La Spada che canta

icominciò: «Ho passato alcuni giorni con Pelagio l'anno scorso, e ho
parlato con lui per ore. È un uomo affascinante, ma è un uomo.»
«Allora? Dovrei esserne sorpreso?»
«No. Ma pensa a quello che significa. È un uomo e niente più di
un uomo. E la stessa cosa vale per i vescovi e i preti della Santa
Chiesa. E gli uomini possono commettere degli sbagli. Gli uomini
possono fare le cose meno sante per i loro scopi, se sono convinti che
il loro modo è quello giusto e che è l'unico modo.»
Lo guardai attentamente, riconoscendo i motivi che portavano a
quell'affermazione e trovandomi d'accordo con lui. «Sì, in questo hai
ragione, Pico, Iddio sa che hai ragione.» Sputai oltre le orecchie del
mio cavallo. «Il Cielo mi protegga contro simili uomini santi.»
«Protegga te e tutti noi.»
Stavamo cavalcando in mezzo ai recinti adesso, che sembravano
estendersi senza fine in ogni direzione, affollati di splendida carne
equina. Tenni più saldamente le redini del mio cavallo.
«Mi incuriosisci, Pico. Dimmi di più su questo Pelagio. Cosa ti
ha detto per sconvolgerti tanto, e per tanto tempo?»
Scosse la testa. «No, zio, non mi ha sconvolto, non proprio, e non
subito. Ci sono voluti un sacco di tempo e un sacco di riflessioni per
capire quello che Pelagio mi aveva detto... Ti è familiare il nome di
Agostino, vescovo di Ippona?»
Di nuovo quella sensazione di cose importanti che mi
attraversavano l'orizzonte. Scossi la testa. «No, per niente. Parlami
anche di lui.»
«Bene» proseguì, con una sfumatura di esitazione, enfatizzata
dalla sua brevità. «Agostino è uno dei più rispettati studiosi della
Chiesa. Un uomo molto saggio e un famoso interprete della parola
di Dio.»
«Oh! Uno di quelli! Sembra inquietante. Vai avanti.»