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testo - Cimitero La Villetta

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TESIDILAUREASPECIALISTICAINARCHITETTURA


Ringraziamenti:<br />

Questa tesi costituisce la prima<br />

conclusione di un lavoro di ricerca sul<br />

tema dei cimiteri. Assai esteso sarebbe<br />

l’elenco delle persone che mi hanno<br />

aiutato nel corso di questa esperienza,<br />

alle quali sono debitore di suggerimenti e<br />

preziose indicazioni. Tra queste desidero<br />

in particolar modo ringraziare la mia<br />

relatrice, architetto Michela Rossi e il<br />

correlatore architetto Luca Boccacci,<br />

che mi hanno seguito lungo questo<br />

percorso con il loro costante<br />

incoraggiamento, rendendo possibile la<br />

realizzazione di quest’opera. Va inoltre<br />

ricordata la mia famiglia e gli amici, che<br />

non mi hanno mai fatto mancare il loro<br />

appoggio e che spero di ripagare col<br />

tempo.<br />

Parma, li 15/07/2008


UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA<br />

A.A. 2007/2008<br />

CIMITERO INTERCULTURALE<br />

Ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo, Parma<br />

Relatrice: Dott. Arch. Michela Rossi<br />

_________________________<br />

Correlatore: Dott. Arch. Luca Boccacci<br />

__________________________ <strong>La</strong>ureando: Matteo Greco<br />

________________________


INDICE:<br />

Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

1- IL SIGNIFICATO DELLA MORTE NELLE ALTRE CONFESSIONI<br />

1.1 – Introduzione.<br />

1.2 - <strong>La</strong> morte nella civiltà del bacino del Mediterraneo.<br />

1.3 - Altre Culture.<br />

1.4 - Alcune disposizioni del diritto Islamico sull’Inumazione.<br />

1.5 - Esoterismo: Riti di passaggio e di accompagnamento.<br />

1.6 - L’estremo Saluto: I luoghi del saluto.<br />

2- INQUADRAMENTO STORICO E TERRITORIALE<br />

2.1 - Analisi storica dei sistemi idrici a Parma<br />

2.2 - <strong>La</strong> città di Parma.<br />

2.3 - Parma e i cimiteri minori.<br />

2.4 - L’articolazione dei portici nei cimiteri parmensi.<br />

3- LE AREE CIMITERIALI IN ITALIA<br />

3.1 - L'esodo dei morti dalla città e la ricerca di un nuovo<br />

ordine per le sepolture.<br />

3.2 - <strong>La</strong> forma degli antichi cimiteri urbani: l'esempio dei<br />

Santi Innocenti a Parigi e un caso fiorentino.<br />

pag. 4<br />

pag. 5<br />

pag. 24<br />

pag. 29<br />

pag. 33<br />

pag. 36<br />

pag. 39<br />

pag. 42<br />

pag.44<br />

pag. 60<br />

pag. 69<br />

pag. 75<br />

1


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

2<br />

3.3 - Il pericolo del contagio: l’igiene pubblica<br />

e la questione delle sepolture urbane.<br />

3.4 - Prime misure radicali: il cimitero inteso come nudo terreno.<br />

3.5 - Dal Camposanto di Pisa alla “Ville des Morts” del XVIII secolo:<br />

l’immagine: cimitero come rappresentazione simbolica della<br />

società.<br />

4- IL PROCESSO FORMATIVO DEL CIMITERO MODERNO<br />

4.1- <strong>La</strong> formazione della struttura<br />

4.2- Caratteri del cimitero “moderno”<br />

5- L’IMPOSTAZIONE DEL PROGETTO<br />

5.1- L’impianto dei nuovi cimiteri<br />

5.2- Analogia con i tessuti edilizi<br />

5.3- Ingresso Monumentale<br />

5.4- Il Recinto<br />

5.5- <strong>Cimitero</strong> interculturale e luoghi di preghiera<br />

5.6- I Percorsi e le Assialità<br />

5.7- Il Parco della Memoria<br />

5.8- Attenzione alle disabilità<br />

pag. 81<br />

pag. 85<br />

pag. 90<br />

pag. 110<br />

pag. 116<br />

pag. 127<br />

pag. 137<br />

pag. 147<br />

pag. 150<br />

pag. 154<br />

pag. 157<br />

pag. 159<br />

pag. 162


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

6- SITUAZIONE CIMITERIALE ITALIANA – LA NORMATIVA: CIMITERI E<br />

CREMATORI<br />

6.1- Tipologie giuridiche di cimiteri e di sepolcri<br />

6.2 - Norme applicabili<br />

6.3 - Nuovi cimiteri, ampliamento e soppressione degli esistenti<br />

6.4 - Sistemi di sepoltura e pratiche funebri<br />

6.5 - Crematori: vincoli normativi<br />

6.6 - Normativa antisismica e cimiteri<br />

7- CONCLUSIONI<br />

8- BIBLIOGRAFIA<br />

pag. 173<br />

pag. 180<br />

pag. 187<br />

pag. 189<br />

pag. 195<br />

pag. 197<br />

pag. 201<br />

pag. 206<br />

3


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

4<br />

1- IL SIGNIFICATO DELLA MORTE NELLE ALTRE CONFESSIONI<br />

1.1 Introduzione<br />

In culture diverse dalla nostra, e anche nel passato della cultura occidentale, la morte<br />

riveste un'importanza fondamentale per la società e per l'individuo. Insieme con la<br />

vecchiaia, che della morte è il presagio più tangibile, l'ultima avventura umana si è<br />

guadagnata un'attenzione e un rispetto che il nostro attuale modo di vivere non riesce<br />

più nemmeno a capire, forse nemmeno ad accettare. Tramite una panoramica storica<br />

e culturale, si cercherà di capire qual è il valore della morte secondo alcune culture e<br />

quali sono i motivi per cui attualmente la morte è diventata un tabù sociale, nel tentativo<br />

di suggerire dei comportamenti più rispettosi degli attuali nei confronti dei vivi e dei morti.<br />

Quanto detto fin’ora verrà poi utilizzato per lo sviluppo di un progetto per l’ampliamento<br />

e la riqualificazione del cimitero di Ugozzolo, a Parma. Progetto che non ha la pretesa di<br />

sviluppare in maniera completa il delicato tema dell’architettura dell’addio, ma che<br />

spera di accennare a un nuovo modo di concepire il campo santo nell’unione<br />

ecumenica e con una sensibilità nel concepire gli spazi dettata appunto dagli studi<br />

sopra accennati.


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

1.2 <strong>La</strong> morte nella civiltà del bacino del Mediterraneo<br />

- <strong>La</strong> morte nell’antico Egitto.<br />

Nell'antico Egitto la morte, almeno quella dei faraoni e dei più alti dignitari, rappresenta<br />

un momento fondamentale della vita comunitaria: gran parte dei reperti archeologici<br />

provengono da tombe regali, e i grandi monumenti, quali le Piramidi, altro non sono che<br />

fastose tombe (di faraoni). Centrale per questa civiltà è il bisogno di una tomba, da<br />

strutturare in modo che il defunto possa essere circondato da oggetti familiari che<br />

simulano la genealogia, la gerarchia, il villaggio di appartenenza, i riti giornalieri sacri e<br />

profani. <strong>La</strong> particolare cura posta nella conservazione del corpo del faraone tramite<br />

mummificazione rappresenta l'estremo rispetto per il corpo del morto, che una volta<br />

risvegliatosi dal sonno della morte, avrà bisogno di tutto quanto conosce per potersi<br />

muovere a suo agio nel mondo delle ombre. L'anima del defunto, una volta staccatasi<br />

dal corpo, si trova a vagare nel regno dei morti, in cui, una volta sottoposto al giudizio di<br />

Osiride (antico dio egizio della morte), potrà trovare pace e vita eterna.<br />

5


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> concezione più caratteristica è che l'uomo "approda" ad una nuova dimensione, non<br />

muore perdendo ogni forma e identità, tanto è vero che il defunto fa ancora parte della<br />

famiglia di appartenenza, a cui rimane legato con l'obbligo di difenderla dall'attacco<br />

dei demoni. In ogni caso sembra che la concezione egizia prevedesse una netta<br />

separazione tra il destino dei faraoni e quello dei suoi sottoposti gli uni destinati<br />

inevitabilmente ad un ricongiungimento con la divinità che in terra avevano<br />

rappresentato, gli altri genericamente avviati ad una sopravvivenza di seconda<br />

categoria.<br />

- <strong>La</strong> morte in Giudea<br />

Nella concezione ebraica, basata sugli scritti della Bibbia, non c'è accenno a quale sarà<br />

il futuro dell'uomo dopo la morte: si trova solo l'affermazione che dopo la morte, in un<br />

qualche momento, ci sarà una resurrezione. E' interessante notare che i farisei, almeno<br />

fino al II sec. a.C. ritenevano possibile la resurrezione dei corpi, mentre i sadducei no:<br />

dopo la comparsa del libro di Daniele le due posizioni tendono a non contrapporsi più<br />

nettamente, ma il pensiero ebraico non si sofferma molto su questo momento e<br />

accantona ogni speculazione del genere come inutile.<br />

- <strong>La</strong> Morte nell’antica Grecia<br />

Nel mondo greco, e quindi in quello romano, la morte assume una fisonomia mitica con<br />

la figura di Thànatos, (=morte, vedi figura nella pagina seguente), infido realizzatore di<br />

inganni che ha piena potestà sugli esseri viventi, al di sopra degli stessi dei. Solo alcune<br />

figure di eroi o di esseri amati degli dei vengono sottratti al destino di vita immemore<br />

nell'ombra che accomuna tutti i mortali: qualcuno (Ercole, Ganimende) viene assunto in<br />

cielo, qualcun altro (Maia, la capra Amaltea) viene trasformato in costellazione, qualcun<br />

altro ancora (Orfeo, Persefone) ritorna dall'oltretomba dopo aver incantato o sfidato<br />

6


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Thànatos.<br />

<strong>La</strong> poesia descrive la perdita della giovinezza più che la morte stessa: le sole scene di<br />

morte che vengono cantate riguardano eroi epici o delle tragedie: la morte ancora non<br />

viene sentita come estranea, e ha bisogno dell'apparato mitologico per poter essere<br />

descritta. Pochissimi gli accenni a perdite personali da parte dei poeti alessandrini.<br />

In campo filosofico ricordiamo Epicuro, il quale sosteneva che non ha senso temere la<br />

morte, in quanto, se si è vivi, non c'è morte, se si è morti, non c'è vita e quindi non ci si<br />

può rendere conto di essere morti.<br />

7


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

- <strong>La</strong> Morte nel Mondo <strong>La</strong>tino<br />

<strong>La</strong> cultura latina si muove sul sentiero tracciato da quella greca, cui aggiunge poco di<br />

nuovo: tutt'al più si accentua la vena malinconica e personale di rimpianto per la perdita<br />

di una persona cara, in quanto l'aldilà viene ritenuto il luogo dell'ombra e dell'oblio. Si<br />

capisce quindi il valore dato al culto degli antenati, che in qualche modo assicurava<br />

una parvenza di vita nella memoria dei vivi. <strong>La</strong> filosofia latina comincia ad affrontare il<br />

tema della transitorietà della vita con tutte le sue vanità (Vanitas vanitatum, vanità delle<br />

vanità, si trova in Qoèlet), per arrivare con Seneca ad una contemplazione della morte<br />

libera da ogni sentimentalismo. Come per gli Egizi, anche per gli Etruschi la morte ha un<br />

ruolo essenziale, in quanto il modo in cui una persona viveva determinava la sua vita<br />

ultraterrena in un paradiso di delizie o in un inferno di tormenti.<br />

8


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> cura con cui sono addobbate le tombe etrusche, decorate con affreschi a<br />

grandezza naturale e arricchite di sarcofagi di terracotta e di suppellettili di lusso, fanno<br />

pensare che anche questo popolo ritenesse la tomba la casa -almeno transitoria- del<br />

defunto, che doveva essere accompagnato da tutto ciò che amava in vita. E'<br />

interessante notare che le viscere del morto venivano conservate, come per gli Egizi, in<br />

un canòpo, vaso cinerario con sembianze umane, che veniva posto nei pressi del corpo.<br />

L'estrema vivacità delle scene rappresentate nelle tombe etrusche, comunque, fa<br />

pensare che questo popolo amasse una vita ricca e rilassata e che la morte facesse<br />

parte integrante delle pratiche comuni. <strong>La</strong> civiltà celtica è certamente dominata dalla<br />

credenza nella reincarnazione, già testimoniata da Cesare nel "De bello gallico" 1 .<br />

Come per le altre civiltà rimangono tracce abbondanti dei cimiteri in cui veniva<br />

praticata l'inumazione. Il pensiero cristiano sulla morte si basa essenzialmente sulla morte<br />

e resurrezione di Cristo, le quali testimoniano, insieme ai miracoli (<strong>La</strong>zzaro, il figlio della<br />

vedova di Nain) il potere del Padre, e quindi del Figlio, sulla morte. L'uomo non deve<br />

temere il verificarsi della morte, che anzi segna il passaggio ad un mondo migliore, in cui<br />

ciascuno sarà trattato secondo il suo vero valore e in cui la presenza continua di Dio<br />

assicura perenne felicità ai giusti. Fortissima, sopratutto ad opera di Paolo di Tarso, la<br />

contrapposizione tra morte del corpo e morte dell'anima: l'una fa semplicemente parte<br />

del disegno divino per l'uomo, mentre la seconda è frutto delle azioni sbagliate in vita e<br />

deve essere temuta. <strong>La</strong> vittoria del Cristo sulla morte ritorna amplificata in alcuni episodi<br />

dei vangeli apocrifi, in uno dei quali egli scende nell'Inferno durante i giorni della<br />

sepoltura per recuperare Adamo al Paradiso, e nell'episodio della "Dormitio Mariana", in<br />

1 "I druidi ci tengono molto ad insegnare che le anime non muoiono e dopo la morte passano da un corpo ad un altro.<br />

Credono che questa verità infonda coraggio e disprezzo della morte".<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

cui si afferma che la Madonna non è morta ma si è addormentata per risvegliarsi in<br />

cielo. Anche da queste fonti, vicine per tono e per spirito al sentire popolare, il tema<br />

dell'immortalità del Cristo prima e del cristiano poi è diventata patrimonio comune per<br />

tutto l'Occidente. <strong>La</strong> teologia cattolica ufficiale, tramite la riflessione di alcuni teologi che<br />

si sono succeduti nel tempo, ha affermato che nel Giorno del Giudizio ci sarà la<br />

resurrezione dei corpi, cosa che ha fatto guardare alla cremazione come a un insulto<br />

irreligioso nei confronti del morto, il quale, una volta risvegliatosi, non avrebbe più avuto<br />

un corpo di cui riappropriarsi. Il mondo medioevale cristianizzato dava estremo rilievo alla<br />

morte, vista come un momento di passaggio da una vita a un’altra, migliore o peggiore<br />

di quella terrena a seconda che il defunto si fosse o meno reso degno del perdono<br />

divino. Era diffusa credenza che per ben morire si dovesse ben vivere e a tal riguardo<br />

vennero scritti dei manuali ad uso dei sacerdoti e delle persone pie, le così dette "artes<br />

moriendi" -arti della morte-, in cui si descriveva dettagliatamente tutto ciò che bisognava<br />

fare in vita per guadagnarsi un posto in Paradiso. In questi manuali, oltre al rispetto dei<br />

principi evangelici e ai dettami del catechismo, c'è un'insistenza particolare per una<br />

continua meditazione sulla morte, da molti, non ultimo San Francesco d'Assisi – che<br />

arriva per fino a chiamarla”Sorella Morte ", ritenuta il miglior amico dell'uomo, unico<br />

evento che permette all'anima pia di avvicinarsi al suo creatore. Ricordiamo, ad<br />

esempio l'espressione "memento mori" (ricorda che devi morire) con cui i frati si<br />

salutavano incontrandosi e le rappresentazioni pittoriche del Trionfo della Morte (Pisa,<br />

Camposanto;vedi immagine pagina successiva).<br />

10


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

11


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

12<br />

- <strong>La</strong> Morte nella letteratura e nelle arti figurative<br />

<strong>La</strong> morte ha inoltre una finalità sociale: come verrà detto in tempi moderni nella poesia<br />

" 'A livella" 2 , ogni essere umano, ricco o povero, felice o disperato, brutto o splendido, si<br />

troverà nelle stesse condizioni degli altri, in un presagio di uguaglianza ben lontano dalle<br />

reali condizioni sociali dell'epoca. Del resto, le grandi epidemie di peste colpivano<br />

indiscriminatamente ogni strato sociale. Da una morte (quella di Beatrice Portinari - Musa<br />

e personaggio di Dante Alighieri, indicata sempre senza il cognome nelle sue opere<br />

tanto che l'identificazione con il personaggio storico è ancora oggetto di incertezze)<br />

prenderà l'avvio del più grande poema in lingua italiana (la divina Commedia), da una<br />

morte (quella di <strong>La</strong>ura, nobildonna, probabilmente avignonese, conosciuta, amata e<br />

celebrata da Francesco Petrarca) nascerà il canzoniere più famoso d'Europa: sia Dante<br />

che Petrarca si muovono da una perdita personale ed allargano la portata della loro<br />

riflessione a temi di carattere morale e spirituale di valore assoluto. Beatrice testimonia<br />

l'evoluzione spirituale, morale ed artistica, dell'Alighieri, che fu l'ultima grande voce del<br />

Medioevo cristiano: un'epoca in cui l'animo umano era proteso verso la conquista della<br />

beatitudine celeste e si sforzava di essere il più distaccato possibile dagli interessi<br />

prettamente terreni e, in primo luogo, dai piaceri mondani. <strong>La</strong> poesia era allora intesa<br />

come un momento di esaltazione delle virtù e come un mezzo di purificazione spirituale<br />

ed educazione morale. Beatrice fu concepita da Dante in questo clima e, come tutte le<br />

donne dello stilnovo, rappresentò grazia, candore, onestà, umiltà: tutte virtù che<br />

incutono soggezione all'uomo, gli fanno abbassare lo sguardo, lo rendono beato d'un<br />

semplice sorriso, d'uno sguardo affettuoso. Poi le vicende della vita ampliarono<br />

2 Recente poesia di Totò (Principe Antonio de Curtis) che tratta in maniera scherzosa il tema della morte


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

enormemente gli interessi della mente e del cuore di Dante e Beatrice divenne il simbolo<br />

della Teologia e della Fede, colei che sola può svelare a Dante ed all'umanità tutta il<br />

mistero di Dio. Forse dal punto di vista poetico questa seconda Beatrice è più “fredda”<br />

della prima, più lontana dalla comune sensibilità dei mortali, ma dobbiamo riconoscere<br />

che anche la prima non fu che un'idea di perfezione morale. Tutt'altra creatura <strong>La</strong>ura<br />

petrarchesca, che rappresenta il declino delle certezze religiose del Medioevo, la crisi di<br />

una umanità troppo a lungo repressa nei suoi slanci creativi ed ansiosa di rivendicare un<br />

proprio ruolo attivo nella storia. <strong>La</strong> nuova concezione della vita, che metterà al centro<br />

d'ogni interesse culturale l'uomo e i suoi più urgenti problemi esistenziali, non è ancora<br />

chiaramente delineata e in grado di dare nuove certezze in luogo di quelle medievali<br />

che volgono al tramonto, ma è già nell'aria e fa già sentire i suoi primi effetti almeno sulle<br />

coscienze più sensibili, come fu appunto quella del Petrarca. <strong>La</strong>ura nasce dunque in un<br />

momento di ansiosa ricerca di nuove verità, in un momento storico ricco di fermenti<br />

culturali, ma anche di angosce, di timori, di scrupoli : si è stanchi del vecchio e non si è<br />

ancora creato il nuovo e si vive fra numerose incertezze. E <strong>La</strong>ura rappresenta, nella vita<br />

spirituale del suo Poeta, tutto questo: il cielo e la terra che non riescono a fondersi in una<br />

sintesi, restano distaccati e fanno oscillare la coscienza ora in un verso ora in un altro.<br />

<strong>La</strong>ura, insomma, è il simbolo di un dissidio interiore, di un animo tormentato che anela<br />

alla pace ma che non la trova: essa rappresenta la varietà degli umori e delle situazioni<br />

psicologiche del suo cantore, il quale ora rimano rapito dinanzi ai luoghi3 ,ora afferma<br />

che "uno spirto celeste, un vivo sole / fu quel ch' i' vidi4 ed ora confessa d'essere stato<br />

"sommesso al dispietato giogo / che sopra i più soggetti è più feroce" per cui sente di<br />

3 "ove le belle membra / pese colei che sola a me par donna "Chiare, fresche, e dolci acque"<br />

4 "Erano i capei d'oro a l'aura sparei", Francesco Petrarca.<br />

13


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

dover chiedere misericordia al Signore per il suo "non degno affanno" 5 . Il Rinascimento è<br />

senz'altro un periodo storico dominato dal senso per la vita, per cui nelle opere letterarie<br />

rimane scarsa traccia di questo argomento. Solo la letteratura religiosa continua a<br />

trattare la morte con lo stesso tono del periodo precedente: in questo senso sia gli<br />

scrittori cattolici che quelli riformati considerano la morte come l'inizio della vera vita.<br />

Tuttavia l'arte figurativa presenta varie volte la figura del corpo morto per eccellenza,<br />

quello del Cristo, che pian piano, soprattutto nell'arte nordica, diventa il simbolo del<br />

disfacimento della carnea dell'essere umano. Con Leonardo da Vinci, inoltre, la<br />

conoscenza dell'anatomia, acquisita grazie alla dissezione dei cadaveri (in passato<br />

osteggiata dalla Chiesa, adesso appena tollerata) porta l'uomo a studiare la morte nel<br />

suo aspetto più spiccatamente fisico.<br />

5 "Padre del ciel, dopo i perduti giorni" Francesco Petrarca<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Le splendide opere scultoree di Michelangelo (la "Pietà" nelle sue varie versioni), i dipinti<br />

di Mantegna, Bellini, Raffaello, e della scuola manierista -per citare solo alcuni tra gli<br />

artisti italiani che hanno trattato il tema della morte- presentano un'anatomia curata, e<br />

qualcuna di queste opere osa giungere alla rappresentazione realistica della morte.<br />

Durante il '600 il gusto della rappresentazione figurativa della morte si accentua fino ad<br />

arrivare a risultati decisamente macabri: è il caso di alcuni dipinti e incisioni barocche<br />

che mescolano teschi a drappi e a belle fanciulle svestite nell'ormai consueto monito<br />

che esorta alla morigeratezza e denuncia la transitorietà del mondo ("Sic transit gloria<br />

mundi"; scuola delle Vanitas). E' evidente che l'esortazione alla morigeratezza diventa<br />

spesso il pre<strong>testo</strong> per una rappresentazione lasciva e compiaciuta delle attrattive carnali<br />

che si pretende di castigare. In questa logica rientra anche la cosiddetta "natura morta"<br />

(in inlgese si chiama , curiosamente, "still life", vita ferma), dapprima un trionfo di oggetti<br />

d'uso quotidiani e di frutta, poi, con il passare del tempo, cronaca accurata dell'effetto<br />

del passaggio del tempo su tali oggetti: nei dipinti, compaiono insetti, carni dal colorito<br />

livido (Caravaggio "Il bacchino malato","la morte della Madonna", "<strong>La</strong> deposizione")<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

fino ad arrivare alla rappresentazione diretta della morte in quanto tale con i quadri<br />

delle lezioni anatomiche di Rembrandt. Il razionalismo in risposta alle correnti spiritualiste<br />

dei secoli precedenti, già presente in luce nel '600, si afferma con vigore nel '700 e avrà il<br />

suo apice nell'Illuminismo.<br />

16


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> scienza nel frattempo ha cominciato a rendersi conto del funzionamento del corpo<br />

umano (già definito da Cartesio nel secolo precedente "una macchia"), e anche la<br />

morte viene osservata con distacco. <strong>La</strong> religione, che fino ad allora aveva segnato i ritmi<br />

della vita, e quindi anche della morte, viene messa da parte: a partire dalla Rivoluzione<br />

Francese i cimiteri verranno spostati lontano dai centri abitati per ragioni igieniche. Con<br />

questa nuova pratica (portata in Italia da Napoleone) i vivi venivano sì messi al riparo da<br />

possibili contaminazioni causate dalla decomposizione dei corpi, ma venivano<br />

allontanati dal quotidiano saluto che potevano fare ai loro defunti sul sagrato delle<br />

chiese (dove un tempo c'erano i cimiteri) o nei luoghi in città preposti a tale scopo. Con<br />

l'Illuminismo comincia il processo di sterilizzazione della morte che per certi versi continua<br />

ancora oggi. Tuttavia in pieno '700 uno scrittore come de Sade, che per certi versi<br />

appartiene più alla storia del costume che alla storia della letteratura, si apre alle spinte<br />

dell'inconscio e descrive scene macabre ed oscene insieme, in continuità con il secolo<br />

precedente, ma in anticipo sui tempi, in quanto l'irrompere sfrenato delle pulsioni, tra cui<br />

il binomio freudiano Eros/Thànatos6 , comincerà ad offrire abitualmente materia all'arte<br />

solo nel secolo successivo. Il fatto di aver associato alla morte l'amore fisico, alla passione<br />

sessuale, comunque, inaugura un altro filone di gusto che, accanto al precedente, di<br />

stampo più "scientifico", è tutt'ora presente con forza nella nostra cultura.<br />

6 Eros e thanatos non sono altro che i due grandi istinti presenti nell'inconscio: la pulsione di vita (o libido o principio<br />

del piacere o istinto di vita) e la pulsione di morte (o principio di morte o istinto di morte), tendente alla riduzione<br />

completa di tutte le tensioni.<br />

Tali pulsioni non si presentano mai allo stato puro, ma in leghe pulsionali dalle svariate proporzioni.<br />

E' appunto da questi principi che derivano il sadismo e il masochismo, due fenomeni spesso compresenti.<br />

Questo binomio piacere/dispiacere indirizza la vita dell'inconscio stesso (ottenere piacere, evitare il dispiacere);<br />

seguendo questa tendenza l'inconscio mostra la sua mancanza di freni: l'inconscio è amorale.<br />

17


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

All'inizio del XIX secolo nei "Sepolcri" Foscolo rimpiange i tempi passati, in cui l'omaggio<br />

dei vivi ai defunti era quotidiano a causa di una continuità spaziale e di una diversa<br />

disposizione d'animo.<br />

18<br />

All'ombra de' cipressi e dentro l'urne<br />

confortate di pianto è forse il sonno<br />

della morte men duro? Ove più il Sole<br />

per me alla terra non fecondi questa<br />

bella d'erbe famiglia e d'animali,<br />

e quando vaghe di lusinghe innanzi<br />

a me non danzeran l'ore future,<br />

né da te, dolce amico, udrò più il verso<br />

e la mesta armonia che lo governa,<br />

né più nel cor mi parlerà lo spirto<br />

delle vergini Muse e dell'amore,<br />

unico spirto a mia vita raminga,<br />

qual fia ristoro a' dà perduti un sasso<br />

che distingua le mie dalle infinite<br />

ossa che in terra e in mar semina morte?<br />

[…]<br />

Sol chi non lascia eredità d'affetti<br />

poca gioia ha dell'urna; e se pur mira<br />

dopo l'esequie, errar vede il suo spirto<br />

fra 'l compianto de' templi acherontei,<br />

o ricovrarsi sotto le grandi ale<br />

del perdono d'lddio: ma la sua polve<br />

lascia alle ortiche di deserta gleba<br />

ove né donna innamorata preghi,<br />

né passeggier solingo oda il sospiro<br />

che dal tumulo a noi manda Natura.<br />

Pur nuova legge impone oggi i sepolcri<br />

fuor de' guardi pietosi, e il nome a' morti<br />

contende. E senza tomba giace il tuo<br />

sacerdote, o Talia, che a te cantando<br />

nel suo povero tetto educò un lauro<br />

con lungo amore, e t'appendea corone;<br />

e tu gli ornavi del tuo riso i canti<br />

che il lombardo pungean Sardanapalo,<br />

cui solo è dolce il muggito de' buoi<br />

che dagli antri abdiani e dal Ticino<br />

lo fan d'ozi beato e di vivande.<br />

[…]<br />

Non sempre i sassi sepolcrali a' templi<br />

fean pavimento; né agl'incensi avvolto<br />

de' cadaveri il lezzo i supplicanti<br />

contaminò; né le città fur meste<br />

d'effigiati scheletri: le madri<br />

balzan ne' sonni esterrefatte, e tendono<br />

nude le braccia su l'amato capo<br />

del lor caro lattante onde nol desti<br />

il gemer lungo di persona morta<br />

chiedente la venal prece agli eredi<br />

dal santuario. Ma cipressi e cedri<br />

di puri effluvi i zefiri impregnando<br />

perenne verde protendean su l'urne<br />

per memoria perenne, e preziosi<br />

vasi accogliean le lagrime votive.<br />

[…]<br />

Ma ove dorme il furor d'inclite gesta<br />

e sien ministri al vivere civile<br />

l'opulenza e il tremore, inutil pompa


e inaugurate immagini dell'Orco<br />

sorgon cippi e marmorei monumenti.<br />

Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,<br />

decoro e mente al bello italo regno,<br />

nelle adulate reggie ha sepoltura<br />

già vivo, e i stemmi unica laude. A noi<br />

morte apparecchi riposato albergo,<br />

ove una volta la fortuna cessi<br />

dalle vendette, e l'amistà raccolga<br />

non di tesori eredità, ma caldi<br />

sensi e di liberal carme l'esempio.<br />

[…]<br />

Che ove speme di gloria agli animosi<br />

intelletti rifulga ed all'Italia,<br />

quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi<br />

venne spesso Vittorio ad ispirarsi.<br />

Irato a' patrii Numi, errava muto<br />

ove Arno è più deserto, i campi e il cielo<br />

desioso mirando; e poi che nullo<br />

vivente aspetto gli molcea la cura,<br />

qui posava l'austero; e avea sul volto<br />

il pallor della morte e la speranza.<br />

Con questi grandi abita eterno: e l'ossa<br />

fremono amor di patria. […]<br />

Un di vedrete<br />

mendico un cieco errar sotto le vostre<br />

antichissime ombre, e brancolando<br />

penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne,<br />

e interrogarle. Gemeranno gli antri<br />

secreti, e tutta narrerà la tomba<br />

Ilio raso due volte e due risorto<br />

splendidamente su le mute vie<br />

Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

per far più bello l'ultimo trofeo<br />

ai fatati Pelidi. Il sacro vate,<br />

placando quelle afflitte alme col canto,<br />

i prenci argivi eternerà per quante<br />

abbraccia terre il gran padre Oceàno.<br />

E tu onore di pianti, Ettore, avrai,<br />

ove fia santo e lagrimato il sangue<br />

per la patria versato, e finché il Sole<br />

risplenderà su le sciagure umane. 7<br />

7 E’ molto probabile che l'idea di scrivere i Sepolcri sia<br />

nata in Foscolo per suggestione della discussione avuta con<br />

Pindemonte e con la Albrizzi. Una certa importanza avrà<br />

avuto anche l'estensione all'Italia del decreto emanato a<br />

Saint-Cloud il 5 settembre 1806 e pubblicato ad ottobre.<br />

Esso regolamentava le pratiche sepolcrali ispirandosi a<br />

criteri igienici e di egualitarismo sociale. L'editto vietava la<br />

sepoltura nei centri urbani e introduceva un controllo sulle<br />

iscrizioni funerarie, che dovevano essere consone allo<br />

spirito della rivoluzione francese, e pertanto non contenere<br />

riferimenti nobiliari. Le sepolture dovevano essere<br />

anonime e la collocazione delle lapide era relegata ai<br />

margini dei cimiteri. Foscolo, che pur condivideva molti<br />

aspetti dei presupposti culturali dai quali nascevano simili<br />

provvedimenti, ne rifiutava però l'effetto di omologazione<br />

che ricadeva sui defunti e sui valori del passato<br />

riconoscibili in essi.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Per tutto l'Ottocento ci sarà una forte presenza del tema della morte nella letteratura e<br />

nell'arte: di volta in volta una morte eroica che coglie sui campi di battaglia o nelle<br />

sventure, una morte sensuale che seduce la carne dei viventi come una bella donna, una<br />

morte per sfinimento fisico e morale, una morte demoniaca che afferra l'uomo suo<br />

malgrado per farlo precipitare in un abisso senza fine di orrore e distruzione. Il nuovo<br />

interesse per la morte pervade tutta Europa e diventa quasi uno dei sinonimi della cultura<br />

romantica e post-romantica, soprattutto nell'associazione amore/morte: quanto più la<br />

morte è strana, carica di significati umani e sociali, tanto più diventa un tema assoluto,<br />

degno di essere rappresentato artisticamente. Il tema della passione amorosa fatale,<br />

inoltre, tocca il suo culmine proprio con la cultura decadente: in pieno positivismo, che<br />

come l'Illuminismo settecentesco, assegna il primato filosofico alla ragione, in un'epoca<br />

segnata dalle conquiste della scienza e delle innovazioni tecnologiche, si ripropone<br />

un'insistenza al limite della fissazione per la morte causata da una passione (personale o<br />

civile) troppo forte, in un intreccio tra carni vive e carni in disfacimento che ha toccato il<br />

suo culmine, ad esempio, in Baudelaire con “<strong>La</strong> Poesia del Male” 8<br />

- Come viene vissuto il tema della morte nel XXI secolo<br />

<strong>La</strong> cultura attuale risente delle culture contrapposte che l'hanno preceduta. Da una parte<br />

permane fortissima l'associazione eros/morte, soprattutto dopo la comparsa dell'AIDS che,<br />

lungi dall'essere un fenomeno chiaro nelle sue dinamiche, sembra funzionare con una<br />

valenza simbolica molto meglio di altre patologie.<br />

8 Poe, per quanto appartenente ad un periodo di poco precedente, affronta lo stesso tema in molti<br />

suoi testi, come: “Una sepoltura prematura”, “L'ombra, una parabola”, Il Pozzo e il Pendolo”, e molti<br />

altri.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Dall'altra, per reazione all'orrore del disfacimento inevitabilmente connesso alla morte, si<br />

sottolinea l'importanza di una forma fisica perfetta quale inconscia soluzione del problema.<br />

Inoltre, la crescente abitudine a vedere la morte su larga scala come un fenomeno<br />

quotidiano si allea con gli atteggiamenti nella rimozione della morte e delle sue reali<br />

dimensioni. A livello dell'inconscio collettivo, la condanna sociale per una sessualità diversa<br />

da quella considerata normale, in passato repressa perfino per legge, ai nostri giorni si<br />

abbatte non con atti legislativi ma con il terrore per l'appestato, da molti considerato<br />

meritevole della malattia in quanto dedito a una vita sessuale non allineata agli standard<br />

correnti.<br />

Alcuni settori medici sostengono che l'AIDS in quanto malattia non esiste, e che il<br />

meccanismo di azione dell'HIV - ammesso che questo sia poi il responsabile di una<br />

sindrome che a molti sembra costruita a tavolino - non sia quello che comunemente si<br />

crede. Alcuni settori della medicina non tradizionale pensano inoltre che tale affezione<br />

possa derivare da altre cause, quali un male di vivere spinto all'estremo limite, e da<br />

disordini di tipo spirituale-affettivo. Se così fosse, si potrebbe ipotizzare che il disgusto<br />

collettivo per la devianza abbia trovato in un dato oggettivo ancora poco indagato<br />

materia per scatenare una feroce campagna di emarginazione in cui la paura del<br />

contagio ha preso il posto della condanna. Esattamente come durante le pestilenze del<br />

passato, di cui non erano note le cause, oggi si ama ricercare l'untore da additare al<br />

pubblico ludibrio, da allontanare e bollare come reietto da tutti. Se non bastassero i segni<br />

patologici noti con il nome di AIDS, certo basterebbe questo groviglio di sentimenti di<br />

disgusto ad uccidere una persona. Al tempo stesso, e per le stesse ragioni salutistiche,<br />

qualsiasi altro tipo di morte -per vecchiaia, per malattia, per droga- rimangono ai margini<br />

dell'immaginario collettivo, che si sforza di omologare ogni manifestazione di vita alla<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

mediocre piattezza del noto. Ciò che scardina un placido scorrere di esistenza tra lavoro e<br />

passatempi consueti - che sia la morte, la passione o perfino un diverso modo di alimentarsi<br />

- va rimosso perchè disturba, offre appigli per un livello di esistenza che non sia basato sulla<br />

pura esteriorità. In questo senso la ricerca ostinata dalla perfetta forma fisica, che nella<br />

nostra società genera fenomeni seri quali l'anoressia, la depressione, il ricorso ad<br />

anabolizzanti e alla chirurgia estetica estrema, ricorda i tentativi eugenetici nazisti9 : un<br />

tempo la bellezza del corpo rappresentava l'affermazione di una razza e di una cultura<br />

superiore; oggi l'ossessione per un corpo avvenente rappresenta l'affermazione del<br />

transitorio sull'eterno. Il problema filosofico che permea la nostra società è molto serio e<br />

non permette nessun cedimento a facili semplificazioni. <strong>La</strong> volontà di razionalizzare del<br />

reale è evidentemente basata sul timore: timore di non saper gestire, timore di perdere la<br />

propria identità, timore di vedere il proprio mondo dissolversi. Il sublime ai nostri sensi<br />

anestetizzati e riluttanti all'esperienza appare perturbante, insostenibile perfino alla vista:<br />

figuriamoci poi all'analisi filosofica o peggio, a quella esperienziale. In questo modo tutto<br />

ciò che non si inquadra nelle categorie razionali - le uniche che per convenzione storica<br />

sembrano fornire una qualche sicurezza - viene allontanato con disgusto, in quanto mette<br />

a repentaglio un modo di vivre consolidato. E la portata rivoluzionaria dell'esperienza<br />

amorosa o di quella religiosa, realmente pericolose per una vita strutturata in sequenze<br />

prestabilite, rimane ai margini del vissuto in quanto il dissolvimento viene considerato il male<br />

assoluto da evitare a qualsiasi costo. Tutto ciò che di tali esperienze è segno - la passione<br />

amorosa come il fondersi di due anime; la morte come segno dell'assoluto, del perdersi nel<br />

divino - rimane incomprensibile e in qualche modo ammantato di sospetto. L'operazione<br />

9 Branca della scienza che genetica che studia il patrimonio ereditario umano e il modo per migliorarlo<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

di rimozione di tali perturbanti aspetti dell'esistenza è diventata pratica comune, giustificata<br />

dal desiderio di perpetuare all'infinito le categorie misurabili della vita con parametri<br />

misurabili. Si diceva dell'abitudine alla morte su grandi numeri. Le due guerre mondiali, i<br />

campi di sterminio, i continui réportages su stragi e disastri in parti del mondo fino a pochi<br />

anni fa irraggiungibili per i più, hanno abituato l'uomo medio a guardare la morte con<br />

indifferenza, alla stregua di una notizia qualsiasi. <strong>La</strong> visione continua di corpi senza vita non<br />

irrita più, non genere orrore e un forte senso di umanità, perchè spesso si stenta a<br />

riconoscere l'essere umano in mezzo alle grandi cifre o alle tragedie lontane, mentre<br />

basterebbe la considerazione della comune natura umana a frantumare l'indifferenza e<br />

ogni altro tentativo di rimuovere il problema morte. Ogni morte è uguale alle altre per<br />

intensità e valore, ogni essere umano che muore ha diritto all'affetto e alla cura amorosa<br />

dei vivi, a qualsiasi latitudine muoia, a qualsiasi ceto, popolazione, sesso, religione,<br />

appartenga. Così come ogni vita che nasce ha il diritto al rispetto e all'amore, allo stesso<br />

modo ogni vita che si spegne richiede il nostro impegno personale perchè in occasione<br />

della morte ci troviamo di fronte al mistero primo, quello dell'esistenza. Ci sono altre culture<br />

oltre quella occidentale che del dissolvimento hanno fatto il centro significativo<br />

dell'esistenza e che di fronte alla morte hanno sviluppato un atteggiamento sereno, se non<br />

di sollecito e concreto aiuto, sia per i vivi che per i morti. <strong>La</strong> nostra cultura spesso le10 ha<br />

bollate come segnate dalla superstizione e le ha considerate solo come fonte inesauribile<br />

di stranezze buone solo per gli etnologi, non rendendosi conto che, con il suo razionalismo<br />

anti-spirituale, sta facendo in modo che la morte, lungi dal rimanere esperienza di quelli<br />

che la provano in prima persona, sia il segno sotto cui si pone ogni manifestazione, sociale<br />

