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La Spada che canta

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ampie oasi di sicurezza, sarebbero rimasti in Britannia solo dove la<br />

gente rimasta fosse stata in grado di procurarseli da sé. Per poco<br />

tempo ancora, riflettei, erano qui, visibili e tangibili, e dovevano<br />

essere accettati per quello <strong>che</strong> erano. I loro sostituti li stavamo<br />

addestrando nella nostra Colonia. Spinsi indietro le spalle e<br />

camminai deciso tra gli uomini della nostra scorta.<br />

Il nostro avvicinamento finale al sancta sanctorum del reggente<br />

imperiale, nonché legato comandante della provincia di Britannia, si<br />

svolse lungo un corridoio lastricato di marmo <strong>che</strong> faceva e<strong>che</strong>ggiare<br />

i miei pensieri, insieme al rumore dei nostri passi e al passo chiodato<br />

del terzetto <strong>che</strong> ci scortava, un uomo davanti e uno per parte.<br />

Venticinque guardie erano in piedi sull'attenti su ogni lato del<br />

corridoio, a tre passi di distanza una dall'altra, risplendenti nella<br />

loro uniforme con mantello color porpora imperiale e le piume, la<br />

tunica ceste e l'armatura di bronzo. Le porte massicce in fondo al<br />

corridoio erano protette da un quintetto di sentinelle, spalla contro<br />

spalla. Fummo fatti passare oltre quelle porte, la presenza dell'uomo<br />

più potente <strong>che</strong> avessi mai visto di persona.<br />

Oltre quella porta l'enorme stanza era luminosa e sfarzosa,<br />

addobbata di fiori freschi, cosa <strong>che</strong> mi sorprese molto, dei quali<br />

aspirai con forza i profumi mescolati. Cercai subito la ragione di<br />

tutta quella luce e vidi grandi finestre con vetri dipinti in vari colori<br />

<strong>che</strong> consentivano alla luce del sole un notevole accesso alle stanze.<br />

Quelle furono le mie prime impressioni, immediate e subito<br />

dimenticate quando mi trovai sottoposto all'esame di un gruppo di<br />

ufficiali in splendide uniformi, radunati intorno a un tavolo sotto le<br />

finestre. Ne contai sette al primo sguardo, ma trascurai gli altri sei<br />

quando individuai nel gruppo l'uomo <strong>che</strong> eravamo venuti a vedere:<br />

Flavio Stilicone, comandante in capo degli eserciti imperiali romani,<br />

reggente del giovane imperatore Onorio. Quando Caio e io eravamo<br />

entrati si era fatto silenzio. Il centurione <strong>che</strong> ci aveva guidato salutò<br />

educatamente, girò sui tacchi e ci lasciò lì in piedi. Stilicone fece un<br />

cenno cortese per mostrare <strong>che</strong> aveva notato la nostra presenza, alzò

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