Dispense di fonetica - Comunità Montana del Pinerolese
Dispense di fonetica - Comunità Montana del Pinerolese
Dispense di fonetica - Comunità Montana del Pinerolese
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
Corso Corso di di fonetica fonetica articolatoria
articolatoria
articolatoria
Sportello Linguistico per l’Occitano
Scuola Latina di Pomaretto
Premessa
Questa dispensa è di carattere introduttivo, ed è pensata per chi, lavorando
presso gli sportelli linguistici attivi nel territorio della Comunità Montana del
Pinerolese, ha necessità di confrontarsi con diverse grafie: una conoscenza di
base della fonetica articolatoria permette infatti di impadronirsi dei meccanismi
che stanno alla base della costruzione delle diverse convenzioni grafiche.
Per affrontare lo studio della fonetica è opportuno fornire dei cenni di linguistica
generale.
Tutti i testi proposti sono tratti da opere di carattere introduttivo alla linguistica
generale, che vengono riportati in bibliografia.
Le nozioni sono necessariamente esposte procedendo per generalizzazione, e
sono da intendersi come propedeutiche alla lettura e allo studio dei testi
specialistici citati.
1
Cenni Cenni di di linguistica linguistica generale generale
generale
1.1 La nascita
Sebbene le riflessioni sulla lingua attraversino l’intera storia dell’umanità, la
linguistica inizia a profilarsi come scienza autonoma solo a metà dell’ottocento,
con un indirizzo principalmente storico comparativo, teso a individuare i rapporti
fra le diverse lingue del ceppo indoeuropeo 1 . La linguistica generale come la
intendiamo oggi prende le mosse dalle lezioni ginevrine di Ferdinand de Saussure,
1 Uno dei modi per classificare le lingue del mondo è raggrupparle per famiglie, riconducibili a un
antenato comune, attestato storicamento o ricostruito induttivamente a partire dalle lingue
odierne. La parentela fra le lingue è in genere evidente comparando il lessico fondamentale
(parole che indicano i primi numeri, la famiglia, i principali fenomeni metereoogici). Della famiglia
indoeuropea fanno parte diversi gruppi, all’interno dei quali le parentele sono più strette: le lingue
romanze (derivanti dal latino, in cui troviamo l’italiano e i dialetti d’Italia, il francese, il
francoprovenzale, l’occitano, le lingue della penisola iberica –tranne il basco, che non è
nemmeno indoeuropeo- e il romeno), le lingue germaniche (tedesco, inglese, svedese, danese,
etc..), le lingue slave (russo, polacco, serbo-croato, ect…), le lingue baltiche (lituano, lettone), le
lingue celtiche (bretone, gaelico, gallese), le lingue indo-arie (hindi, bengali, etc…), le lingue
iraniche (persiano, curdo, etc…), e tre lingue isolate (il greco, l’albanese e l’armeno). BERRUTO
(2006: 115–121)
1
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
che col suo Corso di linguistica generale (1916) pone le fondamenta per la
materia che negli anni ’60 assumerà un ruolo trainante fra le scienze umane.
Negli ultimi tren’anni la linguistica ha perso buona parte della sua centralità (forse
anche per via di alcuni sviluppi altamente tecnicistici), al punto da essere esclusa
dalla formazione scolastica.
1.2 La linguistica come descrizione delle lingue parlate in
sincronia.
La linguistica generale è il ramo delle scienze umane che si occupa di cosa sono,
come sono fatte e come funzionano le lingue storico – naturali 2 .
La linguistica descrive le lingue, e non pretende di modificarle: l’istruzione
scolastica può portarci a pensare alla linguistica come l’insieme delle regole
grammaticali necessarie per padroneggiare correttamente una lingua, ma la
linguistica pura non ha alcun interesse a standardizzare la lingua: questa viene
considerata come un organismo vivente, che si evolve indipendentemente dalla
volontà dei parlanti.
In particolare quando si affrontano questioni fonetiche, è indispensabile
sottolineare che ci occupiamo di lingua parlata, e non scritta: le lingue nascono
sempre nell’oralità, sia storicamente 3 che ontogeneticamente (un bambino
impara prima a parlare, e solo dopo, eventualmente, impara a scrivere).
A questo livello di analisi non esiste differenza fra quelli che vengono
comunemente chiamati dialetti e le lingue nazionali: gli uni e le altre sono da
considerarsi manifestazioni del linguaggio verbale umano.
La distinzione fra lingue e dialetti è basata unicamente su considerazioni
sociali e storico – culturali, in funzione della distribuzione negli usi linguistici
della comunità e al prestigio dei singoli sistemi linguistici. Si apre qui il campo
della sociolinguistica, che studia l’interazione fra lingua e società, la
variazione dei comportamenti linguistici e come le lingue si articolano in
varietà secondo diverse dimensioni di variazione.
BERRUTO (2006: 1, nota 2)
Infine, ci occuperemo di lingue parlate in sincronia, ovvero tralasceremo lo
sviluppo temporale della lingua, la sua evoluzione storica, per concentrarci sulle
sue manifestazioni contemporanee 4.
1.3 Langue e parole
Saussure introduce nella linguistica l’essenziale dicotomia fra langue e parole.
2 Per lingue storico – naturali si intendono tutte quelli lingue nate spontaneamente da un gruppo di
parlanti: vengono quindi escluse le lingue ‘artificiali’, come l’esperanto.
3 Vi è una priorità antropologica (tutte le lingue, prima di essere scritte, sono state parlate; non tutte
le lingue parlate hanno una tradizione scritta) e filogenetica (la specie umana ha imparato prima
a parlare, e solo molto tardi – 3500 a. C. – ha inventato la scrittura).
4 Naturalmente la dimensione sincronica e quella diacronica non sono nettamente separabili (la
sincronia assoluta di fatto non esiste), questa indicazione ci serve più che altro come indicazione di
metodo: nello studio della fonetica delle nostre lingue ci concentriamo sulle frasi che sentiamo
pronunciare oggi, e non sulla pronuncia “etimologica” dei termini.
2
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
La Parole è la realizzazione effettiva della frase che intendo pronunciare; ma tale
frase, prima di essere pronunciata, è costruita astrattamente nella nostra testa, al
livello della langue.
Langue Sistema astratto
Parole Realizzazione concreta
Un esempio. Uno studente può voler dire “l’esperimento è perfettamente riuscito”
(a livello di Langue) ma in realtà dice [lespeimento e fepettamente juito] 5 (al livello
della Parole).
1.4 Il segno linguistico
La dicotomia fra langue e parole è valida a livello di sistema, ma anche a livello di
ogni singolo segno linguistico. Un segno, in generale, è qualcosa che sta per
qualcos’altro (e che comunica questo qualcos’altro).
Un segno linguistico è l’associazione di un significante e un significato.
Il significante è la parte fisicamente percepibile di
un segno, quella che cade sotto i nostri sensi (le
onde sonore che arrivano alle nostre orecchie), il
significato non è materialmente percepibile, è
l’informazione veicolata dal segno.
Un esempio. Il segno “albero” è composto da un
significato (“l’idea” di albero, vegetale con fusto
legnoso e fogliame, etc..) e da un significante (la
voce che pronuncia [albero], senza la quale il
significato non potrebbe essere comunicato 6).
