La Spada che canta

sbagliato spesso nelle sue più profonde convinzioni. Io mi sono
sbagliato su molte cose nella vita, ma il paradosso è che in molti casi,
in quel momento, avevo ragione.» Fece una pausa, poi abbassò lo
sguardo sulla lettera imperiale che aveva ancora in mano. «Viviamo
in un'epoca di cambiamenti, cambiamenti che sarebbero stati
inconcepibili cinquanta o cento anni fa, quando il mondo era ancora
fatto in un certo modo. Adesso dobbiamo accettare quei
cambiamenti - cambiamenti improvvisi, radicali, adattamenti totali
a nuove e brusche circostanze - e accettarne la necessità. E quando
dico "noi" intendo noi coloni, qui, in questo piccolo angolo
dell'Impero. Il resto dell'Impero non può adattarsi e non si adatterà
ai cambiamenti. È per questo che i giorni dell'Impero sono contati. È
per questo che siamo qui. Il tuo corpo di cavalleria è un adattamento
al cambiare delle circostanze. Se l'inerzia della catena militare al
comando, l'intelligenza militare limitata, non ne accetterà la
necessità, sarà una tragedia.»
Io versavo vino e assaggiavo i biscotti al miele durante questo
scambio di battute, e parlai con la bocca piena. «Sarà una tragedia,
ma non sarà una novità.» Porsi a ognuno di loro una coppa di vino.
Caio ne bevve un sorso prima di rispondermi.
«No, Varro, non è una novità. Noi siamo una novità. Siamo
determinati ad adattarci e perciò sopravviveremo. Il matrimonio di
tua figlia la primavera prossima con il giovane Uric Pendragon
segnerà un legame ufficiale tra i due popoli. Il frutto di questa
alleanza segnerà un nuovo inizio nella storia dell'isola di Britannia. I
tuoi nipoti, Publio, i miei pronipoti, saranno emarginati per il loro
sangue.»
Obiettai. «Non discuto spesso con te, Cai, ma questa volta penso
che tu stia esagerando. I Romani hanno sposato le donne di
Britannia da quando sono arrivati in Britannia.»
Caio scosse la testa, negando la fondatezza del mio commento
pur dichiarandosi d'accordo.