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ARIA ACQUA TERRA FUOCO

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CASTEL DELL’OVO<br />

NAPOLI<br />

<strong>ARIA</strong><br />

<strong>ACQUA</strong><br />

<strong>TERRA</strong><br />

<strong>FUOCO</strong><br />

STORIA PER IMMAGINI<br />

Emozioni e Travolgimenti nelle immagini<br />

dei Viaggiatori dal Vesuvio alle Eolie<br />

DI ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

PARCO OMERICO<br />

DEI VULCANI EOLIANI<br />

V. CABIANCA - A. PIGNATELLI MANGONI<br />

grafica artistica: SILVANA S ABATELLI 2007 - ojo.silgus@tiscali.it


Più<br />

Europa<br />

<strong>ARIA</strong> <strong>ACQUA</strong> <strong>TERRA</strong> <strong>FUOCO</strong><br />

STORIA PER IMMAGINI<br />

Il consenso ricevuto in Europa, dall'Unesco alle<br />

Eolie, dai Beni Culturali Italiani a Baia e a<br />

Napoli, da le Patrimoine et Monum in Francia a<br />

Parigi e nella Loire-Atlantique, presso gli<br />

Istituti Italiani di Cultura in Germania, in<br />

Spagna, in Belgio, in Olanda, in Svezia, mi ha<br />

suggerito alcune considerazioni. Essendo vivo<br />

ed attualissimo il discorso sulle radici e<br />

sull’unità Europea, ho pensato che il mio<br />

potesse essere un piccolo contributo, non<br />

figurativo ma concettuale, ad evidenziare la<br />

consapevolezza del contributo italiano alle<br />

radici illuministiche dell'Europa moderna e<br />

dell'Unità Europea.<br />

Oggi, la scienza e l’etica del metodo scientifico<br />

costituiscono il solo denominatore comune<br />

possibile per uno sviluppo del dialogo e di una<br />

integrazione tra culture fideiste antagoniste o<br />

comunque non disponibili a rinunciare ai<br />

fondamentalismi e disposte al massimo alla<br />

tolleranza ed alla coesistenza tra loro. In questa<br />

situazione, la proposta di un incrocio tra Beni<br />

Culturali naturalistici come i vulcani<br />

territorialmente sparsi ma legati tra loro<br />

dall’unità della interpretazione scientifica, ed<br />

ulteriormente legati all’arte e alla letteratura,<br />

costituiscono il contributo culturale che la mia<br />

opera - con il suo impegnativo apparato<br />

didattico, redatto in collaborazione con il Prof.<br />

Vincenzo Cabianca, prof. Emerito<br />

dell’Università di Palermo e coordinatore<br />

scientifico del Museo Vulcanologico delle Eolie -<br />

intende mettere in evidenza. Inoltre le proposte<br />

progettuali di parchi letterari - per ora Eolie ed<br />

Auvergne -, chiamano a raccolta autori e culture<br />

sopranazionali e specificatamente europee<br />

Ho legato queste considerazioni alle funzioni<br />

istituzionali degli Istituti Italiani di Cultura e<br />

per questo ho pensato ad un petit Tour alla<br />

rovescia, un tour neoilluministico, che portasse<br />

il ricordo e restituisse la visita dell'Europa di<br />

fine '700 in Magna Grecia. L'aspetto Europeo<br />

della mia opera nasce quindi dal fatto che oltre<br />

alle radici cristiane dell'Europa, esiste una<br />

ulteriore radice molto specifica, molto<br />

importante e poco evidenziata: l'unità<br />

scientifica e umanistica implicata<br />

dall'illuminismo.<br />

I naturalisti europei della fine del '700 erano<br />

infatti in stretta collaborazione scientifica tra<br />

loro indipendentemente dalla posizione politica<br />

interconflittuale dei loro Stati di appartenenza.<br />

Mentre l'Europa politica era estremamente<br />

divisa tra rivoluzionari francesi, regimi<br />

monarchici prussiani ed inglesi, Papato in Italia,<br />

i fondatori della vulcanologia moderna Faujas<br />

de Saint-Fond, Lecoq, Guettard e Dolomieu per<br />

la Francia, von Humbolt per la Germania,<br />

Hamilton per l'Inghilterra, Spallanzani per<br />

l'Italia sono felicemente in collaborazione tra di<br />

loro per una conoscenza oggettiva e scientifica<br />

dei fenomeni naturali e vulcanici in particolare.<br />

La storia della nascita di questa integrazione<br />

intellettuale, tra illuminismo e romanticismo, tra<br />

gli scienziati di tutta Europa, con i Beni<br />

Culturali della Magna Grecia e la loro<br />

proiezione nell’arte e nella letteratura<br />

costituiscono la premessa alla continuazione di<br />

un processo di questa storia per immagini che si<br />

estenderà alle altre aree vulcaniche d’Europa; a<br />

questo processo ciascuno di noi può apportare<br />

in forme diverse un piccolo contributo<br />

nell’interesse dell’identità culturale<br />

nell’integrazione culturale di una nuova Europa.<br />

10 ANNI<br />

DI MOSTRE<br />

VIAGGIO ATTRAVERSO<br />

I VULCANI DELLA<br />

MAGNA GRECIA<br />

TRA ILLUMINISMO<br />

E ROMANTICISMO<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

PARCO OMERICO<br />

DEI VULCANI EOLIANI<br />

V. CABIANCA - A. M. PIGNATELLI<br />

g r a f i c a a r t i s t i c a : S I L V A N A S A B A T E L L I 2 0 0 5 - o j o . s i l g u s @ t i s -<br />

2006LUND<br />

STOCKHOLM<br />

AMSTERDAM<br />

BRUXELLES<br />

LILLE<br />

2005NA. C. dell’Ovo<br />

STRASBOURG<br />

MADRID<br />

BARCELONA<br />

2004KIEL<br />

NAPOLI<br />

FLENSBURG<br />

HAMBURG<br />

BERLIN<br />

2003LAG.LEMOT<br />

NAPOLI<br />

2002PARIS<br />

LIPARI<br />

LE LUDE<br />

BAIA<br />

2001NAPOLI<br />

BAIA<br />

SORRENTO<br />

1998AÇORES<br />

CRETA<br />

MALLORCA<br />

NAPOLI<br />

NEW YORK<br />

LOSANGELES<br />

1997FIRENZE<br />

OGAKI<br />

1996ROMA<br />

2


Premessa<br />

Il viaggio tra territorio e storia, tra illuminismo<br />

e romanticismo, tra pensiero scientifico e<br />

pensiero umanistico, tra arte e poesia - che<br />

viene presentato in questa esposizione - è<br />

articolato in tre sezioni.<br />

La prima sezione è costituita da “Il viaggio e i<br />

viaggiatori dal Vesuvio alle Eolie e alla Sicilia”<br />

ed è dedicata allo studio dei documenti, dei<br />

récits de voyage e delle immagini del “Grand<br />

Tour” tra i vulcani della Magna Grecia prodotti<br />

dagli intellettuali europei tra la fine del ‘700 e<br />

la prima metà dell’ottocento.<br />

Questa sezione riguarda, all’interno dei<br />

paesaggi vulcanici della Magna Grecia, la<br />

ricerca dei segni significanti delle emozioni,<br />

delle intuizioni, delle prime interpretazioni<br />

scientifiche. Interpretazioni ancor piene di<br />

dubbi dinnanzi alle due immagini ed entità<br />

dominanti che si intrecciano in questo<br />

itinerario: la Montagna e il Fuoco.<br />

La prima rimanda alla morfologia dei vulcani e<br />

la seconda alla attività eruttiva ed ai suoi<br />

prodotti; la Montagna quindi rinvia agli studi<br />

vulcanologici e al dominio delle scienze<br />

naturali; il Fuoco contraddistingue una<br />

categoria interpretativa mitologica e poetica,<br />

tipica delle scienze umane.<br />

La seconda sezione è costituita dalla<br />

rivisitazione attuale, personale, degli stessi<br />

luoghi alla ricerca di un segno, di una<br />

immagine latente al di sotto del paesaggio.<br />

Paesaggio attuale deprivato sia dai segni della<br />

modernità sia dal cambio di sguardo necessario<br />

per rivivere quell’incontro nell’epoca in cui i<br />

vulcani attivi erano i soli vulcani, quando i<br />

vulcani spenti erano solo montagne.<br />

L’itinerario di queste piccole gouaches parte da<br />

Napoli, dal Vesuvio e va a nord-ovest, verso i<br />

Campi Flegrei, terra del fuoco e dell’acqua, dei<br />

crateri e dei laghi, dei misteri e delle<br />

suggestioni, fino a Gaeta. Quindi prosegue<br />

verso oriente, da Portici fino alla piana di<br />

Paestum, dominata dal profilo dei templi, va<br />

oltre verso il Sud assolato e impregnato di<br />

magia, attraversando la Magna Grecia, fino alla<br />

Sicilia e alle isole Eolie.<br />

La terza sezione è costituita da un viaggio nella<br />

letteratura delle isole Eolie, il mio luogo<br />

dell’anima, dove la potenza degli eventi naturali<br />

mi affascina; scruto la gente in eterna attesa e i<br />

vulcani simbolo estremo dello splendore e della<br />

caducità di ogni cosa.<br />

Assieme a Cenzi Cabianca abbiamo effettuato<br />

questo viaggio nella letteratura relativa<br />

all’arcipelago Eoliano, da Omero a Sciascia, da<br />

Aristotele a Malaparte, da Tucidide a Dumas,<br />

da Plinio a Luigi Salvatore d’Asburgo, da<br />

Andrìa de Simon a Rossellini a Moretti, etc.<br />

Un viaggio che lega la letteratura al territorio e<br />

viceversa e costituisce una parte di un comune<br />

progetto di un parco dei luoghi letterari Eoliani.<br />

Il parco è costituito dal territorio didascalizzato<br />

e dalla letteratura musealizzata in associazione<br />

alle immagini dei luoghi che l’hanno ispirata.<br />

Un parco irrinunciabile data la straordinaria<br />

identità delle Isole Eolie che, - oltre ad essere<br />

un arcipelago di bellissime isole costituite da<br />

sommità emergenti dal mare di apparati<br />

vulcanici di un arco magmatico sommerso - è<br />

anche un arcipelago culturale di luoghi<br />

semiotici celebrati nel tempo.<br />

Un parco indispensabile, per ora solo mentale,<br />

che interpreta e trasmette lo spazio scientifico e<br />

poetico che avvolge le immagini dei luoghi.<br />

Spazio che costituisce il teatro della storia<br />

dell’incontro tra territorio, vulcani e letteratura.<br />

Una sorta di racconto di uno spazio-tempo che<br />

si espande, di scoperta in scoperta, attraverso<br />

montagne che divengono vulcani, depressioni<br />

sommitali che diventano crateri, impressioni<br />

che diventano interpretazioni, attraverso lo<br />

stupore che diviene progressivamente<br />

conoscenza. Le contraddizioni si dissolvono<br />

promuovendo nuove e diverse certezze, grazie<br />

all’etica feconda del metodo scientifico che<br />

nella sua interpretazione razionale e sistemica<br />

rende sempre più poetica le anticipazioni<br />

dell’interpretazione storica.<br />

Si tratta della storia di un grande amore.<br />

Un amore per la conoscenza e per la storia della<br />

conoscenza, un amore tra viaggiatori e vulcani,<br />

tra arte, poesia e scienza, tra classicità,<br />

illuminismo, romanticismo, che emerge ad ogni<br />

passo nella lettura incrociata dei territori della<br />

natura e dei territori della letteratura, attraverso<br />

la sintesi nel territorio dell’arte.<br />

3


Introduzione<br />

Ho sempre voluto fermare e custodire nella<br />

memoria l’immagine di ciò che ho sempre<br />

amato, la natura nelle sue più straordinarie<br />

manifestazioni: i vulcani, il cielo, il mare, i suoi<br />

colori e momenti, le coste, gli ulivi, le albe, i<br />

venti, la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco.<br />

Tutti questi elementi, dalla cui bellezza sono<br />

stati attratti molti entusiasti viaggiatori, non<br />

smettono di stupirmi e stimolarmi nel capirne le<br />

origini e la storia, i contesti, le interrelazioni:<br />

guardare cioè tutto questo non come semplice<br />

diversità, ma come ricchezza splendida e<br />

straordinaria di diversificazione evolutiva.<br />

È così che è nata la mia passione per la pittura<br />

del paesaggio che, in fondo, non è altro che un<br />

mezzo per fermare il mio stato d’animo e<br />

trasmettere agli altri questo amore, per rivivere<br />

queste sensazioni per il mio amato Vesuvio e le<br />

mie amate isole Eolie.<br />

Vivo guardando il mare: dalla mia casa di Napoli<br />

vedo il cielo infiammarsi al tramonto, diventare<br />

viola, ed il mare farsi cangiante, il vento che<br />

soffia sull’acqua, le albe che tolgono il respiro.<br />

Alle Eolie, il mio luogo dell’anima, la potenza<br />

degli eventi naturali mi affascina; scruto la<br />

gente in eterna attesa, i vulcani simbolo estremo<br />

dello splendore e della caducità di ogni cosa.<br />

Sono grata a questi luoghi che nelle loro forme<br />

e colori ti raccontano la loro storia, la loro<br />

natura connessa con il fuoco e con i magmi del<br />

profondo; sono così partita dall’emozione<br />

provata durante una passeggiata sul Vesuvio e<br />

dalle impressioni sulle Eolie e sul Vesuvio<br />

trasmessemi da scrittori antichi e moderni,<br />

come Omero, Plinio… e ho cercato di rendere<br />

con la gouache – pittura nella quale conta<br />

ricercare per trapassi di luce, accostamenti<br />

cromatici, allusioni atmosferiche – lo stesso<br />

stato d’animo che ha ispirato le loro opere.<br />

Queste immagini mi hanno dato la possibilità di<br />

guardare con una seconda luce lo splendore del<br />

Mediterraneo; sono felice di aver avuto<br />

l’opportunità di mostrarvele e spero di riuscire a<br />

trasmettere le grandi emozioni che ho avuto da<br />

questi luoghi.<br />

Questa storia per immagini va molto indietro<br />

nel tempo. Prende spunto dai paesaggi dei<br />

fondali marini della Tetide, generati<br />

dall’oceanizzazione del basso Tirreno, quando<br />

la zolla adriatica va in subduzione rispetto a<br />

quella iberica, dando luogo all’arco prima<br />

pliocenico, poi pleistocenico, dei vulcani<br />

sottomarini eoliani, le cui sommità emergenti<br />

dal mare costituiscono l’arcipelago attuale.<br />

Le immagini ripercorrono, idealmente,<br />

l’itinerario di fuoco dei vulcani attualmente<br />

attivi che inizia col complesso dei Campi<br />

Flegrei e del Vesuvio, continua con l’arco in<br />

gran parte sottomarino che include i vulcani<br />

attivi di Stromboli e Vulcano, e infine si<br />

conclude con il complesso vulcanico etneo.<br />

Le immagini cercano di fissare frammenti di un<br />

paesaggio vulcanico attivo nella percezione e<br />

interpretazione dei viaggiatori, scienziati, artisti<br />

e poeti del Seicento e a cavallo del XVII, XVIII<br />

e XIX secolo: Andrìa de Simòn (1694),<br />

Athanasius Kircher (1602-1680), Lazzaro<br />

Spallanzani (1729-1799), Pierre-Jacques<br />

Volaire (1729-1790), l’abbé de Saint-Non<br />

(1727-1791) con Louis-Jean Desprez (1743-<br />

1804), Claude-Louis Châtelet (1749-1795) e<br />

Vivant Denon (1747-1825), Sir William<br />

Hamilton (1730-1803), Jean-Pierre-Laurent<br />

Hoüel (1735-1813), l’arciduca Luigi<br />

Salvatore d’Asburgo-Lorena (1847-1915),<br />

Gaston Vuillier (1845-1915), che furono tra i<br />

molti viaggiatori, colti e avventurosi, che<br />

percorsero il Sud dell’Italia per osservare e<br />

documentare storia, cultura ed una natura ricca<br />

di eruzioni e paesaggi vulcanici.<br />

La mostra illustra alcune tappe delle loro<br />

lunghe ed entusiasmanti spedizioni attraverso<br />

immagini che già sottintendono le prime<br />

interpretazioni dell’attività vulcanica e delle<br />

camere magmatiche quali disegnate da A.<br />

Kircher nel Mundus Subterraneus<br />

Pyrophylaciorum e della evoluzione della<br />

superficie della terra nell’Arca di Noè sulle<br />

montagne del Caucaso.<br />

In questo eclettico itinerario di viaggio si<br />

intrecciano in molti modi due immagini<br />

dominanti: la Montagna e il Fuoco.<br />

4


In questo intreccio di scienza e mito, la cultura<br />

del XVIII secolo inizia la fondazione di un<br />

primo sodalizio tra cultura umanistica e cultura<br />

scientifica.<br />

Ed è appunto in questa traccia suggestiva che si<br />

muovono i viaggiatori illuministi, intellettuali e<br />

scienziati di diversa provenienza, accomunati<br />

dal richiamo di un immaginario catastrofico,<br />

avvincente, irrinunciabile, continuamente<br />

alimentato dal contatto effervescente<br />

dell’occhio scientifico con i prodigi della natura<br />

vulcanica.<br />

Raccontare per immagini le esperienze di questi<br />

viaggiatori è anche un modo per illustrare<br />

l’integrazione del pensiero scientifico<br />

illuminista in un orizzonte umanistico<br />

romantico, in cui la suggestione e il fascino<br />

esplosivo dei vulcani si collocano come<br />

categorie umanistiche che rischiarano le scienze<br />

naturali nella luce della tensione cognitiva ed<br />

interpretativa verso le radici naturali e non più<br />

metafisiche dei fenomeni vulcanici.<br />

Non a caso gli equipaggi di queste avventurose<br />

spedizioni verso sud, dal Vesuvio ai vulcani<br />

eoliani, sono spesso costituiti da uomini di<br />

scienza (esperti di geologia, mineralogia,<br />

vulcanologia) e artisti, capaci di restituire<br />

attraverso i disegni gli elementi significativi della<br />

natura, nella sua continua evoluzione autonoma<br />

ed in interazione con le attività umane.<br />

Gli uni in grado di orientare l’attenzione sui<br />

segni storicamente dominanti e significanti<br />

dello Zeitgeist, gli altri di afferrare il sublime<br />

nella progressiva comprensione del senso più<br />

generale attraverso l’interpretazione delle<br />

relazioni e successioni in una sezione<br />

temporale, in un attimo della continua<br />

trasformazione evolutiva.<br />

Il viaggio, ricco di difficoltà per noi<br />

inimmaginabili, mi sembra che già rappresenti<br />

una sorta di vittoria e conquiste continue, in cui<br />

il superamento continuo delle conoscenze<br />

precedenti si fonde e si alimenta del fascino e<br />

del richiamo del paesaggio incantatore e mitico.<br />

Le immagini dei viaggiatori e i loro disegni si<br />

presentano così per me come lo specchio della<br />

loro vicenda nei mari del Sud.<br />

Nell’ispirarmi e nel reinterpretarli ho voluto<br />

storicizzare il paesaggio attuale nella<br />

interpretazione dei viaggiatori, offrire un quadro<br />

storico delle loro emozioni, dando centralità ai<br />

colori e alle forme, agli infiniti attimi fuggenti<br />

che io ho catturato, rivissuto, amato e che<br />

voglio trasmettervi con gioia infinita.<br />

Questo lavoro forse potrà servire, come è stato<br />

utile per me, per leggere in una luce ulteriore lo<br />

spirito di questi luoghi anche attraverso l’amore<br />

di chi li ha amati nel tempo, in modo che essi<br />

siano ancora e sempre amati, difesi e recuperati<br />

nella loro integrità e possano sempre continuare<br />

ad alimentare la gioia di vivere<br />

nell’appartenenza di chi li vive, li visita o di chi<br />

semplicemente vede le loro immagini.<br />

Se la montagna e il fuoco sono le entità<br />

dominanti che si intrecciano in questo eclettico<br />

itinerario, io spero di essere riuscita a proporre<br />

queste immagini come significanti di un<br />

ulteriore più grande intreccio, quello tra cultura<br />

scientifica e cultura umanistica.<br />

Le valenze estetiche nella storia sono state<br />

valutate in base alla efficacia del messaggio<br />

trasmesso, all’abilità nella imitazione della<br />

natura, alla trasfigurazione simbolica e<br />

precettuale di contenuti morali ed etici nelle<br />

opere d’arte, alla rappresentazione accademica<br />

della stessa natura depurata dagli elementi<br />

ritenuti conflittuali con il pensiero morale<br />

dell’epoca, alla rappresentazione dal vero, alla<br />

selezione di elementi ritenuti significanti a<br />

quella data, a centralità che sono cambiate nel<br />

tempo, a modi di rappresentazione sintetici o<br />

analitici, figurativi od astratti, diretti o indiretti<br />

che hanno privilegiato a volte il mondo mentale<br />

del pittore o della società dell’epoca o delle<br />

classi dominanti, a volte l’oggetto della<br />

rappresentazione.<br />

Io mi sono sentita spinta a selezionare e<br />

rappresentare due grandi momenti estetici che<br />

ho colto in queste opere d’arte ed ho cercato di<br />

proporli come le sponde di un grande ponte tra<br />

momento umanistico e pensiero scientifico.<br />

Ho cercato di rappresentare l’esplicitazione<br />

emotiva umanistica dello stupore di fronte al<br />

segno evidente della straordinarietà delle<br />

manifestazioni vulcaniche ma a un tempo di<br />

affiancare loro il sospetto emergente della<br />

riconducibilità a interpretazione unitaria di tutti<br />

i fenomeni della natura.<br />

Sospetto essenziale ad una data nella quale le<br />

cause profonde delle manifestazioni stesse<br />

cominciavano ad essere non più oggetto di<br />

sgomento metafisico ma oggetto di<br />

interrogazione e di interpretazione strutturale,<br />

mentre le montagne di fuoco cominciavano ad<br />

essere percepite come significanti di misteri<br />

ancora – ma solo provvisoriamente – sottesi e<br />

in cerca di interprete.<br />

5


Perchè i vulcani? STORIA PER IMMAGINI<br />

Viaggio attraverso i Vulcani della Magna Grecia tra Illuminismo e Romanticismo<br />

