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La Dottrina della Trinita - Restoration Fellowship

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Dinamico Monarchianismo<br />

Entro poco tempo una reazione e’ sopravvenuta contro l’ evidente minaccia al monoteismo<br />

proposta dall’ introduzione di un “secondo Dio “nella forma di un preesistente Cristo. Prima di<br />

diventare Cristiani Giustino ed altri scrittori di quei primi tempi erano stati imbevuti di filosofia.<br />

E’ stato facile per loro abbandonarsi a speculazioni e quindi a leggere il prologo di Giovanni<br />

come se fosse in armonia con la veduta Greca dell’ universo:<br />

Gli Apologeti del secondo secolo erano piu’ familiari con la cosmologia Platonica che con la<br />

Soteriologia biblica, e per conseguenza hanno sforzato la <strong>Dottrina</strong> Cristiana ad adattarsi ad una<br />

forma filosofica Procustiana. Essi concepivano Dio come un’ essenza al disopra ed al di la’ di<br />

qualsiasi altra, ineffabile, incomunicabile, impossibile, esaltata al di sopra di ogni attivita’, tempo<br />

o spazio. Questo Dio Platonico ci ha mandato la Parola….Attraverso un’ atto <strong>della</strong> Sua volonta’,<br />

per essere un’ intermediario per la creazione, rivelazione e redenzione. <strong>La</strong> dottrina interpreta il<br />

Figlio come preesistente. (6)<br />

<strong>La</strong> reazione avvenne quando un gruppo di credenti protesto’ che la Divinita’ e’ strettamente<br />

formata da un’ unica Persona – una “monarchia. “Teodoto il conciapelli e’ stato quello che ha<br />

sollevato la questione sull’ umanita’ di Gesu’ a Roma nel 190-200. Facendo appello all’<br />

affermazione strettamente monoteistica di Paolo in Timoteo 2:5, egli manteneva che Gesu’non<br />

aveva diritto di essere chiamato Dio. Il suo successore, un’ altro Teodoto, ha continuato a<br />

sostenere la veduta che Gesu’era un uomo concepito supernaturalmente. Circa trent’ anni dopo<br />

Artema, avendo la stessa “dinamico- monarchianisma” credenza <strong>della</strong> Divinita’ ha contrastato il<br />

vescovo Romano sostenendo che l’ antica Cristologia, che i monarchiani difendevano, era stata<br />

distorta dalla Chiesa ufficiale.<br />

Paolo di Samosata<br />

<strong>La</strong> questione sulla natura <strong>della</strong> preesistenza e’ venuta a galla in seguito, nella teologia di<br />

Paolo di Samosata, vescovo di Antiochia, nella meta’ del terzo secolo. Benche Paolo fosse stato<br />

ufficialmente condannato per eresia nell’ anno 268 D.C., scrittori moderni hanno apprezzato la<br />

forza <strong>della</strong> sua protesta contro l’ “ortodossia.”“<strong>La</strong> nostra teologia e’ stata gettata in una forma<br />

scolastica, “scrisse l’ arcivescovo Temple. “[Noi abbiamo bisogno di e siamo progressivamente<br />

forzati in una teologia basata sulla psicologia.] <strong>La</strong> transizione, ho paura, non avvera’ senza<br />

grande dolore; ma niente la puo’ impedire.” Temple continuo’ dicendo che “noi non dobbiamo<br />

dimenticare che c’ era stato un precedente attentato fatto da Paolo di Samosata. Egli vide serie<br />

difficolta’ nella formulazione <strong>della</strong> dottrina <strong>della</strong> Chiesa riguardo al Cristo [purche’ questa fosse<br />

espressa in termini di sostanza, e formulata in termini di volonta’.”] (7)<br />

Un’ altra persona che fa parte di questo dialogo, il Professore Bethune-Baker, ha espresso la<br />

sua convinzione che “Paolo di Samosata aveva come sostegno una genuina tradizione storica,<br />

alla quale, nella nostra ricostruzione dottrinale, dobbiamo ritornare.” (8) Loofs, lo storico<br />

<strong>della</strong>Cristologia, e’ venuto alla conclusione che Paolo di Samosata “e’ uno dei piu’ interessanti<br />

teologi del periodo anti-Niceno, perche’ egli fa parte d’ una tradizione che ha le sue radici in un<br />

periodo anteriore al diluvio di Ellenismo che si e’riversato sulla Chiesa.”(9)<br />

Quello che Paolo di Samosata sapeva del “logos “era, che non aveva un’ esistenza<br />

indipendente da Dio; in altre parole il Figlio non era in esistenza prima del concepimento di<br />

Gesu’. Una tanto diffusa familiarita’ con questa stessa tradizione e’ insolitamente confermata da<br />

una casuale osservazione di Origine nel suo commentario su Giovanni. Egli asseriva che c’ erano<br />

“numerosi Cristiani che usavano il ‘ logos ’ soltanto come soprannome per il preesistente Cristo<br />

(senza la sua implicazione filosofica e soltanto nel senso di espressione del Padre) che venne ad<br />

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