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La Spada che canta

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XVII.<br />

Malgrado l'allegria <strong>che</strong> avevo simulato con Pico parlando di<br />

Luceia, dentro di me ero ben lungi dal sentirmi a mio agio alla<br />

prospettiva di tornare a casa, ed ero in quello stato d'animo fin<br />

dall'inizio del viaggio. <strong>La</strong> verità pura e semplice era <strong>che</strong> la paura del<br />

ritorno a casa mi stava facendo impazzire. Consapevole del vecchio<br />

detto <strong>che</strong> un uomo non conosce sensazione più piacevole di quella<br />

di arrivare a casa dopo una lunga e faticosa assenza, ero<br />

ossessionato e tormentato dal corollario di tale verità, vale a dire <strong>che</strong><br />

tale piacere e il benvenuto <strong>che</strong> un uomo riceveva all'arrivo<br />

dipendevano da quanto la sua assenza aveva addolorato chi lo<br />

aspettava. <strong>La</strong> apprensione e il terrore <strong>che</strong> mi tormentava mi avevano<br />

certi momenti quasi portato alla disperazione, ricordando il<br />

tradimento e il dolore <strong>che</strong> avevo immeritatamente inflitto a mia<br />

moglie, e la freddezza, l'indifferenza con cui lei in seguito mi aveva<br />

ripagato.<br />

Convinto nel profondo dell'animo di essermi meritato non solo<br />

la sua sfiducia, ma an<strong>che</strong> il suo disprezzo, dopo essere uscito dalla<br />

prigione ero stato assalito dal terrore all'idea di passare del tempo<br />

da solo, perché la solitudine invitava nella mia mente la più nera<br />

disperazione, <strong>che</strong> mi fissava torva e sibilante. Solo con i miei<br />

pensieri non riuscivo a sfuggire al senso di colpa e all'apprensione,<br />

né potevo sottrarmi alla paura di una vita senza l'amore di Luceia.<br />

Sapevo an<strong>che</strong> <strong>che</strong> quello <strong>che</strong> provavo derivava in parte dal senso di<br />

colpa per ciò <strong>che</strong> non era emerso, <strong>che</strong> non era stato né sospettato né<br />

ammesso, il segreto ancora recente del mio rapporto con Cilla<br />

Titente, ed era quella consapevolezza <strong>che</strong> mi impediva di pensare<br />

alla mia punizione come a qualcosa di meno <strong>che</strong> meritato e giusto.<br />

In un piovoso pomeriggio di raffi<strong>che</strong> di vento e tempesta<br />

incombente seppi <strong>che</strong> quella fase di agonia era quasi terminata, e <strong>che</strong>

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