programmata qualora la batteria abbia dimensioni incompatibili<br />

col transito dal piloro o <strong>non</strong> migri nel duodeno entro 48 ore.<br />

La somministrazione di soluzioni di lavaggio intestinale può essere usata per favorire la progressione<br />

di batterie localizzate oltre il piloro, tuttavia <strong>non</strong> vi sono studi controllati a supporto<br />

di tale trattamento (12).<br />

Le batterie a disco sono tecnicamente facili da rimuovere. L’accessorio ideale è la retina utilizzata<br />

per il recupero dei polipi. Devono essere evitatati accessori che possano provocare<br />

danni alla batteria con conseguente rilascio del contenuto (soda, potassa caustica) (21).<br />

Magneti<br />

La rimozione <strong>non</strong> presenta difficoltà tecniche particolari e, in caso di magnete singolo, <strong>non</strong><br />

rappresenta un’urgenza. In caso di magneti multipli, la rimozione riveste carattere d’urgen


Tecniche <strong>endoscopiche</strong> di rimozione del corpo estraneo<br />

za in quanto esiste il documentato rischio di ostruzioni o lesioni viscerali ischemiche o perforative<br />

di anse intestinali contigue (4,14,57) dovute alla persistenza dell’effetto magnetico<br />

all’interno del canale alimentare.<br />

Estrazione senza endoscopio<br />

Si tratta essenzialmente di:<br />

estrazione con catetere di Foley, sotto<br />

controllo radiologico;<br />

dislocazione nello stomaco con il bougienage.<br />

La prima prevede l’inserimento in esofago<br />

di un catetere dotato di un palloncino<br />

all’estremità distale che, una volta superato<br />

il CE, viene gonfiato con mezzo<br />

di contrasto idrosolubile e quindi retratto<br />

fino ad estrarre l’oggetto dalla bocca.<br />

Per garantire i riflessi protettivi delle vie<br />

aree da una possibile inalazione, <strong>non</strong><br />

viene praticata alcuna sedazione.<br />

Il bougienage consiste nell’inserire in<br />

esofago un sondino di grosse dimensioni<br />

che sospinge il CE nello stomaco.<br />

Anche in questo caso la procedura è<br />

eseguita con il bambino <strong>non</strong> sedato in posizione seduta.<br />

L’efficacia di queste metodiche è documentata in letteratura anche da studi recenti (14),<br />

tuttavia numerosissime limitazioni ne restringono l’applicazione a specifici casi selezionati<br />

(CE a superfici lisce, localizzato in esofago da poche ore, assenza di pregresse patologie, interventi<br />

chirurgici o stenosi a carico dell’esofago).<br />

Il panel tuttavia concorda con gli Autori che <strong>non</strong> ne condividono l’utilizzo (16) sia per ragioni di<br />

sicurezza (manovre “alla cieca”, impossibilità di verificare la presenza di lesioni mucose,<br />

mancata protezione delle vie aeree), sia per motivi etici, poichè l’orientamento odierno è<br />

quello di <strong>non</strong> sottoporre il bambino ad interventi invasivi o potenzialmente traumatici, anche<br />

dal punto di vista emotivo, senza un’adeguata sedazione o anestesia.<br />

Complicanze<br />

Le complicanze relative alla<br />

rimozione endoscopica sono<br />

rare (0-1,7%).<br />

Esistono complicanze legate<br />

alle caratteristiche stesse<br />

del corpo estraneo o alle<br />

manovre estrattive.<br />

Fig. 4 Una lampadina<br />

(Paola De Angelis e Luigi Dall’Oglio)<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

Perforazione Dislocazione extraluminale<br />

Emorragia Inalazione<br />

Mediastinite Fistola<br />

Ascesso Intossicazione.<br />

63


64<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Sono correlate solitamente all’estrazione di CE acuminati. Particolarmente complessa può<br />

dimostrarsi la rimozione di un CE a lungo decubitato in esofago per il rischio di slatentizzare<br />

possibili perforazioni coperte o fistolizzazioni nei grossi vasi, potenzialmente fatali.<br />

In un recente studio retrospettivo di Lai su 1.338 pazienti con ingestione di corpi estranei<br />

(23), i seguenti fattori di rischio sono risultati indipendenti e correlabili all’incidenza di complicanze:<br />

Fig. 5 Tettarella bloccata nel bulbo duodenale di bimbo di 2 mesi<br />

(Marta Bini)<br />

Presentazione ritardata > 2 giorni (P < 0,001)<br />

Rx positivo per CE a livello cervicale (P < 0,001)<br />

CE impattato al cricofaringeo (P = 0,009)<br />

CE impattato in esofago superiore (P = 0,005).