10 Si riferisce a culture orientali, o di paesi, non occidentalizzati, che hanno mantenuto tradizioni e culture popolari<br />

basate sulla spiritualità, sulla superstizione e su credenze popolari.(Asia, Africa, India)<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

e privata, della nostra esistenza. Si noterà che talvolta, invece che analizzare<br />

l'atteggiamento di una cultura nei confronti della morte, si parlerà degli antenati o<br />

dell'immortalità, segno questo che la morte viene assimilata ad altri aspetti della vita nel<br />

segno della continuità e che comunque, la morte rimane al centro dell'indagine filosofica<br />

e religiosa.<br />

1.3 Altre Culture<br />

Una cultura è l'espressione di un modo di pensare collettivo, che riassume i bisogni e le<br />

aspirazioni di una collettività. In tal senso le pratiche religiose concretizzano in atti liturgici e<br />

riti un sentire comune, che si è coagulato in atti simbolici per poter essere significativi. <strong>La</strong><br />

società che si esprime culturalmente è ben lontana dall'essere un semplice oggetto di<br />

manipolazione da parte del potere: si potrebbe dire che anche le forme di potere sono<br />

espressione di quella cultura, così come i limiti, le intolleranze e i pregiudizi legati a quel<br />

momento storico-evolutivo. Ogni civiltà ha le proprie pratiche, così come ha il proprio<br />

sistema medico e la propria forma di potere, che si sono generate tramite il lavoro<br />

dell'inconscio collettivo. Il fatto che le civiltà orientali di tutti i tempi, dall'Occidente ritenute<br />

genericamente più arretrate in quanto prive di un sistema tecnologico strutturato, si siano<br />

espresse in termini più esplicitamente rivolti alla spiritualità può rappresentare<br />

un'indicazione preziosa su quale sia il vero rapporto dell'uomo allo stato naturale, non<br />

tecnologizzato, con il mondo dell'invisibile.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

- Gli Arabi<br />

Per la cultura musulmana, la morte, del tutto affine al sonno, è voluta da Allah11 che è<br />

l'unico che ne conosce la data. Il trapasso, momento in cui gli angeli vengono a prelevare<br />

l'anima del morto, è caratterizzato da uno stato di confusione simile all'ebbrezza prodotta<br />

dal vino (ricordiamo per inciso che il Corano proibisce il consumo di bevande alcoliche). Le<br />

anime buone, quelle che in vita hanno rispettato i dettami presentati di Maometto,<br />

saliranno al settimo cielo, il regno di Allah, accompagnati da uno stuolo di angeli; le anime<br />

cattive vengono derise e tornano alla tomba, in cui il morto rimane cosciente, ma<br />

immobile, e sente ciò che gli succede. <strong>La</strong> cultura musulmana insiste sull'immortalità<br />

dell'anima e sul ruolo dei comportamenti avuti da vivi nella realtà dell'oltretomba.<br />

- In India<br />

Il subcontinente indiano offre un’enorme varietà di culti e di credenze, per cui risulta<br />

difficile parlare di un atteggiamento comune riguardo ad un fenomeno. I musulmani<br />

seguono quanto detto nel Corano, i buddisti si rifanno più o meno alle tradizioni tibetane,<br />

seppure con notevolissime differenze, gli induisti, da sempre ritenuti i rappresentanti della<br />

cultura più genuinamente indiana, offrono un corpus variegato di tradizioni originali che si<br />

tramanda da moltissimi secoli, che di volta in volta ha accolto influenze derivanti dalle<br />

religioni più disparate. Tipica della cultura indiana è la credenza della rinascita, che segna<br />

l'obbligo, per un'anima che non abbia completato il suo ciclo di vite, di ritornare a vivere,<br />

in modo da poter apprendere direttamente quale sia la vera struttura del mondo. Per chi<br />

muore con delle colpe il destino offre la una vita commisurata ai torti commessi: un uomo<br />

11 “Allàh” deriva dal termine Ilàh che derive in turno dall’origine “El” usato da tutte le religioni semite per descrivere i<br />

loro dei. “El” vuol dire forza e potenza. Aggiungendo l’articolo in Arabo “AL” al termine Ilàh avremo il termine “Al-<br />

Ilàh” che vuol dire Il Dio.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

può rinascere povero, o in forma di animale se si è macchiato di colpe particolarmente<br />

gravi. Solo la conoscenza del brahman - l'Assoluto - permette la liberazione dalla<br />

reincarnazione e il dissolvimento nell'unica vera realtà, quella dell'assoluto, appunto. I<br />

monaci, con pratiche fisiche e con la meditazione, si accostano all'essenza del mondo ed<br />

insegnano ai vivi quali siano gli atteggiamenti migliori per non tornare a vivere -la<br />

reincarnazione è vista sempre in modo negativo, perchè testimonia l'incapacità del<br />

soggetto di accedere all'assoluto. Questo insegnamento è centrato proprio sulle pratiche<br />

di annullamento della personalità in favore di un atteggiamento impersonale di<br />

accettazione del dissolvimento.<br />

- Tibet<br />

Il "Libro tibetano dei morti" è una sorta di manuale per l'anima del trapassato, che un<br />

officiante, un Guru o un amico carissimo del morto, gli leggono per vari giorni.<br />

Questo <strong>testo</strong> antichissimo presenta la descrizione in forma figurata di ciò che l'anima del<br />

defunto dovrà vivere nei momenti successivi alla morte per non perdersi nel regno del<br />

terrore o essere costretto a reincarnarsi. <strong>La</strong> prima parte presenta le varie apparizioni di<br />

deità (essenza o natura divina) positive e negative - tutte frutto della mente del morto -<br />

che gli presentano la possibilità di scegliere il dissolvimento luminoso nella grande saggezza<br />

e bellezza del Tutto o la permanenza in uno stadio personale nel regno del dolore e della<br />

persecuzione. Ad ogni prova fallita c'è la possibilità di un'ulteriore prova, di cui la voce<br />

dell'officiante dà un'anteprima al morto, in modo che quest'ultimo non venga preso alla<br />

sprovvista dalle apparizioni grandiose e terrificanti. Tutti hanno la possibilità di non ritornare<br />

sulla Terra, sia che in vita si siano comportai rettamente e abbiano imparato il valore del<br />

dissolvimento e dell'impermanenza, sia che ascoltino questi insegnamenti per la prima<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

volta da morti. Una volta fallite tutte le prove, l'anima del defunto ha ancora la possibilità di<br />

rifiutare l'incarnazione tramite alcuni sistemi che gli permettono di sganciarsi dal ciclo del<br />

ritorno sulla Terra. Se fallirà anche queste ulteriori opportunità, allora il defunto sarà<br />

costretto a tornare a vivere un'altra esperienza terrena che forse gli farà capire, una volta<br />

per tutte, che ciò che conta non è la singola individualità, ma la vita come manifestazione<br />

indistinta del Tutto che è, è stato e per sempre sarà. Il tratto caratteristico di questo libro è<br />

che i vivi hanno l'obbligo di mostrarsi sereni rispetto alla morte del loro congiunto, in quanto<br />

dimostrazioni eccesive di attaccamento confonderebbero l'anima del defunto e le<br />

farebbero perdere di vista il suo bene, che è sinonimo di allontanamento dalla vita terrena<br />

in ogni sua manifestazione. L'unica forma di affetto vero che viene permessa, e anzi<br />

caldeggiata, è appunto il reperimento di un volontario disposto a seguire il morto con la<br />

lettura del "Libro tibetano dei morti"<br />

- Indiani d'America<br />

Ricordiamo che per le popolazioni originarie del Nord America la vita è una manifestazione<br />

continua del Grande Spirito: anche la morte è un fatto naturale, da accettare e da<br />

accogliere con serenità nel momento in cui si verifica. Il profondo legame degli Indiani con<br />

la natura si rispecchia, ad esempio, nella consapevolezza dell'arrivo della morte, che porta<br />

i membri più saggi - i capi, gli uomini e le donne medicina, gli sciamani - ad isolarsi dal<br />

villaggio per poter trovare la giusta concentrazione nel momento del trapasso. Del resto,<br />

tali figure sono andate già una volta incontro alla cosiddetta "morte sciamanica",<br />

consistente nell'isolamento in una grotta o in un luogo appartato, per una notte intera: da<br />

tale esperienza hanno appreso i segreti della resistenza e del coraggio, oltre ad una<br />

profonda conoscenza della struttura intima del mondo, che il Grande Spirito offre soltanto<br />

agli iniziati. Tale iniziazione rappresenta l'antecedente più significativo della morte del<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

corpo, che viene affrontata con la consapevolezza che nulla di ciò che è stato creato può<br />

andare distrutto. Proprio per questa ragione, per gli Indiani d'America, il ruolo degli spiriti<br />

degli antenati è fondamentale: esiste una profonda interconnessione tra il mondo<br />

fenomenico e quello dei defunti. Tutti gli uomini sono testimoni di tale legame in ogni<br />

momento della giornata: dagli antenati l'uomo e la donna hanno ereditato la vita, la<br />

cultura e un insieme di rituali che devono essere osservati e preservati al fine di vivere<br />

un'esistenza corretta e felice. Oltre ad un generico culto degli antenati, praticato con canti<br />

e danze, esiste una cerimonia particolare, chiamata purificazione dell'anima, che aiuta<br />

l'anima del morto a raggiungere indisturbata il regno del Grande Spirito senza deviazioni e<br />

perdite dolorose di tempo nei regni intermedi del dopo-morte.<br />

- Taoismo<br />

Questo complesso di filosofia, medicina, credo estetico e morale, che si è insediato in una<br />

larga parte del continente asiatico e che ha influenzato profondamente la cultura di tanti<br />

paesi (Cina, Giappone, Corea e India, solo per citare i principali), riserva un'attenzione<br />

estrema alla morte, vista soprattutto nella sua contropartita, l'immortalità.<br />

<strong>La</strong> morte è un dato naturale, ma appartiene ad un livello di percezione della realtà<br />

decisamente poco evoluto: per chi si dia la pena di indagare i meccanismi più segreti<br />

della natura stessa, intesa come punto di incontro di realtà visibili e invisibili, la morte<br />

appare solo come uno dei destini possibili. L'immortalità per i taoisti è un aspetto che<br />

coinvolge sia il corpo che l'anima: ecco perchè si sono dati storicamente due filoni di<br />

ricerca, uno rivolto alla conoscenza dei mezzi per ottenere l'immortalità del corpo o<br />

almeno una sua estrema longevità, l'altro rivolto all'unione con il principio imperituro della<br />

realtà (il Tao, appunto) che, una volta raggiunto in spirito, permette un'assimilazione<br />

assoluta ed un trasmettersi di eternità all'anima virtuosa e saggia. Della ricerca del corpo<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

immortale fanno parte pratiche fisiche, sessuali, alchimistiche, mediche e farmacologiche,<br />

nonchè rituali e indicazioni di vita pratica. Della ricerca del Tao fanno parte le numerose<br />

scuole taoiste che hanno affrontato la ricerca dell'immortalità dall'interno.<br />

1.4 Alcune disposizioni del diritto islamico sull'inumazione<br />

Nella visione escatologica islamica, la morte rappresenta una fase dell'esistenza molto<br />

importante. Essa infatti è sentita come il ponte che congiunge le due vite: la vita terrena,<br />

caduca, e la vita ultraterrena, eterna. Proprio per questo è raccomandabile per ogni<br />

musulmano il ricordare la morte, la vanità della vita terrena e il prepararsi al trapasso. Il<br />

Profeta Muhammad (che vuol dire “la pace e la benedizione di Allah sia su di lui”) ha detto<br />

infatti: «Ricordate spesso il demolitore delle delizie, [ovvero la morte che mette fine alla vita<br />

materiale]».<br />

L'anima dell'uomo deceduto non si distacca dal proprio corpo, ma rimane con esso nella<br />

tomba per scontare alcuni peccati fino al Giorno del Giudizio. L'Altissimo infatti ha detto: «Li<br />

puniremo due volte, [nella vita terrena e nella tomba,] poi saranno consegnati ad un<br />

tormento immenso [l'Inferno]». Questo momento di trapasso tra la vita terrena e il Giorno<br />

del Giudizio viene detta "Barzakh", e da alcuni viene definito come il "Purgatorio islamico".<br />

Ma l'anima non viene solamente punita per i suoi eventuali peccati, ma potrà avere anche<br />

una percezione di ciò che avviene intorno alla sua salma. Avrà una forte percezione del<br />

tempo che passa e un supplizio colui che deve scontare numerosi peccati, una percezione<br />

meno forte e accompagnata dall'incoraggiamento degli angeli colui che non deve<br />

scontare molti peccati.<br />

Ecco dunque il motivo per cui il modo di preparare la salma e la sua inumazione hanno<br />

una così grande importanza nel diritto islamico e il perché è molto importante per la<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

comunità islamica parmense poter rispettare, almeno in parte, i dettami della religione<br />

islamica. Andiamo allora ad esaminare quelle che sono le pratiche islamiche relative<br />

all'inumazione. Innanzi tutto il diritto islamico (fiqh) attribuisce al defunto musulmano quattro<br />

diritti fondamentali:<br />

- la lavanda (gusl),<br />

- la vestizione (takfin),<br />

- la preghiera per il defunto (salat-ul-janaza),<br />

- il trasporto della salma e la sua sepoltura (dafn).<br />

L'intero corpo deve essere lavato facendo passare per tutto il corpo acqua corrente per<br />

rimuovere tutte le impurità, e poi bisogna fare al defunto le abluzioni rituali, le stesse che si<br />

fanno prima della preghiera. Qualora non sia possibile l'uso dell'acqua si fa il tayyamum,<br />

ovvero un'abluzione simbolica con la sabbia. Il corpo deve essere poi vestito con abiti<br />

comuni, rispettando le norme sull'abbigliamento.<br />

È fortemente raccomandato a tutti coloro che ne hanno la possibilità di assistere,<br />

compostamente, al funerale ed è un obbligo partecipare alla preghiera sulla salma. In<br />

questa preghiera, diversamente dalle altre preghiere, è vietata la prosternazione (sujud) e<br />

l'inchino (ruku'), in quanto è vietato ogni atto di devozione ad una tomba. Anzi il pregare<br />

prosternandosi davanti alle tombe è atto di miscredenza poiché la prosternazione è un<br />

atto di sottomissione e di riverenza riservato all'Altissimo.<br />

<strong>La</strong> sepoltura nel terreno è obbligatoria. Dice l'Altissimo sull'uomo: «Da che cosa mai Allah<br />

l'ha creato [l'uomo]? Da una goccia di sperma lo creò e lo plasmò, poi la via gli spianò<br />

[fuori dal corpo della madre], poi lo uccide e lo seppellisce e quando vuole lo rievoca [per<br />

il Giorno del Giudizio]». È preferibile seppellire la salma in un cimitero perché è più semplice<br />

per le persone visitare le tombe e invocare il perdono per i defunti e perché è meno<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

gravoso per i vivi, ma è possibile farsi inumare nella propria casa così come si è fatto per il<br />

profeta Muhammad per sua esplicita richiesta. Vi sono poi una serie di caratteristiche che<br />

la tomba deve avere. Per prima cosa bisogna approntare una fossa molto profonda e<br />

larga dove deporvi la salma tanto che non sia possibile sentire le esalazioni o che animali<br />

possano dissotterrare il cadavere. Il Profeta aveva detto infatti per la sepolture dei caduti<br />

nella battaglia di Uhud: «Scavate, fate delle fosse larghe e scavate in profondità». <strong>La</strong> buca<br />

deve essere pensata poi affinché la salma possa essere posta sul fianco destro con il viso e<br />

il corpo rivolti verso la qibla, ovvero la direzione della Mecca. Nell'Islàm è vietata qualsiasi<br />

forma di adorazione dei morti, poiché Dio è Unico ed è l'unico ad avere diritto di essere<br />

adorato. Abbiamo già visto come, per evitare di prosternarsi dinnanzi alla salma, la salat-uljanaza<br />

non ha alcuna prosternazione né inchino, e sempre per evitare il culto dei morti è<br />

vietato edificare tombe più altre di un palmo o di costruire sui sepolcri moschee o edifici.<br />

Allo stesso modo non è possibile imbiancare, incensare o usare delle luci nei pressi delle<br />

tombe. È possibile lasciare delle steli con la dicitura del nome del defunto, dei cumuli di<br />

terreno, o dei sassi per indicare la presenza di una tomba e la sacralità del luogo.<br />

<strong>La</strong> sacralità del luogo obbliga a non camminare sulle tombe, a non compiere qualsiasi atto<br />

offensivo del luogo o a non sedervisi sopra. Infatti il Profeta ha detto: «Non sedetevi sulle<br />

tombe e non fate la preghiera verso di esse». Sempre per rispettare la salma e il luogo è<br />

vietato dissotterrare il corpo e il suo spostamento. Possono fare eccezione a questa<br />

prescrizione solo condizioni di particolare necessità, come può essere il mancato rispetto<br />

dei quattro diritti della salma o perché il corpo non è stato rivolto verso la qibla. In<br />

qualunque caso l'integrità della salma non deve essere toccata, affinché l'anima non<br />

abbia a soffrire ulteriormente. Il Messaggero di Allah ha detto: «Rompere le ossa di un<br />

defunto equivale alla colpa di rompere le ossa di un vivo». E per questa tradizione e per<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

quella, che vedremo tra breve, di non mettere il corpo a contatto con il fuoco o con<br />

oggetti prodotti con il fuoco, non è ammissibile la cremazione.<br />

Non è possibile seppellire una o più persone nella stessa fossa ma bisogna lasciare uno<br />

spazio tra una tomba ed un'altra.<br />

Il corpo deve essere messo nella fossa direttamente a contatto con il terreno. Uno dei<br />

Compagni del Profeta, Abu Musa, aveva dato istruzioni per la sua sepoltura dicendo: «Non<br />

mettete nulla tra me e la terra». E un altro Compagno, Sa'd ibn Abi Waqqas, aveva detto:<br />

«Fate con me lo stesso che avete fatto per il Messaggero di Allah, mettete sopra di me dei<br />

mattoni e copritemi di terra». Dunque il corpo viene messo a contatto direttamente con il<br />

terreno e sopra di esso vengono messi dei mattoni per evitare che le esalazioni<br />

raggiungano la superficie. Può essere usato, anche se è sconsigliato, una tavola di legno,<br />

dei mattoni o altri materiali, ma in linea generale bisogna evitare di mettere a contatto con<br />

la salma qualsiasi cosa che sia stata prodotta con il fuoco. Ciò significa che la salma deve<br />

essere inumata preferibilmente (mustahabb) senza la bara, per le scuola di diritto hanafita<br />

e quella hanbalita, mentre per la scuola sciafiita e malikita il seppellire la salma dentro una<br />

bara è cosa detestabile (makruh).<br />

Abbiamo visto alcune norme del diritto islamico riguardo la sepoltura dei defunti. Molte di<br />

queste norme differiscono con le usanze cristiane o contrastano con la legislazione italiana<br />

in materia. Questo, ma anche il divieto esplicito del diritto islamico di seppellire i musulmani<br />

in cimiteri non-musulmani e di seppellire i non-musulmani in cimiteri islamici, rende evidente<br />

la necessità di trovare qui in Italia delle aree cimiteriali da destinare ai fedeli musulmani,<br />

così come si è fatto per i fedeli di altre comunità religiose. Già in molte città italiane, come<br />

Milano, Roma e Reggio Calabria, si è provveduto a predisporre delle aree cimiteriali per i<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

musulmani, ma a Parma per diversi problemi burocratici e tecnici non si è ancora riuscito a<br />

risolvere questo problema.<br />

Nei casi di incompatibilità, infine, di alcune norme del diritto islamico con quelle del diritto<br />

italiano devono prevalere quelle italiane, per consuetudine, a meno che non si tratti di una<br />

legge fondamentale islamica, ma sono casi molto rari e non riguardano la materia oggetto<br />

del nostro studio. Il maggiore contrasto si ha nell'obbligo dell'uso della bara. Ma per il diritto<br />

islamico l'obbligo di non usare la bara è una norma derogabile poiché «il seppellire i morti<br />

in una bara è tradizione dei cristiani nell'inumare i loro morti, e si può usare per i musulmani<br />

solo in condizioni difficili, così come si sono espressi i nostri giuristi». 12 Il vivere in Italia è una<br />

condizione di difficoltà per la comunità musulmana e quindi si ritiene possibile seppellire il<br />

defunto in una bara.<br />

1.5 Esoterismo, riti di passaggio e di accompagnamento<br />

Il mistero che grava intorno alla vera funzione delle piramidi (mausolei celebrativi o veri e<br />

propri traghetti per l'aldilà costruiti su coordinate celesti?) riassume simbolicamente<br />

l’intricata relazione che corre tra la morte di una persona e l’insieme di atti che intorno a<br />

questa morte vengono progettati ed eseguiti. In esoterismo si afferma che qualunque atto<br />

ha un peso e una risonanza a livello metafisico oltre che a livello materiale: da qui deriva<br />

una particolare attenzione per i riti di passaggio e di accompagnamento, basati sulla<br />

possibilità data all'uomo di operare a livello materiale e simbolico dalla Terra verso un<br />

12 Una soluzione trovata con l’Imam di Parma, derivante dalla scuola hanafita, potrebbe essere di riempire le bare di<br />

terra in modo che il corpo del defunto sia comunque a contatto col terreno.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

ambito ultraterreno13 . I viventi hanno acquisito, grazie al connubio tra illuminazione e studio<br />

appassionato, una conoscenza piuttosto approfondita di quanto possono fare per<br />

accompagnare le anime dei defunti nella loro dimora. Denominatore comune è l'idea che<br />

l'anima del morto sopravvive al corpo, da cui si distacca in genere con una certa fatica<br />

per affrontare un percorso da cui dipende la sua felicità futura. Chi ha amato e rispettato il<br />

morto in vita può onorare il corpo del defunto - in genere con sostanze profumate o con<br />

fiori, forse per contrastarne il decadimento chimico - se non è a conoscenza di altri sistemi.<br />

Se invece è dotato di conoscenze non destinate al volgo - ecco il vero significato di<br />

"esoterico" - , può operare attivamente per guidare l'anima del suo caro nell'altro mondo.<br />

In genere si richiama un essere dalle capacità eccezionali - Ermete Psicopompo, un<br />

angelo, una divinità dell'oltretomba, un familiare già morto che era molto caro al defunto -<br />

e lo si prega di guidare l'anima del defunto a distaccarsi completamente dal suo<br />

cadavere e ad affrontare con coraggio le difficili prove che lo separano dalla pace<br />

eterna. Il percorso è in genere immaginato a tappe: chi muore deve in qualche modo<br />

confrontarsi con le proprie azioni, le quali gli si affiancano come compagni di avventura<br />

buoni e cattivi che a turno gli saranno d'aiuto o d'intralcio nel procedere verso l'ultima<br />

destinazione. Altre figure positive possono far parte di questa schiera personale: le<br />

preghiere dei viventi, il tacito interessamento di una divinità particolare a cui il morto era<br />

particolarmente devoto in vita, uno spirito evocato appositamente dall'esoterista, un<br />

custode dell'aldilà astutamente messo in soggezione dal morto o dall'operatore<br />

(ricordiamo ad esempio l'episodio della discesa di Ercole nell'Ade). Seguono in genere<br />

13 Questo è un convincimento, che si basa su alcuni precetti quali "Come in cielo così in terra" di evangelica memoria e i<br />

versi "Ciò che è in basso è come ciò che è in alto/e ciò che è in alto è come ciò che è in basso/per fare i miracoli della<br />

cosa una" provenienti dalla Tavola Smaragdina.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

delle prove coraggio, sagacia, elevatezza spirituale - che l'anima del morto deve superare,<br />

da solo o in compagnia dei suoi aiutanti, in modo da convincere il custode dell'aldilà che<br />

tutto è a favore del morto: la sua vita passata, le sue amicizie che ancora operano sulla<br />

Terra, l'esperienza che ha accumulato, il suo stesso modo di fare attuale.<br />

In ogni caso, ogni intervento attivo da parte dei viventi deve essere eseguito con purezza<br />

di intenti e con grande sapienza, in quanto il semplice contatto con questa zona della<br />

Creazione, così misteriosa e ai più sconosciuta, può essere pericolosa a vari livelli:<br />

l'esoterista può perdersi o far perdere l'anima del morto, si possono creare varchi non<br />

previsti tra il mondo dei vivi e quello dei morti, si può far infuriare una divinità irascibile<br />

attirarsi una serie di disgrazie infinite, si può infine rischiare di provocare la distruzione<br />

generale del mondo conosciuto, una volta che questo venga messo scorrettamente in<br />

relazione con l'aldilà. Comune a tutte le azioni, comunque, rimane quella continuità di<br />

effetto di cui si diceva - ecco perchè la cautela in un ambito così delicato risulta<br />

fondamentale. Chi non possiede la necessaria competenza e una corretta visione di sè e<br />

del mondo, insieme ad una saggezza e ponderatezza eccezionali, non può assolutamente<br />

assolvere ai riti funebri, pena il dissolvimento o la follia. <strong>La</strong> segretezza dei procedimenti è<br />

garanzia di sicurezza per il volgo ignorante e per i profittatori. Allo stesso modo, ciò che<br />

aspetta in via definitiva il morto è in genere avvolto dal più fitto mistero, in genere perchè<br />

non è possibile descrivere con parole terrene l'aldilà e perchè, anche se si riuscissero a<br />

trovare dei paralleli adeguati per esprimere ciò che un essere umano vivente ha avuto il<br />

permesso di scorgere, non tutti sono in grado di accogliere la portata di questa rivelazione.<br />

Molte sono le descrizioni del regno dei morti che ci sono giunte da visionari, profeti e<br />

illuminati di ogni tempo, razza e cultura: la piena comprensione di ognuna di esse è limitata<br />

da una lunga serie di fattori, quali la limitatezza dell' immaginazione umana che male<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

assimila esperienze troppo diverse da quelle a cui è abituata, la personalità di chi si<br />

occupa dell'aldilà, il con<strong>testo</strong> e la lingua in cui viene fornita la descrizione. Molte si<br />

contraddicono, molte si confermano a vicenda, molte sono basate su concetti semplici e<br />

molte invece presentano un difficile backgruond culturale. Come spiegare tante differenze<br />

per qualcosa che si presuppone oggettivamente esistente? Per chi ha vissuto<br />

un'esperienza di contatto con l'aldilà l'esperienza stessa è ragione sufficiente per credere a<br />

ciò che si è vissuto globalmente con tutto il proprio essere senza tenere conto di sottigliezze<br />

tipiche del ragionamento analitico. <strong>La</strong> ragione è un criterio che può essere utile in campi<br />

pratici, ma nel campo dell'esperienza e della percezione risulta vero ciò che si percepisce<br />

come vero: in ultima analisi è la realtà stessa, interiorizzata e compresa da chi la vive, ad<br />

essere valida in sè e per sè.<br />

1.6 L’estremo riposo: I luoghi del saluto<br />

E' noto ai più che in Italia i cimiteri si trovano al di fuori dei luoghi abitati. E' un dato attuale,<br />

verificabile con una semplice visita in un qualunque cimitero, che questi spazi sono<br />

diventati insufficienti: ogni cimitero è in ristrutturazione, o ha subito allargamenti e<br />

rifacimenti di vario genere. Di solito si amplia lo spazio a disposizione con la costruzione di<br />

"colombaie" 14 . In Italia anche chi viene cremato deve rimanere in cimitero -per esigenze<br />

igieniche, ciò è dettato dalla normativa cimiteriale. Il fatto è che seppellire una persona,<br />

anche nel modo più semplice possibile, costa molto: l'acquisto di un loculo o di una tomba<br />

può costare vari milioni, a seconda della posizione nel cimitero e della fastosità della<br />

sepoltura.<br />

14 Serie di loculi sovrapposti che compatta le moltiplicate esigenze della comunità<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Ciò che sembra passare inosservato è il fatto che tutto questo apparato è in funzione dei<br />

vivi, i quali pagano - pochi infatti sono quelli che si pagano in vita il servizio funebre e il<br />

posto al cimitero - e usufruiscono delle cosiddette comodità: un posto con vista, un loculo<br />

al riparo dell'umidità, una tomba decorata con statue e scritte, insieme con l'abitudine<br />

degli annunci mortuari carichi di oro e aggettivi altisonanti. I morti sono del tutto indifferenti<br />

a ciò che orna la loro sepoltura, in quanto impegnati - se si crede a ciò che descrivono le<br />

religioni - in un percorso che non ha nulla a che fare con lo status terreno. Anche per chi<br />

non crede in un'altra vita i morti non hanno interesse alle sorti del loro corpo ormai morto, in<br />

quanto del tutto assenti e privi di percezioni e facoltà di giudizio. E' importante, comunque,<br />

sottolineare che al giorno d'oggi, apparentemente per ragioni di spazio e di igiene, il morto<br />

non viene più lasciato in contatto con la terra, così come è successo per millenni: tutte le<br />

culture, ciascuna a suo modo (inumazione, cremazione, smembramento da parte di<br />

animali selvatici), hanno permesso che il cadavere tornasse parte dell'ambiente da cui<br />

provenivano i componenti chimici che hanno permesso di tenere in vita il corpo. In questo<br />

modo veniva assicurata una certa continuità tra una vita che finiva e la vita in generale<br />

che continuava, nel rispetto del ciclo vitale naturale in cui nulla va perduto, ma diventa<br />

parte dell'infinito ciclo delle trasformazioni. <strong>La</strong> pretesa di rimanere per sempre nello stato in<br />

cui ci si trova non esclude quindi neanche la morte, che anzi è diventato uno dei campi in<br />

cui, essendo più evidente l'impermanenza, la rimozione è più forte e trasversale. I cimiteri<br />

quindi, lungi dall'essere occasione di omaggio e di rispetto per i defunti - che secondo<br />

molte culture si giovano di queste attenzioni nello loro stato post-mortem - rischiano di<br />

diventare, nel migliore dei casi, un deposito inoffensivo di materiale in decomposizione, se<br />

non il luogo in cui i vivi mettono mano al loro portafogli nel tentativo inconscio di scoprirsi<br />

diversi e magari inattaccabili dalla morte.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

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Statua raffigurante la morte come donna attraente e sensuale (eros-thanatos), cimitero di Staglieno, Genova


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

2- INQUADRAMENTO STORICO-TERRITORIALE<br />

2.1 Analisi storica dei sistemi idrici a Parma<br />

<strong>La</strong> disponibilità d’acqua è un fattore essenziale per la vita delle popolazioni umane e<br />

quindi è determinante nello sviluppo di qualsiasi forma di insediamento, economia e civiltà.<br />

<strong>La</strong> relazione tra disponibilità idrica e le culture antropiche è messa in risalto dalla<br />

diversificazione dei modelli insediativi e produttivi in rapporto alla struttura idrologica del<br />

territorio e dello sviluppo delle tecniche, idonea alla realizzazione di grandi opere finalizzate<br />

al controllo delle acque. Si vorrebbe studiare, in questa sezione, quei sistemi che in passato<br />

regolarono le acque nella pianura padana e nel parmense, dando la possibilità ai popoli<br />

di abitarvi e che oggi rischiano di scomparire perché non più integrati alla gestione<br />

insediativa del territorio. Per fare ciò prenderemo in considerazione come strumento di<br />

rilievo la cartografia storica e non, che costituisce il primo riscontro oggettivo delle<br />

trasformazioni in corso e dei resti dei sistemi scoparsi.<br />

<strong>La</strong> pianura padana formatasi in tempi recenti per il progressivo prosciugamento di un<br />

grande golfo marino, dovuto ad uno degli interventi più duraturi ed estesi di drenaggio<br />

affiancato ad un ingente opera di bonifica, che fu iniziata in Emilia ad opera dei romani<br />

sotto direzione di Claudio e terminata nel 41 d. C. con il prosciugamento della regione a<br />

nord del Po, è oggetto idoneo di ricerca. Degne di nota, per il periodo, furono anche le<br />

opere di regimentazione fluviale che comprendevano la costruzione di argini,<br />

canalizzazioni e la deviazione degli alvei. Queste contribuirono alla formazione di una rete<br />

di vie navigabili tra le città ed il mare. <strong>La</strong> navigazione interna fu sempre un aspetto<br />

particolarmente importante perché per molto tempo le vie d’acqua costituirono un<br />

sistema di trasporto molto più veloce ed agevole del mondo antico. Dopo il crollo<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

dell’impero romano, molte opere di drenaggio e gli stessi canali navigabili andarono in<br />

rovina. Dopo alcuni secoli di abbandono in cui molte terre si impaludarono o si ricoprirono<br />

di boscaglie, i Benedettini intrapresero una nuova opera di bonifica e di espansione<br />

agricola, con la riapertura di vecchi canali, disboscando e dissodando il terreno.<br />

Dopo il Mille si avvia una notevole attività di bonifica, dissodamento ed irrigazione che<br />

inizia in Lombardia, ma raggiunge un secolo dopo anche l’Emilia; questa cambia<br />

notevolmente l’assetto del paesaggio rurale, gettando le basi del sistema attuale di<br />

arginatura del Po.<br />

L’insediamento nelle terre padane inizia nel paleolitico, sul finire della glaciazione. Nel<br />

parmense risalgono a questo periodo insediamenti a Gaione, Sant’Ilario e Vicolo.<br />

Il primo intervento di regimentazione delle acque documentato in quest’ambito è stato<br />

realizzato dalla cultura terramaricola alla Savana di Carpi, dove sono stati trovati resti di un<br />

Drizzano per allontanare le acque dal terrapieno del villaggio. Poi la popolazione si<br />

accentrò in villaggi situati nelle zone più asciutte dell’alta pianura. A questa fase risale la<br />

terramare di Parma sulla quale fu poi impiantato il castra romano.<br />

<strong>La</strong> grande regolarità del disegno del paesaggio emiliano è stata marcata dall’opera di<br />

centuriazione, che ha seguito la conquista romana e la fondazione delle prime colonie.<br />

Nella pianura parmense si riconoscono in modo evidente due ambiti distinti organizzati<br />

secondo disegni diversi che corrispondono alla fascia interessata alla centuriazione<br />

romana e alla pianura bassa occupata dall’alveo del Po. Il parmense è una delle zone<br />

dove l’organizzazione territoriale della colonia romana si è conservata meglio, anche se<br />

parzialmente scomparsa in prossimità dei torrenti, dove le maglie sono state cancellate<br />

dalle ripetute alluvioni e dallo spostamento dei greti. Il segno più evidente del sistema<br />

centuriale e della sua relazione con il sistema idrico artificiale è la corrispondenza tra il<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

cardo massimo e della colonia con il naviglio navigabile che dalla sua creazione è rimasto<br />

il principale elemento di collegamento tra la città e i suoi porti fluviali, Colorno, Copermio,<br />

Sacca e Coenzo.<br />

Nelle zone basse le pendenze si riducono, i passaggi degli alvei nei loro spostamenti hanno<br />

lasciato depressioni e avvallamenti che rendono più incerta la direzione delle acque. Per<br />

questo motivo, gli interventi antichi non hanno mai cercato di imporre un disegno rigido,<br />

ma viceversa hanno cercato di sfruttare i vecchi letti abbandonati. I primi argini non<br />

stringevano il fiume. Per difendere gli edifici dalle alluvioni si circondavano con un<br />

terrapieno quadrangolare oppure si cingevano con un fossato perimetrale.<br />

Alla fine del Medioevo il territorio è strutturato secondo un assetto nuovo, improntato sulla<br />

centralità urbana, ma il territorio è poco omogeneo con un rilevante disordine idrologico,<br />

dovuto alle frequenti inondazioni provocate dai disboscamenti, che a loro volta avevano<br />

consentito l’erosione dei pendii. Prima della costruzione degli argini attuali, che a partire<br />

dal medioevo hanno lentamente portato alla costruzione del letto provocandone il<br />

progressivo innalzamento, il fiume scorreva in un alveo molto più ampio, all’interno del<br />

quale il corso subiva improvvisi mutamenti per effetto delle piene. <strong>La</strong> sponda parmigiana<br />

più alta era protetta dalla presenza dei numerosi affluenti appenninici, le cui acque<br />

deviavano la corrente sulla sponda opposta. Piene ed alluvioni cancellavano terre emerse<br />

e le isolavano dall’altra parte del fiume. Talvolta le piene spostavano il letto del fiume,<br />

erodendo una sponda per lasciare depositi sull’altra, o formavano nuove isole con depositi<br />

alluvionali che col tempo si prosciugavano e si coprivano di vegetazione.<br />

Per limitare l’erosione delle sponde venivano realizzati argini con palizzate e pannelli che<br />

rallentavano il corso della corrente, favorendo il deposito alluvionale.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Un esempio significativo della relazione che crea il sistema idraulico del territorio e quello<br />

del suo centro urbano lo troviamo nel rapporto esistente tra il disegno del paesaggio della<br />

pianura e la struttura costruita della città di Parma. I sistemi irrigui sono composti da un<br />

articolato sistema di argini e canalini di bonifica delle zone paludose e di irrigazione per le<br />

zone asciutte.<br />

2.2 <strong>La</strong> Città di Parma<br />

Il primo insediamento urbano fu quello delle terramare, compreso fra Borgo Valorio, via<br />

della Repubblica e via Corsi, è del tipo su palafitte risalente all’età del bronzo. I romani si<br />

insediarono direttamente sul villaggio palafitticolo (vedi immagine sotto riportata).<br />

Il sistema delle vie d’acqua, nato dalle necessità di bonifica dell’insediamento e da quelle<br />

irrigue dell’agricoltura, si configura come elemento determinante della conformazione<br />

della struttura urbana e della sua relazione con il contado.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Il torrente Parma passa per il baricentro della città e l’attraversa in senso Sud-Nord così da<br />

creare una striscia libera da edificazione. Il suo alveo che a monte raggiunge dimensioni<br />

notevoli si restringe a mano a mano che penetra nel nucleo abitato ed è delimitato da<br />

muraglioni in muratura di contenimento. (questo riduce la sua portata a valori non sempre<br />

accettabili). Negli agglomerati urbani il problema dell’approvigionamento idrico si associa<br />

a quello dello scolo delle deiezioni. Il tessuto urbano era attraversato da una serie di corsi<br />

d’acqua artificiali con una loro gerarchia e specializzazione :<br />

- i navigli: vie di collegamento per il trasporto fluviale<br />

- i canali: sistema per convogliare le acque bianche<br />

- le fosse: usate per lo scolo delle acque sporche<br />

Il Naviglio Navigabile si caratterizza come elemento principale del sistema di<br />

riorganizzazione territoriale e potrebbe coincidere con uno dei canali scavati da Scauro<br />

(console romano del I sec. a.C.), per collegare la città di Parma al fiume. Il secondo<br />

naviglio è di più difficile individuazione, ma potrebbe coincidere con il Limido, che scorre<br />

rettilineo fino a Colorno.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

I due canali principali che servivano la città erano canale Comune e canale Maggiore<br />

entrambi attribuiti a Teodorico. L’oltretorrente era servito dal canale Cinghio. Questi canali<br />

mettevano in movimento diversi mulini, azionando così la fase protoindustriale della città. I<br />

due canali, derivati dal Parma, si congiungevano a monte della città, sino al partitore,<br />

situato nei pressi di porta nuova, dove si dividevano per ricongiungersi a nord delle mura<br />

duecentesche, dove davano origine al Naviglio Navigabile.<br />

2.3 Parma e i Cimiteri minori<br />

Dai documenti catalogati, relativi al comune di Parma che ha inglobato i comuni limitrofi<br />

nella prima metà del secolo scorso, emergono solo pochi sporadici riferimenti ai cimiteri<br />

delegazìonali che insistono nel territorio dei comuni soppressi di San <strong>La</strong>zzaro, Vigatto, San<br />