Significante
Significato
La lingua, in questo contesto, può essere definita come il codice che raccoglie
l’insieme delle corrispondenze, fissatesi per convenzione, fra qualcosa (l’insieme
dei suoni e delle parole di una lingua) e qualcos’altro (il mondo reale, così com’è
percepito e interpretato da ogni cultura), che fornisce le regole di interpretazione
dei segni.
1.5 Il triangolo semiotico
A questo punto del discorso è bene introdurre una terza categoria, quella del
referente, ovvero della realtà esterna (per riprendere l’esempio succitato, l’albero
nella realtà, quello che si può toccare).
5 A parte le differenze che discendono dalla trascrizione in IPA (alfabeto fonetico internazionale,
vedi in seguito), notiamo che il parlante pronuncia la polivibrante [] velare (colpendo col dorso
della lingua il ‘palato molle’) invece di pronunciarla alveolare (colpendo con la punta della lingua
l’attaccatura dei denti). Inoltre parlando velocemente chi pronuncia la frase incorre in un
mutamento fonetico (la metatesi), mischiando i suoni all’inizio della parola “perfettamente”.
6 Tralasciamo qui, considerando che il fulcro del nostro interesse è la fonetica, le considerazioni
che andrebbero fatte sullo scritto.
3
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
Ogden e Richards hanno rappresentato
questa caratteristica del linguaggio con
un triangolo:
Il referente è legato al segno linguistico,
ma non ne è parte integrante: nel caso
dei nomi astratti (amicizia, gioia, rabbia)
il referente è difficilmente individuabile,
mentre resta saldo il legame fra ciò che
pronunciamo (il significante) e ciò che
vogliamo comunicare (il significato).
Significato
Segno
linguistico
Significante
1.6 La comunicazione audio-verbale
Definita la natura di un segno linguistico e i suoi legami con la realtà, possiamo
introdurre il meccanismo della comunicazione. Innanzi tutto perché vi sia
comunicazione deve esserci un emittente (che emette un messaggio) e un
destinatario (che riceve il messaggio).
1. Emittente
a. ha un pensiero da trasmettere
b. codifica una parola, o una frase in grado di trasmettere il pensiero
c. pronuncia la parola o la frase che ha codificato
2. Canale (nel nostro caso l’aria, o il telefono, o le onde radio…)
3. Ricevente
c. riceve i suoni che produce l’emittente
b. codifica la frase che ha ricostruito a partire dai suoni uditi
a. formula un pensiero, che consegue alla frase codificata
Referente
questi passaggi sono possibili solo se vi è comunanza di codice (se chi
parla e chi ascolta conoscono la stessa lingua) e se si conoscono i referenti
evocati dall’informazione.
I passaggi contrassegnati dalla lettera b. fanno riferimento al piano del significato,
mentre i passaggi contrassegnati dalla lettera c. operano sul piano del
significante.
1.7 Le proprietà della lingua
Dopo aver accennato a alcuni elementi di base nella definizione della lingua,
possiamo provare ad analizzare una definizione del concetto (BERRUTO 2006 : 23)
più articolata, che ne sottolinea le proprietà peculiari:
“la lingua è un codice che organizza un sistema di segni dal significante
primariamente fonico-acustico, fondamentalmente arbitrari ad ogni loro livello e
doppiamente articolati, capaci di esprimere ogni esperienza esprimibile,
4
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
posseduti come conoscenza interiorizzata che permette di produrre infinite frasi a
partire da un numero finito di elementi”.
i segni linguistici sono arbitrari, ovvero non c’è alcun legame naturalmente
motivato (connesso alla natura o all’essenza delle cose) fra il significante e il
significato: i rapporti fra questi due, che pure esistono (si pensi a
legno/legname/falegname) sono posti per convenzione, non c’è in natura nulla
che motivi il legame fra il materiale e il segno “legno”.
Prova di questa arbitrarietà è che uno stesso referente (ad esempio, un felino
domestico) è indicato con segni diversi in lingue diverse (gatto, cat, chat, mačka 7,
etc..). Possiamo distinguere quattro livelli di arbitrarietà:
- è arbitrario il legame fra un segno linguistico e il suo referente;
- è arbitrario il legame fra significante e significato;
- è arbitrario il legame fra la realtà vissuta e il numero e la qualità di referenti
individuati: è classico l’esempio della neve, che a fronte di un termine in
italiano, viene indicata con oltre dieci termini diversi in eschimese. Per
riprendere il caso del legno, l’italiano distingue fra il bosco, la legna (da
ardere) e il legno (il materiale), mentre il francese indica tutti questi elementi
col termine bois;
- è arbitrario il legame fra la forma e la sostanza del significante: fra l’infinità
di suoni che l’apparato fonatorio umano può pronunciare, ogni lingua ne
individua per convenzione alcuni che saranno rilevanti per la formazione dei
segni linguistici, senza che questa scelta sia motivata da condizioni intrinseche
ai suoni.
la lingua è un sistema estremamente economico, in quanto da un limitato
numero di suoni può articolare un numero assai maggiore di morfemi, che a loro
volta possono comporre un numero altissimo di parole, capaci di formare infinite
frasi. Questa proprietà, fra i sistemi di comunicazione naturali, è posseduta solo
dalle lingue, e si chiama doppia articolazione.
Tale definizione deriva dal fatto che un segno linguistico è scomponibile a due
livelli:
- un segno linguistico è divisibile in unità minori, ancora portatrici di
significato. Se riprendiamo il termine gatto, possiamo notare che il morfema8
gatt- significa “felino domestico”, mentre il morfema –o significa “singolaremaschile”.
Con questi “pezzi” minori della parola posso costruire altre parole,
come gatt-ino, gatt-a, gatt-i, o come sol-o, calm-o, etc… La scomposizione a
livello morfematico è detta prima articolazione.
- a loro volta i morfemi sono scomponibili in unità minori (seconda
articolazione), che non sono più portatrici di significato: il morfema gatt- è
7 sloveno
8 Per convenzione I morfemi (unità linguistiche minime portatrici di significato) si riportano con un
trattino a indicare dove si possono attaccare altri morfemi. Dall’esempio riportato appare subito
evidente come non tutti i morfemi siano uguali: in particolare si può distinguere fra i morfemi
lessicali (portatori del significato referenziale, come gatt-, potenzialmente infiniti) e i morfemi
grammaticali (derivazionali o flessionali, in numero finito), che modificano il significato dei primi
seguendo una struttura fissata per ogni lingua.
5
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
scomponibile nei quattro 9 fonemi g-a-t-t. I fonemi sono le unità minori della
lingua, e in genere sono un numero limitato (qualche decina); ma a partire
da questi pochi 'mattoni' senza significato intrinseco è possibile costruire
moltissime unità portatrici di significato. (potenzialmente infiniti).
veniamo così a formulare quella fondamentale proprietà della lingua che è
l'onnipotenza semantica: con qualsiasi lingua naturale (quindi anche con i nostri
dialetti!) è possibile dare espressione a qualsiasi contenuto: un messaggio
formulato in un altro codice (il linguaggio dei segni, i cartelli stardali) è sempre
traducibile in lingua, ma non viceversa.
