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01-Barbara Canevara - Lectio su Gv 10 - RnS Lombardia

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INSEGNAMENTO INTRODUTTIVO SULLA<br />

FORMA-AZIONE ALL’EVANGELIZZAZIONE<br />

REGIONALE LOMBARDIA DEL 24/2/2<strong>01</strong>3<br />

<strong>Lectio</strong> <strong>su</strong> <strong>Gv</strong>. <strong>10</strong><br />

"In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da<br />

un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.<br />

Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la <strong>su</strong>a voce: egli chiama le <strong>su</strong>e pecore, ciascuna<br />

per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le <strong>su</strong>e pecore, cammina davanti<br />

a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la <strong>su</strong>a voce. Un estraneo invece non lo<br />

seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei". Gesù<br />

disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.<br />

Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore.<br />

Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno<br />

ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e<br />

troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto<br />

perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.<br />

“Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che<br />

non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le<br />

pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa<br />

delle pecore” <strong>Gv</strong> <strong>10</strong>, 11-13<br />

Questa immagine della locandina e che rappresenta tutt’altro, è stata scelta per questa<br />

giornata per due motivi essenziali:<br />

- Di giorno e di notte; in attività o a riposo; stanchi o vigili, lo Spirito Santo è all’opera in<br />

noi e se ascoltiamo la <strong>su</strong>a voce, il nostro essere viene trasformato.<br />

- Essere testimoni, evangelizzatori significa essere attenti e vigilanti alla voce del Pastore<br />

sempre, anche nella notte o quando vegliamo.<br />

Se vi ricordate, quando è stato presentato il progetto regionale di evangelizzazione abbiamo<br />

vis<strong>su</strong>to un momento esperienziale particolare in cui ogni delegato è stato chiamata a formare<br />

con la propria diocesi una rete e con questa rete abbiamo chiesto di essere mandati…vi<br />

ricordate? Ci siamo sentiti un po’ pescatori mandati al largo…Siamo partiti e questa rete si sta<br />

allargando anche vedendo i bisogni di ogni diocesi con le proprie difficoltà, ricchezze. Occorre<br />

andare avanti chiedendo sempre di essere uniti e in ascolto. Attendendo anche il nuovo piano<br />

di evangelizzazione nazionale che ci verrà presentato al regionale il 3 marzo.<br />

Quante volte il vangelo ci parla di pescatori. Immagine cara a chi si sente e desidera essere<br />

pescatori di uomini! La parola che dà il via a questa giornata ci parla invece di pastori e del<br />

bel pastore. Due categorie di uguale importanza: dall’una deriva il titolo appunto di “pescatori<br />

di uomini”, dall’altra quello di “pastori di anime”, dato agli apostoli.<br />

Pastore: mestiere di solitudine, esperienza di cammino instancabile, perché le greggi abbiano<br />

sempre pascoli nuovi, allenato agli sbalzi di temperatura, dalla calura del giorno ai rigori<br />

notturni, temprato dalla difesa verso gli animali selvatici e peggio ancora feroci. Il pastore<br />

non è mai fermo, vive una vita di movimento, nomade, non certo spensierata e avventuriera,<br />

ma in cammino.


Esce per guidare il <strong>su</strong>o gregge, conoscendo i luoghi dove la pastura è più fresca, sempre alla<br />

ricerca di nuovi pascoli, non fermato dalla polvere sollevata dal vento e pronto ad affrontare<br />

tutti gli agguati e gli imprevisti della strada. Non è mestiere comodo, né tranquillo, né<br />

riposante quello del pastore, che abbia a cura le sorti del <strong>su</strong>o gregge.<br />

C’è differenza tra la sensibilità del pastore e quella del pescatore, diversa è l’abitudine del<br />

lavoro, l’esperienza della vita, le caratteristiche da acquisire. Innanzitutto è diverso l’habitat,<br />

l’ambiente di riferimento. Non più la terra solida, anche se spesso arida, ma l’incerta<br />

<strong>su</strong>perficie dell’acqua.<br />

I pescatori devono fare i conti con un contesto infido ed un lavoro assai più incerto ed<br />

imprevedibile. Essi devono buttare le reti, ma riempirle non spetta loro, è affare della<br />

corrente. Divenire pescatore vuol dire essere allenati a questa insicurezza, a tanta instabilità.<br />

Essere più dei pastori in balia delle onde insicure, dei flutti e dell’imprevedibilità della pesca.<br />

Mentre il pastore conosce il numero e il nome delle pecore che ne riconoscono la voce, lo<br />

stesso non si può dire del pescatore che deve essere pronto ad un lavoro non solo pieno di<br />

insidie, ma anche dall’esito così imprevedibile. E mentre i pastori contano e separano le loro<br />

pecore; i pescatori nella rete devono saper raccogliere ogni tipo di pesce . Mentre la terra<br />

ferma è garanzia di stabilità, l’acqua è il segno dell’insicurezza e dell’imponderabile.<br />

