Scarica il quotidiano - Consorzio della Quarantina
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8<br />
domenica 28 agosto 2011<br />
>>Reportage>><br />
Quel gioiello dismesso<br />
<strong>della</strong> Sardegna mineraria<br />
Alessandro De Pascale<br />
Arrivare all’Argentiera è<br />
un tuffo nel passato. Un<br />
viaggio nei gloriosi trascorsi<br />
<strong>della</strong> Sardegna<br />
mineraria. In tutta la regione erano<br />
ben 22 i siti estrattivi, oggi tutti<br />
dismessi.<br />
L’Argentiera che si trova nel Nordovest<br />
dell’isola, a 43 ch<strong>il</strong>ometri<br />
da Sassari di cui è frazione, sullo<br />
scarsamente abitato altopiano<br />
<strong>della</strong> Nurra, è uno di questi. Si<br />
tratta di un piccolo v<strong>il</strong>laggio che<br />
prende <strong>il</strong> nome dai caratteristici<br />
promontori di pietra argentata<br />
che si lanciano nel mare. Le prime<br />
lavorazioni risalgono al tempo<br />
dei romani e dei pisani, tanto<br />
che <strong>il</strong> giacimento è uno dei più<br />
antichi dell’intera Sardegna. Il<br />
primo pozzo esplorativo, profondo<br />
80 metri, risale al 1865 e due<br />
anni dopo viene r<strong>il</strong>asciata la prima<br />
concessione.<br />
Da allora di pozzi ne sono stati<br />
creati quattro che scendono nelle<br />
viscere <strong>della</strong> terra fino a 365<br />
metri con diversi strati di gallerie<br />
che hanno bucato in lungo e<br />
in largo tutta l’area. Dalla miniera<br />
si estraeva soprattutto piombo<br />
e zinco argentifero. Quando la<br />
miniera era in attività, l’Argentiera<br />
contava un migliaio residenti<br />
provenienti da tutta Italia ma anche<br />
dal Belgio e dalla Francia. Vivevano<br />
in case basse a livello <strong>della</strong><br />
strada, tutte molto sim<strong>il</strong>i, destinate<br />
alle famiglie. Oppure nell’albergo<br />
dei minatori scapoli. Tutte<br />
strutture realizzate dalla società<br />
che gestiva <strong>il</strong> giacimento.<br />
C’erano scuole, un ospedale, <strong>il</strong><br />
dopolavoro, un cinema teatro, la<br />
piscina, un piccolo spaccio con<br />
tutti i generi di prima<br />
necessità e i vestiti, oltre<br />
a una chiesa dedicata<br />
a Santa Barbara<br />
protettrice dei minatori.<br />
Le condizioni di lavoro<br />
erano massacranti:<br />
turni di 16 ore al giorno,<br />
in cambio di pochi<br />
denari e un unico pasto<br />
al giorno, moneta<br />
di scambio introdotta<br />
da Vittorio Emanuele<br />
III°. Gli scioperi erano<br />
frequenti, come del<br />
resto i minatori che si<br />
ammalavano di s<strong>il</strong>icosi<br />
per la polvere e le<br />
scarse condizioni igieniche.<br />
Poi, dopo un secolo<br />
di sfruttamento le<br />
miniere sarde entrano in crisi.<br />
La generosità <strong>della</strong> natura non è<br />
più quella di prima. Per prendere<br />
piombo e zinco bisogna scavare<br />
sempre più in profondità,<br />
aumentano quindi sia i costi di<br />
gestione che quelli del lavoro. I<br />
prezzi e la borsa di Londra crollano<br />
e così estrarre non è più conveniente.<br />
La miniera dell’Argentiera<br />
chiude definitivamente nel<br />
1963. Come tutte le altre sarde.<br />
L’ultima a dismettere è l’Eni che<br />
nel 1997 smette di estrarre carbone<br />
sull’isola. L’eredità lasciata<br />
è pesantissima. Decine di migliaia<br />
di minatori senza lavoro, territori<br />
devastati e inquinati, infrastrutture<br />
abbandonate.<br />
Soltanto all’Argentiera oggi restano<br />
96 edifici, alcuni dei quali risalgono<br />
all’Ottocento, e circa 40<br />
abitanti irriducib<strong>il</strong>i rimasti a vivere<br />
qui anche nel periodo invernale.<br />
Il paesaggio è bellissimo.<br />
Una delle tre spiagge dell’Argentiera. In alto, la miniera, aperta nel 1867<br />
I turni<br />
di lavoro erano<br />
massacranti:<br />
anche sedici ore<br />
al giorno<br />
in cambio di<br />
paghe misere<br />
e un unico pasto<br />
al giorno<br />
Tre spiagge ciottolate,<br />
colore giallo<br />
paglierino. Falesie,<br />
costa rocciosa<br />
con affioramenti<br />
paleozoici e giacimenti<br />
metalliferi.<br />
Sentieri naturalistici<br />
con vegetazione<br />
spontanea<br />
costituita da macchiamediterranea.<br />
L’archeologia mineraria del<br />
vecchio sito estrattivo.<br />
Se ne devono essere accorte anche<br />
le istituzioni, visto che l’area<br />
è diventata un Parco Geominerario,<br />
<strong>il</strong> primo al mondo di questo<br />