Pancrazio, Golese e Cortile San Martino, dove esistevano anche altri cimiteri oggi<br />

scomparsi. Questi insediamenti funebri minori costituiscono oggi un sistema che interessa<br />

l'intero territorio suburbano in relazione stretta con l'espansione e il fabbisogno dì sepolture<br />

della città, ma erano in origine i principali cimiteri delle comunità rurali del contado: Marore<br />

e Corcagnano (Vigatto), Vaierà e San Pancrazio (San Pancrazio), Eia, Viarolo e Baganzola<br />

(Golese), Ugozzolo (Cortile San Martino).<br />

Questi cimiteri, che hanno dimensioni molto diverse, presentano alcuni caratteri comuni,<br />

riconducigli alla realizzazione contemporanea, probabilmente ad opera degli stessi<br />

tecnici. Con l'eccezione di quello di Eia, che è molto piccolo, tutti hanno un nucleo<br />

storico ben riconoscibile, costituito da un recinto porticato rettangolare nel quale sono<br />

collocati gli avelli, che in alcuni casi sembra essere stato realizzato in tempi successivi.<br />

<strong>La</strong> cappella si trova sempre di fronte all'ingresso, ad eccezione di Valera, dove è stata<br />

trasformata nell'androne che immette nel primo ampliamento sul retro. In alcuni casi gli<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

oratori sembrano appartenere ad un nucleo più antico, ampliato tra le due guerre. Solo i<br />

nuclei storici dei due cimiteri dell'ex comune di Golese non mostrano tracce evidenti di<br />

strutture precedenti.<br />

L'edificazione di cappelle isolate, che ha quasi intasato l'interno del recinto storico di<br />

Marore, interessa marginalmente i cimiteri di Corcagnano, Baganzola, Viarolo. Eia, San<br />

Pancrazio, Ugozzolo e Valera sono rimasti liberi.<br />

I campi interni sono quasi sempre circondati da siepi di bosso o ornati da tuje, mentre solo<br />

il piccolo camposanto di Eia ha un violetto di cipressi. Meno sporadica la vegetazione<br />

all'esterno: spontanea intorno al recinto storico di Baganzola, con un'esedra di cipressi<br />

all'ingresso di Corcagnano, sistemato dall'architetto Mario Monguidi, mentre un viale di<br />

tigli conduce al cimitero di Marore.<br />

I porticati, in genere intonacati e tinteggiati di bianco e giallo, sono realizzati in muratura<br />

con solai in laterocemento e pavimenti in cemento colorato o marmiglia, la maggior<br />

parte sono ad archi, spesso senza ghiera, in due cimiteri (Viarolo e Baganzola) sono trabeati,<br />

mentre a Ugozzolo gli archi sono ellittici(vedi immagine nella pagina seguente). Gli<br />

elementi costruttivi e i materiali di rivestimento permettono di datare la costruzione<br />

dell'impianto nel periodo tra le due guerre, probabilmente dopo l'assorbimento da parte<br />

del Comune di Parma.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

In alcuni casi il recinto porticato novecentesco presenta una parte con strutture diverse,<br />

apparentemente più vecchia, che forse costituisce quello che resta di un cimitero poi<br />

ampliato con un progetto di ristrutturazione che ha inglobato le preesistenze in modo molto<br />

organico al nuovo. In mancanza di dati documentati è però difficile una datazione<br />

precisa ed è possibile che i cimiteri siano stati ricostruiti riposizionando le lapidi del cimitero<br />

precedente ai lati della cappella, dove si trovano sempre le sepolture più antiche.<br />

Tra i documenti ottocenteschi conservati all'Archivio di Stato sono conservati gli specchi di<br />

verifica dei cimiteri esistenti nel 1820 rispetto alle indicazioni del decreto emanato l'anno<br />

precedente, con l'individuazione dei lavori da fare per l'adeguamento, le proprietà<br />

interessate e il reperimento dei fondi necessari. Tra le localizzazioni dei cimiteri che sono<br />

ancora esistenti, in pratica nessuna risultava conforme alla nuova normativa, per la<br />

mancanza di recinzione o per la distanza dall'abitazione più vicina.<br />

Viene quindi previsto l'ampliamento del cimitero di Valera e la costruzione di un cimitero<br />

nuovo a Marore (delibera del Consiglio degli Anziani del 18 gennaio 1821), e giudicata<br />

indispensabile la costruzione di nuovi cimiteri a Baganzola e Viarolo, mentre per Ugozzolo,<br />

nel comune di Cortile San Martino non è possibile il reperimento delle risorse necessarie. Gli<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

stessi cimiteri nel catasto napoleonico sono ben individuati intorno alle chiese e non sono<br />

nella stessa posizione di quelli attuali, che sono stati tutti rifondati altrove, in luogo isolato e<br />

cintati di mura, con una piccola cappella di fronte all'ingresso, intorno alla quale è poi iniziata<br />

la costruzione di arcate,<br />

I porticati degli ampliamenti non sono mai uguali, ma in alcuni casi sono molto simili tra loro<br />

e possono essere ricondotti ad un'unica mano. Con l'eccezione di Corcagnano, i<br />

progettisti non sono stati accertati, ma è probabile che i lavori siano stati curati dagli<br />

architetti comunali o da loro collaboratori e quindi è possibile individuare delle influenze.<br />

I cimiteri di Marore e di Valera sono stati realizzati in epoca preunitaria e hanno conservato<br />

la loro impronta neoclassica: come la <strong>Villetta</strong>, essi sono frutto dell'editto di St. Claud e<br />

sembrano caratterizzati dall'influenza dell'opera del Cocconcelli.<br />

Nel cimitero di Eia si è conservato l'esempio del cimitero di campagna, un recinto con<br />

cappella di fronte all'ingresso e avelli ai lati, probabilmente simile al cimitero primitivo dì<br />

Ugozzolo, del quale resterebbe la cappella.<br />

L'individuazione nei nuclei di fondazione dei cimiteri minori, definiti do recinti<br />

quadrangolari, e delle successive integrazioni interne al perimetro primitivo, documenta<br />

dinamiche di crescita con schemi ricorrenti che ripropongono a scala ridotta gli stessi<br />

processi riscontrati alla <strong>Villetta</strong>, con una progressiva perdita dì immagine ambientale del<br />

camposanto e un lento degrado delle strutture storiche, caratterizzate in origine da una<br />

loro connotazione architettonica specifica, non priva di pregio anche nei casi più<br />

semplici.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

I nove insediamenti risultano diversi per dimensione, densità, forma, crescita e dotazione di<br />

servizi (collegamenti all'abitato, parcheggi, presenza di attività commerciali relazionagli<br />

alla struttura come fioristi, marmisti, esercizi pubblici), ma in generale sono tutti abbastanza<br />

visitati dal pubblico, in particolare quelli della <strong>Villetta</strong>, che è il riferimento del capoluogo<br />

ed è ormai inserito in un con<strong>testo</strong> urbano, Marore, che si trova nelle immediate vicinanze<br />

delle espansioni sud orientali della città, Valera, Corcagnano e Baganzola, anche questo<br />

ai margini del con<strong>testo</strong> urbanizzato ai margini di una frazione che è cresciuta molto.<br />

Fanno eccezione quello piccolissimo di Eia, che è l'unico rimasto all'interno del recinto<br />

primitivo e fa riferimento ad una comunità rurale molto piccola, e quello di Ugozzolo,<br />

ancora marginale rispetto alle espansioni della città verso nord e ulteriormente separato<br />

dall'autostrada, nel quale esiste comunque un'espansione esterna al cimitero originario, del<br />

quale resta la semplice cappella di forme neoclassiche. Meno frequentati, e anche le<br />

loro dimensioni si sono mantenute più contenute, quelli di San Pancrazio e Viarolo. Nel<br />

caso del primo l'abitato ha conosciuto un'espansione recente abbastanza evidente, alla<br />

quale corrisponde un espansione del cimitero.<br />

Le dimensioni originali dei cimiteri, la cui definizione in relazione alla popolazione delle<br />

diverse frazioni risulta dagli specchi compilati in seguito al decreto sovrano e conservati<br />

all'Archivio di Stato, sono diverse, ma ancora più diversa risulta la crescita della loro<br />

estensione. Le dimensioni approssimate dei nuclei storici riconoscibili nei cimiteri attuali possono<br />

essere così riassunte: <strong>La</strong> forma e le dimensioni mostrano il riferimento ad alcuni schemi<br />

comuni, anche se non sembra esserci stato un modulo compositivo unitario.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Tralasciando la <strong>Villetta</strong>, che come conseguenza del forte inurbamento del dopoguerra<br />

ha avuto un'espansione non direttamente confrontabile con quella degli altri<br />

insediamenti funerari, si osserva che:<br />

- il cimitero di Eia, in assoluto il più piccolo anche come recinto storico, non è cresciuto<br />

all'esterno ed ha ancora spazio per un aumento di capienza interna;<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

- nei cimiteri di Ugozzolo e Viarolo, il primo dei quali in origine aveva una superficie<br />

equivalente a circa il triplo del secondo, hanno avuto entrambi due espansioni<br />

complessivamente pari a meno della metà della loro estensione;<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

- Baganzola e San Pancrazio, che erano uno il doppio dell'altro, sono all'inarca<br />

raddoppiati con un'espansione situata davanti all'ingresso (Baganzola) o sul retro (San<br />

Pancrazio);<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

- Corcagnano, nato molto grande, si è allargato poco, ma si è parzialmente saturato<br />

all'interno con la costruzione di gallerie di avelli in due dei quattro campi di inumazione,<br />

raddoppiando all'inarca il dimensionamento complessivo,<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

- Valera e Marore (originariamente paragonabili rispettivamente a San Pancrazio e a<br />

Ugozzolo) hanno quintuplicato la loro estensione primitiva (senza tenere conto del<br />

completamento degli ampliamenti già progettati ma non ancora costruiti a Marore),<br />

ma il secondo è cresciuto anche in altezza.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Tra i cimiteri minori, Marore risulta essere quello che ha avuto la crescita maggiore,<br />

diventando col tempo il secondo cimitero cittadino. Se in termini assoluti questa crescita<br />

è minore rispetto a quella della <strong>Villetta</strong>, in termini relativi è maggiore, così come risulta<br />

molto più alta la densità.<br />

L'ultimo dato rende particolarmente delicata la situazione attuale di questo cimitero, nel<br />

quale la crescita appare più caotica che negli altri, con un riflesso negativo sulla<br />

leggibilità formale dell'architettura. <strong>La</strong> crescita del cimitero ha un'ovvia relazione con la<br />

sua architettura. Importante quindi la lettura e la valutazione degli elementi tipologici degli<br />

impianti in relazione all'articolazione formale dell'architettura. II cimitero ottocentesco nasce<br />

come recinto nella sua forma più semplice (Eia) e diventa recinto porticato in quella più importante<br />

(<strong>Villetta</strong>), con molte varianti intermedie, come i portici sul lato di fondo (Marore,<br />

dove poi il portico si completa come effetto della saturazione interna), gli archi a cappella<br />

(Valera), ecc. Il modello ricorrente è quindi il recinto porticato più o meno completo, più o<br />

meno omogeneo. <strong>La</strong> forma del recinto, rigidamente riferito ad una geometria semplice, è in<br />

genere quadrilatera. Fa eccezione l'Ottagono del portico della <strong>Villetta</strong>, che comunque è inserito<br />

in un recinto quadrato. Quadrati sono anche il grande cimitero di Corcagnano e<br />

quello minuscolo di Eia. Gli altri sono rettangolari (Viarolo con una sorta di esedra a U ai fianchi<br />

dell'ingresso) e possono essere sia longitudinali che traversi all'asse dell'ingresso, ma spesso il<br />

quadrato riappare nel proporzionamento compositivo dell'impianto, nel quale risultano<br />

quasi sempre sottolineati gli assi ortogonali dell'orientamento cardinale, riferito a quello della<br />

centuriazione locale. Anche la forma quindi era, almeno in origine, un elemento di legame<br />

ambientale al territorio(vedi immagine pagina sucessiva).<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> disomogeneità nell'articolazione architettonica delle campate del portico, in genere<br />

denuncia la costruzione per soglie, che è sempre stata la soluzione idonea a rispondere al<br />

fabbisogno di nuovi posti negli avelli, nei quali - a differenza dei campi - la rotazione è stata<br />

adottata più tardi e con tempi molto più lunghi. Nel recinto originario (che in genere prende<br />

il nome di "galleria centrale", "Ottagono" alla <strong>Villetta</strong>) l'articolazione presenta un evidente<br />

riferimento agli elementi dell'architettura classica, diversamente giocati in relazione al<br />

periodo costruttivo: neoclassico con robuste paraste e colonne doriche nelle parti primitive,<br />

eclettico, classicista o modernista in quelle successive.<br />

Più vario il ricco repertorio formale dei monumenti privati, molti dei quali sono autentici<br />

capolavori, che possono essere ricondotti a tipologie differenti (cippi, lapidi, statue, busti,<br />

sarcofagi, tombe individuali).<br />

Diversificate appaiono anche tipologie delle sepolture di famiglia, che possono essere<br />

classificate in archi (aperti), cappelle (chiuse), tombe, edicole e nei reparti più recenti avelli<br />

multipli.<br />

I modelli di riferimento sono gli stessi individuati alla <strong>Villetta</strong>, dove la casistica è più diversificata<br />

che altrove.<br />

<strong>La</strong> saturazione dei campi con edicole interessa prevalentemente i due cimiteri maggiori, con<br />

caratteristiche diverse: alla <strong>Villetta</strong> coesistono edicole e tombe con cripte sotterranee,<br />

mentre a Marore (dove i campi centrali sono quasi saturi) anche le sepolture in tombe in<br />

muratura sono fuori terra. A Corcagnano le edicole sono lungo il viale centrale e il perimetro.<br />

Negli altri cimiteri sono poche, ma in genere prive di qualità progettuale.<br />

Come si può leggere chiaramente nei documenti e negli studi precedenti sulla <strong>Villetta</strong>, la<br />

crescita dei cimiteri avviene secondo due meccanismi che interagiscono tra di loro in modo<br />

discontinuo, la saturazione interna del recinto (che presenta una certa articolazione<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

tipologica), e l'espansione del camposanto con la costruzione di nuove strutture<br />

architettoniche, che possono avere tipologie differenti (come le gallerie chiuse, le gallerie<br />

coperte, diverse varianti del recinto porticato o del chiostro).<br />

Generalmente queste espansioni, che determinano soglie di crescita discontinua, avvengono<br />

intorno al nucleo primitivo, che diventa l'elemento distributivo degli ampliamenti, fungendo<br />

da ingresso.<br />

Le espansioni quindi sì aggregano quasi sempre agli assi divisori dell'impianto originario, che<br />

diventano le generatrici di sviluppo del cimitero, parecchie volte con la logica del<br />

raddoppio.<br />

Significativi in questo senso i primi due ampliamenti dì Valera, che ripetono la stessa logica<br />

(apertura di un varco nella cappella, ricostruita al centro del lato opposto).<br />

Solo nei casi minori (Viarolo e Ugozzolo), la crescita avviene con piccole aggiunte sugli angoli,<br />

con un abbozzo di crescita "a croce" (incompleta). <strong>La</strong> crescita per aggiunte successive<br />

porta alla perdita di una forma riconoscibile e il recinto quadrangolare si trasforma in un<br />

labirinto riferito ad un unico ingresso.<br />

Solo alla <strong>Villetta</strong> gli ultimi ampliamenti sono stati concepiti come "nuovi cimiteri" (San<br />

Pellegrino).<br />

Molto particolare il caso di Corcagnano, progettato da Mario Monguidi che è l'unico<br />

cimitero che si stacca dai riferimenti classici, dove la crescita è avvenuta prevalentemente<br />

all'interno, con soluzioni discutibili che richiamano i reparti A e B della <strong>Villetta</strong>.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> relazione con l'ambiente è vissuta in modo sofferto: la città attuale sembra rifiutare la<br />

presenza del cimitero e le sue aree di rispetto, anziché essere progettate, sono trattate come<br />

aree di risulta.<br />

Nessuno dei cimiteri comunali, nemmeno il principale, mantiene l'originaria solennità<br />

dell'inserimento organico al disegno generale del territorio, con assi orientati secondo la<br />

centuriazione delle campagne e l'ingresso affacciato su un asse di collegamento pensato<br />

per dare solennità al corteo funebre di accompagnamento alla sepoltura, come il viale<br />

alberato che congiungeva la villetta alla porta cittadina, o il rapporto visivo con la chiesa nei<br />

cimiteri delle comunità rurali.<br />

L'ingresso costituisce un elemento importante del cimitero storico, che oggi sembra avere<br />

perso il suo ruolo formale, con alcune recenti soluzioni dall'impatto e dall'immagine molto<br />

discutibile (Baganzola, Ugozzolo).<br />

Ma è soprattutto l'inserimento nel paesaggio ad avere perso qualsiasi identità: visti da fuori i<br />

cimiteri si presentano come un'accozzaglia priva di forma di costruzioni cieche che non<br />

hanno nulla in comune con la primitiva pulizia dei recinti porticati che si stagliavano, con i<br />

loro muri intonacati e tinti di giallo, nel verde della campagna.<br />

<strong>La</strong> crescita sull'onda di necessità contingenti e poco pianificata nella prospettiva futura ha<br />

portato alla perdita di riconoscibilità della originale chiarezza organizzativa, basata su assi<br />

ortogonali marcati dal fronteggiarsi dell'ingresso e della cappella, che scandiscono i flussi che<br />

si dissipano lungo il perimetro del recinto primitivo, divenuto in seguito il principale elemento<br />

di disimpegno degli ampliamenti.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Questi inizialmente avvengono lungo uno degli assi, o entrambi, a seconda del sito, sino a<br />

saturare il terreno disponibile. Ciò comporta una perdita di ordine e di gerarchia tra i flussi,<br />

con inevitabili difficoltà di orientamento nei visitatori: il recinto diventa un labirinto.<br />

Gli aspetti normativi, che sono all'origine stessa della nascita della necropoli extraurbana<br />

contemporanea e restano in continua trasformazione, sebbene abbiano un valore generale<br />

nel riferimento funzionale del cimitero, devono essere confrontati e riferiti anche alle<br />

architetture.<br />

Nei casi specifici deve essere verificata la corrispondenza o l'inadeguatezza delle strutture<br />

esistenti, in modo da individuare quanto necessario a garantire la fruizione e la funzionalità<br />

futura delle strutture cimiteriali, compatibilmente con la necessità di conservazione<br />

dell'architettura storica in generale e in particolare nella parte monumentale della <strong>Villetta</strong>.<br />

Il mantenimento della funzione deve essere considerato una finalità primaria sinergica alla<br />

riqualificazione ambientale e valorizzazione culturale delle parti stori-che e monumentali, e<br />

quindi deve essere il riferimento fondamentale della pianificazione di qualsiasi intervento<br />

futuro sulle architetture.<br />

Il cimitero, infatti è uno dei pochi monumenti che, salvo abbandono, sembra destinato a<br />

mantenere inalterato, il suo uso originario. Nell'abbandono, la conservazione è associata alla<br />

musealizzazione, in una sorta di archeologia della memoria.<br />

Nella prospettiva di orientamenti fune-rari in certa evoluzione, la pianificazione deve quindi<br />

farsi carico di limitare la crescita eccessiva delle strutture cercando di ricostruire, attraverso la<br />

ridefinizione degli elementi costruiti di inserimento ambientale, le perdute relazioni con la città<br />

e il paesaggio.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Il piano nasce quindi dalla lettura dell'esistente attraverso un rilievo a scale diverse che<br />

individua gli elementi formali specifici che riemergono nella forma progettuali delle nuove<br />

architettura. (prof.arch. Michela Rossi, “Città perduta, architetture ritrovate”, Pg. 114-118)<br />

2.4 L'articolazione del portico nei cimiteri parmensi<br />

<strong>La</strong> presenza di un portico all'interno del recinto perimetrale del nucleo storico è una<br />

caratteristica ricorrente dei cimiteri parmensi. Di seguito sono indagate alcune strutture<br />

porticate, in prevalenza attribuii! al nucleo più antico, dei cimiteri di San Pancrazio, Eia, Valera,<br />

Viarolo, Baganzola, Ugozzolo e Corcagnano. I primi tre si trovano tutti nel territorio dell'excomune<br />

di San Pancrazio, sede di un'antica pieve lungo la via Emilia, quelli di Viarolo e<br />

Baganzola si trovano nell'ex comune di Golese, infine quello di Corcagnano è nell'ex comune<br />

di Vigatto. Non è stato considerato quello di Marore, già nel comune di San <strong>La</strong>zzaro, che ha<br />

assunto il ruolo e le dimensioni di cimitero urbano. Questi portici, presentano in genere<br />

un'articolazione formale diversa, anche nello stesso cimitero, e questo permette di riconoscere<br />

le diverse fasi costruttive che caratterizzano la crescita del portico, dai lati dell'oratorio<br />

verso l'ingresso, man mano che aumentava l'accumulo di salme tumulate. II portico dei cimiteri<br />

ritrova le sua matrice nell'organizzazione del camposanto di Pisa e nell'architettura del chiostro<br />

monastico, dove prima dell'editto napoleonico che le vieta, dal medioevo venivano<br />

effettuate le sepolture. Il rilievo dell'architettura dei singoli manufatti e il loro confronto,<br />

permettono di riconoscere citazioni architettonico-formali di modelli urbani all'interno dei<br />

singoli cimiteri.<br />

L'analisi grafica dei fronti interni rivela geometrie nascoste nell'architettura, essa evidenzia<br />

proporzioni e rapporti geometrici non immediatamente riconoscibili che sottolineano la<br />

presenza di dimensioni e proporzioni ricorrenti. Queste geometrie sottese spesso applicate a<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

schemi costruttivi trilitici rispondono a canoni classici, che hanno come modelli di riferimento gli<br />

ordini architettonici.<br />

Nel piccolo cimitero di Eia che risale al XIX secolo è rimasto un camposanto di campagna,<br />

modesto per qualità architettonica, ma piacevole per la semplicità rurale del recinto in<br />

pietra listata a vista che lo cinge, ci sono solo poche campate di avelli ai lati dell'oratorio,<br />

inseriti in un porticato architravato con aperture rettangolari, senza alcun ornamento.<br />

L'oratorio ha un fronte di impronta neoclassica, ornato da una cornice liscia e due lesene in<br />

muratura che seguono la forma del frontone triangolare, una cornice di marmo gira intorno<br />

alla porta.<br />

Ai fianchi dell'oratorio ci sono le due campate più vecchie, con dimensioni e strutture diverse<br />

dalle altre. Le arcate laterali, intonacate e di colore giallo Parma, che si fronteggiano<br />

asimmetriche sono frutto di un successivo ampliamento e misurano, una poco più di otto metri,<br />

l'altra poco più di dodici, mentre l'ala centrale misura poco più del doppio dell'ultima. Ogni<br />

arcata contiene tre avelli rivestiti di lastre di marmo bianco, ma le larghezze di quelle laterali<br />

sono inferiori a quelle a fianco della cappella. Gli avelli sui fianchi, hanno forma simile a quelli<br />

più vecchi e struttura in calcestruzzo e solai in latero-cemento.<br />

Nel cimitero di Valera la parte primitiva, ottocentesca, si trova a ridosso della strada ed è<br />

caratterizzata da un recinto rettangolare di piccole dimensioni ad allungamento<br />

trasversale, con un semplice portale neoclassica chiuso da un cancello. L'interno,<br />

diviso in due campi, è circondato da archi di famiglia chiusi con cancelli.<br />

Quelli sul fondo hanno volte a botte e cripte e sembrano costituire il nucleo originale<br />

del cimitero, in seguito ampliato con il completamento delle cappelle lungo tutto il<br />

perimetro. Il disegno degli archi è però abbastanza omogeneo.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Un'apertura, realizzata nel luogo della primitiva cappella, immette in un secondo<br />

campo murato, cintato in pietra listata con un ingenuo mosaico votivo in pietra<br />

lavica; questo campo presenta due porticati contrapposti, diversi tra loro come: il<br />

primo, addossato al retro del campo nobile ha caratteri ottocenteschi, con archi<br />

che sono a tutto sesto nella parte centrale e ribassati ai lati, il pavimento è in cemento<br />

colorato bianco e grigio. Le arcate a tutto sesto contengono sette file di cinque<br />

avelli. Il lato maggiore dell'avello è contenuto cinque volte nel modulo dell'arcata,<br />

misurato all'interasse delle finte colonne addossate ai pilastri; il basamento delle<br />

colonne misura 1/8 della arcata e 1/12 della altezza dell'edificio. Il raggio dell'arco a<br />

tutto sesto, evidenziato dalla presenza di piedritti decorativi, è contenuto tre volte<br />

nell'arcata, che a sua volta è incorniciata in un settore rettangolare di proporzioni<br />

auree. L'analisi grafica evidenzia il ruolo dell'avello come modulo ordinatore per il<br />

proporzionamento delle dimensioni di tutto il porticato. Osservando i prospetti si nota<br />

che queste geometrie coincidono con lievi aggetti tra il campo di facciata e gli elementi<br />

decorativi ad esso addossati. <strong>La</strong> scansione architettonica del porticato con<br />

l'ordine tripartito è sottolineata dalla colorazione bianca e gialla del porticato.<br />

Il porticato di fronte ha uno stile classi-cheggiante che ricorda le ali di quello del<br />

vicino cimitero di San Pancrazio e sembra risalire al periodo tra le due guerre, i<br />

pavimenti sono in graniglia. Questo porticato presenta tre diversi corpi: uno centrale<br />

ribassato fiancheggiato da portici con arcate più alte. Le luci dei cinque archi<br />

centrali sono minori di quelle nei corpi laterali, che contengono solo due ampi archi<br />

ribassati. Entrambi i portici del secondo campo misurano circa quaranta metri di<br />

lunghezza complessiva. Da un varco quadrato sul fondo del porticato ci si immette<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

nelle espansioni effettuate nel secondo dopoguerra, questo secondo cortile è<br />

divenuto l'elemento di snodo tra la parte storica vera e propria e il cimitero moderno.<br />

Il cimitero di S. Pancrazio è situato fuori dal centro abitato, a breve distanza<br />

dall'antica pieve sulla via Emilia, e presenta un porticato a tre lati, con due cappelle<br />

richiuse ai lati dell'oratorio che fronteggia l'ingresso, sul cui lato vi è un semplice muro di<br />

cinta. I portici, intonacati e tinti di bianco e giallo, sono caratterizzati da pilastri<br />

massicci. Nel complesso la parte storica non presenta elementi monumentali, né di<br />

particolare pregio architettonico, II portico sul fondo, più basso, ha alcune semplici<br />

cappelle private ed è diverso da quelli laterali: il suo disegno con paraste doriche<br />

binate ricorda quello del chiostro della SS. Annunziata. I portici laterali, scanditi da 6/7<br />

campa te si fronteggiano simmetrici e misurano venticinque metri e mezzo di<br />

lunghezza, mentre il lato che li congiunge ne misura quasi ventuno. Le campate<br />

quadrate tamponate sono coronate da archi a tutto sesto. Ogni arcata misura<br />

quattro metri e sessanta e contiene sette avelli. L'analisi grafica sottolinea anche in<br />

questo caso rapporti proporzionali legati alle dimensioni dell'avello. <strong>La</strong> luce netta<br />

dell'arco corrisponde a cinque volte il lato maggiore dell'avello mentre il suo lato<br />

minore 1/9 del pilastro tra le arcate. Il nucleo storico del cimitero di Viarolo è un<br />

rettangolo con gli angoli arrotondati, sul cui perimetro sorge un porticato poco<br />

profondo con il pavimento rialzato. Il portico di gusto eclettico e disegno molto articolato,<br />

ha un ordine dorico con pilastri e colonne che sostengono una trabeazione,<br />

ma è costruito in calcestruzzo con solai in latero-cemento.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Il disegno e la partitura, così come il tinteggio bianco e giallo, ricordano quelli degli<br />

altri cimiteri dell'ex-comune di Golese. Un proporzionamento armonioso, ritmato dalla<br />

presenza, ogni due campate, di un'apertura più stretta riesce a dissimulare con eleganza<br />

l'aggiunta delle due ali ad U davanti al portico primitivo, ai due lati dell'oratorio.<br />

Le campate misurano circa due metri, e contengono cinque file di tre avelli ciascuna.<br />

Il cimitero di Baganzola, che si trova nei pressi della chiesa parrocchiale, ha subito ampliamenti<br />

recenti, realizzati davanti al nucleo storico, costituito da un ampio recinto rettangolare<br />

porticato su ogni lato, che ricorda quello di Viarolo. Le arcate sono scandite da un ordine<br />

dorico trabeato, con pilastri e semicolonne addossate. Nei soffitti piani imbiancati delle<br />

campate, riaffiorano le tracce di semplici decorazioni a tempera. L'insieme sembra<br />

concepito in maniera unitaria. I due fianchi si fronteggiano simmetrici con 18 arcate<br />

ciascuno. <strong>La</strong> nona arcata partendo dal lato della cappella, in corrispondenza del percorso<br />

mediano, è sormontata da un timpano. Sul lato di fondo l'angolo è risolto con un'arcata<br />

ruotata a 45 gradi; sul lato opposto invece i portici terminano ai fianchi dell'ingresso<br />

originario. Ogni arcata misura due metri e settanta e contiene quindici avelli su cinque file; le<br />

lapidi sono prevalentemente in marmo bianco.<br />

Il cimitero di Ugozzolo è quello che ha subito meno interventi di trasformazione, limitati al<br />

rifacimento del muro esterno e alla ristrutturazione dell'ingresso. L'impianto è di forma<br />

rettangolare e presenta arcate lungo tutto il perimetro: i lati maggiori sono lunghi il doppio di<br />

quelli minori. In ogni arcata sono contenuti quattro avelli di circa settanta centimetri. <strong>La</strong><br />

cappella, di forme neoclassiche, con fronte a timpano con due paraste doriche e porta a<br />

timpano con cornici bianche, è contrapposta all'ingresso e sembra essere di costruzione<br />

precedente. L'insieme risulta caratterizzato da un marcato contrasto cromatico, ripreso<br />

dall'ignoto progettista dell'ammodernamento dell'ingresso.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Il porticato ha forme eclettiche con archi a tutto sesto e ghiere a conci alternati in mattoni a<br />

vista e intonaco; i pilastri compositi hanno paraste in mattoni a vista fiancheggiate da<br />

colonnine bianche. A lato della cappella le campate si allargano con archi ribassati di<br />

forme e proporzioni neoclassiche; negli angoli ai lati dell'ingresso si ritrova la soluzione dello<br />

spigolo smussato a 45 gradi. L'arcata dell'ingresso e quella dì fronte sono affiancate da porzioni<br />

di muro che contengono un passaggio architravato al di sopra del quale si trova<br />

un'apertura rettangolare.<br />

Il cimitero di Corcagnano, realizzato intorno al 1920 su disegno di Mario Monguidi, autore anche<br />

del monumento ai caduti antistante l'ingresso (1923), è costituito da un ampio recinto<br />

quadrato di oltre sessantasei metri di lato. Esso presenta oggi due ali di portici ai lati della<br />

cappella, che girano sino a metà recinto. Lungo il perimetro della metà prossima all'ingresso e<br />

lungo l'ultimo tratto del viale centrale verso la cappella, si ergono alcune cappelle private. <strong>La</strong><br />

cappella, che mantiene le forme dei disegni di progetto, ha motivi stilistici simili a quelli<br />

dell'ingresso. I porticati hanno arcate semplici, di modulo pari a circa due metri e mezzo. Ogni<br />

arcata contiene quattro avelli su cinque file nel portico centrale, mentre nei portici laterali,<br />

più alti, ci sono otto file di avelli. L'analisi grafica evidenzia il basamento come modulo<br />

compositivo. Esso è contenuto sei volte nella luce dell'arcata e nove volte nell'altezza.<br />

In conclusione l'analisi metrica e grafica evidenzia come l'articolazione dei portici si organizzi<br />

intorno all"ellissi generata dai centri concentrici di lato pari ai lati dell'avello, le cui misure<br />

diventano l'elemento ordinatore del sistema porticato. In generale l'articolazione dei portici<br />

dei cimiteri minori presenta, insieme a rimandi alle forme neoclassiche del <strong>Cimitero</strong> della<br />

<strong>Villetta</strong>, numerose analogie e richiami all'architettura della città, come l'apparato<br />

decorativo-formale delle grandi arcate del Palazzo farnesiano della Piletta, il disegno del<br />

chiostro della SS. Annunciata.<br />

67


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Pare quasi che gli ignoti progettisti abbiano cercato di ricreare, più per i vivi che per i morti,<br />

spazi evocativi della città vissuta un tempo con i cari ora scomparsi. (prof.arch. Ilaria Fioretti,<br />

“Città perdute architetture ritrovate”, Pg 138-142)<br />

68


3- LE AREE CIMITERIALI IN EUROPA<br />

Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

3.1 L'esodo dei morti dalla città e la ricerca di un nuovo ordine per le sepolture<br />

Per un lungo arco di tempo che arriva alle soglie del XIX secolo, la città accoglie all'interno<br />

della cerchia urbana la popolazione dei suoi morti, custoditi più o meno ordinatamente nel<br />

suo sottosuolo. <strong>La</strong> chiesa non si cura durante questo periodo soltanto del destino spirituale dei<br />

cittadini, ma accoglie e conserva i resti umani al riparo dei suoi edifici o nei loro immediati<br />

paraggi, senza preoccuparsi di stabilire confini definiti tra lo spazio assegnato alle sepolture e<br />

quello frequentato quotidianamente dai vivi. Nel corso di questo lunghissimo periodo di<br />

promiscuità tra vivi e morti, tra città e sepolture, si verifica un processo di sedimentazione dei<br />

resti umani, accompagnato da periodiche e traumatiche sostituzioni, per cui vediamo i<br />

pavimenti di chiese e conventi perennemente sconnessi ed i terreni adiacenti<br />

continuamente dissestati per la frequente riapertura delle fosse comuni15 . Tutto questo inizierà<br />

a diventare, nel corso della seconda metà del XVIII secolo, una questione insopportabile. <strong>La</strong><br />

comunità urbana, sotto la spinta delle prime denunce provenienti dalla classe medica<br />

illuminata, sente improvvisamente la necessità di liberarsi di questa presenza che ingombra il<br />

sottosuolo di piazze e corti, affolla gallerie, portici e navate. I morti divengono una seria<br />

minaccia per l'igiene e l'ordine pubblico, se ne studia in modo scientifico la consistenza ed il<br />

comportamento in relazione alla propagazione di malattie, si cerca di neutralizzarne la<br />

15 “entrate nella cattedrale gotica di Parigi.Camminerete su un pavimento di pietre volgari, mal connesse tra di loro, per<br />

niente a livello: sono state scalzate mille volte per gettare, nello spazio sottostante, intere casse di cadaveri”<br />

Voltaire, Dizionario filosofico, (1764). Cit. in M. Ragon, Lo spazio della morte, (1981) Napoli, 1986 p.206<br />

69


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

presenza assegnando loro uno spazio configurato in modo che non interferisca con quello<br />

della città. Lo smantellamento nel 1785 del cimitero degli Innocenti, il più grande e popolare<br />

cimitero parigino situato nel cuore del quartiere delle Halles, costituisce uno degli eventi più<br />

impressionanti e significativi di questo cambiamento, frutto di nuove conoscenze e<br />

acquisizioni scientifiche in materia d'igiene da parte della cultura illuminista16 . <strong>La</strong> città<br />

sembra respingere, per la prima volta in tempi moderni, i propri morti: tra il 1785 ed il 1787, nel<br />

corso di due inverni e di un autunno, durante le ore notturne, alla luce di torce e bracieri, il<br />

terreno del cimitero viene scavato fino ad una profondità di dieci piedi; la chiesa e gli<br />

charnier che circondano il cimitero vengono interamente demoliti.<br />

70<br />

- Parigi, la pianta del cimitero degli Innocenti al 1780 con indicata la<br />

posizione degli edifici del mercato e la fontana degli Innocenti al 1855<br />

16 Sulla chiusura del cimitero parigino e la produzione in francia nel XVIII secolo di inchieste sulla situazione igienica,<br />

cfr. O.e C. Hannaway, Le fermeture du cimitière des Innocents, “Dix-hutième siècle”, n.9,1977,pp181-191.


