Speciale Adriano Olivetti. Costruttore di futuro - Fondazione Adriano ...
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Un costruttore <strong>di</strong> <strong>futuro</strong><br />
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A pagina I:<br />
<strong>Adriano</strong> <strong>Olivetti</strong><br />
(1901-1960).<br />
A sinistra:<br />
<strong>Adriano</strong> <strong>Olivetti</strong><br />
accanto ad alcuni<br />
giovani operai nella<br />
fabbrica <strong>di</strong> Ivrea verso<br />
la fine degli anni ‘50.<br />
(Publifoto)<br />
<strong>Adriano</strong> <strong>Olivetti</strong><br />
<strong>di</strong> Carlo De Benedetti*<br />
Non ho conosciuto <strong>Adriano</strong> <strong>Olivetti</strong> ma, quando nella primavera del 1978 ho<br />
assunto la posizione <strong>di</strong> azionista <strong>di</strong> riferimento, Vice Presidente e<br />
Amministratore Delegato <strong>di</strong> <strong>Olivetti</strong>, l’ho “respirato” nel mio ufficio, nelle<br />
fabbriche e nei <strong>di</strong>rigenti che all’epoca lavoravano in <strong>Olivetti</strong> e lo avevano<br />
conosciuto.<br />
<strong>Adriano</strong> era una presenza, più che un ricordo o una nostalgia. Certamente<br />
ha vissuto in un’epoca felice che ha accompagnato la grande ripresa delle<br />
economie occidentali e giapponesi negli anni ’60, producendo e promuovendo<br />
macchine da scrivere e macchine da calcolo elettromeccaniche praticamente<br />
senza concorrenza a causa della straor<strong>di</strong>naria capacità inventiva ed<br />
esecutiva che caratterizzava quelle produzioni in quegli anni ad Ivrea,<br />
godendo tra l’altro <strong>di</strong> margini impensabili ai tempi dell’elettronica: per dare<br />
un’idea, una “Divisumma” aveva un margine lordo vicino al 50%.<br />
La grande capacità <strong>di</strong> <strong>Adriano</strong> come industriale è stata quella <strong>di</strong> utilizzare<br />
questi enormi utili per espandersi nel mondo <strong>di</strong>ventando a quei tempi l’unica<br />
vera multinazionale italiana con fabbriche in Spagna, Messico, Brasile,<br />
Argentina e con organizzazioni <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>te molto efficienti praticamente in<br />
ogni area della geografia economica mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> allora, dal Giappone agli<br />
Stati Uniti, da Singapore alla Malesia. Questo fu possibile per la grande<br />
personale attenzione con cui <strong>Adriano</strong> <strong>Olivetti</strong> selezionava e sceglieva i suoi<br />
uomini. E così, oltre a creare l’unica vera multinazionale italiana, <strong>di</strong>sseminò<br />
cultura manageriale olivettiana in tante gran<strong>di</strong> imprese italiane, dalla<br />
Fiat, all’Ifi, all’Alitalia e a tante altre.<br />
E poi aveva un elevato senso <strong>di</strong> utopia sociale, che lo portò a incoraggiare<br />
architetti italiani a costruire “spazi <strong>di</strong> vita” luminosi e gradevoli per i lavoratori<br />
<strong>Olivetti</strong>. Fu un grande “padrone”, ma anche eccezionale nella sua<br />
“solitu<strong>di</strong>ne”, nel suo gusto del bello e del grande.<br />
Giustamente ancora oggi lo si ricorda come tale.<br />
* Cavaliere del lavoro, ingegnere, presidente onorario <strong>di</strong> CIR Spa e presidente<br />
dell’E<strong>di</strong>toriale L’Espresso<br />
III