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La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

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saggi<br />

VALTER CORALLUZZO<br />

<strong>La</strong> <strong>politica</strong> <strong>mediterranea</strong> dell’Italia: <strong>continuità</strong><br />

e <strong>cambiamenti</strong><br />

Non v’è studio, più o meno recente, sulla<br />

<strong>politica</strong> estera italiana 1 che non ponga l’accento<br />

sull’ambivalenza geografica dell’Italia,<br />

sulla compresenza di due possibili interpretazioni<br />

della sua identità geo<strong>politica</strong>: una<br />

“marittima”, “navalista”, “<strong>mediterranea</strong>”,<br />

per la quale l’Italia “è certamente piuttosto<br />

un’‘isola’ che non una ‘penisola’, che teoricamente<br />

controlla entrambe le metà del<br />

bacino [mediterraneo], sia quella orientale<br />

che quella occidentale, esercitando così una<br />

potenziale funzione di leader regionale nell’ambito<br />

della sua area geografica”; l’altra<br />

“terrestre”, “continentalista”, “europea”,<br />

che assegna all’Italia un ruolo geopolitico<br />

“del tutto residuale e periferico”, considerandola<br />

soltanto “come una ‘penisola’ [...]<br />

che è a sua volta l’appendice di un’altra penisola<br />

(l’Europa centrale e la Germania), che<br />

a sua volta è un’appendice dell’Asia” 2 . Come<br />

ben sottolinea Carlo Maria Santoro,<br />

“questa duplicità, o meglio ambivalenza,<br />

geografica fra le due metafore dell’‘isola’ e<br />

della ‘penisola’ [...] può a buon diritto essere<br />

considerata come una delle radici profonde<br />

di molte incongruenze della storia <strong>politica</strong><br />

del paese e come una causa determinante<br />

della doppiezza tradizionale della sua<br />

<strong>politica</strong> estera. [...] Potremmo [...] provvisoriamente<br />

definire questa doppiezza geografica<br />

e <strong>politica</strong> della <strong>politica</strong> estera del paese<br />

come una sorta di bivalenza zoppa. Nel senso<br />

che storicamente è sempre la linea continentalista<br />

a prevalere, per ragioni economiche<br />

e di potere (il Nord decide), anche se la<br />

sua ipotetica coerenza viene spesso messa<br />

a dura prova dall’ineliminabilità della componente<br />

insulare e <strong>mediterranea</strong>” 3 .<br />

Quella <strong>mediterranea</strong>, del resto, è una “vocazione”<br />

coerente con la “tradizione missionaria”<br />

dell’Italia: una tradizione che ha radici<br />

profonde nella cultura risorgimentale cattolica<br />

(Gioberti) e laica (Mazzini, Garibaldi) e<br />

che, dopo l’infausta lettura in chiave revanscistica<br />

e imperialistica offertane dal fascismo,<br />

ha messo capo, nel secondo dopo-<br />

1 Per un’ampia ricostruzione della vicenda complessiva della <strong>politica</strong> estera dell’Italia<br />

repubblicana, dalle origini all’avvio, nei primi anni novanta, della fase di convulsa transizione<br />

dalla prima alla seconda Repubblica, mi permetto di rinviare a VALTER CORALLUZZO, <strong>La</strong><br />

<strong>politica</strong> estera dell’Italia repubblicana (1946-1992). Modello di analisi e studio di casi,<br />

Milano, Angeli, 2000.<br />

2 CARLO MARIA SANTORO, <strong>La</strong> <strong>politica</strong> estera di una media potenza. L’Italia dall’Unità<br />

ad oggi, Bologna, il Mulino, 1991, pp. 50-51.<br />

3 Idem, pp. 52-64.<br />

a. XXVII, n. s., n. 1, giugno 2007 5

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