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Nel corso dell'operazione, che si svolge sotto il controllo della “Société royale de<br />

medicine”, le ossa esumate vengono trasportate con più di mille carrette nei sotterranei di<br />

Parigi17 . Le immagini di questa silenziosa deportazione segnano dunque il momento di<br />

rottura di una situazione che vedeva, all'interno della città il mondo delle sepolture<br />

convivere pacificamente con quello dei vivi; la questione dei cimiteri, fino ad ora di<br />

competenza prevalentemente religiosa, assume il carattere di un problema di ordine<br />

pubblico che implica l'individuazione di spazi appropriati e segregati. Il caso delle<br />

«esalazioni mefitiche» che a Parigi nel 1780 penetrano dalle fosse degli Innocenti nei piani<br />

bassi delle case confinanti, provocando la chiusura ed un parziale tentativo di bonifica<br />

dei terreni infetti, costituisce una prima manifestazione di uno stato di disagio che si<br />

verificherà successivamente in molte altre città d'Europa. Il destino degli Innocenti apre<br />

dunque un significativo capitolo nella storia della città in cui una nuova mentalità porta<br />

alla soppressione ed allo smantellamento degli antichi cimiteri che si addensano<br />

all'interno della struttura medievale, cancellando inoltre dalla scena urbana quel fitto<br />

sistema di segni ammonitori - i memento mori della religione cristiana - che gravitava<br />

intorno alle tombe con un complesso apparato di macabri simboli.<br />

Dalle Halles di Parigi ai quartieri medievali di Barcellona, i cimiteri cedono<br />

progressivamente il posto a nuovi spazi urbani, come piazze e mercati, con i quali<br />

precedentemente convivevano, ma senza che vi fossero segni definiti di separazione. Alla<br />

decisione presa nel 1785 a Parigi di fare “tabula rasa” del principale cimitero della città, fa<br />

infatti seguito l'idea di costruire al suo posto un mercato, concepito con criteri razionali.<br />

17 Le ossa esumate vennero trasferite nelle cave sotterranee di Tombe-Issoire, da quel momento in poi chiamate<br />

“catacombe “ di Parigi. Cfr. M.Ragon. op.cit. p.208.<br />

71


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Al centro verrà collocata la prima fontana monumentale posta in città, come simbolo<br />

del sopravvento di un nuovo ordine urbano, che cancella con questa operazione di<br />

“embellissement” i segni del vecchio mondo medievale18 . <strong>La</strong> questione dell'igiene urbana<br />

posta dagli uomini dei Lumi impone l'allontanamento dalle città di strutture considerate<br />

potenziali pericoli per la salute dei suoi abitanti. Si ritiene che i cimiteri, insieme ad altre<br />

nuove strutture come ospedali, lazzaretti e macelli, debbano trovare una collocazione<br />

appropriata «fuori dalle città e lungi dall'abitato» suscitando un intenso dibattito sulla loro<br />

futura configurazione architettonica, «i morti non debbono ammorbare i vivi»: così<br />

raccomanda Francesco Milizia in apertura della sua trattazione sui cimiteri nei Principi di<br />

architettura civile (1781), che recepisce appieno queste prime istanze dell'igienismo<br />

illuminato19 . Nella classificazione con cui il Milizia suddivide gli edifici pubblici, vediamo infatti<br />

apparire i cimiteri tra gli «Edifizi per la salute, e bisogni pubblici», preceduti da ospedali<br />

e lazzaretti e seguiti da cloache e acquedotti, rivelandoci il nascere di una nuova<br />

concezione razionale di questi spazi di cui erano apparse, come vedremo più avanti,<br />

alcune anticipazioni progettuali nei cimiteri che Ferdinando Fuga realizza per gli ospedali<br />

di Roma e Napoli. Sulla base di queste convinzioni, il cimitero diverrà un campo di<br />

sperimentazione nuovo per gli architetti ed al tempo stesso lo specchio dei cambiamenti in<br />

atto nel rapporto della società occidentale con i propri morti. Possiamo infatti parlare, a<br />

partire dagli eventi parigini, dell'inizio di una rivoluzione nel mondo funerario che provoca<br />

lo sconvolgimento radicale dell'ordine quasi millenario che vedeva assegnata alla<br />

popolazione dei morti una destinazione fisica coincidente con luoghi di grande intensità e<br />

18 <strong>La</strong> fontana dei Santi Innocenti, opera dell’Architetto Pierre Lescot e dello scultore Jean Goujon, verrà collocata nella<br />

sua posizione definitiva al centro della piazza occupata dal nuovo mercato.<br />

19 Francesco Milizia, principi di architettura civile, (1781) Bassano.1785,t. II p.289.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

significato per la vita collettiva della città: la chiesa con le sue “dépendances”, il sagrato<br />

e la piazza. Scompaiono così dalla topografia urbana, in seguito ad operazioni di<br />

semplice sterro, rifacimento di pavimentazioni, svuotamento e bonifica di depositi<br />

sotterranei, luoghi oggi difficilmente rintracciabili se non ripercorrendo l'evoluzione storica<br />

di edifici religiosi al cui riparo ed intorno ai quali si sentiva la necessità spirituale di<br />

ricoverare i resti umani. Questo progetto di evacuazione avviene senza che se ne<br />

trascrivano i cambiamenti nella mappa della città: gli antichi cimiteri, architetture<br />

spesso’invisibili’, riaffiorano semmai attraverso lo studio della toponomastica o l'esame di<br />

documenti che ci rivelano l'uso cui originariamente erano destinati certi luoghi della città.<br />

Questo genere di operazioni, di cui il caso parigino costituisce una significativa<br />

anticipazione e certamente quella più studiata, saranno riscontrabili anche nelle altre<br />

città d'Europa per un esteso arco di tempo che in qualche occasione arriva fino alla metà<br />

del secolo successivo. Il processo di abbandono dei vecchi costumi funerari e dei<br />

commerci che gravitano intorno alle sepolture è infatti Spesso lentissimo, nonostante le<br />

denunce, i provvedimenti pubblici e le iniziative intraprese da prelati illuminati che tentano<br />

di modernizzare le strutture esistenti.<br />

73


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

74<br />

- Monfort-l’Amaury, il cimitero del XV secolo nel tessuto urbano e veduta dei portici<br />

Non sempre infatti l'evacuazione dei morti dalla città antica avviene al cospetto di quella<br />

indifferenza con cui - secondo quanto gli storici hanno riportato - la Parigi prerivoluzionaria<br />

assiste alla distruzione degli Innocenti. L'aspetto che dovevano avere questi antichi cimiteri<br />

urbani appare difficilmente inquadrabile sotto il profilo “tipologico”, ad eccezione di alcuni<br />

rari esempi come il Camposanto di Pisa. <strong>La</strong> loro struttura architettonica si compenetrava<br />

con quella di edifici religiosi, pur conservando un ruolo definito all'interno del sistema dei<br />

luoghi d'incontro della città. Nonostante gli appelli di voci autorevoli e i divieti rinnovati<br />

ripetutamente dai concili, le sepolture erano arrivate ad occupare nei secoli che<br />

precedono le riforme settecentesche, non solo gli atrii ed i portici annessi alle chiese, ma<br />

anche le cripte, i pavimenti delle navate ed i terreni che circondavano gli edifici di<br />

culto. L'etimologia della parola “cimitero” proveniente dal greco coimhth’riou che<br />

vuoi dire”luogo dove si dorme” - si collega alla concezione di uno spazio che troverà posto


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

«allato della chiesa» 20 , inteso secondo il significato spirituale cristiano come “dormitorium<br />

mortuorum”. Si tratta dunque di un luogo consacrato dove i morti dormono in attesa di<br />

passare ad uno “status” diverso: la stretta vicinanza fisica alle pietre della chiesa ed alle<br />

reliquie dei santi esprime il senso collettivo di questa attesa. Questo tipo di cimitero, in<br />

quanto luogo “transitorio”, sembra in genere indifferente a forme architettoniche proprie<br />

e definite. <strong>La</strong> presenza di questo popolo in attesa, alloggiato al riparo della chiesa, si deve<br />

invece avvertire in modo manifesto: le sepolture hanno la funzione di accompagnare con<br />

la loro immagine le faccende quotidiane e rinnovare ai vivi un messaggio di tipo<br />

escatologico: il richiamo alla devozione per l'Aldilà ed il ricordo di quello che essi<br />

saranno. Questi memento mori si rafforzano con l'ausilio di un'appropriata iconografia<br />

sacra; si pensi, ad esempio, al tema iconografico della Danza Macabra oppure al celebre<br />

Trionfo della Morte presente tra gli affreschi del Camposanto di Pisa.<br />

3.2 <strong>La</strong> forma degli antichi cimiteri urbani: l'esempio dei Santi Innocenti a Parigi e un<br />

caso fiorentino<br />

Le testimonianze sull'animatissima vita che circondava lo scomparso cimitero parigino<br />

degli Innocenti ci consentono di comprendere la struttura ed il ruolo svolto nella città da un<br />

grande cimitero in Francia sino alla fine “dell’ancien regime”.<br />

<strong>La</strong> struttura architettonica era formata da un recinto chiuso all'esterno, con un lato<br />

addossato alla chiesa, le cui arcate si aprivano verso un interno formato da una porzione<br />

di terreno libera; questo grande impluvium centrale ospitava le fosse comuni, veri e<br />

20 “Luogo allato della chiesa, dove si seppelliscono i morti. <strong>La</strong>t. Sepulchretum. Viene dalla parola greca caemeterium<br />

che vuol dire dormentorio, luogo dove si riposa, adatto poi dagli antichi Cristiani, al luogo della sepoltura, per la certa<br />

aspettazione del risorger de’ coprpi nell’ultimo giorno ch’ora di dicon riposare” F.Baldinucci, Vocabolario toscano<br />

dell’Arte del Disegno. Firenze, 1681, p. 34<br />

75


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

propri pozzi dove venivano stipati centinaia di cadaveri. Gli charnier formati dalle gallerie<br />

perimetrali accoglievano le sepolture distinte, al pari delle navate interne alle chiese,<br />

ed ospitavano sotto il tetto le ossa accatastate provenienti dalle esumazioni effettuate<br />

nel campo centrale. <strong>La</strong> copertura, rialzata rispetto al piano di appoggio del solaio, permetteva<br />

la circolazione dell'aria tra i resti umani e, soprattutto, la vista delle ossa che così<br />

sistemate componevano una sorta di “memento mori” in forma di fregio che correva<br />

lungo la facciata interna dello charnier21 . L'orrore delle fosse comuni e l'esposizione<br />

ossessiva dei resti umani non intralciavano l'animata frequentazione del cimitero, posto nel<br />

cuore del centralissimo quartiere delle Halles. Il cimitero funzionava come un vero e proprio<br />

spazio pubblico urbano, parte integrante della vita quotidiana parigina, luogo d'incontri,<br />

commerci e anche di prostituzione. Lo stesso nome che portava uno dei quattro bracci<br />

che formavano il porticato, lo charnier des Ecrivains - che significa letteralmente “ossario<br />

degli Scrivani” - ci fornisce un esempio di che tipo di esercizi si svolgessero sotto quelle<br />

arcate, i quali pacificamente convivevano con le operazioni di seppellimento dei morti.<br />

Quanto allo spettacolo delle ossa umane, esso veniva a rappresentare un messaggio legato<br />

alla funzione religiosa svolta da quel luogo, destinato a risvegliare quotidianamente<br />

nell'uomo ammonimenti spirituali ed avvertimenti riguardanti il destino dei mortali.<br />

Montaigne, scrivendo a proposito di questa stretta vicinanza tra vivi e morti nei cimiteri<br />

urbani, osserva come «ce continuel spectacle d'ossemens, de tombeaux et de<br />

convois nous advertisse de nostre condition», ricordandoci uno degli aspetti più significativi<br />

di questa brutale familiarità con i segni della morte che contraddistingue il paesaggio<br />

funerario nelle città sino alla fine del XVIII secolo.<br />

21 Con il termine charnier si intende all’interno del cimitero medievale il luogo dove si ripongono le ossa provenienti<br />

dalle esumazioni, ordinate o semplicemente accatastate sotto i portici, che si trovano dentro il recinto di una chiesa.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> serie di incisioni che Stefano della Bella esegue intorno al 1648 sul tema della morte,<br />

costituisce un documento straordinario sull’ evolversi nel corso del XVII secolo di questo<br />

gusto per la raffigurazione macabra. Al tempo stesso queste immagini offrono, attraverso<br />

l’ambientazione delle scene, alcune lucide annotazioni che ci consentono di capire<br />

quale fosse il paesaggio cimiteriale urbano in quel periodo. […] <strong>La</strong> situazione italiana non<br />

presenta casi molto dissimili da quanto abbiamo visto fino a questo momento. Il medievale<br />

Camposanto pisano, considerato, modello insuperato della nostra tradizione<br />

architettonica, costituisce per la sua struttura e la disposizione ordinata delle sue sepolture<br />

un caso piuttosto isolato, sebbene anch'esso fosse sede di una multiforme vita cittadina22 . Si<br />

assiste nelle chiese e nei chiostri dei conventi ad una vera e propria «scalata sociale» dei<br />

morti, che fino all'epoca dei Lumi procederà in cerca di posizioni che godano il più possibile<br />

della vicinanza degli altari con le loro reliquie. In conseguenza di questo fenomeno, si<br />

riproduce con la disposizione delle sepolture una «gerarchia rigorosissima, che fa<br />

della chiesa il microcosmo della società urbana», mentre non si avvertono sostanziali<br />

preoccupazioni per le conseguenze igieniche e lo scarso senso della pietà cristiana.<br />

22 Le gallerie del Camposanto, ricordate come rare esempio di ordinamento razionale nel mondo caotico dei cimiteri<br />

medievali, venivano quotidianamente usate per “vari e diversi giochi” che si facevano sul pavimento del cimitero:si<br />

susseguono a partire dal 1300 divieti di giocare a palla al suo interno, mentre si consente di seguitare ad utilizzare i<br />

locali per altri usi, come quello di tendervi la lana per asciugare. Cfr. I.B. Supino Il Camposanto di Pisa, Firenze, 1896,<br />

p.38.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

78<br />

Firenze, pianta del cimitero superiore di S. Maria Novella,1787 (da Fineschi, Memorie sopra il cimitero…)<br />

Un quadro di quella che doveva essere la configurazione di un cimitero “apud ecclesiam”<br />

funzionante a Firenze sino alla fine del Settecento, ci appare nelle Memorie sopra il<br />

cimitero antico della Chiesa di S. Maria Novella che il domenicano Vincenzio Fineschi<br />

redige alla fine del XVIII secolo, in un momento in cui sono già apparsi, su iniziativa del<br />

Granduca Leopoldo di Toscana, radicali provvedimenti in materia di trasferimento dei<br />

morti fuori dalle città. <strong>La</strong> chiesa ed il convento domenicano annesso ospitano uno dei più<br />

importanti cimiteri della città.<br />

Si tratta in realtà di un sistema di sepolcreti che evolvendosi prende possesso di buona<br />

parte degli spazi comuni reperibili all'interno ed intorno al microcosmo conventuale. Il<br />

nucleo più antico, situato nell' «atrio o vestibolo», costituiva un sepolcreto a ridosso della<br />

facciata originaria, alla maniera di molti antichi cimiteri parrocchiali; sul sagrato della<br />

nuova facciata, disposte in «cinque filari», si contavano inoltre più di duecento sepolture.


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Un recinto a ridosso del lato maggiore esterno della chiesa formava il cimitero detto<br />

«superiore», un grande campo delimitato su un lato da un sistema modulare di «avelli o<br />

arche sepolcrali», il cui motivo seguitava lungo il basamento della facciata della chiesa. Un<br />

cimitero «inferiore» era invece ospitato nei chiostri e nei sotterranei del convento,<br />

sistematicamente occupati da singole sepolture e cappelle riservate ai sepolcri delle<br />

confraternite. L'impluvium di atrii e chiostri, se non pavimentato, costituiva lo spazio degli<br />

«sterri» per le sepolture più umili. Lo smantellamento di questo sistema, invocato dalle<br />

menti illuminate, avverrà con tempi molto più lenti e procedure meno drastiche di quelle<br />

stabilite dai primi provvedimenti di riforma. L'esame delle Istruzioni per la formazione dei<br />

Campisanti a sterro, pubblicate nel Granducato di Toscana nel 1783, ci consente di<br />

constatare l'insorgere di una mentalità che invoca misure di definitivo annientamento di<br />

questo stato che caratterizza gli edifici religiosi:<br />

«E dovranno tutte generalmente riempirsi le sepolture esistenti nelle chiese [...] E riempite<br />

che siano dovrà togliersi ogni lapida, o segno di sepoltura, farvisi sopra un piccolo getto di<br />

smalto, e murarsi in pieno perfetamente.»<br />

Mentre si cerca di spezzare per sempre il cordone ombelicale che lega il mondo delle<br />

sepolture alle chiese e quindi alla città, gli stessi provvedimenti di riforma dispongono<br />

l'assegnazione di terreni extraurbani che abbiano quest'unica vocazione funzionale.<br />

Da questo momento i cimiteri acquistano una propria riconoscibilità, rintracciabile per il<br />

momento almeno nella descrizione topografica del territorio.<br />

Questo cammino dei morti verso il suburbio procede inizialmente verso luoghi<br />

apparentemente informi; gli uomini dei Lumi, i medici soprattutto, che per primi<br />

denunciano la pericolosità delle sepolture, lavorano inizialmente senza che si senta la<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

necessità di disporre di un modello architettonico. Alla comunità urbana, che ha fino ad<br />

ora conservato i propri morti tra le mura, questa nuova collocazione nella desolata<br />

campagna evoca immagini di forme brutali di sepoltura, come i terreni posti fuori dalle<br />

mura utilizzati in caso di eventi luttuosi quali guerre ed epidemie, oppure i campi di<br />

sepoltura di condannati a morte e di categorie di persone che rappresentavano uno stato<br />

di diversità, come eretici e scomunicati. Anche in ragione di queste forme di avversità al<br />

cambiamento i tempi di applicazione dei provvedimenti che istituiscono i nuovi<br />

camposanti saranno talvolta lunghissimi. I primi cimiteri avranno l'aspetto di un terreno<br />

nudo, uno spazio disadorno e segregato, cinto da un semplice muro. Questa la traduzione<br />

fisica in termini d'insieme dei provvedimenti ispirati alla pubblica igiene, che invece si<br />

sforzano di stabilire regole inequivocabili sulla corretta esecuzione delle fosse, delle<br />

distanze reciproche, dell'aerazione dei locali. Verso questi terreni “neutri” saranno<br />

inviati i morti, a partire dalle categorie più deboli, sottratti al caos delle fosse e dei<br />

sepolcreti cittadini, in attesa che un modello di ordinamento più elaborato sia in grado di<br />

chiarire il loro rapporto con la società dei vivi e la nuova posizione acquisita rispetto ad<br />

una mutata dimensione urbana.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

3.3 Il pericolo del contagio: l’igiene pubblica e la questione delle sepolture urbane.<br />

«Ciò che si è detto delle Chiese, deve applicarsi a proporzione a' Cimiteri urbani. Nelle città<br />

non si potrebbe senza grave incomodo degli abitanti ritrovare estensione bastante per un<br />

cimitero; l'altezza delle fabbriche e delle Chiese, la direzione delle strade, il circolo stesso<br />

dell'aria non farebbe che impedire il dissipamento dei vapori che se ne esalano, e<br />

rompere il libero corso dei venti. Quindi vediamo, che in essi regna sempre un'umidità<br />

costante, se ne spargono all'intorno gli aliti, che penetrano le abitazioni, offendono l'odorato,<br />

alterano gli umori e gli alimenti, le acque soprattutto e le fonti, che servono all'uso dei<br />

cittadini.»<br />

Possiamo considerare la questione dei cimiteri emersa soprattutto in Francia nel corso degli<br />

anni settanta del XVIII secolo, come parte di una generale riflessione critica sulla città, che<br />

si manifesta nel momento in cui la cultura illuminista propone di razionalizzarne le strutture e<br />

modificarne l'aspetto estetico. L'appello all'ordine ed alla razionalità, proveniente<br />

dall'ambiente dei philosophes, appare strettamente legato ad una valutazione<br />

decisamente negativa della città ereditata dal passato, di cui, ovviamente, fa parte<br />

anche l'oscuro e caotico mondo delle sepolture. <strong>La</strong> creazione di migliori condizioni di vita<br />

nella città sotto il profilo dell'igiene pubblica, costituisce uno dei punti cardine di un<br />

programma intento a proporre un nuovo ordine urbano, del quale incontriamo i più<br />

importanti contributi critici e teorici nelle opere di Voltaire, dell'abate <strong>La</strong>ugier e di Pierre<br />

Patte. Uno degli argomenti che vengono dibattuti in questo con<strong>testo</strong> è il problema della<br />

salubrità dell'aria e della sua difficile circolazione perché imprigionata in edifici obsoleti e<br />

nelle strutture urbane medievali . <strong>La</strong> città ha bisogno di piazze e luoghi pubblici aperti e ben<br />

ventilati; le sezioni stradali devono essere stabilite con criteri che tengano conto della circolazione<br />

dell'aria e del giusto grado di esposizione al sole; le abitazioni devono<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

possedere migliori requisiti igienici. Queste raccomandazioni, basate su criteri razionali, si<br />

riferiscono non solo alla generale struttura urbana, ma anche alla definizione di nuove<br />

tipologie urbane come ospedali, prigioni, macelli e cimiteri. <strong>La</strong> fontana già ricordata,<br />

collocata al centro del mercato che prende il posto del cimitero degli Innocenti a Parigi, ci<br />

offre un significativo esempio di una serie d'interventi di embellissement dello spazio urbano,<br />

che intendono restituire misura, decoro e comodità ad un ambiente cittadino degradato e<br />

caotico.<br />

Questa volontà di definire nuovamente la struttura della città con operazioni che s'ispirano<br />

a criteri di funzionalità, praticità e ordine pubblico, si scontra visibilmente con la dimensione<br />

ancora medievale dei cimiteri. Vediamo inizialmente apparire una serie di denunce e<br />

numerosi rapporti presentati dalla classe medica illuminata, che prendono di mira la<br />

situazione preoccupante in cui si trovano le sepolture all'interno delle città, la leggerezza<br />

con cui preti, becchini e semplici cittadini accettano una convivenza così stretta con i<br />

propri defunti ed il modo sbrigativo con cui questi ultimi vengono sistemati nelle fosse comuni<br />

o stipati nei depositi sottostanti le chiese. Secondo l'opinione maturata dai medici del<br />

tempo, l'aria, in quanto potenziale veicolo di trasmissione di esalazioni provenienti da<br />

forme di materia organica in decomposizione, costituisce il principale pericolo per la<br />

sicurezza e le condizioni igieniche urbane. <strong>La</strong> città viene in questo senso considerata<br />

come un'entità fisica che accoglie una densa concentrazione di esseri umani; diviene<br />

quindi indispensabile prevederne una struttura più razionale, che favorisca la circolazione<br />

dell'aria con ampie piazze e strade spaziose.<br />

Le strutture pubbliche dove maggiormente si concentrano gli esseri umani, come ad<br />

esempio ospedali e prigioni, vengono sottoposti ad una radicale revisione che ne indica i<br />

nuovi requisiti strutturali e funzionali e le distanze di sicurezza rispetto all'abitato.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Al tempo stesso si cerca di neutralizzare con il loro decentramento tutti i possibili focolai<br />

di malattie, come letamai, cloache ed acque stagnanti, e quindi anche i cimiteri dove<br />

con scarse precauzioni si seppelliscono i cadaveri. L'abbondante letteratura prodotta<br />

soprattutto da medici francesi intorno agli anni settanta del XVIII secolo, ci rivela<br />

l'intenzione del tempo di trattare con criteri scientifici il problema e mettere a nudo gli<br />

inconvenienti dovuti alla secolare routine con cui si seppellisce nei cimiteri parrocchiali,<br />

soprattutto nei casi in cui l'aumento della popolazione nei centri urbani induce ad un più<br />

rapido avvicendamento nelle operazioni di seppellimento ed esumazione. Le chiese<br />

appaiono in questo periodo come una vera e propria minaccia per la propagazione delle<br />

malattie; la loro struttura chiusa e la concentrazione di persone che vi si riuniscono,<br />

impediscono la libera circolazione dell'aria che così soffocata e mescolata agli «aliti» dei<br />

fedeli non consente l'evacuazione di esalazioni provenienti dai sepolcri sottostanti. Il<br />

rischio del contagio si estende dalla categoria dei becchini ai frequentatori dei luoghi<br />

sacri e, infine, all'intera cittadinanza: l'aria, imprigionata dalle strutture obsolete della<br />

città, è considerata il principale veicolo di propagazione delle malattie, deve quindi<br />

essere in grado di circolare libera, senza incontrare ostacoli che ne provochino un pericoloso<br />

ristagno. Si moltiplicano in questo periodo le cronache di episodi terrificanti, che<br />

documentano il grado di pericolosità raggiunto dalle operazioni di apertura dei sepolcri. In<br />

conseguenza di questa situazione cambia anche l'ottica con cui si studia il corpo<br />

dell'uomo dopo la morte. Fino ad ora visto come soggetto dormiente - in posizione più o<br />

meno composta - al riparo della Chiesa che si cura del suo destino, il morto comincia ad<br />

apparire come potenziale fonte di sciagure e malattie; in quanto appartenente alla sfera<br />

dei corpi corrotti diventa un soggetto da studiare e neutralizzare nell'interesse della salute<br />

pubblica. Questo fervore di studi intorno all'origine ed agli effetti di tali «effluvi funesti»<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

condurrà non solo all'allontanamento delle sepolture, ma anche alla soppressione dalla<br />

scena urbana di tutto un insieme di segni che utilizzavano l'immagine del disfacimento<br />

fisico del corpo umano come messaggio di tipo escatologico indirizzato alla popolazione<br />

cristiana. Con il trasferimento a Parigi della statua della Morte dalle gallerie degli Innocenti23<br />

s'inaugura il processo di demolizione dei segni che appartengono ad una lunga<br />

stagione in cui la tetra esposizione dell'immagine del corpo umano scarnificato era<br />

utilizzata dalla Chiesa come “memento mori”, attraverso forme di rappresentazione che<br />

nel periodo barocco raggiungono livelli di autentica teatralità24 . Quanto avviene in Francia<br />

negli anni 1770-1780 non è che l'anticipazione di un fenomeno che si verificherà nelle altre<br />

città europee con tempi e modi tra loro assai diversi, investendo anche buona parte del<br />

XIX secolo. Può risultare in questo senso significativo riportare quanto scrive Melchiorre<br />

Missirini nel 1839 in tema di cimiteri, considerati come ultima e spinosa questione che si<br />

oppone al completamento di un nuovo ordine urbano ispirato alle leggi della funzionalità<br />

e dell'igiene pubblica:<br />

«Se le leggi di polizia vegliano perché le pubbliche strade sieno mantenute spaziose e nette,<br />

perché le spazzature vengano deposte lungi dai luoghi frequentati perché le acque<br />

abbiano il debito scolo, perché le cloache e gli spurghi sieno condotti alle correnti de'<br />

fiumi, perché negli spedali e orfanatrofi si pongan i ventilatori, perché i macelli rimangano<br />

in luoghi remoti, e perché i commestibili sieno salubri; non si dovrà dunque vegliare<br />

ancora per rimuovere l'infezione dei sepolcri?»<br />

23 <strong>La</strong> statua della Morte, opera dello scultore Germain Pilon dell’inizio delxvi secolo, si trova attualmente al museo del<br />

louvre. Cfr. J.-p. Mouilleseaux, op. cit., p.66.<br />

24 Si pensi, ad esempio, alla sistemazione dei sotterranei di Santa Maria sella Concezione a Roma ed al loro macabro<br />

apparato decorativo, interamente realizzato dai cappuccini con ossa umane. Cfr. P. Ariès, Images of man and death,<br />

Cambridge, Mass. And London,1985,pp.190-191.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

3.4 Prime misure radicali: il cimitero inteso come nudo terreno<br />

Nonostante i provvedimenti pubblici che vedremo susseguirsi in diverse nazioni europee<br />

nel corso degli anni settanta del XVIII secolo, il passaggio dagli antichi cimiteri urbani ai<br />

nuovi recinti collocati extra-moenia non avviene in generale in modo coerente ai tempi ed<br />

ai modi dettati dalle disposizioni emanate. Alcuni casi di prime localizzazioni eccentriche<br />

rispetto all'abitato precedono questi decreti ispirati ad un modello laico e si verificano in<br />

seno alla struttura ecclesiastica, su iniziativa di prelati illuminati. Il Milizia parla infatti, nella<br />

trattazione sui cimiteri, di «editti di zelanti, e illuminati Vescovi» che operano con difficoltà<br />

contro gli antichi pregiudizi. L'incremento della popolazione e la ristrutturazione di<br />

edifici sacri e loro annessi conducono, nel corso del XVIII secolo, prelati e confraternite<br />

religiose all'acquisto di terreni decentrati rispetto alla città. Queste azioni, che si muovono<br />

autonomamente rispetto all'iniziativa pubblica, dettate da principi ispirati alla pietà ed<br />

all'igiene, non fanno che riprodurre ad una scala diversa il precedente ordine<br />

gerarchico, riproposto attraverso la contrapposizione tra la condizione privilegiata di chi<br />

ancora gode del diritto alla sepoltura in chiesa e la 'nudità' dei camposanti extra-moenia<br />

verso i quali si cerca di indirizzare le classi più umili. È il caso del vescovo illuminato di<br />

Barcellona, José Climent y Avinent, promotore della costruzione del primo cimitero<br />

spagnolo realizzato secondo questa nuova concezione urbanistica, a mezz'ora di<br />

cammino dalla città. Il cimitero, inaugurato nel 1775, anticipa la real cédula del 3 aprile<br />

1787 di Carlo III, per la costruzione dei cimiteri «fuera del poblado». L'impianto, vista la<br />

riluttanza dei barcellonesi ad abbandonare le proprie abitudini, resterà pressoché<br />

inutilizzato fino alla sua ricostruzione nel secolo successivo. Il recinto ideato dal vescovo, pur<br />

nell'essenzialità dettata principalmente da preoccupazioni di tipo igienico, conserva un<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

suo decoro ed una simbologia appropriata. L'iscrizione dell'Apocalisse posta sulla porta,<br />

«Beati mortui qui in Domino moriuntur», ci indica la persistenza di un legame tra la<br />

vocazione funzionale ed il significato religioso di un luogo dove si pensa che i corpi<br />

'dormano' in attesa del risveglio. <strong>La</strong> questione dei cimiteri si presenta in Francia come<br />

problema di decenza e d'igiene urbana sin dalla fine della prima metà del Settecento. Le<br />

lettere dell'abate Porée del 1745 costituiscono uno dei primi documenti contenenti in<br />

forma organica, oltre alla denuncia della situazione, una serie di prime indicazioni<br />

'operative' che verranno riprese negli anni successivi. Gli argomenti trattati sono: la<br />

salubrità dell'aria, riferita sia alle chiese che alla città, la cessazione del vecchio sistema di<br />

sepoltura, il trasferimento dei cimiteri fuori dalle città, l'importanza di una separazione tra<br />

vivi e morti e, infine, la visita al cimitero come mezzo per conservare quella funzione spirituale<br />

di “memento mori” che, secondo la Chiesa, possiede la frequentazione delle<br />

tombe da parte dei vivi. Il decreto del Parlamento di Parigi del 12 marzo 1763 costituisce il<br />

primo esempio di pubblico provvedimento che si propone di accogliere, con un insieme<br />

di misure razionali, le denunce ed il malcontento emersi. <strong>La</strong> constatazione dello stato<br />

d'indecenza e pericolosità delle sepolture cittadine induce i parlamentari a presentare un<br />

quadro di misure radicali, che indichino soluzioni chiare, funzionali e procedure di estrema<br />

essenzialità. Si pensa anche ad un programma urbanistico di un certo respiro, che<br />

prevede la costruzione di otto grandi cimiteri pubblici situati fuori dalla città. Lo svolgimento<br />

del rituale funebre rimane, secondo il decreto, circoscritto alla commemorazione del<br />

defunto in chiesa. Successivamente si prevede che le spoglie vengano collocate in depositi<br />

custoditi, in attesa del loro trasferimento ai cimiteri. Lo status del cadavere cambia<br />

radicalmente a partire da questa operazione; sottratto alla cura dei vivi e consegnato<br />

all’istituzione pubblica, imbocca un percorso lungo il quale si cercherà di neutralizzarne la<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

pericolosità. Il deposito provvisorio appare nel decreto come una sorta di terreno di<br />

frontiera 'tra il puro e l'impuro' dove i corpi sostano, in attesa di una diversa collocazione<br />

territoriale, isolata dal resto della collettività25 . L'immagine di questi cimiteri che ricaviamo<br />

dal decreto risulta spoglia e disadorna; questi recinti hanno un valore meramente<br />

funzionale, con l'aspetto di un «terreno di sgombero, ma pulito, igienico, ben tenuto» e<br />

sorvegliato, con campi per le fosse comuni, prive di elementi che possano individuare le<br />

singole sepolture, dove si seppelliscono ancora i corpi tra loro sovrapposti. Questo terreno<br />

nudo non presenta forme di arredo né piante. Gli alberi, soltanto più tardi riabilitati dalla<br />

scienza, vengono ritenuti un impedimento per la libera circolazione dell'aria: così<br />

sosterranno anche Maret nella sua Mémoire (1773) ed il già ricordato vescovo di<br />

Barcellona. Il modello di cimitero delineato dal decreto parigino del 1763 spaventa il<br />

popolo, per timore che i defunti vengano abbandonati a se stessi, e la stessa Chiesa, che<br />

ravvisa in queste innovazioni i primi segni di un'imminente perdita di controllo sui traffici che<br />

gravitano intorno alle sepolture ed al culto dei morti. Negli anni che seguono il decreto del<br />

1763, una serie di iniziative cerca di correggerne il radicalismo, nel tentativo d'introdurre<br />

elementi che permettano di trasferire nell'ambito del cimitero la possibilità d'identificare le<br />

sepolture e trasferirvi parte di quell'arredo funerario che apparteneva al precedente<br />

modo di seppellire. Soprattutto il clero reagisce perché colpito nei propri interessi finanziari<br />

e preoccupato dal fatto che venga così a mancare quella funzione spirituale esercitata<br />

dalla vicinanza delle tombe ai fedeli. Nella Déclaration Royale del 1776, le cui disposizioni a<br />

differenza del decreto del 1763 saranno effettivamente applicate, verranno introdotte alcune<br />

significative modifiche al <strong>testo</strong> precedente.<br />

25 Questo nuovo modo di intendere il rituale funebre comporta nello svolgimento delle operazioni un tono di<br />

clandestinità, dovuta alla forzata estromissione di spettatori dal rito della sepoltura.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Sostanzialmente si introduce la possibilità di attuare forme di differenziazione tra le fosse<br />

comuni e le sepolture distinte con l'apposizione di monumenti tali da permettere di «choisir<br />

[...] un lieu séparé pour leur sépulture; méme faire couvrir ledit terrain, y construire un<br />

caveau ou monument» 26 . Con questo importante cambiamento si modifica la<br />

concezione dello spazio cimiteriale che, da indifferenziato «luogo salubre e deposito di<br />

corpi», può trasformarsi in un luogo dove è possibile ordinare gerarchicamente gli spazi<br />

assegnati alle diverse classi sociali. L'avversione del popolo e della Chiesa per queste<br />

forme di segregazione territoriale delle sepolture e la resistenza al cambiamento da<br />

parte di chi godeva del privilegio della sepoltura nelle chiese cittadine sono argomenti<br />

ricorrenti di una discussione che si trascinerà, nonostante le situazioni igieniche contingenti,<br />

in molte città europee ancora per diversi decenni. In alcune città italiane, già negli anni<br />

settanta del XVIII secolo a poca distanza quindi dai primi provvedimenti parigini, la<br />

circolazione di idee illuminate in materia di igiene e di sepolture, attestata dalla<br />

pubblicazione nel 1774 dell'allora noto Saggio e Scipione Piattoli, conduce alla<br />

costruzione e primi cimiteri extraurbani. <strong>La</strong> realizzazione del cimitero di S. Cataldo a Modena,<br />

consacrato nell'anno 1773, segna l'avvento di questa nuova concezione dello spazio<br />

cimiteriale sollevata in primis dalla classe media. <strong>La</strong> preoccupazione per l'aspetto<br />

utilitaristico e la coerenza funzionale della “macchina” cimiteriale appare in questo<br />

progetto accompagnata da un ostentato disinteresse per forme di decoro<br />

architettonico. Il recinto è internamente composto da un sistema di 58 grandi camere<br />

sepolcrali, solo parzialmente interrate per motivi di carattere idrogeologico, ognuna<br />

delle quali funziona come deposito per centina di cadaveri. Il cimitero, che non possiede<br />

26<br />

Si tratta della Déclaration concernano les inhumations, emanata da Luigi XVI il 10 marzo1776, le cui norme saranno<br />

estese in tutto il regno francese.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

neppure una cappella, viene «pensato semplicemente come un grande deposito di<br />

cadaveri, un luogo segregazione della morte che non ha affatto bisogno di spazi per il<br />

culto, né tantomeno della dimensione rappresentativa che la facciata di una chiesa [...]<br />

avrebbe comunque introdotto», accede al cimitero da due ingressi, raggiungibile<br />

attraversando i ponti che scavalcano un fossa che gira lungo il perimetro, costruito per<br />

moti di drenaggio del terreno. Questa condizione extraterritorialità, accentuata dal<br />

canale, trasforma la spazio cimiteriale in un' 'isola' totalmente separata dall'ambiente<br />

che la circonda, presentandoci un'immagine che prelude a certe forme<br />

contemporanee di 'negazione' dello spazio cimiteriale, di cui ci parla<br />

estesamente Je Didier Urbain.<br />

Modena, cimitero monumentale di San Cataldo progettato dall’architetto Costa<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

3.5 Dal Camposanto di Pisa alla «Ville des Morts» del XVIII secolo: l'immagine del<br />

cimitero come rappresentazione simbolica della società<br />

<strong>La</strong> lenta affermazione di idee e provvedimenti d'ispirazione illuminista, che dettano le<br />

regole per la creazione “ex-novo” di cimiteri spogli e funzionali, procede in mezzo allo<br />

sgomento suscitato dallo spettro dell'anonimato e dalla lontananza di questi 'depositi'<br />

frequentati solo dagli addetti ai lavori, vere e proprie 'isole' cimiteriali sottratte al flusso della<br />

vita urbana. Queste nuove misure urbanistiche suscitano, invece, l'interesse degli architetti<br />

chiamati a proporre in merito un modello appropriato, in attesa che le proteste indirizzate al<br />

radicalismo delle prime disposizioni contribuiscano all'introduzione di modifiche, che<br />

prendano atto dei reali mutamenti che si stanno verificando nel rapporto tra la società ed<br />

il mondo delle sepolture.<br />

<strong>La</strong> comparsa nel 1776 in Francia della Déclaration con cui si proibisce definitivamente l'uso dei<br />

cimiteri urbani e si consente d'introdurre dei monumenti individuali nei nuovi recinti,<br />

costituisce una manifestazione di questo cambiamento. Il modello di cimitero suggerito dalle<br />

menti illuminate, concepito inizialmente come terreno “nudo” e anonimo, subisce così una<br />

prima significativa revisione, che permetterà agli architetti di elaborare nei loro progetti<br />

forme di ordinamento dello spazio cimiteriale, che assume spesso in chiave simbolica<br />

l'immagine stessa della società del tempo. A partire soprattutto dagli anni settanta del XVIII<br />

secolo si presenta per gli architetti la necessità di sperimentare un modello del tutto nuovo,<br />

che sino ad ora ha avuto nella teoria e nella pratica architettonica un'esigua trattazione.<br />

L'architetto da questo momento viene chiamato ad elaborare un nuovo concetto dello<br />

spazio cimiteriale, in una dimensione territoriale addirittura contrapposta a quella consueta<br />

delle sepolture. Il riferimento alle esperienze del passato si presenta nei nuovi progetti in<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

forme diverse, rivolgendosi sia al patrimonio monumentale dell'antichità classica che a<br />

modelli formalisi in epoca medievale come il camposanto italiano o lo charnier<br />

francese. L'esempio più frequentemente indicato come modello da proporre è il<br />

trecentesco Camposanto di Pisa, «le plus beau monument que les siècles modernes aient<br />

réalisé dans ce genre», secondo quanto afferma Quatremère de Quincy che<br />

nell'Encyclopédie méthodique (1788) sviluppa un'estesa trattazione sull'argomento.<br />

II monumento pisano aveva destato nel tempo stupore e ammirazione nei visitatori, non<br />

soltanto per la bellezza della sua architettura, ma anche per il suo funzionamento in quanto<br />

“macchina cimiteriale”, in buona parte attribuito alla prodigiosità della terra<br />

contenuta nell’impluviu dell'edificio. Michel de Montaigne, passane per Pisa nel luglio del<br />

1581, annota nel si Journal de Voyage un fenomeno che qui si verificava: si diceva che<br />

questa terra trasportata dal Palestina fosse capace, nel breve giro di ventiquattro ore, di<br />

ridurre i corpi seppelliti a semplici «ossa ignude». Un tale evento doveva procurare non poco<br />

sollievo tra i contemporanei, se consideriamo il modo sbrigativo e sommario con e avveniva<br />

- ed avverrà ancora per molto tempo - la decomposizione dei resti umani in quegli<br />

«abissi spaventevoli» (l'espressione è di Missirini, 1839) che erano le fosse comuni in<br />

cimiteri parrocchiali. L'importanza assunta dal cimitero pisano tra XVIII e il XIX secolo andrà<br />

ben al di là del proprietà miracolose del terreno e dell'aspetto ordinato delle sue<br />

sepolture. L'immagine del Camposanto suscita l'interesse degli architetti perché in essa<br />

si vedono riassunti i contenuti base dell'idea di cimitero che si sviluppa a partire dagli anni<br />

ottanta del XVIII secolo. L'edificio pisano ha conservato sedimentate nel corso d secoli un<br />

gran numero di testimonianze dell'antichità e di opere d'arte, la cui storia si intreccia con<br />

le vicende legate alla pratica di seppellire i cittadini pisani. Il cimitero appare dunque, nelle<br />

vedute che ritraggono le sue gallerie, come un pubblico “contenitore”, che consente al<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

tempo stesso ai cittadini di frequentare le tombe dei personaggi illustri, di conoscere e<br />

studiare la storia patria attraverso gli antichi reperti qui custoditi e, infine, di visitare una<br />

raccolta di opere d'arte. Per queste ragioni Quatremère de Quincy, presenterà<br />

nuovamente nel suo Dizionario l'esempio pisano come unico modello da seguire ed<br />

imitare, non solo per «la salute degli abitanti», ma anche per «perpetuare la memoria degli<br />

uomini celebri, facendo di quel luogo il deposito de' mausolei che sino allora avevano<br />

troppo spesso deformato l'interno delle chiese» 27 .<br />

27 A.-C. Quatremère de Quincy, Dizionario storico dell’Architettura, Mantova, 1842, p.423<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> storia del Camposanto pisano è infatti accompagnata da un interesse eruditoantiquario<br />

che si sviluppa intorno agli antichi monumenti sepolcrali, recuperati e<br />

riadattati a nuove tombe come, ad esempio, i sarcofagi provenienti dagli spalti del<br />

duomo, utilizzati nel Trecento come nuove sepolture e collocati nel camposanto.<br />