Forse la nostra missione in parte è nel dover unire lo stile del pastore a quello del pescatore,<br />

congiungere il lavoro solitario del pastore con quello in équipe del pescatore. Quando si<br />

devono gettare le reti non si può pescare solitari con la canna: occorre essere solidali,<br />

coordinati, saper lavorare in una pastorale d’assieme, affrontare anche le tempeste e gli<br />

imprevisti del mare aperto e delle onde avverse.<br />

Vediamo ora brevemente cosa vuole insegnarci la figura del Pastore…<br />

La maggior parte della Giudea era un altipiano dal <strong>su</strong>olo aspro e sassoso, più adatto alla<br />

pastorizia che all’agricoltura. L’erba era scarsa e il gregge doveva spostarsi continuamente;<br />

non c’erano muri di protezione e questo richiedeva la costante presenza del pastore in mezzo<br />

al gregge. Un viaggiatore del secolo scorso ci ha lasciato un ritratto del pastore nella Palestina<br />

di allora: “Quando lo vedi <strong>su</strong> un alto pascolo, insonne, lo sguardo che scruta in lontananza,<br />

esposto alle intemperie, appoggiato al <strong>su</strong>o bastone, sempre attento ai movimenti del gregge,<br />

capisci perché il pastore ha acquistato tale importanza nella storia d’Israele che essi hanno<br />

dato questo titolo ai loro re e Cristo lo ha as<strong>su</strong>nto come emblema di sacrificio di sé”.<br />

Ecco perché anche nell’Antico Testamento, Dio stesso viene rappresentato come pastore del<br />

<strong>su</strong>o popolo.<br />

In questo brano mettiamo in risalto due caratteristiche che ci possono aiutare ad individuare<br />

sia il nostro rapporto con il Bel Pastore, ma anche quello che viene chiesto a noi nel cammino<br />

che ci rende responsabili, testimoni.<br />

1. La conoscenza reciproca tra pecore e pastore: “le mie pecore ascoltano la mia voce e io<br />

le conosco ed esse mi seguono” ”. In certi paesi d’Europa, gli ovini sono allevati<br />

principalmente per le carni; in Israele erano allevati soprattutto per la lana e il latte.<br />

Esse perciò rimanevano per anni e anni in compagnia del pastore che finiva per<br />

conoscere il carattere di ognuna e chiamarla con qualche affettuoso nomignolo. E le<br />

stesse pecore conoscevano la voce del loro pastore. È chiaro ciò che Gesù vuole dire<br />

con queste immagini. Egli conosce i <strong>su</strong>oi discepoli (e, in quanto Dio, tutti gli uomini), li<br />

conosce “per nome” che per la Bibbia vuol dire nella loro più intima essenza. Egli li ama<br />

con un amore personale che raggiunge ciascuno come se fosse il solo ad esistere<br />

davanti a lui. Cristo non sa contare che fino a uno: e quell’uno è ognuno di noi. In un<br />

rapporto personale e di intima amicizia. Ed in questo rapporto intimo, egli che è la luce


vera, conduce le pecore, quando viene la luce, fuori dal recinto. Il recinto della legge,<br />

delle tradizioni che uccidono…Gesù porta a vera libertà…Solo di notte sono custodite<br />

nel recinto per paura dei lupi e dei briganti che lavorano nella notte. Gesù libera da<br />

ogni schiavitù anche ideologica e religiosa.<br />

2. Seconda caratteristica: Egli dà la vita alle pecore e per le pecore e nes<strong>su</strong>no può<br />

rapirgliele. Gesù, il pastore è la porta. Attraverso di lui le pecore sono condotte a<br />

libertà e verità. La porta è dove il muro della prigione e dei recinti è rotta. Chi è chiuso<br />

dentro può uscire; se non vuole uscire brilla comunque la luce e attende che usciamo...<br />

Non si tratta di entrare ed uscire dall’ovile. Gesù non propone di uscire per poi<br />

rientrarci di nuovo, bensì di entrare in Lui, per uscire definitivamente dalla schiavitù.<br />

L’incubo dei pastori d’Israele erano le bestie selvagge e i briganti. In luoghi così isolati<br />

essi costituivano una minaccia costante. Era il momento in cui veniva fuori la differenza<br />

tra il vero pastore -quello che pasce le pecore di famiglia, che ha la vocazione di<br />

pastore- e il salariato che si mette a servizio di qualche pastore unicamente per la paga<br />

che ne riceve, ma non ama, e spesso anzi odia le pecore. Di fronte al pericolo, il<br />

mercenario fugge e lascia le pecore in balia del lupo o del brigante; il vero pastore<br />

affronta coraggiosamente il pericolo per salvare il gregge.<br />

Ecco perché Gesù si presenta come il Bel pastore: dopo aver detto di essere la porta<br />

della salvezza, si identifica come colui che può salvare perché bello significa vero<br />

autentico, buono. Gesù è il modello: si propone e si espone, dispone e depone la <strong>su</strong>a<br />

vita.<br />

RIFLESSIONE: brevemente pensare alla caratteristiche del pastore e del pescatore. Quale mi<br />

appartengono. Quali mi mancano<br />

Ascolto la voce del Bel Pastore e ascolto la <strong>su</strong>a voce e mi lascio condurre…cosa mi dice?

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