Queste sono solo alcune delle proprietà della lingua, ma ci bastano per delineare
con maggiore precisione l'ambito di studio della linguistica.
1.8 I livelli di analisi in linguistica
Per studiare com’è fatta una lingua, si procede attraverso quattro livelli di analisi
(in questo corso ci fermeremo al primo).
- La fonetica e la fonologia studiano rispettivamente tutti i suoni che si
producono parlando una lingua, e quei suoni che costituiscono i mattoni
fondamentali (i fonemi) coi quali vengono costruiti i segni della lingua in
questione. Questo livello di analisi si concentra sul significante dei segni.
- La morfologia studia la struttura della parola, intesa come minima
combinazione di morfemi che funzioni come entità autonoma della lingua e
possa quindi costituire isolatamente, da sola, un segno linguistico compiuto, o
comparire come unità separabile costitutiva di un messaggio.
- La sintassi è il livello di analisi che si occupa della struttura delle frasi:
riguarda cioè come si combinano fra loro le parole e come sono organizzate
in frasi (entità linguistiche che normalmente funzionano da unità che
costituisce un messaggio o blocco comunicativo autosufficiente nella
comunicazione linguistica, e che contiene una predicazione). Sia la
morfologia che la sintassi riguardano l'organizzazione del significante in
quanto portatore di significato.
significante fonetica e fonologia seconda articolazione
significante
portatore di
morfologia
significato sintassi
significato semantica
prima articolazione
9 A rigore, in questo caso, I fonemi in cui è scomposto il morfema sono tre: la /t/ è solo lunga, ma
non viene raddoppiata (provate a pronunciare la parola e vi renderete subito conto che a variare,
fra gato e gatto, è la durata del silenzio fra la /a/ e la /t/: pronunciare due /t/ consecutivamente è
assai complicato!)
6
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
- Ci limiteremo qui a dire che la semantica è lo studio del significato dei
segni linguistici: al contrario di quanto avviene per il significante, che in
quanto entità fisica è facilmente definibile, la definizione di significato è
tutt'altro semplice, trattandosi di qualcosa di immateriale.
1.9 Fonetica e fonologia
In questa sede ci limitero a uno studio elementare della fonetica (e della
fonologia), e in particolare della fonetica articolatoria. Infatti la materia si divide
ulteriormente in tre ambiti di studio:
- la fonetica articolatoria, che si concentra su come il parlante articola i
suoni;
- la fonetica acustica, che studia le onde sonore che producono i suoni
nell'aria;
- la fonetica uditiva, che si concentra su come l'ascoltatore recepisce i suoni
che lo raggiungono.
Per distinguere fra l'oggetto di studio della fonetica e l'oggetto di studio della
fonologia è necessario introdurre il concetti di fono e di fonema.
- Un fono può essere un qualsiasi suono prodotto dall'apparato fonatorio
umano; restringendo la definizione, possiamo dire che un fono è la
realizzazione concreta di qualunque suono del linguaggio (in questo modo
escludiamo dalla categoria dei foni i suoni prodotti involontariamente, o non
tesi a comunicare uno specifico messaggio).
- Un fonema è un fono che, in una data lingua, ha valore distintivo.
Il concetto di valore distintivo è particolarmente importante per il nostro percorso.
Un fono ha valore distintivo (quindi è un fonema) quando si oppone
sistematicamente ad altri foni nel distinguere e formare le parole.
Per sapere se un fono è o meno un fonema, si procede quindi per prove di
commutazione: si provano a mutare i singoli suoni di un segno linguistico, per
vedere quali opposizioni fanno cambiare il significato del segno, e quali sono
semplici varianti fonetiche.
Fra [rana] e [ana 10 ] non cambia il significato, sebbene vengano realizzati in
posizioni iniziale due foni diversi (il secondo può essere classificato nella categoria
delle 'erre moscie'). [r] e [] in italiano sono quindi due foni (per questo li
trascriviamo fra parentesi quadre), ma siamo in presenza di un solo fonema /r/ 11
(trascritto quindi fra sbarre oblique).
10 Fra parentesi quadre si scrive la trascrizione fonetica, fra sbarre oblique si scrive la trscrizione
fonematica. In questo genere di trascrizioni, per convenzione internazionale, si ricorre all’IPA,
l’Alfabeto Fonetico Internazionale, perché è l’unica grafia diffusa in tutto il mondo con una
perfetta corrispondenza fra scritto e parlato. Approfondiremo la conoscenza di questo alfabeto
nei prossimi capitoli. In questo caso basti sapere che il grafema indica una polivibrante
uvulare, mentre il grafema indica una polivibrante alveolare: si tratta quindi di due foni diversi.
11 Per individuare quale, fra i molti foni che in italia si realizzano per pronunciare la /r/, sia il fonema,
si ricorre al concetto di 'standard'.
7
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
Diverso è il caso di [pane] e [kane], in quanto l'alternanza fra /p/ e /k/ produce un
cambio di significato: in questo caso, siamo di fronte a due fonemi, che quindi
trascriviamo fra sbarre oblique.
Quando ci troviamo di fronte a una coppia di parole il cui significato muta col
mutare di un solo fonema, siamo in presenza di una coppia minima. È una coppia
minima e 12 : /palle/ e /alle/ , perché a mutare è solo un fonema:
/p/ ~ //, che determina una opposizione fonologica.
Non tutte le opposizioni fra fonemi sono comuni: in italiano i fonemi /dz/ e /ts/
(presenti rispettivamente nelle parole e ) si oppongono in una sola
coppia minima (che è sufficiente a definirli come fonemi): /raddza/ e /rattsa/
(rispettivamente, il pesce e la qualità di cani).
La distinzione fra fono e fonema è essenziale quando si costruisce una nuova
grafia: infatti per avere la certezza che chiunque sia in grado di pronunciare
esattamente quello che legge è importante che a ogni fonema corrisponda un
grafema.
Abbiamo visto che questa condizione non si verifica più 13 per la grafia dell'italiano,
dove fonemi diversi vengono trascritti con lo stesso grafema (è il caso di /s/ e /z/,
che l'italiano rende sempre : la di è diversa dalla di ), e
grafemi diversi indicano lo stesso fonema (è il caso della /k/, trascritta come o
come a seconda della vocale che la segue).
Nel caso delle grafie dialettali, giovanissime, è possibile individuare una buona
corrispondenza fra grafemi e fonemi, ma in nessun caso vi è perfetta equivalenza.
In questo contesto di studio, è essenziale distinguere fra fono e fonema per due
ordini di motivi:
- da un lato non è essenziale, ai fini della comunicazione di significati (ma
può esserlo in uno studio dialettologico!), che la grafia riporti le singole
sfumature di pronuncia (ad esempio, le diverse realizzazioni personali della
/r/) se queste non cambiano il significato delle parole;
- d'altro canto non avere una tradizione grafica millenaria ci permette di
servirci (e di modulare) delle grafie con una buona corrispondenza fra
grafema e fonema.
12 Si trascivono fra questi segni i grafemi, ovvero le diverse convenzioni grafiche. In questo caso, il
grafema indica il fonema //: se provate a pronunciare la parola scandendo i diversi suoni, vi
accorgerete che prima della /a/ articolate un solo suono, e non tre, come sembrerebbe suggerire
la grafia.