Nell'immagine delle gallerie, «vasto passeggio così ben decorato dalle opere del pennello<br />

e dai monumenti funebri od onorifici innalzati ai personaggi più distinti della repubblica di<br />

Pisa» il camposanto ha perduto la sua connotazione religiosa originaria, mentre appaiono i<br />

segni di quel cambiamento che lo conduce ad essere trasformato all'inizio del XIX secolo<br />

in vero e proprio Museo di Belle Arti.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Questa vocazione laica ed umanistica del camposanto ben si adatta alla sua<br />

struttura architettonica, il «solo ed unico modello» che si debba proporre agli architetti, in<br />

una diversa dimensione territoriale: «Secondo la forma pertanto e ad imitazione del<br />

cimitero di Pisa dovrebbero essere costruiti, ed in dimensioni proporzionate ai bisogni, sopra<br />

terreni fuori del recinto delle grandi città, uno o più luoghi pubblici di tumulazione atti ad<br />

offrire una progressione di pratiche, di pubblici distintivi o di monumenti commemorativi<br />

proporzionati ai diversi gradi di cui si compone il corpo sociale». L'edificio, che appare a<br />

Montaigne di «grandezza inusitata», iniziato a costruire nel 1277, è costituito da una<br />

galleria rettangolare coperta, chiusa verso l'esterno ed aperta sulla corte centrale con<br />

arcate decorate con quadrifore goticheggianti. Il pavimento sottostante le gallerie è<br />

suddiviso da un reticolo geometrico che permette di ordinare le lapidi che ricoprono i<br />

sepolcri di cittadini distinti e di compagnie religiose. Nel centro, a cui si accede da sei archi<br />

disposti simmetricamente, è situato il campo per le sepolture comuni. Le pareti,<br />

decorate con i celebri affreschi, presentano a terra sarcofagi e reperti antichi, in parte<br />

riutilizzati come monumenti funebri; «sotto questo corridore al coperto avevano gli sepolcri<br />

loro» i componenti della nobiltà pisana. Un episodio ricorrente nella letteratura del<br />

monumento pisano, la visita nel 1658 di Cri-stina di Svezia al Camposanto, che in tale<br />

occasione «nobile Musaeum appellavi!», ci attesta l'esistenza di una dimensione 'museale'<br />

dell'edificio che si sviluppa parallelamente alla destinazione più propriamente funebre delle<br />

magnifiche gallerie.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Se il caso del Camposanto di Pisa offre un'anticipazione dei contenuti legati all'idea di<br />

cimitero inteso come “città dei morti”, successivamente sviluppata nel corso degli anni<br />

1770-1780, alcune realizzazioni appartenenti alla prima metà del Settecento precedono<br />

invece con la loro struttura quel concetto di spazio cimiteriale essenziale ed impostato su<br />

criteri rigorosamente funzionali, che proviene dall'igienismo d'impronta illuminista.<br />

È il caso del cimitero romano di S. Spirito, ultimato intorno al 1745, oggi non più esistente<br />

perché demolito nel secolo scorso. Il cimitero viene costruito a Roma dall'architetto<br />

Ferdinando Fuga a seguito dei lavori di ampliamento dell'ospedale di S. Spirito in Sassia44 ; si<br />

tratta quindi di un'opera concepita in relazione alle esigenze funzionali di una struttura per<br />

la quale si prevedono a questo proposito soluzioni razionali e semplificate. Non è dunque in<br />

questo caso una comunità urbana che utilizza il cimitero, ma un ospedale con una<br />

particolare categoria di sepolture anonime (di indigenti e malati) che appartiene al ciclo<br />

funzionale di una struttura specializzata.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Colpisce l'eleganza architettonica e la coerenza d'insieme nelle immagini del cimitero<br />

presentate dal Letarouilly nel suo Edifices de Rome moderne; lo studioso commenta l'opera<br />

soffermandosi sul senso di uniformità e regolarità che caratterizza la disposizione delle sepolture<br />

(«On y remarquera l'alignement des tombes régulières et uniformes»), evidentemente per<br />

quel tempo ancora insolito. L'immagine in questione non rappresenta in realtà delle tombe,<br />

ma semplici “bocche” che corrispondono a capienti locali sottostanti, dove i cadaveri<br />

venivano gettati e successivamente ricoperti con calce viva28 .<br />

28<br />

Le stesse soluzioni verrano riproposte dal Fuga nel camposanto progettato nel 1763 a napoli per l’ospedale degli<br />

incurabili<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Il camposanto non è dunque che il piano di copertura di un sistema di locali ipogei voltati, al<br />

pari della corte lastricata che ricopre una cisterna, come dimostra la sezione dell'impianto ideato<br />

dal Fuga, visibile in un disegno conservato agli Uffizi. Questa operazione di natura<br />

esclusivamente funzionale, con cui si predispone un sistema ordinato di depositi anonimi,<br />

trova un motivo di riscatto nell'immagine d'insieme offerta soprattutto dal trattamento<br />

plastico delle pareti di recinzione. L'intero muro perimetrale, scandito da un motivo<br />

architettonico che si ripete inquadrando una serie di scene dipinte sulle pareti, costituisce<br />

inoltre l'elemento di transizione tra il lugubre interno ed il paesaggio circostante, visibile<br />

fuori campo come del resto anche la cupola della cappella, collocata sull'asse centrale<br />

della composizione. II concetto “radicale” di cimitero pubblico d'ispirazione illuminista, a<br />

cui prelude l'essenzialità del progetto romano annesso all'ospedale di S. Spirito29 , verrà<br />

ripreso, sempre in Italia, da altri progetti in genere non realizzati, in cui ritroviamo nell'ambito<br />

di un edificio pubblico un analogo disinteresse per il riconoscimento individuale delle<br />

sepolture a favore della visione d'insieme. A Milano, dove il dibattito sulla nuova architettura<br />

dei cimiteri e le azioni rivolte al loro trasferimento fuori della città seguono solo di pochi<br />

anni le vicende parigine, si discute nel periodo che va dal 1774 al 1785 tra l'ipotesi di<br />

costruire un unico cimitero urbano e quella di attuare un sistema di cimiteri extramurali, da<br />

ubicarsi all'esterno delle porte cittadine. Viene inizialmente deciso di costruire un unico<br />

cimitero, vicino alla chiesa di S. Gregorio, in prossimità del <strong>La</strong>zzaretto; successivamente, nel<br />

1785, il governo decide di acquistare quattro appezzamenti di terreno per la costruzione di<br />

cimiteri suburbani più piccoli.<br />

29 <strong>La</strong> costruzioni di Nuovi Sepolcri dell’ospedale maggiore al foppone di milano, iniziata nel 1698 e terminata nel 1731,<br />

costituisce un'altra testimonianza documentata su questa serie di tentativi di razionalizzare il sistema delle sepolture,<br />

attuati da istituzioni ospedaliere. Il Foppone milanese presenta rispetto all’esempio romano più tardo, una forma<br />

piuttosto singolare e più aperta alla frequentazione dei vivi.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

L'architetto Giuseppe Pierrmarini presenta ne] 1781 un progettò di cimitero unico che<br />

costituisce un interessante tentativo di presentare in chiave laica ed igienista un modello<br />

di edificio pubblico già sperimentato. Il riferimento in questo caso non è un antico<br />

cimitero, ma l'impianto del <strong>La</strong>zzaretto, di cui il progetto eredita la struttura del grande<br />

quadriportico. Al centro di un elegante porticato, scandito da un colonnato dorico,<br />

l'edificio presenta un terreno di forma quadrata, spoglio e segnato da una maglia ortogonale.<br />

Sempre nel corso di questi anni di ricerca, assistiamo in Italia alla comparsa di altri<br />

progetti che si distaccano dall'idea illuminista di cimitero pubblico, richiamandosi nei<br />

caratteri tipologie alla chiesa ed alla tradizionale disposizione delle sepolture; si ripropone<br />

dunque, in forma aggiornata ai nuovi requisiti igienici, i consueti contenitori utilizzati per<br />

le sepolture, le cripti sottostanti l'edificio, le pareti sotto le arcate, terreni e le corti<br />

annesse per le fosse comuni. Ne è un esempio il progetto dell'architetto Piernicol (1780)<br />

conservato tra i disegni dell'Accademi; di San Luca. Il legame che ancora persiste tra;<br />

l'immagine della chiesa e quella del cimitero, si conferma nella tendenza a disporre le<br />

tombe individuali in posizione murale; il monumento funebre non ha per il momento una<br />

propria autonomia - ad eccezione del churchyard inglese - ma deve trovarsi addossato<br />

alla parete, a ricordo de precedente stato negli edifici sacri. I monumenti isolati<br />

compariranno più tardi, con l'apparizione dei 'giardini' dentro i confini del cimiteri e, soprattutto,<br />

con l'abolizione delle fosse comuni a favore di un rapporto di tipo individuale<br />

con le sepolture. Il progetto eseguito da Pierre Patte nel 1769 per un cimitero da costruirsi a<br />

Parigi costituisce, secondo l'interpretazione di Richard Etlin, una versione aggiornata agli<br />

ideali illuministi di ordine e razionalità dell'antico charnier francese, presentato in questa<br />

occasione come edificio pubblico autonomo rispetto all'eventuale prossimità di una<br />

chiesa.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Si tratta di un terreno di forma quadrata, destinato ad ospitare decorosamente le sepolture<br />

comuni, circondato su tre lati da un porticato. Il problema della collocazione delle<br />

sepolture distinte viene razionalmente risolto con la creazione sotto il pavimento dei portici<br />

di una galleria dotata di dispositivi per l'aerazione. Ai lati dell'ingresso vi sono due edifici di<br />

servizio, al centro del campo una modesta cappella. Sono invece scomparse dalla vista dei<br />

frequentatori sia forme di decorazione macabra che le ossa fino ad ora ricoverate sotto la<br />

copertura delle gallerie. Gli anni che succedono all’Arrèt del 21 maggio 1765, con cui il<br />

Parlamento di Parigi rinnova il divieto di seppellire nei vecchi cimiteri cittadini, saranno<br />

caratterizzati in Francia da un'intensa produzione di progetti che si interessano a questo<br />

aspetto della vita pubblica. <strong>La</strong> ricerca nel campo dell'architettura funeraria che,<br />

soprattutto nel corso dei due decenni 1770-1780, occuperà gli architetti, è indirizzata in<br />

buona parte allo studio di nuove tipologie cimiteriali in grado di offrire una risposta alle<br />

esigenze sociali che si stanno manifestando in questo campo. L'Accademia francese di<br />

Architettura promuove, a partire dagli anni sessanta di questo secolo, una serie di concorsi<br />

su questo tema. Attraverso i progetti premiati possiamo osservare come l'occasione di<br />

trattare il tema funerario presentatasi agli architetti, costituisca il punto di partenza per<br />

esporre un concetto nuovo di cimitero pubblico, che in questa sede assume il carattere di<br />

una vera e propria rappresentazione simbolica della società. Dobbiamo infine ricordare<br />

che la pratica ancora largamente in uso a quel tempo, di raccogliere le sepolture del<br />

popolo in fosse comuni senza segni di riconoscimento individuale, facilitava il compito di chi si<br />

proponeva di rappresentare, in un unico ambito spaziale, l'immagine corrispondente<br />

all'intero ordinamento sociale.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Risulta in questo senso ancora significativo il richiamo al Camposanto di Pisa che con la sua<br />

struttura riusciva a conservare sia i resti umani che le memorie dei cittadini illustri, distribuiti nel<br />

campo centrale o lungo le gallerie perimetrali a seconda della posizione sociale.<br />

Il progetto presentato dall'architetto Louis-Jean Desprez, vincitore nel 1766 delprix d'émulation<br />

all'Académie royale d'Architecture, costituisce il primo esempio di architettura funeraria che in<br />

un ambito non più religioso - il progetto è infatti dedicato dall'autore alla memoria di<br />

Voltaire - si propone di offrire al tempo stesso una risposta alle necessità sociali e un modello in<br />

cui potere riconoscere l'intera società pubblica.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Il cimitero ha l'aspetto di un elegante recinto concluso da gallerie monumentali, che<br />

presenta al centro un tempio sovrastato da una copertura piramidale. Lungo il perimetro le<br />

gallerie destinate alle «Sepultures des Grands Hommes» ospitano le tombe dei personaggi<br />

insigni, suddivise secondo la loro professione; al centro si trova il «Temple pour les funérailles des<br />

Rois» riservato, secondo l'intenzione dell'autore alle tombe reali. Quattro percorsi sopraelevati,<br />

corrispondenti ai due assi principali dell'impianto, individuano in basso quattro campi, i<br />

«Cimetières publics» per le sepolture comuni.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Tutta la società dunque, senza eccezione per la famiglia reale, si trasferisce conservando le<br />

proprie distinzioni nel nuovo spazio cimiteriale. L'architettura funeraria, presentata sia in forma<br />

di monumenti isolati che di complessi cimiteriali, costituisce una parte consistente anche<br />

dei progetti “visionari” che in questi anni vengono eseguiti da architetti come Etienne-Louis<br />

Boullée e Claude-Nicolas Ledoux. È soprattutto con questi architetti 'rivoluzionari' che il culto<br />

per le forme geometriche assolute viene introdotto nell'ambito funerario.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Si pensi, ad esempio, ai progetti di Ledoux per il cimitero della città di Chaux, oppure al<br />

cenotafio di Newton ideato da Boullée, accomunati entrambi dalla presenza di una grande<br />

cavità sferica, con la quale lo spazio commemorativo e cimiteriale diviene espressione di<br />

un più vasto ordine cosmico.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Soprattutto l'uso della geometria elementare del cerchio desta l'interesse di coloro che<br />

progettano i nuovi complessi funerari. Lo spazio cimiteriale, ricondotto in pianta a questa<br />

forma geometrica essenziale diviene, come nel caso del progetto di Pierre Fontaine (1785),<br />

l'espressione di un modello sociale ideale30 . Anche il cimitero ideato negli stessi anni da<br />

Claude-Nicolas Ledoux per la città di Chaux possiede una pianta circolare, formando un<br />

complesso che gravita intorno ad un grande volume cavo posto al suo centro. <strong>La</strong> sezione<br />

evidenzia però un'articolazione della struttura che si sviluppa ad una quota inferiore al<br />

piano di campagna, inglobando parzialmente al centro il grande volume sferico. In questo<br />

progetto l'idea di cimitero come 'città dei morti' si rivela confrontando la forma che<br />

assumono in pianta le due 'città' immaginate dall'architetto, Chaux ed il suo cimitero.<br />

Come nella città dei vivi un insieme di percorsi radiali che attraversano la corona di<br />

abitazioni e giardini confluisce nell'invaso della grande piazza ovale posta al centro, così,<br />

nella dimensione catacombale del cimitero, i percorsi sotterranei attraversano a raggiera<br />

la città della morte, dirigendosi verso la grande cavità sferica centrale.<br />

30 Il progetto di Pierre Fontaine, di cui troviamo la pianta nell’immagine<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Il progetto proposto nel 1782 dall'architetto Capron, discostandosi da queste trattazioni<br />

teo-riche, propone l'adozione della forma circolare principalmente per adeguarsi a nuove<br />

prescrizioni di tipo igienico, che indicano questa scelta come soluzione ottimale per<br />

garantire la salubrità dei cimiteri. L'assenza nella forma circolare di angoli morti e la<br />

mancanza di vegetazione sono infatti considerate due condizioni che favoriscono la<br />

libera circolazione dell'aria ed impediscono la formazione di sacche d'aria stagnante<br />

che la medicina del tempo indica come fonte di pericolo per la propagazione di malattie.<br />

<strong>La</strong> scelta della forma circolare ed il genere di suddivisione interna al recinto esprimono,<br />

comunque, un simbolismo essenziale che si richiama all'immagine stessa della società, con<br />

soluzioni formali che ritroveremo più avanti anche in Italia, in alcuni progetti dell'inizio del XIX<br />

secolo. L'impianto circolare di Capron prevede al suo interno una spartizione del terreno<br />

per anelli concentrici, all'interno dei quali le tombe vengono distribuite secondo la<br />

posizione occupata nella piramide sociale. Lungo il perimetro troviamo una galleria<br />

circolare, seguita da due fasce intermedie di terreno e, infine, un vasto terreno circolare al<br />

centro che forma la fossa comune. Lo stato di confusione che caratterizzava il mondo delle<br />

sepolture, fino a questo momento addensate dentro ed intorno alle chiese, viene<br />

qui ricondotto alla geometria elementare del cerchio, suddiviso in fasce concentriche,<br />

ulteriormente differenziate con una variazione di quota del terreno che si abbassa<br />

dall'esterno verso l'interno.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Abbiamo visto emergere dal fervore progettuale che nasce intorno al tema funerario nel<br />

corso di questa seconda metà del secolo, il formarsi di un'idea di cimitero completamente<br />

nuova, con la-quale una concezione laica subentra alla tradizionale visione cristiana. A<br />

partire dalle prime" proposte elaborate in seno ai concorsi accademici, fino ad arrivare a<br />

quest'ultima versione essenziale ed igienista offerta da Capron, il progetto del cimitero<br />

costituisce anche l'occasione per presentare in forma ideale e simbolica un'immagine<br />

globale della società stessa.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> necessità di collocare questi 'mondi' in una dimensione territoriale che prevede la netta<br />

separazione rispetto alla città, contribuisce, infine, al formarsi di un'idea di cimitero che,<br />

attraverso l'ordinamento gerarchico dei suoi spazi, si presenta come una vera e propria<br />

'città de,i morti'. I progetti che fanno seguito a queste esperienze cercheranno di chiarire<br />

maggiormente il rapporto tra queste 'città' e la società urbana, sviluppando quella concezione<br />

che – ricollegandoci all'immagine del Camposanto pisano - guarda allo<br />

spazio cimiteriale come luogo pubblico e non solo come un ricovero ordinato per le<br />

sepolture.<br />

108<br />

L.-S. Gasse, Elyseè ou cimitière public, 1799, Prospetto, Sezione, e pianta nella pagina seguente


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

4- IL PROCESSO FORMATIVO DEL CIMITERO MODERNO<br />

4.1 <strong>La</strong> formazione della struttura<br />

Una prima considerazione che si ricava dalla lettura dell'architettura cimiteriale è che le<br />

strutture per le sepolture sono chiamate ad esprimere il loro carattere di "durata" nel<br />

doppio significato di permanenza simbolica e di resistenza alle rovine che il tempo<br />

inevitabilmente tende a produrre. È questo un ulteriore motivo di attenzione, da parte<br />

del progettista, per le ragioni e le regole del processo formativo che hanno determinato la<br />

forma del cimitero moderno. <strong>La</strong> prima fase di formazione del cimitero, che esprime<br />

chiaramente questa permanenza simbolica, avviene nel passaggio (in molte aree<br />

europee tra il IX ed il X secolo) delle sepolture dall'interno del luogo di culto, all'area<br />

esterna immediatamente adiacente, sia attraveso l'edificazione di cappelle private<br />

legate alla chiesa, sia attraverso la destinazione a campi di inumazione di aree di<br />

proprietà della parrocchia, come abbiamo visto nel capitolo precedente.<br />

Sebbene le sepolture abbiano avuto carattere seriale ed una distribuzione certamente<br />

episodica, una prima forma di gerarchizzazione dello spazio era indicata dall'importanza<br />

attribuita alle zone destinate alla sepoltura: le salme degli abitanti importanti e più ricchi<br />

venivano sepolte vicino all'altare, mentre, col progressivo decrescere delle possibilità delle<br />

famiglie richiedenti, venivano considerati adeguati, nell'ordine: lo spazio interno della<br />

chiesa, lo spazio esterno immediatamente adiacente, i campi di inumazione.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Il recinto cimiteriale (elemento tipico del cimitero moderno) si forma, quindi, attraverso<br />

l'utilizzazione intensiva dei campi di inumazione e la successiva formazione di porticati<br />

costruiti per raccogliere le spoglie delle esumazioni (dei disseppellimenti periodici).<br />

<strong>La</strong> trasformazione settecentesca del cimitero dei Santi Innocenti a Parigi testimonia la<br />

fase di passaggio verso strutture specializzate, dall'utilizzazione spontanea dei suoli<br />

disponibili, alla progettazione intenzionale.<br />

Primo dato fondamentale che presiede alla formazione unitaria dei caratteri specializzati<br />

della struttura (trasformando quindi quella che era definibile come "serie aperta" in<br />

organismo) è la scala: mentre i cimiteri parrocchiali accoglievano le salme di un intorno<br />

urbano limitato, quella dei Santi Innocenti è una struttura che si organizza a scala urbana,<br />

per servire diciotto parrocchie.<br />

Come in ogni organismo, la gerarchizzazione insieme funzionale-distributiva, spazialeespressiva,<br />

statico-costruttiva degli elementi e delle strutture di elementi dei Santi<br />

Innocenti tende ad assumere, nel tempo, una definizione leggibile attraverso i percorsi,<br />

che tendono a geometrizzarsi, e gli elementi polarizzanti, che assumono un ruolo<br />

progressivamente evidente: gli ingressi, in prossimità dei quali alcune campate sono<br />

chiuse, collocati in posizione angolare, quindi destinati a non gerarchizzare lo spazio<br />

interno, ma il solo percorso porticato; la chiesa, collocata sul percorso matrice di rue Saint<br />

Denis, ma rivolta all'interno del recinto;la Cappella di Saint Michel, che costituire anche<br />

l'ingresso assiale su percorso matrice, ed origine dei percorsi perimetrali porticati; la<br />

Fontana dei Santi Innocenti, in posizione antinodale, che definisce l'angolo dell'isolato<br />

occupato dal cimitero.<br />

<strong>La</strong> struttura che si va formando assume quindi alcuni caratteri tipici di ogni organismo<br />

generato dal ribaltamento dei percorsi del tessuto all'interno dello spazio perimetrato,<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

dove tanto i percorsi quanto gli spazi interni sono gerarchizzati dalla polarità della chiesa<br />

mentre la porzione di terreno più distante dalla chiesa, e quindi antipolare, appartiene<br />

all'ospedale religioso e vi vengono sepolti i più poveri.<br />

Sebbene antecedenti significativi possano essere letti in strutture come il camposanto di<br />

Pisa, indirettamente derivate dai tipi claustrali. Ma nelle trasformazioni ed ampliamenti<br />

del tessuto il cimitero moderno mostra, a differenza dei conventi, i sui caratteri specifici di<br />

struttura non integrabile. Il declino del senso urbano e della leggibilità della struttura dei<br />

Santi Innocenti è indicato dai cambiamenti avvenuti nel XVIII secolo, con la formazione<br />

di un recinto autonomo delle sole sepolture e la "reintegrazione" della chiesa,<br />

ristrutturata ed ampliata di nuove funzioni, nel tessuto esterno.<br />

L'evoluzione moderna dell'idea architettonica di cimitero ha quindi inizio dalla<br />

riconsiderazione critica del primo gesto spontaneo di seppellire il defunto “ad santos e<br />

apud ecclesiam”, nel luogo cioè che più da vicino indica la presenza della divinità sulla<br />

terra e dalla sua sostituzione con l'organizzazione cosciente e razionale di una struttura<br />

dotata di proprio significato intenzionale. I passaggio, soprattutto nei paesi latini ;<br />

cattolici, è indicato dunque dalla fase di semplice utilizzazione dell'area di pertinenza di<br />

una struttura di culto, alla fase critica (perché di transizione e di scelta) di formazione della<br />

struttura del recinto pianificato della città dei morti, fino alla fase di stabilizzazione e<br />

tipizzazione dei principi formativi che ne regolano i diversi sistemi concorrenti: il sistema<br />

distributivo, alle diverse scale; il sistema statico costruttivo; il sistema degli spazi aperti,<br />

tutti gerarchizzati in funzione, unitariamente, funzionale ed espressiva.<br />

Il processo formativo dei moderni tipi di cimiteri ha inizio appunto, come verrà esposto<br />

nel capitolo successivo, con la formazione dell'idea illuminista che i luoghi di sepoltura<br />

potessero essere pianificati come organismi autonomi, isolati dai tessuti della città<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

secondo nuovi principi di igiene pubblica che nascondevano, in realtà, un nuovo<br />

rapporto con l'idea di morte e sepoltura. Idea definitivamente sancita con l'editto<br />

napoleonico di Saint-Cloud che, nel 1804, proibiva le sepolture all'interno delle città.<br />

Espulsa dalla città, l'architettura funeraria mutua, sublimandone le leggi formative, la<br />

forma dei tessuti urbani dai quali è stata esclusa. Non solo, come si vedrà, nell'impianto<br />

generale, ma anche nelle unità edilizie: la "cappella funeraria" che Jean-Francois<br />

Neufforge propone nella sua “Recueil élémentaire d'architecture” non differisce dal<br />

disegno della sua "casa di città".<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Ma ancora più che nelle complesse elaborazioni prodotte dagli accademici, le matrici<br />

elementari del nuovo tipo di cimitero possono essere riconosciute in impianti costruiti<br />

con apparente pragmatismo e nei quali, tuttavia, possono essere riconosciuti i caratteri<br />

fondativi sui quali si svilupperanno organismi anche molto complessi. Un chiaro<br />

esempio, in questo senso, è fornito dal <strong>Cimitero</strong> Generale di Torino costruito a partire da<br />

un primo impianto disegnato nel 1828 dall'arch. Gaetano Lombardi, in posizione<br />

decentrata rispetto alla città, a ridosso della Dora Riparia e all'incirca tra il viale della<br />

Circonvallazione e la strada del Parco Reale.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

L'impianto originale è basato sull'intersezione di due assi simmetrici all'interno di un<br />

perimetro quadrato. Il limite esterno è costituito da un semplice muro di cinta a<br />

nicchioni dove disporre lapidi e monumenti funebri; i defunti sono sepolti nelle quattro<br />

aree formate dalla croce di assi (tre per l'inumazione degli adulti ed una per fanciulli).<br />

L'impianto geometrico stabilisce una prima gerarchia attraverso la quale disporre gli<br />

elementi: all'origine dell'asse centrale l'ingresso con la cappella per funzioni religiose e gli<br />

uffici per l'amministrazione; all'intersezione degli assi la croce monumentale. Su questa<br />

pianificazione di base, matrice delle trasformazioni successive, si dispongono, in<br />

corrispondenza degli angoli e quindi con minore centralità, funzioni pure importanti<br />

delle quali, tuttavia, non si intende sottolineare il carattere monumentale come il<br />

crematorio e l'ossario. Le costruzioni strettamente funzionali (magazzini, locali per gli<br />

addetti, abitazioni del personale di servizio) si dispongono in posizione ancora più<br />

periferica, completamente all'esterno del recinto e lungo il percorso della<br />

circonvallazione, finendo per costituire l'embrione di un tessuto autonomo. A pochi anni<br />

dalla costruzione della prima struttura, il carattere del cimitero subisce una prima<br />

radicale trasformazione con l'ampliamento ad aree per sepolture private posto alla<br />

terminazione dell'asse centrale, che rafforza l'impianto con la formazione di un'esedra<br />

semicircolare a conclusione della percorrenza principale. L'impianto, basato in origine su<br />

due assi geometricamente equivalenti, acquista una nuova organicità: l'asse centrale si<br />

gerarchizza, assegnando il ruolo di controasse secondario alla percorrenza ortogonale,<br />

che verrà concluso da un successivo ampliamento progettato dall'arch. Carlo Ceppi.<br />

Anche il tipo di perimetrazione subisce notevoli innovazioni costituendo, con una soluzione<br />

molto organica, allo stesso tempo muro di recinzione, porticato monumentale, struttura<br />

ipogea per loculi servita da un percorso interrato di servizio.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

L'origine remota di questa soluzione può essere fatta derivare ancora dall'esempio del<br />

Camposanto di Pisa, mentre quella prossima dall'idea di copertura perticata ereditata<br />

dalla preesistente struttura perimetrale, costituita dalla parete muraria articolata e dalla<br />

serie delle inumazioni immediatamente adiacenti.<br />

4.2. Caratteri del cimitero moderno<br />

L'esempio torinese, il suo impianto, le sue trasformazioni, rendono evidenti alcuni<br />

processi riscontrabili, in pratica, nella fase formativa di tutti i cimiteri ottocenteschi.<br />

Processi da intendere non tanto nel loro significato di successione temporale - spesso<br />

questi cimiteri venivano costruiti direttamente secondo i caratteri della fase conclusiva<br />

del processo -, quanto logico-strutturale, di trasformazioni successive e necessarie che<br />

avvengono attraverso il direzionamento, gerarchizzazione e specializzazione di percorsi,<br />

spazi aperti e parti costruite, a partire dalla matrice elementare dello spazio recintato<br />

con due percorsi ortogonali tra loro. Prima di riconoscere questi processi nei casi di<br />

cimiteri europei, descriviamo sinteticamente i loro caratteri generali.<br />

Il direzionamento dei percorsi, o meglio il suo progressivo rafforzamento, avviene<br />

indipendentemente dal disegno geometrico dell'impianto. I percorsi, infatti, possono<br />

essere equivalenti tra loro solo in astratto: una volta tracciati, la vita dell'organismo<br />

induce a considerarne alcuni come principali ed altri secondari, imponendo una regola<br />

che orienta gli sviluppi successivi. Segnatamente, il percorso che ha origine nell'ingresso<br />

finisce per acquisire nel tempo, anche se non previsto nel disegno iniziale, un ruolo<br />

accentrante rispetto alla struttura generale dell'impianto, direzionandone lo sviluppo.<br />

<strong>La</strong> gerarchizzazione degli elementi componenti la struttura del cimitero assegna loro una<br />

diversa importanza in funzione della rilevanza simbolica e funziona le.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Questo processo avviene in ragione del carattere della vita che si svolge all'interno<br />

dell'organismo, e cioè, soprattutto, attraverso le forme che assumono gli spazi per il moto e<br />

la sosta. E poiché il moto, il cammino nei viali, strade e sentieri, non può che avere una<br />

direzione, il direzionamento dei percorsi, stabilendo priorità legate al moto che avviene<br />

al loro interno - alcuni elementi vengono incontrati prima di altri, alcuni elementi<br />

vengono raggiunti solo attraverso una percorrenza specifica - stabilisce una prima,<br />

fondamentale gerarchia nella viabilità interna, introducendo un secondo processo<br />

formativo, quello del rapporto di importanza tra spazi aperti e parti costruite. Sarà quindi<br />

diverso il ruolo simbolico e funzionale degli elementi posti in posizione nodale, cioè<br />

all'intersezione di percorsi, o polare cioè alla terminazione di percorsi o all'intersezione dei<br />

percorsi fondamentali dell'impianto (il polo come "sublimazione" del termine "nodo") da<br />

quello di elementi posti in posizione, al contrario, antinodale o antipolare. Viene così<br />

stabilita una forma evidente di codice, che il visitatore può immediatamente<br />

comprendere. Codice attraverso il quale la comunità che costruisce il cimitero esprime i<br />

propri valori, come dimostra il diverso peso simbolico attribuito in alcuni cimiteri alla<br />

cappella per funzioni religiose, dove viene a volte sostituita dal famedio31 , quando i valori<br />

civili che le sepolture sono chiamate a trasmettere acquistano importanza maggiore di<br />

quelli religiosi.<br />

Il processo di specializzazione è costituito dalla serie di trasformazioni subite dal cimitero<br />

alle diverse scale, da quella dell'intero organismo alla semplice unità di sepoltura,<br />

dovute all'adattamento alle differenziate esigenze che insorgono nel tempo.<br />

31 Neologismo ottocentesco composto dai termini fama ed aedes, pantheon cittadino nel quale le sepolture degli<br />

uomini illustri testimoniano esempi di virtù pubbliche e laiche<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Questo fenomeno, che si verifica in ogni settore del mondo costruito nella fase<br />

passaggio alla modernità, è particolarmente evidente nelle strutture cimiteriali, dove gli<br />

impianti si trasformano dal semplice recinto individuato da molti cimiteri settecenteschi,<br />

quasi isotropo, in strutture complesse dove ogni parte svolge un proprio ruolo particolare,<br />

e dove gli elementi costituenti divengono sempre più articolati e specializzati in<br />

ragione del compito simbolico e funzionale che sono chiamati a svolgere. Particolare<br />

processo di specializzazione subisce la struttura di perimetrazione delle aree di sepoltura<br />

che, da semplice muro di protezione, diviene, sul tipo dei porticati delle strutture<br />

conventuali, porticato che ospita i percorsi perimetrali (a volte di importanza maggior<br />

perfino di quelli centrali) e, successivamente, in progresso di organicità, percorso di<br />

distribuzione delle tombe sul perimetro esterno del cimitero e poi, a volte, di costruzioni<br />

a loculi sui due lati del percorso. Si noti dagli esempi riportati, in proposito, come le<br />

intersezioni stesse dei lati dei porticati formino, a loro volta, antinodalità che tendono a<br />

specializzarsi e presso le quali tendono a collocarsi anche funzioni specializzate, secondo<br />

quanto avviene in tutte le strutture architettoniche simili. I processi di gerarchizzazione e<br />

specializzazione hanno spesso comportato l'assegnazione (per prassi o regolamento) delle<br />

aree di sepoltura a categorie sociali differenziate, concentrando negli spazi più nodali le<br />

tombe ritenute di maggior pregio e relegando le semplici inumazioni in posizione<br />

antinodale. Non mancano, tuttavia, varianti anche vistose a questo principio, come nel<br />

caso del cimitero di Brescia, dove la parte centrale del cimitero, intorno al polo costituito<br />

da un faro monumentale, è riservata ai campi dì sepoltura comuni gratuiti.<br />

A ben guardare, tuttavia, l'intero impianto del cimitero di Brescia costituisce una<br />

variante notevolmente divergente rispetto al tipo a maggiore diffusione, presentando<br />

un doppio ingresso con due relativi percorsi paralleli che scartano l'area centrale, mentre<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

il parallelo percorso posto al loro centro assume un ruolo di collegamento tra la cappella<br />

ed il mausoleo del Beato Bossini.<br />

Ma, più in generale, i caratteri dei processi indicati sono riscontrabili nella formazione della<br />

maggior parte dei cimiteri italiani tradizionali, a volte nelle forme meno complesse del recinto<br />

quadrato, a volte direttamente costruiti, soprattutto dopo i primi due decenni<br />

dell'Ottocento e nel caso di grandi cimiteri monumentali, già a partire dal tipo maturo<br />

(direzionato, gerarchizzato, specializzato).<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Il nucleo originario del cimitero di Chiaravalle Milanese è un chiaro esempio di<br />

permanenza, per impianti di non grandi dimensioni, della struttura elementare del cimitero<br />

costituito da un semplice recinto quadrato presso il quale vengono addossate le aree per<br />

sepolture private. L'asse principale è direzionato dall'ingresso, al quale si affiancano strutture<br />

di servizio, e polarizzato dalla cappella per funzioni religiose. Alla terminazione del controasse<br />

sono poste le cappelle private, mentre in posizione antinodale, agli angoli del recinto,<br />

trovano posto gli ossari. Il disegno del <strong>Cimitero</strong> Monumentale di Milano, ad esempio, nato<br />

dall'esigenza di unificare le piccole strutture distribuite nel comune dei Corpi Santi, ha<br />

antecedenti tardosettecenteschi nelle proposte per l'area fuori di Porta Orientale come<br />

quella formulata da Piermarini, costituita da un semplice recinto quadrato porticato, con<br />

quattro ingressi equivalenti sugli assi principali che, non prevedendo alcuna direzione<br />

principale, elementi gerarchizzanti la struttura, specializzazione delle parti, sembra tradurre<br />

in progetto lo schema della più elementare struttura cimiteriale. Il progetto disegnato da<br />

Sivoli alla metà del secolo successivo propone la formazione di un asse centrale fortemente<br />

direzionato, a partire da una complessa struttura d'ingresso e polarizzato da una grande<br />

abside porticata, mentre due strutture circolari esterne sembrano preludere alla<br />

formazione di un controasse. Il progetto poi realizzato su disegno dell'architetto Carlo<br />

Macciachini si pone quindi alla conclusione di un processo di successivi incrementi di<br />

complessità a partire da matrici elementari, con la successiva formazione di un asse<br />

accentrante sul quale si dispone, a partire dall'ingresso, il grande famedio - in sostituzione<br />

della tradizionale cappella - sul quale sono impostate le gallerie che perimetrano parte<br />

del cimitero, la chiesa-ossario, terminando col polo del tempio-crematorio.<br />

120


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Oltre al cimitero monumentale di Milano, troviamo, a partire da sinistra, il cimitero di Zurigo dell’architetto A.Geiser<br />

e il cimitero monumentale Certosa di Bologna<br />

Parallelamente alle nodalità e polarità principali si formano nodalità secondarie<br />

all'intersezione di percorsi dei quali due si configurano, per importanza, come controassi.<br />

Sugli angoli, in posizione antinodale ed all'esterno del recinto, sono disposti i cimiteri<br />

acattolico ed israelitico. L'espansione contemporanea del cimitero, verso nord-est,<br />

costituisce in pratica una struttura indipendente da quella originaria. Il cimitero di<br />

Staglieno, a Genova, è impostato su un asse che ha origine dall'ingresso monumentale,<br />

raggiungente un ampio anfiteatro organicamente ricavato alle pendici della collina, al<br />

cui centro la cappella dei suffragi, attraverso l'impianto circolare, esprime<br />

simbolicamente il proprio ruolo polare.<br />

121


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Il perimetro è costituito da un grande porticato con doppia fila di monumenti fu-nerari.<br />

Per ragioni legate al rapporto col con<strong>testo</strong>, l'ingresso principale ha finito per essere<br />

posizionato sul controasse, che acquista insolito rilievo ed ha orientato anche gli<br />

ampliamenti successivi.<br />

122


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Oltre al cimitero monumentale del campo Verano a Roma troviamo a destra il cimitero monumentale di Napoli<br />

Nel cimitero monumentale del Verano, a Roma, la struttura iniziale è costituita da un<br />

quadriportico preceduto da un'area a tombe di famiglia. L'asse principale è polarizzato<br />

dalla chiesa e orienta anche l'impianto dei retrostanti campi per sepolture comuni.<br />

All'intersezione dei due assi è posta la statua del Cristo risorto, mentre il controasse è<br />

polarizzato dalle rampe di accesso alla collina sulla quale si svilupperanno parte delle<br />

strutture successive.<br />

123


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Tranne il caso dei cimiteri di guerra, che costituiscono un tema specifico, l'impianto delle<br />

strutture per la sepoltura non cambia sostanzialmente, in Italia, fino alla seconda metà<br />

del secolo scorso. Si interviene, quasi sempre, attraverso ampliamenti delle strutture<br />

ottocentesche e, anche quando si impiantano nuovi cimiteri, il tipo tradizionale, col<br />

quale si ha una profonda consuetudine, anche progettuale, trasmette appieno i propri<br />

caratteri. Si riporta in figura l'esempio del cimitero di Cassano D'Adda , realizzato negli<br />

anni '30, che costituisce, con ogni evidenza, un aggiornamento del tipo tradizionale in cui<br />

la grande esedra costituisce la copertura della cappella per funzioni religiose, dei<br />

colombari e degli ossari. Il periodo del secondo dopoguerra è caratterizzato da una<br />

generale mancanza di attenzione verso l'architettura dei cimiteri e i nuovi interventi<br />

vengono quasi costantemente disegnati con lo stesso spirito pragmatico con il quale si<br />

progettano altri servizi primari.<br />

124<br />

Mylius e Bluntschili, cimitero di Vienna (Austria); A.Carinati, E.Saliva, cimityero di Cassano d’Adda, Milano


