La Spada che canta

schierare il suo squadrone entro pochi istanti dal completamento
della formazione, per mostrare al nemico una linea compatta di
cavalieri che arrivavano alla carica, con tre punte armate contro di
loro.
Una volta che questo fosse stato compiuto, la formazione a
punta di freccia sarebbe stata, pensavamo, infinitamente più
versatile contro la fanteria. Era facile da mantenere. Un uomo
all'esterno di uno squadrone doveva solo sapere che l'uomo davanti
era a destra, se lui cavalcava a sinistra della formazione, e viceversa
se il suo posto era a destra della punta. Gli uomini all'interno della
formazione si muovevano avanti e poi a destra o a sinistra per
sostituire i caduti dei ranghi esterni. Ogni uomo aveva abbastanza
spazio per lottare e abbastanza protezione all'interno della
formazione per essere al sicuro. Avevamo semplicemente
quadruplicato il tradizionale spazio romano per ogni uomo, per via
dei cavalli.
Come dicevo, avrebbe dovuto funzionare. Mi chiedevo quanti
tra gli uomini dietro di me sospettavano che quella era la prima
volta che andavo in battaglia come un vero soldato a cavallo.
Nel successivo quarto d'ora la notte divenne nera come la pece.
Non riuscivamo a vedere niente. Poi sentii Pico dire: «Varro, riesco a
vederti!» e allora aprii bene gli occhi e vidi le pallide forme dei
cavalli e degli uomini. Mentre la luce aumentava, Pico diede l'ordine
di montare a cavallo e di formare tre linee.
Qualcuno mi aiutò a salire su Germanico, e presi il mio posto
all'estremità destra della seconda fila. E poi restammo fermi,
guardando l'arrivo dell'alba, in attesa che Pico ci desse il segnale, in
attesa dell'inizio del massacro. Da qualche parte alla mia destra un
cavallo nitrì piano, e più avanti un altro cavallo gli rispose.
Germanico era irrequieto; gli accarezzai il collo, per calmarlo.
Un'allodola cominciò a cantare nel cielo albeggiante, e un'altra la
imitò, e d'un tratto il cielo fu pieno di canti di uccelli.