13 Nei suoi tratti generali, la grafia dell’italiano è ancora quella adottata dai latini: 2000 anni fa
c’era una sostanziale corrispondenza fra fonemi e grafemi.
8
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
2
2
L’apparato L’apparato fonatorio
fonatorio
2.1 Coordinazione orolaringea
Il processo della fonazione (la generazione della voce) è innestato da attività
cerebrali, ma sfrutta i movimenti d'aria in entrata e in uscita naturalmente prodotti
dalla respirazione, richiedendo un minimo sforzo.
Le pliche vocali (impropriamente chiamate 'corde') intercettano il naturale flusso
di aria in uscita dai polmoni e, combinandosi con i movimenti della lingua, delle
labbra e del velo palatino, articolano un altissimo numero si suoni, di cui solo una
minima parte va a formare l'inventario fonematico di una lingua.
Durante la respirazione silenziosa, l'aria in uscita dai polmoni attraversa la laringe e
le cavità oro-nasali senza incontrare ostacoli. La voce è prodotta dall'azione
combinata della laringe (dove si trovano le pliche vocali) e degli organi mobili
della cavità orale (labbra, lingua e velo palatino).
2.2 Suoni sordi e suoni sonori
Il primo ostacolo che l'aria può incontrare si trova a livello della laringe: qui, uno
degli ultimi anelli della trachea si è progressivamente evoluto, fino ad assumere la
conformazione di un anello su cui è stata incastonata una pietra (questa
sporgenza è visibile dall'esterno, e conosciuta come il pomo d'Adamo). A tale
sporgenza sono ancorate due cartilagini che, in tensione, hanno una forma
semicircolare.
9
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
Normalmente, fra queste cartilagini c'è uno spazio aperto, che garantisce il
passaggio dell'aria sia in entrata che in uscita 14.
I suoni dell'Italiano sono tutti prodotti sfruttando l'aria in uscita dai polmoni.
Alcuni suoni non interessano le pliche vocali, che restando 'a riposo', mentre il
rumore viene prodotto dall'articolazione del cavo orale: si tratta dei suoni 'sordi'.
Per capire se un suono è sordo o sonoro, basta toccarsi il collo all'altezza del pomo
d'Adamo e sentire se c'è vibrazione 15: le vocali, e alcune consonanti, implicano
un'attività delle pliche vocali (sono quindi sonore), mentre alcune consonanti
vengono prodotte ostacolando l'aria in uscita solo al livello della bocca (si
definiscono sorde).
I suoni sonori vengono prodotti con una tensione delle pliche vocali, che
accostandosi impediscono l'egresso dell'aria: si crea così un aumento della
pressione sublaringale, che crea uno scompenso rispetto alle cavità orali superiori,
in condizione omeobariche con l'esterno (a meno che non si chiudano
artificialmente le cavità nasali). Tale squilibrio forza presto la resistenza delle pliche
cartilaginee, che si divaricano, lasciando defluire a grande velocità una piccola
quantità d'aria. Col ritorno a condizioni di equilibrio, le pliche si riaccostano, e il
ciclo riparte.
2.3 I luoghi di articolazione
È intuitivo che per produrre l’ampia gamma di suoni ci sui è composta una lingua
l’opposizione fra attività/inattività della laringe non è sufficiente. L’aria in uscita
dalla glottide infatti (indipendentemente dal fatto che sia stata trattenuta per dar
luogo a una vibrazione) incontra ulteriori ostacoli nel suo percorso, prima di essere
rilasciata dalla bocca o dal naso.
A seconda del punto del cavo orale in cui incontra qusti ostacoli, si possono
distinguere diversi tipi di suoni. Seguendo il percorso dell’aria, possiamo individuare
i seguenti luoghi di articolazione:
1. laringali (o glottidali): l’aria viene ostacolata a livello della glottide, forzando il
normale meccenismo di vibrazione;
2. faringali: l’aria viene ostacolata a livello della faringe;
3. uvulari: l’aria viene ostacolata a livello dell’ugola;
4. velari: l’aria viene ostacolata a livello del velo palatino, detto anche palato
molle (si tratta di una lamina muscolo membranosa che, abbassandosi o
alzandosi, permette o impedice all’aria dei entrare nelle cavità nasali);
5. palatali: l’aria viene ostacolata a livello del palato duro, in posizione più
avanzata rispetto ai suoni velari;
14 Come avviene per tutti gli altri organi preposti alla fonazione, anche le pliche vocali hanno una
doppia utilità, e servono anche a isolare l’apparato digerente dalle vie aeree.
15 Per capire cosa si intende per vibrazione delle corde vocali, provate a toccare il vostro pomo
d’Adamo quando articolate le vocali. Provate quindi a articolare le coppie consonantiche [p] e
[b], [f] e [v], [s] e [z], e vi accorgerete che nel primo caso non c’è attività a livello della laringe,
mentre nel secondo caso si produce una vibrazione paragonabile a quella prodotta per
l’articolazione delle vocali.
10
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
6. alveolo-palatali: l’aria viene ostacolata a in un luogo intermedio fra il palato
duro e gli alveoli (che corrispondono all’attaccatura dei denti, dove
normalemnte la lingua si appoggia in posizione di riposo);
7. retroflesse: a rigore non si tratta di un luogo, ma di un modo di articolazione,
in quanto implica una retroflessione dell’apice della lingua (ne abbiamo
un esempio nella pronuncia siciliana di cavallo, [kavau])
8. post-alveolari: l’aria viene ostacolata a in una posizione leggermente più
arretrata rispetto agli alveoli;
9. alveolari: l’aria viene ostacolata a livello degli alveoli;
10. dentali: l’aria viene ostacolata a livello dei denti;
11. interdentali: l’aria fuoriesce sfruttando gli interstizi fra i denti;
12. labio-dentali: l’aria fuoriesce dagli interstizi fra i denti superiori, mentre è
bloccata inferiormente dalle labbra;
13. bilabiali: l’aria viene ostacolata dalle labbra.
in base al grado di restringimento del cavo orale provocato dall'ostacolo (per
lo più dalla lingua, ma anche dalle labbra) possiamo fare una prima distinzione fra
vocali e consonanti: nell'articolazione delle vocali il cavo resta aperto abbastanza
da non soffocare il flusso d'aria in uscita, mentre nell'articolazione delle consonanti
il flusso viene interrotto e soffocato.