Logistica e caratteristiche<br />

della sala endoscopica<br />

Osvaldo Borrelli - Zenia Pirone<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

L’emergenza rappresenta un importante momento di prova nella valutazione della funzionalità<br />

di una struttura endoscopica.<br />

L’urgenza, quale una estrazione di un corpo estraneo, <strong>non</strong> si può improvvisare, ma riguarda<br />

l’organizzazione complessiva di un servizio di endoscopia digestiva.<br />

Nella maggior parte dei casi le <strong>urgenze</strong> in età pediatrica sono eseguite in sala operatoria,<br />

i cui standard sono ampiamente definiti. Nel caso in cui esse siano svolte in una<br />

sala dedicata, questa deve rispondere agli standard ambientali già stabiliti anche per<br />

l’endoscopia dell’adulto e deve essere predisposta per l’effettuazione di un’anestesia<br />

generale.<br />

L’efficienza e la sicurezza di una sala endoscopica è strettamente correlata ad una distribuzione<br />

adeguata delle aree di lavoro, in modo da garantite i cosiddetti “diagrammi di flusso”,<br />

cioè il coordinamento mediante sequenze prestabilite del percorso effettuato dai piccoli pazienti,<br />

del movimento del personale addetto, dell’utilizzo degli accessori necessari per l’esecuzione<br />

dell’endoscopia operativa, ed infine della pulizia degli strumenti utilizzati.<br />

Standard ambientali per le sale <strong>endoscopiche</strong><br />

Gli standard ambientali per le sale <strong>endoscopiche</strong>, in cui si pratichino<br />

esami di endoscopia diagnostica e operativa, sono ormai chiaramente<br />

definititi e comprendono:<br />

Una superficie minima tra i 20-30 m2 Una<br />

forma rettangolare spesso permette una<br />

migliore organizzazione del lavoro.<br />

La sala deve essere grande abbastanza per<br />

consentire lo spostamento del lettino endoscopico<br />

lungo tutti i suoi assi, per consentire<br />

adeguati movimenti degli operatori e facilitare<br />

l’eventuale ingresso e lavoro di una<br />

equipe di rianimazione.<br />

Porte ampie per il passaggio delle barelle di<br />

qualsiasi dimensione.<br />

Lettino mobile di endoscopia, generalmente<br />

posizionato al centro della sala, mentre le<br />

fonti di luce, gli aspiratori, gli erogatori di<br />

corrente devono essere posizionati in modo<br />

che <strong>non</strong> entrino in contatto con i pazienti.<br />

Dovrebbero esserci nel locale almeno 2<br />

punti di facile accesso da 2 differenti lati<br />

per ossigeno ed aspirazione.<br />

L’arredo e i piani di appoggio in cui siano distribuiti<br />

gli accessori per l’estrazione dei<br />

corpi estranei devono essere collocati a pa-<br />

rete e facilmente accessibili. È opportuno<br />

segnalare esternamente i nomi degli accessori<br />

posti all’interno di piani o cassetti; inoltre<br />

è consigliabile un solo accessorio per<br />

cassetto. I piani di appoggio devono essere<br />

di materiale liscio in modo da facilitare il lavaggio<br />

e la disinfezione.<br />

I locali dovrebbero essere insonorizzati e<br />

aerati, <strong>non</strong>ché dotati di condizionatore<br />

d’aria.<br />

Le pareti e il soffitto delle stanze devono<br />

essere lavabili, disinfettabili e impermeabili<br />

agli agenti contaminanti; gli angoli delle pareti<br />

devono essere smussi. Il pavimento deve<br />

essere antistatico.<br />

L’impianto di illuminazione artificiale dovrebbe<br />

permettere variazioni dell’intensità<br />

della luce.<br />

I servizi igienici devono essere adiacenti ad<br />

ogni sala endoscopica e conformi alle normative<br />

per i portatori di handicap.<br />

capitolo<br />

4<br />

65


66<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Ogni sala in cui si pratica endoscopia di urgenza in età pediatrica<br />

dovrebbe disporre di:<br />

Erogatore di ossigeno centralizzato;<br />

Apparecchiature per il monitoraggio dei parametri vitali (frequenza cardiaca, pressione<br />

