La Spada che canta

niente di straordinario. È la pelle di pesce che ha un valore, ma solo
se riusciamo a scoprire di che pesce è, e se possiamo trovarla qui in
Britannia. Quanto vale questo per te?»
Sembrava a disagio, sapendo che poteva dire qualunque prezzo,
ma non voleva offendere il suo generale, né approfittarsi dell'amico
del generale. Decisi di aiutarlo.
«Ti do due mesi di paga e il permesso di scegliere una delle mie
spade in cambio di questa.»
I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa. «Affare fatto,
signore.»
«Bravo. Adesso vai alla casa, laggiù, e chiedi di Gallo. È il
maggiordomo. Digli che il comandante gradirebbe che ti mostrasse
la sala delle armi. Ne troverai abbastanza per passarci la giornata.
Scegline una. Le ho fatte tutte con le mie mani, quindi troverai certo
qualcosa che ti vada bene.»
Intervenne Pico, sfoderando la sua spada. «Il comandante Varro
è uno dei migliori fabbricanti d'armi dell'Impero, Pecula. Ha fatto
questa per me, quando sono entrato nelle legioni. Adesso vai e vedi
se riesci a trovarne una migliore. Ma non voglio vederti brandire
una spada che sembra essere stata fatta per l'imperatore. Prendine
una normale.»
«Sì, generale.» Pecula fece un saluto deciso, si girò a metà e poi
esitò. «Comandante Varro? Vuoi anche il fodero?»
Gli sorrisi. «Sì, Pecula. È meglio che me lo lasci. La tua nuova
spada avrà un fodero.»
Annaspò eccitato intorno alla cintura e mi porse il fodero. Era un
fodero semplice, vecchio, ma ben tenuto.
«Grazie» dissi mentre lo prendevo dalle sue mani. «A proposito,
Gallo ti darà anche i due mesi di paga, perciò non dimenticare di
chiederglieli.»