2.4 I modi di articolazione delle consonanti
Oltre a essere distinti per i luoghi in cui l’aria viene ostacolata, i suoni consonantici
vengoni distinti anche in base al modo in cui gli organi mobili vanno a formare
l’ostacolo in prossimità degli organi fissi. I principali modi di articolazione sono i
seguenti:
1. occlusivo: il cavo orale viene interamente chiuso, e a questa occlusione
segue un rilascio istantaneo, esplosivo;
2. vibrante: il cavo viene chiuso a intermittenza, in un susseguirsi di occlusioni e
rilasci;
3. affricato: come nel caso delle occlusive, l’articolazione inizia con una
chiusura completa del cavo orale, ma il rilascio, invece di essere
immediato, è graduale e produce una frizione;
4. fricativo: il flusso d’aria in uscita viene costretto in un passaggio molto stretto,
provocando una frizione;
5. approssimante: chiamate spesso ‘semiconsonati’, o addirittura ‘semivocali’, le
approssimanti lasciano un passaggio più ampio rispetto a quello lasciato
dalle fricative, motivo per il quale sono state erroneamente interpretate
come delle ‘semivocali’;
6. nasali: se il velo palatino è abbassato, trovando il cavo orale ostruito l’aria
esce dalle cavità nasali, facendo risuonare ‘nel naso’ la vibrazione
prodotta dalle corde vocali (i suoni nasali sono sempre sonori);
7. laterale: l’aria è costretta a passare ai lati (o da un lato) della lingua, che
ostruisce la porzione mediana del condotto vocale. A seconda della
larghezza del passaggio, che possono determinare o meno una frizione,
si distinguono laterali fricative e laterali approssimanti.
11
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
3
3
Le Le consonanti
consonanti
Di seguito viene fornita la descrizione articolatoria dei principali fonemi
consonantici dell’italiano. Le immagini sono tratte da Romano, A. (2008) Inventari
sonori delle lingue.
Per convenzione internazionale, in linguistica si ricorre all’alfabeto fonetico
internazionale (IPA), che ha il pregio di avere una corrispondenza perfetta fra
grafema e fonema. Per facilitare la lettura, si fornisce un breve specchietto dei
principali simboli IPA. L’Italiano ha 21 suoni consonantici, cui vanno aggiunte due
approssimanti. Qui si è aggiunta anche la // del francese.
IPA descrizione
alfabeto
italiano
alfabeto
Genre
esempio
p occlusiva bilabiale sorda p p padre
b occlusiva bilabiale sonora b b barca
f fricativa labiodentale sorda f f fragola
v fricativa labiodentale sonora v v valigia
ts affricata alveolare sorda z
dz affricata alveolare sonora z
Non
presente
Non
presente
alzare
zizzania
t occlusiva alveolare sorda t t teoria
d occlusiva alveolare sonora d d daino
s fricativa alveolare sorda s s stella
z fricativa alveolare sonora s z rosa
r (poli)vibrante alveolare* r r ramarro
l laterale palatale l l larice
t affricata post-alveolare sorda c ch cibo
d affricata post-alveolare sonora g j, g gente, jalino
fricativa post-alveolare sorda sc, sci sh sciame scemo
fricativa post-alveolare sonora
Non
presente zh jeune (fr)
laterale palatale gli lh coniglio
k occlusiva velare sorda c, ch c, qu cane chiuso
occlusiva velare sonora g, gh g, gu gatto ghiro
m nasale bilabiale m m madre
n nasale alveolare n n nano
nasale palatale gn nh gnomo
j approssimante palatale i y aiuto
w approssimante labio-velare u
Non
presente
uovo
*Dove la sonorità non è indicata, si da per scontato che la consonante sia sonora.
12
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
la /f/ e la /v/ sono fricative
labiodentali, rispettivamente sorda e
sonora. Si articolano emettendo un
flusso d’aria costante, che produce
rumore tramite la frizione dell’aria fra i
denti. L’oscillogramma delle fricative
è in genere abbastanza regolare.
La /ts/ e la /dz/ sono affricate alveolo –
dentali, rispettivamente la sorda e la
sonora. Si articolano in due fasi: la
La /t/ e la /d/ sono occlusive
alveolari, rispettivamente la sorda
e la sonora. La loro articolazione è
paragonabile a quella dell [p] e
della [b], con la sola differenza
che l’occlusione del cavo orale,
nella fase di tenuta, avviene
premendo la lingua contro gli
alveoli (dove sta normalmente in
posizione di riposo)
La /p/ e la /b/ sono occlusive
bilabiali, rispettivamente sorda e
sonora. Si articolano chiudendo
le labbra una contro l’altra, e
trattenendo l’aria nel cavo
orale, per poi farla uscire con
una piccola esplosione. Se
osservassimo l’oscillogramma di
queste consonanti, vedremmo
una prima fase di silenzio, e poi
alcune curve molto ampie.
prima è di tenuta, in tutto simile a
quanto avviene per le occlusive, ma
a differenza di quanto avviene con
queste ultime, la seconda fase, di
rilascio, non è esposiva ma l’aria
porduce una frizione.
L’oscillogramma delle affricate
presenta una prima fase di silenzio, e
una seconda di frizione costante.
13
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
La /r/ è una (poli)vibrante
alveolare. Le vibranti sono
sempre sonore. Si
articolano con la rapida
successione di occlusione
e rilascio dell’aria, ottenuta
dalla lingua che ‘batte’
ripetutamente (nel caso
delle polivibranti, una volta
sola nel caso delle
monovibranti) sugli alveoli.
La /s/ e la /z/ sono fricative
alveolari, rispettivamente la
sorda e la sonora.
L’articolazione è
paragonabile a quella
attuata per la [f] e la [v],
ma la costrizione del cavo
orale, invece di avvenire al
livello dei denti, avvine fra
l’apice della lingua e gli
alveoli.
La /l/ è una laterale
alveolare. Anche le laterali
sono sempre sonore. Nel
caso delle laterali, il suono viene prodotto dal passaggio serrato dell’aria ai due
lati della lingua, mentre l’apice e il predorso della lingua si appoggiano agli
alveoli.
la /t/ e la /d/ sono due
affricate post-alveolari.
L’articolazione è simile a
quella della /ts/ e della /dz/,
ma l’occlusione della fase
di tenuta avviene appena
più indietro degli alveoli.
14
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
La // è una fricativa
postalveolare sorda. La
corrispondente sonora, la [],
non è presente fra i fonemi
dell’italiano, ma rientra fra i
suoni del francese (jour).
Entrambe sono realizzate con
una costrizione del cavo
orale appena dietro gli
alveoli.
La // è una laterale palatale,
ovviamente sonora. Viene
articolata facendo passare
l’aria ai due lati della lingua, che col dorso poggia sul palato duro.
La /k/ e la // sono occlusive velari,
rispettivamente sorda e sonora. Si
articolano come tutte le occlusive,
ma l’occlusione nella fase di
tenuta avviene con la radice della
lingua che si appoggia al velo
palatino, o palato molle.
La /m/ è una nasale bilabiale, sonora
(tutte le nasali lo sono). Le consonanti
nasali vengono prodotte facendo
fuoriuscire l’aria dal naso. Per produrre
i diversi suoni nasali, gli organi mobili
all’interno della bocca si muovono,
così da variare la risonanza dell’aria.
Nel caso della /m/, l’articolazione è
uguale a quella di /p/ e /b/ nella fase di
tenuta, ma il rilascio avviene
gradualmente lasciando passare l’aria nelle cavità nasali (e quindi abbassando
il velo palationo).
La /n/ è una nasale alveolare, e viene articolata con
l’occlusione del cavo orale (analogamente a
quanto avviene per la fase di tenuta di /t/ e /d/)
all’altezza degli alveoli, mentre l’aria esce dal naso.
15
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
La // è una nasale palatale. Il
cavo orale è competamente
ostruito dal dorso della lingua
che poggia sul palato duro,
mentre l’aria esce dal naso.
