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La Spada che canta

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fiotto di urina le scorresse lungo le gambe e le inzuppasse i sandali.<br />

«Sono abbastanza bagnata per te? Vedi? Ci sono ancora cose<br />

nuove da guardare. Dammi la mano.» Scossi la testa. «Allora dammi<br />

qualcosa, uno straccio.»<br />

Mi rialzai e le porsi il fazzoletto <strong>che</strong> portavo intorno al collo, e lei<br />

si asciugò le cosce, e si strofinò accuratamente l'inguine prima di<br />

restituirmelo. Lo avvicinai al volto per sentirne l'odore. Cilla uscì<br />

dalla baracca.<br />

«Tocca a te. Hai bisogno di farlo. Io invece guarderò. Se viene<br />

qualcuno ti avvertirò e tu potrai far finta di prendere qualcosa per<br />

me da uno scaffale.» I suoi occhi erano fissi sul mio membro. «Fallo,<br />

Publio. Adesso!»<br />

Lo feci e mi bastarono pochi attimi, con i suoi occhi bramosi fissi<br />

su di me e con in mente le immagini di lei <strong>che</strong> avevo appena visto.<br />

Quando ebbi finito lei annuì.<br />

«<strong>La</strong> terza ora. Ma non prima. Non ti farebbe piacere incontrarci<br />

accidentalmente sul sentiero. Io starò in attesa del tuo arrivo.<br />

Ricorda: quaranta passi dietro l'albero cavo.»<br />

Poi si girò e se ne andò, lasciandomi a cercare di rimettere<br />

insieme la mia giornata, e a lottare contro la tentazione <strong>che</strong> mi aveva<br />

fatto intravedere per quel pomeriggio.

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