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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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personaggi che ebbero condanne penali per la loro fede liberale. Ma nei confronti di costoro ci furono anche<br />

dei tentativi di delegittimare il loro operato, attraverso arringhe e rancori espressi in un libello a stampa,<br />

scritto subito dopo l’Unità d’Italia 472 .<br />

Lo strale era indirizzato ad alcuni abitanti di Gerace che avevano calunniato il loro concittadino «Vincenzo Amaduri<br />

Intendente di Geraci» 473 .<br />

I firmatari si rivolgono a queste persone - redattori di un primo libello contro l’Amaduri -, che la<br />

giustizia penale aveva a suo tempo perseguitato per reati «d’omicidi, di ferite, di rapine, di stupri, di<br />

bestemmie» 474 . Le accuse di falsi liberali sono indirizzate a Francesco Del Balzo, Vincenzo Panetta e<br />

Gaetano Spadaro che nel 1847, secondo quanto asserito, avevano «meritato gli elogi del Cavaliere Bonafede<br />

(...), raccomandati a Ferdinando di Borbone come singolari per zelo e per affetto alla sua causa» 475 . La<br />

pesantezza delle affermazioni necessita di soffermarci. Sulla coerenza del Fragomeni non ci sono minimi<br />

dubbi. Osteggiò sempre il Borbone e a riprova sono le continue persecuzioni subite. Sulla condotta, invece,<br />

degli altri occorre fare alcune precisazioni. Nell’opuscolo sono riprodotte due lettere, una scritta dal Sindaco<br />

di Gerace nel 1847 Ettore Migliaccio nella quale vengono riportati i nomi<br />

degl’individui, che più si distinsero nella congiuntura de’ rivoltosi alla difesa del Re nostro Signore in questa Città. In primo grado ....<br />

D. Francesco del Balzo guardia d’onore .... D. Vincenzo Panetta ..... In secondo grado ....... mastro Gaetano Spataro.<br />

Geraci 25 settembre 1847.<br />

Il Sindaco<br />

Ettore Migliaccio 476<br />

Il secondo documento stampato è un rapporto del Bonafede al generale Nunziante del 28 settembre<br />

1847 che, in merito alla resistenza di Gerace ai rivoltosi del ‘47, afferma: «Le guardie d’onore D. Francesco<br />

del Balzo ..... lasciarono le spade, e presero il fucile: montavano di guardia ai posti di più difficile difesa...<br />

Meritano ancora onorata menzione per le loro calde opere nelle presente emergenza gl’individui al margine<br />

notati cioè D. Vincenzo Panetta .....Mastro Gaetano Spataro» 477 . La lettera termina con l’implorazione da<br />

parte del Bonafede di «raccomandare alla clemenza non comune di S.M. la città di Geraci, nonché gl’individui,<br />

dei quali ho fatto menzione» 478 .<br />

Vani sono stati i tentativi di rintracciare il primo rapporto firmato dal Migliaccio negli Archivi di<br />

Stato, anche se nella nota viene specificato che è stata stralciato dall’Archivio dell’Intendenza di Gerace. E<br />

neanche la lettera del Bonafede, è rintracciabile nel carteggio del 1847 esistente attualmente nell’ASRC. Ma<br />

come mai il Bonafede nel suo libro non menziona nemmeno uno di questi personaggi? Se avevano dato,<br />

cioè, un contributo di così vitale importanza per la difesa di Gerace, tali da essere posti all’attenzione del<br />

Nunziante e del Re, perché non vengono in nessun modo nominati? E come mai non vengono premiati con le<br />

onorificenze date ad altri esponenti civili, religiosi e militari locali? Sicuramente il Bonafede avrebbe citato e<br />

dato merito a coloro che si erano distinti per la causa: né dai registri dei personaggi che hanno ottenuto le<br />

onorificenze emergono questi nominativi, né tantomeno negli elenchi riportati dal Fava, dal Visalli che<br />

hanno avuto tempo e modo di leggere i documenti di archivio.<br />

I menzionati geracesi che nel ‘48 subiranno persecuzioni, processi, condanne e pagheranno di tasca<br />

propria, verranno additati quali autori delle sevizie subite dai liberali catturati e condotti a Gerace, i quali<br />

«ebbero pesto il viso, strappata la barba ed i capelli, ebbero calci e colpi di pugnale» 479 . Il Panetta veniva<br />

accusato di essere stato nel ‘44 al servizio della polizia borbonica; mentre il diacono Fragomeni (che subì<br />

angherie varie), di aver fatto involare somme raccolte per la causa liberale 480 . Di contro, viene tratteggiata la<br />

biografia di Vincenzo Amaduri, le persecuzioni e le sevizie inflittegli dalla polizia partenopea; i suoi sentimenti<br />

liberali; la votazione plebiscitaria avuta nei collegi locali: «Sappiamo che quando entrò Garibaldi a<br />

Reggio fece venire costì la nostra banda musicale; che contribuì del suo quando la richiamò pe’ funerali de’<br />

cinque martiri» 481 . Inoltre, è descritta l’opera svolta dall’Amaduri a favore dei liberali in tempi difficili e a<br />

favore della città di Gerace per quanto riguarda alcuni servizi pubblici 482 . Le accuse e gli appellativi rivolti ai<br />

geracesi si fanno via via sempre più pesanti 483 , specie quando si parla della Guardia nazionale alla cui testa vi<br />

era il Del Balzo 484 , e del «venerabile Signor Fragomeni» 485 raffigurato come un fomentatore della guerra<br />

civile. Fragomeni è accusato di essere stato a capo di un conciliabolo nelle carceri di S. Francesco durante il<br />

periodo della detenzione e di aver introdotto armi all’interno di esse per fini personali e non per la causa. La<br />

polizia, affermavano, gli scriventi, era a conoscenza del “comitato”, solo che lasciava fare: «Tutto, tutto<br />

sapeva, e ripeteva: guerra tra cani» 486 . Strali vengono lanciati anche nei confronti di un fantomatico caporale<br />

accusato di aver commesso un arresto illegale ai danni di Giovanni Sansalone con la divisa della Guardia<br />

nazionale 487 .

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