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La Dottrina della Trinita - Restoration Fellowship

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completato nel prossimo futuro, Gesu’vede, parlando nel presente perfetto, con anticipazione<br />

profetica, come completato ed in realta’ esistente” (verso 10). (69)<br />

<strong>La</strong> preghiera di Gesu’ continua: “Io non sono piu’ nel mondo” (Giov. 17:11). Egli parla come<br />

se fosse gia’ morto. “<strong>La</strong> sua morte e’ cosi’ vicina che puo’ usare il tempo presente quando ne<br />

parla. (70)” Anche nel verso 12, quando parla <strong>della</strong> morte di Giuda, questi era ancora vivo.<br />

Tuttavia e’ sottinteso che egli sia gia’ perito, in adempimento <strong>della</strong> Scrittura per “destino<br />

divino.”(71)<br />

Il passato con un significato futuro continua: “Li ho mandati…” (Giov. 17:18). Morris nota<br />

che “quando si parla degli Apostoli ci si aspetterebbe un presente o un futuro invece di ‘ Io l’ ho<br />

mandati ’ E’ molto probabile che il verbo e’ usato proletticamente. Questo tempo passato del<br />

verbo da’ un tocco di sicurezza alla futura missione dei discepoli.”(72) Meyer considera<br />

importante che: “<strong>La</strong> missione non e’ ancora effettivamente cominciata (Giov. 20:21; Matt.<br />

28:19), ma gia’ concepita nella sua [di Gesu’] mente quando appunta ed istruisce [i suoi<br />

discepoli] per l’ ufficio apostolico.”(73)<br />

Concludendo, Gesu’ prega per i discepoli che non sono ancora convertiti ma che<br />

diventeranno Cristiani come risultato delle prediche apostoliche. Gesu’ dice che la gloria che Dio<br />

gli “ha data” “e’ stata data” ai discepoli di tutte l’ eta’ (Giov. 17:22). <strong>La</strong> gloria in questione:<br />

Il Padre me l’ ha data, non ancora oggettivamente, ma come sicura possessione nell’immediato<br />

futuro; egli l’ ha ottenuta da Dio, assegnata come sua propieta’, e la reale possessione e’ adesso<br />

per lui vicina. Allo stesso modo egli ha dato questa gloria…ai suoi credenti, che la possederanno<br />

realmente quando lui ritornera’ (Parousia), quando essi saranno glorificati insieme (Rom. 8:17)<br />

dopo che essi, fino a quel punto, erano stati salvati nella speranza (di quella realta’) (Rom. 8:24).<br />

Essi sono gia’ in Cristo suoi co- eredi e lo spirito che riceveranno sara’uno anticipo (Ef. 1:14; 2<br />

Cor. 1:22; 5:5); ma la reale possessione di tale eredita’ avra’ il suo compimento al ritorno di<br />

Gesu’ (Parousia).(74)<br />

Qui, ancora una volta, il verbo al passato vividamente descrive cose che sono certe nel futuro,<br />

nel piano di Dio.<br />

Gesu’ parla un’ altra volta <strong>della</strong> gloria che “Tu mi hai dato” (Giov. 17:24). Morris ha la<br />

sensazione che “E’ possibile che Gesu’ si riferisca alla maesta’ ed allo splendore che saranno<br />

suoi nella vita che verra’.”(75) Questa gloria e’ stata gia’ “concessa ai [discepoli], ma fin’ora<br />

come un possedimento di speranza.”(76)<br />

Attraverso tutto il capitolo 17 di Giovanni, Gesu’ parla continuamente di cose che verranno<br />

ad avverarsi nel futuro come se fossero gia’ successe. Egli usa il tempo passato <strong>della</strong> profezia<br />

che e’ comune nella Scrittura. In Giovanni 17:5 egli prega per la gloria che egli “aveva con il<br />

Padre prima <strong>della</strong> fondazione del mondo.” Tenendo conto del contesto in questo capitolo, e’<br />

chiaro che la gloria che egli “aveva” e’ la gloria preparata per lui nel piano di Dio. E’ la stessa<br />

gloria che tutti i discepoli “avevano” (e.i. “era stata data,” Giov. 17:22) benche essi ancora non l’<br />

abbiano. E’ la gloria destinata per Gesu’ nel predeterminato proposito di Dio. Egli l’ “aveva”<br />

preparata per lui fin dall’ eternita’, propio come i Cristiani adesso “hanno” la loro futura eredita’<br />

del Regno di Dio. Sara’ manifestata sulla terra alla Seconda Venuta (1 Pietro 1:4, 5). Gesu’ in<br />

Giovanni 17 pregava di ricevere quello che Dio aveva predestinato per lui. Giovanni 17:5, letto<br />

alla luce del suo contesto non da’ base per una letterale preesistenza di Gesu’.(77) Portato fuori da<br />

quel contesto ed in vista dei susseguenti insegnamenti post- biblici <strong>della</strong> <strong>Trinita</strong>’, sembra<br />

sopporti l’ idea che il Figlio fosse in esistenza, letteralmente invece di teoreticamente, fin dall’<br />

eternita’.<br />

Giovanni 17:5 era capito nel modo noi proponiamo dall’ Anabetista Polacco del 17simo<br />

secolo che scrisse nel Catechismo Racoviano:<br />

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