Alle eterne domande, quelle di Gauguin: chi<br />

siamo, donde veniamo, dove andiamo? quando,<br />

perché, per chi, contro di chi e con chi faccio tutto<br />

questo, io rispondo: sono Adriana, amo dipingere,<br />

amo scrivere e mi identifico in un nuovo<br />

viaggiatore che ripercorre le stesse vie che hanno<br />

percorso gli scienziati-poeti del ‘700 e dell’ ‘800.<br />

Sto ricercando e rivivendo le loro emozioni nelle<br />

scoperte e nelle prime interpretazioni sostenibili<br />

dei fenomeni vulcanici in Magna Grecia. Sono un<br />

viaggiatore che restituisce, come visita culturale,<br />

questo viaggio nella classicità del Mezzogiorno,<br />

attraverso un nuovo viaggio alla rovescia. Viaggio<br />

che ripercorre prima lo stesso itinerario italiano<br />

poi restituisce la visita alla cultura francese<br />

andando fino all’Auvergne, al Massiccio Centrale,<br />

alla regione del grande vulcanismo francese e<br />

dell’attuale Parco Europeo dei Vulcani.<br />

Ho visitato anche recentemente l’Auvergne<br />

trovandola assolutamente straordinaria soprattutto<br />

perché i francesi hanno saputo rendere vivi i loro<br />

vulcani spenti attraverso i Musei, i Visitor Centers.<br />

Quindi, hanno riacceso e reso attivi questi vulcani,<br />

agli occhi della mente di chi li guarda, attraverso<br />

la rappresentazione didascalica della loro<br />

dinamica eruttiva.<br />

Che cos’è questa mia opera?<br />

Le mie gouaches non sono immagini di paesaggi<br />

e di vulcani ma vogliono essere soprattutto la<br />

rappresentazione dell’emozione, dell’interesse,<br />

della tensione verso la conoscenza e<br />

l’interpretazione delle cose. Vogliono essere il “De<br />

Rerum Natura” dei vulcani attivi e dei paesaggi<br />

vulcanici della Magna Grecia quale è stata vissuta<br />

dai visitatori del XVIII e XIX sec. del Grand Tour.<br />

Non si tratta quindi semplicemente di un viaggio<br />

nella fisicità e nella bellezza della natura, ma di un<br />

viaggio nel territorio della storia e della poesia<br />

della natura e della storia, nel tentativo di una<br />

interpretazione sempre più scientifico-razionale<br />

degli effetti della geodinamica del pianeta.<br />

Che cos’è dunque questa mia opera?<br />

Non è altro che la continuazione di questo<br />

viaggio. La base, la partenza, il primo gruppo di<br />

opere proviene dai récits de l’abbé de Saint-Non e<br />

di tanti intellettuali ed uomini di scienza del XVIII<br />

e del XIX sec. in Magna Grecia. Il secondo<br />

gruppo di opere è costituito da un tentativo di<br />

scrivere nello stile dei viaggiatori un mio<br />

personale récit. Si tratta di un “récit de mon<br />

voyage”, sugli stessi itinerari, tenendo in mano i<br />

loro diari, i loro racconti, guardando e studiando i<br />

loro disegni, le incisioni favolose, rivivendo le<br />

loro emozioni per arrivare a dipingere le mie<br />

gouaches, ispirate dalle situazioni attuali, ma<br />

ancora cariche del fascino di allora.<br />

Da chi, da dove, quali sono le loro<br />

origini?<br />

Le origini indubbiamente sono il mio amore per la<br />

cultura classica, la letteratura oltre la percezione<br />

dell’immagine. Penso all’impressionismo ed<br />

all’espressionismo che toccano il problema di<br />

quanto è già presente nella percezione del visibile<br />

e del di più che si vede soggettivamente<br />

nell’interpretazione culturale dell’immagine.<br />

Io l’interpreto selezionando quello che vedo nelle<br />

grandi sintesi dei macchiaioli e degli<br />

impressionisti ma cerco di rappresentare, come<br />

nell’espressionismo, la mia interpretazione<br />

soggettiva, non puramente psicologica ma<br />

contestualizzata e storicizzata.<br />

Qual è la destinazione di quest’opera?<br />

Verso dove s’incammina il percorso?<br />

L’interrogativo del “dove” di Gauguin, mi<br />

suggerisce Pirandello, “sei personaggi in cerca di<br />

autore”, che in questo caso sono i vulcani e i<br />

paesaggi in cerca di autore che hanno destato tante<br />

emozioni, domande, e fortemente contribuito al<br />

progresso della scienza. Questi paesaggi, questi<br />

vulcani hanno suscitato tali emozioni ed<br />

interrogativi, che nel loro rapporto con coloro che<br />

li hanno descritti, dipinti, vissuti, interpretati, sono<br />

divenuti con forza e per forza immagini,<br />

documentazioni, racconti.<br />

Perché faccio tutto questo?<br />

E’ una domanda che può avere una risposta<br />

semplicemente emotiva, psicologica. La mia<br />

motivazione è un impulso irrefrenabile a dare<br />

rappresentazione, interpretazione formalizzata a<br />

un’emozione che mi pervade, un’emozione che<br />

però, prevalentemente, io insisto su questo aspetto,<br />

non è un’emozione solo percettiva, ma<br />

un’emozione interiorizzata e storicizzata. Questo<br />

6


aspetto è per me importantissimo, io vedo davanti<br />

a me, quando dipingo, queste figure del passato<br />

che ritornano come fantasmi in veste di<br />

viaggiatori colti e avventurosi dei quali, vorrei<br />

essere l’erede e la continuatrice.<br />

Se voi mi domandate …<br />

Chi è il destinatario di quest’opera?<br />

Ebbene, io non ve lo dirò. Il destinatario è<br />

sempre il nostro Amore Segreto … ma se vi<br />

accontentate di saperne solo una parte io vi dico<br />

segretamente: con me viaggiano i fantasmi dei<br />

viaggiatori, quei viaggiatori con la parrucca<br />

bianca, con lo spadino, con il pittore che li segue<br />

con la cassetta dei colori, la tavolozza e i<br />

pennelli. Li vedo che si interrogano, che non<br />

hanno fiducia in me e si domandano: ma questa<br />

folle pittrice ha veramente capito fino in fondo,<br />

quanto noi nel passato abbiamo amato, questi<br />

paesaggi, questi vulcani queste eruzioni? Mi<br />

sembra di vederli, un pò gelosi… Io rispondo<br />

così: ho fatto di tutto per esserne all’altezza.<br />

Contro chi, ho fatto tutto questo?<br />

Contro il paesaggismo puramente percettivo e<br />

sentimentale, contro il puro visibilismo, contro il<br />

folklorico e il pittoresco, contro la semplice<br />

rappresentazione in cui si parla di luci, di colori,<br />

di sensibilità cromatica. Tutto questo non mi<br />

basta. Cerco lo spessore, uno spessore profondo.<br />

E’ come accade quando guardiamo la luna in<br />

cielo, quando ci sono le nuvole; squarciata al suo<br />

interno dalla luce più intensa, può apparire<br />

l’immagine di una luna ulteriore, che è al fondo<br />

di un cielo profondo. Questo, dunque, è il mio<br />

modo di vedere il paesaggio dei vulcani come<br />

paesaggio di un viaggio storico, culturale,<br />

emotivo, artistico e scientifico.<br />

Con chi è avvenuto tutto questo?<br />

E’ avvenuto in ottima compagnia, con i testi di<br />

Omero, Pindaro, Aristotele, Andrìa de Simòn,<br />

L.J.Volaire, J. Hoüel, l’abbé de Saint-Non, G.<br />

Vuillier, L. S. d’Asburgo-Lorena, Dumas, Guy<br />

de Maupassant, Châteaubriand, Sir W. Hamilton,<br />

Goethe, Rilke, Malaparte, fino al recentissimo<br />

Piano di rappresentazione sinottica e<br />

d’interpretazione strutturale complessiva di tutti<br />

i Beni Culturali del Cabianca con il quale<br />

abbiamo studiato e proposto il Parco Letterario<br />

Eoliano mentre stiamo preparando il Parco<br />

Letterario d’Auvergne.<br />

Come è avvenuto tutto questo?<br />

Tutto questo è avvenuto cercando sempre nella<br />

profondità delle cose oltre l’immagine<br />

percettiva, in un trascinamento progressivo,<br />

libro dopo libro, immagine dopo immagine.<br />

Dove ha avuto luogo tutto questo?<br />

Tutto questo ha avuto luogo attraverso la Magna<br />

Grecia, dal Vesuvio ai Campi Flegrei, terra di<br />

fuoco e di acqua, di crateri e di laghi, di misteri e<br />

di impressioni, dai Campi Flegrei alle Isole Eolie,<br />

a Stromboli, Panarea, Lipari, Vulcano, Salina,<br />

Filicudi ed Alicudi, alla Sicilia assolata e piena di<br />

magia, all’Etna, a Malta, ed ora in Auvergne nel<br />

Velay e nel Vivarais degli illuministi francesi, in<br />

luoghi non soltanto fisici ma metafisici per la<br />

letteratura di cui sono ammantati.<br />

Dove vorrei continuare il mio viaggio?<br />

Amerei continuare il mio viaggio in Auvergne,<br />

terra di Vulcani che mi hanno intrigata e dei<br />

quali desidero approfondire ulteriormente le<br />

storie. Mi hanno totalmente rapita i racconti di<br />

Cesare e di Sidone Apollinare, gli scritti del<br />

Chevalier de Montlosier, le mappe e le tavole di<br />

Poulett-Scrope, le incisioni di Lecoq, le<br />

“Recherches sur les volcans éteints” di B. Faujas<br />

de Saint-Fond, le sue lettere a Sir W. Milord<br />

Hamilton, l’annuncio all’Accademia di Francia<br />

da parte di Guettard della scoperta del carattere<br />

vulcanico delle montagne dell’Auvergne, l’inizio<br />

della letteratura scientifica nella seconda metà<br />

del’700 in Francia col lento trionfo dei<br />

“plutonisti” sui “nettunisti”. Sono così rapita da<br />

tutto questo che penso ai Volcans d’Auvergne ed<br />

al ciclo di gouaches ispiratomi dal racconto<br />

storico sulla nascita della cultura scientifica sul<br />

vulcanismo nella Francia di fine settecento, come<br />

ad una mia piccola restituzione di visita, in terra<br />

di Francia, ai miei fantasmi amici francesi del<br />

Grand Tour in Italia, geografi, etnografi,<br />

naturalisti, artisti, che hanno visitato, amato,<br />

descritto, interpretato i luoghi della Magna<br />

Grecia da cui provengo, nel magico periodo della<br />

cultura tra illuminismo e romanticismo.<br />

Quando è avvenuto tutto questo?<br />

E’ avvenuto negli ultimi ventanni più o meno, da<br />

quando, a Panarea - la più piccola delle isole<br />

Eolie - ho fatto della nostra casa, un piccolo<br />

museo dell’anima. Quando ho dipinto le prime<br />

gouaches ho voluto imprigionare queste<br />

immagini e portarle sempre con me, in questa<br />

casa dove trascorro molto del mio tempo, perché<br />

le isole Eolie sono il luogo della mia anima.<br />

7


IL VIAGGIO<br />

EIVIAGGIATORI<br />

DAL VESUVIO ALLE EOLIE<br />

ALLA SICILIA<br />

VESUVIO AL CHIARO DI LUNA<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

8


Il viaggio e i viaggiatori<br />

Il viaggio dal Vesuvio alle Eolie è il tema<br />

centrale della mostra, che ripercorre le<br />

spedizioni di alcuni eruditi, avventurieri, artisti e<br />

studiosi a cavallo tra i secoli XVII e XIX.<br />

Più che una riproposizione fedele degli itinerari<br />

di viaggio, il lavoro compie una<br />

reinterpretazione delle tappe riportate nelle<br />

cronache e nei diari dei viaggiatori, poeti e<br />

storici, ricomponendone in modo<br />

frammentario e sempre molto personale<br />

l’immaginario e le suggestioni.<br />

I ‘viaggiatori’ che ispirano le gouaches di questa<br />

mostra sono al centro di una ricerca che porto<br />

avanti da tempo, guidata da quel continuo<br />

intreccio tra cultura illuminista e spirito<br />

romantico che ritroviamo nell’esperienza e nei<br />

testi del Grand Tour tra Sette e Ottocento.<br />

Nel vastissimo materiale documentario raccolto<br />

sulle spedizioni nel Sud Italia, emergono alcune<br />

figure di varia provenienza, legate dal filo rosso<br />

della comune attrazione per le terre vulcaniche,<br />

ma ognuna con la propria identità culturale,<br />

artistica e scientifica.<br />

I luoghi e i racconti<br />

del sacco di Lipari (1544)<br />

Siamo alle Eolie. La memoria drammatica del<br />

sacco di Lipari, avvenuto nel 1544 ad opera di<br />

Ariadeno Barbarossa (Khair ad- Din), grande<br />

ammiraglio della flotta turca di Solimano il<br />

Magnifico, riemerge con forza nei versi del<br />

poeta siciliano del Seicento Andrìa de Simòn<br />

e nelle testimonianze tramandate di alcuni<br />

osservatori. L’evento si ricompone come<br />

sequenza drammatica di immagini legate a<br />

luoghi precisi dell’isola, più volte citati sia in<br />

versi che in prosa. La memoria vivida dei<br />

bombardamenti contro la Città Murata, le<br />

‘voci’ dei prigionieri in catene, ispirano alcune<br />

immagini forti e nitide dell’isola, della sua<br />

marina assediata, dell’Acropoli devastata dal<br />

fuoco dell’invasore.<br />

Gli inventari eclettici<br />

di Athanasius Kircher<br />

(Geisa, Fulda 1602 - Roma 1680)<br />

Figura di studioso eclettico inteso alla ricerca<br />

interpretativa unitaria del tutto, Kircher compie,<br />

alle soglie dell’Illuminismo, innumerevoli<br />

incursioni in campi disciplinari diversi e distanti,<br />

dalla geografia alla musica, dalla glottologia alla<br />

medicina, restituendoci un campionario<br />

vastissimo di immagini e testi di interpretazione<br />

anche dei fenomeni vulcanici – uno dei suoi<br />

tanti interessi di studioso ed erudito.<br />

Il viaggio nell’arcipelago delle<br />

Lipari del grande naturalista<br />

Lazzaro Spallanzani (1729-99)<br />

Lazzaro Spallanzani, uno dei massimi<br />

rappresentanti dell’avanzamento scientifico<br />

del ‘secolo filosofico’; in fatto di vulcanologia<br />

lo Spallanzani va considerato un autentico<br />

antesignano.<br />

Di lui nel 1781 Charles Bonnet, esimio<br />

naturalista svizzero, potè scrivere:<br />

“In cinque o sei anni, ci avete scoperto più verità<br />

che non intere Accademie in mezzo secolo”.<br />

E per lui nel 1788 fu appositamente istituita da<br />

Maria Teresa d’Austria la cattedra di storia<br />

naturale a Pavia. Fu a Pavia che egli svelò la<br />

sistematica delle conchiglie, dei fossili, delle<br />

rocce e delle lave.<br />

Lazzaro Spallanzani parte in escursione alle<br />

Eolie tra l’agosto e il settembre del 1788.<br />

È il primo scienziato italiano che con mentalità<br />

moderna esplora l’arcipelago eoliano,<br />

cogliendone le diverse condizioni sociali e<br />

ambientali. Il naturalista ebbe la lieta sorpresa di<br />

scoprire e di ammirare a lungo, e per la prima<br />

volta, il “prodigio di Stromboli”, studiandone i<br />

comportamenti dal punto più idoneo, con la<br />

barca, “in faccia al luogo dove le vomitate<br />

avvampanti materie cadono in mare”.<br />

Alla Sciara lo spettacolo fu “quanto dilettevole<br />

e sorprendente, altrettanto nobile, e maestoso”.<br />

Rasentando i limiti del rischio pur di godere da<br />

presso l’infernale spettacolo della “liquida<br />

materia infuocata, emulante il bronzo fuso”.<br />

“Le isole Lipari, in quanto figlie tutte quante del<br />

fuoco, sono state il primario, e più lusinghiero<br />

motivo per visitarle.<br />

Non è però che per altri lati non potessero<br />

allettarmi e piacermi. L’indole, e i costumi di<br />

quegli abitanti, la loro popolazione, la<br />

agricoltura, il commercio, erano getti da non<br />

lasciare senza disamina”.<br />

L’opera Viaggio alle due Sicilie, in sei volumi è<br />

una delle meglio riuscite perché significativa<br />

della versatilità della sua indole, della<br />

perspicacia del suo genio e della squisitezza del<br />

suo temperamento di artista.<br />

9


Pittori in viaggio verso il Sud: il<br />

Voyage pittoresque dell’abbé de<br />

Saint-Non (Parigi 1727-1791)<br />

Nell’aprile del 1778, tre vedutisti eccellenti –<br />

Châtelet, Desprez e Renard – guidati da quello<br />

che sarà il futuro direttore del Louvre, Vivant<br />

Denon, partono da Napoli alla volta della Sicilia<br />

per un lavoro ‘su commissione’: l’illustrazione di<br />

luoghi e fenomeni naturali per quello che sarà uno<br />

dei libri più illustri del XVIII secolo: il Voyage<br />

pittoresque dell’abbé de Saint-Non. Tra i<br />

protagonisti della grande tradizione vedutistica del<br />

Settecento, i tre producono una serie straordinaria<br />

di immagini che documentano, con rara<br />

sensibilità e ricchezza di dettagli, un lunghissimo<br />

itinerario di viaggio dai Campi Flegrei, lungo la<br />

costa campana e calabra fino alla Sicila e alle<br />

isole Eolie, costruendo uno dei documentari<br />

paesaggistici più celebri del XVIII secolo.<br />

Le catastrofiche eruzioni di<br />

Pierre-Jacques Volaire<br />

(Tolone 1729 - Lerici 1790)<br />

Nel 1769 P.-J.Volaire si stabilisce a Napoli e<br />

l’attività eruttiva quasi permanente del Vesuvio<br />

per più di un decennio, gli offre la possibilità di<br />

dipingere drammatiche rappresentazioni notturne<br />

del vulcano in eruzione, nelle quali la presenza<br />

della luna aggiunge un ulteriore segno<br />

cosmologico e problematico.<br />

Lo studio dei fenomeni vulcanici nelle<br />

precise ed analitiche annotazioni di<br />

Sir William Hamilton (1730-1803) e<br />

le magnifiche illustrazioni di<br />

Pietro Fabris, apprezzato<br />

paesaggista e pittore di corte<br />

William Hamilton diplomatico, naturalista e<br />

collezionista d’arte, fu ambasciatore del re<br />

d’Inghilterra presso il Regno di Napoli, e si<br />

fermò nella capitale borbonica 36 anni.<br />

Durante il suo soggiorno, si appassionò allo<br />

studio del Vesuvio e dei fenomeni sismici che<br />

avvenivano nell’Italia meridionale. Effettuò una<br />

serie di importanti osservazioni sulle eruzioni<br />

vesuviane che compendiò in forma di lettere<br />

inviate alla Royal Society di Londra.<br />

Le isole di Sicilia raccontate da un<br />

artista di talento: il viaggio solitario<br />

di Jean-Pierre-Laurent Hoüel<br />

(Rouen 1735-1813)<br />

Erudito eclettico e curioso, sospeso tra la<br />

passione per la pittura e gli studi di architettura,<br />

Hoüel appartiene alla prima generazione di<br />

viaggiatori che, come Goethe, affrontarono le<br />

gioie e i disagi del Grand Tour in Italia verso la<br />

fine del Settecento. Autore di un vastissimo e<br />

pregevole repertorio di disegni e schizzi sulle<br />

isole Eolie – dove compie un entusiasmante tour<br />

in solitario – ci restituisce un immaginario<br />

mediterraneo vitale e luminoso, che si intreccia<br />

armoniosamente con la meticolosità e la<br />

precisione delle rappresentazioni geografiche.<br />

Il suo soggiorno in Sicilia è il ricordo di una<br />

grande e bella avventura, attraverso un’isola<br />

bellissima e vitale.<br />

Le Eolie tra entusiasmo e nostalgia: il<br />

viaggio di Gaston Vuillier (Perpignan<br />

1845 - Gimel, Corrèze 1915)<br />

Pittore di paesaggi e scrittore, G.Vuillier è uno<br />

degli intellettuali-viaggiatori che raggiungono le<br />

isole del Mediterraneo nella seconda metà dello<br />

Ottocento. Attrazione per i fenomeni naturali più<br />

straordinari e curiosità profonda per culture e<br />

tradizioni locali fanno di questo viaggiatore una<br />

figura romantica, sospesa tra meraviglia e<br />

nostalgia. Le sue immagini delle Eolie – e di<br />

Lipari in particolare – esprimono un profondo e<br />

grato senso della bellezza, sospeso in un’aura di<br />

nostalgia, quasi a testimoniare l’esperienza<br />

umana di chi non solo ha osservato e raccontato<br />

luoghi ma ne ha anche vissuto profondamente i<br />

legami con la gente e la cultura.<br />

L’‘approdo’ di un colto e avventuroso<br />

arciduca alle isole Eolie: i viaggi di<br />

Luigi Salvatore d’Asburgo-Lorena<br />

(Firenze 1847 - Praga 1915)<br />

Un viaggiatore di alto lignaggio, esule per scelta<br />

dai fasti della sua corte, poco incline al<br />

protocollo e agli obblighi del rango arciducale<br />

ma studioso entusiasta ed avventuroso di luoghi<br />

e culture: è così che Luigi Salvatore d’Asburgo<br />

ci viene consegnato dalle cronache del XIX<br />

secolo, figura quasi leggendaria di nobiluomo<br />

votato al nomadismo e all’avventura per amore<br />

di conoscenza e passione per il Mediterraneo.<br />

I suoi viaggi nelle isole Eolie si condensano<br />

negli otto volumi del Die Liparischen Inseln<br />

(1893-98) che raccolgono e sistematizzano<br />

notizie storiche, scientifiche, antropologiche,<br />

linguistiche sulle isole. Ricchissimo il repertorio<br />

di immagini – tra disegni e incisioni – che lo<br />

stesso arciduca realizza a supporto del testo<br />

scritto: è a questo album suggestivo che sono<br />

ispirate le gouaches presenti nella mostra.<br />

10


La tecnica della pittura:<br />

la gouache<br />

“La gouache”, il francese di “guazzo”, termine<br />

che già nel cinquecento veniva usato per<br />

indicare una pittura realizzata con pigmenti<br />

stemperati in acqua e agglutinati con gomme<br />

leggere. Il colore, con l'aggiunta della sola<br />

acqua dà luogo all'acquerello, per poter parlare<br />

di gouache o tempera è necessario un ulteriore<br />

elemento rappresentato da un agglutinante<br />

capace di tenere insieme i pigmenti colorici e di<br />

fermarli saldamente sul supporto.<br />

E' proprio il tipo di agglutinante che determina<br />

la differenza tra la tempera e la gouache. Il<br />

guazzo è soltanto una variante della pittura a<br />

tempera, tecnica già ben nota fin dall'epoca dei<br />

Romani e consiste nello sciogliere nell'acqua<br />

invece che nell'olio i colori ricavati dalla<br />

macinazione di alcune terre, e nel farli<br />

agglutinare mediante l'aggiunta di colle di<br />

origine animale. Nella tempera l'agglutinante è<br />

costituito da colle animali (di pesce, di coniglio<br />

o tauro-colla, torlo d'uovo etc.) nella gouache,<br />

invece, di gomme vegetali resinose (arabica,<br />

dragante, del Senegal, gomma lacca) o di altri<br />

preparati come il latte, il lattice di fico, la cera<br />

sciolta in essenze, il miele.<br />

Il particolare tipo di collante conferisce al<br />

guazzo la caratteristica della rapidità di<br />

esecuzione, perché i colori si asciugano<br />

velocemente, la tecnica richiede quindi velocità<br />

e destrezza di pennello, non consente mai<br />

ripensamenti. Proprio questo aspetto, conferisce<br />

alla gouache freschezza, spontaneità.<br />

Dipingere à la gouache non è facile, la tonalità<br />

dei colori al momento dell'applicazione,<br />

allorchè sono bagnati, è assai più forte rispetto<br />

a quella che essi assumono una volta asciutti, è<br />

richiesta l'abilità nel dosare le tinte allo stesso<br />

livello di umidità.<br />

L'opacità delle tinte, conseguenza del collante e<br />

della densità del pigmento, tende a conferire<br />

una particolare vaporosità e morbidezza. I<br />

colori à la gouache non sono mai lucenti, anzi<br />

tendono ad essere opachi, ma questa<br />

caratteristica, lungi da essere un difetto, ne<br />

costituisce una raffinata qualità. Le gouaches,<br />

appena dipinte rivelano effetti vellutati, pastosi<br />

o gradi di opacità e delicatezza dei toni<br />

cromatici che non sempre si trovano nelle<br />

tempere. Ma a distanza di tempo, per<br />

l'inevitabile alterarsi dei colori, specialmente<br />

per la continua esposizione alla luce delle<br />

opere, tempere e gouache appaiono quasi<br />

sempre molto simili tra loro, pur se la maggiore<br />

intensità cromatica delle gouaches risulta<br />

sempre apprezzabile da parte dei più esperti.<br />

Spesso le due tecniche addirittura convivono in<br />

una stessa opera, oppure sono utilizzate<br />

unitamente alla tecnica dell'acquerello che non<br />

usa additivi e che, limitandosi a sciogliere i<br />

colori nella sola acqua, garantisce una perfetta<br />

trasparenza alla coloritura.<br />

Dunque, solo un occhio veramente esperto può<br />

ben distinguere in un dipinto la tecnica del<br />

guazzo da quella della tempera.<br />

Nelle “gouaches napolitaines” confluiscono la<br />

rappresentazione della città, la sua vita<br />

quotidiana popolare, le usanze dei suoi abitanti,<br />

i fenomeni “sublimi” delle eruzioni del Vesuvio.<br />

Esse permettono una fruizione immediata, non<br />

necessariamente accompagnata da mediazioni<br />

culturali o da riferimenti storico-artistici.<br />

Nella rappresentazione del reale esprimono un<br />

fascino che provoca suggestioni dirette ed<br />

immediate. Questa pittura sulla tela o sul<br />

ritaglio di carta è sovente la memoria dei luoghi<br />

visitati e descritti; valevano soprattutto, per<br />

evocazione pittorica e per forza d'arte, a<br />

fermare e poi a restituire nella sua originaria<br />

integrità un'emozione visiva, arricchitasi di<br />

spessore o di suggestioni culturali.<br />

Pittura colta, in genere, prodotta nella seconda<br />

metà del settecento da paesaggisti e “vedutisti”<br />

francesi (Vernet, Manglard, Volaire) o inglesi<br />

(Wright of Derby, Cozens, Jones) tedeschi e<br />

austriaci (Hackert, Wutky) o italiani e napoletani<br />

(Bonavia, Joli, Fabris, Ricciardelli, Della Gatta,<br />

d'Anna, etc) per quei nobili e raffinati<br />

viaggiatori stranieri che in quegli anni fecero di<br />

11


Napoli una tappa obbligata del viaggio di<br />

istruzione in Italia: il Grand Tour, per scoprirvi i<br />

suoi antichi tesori d'arte o per godere del fascino<br />

solare dei suoi paesaggi mediterranei,<br />

emozionandosi dinanzi ad un tramonto sul<br />

Tirreno o ancora di più per un fiume di lava<br />

lungo le pendici del Vesuvio. La “gouache” è<br />

una pittura nella quale, più che la descrizione<br />

dei luoghi, contava ricreare, per trapassi di luce,<br />

accostamenti cromatici, allusioni atmosferiche, e<br />

riproporre lo stesso stato d'animo prodotto<br />

dall'impatto reale con la città, con la sua gente,<br />

col suo ambiente naturale.<br />

Nelle vedute tutto il litorale e il golfo<br />

napoletano viene considerato con tutti gli angoli<br />

del paesaggio urbano, dal ponte della<br />

Maddalena a Santa Lucia, dal Castello dell'Ovo<br />

a Chiaia, Mergellina e Posillipo, con i suoi<br />

scogli. A queste immagini si aggiungono i<br />

Campi Flegrei e le loro antichità, nonché le<br />

città dissepolte di Ercolano e Pompei e la piana<br />

di Paestum, dominata dal solenne profilo dei<br />

templi, sempre unite al fascino straordinario di<br />

incantevoli distese di terre assolate e di un mare<br />

risplendente. La parte più straordinaria e<br />

gloriosa, per le emozioni catturate che sono<br />

restate imprigionate in quelle immagini sono le<br />

catastrofiche, avvincenti, straordinarie eruzioni<br />

del Vesuvio, di cui talune riprese proprio nel<br />

momento stesso dell'avvenimento con le<br />

esplosioni di cenere, le cascate di lapilli, i<br />

torrenti di lava incandescente.<br />

Altri filoni riguardano gli avvenimenti ufficiali<br />

della vita di corte, i costumi popolari, aspetti<br />

dei mestieri e della vita quotidiana.<br />

Il filone culturale, il “periflegheton” di Platone,<br />

il fiume di lava sotterraneo che scorre sotto la<br />

superficie e alimenta i vulcani, la “katareusa”<br />

della cultura bizantina che nei secoli<br />

dell'occupazione turca ha continuato a scorrere<br />

al di sotto degli eventi della storia tenendo in<br />

vita i valori originari, sono categorie cui dovete<br />

fare riferimento per comprendere la mia scelta<br />

di usare questa tecnica pittorica.<br />

La transizione tra la metafisica, la magia e lo<br />

scientismo precedenti e l'illuminismo, il<br />

neoclassicismo, il romanticismo sino all'attuale<br />

pensiero scientifico - evoluzionista, è un<br />

processo tra eventi la cui evocazione richiedeva<br />

una coerenza anche semiologica che io ho<br />

ricercato al di là delle immagini e delle icone.<br />

ERUZIONE DEL VESUVIO DI NOTTE<br />

ERUZIONE DEL VESUVIO DI NOTTE<br />

VESUVIO ALL’INTERNO<br />

ERUZIONE DEL VESUVIO DI NOTTE<br />

12


LE VOYAGE PITTORESQUE<br />

DE NAPLES ET DE SICILE<br />

DE L'ABBÉ DE SAINT-NON<br />

1781-1786<br />

Jean Baptiste Claude Richard abbé de Saint-Non, disegnatore e<br />

incisore all'acqua forte e all'acquatinta, nasce a Parigi nel 1727 e<br />

muore nella stessa città il 15 novembre 1791.<br />

Nel 1778 l'abbé dà incarico a Vivant Denon di un viaggiospedizione<br />

a carattere scientifico per descrivere la parte più<br />

sconosciuta dell'Italia del sud, le isole Eolie e la selvaggia Sicilia.<br />

Per riuscire in questa impresa molto ardua e avventurosa erano<br />

necessari: amore per il bello e fede nel progresso delle conoscenze,<br />

tenacia e gusto dell'avventura, sensibilità e curiosità, piacere e<br />

passione per il sapere.<br />

Vivant Denon intraprende il viaggio con l'aiuto di un gruppo<br />

importante di artisti, pittori, architetti, incisori e disegnatori tra i<br />

quali: C.L. Châtelet, L.J. Desprez, J.H. Fragonard, J.A. Renard, R.<br />

Hubert, tutti convinti che il bello e il sapere procedono assieme.<br />

L'abbé de Saint-Non pubblica in quattro volumi “Le Voyage<br />

pittoresque” dal 1781 al 1786.<br />

L'opera unica, complessa, prestigiosissima, imponente, racchiude<br />

542 tavole all'acquaforte e rappresenta una meraviglia tipografica.<br />

Nessun libro sull'Italia ha superato in notorietà le “Voyage<br />

pittoresque de Naples et de Sicile” dell'abbé de Saint-Non.<br />

13


Le voyage pittoresque de l’abbé de Saint-Non<br />

DAI RACCONTI E IMPRESSIONI DI VIAGGIO ALLE IMMAGINI IN GOUACHE<br />

Nous allâmes passer la nuit à la tour de Melissa,<br />

demeure du Prince de Strongoli. Le hasard nous<br />

y conduisit au moment où celui-ci y arrivait ce<br />

qui nous décida à nous y arrêter. Le Prince nous<br />

y reçut comme le seigneur d’un château<br />

accueille des chevaliers. Rien ne ressemblait<br />

plus à un vieux château gothique que cette tour<br />

de Melissa, adossée à une éminence isolée de<br />

toutes les autres habitations et entourée de<br />

vieilles fortifications en assez mauvais état.<br />

Le Prince rentrait de la chasse avec sa suite<br />

lorsque nous arrivâmes au pont levis avec la<br />

nôtre. Son équipage était nombreux, mais put<br />

être logé, comme nous, dans la tour. Après un<br />

bon souper et une conversation brillante et<br />

animée nous allâmes nous coucher.<br />

Le lendemain, notre hôte, aussi courtois et noble<br />

que simple dans ses manières, nous donna des<br />

gens pour accompagner à Strongoli, où il avait<br />

envoyé demander qu’on nous prépare un bon<br />

repas. Strongoli est l’ancienne Petilia, république<br />

grecque qui résista à Hannibal et resta, seule de<br />

toute la Grande Grèce, fidèle aux Romains. La<br />

ville occupait une situation avantageuse sur une<br />

haute montagne fortifiée par la nature, avec des<br />

murailles de quinze pieds d’épaisseur. En<br />

arrivant à Strongoli on découvrait les vestiges de<br />

la richesse et de la magnificence de l’antique<br />

Petilia. Tous ses environs sont encore semés de<br />

fragments de colonnes cannelées dont les<br />

chapiteaux étaient d’ordre dorique, du style de<br />

ceux de Paestum. On y trouve encore un grand<br />

nombre de colonnes entières, de granit d’Egypte,<br />

indestructibles, intransportables du fait de leur<br />

poids, et qui, étant indissolubles, deviennent les<br />

arcs de l’univers. Si on avait voulu en faire usage<br />

pour quelque construction moderne, il y aurait eu<br />

de quoi décorer un grand temple ou en faire un<br />

palais comme il n’en existe aucun dans le pays.<br />

in Touristes français en Calabre au XVII e<br />

siècle.<br />

Vue de l’entrée de la Grotte<br />

de Pausillippe, prise en y arrivant<br />

du côté de Naples<br />

Cette entrée de la Grotte de Pausilippe est<br />

dessinée ici telle qu’elle se présente quand on y<br />

arrive du côté de Naples …<br />

Vue d’une partie de la Ville<br />

et du Golphe de Naples, prise<br />

du Château St-Elme<br />

La ville de Naples, bâtie sur la pente d’une<br />

montagne, est terminée entre le couchant et le<br />

nord par le Château Saint-Elme, qui la domine<br />

et la commande entièrement …<br />

C’est aujourd’hui un hexagone assez régulier de<br />

cent toises environ de diamètre …<br />

C’est de l’angle de cet hexagone et du pied<br />

même du Château Saint-Elme, qu’est prise cette<br />

autre Vue de Naples, présentée dans cette<br />

gravure.<br />

L’on y découvre une grande partie de la ville,<br />

mais à une trop grande distance pour pouvoir en<br />

distinguer les détails: ce que l’on peut voir<br />

parfaitement, c’est la forme du Golphe de<br />

Naples qui décrit un demi-cercle, et qui est<br />

terminé dans l’éloignement par le Vésuve, au<br />

pied duquel on aperçoit la ville et le Château de<br />

Portici.<br />

Vue d’un Château Gothique,<br />

bâti par les Sarrazins sur<br />

le sommet du Mont Erix<br />

Arrivé sur le sommet, l’on y trouve une plateforme<br />

assez étendue et prodigieusement<br />

escarpée dans quelques endroits: c’est-là où<br />

sont situés les restes du Temple, ou plutôt les<br />

ruines d’un Château Sarrasin de la forme la plus<br />

gothique, à la place même où étoit, dit-on, le<br />

Temple de Venus.<br />

Vue de l’Isle de Caprée prise dans<br />

la partie septentrionale de l’Isle où<br />

est située le port de Capri en face<br />

du golphe de la Ville de Naples<br />

… nous débarquâmes à la Marine de Caprée,<br />

qui est une grande Anse en demi-cercle,<br />

défendue des vents du Levant et du Couchant<br />

par deux grands Rochers qui s’avancent dans la<br />

Mer, et du Midi, par le Terrein même de l’Isle<br />

qui s’élève en Amphithéâtre. C’est dans le fond<br />

de cet Amphithéâtre qu’est placée la Ville de<br />

Caprée ou Capri, dans la situation la plus<br />

heureuse, la plus agréable pour elle et la plus<br />

pittoresque en même-temps pour ceux qui<br />

arrivent dans l’Isle.<br />

14


Vue du Rocher de Scylla<br />

et d’une partie de la Côte<br />

de la Calabre prise de Messine<br />

Ce que nous regrettions le plus, étoit de ne<br />

pouvoir dessiner que de loin le Rocher de<br />

Scylla; cependant comme nous étions curieux<br />

d’emporter au moins une idée de cet Ecueil<br />

célèbre, un de nos Dessinateurs en prit d’abord<br />

une Vue de l’autre côté du Détroit, et tel qu’on<br />

le voit du Phare même de Messine.<br />

Vue d’un Lac dans les Environs<br />

de “Castro Giovani” connu sous<br />

le nom du Lac de Proserpine<br />

avec l’Etna derrière<br />

Nous partîmes donc pleins d’ardeur et dans<br />

l’espérance de dessiner d’après nature un sujet si<br />

souvent peint d’imagination, mais nous ne fûmes<br />

pas plus heureux … Nous entrâmes ensuite dans<br />

une autre Vallée plus petite, où ne trouvâmes<br />

pour toutes fontaines que quelques méchans<br />

ruisseaux bourbeux, et enfin le Lac tant desiré,<br />

nommé encore, il est vrai, le Lac de Proserpine,<br />

mais qui n’est plus qu’un grand Marais de quatre<br />

milles de tour, sans bocages, sans prairies, sans<br />

ombre et sans rives fleuries, sans plage digne de<br />

recevoir le pied d’une Nymphe, mais des bords<br />

tristes et arides, des joncs marécageux, des<br />

crapauds énormes, un air empesté, qui en rend<br />

les approches dangéreuses, et le repos qu’on y<br />

pourroit prendre, mortel … à force de tourner et<br />

de prendre le Lac sur tous les sens, nous<br />

trouvâmes cependant un aspect, un point de vue,<br />

qui pouvoit fournir un tableau assez agréable.<br />

C’est celui sous lequel il est représenté ici.<br />

Vue prise dans la campagne<br />

d’Agrigente où Vallée des Temples<br />

L’autre Vue plus pittoresque encore, offre<br />

d’abord le Temple de la Concorde, plus loin le<br />

petit Monument qui sert d’Eglise aux Capucins,<br />

le Mont Camico, avec une partie de la Ville de<br />

Girgenti. Celle-ci est prise d’un Théâtre isolé et<br />

situé à quelque distance de la Rupe Athenea …<br />

Vue de la Ville et du Château<br />

de Catane avec l’Etna<br />

C’est cette lave effroyable que l’on voit ici<br />

représentée comme un mur de fer, qui entoure le<br />

Château de Catane, et se prolonge le long des<br />

remparts de la Ville, à la hauteur de cinquante à<br />

soixante pieds; trop nouvelle encore pour<br />

pouvoir d’ici à plusieurs siècles être susceptible<br />

de la plus légère végétation, elle ne présente à la<br />

vue qu’un amas hideux de roches déchirantes, de<br />

l’aspect et du noir le plus triste et que l’oeil ne<br />

parcourt qu’avec effroi.<br />

Vue du Phare ou Détroit de Messine<br />

prise du côté de la Calabre<br />

en arrivant à Reggio<br />

… c’est surtout de ce lieu que l’on découvre le<br />

beau Bassin que forment l’extrémité de la<br />

Calabre d’une part et la pointe du Cap Pelore en<br />

Sicile de l’autre, en se croisant au Phare de<br />

Messine; ce qui donne à ce Détroit l’aspect d’un<br />

immense et superbe Lac, couvert de Bâtimens,<br />

bordé en Amphitéâtre par les plus belles<br />

Montagnes, les plus cultivées et ornées de<br />

chaque côté par les deux Villes de Reggio et de<br />

Messine. Le vaste de ce tableau, qui seroit<br />

sublime à peindre, est impossible à rendre dans<br />

un simple Dessin.<br />

Vue d’une partie des Champs Elisées<br />

prise sur les bords du Lac Acheron<br />

et dans l’éloignement les Isles<br />

de Procida et d’Ischia<br />

L’on y voit des Rues entières de ces Tombeaux<br />

antiques, parmi lesquels il y en a plusieurs qui<br />

ont été construits et décorés avec soin … Au<br />

reste il est peu de Pays plus fait pour prêter à<br />

l’imagination des Poètes et des Peintres … il<br />

n’est pas dans la nature de lieu plus agréable à<br />

parcourir et de climat plus tempéré.<br />

Vue du Lac Averne, des restes<br />

du Temple d’Apollon et de l’entrée<br />

de la Grotte de la Sibille de Cuma<br />

On voit au bord du Lac Averne les restes d’un<br />

Temple antique dont l’intérieur est construit en<br />

Rotonde, d’un diamètre de quatre-vingt pieds. On<br />

distingue encore dans cette grande Ruine, les<br />

restes d’une Coupole très élevée et plusieurs<br />

Niches propres à recevoir des Statues: quelques<br />

Auteurs ont voulu que ce Temple eût consacré à<br />

Apollon, d’autres à Mercure ou à Neptune … je<br />

serois assez porté à croire que ce Temple, dont on<br />

voit encore de beaux restes, avoit été ordonné par<br />

le même Agrippa; car cette belle et grande Ruine<br />

paroît d’un bon siècle … C’est vis-à-vis du<br />

Temple dont nous venons de parler et au Midi du<br />

Lac Averne, qu’on trouve la prétendue Grotte de<br />

la Sibylle. C’est une grande Galerie creusée dans<br />

les matières volcanisées, qui ne s’étend guères<br />

plus dans ce moment qu’à environs deux cents<br />

pas dans l’intérieur de la Montagne, étant<br />

terminée par un éboulement qui en ferme l’issue.<br />

15


Vue générale des Temples de<br />

Paestum, près du Golphe de Salerne<br />

On fait des descriptions souvent si éloignées de<br />

la vérité, et l’on prend des idées si monstrueuses,<br />

d’après ce qu’on lit et ce que l’on entend raconter,<br />

que nous nous attendions à trouver Paestum un<br />

désert marécageux, les Temples perdus, ou<br />

ensevelis dans les joncs ou les broussailles, un air<br />

infect, un Pays désert et sauvage: nous eûmes<br />

donc lieu d’être fort étonnés de voir la plus belle<br />

situation, sur les bords d’un Golfe d’une grande<br />

étendue, une Plaine fertile, entourée de<br />

Montagnes cultivées en vignes et en bled, des<br />

habitations qui n’annoncent point la misère, et<br />

des Habitants qui ne souffrent que de la mauvaise<br />

eau qu’ils sont obligés de boire et quelquefois du<br />

mauvais air qu’on y respire.<br />

Vue générale des ruines de l’ancien<br />

théâtre de Taormina<br />

Le premier objet qui frappe la vue est son fameux<br />

Théâtre, dont on apperçoit les ruines sur la cime<br />

d’une Montagne. Sans doute que le chemin<br />

antique qui y conduisoit est perdu, ou bien son<br />

sol boulversé n’en laisse aucune trace … Il est<br />

vrai qu’il est impossible de trouver en mêmetemps<br />

une route et plus curieuse et plus amusante<br />

à faire, par la beauté et la richesse des Sites que<br />

l’on rencontre à tout moment; l’abondance des<br />

tableaux qui se présentoient à nous, nous arrêtoit<br />

pour ainsi dire à chaque pas, et nous passâmes,<br />

sans nous en appercevoir, une grande partie de la<br />

journée à dessiner tous les environs de Taormine.<br />

Vue du port de Palerme<br />

La Vue du Port présente du côté de la mer un<br />

aspect et un coup-d’oeil plus agréable. L’on voit<br />

à droite en arrivant la Tour du Môle, construit à<br />

l’extrémité d’une petite langue de terre qui<br />

s’avance dans la mer, et qui est ornée d’une<br />

jolie plantation et de plusieurs Edifices<br />

employés pour la Marine: c’est le point de<br />

Vue que présente une de ces Planches.<br />

Vue du Site général et des Environs<br />

du Temple de Segeste<br />

Nous découvrîmes bientôt de loin le beau et<br />

superbe Temple de Segeste, parfaitement<br />

conservé au milieu d’un désert, où la vue n’est<br />

distraite par aucun autre objet; nous y arrivâmes<br />

au lever du soleil et comme ce Temple est<br />

précisement tourné au Levant et bâti sur une<br />

hauteur, c’est de tout le Pays l’objet le plus<br />

frappant et que l’on apperçoit aussi de fort loin.<br />

Il nous sembloit qu’ainsi élevé dans cette<br />

solitude, il y produisoit un effet encore plus<br />

imposant et véritablement il est fort<br />

extraordinaire qu’un Edifice aussi isolé soit ainsi<br />

resté dans presque tout son entier et sans qu’on<br />

puisse reconnoître dans les environs le moindre<br />

reste d’aucun autre Monument.<br />

Vue de l’Etna prise de<br />

Taormine en Sicile<br />

… ce magnifique Théâtre de Taormina, que l’on<br />

peut effectivement regarder comme un des<br />

miracles de la nature et qui par son étonnante<br />

conservation et sa position admirable, est sans<br />

contredit un des Monumens les plus curieux et<br />

une des Ruines les plus intéressantes qu’il y ait<br />

… Quoique la largeur de l’Avant-Scène soit de<br />

plus de ving-deux toises d’ouverture, qu’il soit<br />

sans Galerie souterraine, ce superbe Edifice est<br />

sonore au point d’entendre de toutes ses parties le<br />

moindre son articulé, et dans quelque lieu qu’on<br />

le frappe, il raisonne comme un instrument.<br />

Vue générale de la Ville de Syracuse<br />

Quoique Syracuse soit sûrement aujourd’hui une<br />

des Villes célèbres de l’antiquité que l’on peut<br />

dire être la plus éloignée de son ancienne<br />

splendeur, elle conserve cependant de loin<br />

quelque chose d’imposant, soit par sa seule<br />

situation, soit encore par la beauté et l’étendue<br />

de son Port, un des plus vastes que l’on<br />

connoisse et qu’il y ait dans le monde.<br />

Vue de l’Etna prise d’un Jardin du<br />

Prince du Biscarie creusée dans les<br />

Laves de 1669 près de Catane<br />

Ce qui attira encore plus notre attention dans ce<br />

lieu, fut d’y jouir de la vue entière de l’Etna, et du<br />

spectacle qu’y présente ce Volcan formidable, dont<br />

on peut découvrir de là l’étendue prodigieuse.<br />

Jamais il n’y eut par un jour serein et au lever du<br />

soleil, un tableau plus noble, plus imposant et<br />

plus magique en même-temps. Cet effet vaporeux<br />

produit par le vague immense de l’air, dans un<br />

espace de plus de soixante lieues, qu’occupe la<br />

base de l’Etna, sur près de deux mille toises de<br />

hauteur perpendiculaire, est plus aisé à imaginer<br />

qu’à rendre et à peindre, ou plutôt l’un et l’autre<br />

sont également impossibles, il faut l’avoir vu pour<br />

s’en former une idée et ne l’oublier de sa vie”.<br />

Da: J-Cl.-Richard, abbé de Saint-Non, Voyage<br />

Pittoresque ou description du royaume de<br />

Naples et de Sicile, Parigi 1781-86.<br />

16


VUE DU VÉSUVE ET D’UNE<br />

PARTIE DU GOLPHE DE<br />

NAPLES PRISE DE L’ENDROIT<br />

APPELLÉ DOGANA PRÈS LE<br />

PONT DE LA MADELAINE.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: CLAUDE - LOUIS CHÂTELET<br />

PER JEAN-C. RICHARD ABBÉ DE SAINT-NON<br />

VUE DU ROCHER DE SCYLLA<br />

ET D’UNE PARTIE DE LA CÔTE<br />

DE LA CALABRE OLTÉRIEURE<br />

PRISE DU PHARE DE MESSINE.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: CLAUDE - LOUIS CHÂTELET<br />

PER JEAN-C. RICHARD ABBÉ DE SAINT-NON<br />

VUE D’UN LAC DANS LES<br />

ENVIRONS DE CASTRO<br />

GIOVANNI CONNU SOUS LE<br />

NOM DU LAC DE PROSERPINE<br />

AVEC L’ETNA DERRIÈRE.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: CLAUDE - LOUIS CHÂTELET<br />

PER JEAN-C. RICHARD ABBÉ DE SAINT-NON<br />

VUE GÉNÉRALE DES TEMPLES<br />

DE POESTUM SITUÉS SUR LE<br />

BORD DE LA MER ET PRÈS DU<br />

GOLPHE DE SALERNE<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: CLAUDE - LOUIS CHÂTELET<br />

PER JEAN-C. RICHARD ABBÉ DE SAINT-NON<br />

graphique: SILVANA SABATELLI 2006 - ojo.silgus@tiscali.it<br />

NAPLES VUE DU VÉSUVE<br />

ROCHER DE SCYLLA<br />

LAC DE PROSERPINE AVEC L’ETNA<br />

LES TEMPLES DE POESTUM<br />

<strong>ARIA</strong> <strong>ACQUA</strong> <strong>TERRA</strong> <strong>FUOCO</strong><br />