arteriosa, saturimetro, capnometro) e per la rianimazione (pallone AMBU, maschere,<br />

sonde endotracheali, defibrillatore, etc);<br />

Farmaci per l’emergenza;<br />

Un elettrobisturi;<br />

Un diafanoscopio a parete;<br />

Un apparecchio di anestesia con sistema di evacuazione dei gas, dotato di spirometro, di<br />

sistema di monitoraggio della concentrazione di ossigeno erogato e di allarme in caso di<br />

deconnessione dal paziente.<br />

Infine nelle sale di endoscopia dovranno essere sempre disponibili tutti gli accessori per affrontare<br />

eventuali emergenze che richiedono un immediato trattamento endoscopico: aghi<br />

da sclerosi, anse diatermiche, sonde per termocoagulazione, polidocanolo, adrenalina, clip<br />

metalliche etc.<br />

Nella sala in cui si usa l’amplificatore di brillanza è necessario disporre di pareti e porte<br />

piombate, con indicazione di emissione di Raggi X (41).<br />

Sala di accoglienza/risveglio<br />

Il bambino dovrebbe essere preparato, a seconda dell’età, in modo adeguato. Normalmente<br />

al momento dell’esame è già stata raccolta l’anamnesi per l’indicazione all’esame, per cui la<br />

fase di preparazione consiste nella raccolta del consenso da parte di entrambi i genitori.<br />

Nella zona risveglio (che potrebbe essere anche la sala endoscopica) devono essere presenti<br />

e disponibili:<br />

Aspiratori per broncoaspirazione;<br />

Gruppo per ossigenoterapia;<br />

Sistema di monitoraggio delle funzioni vitali.<br />

Per il recupero è sufficiente che vi sia un ambiente protetto (per es. stanza di degenza in<br />

corsia o in Day Hospital) ove il bambino possa essere tenuto in osservazione fino al soddisfacimento<br />

dei criteri di dimissibilità.


Staff medico e personale<br />

infermieristico<br />

Luigi Dall’Oglio<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Come già accennato in altri capitoli, lo staff che si occupa della gestione di un bambino con<br />

ingestione di CE deve essere costituito dall’integrazione multidisciplinare di specialisti diversi:<br />

pediatra, anestesista, endoscopista, radiologo, otorinolaringoiatra, chirurgo pediatra.<br />

Anche il personale infermieristico di supporto ad ogni singolo specialista dovrebbe essere<br />

ugualmente rappresentato.<br />

Questa situazione “ideale” è tuttavia proponibile in realtà ospedaliere di ampio respiro polispecialistico,<br />

mentre può divenire fattore di criticità in ospedali più piccoli.<br />

Esistono comunque, a proposito del numero e della qualifica degli operatori, standard minimi<br />

al di sotto dei quali il panel ritiene inadeguata la gestione dell’urgenza da CE.<br />

Nel caso in cui si esegua l’endoscopia in sala operatoria sia l’anestesista che il personale infermieristico<br />

dedicato all’anestesista stesso ed al servizio di sala sono già obbligatoriamente<br />

presenti: l’endoscopista dovrà comunque avvalersi dell’aiuto di un infermiere dedicato all’endoscopia,<br />

esperto nella procedura.<br />

Il chirurgo pediatra, se <strong>non</strong> presente in sala, sarà comunque allertato e prontamente disponibile.<br />

Qualora la rimozione del CE sia prevista in sala endoscopica (adeguatamente attrezzata,<br />

secondo quanto descritto nel precedente Capitolo) il riquadro sottostante esprime la composizione<br />

minima dello staff ideale per l’intervento.<br />

Endoscopista (esperto, secondo NASPGAN)<br />

Almeno un infermiere di endoscopia, che abbia<br />

adeguata preparazione nella gestione di<br />

strumentario ed accessori.<br />

Anestesista.<br />

Infermiere dedicato all’assistenza anestesiologica.<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

capitolo<br />

5<br />

67


capitolo<br />

6<br />

68<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

CONSENSUS STATEMENT<br />

SULLE URGENZE<br />

ENDOSCOPICHE<br />

NON EMORRAGICHE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Il ruolo del Chirurgo<br />