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

L'idea che il cimitero costituisca un "servizio di smaltimento" spiega forse perché, alla<br />

fine degli anni '60 si ricomincia a porre il problema dell'architettura dei nuovi cimiteri<br />

come tema per molti versi nuovo, essendosi ridotto il legame di continuità con i tipi<br />

ereditati. Ne sono testimonianza la reinterpreta-zione del genere del "rudere" storico,<br />

pure consueto dell'architettura funeraria, svolto dal progetto per il <strong>Cimitero</strong> di Parabita<br />

nel 1967, e le "reinvenzioni" di spirito neoclassico del cimitero di San Cataldo a Modena<br />

disegnate da Aldo Rossi a partire dal 1971 secondo un processo progettuale iniziato dalla<br />

duplicazione del vecchio cimitero costruito da Cesare Costa e sviluppato col<br />

rafforzamento monumentale dell'asse principale dove erano previsti il nodo del famedio<br />

ed il polo dell'ossario.<br />

125


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

È evidente, nei progetti degli anni '80, la permanenza di soluzioni tipiche (elementi,<br />

strutture, a volte interi impianti) accanto ad innovazioni opposi-tive rispetto al processo<br />

formativo.<br />

Il progetto per l'ampliamento del cimitero di Sasso Marconi (L. Quaroni, G. Ciorra) è<br />

sostanzialmente una nuova struttura che contiene il nucleo originale al suo interno,<br />

riprendendone asse e geometrie.<br />

Il progetto per il cimitero di Genzano, presso Roma (A. <strong>La</strong>mbertucci e altri), reimpiega la<br />

soluzione delle gallerie porticate di loculi come raccordo dei dislivelli del terreno, pur<br />

adottando una geometria indipendente dalle strutture del vecchio cimitero<br />

preesistente.<br />

Il progetto del gruppo E. Battisti per il cimitero di Lissone presso Milano è basato,<br />

dichiaratamente, sull'impianto di una città di fondazione orientato da un asse<br />

accentrante, polarizzato dal famedio cilindrico, sul quale si impiantano percorsi secondari e<br />

percorsi di collegamento che strutturano i campi di inumazione e le cappelle private,<br />

mentre il recinto è costituito dai fabbricati porticati per loculi. Nonostante evidenti<br />

discontinuità, le sperimentazioni degli anni '70 e '80 sembrano riconsiderare, seppure in<br />

termini fortemente innovativi, alcuni caratteri insiti nella natura stessa, del disegno dei<br />

cimiteri: la priorità dei percorsi, la loro geometrizzazione, la rilevanza della nozione di<br />

recinto, la formazione di "nodalita" monumentali, l'analogia con i tessuti urbani. Su questo<br />

assunto, che permette di riconoscere alcuni principi progettuali trasmissibili e, per molti<br />

versi, condivisi, pur con il valore relativo che questo termine ha nella condizione<br />

contemporanea, sono basate le considerazioni che seguono.<br />

126


5- L’IMPOSTAZIONE DEL PROGETTO<br />

5.1 L'impianto dei nuovi cimiteri<br />

Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Allo studio fin qui esposto, teso ad indagare i problemi del significato e la scelta dei<br />

caratteri della struttura cimiteriale che si sta progettando, deve necessariamente<br />

corrispondere la predisposizione di strumenti che traducano in forma architettonica le<br />

valutazioni effettuate. L'elaborazione di tale forma è il risultato di un processo complesso<br />

nel quale le molte componenti tecniche vengono legate da una sintesi estetica<br />

unificante alla quale concorrono gli aspetti distributivi e costruttivi, relazionati<br />

all'ubicazione dell'intervento, all'orografia dell'area, alla natura del terreno, al carattere<br />

dei materiali impiegati ed alla normativa in vigore che, per i cimiteri, come verrà esposta<br />

nel seguito, è relativamente complessa e in continua evoluzione. <strong>La</strong> prima fase della<br />

progettazione architettonica consiste senz'altro nel disegno dell'impianto, inteso come<br />

ordine generale che permette di legare tra loro, in modo riconoscibile, i diversi elementi<br />

del progetto. Lo studio dell'impianto relaziona dunque le scelte generali, che dipendono<br />

dalla lettura della realtà costruita e dal giudizio che se ne ricava, allo studio della<br />

progettazione delle diverse parti del progetto (argomento di un successivo capitolo), le<br />

quali si adegueranno, cioè saranno adeguate congruenti, all'impianto stesso.<br />

Affinchè il progetto del nuovo cimitero non sia solo il risultato di scelte individuali legate<br />

all'intuizione o a tendenze momentanee, va tenuto conto del fatto che le condizioni di<br />

crisi indotte dalla situazione contemporanea hanno avuto effetto sulla costruzione dei<br />

cimiteri solo in modo parziale e in tempi recenti (nell'ultimo mezzo secolo) attraverso<br />

l'abbandono limitato, e spesso solo apparente, dei principi formativi che avevano<br />

127


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

caratterizzato la formazione del cimitero moderno nei paesi latini e cattolici, di tradizioni<br />

architettoniche plastico-murarie e di radicata cultura urbana.<br />

Questi principi, come si è cercato di illustrare nei capitoli precedenti, continuano ad<br />

essere operanti, anche se in forme non immediatamente collegabili agli esempi del<br />

passato, soprattutto nei progetti più meditati espressi dalla cultura architettonica<br />

contemporanea. Permane nei casi migliori, in altre parole, la nozione di tipo come insieme<br />

di caratteri comuni pertinenti ad insieme di edifici del quale ogni costruzione<br />

"individua", rende unica e quindi individuale, una propria, irripetibile versione: in questo<br />

senso, dunque, la lettura del processo tipologico costituisce parte integrante dell'operazione<br />

di progetto. <strong>La</strong> comprensione dei caratteri ereditati è ancora necessaria<br />

perché, sostanzialmente, non cambia la forma della tomba e con molta lentezza il<br />

rapporto tra i diversi tipi di sepoltura. Tale rapporto è analizzabile in base alla nozione di<br />

"elemento" e "struttura", termini dei quali occorre dare fin da ora una definizione<br />

univoca (che si chiarirà meglio nel seguito) perché risulti chiaro quanto verrà esposto.<br />

Si intendono per “elementi” le componenti di dimensioni minori rispetto all'insieme della<br />

struttura, capaci di comporsi tra loro secondo una legge. Il significato del termine è<br />

relativo alla scala: il loculo destinato alla tumulazione dei feretri, è elemento alla scala di<br />

un colombario per loculi (struttura che ordina i loculi in base ad una legge aggregativa);<br />

il colombario per loculi è elemento alla scala dell'impianto generale (struttura che ordina<br />

le parti del cimitero in base ad un impianto generale).<br />

Per “struttura” si intende la legge, appunto, che lega tra loro gli elementi in forma<br />

riconoscibile(cioè il modo secondo cui le singole parti sono disposte e ordinate tra loro) e,<br />

nel caso degli impianti cimiteriali, generalmente esprimibile attraverso principi<br />

128


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

geometrici. Questa legge può essere costituita da uno stretto rapporto di necessità tra i<br />

diversi elementi ma può anche non esserlo. Si definisce infatti come:<br />

- struttura organica quella nella quale la disposizione, il ruolo distributivo, statico,<br />

espressivo di ogni singolo elemento costituente è tale da non con sentirne la<br />

sostituzione senza che il carattere della struttura venga alterato nel suo complesso. In<br />

una struttura organica gli elementi si gerarchizzano e collegano reciprocamente secondo<br />

rapporti di stretta necessità;<br />

- struttura seriale quella nella quale un elemento può essere sostituito senza che<br />

avvengano alterazioni sostanziali nel carattere della struttura stessa. In questo caso gli<br />

elementi saranno intercambiabili e, tendenzialmente, non gerarchizzati tra loro.<br />

Va notato, in proposito, come nel corso della ripetizione di elementi seriali si verifichino<br />

sempre situazioni eccezionali negli angoli dove la serie degli elementi si interrompe o<br />

"rigira" (ad esempio la serie dei loculi su di un angolo di un colombario o la serie di vani in<br />

un edificio di servizi) generando spesso varianti dipendenti dalla posizione eccezionale<br />

che l'elemento assume nella serie (varianti di posizione).<br />

Più in generale, quello della variante angolare è uno dei problemi ricorrenti legati alla<br />

nozione di recinto, che verrà esposta nel seguito, le cui diverse soluzioni indicano i diversi<br />

livelli di serialità e organicità dell'impianto o dell'edificio, cioè "sintomo" leggibile del modo<br />

di formarsi dell'organismo. Nell'edilizia cimiteriale la composizione degli elementi seriali<br />

obbedisce a leggi assai simili a quelle che vengono originate dai percorsi nei tessuti:<br />

sull'angolo, naturalmente in funzione del ruolo più o meno antinodale che l'intersezione di<br />

percorsi svolge, si sviluppa una variante del "tipo base" dovuta all'eccezionalità della posizione<br />

dell'elemento nella serie. L'impianto di un cimitero non sarà mai, quindi, una<br />

struttura assolutamente seriale perché alcuni elementi ne gerarchizzeranno,<br />

129


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

necessariamente, le parti. Si pensi ad esempio al ruolo dell'ingresso, che ordina e<br />

gerarchizza i percorsi che da esso si dipartono o la funzione del recinto che induce inevitabilmente<br />

alla formazione di un centro e di una periferia, di alcuni percorsi centrali e di altri<br />

periferici.<br />

E tuttavia, qualora si raffrontino, ad esempio, alcuni tipi di cimiteri di guerra costituiti<br />

quasi esclusivamente da file di sepolture in serie indicate da semplici croci, con il tipi di<br />

cimitero monumentale urbano ottocentesco, articolato in una sequenza di costruzioni di<br />

diversissimo carattere, importanza, dimensione, ruolo, si comprende come alcuni impianti<br />

130


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

abbiano un maggiore livello di serialità rispetto ad altri che possiedono un maggiore livello<br />

di organicità. Fornite queste definizioni di valore generale, possiamo indicare quali elementi<br />

compongano il cimitero, raggruppandoli in funzione del loro carattere (lettura) e<br />

della loro capacità di concorrere alla formazione dell'impianto (progetto).<br />

Edilizia cimiteriale di base<br />

È la parte dell'edilizia cimiteriale costituita da elementi semplici (loculo singolo o fossa<br />

singola) il cui scopo diretto è prevalentemente la sepoltura. Non sono compresi in<br />

questa definizione, quindi, edifici come i mausolei od i famedi i quali, pur essendo destinati<br />

anche alla sepoltura, hanno una funzione prevalentemente monumentale e quindi<br />

un diverso ruolo nell'ambito della struttura cimiteriale.<br />

Il termine "di base" è dovuto a due distinti motivazioni:<br />

loculo e fossa sono le prime e fondamentali forme di spazio funebre costruito<br />

dall'uomo delle quali, nel tempo, l'uomo conserva la nozione più spontanea;<br />

loculo e fossa costituiscono gli elementi sui quali si basa la formazione, per<br />

aggregazione o per specializzazione, di strutture di grado superiore.<br />

Questa edilizia (il termine si applica non solo a sepolture costruite in elevazione ma anche<br />

ricavate per scavo) è costituita da tombe, colombari per loculi, campi per inumazioni<br />

comuni a partire dal primo elemento aggregabile (loculo o fossa) le cui dimensioni<br />

rimangono pressoché costanti nel corso del processo formativo dei cimiteri, permettendo<br />

di riconoscere i caratteri fondamentali delle aggregazioni in esame e le loro varianti.<br />

L'edilizia cimiteriale di base è costituita principalmente da:<br />

i. Sepolture per inumazione<br />

Costituite da sepolture in feretro direttamente dentro terra, sempre individuali, ripetibili<br />

serialmente a formare unità di grado superiore (campi per inumazioni comuni), da<br />

131


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

progettare quindi come aggregazioni in base alla nozione di tessuto, cioè in base al concetto<br />

di coesistenza di elementi in connessione ai percorsi che vi adducono. <strong>La</strong> soluzione<br />

di aggregare le inumazioni tra loro in strutture seriali è quella che, oltre a continuare un<br />

tipo di sepoltura consolidato nella nostra area culturale, risponde meglio dell'inumazione<br />

isolata alle necessità di ridurre il consumo di territorio, problema che, negli ultimi anni, è<br />

divenuto di rilevante interesse;<br />

ii. Sepolture per tumulazione collettive<br />

Costituite da sepolture in feretro (bara in legno e cassa in zinco) collocate in ipogei o, più<br />

spesso, fuori terra in nicchie di calcestruzzo o muratura (loculi) ripetibili in modo seriale a<br />

formare unità di grado superiore (colombario per loculi) con accesso da percorso comune,<br />

da organizzare quindi come aggregazioni in base alla nozione di tessuto.<br />

L'aggregazione avviene per giustapposizione di gruppi verticali di loculi (non superiori a<br />

cinque per ragioni di accessibilità e per rispettarla nuova normativa anti sismica) fino a<br />

formare aggregati continui;<br />

iii. Sepolture per tumulazioni individuali<br />

Costituite da sepolture in feretro collocate in ipogei o fuori terra in edifici singoli (tombe di<br />

famiglia o cappelle ecc.) destinati ad ospitare una sola tomba o le tombe di una singola<br />

famiglia, con una propria area di pertinenza che le isola dalle unità vicine. Si noti come per le<br />

sepolture, a somiglianza di quanto avviene per l'abitazione, l'unità base è il nucleo familiare.<br />

Le tumulazioni individuali (in cappelle o tombe di famiglia, a loculi interrati o in<br />

elevazione) possono essere organizzate in:<br />

sepolture per tumulazioni individuali isolate, costituite da costruzioni contenenti<br />

loculi per una sola famiglia con accesso indipendente dal percorso esterno e con<br />

una propria area di pertinenza che le isola dalle unità vicine;<br />

132


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

sepolture per tumulazioni individuali associate, costituite da costruzioni contenenti<br />

loculi per una sola famiglia unite in aggregazioni nelle quali ogni unità condivide con<br />

quelle vicine alcuni elementi, spesso una o più pareti murarie comuni, mantenendo,<br />

tuttavia, l'accesso indipendente dal percorso esterno e, spesso, una propria area di<br />

pertinenza sul fronte;<br />

- Sepolture per tumulazione individuale isolate. G.Muzio, edicola Biancardi nel cimitero di Staglieno a Genova<br />

sepolture in ossari, costituite da sepolture che raccolgono i resti derivanti dalla<br />

esumazione e dalla estumulazione, posti in loculi di adeguate dimensioni aggregati<br />

a costituire unità di grado superiore (ossari, colombari per ossarietti);<br />

sepolture in urnari, costituite da sepolture in contenitori che raccolgono le ceneri<br />

derivanti dalla cremazione (urne cinerarie) posti in loculi di adeguate dimensioni<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

aggregati a costituire unità di grado superiore (urnari), quando non si preveda, o<br />

non sia consentito, lo spargimento delle ceneri stesse.<br />

Edilizia cimiteriale specialistica<br />

È la parte dell'edilizia cimiteriale non destinata prevalentemente alla sepoltura. Si sviluppa<br />

per specializzazione di tipi prodotti dall'edilizia cimiteriale di base (mausolei ecc.) o di tipi<br />

edilizi mutuati dagli organismi urbani e legati ai servizi che il cimitero deve svolgere<br />

(chiesa, amministrazione ecc.).<br />

Le strutture specialistiche che non derivano dalla sepoltura, che prevedono quindi spazi<br />

interni utilizzabili per servizi religiosi o civili, possono essere suddivise in due grandi categorie<br />

in funzione degli spazi che esse organizzano ed in funzione del ruolo che assumono<br />

all'interno dell'impianto generale. Si possono quindi riconoscere tre tipi di edilizia<br />

specialistica:<br />

a. Edilizia specialistica direttamente derivata dalla sepoltura<br />

Costituita da quei tipi edilizi nei quali la funzione strettamente legata alla sepoltura è<br />

secondaria rispetto a quella originante la specializzazione. Un mausoleo, ad esempio,<br />

soprattutto se disegnato in funzione del fine rappresentativo della costruzione e del ruolo<br />

simbolico ad essa collegato, è un organismo dedicato solo in via subordinata allo scopo di<br />

sepoltura. Anche la sintesi estetica che da forma a questi organismi non prevede, di<br />

conseguenza, che in modo secondario i valori attribuibili alla sepoltura.<br />

b. Edilizia specialistica nodale<br />

Costituita da edifici nei quali un vano è dominante rispetto agli altri (eventuali) vani<br />

subordinati e collaboranti. Si pensi, ad esempio, ad un edificio per il culto costituito dal grande<br />

vano centrale per l'assemblea distribuito lungo un asse di percorrenza, affiancato da vani<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

minori per gli altari secondari ecc. Si veda, ad esempio, il caso del Crematorio di Brno<br />

costituito dalla sala per le cerimonie (vano nodale) illuminata solo dall'alto e percorsa da un<br />

asse con origine dalla scalinata dal portale di accesso, l'anticamera con le sale d'aspetto<br />

(elementi polarizzati) e raggiungente il catafalco col feretro. Il percorso assiale continua poi<br />

con il trasferimento del feretro alla sala dei forni. Intorno al vano nodale "servito" della sala<br />

per le cerimonie sono disposti vani "serventi" contenenti funzioni complementari (cappella,<br />

urnari, depositi, servizi). Il vano nodale è interpretato nel Crematorio di Brno come una sorta<br />

di "cortile chiuso", spazio che il progettista immagina originariamente aperto, che sembra<br />

"annodarsi" (diventare nodo) secondo un processo di progettazione frequente nel disegno dei<br />

crematori. Vengono compresi in questo insieme di edifici anche gli edifici "polari", quelli<br />

cioè organizzati intorno ad un asse verticale e ad un polo origine di due o più assi, come<br />

nel caso delle chiese o delle edicole funerarie a pianta centrale. Si veda l'esempio delle<br />

tante chiese a pianta circolare, poste a polarizzazione dell'asse principale dei cimiteri<br />

ottocenteschi e organizzati a impianto centrale - edificio polare in posizione polare,<br />

tipologia utilizzata in questo caso per la progettazione della cappella delle religioni e della<br />

torre cineraria, che troveremo descritte in maniera più specifica nei capitoli seguenti -.<br />

135


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

136<br />

E.Wiesner, pianta del crematoiro di Brno. In grigio il vano dedicato alle cerimonie<br />

c. Edilizia specialistica seriale<br />

Costituita da edifici specialistici che non presentano un vano dominante, ma sono<br />

strutturati attraverso la ripetizione in serie di vani paritetici (o relativamente gerarchizzati<br />

per specializzazione dei vani seriali). Per definizione di serie ogni vano ripetibile può essere virtualmente<br />

sostituito senza che cambi il carattere dell'intero edificio.


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

I vani dell'edilizia specialistica seriale sono associati tra loro, con principi analoghi a quelli<br />

dei tessuti urbani in forme chiuse (come negli isolati) o, soprattutto in età moderna, in<br />

forme aperte (su percorsi). Si pensi ad esempio alle diverse organizzazioni di un edificio per<br />

uffici distribuito secondo un percorso lineare o secondo un percorso che gira attorno allo<br />

spazio aperto del cortile (vedi recinto porticato dell’area dedicata alle inumazioni<br />

interculturali, che spiegheremo più nello specifico nei capitoli seguenti). L'edilizia<br />

specialistica è dunque costituita, riassumendo, da costruzioni derivate da un processo di<br />

"monumentalizzazione" delle sepolture o da costruzioni derivate dal più generale processo<br />

formativo dei tipi edilizi urbani, e destinate a funzioni specifiche quali servizi<br />

d'ingresso, culto, cremazione, amministrazione, manutenzione, alloggio degli impianti<br />

ecc. Alcune strutture specialistiche, a differenza delle strutture "di base" delle sepolture,<br />

hanno subito nel tempo notevoli trasformazioni ed il progetto deve prevederne<br />

l'aggiornamento continuo nel tempo.<br />

5.2. Analogia con i tessuti edilizi<br />

Poiché ogni sepoltura non può non avere un proprio orientamento in funzione dei<br />

percorsi interni del cimitero (dell'accesso della salma, delle visite dei familiari, della<br />

manutenzione) risulta evidente il motivo per cui, da quando il cimitero assunse la forma<br />

di una struttura autonoma e pianificata, le soluzioni progettuali non potessero che<br />

derivare dall'analogia con le forme di aggregazione con le quali si aveva maggiore<br />

esperienza e quindi venire mutuate dai tessuti urbani pianificati. Anche oggi, nonostante<br />

le molte innovazioni e la grande varietà di esiti formali, il progetto di cimitero assume<br />

come fondamentali i rapporti tra percorsi (che costituiscono la struttura portante e<br />

stabile), edilizia di base costituita da sepolture (che costituiscono le unità semplici<br />

137


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

formanti, a loro volta, unità più complesse) e edilizia specialistica costituita dagli edifici<br />

funerari più importanti e dalle costruzioni per i servizi.<br />

Le note che seguono riguardano lo studio dell'impianto generale dei cimiteri alla luce di<br />

alcuni principi che, come più in generale in ogni attività conoscitiva e tecnica dell'uomo,<br />

sono esprimibili attraverso forme simboliche. L'atto del riconoscere queste forme<br />

simboliche, che legano tra loro; uso, funzione, significato di percorsi, aree libere e strutture<br />

edilizie (in altre parole riconoscere la "lingua" impiegata per dare forma ai cimiteri)<br />

costituisce la sostanza dell'operazione di progetto, che è quella di impiegare una lingua in<br />

modo soggettivo, declinare codici condivisi in linguaggio individuale. L'assunto di<br />

partenza è dunque che il cimitero sia costituito da tessuti in quanto aggregazione di<br />

elementi seriali (sebbene dotati ognuno di propri caratteri specifici) riferibile a leggi formative<br />

tipiche, e che costituisca esso stesso organismo in quanto insieme di parti tra loro<br />

relazionate da rapporto di necessità e concorrenti allo stesso fine. Il termine "tessuto"<br />

deriva dall'aggettivo sostantivato da “texere”(tessere), fabbricare per intreccio. Dunque<br />

la nozione fondamentale insita nell'idea di tessuto è quella di relazione congruente tra<br />

parti che si legano secondo modi tipici. Il tessuto indica il tipo di aggregazione, l'idea di<br />

mettere insieme più unità legandole tra loro attraverso percorsi. Lo studio del processo<br />

attraverso il quale si formano molti cimiteri, degli esiti edilizi visibili della loro struttura (la<br />

"forma" del cimitero) inducono a ritenere che i più generali tra i principi che presiedono alla<br />

loro formazione siano legati a pochi gesti fondamentali di protezione e attraversamento dello<br />

spazio, soprattutto agli atti del recingere e percorrere che ne generano la struttura profonda.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

C.Aldegheri, P.Giacomin, M.Narpozzi, C.Magnani, S.Rocchetto, progetto per il cimitero di Fiesso d’Artico (Ve)<br />

Come dimostra con evidenza l'analisi del processo tipologico sinteticamente riassunta negli<br />

schemi riportati nella pagina che segue, la struttura elementare, funzionale e simbolica, sulla<br />

quale può essere basata l'impostazione del progetto, pur con i dovuti aggiornamenti e nella<br />

infinita possibilità di individuazioni, risulta costituita da percorsi, spesso geometrizzati in assi, formanti<br />

nodi e poli, legati ad un recinto Al perimetrazione. Occorre quindi definire il senso<br />

progettuale di tali termini, ai quali spesso si assegnano significati vaghi e generici.<br />

139


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

140<br />

Percorsi, assi, assialità<br />

II termine percorso (participio del verbo latino currere, passare) indica l'atto compiuto per<br />

attraversare un luogo in tutta la sua estensione, implicando un punto iniziale ed uno di arrivo,<br />

cioè due polarizzazioni di diverso valore. Il termine è dunque inscindibilmente legato al moto,<br />

che si svolge in tempi successivi orientando lo spazio. Questo dato è indispensabile per<br />

comprendere la sostanziale diversità nella gerarchizzazione degli spazi incontrati nello svolgersi<br />

del percorso e nel loro diverso valore in funzione della vicinanza al polo, al nodo, all'antinodo.<br />

In altre parole le simmetrie bilaterali che possono essere disegnate sul foglio di carta, le linee<br />

rette da esse generate, sono risultati dì procedimenti progettuali astratti, come è avvenuto<br />

spesso per le ricerche condotte alla fine del XVIII secolo (si vedano gli impianti teorici disegnati<br />

dagli architetti rivoluzionari come Jean-Francois de Neufforge o Jaques-Denis Antoine). Nella<br />

realtà ogni percorso ha un senso e una direzione come un senso e una direzione ha il moto<br />

che vi si svolge.


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

141


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Nei nostri cimiteri i percorsi principali sono in genere geometrizzati, più raramente hanno<br />

andamento irregolare secondo il gusto pittoresco legato alla tradizione della landscape<br />

architecture che è alla base della tradizione cimiteriale delle aree anglosassoni. L'impianto<br />

generale, almeno nella sua prima stesura, sarà quindi preferibilmente impostato su percorsi<br />

rettilinei, eventualmente integrati da percorsi meno regolari nelle aree a carattere<br />

"naturalistico" o a piantumazioni intensive, con attenzione anche all’orografia del terreno. In<br />

analogia coi percorsi che strutturano i tessuti urbani, anche nei cimiteri si possono in prima<br />

approssimazione distinguere:<br />

142<br />

a) Percorsi principali sui quali viene basato l'impianto generale. Per analogia con i<br />

tessuti edilizi si potrebbe considerare questi percorsi virtualmente preesistenti<br />

all'edificazione, come avviene con percorsi matrice degli impianti urbani.<br />

Nell'impianto dei cimiteri su questi percorsi, geometrizzati e pianificati, si<br />

colloca, di preferenza, l'edilizia maggiormente rappresentativa e monumentale;<br />

b) Percorsi di impianto sui quali si organizza la parte seriale del tessuto (inumazioni,<br />

tombe a terra, cappelle);<br />

c) Percorsi di collegamento di raccordo tra i percorsi di impianto, sui quali pure<br />

si può organizzare la parte seriale del tessuto.


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

L'asse (dal latino axis, cardine, asse della ruota) si forma attraverso la progressiva<br />

geometrizzazione dei percorsi negli impianti architettonici elementari, dovuti spesso<br />

al consolidamento di gesti rituali.<br />

L'asse presuppone due polarizzazioni agli estremi. Se si eccettuano casi<br />

esclusivamente teorici di accesso doppio, nel progetto la direzione principale è<br />

sempre una sola, implicando una specializzazione dei poli e un diverso grado di<br />

polarità (polo polarizzante, come terminazione del percorso; polo polarizzato, come<br />

origine del percorso).<br />

L'asse principale di percorrenza (che corrisponde preferibilmente, ma non<br />

necessariamente, all'ingresso principale) individua un luogo geometrico<br />

accentrante che unifica struttura geometrica e uso dello spazio in un unico gesto<br />

architettonico. Avendo una direzione, l'asse stabilisce la successione degli<br />

elementi, orientandone l'uso e la percezione: dalle strutture polarizzate dove l'asse<br />

ha origine (ingresso, portale, vestibolo ecc.) a quelli polarizzanti, di arrivo (famedio,<br />

cappella per funzioni religiose, monumento funebre ecc.).<br />

<strong>La</strong> progettazione del percorso principale dovrà quindi tener conto del significato<br />

simbolico ad esso inevitabilmente associato, stabilendone di conseguenza<br />

dimensioni, materiali, andamento altimetrico, forma della sezione stradale.<br />

Caratteri che dovrebbero essere condivisi dagli eventuali contro assi,<br />

eventualmente sottolineandone, attraverso le dimensioni, la minore<br />

gerarchizzazione in modo che risulti chiaramente leggibile l'impianto della<br />

struttura cimiteriale.<br />

Nei progetti di cimiteri contemporanei l'innovazione spesso consiste<br />

nell'assegnare forme e ruoli diversi dalla tradizione agli assi dell'impianto. Si veda il<br />

143


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

caso del progetto per il <strong>Cimitero</strong> di Flesso d'Artico (Venezia) del gruppo C.<br />

Aldegheri e altri(vedi immagine nelle pagine precedenti), dove un contro asse<br />

passante organizza due ingressi simmetrici o quello per Lissone (Milano) del gruppo<br />

E. Battisti ed altri, nel quale sull'asse principale, polarizzato dal famedio circolare,<br />

si innestano percorsi d'impianto che arrivano al recinto perimetrale senza alcuna<br />

polarizzazione.<br />

144<br />

E.Battisti, L.Forges Davanzati, R.Giuliani, W.Vicari, progetto per il cimitero di Lissone (Milano)


Nodi - nodalità, poli - polarità<br />

Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Le nozioni di centralità e perifericità, di nodalità e antinodalità costituiscono una<br />

chiave di lettura fondamentale del carattere degli organismi cimiteriali e uno<br />

strumento di progetto indispensabile nel disegno del loro impianto.<br />

Nei termini più generali, validi a tutte le scale del costruito, si definisce "nodo" un punto<br />

singolare all'interno di un continuo generato dall'intersezione di due continui o anche<br />

discontinuità all'interno di un continuo. Questa nozione permette di riconoscere la gerarchizzazione<br />

di un sistema di percorsi, di un aggregato, dello spazio di un edificio. Per quanto<br />

riguarda i percorsi è nodo sia l'intersezione di due percorsi che la discontinuità causata, ad<br />

esempio, dalla presenza di un monumento o di un edificio e del relativo spazio circostante<br />

"incontrato" all'interno di un percorso. <strong>La</strong> nozione di nodalità, legata alla precedente,<br />

esprime la connessione in unità che lega tra loro percorsi, componenti di un organismo<br />

edilizio o di un'aggregazione. Questa unità assume, alla scala dell'intero cimitero, forma<br />

simbolica, ed esprime in modo evidente il carattere della struttura ed i valori ai quali è<br />

informata. Due percorsi si possono intersecare senza dare luogo ad alcuna struttura<br />

specializzata, oppure possono legarsi dando luogo ad una unità riconoscibile, dal<br />

semplice incremento della superficie viaria di intersezione, alla formazione di spazi per la<br />

sosta con relative attrezzature, fino alla collocazione, strettamente integrata agli spazi<br />

percorribili, di edifici specialistici quali la cappella per funzioni religiose, il famedio ecc.<br />

Allo stesso modo, alla scala edilizia, l'intersezione di percorsi porticati comporta una<br />

specializzazione del nodo di intersezione tra campate seriali. <strong>La</strong> specializzazione minima è<br />

quella relativa alla campata d'angolo, intersezione e variante della serie, necessaria per<br />

la diversificazione negli accessi degli eventuali vani serviti; quella massima è relativa alla<br />

145


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

collocazione di funzioni specializzate monumentali come la cappella per funzioni<br />

religiose. Opposta e complementare alle precedenti è la nozione di "antinodo", definibile<br />

come punto singolare in posizione opposta (periferica) rispetto alla posizione centrale del<br />

nodo, dove in genere si collocano edifici specializzati che non richiedono il contatto<br />

diretto con i visitatori, come i laboratori per manutenzione, serre ecc. Se nel termine<br />

"nodalità" è implicita l'dea di accentramento di interessi, di centralità, la nozione di<br />

"antinodalità", ad essa opposta e complementare, implica un'accezione di "perifericità". È<br />

evidente come lo studio delle nodalità e antinodalità possa avere esito in una forma di<br />

linguaggio chiaramente comprensibile dal visitatore. Il problema risulta palese qualora si<br />

esaminino i cimiteri ottocenteschi nei quali le scelte sull'ubicazione degli edifici polari o<br />

nodali variavano a seconda delle diverse scale di valori, privilegiando il senso civile del<br />

culto dei morti o il loro significato religioso: disporre un famedio - edificio destinato a funzioni<br />

civili - o una cappella - edificio per funzioni religiose - in posizione nodale o<br />

antinodale - in un luogo centrale o in un luogo raccolto e periferico - aveva un significato<br />

immediatamente comprensibile al visitatore, indicando con evidenza simbolica i diversi<br />

messaggi che l'impianto voleva comunicare.<br />

Il termine "polo" (in latino polus, perno) indica la sublimazione del termine nodo, in<br />

generale determinata dalla presenza di più continui, che non solo si intersecano, quanto<br />

piuttosto hanno origine o terminano in un punto. In generale possiamo definire come<br />

"polarità" - secondo la definizione generale del termine - il carattere associato al polo,<br />

cioè il carattere di un organismo di presentare proprietà di attrazione e orientamento in<br />

particolari punti del proprio impianto, e "polarizzazione" I' atto dell'attrarre o orientare<br />

verso una direzione.<br />

146


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

5.3 L’Ingresso<br />

In questo con<strong>testo</strong> il ruolo funzionale e simbolico dell'ingresso è evidente per la<br />

stratificazione di significati che vi si è accumulata nel tempo. E tuttavia, proprio per<br />

questo, occorrerà riservare ad esso particolare attenzione. L'ingresso, nelle sue diverse<br />

accezioni, legate alla scala, al ruolo, al significato, di apertura, porta, portale, adito,<br />

varco, valico, è l'elemento dell'impianto cimiteriale che consente la comunicazione<br />

verso lo spazio protetto e la esprime come rappresentazione del rito di passaggio tra<br />

esterno ed interno, inclusione ed esclusione. Lo spazio antistante o retrostante l'ingresso è il<br />

luogo privilegiato della mediazione e dello scambio simbolico (luogo occupato, infatti,<br />

nelle città del passato, dalla piazza del mercato e dal burgus che si formava all'esterno<br />

della cinta muraria).<br />

L'ingresso costituisce dunque una nodalità urbana, in relazione al percorso che vi arriva<br />

dall'esterno, percorso spesso anche rituale, dove terminava (e in alcune aree culturali<br />

termina ancora oggi) la processione di accompagnamento del defunto e si svolgeva il<br />

commiato, i soli parenti più vicini al defunto assistendo alla sepoltura propriamente<br />

detta. Oggi meccanismi funzionali hanno sostituito in parte quelli simbolici e lo<br />

scambio avviene anche, fisicamente, attraverso il cambiamento, ad esempio, del mezzo<br />

di locomozione (dal trasporto meccanico alla percorrenza pedonale degli spazi interni al<br />

cimitero). Parcheggi, fermate di mezzi pubblici, aree di sosta, spazi e attrezzature per<br />

fiorai, e quant'altro il cimitero contemporaneo dispone davanti al suo ingresso, possono<br />

quindi essere interpretati, in questo senso, non come problema da allontanare o<br />

nascondere, ma come nuova espressione dello scambio simbolico.<br />

147


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Nelle scelte progettuali che ho compiuto per la realizzazione dell’ingresso, del mio<br />

cimitero, ho dovuto tenere conto, oltre che di questi aspetti sopra citati, anche del<br />

rapporto che lega l’ampliamento al cimitero esistente. L’ingresso del cimitero storico non<br />

è di forte pregio storico-artisctico, per questo si è deciso di filtrare la scarsa qualità<br />

architettonica di quest’ultimo con un lungo porticato.<br />

Questo conferisce all’ingresso una forte valenza monumentale – realizzato con colonne<br />

alte più di 8 metri – e lega fortemente l’ingresso del cimitero esistente a quello<br />

dell’ampliamento. I due infatti si innestano, pur rimanendone staccati, sul portico che<br />

raccoglie e smista l’affluenza dei cortei funebri e dei visitatori.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

In oltre il portico disegna e regola tutta la piazza antestante il cimitero, allineandosi coi<br />

parcheggi e geometrizzando le attrezzature ivi presenti – Casa del custode, negozi di fiori<br />

e le botteghe dei marmisti -. Superato il filtro del grande porticato ci troviamo portati,<br />

tramite scale e rampe, ad una quota superiore (1m) che rafforza questa sensazione di<br />

passaggio, si sta entrando in uno spazio nuovo e sacro al quale è dovuto rispetto e<br />

raccoglimento. Superate le scale ci troviamo in un atrio a corte dominato da un<br />

melograno, che ha la pretesa di rappresentare l’albero posto al centro del giardino,<br />

l’albero della vita (figura presente in tutte le religioni monoteiste). Qui vi è la possibilità di<br />

sostare ai piedi dell’albero per un momento di riflessione o semplicemente nell’attesa del<br />

feretro del caro estinto. Vi sono poi altre possibilità di accesso al cimitero, attraverso il<br />

cimitero storico e il parco della memoria.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

5.4 Il Recinto<br />

L'origine del recinto e del suo significato simbolico, può essere ricondotta all'idea di<br />

"legame che unisce" che sottende il termine recingere: il latino cingere indica, appunto<br />

l'atto del legare. Il recinto stabilisce un limite all'area del cimitero fornendo, quindi, unità<br />

e identità allo spazio riservato al culto dei morti in continuità con le originali forme di<br />

appropriazione rituale dello spazio, proteggendo e avvolgendo le sepolture con un gesto<br />

unificante di significato universale, che coincide, presso ogni cultura, con l'atto<br />

fondativo riscontrabile nelle forme insediative premoderne. Nelle forme più semplici ed<br />

elementari il recinto coincide con una delle più rilevanti "forme simboliche" impiegate<br />

dall'uomo, intendendo con questo termine quelle forme che riunificano in modo<br />

sintetico e generale alcuni aspetti fondamentali della conoscenza e ne forniscono<br />

un'espressione convenzionale.<br />

II recinto da dunque vita ad un insieme di rapporti funzionali e simbolici che si traducono<br />

in articolazioni dello spazio interno. <strong>La</strong> costruzione del recinto implica infatti l'attivazione di<br />

processi formativi legati ai concetti di asse, nodalità e antinodalità, polarità e antipolarità,<br />

serie e variante, che costituiscono una chiave di lettura fondamentale del carattere degli<br />

impianti cimiteriali e che abbiamo analizzato nei capitoli precedenti. Il recinto può dunque<br />

essere definito non solo come risultato dell'atto di avvolgere con una struttura continua<br />

una porzione limitata di territorio, di terreno, di superficie, ma anche come risultato dell'<br />

atto di definire uno spazio convenzionale all'interno del quale insiemi di elementi e<br />

strutture producono, in modo relativamente autonomo e leggibilmente isolabile,<br />

meccanismi di centralità e perifericità.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> nozione di recinto, in altre parole, non è derivabile semplicemente dalla presenza di<br />

margini ma implica, unitariamente, la nozione complementare di percorso e quelle ad<br />

esso correlate. Essa spiega, anche, in modo diretto la condizione di affinità tra le leggi<br />

che regolano l'organismo urbano (costituito di tessuti seriali dove alcuni elementi<br />

singolari, gli edifici specialistici, si formano in posizione nodale o polare) e l'organismo<br />

cimiteriale, dove gli elementi corrispondenti a nodi e poli, antinodi e antipoli, si<br />

specializzano divenendo unici e legati da rapporto di necessità con l'organismo al quale<br />

appartengono.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Le note sulle nozioni di percorso e asse, che ho esposto nel precedente capitolo, indicano<br />

che la gerarchizzazione degli elementi del recinto non risponde semplicemente ad una<br />

logica geometrica, ma è legata ai modi nei quali viene usato lo spazio, ed al tempo nel<br />

quale si succede il processo della sua conoscenza e utilizzo.<br />

Gli elementi del recinto tendono, nel corso della loro definizione processuale,<br />

all'acquisizione di caratteri specifici tali da svolgere strutture tipologicamente semplici e<br />

seriali in strutture più complesse ed organiche attraverso la progressiva articolazione e<br />

specializzazione. Il lettore troverà utile rivedere, in questa luce, casi come quello dei<br />

cimiteri di Brescia e Torino, cui si è fatto cenno in precedenza. Analizzando in maniere più<br />

specifica l’ampliamento del cimitero di Ugozzolo, nella progettazione del recinto si è<br />

cercato di affrontare varie tematiche sorte di recente nell’affrontare la progettazione dei<br />

nuovi cimiteri. <strong>La</strong> prima, fondamentale questione, è quella di non isolare il cimitero in un<br />

fatto compiuto chiuso in se stesso, ma cercare di inglobarlo in un dialogo con il tessuto<br />

urbano nel quale è inserito e con la vita quotidiana dei cittadini che lo popolano. Il recinto,<br />

per questo motivo, ha si la funzione di chiudere e raggruppare i vari momenti presenti nel<br />

cimitero, ma cerca anche di dialogare con l’intorno. Non sarà più, quindi, un muraglione<br />

asettico, ma sarà: una volta una piazza in quota con vista su parco, una volta un percorso<br />

porticato in quota,una volta delle esedre ossario e un’altra volta una semplice cancellata<br />

che da la possibilità di vedere ciò che avviene all’interno di quello che racchiude.<br />