EMOZIONI E TRAVOLGIMENTI<br />

NELLE IMMAGINI DEI VIAGGIATORI<br />

DAL VESUVIO ALLE EOLIE<br />

SELEZIONE DELLE OPERE ESPOSTE


Voyage à l’île de Malte<br />

DES RECITS ET IMPRESSIONS DE VOYAGE AUX IMAGES EN GOUACHE<br />

“Colonia haec est Phenicum, qui cum<br />

negotiationes suas ad Oceanum usque ad<br />

occidentalem extenderent, refugium in hanc<br />

insulam, ob portuum commoditatem et in profundo<br />

mari situm, habebant. Quae causa fuit, ut loci ejus<br />

habitatores mercatorum beneficio statim et opibus<br />

augerentur, et nomine inclarescerent”.<br />

Diodorus Siculus, Bibiothecae historicae<br />

libri…, V.<br />

“C’est en sortant d’une chaîne de montagnes, sur<br />

le bord de la mer, en deçà du fleuve Himera,<br />

aujourd’hui Fiume Salso, qu’est bâtie Alicata. On<br />

ignore quels ont été les fondateurs de cette ville, et<br />

l’époque où elle a commancé à exister; mais un<br />

rapport très marqué entre son nom et le mot grec<br />

Alicas αλοσ ou αλινα, qui dans cette langue<br />

signifie sel, substance salée, semble devoir lui<br />

donner une origine grecque, et par conséquent fort<br />

ancienne …<br />

… Nous doublâmes le Cuminetto, petit rocher<br />

inculte, et nous louvoyâmes le long de la côte<br />

basse de Malte; il n’y avait point de vent, nous<br />

allions à la rame, en suivant toutes les sinuosités de<br />

la rive, passant sous toutes les tours et les<br />

différents forts qui défendent les anses et les<br />

mouillages de cette partie de l’île; car tout l’autre<br />

côté est défendu naturellement par des rochers<br />

coupés à pic et inabordables …<br />

Nous arrivâmes ensuite sous le fameux fort Saint-<br />

Elme, la première fortification de Malte, celle qui<br />

coûta tant d’hommes aux Turcs, et qui ils<br />

n’emportèrent qu’après avoir tué jusqu’au dernier<br />

des chevaliers qui la défendaient. Cette forteresse<br />

est aujourd’hui plus redoutable que jamais; le<br />

rocher sur lequel elle est bâtie étant entouré par<br />

une rangée formidable de batteries placées à fleur<br />

d’eau, qui défendent l’entrée des deux ports.<br />

Ce ne fut qu’après avoir répondu à toutes les<br />

questions que nous firent les gardes et les<br />

sentinelles de ce premier fort, qu’il nous fut permis<br />

de passer outre, et que nous pûmes voir cette<br />

superbe perspective de l’intérieur du port,<br />

l’ensemble de toutes ces forteresses réunies et de<br />

ces deux villes bâties l’une au-dessus de l’autre en<br />

amphithéâtre; coup d’œil qui ne ressemble à celui<br />

d’aucune ville du monde, et qui ne le cède peutêtre<br />

à aucune en magnificence, quoiqu’à parler<br />

exactement il n’y ait pas un bel édifice dans Malte,<br />

mais ils sont tous si solidement construits, de<br />

grands et formidables bastions sur lesquels ils sont<br />

élevés leur font de si belles bases, que rien n’est<br />

plus imposant que l’arrivée et l’aspect de Malte…<br />

… Ils nous conduisirent d’abord à la plus<br />

importante [fortification], qui est le fort Saint-<br />

Elme, et ensuite au fort Manoel ou Emmanuel, le<br />

plus nouvellement fait, et le plus parfait en même<br />

temps. Ce dernier est placé sur une petite île qui<br />

est au milieu du port Marsa Musciette.<br />

Ce fort Manoel ou Emmanuel, parfaitement<br />

régulier, tire son nom de celui du grand-maître<br />

Manoel de la Vilhena, qui le fit construire dans la<br />

petite île du Lazaret, pour défendre le port de Marsa<br />

Musciette; il fut élevé sur les dessins du chevalier<br />

de Tigne, par le chevalier de Mondion, en 1723.<br />

Rien n’est imposant comme la vue et l’ensemble de<br />

toutes ces fortifications réunies: aussi n’y eut-il<br />

jamais de situation tracée par la nature aussi<br />

avantageusement que celle de la ville de Malte,<br />

entournée de deux ports également sûrs, également<br />

vastes l’un et l’autre, et qui pourraient contenir un<br />

très grand nombre de vaisseaux de tous les rangs …<br />

Ayant à peux près parcouru toute la partie<br />

principale de la ville de Malte particulièrement<br />

nommée La cité Valette, nous fûmes curieux de<br />

voir les autres parties de l’île, et entre autres cet<br />

ancien faubourg qui, à si juste titre, mérita de<br />

porter le nom de cité Victorieuse …<br />

Melita était, suivant les anciens, une ville riche et<br />

opulente. On lit dans Diodore qu’elle était surtout<br />

renommée pour les étoffes et les tissus de lin qu’on<br />

y fabriquait, et qui étaient d’un moelleux et d’une<br />

finesse extrême. Il parait que la ville de Melita était<br />

citée pour la magnificence de ses bâtiments …<br />

Enfin après avoir parcouru la plus grande partie de<br />

l’île de Malte, et tout ce qu’elle pouvait offrir de<br />

curieux, nous nous arretâmes sur des hauteurs fort<br />

élevées, appelées les Rochers du Conradin, qui<br />

terminent le fond du port, et d’où l’on découvre<br />

absolument et comme à vol d’oiseau, toute la cité<br />

de Valette: c’est la vue qui est représentée sous le<br />

n° 507 dans notre Atlas. Elle paraîtra d’autant plus<br />

intéressante, qu’on peut y distinguer d’un coup<br />

d’œil la forme générale du port et l’ensemble des<br />

différents bassins qui le composent, ainsi que tous<br />

les détails des fortifications qui l’environnent …”<br />

J. Cl. Richard Abbé de Saint-Non, Voyage<br />

pittoresque ou description du royaume de<br />

Naples et de Sicile, Paris 1781-86.<br />

18


VUE DE LA CITÉ VICTORIEUSE À MALTE<br />

VUE DE L'ISLE ET DU PORT DE MALTE<br />

VUE DU PORT DE MALTE ET DE LA CITÉ VALLETTA<br />

VUË DU PORT D’ALICATA<br />

graphique: SILVANA SABATELLI 2006 - ojo.silgus@tiscali.it<br />

VUE DU FORT MANOEL ET DE L'ISLE DU LAZARETH<br />

VUE À VOL D'OISEAU DE LA VILLE DE MALTE<br />

SECONDE VUE DU PORT DE MALTE<br />

DESCRIPTION DES ISLES DE MALTE<br />

<strong>ARIA</strong> <strong>ACQUA</strong> <strong>TERRA</strong> <strong>FUOCO</strong><br />

EMOZIONI E TRAVOLGIMENTI<br />

NELLE IMMAGINI DEI VIAGGIATORI<br />

DAL VESUVIO ALLE EOLIE<br />

SELEZIONE DELLE OPERE ESPOSTE


Sant’Agata: protettrice di Catania<br />

DAI RACCONTI E IMPRESSIONI DI VIAGGIO ALLE IMMAGINI IN GOUACHES<br />

S. Agata, martire catanese, nasce in una Catania<br />

Romana di cultura greca, venerata in Occidente<br />

ed in Oriente, nel 231 circa, l’8 settembre (lo<br />

stesso giorno della “Madre di Dio” e muore<br />

martire nel 251 sotto l’imperatore Decio Traiano<br />

e il Consolare Quintino.<br />

Dal Vsec. il suo nome appare nel canone della<br />

messa di Roma, di Ravenna e di Milano.<br />

Nella seconda metà del Vsec. un anonimo ne<br />

compose una Passione in Latino, lavoro più tosto<br />

di edificazione che di storia, considerandola<br />

come vergine.<br />

Solamente 62 anni, è il tempo che separa il<br />

martirio di S. Agata dall’editto del 14 giugno 313<br />

promulgato dall’imperatore Costantino.<br />

Il giorno dopo questa data, il culto dei cristiani,<br />

fu tollerato in tutto l’Impero Romano.<br />

Costantino, il filocristiano, aprì un’ era nella<br />

storia della Chiesa, marcando un punto<br />

fondamentale sulla via della religione cristiana.<br />

Ma, per la giovane S. Agata, le cose andarono<br />

molto diversamente: morì difendendo la propria<br />

verginità e la nuova fede cristiana.<br />

Ed è proprio in questi intrighi sociali e religiosi<br />

che si inserirono le vicissitudini di Agata,<br />

giovane e martire, desiderata alla follia dal<br />

governatore romano Quintino.<br />

Un duro avvenimento che ha come scenario la<br />

città romana di Catania, l’antica “Catania”,<br />

centro commerciale e ponte fra l’oriente, l’Africa<br />

e la penisola italica.<br />

Agata è una giovane, additata non solo perché<br />

cristiana, ma soprattutto perché bella e sicura del<br />

suo “nuovo dio”.<br />

Il dio dei cristiani, quello che tanto ha turbato,<br />

per più di tre secoli, un equilibrio religioso<br />

precario. Ciò vuol dire l’effimero compromesso<br />

esistente tra il “pantheon” politeista, da una<br />

parte, e un superstizioso e contraddittorio mondo<br />

romano, dell’altra.<br />

Già a partire dal suo nome, di evidente origine<br />

greca, la sua figura si lega, per antonomasia, alla<br />

dolcezza Ágaq», la buona appartiene ad una<br />

nobile famiglia come lei stessa si definisce<br />

durante un primo colloquio con il governatore<br />

Quintino.<br />

E’ dal XVII secolo che il luogo di nascita della<br />

santa è stato spesso oggetto di discussioni, ma è<br />

da questa data che Catania sembra essere la<br />

città scelta.<br />

Agata è sempre ricordata come la “vergine<br />

consacrata a Dio” – Dunque, giovane,<br />

conosciuta in città perché nobile, ma soprattutto<br />

“cristiana”.<br />

Queste caratteristiche avrebbero, tutte, attirato<br />

l’attenzione di Quintino. Il governatore trovò<br />

subito un pretesto per avvicinarla, giocando sul<br />

fatto della differenza di fede e ancor peggio<br />

illegale, professata dalla giovane.<br />

Tutto questo per arrivare alle sue vere intenzioni.<br />

Ma Agata non fu corruttibile e affrontò le<br />

atrocità alle quali una cristiana dichiarata e<br />

convinta era destinata.<br />

Questi le abrebbe fatto estirpare le mammelle,<br />

per la cul cosa la Santa viene rappresentata con<br />

un vasoio in mano contenente le sue mammelle.<br />

Muore difendendo la propria verginità e la nuova<br />

fede cristiana.<br />

Subito i catanesi, in rivolta, la fecero loro<br />

Regina.<br />

Compie il suo primo grande miracolo l’anno<br />

dopo fermando la lava sull’Etna.<br />

Nel 303 appare a S. Lucia in sogno e le<br />

preconizza il suo martirio e trionfo.<br />

Il suo santo corpo è sempre stato a Catania ad<br />

eccezione di un periodo di 86 anni a<br />

Costantinopoli dal 1040 al 1126.<br />

Da: A. Dufourcq, Étude sur les Gesta<br />

martyrum, Parigi 1907; H. Delehaye, Les<br />

origines du culte des martyrs, Bruxelles 1912;<br />

F. Lanzoni, Le diocesi d’Italia dalle origini al<br />

principio del VIIsec., ed. Faenza, 1927.<br />

20


Il Vesuvio: San Gennaro<br />

“È uno dei bisogni più ingenui, più teneri e più<br />

profondi dei popoli cristiani quello di crearsi,<br />

nel paradiso dei santi un patrono a cui dedicare<br />

dopo Iddio, Gesù, e la Vergine, tutto l’ardore<br />

della propria fede …<br />

San Gennaro è il Patrono, il padre dei<br />

Napoletani … Egli è nella vita nostra e in ogni<br />

nostra casa: La sua immagine lampeggia nella<br />

gloria dell’oro, nel nostro maggiore tempio e<br />

sorride in tutti i tabernacoli cittadini, ed è<br />

dispersa, in piccole statue di argilla, che il tempo<br />

ha screpolato, in tutti i viottoli delle campagne<br />

Vesuviane …<br />

San Gennaro, il napoletano illustre, uomo-santo,<br />

simbolo della napoletanità, compagno amico<br />

della città che gli si rivolge come ad un parente,<br />

ad un vicino, ad un compaesano a cui confidare<br />

le proprie angosce, chiedere aiuto, soccorso e<br />

sostegno …<br />

È usanza antica, scegliersi un patrono ‘un amico<br />

nel cielo’, cui dedicare l’ardore della propria<br />

fede. Ogni città, ogni corporazione di arti e<br />

mestieri hanno i propri santi in paradiso.<br />

Antichissimo patrono di Napoli era Santo<br />

Agrippino, fino a quando non apparve sulla<br />

faccia del mondo San Gennaro con la sua<br />

leggenda meravigliosa e la sua meravigliosa<br />

storia: Vi apparve con la sua vita, con la sua<br />

morte, con i suoi miracoli: Vi apparve come<br />

cittadino di Napoli …<br />

San Gennaro è dunque l’amico fidato, il<br />

protettore sollecito pronto ad intervenire ogni<br />

volta ce ne sia bisogno; soprattutto quando la<br />

città è minacciata dal Vesuvio. San Gennaro è<br />

chiamato il ‘vincitore del fuoco’ …<br />

Da due giorni, prima con un rombo sordo e<br />

come sotterraneo, poi con un rombo fragoroso,<br />

quasi un instancabile ruggito di belva, il Vesuvio<br />

faceva tremare tutte le case di Napoli,<br />

specialmente quelle lungo il mare …<br />

Andammo. Cioè salimmo sino al quarto piano<br />

del palazzo Angiulli, uscimmo sopra un<br />

terrazzino e innanzi agli occhi ci apparve la via<br />

Marina, il mare, il Vesuvio, coronato da un<br />

colossale pino di fumo bianco, il Vesuvio<br />

vomitante, vomitante lava che colorava di rosea<br />

fiamma, in pieno giorno, i fianchi del monte; il<br />

rombo era insopportabile: era insopportabile il<br />

tremore della terra: insopportabile lo stridìo dei<br />

vetri … L’eruzione cresceva. Le sue terribili<br />

lave fluivano sempre più rapide, in un triplice<br />

torrente di fuoco, coronate di alti pini di fumo<br />

… e se di giorno, lo spettacolo era imponente e<br />

pauroso, appena veniva a sera, appena calava la<br />

notte, lo spettacolo era veramente tragico, nella<br />

sua bellezza, incendiato il monte, incendiato il<br />

mare nel suo riflesso, incendiato il cielo, un<br />

triplice incendio gigantesco … I boati del monte<br />

sembravano colpi di cannone, il rombo pareva<br />

quello di un incessante tremuoto, i tre fiumi di<br />

fuoco, incandescenti di giorno, avvampati di<br />

notte; i tre fiumi di fuoco che discendevano<br />

sulle coste del monte, i tre fiumi terrificanti di<br />

cui il terzo, largo, a onde che si avanzavano,<br />

discendevano verso Napoli.<br />

Sole. Sole, la compagna ed io, lassù,<br />

guardavamo, abbagliate, abbacinate, il maestoso<br />

e tremendo spettacolo… preghiamo San<br />

Gennaro che ci scampi…<br />

Voi credete che egli ci scamperà ? – Ne sono<br />

certa – ella disse, con voce semplice ma ferma.<br />

E su quell’alto terrazzino tutto bianco, pieno del<br />

sole di una bella gionata di aprile, mentre<br />

odorava, in un coccio, una malvarosa, innanzi a<br />

quella montagna coperta di fumo, di fiamma, di<br />

fuoco, innanzi a quella montagna rombante,<br />

questa fanciulla del popolo, a me quasi ignota,<br />

stretta nel suo gramo scialletto nero, poggiate le<br />

mani sul parapetto di pietra, invocò, a bassa<br />

voce, San Gennaro, e pronunciò, lentamente,<br />

frase per frase, le giaculatorie, mezze in<br />

italiano, mezze in latino, mezze in napoletano,<br />

con cui s’invoca San Gennaro, il taumaturgo, il<br />

vincitore del fuoco. Io, con le mani posate sui<br />

miei libri e sui miei quaderni, con gli occhi fissi<br />

su quella nuvola di fumo, di fiamma, che si<br />

elevava al cielo, che conquistava il cielo, che si<br />

estendeva fino allo zenit, con gli occhi fissi su<br />

quel monte coperto di fiamme e di fuoco,<br />

lentamente ripetendo parola per parola ciò che<br />

diceva la povera popolanella, io invocai San<br />

Gennaro, protettore di Napoli, vincitore del<br />

fuoco … Così, l’indomani, fummo libere e<br />

fummo salve”.<br />

Da: Matilde Serao, San Gennaro nella<br />

leggenda e nella vita, Lanciano 1909.<br />

21


Il Vesuvio: Sir William Hamilton (1730-1803)<br />

DAI RACCONTI E IMPRESSIONI DI VIAGGIO ALLE IMMAGINI IN GOUACHES<br />

“Napoli, 10 giugno 1766<br />

… dal mese di novembre fino al 28 marzo 1766,<br />

giorno in cui iniziò l’eruzione, il fumo aumentò e<br />

fu accompagnato da ceneri che si diffusero e<br />

danneggiarono i vigneti. Pochi giorni prima<br />

dell’eruzione vidi il fenomeno descritto da Plinio<br />

il giovane e che fu fatale al Naturalista: cioè il<br />

fumo nero prese la forma di un pino. Il fumo, che<br />

da due dì sembrava nero durante il giorno,<br />

all’avvicinarsi dell’eruzione assumeva di notte<br />

l’aspetto di fiamme. Il 28 marzo, venerdì santo,<br />

alle sette di sera, la lava cominciò a traboccare<br />

dagli orli del cratere e a scorrere, formando<br />

dapprima una sola corrente che poi si divideva in<br />

due, dirigendosi verso Portici.<br />

Ciò fu preceduto da una violenta esplosione che<br />

fece tremar la terra intorno alla montagna e da<br />

una grandine di pietre rosse infuocate e ceneri<br />

spinte a una grande altezza.<br />

Appena vidi la lava partii da Napoli insieme a un<br />

gruppo di miei compatriotti che erano come me<br />

impazienti di soddisfare la loro curiosità per un<br />

così bel fenomeno naturale. Passai tutta la notte<br />

sulla montagna e … mi avvicinai alla bocca del<br />

vulcano quanto me lo permise la prudenza: la lava<br />

era un fiume di metallo liquido rosso infuocato<br />

come la materia liquida delle fabbriche di vetro,<br />

sopra la quale galleggiavano grandi scorie mezzo<br />

infuocate, che rotolavano l’una sull’altra lungo il<br />

fianco della montagna, e formavano una cascata<br />

bella e straordinaria … le pietre infuocate erano<br />

perfettamente trasparenti, la bocca aveva quasi<br />

mezzo miglio di circonferenza e lanciava pietre in<br />

tutte le direzioni. Alcuni inglesi, che si erano<br />

avvicinati troppo, erano stati colpiti. È impossibile<br />

descrivere il magnifico spettacolo offerto da<br />

queste girandole di pietre ardenti, che non può<br />

essere paragonato ad alcun fuoco artificiale …<br />

Passai tutto il giorno e tutta la notte del 12 sul<br />

Vesuvio e seguii il corso della lava fino alla sua<br />

sorgente. Essa usciva come un torrente dal fianco<br />

della montagna accompagnata da violente<br />

esplosioni che lanciavano la materia infiammata<br />

ad altezza considerevole; mentre la terra vibrava<br />

come il legname d’un mulino d’acqua …<br />

Nonostante la sua consistenza, la lava scorreva<br />

con una velocità sorprendente, e sono sicuro che,<br />

nel primo miglio, la sua velocità era pari a quella<br />

del fiume Severn presso Bristol … L’effetto di<br />

questo spettacolo supera ogni descrizione …<br />

Napoli 3 febbraio 1767<br />

… da tre giorni è ricomparso il fuoco alla cima<br />

del Vesuvio, e intorno alla montagna si sono<br />

sentiti dei terremoti. Vi son salito lo scorso<br />

sabato con mio nipote, Lord Greville. Abbiamo<br />

udito muggiti interni, fischi, colpi di pietre, e<br />

fummo obbligati ad allontanarci rapidamente dal<br />

cratere a causa delle pietre che lanciava. Si<br />

alzava del fumo nero come prima dell’ultima<br />

eruzione. Riconobbi tutti i sintomi precursori di<br />

una nuova eruzione di cui non mancherò<br />

d’inviarvi una relazione”.<br />

Da: Sir William Hamilton, An Account of the<br />

Eruption of Mount Vesuvius in 1766: in a<br />

Letter to the Earl of Morton President of The<br />

Royal Society (philos. Trans. Royal Society,<br />

London, 56, 1766)..., in Un viaggio al Vesuvio:<br />

W. Hamilton - Il Vesuvio visto attraverso diari,<br />

lettere e resoconti di viaggiatori, a cura di Paolo<br />

Gasparini e Silvana Musella, Napoli 1981.<br />

“Napoli, martedì 20 marzo 1787<br />

La notizia che un torrente di lava, or ora aperto<br />

ma invisibile per Napoli, stava per precipitarsi<br />

sopra Ottaiano mi ha indotto a visitare il Vesuvio<br />

per la terza volta … Arrivati al cono … quindi,<br />

costeggiando il cono, discendemmo lievemente<br />

finchè sotto il cielo rischiarato vedemmo<br />

zampillare la lava dalla nuvolaglia selvaggia dei<br />

vapori … La lava formava una striscia forse non<br />

più larga di dieci piedi; ma il modo come scorreva<br />

per quel declivio non rapido e piuttosto uniforme<br />

era ben sorprendente … La massa rovente<br />

sembrava come offuscata dallo splendore vivo del<br />

sole; un tenue fumo soltanto saliva nell’aria. Io<br />

desideravo accostarmi al punto in cui la lava<br />

scaturisce dal vivo della montagna, per vedere e<br />

provar da vicino anche questo spettacolo …<br />

Il terreno ci scottava sempre più sotto i piedi,<br />

mentre nell’aria sbuffava un vapore<br />

insopportabile, che ci soffocava ed oscurava il<br />

sole. La guida, che mi precedeva, ritornò ben<br />

presto indietro, mi afferrò per la cintura e così ci<br />

strappammo da quella bolgia infernale. Dopo aver<br />

ricreato gli occhi al bel panorama e le fauci con<br />

un po’ di vino, girammo un po’ intorno, per<br />

osservare altri particolari di questa bocca<br />

d’inferno che si erge nel mezzo di un paradiso.<br />

22


THE KING AND QUEEN OF<br />

NAPLES VISIT THE SITES OF THE<br />

ERUPTION OF 1771 WITH SIR<br />

W. HAMILTON.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: P. FABRIS<br />

PER SIR WILLIAM HAMILTON<br />

THE GREAT ERUPTION OF<br />

VESUVIUS IN THE EVENING IN<br />

1779.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: P. FABRIS<br />

PER SIR WILLIAM HAMILTON<br />

VIEW OF THE ISLAND OF<br />

STROMBOLI IN 1785.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: P. FABRIS<br />

PER SIR WILLIAM HAMILTON<br />

ERUPTION OF STROMBOLI AT<br />

NIGHT IN 1785.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: P. FABRIS<br />

PER SIR WILLIAM HAMILTON<br />

graphique: SILVANA SABATELLI 2006 - ojo.silgus@tiscali.it<br />

ERUPTION OF VESUVE IN 1771<br />

ERUPTION OF VESUVIUS 1779<br />

STROMBOLI IN 1785<br />

ERUPTION OF STROMBOLI AT NIGHT IN 1785<br />

<strong>ARIA</strong> <strong>ACQUA</strong> <strong>TERRA</strong> <strong>FUOCO</strong><br />

EMOZIONI E TRAVOLGIMENTI<br />

NELLE IMMAGINI DEI VIAGGIATORI<br />

DAL VESUVIO ALLE EOLIE<br />

SELEZIONE DELLE OPERE ESPOSTE


Ho potuto osservare attentamente un'altra volta<br />

alcune voragini, veri camini del vulcano, che però<br />

non emettono fumo, ma esalano di continuo e<br />

violentemente un’aria arroventata. Le ho viste<br />

completamente tappezzate di materiale<br />

stalattitiforme, che, in forma di coni e di<br />

mammelle, riveste l’abisso fino all’orlo …<br />

Il più splendido tramonto, una serata di paradiso,<br />

mi hanno estasiato al ritorno. Ho potuto tuttavia<br />

sentire come un contrasto così enorme basti a<br />

turbare i nostri sensi. L’orribile accostato al bello,<br />

il bello all’orribile, si annullano a vicenda e<br />

finiscono per produrre una sensazione<br />

d’indifferenza. Non v’ha dubbio che il napoletano<br />

sarebbe un altr’uomo, se non si sentisse<br />

prigioniero fra Dio e Satana.<br />

Napoli, 22 marzo 1787<br />

… Per decantare la posizione della città e la<br />

mitezza del clima, non vi sono parole bastanti;<br />

ma questo è anche tutto ciò su cui può contare il<br />

forestiero. Non v’ha dubbio: chi ha tempo a<br />

disposizione, un po’ di tatto e la borsa piena, può<br />

fissare anche qui la sua residenza in lungo e in<br />

largo. Così, anche il cavaliere Hamilton si è<br />

costruito qui il suo bel nido, e se lo gode, ora che<br />

la sua vita è giunta a sera. L’appartamento che<br />

egli ha messo su, al gusto inglese, è quanto mai<br />

delizioso, e la vista che si gode da una stanza ad<br />

angolo, forse unica. Ai piedi il mare, in faccia<br />

Capri, a destra Posillipo, a fianco la passeggiata<br />

della Villa Reale, a sinistra un vecchio edificio di<br />

Gesuiti, più in là la Costiera di Sorrento fino al<br />

Capo Minerva. È ben difficile, almeno in Europa,<br />

che si possa trovare un punto simile; molto più<br />

nel centro di una città grande e popolosa.<br />

Hamilton è uomo d’un gusto universale che,<br />

dopo aver percorso tutti i regni della creazione,<br />

si è fermato davanti a una bella donna, il<br />

capolavoro del grande Artista …<br />

Taormina, lunedì 7 maggio 1787<br />

… Io ero sicuro che delle contrade più interessanti<br />

della Sicilia e delle loro diverse parti mi sarebbero<br />

rimasti ricordi eletti e durevoli sia in quadri<br />

compiuti che in semplici abbozzi; ho ceduto<br />

quindi più facilmente al desiderio sorto a poco a<br />

poco in me di vivificare mediante nobili immagini<br />

di poesia la splendida natura che mi circondava il<br />

mare, le nuvole, i porti, e di comporre con questi<br />

elementi locali un’opera, d’un carattere e d’una<br />

intonazione quali ancora non avevo prodotto. La<br />

purezza del cielo, il respiro del mare, i vapori pei<br />

quali i monti sembravan come fusi in un elemento<br />

solo col mare e col cielo, tutto questo forniva<br />

alimento ai miei progetti; e passeggiando in quel<br />

bel giardino pubblico di Palermo fra spalliere di<br />

oleandri in fiori sotto capanne di aranci e di<br />

limoni carichi di frutti, e sostando fra alti alberi e<br />

arbusti a me ignoti, ho subìto quest’influsso<br />

esotico in maniera quanto mai affascinante.<br />

Convinto che non vi poteva essere per me un<br />

commento all’Odissea migliore della natura<br />

vivente che mi circondava, me n’ero procurato un<br />

esemplare, che andavo leggendo a mio modo con<br />

un rapimento incredibile …<br />

Napoli, 30 maggio 1787<br />

Questa notte, passeggiando per la città, sono<br />

arrivato al molo; ed ho veduto, d’un colpo<br />

d’occhio, la luna che illuminava del suo chiarore<br />

gli orli delle nuvole, il riflesso che tremolava<br />

dolcemente sul mare, ma più distinto e più vivido<br />

sulla cima delle onde più vicine; e poi le stelle, la<br />

lanterna del faro, il fuoco del Vesuvio, il suo<br />

riflesso nell’acqua, e molti altri splendori<br />

disseminati qua e là sui battelli. Un tema così<br />

ricco di variazioni mi avrebbe fatto piacere<br />

vederlo elaborato da un van der Neer.<br />

Napoli, 1-8 giugno 1787<br />

… Il Vesuvio, che ha divampato con forza sin<br />

dal mio ritorno dalla Sicilia alla fine, il 1° di<br />

giugno ha emesso un forte torrente di lava. Così<br />

ho potuto vedere questo spettacolo naturale, se<br />

bene lo abbia veduto solo di lontano.<br />

È una visione grandiosa.<br />

Visioni simili a questa bellissima ne ho avute<br />

molte, che restano vive nell’anima mia e non<br />

potranno più essermi tolte.<br />

Sono partito da solo e volentieri da Napoli, là<br />

non se ne prende piena coscenza e occorre per<br />

orientarsi uno stato d’animo particolare e un<br />

tempo più lungo. Ho impiegato tre giorni e<br />

mezzo nel viaggio molto felice. Seduto da solo<br />

nella carrozza mi sono lasciato trasportare, ho<br />

goduto il paesaggio, ho fatto qualche disegno e<br />

ho ricapitolato e Napoli e la Sicilia. Ho tutte le<br />

ragioni per essere contento del mio viaggio, nel<br />

quale ho messo insieme tesori bellissimi e<br />

solidissimi”.<br />

(Da due lettere a Carlotta von Stein)<br />

Da: Johann Wolfang Goethe, Italienische<br />

Reise, [1786-88] ed. Jena 1816-29.<br />

24


Il Vesuvio: Pierre-Jacques Volaire<br />

DAI RACCONTI E IMPRESSIONI DI VIAGGIO ALLE IMMAGINI IN GOUACHE<br />

Nel vedere per la prima volta al Château de<br />

Maisons le grand tableau catastrophe di P.-J.<br />

Volaire l’istinto primario mi avrebbe spinta a<br />

portarmelo via, tanto quel quadro era<br />

straordinario e irrinunciabile. Non potendolo<br />

rubare, ho portato via nel mio cuore quella<br />

immagine e ne ho rappresentato il ricordo.<br />

Ricordo che non ha tanto rapporto artistico e<br />

figurativo con l’insuperabile capolavoro,<br />

quanto con la passione che ne ho colto e che mi<br />

è stata trasmessa e porto dentro di me.<br />

È da questo evento che deriva in fondo<br />

l’esposizione delle mie gouaches.<br />

“Napoli, 23 aprile 1774<br />

Ed ecco una giornata di curiosità terminata non<br />

senza pena e fatica. Si è deciso di visitare il<br />

Vesuvio, che ci aspettava per fare una eruzione<br />

con una bella colata di lava. Il punto era di<br />

vederlo sia di giorno che di notte; siamo partiti<br />

alle nove, portando con noi il pranzo, e abbiamo<br />

raggiunto Portici da dove, con muli e asini, ci<br />

siamo portati fino alle falde del Vesuvio. Si<br />

impiegano quattro ore per giungere fin lì. Dopo<br />

aver pranzato all’Eremita, abbiamo continuato il<br />

nostro cammino sui muli ancora per tre quarti<br />

d’ora, dopo di che siamo stati costretti a mettere<br />

i piedi a terra. Abbiamo cominciato a<br />

camminare alla men peggio, in una piana<br />

ricoperta da pezzi di lava di una vecchia<br />

eruzione. Sono pietre aguzze, come raspe di<br />

ferro, piene di crepe molto adatte per rompersi<br />

una gamba. Per salire bisogna conoscere bene il<br />

percorso e riposarsi spesso. A destra e a sinistra<br />

si vedono uscire fumi che indicano la presenza<br />

del fuoco. Senza dubbio questo caos deriva da<br />

un’antica eruzione che di una montagna ne ha<br />

fatte due. In fine, siamo arrivati a destinazione,<br />

davanti alla lava che colava; ciascuno di noi era<br />

scortato da due uomini che fungevano da<br />

scudieri. Fummo allora in grado di sentire i<br />

muggiti dello spavantoso vulcano che è<br />

racchiuso dentro questa montagna. È un<br />

continuo fuoco d’artificio e ha l’aspetto di un<br />

fascio di fiori; bisogna centuplicare quest’effetto<br />

e a ogni fascio si vedono massi di pietra<br />

infiammata saltare e rotolare infuocate fino alla<br />

base della montagna. A mezza lega di distanza<br />

davanti a noi vedemmo venirci incontro una<br />

cascata di fuoco larga almeno venti o trenta<br />

piedi. Alla base della montagna essa prendeva<br />

diverse direzioni, come fa l’acqua quando segue<br />

l’inclinazione del terreno. Eccoci dunque di<br />

fronte a questo spettacolo imponente! Alcuni di<br />

noi, volendo soddisfare ulteriormente la loro<br />

curiosità, cominciarono a salire lungo il torrente<br />

di fuoco, desiderando giungere fin sopra la<br />

bocca. Partirono, allegri e contenti, senza dare<br />

ascolto ai consigli e senza salire girando intorno<br />

alla montagna, come si fa di solito. Dalla nostra<br />

posizione li vedevamo arrampicare con le mani,<br />

sforzandosi di arrivare, ma non riuscirono a<br />

giungere oltre una certa altezza. Tornarono dopo<br />

un’ora, stracciati, senza scarpe, spaventati dai<br />

mille pericoli che avevano corso, dal tremendo<br />

rumore che lì vicino si sentiva, dall’odore di<br />

zolfo in cui credevano di essersi tuffati, e<br />

promisero di non tentare mai più l’avventura. Io<br />

non avevo bisogno di queste prove per decidere<br />

di restare ad una distanza conveniente, perché<br />

avevo incontrato a Roma, tempo prima,<br />

parecchie persone di ritorno da Napoli che si<br />

lamentavano di aver sofferto un’immensa<br />

stanchezza nel salire al Vesuvio, correndo anche<br />

il rischio di rimanerci. Restammo fin verso le<br />

otto di sera per godere l’effetto del fuoco nella<br />

notte, che è uno spettacolo del tutto diverso da<br />

quello cui si assiste di giorno. Un quarto d’ora è<br />

stato sufficiente; lo spettacolo in effetti è<br />

superbo, un torrente di fuoco e una bocca che<br />

vomita continuamente fasci infuocati. Avevamo<br />

timore per il ritorno, poiché dovevamo effettuare<br />

lo stesso cammino al chiarore della luna e delle<br />

fiaccole. Discendemmo infatti con una certa<br />

difficoltà. Scarpe e stivali furono messi a dura<br />

prova; alle nove di sera ripartimmo dall’eremo<br />

per Portici, sui nostri muli. Arrivammo a Napoli<br />

non prima di mezzanotte, ben contenti di ciò che<br />

avevamo visto e confidandoci che una sola<br />

visita era sufficiente. Ero con un pittore di nome<br />

Volaire che riuscì a rendere l’orrore del Vesuvio<br />

in maniera superba. Acquistai un quadro”.<br />

Da: P. J. O. Bergeret de Grancourt,<br />

in Bergeret et Fragonard. Journal inédit d’un<br />

voyage en Italie, 1773-1774, a cura di M.A.<br />

Tornézy, Parigi 1895, p. 301.<br />

25


« Nous arrivâmes à Naples […] enchantés de<br />

l'aspect de la nature et du climat de cette heureuse<br />

contrée, qu'on a à si juste titre appelée le jardin de<br />

l'Europe. Quoiqu'aux premiers jours de décembre,<br />

j'en sentis tout le charme, je ne trouvai plus rien<br />

d'exagéré dans tout ce que j'en avais lu; quand on a<br />

tout peint et tout décrit, il reste encore à rendre un<br />

effet magique qui existe dans l’air, qui colore tous<br />

les objets, et qui fait que ceux memes qu'on<br />

connaît dans les autres climats ne se ressemblent<br />

plus dans ceux-ci, et y deviennent nouveaux.”<br />

Denon, D.V.,Voyage au Royaume de Naples,<br />

presanté par B. Dugougeon, Paris, 1977, p. 60<br />

« ...je vais vous parler de mon spectacle favori,<br />

du Vésuve. Pour un peu je me ferais Vésuvienne<br />

tant j'aime ce superbe volcan; je crois qu'il<br />

m'aime aussi car il m'a fetée et reçue de la<br />

manière la plus grandiose. Que de- viennent les<br />

plus beaux feux d'artifice, sans en excepter la<br />

grande girande du Château Saint-Ange, quand on<br />

songe au Vésuve ? ».<br />

Vigée-Lebrun, É., Souvenirs, édités par C.<br />

Hennann, Paris, 1984, vol. 1, p. 209.<br />

Un grand morceau du sommet de la montagne du<br />

Vésuve est tombé, dans le cratère, qui depuis 18<br />

mois est d'une grande profondeur. Ce morceau<br />

considérable de son ourle, au lieu de le combler<br />

en partie, n'a fait que l'enfoncer davantage. Il<br />

s'est formé depuis, deux trous à son plancher<br />

d'où il est sorti du feu pendant quelques heures,<br />

et depuis ce tems beaucoup de fumée.»<br />

Lettre de Denon n° 60 envoyée à Hennin, Naples<br />

le 16 aoiìt 1783. Paris, Archives du Ministère<br />

des Affaires Étrangères, Correspondance<br />

politique, Naples, n° 109, f. 148.<br />

« Le bruit qui a couru à Rome d'une nouvelle<br />

lave du Vésuve qui s'est manifestée dans les<br />

premiers jours de la semaine dernière, et qui n'est<br />

nullement comparable à celle de 1767, a engagé<br />

un grand nombre d'Étrangers qui avoient déjà<br />

fait le voyage de Naples à y revenir pour<br />

contempler le phénomène, ils n'ont pas été<br />

médiocrement étonnés de l'exagération avec<br />

laquelle on leur a parlé de ses ravages.»<br />

Dépeche de Bérenger n° 42, Naples le 20 mars<br />

1770. Paris, Archives du Ministère des<br />

Affaires Étrangères, Correspondance<br />

politique, Naples, n° 92, f. 80.<br />

«Quoiqu'on n'eût pas encore été au cratère, et<br />

que M. Hamilton en eût été repoussé quelques<br />

jours auparavant par l'abondance de la fumée<br />

soffocante, j’espérai d’être plus heureux, et je<br />

partis accompagné du Cicéron Bartolomeo, le<br />

seul courageux et le seul intelligent de tous les<br />

Cicérons du Vésuve”<br />

Denon, D. V., 1997, p. 99<br />

Eruptions du Vésuve - «L'escarpement presque<br />

perpendiculaire de rochers terminant en pointes de<br />

différentes formes; le déchirement de ce sol qui<br />

laissait voir les tranches de tout ce qui le composait;<br />

des milliers de moufettes qui tapissaient leurs<br />

orifices de sels et de soufre, colorés de l'incarnat le<br />

plus vif, du rouge orangé, du blanc, du jaune et du<br />

vert, et de toutes les nuances qui participent à toutes<br />

ces couleurs; une vapeur vascillante et transparente<br />

qui leur servait comme de vernis; des torrents de<br />

fumée, alternativement noire et blanche, qui sortait<br />

à gros flocons de plusieurs trous où l'oeil ne pouvait<br />

pénétrer; enfin cet ensemble par ses formes, ses<br />

couleurs et ses accidents particuliers, formait un<br />

tableau aussi beau qu'extraordinaire.<br />

Denon,D.V., 1997,p. 102<br />

Les éruptions du Vésuve offrent un caractère<br />

pittoresque auquel Volaire est sensible. Mais<br />

était-il le premier à ressentir la beauté du<br />

phénomène? Le premier à traduire ses émotions<br />

avec les ocres et les terres de sa palette? Les<br />

éruptions nocturmes du Vésuve étaient un thème<br />

déjà ancien, situé au carrefour de deux traditions,<br />

celle des représentations du volcan et celle des<br />

paysages nocturnes.<br />

Émilie Beck – Saiello “Le Chevalier Volaire”<br />

Centre Jean Bérard 2005<br />

« Avant la nuit nous étions sur la montagne pour<br />

voir les anciennes laves et le coucher du soleil<br />

dans la mer. Le volcan était alors plus furieux<br />

que jamais, et comme pendant le jour, on ne<br />

distingue point le feu, nous ne vîmes sortir du<br />

cratère, avec des nuées de cendres et de laves,<br />

qu'une énorme fumée blanchâtre, argentée, que<br />

le soleil éclairait d'une manière admirable.»<br />

Vigée-Lebrun, É., 1984, vol. l, p. 210.<br />

26


IL DIARIO PITTORICO<br />

DEL MIO “PETIT TOUR”<br />

IN MAGNA GRECIA<br />

1983 - 2001<br />

L’ISOLA DI STROMBOLI<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

27


Il racconto pittorico del mio viaggio<br />

Adriana Pignatelli Mangoni<br />

Conoscendo i racconti, le immagini dei viaggiatori e i contesti mentali<br />

dell’epoca, ho percorso un viaggio sentimentale tra i vulcani del Mezzogiorno<br />