tipo ad ottenere nel 1997 <strong>il</strong> riconoscimento<br />
dell’Unesco. Peccato<br />
che cinquant’anni di degrado<br />
e abbandono, la carenza di fondi<br />
e l’assenza di una cabina di regia<br />
ha fatto trascorrere <strong>il</strong> tempo e si è<br />
fatto poco o nulla.<br />
Nel marzo 2008 sono stati appaltati<br />
i lavori per <strong>il</strong> restauro <strong>della</strong><br />
miniera con l’obiettivo di farne<br />
un museo: spesa prevista 2,1<br />
m<strong>il</strong>ioni di euro, in parte stanziati<br />
dall’Ue, soltanto per recuperare<br />
gli edifici principali. Ma dalla<br />
stessa Regione ammettono che<br />
alla fine diventerà «un museo di<br />
sé stesso», perché in questi decenni<br />
hanno rubato tutto quello<br />
che si poteva rubare. Per San-<br />
dro Mezzolani, esperto di archeologia<br />
mineraria, è possib<strong>il</strong>e riconvertire<br />
<strong>il</strong> settore minerario a<br />
fini turistico-culturali. «La società<br />
regionale Promegisa - ricorda<br />
- ha fatto un calcolo economico,<br />
un calcolo che tra l’altro è anche<br />
abbastanza interessante, che dimostra<br />
che tutte queste testimonianze,<br />
se sapientemente gestite,<br />
possono fornire reddito».<br />
L’appalto per realizzare <strong>il</strong> museo<br />
<strong>della</strong> miniera è stato vinto da<br />
un’impresa locale, la Pau Franceschino<br />
& C. snc, con un ribasso<br />
di quasi 400m<strong>il</strong>a euro. I lavori dovevano<br />
terminare in 18 mesi, visto<br />
che la consegna era prevista<br />
per lo scorso luglio. Ma sono ancora<br />
in alto mare. Per non parlare<br />
del fatto che <strong>il</strong> progetto definitivo<br />
non è vincolante. In pratica<br />
<strong>il</strong> soggetto concorrente può «ampliarli<br />
e integrarli».<br />
C’è poi <strong>il</strong> nuovo Piano urbanistico<br />
comunale di Sassari che fac<strong>il</strong>ita<br />
le modifiche di destinazione<br />
d’uso. Tanto che tuttora alcuni<br />
abitanti temono la trasformazione<br />
del borgo in un residente di<br />
lusso. Già negli anni Settanta una<br />
società immob<strong>il</strong>iare, L’Argentiera<br />
spa, voleva abbattere <strong>il</strong> borgo minerario,<br />
deportare gli abitanti e<br />
costruire un v<strong>il</strong>laggio turistico da<br />
2,4 m<strong>il</strong>ioni di metri cubi. Interviene<br />
la magistratura e l’ammini-<br />
La storia<br />
è stato un<br />
microcosmo<br />
per operai che vi<br />
passavano una vita<br />
di fatiche e stenti.<br />
Oggi potrebbe<br />
tornare a essere<br />
una risorsa. Viaggio<br />
in un museo<br />
a cielo aperto<br />
stratore unico dell’azienda viene<br />
arrestato e condannato a pagare<br />
per abusi ed<strong>il</strong>izi e alterazione di<br />
bellezze naturali, visto che aveva<br />
iniziato a cantierizzare senza<br />
licenza. Nel 2003 la Regione ha<br />
però individuato l’Argentiera come<br />
area compromessa dal punto<br />
di vista ambientale da caratterizzare,<br />
come la zona industriale di<br />
Porto Torres.<br />
Il crono programma imponeva<br />
indagini sul livello di inquinamento,<br />
bonifiche e solo dopo le<br />
opere. Peccato che la caratterizzazione<br />
sia stata fatta solo parzialmente.<br />
Ad esempio sui terreni<br />
dove stanno realizzando un<br />
depuratore da quasi un m<strong>il</strong>ione<br />
di euro. Un particolare che sommato<br />
all’opposizione agli espropri<br />
da parte dei proprietari dei<br />
terreni dove dovevano passare le<br />
condotte fognarie, ha rallentato<br />
di anni i lavori.<br />
Il risultato è che all’Argentiera si<br />
usa tuttora un grande pozzo nero<br />
che <strong>il</strong> Comune di Sassari dovrebbe<br />
svuotare quattro volte la<br />
settimana in inverno, ogni giorno<br />
in estate. Un palliativo in attesa<br />
del depuratore con costi presumib<strong>il</strong>mente<br />
altissimi. Inut<strong>il</strong>e dire<br />
che ad agosto, quando <strong>il</strong> v<strong>il</strong>laggio<br />
è abitato da oltre 300 persone<br />
senza spurgo le fogne vanno<br />
in t<strong>il</strong>t e finiscono direttamente<br />
a mare. Nemmeno ad agosto c’è<br />
una guardia medica e l’acqua potab<strong>il</strong>e<br />
scarseggia, tanto che ogni<br />
abitazione è dotata di un serbatoio<br />
per raccoglierla. Insomma, è<br />
un vero e proprio disastro. Anche<br />
se la bellezza del posto compensa<br />
tutte le storture.<br />
Un luogo di suggestiva bellezza<br />
da conservare e preservare.