Il recinto in oltre mi permette di giocare sul concetto di cimitero inteso come vero e propro<br />

tessuto edilizio. Per questo non mi divide solo il fuori dal dentro, ma mi scansiona i momenti<br />

che trovo all’interno del cimitero andando a dividere i vari spazi urbani.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

L’ingresso dallo spazio sacro delle religioni, che a sua volta è racchiuso in un proprio recinto<br />

di impianto quadrato che lo separa dagli spazi riservati alle sepolture laico-cristiane. In fine il<br />

recinto mi divide quest’ultima parte adibita ai laici dal giardino delle rimembranze<br />

dedicato all’aspersione e inumazione delle ceneri.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

5.5 <strong>Cimitero</strong> Interculturale e luoghi di preghiera.<br />

Come accennato in precedenza, superato il grande porticato e l’albero della vita, ci<br />

troviamo su un percorso coperto che cinge ad una quota di +1m lo spazio sacro adibito<br />

alle religioni interconfessionali. Sul retro del portico, che disegna e gerarchizza lo spazio<br />

interno, si innestano le cappelle gentilizie che fanno capolino dalla copertura dando una<br />

scansione regolare all’area. Al centro di questo spazio, concepito come giardino sacro a<br />

maglia quadrata, troviamo la cappella delle religioni.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Si è voluto dare a quest’ultima una forte valenza evocativa e un imponenza che le<br />

consente di dominare l’intero spazio sacro unendo in un abbraccio le quattro religioni<br />

ospitate del cimitero – Mussulmani, Evangelici, Ebraica e Bhaài - . <strong>La</strong> cappella delle religioni<br />

è composta da un basamento articolato che a sua volta si divide in quattro terrazzamenti<br />

quadrati destinati alle inumazioni acattoliche (ciascuna religione separata dalle altre e<br />

orientata secondo i precetti citati nei capitoli precedenti) , questi sono uniti, tramite un<br />

sistema di scale, al basamento vero e proprio, che con la sua forma circolare simboleggia<br />

appunto l’unione che si vuole creare tre le varie religioni. 32 Sopra al basamento in pietra<br />

svetta il tronco di piramide, che, con il suo rivestimento in travertino bianco, addita al cielo<br />

e all’eternità. In utile ricordare la forza della piramide come simbolo per quanto riguarda il<br />

tema cimiteriale. Dalle piramidi in poi è un simbolo ricorrente nei cimiteri e ci ricorda<br />

anch’esso la sacralità del luogo e la perfezione divina. Nel suo interno la cappella delle<br />

religioni è concepita come uno spazio nodale che ruota attorno all’aula delle funzioni.<br />

Attorno si collocano, a raggiera, le quattro aule del comiato – una per ogni religione e<br />

adibite alle ritualità più private dell’estremo saluto – e i locali di servizio. <strong>La</strong> grande aula<br />

centrale è progettata a pianta centrale, l’intera assemblea si racchiude attorno al feretro<br />

del caro estinto, tutti protetti sotto la grande volta sferica che richiama la volta celeste, e,<br />

tramite il lucernario posto all’apice di questa, induce a rivolgere sempre uno sguardo al<br />

cielo nella speranza di una vita futura.<br />

32 Cerchio- simboleggia l’unione, la perfezione ma anche l’eterno e il paradiso. Le absidi delle chiese erano circolari per<br />

questo motivo, e spesso raffiguravano scene paradisiache.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> fine dunque non è racchiusa in quell’aula, come l’incenso33 si eleva dal turibolo,<br />

attraverso il lucernario, verso il cielo, cosi l’anima del caro è elevata verso qualcosa di<br />

eterno.<br />

33<br />

Viene utilizzato nel rito cattolico e simboleggia la preghiera che da noi si eleva a Dio, ma è anche utilizzato nei riti di<br />

comiato per l’estremo saluto al feretro.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

L’aula inoltre è concepita per essere vissuta su più livelli tramite una terrazza tura alla quale<br />

si accede tramite il basamento. In modo da fornire più spazio per le celebrazioni numerose<br />

ma anche dare la possibilità di avere le donne separate dagli uomini come previsto dai riti<br />

ebraici. Il basamento in oltre è concepito come una grande terrazza aperta, dalla quale si<br />

può godere l’intero giardino ecumenico, ad una quota elevata (+4m)<br />

5.6 I Percorsi e gli Assi<br />

Come accennato in precedenza il tema degli assi e dei percorsi interni di un cimitero è<br />

una questione molto delicata che merita particolare attenzione al momento della<br />

progettazione. Per quanto riguarda il caso da me progettato, tutto l’impianto dialoga con<br />

quanto lo circonda – territorio, edifici e preesistenze storiche –<br />

Ci troviamo in una zona nella quale è ancora ben leggibile la maglia della centuriazione<br />

romana e lo stesso cimitero esistente era stato realizzato tenendo conto di questo<br />

orientamento. Mi sono mosso per ciò, con strade e percorsi che seguissero questo<br />

orientamento. L’asse principale è posto parallelo all’asse principale del cimitero esistente,<br />

entrambi si collocano sul controasse, concepito come asse di collegamento tra Parma e<br />

Colorno e dalla forte valenza territoriale. Parallelamente a questo si muovono e percorsi di<br />

collegamento tra il cimitero storico e quello nuovo. L’asse principale è concepito come un<br />

percorso della memoria che si muove tra le diverse zone del cimitero e sotteso tra tre punti<br />

focali; l’ingresso con l’albero della vita, la cappella delle religioni – fulcro di tutto l’impianto<br />

– e la torre cineraria, che svetta monolitica dietro a quest’ultimi. Le zone del cimitero in<br />

oltre sono concepite come veri e proprio quartieri urano, ognuno dei quali lavora sulla<br />

propria viabilità che avrà la propria trama e dimensione a seconda delle esigenze.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

5.7 Il Parco della Memoria<br />

Nell'ambito della progettualità e della costruzione cimiteriale si è fatta strada, negli ultimi<br />

anni, la proposta di nuove soluzioni collegate al processo di cremazione e alla<br />

commemorazione personalizzata, come ad esempio le sale per i riti del Commiato e i<br />

Giardini della memoria. A differenza di quanto è avvenuto nel resto dell'Europa, dove la<br />

realizzazione di questi spazi è caratterizzata da una solida tradizione, in Italia ci troviamo di<br />

fronte a una situazione di passaggio, che, contrariamente a quel che si può pensare, fa<br />

avvertire il bisogno di riti per elaborare la perdita dei propri cari e di luoghi in cui poter<br />

accomiatarsi dai propri defunti. <strong>La</strong> cultura architettonica ha il compito, non facile, di<br />

formulare ipotesi comprensibili, che aiutino a far sì che la memoria del defunto, nel<br />

tentativo di annullare l'ineluttabilità del distacco, continui a essere presente tra i vivi<br />

attraverso una sorta di scambio simbolico. Il Giardino del ricordo è un luogo pubblico,<br />

pensato, progettato e realizzato per permettere, a chi lo desidera, il rito della dispersione<br />

delle ceneri all'interno del cimitero. Nella realizzazione di un Giardino è fondamentale il<br />

"percorso", inteso come spazio in grado di esprimere simbolicamente il concetto di limen,<br />

di confine: è necessario creare soste meditative in uno spazio complessivo e fluido. Nella<br />

elaborazione del distacco, il tempo è importante, ed entrare nel Giardino del ricordo,<br />

ambito nel quale verranno disperse le ceneri, simboleggia l'ultimo atto rituale: la fine<br />

del viaggio. Il tragitto verso il Giardino non costituisce solamente un'azione fisica ma<br />

sottende un altro percorso, più sottile e nascosto, inferiore, che permette ai dolenti di<br />

ricongiungersi con il mistero, in modo positivo e in una dimensione sensoriale.<br />

Se da un lato il cammino all'interno del Giardino deve dare la sensazione di muoversi liberi<br />

da impedimenti, questa stessa libertà di movimento dovrebbe essere "orientata" dagli<br />

elementi compositivi che lo costituiscono. Elementi che, attraverso la loro struttura e<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

collocazione, indicano e individuano una "promenade emozionale", in un susseguirsi di<br />

sequenze attraverso le quali creare percezioni contrastanti, di passaggio da una situazione<br />

a un'altra. (Mariangela Gelati, da Confini n°2, “temi e voci dal mondo della<br />

cremazione”, Pag. 12)<br />

Il Gardino della Memoria pensato per il cimitero di Ugozzolo è stato concepito come una serie<br />

di stanze verdi delimitate dal cipressi, all’interno delle quali si scoprono vari momenti, alcune<br />

sono adibite alla meditazione e al ricordo, altre all’inumazione delle urne, altre ancora<br />

all’aspersione in natura. In particolare troviamo due grandi stanze centrali che gerarchizzano<br />

tutto il giardino creando un asse immaginato come percorso di purificazione. L’asse infatti è<br />

concepito come un percorso d’acqua che sgorga dalla grande torre cineraria per sfociare<br />

nella vasca per l’aspersione delle ceneri. Questi due poli dialogano tra loro e collegano tutto il<br />

giardino all’impianto del cimitero. <strong>La</strong> torre cineraria è concepita come un ottagono34 che si<br />

eleva verso il cielo con una rastremazione a gradoni che la rende sempre più snella man<br />

mano che l’altezza aumenta. All’interno troviamo uno spazio completamente cavo illuminato<br />

Anch’esso con luce zenitale che richiama continuamente lo sguardo verso il cielo. Gli avelli<br />

per le urne cinerarie si dispongono sul perimetro dell’ottagono coprendo quattro degli otto<br />

lati, lasciando cosi spazio per bucature e ingressi. Gli impianti di risalita sono stati portati<br />

totalmente fuori dalla piramide per poter ottenere questo effetto di pozzo di luce all’interno.<br />

Lo spazio concepito come destinato all’aspersione delle ceneri è stato pensato come una<br />

stanza aperta immersa nel verde. Tutto è concentrato verso la vasca d’acqua destinata<br />

all’accoglienza delle ceneri del caro estinto, i parenti si dispongono attorno a questa mentre<br />

vi è una passerella che procede fino al centro della vasca dove il cerimoniere o chi per lui<br />

34 Anche l’ottagono è una forma dal forte carattere evocativo e che rappresenta la purezza e l’eternità<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

compie il rito dell’aspersione. Per dare maggiore raccoglimento a questo spazio si è pensato<br />

di cingerlo con una tettoia in pergolato che offre la possibilità di coprire, dagli agenti<br />

atmosferici, coloro che assistono al rito; ma anche di poter agganciare fioriere, immagini e<br />

quant’altro i parenti ritengono necessario per il ricordo del defunto. Il pergolato offre in oltre<br />

questa sensazione di immersione nel verde, essendo esso coperto da piante rampicanti, e<br />

dando la possibilità di vedere, attraverso le doghe in legno, il giardino che lo circonda. Si è<br />

pensati in fine di porre dei setti murari al’interno del giardino, che potessero accogliere le<br />

lapidi di chi era stato asperso in esso, per lasciare un ricordo a chi in futuro si recherà a visitare<br />

la zona per un ricordo o anche solo un momento di meditazione.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

5.8 Attenzione alle disabilità, accessibilità del cimitero<br />

Ho svolto in oltre un o studio particolare sulle possibili barriere architettoniche presenti nel<br />

cimitero esistente. In immagine ho riportato un rilievo fotografico dei possibili ostacoli che<br />

può incontrare ora un disabile che vuole accedere al cimitero esistente.<br />

Qui di seguito elenco una serie di problematiche riscontrate e le alcune proposte per la<br />

soluzione, essendo una tesi di riqualificazione dell’esistente, oltre che di ampliamento, si<br />

intende migliorare l’accessibilità ai campi per i disabili.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Accessibilità del parcheggio esistente<br />

Problematica<br />

Oltre alla totale assenza di un posto macchine riservato a portatori di handicap, si nota<br />

che le piante disposte nel mezzo del parcheggio rendono difficoltosa la viabilità,<br />

intralciano l’area di manovra ed il corretto scorrimento delle macchine.<br />

Soluzione<br />

Si prevede dunque di ripensare la morfologia del parcheggio, suddividendo l’area con<br />

una regolare segnaletica orizzontale che delimiti i posti macchina, ponendo un<br />

apposito spazio macchina riservato ai disabili a ridosso del cancello, ma lasciando<br />

comunque lo spazio necessario alla manovra dei carri funebri e degli addetti al<br />

cimitero. Il parcheggio in oltre viene interamente ripensato e dimensionato in funzione<br />

del nuovo ampliamento.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Ingresso del cimitero esistente inaccessibile<br />

Problematica<br />

I cardini del cancello sono stati posti ad un’altezza troppo elevata, di conseguenza la<br />

soglia del cancello è a circa 10cm da terra, rendendo necessario l’utilizzo di “rampette”<br />

metalliche che rendono comunque arduo il superamento della soglia di ingresso. Il<br />

disabile deve richiedere l’apertura dell’intero cancello per poter accedere al cimitero. In<br />

oltre non è stata prevista alcuna accortezza per l’ipovedente che volesse accedere al<br />

camposanto, il cancello è apribile solo tramite un interruttore che non è segnalato in<br />

alcun modo ne è evidenziata la soglia di ingresso.<br />

Soluzioni<br />

Per quanto riguarda il cancello, basterebbe sostituirlo con uno privo di soglia fissa a terra<br />

in modo da avere sempre l’aperture ad anta per la gente e quella totale per i carri<br />

funebri, ma eliminando l’intralcio per le carrozzine in oltre non sarebbe male se la soglia<br />

fosse appositamente segnalata o con materiale diverso, in modo da darne coscienza<br />

anche all’ipovedente. Sempre per quest’ultimo motivo, il cancello è stato pensato ad<br />

apertura automatica con sensori a movimento. Se poi si rescisse a fere un percorso per<br />

non vedenti in CLS e Gress che avesse inizio in concomitanza con la posizione sensore per<br />

l’apertura del cancello e magari con una pianta del cimitero in brail o meglio un plastico,<br />

e proseguisse all’interno del cimitero almeno sotto i portici e nelle nuove espansioni.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Materiali di pavimentazione<br />

Problematica<br />

Uso inappropriato dei materiali di pavimentazione. Si è voluta usare la paladiana, come<br />

materiale più pregiato, sull’ingresso; ma cosi facendo si passa da un materiale ruvido, a<br />

un granito liscio e scivoloso per la soglia dei portici all’asfalto, cosa abbastanza dannosa<br />

per un ipovedente. In oltre anche il piastrellato usato per la pavimentazione dei portici è<br />

molto liscio e con la pioggia diventa scivoloso sia per le gomme delle carrozzine che per<br />

gli anziani. Anche i percorsi esterni sono per un pezzo realizzati con le piastrelle, a maggior<br />

ragione questi percorsi sono pericolosi perché esposti alla pioggia che li rende al quanto<br />

sdrucciolevoli. Il cambio di materiale che troviamo poi nelle braccia lunghe del cimitero<br />

rende sfavorevole la circolazione per ipovedenti e carrozzine, in quanto il secondo<br />

materiale è un bugnato ruvido e spesso dissestato.<br />

Subito accanto al marciapiede troviamo il canale di scolo delle acque pluviali che<br />

rappresenta un punto di intralcio per ipovedenti, e non è segnalato in alcun modo.<br />

Soluzione<br />

Occorre una sostituzione della pavimentazione, come già citato sopra si è pensato a un<br />

percorso per ipovedenti, in oltre sarebbe meglio avere un materiale abbastanza<br />

granuloso anche sotto i portici in modo da consentire un eccellente attrito anche se<br />

bagnato. Si può lasciare l’asfalto per l’esterno, che comunque va rifatto, e si consiglia di<br />

sostituire le soglie dei portici o di crearvi delle scanalature in modo da comunicare<br />

all’ipovedente che li cambia la situazione. Si consiglia in oltre di alzare la filettatura che<br />

delimita i campi delle inumazioni a terra in modo da avere un percorso delimitato anche<br />

per gli ipovedenti che riescono in tal modo a sentirne i contorni col bastone.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Bagni inaccessibili<br />

Problematica<br />

I bagni non sono stati pensati per un pubblico disabile, gli ingressi sono stretti , le porte si<br />

aprono verso l’intero creando intralcio anche per una persona normale. In oltre vi è un<br />

unico vano servizi che diventa assolutamente inadeguato in un ottica di ampliamento del<br />

cimitero, che comunque è già avvenuto nell’ala destra del recinto.<br />

Pianta bagno stato di fatto<br />

Soluzioni<br />

Il bagno è stato ripensato mantenendo la stessa cubatura dei vecchi servizi igienici.<br />

Spostando semplicemente qualche tramezzo si è ottenuto lo spazio per tra bagni: uomini,<br />

donne e disabili. L’antibagno è in comune nel bagno delle donne e dei disabili.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Si è pensato di adattare il bagno anche per ipovedenti, utilizzando porte automatiche<br />

con sensori a movimento e luce altrettanto automatiche. Le porte sono scorrevoli e<br />

snodate in modo da non ingombrare spazio nell’apertura e di adattarsi ai muri<br />

scorrendovi sopra.<br />

Pianta bagno ripensato per i disabili<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Oltre a questa soluzione son stati pensati altri servizi dislocati all’interno del nuovo<br />

ampliamento, sempre pensati per un utilizzo da parte di tutti.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Inaccessibilità della cappella per la preghiera personale<br />

Problematica<br />

<strong>La</strong> cappella del cimitero è posta ad una quota più alta rispetto al resto del fabbricato,<br />

questo comporta il fatto che vi sono tre gradini da superare per accedervi. Mancano sia<br />

rampe per l’accesso di carrozzine, che corrimano per facilitare la salita dei gradini agli<br />

anziani, che rimangono i maggiori frequentatori del cimitero.<br />

In oltre la porta è di 80cm mentre dovrebbe essere di 90 per consentire il passaggio delle<br />

carrozzine<br />

Soluzioni<br />

Allargare l’anta della parto da 80 a 90cm e creare una rampa metallica frontalmente da<br />

progettare nel rispetto del importanza storico artistica della cappella.<br />

Difficoltà di accesso ai campi per le inumazioni<br />

Problematica<br />

Anche se le inumazioni a terra sono le meno utilizzate, e i campi sono praticamente vuoti,<br />

si nota una difficoltà nel raggiungere le fosse, in oltre come già citato qualche punto più<br />

sopra, il canale di scolo delle acque meteoriche che circonda tutti i campi, oltre a<br />

bloccare l’accesso alle carrozzine rende pericolosa anche la marcia di ipovedenti.<br />

Soluzioni<br />

Si è pensato di creare un sentiero percorribile da carrozzine, se non per ogni fila di fosse<br />

almeno al centro di ogni campo, in modo che il parente disabile possa raggiungere<br />

tranquillamente la lapide del caro estinto. Per gli ipovedenti, come già citato si è pensato<br />

di alzare le filettature che circondano i campi, lasciano ovviamente i varchi per l’accesso<br />

delle carrozzelle. In più si è pensato di creare un percorso fatto con piastrelle apposite<br />

che consenta agli ipovedenti di muoversi liberamente nel cimitero.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

In fine volevo elencare delle proposte per il nuovo ampliamento. Oltre ad aver pensato<br />

l’intera progettazione in funzione dell’accessibilità, con rampe e ascensori nei punti di<br />

salto di quota, si proponevano alcuni accorgimenti riferiti in particolare alla progettazione<br />

del parco della memoria<br />

Panche con sponde (facilitano l’anziano nell’atto di mettersi a sedere e alzarsi)<br />

Panche con tavolo (mancano di una panchina in modo da farvi avvicinare il ragazzo in<br />

carrozzina)<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Pavimentazioni adeguate per carrozzine (si utilizza legno o pietre lisce per creare sentieri<br />

percorribili con le carrozzine, il corrimano realizzato con cordone rende accessibile il<br />

percorso agli ipovedenti.)<br />

Percorsi tattili per ipovedenti (permettono a chi ha problemi alla vista di muoversi<br />

liberamente nel parco sfruttando cartine in brile e accessori tattili)<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

172<br />

In fine una carrellata di attrezzature per il verde accessibile<br />

In tal modo si è reso accessibile a tutti sia il cimitero storico che quello che sarà il nuovo<br />

ampliamento, qualunque forma esso abbia. Basta solo che la progettazione venga<br />

eseguita adottando certe accortezze e immedesimandosi in qualunque tipo di persona<br />

che debba accedervi.


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

6- SITUAZIONE CIMITERIALE ITALIANA - LA NORMATIVA CIMITERI E CREMATORI<br />

6.1 Tipologie giuridiche di cimiteri e di sepolcri<br />

<strong>La</strong> prima normativa sui cimiteri valida per l'intero Stato italiano, in virtù dell'avvenuta<br />

unificazione, è da far risalire alla Legge comunale e provinciale del 20 marzo 1865, n.<br />

2248, seguita dal r.d. 8 giugno 1865, n. 2322.<br />

Solo con il Testo Unico delle Leggi Sanitarie, approvato con r.d. 27 luglio 1934, n. 1265 e<br />

successive modifiche ed integrazioni, (articoli 337 e seguenti) la normativa statale ha<br />

trovato una sua prima sistematizzazione, dettagliata in diversi regolamenti di Polizia<br />

mortuaria statali, ultimo dei quali quello approvato con d.p.r. 10 settembre 1990, n. 285.<br />

<strong>La</strong> materia è però dispersa in diversi altri testi succedutisi nel tempo, ultimo dei quali<br />

quello riguardante la cremazione (I. 30 marzo 2001, n. 130), per gran parte norma<br />

quadro, che abbisogna di decreti attuativi.<br />

I principi fondamentali sono rimasti invariati nei secoli, frutto da un lato della<br />

laicizzazione dei cimiteri, avvenuta a seguito della esportazione dei dogmi illuministici ad<br />

opera delle conquiste napoleoniche, dall'altro delle tradizioni e usi funerari (cattolici)<br />

profondamente radicati nel nostro Paese.<br />

I cardini della vigente normativa statale sono i seguenti:<br />

- divieto di seppellire un cadavere all'esterno di un cimitero o di un sepolcro<br />

autorizzato (art. 340 del T.U.LLSS.);<br />

- ogni Comune deve avere almeno uncimitero a sistema di inumazione, salvo<br />

il caso dei piccoli Comuni che possono consorziarsi (art. 337 del T.U.LLSS.);<br />

173


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

- il cimitero deve essere separato dall'abitato attraverso la zona di rispetto. Specifiche<br />

norme sono stabilite per l'edificabilità nell'intorno dei cimiteri (art.338 del T.U.LLSS.);<br />

- la superfìcie occorrente per il di mensionamento del cimitero deve garantire la<br />

continuità nel tempo delle sepolture a sistema di inumazione, in fosse individuali per<br />

le quali vengono fissati standards dimensionali minimi, cui aggiungere altri spazi sia per<br />

i servizi generali del cimitero, sia per le altre tipologie di sepoltura (capo IX del<br />

d.p.r. 285/90);<br />

- il cimitero è opera igienica per eccellenza ma anche funzionale al mantenimento<br />

della memoria storica della collettività. Questa natura si sostanzia, a metà del<br />

Novecento, con il riconoscimento al cimitero comunale del regime giuridico del<br />

demanio pubblico stabilito dall'art. 824 del Codice Civile;<br />

- la cremazione dei cadaveri deve essere effettuata in crematori autorizzati,<br />

posti all'interno di un cimitero (art. 343 del T.U.LLSS. e art. 78 del d.p.r. 285/90).<br />

Determinante per consentire la inumazione o la tumulazione di un feretro è<br />

l'autorizzazione dell'ufficiale di stato civile, che si accerta della morte per mezzo di un<br />

medico necroscopo (art. 74 del d.p.r. 3 novembre 2000, n. 396).<br />

<strong>La</strong> cremazione viene invece autorizzata dal competente Ufficio comunale, dopo aver:<br />

- accertata la volontà ad effettuarla nei modi stabiliti dalla legge (art. 79 del<br />

d.p.r. 10 settembre 1990, n. 285);<br />

- verificata l'effettività della morte con visita del medico necroscopo; acquisita<br />

certificazione medica dell'esclusione del sospetto di morte dovuta a reato e, nel caso<br />

di morte improvvisa o sospetta, del Nulla Osta dell'Autorità Giudiziaria.<br />

174


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Contrariamente a quanto si possa pensare, sul territorio italiano si sviluppano diverse<br />

tipologie di sepoltura, ciascuna soggetta a normative specifiche:<br />

a) il cimitero civile;<br />

b) il cimitero di guerra;<br />

e) il cimitero particolare;<br />

d) i sepolcri privati fuori dei cimiteri.<br />

Solo con la legge 30 marzo 2001 n. 130 si pongono le basi per legittimare sia l'affido delle<br />

ceneri derivanti dalla cremazione ai familiari del defunto che la dispersione delle ceneri<br />

in natura o nel cimitero.<br />

Questa norma, per la prima volta, consente che le ceneri siano sepolte fuori dai cimiteri<br />

o da sepolcri autorizzati.<br />

- II cimitero civile<br />

II cimitero civile trova una sua differenziazione, a seconda dei luoghi di insediamento e<br />

della situazione preesistente, almeno secondo due diversi modelli:<br />

1) il "camposanto", cioè il cimitero estensione della chiesa preesistente;<br />

2) il "cimitero" propriamente detto, inteso come opera pubblica realizzata dal<br />

municipio, con il recinto cimiteriale che, nella quasi totalità dei casi, contiene<br />

una cappella ove svolgere la funzione rituale.<br />

Sia per il camposanto che per il cimitero propriamente detto in alcune zone del Paese<br />

(soprattutto nel sud e in Toscana), si è diffusa una tipologia cimiteriale dove sussistono aree<br />

interne al cimitero, anche rilevanti, concesse ad associazioni o enti senza scopo di lucro,<br />

che hanno tra i propri fini statutari la sepoltura dei cadaveri degli associati<br />

(generalmente dette cappelle o celle di Congrega o di Confraternita).<br />

175


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Caratteristica dei cimiteri civili è la loro natura pubblica, o ancor meglio il<br />

riconoscimento che, se i cimiteri appartengono al Comune, essi sono soggetti al regime<br />

del demanio pubblico, come stabilito dall'art. 824 del Codice Civile.<br />

Art. 824 - Beni delle province e dei comuni soggetti al regime dei beni demaniali.<br />

/ beni della specie di quelli indicati dal secondo comma dell'ari. 822, se appartengono alle<br />

province o ai comuni, sono soggetti al regime del demanio pubblico.<br />

Allo stesso regime sono soggetti i cimiteri e i mercati comunali.<br />

Art. 823 - Condizione giuridica del demanio pubblico.<br />

I beni che fanno parte del demanio pubblico sono inalienabili e non possono formare<br />

oggetto di diritti a favore di terzi, se non nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che li<br />

riguardano (Cod. Nav. 30 e seguenti, 694 e seguenti).<br />

Spetta all'autorità amministrativa la tutela dei beni che fanno parte del demanio<br />

pubblico. Essa ha facoltà sia di procedere in via amministrativa, sia di valersi dei mezzi<br />

ordinar] a difesa della proprietà (948 e seguenti) e del possesso (1168 e seguenti) regolati<br />

dal presente codice.<br />

Ciò fa discendere particolari situazioni sia nei rapporti tra il Comune e i concessionari<br />

d'area o dell'uso di sepolture cimiteriali, ma anche sulla esclusiva della gestione dei servizi<br />

cimiteriali, considerati servizio pubblico locale.<br />

- II cimitero particolare<br />

L'art. 104 del d.p.r. 10 settembre 1990, n. 285 richiama esplicitamente i "cimiteri particolari"<br />

preesistenti al T.U.LLSS.<br />

176


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Si tratta dell'unica norma sopravvissuta di un periodo storico in cui i cimiteri erano<br />

ordinariamente non comunali, ma compresi nel patrimonio degli Enti di culto o di altre<br />

Associazioni o comunità religiose (ad esempio, ebraiche) o alla Chiesa cattolica.<br />

Andando indietro nel tempo alle norme "iniziali", ovvero quelle che lo Stato italiano si è<br />

dato dopo la sua formazione come Stato nazionale, norme che hanno costituito il punto di<br />

aggregazione degli ordinamenti giuridici degli Stati preunitari, si rileva che il r.d. 8 giugno<br />

1865, n. 2322, prevedeva l'obbligo per i Comuni di dotarsi di uno o più cimiteri di una<br />

estensione di sei volte maggiore dell'area necessaria per seppellire i defunti di ciascun<br />

anno, imponendo anche che i Comuni ancora privi di cimitero dovessero costruirlo e<br />

metterlo in uso al più tardi il 1 gennaio 1867 (art. 70) e contemporaneamente vietando (o<br />

riconfermando il divieto) di seppellire in chiese, tempi, cappelle ed altri luoghi.<br />

Con la creazione di nuovi cimiteri, l'acquisizione o la requisizione di altri dalla Chiesa, non<br />

scomparvero talune situazioni, ancora esistenti, di cimiteri di proprietà dei soggetti che li<br />

avevano realizzati e che continuavano a mantenerli.<br />

In queste sole situazioni, l'esercizio e la gestione dei cimiteri particolari sono<br />

attribuiti ai soggetti proprietari, restando di competenza comunale esclusivamente i<br />

poteri di ordinanza, di vigilanza igienico-sanitaria, avvalendosi il Sindaco della A.USL<br />

Un cimitero particolare è soggetto, come il cimitero civico, alle norme vigenti in<br />

materia di distanze cimiteriali, di edificabilità nell'intorno del cimitero e alle altre norme<br />

generali previste per i cimiteri da leggi e regolamenti.<br />

I cimiteri particolari sono riconosciuti come tali solo se risultano preesistenti alla entrata in<br />

vigore del T.U. delle Leggi Sanitarie, approvato con r.d. 27 luglio 1934, n. 1265. Pertanto<br />

da tale data è vietata la costruzione di nuovi cimiteri particolari, potendo proseguire la<br />

gestione di quelli esistenti.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

I Comuni non hanno potestà di imporre una tassa sulle concessioni e/o cessioni di aree<br />

fatte dai rispettivi proprietari nei cimiteri particolari.<br />

- II cimitero di guerra<br />

<strong>La</strong> legislazione attinente i cimiteri di guerra è somma di diversi interventi normativi<br />

succedutisi nel tempo, sia a seguito delle guerre intervenute, sia in funzione di accordi<br />

bilaterali siglati dallo Stato italiano con altre nazioni.<br />

<strong>La</strong> particolarità di tali cimiteri è che la competenza è statale e viene esercitata dal<br />

Ministro della Difesa, attraverso il Commissariato generale per le onoranze ai Caduti.<br />

I Comuni in cui sono ubicati i cimiteri di guerra hanno l'obbligo di mantenerli e custodirli in<br />

perpetuo. Lo Stato contribuisce economicamente alle spese necessa-rie per l'espletamento<br />

di tale compito. Della copiosa normativa specifica, si richiama la 1.9 gennaio 1951, n. 204,<br />

come integrata dalla 1.2 marzo 1985 n. 60.<br />

Altra particolarità dei cimiteri di guerra è che per essi non valgono sia gli ordinar! periodi<br />

di esumazione ordinaria, sia le norme invece operanti per i cimiteri civili e particolari, sulla<br />

edificabilità in zona di rispetto cimiteriale.<br />

Difatti il comma 1 dell'art. 338 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie che identifica la zona<br />

di rispetto cimiteriale e i vincoli di inedificabilità in essa, non è applicabile ai cimiteri<br />

militari di guerra quando siano trascorsi 10 anni dal seppellimento dell'ultima salma,<br />

per effetto del comma aggiunto dall'art. unico della legge 4 dicembre 1956, n. 1428.<br />

- I sepolcri privati fuori del cimitero<br />

Eccezionalmente le salme o i resti mortali possono essere sepolti fuori del cimitero in<br />

sepolcri autorizzati.<br />

Si tratta di due distinte tipologie di sepolcro:<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

1) la cappella privata familiare non aperta al pubblico (art. 340 del T.U.LLSS. e artt. 101-<br />

104 del d.p.r. 285/90);<br />

2) la tumulazione privilegiata in luoghi specificatamente autorizzati dalla Regione (art.<br />

340 del T.U.LLSS. e art. 105 del d.p.r. 285/90). <strong>La</strong> Regione è subentrata allo Stato in tali<br />

autorizzazioni per effetto del DPCM 26 maggio 2000.<br />

Per la sepoltura di feretri, cassette di resti ossei, urne cinerarie in tali sepolcri occorre seguire<br />

le norme generalmente valide rispettivamente per l'inumazione o la tumulazione nei<br />

cimiteri.<br />

È da notare che condizione necessaria per poter tumulare un feretro in una cappella<br />

privata familiare è che sia veri-ficato di volta in volta il rispetto delle condizioni alla base<br />

della possibilità di utilizzo della cappella stessa e cioè:<br />

a) valutazione che il defunto abbia titolo all'accesso nel sepolcro;<br />

b) garanzia del rispetto dei requisiti prescritti per la tumulazione;<br />

e) permanenza per un raggio di almeno 200 metri di fondi di proprietà della famiglia<br />

titolare del diritto d'uso, sui quali terreni sussista vincolo di inedificabilità e inalienabilità;<br />

d) presenza delle autorizzazioni prescritte per la sepoltura del feretro.<br />

Per ulteriori specifiche vedi il § 5.9 Sepolture particolari fuori dai cimiteri.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

7.2 Norme applicabili<br />

- Le competenze statali<br />

Norme sanitarie, amministrative, economiche<br />

Attualmente le principali norme statali riguardanti i cimiteri sono contenute nel Testo<br />

Unico delle Leggi Sanitarie, approvato con r.d. 27 luglio 1934, n. 1265 e successive modifiche<br />

ed integrazioni, (articoli 337 e seguenti) e nel Regolamento di Polizia mortuaria,<br />

approvato con d.p.r. 10 settembre 1990, n. 285.<br />

<strong>La</strong> materia è però dispersa in altri testi succedutisi nel tempo, quando riguardante la<br />

cremazione (I. 30 marzo 2001, n. 130) o se riferita ad aspetti economici, tariffari, fiscali, a<br />

vari provvedimenti di cui si citano solo i principali:<br />

- art. 26 bis del d.l. 28 dicembre 1989,n. 415, convertito in legge con modificazioni con<br />

legge 28 febbraio 1990, n. 38 (sulla natura di servizi indispensabili dei cimiteri, equiparati<br />

alle opere di urbanizzazione primaria);<br />

art. 1 comma 14 del d.l. 30 dicembre 1991, n. 417, convertito in legge con modificazioni<br />

con legge 6 febbraio 1992, n. 66 (di interpretazione autentica sulla aliquota IVA da<br />

applicare a monte per la realizzazione dei cimiteri e delle sepolture e a valle per le<br />

concessioni cimiteriali realizzatela Comuni);<br />

- art. 1, comma 7 bis della legge 26 febbraio 2001, n. 26 (sul sistema tariffario<br />

applicabile alla cremazione e alla inumazione);<br />

- d.m. Interno di concerto con la Salute 1 luglio 2002 (sul sistema tariffario<br />

applicabile alla cremazione e alle sepolture cimiteriali che contengano ceneri).<br />

Inoltre sono di rilievo due circolari del Ministero della Salute, la n. 24 del 24 giugno 1993<br />

e la n. 10 del 31 luglio 1998, che per i contenuti sono considerate linee di riferimento per<br />

180


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

tutto il territorio nazionale. Particolare attenzione è stata posta dal legislatore nella<br />

regolamentazione dei rifiuti cimiteriali, considerati tra quelli urbani in base all'ari 7 del d.lgs.<br />

5 febbraio 1997, n. 22 e successive modificazioni ed integrazioni, mentre quelli derivanti da<br />

esumazione ed estumulazione, pur essendo classificati negli urbani, sono soggetti a<br />

particolari modalità di raccolta, trattamento successivo e smaltimento, fissati con d.m.<br />

Ambiente di concerto con la Salute 26 giugno 2000, n. 219.<br />

L'organizzazione cimiteriale italiana è incardinata su un modello che vede il Comune e il<br />

Sindaco quali attori principali per la fornitura del servizio.<br />

Dal punto di vista igienico sanitario, pur sempre secondo regole stabilite in via uniforme<br />

sul territorio nazionale (di diritto per le Regioni a statuto ordinario, di fatto anche per le<br />

Regioni a statuto speciale), è invece competente la locale A.USL<br />

A questa ripartizione di competenze si perviene nel secolo passato, partendo dall'inizio<br />

degli anni '70, con il trasferimento alle Regioni ordinarie delle funzioni amministrative<br />

statali in materia sanitaria e ospedaliera e dei relativi addetti e uffici, operato con<br />

d.p.r. 14/1/1972, n. 4 e poi con il d.p.r. 24/7/1977, n. 616 e infine con la riforma<br />

dell'Ordinamento sanitario di cui alla I. 23/12/1978, n. 833.<br />

Le poche funzioni residue, rimaste in capo allo Stato, concernenti i cimiteri (le<br />

autorizzazioni di cui agli artt. 82, 105, 106 del d.p.r. 10/9/1990, n. 285) vengono trasferite<br />

alle Regioni a statuto ordinario a far tempo dal 1 gennaio 2001 con il D.P.C.M. 26 maggio<br />

2000 (artt. 1, 3 e tabella A, lett. C), attuativo del d.lgs. 31 marzo 1998, n. 112.<br />

Per le Regioni a statuto speciale il trasferimento è soggetto a particolari condizioni.<br />

Norme penali<br />

II Libro II,Titolo IV, Capo II del Codice Penale è dedicato ai delitti contro la pietà dei defunti.<br />

181


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Per quanto concerne i cimiteri vengono tutelati la tomba, il sepolcro o l'urna (art. 407)<br />

dalla loro violazione o dal vilipendio (art. 408).<br />

Anche il funerale o un servizio funebre è tutelato dal suo impedimento o turbativa (art.<br />

409), sia o meno all'interno di un cimitero.<br />

Vi sono poi quattro distinte norme a tutela del cadavere (e delle ceneri). Si tratta dei<br />

reati che riguardano:<br />

- il vilipendio di cadavere (art. 410);<br />

- la distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere (art. 411);<br />

- l'occultamento di cadavere (art.412);<br />

- l'uso illegittimo di cadavere (art.413).<br />

L'art. 411 è stato recentemente modificato dall'art. 2 della legge 30 marzo 2001, n. 130<br />

che, pur mantenendo il reato per chi agisce in maniera difforme dal consentito, ha<br />

delimitato le situazioni in cui è consentita la dispersione delle ceneri, autorizzata<br />

dall'Ufficiale di stato civile.<br />

Norme eccezionali in caso di calamità<br />

II Servizio nazionale della protezione civile, istituito con I. 28 febbraio 1992, n. 225, ha il<br />

compito di prevedere e prevenire le ipotesi di rischio, nonché coordinare o attuare le<br />

attività necessarie per il superamento di emergenze che diano luogo ad elevata<br />

mortalità, connesse con calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per entità ed<br />

estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.<br />

Il Dipartimento della Protezione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell'affranta<br />

re le emergenze adotta, per quanto concerne gli interventi di Polizia mortuaria, di<br />

182


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

trasporto dei cadaveri, di loro seppellimento o cremazione, per la provvista dei materiali e<br />

delle professionalità occorrenti, i criteri e le soluzioni individuati dal r.d.l. 9 dicembre 1926, n.<br />

2389, convcrtito nella legge 15 marzo 1928, n. 883, nonché quelli contenuti nel regolamento<br />

approvato con decreto del Ministro del <strong>La</strong>vori Pubblici in data 15 dicembre 1927,<br />

pubblicato nella G.U. del 27 febbraio 1928, n. 48.<br />

- Le competenze regionali<br />

Con l'approvazione di un nuovo modello di ripartizione delle competenze legislative e<br />

regolamentari fra Stato, Regioni ed altri Enti Locali, ad opera della I. Cost. 18 ottobre<br />

2001, n. 3, la materia della tutela della salute viene collocata tra quelle per le quali dar<br />

luogo ad un particolare tipo di legislazione concorrente tra Stato e Regioni.<br />