“Isole dolci del dio.<br />

Isola è fine d’ogni viaggio, meta della più grande<br />

via per cui è sempre corsa ogni avventura, ha<br />

navigato la civiltà dell’uomo; isola è anelito e<br />

approdo, remissione d’ogni incertezza e ansia,<br />

superamento della natura, scoperta, inizio della<br />

conoscenza, progetto della storia, disegno della<br />

convivenza. Ma isola è anche sosta breve, attesa,<br />

pausa in cui rinasce la fantasia dell’ignoto, il<br />

desiderio del viaggio, il bisogno di varcare il<br />

limite, sondare nuovi spazi. Isola è metafora di<br />

questo nostro mondo: scoglio dentro l’immenso<br />

mare, granello vagante nello infinito spazio; è<br />

metafora della vita umana; sosta d’un attimo<br />

nell’eterno da cui veniamo, a cui il destino<br />

inesorabilmente ci sospinge. È materno grembo<br />

l’isola, schermo pietoso al panico, al terrore”.<br />

Da: Vincenzo Consolo, nel convegno “Alle<br />

radici della vita civica nelle Eolie”,<br />

Lipari 17 maggio 1995.<br />

“‘Male di pietra’ continuò il marinaio ‘è un<br />

cavatore di pomice di Lipari. Ce ne sono a<br />

centinaia come lui in quell’isola. Non arrivano<br />

neanche ai quarant’anni. I medici non sanno che<br />

farci e loro vengono a chiedere il miracolo alla<br />

Madonna negra qui del Tindaro. Speziali e<br />

aromatari li curano con senapismi e infusi e ci<br />

s’ingrassano…’Sotto lo sguardo dell’uomo, acuto<br />

e scrutatore, ritornò con la mente al cavatore. Al<br />

di là dei Canneti, verso il ponente, s’erge dal<br />

mare un monte bianco abbagliante che chiamasi<br />

Pelato. Quivi copiosa schiera d’uomini, brulichìo<br />

nero di tarantole e scarafaggi, sotto un sole di<br />

foco che pare di Marocco, gratta la pietra porosa<br />

col piccone; curva sotto le ceste esce da buche,<br />

da grotte, gallerie; scivola sopra pontili esili di<br />

tavole che s’allungano nel mare fino ai velieri”.<br />

Da: Vincenzo Consolo, Il sorriso dell’ignoto<br />

marinaio, Torino 1976.<br />

“‘Che mare! E dove c’è un mare così?’ ‘Sembra<br />

vino’ disse Nenè. ‘Vino?’ fece il prof. perplesso.<br />

‘Io non so questo bambino come veda i colori:<br />

come se ancora non li conoscesse. A voi sembra<br />

colore di vino, questo mare?’ ‘Non so: ma mi<br />

pare ci sia qualche vena rossastra’ disse la<br />

ragazza ‘l’ho sentito dire, o l’ho letto da qualche<br />

parte: il mare color del vino’, disse l’ingegnere …<br />

‘Vedi: qui sotto, vicino agli scogli, il mare è<br />

verde; più lontano è azzurro, azzurro cupo’ ‘A me<br />

sembra vino’ disse il bambino, con sicurezza …<br />

Da: Leonardo Sciascia, Il mare color del vino,<br />

Torino 1973.<br />

“A Canneto avevo un giardino io, e c’era una<br />

serpe. Il marito mio sempre mi diceva: ‘Vedi che<br />

c’è sempre una serpe vicino al gallinaio. Non<br />

toccare mai questa serpe, non la toccare’. Io la<br />

vedevo: lei era in mezzo alle pietre e io le<br />

dicevo: ‘O te ne vai o ti ammazzo’.<br />

Lei se ne saliva, bella, per sopra e io non la<br />

disturbavo mai. Perché quando uno trova una<br />

serpe vicino alla casa, dice che non si tocca. Anzi<br />

le dico che, una volta, conoscevo uno che trovò<br />

una serpe dentro la pila dove lavavano i panni,<br />

lui proibì a tutti di andare a lavare nella pila. Le<br />

portava il mangiare, le portava l’acqua e la pila la<br />

coprì con un pezzo di tavola.<br />

Quanto durò questo tempo non lo so, ma che le<br />

portava l’acqua e le portava il mangiare … lo so<br />

perché le successe alla mamma mia. Lui le disse:<br />

‘Grazia, non ci andare più a lavare nella pila’.<br />

Era a Capistello, a lavorare da N. C.<br />

Perché può darsi che sono pure anime<br />

condannate, una non è che lo può sapere, capita,<br />

in mezzo a tante, che ce n’è qualcuna”.<br />

Da: Macrina Marilena Maffei, Capelli di<br />

serpe. Cunti e credenze delle isole Eolie, 1995.<br />

“Quanto alla pianura intorno a Capua, essa è la<br />

più rinomata d’Italia per la sua fertilità, la sua<br />

bellezza, i comodi porti di cui dispone ai quali<br />

approdano quanti vengono in Italia da quasi ogni<br />

altra parte del mondo. In essa si trovano pure le<br />

più belle e famose città della penisola. Sono<br />

situate sulla costa le città di Sinuessa, Cuma,<br />

Diciarchia, quindi Napoli. È comprensibile come<br />

sia formata la leggenda che i mitografi narrano<br />

riguardo a questa pianura, chiamata Flegrea come<br />

altre pianure famose: che gli dei cioè se la siano<br />

particolarmente contesa, a causa della sua<br />

bellezza e fertilità”.<br />

Da: Polybius, Historiae, V.91.<br />

28


“Certo; è il più bel posto della Sicilia, la costa è<br />

selvaggia, completamente deserta, non si vede<br />

neppure una casa; il mare è del colore dei pavoni;<br />

e proprio di fronte, al di là di queste onde<br />

cangianti, sale l’Etna; da nessun altro posto è<br />

bello come da lì, calmo, possente, davvero<br />

divino. È uno di quei luoghi nei quali si vede un<br />

aspetto eterno di quell’isola che tanto<br />

scioccamente ha volto le spalle alla sua<br />

vocazione che era quella di servire da pascolo per<br />

gli armenti del sole …<br />

Agosto, alle sei. Mi ero svegliato da poco ed ero<br />

subito salito in barca; pochi colpi di remo mi<br />

avevano allontanato dai ciottoli della spiaggia e<br />

mi ero fermato sotto un roccione la cui ombra mi<br />

avrebbe protetto dal sole che già saliva, gonfio di<br />

bella furia, e mutava in oro gli azzurri e il<br />

candore del mare aurorale. Declamavo, quando<br />

sentii un brusco abbassamento dell’orlo della<br />

barca, a destra, dietro di me, come se<br />

qualcheduno vi si fosse aggrappato per salire. Mi<br />

voltai e la vidi: il volto liscio di una sedicenne<br />

emergeva dal mare, due piccole mani stringevano<br />

il fasciame. Quell’adolescente sorrideva, una<br />

leggera piega scostava le labbra pallide e lasciava<br />

intravedere dentini aguzzi e bianchi, come quelli<br />

dei cani. Non era però uno di quei sorrisi come<br />

se ne vedono fra voialtri, sempre imbastarditi da<br />

una espressione accessoria, di benevolenza o<br />

d’ironia, di pietà, crudeltà o quel che sia; esso<br />

esprimeva soltanto se stesso, cioè una quasi<br />

bestiale gioia di esistere, una quasi divina letizia.<br />

Questo sorriso fu il primo dei sortilegi che agisse<br />

su di me rivelandomi paradisi di dimenticate<br />

serenità. Dai disordinati capelli color di sole<br />

l’acqua del mare colava sugli occhi verdi<br />

apertissimi, sui lineamenti d’infantile purezza …<br />

Muovendomi con precauzione, mi portai<br />

all’altezza di lei, mi curvai, le tesi le mani per<br />

farla salire. Ma essa, con stupefacente vigoria<br />

emerse diritta dall’acqua sino alla cintola, mi<br />

cinse il collo con le braccia, mi avvolse in un<br />

profumo mai sentito, si lasciò scivolare nella<br />

barca: sotto l’inquine, sotto i glutei il suo corpo<br />

era quello di un pesce, rivestito di minutissime<br />

squame madreperlacee e azzurre, e terminava in<br />

una coda biforcuta che batteva lenta il fondo<br />

della barca. Era una Sirena.<br />

Riversa poggiava la testa sulle mani incrociate,<br />

mostrava con tranquilla impudicizia i delicati<br />

peluzzi sotto le ascelle, i seni divaricati, il ventre<br />

perfetto; da lei saliva quel che ho mal chiamato<br />

un profumo, un odore magico di mare, di voluttà<br />

giovanissima. Eravamo in ombra ma a venti<br />

metri da noi la marina si abbandonava al sole e<br />

fremeva di piacere …<br />

Parlava e così fui sommerso, dopo quello del<br />

sorriso e dell’odore, dal terzo, maggiore<br />

sortilegio, quello della voce. Essa era un po’<br />

gutturale, velata, risuonante di armonici<br />

innumerevoli; come sfondo alle parole in essa si<br />

avvertivano le risate impigrite dei mari estivi, e il<br />

fruscio delle ultime spume sulle spiagge, il<br />

passaggio dei venti sulle onde lunari. Il canto<br />

delle Sirene, Corbera, non esiste: la musica cui<br />

non si sfugge è quella sola della loro voce.<br />

Parlava greco e stentavo molto a capirla.<br />

‘Ti sentivo parlare da solo in una lingua simile<br />

alla mia; mi piaci, prendimi. Sono Lighea, sono<br />

figlia di Calliope. Non credere alle favole<br />

inventate su di noi: non uccidiamo nessuno,<br />

amiamo soltanto’. Curvo su di essa, remavo,<br />

fissavo gli occhi ridendo. Giungemmo a riva:<br />

presi fra le braccia il corpo aromatico, passammo<br />

dallo sfolgorio all’ombra densa; lei m’instillava<br />

già nella bocca quella voluttà che sta ai vostri<br />

baci terrestri come il vino all’acqua sciapa …<br />

Le assenze di Lighea erano frequentissime: senza<br />

farmene cenno prima si tuffava in mare e<br />

scompariva, talvolta per moltissime ore. Quando<br />

ritornava, quasi sempre di primo mattino, o mi<br />

incontrava in barca o, se ero ancora nella<br />

casupola strisciava sui ciottoli metà fuori e metà<br />

dentro l’acqua, sul dorso, facendo forza con le<br />

braccia e chiamandomi per essere aiutata a salire<br />

la china. ‘Sasà’ mi chiamava, poiché le avevo<br />

detto che questo era il diminutivo del mio nome.<br />

In questo atto, impacciata proprio da quella parte<br />

del corpo sua che le conferiva scioltezza nel<br />

mare, essa presentava l’aspetto compassionevole<br />

di un animale ferito, aspetto che il riso dei suoi<br />

occhi cancellava subito … Spesso la vedevo<br />

emergere dal mare il torso delicato, luccicante al<br />

sole … ‘Tu sei bello e giovane; dovresti seguirmi<br />

adesso nel mare e scamperesti ai dolori alla<br />

vecchiaia; verresti nella mia dimora, sotto gli<br />

altissimi monti di acque immote e oscure, dove<br />

tutto è silenziosa quiete. Io ti ho amato e,<br />

ricordalo, quando sarai stanco, quando non ne<br />

potrai proprio più, non avrai che da sporgerti sul<br />

mare e chiamarmi: io sarò sempre lì, perché sono<br />

ovunque, e la tua sete di sonno sarà saziata’.<br />

Una volta mi disse che sarebbe stata assente a<br />

lungo, sino alla sera del giorno seguente.<br />

‘Debbo andare lontano, là dove so che troverò<br />

un dono per te’. Ritornò infatti con uno<br />

stupendo ramo di corallo purpureo incrostato<br />

di conchiglie e muffe marine …<br />

29


Al mattino il mare color di tortora come una<br />

tortora si doleva per sue arcane irrequietudine e<br />

alla sera si increspava, senza che si percepisse<br />

brezza, in un digradare di grigi-fumo, grigiacciaio,<br />

grigi-perla, soavissimi tutti e più<br />

affettuosi dello splendore di prima.<br />

Lontanissimi brandelli di nebbia sfioravano le<br />

acque. Anche l’umore di Lighea trascolorava<br />

dallo splendore all’affettuosità del grigio. Taceva<br />

di più, passava ore distesa su uno scoglio a<br />

guardare l’orizzonte non più immobile, si<br />

allontanava poco. ‘Voglio restare ancora con te;<br />

se adesso andassi al largo i miei compagni del<br />

mare mi tratterrebbero. Li senti?<br />

Mi chiamano’. Talvolta mi sembrava davvero di<br />

udire una nota differente più bassa fra lo squittio<br />

acuto dei gabbiani, intravedere scapigliamenti<br />

fulminei fra scoglio e scoglio.<br />

‘Suonano le loro conche, chiamano Lighea per le<br />

feste della bufera.’<br />

Questa ci assalì all’alba del giorno ventisei. Dallo<br />

scoglio vedemmo l’avvicinarsi del vento che<br />

sconvolgeva le acque lontane, vicino a noi i flutti<br />

plumbei si rigonfiavano vasti e pigri. Presto la<br />

raffica ci raggiunse, fischiò nelle orecchie, piegò<br />

i rosmarini disseccati. Il mare al di sotto di noi si<br />

ruppe, la prima ondata avanzò coperta di<br />

biancore. ‘Addio, Sasà. Non dimenticherai’.<br />

Il cavallone si spezzò sullo scoglio, la Sirena si<br />

buttò nello zampillare iridato; non la vidi<br />

ricadere; sembrò che si disfacesse nella spuma”.<br />

Da: Giuseppe Tomasi di Lampedusa,<br />

“Lighea”, in Racconti, Milano 1961.<br />

“In quegli anni gli abitanti delle Eolie facevano<br />

parte di un mondo ancora arcaico e poverissimo,<br />

dove non vivere, ma sopravvivere era difficile.<br />

E quando qualcuno non ce la faceva più, partiva<br />

per l’Australia. Nell’assenza degli uomini, le<br />

donne, che in Sicilia rimanevano rinchiuse in<br />

casa, qui uscivano per cogliere i capperi e per<br />

pescare, lasciando i vecchi a fumare sotto i<br />

pergolati delle terrazze sostenute da colonne<br />

cilindriche imbiancate di calce, le stesse dall’età<br />

minoica …<br />

In queste isole prive di sorgenti, la sola acqua era<br />

l’acqua piovana, che veniva raccolta dalle<br />

terrazze, ingegnosamente incanalata e filtrata e<br />

conservata nelle cisterne.<br />

Accanto alle cisterne, due per ogni casa, gli<br />

eoliani sistemavano un banco per la biancheria,<br />

pronta per essere lavata … Ogni famiglia aveva<br />

un piccolo vigneto, innestato con la vite<br />

americana dopo la maledizione della fillossera<br />

che aveva distrutto nell’Ottocento quasi tutte le<br />

piante, ricavandone un vino forte e profumato<br />

dal colore dell’ambra e con la gradazione<br />

alcolica di un liquore. A Stromboli i capperi<br />

venivano coltivati lungo le pendici del vulcano<br />

in buche profonde anche un metro, per ripararli<br />

dal vento e mantenerli dentro un alone protettivo<br />

di umidità. Da lontano nessuno avrebbe mai<br />

immaginato che quei pendii ricoperti di cenere<br />

nerastra si potesse nascondere una piantagione<br />

rigogliosa.<br />

Francesco Alliata si ricordava che l’odore<br />

dominante delle Eolie, avvertibile in tutte le isole<br />

appena uno sbarcava, era quello pungente e<br />

piccante dei capperi sotto sale …<br />

‘Alla vista di Vulcano Anna si è rianimata’,<br />

faceva sapere uno di loro. ‘L’isola si presenta in<br />

pieno e terrificante splendore. È un lembo di luna<br />

caduto nel mare. Ma non luna morta, luna viva,<br />

fuoco, zolfo rupi torturate, ginestre pazzamente<br />

gialle e un monte dalle rughe di una vecchiaia<br />

spaventevole’”.<br />

Da: Stefano Malatesta, Il cane che va per<br />

mare, Vicenza 2000.<br />

“Questa regione è così felice, così deliziosa,<br />

così fortunata, che vi si riconosce evidente<br />

l’opera prediletta della natura.<br />

Perché quest’aere vitale, questa perpetua<br />

mitezza di cielo, questa campagna così fertile,<br />

questi colli solatii, queste foreste così sicure,<br />

questi recessi ombrosi, questi alberi fruttiferi,<br />

queste montagne perdute fra le nubi, queste<br />

messi sterminate, tanta copia di viti e di ulivi, e<br />

greggi dalla nobile lana e tori così pingui, e tanti<br />

laghi, e tanta dovizia di acque irrigue e di fonti,<br />

tanti mari e tanti porti! Una terra che porge da<br />

ogni parte il suo seno ai commerci e che, quasi<br />

per incoraggiare gli umani, stende ella stessa le<br />

sue braccia nel mare!”<br />

Da: Caius Plinius Secundus, Naturalis<br />

historia.<br />

“Ci hanno condotto alle Stufe [di Nerone] alla<br />

celebre Grotta del Cane, che è solo una piccola<br />

caverna scavata dalla natura in una di quelle<br />

rocce che circondano il lago di Agnano. A<br />

ragione la si tiene chiusa, perché da quel<br />

posticino fuoriesce un’esalazione di zolfo così<br />

sottile e così pestifera che se uno vi si coricasse,<br />

rimarrebbe stecchito all’istante”.<br />

Da: J.-C. Richard, abbé de Saint-Non,<br />

Journal ou notes sur un voyage fait en Italie<br />

1759 et 1760, ed. cons. Roma 1981.<br />

30


IL VESUVIO IN ERUZIONE DI<br />

CENERE.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

IL VESUVIO IN ERUZIONE VISTO<br />

DAL MARE.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

VEDUTA NOTTURNA DEL<br />

VESUVIO IN ERUZIONE.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

VEDUTA DAL MARE DEL<br />

VESUVIO IN ERUZIONE DI<br />

NOTTE.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

graphique: SILVANA SABATELLI 2006 - ojo.silgus@tiscali.it<br />

IL VESUVIO DA SANTA LUCIA<br />

ERUZIONE DI CENERE DEL VESUVIO<br />

ERUZIONE DEL VESUVIO DI NOTTE<br />

ERUZIONE DEL VESUVIO DI NOTTE 1<br />

<strong>ARIA</strong> <strong>ACQUA</strong> <strong>TERRA</strong> <strong>FUOCO</strong><br />