Ai suoni consonantici vanno aggiunti le approssimanti, in italiano /w/ e /j/, che si
avvicinano alle vocali per modo di articolazione (l’aria fluisce attraverso
un’apertura che non provoca più frizione, ma non è ampia come nel caso delle
vocali), pur rientrando nel novero delle consonanti. La /j/ è un’approssimante
palatale (la lingua di avvicina al palato, senza toccarlo), la /w/ è
un’approssimante labiovelare, in quanto si ha arrotondamento delle labbra
(come in alcune vocali), mentre la radice della lingua si avvicina al velo
palatino
I suoni descritti sono solo una minima parte (quella utile nelle nostre parlate) dei
possibili suoni consonantici. Di seguito è riportata, per completezza, la tabella IPA
completa di tutti i simboli.
16
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
4
4
Le Le vocali
vocali
4.1 L’articolazione delle vocali
Quando il restringimento del cavo orale resta sufficientemente ampio da non
ingenerare un soffocamento del flusso, siamo in presenza di una vocale.
L’articolazione delle vocali prevede sempre l’attività delle pliche vocali, ma varia
la disposizione degli organi mobili, in particolare della lingua e delle labbra:
- posizione della lingua: sebbene la cavità orale non ne sia mai ostruita, il
movimento della lingua sull’asse anteroposteriore produce suoni diversi, che
possono essere anteriori (la lingua si avvicinina agli alveoli), centrali o
posteriori (la lingua si avvicina al velo palatino); ancora, la lingua può essere
in posizione alta (verso il palato), media o bassa, originando suoni che
variano per grado di apertura (alto, medio-alto, medio-basso, basso)
- protrusione delle labbra: i suoni si distinguono anche (a parità di altre
condizioni) in base all’atteggiamento assunto dalle labbra: si parla di vocali
procheile (con arrotondamento delle labbra) e di vocali aprocheile (senza
arrotondamento delle labbra);
- inoltre il velo palatino può essere aperto o chiuso, e di conseguenza l’aria può
entrare o meno nelle cavità nasali, acquistando una sonorità particolare;
- infine la diversa durata della vocale in alcune lingue (fra le quali l’occitano)
acquista valore fonematico, e si può quindi inserire fra i tratti distintivi
dell’articolazione delle vocali.
Riassumendo, una vocale si distingue in base a:
- grado di apertura: vocali aperte, medio aperte, medio chiuse, chiuse;
- posizione sull’asse anteroposteriore: anteriori, centrali, posteriori;
- protrusione delle labbra: vocali procheile e aprocheile;
- apertura delle cavità nasali: vocali nasali e vocali orali;
- durata della vocale: vocali lunghe e vocali brevi.
Come si può intuire dall’ampio numero di tratti in gioco, i suoni vocalici possibili
sono molti. Ci limiteremo qui a prendere in esame quelli dell’italiano (7, 5 in atonia)
e quelli dell’occitano.
Per convenzione, i suoni vocalici si rappresentano su un trapezio, che riprende
idealmente le posizioni assunte dalla lingua all’interno della cavità orale.
17
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
L’arrotondamento delle labbra avviene per i simboli che stanno a destra delle
linee del grafico, mentre i simboli che stanno alla sinistra delle linee sono
aprocheile. La nasalità o la lunghezza sono indicate con due diacritici,
rispettivamente [ã] per la nasalità e [a] per la lunghezza.
4.2 Descrizione dei principali fonemi vocalici per l’italiano
e per l’occitano (val Germanasca)
IPA descrizione
alfabeto
italiano
alfabeto
Genre
esempio
i anteriore chiusa aprocheile i i chit, piccolo
y anteriore chiusa procheile
Non
presente u tuno
e anteriore medio-chiusa aprocheile e* é
pesca (pescare)
pés (peggio)
ø anteriore medio-chiusa procheile
Non
presente eu** euiro
anteriore medio-aperta aprocheile e è
pesca (frutto)
pès (pesce)
a anteriore*** aperta aprocheile a a aigo, ape
centrale media****
posteriore medio-bassa procheile o
Non
presente ë bënno
Non
presente?
botte (percosse)
o posteriore medio-alta prochiele o o botte (di vino)
u posteriore alta procheile u ou uccello, flour
18
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
* in Italiano standard, in posizione tonica (accentata) si distinguono due realizzazioni della
, che di rado vengono segnalate graficamente. Negli italiani regionali settentrionali la
distinzione fra la aperta e la chiusa non viene realizzata;
** in occitano la realizzazione è intermedia fra la medio-chiusa e la medio-aperta;
*** in italiano (e anche in occitano) la è realizzata prevalentemente come vocale
centrale;
**** la vocale contrale [] viene chiamata anche “vocale muta”, in quanto è la “vocale
di esitazione”, perché si articola mantenendo la lingua in posizione di risposo, mentre si
attivano le pliche vocali.
5
5
I I mutamenti mutamenti fonetici
fonetici
Indipendentemente dalla motivazione e dagli obiettivi di una trascrizine fonetica,
è necessario conoscere i processi più comuni cui vanno (o sono andate) incontro
le lingue.
Semplificando, i parlanti tendono a rendere il più economica possibile
l’articolazione delle parole, “mangiandosi” quei suoni che implicano uno sforzo
articolatorio eccessivo, o modificandoli leggermente per non dover giustappore
dei suoni troppo distanti fra loro. Questa “tendenza all’erosione” delle parole è
controbilanciata dalla necessità dei parlanti di disporre di una lingua in cui il grado
di omonimia sia ragionevolmente basso (a forza di erodere le parole, le
combinazioni di fonemi possibili diminuiscono al punto da non disporre più di una
parola per ogni significato): periodicamente si mettono quindi in atto delle vere e
proprie azioni di restauro delle parole, che immettono nella lingua parole “nuove”.
Questi processi, evidenti negli studi di linguistica storica, si possono incontrare
anche in sincronia, per esempio nel parlato spontaneo “allegro”.
In genere i mutamenti fonetici altro non sono che spostamenti articolatori, e
avvengono per lo più in modo:
- costante (in condizioni identiche uno stesso suono tenderà a subire la stessa
sorte 16 );
- graduale nel tempo;
- indipendente dalla volontà del parlante (sebbene non manchino i casi in cui
è attestato un intervento diretto del parlante 17 ).
16 Semplificando enormente, la costanza di determinati mutamenti fonetici in alcuni territori
(influenzati anche da elementi di sostato) sul lungo periodo ha fatto sì che dal latino si evolvessero
lingue diverse: un esempio peculiare delle nostre valli è l’evoluzione del nesso -CL- del latino. In
quasi tutte le lingue romanze, questo nesso si è dissolto (complice la difficoltà di pronuncia):
CLAVEM è diventato chiave (it), llave (sp), cheie (ro), chave (pt), chaou (piemontese), mentre si è
conservato nel francese clé, e nell’occitano delle nostre valli claou (ma non nei patouà delle valli
del cuneese!)
17 Ne è un esempio l’epentesi di -t- nelle forme verbali interrogative della prima coniugazione in
francese: data la frequenza dei casi dort-il, est-it, la regola dell’inserzione di -t- si è estesa anche in
quei casi in cui non era prevista etimologicamente (mange-t-il, regarde-t-il). Tale fenomeno viene
chiamato principio dell’analogia.
