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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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succedono son tali, da spingere volontariamente i speculatori a spedire in quella marina i generi [senza]<br />

tenersi in verun conto [della] penuria di frumenti, o civaje» 44 .<br />

Il sottintendente Ignazio Romeo, poco aduso alla diplomazia, scriveva all’intendente: «Ella non si è<br />

degnata fin oggi rispondere alla domanda de’ 600 tumoli di grano» 45 in quanto anche nei Circondari summenzionati<br />

(Ardore, Bianco e Staiti) scarseggiava il grano e, nel frattempo, per tamponare la situazione,<br />

aveva «dovuto provvedere per un legno dal tempo spinto alla Marina di Bovalino a’ bisogni di quelle parti e<br />

per altro spinto pure alla marina di Roccella ho provveduto a’ bisogni di quell’altra parte del Distretto.<br />

Intanto Signor Intendente io non posso stare agli eventi, ella pensar deve seriamente a provvedermi come le<br />

dicea di 600 tumoli di grano la settimana per tutto il mese di Giugno almeno in questa Marina di Siderno,<br />

salvo per richiederle per le marine di Bovalino, e Roccella» 46 .<br />

Il giorno dopo, però, arrivava il grano con il vapore Ferdinando II. Una lettera di Michele Falletti da<br />

Siderno ci ragguaglia sul destino di quel grano. Innanzitutto, affermava, i negozianti non l’hanno voluto<br />

comprare perché venduto a 3,40 ducati a differenza di altri commercianti che avevano immesso grano a<br />

ducati 3,20 e di migliore qualità, per cui «si è dovuto quindi, riporlo in magazzino» 47 , a disposizione del<br />

Sottintendente.<br />

Trasferito il Romeo, la Sottintendenza veniva momentaneamente retta dal consigliere distrettuale<br />

Santacroce che vietò la libera circolazione del grano. Successivamente il reggente De Nava revocava il<br />

divieto lasciando liberamente acquistare i cereali, precludendo, invece, l’esportazione fuori Distretto dei<br />

prodotti annonari.<br />

Il 30 luglio 1847 il ministro degli Affari Interni Santangelo inviò una lettera molto dura<br />

all’intendente di Reggio, circa la spedizione del grano fatta nella passata primavera dal sindaco di Napoli per<br />

conto del governo, su richiesta del Distretto di Gerace, di cui «non ve n’era affatto bisogno, e si sarebbe<br />

disistito dall’inviarne» 48 . Il Ministro invitava perentoriamente il funzionario reggino a smaltire il grano<br />

fornito e dettagliatamente far pervenire il resoconto.<br />

Ma vediamo nel particolare cosa era successo. Il sindaco di Siderno Falletti nel giugno precedente<br />

aveva informato l’intendente che erano stati venduti circa cento tomoli di grano per mezzo del primo eletto<br />

della Marina, autorizzato dal sottintendente Ignazio Romeo 49 . Il successivo 30, il delegato alla vendita<br />

Domenico Romeo espone al nuovo sottintendente Bonafede la storia di quella partita di grano, iniziando col<br />

dire che la mattina dell’8 maggio1847, nel momento in cui il battello aveva trasportato il grano da Napoli, il<br />

sottintendente Romeo gli aveva dato incarico di «fare acquistare dai Negozianti di codesta Marina i 600<br />

tumoli di grano» 50 al prezzo di 3 ducati e 40 grana al tomolo, invitandolo, ove non sarebbe riuscito a venderlo<br />

a quel prezzo, di riporlo in magazzino fino a nuove disposizioni.<br />

Il grano non si vendette poiché i magazzinieri giorni prima avevano acquistato 3 mila tomoli di<br />

grano introdotti da alcune imbarcazioni provenienti da Crotone al prezzo di 3 ducati e 40 grana. Questa causa<br />

si univa all’altra della cattiva qualità del prodotto proveniente dalla Capitale, per cui nessuno voleva fare un<br />

acquisto a quel prezzo. Con autorizzazione del sottintendente Romeo, narrava ancora il I° Eletto della Marina<br />

di Siderno, il grano fu ribassato di 20 grana al tomolo, vietando di vendere il prodotto fuori Distretto.<br />

La quantità commerciata era stata per il momento di 242 tomoli e 3 quarti ed esistevano ancora circa<br />

350 tomoli da vendere. Per paura dell’immissione di altro grano proveniente da Crotone, Romeo aveva fatto<br />

«obbligare tutti i pubblici fornari» 51 di servirsi del grano rimasto. L’invito non fu seguito. La vicina stagione<br />

della mietitura dava speranza di un grano migliore e utilizzare quello vecchio significava produrre pane di<br />

mediocre qualità 52 . Dopo pochi giorni arrivò Patron Spinelli con 160 tomoli di grano di buona qualità per cui<br />

il grano “statale” rimaneva nei magazzini invenduto.<br />

Da una lettera del Bonafede sulla questione, inviata all’intendente della provincia, rileviamo che fino<br />

al 23 ottobre 1847 erano stati venduti 432 53 e rimanevano da vendersi 168 tomoli. Da questa somma, narra il<br />

Sottintendente, «gli vennero tolti da’ Capi rivoltosi Bello, Ruffo, Mazzone e Salvatore D.ti 300» 54 . Intanto il<br />

grano rimasto «si sta tarlando per cui è molto deteriorato, e diminuito di peso non può essere venduto se non<br />

a prezzi minori» 55 . Bonafede in riferimento alla somma prelevata dai Martiri di Gerace affermava: «io credei<br />

che debbono essere obbligati le rispettive famiglie a restituire una tal somma» 56 .<br />

Il sidernese Michele De Mujà si faceva avanti per acquistare il rimanente grano offrendolo a 15<br />

carlini a tomolo 57 . Il suggerimento del Bonafede come sempre non passava inosservato e l’intendente di<br />

Reggio, G. De Maria comunicava al Ministero dell’Agricoltura e Commercio il documento che attestava il<br />

prelevamento dei 300 ducati da parte dei rivoltosi 58 .<br />

Il conto finale del grano venduto da Domenico Romeo veniva inoltrato dal reggente la sottintendenza<br />

di Gerace Giuseppe De Nava nel dicembre del ‘47 e il saldo finale, ammontante a 108,50 ducati, veniva<br />

depositato nelle casse dello Stato. Altri 214 ducati dovevano essere assicurati dalla scadenza di

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