Diego Falchetti - Pietro Antonuccio - Luigi Dall’Oglio - Antonio La Riccia<br />

Saverio Marrello - Alessandro Pane - Carmelo Romeo - Vincenzo Tomaselli<br />

L’ingestione/ritenzione di corpi estranei è una evenienza che può decorrere asintomatica e<br />

con risoluzione spontanea, oppure richiedere l’intervento dell’endoscopista; talvolta, per le<br />

condizioni del paziente o le caratteristiche del corpo estraneo, si rende necessaria una procedura<br />

chirurgica.<br />

Resta una raccomandazione di base, condivisa dagli esperti del gruppo di lavoro: rivolgersi<br />

sempre quando possibile a strutture e personale dedicato all’età pediatrica.<br />

Non esistono in letteratura lavori od esperienze in generale da cui scaturiscano raccomandazioni<br />

forti (tipo A o B) su questo argomento. Dall’analisi del materiale disponibile e dal<br />

confronto fra gli esperti emergono condizioni e indicazioni in cui inquadrare l’opportunità<br />

del coinvolgimento del chirurgo (raccomandazioni di tipo C).<br />

In situazione di emergenza/urgenza si considera appropriato il ricovero in ambiente chirurgico/Terapia<br />

Intensiva in caso di grave compromissione delle condizioni cliniche, come nelle<br />

presentazioni con dispnea, cianosi, peritonite, sintomi da occlusione intestinale, emorragia<br />

importante.<br />

Sempre in urgenza, il ricorso al chirurgo diventa comunque obbligatorio in ogni caso in cui<br />

sia necessario risolvere una situazione inaspettata o una complicanza imprevista al momento<br />

della rimozione endoscopica (24).<br />

In situazione di elezione/urgenza differibile il chirurgo va coinvolto nei casi in cui ci si trovi<br />

ad affrontare corpi estranei troppo voluminosi o potenzialmente lesivi per prevedere una rimozione<br />

endoscopica completa e sicura. È il caso ad esempio dei bezoari, la cui evacuazione<br />

richiede una gastrotomia anche nei casi <strong>non</strong> complicati da pica (31,45), o di oggetti acuminati<br />

o taglienti, con almeno una dimensione incompatibile con il diametro esofageo (43).<br />

Inoltre la letteratura recente riporta un numero significativo di osservazioni riguardanti le<br />

conseguenze gravi derivanti dall’ingestione di due o più elementi magnetici, capaci di attrarsi<br />

attraverso segmenti anche lontani del canale alimentare e di determinare quindi decubiti,<br />

occlusioni e perforazioni intestinali (14,17,33,35,38,49) – cfr anche capitolo 2. Nei casi di<br />

ingestioni multiple la rimozione deve essere tempestiva ed estesa anche agli elementi che<br />

hanno già oltrepassato il duodeno.<br />

La laparotomia va presa in considerazione anche nei casi in cui, dopo una iniziale progressione,<br />

nei giorni successivi si sia documentato l’arresto del transito del corpo estraneo lungo<br />

il canale alimentare, soprattutto se il corpo estraneo è acuminato o dimostra comunque di<br />

presentare una posizione fissa (50).<br />

In letteratura si sottolinea inoltre l’opportunità di valutazione chirurgica nel caso di pazienti<br />

portatori noti di patologie malformative del tubo digerente (10), o di esiti di interventi chirurgici<br />

che possano determinare difficoltà di transito gastrointestinale, ed in ogni caso<br />

quando il paziente giunge all’osservazione tardivamente per una ingestione misconosciuta o<br />

un’anamnesi <strong>non</strong> chiara (19,58).


Tab. 1 Ingestione/ritenzione di corpi estranei: quando coinvolgere il chirurgo<br />

compromissione<br />

delle condizioni generali<br />

situazione inaspettata o complicanza al momento della rimozione endoscopica<br />

corpi estranei troppo voluminosi<br />

e/o potenzialmente lesivi per prevedere<br />

una rimozione endoscopica<br />

completa e sicura<br />

gravi problemi respiratori<br />

addome acuto<br />

emorragia importante<br />

bezoario<br />

dispnea<br />

cianosi<br />

perforazione<br />

occlusione<br />

CE voluminosi e acuminati o taglienti<br />

diversi pezzi magnetici<br />

documentato arresto del transito lungo il canale alimentare<br />

pazienti portatori noti di patologia del tubo digerente, congenita o acquisita,<br />

che possa determinare difficoltà di transito<br />

osservazione tardiva per una ingestione misconosciuta o anamnesi <strong>non</strong> chiara<br />

ingestione di<br />

corpi<br />

estranei<br />

69


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