EMOZIONI E TRAVOLGIMENTI<br />

NELLE IMMAGINI DEI VIAGGIATORI<br />

DAL VESUVIO ALLE EOLIE<br />

SELEZIONE DELLE OPERE ESPOSTE


“Una gita in barca fino a Pozzuoli, delle piccole<br />

escursioni in carrozza, allegre scampagnate<br />

attraverso la regione più meravigliosa del mondo.<br />

Sotto il cielo più puro, il terreno più infido …<br />

Il più splendido tramonto, una serata di paradiso,<br />

mi hanno estasiato al ritorno dal Vesuvio. Ho<br />

potuto tuttavia sentire come un contrasto così<br />

enorme basti a turbare i nostri sensi.<br />

L’orribile accostato al bello, il bello all’orribile, si<br />

annullano a vicenda e finiscono per produrre una<br />

sensazione d’indifferenza.<br />

Non v’ha dubbio che il Napoletano sarebbe un<br />

altr’uomo se non si sentisse prigioniero tra<br />

Dio e Satana”.<br />

Da: Johann Wolfang Goethe, Italienische<br />

Reise, [1786-88] ed. Jena 1816-29.<br />

“Finalmente Ischia. Sulla punta estrema, uno<br />

strano castello è appollaiato sulla roccia che<br />

domina la città alla quale è collegato da una<br />

lunga diga. La costa è incantevole; s’innalza<br />

dolcemente fino ad una grande collina, coperta di<br />

verde, di giardini e di vigne. Un antico cratere,<br />

che in seguito divenne un lago, forma adesso un<br />

porto dove le navi trovano riparo.<br />

La costa ha il marrone scuro delle lave essendo<br />

l’isola intera una scoria vulcanica.<br />

La montagna s’innalza, diviene enorme,<br />

dispiegandosi come un immenso, soffice<br />

tappeto di verde. Ai piedi di questo monte, si<br />

scorgono rovine, case crollate, sbilenche,<br />

scoperte, case rosa d’Italia”.<br />

Da: Guy de Maupassant, La Vie errante,<br />

Parigi 1890.<br />

“Per un tratto la strada costeggia d’appresso il<br />

mare, e quando c’è burrasca e le onde si<br />

infrangono tonanti sulla riva, allora il mare<br />

dovrebbe arrestarsi all’improvviso, rimanendo<br />

immobile, come atterrito dal nero volo di oscuri,<br />

misteriosi mostri. A Napoli ero stato a lungo<br />

assopito in grembo alla meravigliosa natura,<br />

avvolto dall’oblio; in presenza delle vestigia<br />

dell’antichità, avevo condotto un’esistenza<br />

notturna, una seconda vita, quando le cose più<br />

vicine e più chiare si fanno invisibili e le cose<br />

remote si presentano agli occhi vive e presenti –<br />

perciò la ferrovia mi era estranea e molesta,<br />

tuttavia esultai quando la vidi e ne fui attratto,<br />

esultai per la novità come quando vidi questa<br />

meraviglia per la prima volta.<br />

Tutte le epoche che si sono succedute in questa<br />

regione, tutti gli spiriti di coloro che un tempo<br />

abitarono questa terra vulcanica di vapori e di<br />

lingue di fuoco, si danno convegno atterriti,<br />

guardano e non capiscono: gli antichi Cimmeri<br />

con le loro notturne cerimonie funebri, gli Osci e<br />

gli Etruschi con le loro volte a vela, i Calcidesi, i<br />

Samii, i Sibariti, con la loro mite umanità, infine<br />

i Romani, signori della natura, i favolosi Mori e i<br />

cavallereschi Normanni. Provano la stessa<br />

sensazione di quel vecchio pescatore di Capri che<br />

me le raccontava e certamente questo figlio della<br />

natura non è mutato da tremila anni.<br />

Se gli eventi naturali avessero una coscienza<br />

come noi, l’orrido lago d’Averno, l’oscuro Antro<br />

della Sibilla, la desolata Solfatara e, più temibile<br />

di tutti, il Vesuvio, accoglierebbero il treno a<br />

vapore come un compagno a loro affine per<br />

natura, e considererebbero la loro stirpe arricchita<br />

di un nuovo membro. Si, un nuovo miracolo è<br />

avvenuto in questa ricca regione!”.<br />

Da: Victor Hehn, Reisebilder aus Italien und<br />

Frankreich, a cura di Th. Schiemann,<br />

Stoccarda 1894.<br />

“Nessun paesaggio infatti può essere più greco,<br />

nessun mare più pieno di antica grandezza di<br />

questa terra e di questo mare che vedo e vivo<br />

passeggiando per i sentieri di Anacapri.<br />

È la Grecia, senza le opere d’arte del mondo<br />

greco appena prima del suo sorgere.<br />

Come se tutto dovesse ancora venire, si trovano<br />

lassù grandi scorte di pietre; e come se dovessero<br />

nascere tutti quegli dei, che evocò l’eccesso di<br />

bellezza e di orrore della Grecia. E che lingua<br />

parla la gente lassù! Non ho mai udito bocca<br />

umana pronunciare parole così antiche.<br />

Chiedi loro il nome del luogo che vedi e ti<br />

dicono qualcosa di grande, di potente, che<br />

suona come il nome di un re, di uno di quegli<br />

antichi re leggendari, e ti sembra di avere già<br />

udito il suo nome, come un presagio, nei<br />

temporali e nell’empito trattenuto del mare<br />

che comincia a gonfiarsi”.<br />

Da: Rainer Maria Rilke, Briefe aus den<br />

Jahren 1907 bis 1914, Lipsia 1939.<br />

32


I sprang from the Sorrento sailing-boat on the<br />

little beach<br />

Swarms of boys were playing about among the<br />

upturned boats or bathing their shining bronze<br />

bodies in the surf, and old fishermen in red<br />

Phrygian caps sat mending their nets outside<br />

their boat-houses……<br />

.......We reached at last the top of the seven<br />

hundred and seventy-seven steps, and passed<br />

through a vaulted gate with the huge iron hinges<br />

of its former drawbridge still fastened to the<br />

rock. We were in Anacapri. The wole bay of<br />

Naples lay at our feet encircled by Ischia,<br />

Procida, the pine-clad Posilipo, the glittering<br />

white line of Naples, Vesuvius with its rosy<br />

cloud of smoke, the Sorrento plain sheltered<br />

under Monte Sant’-Angelo and further away the<br />

Apennine mountains still covered with snow.<br />

Just over our heads, riveted to the steep rock like<br />

an eagle’s nest, stood a little ruined chapel. Its<br />

vaulted roof had fallen in, but huge blocks of<br />

masonry shaped into an unknown pattern of<br />

symmetrical network, still supported its<br />

crumbling walls.<br />

‘Roba di Timberio’, explained old Maria.<br />

‘What is the name of the little chapel?’ I asked<br />

eagerly.<br />

‘San Michele.’<br />

‘San Michele, San Michele!’ echoed in my heart.<br />

In the vineyard below the chapel stood an old<br />

man digging deep furrows in the soil for the new<br />

vines. 'Buon giorno, Mastro Vincenzo! ‘The<br />

vineyard was his and so was the little house<br />

close by, he had built it all with his own hands,<br />

mostly with stones and bricks of the Roba di<br />

Timberio that was strewn all over the garden…..<br />

.......La Bella Margherita put a flask of rosecoloured<br />

wine and a bunch of flowers on the<br />

table in her garden and announced that the<br />

‘macaroni’ would be ready in five minutes. She<br />

was fair like Titian’s Flora, the modelling of her<br />

face exquisite, her profile pure Greek. She put an<br />

enormous plate of macaroni before me, and sat<br />

herself by my side watching me with smiling<br />

curiosity. ‘Vino del parroco,’ she announced<br />

proudly, each time she filled my glass. I drank<br />

the parroco’s health, her health and that of her<br />

dark-eyed sister, la bella Giulia, who had joined<br />

the party, with a handful of oranges I had<br />

watched her her picking from a tree in the<br />

garden....<br />

....I just remembered in time to drink her health,<br />

but after that I did not remember anything except<br />

that the sky overhead was blue like a sapphire,<br />

that the parroco’s wine was red like a ruby, that<br />

La Bella Margherita sat by my side with golden<br />

hair and smiling lips.<br />

‘San Michele!’ suddenly rang through my ears.<br />

‘San Michele!’echoed deep down in my heart!<br />

......We rounded Monte Circeo as the sun was<br />

rising, caught the morning breeze from the Bay<br />

of Gaeta, darted at racing speed under the Castle<br />

of Ischia and dropped anchor at the Marina of<br />

Capri as the bells were ringing mezzogiorno.<br />

Two hours later I was at work in the garden of<br />

San Michele whith hardly any clothes on.<br />

After five long summers’ incessant toil from<br />

sunrice till sunset San Michele was more or less<br />

finished, but there was still a lot to be done in the<br />

garden. A new terrace was to be laid out behind<br />

the house, another loggia to be built over the two<br />

small Roman rooms which we had discovered in<br />

the autumn........<br />

......We passed through the village and halted at<br />

Punta Tragara. ‘I am going to climb to the top of<br />

that rock,’ said I, pointing to the most precipitous<br />

of the three Faraglioni glistening like amethysts<br />

at our feet. But Gioia was sure I could not do it.<br />

A fisherman who had tried to climb up there in<br />

search of sea-gulls’ eggs had been hurled back<br />

into the sea by an evil spirit, who lived there in<br />

the shape of a blue lizard, as blue as the Blue<br />

Grotto, to keep watch over a golden treasure<br />

hidden there by Timberio (°) himself.<br />

Towering over the friendly little village the<br />

sombre outline of Monte Solaro stood out<br />

against the western sky with its stern crags and<br />

inaccessible cliffs.<br />

‘I want to climb that mountain at once’, said I.<br />

(°) The old emperor who lived the last eleven<br />

years of his life on the island of Capri and is still<br />

very much alive on the lips of its inhabitants, is<br />

always spoken of as Timberio.<br />

Axel Munthe, The Story of San Michele<br />

First, published in Great Britain by John<br />

Murray - 1929<br />

33


Il Vesuvio: Miklós Barabás e Polixéna Wesselényi<br />

GLI UNGHERESI DEL GRAND TOUR IN MAGNA GRECIA<br />

Verso le cinque del pomeriggio andai a pranzare<br />

alla trattoria chiamata “A la ville de Rome”, dove<br />

ero solito mangiare, e dalla cui terrazza mi<br />

dilettavo ad ammirare il golfo di Napoli. Verso le<br />

sei, mentre stavo pagando il conto, all’improvviso<br />

si scosse la terra con un terribile rombo che veniva<br />

dal sottosuolo, tanto che dovetti aggrapparmi alla<br />

tavola se non volevo cadere. Ero alle spalle della<br />

terrazza, e nel primo momento non sapevo che<br />

cosa stesse succedendo, ma vedendo che tutta la<br />

gente correva sulla terrazza, anch’io mi volto, e<br />

vedo che tutto il golfo di Napoli è illuminato.<br />

Naturalmente pensai subito al Vesuvio, e anch’io<br />

mi precipitai sulla terrazza. Ciò che vedevo era<br />

inimmaginabile: il Vesuvio lanciò in aria l’intero<br />

cono del cratere che aveva la circonferenza di tre<br />

miglia (e sul quale appena due giorni prima<br />

avevamo cotto delle uova), e attraverso la fessura<br />

s’innalzò una colonna di fuoco alta più o meno<br />

quanto lo stesso monte. Chi oserebbe descrivere o<br />

dipingere una scena del genere? Come si potrebbe<br />

rappresentare quel moto maestoso, quel continuo<br />

cambiamento che aumentava la grandiosità della<br />

scena, cambiandola di minuto in minuto! La<br />

velocità con la quale si proiettavano in alto<br />

migliaia e migliaia di sassi incandescenti, la<br />

sagoma perennemente cangiante delle nuvole di<br />

fumo, l’incessante rombo sotterraneo causato dagli<br />

enormi massi di pietra che venivano lanciati contro<br />

la parete del cratere, e tutta questa vista<br />

rispecchiata nel mare, dipingendo di fuoco l’acqua<br />

del golfo! E le sfumature che coloravano tutto il<br />

paesaggio circostante dal tramonto alla notte cupa!<br />

Come qualche nave si avvicinava al porto, nera<br />

sullo sfondo del mare di fuoco.<br />

Chi ha assistito una sola volta nella vita ad una<br />

simile visione, non potrà mai dimenticarla. Coloro<br />

che si trattenevano sulla terrazza, camerieri e<br />

clienti, rimasero come statue, dalle sei alle dieci.<br />

Nessuno pensava a mangiare, nessuno<br />

pronunciava una parola, né si trovavano parole<br />

degne dell’ammirazione. Se a qualcuno veniva<br />

servita una bistecca al momento dell’eruzione,<br />

egli non la toccò fino alle dieci. Alle dieci meno<br />

un quarto il fuoco cominciò a spegnersi, e un<br />

quarto d’ora dopo era buio. Solo allora la gente<br />

cominciava a muoversi, lasciando la terrazza in<br />

silenzio, ma con un grande sospiro.<br />

Da: Miklós Barabás: Autobiografia (1834)<br />

Il giorno dopo ci preparammo di buon’ora, ed io<br />

ero impaziente di partire, perché la scalata sul<br />

Vesuvio era, fin dalla tenera età, uno dei miei sogni<br />

che nemmeno con l’età matura si era dileguato...<br />

...Credendomi abbastanza forte, cominciai a salire a<br />

piedi, appoggiandomi a un bastone. Il sole del<br />

mezzogiorno spandeva tutto il suo calore, e le mie<br />

gambe affondarono nella sabbia cocente fino alle<br />

ginocchia, e dopo ogni passo che facevo avanzando<br />

con grande fatica, ne scivolavo indietro due. Né il<br />

bastone mi fu di grande aiuto, poiché inficcandolo<br />

nella sabbia non riuscivo più a tirarlo fuori. La<br />

guida cingendomi alla vita una cintura cercò di<br />

trascinarmi, ma mi ero affondata nella sabbia a tal<br />

punto che non ce la facevo ad aggiungere la mia<br />

forza. Non potendo muovermi in nessun modo, mi<br />

sedetti disperata. “E’ impossibile, non ce la faccio a<br />

procedere – non un passo – muoio dal caldo – non<br />

voglio che un goccio d’acqua.” “Eccellenza!<br />

Pazienza!” si rivolse a me la guida, “Non è tanto<br />

facile scalare il Vesuvio, e lei se n’è accinta con<br />

troppa grinta, ma chi va piano, va sano.” N. N. mi<br />

raggiunse, che ero mezza sciolta dal caldo. “Che le<br />

è successo? Eppure le ho detto che non avrebbe<br />

retto, e dovevamo prendere a nolo un brancard.” E<br />

io sul punto di piangere: “Oh! E ora che cosa<br />

faccio, è impossibile procedere, eppure devo vedere<br />

la cima del Vesuvio.” La nostra guida mandò<br />

indietro l’uomo che portava le nostre cibarie, e noi<br />

aspettavamo seduti finché egli non tornò, senza<br />

però trovare un palmo d’ombra dove rifugiarci dal<br />

caldo insopportabile. Io mi sentii umiliata, come chi<br />

aveva la colpa di tutto ciò; stetti seduta silenziosa,<br />

vergognandomi in vero della situazione nella quale<br />

avevo coinvolto i miei compagni con la mia<br />

testardaggine.<br />

Alla fine ci rallegrò la vista di otto uomini che<br />

stavano portando il brancard. Fui fatta sedere, e<br />

quattro di loro mi portarono alzandolo sopra la loro<br />

testa, facendo di tanto in tanto il cambio con gli<br />

altri quattro, senza fermarsi un attimo. Mi sembrava<br />

di librare fra cielo e terra sulla mia seggiola;<br />

trattenevo il fiato, e non vedevo il dorso ripido del<br />

monte sotto di me, ma vedevo Napoli splendente<br />

sotto il sole, e più oltre il mare che si confondeva<br />

con l’azzurro del cielo...<br />

...Raggiungemmo la piazzola in fondo al cratere,<br />

dove ci fermammo. Stavo là, sul luogo da tanto<br />

tempo e con tanto ardore desiderato: i miei occhi e<br />

34


tutto il mio essere erano avvinti dall’ammirazione<br />

frammista di gioia e di trasporto. Nella mia anima<br />

riecheggiava una sola voce: Signore, quanto sono<br />

belle e grandi le tue opere!<br />

Dal fondo del cratere saltano sassi e scintille con<br />

un rombo cupo, scure colonne di fumo salgono<br />

verso di noi, e dileguandosi nell’aria coprono il bel<br />

cielo azzurro sopra di noi di un velo scuro. Ma<br />

quale sorpresa allegra e nitida per i nostri occhi il<br />

paesaggio! Non esiste sulla terra un paesaggio più<br />

ameno, una vista più magnifica di quella che si apre<br />

davanti a noi dal Vesuvio. E’ di una bellezza<br />

indescrivibile. Tutto il golfo di Napoli con il suo<br />

dolce arco e il mare quieto di un profondo azzurro,<br />

sul dorso del quale le verdi isole come se<br />

galleggiassero; Napoli con i suoi innumerevoli<br />

palazzi bianchi, lo splendido cielo trasparente, il cui<br />

azzurro non può essere imitato nemmeno dal<br />

pennello più nobile, e il quale non era macchiato da<br />

una sola nuvola: questo panorama da solo vale un<br />

viaggio dall’altro emisfero. Conto pochi momenti<br />

di tanta felicità nella mia vita, perché la mia gioia<br />

non era disturbata dal minimo fastidio.<br />

Il trasporto non finto, bensì sentito nel profondo del<br />

cuore eleva l’anima al di sopra del corpo solo per<br />

alcuni momenti da far dimenticare tutto: così anche<br />

noi cominciammo ad avvertire i segni della fame, e<br />

tirando fuori il cibo cuocemmo delle uova nella<br />

sabbia. Nel frattempo arrivò un altro brancard, ne<br />

scese una bella donna vestita di seta color cenere<br />

adornata di nero, con un velo nero sul cappello; era<br />

accompagnata solo dalle guide e dal vecchio servo.<br />

Come succede, cercavamo di capire di che<br />

nazionalità ella fosse, e per quale ragione<br />

viaggiasse sola. “Sicuramente è vedova, il suo<br />

vestimento tradisce lutto. Sembra triste” dissero<br />

alcuni. La nostra guida allora mi disse: “Io incontro<br />

molti stranieri cosicché a solo vederli riconosco la<br />

loro nazionalità. Mi scusi, Signora della mia<br />

impertinenza, ma invano cerco di capire a quale<br />

nazione appartiene Lei. Vedo che non è inglese,<br />

italiana, né spagnola o francese, nemmeno credo<br />

che sia tedesca” – e mentre elencava le varie<br />

nazioni io continuava a scuotere la testa. “Sono<br />

ungherese” dissi alla fine. Si grattò il capo come<br />

quando s’intende qualcosa che non si capisce fino<br />

in fondo. “Sì, sì, austriaca.” “Non austriaca, bensì<br />

ungherese. “Ah, sì, ora ricordo, ho visto il<br />

reggimento, bei soldati, hanno grossi baffi.”<br />

[…]<br />

N. e la nostra guida andarono a vedere la bocca<br />

del cratere che è incrostato di zolfo puzzolente che<br />

cola in rivoli giallastri e verdastri. Poco dopo<br />

tornarono di corsa che non ce la facevano a<br />

trattenervisi, tanto era puzzolente l’esalazione dello<br />

zolfo. Allora anch’io espressi il desiderio di andarci,<br />

ma la nostra guida disse che non era roba da<br />

signore; e poichè quest’argomento m’incalza<br />

sempre, il mio desiderio si fece volontà, e divenni<br />

prepotente come un bambino, e ci avviammo per<br />

fare il giro almeno del doppio cratere. Il suolo a<br />

tratti era caldo al punto che mi bruciava i piedi,<br />

sicché dovevo andare di corsa. Il vento<br />

cominciando a tirarci in faccia, portò un cumulo di<br />

fumo soffocante con l’esalazione di zolfo che non<br />

riuscii più a respirare, vennero meno tutte le mie<br />

forze, e solo queste parole riuscii a pronunciare con<br />

la voce fiacca: “Sono finita!” “Coraggio, Signora”<br />

disse la nostra guida rincuorandomi “lei è<br />

accompagnata dal figlio di Salvatore.” Cosa mi<br />

accadde dopo, non me lo ricordo. Mi trascinarono<br />

fuori dal fumo soffocante, e quando rinvenni ero<br />

sulla piazzola. Se fossi stata sola, sicuramente vi<br />

sarei rimasta morta.<br />

Poco dopo mi ripresi, e cominciammo la<br />

discesa. Sul pendio ripido procedetti nella sabbia<br />

fino alle ginocchia, scivolando, ed era una<br />

sensazione così strana che scoppiai in una risata. La<br />

sabbia cocente mi logorò le scarpe, sicché avvolsi i<br />

miei piedi nel foulard di N. e nel fazzoletto della<br />

nostra guida, così arrivai fin giù.<br />

Trovammo i nostri cavalli pronti. A Resina<br />

montammo sulla carrozza. Si era fatta notte, dal<br />

mare soffiava un venticello fresco; eravamo<br />

stanchi, invano cercavamo di tenere viva la<br />

conversazione, dopo qualche osservazione fatta tra<br />

lunghi silenzi, quale “quanto è piacevole questo<br />

fresco - è bella la luna - Napoli con le luci notturne<br />

è ancora più bella che di giorno - è possibile - è<br />

vero”, ciascuno di noi ritirandosi in un angolo si<br />

addormentò. Ci svegliò uno strillo. Una carrozza si<br />

era rovesciata accanto a noi, e i viaggiatori erano a<br />

terra uno sopra l'altro. N. senza chiedere che cosa<br />

fosse avvenuto, balzò fuori dalla carrozza, e aiutò<br />

come meglio poteva. Offrimmo la nostra carrozza,<br />

ma fortunatamente nessuno si era fatto male, né la<br />

loro carrozza si era rotta. Raccogliendosi da terra<br />

risalirono sulla carrozza, e ringraziarono della<br />

nostra disponibilità. Separandoci da loro arrivammo<br />

a Napoli senza altri inconvenienti.<br />

Da: Polixéna Wesselényi: Viaggio in Italia e in<br />

Svizzera (1842)<br />

(Si ringrazia per la cortese fornitura dei testi: prof.<br />

Gyõzõ Szabó, prof. László Sztanó.)<br />

35


Il Vesuvio nella poesia del romanticismo polacco<br />

Adam Mickiewicz<br />

[...]<br />

Conosci quella sponda,<br />

Ove per monti rocciosi<br />

Stremato il mulo<br />

Fra le nuvole cerca sua strada?<br />

Ove in profonde caverne<br />

Di fiamme avvampan le rupi,<br />

e da sopra le rocce<br />

In cascate romban torrenti?<br />

Conosci quel paese?<br />

Ah, qui, o mia cara!<br />

Qui sarebbe il paradiso,<br />

Se tu fossi con me!<br />

Napoli, 1830<br />

A. Eduard Odyniec<br />

[...]<br />

Di ritorno dal Vesuvio<br />

Ad Adam Mickiewicz<br />

Si spegneva il sole, e la luna s’innalzava da oriente;<br />

Fra questi prodigi di natura come fusi in uno:<br />

Il cielo, la terra, l’aria e il fuoco, e l’acqua,<br />

E di fronte, qual simbol di successione storica<br />

Del passato del mondo - della fama e della<br />

rovina - Pompei:<br />

[...] 1 giugno 1830<br />

Juliusz Slowacki<br />

(A Teofil Januszewski)<br />

Io nel frattempo, attraversato di colori un arcobaleno,<br />

Guardavo il Vesuvio, fin sulle pareti di lava<br />

arrampicantesi, entra la luna, sul cratere si ferma<br />

E da là bianca la fronte gira sul mondo.<br />

Così nato sul sepolcro di tuo fratello il figlio,<br />

Cui fu coetaneo sul sepolcro il primo giglio,<br />

Pensoso sulla gente pose lo sguardo col visino<br />

Dalla silente fossa del padre... Dove il nostro azzurro<br />

Golfo e silenti sotto la bianca luna i discorsi?<br />

Quanto in fretta ghirlanda di color che son legati<br />

si disfa!<br />

[...]<br />

Zygmunt Krasiński<br />

Grande emozione suscitò l’eruzione del Vesuvio.<br />

Nella lettera a Gaszyński del 19 gennaio 1839<br />

Krasiński scrive:<br />

“Sono stato sul Vesuvio durante l’eruzione e mi sono<br />

talmente rovinato gli occhi, da non sapere quando<br />

essi torneranno in ordine. Tuttavia è vero che fu una<br />

visione meravigliosa: si è vestito di un pennacchio di<br />

fumo per poi disperderlo di traverso nel cielo, a<br />

guisa di cimiero dalle piume al vento, sull’intero<br />

golfo. La luna si nascondeva dietro di esso, ed ora si<br />

faceva nero e rosso sulla terra, ora un inferno, ché si<br />

sprigionavan fiamme dal cratere, oppure essa si<br />

affacciava, e ora tutto lo spazio, assunto una dolce<br />

tinta di luce pura, appariva come un campo di<br />

battaglia, sul quale le potenze angeliche,<br />

incontaminate, avessero sconfitto satana. Ogni<br />

qualche minuto si susseguiva tale mutamento.”<br />

19 gennaio 1839<br />

Teofil Lenartowicz<br />

[...] Da lontano il Vesuvio innalza<br />

Le sue vette fino al tetto dei cieli,<br />

Fumo e fiamme gettando<br />

Dall’eterna dei Ciclopi fucina.<br />

L’Italia intera da qui si vede:<br />

Le isole sulla vitrea superficie,<br />

Là Amalfi, Sorrento,<br />

Oltre le Sirene di pietra. [...]<br />

Napoli, Album Italiano, 1870<br />

Adam Asnyk<br />

Il Vesuvio evoca vari temi e paesaggi. Nei versi<br />

di Asnyk appare il vulcano d’inverno, talvolta<br />

imbiancato dalla neve, e persino ricoperto di<br />

ghiaccio sulla vetta. Il poeta cattura quest’aura<br />

invernale, ancor più minacciosa:<br />

[...] Sulla lava tagliente e sugli speroni e detriti<br />

M’arrampicavo appeso ai margini dell’abisso,<br />

Come un atomo di fronte ad un’immensità<br />

ghiacciata. [...]<br />

A. Asnyk, Poesie, 1864<br />

Si ringraziano i proff. Amedeo e Simone Di Francesco per la gentile collaborazione.<br />

fonti: Teresa Wilkón - Napoli nella poesia polacca - ed. Il Torcoliere - Napoli 2005<br />

36


LE ISOLE EOLIE<br />

37


Le Isole Eolie: San Bartolo<br />

San Bartolo protettore.<br />

San Bartolo simbolo dell’unità e della fratellanza<br />

degli eoliani nel mondo. Il legame con<br />

l’Apostolo di Cristo per gli isolani è davvero<br />

molto forte. A Lipari come in Australia il grido è<br />

uno solo: “Viva, viva – cu tutti l’onuri – a<br />

Sammartulu prutitturi”. Il culto di cui gode il<br />

Santo è ancora oggi particolarmente intenso,<br />

durante l’anno si celebrano con solenni<br />

processioni quattro festività in suo onore.<br />

La ricorrenza religiosa più antica si ha nel mese<br />

di febbraio; fino al 1700 si festeggiava nel<br />

giorno 13 la prima traslazione del corpo, intorno<br />

al III secolo, e si accompagnava a tre giorni di<br />

fiera che si svolgevano interamente nell’area<br />

della Maddalena, dove si trovava il templum<br />

magnum; nel passato ricordava l’arrivo di san<br />

Bartolo nell’isola, oggi viene celebrata come ‘la<br />

festa dei pescatori’ sui quali il Santo ha assunto<br />

specifico protettorato.<br />

Il 15 marzo, su richiesta dei contadini che nel<br />

1823 scamparono alla pestilenza, si festeggia il<br />

ritorno dell’abbondanza dopo la carestia.<br />

Secondo la tradizione chiesastica locale e quella<br />

orale popolare, fu san Bartolo a guidare<br />

nell’isola un vascello carico di viveri che salvò la<br />

popolazione dalla morte per fame; l’evento viene<br />

celebrato come la festa ‘dei campagnoli’ e su di<br />

essi il Santo esercita un patronato particolare.<br />

Ma quella del 24 agosto, festa ufficiale del<br />

Santo, è la più grande. Quella che raccoglie a<br />

Lipari i fedeli di tutte le isole, in un solo grande<br />

abbraccio con il Santo.<br />

Il 16 novembre, infine, è celebrato come ‘la festa<br />

dei terremoti’ e ricorda il violento sisma del 1895.<br />

La tradizione vuole che Bartolo Apostolo subì il<br />

martirio in Armenia. Dopo molti anni – vedendo<br />

che il popolo accorreva al suo sepolcro – i pagani<br />

decisero di eliminarne pure il ricordo. Misero il<br />

corpo in un sarcofago di pietra e lo gettarono in<br />

mare. Ma quel pesante sarcofago, attraverso<br />

l’Egeo e lo Stretto di Messina, arrivò<br />

miracolosamente a Lipari, nella spiaggia di<br />

Portinente, dove venne accolto da numerosi fedeli<br />

e dal vescovo Agatone – avvertito in sogno – che<br />

nominò san Bartolo patrono delle Eolie.<br />

Secondo san Gregorio di Tours era il 13 febbraio<br />

del 264 (la data non è certa, ma è compresa fra il<br />

241 e il 313). Agatone ordinò la costruzione<br />

della prima cattedrale, nella zona di Maddalena.<br />

Nell’838, Lipari viene saccheggiata e distrutta<br />

dagli arabi guidati da Fadh ibn Jaqub.<br />

Le ossa del Santo furono disperse insieme ai resti<br />

dei monaci defunti. Si narra che il Santo apparve<br />

in sogno ad un monaco greco, indicandogli di<br />

raccogliere le proprie ossa, che si sarebbero<br />

distinte dalle altre per lo splendore; i monaci<br />

affidarono poi le reliquie ai vascelli longobardi<br />

della flotta del principe Siccardo, che le<br />

portarono a Salerno e poi a Benevento.<br />

La cattedrale di San Bartolo, insieme al chiostro<br />

benedettino, fu edificata all’inizio del secolo XII<br />

sotto il gran conte Ruggiero I il Normanno.<br />

Dopo l’incendio del 1544 ad opera dei turchi<br />

(Khair ad Din, dai cristiani chiamato Ariadeno<br />

Barbarossa), fu ricostruita nella seconda metà del<br />

1500 conservando però le antiche volte a<br />

crociera ogivali, che vennero affrescate nel 1700<br />

con scene bibliche.<br />

La chiesetta di San Bartolo extra moenia, quella<br />

sorta a Maddalena, adesso è dedicata a<br />

Sant’Agatone. Nel XVI secolo sorse la<br />

confraternita di San Bartolo, e nel 1728 la venerata<br />

statua d’argento. Negli anni Trenta, infine, fu<br />

aggiunto il Vascelluzzo in argento, che ospita parte<br />

della pelle del Santo, donata dal patriarca di<br />

Venezia. Ricorda un miracolo del 1672, quando<br />

nella Lipari affamata dalla carestia, spinto da venti<br />

irresistibili giunse un vascello carico di grano.<br />

C’è anche la reliquia del pollice del Santo chiusa<br />

in un braccio d’argento. Per gli eoliani san<br />

Bartolo è sempre stato un parafulmine contro le<br />

avversità. L’ultima risale al 16 aprile 1978,<br />

quando un terribile terremoto ha interessato la<br />

Sicilia settentrionale.<br />

A Lipari si contò solo qualche danno, mentre la<br />

statua argentea del Santo – incredibilmente –<br />

rivolse lo sguardo verso il cielo.<br />

In conclusione, il protettorato di san Bartolo nasce<br />

nelle isole Eolie come esclusivamente antisismico<br />

ma nel tempo, progressivamente, va ampliandosi.<br />

Oggi riguarda i contadini e i pescatori, che<br />

rappresentano categorie sociali economicamente<br />

rilevanti per la comunità. La funzione del<br />

patronato difatti non può essere né rigida né<br />

definitiva in quanto interagisce continuamente<br />

con le condizioni socio-economiche del territorio.<br />

Fra’ Bernardino Salvatore O.F.M. Vescovo di<br />

Lipari, L’Apostolo S. Bartolomeo, A. Natoli<br />

ed., Lipari 1999. M.M. Maffei, San<br />

Bartolomeo a Lipari.<br />

38


Le Isole Eolie: Giovan Andrìa di Simòn,<br />

Lazzaro Spallanzani<br />

DAI RACCONTI E IMPRESSIONI DI VIAGGIO ALLE IMMAGINI IN GOUACHE<br />

“In seno alla comunità dei Liparoti del secondo<br />

Cinquecento, e per tutto il secolo successivo,<br />

proferire la parola ‘ruina’ equivaleva a rievocare<br />

un preciso evento storico locale, catastrofico:<br />

il sacco della città di Lipari ad opera di<br />

Ariadeno Barbarossa. Così, ‘avanti la ruina’ e<br />

‘dopo la ruina’ significava rispettivamente, prima<br />

del 1544 e dopo il 1544. Ora, molti non sanno<br />

che ci fu un verseggiatore popolare siciliano, G.<br />

Andrìa di Simòn, che il triste caso di Lipari volle<br />

sollevare alle altezze della poesia. E compose La<br />

Destruttione de Lipari per Barbarussa.<br />

‘Allarmi! Allarmi! La campana sona.<br />

Li Turchi sunu scisi a la marina!<br />

Cui havi ‘i scarpi rutti si li sôla;<br />

iò ‘i mei li sulavu stamatina’.<br />

Ci pare comunque di credere che, tra tutte le<br />

isolette del basso Tirreno, Lipari fosse l’unica<br />

inespugnabile. Lipari, a giudizio del di Simòn, era:<br />

‘forti e bello, e<br />

nullu pensava giamai fussi prisu’.<br />

L’ultimo del mese di giugno (1544) comparve a<br />

vista di Lipari Ariadeno Barbarossa con<br />

centocinquanta galere, alla qual vista si spopolò<br />

tutto quel borgo correndo ognuno ‘a refuciarsi<br />

nella Città Murata colle loro robbe’. Per alcuni<br />

giorni la città di Lipari viene sottoposta ad<br />

intenso bombardamento con ‘grandissimo danno<br />

delle muraglie’.<br />

‘Tant’erano li tiri che sparavano<br />

con loru grossi e forti cannunati<br />

chi l’Isuli di Stronguli tremavano,<br />

Burcàno e tutti quilli altri contrati.<br />

Li poveretti donni sempre stavano<br />

facendo orationi ingenocchiati;<br />

diciànu tutti: “O Matri di clementia,<br />

scàmpane di sta crudili sententia’.<br />

‘Non manco di trecento cannonati,<br />

a signo di lo forti bastiuni,<br />

lo primo giorno li foro sparati<br />

a’ Liparoti per primo boccuni.<br />

Li Liparoti corpi misurati<br />

facciàno senza fari svariuni,<br />

tali ch’a’ Turchi tutti li trincieri<br />

sparando li rumpiano volintieri.<br />

La notti poi sequenti rinforzaro<br />

loro trinceri e tornaro in battaglia;<br />

lo numero de’ tiri che spararo<br />

non lo potria resistere muraglia.<br />

Li Liparoti giamai non cessaro<br />

sparando contra la genti canaglia,<br />

tal chi Draut, videndu tali effettu,<br />

irato biastimava Mahomettu’ ”.<br />

Da: Giuseppe Iacolino, I turchi alla Marina di<br />

Lipari. 1544. Con edizione critica e commento<br />

de ‘La destruttione di Lipari per Barbarossa’<br />

composta per Giovanni Andria di Simon detto il<br />

Poeta, Lipari 1985.<br />

“Sparse per il mare Mediterraneo, non molto lunge<br />

da quella parte della Sicilia che guarda al<br />

settentrione, s’alzano sopra le onde alcune isole<br />

dalli Greci dette già Hephaestìades, da’ Latini<br />

Vulcanee ovvero Eolie. Meglio sia dunque, esclusa<br />

Ustica, inserire, come vuole la verità, l’Isola di<br />

Panaria tra le Eolie e mantenere in tal modo il<br />

numero settenario di esse, dicendo sette veramente<br />

essere l’Isole Eolie, cioè Lipari, Vulcano,<br />

Strongoli, Panaria, le Saline, Alicudi e Felicudi,<br />

così chiamata ciascheduna col proprio nome, e<br />

tutte unitamente si dicono l’Isole di Lipari. Hanno<br />

queste a menso giorno la Sicilia, a tramontana<br />

Napoli, la Calabria al levante, ed a ponente<br />

Sardegna. Il loro sito più che del piano ha del<br />

montuoso, ma non dell’aspro nè dell’orrido, e son<br />

fertile dall’industria de’ popolani, che però vi si<br />

scorgono alberi fruttiferi d’ogni sorte, viti generose<br />

e frumenti squisiti, benché di questi non siano tanto<br />

abondanti quanto dell’uve, delle quali provistisi i<br />

paisani a sufficienza di vini che riescono<br />

spiritosissimi, gran parte di quelle si riducono da’<br />

medesimi in delicati zubibi e passoline, che poi si<br />

trasportano in Sicilia, Napoli, Roma, Livorno,<br />

Genova, Venetia, Inghilterra ed altri Regni<br />

dell’Europa con lucro notabilissimo di queste Isole<br />

dove da’ mercanti amanti d’una tal merce si<br />

diffondono somme considerabili di contanti”.<br />

Da: Pietro Campis, Disegno historico ossiano<br />

le abbozzate historie della nobile e fid.ma città<br />

di Lipari, ms., 1694, a cura di Giuseppe<br />

Iacolino, Lipari 1980.<br />

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Les Iles Eoliennes:<br />

Jean-Pierre-Louis-Laurent Hoüel<br />

DAI RACCONTI E IMPRESSIONI DI VIAGGIO ALLE IMMAGINI IN GOUACHE<br />

“Ad una punta dell’isola, che guarda a mezzo<br />

giorno e si chiama volgarmente la Lingua, vi è<br />

come un lago d’un miglio incirca detto lo<br />

Pantano, dove già s’introduceva l’acqua marina e<br />

per essa vi si produceva il sale”.<br />

Da: Pietro Campis, Disegno historico ossiano<br />

le abbozzate historie della nobile e fid.ma città<br />

di Lipari, ms. 1694, ed. a cura di Giuseppe<br />

Iacolino, Lipari 1980.<br />

Un’escursione in vaporetto<br />

“… noleggio un’imbarcazione per andare a<br />

visitare Vulcano.<br />

Spinta da quattro rematori, la barca segue la costa<br />

fertile, piantata a vigneti. Sono stranissimi i<br />

riflessi delle rocce rosse nel mare azzurro. Ecco il<br />

piccolo stretto che separa le due isole. Il cono di<br />

Vulcano esce dalle onde, come un vulcano<br />

sommerso fino alla vetta. È un isolotto selvaggio,<br />

la cui sommità raggiunge circa 400 m e la cui<br />

superfice è di circa 20 chilometri quadrati.<br />

Si deve aggirare, prima di raggiungerlo, un’altro<br />

isolotto, il Vulcanello, che uscì bruscamente dal<br />

mare verso il 200 a.C., e che adesso è collegato<br />

al fratello maggiore da una stretta lingua di terra,<br />

spazzata dalle onde nei giorni di tempesta.<br />

… ed io attraverso un grande orto, poi alcuni<br />

vigneti, quindi un vero e proprio bosco di<br />

ginestre di Spagna in fiore. Si direbbe<br />

un’immensa sciarpa gialla, avvolta attorno al<br />

cono appuntito, la cui testa è pure gialla, di un<br />

giallo accecante sotto il sole splendente …<br />

incomincio a salire lungo uno stretto sentiero che<br />

serpeggia nella cenere e nella lava, che va, viene<br />

e ritorna, scosceso, scivoloso e duro …<br />

Raggiungo finalmente, sulla cima, una larga<br />

piattaforma attorno al grande cratere. Il suolo<br />

trema e, davanti a me, schizza con violenza<br />

un’immenso getto di fiamme e di vapori, mentre<br />

si vede spandersi dagli orli del buco lo zolfo<br />

liquido, dorato dal fuoco. Esso forma, attorno alla<br />

fantastica sorgente un lago giallo, presto indurito.<br />

Più in là, altre fessure, emettono pure vapori<br />

bianchi che salgono pesantemente nell’aria<br />

azzurra. Avanzo intimorito sulla cenere calda e<br />

sulla lava, fino all’orlo del grande cratere. Niente<br />

di più sorprendente può colpire l’occhio umano.<br />

In fondo alla conca immensa, chiamata<br />

‘La Fossa’, larga cinquecento metri e profonda<br />

circa duecento, una decina di fessure giganti e di<br />

ampi buchi rotondi vomitano fuoco, fumo e<br />

zolfo, con un formidabile rumore di caldaie. Si<br />

scende lungo le pareti dell’abisso, camminando<br />

sino al limite delle furiose bocche del vulcano.<br />

Tutto è giallo attorno a me, sotto i miei piedi e<br />

sopra di me, di un giallo accecante, di un giallo<br />

pazzesco. È tutto giallo: il suolo, le alte muraglie<br />

e persino il cielo. Il sole giallo versa nell’abisso<br />

muggente la sua luce ardente che il calore della<br />

conca di zolfo rende dolorosa come una<br />

bruciatura. Si vede bollire il liquido giallo che<br />

scorre, si vedono sbocciare strani cristalli,<br />

spumeggiare acidi splendenti e bizzarri sull’orlo<br />

delle labbra rosse dei focolai …<br />

Ritorno lentamente, col fiato corto, ansimante,<br />

soffocato dall’alito irrespirabile del vulcano; e<br />

ben presto, risalito in cima al cono, scorgo tutte<br />

le isole Lipari disseminate sulle onde.<br />

Laggiù, di fronte, s’innalza lo Stromboli, mentre,<br />

alle mie spalle, l’Etna gigantesco sembra<br />

guardare da lontano i propri figli ed i nipotini.<br />

Mentre tornavo, avevo scoperto dalla barca<br />

un’isola nascosta dietro Lipari. Il battelliere la<br />

chiamò ‘Salina’.<br />

Lì si produce il vino di Malvasia. Volli bere alla<br />

stessa fonte una bottiglia del celebre vino.<br />

Sembra sciroppo di zolfo.<br />

È proprio il vino dei vulcani, denso, zuccherato,<br />

dorato e con un tale sapore di zolfo che vi rimane<br />

al palato fino a sera: il vino del diavolo …”.<br />

Da: Guy de Maupassant, La vie errante,<br />

Parigi 1890.<br />

Lipari<br />

Bordeggiammo per una parte della giornata;<br />

avevamo il vento sempre contrario. Passammo in<br />

rivista Salina, Lipari e Vulcano scorgendo, ad<br />

ogni passaggio tra Salina e Lipari, lo Stromboli<br />

scrollare all’orizzonte il suo pennacchio di<br />

fiamme. Poi, ogni volta che ritornavamo verso<br />

Vulcano, tutto avviluppato da un vapore caldo e<br />

umido, distinguevamo meglio i suoi tre crateri<br />

piegati verso occidente, di cui uno ha lasciato<br />

scivolare un mare di lava dal colore bruno che<br />

contrasta con la terra rossastra e coi banchi<br />

sulfurei che lo circondano …”.<br />

Da: Alexandre Dumas père, Impressions de<br />

voyage. Le capitain Arèna, Parigi 1855.<br />

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VUE DES DEUX BOUCHES DE<br />

VOLCANELLO, DE L’ISLE DE<br />

LIPARI ET DE L’ISLE APPELLÉE<br />

SALINE.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: J. P. L. HOÜEL<br />

VUE DE L’ISLE DE BASILUZZO<br />

ET DE L’ECUEIL DE DATTILO.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: J. P. L. HOÜEL<br />

PLAN DE L’ISLE DE VOLCANO<br />

ET DE VOLCANELLO.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: J. P. L. HOÜEL<br />

VUEÀL’ORIENT DE<br />

STROMBOLI.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: J. P. L. HOÜEL<br />

graphique: SILVANA SABATELLI 2006 - ojo.silgus@tiscali.it<br />

VOLCANELLO<br />

BASILUZZO<br />

VULCANO E VULCANELLO<br />

STROMBOLI<br />

<strong>ARIA</strong> <strong>ACQUA</strong> <strong>TERRA</strong> <strong>FUOCO</strong><br />