In altri termini allo Stato compete fissare le linee guida nazionali con l'adozione di leggi<br />

di principio. Alle Regioni spetta la attuazione con leggi regionali e, ove occorrente, con<br />

regolamenti delle materie, tra le quali si possono individuare anche i cimiteri.<br />

In realtà le questioni sono più complesse essendo la materia della Polizia mortuaria e<br />

anche in parte quella cimiteriale trasversale, cioè miscela di competenze esclusive a volte<br />

statali, a volte regionali e per lo più concorrenti, con una notevole quantità di funzioni<br />

amministrative, assegnate dalla nuova Costituzione ai Comuni.<br />

Allo stato attuale le competenze della Regione si esauriscono nella organizzazione della<br />

vigilanza sanitaria nei cimiteri (artt. 51 comma 2,83 comma 3, 84, 86, 88 del d.p.r. 285/90),<br />

unitamente alle autorizzazioni recentemente trasferite dallo Stato (artt. 82 commi 2 e 3,<br />

105, 106 del d.p.r. 285/90), nelle procedure approvative delle opere igieniche, quali sono i<br />

cimiteri (come conseguenza dell'art. 228 del T.U.LLSS. e del processo di trasferimento delle<br />

funzioni amministrative operate dallo Stato alle Regioni).<br />

183


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Inoltre la ipotesi di variazione della zona di rispetto cimiteriale, deliberata dal Consiglio<br />

comunale, ai sensi dell'articolo 338 del T.U.LLSS. deve essere sottoposta al parere vincolante<br />

della A.USL. competente per territorio.<br />

Ogni progetto di costruzione di sepoltura nei cimiteri deve ricevere un parere dalla locale<br />

A.USL.<br />

<strong>La</strong> riforma dei servizi funerari (il cosiddetto DDL Sirchia AC 4144), e la modifica delle linee guida<br />

nazionali per la Polizia mortuaria, vedono il loro iter approvativo nel mentre si sviluppa il<br />

nuovo regime di poteri tra i diversi livelli di governo, con problemi concernenti le<br />

competenze che si sommano a quelli specifici di determinazione di politiche di settore.<br />

Per tali motivi si è scelto di organizzare la illustrazione delle norme da applicare a cimiteri<br />

e crematori con criteri di omogeneità di argomento e non per sequenza di riferimenti<br />

normativi.<br />

- Le competenze comunali<br />

II cimitero è un servizio indispensabile, parificato ad opera di urbanizzazione primaria,<br />

ampiamente diffuso sul territorio italiano. Si calcola che i cimiteri in Italia siano quasi<br />

16.000.<br />

Caratteristica di questo servizio è quella del forte radicamento comunale sia nelle<br />

modalità di svolgimento, sia per la regolamentazione, generalmente attuata con<br />

regolamento di Polizia mortuaria comunale che prevede tra territori anche contigui,<br />

differenze nelle tipologie di sepoltura adottate, nelle modalità di assegnazione delle<br />

sepolture, nella tipologia di concessioni cimiteriali, sia per durata, sia per le tariffe da<br />

applicare, sia ancora per misure minime dei manufatti, della misura delle aree da<br />

concedere.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Una corretta progettazione non può prescindere da un attento studio del regolamento<br />

di Polizia mortuaria comunale, delle ordinanze sindacali attua-tive di taluni aspetti che il<br />

regolamento di Polizia mortuaria statale demanda al Sindaco (orari, percorsi e modalità<br />

del trasporto funebre; modalità per l'esumazione e la estumulazione).<br />

Inoltre ogni sepoltura, ogni variazione di stato conseguente ad operazione cimiteriale,<br />

ogni trasferimento di cadavere, ossa, resti mortali o ceneri, deve essere registrato dal<br />

responsabile del servizio di custodia cimiteriale (art. 52 del d.p.r. 285/90).<br />

Analogamente ogni concessione di sepoltura deve essere registrata, così come ogni<br />

subentro nella intestazione della tomba.<br />

Il ruolo degli uffici comunali va dall'autorizzazione alla sepoltura (con l'ufficio di stato<br />

civile) o alla cremazione, alla autorizzazione di ogni operazione cimiteriale che si svolge<br />

all'interno del cimitero e alla esecuzione della stessa.<br />

È sempre il Comune che può concedere aree cimiteriali per la costruzione di sepolture<br />

private a sistema di tumulazione o per la realizzazione di sepolture private a sistema di<br />

inumazione. Il Comune può costruire colombari da concedere in uso a tempo determinato<br />

per la sepoltura di feretri, generalmente da assegnare solo in presenza di salma o<br />

eccezionalmente anche in vita, ad esempio a persone a vita sola, a chi intende<br />

prenotare il posto accanto al coniuge premorto, a chi è in età avanzata (di norma oltre i<br />

70 anni) e intende assicurarsi un posto al cimitero per la futura sepoltura.<br />

È sempre il Comune che può accogliere la rinuncia a concessioni già esistenti da parte<br />

dei legittimi concessio-nari; può pronunciare la decadenza della concessione, ad<br />

esempio quando si trovi in stato di abbandono; può pronunciare la revoca della<br />

concessione quando occorre rientrarne in possesso per motivi di interesse pubblico.<br />

185


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Infine è il Comune che provvede a pianificare lo sviluppo dei cimiteri con l'adozione del<br />

Piano Regolatore Cimiteriale e con la previsione di adeguate aree di espansione nel<br />

Piano Regolatore Generale.<br />

- Le infrazioni alle norme<br />

Le violazioni invece alle norme del T.U. delle Leggi Sanitarie sono sanzionate secondo<br />

quanto previsto dallo stesso.<br />

<strong>La</strong> violazione delle disposizioni del regolamento di Polizia mortuaria approvato<br />

con d.p.r. 10 settembre 1990, n. 285 è soggetta alla sanzione di cui all'articolo 358<br />

del T.U. delle Leggi Sanitarie, approvato con r.d. 27 luglio 1934, n. 1265, come modificato<br />

per effetto dell'articolo 3 della legge 12 luglio 1961, n. 603, degli articoli 32 e 113 della<br />

legge 24 novembre 1981, n. 689 e dall'articolo 16 del d.lgs. 22 maggio 1999, n. 196.<br />

Sono escluse dall'applicazione dell'articolo 358 citato le violazioni regolamentari già<br />

previste in specifiche norme di legge, per le quali sia stabilita la relativa sanzione,<br />

nonché quelle che costituiscono reato in quanto si applica il Codice Penale o altre<br />

norme penali.<br />

Le violazioni dei regolamenti comunali e delle ordinanze sindacali sono sanzionate in<br />

base alla normativa regolamentare comunale in materia.<br />

186


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

7.3 Nuovi cimiteri, ampliamento e soppressione degli esistenti<br />

- L'impianto di un nuovo cimitero e l'ampliamento di uno esistente<br />

Preliminare alla progettazione di un nuovo cimitero o all'ampliamento di uno esistente<br />

è la predisposizione di un apposito studio tecnico (art. 55 del d.p.r. 285/90) nel quale<br />

vengono affrontati i seguenti aspetti:<br />

a) ubicazione, con particolare riferimento alla eventuale modificazione della zona<br />

di rispetto;<br />

b) orografia;<br />

e) estensione dell'area occorrente;<br />

d) natura fisico-chimica del terreno;<br />

e) profondità e direzione della falda idrica.<br />

Il progetto deve essere accompagnato (art. 56 del d.p.r. 285/90) da apposita relazione<br />

tecnico sanitaria che illustri:<br />

1) i criteri individuati per la determinazione delle diverse aree (definite lotti di terreno)<br />

destinate a realizzare le differenti forme di sepoltura programmate;<br />

2) la descrizione dell'area, della via di accesso, delle zone di parcheggio;<br />

3) la descrizione degli spazi e dei viali destinati al traffico interno;<br />

4) le dotazioni infrastrutturali obbligatorie: camera mortuaria, ossario comune,<br />

cinerario comune;<br />

5) le dotazioni infrastrutturali facoltative: sala autopsia, cappella o sala del commiato,<br />

deposito di osservazione,crematorio;<br />

6) i servizi destinati al pubblico e agli operatori cimiteriali, l'alloggio del custode (ove<br />

necessario), gli impianti tecnici. All'approvazione del progetto si procede a norma delle<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

leggi sanitarie, trattandosi di opera (pubblica) igienica e laddove vi sia un ampliamento<br />

del cimitero o la costruzione di uno nuovo è necessaria la deliberazione del Consiglio<br />

comunale (ogni qual volta si modifichi la estensione della zona di rispetto).<br />

Diversamente, laddove l'intervento sia già previsto nel piano delle opere pubbliche<br />

deliberato dal Consiglio comunale e non vi sia modificazione delle zone di rispetto, e a<br />

maggior ragione quando le costruzioni permangono entro il perimetro esistente (e<br />

dunque non vi sia alcun ampliamento) la deliberazione è di competenza della Giunta<br />

Municipale.<br />

Il progetto deve essere corredato oltre che da piante e sezioni in scala adeguata, pure<br />

dall'aggiornamento della planimetria in scala 1:500, comprensiva anche della zona di<br />

rispetto, dovendo rispettare il disposto dell'art. 54 del d.p.r. 285/90.<br />

- <strong>La</strong> soppressione di un cimitero<br />

<strong>La</strong> procedura di soppressione di un cimitero è stabilita dall'art. 98 del d.p.r. 285/90. Essa è<br />

preliminare alla diversa classificazione dell'area cimiteriale appartenente al demanio<br />

comunale o appartenente al patrimonio disponibile, ovviamente fatte salve le<br />

procedure di trasferimento delle sepolture esistenti in altro cimitero.<br />

188


7.4 Sistemi di sepoltura e pratiche funebri<br />

- Sistemi di trattamento delle salme<br />

Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Inumazione di feretri nei campi comuni<br />

<strong>La</strong> inumazione consiste nella posa di un feretro (bara avente le caratteristiche stabilite<br />

dall'art. 75 del d.p.r. 285/90) ad una profondità di almeno cm 200. <strong>La</strong> fossa, che ha una<br />

misura in pianta di cm 220 x 80 (art. 72 del d.p.r. 285/90), deve essere colmata con terreno e<br />

deve essere identificata con un cippo (più generalmente una lapide), obbligatoriamente<br />

riportante almeno nome, cognome, data di nascita e di morte del defunto,<br />

numero identificativo. Tra fossa e fossa è da prevedere uno spazio (denominato interfossa)<br />

di almeno cm 50.<br />

Il periodo ordinario di inumazione di un feretro è di 10 anni, riducibile o am-pliabile, in<br />

relazione agli usi e consue-tudini locali, ma non mai inferiore a 5 anni (art. 82 del d.p.r.<br />

285/90).<br />

Decorso tale periodo si provvede alla esumazione, che consiste nello scavo della fossa per<br />

riportare alla luce il feretro a suo tempo sepolto e nella raccolta dei resti mortali.<br />

In Italia è particolarmente avvertito il fenomeno delle cosiddette "salme inconsunte",<br />

cioè la incompleta scheletrizzazione decorso il periodo ordinario di inumazione. Questo è<br />

generalmente avvertibile in tutti i terreni con scarsa capacità mineralizzante, quali quelli<br />

a base argillosa o limosa, specie in zone con terreni umidi o con falda acquifera elevata,<br />

oppure se i cicli di inumazione sono stati ripetuti per diversi decenni nello stesso campo,<br />

così da saturare il terreno di inumazione con elementi chimici e biologici della<br />

decomposizione.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

È inoltre possibile che in presenza di terreni molto aerati o avidi di liquidi (ad esempio<br />

quelli dell'area napoletana) si producano fenomeni opposti, che determinano la<br />

mummificazione del cadavere.<br />

<strong>La</strong> salma inconsunta è tecnicamente definita come resto mortale, esito di fenomeni<br />

cadaverici trasformativi conservativi (nel caso di inumazione si può presentare la<br />

saponificazione o la mummificazione), decorsi 10 anni dalla prima inumazione o 20<br />

anni dalla prima tumulazione stagna.<br />

In relazione alla quantità di "salme inconsunte" che si rinvengono al termine<br />

dell'ordinario periodo di inumazione o di quelle provenienti da estumulazione che<br />

vengono inumate, vi è da considerare una adeguata quantità di inumazioni di tali resti<br />

mortali (anche in contenitori biodegradabili non aventi le caratteristiche di bara, ma<br />

ad esempio di legno, cartone ecc. di spessore adeguato a garantire il supporto<br />

meccanico per il trasferimento al campo della salma inconsunta) aggiuntiva alla<br />

inumazione di cadaveri in dipendenza del decesso.<br />

I metodi di trattamento consentiti per le salme inconsunte al momento della<br />

esumazione o della estumulazione, sono stati definiti con chiarezza dalla circolare del<br />

Ministero della Sanità 31 luglio 1998, n. 10 e successivamente dai commi 4, 5, 6 dell'art. 3<br />

del d.p.r. 15 luglio 2003, n. 254.<br />

Oltre alla permanenza nell'originario luogo di sepoltura o al trasferimento in altra<br />

sepoltura, la circolare detta opportune istruzioni sulla possibilità di cremare tali resti<br />

mortali o, in alternativa, di inumarli (oppure tumularli) con l'addizione di particolari<br />

sostanze biodegradanti favorenti la ripresa dei processi di scheletrizzazione interrotti o<br />

ritardati.<br />

190


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> stessa circolare consente l'addizione di tali sostanze biodegradanti anche ai terreni<br />

cimiteriali (oltre che sulle salme inconsunte) e ciò risulta particolarmente utile laddove vi<br />

siano campi di inumazione in esercizio da vari decenni, che quindi abbisognano di<br />

una correzione del terreno.<br />

È da annotare che la inumazione con addizione di sostanze biodegradanti consente di<br />

ridurre l'ordinario tempo di inumazione di una salma inconsunta da non meno di 5 anni<br />

a non meno di 2 anni, con evidenti benefici nel calcolo del fabbisogno di aree<br />

occorrenti. Le esumazioni che si effettuano prima del periodo ordinario di inumazione<br />

(10 anni, salvo riduzione generalizzata autorizzata), sono dette straordinarie. Si effettuano<br />

per trasferimento del feretro in altra sepoltura o per ordine dell'Autorità Giudiziaria a fini<br />

autoptici.<br />

Tumulazione di feretri<br />

<strong>La</strong> tumulazione consiste nella collocazione di un feretro deposto in bara di legno e cassa<br />

di zinco ermeticamente sigillata confezionate (come previsto dal-l'art. 30 del d.p.r.<br />

285/90) all'interno di un loculo.<br />

Per loculo si intende qualunque spazio costruito, ipogeo o epigeo, avente le<br />

caratteristiche di cui all'art. 76 del d.p.r. 285/90, in cui conservare le spoglie mortali del<br />

defunto, per un periodo che va in genere da un minimo di 20 anni ad un valore medio<br />

di 30-35 anni o più.<br />

In ogni loculo può essere posto un solo feretro.<br />

Nel loculo, sia o meno presente il feretro, è permessa la collocazione di una o più cassette<br />

per ossa, urne cinerarie, contenitori di esiti di fenomeni cadaverici trasformativi<br />

conservativi, in relazione alla capienza.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Ogni loculo deve essere realizzato in modo che in occasione di eventuale tumulazione o<br />

estumulazione di un feretro questa possa avvenire senza che sia movimentato un altro<br />

feretro. Gli effetti della tumulazione consistono in un rallentamento dei processi di<br />

scheletrizzazione per effetto della riduzione dei processi ossidativi che avvengono<br />

all'interno di un ambiente confinato, quale è quello della cassa metallica<br />

ermeticamente sigillata.<br />

Il naturale prodotto della tumulazione, decorso un periodo che va dai 20 ai 30-35 anni è<br />

una incompleta scheletrizzazione, denominata "corificazione".<br />

I resti mortali esiti di tali fenomeni cadaverici trasformativi conservativi sono anch'essi<br />

soggetti alle direttive impartite con la circolare del Ministero della Salute 31 luglio 1998,<br />

n. 10 e successivamente dai commi 4, 5, 6 dell'art. 3 del d.p.r. 15 luglio 2003, n. 254.<br />

I Comuni autorizzano la costruzione di nuovi loculi o l'adattamento di quelli esistenti,<br />

secondo progetto presentato da chi intende realizzarli. Essi verificano che la costruzione<br />

rispetti il progetto autorizzato. <strong>La</strong> A.USL. verifica la rispondenza sanitaria di quanto<br />

costruito rispetto a quanto autorizzato.<br />

- Sistemi di trattamento delle ceneri e delle ossa<br />

<strong>La</strong> tumulazione dell'urna cineraria e della cassetta di ossa<br />

<strong>La</strong> tumulazione di un'urna cineraria o di una cassetta di resti ossei è consentita in ogni<br />

luogo costruito avente la possibilità di contenerle. Non sono stabilite misure minime dello<br />

spessore delle pareti, ma unicamente che la struttura consenta di evitare la<br />

profanazione.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

<strong>La</strong> dispersione delle ceneri in cimitero<br />

<strong>La</strong> dispersione delle ceneri può avvenire dentro il cimitero in luogo confinato, attraverso<br />

lo sversamento del contenuto dell'urna cineraria dentro il cinerario comune (paragrafo 13<br />

della circolare Ministro Sanità 24 giugno 1993, n. 24), oppure, una volta operativa la<br />

norma di principio di cui all'art. 3 della legge 30 marzo 2001, n. 130, anche all'interno del<br />

cimitero in apposita area attrezzata o in natura (nel cosiddetto "giardino delle<br />

rimembranze"). Il cinerario comune è un manufatto ipogeo o epigeo, con funzioni<br />

conteni-tive delle ceneri. Può essere destinato a cinerario comune parte dell'ossario comune<br />

già presente in ogni cimitero (in maniera distinta o indistinta dalle ossa).<br />

<strong>La</strong> dispersione delle ceneri in natura<br />

<strong>La</strong> dispersione delle ceneri in natura diventa possibile dal momento in cui i principi<br />

contenuti nell'art. 3 della legge 30 marzo 2001, n. 130 troveranno attuazione. In talune<br />

Regioni ciò è stato attuato con legge regionale.<br />

È da prevedere che la possibilità della dispersione delle ceneri in natura possa nel tempo<br />

ridurre considerevolmente la propensione delle famiglie alla destinazione delle ceneri in<br />

cimitero.<br />

L'inumazione e l'affido al familiare dell'urna cineraria<br />

<strong>La</strong> inumazione e l'affido al familiare dell'urna cineraria diventa possibile dal momento in<br />

cui i principi contenuti nell'art. 3 della legge 30 marzo 2001, n. 130 troveranno<br />

attuazione.<br />

<strong>La</strong> inumazione dell'urna è situazione attualmente non contemplata a livello italiano e si<br />

tratta quindi di una novità.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Le ceneri derivanti dalla cremazione di ciascun cadavere devono essere raccolte in<br />

apposita urna cineraria di materiale resistente e tale da poter essere chiusa con saldatura<br />

anche a freddo o a mezzo di collanti di sicura e duratura presa, portante all'esterno il<br />

nome, cognome, data di nascita e di morte del defunto. Le urne da inumare devono essere<br />

di materiale biodegradabile.<br />

Le fosse per l'inumazione di urne cinerarie devono avere dimensioni minime stabilite dal<br />

regolamento di Polizia mortuaria comunale, generalmente di cm 30 sia di lunghezza che<br />

larghezza. È opportuno che sussista uno strato minimo di terreno di cm 30 tra l'urna ed il<br />

piano di campagna del campo di inumazione, che potrà prevedere fosse in maniera<br />

regolare o pseudo-casuale. Ogni fossa di inumazione deve essere contraddistinta da un<br />

cippo riportante almeno nome, cognome, data di nascita e di morte del defunto e un<br />

numero identificativo. Per l'inumazione o la tumulazione dell'urna affidata ad un familiare si<br />

seguono criteri analoghi a quelli previsti per la inumazione e la tumulazione in cimitero.<br />

L'urna di ceneri affidata a familiare può essere conservata anche all'interno<br />

dell'abitazione. Si può rinunciare all'affidamento dell'urna purché questa sia consegnata<br />

ad un cimitero nel quale si sia scelto di conservare le ceneri, attraverso la tumulazione o<br />

l'inumazione. E da prevedere che l'affido dell'urna a familiare possa nel tempo ridurre<br />

considerevolmente la propensione delle famiglie alla destinazione delle ceneri in cimitero.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

7.5 Crematori: vincoli normativi<br />

- Vincoli di localizzazione, finanziari e in generale<br />

L'art. 78 del d.p.r. 285/90 è, assieme al paragrafo 14.1 della circolare Ministero della Sanità<br />

24 giugno 1993, n. 24, il riferimento obbligato per chi progetta impianti di cremazione.<br />

È inoltre da rispettare la norma di finanza locale sugli oneri ricadenti sul bilancio del<br />

gestore pubblico.<br />

In particolare occorrerà rispettare i seguenti vincoli:<br />

1) il crematoio deve essere all'interno di un cimitero;<br />

2) il progetto deve essere corredato da una relazione dove sono illustrate: caratteristiche<br />

ambientali del sito; caratteristiche tecnico sanitarie dell'impianto e i sistemi di tutela<br />

dell'aria dall'inquinamento;<br />

3) piano finanziario dell'opera, tenuto conto della copertura degli oneri sociali da parte<br />

del Comune o con sovvenzioni di altri Enti (ad esempio Stato, Regione).<br />

- Norme sulle emissioni in atmosfera<br />

In attesa che venga emanata la norma specifica per i crematori prevista dall'art. 8<br />

della I. 30 marzo 2001, n. 130, l'impianto di cremazione è soggetto a quanto stabilito in<br />

via generale dal d.p.r. 24 maggio 1988, n. 203 e successiva normativa di attuazione.<br />

Il d.p.r. 203/88 nasce dall'esigenza generale di attuare alcune direttive CEE "concernenti<br />

norme in materia di qualità dell'aria relativamente a specifici agenti inquinanti e di<br />

inquinamento prodotto dagli impianti industriali ai sensi dell'art. 15 della legge 16 aprile<br />

1987 n° 183".<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Dall'analisi del d.p.r. 203/88 si evince già dall'ari. 1 il campo di applicazione che<br />

inequivocabilmente si estende "a tutti gli impianti che possono dar luogo ad emissioni<br />

nell'atmosfera" comprendendo quindi anche gli impianti di cremazione.<br />

Esso indica sia quelli che sono i valori limite e i valori guida per gli inquinanti dell'aria<br />

nell'ambiente esterno ed i relativi metodi di campionamento, sia i limiti di emissioni<br />

inquinanti ed i relativi metodi di campionamento.<br />

Nell'art. 3 al comma secondo si prevede che: "Con decreto del ministero dell'Ambiente ...<br />

saranno fissati ed aggiornati: a)... i valori minimi e massimi delle emissioni; b) i metodi di<br />

campionamento".<br />

Questo in quanto gli allegati al decreto si riferiscono alla sola qualità dell'aria e nulla dicono<br />

rispetto ai valori da imporre alle emissioni che quindi dovevano essere rimandati ad un<br />

decreto successivo da emanarsi a cura del ministero competente (emanato il D.M 12 luglio<br />

1990).<br />

Negli artt. 4, 5 e 6 del d.p.r. 203/88 si parla degli Enti che sono deputati alle autorizzazioni<br />

identificati, di norma, con le Regioni, ovvero le Provincie Autonome, e si danno<br />

generiche indicazioni su quelli che sono gli argomenti da trattare nella relazione di<br />

accompagnamento alla richiesta di autorizzazione.<br />

Nell'art. 7 si specifica che nell'autorizzazione comunque devono essere indicati sia i limiti<br />

delle emissioni che le modalità di campionamento.<br />

Con d.m. 12 luglio 1990 "Linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli<br />

impianti industriali e la fissazione dei valori minimi di emissione" viene attuato quanto<br />

previsto dell'art. 3 del citato d.p.r. 203/88 e sono approvati due allegati nei quali vengono<br />

indicati i limiti massimi e minimi delle emissioni.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Successivamente (25 agosto 2000 ) è stato emanato il d.m. "Aggiornamento dei metodi<br />

di campionamento, analisi e valutazione degli inquinanti", ai sensi del d.p.r. 24 maggio<br />

1988 n. 203.<br />

Come riporta il titolo, tale decreto però riguarda solo un aggiornamento sulle<br />

metodologie di analisi.<br />

7.6 Normativa antisismica e cimiteri<br />

II comma 3 dell'art. 76 del d.p.r. 285/90 dichiara esplicitamente che le costruzioni di<br />

manufatti in cimitero destinati a sepoltura devono seguire le normative antisismiche,<br />

in relazione alla zona territoriale in cui si trova il cimitero.<br />

A tale conclusione si perviene indipendentemente dal richiamo della norma di<br />

settore, in quanto il cimitero è un'opera pubblica in cui prevedere criteri di sicurezza<br />

capaci di garantire la pubblica incolumità così come previsto dall'art. 3 della I. 2<br />

febbraio 1974, n. 64.<br />

Il d.m. 16 gennaio 1966 "Norme tecniche per le costruzioni in zone sismi-che" pubblicato<br />

sulla Gazzetta Ufficiale n. 19 del 5 febbraio 1966 stabilisce le limitazioni dell'altezza dei<br />

nuovi edifici in funzione della larghezza stradale.<br />

<strong>La</strong> norma trova quindi applicazione anche all'interno dei cimiteri, qualora questi siano<br />

ubicati in zone dichiarate sismiche ai sensi del secondo comma dell'art. 3 della I. 2<br />

febbraio 1974 n. 64 come modificata e integrata con Ordinanza n. 3274 del Presidente<br />

del Consiglio dei Ministri in data 20 marzo 2003.<br />

Riferendosi al citato decreto, in attesa della pubblicazione in G.U. della ci<br />

tata Ordinanza, secondo quanto stabilito nel punto C.3 del decreto stesso,<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

l'altezza H delle nuove costruzioni non potrà superare i seguenti valori,<br />

espressi in metri:<br />

per L < 3 H = 3<br />

per 3 < L < 11 H = L<br />

per L>11 H = 11 + 3(1-11)<br />

ove L è la minima distanza tra il contorno dell'edificio e il ciglio opposto della strada,<br />

compresa la carreggiata, eventuali marciapiedi e banchine.<br />

È da rilevare che per strada all'interno di un cimitero s'intende l'area di uso pubblico<br />

aperta alla circolazione dei pedoni e dei veicoli, nonché lo spazio inedificabile non<br />

cintato aperto alla circolazione pedonale.<br />

Quindi non si tratta solo di rispettare le altezze massime consentite per le costruzioni che<br />

fronteggiano viali e via-letti all'interno dei cimiteri. Anche gli spazi liberi tra due edifici<br />

dovranno essere tali da rispettare le limitazioni di cui sopra tranne che detti spazi non<br />

siano chiusi alla pubblica circolazione dei veicoli e/o dei pedoni (cfr. punto C.4.1. d.m.<br />

16 gennaio 1996).<br />

È necessario a questo punto chiarire che le norme in argomento si applicano per tutte le<br />

costruzioni la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità così come<br />

previsto dall'art. 3 della I. 2 febbraio 1974, n. 64 di cui il decreto costituisce norma tecnica<br />

d'attuazione.<br />

Per quanto riguarda i cimiteri essa si applica a tutti i tipi di manufatti (destinati sia alla<br />

tumulazione sia ai servizi cimiteriali) realizzati all'interno del perimetro cimiteriale da<br />

parte dell'ente pubblico o su area concessa ai privati (cappelle, edicole, monumenti,<br />

manufatti a sistema di tumulazione ecc.).<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Nelle zone già urbanizzate dei cimiteri non sarà più possibile, senza adeguarsi alle nuove<br />

norme, realizzare nuove costruzioni mentre in quelle già esistenti potranno essere effettuate<br />

solo opere di manutenzione ordinaria e/o straordinaria e queste non potranno essere<br />

demolite e ricostruite senza adeguarsi ai nuovi limiti.<br />

È pertanto indispensabile tener conto delle nuove limitazioni nei progetti di ampliamento<br />

dei cimiteri esistenti e di costruzione dei nuovi, nonché nella redazione di piani regolatori<br />

cimiteriali.<br />

Può, infatti, accadere che siano concesse ai privati aree ove non è più possibile realizzare<br />

le costruzioni previste nei piani cimiteriali in quanto i competenti uffici dell'ex Genio<br />

Civile (o la struttura regionale attualmente prevista per la Protezione Civile) non approverebbero<br />

i progetti delle strutture.<br />

È il caso di puntualizzare che prima dell'inizio dei lavori, nell'ipotesi di nuova<br />

costruzione, oltre al rilascio della concessione edilizia o dell'autorizzazione ad eseguire i<br />

lavori (che oggi non è più di competenza del sindaco ma del dirigente del servizio)<br />

muniti del parere della commissione edilizia e della A.USL previsti dall'art. 94 del d.p.r.<br />

10 settembre 1990, n. 285, è necessario acquisire il parere dell'ufficio dell'ex Genio Civile<br />

sul progetto delle strutture ai sensi degli art. 17 e 18 della I. 2 febbraio 1974, n. 64 e<br />

procedere al deposito ai sensi della I. 5 novembre 1971, n. 1086.<br />

L'iter dei lavori ovviamente segue le norme relative all'edilizia pubblica o privata.<br />

Completati i lavori l'utilizzo del manufatto resta condizionato al rilascio del certificato di<br />

agibilità qualora si tratti di un edificio ove è previsto possano sostare persone<br />

(cappelle pubbliche, private o di confraternite, edifici destinati ai servizi cimiteriali ecc.) e di<br />

"usabilità" per i tumuli a cielo aperto (celle colombari per tumulazioni, cellette ossario ecc.). In<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

entrambe le ipotesi è, comunque, necessario acquisire il certificato di collaudo delle strutture<br />

ed il certificato di regolare esecuzione rilasciato dall'ufficio dell'ex Genio Civile.<br />

Per quanto attiene il rilascio dell'agibilità essa segue le norme comuni a tutte le opere sia<br />

pubbliche che private.<br />

Per il suo rilascio, inoltre, dovranno essere rispettate, ove necessarie sulla scorta del progetto<br />

presentato, le norme di cui legge 46/90 per gli impianti, all'eliminazione delle barriere<br />

architettoniche potendosi trattare di edifici "aperti al pubblico" (I. 13/89, d.m. 236/89 e I.<br />

104/92), e sulla sicurezza (d.lgs. 626/94 e successivi).<br />

200


7- CONCLUSIONI<br />

Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

Necessità di un approccio umano<br />

Comunque la si pensi sulla morte, risulta evidente dalla molteplicità degli approcci<br />

seguiti che questo fenomeno debba essere trattato con estrema delicatezza e<br />

profondità, nel rispetto dell'individualità di ciascuno. Non esistono ricette<br />

generalizzate che si possano applicare con successo per tutti i casi: le variabili in<br />

gioco sono così tante, e tutte basate sulla mutevole condizione umana, che<br />

pretendere di risolvere in un batter d'occhio le innumerevoli sfaccettature legate<br />

alla morte sembra francamente assurdo. Sulla scorta dell'esperienze di tante<br />

culture si può forse suggerire di porre decisamente maggiore attenzione all'aspetto<br />

interiore che tale esperienza genera nell'essere umano. Un discorso sulla morte<br />

presuppone un discorso sulla vita, e quale rispetto migliore per la morte se non il<br />

rispetto per la vita? E' necessario rendersi conto che il rispetto per la vita non<br />

corrisponde in pieno con il tentativo di prolungare indefinitamente la vita stessa, a<br />

dispetto della fatica e del tentativo di abbandono di un corpo e di uno spirito<br />

ammalati o affaticati. <strong>La</strong> vita a tutti i costi è un mito dei nostri tempi, falso e<br />

ingeneroso come la pretesa di voler ostacolare la natura nel suo corso inevitabile.<br />

Di fatto viene da domandarsi quanto rispettoso sia l'attegiamento della nostra<br />

società nei confronti della vita in sé, a fronte della manipolazione genetica, della<br />

sperimentazione di nuove sostanze e procedimenti direttamente sul'essere umano,<br />

dell'aborto, degli armamenti atomici, chimici e convenzionali, della pena di morte,<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

della tortura, della schiavitù fisica, mentale e culturale, dell'oppressione economica<br />

delle multinazionali, del disinteresse per il degrado ambientale.<br />

Il tanto invocato rispetto per la vita, di fatto più una forma di accanimento<br />

terapeutico che l'espressione di un'etica saldamente radicata, diventa ai giorni<br />

nostri un semplice richiamo pubblicitario, capace di veicolare buoni sentimenti in<br />

cambio di denaro: la cattiva coscienza collettiva ha bisogno di essere tacitata con<br />

l'assicurazione che viviamo in una società libera, morale, perfetta sotto ogni<br />

aspetto, perfetta perfino nelle sue debolezze che anzi vengono enfatizzate,<br />

giustificate, rese in qualche modo piacevoli se non addirittura affascinanti. Questo<br />

è il paradigma in cui stiamo annegando -intellettualmente, perchè moralmente<br />

siamo già annegati da un pezzo. Una società che non sa affrontare la vita con<br />

un'etica ragionata e moralmente consapevole non può permettersi di affrontare la<br />

morte. Filosoficamente siamo ancora balbettanti davanti a due termini che di<br />

primo acchito ci sembrano opposti, -ma la vita non è la negazione della morte,<br />

così come la morte non è l'assenza della vita. Ambedue i concetti sono talmente<br />

vasti che ancora nessuna filosofia, nessuna religione ha potuto darne una<br />

definizione di lampante chiarezza per ogni individuo. Come tutti gli assoluti, vita e<br />

morte riempiono l'esperienza umana in modo indescrivibile, tale che la loro verità<br />

può essere percepita solo dal singolo in un momento di perfetta illuminazione -<br />

esperienza viva e piena, non ragionamento nè esposizione razionale di un<br />

concetto teorico. In fondo l'esperienza ci dice che non possiamo avere rispetto né<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

per la vita né per la morte se prima non abbiamo rispetto per noi stessi quali siamo,<br />

con tutti i nostri limiti, incapacità e ignoranze. Accettando che siamo inermi nei<br />

confronti di un avvenimento inevitabile affermiamo di essere umani e quindi ci<br />

poniamo nella possibilità di riconoscere e oltrepassare i limiti per muoverci verso la<br />

divinità che vive in noi. Il paradossale sconfinamento della limitatezza avviene solo<br />

nella coscienza dei limiti stessi, allo stesso modo in cui percepiamo la natura, di cui<br />

pur facciamo parte, come potentemente trascendente. Seguendo da vivi l'orma<br />

dei nostri limiti, mano nella mano con la nostra divinità, da morti, senza i limiti<br />

dell'essere umano, tutto diventa più semplice e chiaro. A questo punto la<br />

conclusione non è "Perchè muoriamo?" ma "Perché siamo vivi?"<br />

Chiaramente morire non è la soluzione. Che lo sia forse vivere?<br />

Il destino dei grandi cimiteri monumentali<br />

Grande patrimonio artistico e storico della nostra penisola, ma più in generale<br />

dell’intera Europa, sono i cimiteri. Essi rappresentano un tema a così lunga durata,<br />

di cosi persistente significato e di cosi universale destino, da indurre a considerarli<br />

una sorta di ambito immutabile, quasi realtà intangibili, o panorami di sempre.<br />

Mentre in realtà si tratta di una materia estremamente dinamica, il cui percorso<br />

non è affatto lineare, ma ha vissuto continui cambiamenti, sviluppi, inversioni di<br />

rotta. Dalla presenza dominante delle civiltà più antiche, i luoghi di sepoltura<br />

passano attraverso la civiltà di Roma e vivono la prima netta separazione dalle<br />

città, per poi farvi ritorno nell’era “Cristiana” dove trovano dimora fra le braccia<br />

della Chiesa perdendo cosi la connotazione di luogo collettivo; accentuano nel<br />

203


Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

corso dei secoli la loro natura orrifica e angosciosa o, al contrario, possono<br />

estetizzarsi nel dominio dell’arte; trasmigrano dal sacro al profano; enfatizzano la<br />

dimensione comunitaria o individuale; testimoniano variamente della rimozione e<br />

del rifiuto, oppure dell’accettazione e anche dell’autocompiacimento nel ricordo.<br />

E ancora: lungo il loro cammino si evidenziano le vicende dell’arte e<br />

dell’architettura, lo svolgersi dell’iconografia e dei simboli, le espressioni del credo<br />

religioso, la storia sociale e di classe, gli usi, le mode, i costumi. E proprio grazie a<br />

queste innumerevoli trasformazioni che i cimiteri anno subito lungo gli anni,<br />

adattandosi alle vicende storico-artistiche delle varie epoche, che ora troviamo in<br />

essi il più grande esempio di musei a cielo aperto. Racchiuso nel recinto, che il più<br />

delle volte li circonda, sta nascosto e protetto un enorme patrimonio di dipinti,<br />

sculture e piccoli gioielli di architettura, che li rende tutti unici e ineguagliabili. E’<br />

dunque nostra responsabilità il far si che questo patrimonio non vada perduto, ma<br />

rimanga vivo nel tempo continuando a testimoniare la storia della nostra cultura ai<br />

posteri; infatti è cosa nota che all’interno dei cimiteri si trova la storia delle città e si<br />

può capire le evoluzioni che essa ha avuto col passare dei secoli. Sorge dunque<br />

spontaneo il chiedersi come ci si può rapportare ai grandi cimiteri monumentali e<br />

che utilizzo farne. Deve essere chiaro che il cimitero non è e non può essere<br />

considerato ne un museo ne una città, è un luogo di raccoglimento, dove trova<br />

spazio la sacralità e la commemorazione dei defunti accanto a scene di vita<br />

mondana, come il recarsi al cimitero per pranzi all’aperto o opere teatrali.<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

In antichità la gente si recava al cimitero con frequenza e regolarità e diventava<br />

un momento pubblico in cui potersi far ammirare e avere occasioni di<br />

socializzazione. <strong>La</strong> visita al cimitero era un momento collettivo da celebrare con i<br />

famigliari e “mettersi in mostra”. Ora i cimiteri sono stati isolati per lo più in non<br />

luoghi, la crescita frenetica delle città li ha inglobati riservandoli spazi di risulta il più<br />

delle volte a ridosso delle ferrovie o in quartieri di poco pregio. C’è quindi una<br />

forte necessità di recuperare questi beni di enorme pregio, ma ci si deve chiedere<br />

cosa è lecito costruire attorno ai cimiteri. E’ ormai pensiero comune che bisogna<br />

abbandonare l’idea di cimitero come “città dei morti”, il cimitero è fatto per<br />

accogliere i morti ma essere abitato dai vivi.<br />

Avvento della cremazione, scomparsa dei cimiteri?<br />

Altro grave problema che ci si deve porre è come trattare i cimiteri alla luce della<br />

aumento considerevole che stanno avendo le cremazioni. “I crematori sono<br />

destinati a sostituire i cimiteri che andranno “via via” scomparendo?”<br />

I progettisti si sono preposti che questo non avvenga. I cimiteri saranno destinati<br />

alla conservazione delle ceneri, quindi i colombari verranno pian piano sostituiti da<br />

un maggior numero di cenerari, ma manterranno la loro identità di luogo di culto,<br />

dove parenti e amici si ritroveranno nella commemorazione del loro caro. Certo ci<br />

sarà chi pian piano maturerà l’idea dello spargimento delle ceneri in natura, o si<br />

arriverà ad avere una legge che permette di conservare le ceneri in casa (cosa<br />

non ancora possibile in Italia) ma sarà forse una minoranza di persone, d’ogni<br />

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Matteo Greco, “CIMITERO INTERCULTURALE, ampliamento e riqualificazione del cimitero di Ugozzolo”.<br />

modo non bisogna permettere che i cimiteri si riducano a semplici musei a cielo<br />

aperto, perché ciò significherebbe la morte di questi ultimi.<br />

206


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http://www.comune.torino.it/infogio/rivista/archivio/04_04/a0404p38.htm<br />

http://www.significantcemeteries.net/significant/modena/Intro1.html

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