19
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
Sebbene non sia mancato chi sperava di descrivere le lingue attuali attraverso
una serie di “regole di evoluzione fonetica”, che avrebbe permesso (nel caso
delle lingue romanze) di derivare dalla parola latina tutti gli esiti romanzi col
semplice ricorso a delle leggi fonetiche (senza avere conoscenza diretta delle
parlate), ci si è presto resi conto che le eccezioni a queste leggi sono tante e tali
da far pensare a semplici “tendenze evolutive” 18.
I mutamenti fonetici possono essere:
- indipendenti (alterazioni spontaee, dovuta all’evoluzione storica del singolo
suono 19)
- dipendenti o condizionati (dovuti all’azione di suoni contigui, o a cause speciali
di origine diversa)
Possiamo classificare i mutamenti fonetici in quattro categorie:
5.1 Fenomeni di sostituzione
1. femomeni di sotituzione
2. fenomeni di eliminazione o sottrazione
3. fenomeni di aggiunta o inserzione
4. fenomeni di spostamento o trasposizione
Si tratta di processi per cui dei suoni perdono alcune (o tutte) le loro
caratteristiche, per avvicinarsi all’articolazione di suoni contigui (o per
allontanarsene, nel caso della dissimilazione), rendendo le parole di più facile
pronuncia.
5.1.1 Assimilazione
È il processo per cui, nell’evoluzione delle lingue, un’articolazione assume
progressivamente uno o più caratteristiche proprie di quella contigua o vicina.
L’assimilazione interessa sia le vocali che le consonanti, ed è dovuta alla tendenza
a mantenere per un’articolazione l’impostazione assunta per la precente (una
sorta di “inerzia” degli organi fonatori) o, al contrario, ad anticipare i movimenti
articolatori richiesti per l’articolazione successiva (quest’ultima tendenza è dovuta
a fattori psico-fisiologici). In entrambi i casi, il fenomeno di coarticoalzione riflette la
legge del minimo sforzo.
18 Esemplare è il caso degli allotropi, parole che in genere hanno un significato parzialmente
diverso pur derivando da una base etimologica comune: una delle due parole ha infatti seguito
un’evoluzione diretta (o “popolare”), cadendo vittima dei mutamenti fonetici, mentre l’altra ha
seguito un’evoluzione indiretta (o “dotta”), conservando una veste fonetica più vicina all’originale
latino: cosa/causa, vezzo/vizio, pieve/plebe, piazza/platea, malinconia/melanconia, etc…
19 È il caso della ĭ tonica latina (pĭlu) che in italiano (ma non in alcuni dialetti meridionali, o in sardo!)
diventa è (pelo).
20
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
I linguisti amano dare un nome specifico a ogni tipo di assimilazione: qui ci
limitiamo a elencarli, il significato di ogni sottocategoria è abbastanza ovvio.
L’assimilazione può essere:
- parziale/totale
- progressiva/regressiva
- a contatto/a distanza
- reciproca, doppia.
Alcuni casi di assimilazione vengono distinti in base ai suoni interessati:
- nasalizzazione (trasformazione di un suono orale nel corrispondente nasale)
- velarizzazione (trasformazione di un suono in velare per assimilazione ad
un’articolazione velare che precede o segue)
- palatalizzazione (passaggio a palatale di una consonante per influsso di una
palatale contigua)
- labializzazione (passaggio di un suono alla serie labiale per effetto di
un’articolazione labiale contigua)
- monottongazione (riduzione di un dittongo in una vocale semplice o
monottongo – i due suoni possono fondersi per creare un suono intermedio- )
- metafonia (mutamento di timbro di una vocale –tonica, in genere- per influsso
di una vocale alta della sillaba seguente o finale, con cui la prima non è in
diretto contatto) la metafonia rientra nel complesso dell’armonia vocalica
(assimilazione vocalica a distanza)
Un tipo particolare di assimilazione (parziale) è la lenizione: la trasformazione, per
effetto di una riduzione della energia articolatoria, di una consonante, che diviene
lene passando da sorda a sonora (sonorizzazione), se intervocalica o seguita da
sonora, o da occlusiva a fricativa. La gorgia toscana è un tipo di lenizione.
5.1.2 Dissimilazione
Il processo inverso a quello dell’assimilazione è la dissimilazione, che comporta un
mutamento, o caduta, di un’articolazione vocalica o consonantica quando essa
venga a trovarsi vicino ad un’altra che presenti coefficenti parzialmente o
totalmente uguali. Anche in questo caso, si può distinguere fra dissimilazione
progressiva o regressiva, parziale o totale, a contatto o a distanza,
denasalizzazione, depalatalizzazione, delabializzazione, desonorizzazione,
dittongazione, aplologia (la scomparsa, per ragioni eufoniche, di una sillaba
atona in vicinanza di una parola o in un gruppo di parole strettamente unite).
I processi di assimilazione e dissimilazione non sono validi solo in corpo di parola,
ma anche in fonetica sintattica 20 .
20 Un esempio per l’italiano è il raddoppiamento fonosintattico, ovvero la pronuncia rafforzata della
consonante iniziale di una parola quando questa sia preceduta da parola terminante con vocale
accentata o da alcuni monosillabi con valore semplice.
21
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
5.2 Fenomeni di eliminazione o sottrazione
Nel parlato può succedere che in una parola alcuni suoni, o alcune sillabe, nel
tempo non vengano più pronunciate, per lo più in risposta alla legge del minimo
sforzo.
5.2.1 Aferesi
Si tratta della caduta o soppressione di una vocale o sillaba iniziale di parola: il
fenomeno è più frequente nelle lingue in cui le parole terminano per vocale, in
quanto la vocale iniziale della parola successiva, trovandosi a contatto con la
vocale finale della parola precedente, tende a cadere. Spesso il fenomeno è
frutto di un’erronea scansione delle parole: l’Apulia è diventata la Puglia.
Un tipo particolare di aferesi è la deglutinazione, la perdita dell’elemento iniziale
originario di parola (per lo più l- o n- ) perché erroneamente sentito come parte
dell’articolo che precede, o direttamente come articolo o preposizione: lusciniolus
è diventato l’usignolo, lottone è diventato l’ottone, narancia (dall’arabo narang’,
che ha dato lo spagnolo naranja) diventa un’arancia.
5.2.2 Etlissi
È il fenomeno di caduta o soppressione di una vocale all’interno di una parola.
(opra da opera, merto da merito, etc…).
5.2.3 Sincope
È il fenomeno di caduta o soppressione di una consonante o, anche, di un’intera
sillaba all’interno di parola, per aliminare una reduplicazione (bibere che diventa
bere, parabola che diventa parola, filiu de aliquod –lett. figlio di uno che è
qualche cosa- che diventa hidalgo).
5.2.4 Apocope
È il fenomeno di caduta o soppressione della vocale o della sillaba finale di
parola, per ragioni eufoniche.
Si possono distinguere diversi tipi di apocope, a seconda che la caduta della
vocale o della sillaba finale avvenga davanti a vocale e davanti a consonante
(troncamento) o solo davanti a vocale (elisione); ancora, si può distinguere fra le
parole che, dopo la caduta, terminano in consonante (troncamento in
consonante) o in vocale (troncamento in vocale).