EMOZIONI E TRAVOLGIMENTI<br />

NELLE IMMAGINI DEI VIAGGIATORI<br />

DAL VESUVIO ALLE EOLIE<br />

SELEZIONE DELLE OPERE ESPOSTE


Destinazione Panarea<br />

“Era di buon mattino, soffiava un forte ma<br />

spiegato libeccio accompagnato da ininterrotte<br />

nubi temporalesche. Agitato era il mare, ma<br />

favorevole essendo il vento, per questa velata il<br />

padrone della feluca, che era altresì il timoniere e<br />

sol mi disse, scherzando, che avremmo ballato.<br />

Spiegate erano tutte le vele, e l’andar nostro non<br />

era un correre, ma un volare. Nonostante che il<br />

vento e il mare ingagliardissero sempre di più e<br />

che or ci vedessimo sospesi sulla punta di<br />

un’onda, or sprofondati come su una voragine,<br />

nulla avevamo a temere per essere sempre stato il<br />

libeccio intavolato per poppa. Per qualche tratto<br />

di viaggio fummo accompagnati da una torma di<br />

marini animali che ci fecero una specie di<br />

corteggio. Questi erano delfini che, preso in<br />

mezzo il nostro legnetto, si diedero a scherzarvi<br />

attorno e a trastullarsi guizzando da prora a<br />

poppa e da poppa a prora, d’improvviso<br />

profondandosi nell’onde, poi ricomparendo e,<br />

fuori cacciato il muso, lanciando a più piedi<br />

d’altezza il getto d’acqua che a riprese espellono<br />

dal forame che sul capo si apre. E in questi<br />

allegri lor giochi appresi cosa mai da me veduta<br />

nelle migliaia di questi piccoli cetacei in altri<br />

mari osservate. Ciò fu l’indicibile loro prestezza<br />

nel vibrarsi dentro l’acqua. Uno o più delfini<br />

talvolta movevano da prora a poppa. Ad onta di<br />

dovere allora rompere l’impetuoso scontro del<br />

fiotto, volavano con la rapidità d’un d’ardo.<br />

Il contatto di simpatia tra il visitatore e l’isola di<br />

Panarea s’instaura assai prima dello sbarco al<br />

molo di San Pietro, perché l’abbraccio che quel<br />

corpo roccioso tende al forestiero s’anticipa a<br />

notevole distanza facendosi ampio e molteplice.<br />

Mentre il battello piega a Nord per venire a rada,<br />

da levante fanno gioiosi ammiccamenti una<br />

mandria di isolotti e di scogli bizzarri di forma,<br />

strani nei colori e nei nomi, disseminati qua e là,<br />

ora raggruppati ora dispersi, alcuni lontani oltre<br />

due miglia: è un formicolio ridente di onde e di<br />

spume, di riflessi di mare e di frammenti di rupi<br />

immobili. Ma anche queste masse, nel resistere<br />

che fanno alle folate di brezza che increspano la<br />

marina, paiono tutte muoversi in unica direzione,<br />

come le formiche. E Formicole, appunto,<br />

chiamarono i pescatori panarioti di moltissimi<br />

anni fa le quattro o cinque pietre lisce che, lì<br />

presso, affiorarono dall’acqua. C’è poi Lisca<br />

Nera e Lisca Bianca, Dàttilo e Bòttaro, più in là<br />

ancora Panarelli e, sullo sfondo ceruleo, quasi<br />

addossati a Stromboli, Spinazzola e Basiluzzo.<br />

È un arcipelago, dunque, Panarea, un arcipelago<br />

in miniatura facente parte di un altro arcipelago<br />

più esteso, un minuscolo sistema inglobato in una<br />

più dilatata galassia. Ma può pure considerarsi un<br />

pianeta a sé stante il comprensorio di Panarea, un<br />

pianeta in fase di declino e di dissolvimento, un<br />

campionario di residuati di rocce, tutto<br />

mozziconi, spuntoni, slabbrature; un pianeta che,<br />

da almeno settecentomila anni, ha subìto da<br />

prima le violenze dei fuochi e dei sismi, poi le<br />

ingiurie dei venti e delle tempeste. Ora,<br />

‘addomesticato’ giace nel profondo assopimento<br />

che gli deriva dalla sua lunga e sofferta<br />

giovinezza. Per la sua posizione amena e per i<br />

suoi terrazzi facilmente difendibili Panarea fu<br />

prescelta come punto ideale d’insediamento da<br />

gruppi neolitici del II millennio a.C. Evidenti<br />

affiorarono le tracce di quella facies culturale in<br />

località Calcara, ma quanto mai significativi<br />

appaioni i resti del villaggio di punta Milazzese<br />

che risalgono all’età del bronzo, ad un tempo che<br />

va pressappoco dal XV al XIII secolo a.C.”.<br />

Da: Lazzaro Spallanzani, Viaggio alle Due<br />

Sicilie…, Pavia 1792-97.<br />

Veduta della salina situata nella parte<br />

meridionale dell’isola<br />

“Dopo un rapido sguardo all’isola fui<br />

accompagnato a visitare la salina; si notano<br />

ancora i resti di mura costruite da Romani e<br />

facilmente riconoscibili da un inconfondibile<br />

caratteristica: il reticolato. Esso è composto da<br />

piccoli mattoni di terracotta a losanga e disposti<br />

sull’angolo con molta precisione. Questa<br />

costruzione veniva chiamata reticolato a causa<br />

della sua somiglianza con le reti dei pescatori.<br />

I Romani nascondevano questa muratura con un<br />

intonaco che ricopriva l’edificio ...<br />

Probabilmente questi resti appartengono a dei<br />

bagni costruiti in riva al mare.<br />

Il curato che mi aveva accompagnato mi spiegò<br />

in che modo si ricava il sale. Il procedimento è<br />

simile a quello delle altre saline di Sicilia.<br />

L’acqua viene fatta entrare dapprima nel bacino<br />

più grande B,B dal quale si fa passare nei bacini<br />

C,C e via via nelle altre vasche fino<br />

all’evaporazione completa. In capo a quindici<br />

giorni, a seconda delle condizioni del tempo, si<br />

ricavano due pollici e mezzo di sale da cinque<br />

pollici d’acqua. Quando il sale è ottenuto, lo si<br />

accumula sulla riva in mucchi a forma di<br />

piramide; là vengono a caricarlo con gli animali,<br />

così come rappresentato nella tavola”.<br />

Da: J. P. Hoüel, Voyage pittoresque…,<br />

Parigi 1871.<br />

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Le Isole Eolie: Luigi Salvatore<br />

d’Asburgo-Lorena<br />

DAI RACCONTI E IMPRESSIONI DI VIAGGIO ALLE IMMAGINI IN GOUACHE<br />

“Immerse nell’incantevole mare di Sicilia, queste<br />

piccole isole in modo straordinario avvinsero<br />

l’animo mio, sia che le scorgessi tra le raffiche<br />

impetuose di una fra quelle tramontane invernali,<br />

cui debbono forse il nome di Eolie, o che mi<br />

apparissero attraverso una fra le tante trombe<br />

marine che con tanta frequenza ivi accompagnano i<br />

temporali primaverili, ovvero i pampini nella calda<br />

estate, somiglianti a smeraldi nel ceruleo zaffiro del<br />

mare. Così le conobbi, mi furono egualmente care,<br />

sicché, terminata la descrizione delle Baleari, alle<br />

sette Lipari volli dedicata l’opera mia.<br />

Panaria<br />

Panaria, benchè la più piccola, è certamente la più<br />

graziosa delle isole Liparesi, un angolo del mondo<br />

veramente idillico. Dappertutto si ammirano<br />

meravigliose vedute panoramiche; dappertutto<br />

piccole case intonacate di bianco con colonne e<br />

pergolati, accanto alle quali cresce un rigoglioso<br />

fico od un carrubo e da dove si gode una ampia<br />

vista sul mare. Particolarmente bello, dietro la<br />

chiesa, è il gruppo del Timpuni con le sue rocce, i<br />

sorbi selvatici, gli ulivi, le canne, la bella vista sul<br />

mare e le isole di Basiluzzu e Dattilu. Nella parte<br />

sud-orientale dell’Isola c’è una caratteristica<br />

piccola insenatura, il Puortu Drauttu, dove le<br />

rocce sporgenti creano quasi una mezza luna ed<br />

abbracciano una spiaggia di sabbia pittosto fine e<br />

di colore rossiccio insieme ad alcuni scogli<br />

bagnati interrottamente dalla marea. È il porto<br />

principale di Panaria, dove le piccole navi<br />

possono ancorare abbastanza al sicuro. Presso la<br />

terrazza della casa di Sutta u Castieddu si trova<br />

una cisterna con acqua potabile. Vicino a questa<br />

casa non crescono, come nelle altre vicino al<br />

mare, i pergolati, per cui si rimedia con le canne<br />

… Dal Castieddu, il sentiero porta, alla Cuntrata<br />

du Castieddu, la quale composta di terreno<br />

lapilloso ed è coperta completamente da pergolati<br />

bassi che producono uva nera. A destra, un sentiero<br />

fiancheggiato da ulivi superbi, da fichi d’India e da<br />

cespugli di capperi, porta verso Drauttu …<br />

Alicudi<br />

La chiesetta di San Bartulumei si erge al centro<br />

dell’isola, quasi a metà altezza, in una superba<br />

posizione da cui si gode un’ampia vista sul mare.<br />

Sulla sinistra della chiesa s’innalza la torre<br />

campanaria; e davanti si estende la scarpata<br />

pianeggiante che domina i sottostanti dirupi della<br />

Sciara. Nei pressi si scorgono terrazzamenti e<br />

case isolate intonacate di bianco, mentre sull’altro<br />

lato si apre la vista sulle scoscese alture della<br />

Muntagna. Rivolgendo lo sguardo all’in giù si<br />

può ammirare la spiaggia di Bazzina verso cui<br />

tendono i terrazzamenti della Vaddi o Sgorbiu.<br />

A destra della chiesa, si riscontra l’imboccatura<br />

della cisterna ripiena di fresca e preziosa acqua<br />

… La terra davanti la chiesa è coltivata a<br />

melanzane, pepe spagnolo, zucche e pomodori,<br />

trai quali crescono anche due palme da datteri.<br />

Più in giù in una casetta posta nelle vicinanze,<br />

ombreggiata da un pergolato sostenuto da due<br />

Pulera, intonacati di bianco, da cui si gode una<br />

bella vista sul mare, si è soliti ospitare i<br />

carabianieri o altri visitatori di passaggio. Un<br />

sentiero conduce dalla chiesetta fino a Punta a<br />

Bazzina. Tra la chiesa e le case della Cuntrada o<br />

Sgurbiu, che sorgono dirimpetto, si estendono<br />

graziosi e lussureggianti pergolati (Preuli).<br />

Crescono qui anche isolati ulivi, sorbi selvatici, e<br />

castagni, i quali ultimi potrebbero costituire una<br />

vera ricchezza per tutta l’isola … Alicuri è, dopo<br />

Panaria, la più piccola delle Isole Eolie. Sulla sua<br />

base circolare insiste un unico cono. L’Isola è<br />

piuttosto brulla, molto simile in questo a Filicuri<br />

con la quale forma, per così dire, un gruppo<br />

diverso ed a sè stante, per caratteristiche, dalle<br />

altre Isole Lipari.<br />

Filicuri<br />

L’approdo più sicuro di Filicuri, resta quello di<br />

Picurini, abbastanza protetto dai venti del nord.<br />

Lungo la pietrosa spiaggia si allineano barche<br />

tirate a secco, tini ed altri attrezzi di proprietà dei<br />

pescatori di Milazzo che frequentano l’isola con<br />

assiduità. Si notano pure numerose nasse che<br />

appartengono però agli isolani. Picurini è un<br />

modesto agglomerato di case, in una delle quali<br />

lavora un bottaio. Due case contadine poste un<br />

po’ più in alto, mostrano superbi pergolati di<br />

Livedda, uva nera molto carnosa. Un sentiero per<br />

niente angusto, sale da Picurini fino alla chiesa.<br />

Superato il Vadduni e Picurini con i suoi<br />

strapiombi di lava grigia rivolti alla Muntagna e<br />

rocce ricoperte di fichi d’India su entrambi i lati,<br />

esso si inerpica tra massi rocciosi.<br />

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Stromboli<br />

La località Cuntrata di S. Vicienzu, è formata da<br />

un abitato di case sparse, in prossimità della<br />

chiesa, su un dolce pendio, ai piedi della<br />

montagna di Struognuli che digrada, fino alla<br />

riva, ricoperto da splendidi vigneti, in prevalenza<br />

di piccola e nera uva Passolina e tra i quali<br />

emergono le case che, in un meraviglioso<br />

contrasto, s’inseriscono col loro bianco<br />

abbagliante, nel ridente verde smeraldo<br />

delle pendici …<br />

San Vicienzu è certamente il posto più bello<br />

dell’isola, oltre che il più lontano dalla Fossa<br />

minacciosa.<br />

Di sera, quando il sole inclina, il cono del<br />

vulcano diffonde la sua benefica ombra sui<br />

pendii e sulla spiaggia di San Vicienzu il posto è<br />

particolarmente allettante anche per la sua<br />

piacevole frescura.<br />

La nera spiaggia di Rupiddu cinge, quasi come in<br />

una bordura d’agavi, il mare color zaffiro.<br />

Da San Vicienzu, la strada principale si snoda<br />

attraverso i vigneti rigogliosi, offrendo una bella<br />

vista all’acuminato Strombolicchio o, come lo<br />

chiamano qui, la Petra di Struognuli.<br />

Salina<br />

Salina è dopo Lipari, la più estesa, la più<br />

popolata e nel contempo la più ricca delle<br />

isole Eolie.<br />

È composta di due coni montuosi separati da una<br />

vallata, il più alto dei quali, 961,71 m<br />

rappresenta la più elevata cima delle Lipari.<br />

L’isola presenta, nel suo insieme, un aspetto<br />

verde e sorridente e le sue colline appaiono per<br />

lo più coperte di ginestra (Genista ephedrioides),<br />

Cytisus, Erica arborea, Rubia peregrina, filci<br />

(Pteris aquilina), Cistus incanu, assenzio.<br />

Le falde dell’isola sono ammantate da<br />

lussureggianti vigneti nel cui verde s’immergono<br />

i bianchi e graziosi sobborghi.<br />

Guardandola da lontano Salina assume un<br />

ingannevole color di metallo e le sue montagne,<br />

proprio per la loro altezza, appaiono<br />

difficilmente sgombre dalle nubi.<br />

Santa Marina, il centro più importante di Salina,<br />

si adagia tra i vigneti, le case sono aumentate di<br />

numero negli ultimi anni, hanno balconi, portici<br />

ed archi tondi. Altre più sontuose presentano,<br />

oltre al portico ed archi, anche un pergolato e i<br />

balconi con ringhiere di ferro.<br />

Proseguendo quasi in pianura lungo lo Stratuni<br />

fino al Baruni, si vedono agrumi e alberi da<br />

frutta intorno a tutte le casette e i muretti o filari<br />

di viti lungo la strada.<br />

Il Baruni è un agglomerato di casette rifinite<br />

con stipiti in pietra, i cui usci, a doppio battente,<br />

hanno la parte superiore mobile che funge da<br />

finestra, secondo le antiche usanze di Salina.<br />

Vulcano<br />

Vurcanu, la prima del gruppo delle Eolie che si<br />

incontra navigando verso queste isole dopo aver<br />

lasciato la costa settentrionale della Sicilia, dista<br />

solo ventuno miglia marine da Capo Calavà e<br />

ventuno miglia e mezzo da Capo Milazzo.<br />

L’isola, tipicamente vulcanica, aspra e selvaggia,<br />

dominata dal suo vasto e minaccioso cratere e<br />

contornata da scoscesi rocciosi che dilungandosi<br />

tracciano talvolta linee di sorprendente bellezza,<br />

assume nel suo insieme, caratteristiche così rare<br />

che è difficile poterne cancellare il ricordo, anche<br />

se si è vista una sola volta.<br />

È separata da Lipari, la maggiore del gruppo,<br />

verso cui offre una vista pittoresca, da un<br />

modesto canale marino non più largo di<br />

ottocento metri. La sua propaggine settentrionale<br />

è costituita dall’Istmo di Vurcanieddu collegato a<br />

Vurcanu da una piatta lingua di terra ai cui lati si<br />

aprono i due Porti di Livanti e di Punenti.<br />

Vurcanu è composta per lo più di materiali<br />

eruttivi. L’isola è quasi completamente brulla e<br />

incolta e le sue tinte bruciate e cupree le<br />

conferiscono un aspetto del tutto particolare.<br />

Solo sul versante sud, rivolto alla Sicilia, è<br />

possibile riscontrare qualche vegetazione: viti,<br />

fichi, e alcune querce sempre verdi.<br />

Vurcanu, è collegata a Vurcanieddu da una lingua<br />

di terra piatta e sabbiosa che forma, ai suoi due<br />

lati i porti di Punenti e di Livanti.<br />

Sul lato di ponente le onde si infrangono spesso<br />

con violenza e spinte dai venti raggiungono<br />

talvolta il centro della lingua di terra che,<br />

coltivata a giunchi, assume un aspetto palustre.<br />

Più protetto appare invece appare il versante del<br />

Puortu i Livanti, dove le onde, per la minore<br />

intensità del loro moto, riescono solo<br />

difficilmente a spingersi in profondità.<br />

È in questo porto, che costituisce anche<br />

l’approdo, che noi intendiamo sbarcare per<br />

intraprendere il nostro vagabondare tra le solatìe<br />

alture di quest’isola, i suoi dirupi selvaggi e le<br />

sue profonde gole, per poi ripartire via mare in<br />

un giro intorno all’isola che ci consenta di<br />

ammirare le sue favolose coste fatte di<br />

fantastiche rocce e affascinanti grotte. L’approdo<br />

è costituito da un molo in muratura su cui<br />

poggiano due gru per issare i battelli …<br />

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Lipari<br />

Lipari, la maggiore tra le isole dell’Arcipelago<br />

che da essa prende il nome, è anche la più<br />

popolata, la più fertile e la più affascinante.<br />

La sua forma subcircolare è interrotta solo da<br />

due promontori.<br />

Il primo, costituito da Munti Iaddina e da<br />

Munti a Uardia, termina a sud, proprio difronte<br />

a Vurcanu, con Punta a Crapazza; l’altro a nord,<br />

con Punta a Castagna.<br />

Tra i due promontori si interpone il duplice<br />

rilievo di Munti Rosa e Munti Mazzuni, che<br />

separa tra loro le insenature di Lipari e di<br />

Cannitu. L’interno dell’isola è dominato da una<br />

doppia massa centrale costituita da Munti<br />

Sant’Anciulu, e da Munti a Chirica che si<br />

collega a est col Munti Pilatu. Ad ovest, invece,<br />

il versante, tende a confondersi con gli altopiani<br />

di Quattrupana, Castiddaru, e Chianuconti,<br />

che, solcati da numerosi Vadduna, formano, in<br />

prossimità del mare, innalzamenti o Timpuna.<br />

La più gran parte dell’isola è destinata alla<br />

viticoltura e i ridenti Prieuli (vigneti) si<br />

arrampicano fin su i più erti pendii, cedendo il<br />

posto ai fichi d’India, dai frutti succosi e di un<br />

rosso acceso.<br />

Frequenti gli ulivi, i carrubi e i salici, utilizzati<br />

qui per legare le viti. Frequenti anche i fichi, i<br />

susini ed i mandorli; mentre nei luoghi meglio<br />

protetti vegetano aranci e limoni. Gli unici<br />

versanti incolti restano solo quelli esposti alle<br />

furie dei venti dell’ovest, la cui vegetazione<br />

spontanea è in prevalenza costituita da rovi,<br />

Inula viscosa, Nepita nepitella, Cistus, erica,<br />

felce, dafne e lentisco.<br />

Lipari gode di una posizione privilegiata rispetto<br />

alle altre Isole e il suo centro abitato sorge<br />

all’interno di una profonda insenatura protetta<br />

naturalmente da quasi tutti i venti ed esposta solo<br />

a quelli di est e di sud-est, mai irruenti, per la<br />

vicinanza delle coste della Sicilia e della Calabria<br />

che impediscono loro di diventare sostenuti.<br />

Talvolta, tuttavia, gli stessi venti, che<br />

imperversano violenti nello Stretto di Messina,<br />

possono indurre ad abbandonare gli ormeggi per<br />

un più sicuro riparo dietro la collina, verso<br />

Cannitu. La città è formata da una piattaforma<br />

lavica con pareti a strapiombo, dal Castieddu, e<br />

dall’abitato vero e proprio, le cui case si spingono<br />

verso l’interno, lambendo il mare solo in<br />

prossimità di Marina Longa, a nord, e di Marina<br />

Curta, a sud. A ovest digradano dolci pendii<br />

coltivati a ridenti vigneti e protetti, alle spalle,<br />

dalle alture di Munti Sant’Anciulu, Munti a<br />

Uardia e Munti Iaddina. I promontori di Munti<br />

Mazzuni e Munti Rosa, a nord e l’altro del<br />

Capparu, a sud, chiudono entrambi l’insenatura.<br />

Le vie della città sono acciotolate e rifinite con<br />

lunghi quadroni al centro ed altri più piccoli e<br />

trasversali ai lati. Per lo più tortuose, tranne via<br />

Vittorio Emanuele e via Garibaldi, che è la<br />

principale e in salita, esse sono totalmente strette<br />

che è possibile lambire la casa dirimpetto,<br />

tenendo una mano dall’altra …<br />

Muovendo dal molo dove i Liparuoti usano<br />

ormeggiare le loro barche più piccole e far<br />

sostare, solo temporaneamente, quelle di maggior<br />

stazza, che preferiscono tenere al sicuro nel porto<br />

di Messina, ci inoltriamo in questa singolare<br />

cittadina, miracolosamente sottratta, tuttora, al<br />

transito dei veicoli. L’approdo di Sutta o<br />

Ministieri presenta un banchina in muratura,<br />

ed è fiancheggiato da magazzini addossati alle<br />

grigie rocce di lava sporgente che sostengono<br />

l’antico Convento dei Francescani. Verso il molo<br />

piccolo si estende un tratto di spiaggia cosparsa<br />

di pietrisco e dalla quale emergono rustici<br />

ormeggi in pietra …<br />

Sul lato destro del Corso sorge l’antica<br />

costruzione del Seminariu delimitata da un muro<br />

con merli centinati nel quale si apre un ampio<br />

ingresso. Il luogo, detto Chianu o Puzzu, è<br />

formato da due spiazzi che si allargano difronte al<br />

Seminariu e dove si notano due pozzi, ciascuno<br />

sormontato da un arco di ferro.<br />

A piano terra si nota un portone centrale<br />

sormontato da un bassorilievo che raffigura<br />

San Vartulumeu con la scritta: ‘Advocatus et<br />

protector noster est’.<br />

Il consueto approdo di Lipari, sorge a Marina<br />

Corta nei pressi della Criesia i l’Animi o<br />

Priatoriu, che pare quasi galleggi sul mare, dove<br />

si trova un piccolo molo con alcuni ormeggi.<br />

Sulla spiaggia di Marina Curta, fiancheggiata su<br />

un lato da graziose case a due piani, di cui una<br />

fila si spinge fin sotto le rupi del Castieddu,<br />

vengono tirate a secco numerose imbarcazioni, le<br />

più grosse a destra e le più piccole a sinistra, ma<br />

soprattutto numerose barche di pescatori.<br />

Al centro della spiaggia si erge la statua del<br />

protettore di Lipari, San Vartulumeu”.<br />

Da: Luigi Salvatore d’Asburgo-Lorena, Die<br />

Liparischen Inseln, Praga 1893-98.<br />

45


STRUOGNULI DI NOTTE.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: L.S. HABSBURG-LORRAINE<br />

VURCANU I DUE PUORTI.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: L.S. DE HABSBOURG-LORRAINE<br />

PAN<strong>ARIA</strong> BASILUZZU<br />

STRUOGNULI.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: L.S. DE HABSBOURG-LORRAINE<br />

SALINA A MUNTAGNA E<br />

PUORRI.<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

DA: L.S. DE HABSBOURG-LORRAINE<br />

graphique: SILVANA SABATELLI 2006 - ojo.silgus@tiscali.it<br />

STRUOGNULI DI NOTTE<br />

VURCANU I DUE PUORTI<br />

PAN<strong>ARIA</strong> BASILUZZU STRUOGNULI<br />

SALINA A MUNTAGNA E PUORRI<br />

<strong>ARIA</strong> <strong>ACQUA</strong> <strong>TERRA</strong> <strong>FUOCO</strong><br />

EMOZIONI E TRAVOLGIMENTI<br />

NELLE IMMAGINI DEI VIAGGIATORI<br />

DAL VESUVIO ALLE EOLIE<br />

SELEZIONE DELLE OPERE ESPOSTE


Le Isole Eolie: Gaston Vuillier<br />

DAI RACCONTI E IMPRESSIONI DI VIAGGIO ALLE IMMAGINI IN GOUACHE<br />

“Guadagnammo a remi il porto di Lipari, ove<br />

demmo fondo all’ancora verso le due.<br />

Lipari con il suo castello costruito sulla rocca e<br />

le sue case disposte secondo le sinuosità del<br />

terreno, presenta un aspetto quanto mai<br />

pittoresco. Del resto, avemmo tutto il tempo di<br />

ammirare la sua posizione, considerate le<br />

innumerevoli difficoltà che ci fecero per<br />

lasciarci sbarcare.<br />

Le autorità, alle quali avevamo avuto<br />

l’imprudenza di ammettere che non venivamo<br />

per il commercio della pesca, il solo commercio<br />

dell’isola, e che non comprendevano che si<br />

potesse giungere a Lipari per altre ragioni, non<br />

volevano ad ogni costo lasciarci entrare.<br />

Alla fine, quando passammo attraverso un<br />

cancello i nostri passaporti che, per paura del<br />

colera, ci furono presi dalle mani con le<br />

gigantesche pinze, e una volta che si furono<br />

assicurati che venivano da Palermo e non da<br />

Alessandria o da Tunisi, ci aprirono il cancello<br />

acconsentendo di lasciarci passare.<br />

C’era un bel po’ di differenza tra questa<br />

ospitalità e quella di re Eolo.<br />

Si ricordi che Lipari altro non è che l’antica<br />

Eolia, dove Ulisse sbarcò dopo essere<br />

sfuggito a Polifemo.<br />

Ecco ciò che racconta Omero: ‘Arrivammo<br />

fortunatamente all’isola di Eolia, isola<br />

accessibile e conosciuta dove regna Eolo,<br />

l’amico degli dei. Un indistruttibile ed<br />

inespugnabile baluardo, circondato da rocce<br />

lisce e scoscese, cinge l’intera isola.<br />

I dodici figli del re costituiscono la principale<br />

ricchezza del suo palazzo; sei maschi e sei<br />

femmine tutti nel fiore della giovinezza.<br />

Eolo li tiene uniti tutti insieme e le loro ore<br />

trascorrono, vicino ad un padre e ad una<br />

madre degni della loro venerazione e del loro<br />

amore, in festini perenni e splendidi per<br />

abbondanza e varietà’.<br />

Non solo Eolo accolse Ulisse e lo festeggiò<br />

degnamente per tutto il tempo che lui e i suoi<br />

compagni rimasero a Lipari ma al momento<br />

della partenza gli fece dono anche di quattro<br />

otri dove erano rinchiusi i principali venti:<br />

Euro, Austro ed Aquilone. Solamente Zefiro<br />

era rimasto libero ed aveva ricevuto l’ordine<br />

dal suo sovrano di spingere felicemente il re<br />

fuggitivo verso Itaca.<br />

Sfortunatamente, però, l’equipaggio della nave<br />

che Ulisse governava ebbe la curiosità di vedere<br />

cosa racchiudevano quegli otri così ben gonfi ed<br />

un bel giorno li aprì. I tre venti, quanto mai felici<br />

di essere liberi, dacchè da qualche tempo erano<br />

rimasti prigionieri negli otri con un sol colpo<br />

d’ali si slanciarono nel cielo, dove ingaggiarono<br />

a mò di gioco una tale lotta che tutte le navi di<br />

Ulisse furono distrutte e solo lui riuscì a salvarsi<br />

su di una tavola.<br />

Il vento soffiava impetuoso sulla cima, e<br />

siccome eravamo fradici di sudore,<br />

approfittammo del riparo che ci offrivano alcuni<br />

massi di lava. Le fumarole della pendice ci<br />

coprivano di vapori sulfurei, e soltanto a tratto<br />

distinguevamo il paesaggio. In lontananza, oltre<br />

la piana, si vedeva la spiaggia, la montagna<br />

ardente, lo spoglio Vulcanello, specie di suolo<br />

lunare, e la baia di Ponente dove le onde si<br />

infrangevano sugli scogli. Infine appariva Lipari,<br />

sfumata nella nebbia.<br />

Alla fine arrivammo al cratere. Dimenticai la<br />

fatica dinanzi al quadro che si offriva ai miei<br />

occhi. Ero sull’orlo di un imbuto gigantesco,<br />

e da tutte le parti delle striature nere,<br />

sanguigne o sulfuree convergevano<br />

rimpicciolendosi verso il fondo.<br />

Lì, come in una mostruosa caldaia, una massa<br />

rossastra cosparsa qua e là di cenere si muoveva,<br />

si agitava, si gonfiava, scoppiava, si appiattiva,<br />

crepitava. Un rumore infernale saliva dal fondo<br />

del cratere, e i vapori che fuoriuscivano<br />

annebbiavano il cielo sopra le nostre teste. Il<br />

terreno tremava sotto i piedi, bruciava ed era<br />

difficile restare fermi a lungo.<br />

Un vago timore mi aveva afferrato, si era<br />

impadronito anche degli altri, si vedeva<br />

facilmente. Solo il capitano sembrava calmo in<br />

mezzo ai vapori, gli occhi fissi sull’abisso.<br />

Si abbassò, spinse un blocco di lava che rotolò e<br />

andò ad affondare nelle profondità incandescenti.<br />

Allora lo imitammo tutti e le pietre cominciarono<br />

a rotolare senza interruzione. Alcune, arrivate in<br />

fondo al cratere, scoppiavano, altre<br />

s’inabissavano con un rumore sordo nella<br />

materia fusa scoppiettante”.<br />

Da: Gaston Vuillier, La Sicile, impressions du<br />

present et du passé, Parigi 1896.<br />

47


PARCO OMERICO<br />

DEI VULCANI EOLIANI<br />

A. PIGNATELLI MANGONI<br />

STROMBOLI<br />

VINCENZO CABIANCA<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

48


Parco Omerico dei luoghi letterari eoliani<br />

Vincenzo Cabianca e Adriana Pignatelli Mangoni<br />

Ho voluto integrare questo viaggio per immagini<br />

nella storia, nell’arte, nella cultura, nella natura,<br />

con un ulteriore viaggio che, assieme a Cenzi<br />

Cabianca, abbiamo compiuto attraverso la<br />

letteratura sulle isole Eolie da Omero ed<br />

Aristotele all’attualità, a Malaparte, a Sciascia, a<br />

Consolo, a Bernabò Brea e Madeleine Cavalier.<br />

Il nostro viaggio ha avuto come fine la<br />

costituzione di un parco letterario eoliano,<br />

articolato in due sezioni, una museale nel<br />

Castello, l’altra, all’aperto, in tutte le isole, nei<br />

luoghi di ispirazione letteraria.<br />

La prima sezione museale ha come punto di<br />

partenza i testi delle opere, tra le quali spiccano<br />

quelle di molti autori francesi che in alcuni casi<br />

sono anche autori o committenti delle gouaches<br />

illustrative. Tra questi l’Abbé de Saint-Non,<br />

Dolomieu, Hoüel, Vuillier, Dumas.<br />

Ciascun testo è affiancato dal suggerimento<br />

dell’itinerario e dalla localizzazione del luogo<br />

letterario.<br />

Il secondo parco, territoriale, all’aperto, è<br />

costituito dai luoghi d’ispirazione letteraria.<br />

Questi ultimi dovrebbero essere arricchiti da<br />

apparati didattici in loco, realizzati come leggii<br />

(tipo spartiti musicali), che propongono selezioni<br />

dei testi letterari da loro ispirati, con notizie sugli<br />

autori, sulla loro collocazione culturale, storicoumanistica<br />

o scientifica e una indicazione<br />

topografica all’interno dell’itinerario di<br />

rivisitazione eventualmente integrata con le altre<br />

valenze culturali, archeologiche, vulcanologiche,<br />

bio-geografiche, etno-antropologiche, etc.<br />

Nel caso di altri parchi letterari, l’identità<br />

territoriale nasce dalla celebrazione poeticoletteraria<br />

di piccoli luoghi, altamente semiotici, di<br />

una tomba fraterna, di un viale di cipressi,<br />

dell’infinito oltre una siepe, da parte di grandi<br />

poeti. Alle Eolie, l’identità territoriale nasce da un<br />

arcipelago di piccole isole, da sommità emergenti<br />

dal mare di apparati vulcanici di un arco<br />

magmatico sommerso, con fenomeni vulcanici<br />

che affascinano l’immaginario collettivo e ne<br />

fanno un teatro dell’immaginazione e della storia.<br />

Sulla loro eccezionalità, poeti, narratori, saggisti,<br />

viaggiatori, artisti, registi, scienziati, hanno<br />

sviluppato, formalizzato e comunicato le loro<br />

interpretazioni letterarie. Una situazione nella<br />

quale non è la letteratura che dà identità al luogo,<br />

ma il luogo che genera il fenomeno letterario,<br />

tanto più straordinario in quanto la stessa cosa<br />

viene vista da tanti soggetti e da tante culture con<br />

ottiche diverse. Queste interpretazioni<br />

dell’identità eoliana, a partire dall’idea del<br />

profondo, del sacro, del divino, del misterico, del<br />

fantastico e del magico, si sono sviluppate<br />

attraverso le tradizioni popolari e i racconti degli<br />

eruditi sino alle attuali interpretazioni scientifiche<br />

e comunicazioni multimediali, contribuendo ad<br />

un nuovo umanesimo emergente.<br />

La particolare e straordinaria identità delle Eolie<br />

le rende un ‘arcipelago culturale’ di luoghi<br />

semiotici, celebrati nel tempo dalla letteratura.<br />

Le Eolie quindi come teatri di ispirazioni ed<br />

interpretazioni che sono variati al variare delle<br />

conoscenze e culture delle varie epoche e delle<br />

occasioni d’incontro nel processo evolutivo<br />

storico. In somma sintesi, il sentiero della<br />

letteratura ispirata dalle Eolie si sviluppa nel<br />

tempo, dal mito omerico dell’Odissea, alle<br />

descrizioni scientifiche di Plinio, alle maschere<br />

della letteratura teatrale classica del culto di<br />

Dioniso, alle descrizioni geografiche da<br />

Strabone ad Idrìs.<br />

Dalle leggende medioevali, alle interpretazioni,<br />

all’alba del metodo scientifico applicato alle<br />

scienze della terra, alle interpretazioni scientifiche<br />

e rappresentazioni di Spallanzani, Dolomieu, ai<br />

paesaggi di Hoüel, alle letture dei viaggiatori<br />

come Dumas e Vuillier, alle eccezionali immagini<br />

dell’opera di Luigi Salvatore d’Austria con i suoi<br />

otto volumi sulle Eolie alla fine dell’Ottocento.<br />

Il viaggio si estende sino alle più recenti presenze<br />

letterarie di Malaparte, Sciascia e Consolo,<br />

all’opera scientifica del Gruppo Nazionale di<br />

Vulcanologia, attuale punta di diamante della<br />

ricerca scientifica in Italia, all’opera archeologica<br />

di Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, o<br />

etnoantropologica di M. Maffei e di Todesco, o<br />

relativa al paesaggio strutturale di tutti i Beni<br />

Culturali del Patrimonio Eoliano di V. Cabianca,<br />

ai documentari sottomarini del Principe Alliata,<br />

ai films di Dieterle, Rossellini e Moretti, sino alle<br />

regíe televisive umanistiche di G. Bongiorno e<br />

scientifiche di T. Mercuri.<br />

La secolare celebrazione letteraria delle Eolie ha<br />

anticipato nel corso del tempo la recente<br />

(28/11/2000) iscrizione delle Eolie nella lista dei<br />

luoghi riconosciuti dall’UNESCO come<br />

“Patrimonio dell’Umanità”<br />

49


Il teatro delle Eolie: Vincenzo Cabianca<br />

IL TEATRO DELLA VIOLENZA<br />

la Forgia Vecchia<br />

il terrore<br />

dell’anno mille<br />

che si avvicina<br />

la paura<br />

di una massiccia<br />

colata di lava che incombe<br />

con demoni<br />

invitanti<br />

tra le fiamme<br />

anno duemila<br />

un volgare<br />

e travolgente arrembaggio<br />

ai segni della paura sopita<br />

IL TEATRO DEI MITI<br />

come Enea a Didone<br />

come Odisseo a Calypso<br />

ed a Nausica<br />

raccontami<br />

e riraccontami<br />

una volta ancora<br />

la storia<br />

del nostro amore<br />

Il poeta conduce la Donna Amata a visitare il teatro<br />

della violenza, dell’orgasmo della terra,<br />

espresso dalle minacciose immagini delle colate laviche<br />

degassate, finali, che si arrestano con il<br />

fronte gonfio a segnare un limite fisico all’audacia<br />

sconsiderata degli abusivi ed al sonno degli<br />

amministratori.<br />

La Donna Amata spiega ad alcuni viandanti che<br />

hanno assistito al discorso del poeta come la violenza<br />

non sia quella della colata ma quella dell’abusivismo<br />

edilizio.<br />

La Donna Amata chiede al suo poeta di parlarle<br />

una volta ancora delle Eolie come teatro dei miti,<br />

di Odisseo, di Eolo e della sua reggia, di Calypso,<br />

di Ogygia, delle Planktai del racconto di<br />

Circe, di Hyerà, dell’Isola Sacra, dell’Isola dei<br />

Morti, della fucina di Efesto, delle leggende medioevali,<br />

dell’ingresso all’inferno cristiano, di<br />

Teodorico gettato nel cratere da Simmaco e da Papa<br />

Giovanni, sino al passaggio dal mito alla leggenda<br />

e da questa alla storia di una richiesta<br />

che ancora una volta si ripete nel loro amore.<br />

V. Cabianca - Poesia della Scienza - Vol. XI - Il Teatro delle Eolie - Roma 2004<br />

50


VULCANI<br />

altri li adorano<br />

con sacrifici umani<br />

altri come dimore di Titani<br />

altri come regge di Efesto<br />

altri come bocche dell’Inferno<br />

altri come frutti della geodinamica<br />

altri come finestre sul profondo<br />

di un pianeta in lento degasamento<br />

altri come matrici della vita<br />

io<br />

come storia di tutto questo<br />

come emergenze percettive<br />

configuranti<br />

del paesaggio semiotico-strutturale<br />

connotanti<br />

del paesaggio storico-percettivo<br />

e come patrimonio<br />

intangibile<br />

dell’umanità<br />

La accorta risposta del poeta alla sospettosa Sirena Lighea che lo ha<br />

maliziosamente interrogato alla ricerca di ulteriori segrete ragioni di<br />

tanto amore per i vulcani dell’arco insulare Eoliano.<br />

V. Cabianca - Poesia della Scienza - Vol. XI - Il Teatro delle Eolie - Roma 2004<br />

51


OMERO<br />

Il Castello di Lipari nella seconda metà del sec. XVIII (Da L.Spallanzani, Viaggio alle Due Sicilie etc., Pavia. 1972).<br />

I luoghi letterari Eoliani:Il Castello di Lipari<br />

I commentatori antichi dell’Odissea interpretano l’isola Aeolia come<br />

Lipari, l’Acropoli come la mitica dimora del re degli Eoli, Eolo Ippodate,<br />

re dei venti, ospite di Ulisse, e vedono nei fianchi della cupola di ristagno<br />

lavico le “mura di bronzo che la cingono tutta”.<br />

Illustraz. da: G. Iacolino, I Turchi alla Marina di Lipari, Lipari,1985, p.190 - Testo da: G.A.Privitera (trad.di), Omero, Odissea, X-1-24, Mondadori 1981<br />

Omero


I luoghi letterari Eoliani: Il Castello di Lipari - sede -<br />

Oggi il Castello si propone, con il Museo Eoliano , con le sezioni di archeologia<br />

preistorica e classica, epigrafica, di archeologia sottomarina, vulcanologia,<br />

paleontologia del quaternario, di biogeografia evolutiva e le auspicati sezioni etnoantropologica,<br />

letteraria, dei viaggi dell’Arciduca, del confino politico, dei Beni<br />

Culturali Territoriali, come Centro Culturale Umanistico e Scientifico della<br />

conoscenza e della comunicazione della conoscenza della Cultura Eoliana.<br />

Il Castello diviene simbolo del trionfo della cultura nel passaggio da luogo di confino<br />

a luogo di sempre maggiore accessibilità alla conoscenza ed alla fruizione dei valori<br />

della molteplice identità culturale Eoliana.<br />

Nella ex gendarmeria del Castello potrebbe essere collocata la parte Museale<br />

introduttiva del Parco Letterario, nella quale potranno essere esposte, in forma estesa,<br />

le opere, gli itinerari, le immagini dei luoghi d’ispirazione che successivamente<br />

potranno essere visitati sul territorio, a sua volta didascalizzato in un rinvio continuo<br />

tra luoghi di ispirazione ed opere letterarie e viceversa. In alcune sezioni museali è<br />

possibile sviluppare una integrazione tra aspetti scientifici e letterari attraverso la<br />

storia delle idee relative a quella disciplina. Nel caso, ad esempio, della sezione<br />

Vulcanologica, introducendo un segmento storico dedicato a Dolomieu e a<br />

Spallanzani che hanno ricercato nei testi letterari antichi notizie relative al Vulcanismo<br />

eoliano che poi hanno avuto cura di verificare sui luoghi e tentare di interpretare in<br />

forma protoscientifica.<br />

Il complesso del confino politico sull’Acropoli, prima conquistato e trasferito dal<br />

demanio carcerario a quello della pubblica istruzione, poi trasformato in grande<br />

sistema museale, al chiuso e all’aperto, a partire dalla fine della seconda guerra<br />

mondiale da L. Bernabò Brea e M. Cavalier, autori di un eccezionale opera scientifica<br />

in oltre dieci volumi sull’archeologia Eoliana, é divenuto “Museo Archeologico<br />

Regionale L. Bernabò Brea” e, sotto la guida dei suoi successori, continua ad<br />

arricchirsi di nuove sezioni, sistemazioni e mezzi di comunicazione multimediale<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Praga 1894, vol. III, p.2 - Testo da: Cabianca V. - Pignatelli M. A. : Tra Prometeo ed<br />

Hermes: Intervista sul Piano dei Beni Culturali Territoriali Eoliani - Palermo 2003.


