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La Spada che canta

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polso appesa a un lembo di pelle, ed era ormai dissanguato. I suoi<br />

occhi sembravano quelli di un fantasma nel biancore della faccia, ma<br />

erano chiari e lucidi. Mi riconobbe. Rimanemmo lì, immobili come<br />

statue, per un tempo <strong>che</strong> sembrò lunghissimo, prima <strong>che</strong> io<br />

abbassassi la spada. <strong>La</strong> spada di Dom, una bella spada affilata <strong>che</strong><br />

avevo fatto apposta per lui, giaceva ai suoi piedi. Quando mi mossi,<br />

si mosse an<strong>che</strong> lui, indicando il letto e il suo orrido contenuto con un<br />

gesto della mano <strong>che</strong> ciondolava in modo grottesco. Quel<br />

movimento schizzò un debole getto di sangue nella mia direzione e<br />

mi riportò alla memoria un altro braccio senza mano <strong>che</strong> mi aveva<br />

salvato la vita in battaglia tanto tempo prima, facendo sì <strong>che</strong><br />

rimanessi storpio invece <strong>che</strong> ucciso.<br />

«Cilla...» <strong>La</strong> sua voce era poco più di un sibilo. «Cilla mi<br />

ingannava, Publio...» Rimasi immobile e lui proseguì. «Si prendeva<br />

gioco di me... Rideva... Mi ha colpito... Ha cercato di uccidermi.» I<br />

suoi occhi guardarono il letto e poi di nuovo verso di me. «Ha detto<br />

<strong>che</strong> lo sapevano tutti, Publio... <strong>che</strong> lo sapevano tutti... servitori...<br />

amici... tutti lo sapevano. Tu lo...» Chinò la testa, poi la risollevò con<br />

un ultimo sforzo, fissandomi con occhi <strong>che</strong> rapidamente<br />

diventavano vitrei. «Tu lo...?» Roteò gli occhi e crollò in avanti. Non<br />

mi abbassai a sentirgli il polso. Dom era morto ed era meglio così.<br />

Ricordo di essere uscito da quella casa in uno stato di calma<br />

assoluta, cercando di evitare il sangue. Attraversai il cortile fino al<br />

cancello dove il mio cavallo aspettava, abbastanza lontano da non<br />

sentire l'odore del sangue, ma tuttavia nervoso e facile agli scarti. Le<br />

prime pesanti gocce di pioggia caddero e divennero uno scroscio,<br />

mentre mi accucciavo sui calcagni, appoggiando la schiena contro il<br />

muro, fuori da quel luogo orribile. E nella mia mente non vidi di<br />

quella carneficina nient'altro <strong>che</strong> il mio buon amico Dom <strong>che</strong> mi<br />

guardava con la sua domanda inespressa: «Tu lo...?».<br />

Trovammo in cantina una sopravvissuta <strong>che</strong> balbettava in preda<br />

all'isteria, una donna <strong>che</strong> era riuscita a scappare con una piccola

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