5.3 Fenomeni di aggiunta o inserzione
Per rendere più facile da pronunciare una parola, o semplicemente per ragioni
dettate dall’analogia, può succede che alla parola vengano aggiunti degli
elementi, vocalici o consonantici.
22
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
5.3.1 Prostesi
È il fenomeno di formazione di un elemento vocalico non etimologico all’inizio di
parola, per lo più con funzione eufonica. Nella penisola iberica è frequante la
prostesi di a-, che deriva dall’articolo arabo al, la cui -l- viene assimilata
all’elemento consonantico successivo. In alcuni casi la prostesi è dovuta
all’agglutinazione dell’articolo (il fenomeno può andare nelle due direzioni: la
radio che viene pronunciata popolarmente come l’aradio, o l’ampone -da cui
ampoua, in patouà- che diventa il lampone)
5.3.2 Epentesi
È la comparsa, all’interno di un gruppo fonetico o sintattico, di una consonante
non etimologica, in genere per ragioni eufoniche: si danno però anche casi in cui
l’epentesi è dovuta a influenze, processi analogici o altre cause non chiare. Un
tipo particolar di epentesi è l’epentesi di iato, ovvero lo sviluppo di una
consonante fra due vocali appartenneti a due sillabe successive.
5.3.3 Anaptissi
È propriamente il fenomeno di epentesi vocalica, ovvero l’inserzione eufonica di
una vocale non etimologica in un nesso consonantico di difficile pronuncia.
5.3.4 Epitesi
È l’aggiunta di un elemento (per lo più una vocale, o una sillaba) non etimologico
in fine di parola terminante in consonante o in vocale accentata, per ragioni
eufoniche o metriche e stilistiche (nelle parlate toscane il fenomeno è
particolarmente evidente nell’adattamento fonetico dei prestiti: sporte, tramme,
etc..)
5.4 Fenomeni di spostamento o trasposizione
Nel parlato “allegro” può succedere che uno o più suoni (sia vocalici che
consonantici) vengano spostati, invertiti, mescolati fra di loro, in quanto il cervello
umano non costruisce le parole o le frasi progressivamente, ma considera
contemporaneamente più parti del discorso.
5.4.1 Metatesi
È un fenomeno che consiste nello scambio di posizione di due o più elementi
vocalici o consonantici all’interno di una parola. Si può distinguere fra:
- metatesi intrasillabica (quando lo scambio avviene all’interno della stessa
sillaba);
- metatesi intresillabica (quando lo scambio avviene fra sillabe diverse, anche
lontane fra loro)
- metatesi reciproca (quando i due elementi si scambiano posizione
vicendevolmente)
- metatesi quantitativa (quando si verifica uno scambio di quantità di due vocali,
che invertono rispettivamente la durata)
23
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
66
6 6
Bibliografia
Bibliografia
BERRUTO, G. (2006), Corso elementare di linguistica generale, Novara, UTET.
GENRE, A. (1997), “Avvertenze”, in Dizionario del dialetto occitano della val
Germanasca, Alessandria, Edizioni dell’Orso.
GENRE, A. (2002 [1992]), “Nasali e nasalizzate in val Germanasca”, in Le parole,
le cose e i luoghi, Torino, Istituto dell’Atlante Linguistico Italiano.
GENRE, A. (2002 [1993]), “Fenomeni quantitativi in una parlata occitana del
piemonte”, in Le parole, le cose e i luoghi, Torino, Istituto dell’Atlante Linguistico
Italiano.
GRASSI, C./SOBRERO, A.A./TELMON, T. (1997), Fondamenti di dialettologia italiana,
Roma-Bari, Edizioni Laterza.
MATURI, P. (2006), I suoni delle lingue, i suoni dell’italiano. Introduzione alla
fonetica, Bologna, il Mulino.
RIVOIRA, M./ROMANO, A. (2003) “Analisi acustica del sistema vocalico del
dialetto di Rorà (Val Pellice)”, in MARCATO G. (a cura di), I dialetti e la montagna
(Atti del Convegno Int. di studio, Sappada/Plodn-Sauris, 2-6 luglio 2003), Padova,
Unipress.
ROMANO, A. (2008), Inventarî sonori delle lingue. Elementi descrittivi di sistemi e
processi di variazione segmentali e sovrasegmentali, Alessandria, Edizioni dell’Orso.
TELMON, T. (2003), “Elementi di ortografia delle parlate provenzali alpine delle
valli Germanasca, Chisone, Alta Dora Riparia”, in Prontuario morfologico della
parlata occitano provenzale alpina di Pragelato, Pinerolo, Alzani Editore.
La voce “mutamenti fonetici” in Grande Dizionario Enciclopedico, Torino,
UTET, IV edizione, vol. XIV (MORR – ORC), pag. 192-198
24
Corso di fonetica articolatoria | Sportello linguistico per l’occitano della Scuola Latina di Pomaretto
Aline Pons
77
7 7
Sommario
Sommario
Premessa .............................................................................................................................1
Cenni di linguistica generale ...........................................................................................1
1.1 La nascita......................................................................................................................1
1.2 La linguistica come descrizione delle lingue parlate in sincronia........................2
1.3 Langue e parole ..........................................................................................................2
1.4 Il segno linguistico ........................................................................................................3
1.5 Il triangolo semiotico ...................................................................................................3
1.6 La comunicazione audio-verbale.............................................................................4
1.7 Le proprietà della lingua ............................................................................................4
1.8 I livelli di analisi in linguistica .......................................................................................6
1.9 Fonetica e fonologia...................................................................................................7
L’apparato fonatorio .........................................................................................................9
2.1 Coordinazione orolaringea........................................................................................9
2.2 Suoni sordi e suoni sonori ............................................................................................9
2.3 I luoghi di articolazione.............................................................................................10
2.4 I modi di articolazione delle consonanti................................................................11
Le consonanti...................................................................................................................12
Le vocali ...........................................................................................................................17
4.1 L’articolazione delle vocali ......................................................................................17
4.2 Descrizione dei principali fonemi vocalici per l’italiano e per l’occitano (val
Germanasca) ...................................................................................................................18
I mutamenti fonetici ........................................................................................................19
5.1 Fenomeni di sostituzione...........................................................................................20
5.1.1 Assimilazione ....................................................................................................20
5.1.2 Dissimilazione ...................................................................................................21
5.2 Fenomeni di eliminazione o sottrazione.................................................................22
5.2.1 Aferesi ...............................................................................................................22
5.2.2 Etlissi...................................................................................................................22
5.2.3 Sincope.............................................................................................................22
5.2.4 Apocope..........................................................................................................22
5.3 Fenomeni di aggiunta o inserzione.........................................................................22
5.3.1 Prostesi ..............................................................................................................23
5.3.2 Epentesi ............................................................................................................23
5.3.3 Anaptissi............................................................................................................23
5.3.4 Epitesi................................................................................................................23
5.4 Fenomeni di spostamento o trasposizione ............................................................23
5.4.1 Metatesi............................................................................................................23
Bibliografia .......................................................................................................................24
25