TERRITORIO LETTERATURA / LETTERATURA - TERRITORIO<br />

I luoghi letterari Eoliani nell’interpretazione dell’Odissea<br />

Il viaggio di Ulisse, non è solo un viaggio geografico tra territori, ma un<br />

viaggio metaforico attraverso le culture del mediterraneo e i culti<br />

dell’epoca.<br />

Come tale è una testimonianza e una guida alla geografia ideologica<br />

complessiva del mondo protostorico, visto come teatro di lotte tra Divinità<br />

con psicologie, interessi, comportamenti e vizi del tutto mortali.<br />

Un mondo nel quale gli Dei danno un nome a categorie di valori e<br />

disvalori, che costituiscono ancora poli dialettici psicanalitici<br />

dell’interpretazione dei comportamenti individuali e collettivi, oltre a<br />

riferimenti letterari e matrici della storicità della cultura e dell’arte<br />

classica.<br />

Nel Parco Letterario i supporti didattici (collocati nei Visitors Centers a<br />

premessa delle visite sul territorio e lungo gli itinerari, la sentieristica<br />

culturale, i luoghi d’ispirazione letteraria) che legano territorio e<br />

letteratura sono finalizzati a stimolare nuove connessioni mentali, nelle<br />

quali la percezione spaziale ha sempre dimensione storica, e la storia è un<br />

flusso - non solo di eventi - ma di interconnessi contesti di sitemi<br />

ideologici, culturali, economici, politici fra loro fortemente integrati.<br />

Il Parco Letterario veicola quindi il territorio nella letteratura e la<br />

letteratura all’interno del territorio.<br />

Illustraz. da: A.- H.H. Wolf, Die Wirkliche Reise des Odysseus - Zur Rekonstruktion des Homerischen Weltbildes, Monaco - Vienna 1983, pp.198/199 - Testo da:<br />

Cabianca V. - Pignatelli M. A. : Tra Prometeo ed Hermes: Intervista sul Piano dei Beni Culturali Territoriali Eoliani - Palermo 2003.


H.H. WOLF<br />

I luoghi letterari Eoliani:<br />

Le componenti Omeriche del Parco Letterario Eoliano.<br />

- Il viaggio di Ulisse secondo A. Wolf e H. H. Wolf.<br />

Il “nostos”, il ritorno, il viaggio etico di Odisseo, attraverso la conoscenza<br />

ed il superamento dei vizi umani da sconfiggere per riconquistare la casa e<br />

la famiglia, (punto di partenza e di arrivo della morale Omerica), ed il<br />

viaggio (di contrappunto) espressione della tensione verso la conoscenza<br />

dell’ignoto, hanno riferimenti geografici, connessi ovviamente con la<br />

cosmografia dell’ VIII a.C..<br />

La dimenticanza di questo parametro temporale ha prodotto nel tempo,<br />

interpretazioni infinite, connesse con le realtà geografiche che si andavano<br />

progressivamente scoprendo, passando dall’area della Magna Grecia, al<br />

Mediterraneo, all’Atlantico, al Baltico, al mondo intero.<br />

Una sezione del Parco Letterario sarà dedicata alla presenza letteraria di<br />

Odisseo alle Eolie, nelle varie ipotesi intrepretative che coinvolgono:<br />

Lipari Sud (Planktai), Vulcano e Vulcanello in formazione (Scilla e<br />

Cariddi), Lipari e Stromboli (reggia di Eolo), Panarea Isolotti (Calypso,<br />

isola di Ogygia).<br />

Il supporto fornito dallo straordinario studio di A. e H. H. Wolf delle<br />

interpretazioni geografiche nel tempo del viaggio di Ulisse, consente di<br />

presentare 82 tabelloni di straordinario interesse, nella sezione letteraria<br />

museale prodromica alla visita dei luoghi, molto implicanti anche per il<br />

valore aggiunto delle ipotesi formulate da tanti studiosi dall’epoca classica<br />

ad oggi.<br />

Illustraz. da: A.- H.H. Wolf, Die Wirkliche Reise des Odysseus - Zur Rekonstruktion des Homerischen Weltbildes, Monaco - Vienna 1983, p.186 - Testo da:<br />

Cabianca V. - Pignatelli M. A. : Tra Prometeo ed Hermes: Intervista sul Piano dei Beni Culturali Territoriali Eoliani - Palermo 2003.


I luoghi letterari Eoliani: Le Planktai<br />

OMERO<br />

Le rupi erranti con le colombe omeriche:<br />

“Tante ne inghiotte la rupe, altrettante ne genera il sommo Giove”<br />

La visione estiva delle Planktai, dall’alto del ponte di una nave rende i due<br />

scogli credibili -come luogo Omerico- solo per le colombe di Zeus (tante ne<br />

divora la rupe, altrettante ne rigenera il sommo Giove). Una visione invernale<br />

da uno scafo di dimensioni protostoriche rende molto più attendibile l’idea<br />

dell’ agguato delle alte rupi e del grande pericolo incombente anche in<br />

relazione all’attività dell’area tra Vulcano e le Planktai stesse, dove all’inizio<br />

del II sec. A.C. comincerà ad affiorare Vulcanello dal mare.<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, 1894, vol.III,p.152 - Testo da: G.A.Privitera (trad.di), Omero, Odissea, 1981, XII,55-65.<br />

Omero


I luoghi letterari Eoliani:<br />

ARISTOTELE<br />

“L’organo di Eolo” nella illustrazione di Hoüel dal “Voyage pittoresque<br />

aux Isles de Sicile, de Malta et de Lipari”, terma romana i cui condotti<br />

fittili parietali per l’aria calda furono a lungo interpretati come canne<br />

dell’organo del Dio dei venti.<br />

Illustraz. da: Jean Houel, Viaggio Pittoresco alle Isole Eolie - Testo da:Pagliara - Fonti letterarie in Bernabò Brea L. - Cavalier M., Meligunìs<br />

Lipara, VIII/2, Palermo 1995, p. 48.


I luoghi letterari Eoliani:<br />

DIODORO SICULO<br />

Nell’immagine in primo piano l’imbocco dell’antico porto di Lipari, interratosi<br />

nel tempo. Il mare entrava con due lunghi porto-canali, a Nord sino all’attuale<br />

zona del Seminario vescovile, a Sud sino all’attuale Via Roma. Dal Porto<br />

Grande di Sottomonastero si accedeva all’Acropoli, mitica dimora di Eolo,<br />

secondo Diodoro Siculo che trasferisce il mito degli Eoli dalla leggenda alla<br />

Protostoria nel racconto della colonizzazione Ausona di Lipari dall’Italia<br />

Meridionale, evento che trova riscontro negli scavi archeologici dell’Ausonio I e<br />

II. Studi recenti dovuti a L. Bernabò Brea e M. Cavalier consentono di attribuire<br />

alla popolazione greca degli Eoli l’insediamento di Capograziano I, nel XXI<br />

sec., un millennio prima degli eventi tramandati da Diodoro Siculo.<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Praga 1894, vol. IIIV, p.6 - Testo da: Pagliara - Fonti letterarie antiche in Bernabò<br />

Brea L. - Cavalier M., Meligunìs Lipara, Palermo 1995, p. 65.


I luoghi letterari Eoliani:<br />

PLINIO IL GIOVANE - DIODORO SICULO<br />

Le cave di allume di Vulcano sono state intensamente sfruttate sino all’ultima<br />

eruzione della Forgia Vecchia attraverso il lavoro dei coatti e sono oggi in corso<br />

di sistemazione per una visita più sicura nell’ambito del costituendo Parco<br />

Termale che può essere opportunamente arricchito dalla componente letteraria.<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Praga 1894, vol. I, p.8 - Testo da Pagliara in: Bernabò Brea L. - Cavalier M.,<br />

Meligunìs Lipara,VIII/2, Palermo 1995, p. 31-32 Giustolisi III° vol.


S. WILLIBALD<br />

I luoghi letterari Eoliani: Il cono di pomice del Pilato<br />

Il cratere interno del cono di pomice del Pilato con le radici della celebre<br />

colata lavica ossidianica delle Rocche Rosse.<br />

Da questo cratere vennero esplose le pomici che formando il soffice cono<br />

tephritico del Pilato impedirono a S. Willibald (727 d.C.) di vedere “qualis<br />

esset intus ille infernus” come nel racconto sotto riportato.<br />

Willibald<br />

IIllustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Praga 1894, vol. III, p.61 - Testo da: Bernabò Brea L., Le Isole Eolie dal Tardo<br />

Antico ai Normanni, Ravenna 1988, p.42.


P. CAMPIS<br />

I luoghi letterari Eoliani: Fossa di Vulcano<br />

L’invaso del cratere della Fossa Vulcano vista come una delle “voragini”<br />

di accesso all’inferno Cristiano nel paesaggio ideologico della letteratura<br />

medioevale.<br />

I testi, sia in latino ecclesiastico di facile lettura, sia nella lingua italiana<br />

di Pietro Campis del XVII sec., riportati nel Disegno Historico della nobile<br />

et fidelissima Città di Lipari (1694), sono tra le più straordinarie pagine di<br />

letteratura ispirate dall’attività eruttiva o secondaria dei vulcani Eoliani<br />

alla religiosissima struttura mentale degli autori.<br />

I diavoli del cratere di Vulcano ricacciati nell’inferno dall’arcangelo<br />

Michele, collaboratore di S.Calogero nell’opera di bonifica delle isole dai<br />

demoni su “comandamento del Pontefice Giovanni” (Summus Pontifex<br />

dedit illi potestatem fugandi daemones...).<br />

P. Campis<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Vienna 1894, vol. I, p.13 - Testo da: P. Campis, Disegno Historico della nobile e<br />

fidelissima Città di Lipari, 1694, Lipari 1980 p.175.


P. CAMPIS<br />

I luoghi letterari Eoliani:La Pirrera della Forgia Vecchia sopra Canneto<br />

La Pirrera (il luogo del fuoco), ha rappresentato un incubo per gli eoliani<br />

in epoca medioevale, sino all’eruzione finale della enorme colata lavica<br />

degassificata di ossidiana della Forgia Vecchia che ha squarciato l’orlo<br />

del cratere - visibile nell’immagine - fermandosi subito a monte della<br />

spiaggia di Canneto.<br />

L’interpretazione letteraria del fenomeno, - nella ideologia medioevale,<br />

ben consolidata anche nel testo del Campis che la riporta alla fine del<br />

‘600 - attribuisce l’esaurimento dell’eruzione alle preghiere del<br />

benemerito San Calogero, cacciatore dei demoni dalle isole.<br />

Sempre secondo Campis “Dalla Pirrera, ricavato l’allume si trasportava a<br />

Parmito, dove si purificava e riduceva alla perfezione dovuta”<br />

P. Campis<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Praga 1894, vol. III, p.64 - Testo da: P. Campis, Disegno Historico della nobile e<br />

fidelissima Città di Lipari, 1694, Lipari 1980, p.181.


G. VUILLIER<br />

I luoghi letterari Eoliani: cratere di Vulcano<br />

I diavoli del cratere di Vulcano - ricacciati nell’inferno dall’arcangelo Michele,<br />

collaboratore di S.Calogero nell’opera di bonifica delle isole dai demoni su<br />

“comandamento del Pontefice Giovanni” (Summus Pontifex dedit illi<br />

potestatem fugandi daemones...) -, sono ancora visti con convinzione dagli<br />

abitanti di Lipari e da Don Santo nella cena con Vuillier, alla fine del ‘800.<br />

G. Vuillier<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Palermo 1894, VIII, p.2 - Testo da:P. Campis, Disegno Historico della nobile e fidelissima<br />

Città di Lipari, 1694, pp.174/175 - Testo da:G. Vuillier, Escursione alle Eolie, Impressioni del Presente e del Passato, Lipari 1989, pp. 28-30.


I luoghi letterari Eoliani:<br />

P. CAMPIS<br />

Le sorgenti termali di San Calogero, utilizzate (cfr. L. Bernabò Brea e M.<br />

Cavalier) sin dall’epoca Micenea, le cui acque,scomparse, furono fatte<br />

riemergere dal Santo Monaco nel corso della bonifica delle Isole Eolie dai<br />

demoni operata per incarico del Pontefice Giovanni, secondo la leggenda<br />

medioevale. (Campis)<br />

D. de Dolomieu<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, 1894, vol. III, p.99 - Testo da: D. de Dolomieu, Voyage aux Iles Lipari, fait en 1781 -<br />

ed. C.S. Lipari 1980.


I luoghi letterari Eoliani:<br />

Il cratere del neo-Stromboli<br />

P. CAMPIS - DOLOMIEU<br />

P. Campis<br />

Dolomieu<br />

Illustraz. da:Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Praga 1894, vol. VII, p.25 - Testo da: P. Campis, Disegno Historico<br />

della nobile e fidelissima Città di Lipari, 1694 Lipari 1980; De Dolomieu D., Voyage aux Iles Lipari, fait en 1781 - ed. C.S. Lipari 1980.


I luoghi letterari: Il Castello di Lipari<br />

GIOVAN ANDRÌA DI SIMÒN<br />

“La devastazione del Castello di Lipari da parte di Karouin Barbarossa,<br />

Ammiraglio di Solimano il Magnifico” di Giovan - Andrìa di Simòn 1544<br />

edizione critica di G. Iacolino 1985.<br />

La tragedia in versi é stata recitata nel 1986, in una indimenticabile edizione,<br />

dagli studenti dell’Istituto Tecnico Commerciale di Lipari, nel sagrato di San<br />

Bartolicchio in occasione del Convegno sull’Arciduca Luigi Salvatore<br />

d’Austria alle Eolie.<br />

Illustraz. da: G. Iacolino, I Turchi alla Marina di Lipari, 1985, p.162 - Testo da: G. Iacolino, I Turchi alla Marina di Lipari, Lipari 1985, p.110.


I luoghi letterari Eoliani:<br />

L. SPALLANZANI<br />

Lazzaro Spallanzani, grande naturalista della seconda metà del VIII sec.,<br />

possiede una sicura cultura umanistica di base che lo porta a svolgere<br />

sempre indagini propedeutiche storico-letterarie con verifica sul campo<br />

allo scopo di capire quali verità oggettive relative ai temi della sua ricerca<br />

scientifica, si nascondano dietro i testi antichi.<br />

Nel caso di Scilla e Cariddi, esaminati Omero (Odissea XII, 73-79 / 85-86<br />

/104-106) e Virgilio (Eneide III, 420-428), Spallanzani conclude dicendo:<br />

“Io non ho avuto difficoltà di valermi de’ versi d’un poeta, in un libro<br />

consacrato alla ricerca della verità …”.<br />

Stanislao Nievo nel II volume dedicato ai Parchi Letterari, propone<br />

Spallanzani come dedicatario di un parco di Scilla e Cariddi.<br />

Alle Eolie Spallanzani, incrociando aspetti umanistici ed osservazioni<br />

scientifiche dirette, ci offre in tre tomi (tomo II: cap.X-XV, pp.1-231; tomo<br />

III: cap.XVI-XXII, pp.1-348; tomo IV: cap.XXIII-XXIV, pp.5-83) un grande<br />

parco letterario potenziale dei riflessi e della partecipazione italiana alla<br />

tensione ed alla ricerca illuministica europea.<br />

Illustraz. da: Spallanzani L., Destinazione Eolie (1788) -dall’opera:”Viaggi alle due Sicilie”- Prologo e Saggio sul ”Settecento Liparitano” di G.Iacolino, Lipari 1993,<br />

p.171 - Testo da: Cabianca V. - Pignatelli M. A. : Tra Prometeo ed Hermes: Intervista sul Piano dei Beni Culturali Territoriali Eoliani - Palermo 2003.


J. HOÜEL<br />

I luoghi letterari Eoliani: Le Stufe di San Calogero.<br />

J. Hoüel<br />

Illustraz. da: J. Hoüel, Viaggio Pittoresco alle Isole Eolie, Marina di Patti 1987, p.43 - Testo da: J. Hoüel, Viaggio Pittoresco alle Isole Eolie,<br />

Marina di Patti 1987, p.42.


J. HOÜEL<br />

I luoghi letterari Eoliani: La Salina di Lingua in una incisione di fine ‘700<br />

J. Hoüel<br />

P. Campis<br />

Illustraz. da: J. Hoüel, Viaggio Pittoresco alle Isole Eolie, Marina di Patti 1987, p.47 - Testo da: J. Hoüel, Viaggio Pittoresco alle Isole Eolie,<br />

Marina di Patti 1987, p.46.


I luoghi letterari : La Fossa<br />

P. CAMPIS - S. GREGORIO MAGNO<br />

Il gran cratere di Vulcano e le leggende medioevali (dai dialoghi di S.<br />

Gregorio Magno).<br />

Orlo del cratere dal quale S. Calogero vede “ad hora nona” papa Giovanni<br />

e Simmaco, Senatore Romano, “precipitare” nell’inferno il re Teodorico.<br />

Illustraz. da: J. Hoüel, Viaggio Pittoresco alle Isole Eolie, Marina di Patti 1987, p.23 - Testo da: P. Campis, Disegno Historico della nobile e fidelissima<br />

Città di Lipari, 1694, Lipari 1980 p.178-179.


A. DUMAS<br />

I luoghi letterari Eoliani: Il Convento di S. Francesco<br />

Il convento di San Francesco sulla civita del castello di Lipari, in cui fu ospite<br />

A. Dumas nel corso della sua visita alle Eolie con Jadin e il fido Milord.<br />

A. Dumas<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Praga 1894, VIII, p.22 - Testo da: A.Dumas, Viaggio nelle Eolie, Parigi 1855, pp.14, 16.


G. VUILLIER<br />

I luoghi letterari Eoliani: La fossa di Vulcano nel 1891<br />

G. Vuillier<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Praga 1894, vol. I, p.18 - Testo da: G. Vuillier, Escursione alle Eolie, Impressioni del<br />

Presente e del Passato, Lipari 1989, pp. 26/27.


ARCIDUCA LUIGI SALVATORE D’AUSTRIA<br />

I luoghi letterari Eoliani: Vulcano e Lipari sud visti da Quattrocchi<br />

La straordinaria morfologia della costa sud occidentale di Lipari generata<br />

dalla grande fagliazione che va da Salina, a Lipari occidentale, a Vulcano,<br />

a Capo Calavà, a Tindari, a Letojanni, sino a Malta e oltre.<br />

L’Arciduca Luigi Salvatore d’Austria non sa nulla di tutto questo ma, con<br />

grande sensibilità nei confronti della morfologia di un paesaggio<br />

determinato dalla sua matrice tettonico-strutturale, sceglie una visuale che<br />

mette in evidenza la faglia che ha sollevato di 60m. tutta la costa<br />

occidentale tranciando i vulcani del primo periodo di Lipari, sollevando e<br />

portando in evidenza i terrazzamenti quaternari della glaciazione<br />

tirreniana formatasi quando il mare era a quote molto inferiori, aprendo la<br />

via ai magmi che hanno prodotto i complessi di Lipari sud e della Lentia.<br />

Illustraz. da: Luigi Salvatore d’Austria, Die Liparischen Inseln, Praga 1894, vol. III, p.92 - Testo da: Cabianca V. - Pignatelli Mangoni A. : Tra<br />

Prometeo ed Hermes: Intervista sul Piano dei Beni Culturali Territoriali Eoliani - Palermo 2003.


DIETERLE - MAGNANI<br />

I luoghi letterari Eoliani: Vulcano porto di levante<br />

La grande interpretazione di Anna Magnani in un film di Dieterle costruito<br />

sovrapponendo una storia d’invenzione, alla storia naturale ed<br />

antropologica raccontata dall’ambiente.<br />

Un ambiente così significante da non essere solo scena e cornice, ma<br />

matrice di valori permanenti che ne fanno un documento culturale<br />

importante sulle Eolie dell’esodo e del primo dopoguerra e sulla loro<br />

scoperta da parte dei registi del neo-realismo e del turismo d’avventura.<br />

Sulla vicenda artistica si sovrappone la nota vicenda umana e sentimentale<br />

della grandissima attrice Anna Magnani che, lasciata dal grande regista<br />

Rossellini per la bravissima e bellissima Ingrid Bergman, gira, sempre<br />

nelle Eolie, a Vulcano, con un altro regista, Dieterle, il film che avrebbe<br />

dovuto girare con lo stesso Rossellini.<br />

Illustraz. da: Le Eolie della Panaria Film, R. Cedrini, 1995 - Testo da:Panaria Film: Vulcano 1949, reg. Dieterle, interpreti A. Magnani et alii – R.<br />

Cedrini, Le Eolie della Panaria Film, Lipari 1995.


ROSSELLINI<br />

I luoghi letterari Eoliani: Il Vancori e lo Stromboli attivo<br />

L’interpretazione metafisica dello spettacolo notturno, straordinario ed<br />

impressionante, del cratere dello Stromboli attivo, la “Terribilità”<br />

dell’attività esplosiva delle eruzioni, lo sbarramento operato dai gas<br />

vulcanici, inducono Ingrid Bergman al ritorno alla condizione umana della<br />

povera vita del marito pescatore in “Stromboli Terra di Dio” di R. Rossellini.<br />

Rossellini, a proposito di “Dopo l’uragano”, ribattezzato “Stromboli, terra di<br />

Dio”, afferma:<br />

R. Rossellini<br />

Illustraz. da: Nuove Effemeridi: “Stromboli, terra di Dio” 1949; regia: Roberto Rossellini; interpreti: Ingrid Bergman, Mario Vitale; set: Stromboli - Testo da: R. Rossellini: “Perchè<br />

ho diretto proprio questo film, in “Film”, n°31-32, agosto 1950 pubblicato su “Tra le quinte di Stromboli” a cura di Roberto Cincotta, edizioni del Centro Studi, Lipari 1999.


PARCO LETTERARIO<br />

DEI VULCANI DELL’AUVERGNE<br />

A. PIGNATELLI MANGONI<br />

LE LAC PAVIN<br />

VINCENZO CABIANCA<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

52


Verso Il Parco Letterario dell’Auvergne:<br />

Il costante timore che le gouaches possano essere<br />

guardate nell’ottica del vedutismo, di un<br />

paesaggismo romantico-sentimentale anziché<br />

come figurazioni di un viaggio mentale tra storia<br />

e territorio, tra “età dei lumi” ed “età dello sturm<br />

und drang”, tra scienza e poesia, tra classico e<br />

romantico, ci ha spinti ad insistere sulla<br />

importanza della comunicazione della matrice<br />

storico-letteraria delle immagini.<br />

Inizialmente questo intento si è tradotto nella<br />

proposta di “Parco Letterario Eoliano”.<br />

Successivamente, nel quadro della generosa<br />

accoglienza incontrata in Francia in occasione<br />

delle precedenti esposizioni di “Aria Acqua Terra<br />

e Fuoco” a Château du Lude (Sarthe), a Château<br />

de Maisons Laffitte (Parigi) ed a La Garenne-<br />

Lemot (Loire-Atlantique), non abbiamo potuto<br />

fare a meno di rendere omaggio ai Vulcani<br />

francesi del Massiccio Centrale.<br />

L’incontro con i Vulcani d’Auvergne<br />

Lo straordinario incontro con i Vulcani<br />

d’Auvergne, con la Chaîne des Puys, con il<br />

Mont-Dore e il Cantal, con il Velay e Vivarais,<br />

ha fatto nascere in noi l’idea di un Grand Tour<br />

alla rovescia, un Petit Tour (che abbiamo per<br />

questo denominato “reTour”), il pensiero di una<br />

restituzione simmetrica della visita e di un<br />

viaggio inverso dai Vulcani della Magna Grecia<br />

alla Francia, alla patria degli Umanisti e<br />

Scienziati francesi venuti nell’Epoca dei Lumi in<br />

Italia a conoscere i territori della storia, della<br />

cultura e della classicità greco-romana.<br />

L’incontro con la letteratura<br />

scientifica della fine del ‘700<br />

Inoltre, esaminando la letteratura sulle guerre<br />

“scientistiche” tra nettunisti e plutonisti, presente<br />

nelle biblioteche di Clermont-Ferrand, di Parigi,<br />

di Nantes, la storia delle importanti scoperte<br />

della cultura francese nel Massiccio Centrale che<br />

hanno esteso l’interesse scientifico sui Vulcani,<br />

dai soli oggetto d’interesse sino a quell’epoca<br />

vale a dire quelli attivi del Mezzogiorno d’Italia,<br />

(Vesuvio, Campi Flegrei, l’Etna e Stromboli), a<br />

tutte le montagne che progressivamente si<br />

rivelavano nella nuova identità di vulcani fossili,<br />

Vincenzo Cabianca e Adriana Pignatelli Mangoni<br />

resti di ex vulcani attivi, oggi “spenti”, ci ha<br />

suggerito altre due idee.<br />

La dimensione europea del discorso<br />

La prima idea è stata quella di estendere la<br />

dimensione territoriale e culturale del discorso<br />

iniziato con la Magna Grecia, ad una dimensione<br />

europea, sottolineando il decisivo contributo<br />

francese alla Cultura generale della Vulcanologia<br />

attraverso le gouaches relative ai Vulcani<br />

dell’Auvergne.<br />

Nelle immagini questo si è tradotto nella<br />

evidenziazione delle particolarità vulcaniche alla<br />

radice delle emozioni degli Scienziati Illuministi<br />

al momento della scoperta in Francia della<br />

presenza di Vulcani, oggi spenti, ma un tempo<br />

attivi e straordinari quanto quelli che spingevano<br />

gli scienziati europei al Grand Tour umanistico e<br />

scientifico in Italia, tra i vulcani attivi della<br />

Magna Gracia.<br />

Apparato iconografico e apparato<br />

letteraio<br />

La seconda, di affiancare, come già fatto per il<br />

Grand Tour in Italia, all’apparato iconografico,<br />

un piccolo apparato letterario, un inizio di<br />

supporto capace di contribuire al richiamo della<br />

immanenza e contestualità del grande momento<br />

illuminista che ha acceso progressivamente i<br />

vulcani fossili e spenti attraverso la<br />

interpretazione del loro passato, della loro<br />

formazione eruttiva, costruzione, estinzione e<br />

decostruzione, analogamente a quanto già fatto,<br />

in diverso contesto per l’Arcipelago Eoliano.<br />

Il contesto illuministico<br />

Il contesto illuministico costituisce infatti la cornice<br />

di quella che è stata, forse, la più importante e<br />

appassionante pagina della storia del pensiero<br />

dell’Umanità. Noi abbiamo solo pensato di<br />

evocarla per cenni, attraverso la semiotica degli<br />

annunci delle antiche copertine d’epoca e lo stralcio<br />

esemplificato di alcuni brani ed illustrazioni<br />

significative tratte dalle prime pubblicazioni delle<br />

nascenti Scienze della Terra, nella Francia della<br />

seconda metà del ‘700 e di primi del ‘800.<br />

53


Mentre sfogliavamo con emozione i preziosi<br />

originali, ruotava intorno a noi tutto l’universo<br />

della rivoluzione scientifica illuminista: la<br />

rivoluzione nei concetti di materia e di moto, la<br />

matematizzazione e sistematizzazione delle<br />

metodologie e dei procedimenti, la nuova<br />

cosmologia da Newton a Laplace, il nuovo ordine<br />

dell’universo, il metodo quantitativo, la geografia<br />

e le sue proiezioni cartografiche, la marcia verso<br />

una fisica quantitativa, Lavoisier, la chimica e la<br />

pneumatica, la filosofia della natura, lo studio dei<br />

fossili e le prime carte geologiche, la prima<br />

geologia strutturale, gli inevitabili conflitti, le<br />

mediazioni, le tregue tra geologia e religione, i<br />

motori primi idraulici e i primi motori a vapore,<br />

Lagrange e l’algebrizzazione della matematica, gli<br />

sviluppi Leibniziani, la matematica dei “principia”<br />

Newtoniani, la meccanica del continuo, la<br />

geometria analitica, l’inventario planetario delle<br />

forme viventi, la sistematica linneana, la filosofia<br />

vitalista, le prime intuizioni morfogenetiche,<br />

infine, l’Encyclopedie e la Rivoluzione Francese,<br />

per dire tutto attraverso i due eventi più<br />

straordinari e significanti.<br />

Di questo universo illuminista noi proponiamo ora<br />

soltanto e semplicemente il profumo attraverso le<br />

copertine dei testi degli Autori che in Auvergne<br />

hanno smentito precedenti interpretazioni<br />

cogliendo:<br />

- la dimensione dei tempi geologici nel passaggio<br />

dall’interpretazione storica delle scorie come<br />

materiale di risulta della metallurgia romana<br />

all’interpretazione geologica delle scorie come<br />

prodotti dell’attività di vulcani, legati ai grandiosi<br />

fenomeni oggi identificati nell’ambito della<br />

geodinamica e della geochimica terrestre del<br />

Pianeta Terra in via di degasazione;<br />

- le dimensioni della tettonica nei grandiosi<br />

plateaux basaltici e nelle centinaia di coni<br />

vulcanici, duomi, cupole di ristagno, resti di nubi<br />

ardenti, maars, della regione;<br />

- l’identità tutta vulcanica della storia e del<br />

paesaggio dell’intero Massiccio Centrale, dalla<br />

sua costruzione all’evoluzione biotica del suo<br />

manto superficiale, alla progressiva distruzione da<br />

parte degli agenti meteorologici.<br />

Dal Parco della Letteratura Tematica<br />

al Territorio Didascalizzato<br />

Questo inizio di Parco Letterario, con sforzo<br />

adeguato, potrà forse un giorno, grazie alla<br />

cultura francese ed al nostro piccolo contributo,<br />

tradursi in un processo che porterà ad un vero e<br />

proprio Parco Letterario dell’Auvergne legando<br />

la letteratura scientifica e umanista sui Vulcani<br />

d’Auvergne ad un territorio che, attraverso la sua<br />

didascalizzazione consentirà di percorrere, anche<br />

fisicamente e percettivamente dal vero, la<br />

affascinante storia di questo capitolo della<br />

scienza e della letteratura.<br />

Barthélemy Faujas de Saint-Fond<br />

(1751-1819)<br />

Naturalista e geologo francese. Tra i suoi<br />

contributi alla geologia vanno ricordate innanzi<br />

tutto le spedizioni geologiche nei distretti<br />

francesi del Vivarais e del Velay, nella Francia<br />

centro-orientale, che gli permisero di individuare<br />

l’origine vulcanica delle rocce basaltiche. Voir:<br />

Recherches sur les volcans éteints du Vivarais et<br />

du Velay. - Grenoble’ 1778.<br />

George Julius Poulett-Scrope<br />

(1797-1876)<br />

English geologist and political economist whose<br />

volcanic studies helped depose the Neptunist<br />

theory that the world’s rocks were formed by<br />

sedimentation from the oceans (During the first<br />

half of the nineteenth century, the belief in a<br />

universal deluge was widely held by geologists.)<br />

He made studies of volcanic districts in Italy,<br />

Sicily and Germany, and especially the<br />

volcanoes of central France.<br />

It was by his observations on the erosion of<br />

valleys by rivers, that he was able to extend and<br />

confirm the views of Hutton.<br />

See: Memoirs on the geology of central France<br />

including the volcanic formations of Auvergne,<br />

the Velay and Vivarais.<br />

Henri Lecoq (1802-1871)<br />

Professeur d’histoire naturelle, Directeur du Jardin<br />

de Botanique de la Ville de Clermont-Ferrand,<br />

Rédacteur en chef des Annales scientifiques,<br />

littéraires et industrielles de l’Auvergne est<br />

nommé à Clermont-Ferrand pour y occuper la<br />

chaire de sciences naturelles. De 1826 à 1871, il<br />

prospecta l’Auvergne, recueillant notes et<br />

spécimens, en particulier en minéralogie,<br />

pétrographie et botanique. Il à publié de nombreux<br />

ouvrages scientifiques et cartes.<br />

Voir: l’Atlas minéralogique de la France -1780;<br />

Description pittoresque de l’Auvergne -1835;<br />

Histoire d’un voyage fait au Mont-Dore -1786.<br />

54


DEODAT DE GRATET DE DOLOMIEU (1750-1801)<br />

I luoghi letterari d’Auvergne:<br />

Geologo, professore all'Ecol.e des Mines di Parigi,<br />

membro dell'Accademia delle scienze, Dolomieu<br />

(1750- 1801) è appassionato di vulcani. Egli darà il<br />

suo nome alle Dolomiti, la cui roccia, dolomia, è<br />

costituita da carbonato doppio di magnesio e di calcio.<br />

A diciotto anni è condannato alla prigione a vita<br />

dall'ordine di Malta, per avere ucciso un suo avversario<br />

in un duello, ma ottiene la grazia. Nel 1789<br />

quasi tutta la sua famiglia è condannata al patibolo<br />

e il suo vecchio amico e protettore, il duca della<br />

Rochefoucauld, viene assassinato sotto i suoi occhi.<br />

Sfuggito al Terrore, Dolomieu partecipa alla spedizione<br />

di Bonaparte in Egitto (1798), ma viene fatto<br />

prigioniero dai controrivoluzionari a Taranto, dove<br />

la sua nave si è arenata. Dolomieu resta a marcire<br />

ventuno mesi in una segreta di Messina. Disperato,<br />

ammalato, sull’orlo del suicidio, trova ancora la<br />

forza di redigere il suo testamento... e una classificazione<br />

dei minerali. I suoi amici più influenti, tra cui<br />

l'ambasciatore William Hamilton, tentano di salvarlo.<br />

Nel 1801, la vtttoria di Marengo sblocca la situazione:<br />

Bonaparte ottiene che sia liberato. Rientrato<br />

in Francia, Dolomieu riprende le sue ricerche, ma<br />

muore prematuramente a cinquantun anni. Egli è<br />

incontestabilmente uno dei fondatori della vulcanologia<br />

moderna e tutta la sua opera scientifica è di<br />

considerevole interesse. Ha visto scorrere le lave del<br />

Vesuvio e dell'Etna, esplodere lo Stromboli) fumare<br />

il cratere di Vulcano, fenomeni che descrive lungamente.<br />

Non ha alcun dubbio circa la fluidità della<br />

materia al centro del pianeta secondo lui composta<br />

da magma incandescente, e circa l'origine profonda<br />

delle lave. Paragona l'attività vulcanica a quella di<br />

una talpa. Mentre i suoi predecessori vedevano nella<br />

fusione del granito l'origine di tutte le lave,<br />

Dolomieu afferma che la loro diversità è dovuta al<br />

fatto che ciascuna di esse si forma da uno speciale<br />

tipo di roccia situata sotto la crosta terrestre.<br />

Distingue i basalti neri dalle petroselci (microfelsiti)<br />

biancastre [le attuali trachiti, rioliti e andesiti]. Si<br />

rende conto che le pomici di Lipari sono in realtà<br />

ossidiane sature di bolle di gas. Nella VaI di Noto, a<br />

sud dell'Etna, Dolomieu rileva la provenienza sottomarina<br />

dei basalti che si alternano a sedimenti calcarei.<br />

Sul Vesuvio, che visita insieme a William<br />

Hamilton e James Hall, nota la presenza di "lave<br />

verticali" (monte Somma), cioè colate dall'alto verso<br />

il basso in fratture aperte, Ma è un errore madornale,<br />

Sono in realtà dicchi, cioè fenditure riempite di<br />

magma proveniente dalle profondità del vulcano, In<br />

qualità di affermato vulcanologo, Dolomieu decide<br />

di visitare anche l'Auvergne. Propone di aprire una<br />

sottoscrizione per scavare nel granito, sotto un cono<br />

vulcanico della zona, e cercate di raggiungere il<br />

camino del vulcano! Secondo lui i basalti colonnari<br />

del Massiccio Centrale si sono formati per la contrazione<br />

del materiale lavico nella fase di raffreddamento.<br />

Spiega a ragione che il Puy-de-Dòme è<br />

"uscito dal suolo come una sorta di intumescenza<br />

sollevata dagli agenti vulcanici [.,.] che doveva essere<br />

in uno stato pastoso per sostenersi man mano che<br />

sorgeva dal terreno”. Afferma inoltre che le colline<br />

bituminose della Limagne, da molti citate quali<br />

prove di fuochi sotterranei, non hanno altro "rapporto<br />

con i vulcani, che quello di trovarsi nelle loro<br />

vicinanze".<br />

Illustraz. da: Faujas de Saint-Fond - Recerches sur les volcans ét du Velay - Paris 1778 - Testo da: Maurice Krafft - Le Feux de la Terre - Histoires<br />

