L'Iddio ridente - Zona Editrice
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grandezza del problema e della sua mobilità. Al riguardo in due “iscrizioni”<br />
abbastanza contigue e tra loro replicanti si gradua l’affermazione<br />
di inesistenza, da “non esiste” a “non esiste più”:<br />
175.<br />
iddio non esiste siamo soli e matti<br />
e tra marte e giove è concentrato<br />
uno zoo che contiene corpi di tutte dimensioni<br />
un eros esagerato lungo 36 chilometri<br />
che cerca disperatamente la vagina adatta<br />
tutto sopra di noi in equilibrio instabile<br />
come se la terra<br />
fosse diventata la vagina preferita<br />
180.<br />
iddio non esiste<br />
siamo soli e matti<br />
in un nubifragio di carte disperse<br />
i segni delle rinunce e dell’irrinunciabile<br />
resta solo quello che avevo spellato<br />
e mai mi sono sentito<br />
così intensamente vivo<br />
come quando ero così vicino alla morte<br />
Sono davvero due poesie – o meglio due segmenti connessi –<br />
molto rilevanti, che non solo confermano e ricreano la sigla del miglior<br />
Di Ruscio, smisurato, oltranzista, insieme ir<strong>ridente</strong> e sacro, in un impasto<br />
che è sempre merce rara e, nei nostri tempi, addirittura irreperibile.<br />
Anche la deviazione lessicale su un’andatura da paradosso