La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti
La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti
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<strong>La</strong> <strong>politica</strong> <strong>mediterranea</strong> dell’Italia: <strong>continuità</strong> e <strong>cambiamenti</strong><br />
scoperta dei pregi di un approccio autenticamente<br />
multilaterale, capace di conciliare<br />
le due “fedeltà”, quella atlantica e quella europea,<br />
tenendo fermo a “una formulazione<br />
dell’interesse nazionale di segno partecipativo<br />
e non isolazionistico, oltre che adeguata<br />
agli spazi di autonomia che si sono aperti<br />
per il nostro paese con la fine del bipolarismo”<br />
58 , oggi, dopo i primi dodici mesi di<br />
vita del governo Prodi, è difficile sottrarsi<br />
all’amara impressione che proprio la <strong>politica</strong><br />
estera rappresenti la principale spina nel<br />
fianco dell’attuale coalizione di governo, all’interno<br />
della quale pare farsi ogni giorno<br />
più difficile la convivenza tra una maggioranza<br />
riformista dalla spiccata propensione<br />
occidentalista e multilateralista e una battagliera<br />
minoranza massimalista che, prigioniera<br />
di un inveterato pregiudizio antiamericano,<br />
considera il multilateralismo come<br />
uno strumento di cui servirsi in opposizione<br />
alla Nato e alla <strong>politica</strong> degli Stati Uniti.<br />
Come hanno ampiamente dimostrato i recenti,<br />
tormentati dibattiti e voti parlamentari<br />
sulla <strong>politica</strong> estera, e in particolare sul rifinanziamento<br />
della missione in Afghanistan,<br />
le divisioni all’interno della coalizione<br />
di centrosinistra sono profonde e riguardano<br />
questioni di vitale importanza: dall’impiego<br />
dello strumento militare alla partecipazione<br />
ad operazioni di peacekeeping, dai rapporti<br />
con gli Stati Uniti alle basi americane<br />
in Italia, dal giudizio sull’11 settembre e sulla<br />
minaccia rappresentata dal terrorismo e dal<br />
fondamentalismo di matrice islamica ai rapporti<br />
con Israele. Quel che soltanto sembra<br />
tenere assieme (ma per quanto tempo ancora?)<br />
le diverse anime della maggioranza è,<br />
da un lato, la comprensibile esigenza di non<br />
far cadere il governo Prodi e, dall’altro, la<br />
volontà di marcare una dis<strong>continuità</strong> rispetto<br />
agli indirizzi del governo Berlusconi, riportando<br />
in primo piano, conformemente a<br />
una tradizione diplomatica ben rappresentata<br />
dal pragmatismo e filoarabismo di Andreotti,<br />
l’interesse geopolitico dell’Italia per<br />
un dialogo sempre più intenso con il mondo<br />
arabo e per una completa pacificazione<br />
del bacino del Mediterraneo, l’area dove le<br />
linee di frattura planetaria indicate da Samuel<br />
Huntington sprigionano da tempo le<br />
maggiori tensioni - ciò che “incrementa realisticamente<br />
lo spettro delle minacce al sistema<br />
Italia nel suo complesso, sebbene esse<br />
tendano ad assumere una forma indiretta<br />
(movimenti migratori di massa, terrorismo,<br />
conflitti a bassa intensità che minacciano gli<br />
interessi e/o i cittadini italiani nelle aree di<br />
crisi regionali)” 59 .<br />
Elevata, tuttavia, rimane la probabilità che<br />
il governo Prodi sia destinato, nella migliore<br />
delle ipotesi, a ripercorrere la strada dei<br />
quattro governi di centrosinistra della XIII<br />
legislatura, i quali hanno sempre dovuto<br />
guardarsi dal rischio di repentini sfaldamenti<br />
della coalizione che li sosteneva e non<br />
hanno mai potuto contare, in materia di <strong>politica</strong><br />
estera, su una stabile e autosufficiente<br />
maggioranza parlamentare, trovandosi<br />
non di rado costretti (come in occasione dei<br />
voti sulla missione “Alba”, nel 1997, e sull’intervento<br />
militare in Kosovo, nel 1999) a<br />
fare affidamento sul senso di responsabilità<br />
dell’opposizione di centrodestra per mettere<br />
assieme i consensi necessari al mantenimento<br />
degli impegni assunti in campo internazionale<br />
- la qual cosa, sia detto per inciso,<br />
non è vera bipartisanship, presuppo-<br />
58 ANDREA ROMANO, Quale interesse nazionale?, in “Italianieuropei”, n. 1, 2002, p. 100.<br />
59 FULVIO ZANNONI, <strong>La</strong> logica del disordine. <strong>La</strong> <strong>politica</strong> di sicurezza italiana nell’era<br />
post-bipolare, Milano, CeMiSS/Angeli, 1997, p. 102.<br />
a. XXVII, n. s., n. 1, giugno 2007 23