de Volcans - ed. Gallimard Paris 1991 -


Le puy de Dôme<br />

I luoghi letterari d’Auvergne:<br />

M. GUETTARD (1715-1786)<br />

Memoires sur quelques Montagnes de la France qui on été Volcans.<br />

Il 10 maggio 1752, Jean-Etienne Guettard<br />

annuncia all'Accademia delle Scienze che le<br />

montagne dell'Alvernia sono "vulcani spenti"<br />

Nel 1717 Guillame Rivière segnala la presenza,<br />

sulla cima di una montagna situata a 20 chilometri<br />

a nord di Bézier, di "una quantità di pezzi<br />

di pietra pomice che galleggiavano sull'acqua".<br />

Una trentina di anni dopo il chimico Gabriel<br />

François Venel annuncia di avere scoperto nella<br />

stessa regione, nei dintorni di Pézenas resti di<br />

strutture vulcaniche. Ma i vulcani della catena<br />

dei Puys vengono ancora considerati soltanto<br />

come ammassi di scarti di miniera, o come<br />

giganteschi forni di fucine romane.<br />

È Jean-Etienne Guettard (1715-1786), medico,<br />

botanico, mineralista e conservatore del<br />

Gabinetto di storia naturale del duca di Orléans<br />

a stabilirne la vera origine.<br />

Nel 1746 Guettard traccia la prima carta geologica<br />

francese. Per completarla, nel 1751, intraprende<br />

un viaggio al centro della Francia in<br />

compagnia del botanico Malesherbes. Non ha<br />

mai visto un vulcano, ma ha già esaminato campioni<br />

di lava del Vesuvio e dell'isola Bourbon<br />

nella collezione del duca d'Orléans. A Moulins<br />

nota una pietra nera e porosa utilizzata negli edifici.<br />

Subito riconosce la lava. Gli abitanti gli<br />

segnalano che essa proviene da Volvic. Molto<br />

eccitati, i due scienziati si recano a Riom (quasi<br />

tutta la città è costruita con questo materiale!) e<br />

alle cave di Volvic poco lontane. Le visitano,<br />

risalgono la "corrente di lava" e si inerpicano su<br />

una collina che domina il villaggio. Guettard<br />

nota che essa è costituita di materiali espulsi in<br />

occasione di eruzioni vulcaniche e che alla sommità<br />

del cono, si trova una cavità a imbuto, un<br />

cratere. L'indomani accompagnato da Jean-<br />

François Ozy, uno speziale appassionato di storia<br />

naturale, intraprende l'ascensione del Puy-de-<br />

Dôme. Guettard scopre che si tratta di un vulcano:<br />

lo dimostrano i suoi strati inclinati e le sue<br />

"materie bruciate". Dalla cima identifica i coni<br />

vulcanici che formano la catena dei Puys.<br />

"Per accendersi nuovamente, non aspettano<br />

forse che i minimi movimenti e le più piccole<br />

cause"<br />

Nel 1752 Guettard pubblica la sua celebre<br />

memoria all'Accademia intitolata “Su alcune<br />

montagne di Francia che sono state vulcani”.<br />

Non contento di aver scoperto l'origine vulcanica<br />

dei rilievi dell'Alvernia, scrive che i vulcani della<br />

catena dei Puys sono probabilmente soltanto<br />

dormienti. Esorta anche gli abitanti a prestare<br />

attenzione ai segni premonitori di eruzioni, a<br />

"prendere, in occasione di terremoti, le precauzioni<br />

che non è mai vergognoso ma che è sempre<br />

saggio assumere in simili circostanze".<br />

Illustraz. da: Pierre Lavina “Terre et Volcans” 1986-2002, Artis Éditions - J. E. Guettard - Memoires... (1752) - Testo da: Maurice Krafft - Le Feux<br />

de la Terre - Histoires de Volcans - ed. Gallimard Paris 1991 -


I luoghi letterari d’Auvergne:<br />

B. FAUJAS DE SAINT-FOND (1751-1819)<br />

Immagini di apparati vulcanici, coni stromboliani, necks, diatremi, formazioni<br />

colonnari di raffreddamento di basalti del Vivarais e del Velay.<br />

Faujas de Saint-Fond, Barthélemy<br />

(Montélimar, Dauphiné , Francia 17.5.1751 -<br />

Saint Fond, Dauphiné 18.7.1819) Naturalista e<br />

geologo francese. Di professione avvocato.<br />

abbandonò la carriera legale per seguire la sua<br />

passione per la ricerca scientifica. Nel 1778 fu<br />

nominato assistente naturalista presso il Museo<br />

di storia naturale di Parigi e nel 1785 tu nominato<br />

ispettore reale delle miniere. Nel 1793 fu<br />

nominato alla cattedra di geologia del Museo di<br />

storia naturale di Parigi. Tra i contributi di F.<br />

alla geologia, vanno ricordate innanzi tutto le<br />

spedizioni geologiche nei distretti francesi di<br />

Vivarais e di Velay, nella Francia centro-orientale.<br />

che gli permisero di individuare l'origine vulcanica<br />

delle rocce basaltiche (Recherches sur les<br />

volcans éteints du Vivarais et du Velay, Grenoble'<br />

1778). Alla stessa conclusione era in realtà giunto<br />

indipendentemente e precedentemente ~ N.<br />

Desmarets (1774). In ogni caso il lavoro di F.<br />

stabilì senza più dubbi l'origine vulcanica del<br />

basalto, anche se i nettunisti werneriani si opposero<br />

vivamente alla teoria. Nel 1784 F. viaggiò<br />

attraverso l'lnghilterra, la Scozia e le isole Ebridi,<br />

un viaggio nel quale effettuò importanti osservazioni<br />

e rilevamenti geologici sulle relative formazioni<br />

basaltiche e riconobbe l'origine vulcanica<br />

dei terrazzamenti della Scozia centrale (Voyage<br />

en Angleterre, en Écosse et aux Îles Hebrides, 2<br />

voll., Parigi, 1797; trad. inglese' Londra, 1799,<br />

I'opera ebbe in seguito un'ulteriore edizione, con<br />

note di A. Geikie, Glasgow, 1907).<br />

Di notevole interesse anche la sua monografia<br />

sulla regione di Maastricht (Histoire naturelle de<br />

la montagne de Saint-Pierre de Maestricht,<br />

Parigi, 1799), nella quale viene descritto per la<br />

prima volta il cranio fossile di un mosasauro<br />

(secondo il nome proposto successivamente da<br />

William Daniel Conybeare [1787-1854]), che<br />

costituì la maggiore scoperta dell'epoca nel<br />

campo della paleontologia dei vertebrati. Oltre ai<br />

suoi interessi per la geologia, F. fu anche un<br />

appassionato di fisica e di chimica, e applicò le<br />

sue conoscenze in questi campi. Le illustrazioni<br />

del suo libro sui vulcani spenti del Vivarais e del<br />

Velay costituiscono riferimenti per altrettanti luoghi<br />

della letteratura scientifica dell’Auvergne.<br />

Illustraz. da: Faujas de Saint-Fond - Recerches sur les volcans ét du Velay - Paris 1778 - Testo da: M. Krafft, les feux de la Terre, histoire de Volcans,<br />

Gallimard, Paris, 1991.


I luoghi letterari d’Auvergne:<br />

HENRI LECOQ (1802-1871)<br />

Le Lac Pavin. Vue prise en face du trop plein<br />

Il Lago Pavin visto da di fronte allo scolmatore di troppo pieno.<br />

LECOQ<br />

1830. - Description de la montagne du puy de Dôme.<br />

Annales scientifiques, littéraires et industrielles de<br />

l'Auvergne, 1830, pp.481-504; 529-558. 2 e édition en<br />

1836, avec 4 lithographies.<br />

1831. - Description de la vallée de Royat et Fontanat,<br />

faisant suite à la description du puy de Dôme. Annales<br />

scientifiques, littéraires et industrielles de l'Auvergne,<br />

1831, pp. 1-38. 2 e édition en 1836 avec 4 lithographies.<br />

1832. - Description du volcan de Pariou. Annales scientifiques,<br />

littéraires et industrielles de l'Auvergne, 1832, pp.<br />

26-60; 65-117. Clermont-Ferrand, Pélisson, 1833, 8°.<br />

1833. - Sur les volcans sous-marins et l áncien lac de la<br />

Limagne. Bull. de la Société géologique de France (1 re<br />

série), IV, page 33.<br />

1838. - Itinéraire de Clermont au puy de Dome, ou<br />

Description de cette montagne et de la vallée de Royat<br />

et de Fontanas.<br />

2 e édition. Clermont-Ferrrand, Thibaud-Landriot, in-<br />

8°, orné de quatre lithographies hors texte. Forme la<br />

quatrième livraison de la Description pittoresque de<br />

l'Auvergne.<br />

1841. - Notes jointes aux Observations sur les volcans<br />

d'Auvergne, par de Buch; traduites de l' allemand par<br />

mme de Kleinschrod, de Munich. Annales scientifiques,<br />

littéraires et industrielles de l'Auvergne, 1841, p.108-<br />

184; 321-359.<br />

1851. - Le volcan de Montsineire et sa coulée de lave.<br />

Annales scientifiques, littéraires et industrielles de<br />

l'Auvergne, 1851, pp. 439-453<br />

1861. - Sur les glaciers del l'Auvergne. Lausanne:<br />

Comptes rendus de la Société Suisse, XLV, 1861, pp.<br />

58-62.<br />

1865. - La lune et l'Auvergne. (Des analogies et des différences<br />

entre la topographie du disque lunaire et celle<br />

de l'Auvergne). Mémoires de l'Académie des Sciences,<br />

Belles-Lettres et Arts de Clermont-Ferrand, VII, 1865,<br />

pp. 13-48.<br />

1866. - Les volcans du centre de la France. Conférence<br />

faite aux soirées scientifiques de la Sorbonne. s.l.n.d.,<br />

in-4°, Cop. Fig. (Extrait de la "Revue des cours scientifiques<br />

de France et de l'Etranger", 3 e année, n° 11, 10<br />

Février, 1866, pp. 177-182).<br />

1867. - Les époques géologiques de l l'Auvergne, avec<br />

170 planches ou figures, dont plusieurs coloriées, et des<br />

autographes de Dolomieu, d'Haüy et de Saussure, et un<br />

dessin fac simile de Madame Necker de Saussure. Paris,<br />

Baillière et fils, 5 vol. in-8°.<br />

LECOQ ET J.-B. BOUILLET<br />

1830. - Vues et coupes des principales formations géologiques<br />

du département du Puy-de-Dôme, accompagnées<br />

de la description et des échantillons des roches<br />

qui les composent. Clermont-Ferrand, Thibaud-<br />

Landriot, in-8°, 31 pl. Tiré à 80 exemplaires.<br />

1831. - Itinéraire du département du Puy-de-Dome,<br />

contenant l'ındication: des principales formations géologiques,<br />

du gisement des espèces minérales, des volcans<br />

anciens et modernes et de tous les lieux remarquables,<br />

soit par leurs productions naturelles, soit par les<br />

anciens monuments que l’on y rencontre, ou par leur<br />

aspect pittoresque; accompagné d'une carte coloriée,<br />

itinéraire, géologique et hydrographique. Clermont-<br />

Ferrand, Thibaud-Landriot, in-8°.<br />

1831. - Coup d'œil sur la structure géologique et minéralogique<br />

du groupe des Monts Dores; accompagné de<br />

la description et des échantillons des substances minérales<br />

qui la composent. Clermont-Ferrand, Thibaud-<br />

Landriot, 1831, in-8°.<br />

Illustraz. da: A. Pignatelli Mangoni da Lecoq - Testo da: Pierre Pénicaud - Henri Lecoq - Les fortune d’un naturaliste a Clérmont Ferrand, ed.<br />

Memoires de l’Academie des Sciences, Belles-Lettres et Art de Clermont-Ferrand, Tome LIX, 2002


I luoghi letterari d’Auvergne:<br />

LEOPOLD VON BUCH (1774-1853)<br />

Puy de Pariou, cono del Massiccio Centrale,“un perfetto modello di Vulcano”.<br />

Amico di Humbolt ed allievo prediletto di Werner, Leopold van Buch (1774-1853)<br />

diventa rapidamente il geologo più famoso dei primi del ‘800. Dopo lo studio dei<br />

Vulcani dei Colli Albani, dei basalti di Capo Bove, del Vesuvio in quiete ed in<br />

eruzione, si convince progressivamente e definitivamente della estraneità dei<br />

depositi carboniferi rispetto all’attività Vulcanica, della insostenibilità della<br />

combustione sotterranea per assenza di aria, della natura vulcanica dei basalti<br />

dell’Auvergne, del carattere profondo del vulcanismo e segna un passo ulteriore<br />

nella marcia della scienza verso la corretta interpretazione dei fenomeni vulcanici.<br />

“... Risoluto a comprendere meglio il vulcanismo,<br />

si reca, sempre a piedi, in Alvernia, dove lo<br />

affascina la bellezza dei vulcani spenti, tanto da<br />

scrivere: “Volete vedere dei vulcani? Scegliete il<br />

Clermont piuttosto che il Vesuvio o l’Etna”.<br />

Von Buch si convince rapidamente che i basalti<br />

del Massiccio Centrale sono vulcanici,...<br />

... Lo studio dei Vulcani delle Canarie, una visita<br />

in Scozia e in Irlanda del Nord lo convincono<br />

che il vulcanismo ha la sua fonte nelle profondità<br />

della crosta terrestre ed è un fenomeno di<br />

fondamentale importanza per il Pianeta Terra ...<br />

... Sino al termine dei suoi giorni accumulerà<br />

migliaia di osservazioni che segneranno la fine<br />

delle teorie di Werner dell’origine marina dei<br />

basalti e del “Nettunismo”...”<br />

Illustraz. da: The chaîne des Puys, Volcanism in the Auvergne, M. Brulé-Peyronie, F. Legros, éditions du miroir - Testo da: M. Krafft - Les feux de<br />

la Terre - Histoires de Volcans, Gallimard, Paris, 1991.


I luoghi letterari d’Auvergne:<br />

LA COSTE DE PLAISANCE<br />

Le lac Pavin<br />

Selezione da alcuni passi della “Table des Matières” trattate che delineano con chiarezza<br />

i termini della problematicità scientifiche nella vulcanologia d’allora con indicazione<br />

degli “errori” attribuiti agli altri scienziati con particolare accanimento per M. Legrand<br />

(che ironicamente è scritto le Grand) al quale viene dedicato un intero capitolo intitolato:<br />

Observations sur Son Voyage d’Auvergne, con indicazione delle interpretazioni<br />

alternative di La Coste. Dal testo emergono interpretazioni fondamentali come “laghi<br />

come crateri”, “età delle lave”, “carattere interamente vulcanico del Puy de Dôme”,<br />

“prove dell’attività vulcanica in Auvergne; prove su questa verità ignorata, quando<br />

supposta e da chi”, “i vulcani debbono la loro esistenza ad una causa indipendente dai<br />

fuochi sottomarini”, “il fuoco non è la causa prima dell’attività vulcanica”, etc..<br />

Illustraz. da: Pierre Lavina “Terre et Volcans” 1986-2002, Artis Éditions - Letters mineralogiques et géologiques sur les volcans del’Auvergne écrites<br />

dans un voyage fait en 1804 - Clermont - Imprimerie de Landriot - Testo da: Letters mineralogiques et géologiques sur... idem come illustrazione.


I luoghi letterari d’Auvergne:<br />

MAURICE E KATIA KRAFFT (1946-1991)<br />

Centralità dell’Auvergne nella storia delle scoperte ed interpretazioni scientifiche<br />

che hanno dato inizio - con la smentita dell’ipotesi nettunista e la conferma del<br />

plutonismo -, alla vulcanologia moderna. Stralci della loro “Histoire de Volcans”<br />

relativamente al periodo dell’età dei Lumi.<br />

[...]NETTUNISTI E PLUTONISTI<br />

NEL EUROPA DEL ‘700<br />

Il Settecento è un momento decisivo per la<br />

vulcanologia. Gli scienziati del secolo dei<br />

Lumi viaggiano per l’Europa, raccolgono<br />

campioni di lava, paragonano i vari vulcani<br />

e ne scoprono di nuovi. Le osservazioni, pur<br />

lente e talvolta contraddittorie, consentono<br />

alla scienza dei vulcani di affrancarsi dai<br />

pregiudizi degli antichi. Due teorie contrapposte<br />

dividono gli studiosi che si scontrano<br />

in una lotta aspra senza mezze misure.<br />

“Un cannone di immense proporzioni, la cui apertura<br />

misura sovente più di mezza lega: questa vasta<br />

bocca da fuoco vomita torrenti di fumo e di fiamme,<br />

fiumi di bitume, di zolfo e di metallo fuso, nubi<br />

di cenere e pietre [...]. Vi si trovano piriti che fermentano<br />

ogni volta che sono esposte all’aria o all’umidità<br />

[...]. A questo si aggiunge l’azione del fuoco,<br />

che provoca un’esplosione proporzionale alla quantità<br />

di materia infiammata [...]. Ecco la descrizione<br />

di un vulcano visto da un fisico.”<br />

Georges Luis Leclerc (1707-1788), conte di Buffon,<br />

scienziato e uomo d’affari riassume così l’immagine<br />

che, nel XVIII secolo, si ha di un vulcano.<br />

Il 10 maggio 1752, Jean-Etienne Guettard<br />

annuncia all’Accademia delle Scienze che le<br />

montagne dell’Alvernia sono “vulcani spenti”<br />

Abraham Gottlob Werner (1794-1817), maestro<br />

emerito del nettunismo<br />

La scuola antagonista, i plutonisti, ha come<br />

capofila lo scozzese James Hutton (1726-1797)<br />

All’inizio la teoria di Hutton viene violentemente<br />

attaccata proprio nel suo paese d’origine<br />

La scoperta dei vulcani tedeschi<br />

James Hall (1761-1832), giovane mineralista<br />

appassionato di sperimentazione, verifica positivamente<br />

in laboratorio la teoria di Hutton<br />

I PRIMI VULCANOLOGI<br />

Gli scienziati si rendono conto che soltanto<br />

attraverso l’osservazione dei materiali emessi<br />

dai vulcani attivi, come il Vesuvio, è possibile<br />

spiegare la formazione di quelli ormai estinti.<br />

I prismi di basalto non si cristallizzano nell’acqua<br />

e le eruzioni non sono incendi; i focolai<br />

vulcanici infatti sono molto profondi. Con i<br />

Illustraz. da: J. E. Guettard - Memoires... (1752) - Testo da: Maurice Krafft - Le Feux de la Terre - Histoires de Volcans - ed. Gallimard Paris 1991 -


successi riportati dal plutonismo, la vulcanologia<br />

inizia il suo percorso su solidi basi.<br />

Desmaret ricostruisce la storia dei vulcani<br />

d’Alvernia<br />

La sorprendente scoperta del conte di<br />

Montlosier<br />

Le movimentate avventure del geniale Déodat<br />

de Gratet de Dolomieu<br />

Lord William Hamilton, l’ambasciatore vulcanologo,<br />

sostiene Dolomieu<br />

Grazie alle sue osservazioni costanti Hamilton<br />

riesce a prevedere con qualche giorno di anticipo<br />

due eruzioni del Vesuvio<br />

Lord Hamilton giunge a un importante conclusione:<br />

il vulcanismo è un fenomeno indispensabile<br />

al pianeta Terra<br />

Nel 1783 due cataclismi vulcanici devastano<br />

l’Islanda e parte del Giappone<br />

Il nettunismo vive i suoi ultimi sussulti: la teoria<br />

di Werner viene sconfitta<br />

Berlino, Parigi, l’Orinoco, Napoli: Humbolt<br />

parte alla ricerca della verità<br />

Humbolt studia i vulcani del Nuovo Mondo,<br />

fino ad allora quasi sconosciuti<br />

Anche Leopold von Buch (1774-1853), prediletto<br />

di Werner, passa in campo opposto<br />

MAURICE E KATIA KRAFFT<br />

Vulcania, Parc Européen du Volcanisme.<br />

VERSO UNA SCIENZA MODERNA<br />

È l’ultima controversia tra i pionieri della vulcanologia.<br />

Risolto il conflitto, la giovane scienza<br />

prende nuovo slancio e le ricerche si estendono<br />

al mondo intero. Lo studio dei gas, la<br />

petrografia e la geofisica diventano oggetto<br />

d’interesse generale. Dopo gravi catastrofi, si<br />

costruiscono i primi osservatori “sul campo”,<br />

che si rivelano ben presto insufficienti.<br />

Von Buch definisce il Puy-de-Dôme una<br />

“vescica” innalzatasi per effetto di “una forza<br />

interiore vulcanica”...<br />

La teoria dei crateri di sollevamento incontra<br />

un enorme successo<br />

Non mancano i detrattori della teoria di von<br />

Buch<br />

Scrope trova un alleato autorevole nella persona<br />

di Charles Lyell (1797-1875)<br />

Nel 1831 la nascita di un vulcano nel mare<br />

segna la fine della teoria dei crateri di sollevamento<br />

Nello spazio di mezzo secolo lo studio dei gas<br />

passa dalla preistoria all’era moderna<br />

Il mineralista francese Charles Sainte-Claire<br />

Deville (1814-1876) è il vero fondatore dell’analisi<br />

dei gas sui vulcani<br />

Le rocce vulcaniche rivelano il loro segreto<br />

Le ricerche si rivolgono al mondo intero [...]<br />

Illustraz. da: Vulcania (guida del Museo) - Testo da: Maurice Krafft - Le Feux de la Terre - Histoires de Volcans - ed. Gallimard Paris 1991 -


IL DIARIO PITTORICO<br />

DEL MIO “PETIT RETOUR”<br />

IN AUVERGNE,<br />

VELAY E VIVARAIS<br />

A. PIGNATELLI MANGONI<br />

LE LAC PAVIN - VUE PRISE EN FACE DU TROP PLEIN<br />

VINCENZO CABIANCA<br />

ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

55


Il Diario Pittorico del mio “petit reTour” in<br />

Auvergne, Velay e Vivarais (2002-2003)<br />

DAI RACCONTI E IMPRESSIONI DI VIAGGIO ALLE IMMAGINI IN GOUACHES<br />

La restituzione della visita del “Grand Tour”<br />

degli illuministi francesi in Italia e Magna<br />

Grecia in un “petit Tour” in Francia, tra i<br />

Vulcani del Massiccio Centrale, nei luoghi delle<br />

prime scoperte del Cratere Vulcanico delle<br />

Montagne dell’Auvergne alla ricerca dei primi<br />

paesaggi e documenti interpretativi della nascita<br />

della Vulcanologia Moderna.<br />

Cerco di restituire le vedute dei “Savants” del<br />

XVIII secolo in Auvergne, Vivarais et Velay,<br />

mettendo in evidenza nelle mie gouaches la<br />

semiologia delle forme vulcaniche attraverso i<br />

significanti presenti nell’iconografia<br />

settecentesca corredati dalle osservazioni<br />

letterarie e scientifiche relative alle morfologie<br />

che hanno attratto l’attenzione e impegnato gli<br />

uomini di scienza dell’epoca.<br />

Ciò allo scopo di suggerire l’atmosfera in cui<br />

sono state viste, ammirate e cominciate ad essere<br />

reinterpretate le morfologie dei “Volcans éteints”<br />

del Massiccio Centrale, fino ad allora considerati<br />

soltanto formazioni montagnose.<br />

Per fare questo, ricorrendo alla letteratura<br />

scientifica dell’epoca con le relative<br />

rappresentazioni iconografiche di vari autori, ho<br />

scelto in particolare B. Faujas de Saint-Fond,<br />

dedicandogli due tavole per rappresentare, con<br />

due esempi, l’avventura della scoperta, il<br />

passaggio dal “sospetto di vulcanismo” alle<br />

prime interpretazioni scientificamente corrette.<br />

A quelle date, infatti, si cominciava appena ad<br />

intuire che alcune montagne dell’Auvergne<br />

potessero, forse, essere vulcani spenti, che si<br />

trattava di morfologie e prodotti derivanti da<br />

attività vulcanica, ma non ne era nota la genesi,<br />

non si conoscevano né la provenienza né il<br />

meccanismo di formazione dei magmi, né le<br />

modalità, né le tipologie eruttive. Eravamo agli<br />

albori della chimica e della geochimica e delle<br />

formulazioni delle leggi sulla dinamica dei fluidi.<br />

Per esprimere la tensione verso la conoscenza a<br />

quella data, sono ricorsa ad una messa a<br />

confronto tra l’immagine percettiva - con<br />

l’evidenziazione degli elementi<br />

vulcanologicamente significanti, quale veniva<br />

percepita, nell’intuizione interpretativa di allora -<br />

ed il meccanismo di eruzione e formazione della<br />

stessa tipologia vulcanica rappresentata invece<br />

nell’attuale stato delle conoscenze.<br />

Per evidenziare questo processo mentale ho<br />

utilizzato le immagini relative alle regioni del<br />

Vivarais e del Velay di B. Faujas de Saint Fond,<br />

che è stato particolarmente impressionato dalle<br />

forme coniche dei coni stromboliani e dalle<br />

forme laviche de “les orgues”, dovute – come<br />

sarà successivamente scoperto da Dolomieu - al<br />

raffreddamento ed alla solidificazione lenta dei<br />

magmi all’interno delle grandi colate, in forma<br />

prismatica e colonnare con sezione poligonale.<br />

Ognuna delle due tavole quindi si presenta come<br />

un racconto per immagini, composto di varie<br />

parti: la prima a sinistra, in alto, rappresenta il<br />

vulcano quale visto nell’atmosfera storicoculturale<br />

del ‘700, la seconda, a destra,<br />

rappresenta l’apparato vulcanico in sezione,<br />

nell’interpretazione attuale, in fase di eruzione,<br />

allo scopo di illustrare il modo di costruzione<br />

dell’edificio vulcanico stesso; vi sono inoltre due<br />

predelle ai lati; quella di sinistra rappresenta i<br />

casi analoghi più noti, quello di destra<br />

rappresenta le fasi di costruzione e decostruzione<br />

del vulcano.<br />

La parte centrale rappresenta lo scienziato<br />

dell’epoca che si interroga sul come, quando, da<br />

dove e sul perché delle forme vulcaniche, mentre<br />

una Conoscenza metaforizzata illumina<br />

l’interrogante. La parte inferiore è costituita dalle<br />

didascalie che illustrano il significato della<br />

composizione superiore.<br />

Ne risulta una sorta di ex voto che esprime il<br />

culto di una nuova Dea, illuminista, la<br />

Conoscenza, che attraverso l’interpretazione<br />

scientifica ha illuminato una precedente<br />

condizione di sapere primitivo.<br />

L’individuazione del primo Cono<br />

Stromboliano in Auvergne<br />

Per il primo ex voto per grazia ricevuta dalla<br />

Conoscenza, ho scelto “Le Cratère de la<br />

“Montagne de la Coupe”, un tipico cono<br />

stromboliano di cui B. Faujas de Saint-Fond ha<br />

osservato la perfetta geometria conica, una conca<br />

sommitale, la presenza di una forma lineare in<br />

rilievo sul fianco che gli ha suggerito la presenza<br />

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di una colata lavica, un plateau di base connesso<br />

con la colata, caratterizzato da uno spettacolare<br />

fronte di “orgues”, con le sue forme<br />

parallelepipede, colonnari, in corrispondenza<br />

dell’erosione della riva del fiume sottostante.<br />

L’immagine di sinistra rappresenta l’immagine<br />

percettiva corredata da piccole gouaches che<br />

riguardano forme di vulcani dello stesso tipo e<br />

che, per analogia, hanno concorso<br />

all’interpretazione dei coni stromboliani.<br />

L’immagine di destra rappresenta<br />

l’interpretazione strutturale corredata da piccole<br />

gouaches che rappresentano, dal basso verso<br />

l’alto, la formazione e distruzione del cono<br />

stromboliano. L’immagine centrale rappresenta<br />

simbolicamente la Conoscenza che illumina la<br />

mente di B. Faujas de Saint Fond mentre<br />

interroga il Libro della Natura.<br />

L’individuazione dell’origine<br />

vulcanica del Neck dell’Aiguille de<br />

Saint Michel en Velay<br />

Il secondo ex-voto rappresenta, in analogia con il<br />

precedente, la scoperta di un'altra tipologia<br />

vulcanica, - che la scienza interpreterà<br />

successivamente come la parte terminale di un<br />

condotto di un eruzione freato-magmatica in<br />

ambiente subacqueo, (in questo caso lacustre),<br />

denominato “diatrema” - oggi denudato<br />

dall’erosione meteorica.<br />

Si tratta dell’Aiguille de Puy en Velais. La<br />

dinamica della rappresentazione è la stessa: a<br />

sinistra sono rappresentati alcuni condotti fusiformi<br />

terminali di alcuni necks famosi, come la “Canna”<br />

di Filicudi e “Strombolicchio” di Stromboli per<br />

giungere, grazie al soccorso della Conoscenza, -<br />

rappresentata metaforicamente in forma di Donna -<br />

, alla visione strutturale delle forme attuali<br />

rappresentate a destra come esito di un processo di<br />

costruzione e distruzione di un cono vulcanico.<br />

Le altre immagini<br />

Per le altre immagini abbiamo incontrato in<br />

biblioteca, delle incisioni molto significative, che<br />

sembrano porsi come figurazioni della domanda<br />

sulle loro origini, sul perché delle loro forme,<br />

soprattutto nei testi di H. Lecoq, G. Poulett<br />

Scrope, di due grandi scienziati che tra la fine del<br />

‘700 e l’inizio del ‘800 hanno segnato il<br />

passaggio dal nettunismo di Werner ad un<br />

plutonismo ormai confermato e incamminato sul<br />

sentiero scientifico della vulcanologia moderna.<br />

LA CONNAISSANCE ILLUMINE<br />

LE MONTAGNE DE LA COUPE EN PUYS EN VELAY<br />

L’AIGUILLE DE SAINT-MICHEL EN PUYS EN VELAY<br />

STROMBOLICCHIO. ISOLA DI STROMBOLI<br />

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ADRIANA PIGNATELLI MANGONI<br />

Dagli anni '80 l'artista prosegue l'arte della storica e gloriosa<br />

gouache napoletana - interrotta alla fine del secondo decennio<br />

dell''800 dall'avvento della fotografia - scrivendo per immagini<br />

una grande rivisitazione storica artistica del Grand Tour Europeo<br />

in Magna Grecia tra illuminismo e Romanticismo.<br />

La sua colta genialità fonde mirabilmente le sue opere con la<br />

letteratura storica scientifica ed umanistica, dalla quale trae<br />

ispirata documentazione.<br />

E' feconda autrice di oltre un migliaio di opere articolate in varie<br />

Mostre: Aria, Acqua, Terra e Fuoco; Pourquoi Les Volcans; Mon<br />

Petit Tour in Magna Grecia; Mon petit “re-tour” in Auvergne<br />

Velay e Vivarais.<br />

VINCENZO CABIANCA<br />

Professore Emerito di Pianificazione del Territorio all'Università<br />

di Palermo, già docente di Museologia e Museografia alla Scuola<br />

Italiana di Atene, già Vice Presidente dell'Istituto Nazionale di<br />

Urbanistica, Cittadino Onorario di Lipari.<br />

Promotore sin dal 1952 di un'urbanistica basata sulla centralità<br />

della conoscenza e dei Beni Culturali, autore dei Piani urbanistici<br />

di Siracusa, Modica Val di Noto, e paesistici delle Isole Eolie, siti<br />

tutti ammessi dall'UNESCO a far parte del Patrimonio Mondiale<br />

dell'Umanità.<br />

Progettista dei Parchi Archeologici di Siracusa, Leontinoi,<br />

Megara Hyblaea, Acre, Lipari, Festòs, dei Musei archeologici di<br />

Ragusa, Segesta, Cyrene, del Museo Vulcanologico Eoliano di<br />

Lipari, del Parco naturale del Gennargentu.<br />

Autore di numerose pubblicazioni scientifiche e, in campo<br />

letterario, di tredici volumi di Poesia della Scienza.<br />

I due autori hanno prodotto, in collaborazione, gli apparati<br />

letterari delle opere artistiche ed i progetti del Parco Omerico<br />

delle Eolie e del Parco Letterario dell'Auvergne.<br />

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